Le relazioni internazionali
materiali
Capitolo settimo
La restaurazione: il contesto
Rottura di antichi vincoli feudali
Nuovi sistemi amministrativi
Nuovi modelli istituzionali
Nuovo sistema di stati
Nuove tensioni ideologiche
Il Congresso di Vienna
A Vienna giungono 216 delegazioni in rappresentanza
degli stati, ma anche di svariati interessi, in realtà
però le decisioni vengono prese dai principali paesi:
le “grandi potenze”, (l’espressione viene coniata in
questo contesto storico) ossia gli stati vincitori che da
questo momento in poi diventano i dominatori della
politica internazionale.
I lavori procedono intensamente anche se il Congresso
è accompagnato da grandi festeggiamenti che gli
creano una fama di grande frivolezza e
irresponsabilità.
Il lavoro diplomatico
Si trattava di ridisegnare l’Europa secondo due
principi:
 il principio di equilibrio è il cardine di tutto il
Congresso permette di inserire gli interessi di ogni
singolo stato in un contesto più ampio
 il principio di legittimità. le case regnanti
prerivoluzionarie ritornano sui loro troni, poiché si
riconosce valore alla durata, alla tradizione, alla
storia
La spartizione dell’Europa
da una caricatura francese
Risultati del Congresso di Vienna
Per i singoli paesi e per l’Europa nel suo complesso
il Congresso di Vienna comporta:
 una decisa razionalizzazione dei confini: gli stati
diventano meno numerosi e più grandi.
 Il mantenimento della pace dopo la rivoluzione e
le guerre napoleoniche.
 L’idea del “concerto europeo”: la pace è possibile
solo se le grandi potenze operano in comune
accordo (concerto) per realizzarla e mantenerla.
L’Europa della Restaurazione
Le potenze vincitrici vogliono ristabilire l’ordine, la
legalità e la pace avendo come modello di
riferimento soprattutto il ritorno al valori del
passato prerivoluzionario.
 La Francia ritorna ai propri confini naturali
 Tutte le potenze vincitrici hanno notevoli
ingrandimenti territoriali
 La Gran Bretagna accresce il suo potere coloniale
L’Europa dopo il Congresso di Vienna
La Restaurazione: politica interna
La rivoluzione ha lasciato dei segni nella realtà,
anche se differenti e diversificati: la classe politica
della Restaurazione dà prova di moderazione
cosciente dell’impossibilità di un ritorno integrale
al passato anche attraverso il mantenimento di
istituzioni e forme di organizzazione proprie
dell’età
napoleonica,
a
questo
iniziale
moderatismo va a un generale piano di politica
interna (ritorno della nobiltà alla proprietà terriera
e parziale ricomposizione della proprietà
ecclesiastica).
La Restaurazione: politica estera
La «quiete» ovvero la pace è possibile se
«concertata» dalle «grandi potenze»
europee attraverso idonei strumenti
diplomatici. Restaurazione in politica estera
significa tentare di reprimere qualsiasi
alterazione dell’ordine costituito; significa
attuare
il
principio
dell’intervento,
negazione del principio di nazionalità e
derivato dalla paura della rivoluzione
(Politica dei Congressi e delle alleanze).
La crisi del sistema della Santa
Alleanza
Governi sempre più polizieschi
e impopolari
Indirizzo conservatore
della politica economica
Moti rivoluzionari
degli anni Venti
Opposizione antigovernativa
delle sette segrete
Moti rivoluzionari
degli anni Trenta
Il contesto internazionale
Due motivi di contrasto internazionale che avranno
ripercussioni future si evidenziano durante l’età
della Restaurazione:
 La cosiddetta «questione orientale»: ovvero
l’insieme dei problemi relativi alle popolazioni
balcaniche e ai loro territori causata dal vuoto di
potere nella penisola dovuto alla crisi dell’Impero
ottomano, iniziata già nel secolo precedente.
 La libertà delle colonie in America Latina e la
rottura degli equilibri del Concerto europeo
L’indipendenza della Grecia e la Questione
d’Oriente
Crisi della solidarietà tra le grandi
potenze
Le vicende americane contribuirono all’incrinarsi
della solidarietà conservatrice delle grandi
potenze:
 La Gran Bretagna provocò la rottura del blocco
reazionario riprendendo la tradizionale politica di
equilibrio su scala mondiale. Appoggiò
l’indipendenza dell’America Latina e puntò sul
controllo economico della zona.
 Gli Stati Uniti si oppongono sia su un piano
ideologico sia politico con la Dottrina di Monroe
La «Dottrina di Monroe»
 Divieto di colonizzazione europea in territorio
americano
 Tesi dei due emisferi: gli Stati Uniti si impegnavano a
non intervenire in Europa purché l’atteggiamento fosse
reciproco
 Rivendicazione del diritto degli Stati Uniti ad
occuparsi delle vicende americane: avrà importanti
conseguenze in seguito
 Difesa
del
sistema
politico
americano
«essenzialmente diverso» da quello prevalente
negli stati europei
Indipendenza
dell’America Latina
Unificazione italiana e tedesca
Unificazione italiana e tedesca
Nazione e nazionalismo
Idea di nazione
Indica una collettività umana unita dalla coscienza
dei suoi membri di avere in comune origine,
lingua, razza, religione, economia e destino
storico.
Il nazionalismo
Dal 1850 l’idea di nazione ha assunto sempre più un
carattere reazionario e militaresco fino a diventare
diffusa ideologia di guerra durante il primo
conflitto mondiale e nel ventennio successivo.
Principio di nazionalità
 L’idea di nazione è intesa quale sinonimo di
libertà e democrazia.
 La nazione e l’umanità (quale comunità
internazionale) non sono in conflitto.
 La nazione, in quanto «spirito», si fonda
sulla volontà dei cittadini e sull’autodecisione dei popoli.
 I rapporti internazionali sono intesi quali
somma delle diverse individualità nazionali.
Nazionalismo
 Ogni
valore individuale e politico è
subordinato al supremo valore: la nazione.
 Dissociazione dei concetti di nazione e di
umanità.
 La nazione, in quanto «natura», è espressione
della naturale divisione del genere umano.
 La guerra è la necessaria manifestazione
della «selezione naturale», tra le nazioni.
Imperialismo
Per età dell’imperialismo si intende il periodo che va
dagli anni Settanta-Ottanta dell’Ottocento al 1914.
Con il termine imperialismo si è soliti indicare
quell’aggressività culturale, politica ed economica
— in stretta connessione con lo sviluppo
internazionale del capitalismo — tipica delle
grandi potenze europee di fine Ottocento e dei
primi anni del Novecento, e del tutto evidente
nella proiezione di queste verso l’esterno alla
ricerca di un rapido quanto violento accrescimento
dei propri domini territoriali.
Il contesto politico
L’assetto dei rapporti europei è stato profondamente
modificato dalla nascita degli stati nazionali italiano
e soprattutto tedesco.
La conquista coloniale oltre a motivazioni generali
riflette condizioni specifiche dei singoli stati:
 Gran Bretagna: volontà di mantenere il primato
navale e commerciale mondiale,
 Francia: desiderio di affermazione nazionali sta,
rinfocolata dalla sconfitta di Sedan
 Germania: perseguimento del primato europeo
attraverso un’opera di mediazione internazionale da
parte di Bismarck; scontro diretto sulle questioni
coloniali con la Francia e l’Inghilterra da parte di
Gugliemo II.
Il contesto economico
La depressione e gli effetti stessi della seconda
rivoluzione industriale per il progresso
qualitativo compiuto determinano il sempre
maggior coinvolgimento dello Stato e la
tendenza delle grandi aziende ad identificare i
propri interessi con quelli nazionali. Da qui il
protezionismo e la politica imperialista
caratterizzata dall’espansione coloniale.
Colonialismo
L’utilità delle colonie:
 l’accaparramento di materie prime ad un costo
basso e controllato
 Nuovi sbocchi commerciali e finanziari
«nazionali» e protetti
 Creazione di colonie di popolamento
Il contesto culturale
 L’amore per la propria nazione fino al nazionalismo
più acceso;
 il ritenere che la forza di un paese trovi riscontro
nell’estensione territoriale;
 la convinzione di appartenere ad una razza
dominatrice o di dover assolvere ad un compito
storico e alla redenzione delle popolazioni selvagge;
 l’emulazione e la rivalità tra le diverse nazioni così da
occupare un territorio con il solo scopo di vietarne
l’accesso a un’altra;
 un’opinione pubblica attratta dall’esotismo dei paesi
lontani, in questo sollecitata dalla letteratura,
dall’opera dei missionari e degli esploratori.
Cause della prima guerra mondiale
Storico-politiche
Economiche
Militari
Socio-culturali
Cause storico-politiche
Il particolare status dell’impero austroungarico, strutturalmente instabile
 L’espansionismo della Germania è
responsabile di un clima di generale
tensione in Europa
 Il timore dell’accerchiamento» da parte di
Francia e Russia
 Ascesa di Stati Uniti e Giappone al rango di
grandi potenze

Cause storico-politiche
 altri pericolosi punti d’attrito:
• l’Alsazia-Lorena; i Balcani,
• le prospettive espansionistiche della Russia
e dell’Austria;
• le paure dell’Inghilterra minacciata nei
commerci;
• le mire irredentisti che dell’Italia sui
territori ancora occupati dall’Austria.
Cause militari
 E La lunga ondata di espansionismo
aggressivo sollevata dall’imperialismo
causa una generale corsa agli
armamenti. Gli stati europei sono
andati
approntando,
in
anni
formalmente di pace, eserciti volti
maggiormente all’offesa che alla
difesa.
Cause economiche
 E L’intenso sviluppo del capitalismo ha
portato i paesi più industrializzati ad
una politica imperialistica, alla ricerca
di una continua espansione dei mercati
e delle fonti di importazione. La difesa
di questi interessi è quindi all’origine
della conflittualità mondiale.
Cause socio-culturali
 Il nazionalismo si presenta come un fenomeno istintivo,
legato alle tesi razziste, all’esaltazione della guerra
liberatrice di energie.
 Nella formazione di un’opinione pubblica nazionalista
ha un ruolo primario certa stampa quotidiana portata ad
infiammare i nazionalisti sopprimendo i fattori
favorevoli alla pace.
 E La guerra non è estranea al crescere della conflittualità
sociale interna ai singoli paesi: nell’Europa liberale
infatti, per reazione alle rivendicazioni popolari, si
allarga il consenso ai nazionalismi
La costruzione della pace
L’8 gennaio 1918 il presidente Wilson enuncia
in un messaggio al Congresso degli Stati
Uniti i quattordici punti del programma di
pace.
Obiettivo: ristabilire
l’equilibrio
europeo, sconvolto dalla guerra
Le modalità della pace
 Il programma è incentrato sul rispetto delle
nazionalità
e
sul
diritto
dei
popoli
all’autodeterminazione nella completa libertà di
commercio e di scambio e sulla cooperazione tra
tutte le nazioni, da realizzarsi attraverso la Società
delle Nazioni, organismo prefigurato nell’ultimo
punto. Il documento, accolto con entusiasmo
dall’opinione pubblica democratica europea,
rappresenta una grossa novità sul piano
diplomatico in quanto rompe con i canoni del la
diplomazia segreta, tipica dell’Europa prebellica.
La Società delle Nazioni
14. «Una società generale delle nazioni
dovrebbe esser formata in virtù di
convenzioni formali aventi per oggetto
di fornire garanzie reciproche di
indipendenza politica e territoriale ai
piccoli come ai grandi Stati».
[14 punti di Wilson]
Contraddizioni della pace
«L’eliminazione di qualsiasi discussione con i vinti,
la decisione di procedere penalmente contro i capi
civili e militari delle nazioni avversarie,
l’introduzione di una sentenza di condanna circa la
responsabilità nelle origini della grande guerra, la
richiesta di riparazioni astronomiche per i danni
subiti, la confisca pura e semplice delle flotte delle
marine militari e mercantili, furono a questo
proposito le manifestazioni più significative. In
presenza qualsiasi speranza di collaborazione
internazionale immediata veniva automaticamente
a cessare».
[M. Toscano]
Il comportamento delle nazioni
 Trattative segrete tra i vincitori
 Mancanza di una politica unitaria: nessun paese
guida né vera solidarietà tra i vari paesi
 Pesanti riparazioni di guerra
 Indebolimento territoriale della Germania
 Costruzione di stati negli ex-imperi asburgico e
zarista
 Perdita del primato della Gran Bretagna
Problemi
 Nessun paese è in grado di far
rispettare gli accordi di Versailles
 Il rispetto del principio di nazionalità
non tiene conto delle minoranze
Regimi politici in Europa nel 1838
Totalitarismo
Sono totalitarie quelle società sorte nel primo
dopoguerra, in cui lo Stato tende al
controllo «totale» di ogni manifestazione
proveniente dalla società civile. Ma non
solo: a partire dal secondo dopoguerra la
nozione di totalitarismo è ampiamente
utilizzata anche per definire i regimi
comunisti sorti in Europa orientale e nel
mondo che in vario modo hanno riproposto
il modello staliniano.
Il controllo dello Stato
Fascismo, nazismo e stalinismo hanno in comune
la volontà di organizzare le masse attraverso un
sistema di dominazione autoritario caratterizzato
dal monopolio politico fondato su una ideologia
onnicomprensiva, gestito da un partito unico di
massa guidato da un dittatore, da un sistema di
terrore, dal monopolio dei mezzi di
comunicazione di massa, dal controllo di tutti
gli strumenti di lotta armata e dal controllo
dell’intera economia.
Le premesse della guerra
 Dal 1935 in poi le iniziative di Hitler
mireranno a smantellare il trattato di
Versailles cercando di estendere il dominio
tedesco, alla ricerca dello «spazio vitale»
 La risposta è una politica di compromesso
per evitare la guerra
Le parti contrapposte
A differenza della Prima guerra mondiale, la
Seconda è un evento reso difficilmente evitabile
dalla politica di aggressione della Germania, e in
subordine dell’Italia e del Giappone. Sono inoltre
molto più forti le componenti ideologiche. Da un
lato le potenze democratiche Francia e Gran
Bretagna, cui si aggiungono poi Stati Uniti e
Unione Sovietica: uno schieramento eterogeneo
accomunato dall’obiettivo di fermare Hitler.
Dall’altro il patto tripartito Germania, Italia e
Giappone unite dal progetto di estendere nel
mondo un «nuovo ordine» totalitario.
La seconda guerra mondiale
In questo conflitto tornano, estremizzati, alcuni tratti
della Grande Guerra: eserciti immensi e
mobilitazione generale nell’economia bellica,
scienza e tecnica ai servizio del conflitto,
restrizione dei dirItti del cittadini. Altri aspetti
sono nuovi, come la prevalenza della guerra di
movimento e di occupazione, i movimenti di
Resistenza, i bombardamenti, le deportazioni e le
stragi di popolazioni, l’arma nucleare. È una
guerra totale sotto tutti gli aspetti, in cui muoiono
50 milioni di persone, la maggioranza civili.
Il bipolarismo
Nel corso della Seconda guerra mondiale si tennero
varie conferenze tra i capi di Stato, per coordinare
le strategie belliche e per mettere a punto un
nuovo assetto mondiale. Ricordiamo la
Conferenza di Washington (dicembre ‘41 -gennaio
‘42) dei 26 Paesi in lotta contro l’Asse, sfociata
nell’adesione di tutti al patto delle Nazioni Unite,
e la Conferenza di Yalta del febbraio 1945, in cui
Stalin, Churchill e Roosevelt definirono le
rispettive sfere d’influenza in Europa.
Il blocco occidentale
Gli Stati Uniti emergono come la nazione più potente del
mondo in grado di condizionare Francia e Gran Bretagna e
di far sentire il proprio peso nei paesi «liberati» dagli
alleati (come l’Italia);
La dottrina Thruman rappresenta il manifesto della lotta al
comunismo, considerato una calamità non inferiore a
quella del nazismo, gli Stati Uniti rafforzano i regimi
democratici alleati, indebolendo le velleità filosovietiche o
rivoluzionarie dei vari partiti comunisti del l’Occidente:
Il piano Marshall con prestiti destinati alla ricostruzione
sostiene la ripresa dell’economia capitalista in Europa
Il blocco orientale
Nei paesi liberati dall’Armata Rossa vengono imposti
regimi comunisti (Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia,
Romania. Bulgaria), mentre l’URSS si annette gli stati
baltici e altri territori a occidente e a Sud;
la «russificazione» dei paesi dell’Est, attraverso la
creazione di governi fedelissimi a Mosca permette alla
Russia staliniana di formare una cintura protettiva
attorno alla «fucina del comunismo mondiale», in vista
del definitivo scontro con il capitalismo (costituzione
del Comecon e del Patto di Varsavia).
I paesi non allineati
Alcuni paesi si dichiarano indipendenti dalle due
superpotenze e dalle loro ingerenze, superando la
logica dei blocchi.
L’atto ufficiale di nascita del Movimento dei Paesi
non Allineati è la Conferenza di Bandung (1955)
cui partecipano 29 paesi africani e asiatici: i temi
centrali del movimento, guidato dall’India,
dall’Egitto, dalla Jugoslavia, dalla Cina, sono
l’anticolonialismo, lo sviluppo economico, il
disarmo, la difesa della pace.
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