Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:16 Pagina 1
N. 6 - 1 Aprile 2010 - Anno 58
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Quindicinale
di informazione
per ingegneri
e architetti
1563
Fondato nel 1952 • www.giornaleingegnere.it
A colloquio con il preside della facoltà di Ingegneria dell’Università dell’Aquila
IL PRESIDENTE
DELL’ORDINE
Foscolo: “È trascorso un anno dal terremoto:
così il nostro Ateneo sta tornando alla normalità”
Paolo De Santis:
“C’è ancora
molto da fare”
ROBERTO DI SANZO
e la faremo, anche questa volta”. Poche ore do“C
po il terribile terremoto del 6
DAVIDE CANEVARI
embra ieri. O forse sembrano passati
parecchi anni, considerando i risultati già ottenuti dall’opera di ricostruzione e la strada già percorsa nel difficile
ritorno alla normalità. E, invece, sono trascorsi solo dodici mesi dal terremoto dell’Aquila che tanti danni ha causato; materiali
e immateriali. Tra questi ultimi figurano
certamente anche le pesanti conseguenze
sul mondo della didattica e della ricerca.
Perché l’Aquila – come noto – è anche sede universitaria, con una prestigiosa facoltà
di ingegneria.
Il Giornale dell’ingegnere ha incontrato il preside, professor Pier Ugo Foscolo, per fare un
punto sulla situazione attuale, ripercorrere
le prime fasi della ripresa, ragionare in fase
prospettica sul futuro a breve e medio termine dei corsi di ingegneria. Il messaggio
più bello e incoraggiante che traspare dall’intervista è il seguente: il mondo della didattica ha dimostrato sempre e comunque
fiducia, spirito di iniziativa, voglia di rinascere. E, ora, quella forza potrà e dovrà contribuire alla piena ripresa di tutto il tessuto
sociale e imprenditoriale dell’aquilano.
segue a pag. 4
foto: LIAP
S
Ricerca e sviluppo,
“ricetta” per l’Italia
Una panoramica che analizza le varie realtà territoriali
U
Italia, alcune tra le strutture di ricerca più qualificate siano state
smantellate nel recente passato o
siano a rischio chiusura anche in
queste settimane. Ed è tanto più
urgente capirne le cause. Anche
se molte di queste strutture sono
branches di multinazionali estere,
l’analisi delle motivazioni è importante, poiché gli stessi fattori
segue a pag. 3
Non solamente Global Warming
DOTT. ING.
FRANCO LIGONZO
ulla Tribuna delle opinioni del n.5/2010 leggo il Prof. Lanzavecchia che,
a proposito del Global Warming, auspica “un pacato confronto su basi scientifiche che tenga conto dei diversi punti di vista”. Dati i precedenti, mi domando se questo “pacato confronto” sia possibile, se porterebbe
a qualcosa di concreto e quando. Nel frattempo noi (imprenditori e professionisti) cosa facciamo? Non possiamo neppure riferirci al “principio di
precauzione” perchè sempre il Professore ci ha detto che è “inconsistente”.
S
ANNA MAGRINI
PROF. ING. ROBERTA PERNETTI
partire dal 2007 alcune Regioni italiane hanno provveduto a recepire la Direttiva Europea 2002/91/CE in merito alle prestazioni energetiche
degli edifici, come previsto dall’articolo 3 della direttiva stessa ed
in base all’art.117 della Costituzione che definisce l’energia materia di legislazione concorrente
tra Stato e Regioni.
A
■ Vittore Ceretti
Nell’estate del 2009 l’Italia ha varato le linee-guida nazionali per il
calcolo dell’efficienza energetica
degli edifici, rendendole valide per
le Regioni che non hanno ancora
provveduto autonomamente al recepimento della Direttiva e richiedendo alle altre di uniformarsi, seppure gradualmente, ai principi generali per una maggiore
omogeneità dell’applicazione dei
criteri.
FOCUS/
segue a pag. 16
E’ sempre più viva l’attenzione verso il
settore dei collegamenti e del trasporto
delle merci. Una sfida che vede
protagonista l’Italia e più in generale
l’intera Europa. E’ dunque necessario
porre in essere azioni in ogni ambito
(terra, cielo, mare) per far sì che il
Vecchio Continente sia attore principale
nel panorama economico-produttivo
internazionale.
a pagina 14
ORDINI
Intervista
al presidente
Gianni Massa
■ Donato Di Catino
1563
ASPETTI IDROGEOLOGICI
E DIFESA DEL TERRITORIO
La gran parte del territorio italiano pare sia a rischio idrogeologico: se ne parla ogni volta
che si verifica un nuovo evento calamitoso, poi la notizia va nel dimenticatoio. In questo numero il Prof. Michele Maugeri ha coordinato una serie di interventi di carattere generale sugli aspetti normativi, di modellazione delle frane e sulla valutazione del rischio di frana, e altri specifici relativi al caso della recente alluvione di Messina dell’ottobre 2009.
segue a pag. 6
ATTUALITA’
L’Europa
e la sfida
dei trasporti
Edifici ed energia:
la certificazione regionale
PROF. ING.
na delle principali carenze, nel modello delle piccole e medie imprese italiane, sembra essere l’insufficiente attenzione alla ricerca e l’appartenenza a settori maturi. Se è
vero questo, è tanto più allarmante rilevare come, proprio in
segue a pag. 5
La facoltà dʼingegneria dellʼUniversità dellʼAquila
Intervista al professor Roveda del Politecnico di Milano
DARIO COZZI
aprile 2009, Paolo De Santis,
presidente dell’Ordine degli Ingegneri dell’Aquila, aveva impersonificato in pieno lo spirito
combattivo degli abruzzesi. Passato lo choc iniziale, si era subito messo a disposizione della
città e dei suoi abitanti per aiutare e prestare i primi soccorsi.
Così come lo stesso Ordine, che
il 15 aprile aveva chiamato a raccolta tutti i colleghi della provincia: oltre 400 i professionisti
che avevano partecipato ad una
riunione straordinaria per fare il
punto della situazione e ricordare con commozione le vittime del terremoto, tra le quali
due colleghi, Piervincenzo Gioia
e Giuliana Tamburro. In seguito, era stato lo stesso presidente
De Santis a comunicare, sempre in un’intervista rilasciata al
“Giornale dell’Ingegnere”, i primi dati tecnici su un terremoto
“Riuscire a sviluppare una rete
energetica figlia anche di fonti
rinnovabili, cosa che fino ad oggi in
Sardegna non è stato possibile attuare a
causa di leggi superate e
anacronistiche”. Parte da questa
considerazione l’intervista a tutto campo
a Gianni Massa, presidente dell’Ordine
degli Ingegneri della Provincia di Cagliari.
DA PAG. 7 A PAG. 13
il software per il progetto e la certificazione energetica
sempre aggiornato ad ogni variazione normativa
DPR 59/09 e Linee Guida Nazionali
D.Lgs. 115/2008 e UNI TS 11300
(Certificato CTI)
DGR 8/8745 e DDG 5796
Lombardia (XML per CENED+)
Delibera n.156 - Emilia Romagna
Delibera n.43-11965 - Piemonte
Regolamento Regionale Liguria
n°1 del 22/01/2009
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Logical Soft - Via Garibaldi 253 - 20033 Desio (MB) - Tel. 0362 301721- Fax 0362 301722 - email: [email protected] - www.logical.it
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2
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
N. 6 - 1 Aprile 2010
AMBIENTE
Fondato nel 1952 • www.giornaleingegnere.it
QUINDICINALE DI INFORMAZIONE
PER INGEGNERI E ARCHITETTI
Direttore responsabile Carlo Valtolina
Presidente del Collegio Ingegneri e Architetti di Milano
Condirettore Pierangelo Andreini
Direttore scientifico-culturale
Franco Ligonzo
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Redazione
Responsabile: Sandra Banfi
Direttore editoriale
Pierfrancesco Gallizzi
Davide Canevari
Roberto Di Sanzo
Patrizia Ricci
Comitato di gestione
Adriano De Maio, Patrizia Giracca,
Anna Semenza, Carlo Valtolina,
Gilberto Ricci
Comitato d’onore
Edoardo Bregani, Vittore Ceretti,
Adolfo Colombo, Riccardo Pellegatta, Fabio Semenza, Gianni Verga
Comitato Scientifico Culturale
Presidenti degli Ordini e Collegi
abbonati al Giornale dell’Ingegnere
Presidente Onorario
Giulio Galli
AREA STRATEGICA
Sergio Barabaschi, Vittorio Coda,
Alberto Quadrio Curzio, Adriano
DeMaio, Giacomo Elias, Giuseppe
Lanzavecchia, Giovanni Nassi,
Massimo Saita
AREA FORMAZIONE,
RICERCA E INNOVAZIONE
Umberto Bertelè, Maurizio Cumo,
Walter Nicodemi, Aldo Norsa, Lucio Pinto, Michele Presbitero, Umberto Ruggiero, Claudio Smiraglia,
Cesare Stevan
AREA TECNICA,
ECONOMICA, NORMATIVA
E PROFESSIONALE
Mario Abate, Pierangelo Andreini,
Guido Arrigoni, Giancarlo Bobbo,
Gianmario Bolloli, Sergio Brofferio, Giuseppe Callarame, Vittorio
Carnemolla, Franco Cianflone, Sergio Clarelli, Piercarlo Comolli, Antonio De Marco, Gabriele Di Caprio, Mario Ghezzi, Gian Carlo
Giuliani, Leopoldo Iaria, Franco Ligonzo, Ernesto Pedrocchi, Giovanni
Rigone, Michele Rossi, Alberto Rovetta, Angelo Selis, Giorgio Simeone, Franco Sironi, Andrea Sommaruga, Francesco Tozzi Spadoni,
Giorgio Valentini.
Di diritto componenti del Comitato
Scientifico Culturale “Area Tecnica,
economica, normativa e professionale”
Collegio ingegneri di Pavia: Giovanni Rigone; Collegio ingegneri
di Venezia: Franco Pianon
Ordini ingegneri: Alessandria:
Gregorio Marafioti; Aosta: Michel
Grosjacques; Belluno: Luigi Panzan; Bergamo: Donatella Guzzoni;
Biella: Renato Bertone; Brindisi:
Erminio Elia; Caserta: Vittorio Severino; Catanzaro: Salvatore Saccà; Como: Manlio Cantaluppi; Cremona: Adriano Faciocchi; Cuneo:
Adriano Gerbotto; Forli’-Cesena:
Lucio Lelli; Imperia: Pino Domenico; Lecco: Teodoro Berera; Lodi:
Angelo Pozzi; Mantova: Tommaso
Ferrante; Milano: Gianfranco
Agnoletto; Monza: Piergiorgio
Borgonovo; Napoli: Luigi Vinci;
Novara: Giancarlo Ferrera; Parma:
Angelo Tedeschi; Pavia: Giampiero
Canevari; Piacenza: Fabrizio Perazzi; Reggio Emilia: Piero Antonio Gasparini; Sondrio: Enrico Moratti; Torino: Ilario Cursaro; Trento: Alberto Salizzoni; Treviso: Vittorino Dal Cin; Varese: Roberta
Besozzi; Verbania: Alberto Gagliardi; Vercelli: Guido Torello;
Verona: Mario Zocca.
Hanno collaborato a questo numero:
Stefano Aversa, Francesco Calvetti, Leonardo Cascini, Vittore Ceretti, Dario
Cozzi, Donato Di Catino, Enrico Foti, Mario Ghezzi, Santa Iudicello, Manlio
Marino, Anna Magrini, Giovanni Manzini, Michele Maugeri, Franco Ortolani,
Roberta Pernetti, Enrico Rota, Angelo Spizuoco.
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e Architetti di Milano S.r.l.
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• agli iscritti ai Collegi degli Ingegneri di Pavia e Venezia;
• agli iscritti al Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano;
• agli iscritti alle Associazioni aderenti all’ANIAI (Associazione Nazionale Ingegneri e Architetti Italiani);
• alle Associazioni professionali, ai principali Enti tecnici e Industrie nazionali,
ad alcuni istituti scolastici medi superiori, ad alcune sedi Universitarie.
Con la collaborazione istituzionale di:
AICARR, ASSOBETON, ASSOLEGNO, ASSOVETRO, ATECAP, UNCSAAL
DI QUESTO NUMERO SONO STATE DIFFUSE 65.000 COPIE
Lombardia leader nei progetti ecologici
Seguono Lazio ed Emilia Romagna
ROBERTO DI SANZO
gni anno in Italia sono oltre 750 le domande di brevetto
per invenzioni legate all’ambiente, allo smog o all’inquinamento. Si va dal filtro nasale anallergico anti-PM10
all’adesivo assorbi-inquinamento per automobili, passando per il cerotto antismog
e la mascherina multistrato
antifumo. Quasi un terzo di
queste provengono dalla
Lombardia (28,1%), seguite
da Lazio (17,2%), Emilia Romagna (12%) e Piemonte
(10%). Un quarto dei brevetti proviene dalla provincia di
Milano, seguita da Roma
(16%) e Torino (9%). È quanto emerge da un’elaborazione
della Camera di Commercio
di Milano sulla base dei dati
Uibm riguardanti brevetti e
marchi depositati fino a febbraio 2010. Sempre la Came-
O
foto: Geoff Wong
1563
ra di Commercio del capoluogo lombardo rende noti i
dati del registro imprese che
nel quarto trimestre 2009 ha
affermato il primato della
Lombardia, con 750 imprese attive nel settore energetico tra elettricità e gas (pari al
22% del totale italiano). Anche tra le province il primato
spetta ancora a Milano, che
con le sue 400 imprese energetiche rappresenta il 12%
delle aziende italiane attive
nel settore.
il GIORNALE dellʼINGEGNERE ǀ 1 APRILE 1990
Accadeva 20 anni fa
Levata di scudi degli ingegneri
contro attacchi e critiche nei
confronti della categoria.
Potrebbe essere sintetizzata così
la vicenda raccontata nel numero
del 1° aprile del Giornale
dell’Ingegnere, ben tre lettere
pubblicate con grande risalto in
risposta all’analisi dell’ingegner
Claudio Ferraris, presidente della
Foster Wheeler Italiana, che
sempre sulla nostra rivista aveva
affermato che “la società ha fame
di ingegneri ma l’offerta è meno
di un terzo” (Il Giornale
dell’Ingegnere, 15 gennaio 1990).
Il primo collega a replicare era
Antonio Martinelli, il quale
contestava il fatto che, a partire
dal 1979, il numero degli iscritti
alle facoltà di ingegneria non era
cresciuto. “Il sistema industriale
italiano, in quel periodo –
spiegava Martinelli – ha vissuto
un periodo di profonda crisi con
contemporanea ristrutturazione
degli assetti ed estromissione di
risorse umane. Siccome il giovane,
sempre più avveduto, intraprende
specifici e faticosi studi al fine di
raggiungere una posizione
economica rispettabile ed una
sicurezza di impiego, è ovvio che
parte degli individui propensi
siano stati distolti”. La seconda
lettera arrivata in redazione era
quella del bolognese
Roberto Toldo, che si
lanciava in una serie di
considerazioni più o meno
condivisibili: “La relazione
(di Claudio Ferraris) è
falsa, in quanto se gli
ingegneri sono così pochi
non si spiegherebbe
perché i loro stipendi
siano così bassi. (…)
Bisogna rendersi conto
che bisogna avere due
figure: 1) il laureato
professionista, dottore,
ingegnere o architetto, a numero
chiuso per evitare l’eccessiva
concorrenza che oggi si verifica
nel campo. E’ necessaria, secondo
me, una preparazione di 6 anni
con tirocinio pratico; 2) il tecnico
diplomato con tre anni
universitari alle spalle”. Il terzo
contributo era di Franco Lepore
da Pescara. Emblematico il titolo
della sua lettera: “Meglio dentista
o notaio, si guadagna molto di
più”. Ed ecco le considerazioni
dell’ingegner Lepore: “Mi risulta
che vi sono aziende nelle quali un
ingegnere laureato al primo
impiego guadagna circa un
milione e cinquantamila lire al
mese, come un diplomato!”. Basta
questa frase per comprendere il
tono polemico del collega e
Tariffe Abbonamenti
Annuale ___________________________________
Studenti iscritti alle facoltà di ingegneria
e architettura del 5° anno
promozionale per un anno ___________________
Collettivi (minimo 50 abbonamenti) ____________
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individuare una delle motivazioni
più importanti (il fattore
economico) per le quali i giovani
sceglievano altre strade rispetto a
quella ingegneristica. Per
chiudere, allargando l’orizzonte
all’ambito internazionale,
torniamo alle frasi di Antonio
Martinelli, che avallava in pieno le
teorie degli altri ingegneri: “In
Usa i giovani migliori non si
iscrivono più ad ingegneria ma
preferiscono lavorare nell’area
finanziaria (per le elevate
opportunità di guadagno),
cosicché si ricorre ad ingegneri
provenienti dall’estero. Non è, per
caso, questa una delle ragioni
dell’attuale crisi di innovazione
tecnologica che colpisce quel
Paese?”.
A tutti gli Abbonati
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rivolgersi a:
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N. 6 - 1 Aprile 2010
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
3
DALLA PRIMA PAGINA│INTERVISTA
Ricerca: a quali condizioni l’Italia può tornare
ad essere un “contesto” realmente appetibile?
segue da pag. 1
potrebbero ostacolare anche
lo sviluppo di organizzazioni
nazionali o disincentivare l’accesso dei ricercatori stranieri.
Il Giornale dell’ingegnere ha
deciso di approfondire questo tema - per individuare le
cause e discutere delle possibili soluzioni - intervistando
il Professor Claudio Roveda,
docente di economia e organizzazione aziendale, dipartimento di Ingegneria gestionale del Politecnico di Milano.
Professore, pensando ai casi delle multinazionali estere che
stanno smantellando le loro
strutture in Italia, sembra che
le cause siano ascrivibili a quattro fattori: burocrazia e giustizia; infrastrutture, legalità e qualità della vita locali; costo del lavoro e grado di sindacalizzazione in Italia/Europa; strategie
aziendali. Fatto cento il totale,
quale è, a suo avviso, il peso di
ciascuno dei quattro fattori?
Volendo dare una risposta
non generica è necessaria una
premessa: i fattori che condizionano le scelte localizzative
per le attività di R&S di
un’impresa multinazionale
(italiana o estera) dipendono
largamente dal settore in cui
opera, oltre che dalla complessiva distribuzione delle attività aziendali a scala internazionale. Pertanto i pesi da
attribuire ai fattori di criticità
indicati possono variare a seconda dei settori e delle imprese. Questa diversità di valutazioni è emersa con evidenza in una recente ricerca,
di cui sono stato autore insieme ad Adriano De Maio e
Alessandro Sala, sulla Attrattività delle Lombardia per attività di R&S e produzione
ad alto contenuto di conoscenza.
Inoltre, le valutazioni dei top
manager delle imprese intervistate (nel complesso oltre
40) relativamente ai diversi
fattori rilevanti nelle loro scelte localizzative hanno presentano, al tempo stesso, elementi positivi e negativi.
Così ad esempio, mentre si
riconosce come positività la
presenza in Lombardia di di-
partimenti universitari assai
qualificati a scala internazionale in una molteplicità di discipline e tematiche scientifiche, si registra come negatività la loro limitata capacità
- se non interesse - a collaborare con le imprese su specifiche problematiche applicative e la loro verticalizzazione
che rende difficile l’approccio multidisciplinare.
Nondimeno, per infrastrutture e Pubblica Amministrazione nelle sue diverse componenti (inclusi fisco e giustizia)
si riscontra un’unanimità di
La decisione
finale sulla
localizzazione
di strutture
di R&S risulta
dalla considerazione
di un insieme
di positività
e negatività;
e qui entrano
fortemente
in gioco
le specificità
settoriali
e le strategie
aziendali
valutazioni fortemente negative. Ciò vale per la Lombardia, ma è facilmente estendibile al resto del Paese.
Esistono ulteriori criticità che
scoraggiano la crescita delle
strutture di R&S?
Certamente l’esistenza o meno di un sistema di Ricerca e
Formazione, in particolare in
ambito pubblico, costituisce
un elemento assai importante. Le strutture aziendali di
R&S non vivono isolate, ma
intrattengono significative interazioni con l’ambiente
scientifico e di formazione superiore circostante. L’accesso a scala locale a laureati
qualificati da assumere o a in-
frastrutture e competenze
scientifiche avanzate con le
quali collaborare costituisce
un forte incentivo alla localizzazione di strutture aziendali di R&S in quanto sono
fonti di economie esterne,
particolarmente importanti se
si tiene conto della crescente
multidisciplinarietà e multisettorialità dei processi di innovazione tecnologica basata
sulla ricerca, nonché dell’alta
incertezza che si associa alle
possibili traiettorie di sviluppo
tecnico-scientifico.
Tralasciando il primo fattore
(burocrazia e giustizia in Italia)
che dovrebbe essere risolto a
prescindere, e pensando al secondo (infrastrutture, legalità e
qualità della vita locali), quali
sarebbero le componenti irrinunciabili? Per intenderci, a Milano si possono trovare scuole
per stranieri, centri culturali, infrastrutture di collegamento, ma
la qualità della vita può essere
scarsa. Viceversa, magari a
Ivrea...
Ancora una volta quello che
più conta è il mix di negatività e di positività: l’alto costo
della vita a Milano e la bassa
qualità ambientale del suo
contesto, operano contro la
localizzazione di strutture
aziendali di R&S, nonostante
i salari relativamente bassi
corrisposti a ricercatori e tecnici e la presenza di un insieme di università, in primo
luogo il Politecnico di Milano,
e di centri di ricerca altamente qualificati. Peraltro l’esistenza di infrastrutture per
la mobilità delle persone con
elevante prestazioni potrebbe favorire la localizzazione
delle strutture di R&S in aree
adiacenti Milano con una
maggiore qualità ambientale,
in modo da compensare le
negatività milanesi e da sfruttarne le positività.
E per il terzo fattore (costo del
lavoro e grado di sindacalizzazione in Italia/Europa) quali
obiettivi ci si dovrebbe porre rispetto al resto d’Europa?
Come gia sottolineato, il costo di ricercatori e tecnici a
Milano, in Lombardia e ancor più nel resto del Paese, è
h:
l’eccellenza nelle tubazioni
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INKWVKNK\\CVQTKFKVWDKEGPVTKHWICVKh.
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significativamente inferiore a
quello nei Paesi europei industrialmente avanzati, anche
se superiore a quello dei nuovi Stati membri dell’Unione
Europea e ancor più in altri
Paesi di più o meno recente
industrializzazione, come
Russia, India e Cina.
Qui entra in gioco il modello
di innovazione tecnologica
basata sulla ricerca, fortemente dipendente dal settore
industriale. Se i ricercatori e
tecnici devono frequentemente muoversi nelle facility
dell’azienda a scala mondiale,
è critica l’efficienza delle infrastrutture di mobilità (ossia
aeroporti con rapidi e frequenti collegamenti internazionali), da cui dipende la
complessiva produttività oraria del personale.
Se le strutture di R&S necessitano di una forte interazione
con le locali facility produttive dell’azienda o con il locale sistema tecnico-scientifico,
non esiste un problema per
il più elevato costo dei ricercatori: così è più conveniente
localizzare le strutture di R&S
in Italia, ove esiste la domanda di mercato o si possono
sfruttare significative economie esterne nella generazione
di conoscenza innovativa.
Comunque i costi diretti dei
nostri ricercatori e tecnici, ossia i loro stipendi, non sono in
molti casi un ostacolo alla localizzazione di strutture di
R&S nel nostro Paese.
E per le strategie aziendali senza entrare nelle scelte delle
singole aziende o contestarle - a
quali condizioni e come potrebbero essere salvate le eccellenze italiane?
È fondamentale che venga
creata un’effettiva strategia
nazionale riguardo Ricerca&Innovazione, che con una
molteplicità di strumenti sostenga lo sviluppo di un sistema produttivo competitivo. Se è importante che si localizzano in Italia strutture
aziendali di R&S, ancor di più
lo è che i risultati della R&S
diano origine a prodotti e servizi realizzati localmente.
In questo contesto la domanda pubblica di prodotti e ser-
vizi innovativi - ad esempio
nei campi della sanità, della
Pubblica Amministrazione e
della sicurezza - può costituire un forte attrattore non solo di strutture e di attività di
R&S e innovazione, ma soprattutto di attività produttive
di elevata qualificazione e valore aggiunto. Non bisogna
dimenticare che la R&S nel
settore privato, ma anche per
molti aspetti in quello pubblico, non è fine a se stessa, ma è
funzionale alla creazione di
attività produttive e quindi allo sviluppo economico e so-
Non sono certo
i costi diretti
dei nostri
ricercatori
e tecnici
ad ostacolare
la localizzazione
di strutture
di R&S
nel nostro Paese,
bensì
l’inadeguatezza
del Sistema-Paese
e di quello
territoriale
ciale di un territorio, regione o
Paese che sia.
Sarebbe ipotizzabile creare dei
centri di ricerca di natura privata, collegati alle università e
posseduti magari da fondazioni locali?
Esiste l’esigenza di colmare
la distanza fra i risultati scientifici prodotti dalle università
e dai centri pubblici di ricerca
e le innovazioni tecnologiche,
valide sul mercato, realizzate
nelle imprese. La soluzione
degli Uffici di Trasferimento
Tecnologico (TTO), posti in
essere in molte università italiane, non risolve questo problema per una molteplicità di
ragioni, soprattutto perché
questi uffici si occupano so-
lamente di brevettare i risultati della ricerca scientifica
svolta all’interno delle università e di sostenere la creazione di start-up da parte dei
docenti, ma non della ingegnerizzazione di tali risultati,
attività ben più importante ai
fini dello sviluppo di innovazioni tecnologiche nell’industria e nei servizi. Occorre favorire la creazione di strutture (ad esempio sul modello
degli istituti della Fraunhofer
in Germania) che eseguono
lo sviluppo e l’ingegnerizzazione dei risultati della ricerca
pubblica in collaborazione
con le imprese per l’innovazione dei loro prodotti e servizi. L’assetto istituzionale da
dare a tali strutture è secondario rispetto alla precisa definizione della loro missione e
alla progettazione della loro
sostenibilità economica.
A volte sembra, però, che le stesse Università siano strutturate
più per un eventuale supporto
alle aziende di medie e grandi
dimensioni che non alle piccole.
Difficilmente un Ateneo sembra disposto ad impegnarsi in
ricerche da poche decine di migliaia di euro di valore; magari
con la necessità di fornire dei
risultati in pochi mesi…
La soluzione prima delineata
può venire incontro anche alle esigenze di innovazione
tecnologica delle piccole imprese che effettivamente vogliono innovare perché motivate strategicamente e spinte dalla competizione internazionale.
Occorre rivedere profondamente la nozione di Trasferimento tecnologico alle piccole imprese e soprattutto riprogettare gli strumenti operativi, che non possono ridursi a strutture di semplice
interfaccia e intermediazione,
come purtroppo è oggi in Italia la prassi prevalente.
Esiste poi il problema della
sostenibilità economica di
queste iniziative e di un ruolo
intelligente in questo campo
da parte dell’operatore pubblico nazionale e ancor più
regionale.
Dario Cozzi
Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:16 Pagina 4
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IL GIORNALE dell’INGEGNERE
N. 6 - 1 Aprile 2010
DALLA PRIMA PAGINA│A UN ANNO DAL TERREMOTO / UNIVERSITÀ
“Anche gli studenti impegnati nei rilievi degli edifici danneggiati”
Ripercorriamo con il professor Foscolo 365 giorni di difficoltà
“Ventiquattro studenti della
facoltà hanno perso la vita ricorda Foscolo, iniziando
questa intervista - tra le rovine delle case prese in affitto
all’Aquila. Gli studenti deceduti, ai quali è stato conferito
il Diploma di laurea alla memoria, sono tutti studenti fuori-sede, che vivevano all’Aquila a motivo dei loro studi.
A seguito di questi fatti, la
Conferenza dei Presidi di Ingegneria, riunita a Roma il 22
aprile 2009, ha proposto alla
comunità accademica che la
giornata del 6 aprile sia ricordata in Italia come giornata dello studente universitario
fuori sede.
Professor Foscolo, quali conseguenze - nell’immediato - ha
causato il sisma sulla operatività dei corsi di ingegneria?
Fin dalle primissime ricognizioni effettuate al sito della facoltà, subito dopo il sisma, è
apparso chiaro che le strutture erano compromesse - sia
quelle dedicate alla didattica,
sia le sedi dei Dipartimenti almeno nelle opere architettoniche. Di minore entità, invece, risultavano i danni per
una parte consistente dei laboratori di ricerca.
Il Consiglio di facoltà, tenutosi a Celano il 21 aprile, ha
comunque deliberato di assicurare il compimento della didattica relativa all’anno
accademico 2008-09, già
svolta fino a circa metà del
secondo semestre, utilizzando sedi di emergenza. Inoltre, molte facoltà di ingegneria, italiane ed europee, così
come aziende private, si sono
rese pienamente disponibili
ad iniziative di supporto dell’attività didattica, in particolare per il tutoraggio degli studenti a fine carriera, al fine di
consentire il completamento
della preparazione delle tesi
di laurea.
Vorrei anche sottolineare
l’impegno profuso dai docenti
nel rimanere vicino agli studenti, portando a termine regolarmente i propri insegnamenti, e svolgendo le prove
d’esame nelle varie sedi di
emergenza. Infine, va menzionata la collaborazione offerta dal personale tecnicoamministrativo della facoltà
e dell’intero Ateneo. Grazie
anche a questo sforzo, e nonostante tutto, per l’anno accademico 2009-2010 risultavano iscritti 4.500 studenti,
con circa 700 matricole. Ingegneria ha infatti recepito la
decisione del Senato accademico di organizzare tutta l’attività didattica dell’anno 20092010 nella città dell’Aquila.
E nei mesi successivi?
Fino all’inizio di ottobre la facoltà ha avuto come unica
struttura di riferimento un
container, montato a Coppito nei pressi della facoltà di
Scienze. A quei giorni risale
il trasferimento nella sede didattica provvisoria di via
Campo di Pile, realizzata mediante rapida trasformazione
delle strutture della fabbrica
Optimes, ormai chiusa da
tempo, acquisite dall’Ateneo
all’inizio dell’estate. Si tratta
di circa 1.000 metri quadrati
per gli uffici e 8.000 per le aule e gli spazi dedicati agli studenti; a questi si aggiungono
ulteriori 4 aule disponibili nella scuola superiore Reiss Romoli. Lunedì 19 ottobre, data fissata dal Senato accademico per l’inizio delle lezioni,
un numero straripante di studenti ha letteralmente invaso
questi spazi, con una gran
voglia di ricominciare le attività didattiche in una sede
aggregata, e di riprendere
quella vita di relazioni con il
corpo docente, gli amici e i
colleghi, che ha sempre caratterizzato l’Ateneo e il suo
rapporto con la città, facendo
dell’Aquila una delle città
universitarie più vive d’Italia.
Non sono mancati aspetti
commoventi, soprattutto nell’incontro con le matricole
delle lauree triennali, che per
la prima volta nella loro vita
L’Ateneo è stato
tra le prime
istituzioni della città
a recuperare
la piena operatività,
nonostante i gravi
ed estesi danni
subiti al proprio
patrimonio edilizio
Fino all’inizio
di ottobre
ingegneria
ha avuto come
unica struttura
di riferimento
un container
montato a Coppito
nei pressi
della facoltà
di Scienze
partecipavano ad una lezione
universitaria, in un contesto
certamente unico: la loro attenzione e disponibilità a
sopportare inevitabili difficoltà logistiche dimostrava
tutta la loro tensione verso
l’acquisizione di nuovi orizzonti formativi, quasi a voler
ripagare gli sforzi di tutti coloro che avevano lavorato
per arrivare a quel momento.
questo progetto è anche coinvolto il consorzio casa Clima di Bolzano. Ricordo, infine, che già da alcuni anni era
attivo un nostro master in ingegneria antisismica.
E per il pieno, definitivo, ritorno
alla normalità?
foto: Leandro Demori
segue da pag. 1
Ci può fare un confronto tra il
prima e la situazione presente
(numero di studenti iscritti, nuove matricole, docenti, strutture e
laboratori...)
Fuori dalla retorica, i numeri
ci consentono di quantificare la risposta degli studenti in
modo molto positivo. Infatti,
alla scadenza dei termini per
le iscrizioni, risultano iscritti
alla facoltà di ingegneria, come già accennato, 4.500 studenti, cioè il 75 per cento di
quelli iscritti prima del terremoto. Le matricole risultano
complessivamente pari al 60
per cento degli studenti immatricolati nell’anno accademico precedente. Queste cifre
sono risultate superiori alle
previsioni più ottimistiche.
Quanto può essere importante il ruolo della facoltà di
ingegneria - e più in generale di un’Università - per la
rinascita di un territorio dopo un così grave evento?
La città dell’Aquila è un grande cantiere, visitato quotidianamente da tecnici provenienti da Paesi vicini e lontani, un caso di studio di eccezionale importanza per la formazione dei giovani ingegneri, e sarebbe davvero deprecabile tenere i nostri studenti lontani da questa opportunità. Inoltre, la facoltà
di ingegneria ha manifestato
da subito la propria volontà
a collaborare alla ricostruzione con tutto il proprio patrimonio di uomini e di conoscenze, e sta operando in questa direzione: la sua presenza all’Aquila è un segno tangibile di questo impegno, che
non può escludere le attività
di formazione.
La ricostruzione, già nelle sue
fasi iniziali, non poteva certo
attestarsi al ripristino del patrimonio edilizio necessario
ad ospitare gli abitanti del-
l’Aquila, ma doveva necessariamente comprendere la ripresa e riqualificazione delle
principali funzioni culturali,
economiche e sociali della città. A nulla vale restituire una
carrozzeria fiammante ad
un’auto danneggiata in un incidente, se il suo motore non
è funzionante!
Quanto e come è stata coinvolta la facoltà di ingegneria
nei progetti e programmi di
ricostruzione? Su cosa sta lavorando nello specifico?
Il Consiglio di facoltà di ingegneria ha cercato sempre
di cogliere, a vantaggio dei
propri studenti, nonché delle
attività di ricerca, le opportunità offerte dalla estesa solidarietà e dalla presenza sul
territorio di numerose aziende impegnate in fasi e settori
diverse delle opere di ricostruzione. Lo scorso 30 giugno, a seguito anche di incontri con l’Ordine degli Ingegneri, il Consiglio ha deliberato che una parte dei crediti (CFU) assegnati a ciascun
insegnamento, fino ad un terzo, possano essere acquisiti
dagli studenti con la partecipazione a specifiche attività
sul campo e studio di casi
concreti.
In questo modo, gli studenti
sono direttamente impegnati
nei rilievi degli edifici danneggiati, nella micro-zonazione sismica, in studi di fattibilità sul recupero dei centri
storici minori, sulla viabilità,
nella riduzione e ottimizzazione dei consumi energetici.
pratiche sul campo fatte nel
territorio della nostra facoltà.
Il corso è stato tenuto da docenti interni all’ateneo e da
personale della Protezione Ci-
La Conferenza
dei Presidi
di Ingegneria,
riunita a Roma
il 22 aprile 2009,
ha proposto
alla comunità
accademica
che la giornata
del 6 aprile sia
ricordata come
giornata
dello studente
universitario
fuori sede
Gli studenti sono
direttamente
impegnati nei rilievi
degli edifici
danneggiati, nella
micro-zonazione
sismica, in studi di
fattibilità sul
recupero dei centri
storici minori, sulla
viabilità, sulla
riduzione e
ottimizzazione
dei consumi
energetici
Nei futuri piani di studio potrebbe esserci maggiore spazio
per l’ingegneria sismica?
Già nell’anno accademico
2009-2010 abbiamo introdotto un corso professionalizzante sulla micro-zonazione sismica, con esercitazioni
vile. Abbiamo, poi, attivato
un centro di formazione e ricerca per l’ingegneria antisismica, in collaborazione con
realtà aziendali private. In
Al momento le lezioni si svolgono in una sede provvisoria, comunque soddisfacente
e decorosa. Come detto, i laboratori sono stati riattivati
in tempi molto brevi e ora l’obiettivo è quello di rientrare
nella nostra sede storica (sono
già in atto le ristrutturazioni
delle aule e si pensa di concludere i lavori entro la fine
del 2010). Tempi un po’ più
lunghi saranno, invece, necessari per l’edificio del 1935
che ospitava gli uffici. Probabilmente, il ritorno alla piena
operatività antecedente il sisma sarà quindi a scaglioni.
A mio avviso, però, il problema principale è all’esterno
dell’Università.
Ovvero?
Penso alle abitazioni degli studenti. Prima del sisma alla facoltà erano iscritti circa 6.000
studenti. Solo il 39 per cento
era originario della provincia
dell’Aquila. Ma in alcuni casi
- essendo il nostro territorio
molto esteso - l’abitazione di
origine poteva distare più di
100 chilometri dall’università. La maggior parte degli
iscritti aveva quindi una propria residenza in loco ed è
perciò indispensabile ripristinare questa situazione prima
di poter parlare a tutti gli effetti di normalità. Al momento, numerosi fuori-sede
vivono nella condizione di
studenti pendolari: con un
dettagliato piano della Regione Abruzzo, alla cui messa a punto ha collaborato l’Ateneo, è stato organizzato un
servizio di trasporti gratuiti
che consente di raggiungere
direttamente le sedi didattiche ogni giorno, da diverse
località regionali.
Per il momento, quindi, è notevolmente cambiato il bacino di utenza studentesca: la
percentuale degli studenti che
risiedono nella provincia dell’Aquila è salita dal 39 al 51
per cento, mentre quella degli
studenti provenienti dal resto
d’Abruzzo è scesa dal 40 al
33 per cento, come anche
quella degli studenti non residenti in Abruzzo (dal 21 al
16 per cento).
La questione va oltre il semplice conteggio dei posti letto.
La piena ripresa della città, e
della sua vita sociale, è un elemento non trascurabile per
ragazzi che non possono vivere di solo studio. E questo,
forse, sarà uno dei problemi
meno facili da superare.
Davide Canevari
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N. 6 - 1 Aprile 2010
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
5
DALLA PRIMA PAGINA│A UN ANNO DAL TERREMOTO / ORDINE
De Santis: “Ingegneri abruzzesi protagonisti della rinascita”
segue da pag. 1
“di una tale eccezionalità da
andare ben oltre le prescrizioni normative per il calcolo
strutturale delle costruzioni in
zona sismica di seconda categoria in cui ricade la città
dell’Aquila, le frazioni e Comuni limitrofi”. E aveva anche aggiunto: “Va detto che le
strutture in cemento armato
hanno retto, nella stragrande
maggioranza dei casi, permettendo alle persone di uscire dalle loro case durante l’evento sismico. Per quanto
concerne il centro storico, invece, il discorso è diverso. Qui
vi erano una serie di costruzioni realizzate con criteri e
tecnologie datate, come ad
esempio il palazzo della Prefettura”. A distanza di un anno da quella immane tragedia, abbiamo sentito nuovamente l’ingegner De Santis –
appena riconfermato alla guida dell’Ordine aquilano – per
cercare di capire come è cambiata la vita degli aquilani,
quanto è stato fatto per la ricostruzione e quanto, invece,
bisogna ancora fare.
Partiamo dall’inizio, dalla mattina del 6 aprile. L’Ordine degli Ingegneri si è subito messo
in moto al fianco della cittadinanza.
“Una data che non potrò mai
più dimenticare, ricordo ogni
istante di quella notte incredibile e delle prime ore della
giornata. Devo dire che sia io
che tutti i colleghi ci siamo
subito messi all’opera, pensi
che già nel pomeriggio il sito
Internet dell’Ordine era di
nuovo attivo per fornire noti-
zie in tempo reale sulla situazione in città e in provincia.
In quei giorni siamo diventati un vero e proprio punto di
riferimento per l’Aquila e gli
aquilani, che sapevano di poter contare su ingegneri attivi
e competenti. In seguito, ci
siamo adoperati nella ricerca
di professionisti che potessero collaborare con i tecnici
della Protezione Civile nella
verifica dell’agibilità degli edifici. E non è stato facile, mi
creda: in seguito ai crolli molti colleghi non avevano più
casa, si erano trasferiti in altre
località e quindi ci si poteva
sentire solo tramite telefono
cellulare. Insomma, il periodo iniziale è stato veramente
drammatico, anche perché le
scosse non accennavano a diminuire e la ricerca delle persone, dei propri cari e degli
amici, era angosciante”.
Anche i mesi successivi non sono stati facili…
“Proprio così. E’ stato un
braccio di ferro continuo con
gli uomini della Protezione
Civile e con le istituzioni, una
lotta fatta di carte, burocrazia e lungaggini varie per cercare di comprendere effettivamente come agire, cosa fare e – soprattutto – i compiti
di ognuno per far ripartire il
più presto possibile le operazioni di ricostruzione degli
immobili. Fortunatamente,
grazie al nostro intervento, in
seguito a diversi incontri con
la Prefettura e le autorità preposte è stato stilato un Protocollo d’Intesa che ha permesso di mettere in moto la
macchina. Anche in questo
caso, dunque, gli ingegneri so-
no stati determinanti”.
Il cuore pulsante della città, il
simbolo dell’Aquila, è sicuramente piazza Duomo: ora è accessibile al pubblico, ma sono
terminati i lavori di riqualificazione anche nelle aree circostanti?
“Sì è vero, piazza del Duomo
ora è tornata transitabile, però tutto intorno molte strade
e vie sono ancora chiuse, anche perché la ricostruzione
degli edifici classificati sotto
la categoria B e C, vale a dire
parzialmente e temporaneamente inagibili, ancora non è
Lo stesso Progetto
Case, da apprezzare
in quanto ha
permesso di dare
alloggio ad oltre 18
mila persone, ha
portato
ad una rivoluzione
sociale unica
nel suo genere con
il mescolamento di
persone di ceti
diversi tra loro
partita. Ecco perché sottolineavo l’importanza di un rapporto più stretto e collaborativo tra l’Ordine e la Protezione Civile; inizialmente, è
inutile negarlo, c’era stata una
forte preclusione nei nostri
confronti da parte delle autorità e dell’opinione pubblica.
Sui principali canali di infor-
mazione continuavano a circolare notizie che confermavano, purtroppo, una responsabilità diretta degli ingegneri nella tragedia, come
se fossimo stati gli unici protagonisti negativi del terremoto per la costruzione difettosa degli immobili. C’è voluto tanto tempo per far ricredere tutti e convincere il
mondo della competenza e
professionalità della nostra categoria. Tant’è vero che soltanto un mese dopo l’evento
sismico siamo stati ammessi
alle operazioni di verifica agibilità”.
Ad un anno di distanza, quanto
ancora c’è da fare per tornare
alla normalità?
“Guardi, mancano gli indirizzi certi e le modalità precise
per capire dove e come agire,
a chi rivolgersi per mettersi
in azione. Inoltre, sono ancora quantificati in maniera approssimativa i costi per la ricostruzione. Un altro grosso
problema da affrontare è
quello relativo alle macerie:
senza la loro rimozione, che è
tutta da organizzare, non si
può certo pensare di riedificare. Si parla di più di 4 milioni di tonnellate di detriti,
una quantità enorme destinata ad aumentare se non si
ricorrerà immediatamente ai
ripari. Ora comunque qualcosa si sta muovendo, visto
che il Governo ha dato mandato all’Esercito e ai Vigili del
Fuoco di occuparsi della rimozione”.
E’ sempre difficile azzardare
delle ipotesi in questo campo,
ma secondo lei quando si potrà
parlare davvero di “rinascita”
dell’Aquila e del suo territorio?
“Per parlare di normalità ci
vorranno ancora, come minimo, quattro o cinque anni.
La ricostruzione dovrà riguardare l’intero sistema delle infrastrutture cittadine; in
ogni caso, L’Aquila sarà completamente diversa, da un
punto di vista urbanistico, dalla città che tutti conoscevamo e amavamo. Saranno
moltissimi gli aquilani che
torneranno a viverci, ma non
lo faranno nelle loro case e –
soprattutto – andranno a risiedere in altri quartieri. Le
faccio un piccolo esempio su
come è cambiata la nostra vita: al giorno d’oggi manca un
luogo di aggregazione sociale, che una volta era piazza
Duomo, oggi difficilmente
raggiungibile per le strade
chiuse e le macerie. Insomma, se un aquilano vuole fare
una passeggiata in centro e
incontrare amici, fare quattro
chiacchiere, non sa dove andare, e tutto questo è davvero
frustrante, fa perdere l’identità e il senso di appartenenza.
Lo stesso Progetto Case, da
apprezzare in quanto ha permesso di dare alloggio ad oltre 18 mila persone, ha portato ad una rivoluzione sociale unica nel suo genere,
con il mescolamento di persone, ceti diversi tra loro, esigenze e problematiche, cambiando completamente abitudini e stili di vita, probabilmente per sempre”.
se iniziale di diffidenza, come
ho già detto, oggi abbiamo
conquistato la fiducia di tutti,
e gli ingegneri aquilani, dal
primo all’ultimo, stanno impegnandosi a fondo per far
rinascere L’Aquila e la sua
provincia. Se lei prova a fare
un giro in città, si percepisce
concretamente la valenza sociale del nostro operato: abbiamo fatto sentire la nostra
voce, abbiamo posto con forza i problemi e le emergenze da affrontare, siamo stati
sempre propositivi e mai disfattisti”.
Lei è stato appena confermato
alla guida dell’Ordine degli Ingegneri: quali saranno le azioni
che porterete avanti per il bene della città?
In tutto questo tempo, quanto è
stato importante l’apporto degli ingegneri?
“Innanzitutto devo dire che
hanno votato oltre 800 colleghi su un totale di 2.100
iscritti, una percentuale altissima di elettori che hanno voluto partecipare alla vita ordinistica, a dimostrazione della voglia di ricominciare a vivere che cresce giornalmente
in tutti noi. La mia rielezione, insieme alla maggior parte del Consiglio precedente, è
un segno tangibile del buon
lavoro che abbiamo svolto
nel periodo di emergenza.
Ora, però, non c’è più tempo
da perdere, è necessario che
le autorità preposte siano in
grado di stilare un programma di ricostruzione veloce accompagnato da una normativa agile e libera da eccessivi
vincoli burocratici e che dia
certezze per quanto concerne
le risorse finanziarie a disposizione”.
“Fondamentale. Dopo una fa-
Roberto Di Sanzo
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6
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
N. 6 - 1 Aprile 2010
DALLA PRIMA PAGINA│ATTUALITÀ MONDO
Global Warming: no alla querelle, sì alle politiche “risparmiose”
segue da pag. 1
er altro verso, nel
“mondo del fare” troviamo altrettanta confusione: ci sono economisti
che insistono sulle opportunità di una nuova sorta di rivoluzione industriale, industriali
che insistono invece sulle sue
minacce alla nostra competitività (peraltro già perduta
a prescindere), sindacalisti
che, giustamente, si aggrappano a chiunque prometta
posti di lavoro (nuovi o vecchi che siano), politici che,
non sapendo che pesci prendere, parlano. Ripeto, nel frattempo noi cosa facciamo?
C’è però un altro fronte, solamente in apparenza distinto dal primo, che, a prescindere dalle discusse origini antropiche del global warming,
dal discusso principio di “precauzione” e dal discusso esaurimento di materie prime, sostiene i vantaggi della riduzione dei consumi di combustibili fossili per l’indipendenza (anche politica) dei Paesi
importatori, per i bilanci delle famiglie e per la salute delle persone nelle aree più popolose e industriali. Qui sembrerebbero tutti d’accordo salvo coloro che guadagnano
sui consumi (di combustibili
fossili ma anche di altri generi). E questo basta per non fare nulla.
C’è, infine, un terzo fronte costituito dal resto del mondo.
Noi, infatti, non siamo soli,
ma viviamo in un mondo
globalizzato che sta facendo
delle scelte; da parte nostra
potremmo anche ignorarle
P
ma a nostro rischio e pericolo. Per spiegarmi, faccio un
esempio di vela: è come se
noi ci trovassimo in regata e
dovessimo scegliere se “marcare” da vicino gli avversari
più forti, prendendo il minimo di rischi, oppure seguire
una nostra visione del vento
sul campo di regata e “separarci”, prendendo però il massimo dei rischi. Le sfide dell’
America’s Cup ci insegnano
che la prima strategia conviene ai più forti mentre la seconda è adottata dai disperati, ossia da quelli che stanno
già perdendo e possono solamente tentare la sorte. Ancora la Coppa America insegna che raramente la fortuna
aiuta gli audaci.
Nel nostro caso i più forti sono i Paesi del nord in Europa,
la California negli USA, la Cina e il Giappone in Asia e, a
differenza del vento che non
può essere influenzato, sono
loro stessi che determinano
la massima parte della domanda e dell’offerta globali.
Pertanto, è tanto più pericoloso per noi non marcarli da
vicino ed è tanto più necessario capire cosa stanno facendo. Per farmene un’idea,
sono andato a sfogliare gli ultimi numeri del TIME dove
ho trovato diversi esempi. A
parte quelli stranoti sulla produzione di energia da fonti
rinnovabili, sulla produzione
di auto elettriche o di elettrodomestici a basso consumo energetico, ho trovato altri casi importanti, sia come
impatto che come possibili
applicazioni.
■ Un sistema satellitare volto
tre un business. La Banca
Mondiale stima un costo di
75-100 miliardi di dollari l’anno per difendersi dall’innalzamento del livello del mare.
Ancora gli olandesi sono fra i
primi a sottolineare l’importanza dell’adattamento. (fonte
TIME, November23, 2009
“What if the water wins ?”).
a ridurre i tempi di atterraggio
degli aerei attraverso il controllo della loro traiettoria che
sarebbe, anziché una sorta di
scala a scendere, una linea
continua (CDA = continuous
descent approach). Questo sistema ridurrebbe di circa un
terzo i tempi di avvicinamento-atterraggio, risparmiando carburante ed emissioni di CO2. Questo progetto fa parte del programma
NextGen volto a sostituire
negli USA l’attuale sistema di
controllo del traffico aereo
basato sui radar con uno basato sui satelliti (fonte TIME,
December 14, 2009 “Getting air
traffic under control”).
■ Un sistema volto a miglio-
rare la gestione delle reti di
trasmissione dell’energia attraverso Internet. Questo sistema consentirebbe alla società di distribuzione di monitorare a distanza la distribuzione di energia, consentendole di rispondere rapidamente a ogni interruzione e
di integrare meglio le fonti di
energia rinnovabile (solare ed
eolico), mentre consentirebbe
al consumatore di utilizzare
più intelligentemente i suoi
consumi. Questo progetto è
nel programma di Obama ed
è in corso di sperimentazione
in alcune città USA (fonte TIME, December 14, 2009 “Get
smart”).
■ In Olanda, sul canale di ac-
cesso al porto di Rotterdam,
c’è un sistema di dighe, canali di scolo, chiuse e saracinesche per porre fine alle inondazioni in un paese in cui due
terzi della popolazione vive
sotto il livello del mare. E’ stato completato nel 1997 ma
sta diventando chiaro che i
cambiamenti climatici potranno un giorno renderlo
obsoleto e richiedere di alzarlo di almeno un metro. La
stessa situazione si può verificare in diverse parti del
Mondo (per esempio: New
Orleans, Laguna Veneta, Bangladesh); gli olandesi stanno
sperimentando diverse soluzioni anche per creare un
know how che può divena-
Certo, si può obiettare che
questi esempi interessano solamente le grandi imprese ma
poi ci sarà l’indotto e poi ce
ne sono molti altri adatti alle
PMI. Tutto mostra che il
gruppo dei Paesi forti si sta
muovendo compatto verso le
nuove tecnologie risparmiose,
che le loro grandi imprese e
grandi banche sono in prima
fila nel farsi paladine di questo
movimento e che noi ci troviamo effettivamente di fronte a una nuova sorta di rivoluzione industriale.
Concludendo, penso che per
fare qualcosa non dobbiamo
aspettare l’esito della querelle
sul Global Warming ma
dobbiamo semplicemente
imitare gli altri, sia a livello di
politica industriale che a livello aziendale. Infatti, una
strategia di “separazione” sarebbe troppo rischiosa e decidere di non decidere lo sarebbe altrettanto. Chiudo con
una frase lapidaria di Kevin
Parker (responsabile dell’Asset management di Deutsche
Bank): “Climate change is a
megatrend opportunity. Ignore
it at your peril” (fonte TIME,
January 18, 2010 “Banking on
Carbon”).
dott. ing. Franco Ligonzo
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N. 6 - 1 Aprile 2010
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
FOCUS/
Dal rischio
idrogeologico
al rischio
idraulico
e da frana
PROF. ING.
MICHELE MAUGERI
analisi e la mitigazione degli eventi
franosi presenta
notevole complessità e deve essere affrontata a livello interdisciplinare.
L’Ingegneria Civile può
contribuire enormemente
alla prevenzione dei rischi
di alluvione e di frane.
A tal fine è bene evidenziare come il concetto di
rischio idrogeologico, che
risale ai regi decreti, sottintende il concetto indifferenziato del dissesto,
senza riferimento alla sua
tipologia, alle sue cause
ed ai suoi effetti. Tali
aspetti sono stai approfonditi a livello scientifico, in campo nazionale,
nell’ambito dei lavori del
Progetto Finalizzato Difesa del Suolo e successivamente nell’ambito dei
lavori del Progetto di Ricerca del Gruppo Nazionale Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche
(GNDCI). In quest’ultimo
L’
segue a pag. 8
7
ASPETTI IDROGEOLOGICI
E DIFESA DEL TERRITORIO
Indagini, modellazione geotecnica
e normativa per la difesa del territorio
PROF. ING.
AVERSA
S TEFANO
i narra che il famoso clinico Antonio Cardarelli
fosse in grado di diagnosticare diverse malattie solo
guardando da lontano l’aspetto e il portamento delle
persone. I riscontri successivi
molto spesso confermavano
le sue diagnosi, incrementandone la fama ed alimentando la corposa aneddotica sulla sua persona. Se già all’epoca le sue capacità erano guardate con sospetto da molti
colleghi, oggi non sarebbe
concepibile procedere ad una
diagnosi sulla base di osservazioni qualitative, senza il
supporto di dati oggettivi determinati con specifiche analisi ed indagini.
Allo stesso modo, all’ingegnere che si interessa di problemi geotecnici (progettazione di fondazioni, opere di
sostegno, rilevati, argini, gallerie e scavi, stabilità dei pendii, risposta sismica locale, e
così via) si richiede una previsione quantitativa che non
può essere basata sulla mera
osservazione dello stato dei
luoghi, ma necessita di cam-
S
pagne di indagini con finalità
e grado di approfondimento
variabili in funzione di vari
aspetti della problematica da
esaminare.
Proseguendo con l’analogia
medica, come le analisi cliniche devono essere programmate dal medico sulla base
della loro utilità ai fini della
diagnosi e per la definizione
di eventuali cure o interventi,
così le indagini geotecniche
non possono che essere definite dal progettista.
Le recenti Norme Tecniche
sulle Costruzioni (NTC), emanate con DM 14/01/2008, so-
stabilità di un pendio e le condizioni d’innesco di un movimento franoso, descrivere
i movimenti lenti e studiarne la potenziale
evoluzione in movimenti rapidi, determinare l’espandimento di una frana, stimare l’impatto su strutture ed infrastrutture, progettare
opere di difesa adeguate: questo elenco riporta, a titolo d’esempio, una serie di compiti
che possono essere efficacemente affrontati
con l’utilizzo di diversi strumenti sviluppati
nel campo dell’Ingegneria, in particolare di
quella Geotecnica e Strutturale.
Il fenomeno in esame è certamente complesso e ciò ha favorito storicamente lo sviluppo di approcci specifici: ad esempio, la
fase di innesco è abitualmente studiata con
tecnica”. Come il medico sarà
il solo responsabile dell’interpretazione complessiva delle
analisi e degli accertamenti
svolti, alla luce della problematica clinica da esaminare,
così il progettista, che conosce le opere e gli stati limite
rilevanti, dovrà interpretare i
risultati delle indagini, sintetizzandoli nell’ambito di un
quadro generale che è detto
“modello geotecnico di sottosuolo”.
Anche su questo aspetto le
Norme Tecniche sulle Costruzioni (NTC) sono molto
chiare ed efficaci, definendo
modello geotecnico “uno schema rappresentativo delle condizioni stratigrafiche, del regime
delle pressioni interstiziali e della caratterizzazione fisico-meccanica dei terreni e delle rocce
comprese nel volume significativo, finalizzato all’analisi quantitativa di uno specifico problema
geotecnico”.
Questa definizione aiuta a
comprendere che il modello
geotecnico può variare al modificarsi dell’opera in esame
e, per una stessa opera, in funzione dello stato limite con-
segue a pag. 8
segue a pag. 12
no molto chiare in proposito,
affermando testualmente che
“le indagini geotecniche devono
essere programmate in funzione
del tipo di opera e/o di intervento” e che “é responsabilità del
progettista la definizione del piano delle indagini, la caratterizzazione e la modellazione geo-
Modellazione numerica dell’innesco
e dell’espandimento dei fenomeni franosi
PROF. ING.
FRANCESCO CALVETTI
a valutazione del rischio da frana implica l’operare a diverse scale, partendo da quella globale (nazionale, per
fissare un limite) fino a scendere a quella locale (una specifica area o un fenomeno franoso singolo). Le analisi a grande scala perseguono obiettivi ed utilizzano metodi e strumenti diversi rispetto a quelli delle analisi di
dettaglio. Nello studio dei fenomeni franosi,
ove è richiesta la competenza di diverse figure professionali, ciò comporta anche una
progressiva ridistribuzione dei rispettivi ruoli. E’ in particolare nelle analisi del rischio a
livello locale (aree specifiche o eventi singoli) che il ruolo dell’Ingegnere, sempre importante, diventa irrinunciabile. Valutare la
L
Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:16 Pagina 8
8
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
FOCUS/
ASPETTI IDROGEOLOGICI E DIFESA DEL TERRITORIO
Dal rischio idrogeologico
al rischio idraulico e da frana
Frane e mitigazione del territorio
PROF. ING.
LEONARDO CASCINI*
segue da pag. 7
caso sono state attivate quattro linee di ricerca, di cui la
prima dedicata alle piogge, la
seconda alle frane, la terza alle alluvioni e la quarta all’inquinamento della falda. Come da molto tempo noto in
campo internazionale, anche
in campo nazionale, si è quindi passati dal concetto di rischio idrogeologico ai concetti di rischio idraulico, connesso alle piogge intense, e
di rischio geotecnico da frana.
Con il passare del tempo ci si
è accorti che anche una costruzione “sicura”, perché realizzata nel rispetto delle Norme e dei Regolamenti, può essere soggetta ad una “vulnerabilità indotta”, collegata alla
vulnerabilità del terreno ad essa circostante (ambiente fisico), dovuta a fenomeni naturali come, per esempio, in terremoti, le alluvioni e le frane
indotte dalle piogge intense.
Lo Stato deve garantire la sicurezza ai cittadini che costruiscono nel rispetto di tutte le leggi, ed in particolare
delle Norme Tecniche per le
Costruzioni (D.M. 14.01.2008,
in vigore dal 01.07.2009) e
delle norme contenute nei
piani urbanistici; avvalendosi
delle moderne tecnologie per
la mitigazione del rischio, il
raggiungimento della sicurezza è tecnicamente possibile ed economicamente sostenibile, come risulta dai contributi, presenti in questo numero, che riguardano in primo luogo le indagini e la modellazione geotecnica del
comportamento dei pendii,
anche alla luce del D.M.
14.01.2008. Particolare riferimento è fatto altresì alla mo-
metodi (analisi limite, equilibrio limite) che non sono
in grado di considerare
espandimento e impatto sulle strutture.
Lo sviluppo di metodi numerici basati sulla Meccanica del Continuo (con ciò
comprendendo solidi e fluidi) ha rappresentato un passo in avanti. Rimangono tuttavia una serie di difficoltà legate alle fasi di transizione
(spesso caratterizzate da instabilità) ed alla mutevole fenomenologia di comportamento esibita dai terreni in
frana.
Semplificando, nel corso di
un evento franoso il terreno
si comporta inizialmente come un solido, per poi trasformarsi (più o meno bruscamente ed in modo più o
meno manifesto) in una sorta di fluido e ritornare infine
a depositarsi in “forma solida”. Ciò è legato alla natura
dei terreni, che sono costituiti da un insieme discreto
di particelle e da vuoti occupati da fluidi (aria e acqua).
Descrivere il terreno come
un solido o un fluido comporta due ordini di problemi: quelli legati al comportamento meccanico (parziale saturazione, rottura progressiva, deformazioni differite nel tempo – “pseudo-viscose”, liquefazione, etc.) e
quelli più strettamente di carattere computazionale (accoppiamento solidi-fluidi interstiziali, grandi deformazioni, effetti dinamici, dipendenza dalla mesh, etc.).
a conformazione del
territorio nazionale e
la sua tormentata storia geologica fanno sì che i
fenomeni franosi siano presenti ovunque, sia lungo la
penisola e sia nelle aree insulari. I fenomeni più diffusi sono sicuramente quelli a cinematica lenta, che si mobilitano con sistematicità nella stagione delle piogge o episodicamente a seguito di un sisma, di interventi antropici,
etc.. Una stima ragionevole
di tali fenomeni, che sono in
genere bene riconoscibili sul
territorio e che producono
quasi esclusivamente danni
economici, indica in 500.000
circa il numero di quelli che,
sull’intero territorio nazionale, hanno dimensioni superiori a 400m2. Molto meno
diffusi sono le frane di primo
distacco che possono coinvolgere molteplici formazioni quali le rocce, i terreni argillosi e quelli granulari, e che
sono sempre caratterizzati da
deboli segnali premonitori e
da velocità elevate nella fase
parossistica. Ne deriva che,
quando si sviluppano su ampie porzioni di territorio e
mobilitano consistenti volumi di rocce o di terreni, le frane rapide producono in genere numerose vittime e ingenti danni economici.
Sommando entrambe le fenomenologie non stupisce,
quindi, che l’Italia venga considerata in Europa il Paese a
più alto rischio da frana, per
quanto riguarda sia i beni materiali e sia la vita umana.
Senza addentrarci in aspetti
troppo specialistici, è sufficiente ricordare a sostegno di
questa tesi alcuni degli eventi calamitosi che, negli ultimi
decenni, hanno funestato con
sistematicità il territorio nazionale. Si pensi, per esempio, all’evento del 1987 che,
in Valtellina, causò decine di
vittime ed ingenti danni economici. Ancora più grave fu,
poi, l’evento che coinvolse,
nei giorni del 5 e 6 maggio
1998, cinque Comuni della
Regione Campania dove si
registrarono 160 vittime e
danni economici ancora più
rilevanti. Ed, infine, dopo una
miriade di altri eventi, le frane
che hanno fatto registrare 37
vittime e danni economici
consistenti nei Comuni di
Messina e di Scaletta Zanclea
e, proprio ultimamente, la
grande frana che ha causato
la evacuazione di ben 1500
persone nel Comune di San
Fratello, ancora una volta nella Regione Sicilia.
Di fronte al ripetersi drammatico degli eventi franosi è
doveroso chiedersi quale sia
l’entità del rischio connesso
a tali fenomenologie e se sia
L
Frana sulla strada di accesso a San Fratello (ME)
dellazione numerica dell’innesco delle frane rapide, al
conseguente rischio di frana
ed ai criteri di stabilizzazione
dei pendii. Infine viene presentato il caso reale delle alluvioni e delle frane avvenute
lungo la costa ionica della
provincia di Messina il 1 ottobre 2009, che ha causato 37
morti, di cui 27 nel solo centro abitato di Giampilieri. Gli
eventi franosi del messinese
vengono affrontati nel prosieguo esaminando gli aspetti geologici, idraulici e geotecnici.
Dopo gli episodi calamitosi
del 1 ottobre 2009 la prima
domanda che ci si è posti in
campo tecnico-scientifico è
stata questa: è possibile il verificarsi nella provincia di Messina di un altro disastro come
quello di Giampilieri? La risposta, purtroppo, è apparsa
evidente dalla cronaca degli
ultimi giorni relativa alle frane,
causate da piogge intense, che
si sono verificate lungo la costa tirrenica della provincia di
Messina e nella Regione Calabra. Il centro abitato di San
Fratello, minacciato da una
frana, è stato in parte evacuato ed è rimasto per qualche
tempo isolato; il centro abitato di Maierato è stato anch’esso parzialmente evacuato. Migliaia di persone sono
rimaste senza casa e le attività
economiche sono state interrotte, con un grandissimo costo per la collettività.
prof. ing. Michele Maugeri
Professore Ordinario di
Geotecnica, Università di
Catania,
Member of the Council of the
International Geosinthetic
Society (IGS)
Chairman European
Technical Committee on
application of Eurocode 8 –
Part. 5
Modellazione numerica dell’innesco
e dell’espandimento dei fenomeni franosi
segue da pag. 7
N. 6 - 1 Aprile 2010
Alla luce di queste considerazioni, non sorprende che i
metodi basati sulla meccanica dei solidi (ad esempio il
Metodo degli Elementi Finiti) siano in un certo senso
complementari rispetto a
quelli sviluppati nel quadro
della Meccanica Computazionale dei Fluidi.
Questi ultimi trovano naturale applicazione nella descrizione dell’espandimento,
ed in parte nella valutazione
delle azioni sulle strutture. I
primi sono invece particolarmente adatti per lo studio
dell’innesco e dell’interazione
con le strutture, ma sono
gravati da un onere computazionale ragguardevole nelle simulazioni dell’espandimento.
Ad arricchire questa sorta di
bipolarismo si inseriscono i
metodi discreti, quali ad
esempio il Metodo degli Elementi Distinti. In questo metodo il terreno è rappresentato come un insieme di particelle che interagiscono in
campo dinamico.
Le equazioni del moto, per
ogni singola particella, vengono risolte utilizzando uno
schema alle differenze finite
nel dominio del tempo. Ad
ogni passo di calcolo, il metodo aggiorna la posizione
delle particelle, valuta l’evoluzione dei contatti tra di esse e calcola l’incremento delle forze di contatto.
Queste sono legate agli spostamenti relativi delle particelle: generalmente sono sufficienti “leggi di contatto”
molto semplici (molle elastiche – pattino ad attrito) per
modellare in modo efficace
il comportamento globale
del sistema. E’ eventualmente possibile introdurre dei legami di cementazione o l’effetto della suzione.
Per via di questa formulazione i metodi discreti si adattano a tutte le fasi di un fenomeno franoso, ed in particolare alle transizioni tra di
esse. Non sussistono limitazioni circa gli spostamenti:
le particelle sono libere di riarrangiare la loro disposizione dando luogo a stati di addensamento più o meno elevato.
Ciò modifica il comportamento globale del sistema,
in modo del tutto analogo a
quanto accade per i terreni.
Grazie a questo, la modellazione richiede pochi parametri, suddivisibili in geometrici (forma delle particelle, granulometria) e meccanici (rigidezza e resistenza
dei contatti).
Le maggiori difficoltà d’utilizzo dei metodi discreti, che
possono renderli più o meno
competitivi rispetto ai metodi “continui”, riguardano la
modellazione dei materiali
argillosi e dei materiali saturi (interazione particelle - acqua). Dal punto di vista pratico, infine, va osservato che
i tempi di calcolo aumentano
rapidamente con il numero
delle particelle del modello, il
che appesantisce la simulazione dei problemi in scala
reale.
prof. ing. Francesco Calvetti,
Professore di Geotecnica,
Politecnico di Milano
possibile o meno porre in essere strategie idonee a ridurne gli effetti. A tali domande,
in verità semplici ed al tempo
stesso maledettamente complesse, si possono dare risposte diverse, a secondo che si
faccia riferimento alla percezione del rischio o alla sua
reale diffusione.
L’opinione pubblica tende,
infatti, a rimuovere il problema tranne poi a sostenere, in
occasione di un disastro, che
il disastro era annunciato per
la fragilità del territorio e per
l’estesa diffusione dell’abusivismo. Seguendo una logica
irrazionale e sotto la spinta
emotiva del momento, le Istituzioni danno, quindi, l’avvio
a interventi molto costosi nell’area colpita, continuando a
trascurare le altre zone ad alto rischio, con la motivazione
che la loro diffusione è tale
da rendere di fatto impossibile la realizzazione di interventi di prevenzione.
Se a tali domande si risponde
facendo riferimento ai documenti ufficiali si ottengono,
viceversa, risposte completamente diverse da quelle che
sono fornite sull’onda dell’emotività. Si deve, infatti, sottolineare che le conoscenze
in materia di rischio da frana
sono, in Italia, particolarmente avanzate grazie alle molteplici azioni messe in atto dal
Governo a partire dalla gestione della cosiddetta “Emergenza Sarno” quando, per la
prima volta, lo Stato chiese
ed ottenne, in tempi molto
brevi, la perimetrazione delle aree a rischio residuo, che
rappresentò l’elemento di base per la programmazione dei
successivi interventi di mitigazione del rischio.
In particolare, alla luce dei
brillanti risultati conseguiti
nei cinque Comuni colpiti
dagli eventi del maggio 1998
in Campania, lo Stato emanò
una serie di provvedimenti
legislativi tra i quali il D.L.
180/98 e la L. 365/2000, che
imponevano alle Autorità di
Bacino Nazionali, Interregionali e Regionali di perimetrare le aree a rischio da
frana. I risultati conseguiti per
ottemperare a tali dettati legislativi, che hanno consentito all’Italia di diventare uno
dei paesi guida in Europa in
materia di zonazione del rischio, sono oggi consultabili
sia sui siti delle Autorità di
Bacino e sia sul Portale Cartografico del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del
Territorio e del Mare, all’indirizzo www.pcn.minambiente.it/PCN/. Da quest’ultimo scaturisce che le aree
a rischio, generalmente classificate come R1, R2, R3, R4
nei PAI (Piani di Assetto
Idrogeologico) sono in molti casi ben definite e rappre-
sentano porzioni limitate, ancorché estese, del territorio
nazionale. In particolare, per
quanto riguarda le aree R3
ed R4, laddove è possibile la
perdita di vite umane in conseguenza dell’innesco di frane di primo distacco, il Portale Cartografico evidenzia
che dette aree coinvolgono
non più dell’1 ÷ 2 % dei territori a maggiore criticità.
Percentuali non molto diverse riguardano le aree classificate R1 ed R2 generalmente
associabili a frane lente che,
come detto, producono essenzialmente danni di natura
economica.
Se si fa, quindi, riferimento
alla reale zonazione del rischio, ne discende che la tutela della vita umana nelle
aree R3 ed R4 è possibile
mettendo a punto, in ben determinate porzioni del territorio nazionale, “un presidio
territoriale”, “piani di monitoraggio” e “piani di emergenza”. Si potrebbe, altresì,
realizzare una manutenzione
straordinaria delle aree a
maggiore criticità, facilmente individuabile e progettabile, con conseguente significativa riduzione del rischio. Nel
corso di queste azioni, tutte
economicamente sostenibili
con le risorse attuali, si potrebbero poi definire le priorità degli interventi strutturali di mitigazione del rischio,
da eseguire nel tempo secondo una rigorosa programmazione economica. Naturalmente procedure analoghe
potrebbero essere messe a
punto per la mitigazione del
rischio nelle aree R1 ed R2,
ancora una volta secondo
una logica rigorosa che ridia
il giusto ruolo agli aspetti tecnici, fin troppo trascurati nel
corso di questi anni.
Al termine di queste brevi
considerazioni sul rischio da
frana in Italia e sulle necessarie azioni da porre in essere per la sua mitigazione si
deve, tuttavia, osservare che il
perseguimento degli obiettivi innanzi delineati richiede
una maggiore consapevolezza collettiva sulla logica che
sta alla base della gestione
del rischio. La mancanza di
tale consapevolezza da parte
delle Istituzioni, dei professionisti e della collettività in
genere, rappresenta, infatti,
un serio ostacolo per far prevalere la “prevenzione del rischio” nei confronti della “gestione dell’emergenza” che,
in nome di un efficientismo
muscoloso, ha finito per materializzarsi soltanto laddove
la tragedia si era già consumata ed era ormai troppo
tardi per salvaguardare la vita umana.
*Ordinario di Geotecnica,
Università di Salerno
Collegio degli Ingegneri
e Architetti di Milano
1563
dal 1952
on-line
www.giornaleingegnere.it
Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:16 Pagina 9
N. 6 - 1 Aprile 2010
FOCUS/
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
9
ASPETTI IDROGEOLOGICI E DIFESA DEL TERRITORIO
Caratteristiche geoambientali delle aree interessate dalle colate di fango e detriti
I recenti episodi di Giampilieri Superiore e Scaletta Zanclea Marina
PROF. ING.
DOTT. ING.
FRANCO ORTOLANI*
ANGELO SPIZUOCO**
el tardo pomeriggio
dell’1 ottobre 2009 l’area costiera a sud di
Messina, vasta circa 50 kmq e
comprendente Scaletta Zanclea e Giampilieri, è stata interessata da un notevole evento piovoso connesso ad un imprevisto e micidiale cumulo
nembo che ha riversato sul
suolo una cospicua quantità di
acqua (l’associazione meteoweb riporta 300mm di pioggia in circa 3 ore mentre le
fonti ufficiali del SIAS 170 mm
di pioggia in 3 ore nelle zone
circostanti) che si è sommata
ai circa 400 mm di precipitazioni caduti nei mesi estivi precedenti. Lungo i ripidi versanti, con inclinazione variabile
mediamente da 35 a 45 gradi
circa, si sono innescate ed evolute centinaia di colate di fango e detriti che hanno trasferito velocemente verso valle
diverse migliaia di mc di detriti che hanno devastato aree
abitate e infrastrutture provocando 37 vittime.
Le sottostanti fiumare sostanzialmente hanno retto l’impatto riuscendo a smaltire acqua e detriti in quanto il territorio investito dalle piogge è
caratterizzato da una serie di
bacini imbriferi stretti e paralleli che si immettono direttamente in mare.
I principali effetti disastrosi si
sono verificati a Giampilieri
Superiore e a Scaletta Zanclea
Marina dove si sono verificate
colate di fango e detriti che
hanno investito direttamente
l’area urbana. Le caratteristiche geologiche e morfologiche delle aree interessate dalle colate di fango e detriti sono
simili (Figure 1 e 2): si tratta
di ripidi versanti impostati prevalentemente su rocce metamorfiche ricoperte da suolo e
da una coltre di alterazione di
spessore variabile da qualche
decimetro ad alcuni metri. I
flussi fangosi sono stati alimentati dai sedimenti costituenti la copertura non incastrata nel substrato e da frammenti lapidei delle rocce metamorfiche. Le caratteristiche
litologiche dei versanti denu-
N
Figura 1: Schema della morfologia e
stratigrafia dellʼarea di Giampilieri Superiore
(versante e area pedemontana) e zonazione
tipica di unʼarea che è stata interessata dalle
colate rapide di fango.
dati dalle colate di fango sono tali da favorire nuovi processi pedogenetici e di alterazione del substrato fino a ricostituire, in un periodo di alcuni anni, una nuova copertura mobilizzabile in seguito ad
una notevole imbibizione idrica. Gli eventi franosi dell’1 ottobre 2009 rappresentano l’e-
Figura 2: Schema della morfologia e
stratigrafia dellʼarea di Giampilieri Superiore
(versante e area pedemontana) e zonazione
tipica di unʼarea di versante e dellʼarea
urbanizzata che è stata interessata dalle
colate rapide di fango.
vento di massima gravità che
si può verificare; essi, pertanto,
possono essere considerati gli
eventi di riferimento per progettare eventuali opere di messa in sicurezza dell’abitato.
Nell’abitato storico di Giampilieri Superiore si sono riversate alcune colate rapide di
fango e detriti che si sono in-
Figura 3: Principali caratteristiche geomorfologiche e dissesti
causati dalle colate di fango innescatesi in seguito allʼevento
piovoso dellʼ1 ottobre 2009.
nescate ed evolute lungo i ripidi versanti incanalandosi negli alvei che si immettono direttamente nelle strade cittadine che, praticamente, rappresentano alvei-strada. I flussi fangosi con altezza variabile
da qualche metro a 4-5 m
hanno percorso velocemente
le citate vie incuneandosi nel-
le abitazioni e nelle vie laterali raggiungendo il Torrente
Giampilieri dove hanno depositato ingenti volumi di detriti che hanno causato la quasi completa ostruzione dell’alveo (Figura 3).
Una parte dell’abitato di Scaletta Zanclea Marina è stata
devastata da una potente colata fangoso-detritica evolutasi ed incanalatasi nell’alveo del
Torrente Racinazzo che drena
un piccolo bacino imbrifero di
circa 150 ettari (Figura 4). Il
fondovalle è privo di pianura
alluvionale e l’alveo torrentizio è profondamente incassato nelle rocce del substrato e
caratterizzato da una pendenza variabile da oltre il 40% a
circa il 10%.
In base agli effetti sui manufatti e al considerevole volume e spessore (fino a 3 metri)
di detriti (inglobanti molti
tronchi d’albero d’alto fusto)
accumulati nell’abitato, è stato
subito evidenziato che esso
non può essere stato devastato da una piena idrica del torrente ma da una colata rapida fangoso-detritica inglobante moltissimi massi di roccia
Figura 4: Ricostruzione schematica del percorso della colata
fangoso-detritica nella parte terminale del Torrente Racinazzo a
monte e a valle dellʼAutostrada; lʼarea delimitata con il rosso
trasparente è stata interessata dal transito della colata e da
successivo accumulo di detriti. a= percorso della colata lungo
lʼalveo incassato dove ha effettuato varie curve paraboliche fino
ad investire i piloni dellʼAutostrada perpendicolarmente alla loro
massima dimensione (b); c1 e c2 rispettivamente flusso destro e
sinistro orografico nei quali si è suddivisa la colata che ha
trascinato vari massi di roccia fino al mare che hanno tranciato
parte delle strutture portanti in calcestruzzo armato di un palazzo
(d). Le foto a destra rappresentano, dallʼalto verso il basso, il buco
nel pilone dellʼAutostrada, il grande masso di circa 25 mc, un
pilastro dellʼedificio danneggiato dai massi inglobati nella colata.
di dimensioni variabili da qualche decimetro cubo a molti
metri cubi.
La portata massima del veloce
flusso che ha investito l’abitato di Scaletta Zanclea Marina
è stata stimata di centinaia di
mc/secondo, di gran lunga superiore a quella di una portata
di piena idrica che può essere
alimentata dal piccolo bacino
imbrifero (Ortolani, 10 ottobre 2009).
La morfologia del bacino del
T. Racinazzo, stretta (larghezza media circa 500 m) e lunga
(circa 2200 m) con versanti ripidi e l’alveo incastrato nel
substrato ha fatto sì che le colate di fango abbiano determinato l’accumulo del detrito di
frana direttamente nel corso
torrentizio. Le varie migliaia
di metri cubi di fango e detriti riforniti dai ripidi versanti
nella parte alta del bacino imbrifero hanno contribuito ad
alimentare il flusso fangosodetritico che si è incanalato
nell’alveo del T. Racinazzo ingrossandosi progressivamente e aumentando di velocità
(Figura 4).
Quando il flusso fangoso-detritico è giunto all’altezza del
viadotto dell’Autostrada Messina-Catania era già caratterizzato da un volume di diverse migliaia di metri cubi e
notevole velocità; dopo avere
percorso varie curve paraboliche è rientrato in alveo investendo i piloni perpendicolarmente alla loro massima dimensione.
Uno dei massi inglobati nella
colata ha colpito violentemente la parete destra orografica di un pilone della corsia sud dell’Autostrada provocando uno squarcio di circa
90 cm di diametro all’altezza
di circa 1,30 m dal suolo.
*Ordinario di geologia,
Direttore del Dipartimento
di Pianificazione e Scienza
del Territorio
Università di Napoli
Federico II,
[email protected]
**Ingegnere, Centro Studi
Strutture Geologia Geotecnica,
San Vitaliano (NA),
[email protected]
Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:16 Pagina 10
10
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
FOCUS/
N. 6 - 1 Aprile 2010
ASPETTI IDROGEOLOGICI E DIFESA DEL TERRITORIO
RISCHIO IDRAULICO / Il “caso-studio” dell’alluvione di Messina dell’ottobre 2009
PROF. ING.
ENRICO FOTI*
e alluvioni e le frane
che continuano a interessare diverse regioni
italiane portano ancora una
volta drammaticamente in
evidenza il problema di una
efficace prevenzione e protezione dei centri urbani dal rischio idraulico, ossia dal rischio di eventi calamitosi riconducibili agli effetti prodotti
dall’azione dell’acqua sul territorio, quali esondazioni dei
corsi d’acqua, colate detritiche, trasporto di materiale alluvionale, etc.
Schematicamente il rischio
viene valutato come il prodotto di tre fattori, e precisamente: i) la pericolosità, cioè
la probabilità che si verifichi
un evento calamitoso; ii) la
vulnerabilità, ossia la capacità
di resistenza alle sollecitazioni prodotte dall’evento; iii) il
valore degli elementi esposti a
rischio, ossia persone, proprietà, attività economiche,
ma anche beni ambientali,
presenti nella zona interessata dall’evento calamitoso.
La mitigazione di detto rischio può in parte essere affidata ad adeguati strumenti di
pianificazione territoriale. Al
riguardo si ricorda che la normativa vigente in materia di
difesa del suolo, ed in particolare la Legge 267/98, nota
come Legge Sarno, impone
la perimetrazione delle aree
“a rischio idrogeologico”, come viene impropriamente
identificato il rischio idraulico
e il rischio da frane, nell’ambito dei Piani stralcio di bacino per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.).
In effetti, la corretta mappa-
L
Detriti che hanno invaso la frazione di Scaletta Marina
tura delle zone a rischio
idraulico rappresenta l’elemento chiave per la protezione idraulica del territorio;
tuttavia oggi essa si rivela
spesso carente, soprattutto
con riguardo ai piccoli bacini
(possono considerarsi tali
quelli estesi al più una decina di km2), generalmente trascurati rispetto a quelli maggiori, sui quali in passato si
sono concentrati la maggior
parte degli studi e degli interventi. E ciò nonostante il fatto che oggi in caso di alluvioni e di frane si registri il
maggior numero di perdite
di vite umane e di danni proprio nei piccoli bacini. Detti
bacini, infatti, presentano un
comportamento idraulico peculiare a causa di alcune criticità che, in occasione di
eventi meteorologici estremi,
aumentano la vulnerabilità dei
beni esposti. Tra queste criticità si rilevano, in particolare, i ridotti tempi di corriva-
zione1, che riducono l’efficacia
dei sistemi di monitoraggio e
di allerta della popolazione,
e l’impulsività della risposta
idraulica, principalmente dovuta alle elevate pendenze
usualmente in gioco e alla notevole incidenza delle superfici impermeabili. Tali caratteristiche rendono i modelli
idrologici e idraulici attualmente disponibili, e per lo più
sviluppati per i grandi bacini
idrografici, poco efficaci. Ciò
comporta nella pratica una
valutazione del rischio spesso
basata su un’anamnesi storica
degli eventi, cui è velleitario
associare un qualunque significato statistico.
Emblematico è il caso dell’alluvione che il 1° ottobre
2009 ha colpito i comuni di
Itala, Messina e Scaletta Zanclea del messinese, provocando un totale di 37 vittime,
numerosi feriti, ingenti danni ad infrastrutture di trasporto nonché ad edifici pub-
Edificio crollato per effetto dellʼimpatto di una colata
blici e privati. I bacini idrografici che sono stati interessati dal citato evento calamitoso risultano, infatti, localizzati in una stretta fascia di territorio che si affaccia sullo Jonio. In detta zona, la presenza dei Peloritani, prospicienti
sulla costa, da cui originano
detti bacini, determina elevatissime pendenze e modeste
estensioni (superfici quasi
sempre inferiori ai 15 km2).
Essi inoltre sono caratterizzati da terreni metamorfici facilmente erodibili, anche per
la natura semi-arida del clima che favorisce piogge intense solo in alcuni brevi periodi dell’anno.
Nonostante la rappresentata
complessa orografia, essi sono fortemente antropizzati,
soprattutto nelle ristrette fasce costiere, peraltro attraversate da numerose infrastrutture lineari di trasporto
(strade, autostrade e ferrovie)
che hanno ulteriormente inciso sullo sviluppo urbanistico dei centri abitati in oggetto. Sebbene le analisi preliminari sembrino indicare che
l’evento pluviometrico del 1°
ottobre, che ha provocato l’esondazione di numerosi corsi d’acqua, numerosissimi
eventi franosi e colate di fango e di detriti miste ad acqua, abbia avuto carattere di
eccezionalità, tuttavia gli effetti al suolo di tale evento
hanno messo in luce alcune
delle sopra citate criticità
nonché alcune cause predisponenti degli ingenti danni
di natura antropica.
Con riguardo al profilo delle
criticità dei piccoli bacini, come sopra identificate, nel caso in esame bisogna ulteriormente rilevare che le numerosissime colate detritiche sono state altresì favorite dal fatto che l’erodibilità dei suoli è
risultata notevolmente accresciuta per effetto di un diffuso
abbandono dei territori e delle colture e, almeno parzialmente, per effetto di numerosi incendi che nelle ultime
stagioni estive hanno interessato dette aree.
Per quanto concerne le ulteriori cause predisponenti di
natura antropica, pur dovendosi escludere del tutto cause comunque riferibili a pratiche di abusivismo edilizio,
si è storicamente rilevato uno
sviluppo del territorio piuttosto “disordinato” dal punto
di vista idraulico, che ha prodotto una diffusa commistione di “funzioni”: non di rado,
infatti, i torrenti sono diventati vie di accesso o vere e
proprie vie di comunicazione,
spesso, peraltro, prive di adeguate opere idrauliche di regimentazione e di smaltimento delle acque. Ma v’è di
più: tale disordinato sviluppo non è per nulla stato contenuto nemmeno dalla realizzazione di opere di deflusso, anch’essa avvenuta in modo disordinato e incurante
dei conseguenti effetti su sca-
la di bacino. Al riguardo si
pensi agli attraversamenti delle infrastrutture lineari di trasporto progettati per smaltire esclusivamente portate liquide e soprattutto caratterizzati da sezioni trasversali
sempre più piccole da monte
verso valle.
Infine, circostanza non meno
importante, si è anche rilevata una scarsa sensibilità della
popolazione ai problemi connessi al rischio idraulico e di
frana. Non vi è dubbio, infatti, che l’utilizzazione di attraversamenti a guado quali
vie d’accesso a diversi edifici
privati; la realizzazione negli
impluvi di numerosissime vasche per l’irrigazione, anche
Il rischio viene
valutato come
il prodotto
di tre fattori:
la pericolosità,
la vulnerabilità
e il valore degli
elementi esposti
a rischio
di grandi dimensioni, che
hanno ceduto durante l’evento; l’ostruzione di tombinature a causa di auto o altri
mezzi ivi parcheggiati; abbiano esaltato gli effetti dell’evento.
L’ipotesi iniziale della delocalizzazione generalizzata dei
centri abitati maggiormente
colpiti dall’evento è stata subito abbandonata per diversi
motivi sia di natura tecnica
che sociale. L’abbandono de-
I tre comuni
maggiormente
colpiti dall’alluvione
sono oggi oggetto
di attenzione
e di interventi di
mitigazione
del rischio idraulico
che renderanno
i luoghi più sicuri
gli abitati, infatti, avrebbe
comportato gravi ripercussioni sugli stili di vita della popolazione, già profondamente provata dall’evento e, cosa non meno importante, sull’ambiente per molteplici questioni: ulteriore abbandono
delle campagne; utilizzo di
spazi necessari alle nuove edificazioni; definitivo degrado
del patrimonio edilizio e storico cui le popolazioni sono
legate da profondo retaggio
storico-culturale. Inoltre, deve
considerarsi che la gran parte
del territorio della provincia
di Messina, come peraltro ri-
levato sin dall’inizio dai consulenti designati dal Commissario Delegato per l’emergenza, che hanno ritenuto ragionevolmente possibile
il rientro parziale delle popolazioni in aree a modesto rischio residuo, e come drammaticamente si sta constatando in questi giorni, è caratterizzato da estrema vulnerabilità idrogeologica, che
rende notevolmente difficoltosa se non impossibile l’individuazione di eventuali aree
sicure e relativamente vicine,
dove poter effettuare le delocalizzazioni.
Si è quindi deciso di intervenire sinergicamente sui diversi
fattori che compongono il rischio, al fine di garantire una
efficace messa in sicurezza
delle zone colpite, minimizzando gli impatti sulla popolazione e sull’ambiente.
Assumendo l’evento pluviometrico come forzante, è evidente che è impossibile intervenire sulla pericolosità. Risulta invece possibile, ed è già
in atto, l’intervento sugli altri
fattori di rischio. In particolare, si prevede di ottenere la
riduzione della vulnerabilità
con interventi volti a stabilizzare i versanti e a sistemare
idraulicamente i corsi d’acqua e gli impluvi minori: il
problema delle interferenze
delle infrastrutture lineari di
trasporto con la rete idrografica sarà affrontato i maniera
unitaria su scala di bacino.
Inoltre, la riduzione della vulnerabilità dovrà essere perseguita anche attraverso lo sviluppo di un adeguato sistema di monitoraggio, di allerta e di educazione della popolazione alla gestione dell’evento, in modo tale che
non solo venga tempestivamente avvisata detta popolazione sul pericolo imminente
di un evento alluvionale potenzialmente catastrofico, ma
che vengano attuati comportamenti che neutralizzino ulteriori cause predisponenti e
favoriscano la gestione dell’emergenza. Infine, la riduzione
del valore degli elementi
esposti potrà avvenire sulla
base di considerazioni geomorfologiche, idrauliche e
geotecniche, così come già
fatto, mediante l’individuazione selettiva di edifici pubblici e privati da demolire e
delocalizzare in aree più sicura.
A fronte delle superiori considerazioni, i tre comuni maggiormente colpiti dall’alluvione del 1° ottobre 2009, con
costi e perdite elevatissimi,
sono oggi oggetto di attenzione e di interventi di mitigazione del rischio idraulico
che, certamente, renderanno
i luoghi più sicuri. Resta tuttavia il timore che numerosi
altri siti, verosimilmente caratterizzati da analoghe situazioni orografiche e/o da
simili sviluppi urbanistici come quelli sopra sinteticamente descritti, possano essere soggetti a rischio idraulico elevato e che pertanto
un’effettiva azione di prevenzione e protezione da tale rischio in Italia presupponga
adeguati investimenti sia in
termini di studi qualificati, sia
in termini legislativi, nonché,
infine, di risorse economiche.
*Ordinario di Idraulica
Dipartimento di Ingegneria
Civile e Ambientale
Università di Catania
1
Il tempo di corrivazione è pari al
tempo che impiega una particella
d’acqua per transitare dal punto a
monte idraulicamente più distante
del bacino alla sezione di chiusura
del bacino stesso.
Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:17 Pagina 11
N. 6 - 1 Aprile 2010
FOCUS/
PROF. ING.
MICHELE MAUGERI
l rischio da frana dipende
dal pericolo dovuto alle
piogge eccezionali, dalla
vulnerabilità dei pendii sottoposti all’incremento delle
pressioni interstiziali, dovute
all’innalzamento della falda,
conseguente alle piogge eccezionali, e dalla esposizione
al rischio delle vite umane e
di beni che si trovano sul pendio o nelle sue vicinanze. Il
pericolo legato alle piogge eccezionali, ed alle eventuali alluvioni, fa parte della valutazione del rischio idraulico
(Foti, 2009). Per quanto riguarda la vulnerabilità del
pendio ed il conseguente rischio, essi dipendono dal tipo
di frana. Esistono diverse classificazioni delle frane (Skempton and Hutchinson 1969;
Varnes 1978). Ai fini del rischio per la perdita di vite
umane, il maggiore rischio è
collegato alle frane molto rapide con velocità di avanzamento superiore ad 0.5-1
m/s. In linea di massima, sul-
I
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
11
ASPETTI IDROGEOLOGICI E DIFESA DEL TERRITORIO
RISCHIO DA FRANA / Il “caso-studio”
dell’alluvione di Messina dell’ottobre 2009
la costa tirrenica della provincia di Messina prevalgono le frane a cinematica lenta,
mentre sulla costa ionica è
possibile l’innesco di frane
molto rapide ed estremamente pericolose, che non
consentono la completa evacuazione della popolazione.
Tra le frane molto rapide si
possono annoverare le colate
di detrito che il 1 ottobre
2009 hanno interessato 14
centri abitati dei Comuni di
Messina (Briga Superiore, Briga Marina, Pezzolo, Altolia,
Molino, Giampilieri Superiore, Giampilieri Marina), Scaletta Zanclea (Scaletta Zanclea, Scaletta Superiore, Guidomandri Superiore, Guidomandri Marina) e Itala (Itala,
Mannello, Borgo). Nella parte bassa dei bacini sono state
censite circa 550 frane. Di
Figura 1. Frana sulla via Vallone che ha causato il crollo di
alcuni edifici provocando 27 morti a Giampilieri (ME)
queste alcune si sono evolute
come colate di detrito, molto
rapide, ed hanno interessato
prevalentemente i centri abitati di Giampilieri, Scaletta
Zanclea, Giudomandri, Mannello e Borgo, causando 37
morti. Di questi ben 27 si sono verificati nel centro abitato di Giampilieri. Migliaia di
persone sono rimaste senza
casa, le attività economiche
sono state interrotte, con un
grandissimo costo per la collettività.
Le perdite di vite umane a
Giampilieri si sono avute nella via Vallone (Figura 1), a
causa di una frana del pendio
di monte che ha investito alcuni edifici, causandone il
crollo e la perdita di vite umane. Il centro abitato di Giampilieri è stato interessato da
altre colate di fango lungo il
torrente Sovra Unno ed il torrente Loco. Nella figura 2 è
visibile l’accumulo dei detriti
nella via Chiesa, dove tuttavia
non si è avuta perdita di vite
umane.
È da sottolineare che le perdite di vite umane si sono verificate perché gli edifici sono stati investiti dalla frana e
quindi indipendentemente
dalla larghezza dei canali di
scolo dei torrenti, peraltro
ostruiti o inesistenti come nel
caso della via Chiesa.
Per mitigare il rischio occorre intensificare le ricerche al
fine di prevenire questi eventi. A tal fine occorre eseguire
preventivamente gli interventi, con costi notevolmente inferiori (pari a circa il 10%)
di quelli necessari per ripristinare i luoghi nel post evento. Le previsioni di un evento
Figura 2. Colata di fango nella via Chiesa del centro abitato di
Giampilieri (ME), che non ha provocato morti.
catastrofico vengono spesso
effettuate sulla base di correlazioni empiriche pioggia-frana, basate sulla individuazione del valore di soglia della
pioggia che fa scattare l’allarme e della pioggia critica che
fa scattare l’evoluzione della
zona interessata. Tale metodologia è stata messa a punto
ad Hong Kong dal Servizio
Geotecnico, istituito all’inizio
degli anni ‘80, in aggiunta a
quello geologico preesistente. Gli interventi di stabilizzazione mirati alla riduzione
del rischio, eseguiti a cura del
servizio geotecnico, hanno
consentito di far diminuire la
perdita di vite umane da qualche centinaio a meno di una
decina per ciascun evento
(Premchitt et al. 1994; GEO,
1991-1996). Questo tipo di
correlazione empirica pioggia-frane ha una validità locale e richiede una appropriata e lunga taratura sulla
base dei dati storici degli
eventi che si sono verificati
nella zona del suo utilizzo. In
effetti si tratta di correlazioni
a scatola chiusa (black box),
perché non rispecchiano il fenomeno fisico, secondo il
quale le piogge intense causano l’innalzamento della falda, e quindi della pressione
neutra, e l’innalzamento delsegue a pag. 13
Figura 3. Opere di stabilizzazione di un pendio sulla strada di
accesso a Giampilieri, danneggiato dallʼevento del 1 ottobre 2009
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12
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
FOCUS/
ASPETTI IDROGEOLOGICI E DIFESA DEL TERRITORIO
Il ruolo dell’Ordine degli Ingegneri
di Messina nell’emergenza
dell’alluvione dell’ottobre 2009
DOTT. ING.
MANLIO MARINO*
DOTT. ING. SANTA IUDICELLO
A seguito dell’alluvione di
Messina del 2009 che ha provocato lo straripamento dei
corsi d’acqua e diversi eventi
franosi, a cui è seguito lo scivolamento a valle di colate di
fango e detriti, l’Ordine degli
Ingegneri di Messina ha svolto le seguenti attività:
■ coordinamento di circa trecento professionisti e loro turnazione per la compilazione
delle Schede di Agibilità (AeDES) degli edifici;
■ supporto organizzativo all’amministrazione comunale
per il censimento dei danni
strutturali agli edifici;
■ segreteria tecnica per la raccolta, la sintesi e la trasmissione dei dati all’Unità di Crisi
preposta;
■ attivazione dei Presidi Territoriali Idraulici per monitorare i bacini idrografici delle
zone alluvionate.
L’8 ottobre 2009, i professionisti iscritti agli Ordini degli
Ingegneri e degli Architetti
della provincia di Messina e
all’Ordine regionale dei geologi, che hanno aderito all’iniziativa per il censimento dei
danni agli edifici, hanno partecipato ad una riunione, presso il Palazzo Municipale di
Messina, alla quale erano presenti anche docenti universitari e funzionari di Protezione
civile regionale, per ricevere
indicazioni sulla compilazione delle Schede di Agibilità
(AeDES).
Sin da subito si è rilevato che
le schede A e DES 2000, messe a punto e tarate per valutare l’agibilità di strutture edilizie
a seguito di eventi sismici, erano inadeguate per l’evento alluvione/colata detritica. Quindi, sono state calibrate per l’evento calamitoso in esame.
Del resto la precedente considerazione è scontata dato
che: nel danno post-sisma nella molteplicità dei casi- se
una struttura è danneggiata, lo
è dalla base e per tutte le elevazioni, mentre nel caso in
esame può essere inaccessibile il piano terra perché inva-
N. 6 - 1 Aprile 2010
so da fango, mentre gli altri
piani in elevazione possono
essere perfettamente funzionali. Il 12 ottobre è iniziato il
censimento dei danni agli edifici e giornalmente si costituivano, in base alla disponibilità
dei professionisti aderenti all’iniziativa, le squadre composte generalmente da due ingegneri, un geologo e un architetto. Costituite le squadre e
assegnate ad esse un certo numero di particelle da visionare,
ci si recava in sito per i sopralluoghi. E’ stato richiesto
ai tecnici volontari di compilare le schede A e DES in funzione del danno provocato
dall’alluvione, trascurando, per
questa prima fase, le eventuali anomalie e non congruenze
strutturali preesistenti riscontrate ai fini antisismici; questo
perché lo scopo era di far rientrare il maggior numero di
I giudizi positivi di
agibilità sono stati
spesso condizionati
alla messa in
sicurezza
dell’ambiente esterno
o immediatamente
prossimo all’abitato
posto alla base del
pendio o vicino le
zone in frana.
sfollati all’interno delle proprie
abitazioni al più presto possibile.
I giudizi positivi di agibilità sono stati spesso condizionati alla messa in sicurezza dell’ambiente esterno o immediatamente prossimo all’abitato posto alla base del pendio o vicino le zone in frana.
Conclusi i sopralluoghi giornalieri, il lavoro continuava nei
locali della segreteria dell’Ordine degli Ingegneri di Messina per raccogliere, sintetizzare
e trasmettere all’organo dell’Unità di Crisi costituita presso il Comune.
In più di un’occasione le co-
munità colpite dall’alluvione
hanno manifestato la loro gratitudine all’opera meritoria e
volontaria svolta dai numerosi professionisti nella fase di
censimento dei danni.
Il lavoro di sintesi è stato reso
possibile grazie all’incessante
lavoro degli ingegneri e alla
pazienza del personale della
segreteria dell’Ordine degli Ingegneri che ha quasi bloccato le attività proprie dell’Ordine, per dare priorità assoluta a questa emergenza.
Dal 1 dicembre 2009, le attività dell’Ordine hanno permesso anche l’attivazione dei
Presidi Territoriali Idraulici,
con l’impiego di oltre 50 ingegneri. I presidi idraulici, ad
oggi ancora in corso, hanno
l’obiettivo di monitorare i bacini idrografici ed i deflussi lungo le aste principali dei corsi
d’acqua afferenti le zone alluvionate, con particolare attenzione alle criticità ancora presenti sul territorio. Il tutto si
svolge nell’ambito delle attività previste dalla Protezione Civile del Comune di Messina,
volte a garantire l’incolumità
dei residenti e la sicurezza della viabilità in caso di allerta
meteo. Un ringraziamento
particolare va ai professionisti
che nella prima fase hanno
prestato gratuitamente la loro
professionalità al servizio del
popolo messinese colpito dall’alluvione e ai diversi ordini
professionali italiani , che oltre manifestare la solidarietà,
hanno inviato donazioni in denaro. Sull’onda dell’emozione
di quanto accaduto, è stata costituita l’ “Associazione ingegneri Messina emergenze civili Luigi Costa”, collega tragicamente scomparso durante
l’alluvione mentre faceva ritorno a casa dopo un sopraluogo tecnico: l’Associazione riconosciuta tra quelle di volontariato della Protezione Civile - si muoverà autonomamente dall’Ordine e sarà presente tutte le volte che sarà
necessario.
*Membro del Direttivo
Ordine degli Ingegneri
di Messina
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Indagini, modellazione geotecnica e
normativa per la difesa del territorio
segue da pag. 7
siderato, ma anche del metodo di verifica e della modellazione che si intendono
adoperare.
Non esiste, quindi, un modello geotecnico di sottosuolo indipendente dall’opera,
dalla situazione, dallo stato limite e, se vogliamo, anche
dall’approccio progettuale
scelto.
Le NTC chiariscono poi bene le differenze tra Modellazione Geotecnica e Modellazione Geologica, essendo quest’ultima finalizzata alla “ricostruzione dei caratteri litologici, stratigrafici,
strutturali, idrogeologici, geomorfologici e, più in generale,
di pericolosità geologica del territorio”. Il Modello Geologico “deve essere sviluppato in
modo da costituire utile elemento di riferimento per il progettista per inquadrare i problemi geotecnici e per definire il
programma delle indagini geotecniche.” Gli esiti degli studi
geologici “devono essere esaurientemente esposti e commentati in una Relazione Geologica”. Tale relazione dovrà essere propedeutica alla Relazione Geotecnica, nella quale si illustreranno “le scelte
progettuali, il programma e i
risultati delle indagini, la caratterizzazione e la modellazione, …, unitamente ai calcoli per il dimensionamento geotecnico delle opere e alla descrizione delle fasi e modalità
costruttive”.
La sequenza logica richiesta
tra studi geologici e geotecnici esalta la professionalità
non solo dell’ingegnere incaricato delle indagini e degli
studi geotecnici, ma anche
del geologo, al quale è richiesto un compito di inquadramento ed indirizzo, estremamente utile al progetto.
Anche la valutazione delle
condizioni di stabilità dei pendii e la progettazione di eventuali interventi di mitigazione del rischio di frana devono
essere effettuati su base quantitativa e, quindi, ingegneristica, a partire da un idoneo modello geotecnico di sottosuolo, definito sulla scorta di indagini geotecniche programmate tenendo conto dell’inquadramento geomorfologico ed evolutivo del versante.
Le NTC indicano anche alcuni criteri per la definizione
del piano di indagini, tenendo
conto dell’estensione dell’area a rischio di frana e della
profondità delle potenziali superfici di scorrimento, con
particolare attenzione alla valutazione del regime delle
pressioni interstiziali.
Tra gli aspetti sostanzialmente modificati dalle NTC
rispetto al precedente quadro
normativo vi è la definizione
dell’azione sismica sia per
quanto riguarda quella attesa su affioramento rigido sia
per quanto attiene la valutazione dell’effetto di sito. Su
quest’ultimo aspetto la norma recepisce quanto noto da
anni su come il moto sismico
possa essere modificato nella
sua propagazione dalla formazione rigida di base alla
superficie e su come tale modifica sia funzione della rigidezza dei terreni presenti.
Pertanto le NTC richiedono
che si esegua un’analisi di Risposta Sismica Locale, RSL,
(ancorché, in molti casi, con
procedure semplificate) per
definire l’azione sismica trasmessa agli edifici ed alle altre
strutture. Ciò richiede un’adeguata caratterizzazione del
sottosuolo in termini di suc-
Figura 1. Geofono per prova di Down-hole
Figura 2. Esempio di risultati di prova MASH per la valutazione
del profilo delle velocità delle onde di taglio
cessione degli strati e di rigidezza a taglio degli stessi a
modesti livelli di deformazione con prove di origine
geofisica (cross-hole, down-hole,
SCPT, SDMT, MASW).
Come spesso accade, le novità positive possono essere
accompagnate da ricadute
non altrettanto positive. Nel
caso di specie, a parere di chi
scrive, possono sussistere due
rischi da non sottovalutare:
■ la necessità di condurre
prove per lo studio della RSL
può lasciare intendere in modo non corretto che queste
possano essere le uniche indagini da eseguire, trascurando così che i risultati di queste
La valutazione delle
condizioni di
stabilità dei pendii e
la progettazione di
eventuali interventi
di mitigazione del
rischio di frana
devono essere
effettuati a partire
da un idoneo
modello geotecnico
di sottosuolo
indagini non sono in genere
sufficienti per verifiche geotecniche delle strutture in condizioni di esercizio e tanto
meno allo stato limite ultimo;
■ la richiesta di mercato
spingerà ad un incremento
dell’offerta di prove di tipo
MASW, più facili da eseguire
ed economiche rispetto alle
down-hole (o SCPT e SDMT),
ma più incerte nell’interpretazione e, soprattutto, più difficilmente controllabili da parte del progettista o di chi è
incaricato di verificare il progetto.
Si tratta di preoccupazioni
basate sulle osservazioni di situazioni già verificate nel breve lasso di tempo intercorso
dall’entrata in vigore della
nuova normativa. Pertanto,
nella mia veste di presidente
dell’Associazione Geotecnica Italiana, ho ritenuto giusto allertare con una lettera
sull’argomento il Presidente
del Consiglio Superiore dei
Lavori Pubblici.
Sull’argomento “effetti di sito” vale anche la pena di
chiarire le differenze esistenti tra gli studi di RSL, finalizzati alla verifica di strutture,
e la Microzonazione Sismica
(MS), che invece è condotta
per finalità di pianificazione
urbanistica. La prima - e sostanziale - differenza è la scala alla quale si opera: del manufatto nel primo caso, territoriale nel secondo. In genere, quindi, le indagini e lo studio per la RSL forniscono informazioni più puntuali e specifiche di quelle che si possono ottenere dagli studi per
la MS. Gli studi di MS forniscono, poi, risultati in condizioni di campo libero, a livello del piano campagna, prescindendo dai caratteri specifici delle opere. Gli studi di
RSL devono, invece, fare riferimento a quote generalmente diverse dal piano campagna, che dipendono dall’opera in esame (ad es., piano di
posa per le fondazioni superficiali). Peraltro dovrebbero,
a rigore, tenere conto anche
dell’interazione tra il terreno e
la struttura. Infine, al di là degli aspetti scientifico-tecnici,
lo studio di RSL rientra nella
definizione del modello geotecnico di sottosuolo e come
tale nelle responsabilità del
progettista.
Il progettista non potrà utilizzare direttamente i risultati di uno studio di MS, qualora questo fosse disponibile,
ma potrà trarne vantaggio per
programmare le indagini e gli
studi di RSL.
prof. ing. Stefano Aversa
Ordinario di Geotecnica,
Università Parthenope,
Napoli
Presidente
dell’Associazione
Geotecnica Italiana
Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:17 Pagina 13
N. 6 - 1 Aprile 2010
FOCUS/
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
13
ASPETTI IDROGEOLOGICI E DIFESA DEL TERRITORIO
RISCHIO DA FRANA / il “caso-studio” dell’alluvione di Messina dell’ottobre 2009
segue da pag. 11
la pressione neutra causa il
movimento del pendio, che
si può eventualmente concludere con una vera e propria frana. Esistono diverse
correlazioni empiriche al riguardo (Maugeri, 2010). A titolo di esempio si riporta la
previsione della frana n. 3 avvenuta sulla strada nazionale
n. 33 in Giappone. Sulla base
delle correlazioni empiriche
piogge-spostamenti del terreno e spostamenti del terreno-frana, è stato previsto il 19
luglio, con 3 giorni di anticipo
sulla frana, che la frana si sarebbe verificata il 20 luglio
1979. La frana è stata prevista
con una imprecisione di 30
minuti. Il 25 agosto è stato
previsto che una seconda frana sarebbe avvenuta il 27
agosto. Il 27 agosto alle ore
10 è stato previsto che la seconda frana sarebbe avvenuta alle ore 12.30. La strada è
stata chiusa alle ore 12 e la
frana si è verificata alle ore
12.50 con un errore di precisione di soli 20 minuti (Seki et
al., 1980).
Un altro problema rilevante
riguarda la progettazione e la
realizzazione delle opere di
intervento per la mitigazione
del rischio di frana. Nel passato molto spesso queste opere sono state ubicate e progettate in modo empirico,
senza una reale corrispondenza all’effettivo grado di rischio ed al livello di sicurezza
da conseguire. Spesso le opere sono state realizzate in zone con rischio reale basso o
addirittura trascurabile, mentre tali opere non sono state
realizzate in zone a rischio ef-
fettivamente elevato. Al fine
di realizzare le opere di intervento, i livelli di rischio individuati nei piani di assetto
idrogeologico non sono molto spesso affidabili. Per esempio nelle zone colpite dall’evento del 1 ottobre 2009 il
PAI non prevedeva alcun rischio. Inoltre molto spesso le
opere sono state progettate
in modo empirico, senza raggiungere un efficace incremento del livello di sicurezza della stabilità dei pendii.
Nella Figura 3 è riportato un
intervento di stabilizzazione
con rete ancorata, che è stato
danneggiato dall’evento del
1 ottobre 2009. Altrettanto si
può dire dell’intervento con
gabbionate realizzato nel
2007, a seguito di un evento
di pioggia eccezionale e danneggiato dall’evento del 2009
(Figura 4).
Queste tipologie di interventi con reti ancorate e gabbionate, qualora ben eseguite, sono tuttavia adeguate a migliorare la stabilità dei pendii
e mitigare il rischio di frana.
Nella Figura 5 è riportato un
intervento con rete ad alta resistenza che sarà applicata in
sostituzione della rete indicata in Figura 3. Nella Figura 6
è riportato un intervento con
gabbioni realizzati su una base di calcestruzzo, che ne ha
impedito l’erosione al piede
come nel caso di Figura 4,
Figura 4. Gabbionata nel torrente Urno
realizzata sopra la via Chiesa, danneggiata
dallʼevento del 1 ottobre 2009
quali opere di stabilizzazione
della frana di San Fratello, attivatasi nel 1922 (sul versante
opposto di quella verificatasi
di recente nel 2010).
È tuttavia opportuno che nel
futuro queste opere vengano
ubicate sulla base di una accurata valutazione del rischio
di frana, in scala 1:2000, e
vengano progettate eseguendo adeguati calcoli geotecnici, come peraltro prescritto
dalla recente Normativa Tecnica per le Costruzioni (D.M.
14/01/2008), in vigore dal 1
luglio 2009. È altresì indispensabile, per evitare sprechi, che le opere di intervento siano riportate a pieno titolo tra le opere strutturali e
Figura 5. Intervento di stabilizzazione
con rete ad alta resistenza ancorata
geotecniche, sottoponendo
tali opere, una volta eseguite,
al collaudo statico, mentre nel
passato sono state soggette
soltanto al collaudo tecnicoamministrativo, che non prevede alcuna verifica dell’effettivo raggiungimento del
grado di sicurezza, che deve
essere previsto in sede di progettazione.
Solo utilizzando le moderne
tecnologie per la mitigazione
del rischio geotecnico da frana
ed operando i necessari controlli, lo Stato potrà garantire la
sicurezza,con costi sostenibili, a tutti i cittadini, che costruiscono nel rispetto di tutte
le leggi, ed in particolare delle
Norme Tecniche per le Co-
Figura 6. Intervento di stabilizzazione
con gabbionate nella frana del 1922 a
San Fratello (ME)
struzioni (D.M. 14.01.2008, in
vigore dal 01.07.2009) e delle
norme contenute nei piani urbanistici.
prof. ing. Michele Maugeri
Ordinario di Geotecnica,
Università di Catania
BIBLIOGRAFIA
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caso studio dell’ alluvione di Messina del 1 Ottobre 2009. Il Giornale
dell’Ingegnere n. 6 2009.
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years 1984 to 1995, Geotechnical
Engineering Office, Hong Kong.
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The October 1, 2009 Disaster of
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Sustainability. Kyoto, January 1113, 2010.
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Roberto Marino
Calcestruzzo e Imprese
• DIAFRAMMI • MICROPALI• TIRANTI • PALI
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IL GIORNALE dell’INGEGNERE
N. 6 - 1 Aprile 2010
L’INTERVENTO
Trasporti e collegamenti: la grande sfida del Vecchio Continente
Il futuro del trasporto delle merci su rotaie e i nuovi scenari internazionali conseguenti alla crisi economica che sta coinvolgendo ogni settore: sono
stati questi i principali temi trattati nel corso di un convegno tenutosi a Roma. Hanno partecipato, tra gli altri, autorevoli rappresentanti del mondo
politico, accademico ed economico. A tal proposito, pubblichiamo una sintesi dell’intervento dell’ingegner Vittore Ceretti, presidente onorario Alta
Capacità del Gottardo.
DOTT. ING.
Panama 77 km (con chiuse)
Differenza quota oceani metri 40; in
corso raddoppio (presunta fine lavori
2015)
VITTORE CERETTI
convegni sono momenti di verifica, di
confronto e di crescita non solo per la conoscenza delle problematiche, ma
anche per raccogliere idee e
sfide per scelte concretamente realizzabili in tempi certi il
più possibile rapidi.
Nel recente convegno tenutosi a Roma, sul trasporto ferroviario delle merci, si è fortemente sottolineato la necessità di adeguarsi per tempo
alle esigenze del mercato internazionale e ai vari scenari, in continua mutazione, in
tutti i campi. Le strategie riguardanti i trasporti, in funzione delle economie emergenti e fluttuanti in tutto il
mondo, impongono una continua verifica dei progetti onde evitare che alla loro realizzazione, e ancor prima, siano ormai inutili.
La crisi finanziaria avviatasi
sul finire del 2007 ed evidenziatasi nella sua gravità nelle
settimane del Convegno dell’anno scorso s’è ripercossa
nell’economia reale per tutto
il 2009 e non risulta per nulla
superata.
L’Europa esprimeva ed esprime un territorio antropomorfizzato e consolidato da
due millenni.
Gli interventi dell’800 erano
rivolti a migliorare e ottimizzare la sua funzionalità e avevano dimostrato, prima con
la costruzione delle strade
“I
TRASPORTO NAVALE
LOGISTICA 2008
(milioni di tonnellate)
Shanghai (Cina)
Singapore (Singapore)
Rotterdam (Olanda)
Ningbo (Cina)
Tianijn (Cina)
Guangzhou (Cina)
Hong Kong (Cina)
Busan (Corea del Sud)
Sout Louisiana (Stati Uniti)
Houston (Stati Uniti)
443
423
376
272
245
242
230
217
192
192
TRAFFICO PORTI
MEDITERRANEO 2008
(milioni teu - container standard)
Valencia
3.600
Algeciras
3.300
Barcellona
2.600
Genova
1.750
Las Palmas
1.350
Marsiglia
850
Bilbao
550
Napoli
500
TRAFFICO MERCI
PORTI ITALIANI 2008
(milioni di tonnellate)
Genova
Trieste
Taranto
Gioia Tauro
Cagliari
Livorno
Venezia
Augusta
Ravenna
Napoli
La Spezia
54
48
43
34
34
34
30
30
26
19
18
Tab. 1
transalpine poi con i tunnel
ferroviari, infine con il potenziamento dei porti, che l’Europa era il continente guida.
Il XX secolo aveva visto spostarsi la leadership nell’America del Nord e oggi restiamo
sgomenti nel constatare
quanto sta accadendo in maniera vertiginosa nei Paesi
asiatici del Pacifico in particolare in Cina.
Negli anni 70 un famoso libro Le Pacifique nouveau centre du monde (edito da Ministero del Commercio estero
francese) aveva richiamato
l’attenzione sulla trasformazione in atto in tale grande
area ma non aveva previsto
le ripercussioni con il resto
del vecchio e nuovo mondo.
Oggi dobbiamo constatare
che lo scenario asiatico, avendo travolto molte previsioni,
impone severe riflessioni sui
NEWS ǀ La stabilizzazione dei versanti
sistemi infrastrutturali europei e quindi in primo luogo
sul corridoio dei due mari.
È pericoloso a mio avviso
esaminare il problema Alptransit non prendendo in
considerazione quanto sta avvenendo nei collegamenti del
globo.
I collegamenti tra il nuovo
centro del mondo con il vecchio continente e con le
Americhe avvengono, per ragioni legate alla configurazione dei continenti, con
quattro vettori diversi: via mare, via ferro, via pipeline, via
aerea. Ognuno ha la sua caratterizzazione ma una serie
di dati e avvenimenti ci portano a richiamare l’attenzione
in particolare sui porti dei
traffici merci marittimi che
sono i cordoni ombelicali del
corridoio dei due mari, infrastruttura complessa che coA cura di Imready
Inerbimento di versanti per la protezione
dei suoli dall’erosione
e la stabilizzazione superficiale
Fenomeni superficiali di instabilità dei versanti e fenomeni di erosione possono essere efficacemente contenuti mediante l’impianto di coltri vegetali con apparato
radicale relativamente profondo. Nel 1999 si costituiva
in Italia la società PRATI ARMATI® che ha sviluppato
un’innovativa tecnologia “verde” per fronteggiare i fenomeni di erosione del suolo, di cui detiene l’esclusiva
mondiale. Tale tecnologia appare ad oggi parimenti efficiente nel contenere fenomeni di instabilità di coltri
superficiali per diverse tipologie di depositi interessati.
I risultati ottenuti in diversi cantieri in Italia ed all’estero
ne sono testimonianza. L’inerbimento di pendii con la
tecnica dell’impianto di apparati radicali può indurre numerosi effetti sulle
condizioni idrauliche e meccaniche
dei terreni inerbiti,
che a loro volta si
riflettono sulle condizioni di equilibrio
del pendio stesso.
Uno di questi effetti, di natura meccanica, è evidentemente attribuibile alle radici. L’incremento di resistenza a taglio del terreno per effetto delle
radici è infatti da tempo riconosciuto e studiato (Vidal,
1969; Schlosser e Long, 1974), e tale effetto è attualmente schematizzato ed implementato in un apposito
codice di calcolo di proprietà PRATI ARMATI®, sviluppato in collaborazione con l’Università degli Studi di
Milano, Istituto di Idraulica Agraria (Prof. Gian Battista
Bischetti e Dott. Geol. Fabrizio Bonfanti). Questo software (scaricabile gratuitamente dal sito web www.pratiarmati.it), consente di calcolare, per pendii stabili dal
punto di vista geotecnico (Fs>1), l’incremento della resistenza al taglio e del fattore di sicurezza dovuti all’azione dei PRATI ARMATI® per effetto delle radici.
Recentemente, presso l’Università degli Studi di Perugia è stato avviato uno studio per l’implementazione di
un modello di calcolo rappresentativo del fenomeno fisico nel suo insieme. Lo studio, svolto presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Ateneo
perugino, è condotto da un gruppo di ricerca del quale
fanno parte il Prof. V. Pane e gli Ingg. M. Cecconi e A.
Rettori. Il problema è relativamente complesso, dal
momento che i fenomeni in gioco sono molteplici e la
loro comprensione richiede competenze specifiche in
diversi settori, dall’agronomia, alla pedologia, alla fisica
dei terreni, all’idraulica e non ultimo all’ingegneria geotecnica. Nella fase iniziale dello studio, è stato sviluppato un semplice codice di calcolo sulla base del software originariamente
formulato da PRATI
ARMATI®; nella nuova formulazione del
codice si tiene opportunamente conto,
oltre che dell’incremento di resistenza a
taglio del terreno per
effetto delle radici,
dei fenomeni di evaporazione al suolo,
evapotraspirazione
delle radici, infiltrazione di acqua nel terreno, ruscellamento lungo il pendio. Un aspetto fondamentale del fenomeno riguarda infatti la variazione di contenuto d’acqua del terreno imputabile alle radici. In particolare,
l’impianto di radici può ridurre significativamente il
contenuto d’acqua del terreno, sia inibendo l’infiltrazione di acqua meteorica che attraverso l’assorbimento di
acqua da parte delle radici. Questa riduzione del contenuto d’acqua, e del grado di saturazione, incrementa a
sua volta la resistenza a taglio del terreno e migliora le
condizioni di equilibrio del pendio, schematizzato in
prima approssimazione, come pendio indefinito. Sebbene, allo stato attuale, alcuni aspetti del processo siano ancora trattati in modo empirico, i risultati dello studio appaiono promettenti e certamente motivano il
prosieguo stesso della ricerca.
stituisce la spina dorsale dell’Europa.
L’interscambio di merci che
caratterizza l’interscambio
dell’economia globale mondiale è presto rappresentato
dai dati qui elencati. Ovviamente i dati del 2008-2009,
per la nota congiuntura finanziaria ed economica, sono
suscettibili di non trascurabili oscillazioni. (Tab. 1)
Faccio notare che il solo porto di Rotterdam ha un traffico annuale pari a quello dell’intero sistema portuale italiano. I dati sono impressionanti. Va tenuto presente che
i due canali che interconnettono i 3 oceani, Pacifico, Atlantico e Indiano, sono tecnicamente caratterizzati da agibilità diverse. S’intravede, visti
i mutamenti climatici, anche
il passaggio attraverso il mare Artico.
Suez 163 km (senza chiuse)
Calo del traffico di circa il 20 per
cento nel 2008 e 2009 causa crisi
economia globale. È previsto tuttavia nei prossimi anni un incremento
per traffico India verso Europa e
Nord America.
Transiti marittimi
Kiel
56.964
Suez
18.193
Panama
14.011
Previsione aumento traffico
marittimo movimentazione
container 2004-2015
Estremo oriente
90%
Americhe
91%
Europea
88%
Si ha la precisa sensazione che
da ruotismo motore siamo diventati ruotismo indotto.
Dobbiamo prendere coscienza di quanto sta accadendo
nello scenario dell’economia
globale. Solo dando rapidamente delle risposte concrete
potremo vivere da protagonisti attivi e non assistere allo
spettacolo di decadenza del
mondo occidentale.
Alla concretezza della Confederazione Elvetica che ha
saputo superare difficoltà tecniche e politiche, noi pur essendo dotati di tecnici e di
imprese che operano in tutto
il mondo, vediamo il nostro
mondo politico cedere, per
ipocrisia, a pressioni di minoranze o di corporazioni
NEWS ǀ Tenax
che impediscono e ostacolano numerose infrastrutture di
pubblica utilità.
Recentemente vi sono stati
sullo scenario italiano vari avvenimenti degni di particolare rilievo sui quali hanno relazionato in questo Convegno vari oratori:
■ protocollo d’intesa tra le 3
regioni dell’11 novembre
2009 a Genova
■ forum internazionale per
lo sviluppo del trasporto ferroviario tenutosi il 19 novembre 2009 a Roma
■ tra Genova e Tianjin nel
giugno 2009 siglato accordo
alleanza portuale.
Alla luce delle più recenti notizie, in vista dei nostri sistematici convegni, il nostro comitato ritiene che si debba
proseguire ad operare su tre
direttrici parallele così come è
avvenuto negli ultimi tempi:
■ concretizzare soluzioni ferroviarie al servizio del sistema portuale genovese e del
retro porto e piattaforme intermodali logistiche;
■ coinvolgere sempre più tutte quelle istituzioni che possono costituire un fatto corale per creare quel consenso
fondamentale per concretizzare i programmi;
■ promuovere accordi tra le
grandi istituzioni per coinvolgere risorse per l’attuazione dei progetti finalizzati a
permettere la piena funzionalità del corridoio dei due
mari”.
A cura di Imready
Geogriglie integrali TENAX per il ripristino
e la stabilizzazione dei pendii
TENAX è un’azienda italiana, leader nella produzione di
reti in plastica estruse, con sedi in tutto il mondo. Negli
ultimi 25 anni ha svolto un importante ruolo di ricerca
nella messa a punto, tra l’altro, di sistemi di contenimento del terreno basati sull’utilizzo dei geosintetici. Oltre ad
una gamma completa di geogriglie di rinforzo, geostuoie
3D antierosive, geocompositi drenanti–anticapillari e
geocelle di confinamento, tutti made in Italy, TENAX ha
infatti sviluppato e brevettato un sistema di terre rinforzate denominato TENAX RIVEL, sistema che prevede,
quale elemento di rinforzo, l’impiego di geogriglie estruse a giunzione integrale al 100% in
HDPE TENAX TT/SAMP.
Il Sistema TENAX RIVEL
I terrapieni realizzati con il Sistema
TENAX RIVEL sono opere di sostegno a gravità che consentono di consolidare versanti instabili, ripristinare
quelli franati, realizzare rilevati di protezione contro la caduta massi nonché barriere antirumore rinverdite,
dighe in terra ed argini fluviali. Il Sistema consente di realizzare pareti
vegetate con inclinazioni ancora ottimali per l’attecchimento della vegetazione; il loro utilizzo è diffuso ormai in
tutto il mondo con grande successo, sia dal punto di vista dell’inserimento paesistico che della stabilità dei manufatti realizzati. La tecnica delle terre rinforzate è descritta nel “Atlante delle opere di sistemazione dei versanti” dell’agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente e in numerosi Manuali regionali per le Opere di Ingegneria Naturalistica (foto 1).
Rilevati Paramassi con l’utilizzo del sistema TENAX RIVEL - Caso studio di Varenna (LC)
Nel novembre 2004 a Varenna (Lecco), nella frazione denominata Fiumelatte, una frana di oltre mille metri cubi si
stacca dalla montagna, scende per oltre 600 metri, spazza via la linea ferroviaria, travolge la linea elettrica e distrugge una casa. La Provincia di Lecco ha dato l’avvio al
progetto di messa in sicurezza dell’abitato e la progettazione condotta dall’Ing. Arturo Montanelli, dall’Ing. Claudia Anselmini e dal Dr.Geol. Cristian Adamoli ha portato
alla realizzazione di Rilevati Paramassi in Terra Rinforzata con “geogriglie integrali” TENAX TT/SAMP. L’opera si
compone di tre segmenti impostati a quote differenti e
tra loro sfalsati al fine di intercettare al meglio le possibili
traiettorie dei massi; l’altezza dei manufatti a sezione trapezoidale è di 4,20m -7,20m per complessivi 8.000mq di
facciata su doppio fronte (foto 2).
I Paramassi in terra rinforzata sono strutture in grado di
espletare energie di assorbimento superiore a quelle tipi-
In alto: TENAX RIVEL a Merano (BZ)
I giardini verticali dell’Orto Botanico di Merano sono stati realizzati con il sistema TENAX
RIVEL e con la messa a dimora di numerose
specie erbacee ornamentali.
A sinistra: Rilevati Paramassi a Varenna (LC)
che delle barriere metalliche attualmente sul mercato
(4500 - 5000 KJ). Oltre alle migliori performance in termini di efficacia di protezione, tra i vantaggi che un rilevato paramassi può presentare nei confronti di una per
quanto moderna barriera metallica ad elevato assorbimento di energia, possiamo ricordare:
• efficienza della protezione anche in caso di “sciame” di
frana, ovvero di crolli ripetuti lungo la medesima direttrice;
• manutenzione molto ridotta anche a seguito di estesi
fenomeni di crollo;
• durata dell’opera nel tempo senza ammaloramenti o
decadimento anche a seguito di fenomeni quali incendi;
• impatto ambientale trascurabile, specie se il manufatto
viene mascherato con adeguati interventi di ingegneria
naturalistica;
• possibilità di riutilizzo di materiale franato in epoche
precedenti e comunque di smaltimento del materiale in
conoide di frana.
Numerosi paramassi sono già stati realizzati in Italia con
il sistema TENAX RIVEL che è anche stato testato e certificato dal Dipartimento di Georisorse e Territorio del
Politecnico di Torino a seguito di prove in situ in scala
reale.
TENAX SpA
Via dell’Industria, 3 - 23897 Viganò (LC) ITALIA
Tel. +39 039.9219307 - Fax +39 039.9219200
http://www.tenax.net
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IL GIORNALE dell’INGEGNERE
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LINEA DIRETTA CON GLI ORDINI
Gianni Massa, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Cagliari, esorta le autorità a scelte rapide e definitive
“Sardegna: c’è bisogno di una legge che autorizzi la realizzazione
di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili”
DONATO DI CATINO
a possibilità di realizzare
impianti industriali per
la produzione di energia da fonti rinnovabili è, specialmente in alcuni ambiti territoriali italiani, una soluzione
vincente per creare sviluppo,
occupazione e dar vita ad un
deciso e serio progetto di sostenibilità ambientale. La Sardegna, proprio per caratteristiche morfologiche e naturalistiche, è una delle regioni che
si presta maggiormente alla
sperimentazione in tale settore. Eppure, per meri motivi
burocratici, sull’isola è ancora
impossibile costruire e gestire impianti eolici e fotovoltaici. Una questione da risolvere
in maniera urgente, come sottolinea Gianni Massa, neo
presidente (eletto lo scorso
mese di novembre) dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Cagliari.
“Purtroppo – dice l’ingegner
Massa – si tratta essenzialmente di un problema di
competenze, visto che la
Giunta Regionale non ha ancora deciso quale assessorato
debba rilasciare l’autorizzazione unica per la costruzione
e l’esercizio di impianti eolici e
fotovoltaici”. L’Ordine cagliaritano aveva già segnalato
questo “ingiustificabile ritardo”, come si legge sul sito Internet ufficiale, con una lettera inviata alle massime cariche regionali, ricordando che
altre realtà italiane “hanno dato un fortissimo impulso al rilancio della propria economia
adottando una politica di forte attenzione alle fonti rinnovabili, rendendo accessibili e
chiare le procedure e potenziando le strutture pubbliche
preposte alla pianificazione e
al controllo del territorio”.
Ma non solo: l’Ordine ha proposto anche l’avvio di un confronto sulla possibilità di semplificare le procedure autorizzative per gli impianti destinati alla produzione di energia
da fonti rinnovabili.
“E’ necessario comprendere –
spiega il presidente cagliarita-
L
no – che il territorio è una risorsa unica, da preservare con
un attento e oculato sviluppo
sostenibile. In questo ambito si
inserice il lavoro degli ingegneri. Da sempre la categoria
è sensibile a due aspetti: innanzitutto, agire mirando alla
qualità del progetto da portare avanti. Conseguentemente,
ecco il significato del ruolo
dell’ingegnere nella società
contemporanea, vale a dire
anello di congiunzione tra le
istituzioni e i cittadini. Le autorità devono fare le leggi, tocca a noi metterle in pratica sul
campo. Ovvio, però, che se
vengono interpretate in maniera differente in base al colore politico o a convenienze
personali, il nostro compito
diventa sempre più difficile e
oneroso”.
“La qualità ambientale, il recupero dei rifiuti, la produzione di energia da fonti rinnovabili, la pianificazione, la progettazione, il recupero del nostro patrimonio, la valorizzazione dei centri urbani, il potenziamento dei servizi turistici, attuati con sapienza, e
senza sacrificio delle risorse –
aggiunge Massa - potranno
costituire la futura ‘industria’
del paesaggio in Sardegna. Il
paesaggio, frutto di una storia
millenaria, va gestito responsabilmente e responsabilmente immaginato con visione
contemporanea. E’ per questo che riteniamo fondamentale riportare al centro dell’attuazione degli atti di indirizzo politico il ‘progetto’ inteso
come strumento di conoscenza, di ricerca, e non come mera esecuzione funzionale imprenditoriale. Le visioni per essere attuate hanno necessità di strumenti che,
per quanto riguarda in particolare il paesaggio, le risorse,
la pianificazione, il recupero
di senso del territorio costruito, non possono prescindere
dalla conoscenza e dalla sua
attuazione progettuale. Conseguentemente, ecco il significato del ruolo dell’ingegnere
nella società contemporanea,
vale a dire anello di congiun-
zione tra le istituzioni e i cittadini. Le autorità devono fare le leggi, tocca a noi metterle in pratica sul campo. Ovvio, però, che se vengono interpretate in maniera differente in base al colore politico
o a convenienze personali, il
nostro compito diventa sempre più difficile e oneroso”.
Altra tematica di grande attualità, il rischio sismico e idrogeologico che attanaglia numerose
porzioni d’Italia, tra le quali anche la Sardegna. Come Ordine
avete dato vita ad iniziative particolari per affrontare al meglio
eventi di tale tipo?
“Ci siamo già attivati, visto che
vorremmo coinvolgere tutti
gli Ordini della Sardegna per
dar vita ad un gruppo di ingegneri che, in caso di emergenza, possa coordinarsi con
la Protezione Civile. Già in
passato, tra l’altro, avevamo
proposto di non far pagare le
prestazioni di primo e immediato intervento, proprio per
non lucrare in situazioni di
grave disagio collettivo. Inoltre, mi piace ricordare che da
sempre siamo molto sensibili
a tali argomentazioni, visto
che, d’accordo con la Protezione Civile e il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, in seguito al terremoto aquilano
abbiamo partecipato fattivamente attraverso il contributo
volontario e gratuito di molti
colleghi per le verifiche di agibilità degli edifici Tutte le spese inerenti i professionisti sardi sono state sostenute dall’Ordine”.
Lei è anche il presidente della
Federazione degli Ordini degli
Ingegneri della Sardegna: quanto è importante un organo collegiale così strutturato per la crescita e valorizzazione della categoria?
“Devo dire che in questo campo c’è ancora molto da fare.
Ritengo che il processo di regionalizzazione e federalismo
sia ormai nella cultura della
nostra società. E’ necessaria
una riflessione sul fatto che temi condivisi a livello regiona-
le debbano essere portati a
sintesi e rappresentati da un
organo a carattere regionale
(forse solamente ripensando
una modalità efficiente di funzionamento). Un’istituzione
regionale (una giunta, un consiglio), tanto più nelle regioni
a statuto speciale, non può
avere una pluralità di intercultori che rappresentano
un’unica categoria. Su questo
tema ricordo che la mozione
del congresso di categoria del
2008 conteneva uno spunto
in questa direzione che non
possiamo oggi, secondo noi,
tralasciare. Per fare un pò di
polemica, si può dire che molti Ordini forse osteggiano le
Consulte/Federazioni per
paura di perdere potere e peso specifico. In ogni caso, vi
sono realtà che, secondo me,
La cultura e la
formazione
sono fondamentali
per ribadire la
centralità
del ruolo
dell’ingegneria
nella società
contemporanea
costituiscono esempi virtuosi e
che potrebbero rappresentare il punto di partenza per un
futuro sicuramente più consistente per queste entità”.
Nel suo programma elettorale
ha puntato molto sulla centralità della qualità del progetto e sul
ruolo preminente dell’ingegnere
nella società.
“Per rimanere competitivi ai
massimi livelli e dimostrare in
ogni ambito e settore la nostra professionalità, la cultura
è indispensabile. Proprio per
tale motivo, l’Ordine di Cagliari ha avviato una stretta
collaborazione con l’Università locale. L’esempio più vistoso di tale partnership si è
avuto quando siamo stati chia-
BREVI
L’Ordine di Napoli si rifà il look:
Internet e una web tv per gli ingegneri
ROBERTO DI SANZO
n sito Internet nuovo di zecca e il
lancio di una web tv dedicata
espressamente alle problematiche
della categoria. L’Ordine degli Ingegneri
di Napoli decide di investire in maniera
massiccia nel mondo della comunicazione, comprendendo l’importanza strategica della valorizzazione dell’immagine
dell’ingegnere.
Il nuovo portale (www.ordineingegnerinapoli.com) è stato voluto espressamente dal presidente Luigi Vinci. “Il sito Internet – sottolinea l’ingegnere campano è solo il primo passo verso una più stretta collaborazione con gli iscritti e una più
puntuale informazione sulle attività che
l’Ordine mette in campo nei diversi settori
di pertinenza. Il sito ha un’impostazione
dinamica, graficamente innovativo e non
perde nessuna delle informazioni di servizio presenti nella versione precedente”.
Il progetto è seguito dagli ingegneri Giovanni Esposito e Marco Senese, che hanno curato direttamente l’impostazione
del portale e coordinato la realizzazio-
U
ne della novità più grande: la prima web television dedicata ad un ordine professionale in Italia. E’ infatti online, in
versione sperimentale, all’indirizzo ordineingegneri.tv, la televisione degli ingegneri.
“La piattaforma – spiega
l’ingegner Esposito - permette di gestire contemporaneamente ogni tipo
di contenuto multimediale in qualsiasi formato. La rivoluzione per noi
consiste nella possibilità
di rendere visibili, in modo gratuito e senza nessuna difficoltà di tipo tecnologico
(basta una connessione adsl) tutto il materiale che produciamo”.
La web tv offre agli utenti una serie di
filmati e interviste su convegni e corsi organizzati dall’Ordine e al quale hanno
partecipato ingegneri napoletani. Inoltre,
è possibile vedere servizi su notizie di approfondimento legate a tematiche ine-
renti il mondo economico, il sociale, l’ambiente e le professioni.
Ma c’è una novità in
più, vale a dire la possibilità di seguire in diretta alcuni eventi di particolare importanza.
“Ciò vuol dire – aggiunge Esposito - portare fuori dal territorio
i nostri discorsi, o permettere, per esempio, a
tutti gli interessati di seguire comodamente da
casa le manifestazioni”.
Tutte le tecnologie e i
canali di comunicazione sono comunque sfruttati al meglio, visto che i video
pubblicati sono condivisibili anche su
“social networks” come Facebook, Twitter e Linked In. “Ogni contenuto – conclude Marco Senese – può essere commentato, inviato per posta e importato
(per gli esperti, ogni contenuto ha un codice per l’embed su siti esterni) su ogni tipo di portale”.
mati a discutere i piani di studio accademici. In seguito al
nostro intervento, è stata bocciata l’ipotesi di dar vita ad
una laurea specialistica in
Strutture. Noi da sempre sosteniamo, infatti, che le iper
specializzazioni sono inutili e
dannose, l’ingegnere perderebbe la propria visione globale dei problemi, andando
incontro ad una pericolosa riduzione delle competenze e
conoscenze”.
Interessante la vostra posizione
per quanto concerne la questione delle tariffe nei lavori pubblici: ce ne vuole parlare?
“In Sardegna siamo stati protagonisti nel settore dei lavori
pubblici, con la legge regionale 5 del 2007. Numerose
nostre idee sono state inserite
nel dettato normativo, a cominciare dal sistema delle tariffe, del quale vorrei far notare una stranezza”.
Quale?
“E’ quanto meno curioso che
di qualità e livello delle prestazioni gli ingegneri abbiano
iniziato ad interessarsi solo dopo la promulgazione del Decreto Bersani. Riteniamo sbagliato continuare a porre l’accento sul concetto di inderogabilità del minimo tariffario
e sulla presunzione che chi rispetta la tariffa è in qualità e
chi non la rispetta non è in
qualità (è un problema delicato di percezione della categoria da parte della società su
cui è necessaria una profonda riflessione!). Dobbiamo arrivare ad una proposta organica di valutazione del giusto
compenso di riferimento che,
secondo noi, potrebbe essere,
seppure parzialmente, slegato dall’importo dell’opera
(…un progetto di qualità, la
cui realizzazione e gestione
costano meno, ha alla base un
percorso di ideazione più difficile e complesso). Ora, riprendiamo il discorso sulla
legge regionale 5: nel Codice
dei Contratti si dice che le
Amministrazioni Pubbliche
possono prendere come base
di gara il sistema delle tariffe.
Ebbene, noi in Sardegna abbiamo proposto di cambiare
la parola ‘possono’ con ‘devono’ e così è stato fatto. In seguito, la legge regionale è stata impugnata di fronte alla
Corte Costituzionale con tanto di ricorso, che comunque
non prende in considerazione il comma concernente l’inserimento della dizione da noi
voluta”.
Ciò vuol dire che l’obbligo dei
minimi tariffari è consentito dalla normativa?
“Le dirò di più: il ricorso è stato presentato dal Consiglio dei
Ministri, che quindi, non prendendo in esame il comma da
noi voluto, ha dato ampia legittimazione alla parola ‘devono’. Io credo che il mercato
debba essere libero, con poche regole ma semplici. Il Decreto Bersani, invece, eliminava ogni vincolo, e ciò vuol
dire anarchia. E’ necessario
comprendere che viviamo in
una realtà complessa, il compito che spetta agli ingegneri è
quello di essere una sorta di
guida per la società, un concetto trasferibile anche in un
ambito più specifico, a livello
territoriale”.
Sta parlando della Sardegna?
“Esattamente. La nostra regione ha una notevole estensione e pochi abitanti. Per sua
natura, e prettamente per motivazioni economiche, sono
molti gli imprenditori che decidono quotidianamente di investire le loro risorse sulla nostra isola. I loro interventi incidono notevolmente sulla trasformazione del territorio, basti pensare alle realizzazioni
di complessi turistici e all’edificazione di immobili in aree
particolarmente pregiate da
un punto di vista naturalistico. Per far sì che tali interventi siano razionali e aderenti alle priorità e caratteristiche del
territorio, il compito degli ingegneri deve essere quello di
indirizzare, con scelte strategiche e oculate, le decisioni
dei politici e degli investitori”.
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IL GIORNALE dell’INGEGNERE
N. 6 - 1 Aprile 2010
DALLA PRIMA PAGINA│ENERGIA E NORMATIVA
Certificazione energetica degli edifici: viaggio tra le regioni d’Italia
segue da pag. 1
Pertanto, almeno in questa fase, l’impostazione nazionale
delle metodologie e delle prescrizioni ha seguito, invece
che precedere, l’applicazione
regionale, rischiando di generare una proliferazione di approcci diversificati allo stesso
problema. Sembra quindi interessante delineare una panoramica del quadro globale
in cui le Regioni si accingono
ad operare, anche se si presenta piuttosto complesso, dato che la situazione è in rapida
evoluzione e necessita di un
aggiornamento continuo.
Panorama
delle disposizioni regionali
A fianco di Regioni come
Abruzzo, Campania, Calabria, Molise, Sardegna e Sicilia, che non hanno emanato
leggi regionali specifiche per
la certificazione energetica, si
trovano realtà caratterizzate
da livelli di definizione degli
strumenti operativi differenziati tra loro. Di seguito si indicano i principali riferimenti
normativi delle Regioni:
■ il Lazio ha predisposto la
Legge Regionale n.6/2008
che introduce la Certificazione di sostenibilità degli interventi di bioedilizia. Manca ancora la definizione di procedure di calcolo ed indicazioni sui requisiti professionali.
■ La Toscana con la LR
n.71/2009 ha introdotto la
certificazione energetica in
caso di nuova costruzione e
demolizione e ricostruzione,
o di ristrutturazione. La legge
rimanda a successivi regolamenti regionali la definizione
di strumenti attuativi.
■ La Valle d’Aosta con la
LR n.21/2008 ha predisposto le basi per l’introduzione
della certificazione energetica ed è in procinto di emanare il regolamento attuativo.
■ La Basilicata con la LR
n.2/2007 ha introdotto la certificazione energetica, demandando ad un Regolamento attuativo non ancora
emanato la definizione delle
specifiche per il calcolo e per
l’accreditamento ei soggetti
certificatori.
■ La Lombardia, prima regione a rendere obbligatoria
la certificazione energetica nel
2007 con la DGR 5018 e la
DGR 5773 del 31/10/2007,
ha reso obbligatorio da ottobre 2009 l’utilizzo del software CENED+ (Certificazione ENergetica EDifici),
che implementa una nuova
procedura definita nel Decreto n. 5796/2009. E’ previsto l’obbligo di allegare
l’A.C.E. a tutti gli atti di compravendita o locazione e con
la LR10/2009 si ribadiscono
gli obblighi previsti dall’articolo 25 della legge 24/2006 e
si indicano le sanzioni pecuniarie in caso di mancato
adempimento;
■ La Liguria disciplina la
certificazione energetica con
il Regolamento n.1/2009 in
attuazione
della
LR
n.22/2007. La regione mette
a disposizione dei certificatori iscritti all’elenco regionale
un software di calcolo (CELESTE, Certificazione Energetica Liguria Efficienza
STrutture Edifici) che permette di redigere L’ACE e di
valutare, l’incidenza energetica ed economica di interventi sull’involucro e sugli impianti. Non è più obbligatorio
allegare l’ACE agli atti di
compravendita o di locazione, anche se il documento deve comunque essere reso disponibile.
■ La Provincia Autonoma
di Trento si è dotata dall’ottobre 2006 di una propria
procedura di calcolo resa
operativa dalla deliberazione
della Giunta provinciale n.
1448/2009, con cui si approvano anche i criteri di ammissione all’elenco dei certificatori e la relativa formazione, e il modello di ACE.
E’ disponibile sul sito della
Provincia un foglio di calcolo per la redazione dell’ACE.
Non sono stati emanati provvedimenti specifici riguardo
l’obbligo di allegare l’ACE
agli atti di compravendita e
locazione, pertanto ci si riferisce alla legge nazionale.
■ La Provincia Autonoma di
Bolzano ha elaborato nel
2002 la metodologia di certificazione energetica CasaClima: i riferimenti per le procedure sono contenute nelle
Direttive tecniche emanate
dall’Agenzia stessa; l’ultima è
entrata in vigore il 1° Marzo
2009. L’Agenzia CasaClima
ha elaborato un software per
il calcolo delle prestazioni
energetiche degli edifici.
■ L’Emilia Romagna la
D.G.R. n.1050/2008 rende
obbligatoria la certificazione
energetica e indica come riferimento le UNI/TS 11300
(parti 1-2) per il calcolo. I risultati devono essere trasmessi al catasto energetico
on-line disponibile sul sito
della Regione. La LR156/08
stabilisce limiti temporali che scandiscono l’obbligo di
allegazione,
anche se non
sono previste sanzioni
in caso di
mancata ottemperanza
della norma.
■ Il Piemonte
con la D.G.R. n.4311965/2009 rimanda
alle UNI/TS 11300
per il calcolo, e ha
predisposto un’apposita procedura guidata per inserire i dati
dell’immobile nel catasto energetico online. La LR 13/2007
stabilisce che il certificato è obbligatorio
per gli atti di compravendita, mentre
per gli atti di locazione non deve essere allegato,
ma soltanto reso disponibile
dal locatario.
Indici di prestazione
energetica del sistema
edificio-impianto
Le Regioni italiane che hanno introdotto autonomamente l’A.C.E., oltre a dotarsi di differenti procedure di
calcolo, hanno adottato indici di riferimento e classi energetiche diversi tra loro, rendendo di fatto meno evidente il confronto tra le prestazioni di edifici collocati in diverse regioni.
Infatti la scelta degli indicatori di classe varia da Regione
a Regione: Liguria, Emilia
Romagna, Trento hanno
adottato un indice di prestazione globale che tiene conto
sia fabbisogno per il riscaldamento che per l’acqua calda
sanitaria, mentre invece la
Lombardia si riferisce ad un
indice delle prestazioni energetiche per la sola climatizzazione invernale. Anche il
Piemonte ha adottato un indice di prestazione globale
(riscaldamento+ACS), ma
per l’attribuzione della classe
energetica, ciascun edificio
viene idealmente collocato
nel capoluogo regionale e viene calcolato l’indice EPL(To),
ovvero l’indice di prestazione globale
che l’e-
dificio avrebbe
se fosse collocato a
Torino. Anche la definizione dei valori che determinano gli intervalli delle classi
energetiche (dalla A+ alla G)
è diversa: infatti Lombardia,
Provincia di Trento e di Bolzano utilizzano intervalli fissati solo in base alla zona climatica, invece in Liguria la
classe viene attribuita in funzione dei GG (Gradi Giorno) ma anche del rapporto
S/V (Superficie disperdente/Volume riscaldato), ulteriore parametro che influenza
notevolmente la prestazione
energetica.
Il certificatore energetico
Le Regioni dotate di uno specifico regolamento sulla certificazione energetica hanno
stabilito i requisiti per l’iscri-
zione agli elenchi regionali, a
cui è obbligatorio registrarsi
per svolgere l’attività di certificatore.
La Provincia di Trento ha
aperto l’attività di certificatore ad ingegneri, architetti,
geometri e periti industriali
con un’esperienza almeno
triennale nel settore della progettazione-gestione del sistema edificio-impianto, o partecipazione con esito positivo
ad un apposito corso di formazione.
Il Piemonte permette l’iscrizione all’elenco regionale dei
certificatori anche a figure
professionali con una diversa formazione, come laureati
in Scienze Ambientali, Forestali e Agrarie, laureati in Chimica e Fisica, periti agrari e
chimici, si introduce una diversificazione tra le tipologie
di professionisti: infatti, mentre per geometri, ingegneri ed
architetti iscritti al relativo ordine professionale è
aperto l’elenco regionale, per gli altri è
obbligatoria la
frequenza
con esito
positivo
di un
apposito corso
di formazione.
In Emilia Romagna i corsi sono
obbligatori per i professionisti privi di esperienza nel campo della
progettazione-gestione del
sistema edificio-impianto.
In Regione Liguria anche per
accedere alla formazione è richiesto il possesso dei requisiti stabiliti per la domanda
di iscrizione all’elenco regionale. I corsi sono suddivisi in
due parti: un inquadramento
generale e un approfondimento sulle specificità regionali. Il corso completo è obbligatorio per i professionisti
indicati iscritti ai relativi ordini, collegi o associazioni
professionali non abilitati alla
progettazione di edifici ed impianti. I professionisti, in possesso dell’abilitazione alla progettazione di edifici e di impianti, devono presentare l’attestato di partecipazione ai
corsi che riguardano la parte
relativa alle specificità regio-
NEWS ǀ Autodesk
nali e all’utilizzo del software di calcolo. La DGR
1254/2009 stabilisce che la
formazione dei tecnici abilitati alla progettazione può avvenire anche con la frequenza di lezioni che trattino un
programma equivalente a
quello indicato nella DGR,
organizzate dagli ordini professionali di riferimento.
La Lombardia ha reso obbligatoria per tutti la frequenza
dei corsi a partire dal 31 gennaio 2009, data entro cui si
poteva consegnare la dichiarazione di esperienza triennale nel campo della progettazione-gestione del sistema
edificio-impianto, condizione per l’iscrizione all’elenco
dei certificatori senza la frequenza del corso di formazione.
Conclusioni
Sebbene sia già trascorso
qualche anno dall’emanazione della Direttiva Europea
(2002), la definizione di tutti
gli aspetti che riguardano la
determinazione delle prestazioni energetiche degli edifici
non risulta ancora ben delineata. Il susseguirsi di leggi
nazionali e regionali avrebbe
dovuto portare ad una migliore e più completa definizione della problematica, ma
in realtà per ora genera ancora una certa confusione.
Per mantenere aggiornato il
quadro completo della situazione è necessario un continuo aggiornamento delle informazioni, che spesso non
risultano facilmente reperibili, in quanto disperse e frammentarie e riportate spesso in
modo parziale sul web.
La risorsa informatica potrebbe essere utilizzata in modo più efficace, a livello governativo/ministeriale, se attraverso questa fossero raccolte ed organizzate in modo sistematico tutte le informazioni necessarie per fornire un servizio veramente utile al professionista, ma soprattutto al cittadino, che dovrebbe essere ampiamente e
correttamente informato.
prof. ing. Anna Magrini
prof. ing. Roberta Pernetti
Dipartimento di ingegneria
Idraulica e Ambientale
Università di Pavia
A cura di Imready
Autodesk - Soluzioni per l’ingegneria civile
a Made Expo 2010
Autodesk, azienda leader nei software di progettazione, ingegneria e intrattenimento 2D e 3D, ha
partecipato anche quest’anno a Made Expo, la manifestazione fieristica internazionale dedicata ad architetti, ingegneri e designer interessati alle novità
in fatto di tecniche costruttive. Nell’ambito della
manifestazione, Autodesk ha presentato al pubblico,
insieme ad alcuni partner selezionati, l’eccellenza
della tecnologia applicata alle necessità aziendali in
termini di progettazione architettonica, strutturale,
impiantistica, architettura sostenibile e analisi delle
performance degli edifici, visualizzazione ed animazione fotorealistica. I professionisti del settore
hanno ricevuto informazioni dettagliate sugli aggiornamenti alla piattaforma Revit per il Building
Information Modeling (BIM). Un processo integrato basato su informazioni coordinate e affidabili relative a un progetto, che vanno dalla progettazione
alla costruzione alla fase manutentiva. Il modello
digitale al centro del metodo BIM consente ai team
di progetto, geometri, ingegneri, architetti e committenti, di operare sulla base di precise informazioni
progettuali. Il coordinamento tra le discipline diminuisce gli errori e riduce al minimo la necessità di ridisegnare le stesse informazioni.
Le soluzioni per l’ingegneria civile offerte da Autodesk sono adatte ad un’ampia gamma di progetti in
grado di bilanciare le esigenze di sviluppo del terri-
torio con la necessità di tutelare le risorse naturali e
in conformità con le normative per una progettazione più sostenibile. Gli interventi sui siti, la gestione di discariche e rifiuti, di reti tecnologiche
nonché delle acque reflue sono altre applicazioni
possibili che permettono grandi vantaggi agli ingegneri civili.
AutoCAD Map 3D, permette di integrare, ad esempio, dati cartografici delle più diverse provenienze per
una gestione del territorio integrata mentre AutoCAD Civil 3D permette di progettare le infrastrutture in modo completamente dinamico. Due i seminari di approfondimento presentati al MADE Expo: “Le trasformazioni del territorio e l’ammodernamento delle infrastrutture: Progettare il futuro
con le soluzioni Autodesk”, nel quale sono stati presentati esempi italiani di analisi territoriali preliminari, restituzione di rilievi topografici e laser scanner
LiDAR, costruzione di modelli tridimensionali del
terreno, modellazione ambientale e progettazione
stradale, e “Model data for performance analysis: le
soluzioni Autodesk per la progettazione sostenibile.
Casi studio di progettazione integrata delle prestazioni ambientali in USA, Cina ed India” nel quale si
sono presentate le analisi energetiche possibili con
Ecotect Analysis per la radiazione solare, i flussi
termici e l’acustica, monitorando e visualizzando i risultati in modo semplice ed efficace.
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N. 6 - 1 Aprile 2010
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
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BACHECA DELLE UNIVERSITÀ
Mimose e borse di studio:
“La Sapienza” guarda alle donne
Pisa ha celebrato il 666esimo Anno Accademico
Riconoscimento a Emilio Vitale, preside di Ingegneria
Per incentivare la presenza femminile nell’ambito della professione ingegneristica, ancora appannaggio prevalentemente
degli uomini, la facoltà di Ingegneria dell’Università La Sapienza di Roma ha puntato “a invertire la tendenza” consegnando cinque borse di studio a studentesse meritevoli in una
manifestazione pubblica in occasione dell’8 marzo, festa della donna.
L’importo delle borse, consegnate a universitarie immatricolate nell’anno accademico 2009-2010, è di 1.000 euro ciascuna. La selezione è stata effettuata in base al voto dell’esame di
maturità, privilegiando i corsi di laurea dove la partecipazione
femminile è piu’ scarsa, cioè Ingegneria elettrica, meccanica ed
elettronica.
La prima rata delle borse, di 350 euro, è stata erogata all’atto
dell’iscrizione, poi bisognerà acquisire almeno 30 crediti universitari entro il 31 luglio.
L’iniziativa si colloca nell’ambito del progetto promosso dalla facoltà per incentivare la presenza femminile negli studi ingegneristici ‘Donne in Ingegneria’.
Sebbene nelle prove di ammissione ai corsi di Ingegneria le ragazze ottengano ottimi risultati, solo una ragazza su quattro decide di immatricolarsi.
Attualmente gli iscritti alla facoltà di ingegneria della Sapienza sono 15.633 studenti: 10.506 uomini a fronte di 4.127
donne.
Università degli Studi di Pisa ha
celebrato il 666esimo Anno Accademico dalla sua fondazione
ufficiale, avvenuta con la Bolla “In supremae dignitatis” di Papa Clemente VI
emessa a Villanova, presso Avignone, il
3 settembre del 1343. La cerimonia, tenutasi nell’Aula Magna Nuova della Sapienza, è stata aperta dalla Relazione
inaugurale del rettore Marco Pasquali,
cui è seguito l’intervento del dottor Leonardo Maugeri, direttore Strategie e sviluppo di Eni Spa e grande esperto di
energia, su “Il futuro del petrolio, il futuro dell’energia”. Dopo l’intermezzo musicale curato dal Coro dell’Ateneo, c’è
stata la cerimonia di conferimento dell’Ordine del Cherubino, il riconoscimento che viene assegnato ai docenti
che hanno contribuito ad accrescere il
prestigio dell’Università di Pisa per i loro particolari meriti scientifici e culturali o per il loro contributo alla vita e al
funzionamento dell’Ateneo.
L’Ordine del Cherubino è l’unica onorificenza concessa dall’Università di Pisa e
viene conferito su proposta delle singole facoltà, con deliberazione del Senato
Accademico. L’onorificenza consiste in
una spilla in oro che raffigura, su un fondo di smalto celeste, una testa di cherubino con sei ali appesa a un nastro sempre di colore celeste.
Il rettore Marco Pasquali ha chiamato
L’
Si intensificano i rapporti internazionali dell’Università di Trieste. Recentemente al Rettorato dell’Ateneo giuliano si è svolto un incontro con i vertici accademici dell’Appalachian State University della North Carolina. Nel corso della riunione, il
Rettore Francesco Peroni ha firmato un accordo di collaborazione con Stanley R.Aeschleman (provost and executive
vice chancellor) e Jesse Lutabingwa (associate vice chancellor
for international education) dell’Università
americana. Il documento prevede un incremento degli scambi culturali e scientifici fra i
due atenei.
Dopo la firma il rettore
Peroni ha dichiarato “la
sua particolare soddisfazione per la stipula del
nuovo accordo che
estende in tal modo
proficuamente le opportunità di scambio
con gli Stati Uniti, comprendendo una rafforzata mobilità internazionale sia per gli studenti che per i docenti
e ricercatori dell’ateneo
triestino”. Anche le autorità accademiche americane si sono dette particolarmente
soddisfatte di “poter intrattenere nuove e più intense collaborazioni con l’Università di Trieste verso la quale prevedono
di inviare nel prossimo futuro vari loro studenti e docenti per
periodi di studio e ricerca”.
L’intesa riguarda risulta particolarmente interessante per la
mobilità di studenti dell’ateneo giuliano verso quello statunitense, con facilitazioni economiche offerte dalla stessa Università americana.
Il Centro ICEmB ha vent’anni
Ingegneri e biologi: idee a confronto
Ha compiuto 20 anni l’ICEmB, il centro interuniversitario per
lo studio delle ‘Interazioni tra Campi Elettromagnetici e Biosistemi’. L’anniversario è stato celebrato con un convegno a
Genova, la città in cui il centro fu fondato da Alessandro
Chiabrera, uno dei primi studiosi in Italia a cogliere le opportunita’ di ricerca nell’ambito dell’elettromagnetismo.
All’inizio si misero insieme dieci Atenei (Bologna, Genova,
L’Aquila, Milano, Modena, Napoli ‘Federico II’, Palermo, Pavia, Politecnica delle Marche, Roma ‘La Sapienza’) cui via via
si aggregarono altre Università (Basilicata, Ferrara, Lecce, Parma, Perugia, Salerno), centri di ricerca del CNR (ISIB-Milano,
ICE-Genova, INeMM-Roma, IREA-Napoli), unità di ricerca
dell’ENEA, dell’Istituto Superiore di Sanità, dell’ISPeSL, dell’IRST, dell’IGEA (Carpi), del Centro Ricerche RAI di Torino e del TILab, anch’esso di Torino.
Il convegno scientifico, organizzato dal Dipartimento di Ingegneria Biofisica ed Elettronica (DIBE) dell’Università di
Genova, è stata l’occasione per fare il punto sullo stato della ricerca nell’ambito dell’interazione dei campi elettromagnetici
con esseri viventi a tutti i livelli, molecolare, cellulare e di organismo. Obiettivo dell’incontro: stimolare il confronto tra i ricercatori appartenenti a discipline diverse - da quelle ingegneristiche (dosimetria) a quelle biologiche (effetti dell’esposizione ai campi elettromagnetici in vivo e in vitro) fino alle nanotecnologie e alle applicazioni biomedicali per le possibili
applicazioni sanitarie dei campi elettromagnetici - per mettere a punto, insieme, nuovi strumenti e filoni di ricerca e individuare valide proposte da presentare in ambito nazionale ed
europeo.
a ricevere l’insegna e il diploma nove
docenti, disposti secondo l’anzianita’ di
nomina: Claudio Maria Moreschini, della facoltà di Lettere e filosofia; Marco
Vanneschi, di Scienze MFN; Carlo Alberto Veracini, di Scienze MFN; Paolo
Moneta, di Giurisprudenza; Fabio Car-
lucci, di Medicina Veterinaria e attuale
prorettore per i Rapporti con il territorio;
Emilio Vitale, (preside della facoltà di
Ingegneria); Paolo Romano Coppini, di
Scienze politiche; Stefano Bombardieri,
di Medicina e chirurgia; Stefano Garzonio, di Lingue e letterature straniere.
foto: Austin Hill
Rapporti internazionali:
accordo Trieste-North Carolina
Ingaggiate la sfida con il green!
Il vostro progetto
al servizio della sostenibilità
Concorso di idee 2010
Progettare sostenibile
CO2 0
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Realizzare progetti che mirano al risparmio
energetico e alla sostenibilità ambientale
con l’utilizzo di energie rinnovabili.
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Architetti
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Basse emissioni: CO2 = 0
Riduzione utilizzo di
combustibile primario
Sostenibilità economica
Impatto estetico e architettonico
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IL GIORNALE dell’INGEGNERE
N. 6 - 1 Aprile 2010
STORIA E CULTURA
IL RICONOSCIMENTO
Platone e l’importanza della ricerca
Ad Amalia Ercoli Finzi
il Premio “Rosa Camuna”
DOTT. ING.
ENRICO ROTA
latone è uno dei filosofi più letti e più amati
dell’antichità, tanto da
esercitare ancor oggi una notevole influenza sul pensiero
occidentale, non solo umanistico. Di origine greca e di famiglia aristocratica, il suo vero nome era Aristocle, ma fu
soprannominato Platone-alla lettera “largo di spalle”- per
la sua robusta corporatura; a
vent’anni rimase affascinato
dalla forte personalità di
Socrate, che influì, in modo
decisivo, sul suo destino. Non
dimentichiamo che Socrate
è il filosofo dell’imperativo
“conosci te stesso”, nel quale
è riassunto il principio che sta
alla base della sua dottrina.
Perciò, dopo la morte di Socrate, Platone decise di abbandonare la poesia e di dedicarsi alla filosofia, a tal punto da riuscire a rendere immortale la figura del suo maestro (la parola filosofia, alla
lettera, significa “amicizia per
il sapere”).
I numerosi scritti di Platone
si possono così raggruppare: l’Apologia di Socrate, che
è del 399 a.C. circa, i 36 Dialoghi e le Lettere, di notevole valore autobiografico.
Compose inoltre l’opera filosofica Il Timeo, che è la sintesi forse più completa di tutta la cosmologia greca, la dottrina che fornisce una interpretazione dell’ origine e
della formazione del Cosmo
(“Kosmos”, in greco, significa “ordine”, “armonia”).
Sull’argomento della ricerca
del vero, del bello, Platone
ha espresso innumerevoli
P
Busto di Platone (Atene 427 - 347 a.C.)
Il noto filosofo greco colpisce sempre per la
vastità e la perspicacia delle sue
argomentazioni, per la lucidità del pensiero,
tanto da essere considerato uno dei
maggiori filosofi dell’antichità.
La ricerca del vero, dell’utile, nasce, secondo
Platone, da un atteggiamento di devozione e
di umiltà dell’uomo verso il mondo naturale,
sentimenti in grado di stimolare la coscienza
individuale e tali da indurla ad agire
moralmente.
spunti di riflessione, ha sollevato quesiti, ha fornito risposte, ribadendo l’utilità dell’avventura della conoscenza
in molti scritti, tutti particolarmente acuti, interessanti. Il
noto filosofo greco colpisce
sempre per la vastità e la perspicacia delle sue argomentazioni, per la lucidità del pensiero, tanto da essere considerato uno dei maggiori filosofi dell’antichità.
Pochi altri, come lui, hanno
saputo rendersi interpreti
della natura umana e della società. Rivederlo, rivisitarlo,
equivale a trarne utili messaggi, nonché piacevoli consigli. Per esempio, in “Protagora”(352 C), sostiene “Il sapere è il più valido ausilio dell’uomo”.
La ricerca del vero, dell’utile,
nasce, secondo Platone, da
un atteggiamento di devozione e di umiltà dell’uomo
verso il mondo naturale, sentimenti in grado di stimolare
la coscienza individuale e tali da indurla ad agire moralmente.
Tali idee fanno di Platone un
filosofo sempre attuale, di perenne modernità.
Gli altri suoi temi preferiti sono quelli del bene e del male,
del rapporto tra l’uomo e Dio,
e, infine, dell’immortalità dell’anima. Scrive, ad esempio,
a tale riguardo (Lettera sesta,
322 C): “Un Dio, assai benevolmente, vi sta preparando
una sorte felice; sta a voi saperla accogliere”. 1
1.Questa e le precedenti citazioni provengono da: “Platone, Breviario”, a
cura di Claudio Marcellino, Rusconi,
Milano, 1995 (pagg. 81, 179, 193)
ella sala dell’ Auditorium Gaber della Regione Lombardia,
gremitissima di un pubblico
attento, il 9 febbraio scorso
ha ricevuto il premio “Rosa
Camuna” la prof. ing. Amalia
Ercoli Finzi.
Il premio “Rosa Camuna” è
stato istituito dalla Regione
Lombardia da circa un decennio (1997) con l’ intento
di mettere in luce le eccellenze femminili in tutti i settori e le occupazioni della società; si affianca ad esso il premio “Lombardia” per il lavoro” che vede insigniti di uno
speciale riconoscimento i
lombardi che si sono distinti
tramite l’ impegno e nel successo del loro lavoro.
La motivazione del premio:
Laureata in Ingegneria Aeronautica da oltre venticinque
anni, Amalia Ercoli Finzi si
occupa di dinamica di volo
spaziale e progettazione di
missioni spaziali. È ordinario
di Meccanica Aerospaziale e
responsabile dell’ International Master in Aereospace
presso il Politecnico di Milano. Ha contribuito alla realizzazione di satelliti e sonde per
l’esplorazione planetaria e ricopre incarichi presso l’agenzia Spaziale Italiana, l’Associazione Italiana di Aeronautica e Astronautica e l’Agenzia Spaziale Europea. E’ stata
insignita della medaglia d’oro dell’Associazione Italiana
di Aeronautica e nel 2007 di
quella del Presidente della Repubblica per meriti scientifici. Attualmente è responsabile della progettazione del mi-
N
crosatellite dimostrativo PalaMede, dell’ esperimento
SD2 della missione europea
Rosetta sulla cometa Churyumov-Gèrasimenko per la
perforazione del nucleo cometario e la raccolta di campioni ed è a coordinatrice di
Team Italia per lo sbarco di
un rover sulla luna. In qualità
di Presidente dal Comitato
per le Pari Opportunità è delegato rettorale per le Politiche di genere ed ha affrontato con impegno il problema
dell’emarginazione femminile nel mondo scientifico, che
vede una presenza femminile
scarsissima e spesso sotto
qualificata incoraggiando le
giovani donne ad entrare nel
mondo del lavoro con un’elevata qualificazione. Opera
per la realizzazione dei servizi sociali che consentono alle
donne di svolgere un’ attività
senza per questo dover rinunciare alla famiglia.
Alla nostra socia le nostre più
vive congratulazioni per il prestigioso riconoscimento, la sua
brillante carriera ed il suo impegno per le donne.
AIDIA
Associazione Italiana Donne
Ingegneri e Architetti
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N. 6 - 1 Aprile 2010
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
19
NORMATIVA
PAGINA A CURA DEL DOTT. ING.
“Risk assessment techniques”
Nuovo standard dell’ISO
stata recentemente
pubblicata la ISO/IEC
31010:2009 “Risk management - Risk assessment
techniques” elaborata dal
TMB (Technical Management Board) dell’organismo
internazionale in collaborazione con l’IEC (International Electrotechnical Commission). La nuova norma è
stata sviluppata a supporto
della ISO 31000:2009 “Risk
management -- Principles
and guidelines” focalizzata sui
È
ne del rischio. In particolare,
il nuovo standard descrive le
metodologie fondamentali
per svolgere una corretta valutazione del rischio, in modo
da fornire la necessaria solidità di base alle successive fasi del processo di gestione del
rischio aziendale.
Entrambe le norme non sono
intese a fini certificatori ma
sono “generic risk management standard and any references to safety are purely of
an informative nature”.
Il nuovo standard
descrive le
metodologie
fondamentali per
svolgere una
corretta valutazione
del rischio
principi generali della gestio-
Gestione energetica:
la UNI CEI EN 16001
l fabbisogno energetico
dell’UE è ancora in gran
parte soddisfatto dai
combustibili fossili; una situazione ampiamente consolidatasi nel tempo e che
pone in modo sempre più
pressante inevitabili questioni ambientali, oltre che relative alla sicurezza dell’approvvigionamento e al bilancio economico.
Perciò, è sempre più prioritario un uso razionale e una
migliore gestione complessiva dei sistemi energetici, allo
scopo di giungere a un reale
sviluppo sostenibile: un compito che richiede una soluzione politica a livello mondiale, ma a proposito del qua-
I
le la standardizzazione può
rivestire un ruolo di primo
piano.
A tal riguardo, uno strumento utile è la UNI CEI EN
16001:2009 “Sistemi di gestione dell’energia - Requisiti e linee guida per l’uso”, versione ufficiale in lingua inglese della norma europea
EN 16001 (edizione luglio
2009), che specifica i requisiti per creare, avviare, mantenere e migliorare un sistema di gestione dell’energia.
Tale sistema, nel rispetto degli obblighi legislativi che l’organizzazione deve rispettare,
consente all’organizzazione
di avere un approccio sistematico al continuo migliora-
mento della propria efficienza energetica. Lo standard
descrive i requisiti per un
continuo miglioramento sotto forma di un più efficiente e
più sostenibile uso dell’energia, ma non definisce specifici criteri di prestazione energetica.
La norma è applicabile ad
ogni organizzazione che desideri assicurarsi di essere
conforme ad una politica
energetica efficiente, e inoltre di poter dimostrare tale
conformità agli altri, mediante autovalutazione e autodichiarazione, o mediante
certificazione di terza parte,
del proprio sistema di gestione dell’energia.
2010
Volume + CD
Euro
Collegio degli Ingegneri
e Architetti di Milano
Corso Venezia 16 - 20121 Milano - tel. +39 0276003509 - fax +39 0276022755
[email protected] - http://www.giornaleingegnere.it
Ambiente: aggiornamento
dell’UNI EN ISO 14001
a pubblicazione della
nuova edizione della
ISO 9001:2008 “Sistemi di gestione per la qualità
- Requisiti”* ha reso necessarie modifiche di alcune parti
della ISO 14001:2004 “Sistemi
di gestione ambientale - Requisiti e guida per l’uso”, in
quanto i sistemi di gestione
ambientale e quelli per la qualità hanno numerosi elementi in comune e sempre più
spesso la loro applicazione avviene in modalità sinergica.
L’unica parte della norma che
è stata modificata dall’ISO è
L
l’Appendice B “corrispondenza tra la ISO 14001:2004 e
la ISO 9001:2008”, dove i riferimenti ai punti della ISO
9001 sono stati aggiornati per
tener conto della pubblicazione della nuova versione.
Le correzioni sono del tutto
marginali, pertanto si può affermare che l’errata corrige pubblicato riveste di fatto un carattere non sostanziale, poiché riguarda solo parti informative
del testo. Tale correzione allo
standard non dovrebbe avere
alcuna conseguenza nell’applicazione dello stesso.
*) La nuova edizione della norma UNI
EN ISO 9001, si compone di un testo
migliorato, ma non rivoluzionato, che
sebbene non introduca nuovi requisiti, né cambi quelli già esistenti, incide
in modo significativo sulla “vecchia”
norma. Si contano infatti numerose
modifiche, soprattutto per chiarire il
significato di alcuni requisiti, di difficile o difforme applicazione. In sintesi,
il nuovo testo denota maggiore attenzione per il mercato in cui operano le
organizzazioni, per i processi intermedi e per quelli che vengono sempre
più frequentemente esternalizzati, per
le risorse umane e per il corretto inquadramento delle attività di verifica, di
riesame e di validazione del sistema.
ATTUALITÀ MONDO
TIPOLOGIE EDILIZIE
Disponibile presso:
GIOVANNI MANZINI
68,00
PREZZO SPECIALE
PER I SOCI ISCRITTI
AL COLLEGIO €58,00
Nove nazioni europee
per una rete eolica offshore
ove nazioni europee
(Danimarca, Germania,
Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Svezia, Gran
Bretagna e Irlanda) si sono unite nella pianificazione di una
enorme centrale eolica offshore che si troverà appunto nel
Mare del Nord. “È un enorme
passo avanti verso i nostri
obiettivi di energia rinnovabile
al fine di garantire a basso futuro di carbonio”, ha detto Eamon Ryan, ministro irlandese
per le Comunicazioni, l’Energia e risorse naturali. La pro-
N
Gianni Bebi
gettazione di questo impianto
avrà inizio il prossimo anno e
sarà un passo avanti notevole
per tutti i Paesi aderenti: nazioni come l’Irlanda, per esempio,
saranno in grado di soddisfare il
fabbisogno interno e vendere il
surplus di energia elettrica agli
altri Paesi. Ricordiamo che, nell’UE il leader per la percentuale di energia ricavata da centrali eoliche offshore è la Danimarca, che ricava il 4,5% del
suo fabbisogno interno da soluzioni di questo tipo (Media
europea pari a 0,3%).
Calcestruzzo in Pratica
Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:18 Pagina 20
20
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
N. 6 - 1 Aprile 2010
TRIBUNA DELLE OPINIONI
Gli ingegneri e il discorso del presidente Barack Obama
MARIO GHEZZI
Quei pochi italiani che hanno
potuto ascoltare in diretta il
discorso sull’Unione di Barack Obama, presidente Usa,
tenuto esattamente il 28 gennaio mattino fra le 3,13 e le
4,24 a Washington DC nell’aula del Senato, sono stati
fortunati. Grazie a RAI3, che
lo ha trasmesso in diretta e
accompagnato con una buona traduzione in italiano, hanno potuto godere uno spettacolo di alto livello.
Lo spettacolo
Maestri nell’intrattenimento,
gli americani hanno radunato
al Senato un auditorio completo. Oltre ai senatori ed ai
deputati, erano presenti i
membri della Suprema Corte,
i più alti ufficiali delle tre armi,
i rappresentanti di ogni importante componente economica del Paese e gli invitati. Il discorso ha avuto un
enorme successo. Siccome gli
applausi, che sono stati ben
80 nei 71 minuti del discorso, sono molto spesso manifestati in piedi e meno frequentemente da seduti, e siccome, salvo qualche eccezione, essi non erano bipartisan
ma espressi di volta in volta
solo da una certa parte dei
presenti, ne sortiva una specie
di ola. Sembrava di assistere
in uno stadio ad una partita di
calcio, con i presenti che si
alzavano ciclicamente in piedi applaudendo e dando così
luogo ad una sensazione di
girandola.
Altro tipo di intrattenimento
era offerto dalle telecamere,
che inquadravano i signori o
i rappresentanti delle organizzazioni che venivano citati od erano oggetto al momento di una parte del discorso. Sui grandi temi bipartitici tutti applaudivano. Ma
quando il presidente accennava per esempio alla nuova
disposizione che abolisce, con
suo grande dispiacere, ogni
tetto ai finanziamenti elettorali, era inquadrata la Corte
Suprema che l’aveva approvata. Quando poi confermava
il completo ritiro entro l’agosto di quest’anno delle truppe
dall’Irak, era la volta dei militari ad essere inquadrati, facendo ammirare le maniche
delle loro divise strapiene di
gradi. Due volte Obama parlò della moglie Michelle, dapprima per una sua azione di
aiuto ai bambini obesi a causa del disordine alimentare,
che sono una piaga del Paese.
Piovvero lunghi applausi
stoppati dalla stessa Michelle,
con il patetico commento del
marito: si è imbarazzata.
La seconda volta per il suo
impegno nell’accoglienza ai
soldati di ritorno dall’Irak,
un’azione svolta in comune
con il vicepresidente Joe Biden. Questi era seduto immediatamente dietro il presidente, con a fianco la nostra
connazionale Nancy Pelosi.
Essi erano perciò inquadrati
continuamente e fu possibile
vedere che la Pelosi era commossa fin dall’inizio, grazie
anche alla pioggia di applausi che accolse il presidente
durante il suo lento ingresso
sino alla tribunetta. Joe Biden
si commosse anche lui in
un’altra occasione. Fra gli invitati stranieri si notò il presidente di Haiti, l’unico che fu
inquadrato quando Obama
vantò l’imponente sua azione di aiuto ai terremotati.
La filosofia americana
La Weltanschauung americana, cioè la visione filosofica
del principale obiettivo di vita, si può così definire: essere,
sempre e comunque, i primi
nel mondo. Partendo, piuttosto sinteticamente e cioè in
due parole, dal riconoscimento che la presente crisi finanziaria che ha dato inizio
alla gravissima crisi economica mondiale è iniziata proprio da loro, il presidente
Obama ha esposto un colossale programma di ripresa totale. Al fine non solo di fare
riguadagnare i posti di lavoro
perduti e quindi andare incontro ai poveri ed alla classe
media, ma per fare ritornare
la nazione ad essere guida e
faro per tutto il mondo, cioè
la migliore espressione dell’umanità intera. Ha ricordato
come altre nazioni stiano oggi avanzando celermente, citando in proposito particolarmente la Cina e l’India, ma
secondo lui gli Usa saranno
presto di nuovo in testa in
ogni campo ed in ogni settore economico. E saranno disponibili ad aiutare tutti quegli
Stati che avranno bisogno di
loro. D’altra parte, egli ha detto, da 220 anni a questa parte è stato sempre così e lo sarà di nuovo in futuro grazie
all’azione del mio governo.
Una sfida per gli ingegneri
e per i ricercatori
Praticamente il raggiungimento degli ambiziosi obiet-
Se Obama ritiene
che il risanamento
della situazione
economica
mondiale sia legato
ai risultati della
nuova ricerca, quale
potrebbe essere il
ruolo degli
ingegneri e dei
ricercatori italiani in
presenza della crisi
nazionale?
Prendiamo, per
esemplificare la
nostra situazione, il
caso di Milano.
Qui si sta
progettando una
quantità consistente
di nuovo volume
edificatorio. La
vuole il mondo
politico, d’accordo
evidentemente con
il mondo finanziario
immobiliaristico
tivi di Obama è legato da una
parte alle numerose leggi ad
hoc che saranno da lui presto emanate per risanare e rilanciare l’economia, ma dall’altra a tutta una serie di nuovi processi e di nuove tecniche da sviluppare mediante
l’intensificazione della ricerca
in ogni campo. Sono state citate nel discorso molte nuove
tecnologie avanzate, ad esempio tutte le tecniche di salvaguardia ambientale (quindi
con un riconoscimento esplicito dell’allineamento americano agli Stati che vogliono
ridurre il riscaldamento della
Terra). Ma anche le nuove
centrali nucleari, completamente rispettose dell’am-
biente e prive di pericolo, che
sono già oggetto di numerosissimi progetti, così come
tutte le nuove forme di energia pulita. Qui ha portato, come esempio, i pannelli di
nuova generazione per l’energia solare che si stanno
sviluppando e producendo in
California, con 1.000 nuovi
ricercatori coinvolti. Per incrementare la ricerca, il presidente ha esplicitato che è
necessario un forte aumento
del numero dei laureati. Egli
farà la sua parte, concedendo prestiti poco o niente onerosi a coloro che si iscriveranno alle università. Inoltre
anche queste ultime saranno
aiutate affinchè possano ri-
durre i costi d’iscrizione.
Se quindi Obama ritiene che
il risanamento della situazione economica mondiale sia
legato in modo importante
ai risultati della nuova ricerca,
quale potrebbe essere il ruolo degli ingegneri e dei ricercatori italiani in presenza della crisi nazionale? Prendiamo,
per esemplificare la nostra situazione, il caso di Milano.
Siamo tutti consci che la crisi mondiale ha avuto inizio
in America a causa della concessione di eccessivi mutui
immobiliari a condizioni favorevoli che hanno costretto, sopraggiunta la crisi, molte famiglie a perdere la casa.
In Europa una simile crisi,
BREVE
Obama e lo spazio: riflettori puntati sul 15 aprile
a nuova visione dell’amministrazione americana per il futuro
dei programmi spaziali degli Stati Uniti verrà annunciata dal Presidente Barack Obama in una conferenza in
programma il 15 aprile in Florida. Lo
rende noto la Casa Bianca. Obama illustrerà di persona la sua strategia, affiancato da esperti e studiosi, dopo che
lo scorso gennaio aveva annunciato
l’annullamento del programma ‘Constellation’, voluto dal presidente George W. Bush, che avrebbe dovuto riportare l’uomo sulla Luna entro il 2020,
oltre a sviluppare il missile Ares 1 che
avrebbe dovuto prendere il posto degli
shuttle.
Obama aveva anche annunciato un rifinanziamento del budget della Nasa
L
#FISSATI
PER IL
CONSOLIDAMENTO
foto: ASA/MSFC
DOTT. ING.
per 6 miliardi di dollari in cinque anni.
‘’Dopo anni di scarso utilizzo delle nuove tecnologie e di bilanci irrealistici - si
legge nella nota diffusa dalla Casa Bianca - il Presidente Barack Obama rilancerà un ambizioso piano di sviluppo
della Nasa per dare nuovo slancio alle
esplorazioni spaziali’’.
‘’E’ necessario - prosegue la nota - sfruttare ogni scoperta tecnologica per viaggiare all’interno del nostro sistema solare
in un modo più efficace, gettando così le
basi per nuove missioni sulla luna, sugli asteroidi e alla fine anche su Marte’’.
Grande attenzione verrà riservata alla
ricerca e alle nuove tecnologie e sulla
conseguente creazione di nuovi posti di
lavoro e di nuove aziende, spiega ancora la Casa Bianca nel comunicato.
chiamata bolla immobiliare,
ha messo completamente in
ginocchio la Spagna. In Italia
per ora una tale crisi non è
apparsa. Bene, ma cosa potrà accadere in futuro? A Milano, ad esempio, è in progetto una quantità consistente, probabilmente eccessiva,
di nuovo volume edificatorio. La vuole il mondo politico, d’accordo evidentemente con il mondo finanziario/immobiliaristico.
I politici milanesi affermano
che la città è destinata ad
ospitare una grande quantità di nuovi cittadini o di ritorno, malgrado le statistiche
siano state sinora di segno
opposto. Chi potrà effettuare
uno studio sereno e competente in argomento ed esprimere un parere non partigiano? Evidentemente gli ingegneri e gli architetti, che sono
i principali tecnici del settore,
con l’aiuto degli statistici e di
altre branche specialistiche.
Ma sinora gli studi relativi alle conseguenze del nuovo volume edificatorio milanese
non si sono ancora visti. Lo
stesso vale per la questione
delle polveri sottili. I media
hanno scritto che da giorni
siamo fuori dai limiti ammessi. I politici, non sapendo
cosa fare, si accontentano col
dire che non siamo fra i peggiori (...). E ricorrono al blocco del traffico, una misura
molto poco tecnica. Nessun
specialista, fra i tecnici e i sanitari, organizza però un convegno per spiegare scientificamente come stiano veramente le cose, distinguendo
i vari livelli di polveri sottili,
la loro derivazione e la pericolosità specifica.
Che dire poi sulla necessità di
potenziare la ricerca, la tesi
principale di Obama per risanare l’economia? Sappiamo
che l’economia italiana ha un
maggiore costo manifatturiero
rispetto ai Paesi del Terzo
mondo, e quindi dovrebbe dedicarsi preferenzialmente alla
produzione di prodotti di alto
valore aggiunto che godono
di una minore concorrenza.
Per farlo, però, occorre che i
processi e la tecnologia di questi prodotti provengano preferenzialmente dalla ricerca
interna, perché quando sono
prodotti su licenza estera hanno i costi gravati dalle royalty.
Lodevolmente il Collegio degli Ingegneri e Architetti aveva organizzato, circa due anni fa, un convegno nella nuova Fiera di Rho dedicato alla
ripresa economica. Nell’occasione era stata lanciata l’idea di premiare i nostri brevetti migliori, per favorirne la
moltiplicazione. Ma la buona idea non ha avuto alcun
seguito pratico. Vorremmo
sperare che il discorso sull’Unione di Barack Obama offra
l’occasione per un salutare
cambio di marcia, facendo innestare l’overdrive anche ai
nostri ingegneri, architetti e
ricercatori.
DRACOFRONT XP
Malta cementizia con elevate caratteristiche espansive per
riempire, compattare e quindi consolidare terreni
inconsistenti e/o instabili.
I principali utilizzi sono:
• consolidamento del fronte di scavo di gallerie
• consolidamento di scavi in trincea
• consolidamento di scarpate e terreni friabili
• riempimento di cavità od intercapedini
• riduzione della permeabilità idraulica dei terreni
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N. 6 - 1 Aprile 2010
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
FORMAZIONE
21
COLLEGIO DEGLI INGEGNERI E ARCHITETTI DI MILANO
Collegio degli Ingegneri
e Architetti di Milano
SEMINARIO DI FORMAZIONE
IL DOCUMENTO UNICO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI DA INTERFERENZA E LA GESTIONE DEGLI
APPALTI – ART. 26 DEL D.LGS 81/08
26 APRILE 2010 - ORE 14.00
PALAZZO SERBELLONI - C.SO VENEZIA, 16 - MILANO
PRESENTAZIONE
Lʼart. 26 del D.Lgs. 81/08, come modificato dal D.Lgs. 106/09,
richiede in caso di lavori o servizi affidati in appalto, da parte
del Committente, la verifica dei requisiti tecnico-professionali dellʼappaltatore e la redazione del Documento unico di valutazione dei rischi di interferenza (DUVRI).
Il corso intende fornire gli elementi utili alla comprensione dei
problemi derivanti da interferenze e alla redazione dei DUVRI per gli attori interessati dallʼappalto. Obiettivi di apprendimento del corso di aggiornamento:
· individuare le interferenze tra processi lavorativi;
· valutare i rischi emergenti;
· individuare e programmare interventi di prevenzione.
PROGRAMMA
14:00 - REGISTRAZIONE DEI PARTECIPANTI SALUTO
DI APERTURA E PRESENTAZIONE DEL SEMINARIO
DOTT. ING. GIUSEPPE GALASSI
PRESIDENTE INARSIND MILANO E LODI
14:15 - PRESENTAZIONE DEL CORSO
▪ INQUADRAMENTO NORMATIVO
- lʼart. 26 del D.Lgs. 81/08
- doveri e responsabilità delle funzioni coinvolte
▪ CRITERI DI ANALISI DELLE INTERFERENZE
16:15 - PAUSA
▪ LA VALUTAZIONE DEI RISCHI DA INTERFERENZE
▪ LE MISURE DI PREVENZIONE DEI RISCHI DI INTERFERENZA
- la distribuzione lʼattribuzione delle responsabilità
- gli interventi di natura organizzativa e procedurale
▪ ESAME E DISCUSSIONE DI CASI STUDIO
DOCENTE: Dott. Ing. Sergio Ponticelli
Conferenza Permanente
per lo Studio del Sistema Immobiliare
FINANZA IMMOBILIARE
Milano, 27 Febbraio 2010
a cura del dott. ing. Lorenzo Greppi
La Conferenza Permanente per
lo Studio del Sistema Immobiliare del Collegio degli Ingegneri
e Architetti di Milano pubblica
lʼindice di borsa dei Fondi Immobiliari italiani quotati.
INDICE GLOBAL FD 23
■ Lʼindice misura lʼandamento
dei prezzi delle quote dei Fondi
Immobiliari chiusi
■ Listino 2010: 23 Fondi Immobiliari quotati a fine 2009 alla Borsa Italiana (valuta: Euro)
■ Fattore di crescita dei prezzi
ponderato rispetto alla capitalizzazione dei titoli
■ Base dati Dicembre 2004
■ Parametri rilevati: prezzi delle quote, valore degli scambi,
sconto sul NAV
■ Rilevazioni e elaborazione
grafici mensile (fine mese)
■ Pubblicazione dati e grafici:
sito web CPSI - Conferenza
Permanente del Collegio degli
Ingegneri e Architetti di Milano,
www.collegioingegneriarchitettimilano.it
■ Pubblicazione periodica dati:
NOMISMA
www.collegioingegneriarchitettimilano.it / Commissioni di Lavoro /
Conferenza Permanente
Nel sito del Collegio sono disponibili i grafici con lʼandamento
negli ultimi dodici mesi dellʼindice e di tutti i Fondi che compongono il listino.
Per informazioni e iscrizioni:
Segreteria Inarsind
Ing. Riccardo De Col
Viale Giustiniano 10-20129 Milano
tel. 02 29401516 - fax 02 29520508
[email protected]
http://www.inarsindmilano.it
Collegio degli Ingegneri
e Architetti di Milano
il magazine delle imprese ANCE
PROGETTARE
CON IL NUOVO TESTO UNICO
SULLE COSTRUZIONI - DM 14.01.2008
12 APRILE 2010
PALAZZO SERBELLONI - C.SO VENEZIA, 16 - MILANO
ore 09,15 Analisi sismica delle strutture con le nuove
norme tecniche (D.M. 14.01.08 ). (Ing.
A.Biondi)
ore 10.30
Gerarchia delle resistenze, cosa cambia
nel progetto delle armature di una struttura in cemento armato. (Ing. A.Biondi)
ore 11,00 Break
ore 11,15 Applicazione pratica con il software di calcolo strutturale CDS Win. (Ing. M.Rainiero)
ore 13,00 Pausa
ore 14,30 Verifica sismica per le strutture in acciaio.
(Ing. A.Biondi)
ore 15.45 Verifica sismica per le strutture in muratura.(Ing. A.Biondi)
ore 16,30 Break
ore 16,45 Applicazione pratica secondo il D.M.
14.01.08 con il software di calcolo strutturale CDS Win e software collegati. (Ing.
M.Rainiero)
ore 18,00 Dibattito
ore 18,30 Fine lavori
Programma di massima soggetto a possibili variazioni
Per informazioni tel. 02 / 76003509
e-mail: [email protected]
IDRAdivisioneCREATIVA.com
ore 09,00 Registrazione dei partecipanti / Saluto Presidente del Collegio ing. C. Valtolina
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IL GIORNALE dell’INGEGNERE
N. 6 - 1 Aprile 2010
FORMAZIONE
CONGRESSO
Structural Engineers World Congress (SEWC) 2011
dal 4 al 6 Aprile 2011 nella Villa Erba in Como – Cernobbio
CORSI A MILANO:
CERTIFICATORI ENERGETICI DEGLI EDIFICI (CENED 72 ORE)
30 Aprile-28 Giugno 2010
con il patrocinio delle associazioni
ARCHICAD (30 Ore)
5 Maggio-14 Luglio 2010
e di numerose Università europee
Organizzato dalla Associazione SEWC2011 – sito web http://www.sewc-worldwide.org
Responsabili: Gian Carlo Giuliani– Riccardo De Col– Fabio Capsoni dottori ingegneri
Informazioni: Tel. 0332.282934 - [email protected]
SCOPI DEL CONGRESSO
Lʼingegneria strutturale viene considerata sotto gli aspetti tecnici e teorici comprendendo le azioni, il progetto, la costruzione i materiali la ricerca e le prove. Come nei tre precedenti Congressi (1998 in S. Francisco, 2002 in Yokohama, 2007 in Bangalore) gli ingegneri di tutto il mondo potranno scambiarsi le esperienze e migliorare la cooperazione negli
sviluppi e nella ricerca nel campo strutturale.
Politecnico di Milano
Dipartimento di Ingegneria Strutturale
Direttore dei corsi: Prof. Attilio Carotti
■ FORMAZIONE CERTIFICATORI ‘CENED’ DI EDIFICI (72 ORE)
• 15°CORSO DIURNO: 12 aprile – 18 maggio 2010
• 7°CORSO SERALE: 19 aprile – 7 giugno 2010
TEMI DEL CONGRESSO
Sono suddivisi secondo i criteri riportati nella tabella a lato.
Alcuni temi, come ad esempio
lʼingegneria sismica e quella
relativa allʼincendio, saranno
sviluppati nellʼambito di minisimposi.
■ FORMAZIONE ‘ENERGY MANAGER’
Corso Diurno dal 4 giugno al 9 luglio 2010
SEDE
Villa Erba in Como – Cernobbio – facilmente raggiungibile in treno o in auto e con collegamento via Saronno allʼaeroporto di Malpensa.
QUOTE DI PARTECIPAZIONE
Le quote di normale di partecipazione (al netto di IVA) sono fissate in € 650 o 750 per pagamenti effettuati prima o dopo il 31 dicembre 2011, mentre quella degli autori è limitata a
€ 550. Nelle quote sono compresi i pranzi, i rinfreschi, un cocktail di benvenuto ed una cena di gala, la visita allʼesposizione, una copia stampata degli estratti delle presentazioni ed
un CD con le memorie complete.
■ GIORNATE MONOTEMATICHE DI SPECIALIZZAZIONE
1. CORSI BASE - 9 giugno 2010
• “Corso Introduttivo agli Impianti Termici negli edifici”
2. CORSI AVANZATI – da giugno 2010
• Progetto e business-plan di Impianti Solari Fotovoltaici
• Impianti Geotermici: guida alla progettazione
• Impianti Solari Termici: guida alla progettazione
• Guida alla compilazione della Relazione Tecnica Legge 10 (allegato E del DLgs 311/06)
3. PRATICA DI CERTIFICAZIONE CON IL NUOVO SW CENED+
• 2 gg di ʻfull immersionʼ assistita dai docenti : pratica individuale di uso del sw cened+ in vari casi di edifici nuovi ed esistenti - Compilazione L. 10/91
4. NUOVE POSSIBILITAʼ per il PROGETTO DʼARCHITETTURA: MODELLAZIONE VIRTUALE e PARAMETRIZZAZIONE (*). WORKSHOP di STUDIO e GESTIONE di FORME
COMPLESSE.
(*) Rhinoceros + Grasshopper, interfaccia FEM e THERMO
DATE
Invio degli estratti al Comitato Scientifico entro il 30 Giugno 2010
Lʼaccettazione sarà comunicata entro il 30 Settembre 2010
La versione completa delle memorie dovrà pervenire entro il 30 Dicembre 2010
NEWS ǀ Software
A cura di Imready
Software: GeoMurus – Progettazione
e calcolo di muri di sostegno
Descrizione: GeoMurus è la soluzione ACCA per la progettazione e il calcolo dei muri di sostegno. Un software rivoluzionario che introduce nel
settore della geotecnica quella che è
la straordinaria tecnologia della modellazione ad oggetti parametrici tridimensionali già applicata con successo nel software per il calcolo
strutturale EdiLus. GeoMurus eredita
i concetti progettuali di EdiLus rendendo il lavoro del tecnico impegnato nella progettazione e nel calcolo
dei muri di sostegno davvero semplice ed efficace. ACCA apre dunque
una nuova frontiera nella produzione di software tecnico-scientifici affacciandosi alla complessa materia
della geotecnica con un approccio fortemente innovativo, in grado di sorprendere per i contenuti davvero unici. Lo start up è rappresentato proprio da GeoMurus, con il quale è possibile progettare diverse tipologie di muri di sostegno, a mensola, a gravità,
anche a sezione variabile.
Il calcolo sfrutta tutta la praticità degli oggetti parametrici, per cui diventa facile e soprattutto immediato verificare la stabilità e apportare le relative modifiche affinché tutto sia perfettamente in linea con
quanto definito dalla norma. Semplice è anche la
produzione della relazione tecnica e degli esecutivi di
progetto corredati anche di computo metrico.
Caratteristiche del programma:
Inputazione ad oggetti parametrici tridimensionali
GeoMurus consente l’inputazione grafica ad oggetti
per tutti gli elementi della progettazione.
Il dimensionamento, la posizione, la forma del muro
e l’inserimento di scarpe o gradoni sono gestiti con
oggetti parametrici. Con la stessa tecnologia si procede alla caratterizzazione del terreno e alla definizione della stratigrafia (anche per l’eventuale falda) con
i dati ottenuti dai sondaggi.
Progettazione integrata di muri a mensola e a gravità
GeoMurus permette di progettare muri a gravità e a
mensola, aventi fondazione e paramento comunque
inclinati. È possibile applicare forze aggiuntive sia
concentrate che lineari al muro ed al terrapieno a tergo. Il programma procede al calcolo della spinta,
della capacità portante della fondazione sia superficiale che profonda ed alla definizione delle armature.
Analisi di stabilità e verifica
La verifica di stabilità è immediata e consente di indi-
viduare e correggere immediatamente il
progetto con l’inserimento di gradoni,
mensole, scarpe, tiranti, contrafforti,
pali e sperone di fondazione.
Terminato il progetto, GeoMurus calcola le spinte e le sollecitazioni sul muro;
l’analisi è estesa al progetto delle armature, alle verifiche strutturali, a quelle
geotecniche e di equilibrio.
Computo metrico automatico
Come in EdiLus, anche in GeoMurus
progettazione strutturale e computo
metrico sono completamente integrati
in un’unica fase di lavoro. Tutti gli oggetti utilizzati per la progettazione sono computabili
in un documento di PriMus e tutte le modifiche progettuali sono immediatamente riportate nel preventivo e negli altri documenti progettuali e di stima.
Muri con sezione variabile nella loro lunghezza
GeoMurus consente di progettare muri di sostegno a
sezione variabile lungo la loro lunghezza introducendo più sezioni in modo da considerare variazioni di
altezza del terrapieno, eventuali cambiamenti di stratigrafia considerando in tal modo tutte le alterazioni
alle condizioni al contorno.
Analisi grafica dei risultati di calcolo
Con l’inputazione grafica ad oggetti, sono immediate
l’analisi grafica dei risultati di calcolo e l’elaborazione
degli esecutivi di progetto.
Integrazione delle fasi di disegno, progettazione e verifica
GeoMurus genera automaticamente e in una sola fase di input tutti gli elaborati, le relazioni e le tavole
delle armature. È inoltre dotato di un editor grafico
delle armature per la personalizzazione dei risultati.
Gi ambiti di impiego del software.
Ingegneri, geometri, architetti, periti, ma anche uffici
tecnici di imprese edili e pubbliche amministrazioni
possono utilizzare GeoMurus per progettare e calcolare muri di sostegno. Volendo possono integrare
il programma della geotecnica con il software di calcolo strutturale EdiLus per le strutture in cemento
armato, in acciaio e per le strutture in muratura in
cui spicca la particolarità del metodo di calcolo
adottato che si sviluppa attraverso l’innovativa schematizzazione in high performance shell triangolari
piuttosto che la vecchia schematizzazione a telai
equivalenti.
■ CORSI ON-LINE – DA MAGGIO 2010
• Pratica di uso del sw CENED+ nella certificazione energetica di varie tipologie di edifici
– Test online e Assistenza agli utenti
• Guida al progetto e business-plan di Impianti Solari Fotovoltaici
• Impianti Geotermici e Solare Termico
• Progetto di sistemi radianti in edifici civili
• EN 15232: Domotica e Building Automation
■ FORMAZIONE SICUREZZA NEI CANTIERI – D.LGS 81/08
• 3° CORSO AGGIORNAMENTO 40 ore: 12 maggio – 14 giugno 2010
• 6° CORSO 120 ore: da settembre 2010
Per VOLANTINI con calendari e modalità pagamento :
preferire mail a: [email protected]
Tel : 02.2399.4361 - cell : 329.8834243
MODENA, 28-29 MAGGIO 2010
CALCOLO SISMICO AGLI ELEMENTI FINITI:
1. affidabilità dei programmi
2. modellazione strutturale
3. attendibilità dei risultati
4. relazione integrativa
AI SENSI DEI CAP. 7 e 10 NTC (DM 14.01.08)
Relatore del corso:
dott. ing. Salvatore Palermo
■ RICHIESTE NTC
Per evitare un uso passivo dei programmi, con rischi sulla sicurezza strutturale, il Cap. 10 NTC
obbliga il Progettista a relazionare sulla loro affidabilità e sui risultati; al Collaudatore la verifica della relazione. A questo si aggiunge la modellazione che deve seguire le regole sismiche
del Cap. 7.
■ CORSO DI AGGIORNAMENTO
Il corso presenta criteri per:
• valutare lʼaffidabilità dei programmi e dei loro risultati (tests internazionali);
• rispondere alle richieste NTC sulla modellazione sismica (terreno, risposta sismica muratura di tamponamento, interrati in c.a., ecc.).
Su www.ing.mo.it descrizione corso e modulo dʼiscrizione o richiesta testo + cd software
Dynamo.
Per i lettori del ns. Giornale è stata prevista una quota riservata dʼiscrizione. Per gli interessati
che intendono partecipare al corso ed usufruire della quota ridotta (sconto pari a 70 euro) occorre inserire il codice FEMORMO2010 nello spazio predisposto sul modulo dʼiscrizione scaricabile dal sito www.ing.mo.it
Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:18 Pagina 23
N. 6 - 1 Aprile 2010
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
OFFERTE E RICHIESTE
DI COLLABORAZIONE
Ingegnere civile-edile, laureato allʼUniversità di Parma
(v.o.), abilitato allʼesercizio
della professione, sia come
Ingegnere che come Geometra. Disponibile agli spostamenti. Esperienze di lavoro presso studi tecnici di progettazione architettonica e
strutturale, per opere pubbliche e private, direzione lavori e sicurezza. Corso Certificatore Energetico per gli edifici R.Emilia Romagna (72
ore), Coordinatore della sicurezza (120 ore). Conoscenze informatiche: Windows, Office, Autocad (2 e
3D), Archicad, Photoshop,
Sap 2000, valuta proposte di
assunzione/collaborazione
presso Aziende, Società di
Ingegneria, Enti.
Mob. 338 9876022
Ingegnere civile con esperienza decennale, iscritto allʼAlbo degli Ingegneri, in possesso di Partita Iva, esperto
in modellazione e calcolo
strutturale, progettazione architettonica, computi metrici,
piani di manutenzione, sicurezza nei cantieri e sui luoghi di lavoro ai sensi del
D.lgs. 81/2008 e s.m.i., perizie giudiziarie, buona conoscenza della lingua inglese,
disposto a trasferte sia in ambito nazionale che internazionale cerca impiego presso studi professionali, aziende, enti pubblici e privati ed
imprese di costruzione.
Info: 338 9801980
[email protected]
Ingegnere civile, laurea anno 2002 v.o., Master in “Costruzioni in c.a” presso scuola “F.lli Pesenti”, valuta collaborazione a PIVA con Studi
Professionali e/o Imprese in
ambito di Calcoli Strutturali e
Direzione lavori.
La zona di attività prevalente
è Lombardia - Emilia Romagna. Pluriennale esperienza
nel settore, particolari competenze sviluppate nella progettazione di Edifici Alti e Modellazione 3d delle Strutture
(Revit Structure). Per contatti scrivere al seguente indirizzo: [email protected].
Ingegnere civile strutture
età 39, abilitato allʼesercizio
della professione valuta proposte di collaborazione. Disponibile ad un periodo di lavoro in part-time gratuito a fine conoscitivo. Corso sulla
sicurezza nei cantieri (120
ore) e Prevenzione incendi
IFAC World Congress 2011
a Milano
Il 18-mo IFAC World Congress si terrà a Milano
dal 28 Agosto al 2 Settembre 2011
(120 ore). Conoscenze informatiche: Windows, Office,
Autocad (2D), CDS Calcolo
di strutture. Conoscenza dellʼ
Inglese
[email protected]
Ingegnere elettrotecnico
con Master in USA in sistemi informativi, Inglese perfetto, buon Francese, con oltre
6 anni di esperienza nel campo, offresi, come free-lance,
per traduzioni di testi tecnici e
brevettuali da ed in Inglese e
dal Francese. Esperto in:
elettrotecnica, elettronica e
microelettronica, telecomunicazioni, meccanica, automobilistico e motoristica, elettromedicale, alimentare e tessile.
Tariffe competitive, precisione e rapidità di risposta.
Tel. Fax: 0362 96 342
[email protected]
Ingegnere per lʼambiente
ed il territorio, abilitato allʼesercizio della professione, in
possesso di corso sulla sicurezza nei cantieri (120 ore).
Esperienza nella progettazione geotecnica di opere civili e idrauliche in Italia, ottima
conoscenza del pacchetto Office, software Paratie, Slope,
AutoCAD e strutturale, buona
conoscenza delle lingua inglese, valuta proposte di collaborazione presso Aziende,
Società di Ingegneria, Enti e
Imprese. Disponibile agli spostamenti.
Mob: 328/4880226
[email protected]
Sono pubblicate gratuitamente solo le richieste di lavoro degli abbonati al Giornale
Ulteriori opportunità di lavoro sul sito www.giornaleingegnere.it e www.collegioingegneriarchitettimilano.it
Questo congresso è il forum di eccellenza per lʼesplorazione delle frontiere della scienza
e tecnologia dei controlli automatici. Con migliaia di partecipanti da tutto il mondo, provenienti sia dallʼambiente industriale sia da quello accademico. Il congresso offre la visione
più aggiornata e completa delle moderne tecniche di controllo, con la più vasta copertura dei campi di applicazione.
LʼIFAC (International Federation of Automatic Control) è una federazione priva di scopi di
lucro la cui finalità è la promozione e lo sviluppo della ricerca nel campo dei sistemi automatici di controllo, con sede a Laxenburg, nei dintorni di Vienna. Vi aderiscono 52 Stati tra cui lʼItalia. LʼIFAC promuove conferenze, simposi e workshop in tutto il mondo. In Italia si sono tenuti una quarantina di tali eventi a partire dalla nascita della Federazione
(1957). Ogni tre anni, viene organizzato un solo evento IFAC e cioè lʼIFAC World Congress.
Il primo si tenne a Mosca nel 1960 e lʼultimo si eʼ tenuto a Seul nel 2008, con 3000 partecipanti circa. Dopo una lunga e complessa procedura di selezione, culminata in due riunioni del Council IFAC tenute la prima a Rotterdam nel 2003 e la seconda a San Pietroburgo nel 2004, il congresso IFAC del 2011 è stato assegnato a Milano. La significatività dellʼevento è tale che diverse volte è stato il capo dello stato del Paese che ospita il
congresso ad aprire il congresso stesso.
www.ifac2011.org
Date importanti:
1 Giugno 2010 - Apertura periodo sottomissione articoli
30 Settembre 2010 - Chiusura periodo sottomissione articoli
DALLE AZIENDE
Primaria azienda nel settore della produzione di prodotti per l’edilizia e le costruzioni nell’area nord est di Milano, ricerca per rapporto continuativo a tempo indeterminato, un responsabile della sicurezza ( RSPP).
Si richiede:
• Preferibilmente eta’ superiore ai 35 anni
• Diploma o diploma di laurea ( laurea breve) ad indirizzo tecnico
• Competenza specifica per svolgere il ruolo di RSPP conformemente alle disposizioni vigenti con specializzazione nel settore dell’industria ( ATECO 4) e preferibilmente anche nel settore commerciale ( ATECO 6)
e delle costruzioni ( ATECO 3) con funzioni allargate al controllo di gestione di sistemi aziendali
• Esperienza maturata nel ruolo di RSPP per almeno tre anni in ambito aziendale
• Capacità a svolgere lavori in autonomia e a coordinare gruppi di lavoro
• Predisposizione ai rapporti personali
Se interessati si prega di inviare il proprio curriculum (preferibilmente in formato europeo) via mail indicando
nell’oggetto PROFILO RSPP all’indirizzo: [email protected]
Primaria azienda nel settore della produzione di prodotti per l’edilizia e le costruzioni nell’area nord est di Milano, ricerca per rapporto continuativo a tempo indeterminato, una Segretaria Commerciale di Direzione, che
rispenderà direttamente alla Direzione e al Responsabile Commerciale.
Si richiede:
• Preferibilmente eta’ superiore ai 35 anni
• Diploma ad indirizzo tecnico/commerciale
• Preferibilmente esperienza maturata in ruoli analoghi per almeno tre anni in ambito aziendale
• Comprovata esperienza nella gestione di gruppi di lavoro
• Dimestichezza nell’utilizzo di sistemi informativi in ambiente Windows e AS400
• Spiccate doti di relazione con la clientela e di gestione interna del Customer Satisfaction
• Capacità di gestire in autonomia le proprie responsabilità e a coordinare gruppi di lavoro
Se interessati si prega di inviare il proprio curriculum (preferibilmente in formato europeo) via mail indicando
nell’oggetto PROFILO SEG all’indirizzo: [email protected]
Soluzioni verificate da
professionisti per professionisti
www.sistemieditoriali.it
A23 pag. 416 • € 42,00
Architetto, 6 anni di esperienza in ambito residenziale presso studi professionali,
valuta proposte di collaborazione presso studi di architettura e ingegneria full/ parttime.
Conoscenza dei seguenti
programmi informatici: Autocad 2d-3d, pacchetto Office,
Photoshop, Revit, 3D Studio
max ecc.
Buona conoscenza della lingua inglese.
Mob. 331 4326530
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A18 pag. 704 • € 60,00
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dei comuni italiani
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Gruppo Editoriale Esselibri - Simone
Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:18 Pagina 24
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IL GIORNALE dell’INGEGNERE
N. 6 - 1 Aprile 2010
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