Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:16 Pagina 1 N. 6 - 1 Aprile 2010 - Anno 58 IMREADY Srl - Spedizione in abbonamento postale - Tabella B - (Tassa riscossa) - autorizzazione rilasciata a IMREADY Srl - n. 959 del 19.12.08 dalla Direzione Generale PP.TT. della Rep. S. Marino Quindicinale di informazione per ingegneri e architetti 1563 Fondato nel 1952 • www.giornaleingegnere.it A colloquio con il preside della facoltà di Ingegneria dell’Università dell’Aquila IL PRESIDENTE DELL’ORDINE Foscolo: “È trascorso un anno dal terremoto: così il nostro Ateneo sta tornando alla normalità” Paolo De Santis: “C’è ancora molto da fare” ROBERTO DI SANZO e la faremo, anche questa volta”. Poche ore do“C po il terribile terremoto del 6 DAVIDE CANEVARI embra ieri. O forse sembrano passati parecchi anni, considerando i risultati già ottenuti dall’opera di ricostruzione e la strada già percorsa nel difficile ritorno alla normalità. E, invece, sono trascorsi solo dodici mesi dal terremoto dell’Aquila che tanti danni ha causato; materiali e immateriali. Tra questi ultimi figurano certamente anche le pesanti conseguenze sul mondo della didattica e della ricerca. Perché l’Aquila – come noto – è anche sede universitaria, con una prestigiosa facoltà di ingegneria. Il Giornale dell’ingegnere ha incontrato il preside, professor Pier Ugo Foscolo, per fare un punto sulla situazione attuale, ripercorrere le prime fasi della ripresa, ragionare in fase prospettica sul futuro a breve e medio termine dei corsi di ingegneria. Il messaggio più bello e incoraggiante che traspare dall’intervista è il seguente: il mondo della didattica ha dimostrato sempre e comunque fiducia, spirito di iniziativa, voglia di rinascere. E, ora, quella forza potrà e dovrà contribuire alla piena ripresa di tutto il tessuto sociale e imprenditoriale dell’aquilano. segue a pag. 4 foto: LIAP S Ricerca e sviluppo, “ricetta” per l’Italia Una panoramica che analizza le varie realtà territoriali U Italia, alcune tra le strutture di ricerca più qualificate siano state smantellate nel recente passato o siano a rischio chiusura anche in queste settimane. Ed è tanto più urgente capirne le cause. Anche se molte di queste strutture sono branches di multinazionali estere, l’analisi delle motivazioni è importante, poiché gli stessi fattori segue a pag. 3 Non solamente Global Warming DOTT. ING. FRANCO LIGONZO ulla Tribuna delle opinioni del n.5/2010 leggo il Prof. Lanzavecchia che, a proposito del Global Warming, auspica “un pacato confronto su basi scientifiche che tenga conto dei diversi punti di vista”. Dati i precedenti, mi domando se questo “pacato confronto” sia possibile, se porterebbe a qualcosa di concreto e quando. Nel frattempo noi (imprenditori e professionisti) cosa facciamo? Non possiamo neppure riferirci al “principio di precauzione” perchè sempre il Professore ci ha detto che è “inconsistente”. S ANNA MAGRINI PROF. ING. ROBERTA PERNETTI partire dal 2007 alcune Regioni italiane hanno provveduto a recepire la Direttiva Europea 2002/91/CE in merito alle prestazioni energetiche degli edifici, come previsto dall’articolo 3 della direttiva stessa ed in base all’art.117 della Costituzione che definisce l’energia materia di legislazione concorrente tra Stato e Regioni. A ■ Vittore Ceretti Nell’estate del 2009 l’Italia ha varato le linee-guida nazionali per il calcolo dell’efficienza energetica degli edifici, rendendole valide per le Regioni che non hanno ancora provveduto autonomamente al recepimento della Direttiva e richiedendo alle altre di uniformarsi, seppure gradualmente, ai principi generali per una maggiore omogeneità dell’applicazione dei criteri. FOCUS/ segue a pag. 16 E’ sempre più viva l’attenzione verso il settore dei collegamenti e del trasporto delle merci. Una sfida che vede protagonista l’Italia e più in generale l’intera Europa. E’ dunque necessario porre in essere azioni in ogni ambito (terra, cielo, mare) per far sì che il Vecchio Continente sia attore principale nel panorama economico-produttivo internazionale. a pagina 14 ORDINI Intervista al presidente Gianni Massa ■ Donato Di Catino 1563 ASPETTI IDROGEOLOGICI E DIFESA DEL TERRITORIO La gran parte del territorio italiano pare sia a rischio idrogeologico: se ne parla ogni volta che si verifica un nuovo evento calamitoso, poi la notizia va nel dimenticatoio. In questo numero il Prof. Michele Maugeri ha coordinato una serie di interventi di carattere generale sugli aspetti normativi, di modellazione delle frane e sulla valutazione del rischio di frana, e altri specifici relativi al caso della recente alluvione di Messina dell’ottobre 2009. segue a pag. 6 ATTUALITA’ L’Europa e la sfida dei trasporti Edifici ed energia: la certificazione regionale PROF. ING. na delle principali carenze, nel modello delle piccole e medie imprese italiane, sembra essere l’insufficiente attenzione alla ricerca e l’appartenenza a settori maturi. Se è vero questo, è tanto più allarmante rilevare come, proprio in segue a pag. 5 La facoltà dʼingegneria dellʼUniversità dellʼAquila Intervista al professor Roveda del Politecnico di Milano DARIO COZZI aprile 2009, Paolo De Santis, presidente dell’Ordine degli Ingegneri dell’Aquila, aveva impersonificato in pieno lo spirito combattivo degli abruzzesi. Passato lo choc iniziale, si era subito messo a disposizione della città e dei suoi abitanti per aiutare e prestare i primi soccorsi. Così come lo stesso Ordine, che il 15 aprile aveva chiamato a raccolta tutti i colleghi della provincia: oltre 400 i professionisti che avevano partecipato ad una riunione straordinaria per fare il punto della situazione e ricordare con commozione le vittime del terremoto, tra le quali due colleghi, Piervincenzo Gioia e Giuliana Tamburro. In seguito, era stato lo stesso presidente De Santis a comunicare, sempre in un’intervista rilasciata al “Giornale dell’Ingegnere”, i primi dati tecnici su un terremoto “Riuscire a sviluppare una rete energetica figlia anche di fonti rinnovabili, cosa che fino ad oggi in Sardegna non è stato possibile attuare a causa di leggi superate e anacronistiche”. Parte da questa considerazione l’intervista a tutto campo a Gianni Massa, presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Cagliari. DA PAG. 7 A PAG. 13 il software per il progetto e la certificazione energetica sempre aggiornato ad ogni variazione normativa DPR 59/09 e Linee Guida Nazionali D.Lgs. 115/2008 e UNI TS 11300 (Certificato CTI) DGR 8/8745 e DDG 5796 Lombardia (XML per CENED+) Delibera n.156 - Emilia Romagna Delibera n.43-11965 - Piemonte Regolamento Regionale Liguria n°1 del 22/01/2009 www.logical.it Logical Soft - Via Garibaldi 253 - 20033 Desio (MB) - Tel. 0362 301721- Fax 0362 301722 - email: [email protected] - www.logical.it a pagina 15 Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:16 Pagina 2 2 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2010 AMBIENTE Fondato nel 1952 • www.giornaleingegnere.it QUINDICINALE DI INFORMAZIONE PER INGEGNERI E ARCHITETTI Direttore responsabile Carlo Valtolina Presidente del Collegio Ingegneri e Architetti di Milano Condirettore Pierangelo Andreini Direttore scientifico-culturale Franco Ligonzo ____________________________ Redazione Responsabile: Sandra Banfi Direttore editoriale Pierfrancesco Gallizzi Davide Canevari Roberto Di Sanzo Patrizia Ricci Comitato di gestione Adriano De Maio, Patrizia Giracca, Anna Semenza, Carlo Valtolina, Gilberto Ricci Comitato d’onore Edoardo Bregani, Vittore Ceretti, Adolfo Colombo, Riccardo Pellegatta, Fabio Semenza, Gianni Verga Comitato Scientifico Culturale Presidenti degli Ordini e Collegi abbonati al Giornale dell’Ingegnere Presidente Onorario Giulio Galli AREA STRATEGICA Sergio Barabaschi, Vittorio Coda, Alberto Quadrio Curzio, Adriano DeMaio, Giacomo Elias, Giuseppe Lanzavecchia, Giovanni Nassi, Massimo Saita AREA FORMAZIONE, RICERCA E INNOVAZIONE Umberto Bertelè, Maurizio Cumo, Walter Nicodemi, Aldo Norsa, Lucio Pinto, Michele Presbitero, Umberto Ruggiero, Claudio Smiraglia, Cesare Stevan AREA TECNICA, ECONOMICA, NORMATIVA E PROFESSIONALE Mario Abate, Pierangelo Andreini, Guido Arrigoni, Giancarlo Bobbo, Gianmario Bolloli, Sergio Brofferio, Giuseppe Callarame, Vittorio Carnemolla, Franco Cianflone, Sergio Clarelli, Piercarlo Comolli, Antonio De Marco, Gabriele Di Caprio, Mario Ghezzi, Gian Carlo Giuliani, Leopoldo Iaria, Franco Ligonzo, Ernesto Pedrocchi, Giovanni Rigone, Michele Rossi, Alberto Rovetta, Angelo Selis, Giorgio Simeone, Franco Sironi, Andrea Sommaruga, Francesco Tozzi Spadoni, Giorgio Valentini. Di diritto componenti del Comitato Scientifico Culturale “Area Tecnica, economica, normativa e professionale” Collegio ingegneri di Pavia: Giovanni Rigone; Collegio ingegneri di Venezia: Franco Pianon Ordini ingegneri: Alessandria: Gregorio Marafioti; Aosta: Michel Grosjacques; Belluno: Luigi Panzan; Bergamo: Donatella Guzzoni; Biella: Renato Bertone; Brindisi: Erminio Elia; Caserta: Vittorio Severino; Catanzaro: Salvatore Saccà; Como: Manlio Cantaluppi; Cremona: Adriano Faciocchi; Cuneo: Adriano Gerbotto; Forli’-Cesena: Lucio Lelli; Imperia: Pino Domenico; Lecco: Teodoro Berera; Lodi: Angelo Pozzi; Mantova: Tommaso Ferrante; Milano: Gianfranco Agnoletto; Monza: Piergiorgio Borgonovo; Napoli: Luigi Vinci; Novara: Giancarlo Ferrera; Parma: Angelo Tedeschi; Pavia: Giampiero Canevari; Piacenza: Fabrizio Perazzi; Reggio Emilia: Piero Antonio Gasparini; Sondrio: Enrico Moratti; Torino: Ilario Cursaro; Trento: Alberto Salizzoni; Treviso: Vittorino Dal Cin; Varese: Roberta Besozzi; Verbania: Alberto Gagliardi; Vercelli: Guido Torello; Verona: Mario Zocca. Hanno collaborato a questo numero: Stefano Aversa, Francesco Calvetti, Leonardo Cascini, Vittore Ceretti, Dario Cozzi, Donato Di Catino, Enrico Foti, Mario Ghezzi, Santa Iudicello, Manlio Marino, Anna Magrini, Giovanni Manzini, Michele Maugeri, Franco Ortolani, Roberta Pernetti, Enrico Rota, Angelo Spizuoco. Proprietà Editoriale Società di Servizi del Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano S.r.l. corso Venezia 16 - 20121 Milano ____________________________ Pubblicità IDRA SA Strada Cardio, 4 47891 Galazzano – RSM Tel. 0549.909090 Fax 0549.909096 ____________________________ Casa Editrice IMREADY Srl Strada Cardio, 4 47891 Galazzano – RSM Tel. 0549.941003 Fax 0549.909096 ____________________________ Autorizzazione: Segreteria di Stato Affari Interni Prot. n. 2346/75/2008 del 12 dicembre 2008. Copia depositata presso il Tribunale della Rep. Di San Marino. ____________________________ Direzione, redazione, segreteria corso Venezia 16 - 20121 Milano tel. +39 02.76011294 tel. +39 02.76003509 fax +39 02.76022755 [email protected] http://www.giornaleingegnere.it Autorizzazione: Segreteria di Stato Affari Interni Prot. n. 926/75/2009 del 11 maggio 2009. Copia depositata presso il Tribunale della Rep. di San Marino © Copyright by Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano Gli articoli e le note firmate esprimono l’opinione dell’autore, non necessariamente quella del Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano, e non impegnano l’Editore e la Redazione. L’invio di immagini e testi implica l’autorizzazione dell’autore alla loro pubblicazione a titolo gratuito e non dà luogo alla loro restituzione, anche in caso di mancata pubblicazione. La direzione si riserva il diritto di ridimensionare gli articoli pervenuti, senza alterarne il contenuto e il significato globale. Progetto grafico, fotocomposizione S.G.E. Servizi Grafici Editoriali via Rossini, 2 - Rivolta d’Adda Tel. 0363.371203 - Fax 0363.370674 Stampa e distribuzione Poligrafici - Grafica Editoriale Printing Srl Via Enrico Mattei 106 40138 Bologna Oltre agli Abbonati individuali Il Giornale dell’Ingegnere viene distribuito: • agli iscritti agli Ordini degli Ingegneri delle province di Alessandria, Aosta, Belluno, Bergamo, Biella, Brindisi, Caserta, Catanzaro, Como, Cremona, Cuneo, Forlì-Cesena, Imperia, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Monza e Brianza, Napoli, Novara, Parma, Pavia, Piacenza, Reggio Emilia, Sondrio, Torino, Trento, Treviso, Varese, Verbania,Vercelli e Verona; • agli iscritti ai Collegi degli Ingegneri di Pavia e Venezia; • agli iscritti al Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano; • agli iscritti alle Associazioni aderenti all’ANIAI (Associazione Nazionale Ingegneri e Architetti Italiani); • alle Associazioni professionali, ai principali Enti tecnici e Industrie nazionali, ad alcuni istituti scolastici medi superiori, ad alcune sedi Universitarie. Con la collaborazione istituzionale di: AICARR, ASSOBETON, ASSOLEGNO, ASSOVETRO, ATECAP, UNCSAAL DI QUESTO NUMERO SONO STATE DIFFUSE 65.000 COPIE Lombardia leader nei progetti ecologici Seguono Lazio ed Emilia Romagna ROBERTO DI SANZO gni anno in Italia sono oltre 750 le domande di brevetto per invenzioni legate all’ambiente, allo smog o all’inquinamento. Si va dal filtro nasale anallergico anti-PM10 all’adesivo assorbi-inquinamento per automobili, passando per il cerotto antismog e la mascherina multistrato antifumo. Quasi un terzo di queste provengono dalla Lombardia (28,1%), seguite da Lazio (17,2%), Emilia Romagna (12%) e Piemonte (10%). Un quarto dei brevetti proviene dalla provincia di Milano, seguita da Roma (16%) e Torino (9%). È quanto emerge da un’elaborazione della Camera di Commercio di Milano sulla base dei dati Uibm riguardanti brevetti e marchi depositati fino a febbraio 2010. Sempre la Came- O foto: Geoff Wong 1563 ra di Commercio del capoluogo lombardo rende noti i dati del registro imprese che nel quarto trimestre 2009 ha affermato il primato della Lombardia, con 750 imprese attive nel settore energetico tra elettricità e gas (pari al 22% del totale italiano). Anche tra le province il primato spetta ancora a Milano, che con le sue 400 imprese energetiche rappresenta il 12% delle aziende italiane attive nel settore. il GIORNALE dellʼINGEGNERE ǀ 1 APRILE 1990 Accadeva 20 anni fa Levata di scudi degli ingegneri contro attacchi e critiche nei confronti della categoria. Potrebbe essere sintetizzata così la vicenda raccontata nel numero del 1° aprile del Giornale dell’Ingegnere, ben tre lettere pubblicate con grande risalto in risposta all’analisi dell’ingegner Claudio Ferraris, presidente della Foster Wheeler Italiana, che sempre sulla nostra rivista aveva affermato che “la società ha fame di ingegneri ma l’offerta è meno di un terzo” (Il Giornale dell’Ingegnere, 15 gennaio 1990). Il primo collega a replicare era Antonio Martinelli, il quale contestava il fatto che, a partire dal 1979, il numero degli iscritti alle facoltà di ingegneria non era cresciuto. “Il sistema industriale italiano, in quel periodo – spiegava Martinelli – ha vissuto un periodo di profonda crisi con contemporanea ristrutturazione degli assetti ed estromissione di risorse umane. Siccome il giovane, sempre più avveduto, intraprende specifici e faticosi studi al fine di raggiungere una posizione economica rispettabile ed una sicurezza di impiego, è ovvio che parte degli individui propensi siano stati distolti”. La seconda lettera arrivata in redazione era quella del bolognese Roberto Toldo, che si lanciava in una serie di considerazioni più o meno condivisibili: “La relazione (di Claudio Ferraris) è falsa, in quanto se gli ingegneri sono così pochi non si spiegherebbe perché i loro stipendi siano così bassi. (…) Bisogna rendersi conto che bisogna avere due figure: 1) il laureato professionista, dottore, ingegnere o architetto, a numero chiuso per evitare l’eccessiva concorrenza che oggi si verifica nel campo. E’ necessaria, secondo me, una preparazione di 6 anni con tirocinio pratico; 2) il tecnico diplomato con tre anni universitari alle spalle”. Il terzo contributo era di Franco Lepore da Pescara. Emblematico il titolo della sua lettera: “Meglio dentista o notaio, si guadagna molto di più”. Ed ecco le considerazioni dell’ingegner Lepore: “Mi risulta che vi sono aziende nelle quali un ingegnere laureato al primo impiego guadagna circa un milione e cinquantamila lire al mese, come un diplomato!”. Basta questa frase per comprendere il tono polemico del collega e Tariffe Abbonamenti Annuale ___________________________________ Studenti iscritti alle facoltà di ingegneria e architettura del 5° anno promozionale per un anno ___________________ Collettivi (minimo 50 abbonamenti) ____________ Estero ____________________________________ PER INFORMAZIONI E ABBONAMENTI RIVOLGERSI A: IMREADY Srl Strada Cardio, 4 47891 Galazzano - RSM Tel. 0549.941003 Fax 0549.909096 www.imready.it [email protected] individuare una delle motivazioni più importanti (il fattore economico) per le quali i giovani sceglievano altre strade rispetto a quella ingegneristica. Per chiudere, allargando l’orizzonte all’ambito internazionale, torniamo alle frasi di Antonio Martinelli, che avallava in pieno le teorie degli altri ingegneri: “In Usa i giovani migliori non si iscrivono più ad ingegneria ma preferiscono lavorare nell’area finanziaria (per le elevate opportunità di guadagno), cosicché si ricorre ad ingegneri provenienti dall’estero. Non è, per caso, questa una delle ragioni dell’attuale crisi di innovazione tecnologica che colpisce quel Paese?”. A tutti gli Abbonati Euro 25 Per qualsiasi segnalazione di errore e variazione di indirizzo, rivolgersi a: Euro 15 Euro 10 Euro 30 PICOMAX SrL Via Borghetto, 1 - 20122 Milano T. 02.77428040 - F. 02.76340836 E-mail: [email protected] Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:16 Pagina 3 N. 6 - 1 Aprile 2010 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 3 DALLA PRIMA PAGINA│INTERVISTA Ricerca: a quali condizioni l’Italia può tornare ad essere un “contesto” realmente appetibile? segue da pag. 1 potrebbero ostacolare anche lo sviluppo di organizzazioni nazionali o disincentivare l’accesso dei ricercatori stranieri. Il Giornale dell’ingegnere ha deciso di approfondire questo tema - per individuare le cause e discutere delle possibili soluzioni - intervistando il Professor Claudio Roveda, docente di economia e organizzazione aziendale, dipartimento di Ingegneria gestionale del Politecnico di Milano. Professore, pensando ai casi delle multinazionali estere che stanno smantellando le loro strutture in Italia, sembra che le cause siano ascrivibili a quattro fattori: burocrazia e giustizia; infrastrutture, legalità e qualità della vita locali; costo del lavoro e grado di sindacalizzazione in Italia/Europa; strategie aziendali. Fatto cento il totale, quale è, a suo avviso, il peso di ciascuno dei quattro fattori? Volendo dare una risposta non generica è necessaria una premessa: i fattori che condizionano le scelte localizzative per le attività di R&S di un’impresa multinazionale (italiana o estera) dipendono largamente dal settore in cui opera, oltre che dalla complessiva distribuzione delle attività aziendali a scala internazionale. Pertanto i pesi da attribuire ai fattori di criticità indicati possono variare a seconda dei settori e delle imprese. Questa diversità di valutazioni è emersa con evidenza in una recente ricerca, di cui sono stato autore insieme ad Adriano De Maio e Alessandro Sala, sulla Attrattività delle Lombardia per attività di R&S e produzione ad alto contenuto di conoscenza. Inoltre, le valutazioni dei top manager delle imprese intervistate (nel complesso oltre 40) relativamente ai diversi fattori rilevanti nelle loro scelte localizzative hanno presentano, al tempo stesso, elementi positivi e negativi. Così ad esempio, mentre si riconosce come positività la presenza in Lombardia di di- partimenti universitari assai qualificati a scala internazionale in una molteplicità di discipline e tematiche scientifiche, si registra come negatività la loro limitata capacità - se non interesse - a collaborare con le imprese su specifiche problematiche applicative e la loro verticalizzazione che rende difficile l’approccio multidisciplinare. Nondimeno, per infrastrutture e Pubblica Amministrazione nelle sue diverse componenti (inclusi fisco e giustizia) si riscontra un’unanimità di La decisione finale sulla localizzazione di strutture di R&S risulta dalla considerazione di un insieme di positività e negatività; e qui entrano fortemente in gioco le specificità settoriali e le strategie aziendali valutazioni fortemente negative. Ciò vale per la Lombardia, ma è facilmente estendibile al resto del Paese. Esistono ulteriori criticità che scoraggiano la crescita delle strutture di R&S? Certamente l’esistenza o meno di un sistema di Ricerca e Formazione, in particolare in ambito pubblico, costituisce un elemento assai importante. Le strutture aziendali di R&S non vivono isolate, ma intrattengono significative interazioni con l’ambiente scientifico e di formazione superiore circostante. L’accesso a scala locale a laureati qualificati da assumere o a in- frastrutture e competenze scientifiche avanzate con le quali collaborare costituisce un forte incentivo alla localizzazione di strutture aziendali di R&S in quanto sono fonti di economie esterne, particolarmente importanti se si tiene conto della crescente multidisciplinarietà e multisettorialità dei processi di innovazione tecnologica basata sulla ricerca, nonché dell’alta incertezza che si associa alle possibili traiettorie di sviluppo tecnico-scientifico. Tralasciando il primo fattore (burocrazia e giustizia in Italia) che dovrebbe essere risolto a prescindere, e pensando al secondo (infrastrutture, legalità e qualità della vita locali), quali sarebbero le componenti irrinunciabili? Per intenderci, a Milano si possono trovare scuole per stranieri, centri culturali, infrastrutture di collegamento, ma la qualità della vita può essere scarsa. Viceversa, magari a Ivrea... Ancora una volta quello che più conta è il mix di negatività e di positività: l’alto costo della vita a Milano e la bassa qualità ambientale del suo contesto, operano contro la localizzazione di strutture aziendali di R&S, nonostante i salari relativamente bassi corrisposti a ricercatori e tecnici e la presenza di un insieme di università, in primo luogo il Politecnico di Milano, e di centri di ricerca altamente qualificati. Peraltro l’esistenza di infrastrutture per la mobilità delle persone con elevante prestazioni potrebbe favorire la localizzazione delle strutture di R&S in aree adiacenti Milano con una maggiore qualità ambientale, in modo da compensare le negatività milanesi e da sfruttarne le positività. E per il terzo fattore (costo del lavoro e grado di sindacalizzazione in Italia/Europa) quali obiettivi ci si dovrebbe porre rispetto al resto d’Europa? Come gia sottolineato, il costo di ricercatori e tecnici a Milano, in Lombardia e ancor più nel resto del Paese, è h: l’eccellenza nelle tubazioni 5QNKFKCHƂFCDKNKGFWTCVWTKUQPQKEQOOGPVKRKÕTKEQTTGPVKVTC INKWVKNK\\CVQTKFKVWDKEGPVTKHWICVKh. 'EEQRGTEJÅFCNhÄUKPQPKOQFKGEEGNNGP\C &KCOGVTKFCN&0CN&0RTGUUKQPKFC20C20 TKIKFKV¼ƂPQCFQNVTG0O. 2GTRQUCKPVTKPEGCKPUWRGTƂEKGGPQFKI 2G\\KURGEKCNKGRQ\\GVVKUVCPFCTFGUWFKUGIPQ E Tubi S.r.l. Via Montale 4/5 30030 Pianiga (VE) T +39 041 5952282 F +39 041 5951761 [email protected] www.hobas.com significativamente inferiore a quello nei Paesi europei industrialmente avanzati, anche se superiore a quello dei nuovi Stati membri dell’Unione Europea e ancor più in altri Paesi di più o meno recente industrializzazione, come Russia, India e Cina. Qui entra in gioco il modello di innovazione tecnologica basata sulla ricerca, fortemente dipendente dal settore industriale. Se i ricercatori e tecnici devono frequentemente muoversi nelle facility dell’azienda a scala mondiale, è critica l’efficienza delle infrastrutture di mobilità (ossia aeroporti con rapidi e frequenti collegamenti internazionali), da cui dipende la complessiva produttività oraria del personale. Se le strutture di R&S necessitano di una forte interazione con le locali facility produttive dell’azienda o con il locale sistema tecnico-scientifico, non esiste un problema per il più elevato costo dei ricercatori: così è più conveniente localizzare le strutture di R&S in Italia, ove esiste la domanda di mercato o si possono sfruttare significative economie esterne nella generazione di conoscenza innovativa. Comunque i costi diretti dei nostri ricercatori e tecnici, ossia i loro stipendi, non sono in molti casi un ostacolo alla localizzazione di strutture di R&S nel nostro Paese. E per le strategie aziendali senza entrare nelle scelte delle singole aziende o contestarle - a quali condizioni e come potrebbero essere salvate le eccellenze italiane? È fondamentale che venga creata un’effettiva strategia nazionale riguardo Ricerca&Innovazione, che con una molteplicità di strumenti sostenga lo sviluppo di un sistema produttivo competitivo. Se è importante che si localizzano in Italia strutture aziendali di R&S, ancor di più lo è che i risultati della R&S diano origine a prodotti e servizi realizzati localmente. In questo contesto la domanda pubblica di prodotti e ser- vizi innovativi - ad esempio nei campi della sanità, della Pubblica Amministrazione e della sicurezza - può costituire un forte attrattore non solo di strutture e di attività di R&S e innovazione, ma soprattutto di attività produttive di elevata qualificazione e valore aggiunto. Non bisogna dimenticare che la R&S nel settore privato, ma anche per molti aspetti in quello pubblico, non è fine a se stessa, ma è funzionale alla creazione di attività produttive e quindi allo sviluppo economico e so- Non sono certo i costi diretti dei nostri ricercatori e tecnici ad ostacolare la localizzazione di strutture di R&S nel nostro Paese, bensì l’inadeguatezza del Sistema-Paese e di quello territoriale ciale di un territorio, regione o Paese che sia. Sarebbe ipotizzabile creare dei centri di ricerca di natura privata, collegati alle università e posseduti magari da fondazioni locali? Esiste l’esigenza di colmare la distanza fra i risultati scientifici prodotti dalle università e dai centri pubblici di ricerca e le innovazioni tecnologiche, valide sul mercato, realizzate nelle imprese. La soluzione degli Uffici di Trasferimento Tecnologico (TTO), posti in essere in molte università italiane, non risolve questo problema per una molteplicità di ragioni, soprattutto perché questi uffici si occupano so- lamente di brevettare i risultati della ricerca scientifica svolta all’interno delle università e di sostenere la creazione di start-up da parte dei docenti, ma non della ingegnerizzazione di tali risultati, attività ben più importante ai fini dello sviluppo di innovazioni tecnologiche nell’industria e nei servizi. Occorre favorire la creazione di strutture (ad esempio sul modello degli istituti della Fraunhofer in Germania) che eseguono lo sviluppo e l’ingegnerizzazione dei risultati della ricerca pubblica in collaborazione con le imprese per l’innovazione dei loro prodotti e servizi. L’assetto istituzionale da dare a tali strutture è secondario rispetto alla precisa definizione della loro missione e alla progettazione della loro sostenibilità economica. A volte sembra, però, che le stesse Università siano strutturate più per un eventuale supporto alle aziende di medie e grandi dimensioni che non alle piccole. Difficilmente un Ateneo sembra disposto ad impegnarsi in ricerche da poche decine di migliaia di euro di valore; magari con la necessità di fornire dei risultati in pochi mesi… La soluzione prima delineata può venire incontro anche alle esigenze di innovazione tecnologica delle piccole imprese che effettivamente vogliono innovare perché motivate strategicamente e spinte dalla competizione internazionale. Occorre rivedere profondamente la nozione di Trasferimento tecnologico alle piccole imprese e soprattutto riprogettare gli strumenti operativi, che non possono ridursi a strutture di semplice interfaccia e intermediazione, come purtroppo è oggi in Italia la prassi prevalente. Esiste poi il problema della sostenibilità economica di queste iniziative e di un ruolo intelligente in questo campo da parte dell’operatore pubblico nazionale e ancor più regionale. Dario Cozzi Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:16 Pagina 4 4 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2010 DALLA PRIMA PAGINA│A UN ANNO DAL TERREMOTO / UNIVERSITÀ “Anche gli studenti impegnati nei rilievi degli edifici danneggiati” Ripercorriamo con il professor Foscolo 365 giorni di difficoltà “Ventiquattro studenti della facoltà hanno perso la vita ricorda Foscolo, iniziando questa intervista - tra le rovine delle case prese in affitto all’Aquila. Gli studenti deceduti, ai quali è stato conferito il Diploma di laurea alla memoria, sono tutti studenti fuori-sede, che vivevano all’Aquila a motivo dei loro studi. A seguito di questi fatti, la Conferenza dei Presidi di Ingegneria, riunita a Roma il 22 aprile 2009, ha proposto alla comunità accademica che la giornata del 6 aprile sia ricordata in Italia come giornata dello studente universitario fuori sede. Professor Foscolo, quali conseguenze - nell’immediato - ha causato il sisma sulla operatività dei corsi di ingegneria? Fin dalle primissime ricognizioni effettuate al sito della facoltà, subito dopo il sisma, è apparso chiaro che le strutture erano compromesse - sia quelle dedicate alla didattica, sia le sedi dei Dipartimenti almeno nelle opere architettoniche. Di minore entità, invece, risultavano i danni per una parte consistente dei laboratori di ricerca. Il Consiglio di facoltà, tenutosi a Celano il 21 aprile, ha comunque deliberato di assicurare il compimento della didattica relativa all’anno accademico 2008-09, già svolta fino a circa metà del secondo semestre, utilizzando sedi di emergenza. Inoltre, molte facoltà di ingegneria, italiane ed europee, così come aziende private, si sono rese pienamente disponibili ad iniziative di supporto dell’attività didattica, in particolare per il tutoraggio degli studenti a fine carriera, al fine di consentire il completamento della preparazione delle tesi di laurea. Vorrei anche sottolineare l’impegno profuso dai docenti nel rimanere vicino agli studenti, portando a termine regolarmente i propri insegnamenti, e svolgendo le prove d’esame nelle varie sedi di emergenza. Infine, va menzionata la collaborazione offerta dal personale tecnicoamministrativo della facoltà e dell’intero Ateneo. Grazie anche a questo sforzo, e nonostante tutto, per l’anno accademico 2009-2010 risultavano iscritti 4.500 studenti, con circa 700 matricole. Ingegneria ha infatti recepito la decisione del Senato accademico di organizzare tutta l’attività didattica dell’anno 20092010 nella città dell’Aquila. E nei mesi successivi? Fino all’inizio di ottobre la facoltà ha avuto come unica struttura di riferimento un container, montato a Coppito nei pressi della facoltà di Scienze. A quei giorni risale il trasferimento nella sede didattica provvisoria di via Campo di Pile, realizzata mediante rapida trasformazione delle strutture della fabbrica Optimes, ormai chiusa da tempo, acquisite dall’Ateneo all’inizio dell’estate. Si tratta di circa 1.000 metri quadrati per gli uffici e 8.000 per le aule e gli spazi dedicati agli studenti; a questi si aggiungono ulteriori 4 aule disponibili nella scuola superiore Reiss Romoli. Lunedì 19 ottobre, data fissata dal Senato accademico per l’inizio delle lezioni, un numero straripante di studenti ha letteralmente invaso questi spazi, con una gran voglia di ricominciare le attività didattiche in una sede aggregata, e di riprendere quella vita di relazioni con il corpo docente, gli amici e i colleghi, che ha sempre caratterizzato l’Ateneo e il suo rapporto con la città, facendo dell’Aquila una delle città universitarie più vive d’Italia. Non sono mancati aspetti commoventi, soprattutto nell’incontro con le matricole delle lauree triennali, che per la prima volta nella loro vita L’Ateneo è stato tra le prime istituzioni della città a recuperare la piena operatività, nonostante i gravi ed estesi danni subiti al proprio patrimonio edilizio Fino all’inizio di ottobre ingegneria ha avuto come unica struttura di riferimento un container montato a Coppito nei pressi della facoltà di Scienze partecipavano ad una lezione universitaria, in un contesto certamente unico: la loro attenzione e disponibilità a sopportare inevitabili difficoltà logistiche dimostrava tutta la loro tensione verso l’acquisizione di nuovi orizzonti formativi, quasi a voler ripagare gli sforzi di tutti coloro che avevano lavorato per arrivare a quel momento. questo progetto è anche coinvolto il consorzio casa Clima di Bolzano. Ricordo, infine, che già da alcuni anni era attivo un nostro master in ingegneria antisismica. E per il pieno, definitivo, ritorno alla normalità? foto: Leandro Demori segue da pag. 1 Ci può fare un confronto tra il prima e la situazione presente (numero di studenti iscritti, nuove matricole, docenti, strutture e laboratori...) Fuori dalla retorica, i numeri ci consentono di quantificare la risposta degli studenti in modo molto positivo. Infatti, alla scadenza dei termini per le iscrizioni, risultano iscritti alla facoltà di ingegneria, come già accennato, 4.500 studenti, cioè il 75 per cento di quelli iscritti prima del terremoto. Le matricole risultano complessivamente pari al 60 per cento degli studenti immatricolati nell’anno accademico precedente. Queste cifre sono risultate superiori alle previsioni più ottimistiche. Quanto può essere importante il ruolo della facoltà di ingegneria - e più in generale di un’Università - per la rinascita di un territorio dopo un così grave evento? La città dell’Aquila è un grande cantiere, visitato quotidianamente da tecnici provenienti da Paesi vicini e lontani, un caso di studio di eccezionale importanza per la formazione dei giovani ingegneri, e sarebbe davvero deprecabile tenere i nostri studenti lontani da questa opportunità. Inoltre, la facoltà di ingegneria ha manifestato da subito la propria volontà a collaborare alla ricostruzione con tutto il proprio patrimonio di uomini e di conoscenze, e sta operando in questa direzione: la sua presenza all’Aquila è un segno tangibile di questo impegno, che non può escludere le attività di formazione. La ricostruzione, già nelle sue fasi iniziali, non poteva certo attestarsi al ripristino del patrimonio edilizio necessario ad ospitare gli abitanti del- l’Aquila, ma doveva necessariamente comprendere la ripresa e riqualificazione delle principali funzioni culturali, economiche e sociali della città. A nulla vale restituire una carrozzeria fiammante ad un’auto danneggiata in un incidente, se il suo motore non è funzionante! Quanto e come è stata coinvolta la facoltà di ingegneria nei progetti e programmi di ricostruzione? Su cosa sta lavorando nello specifico? Il Consiglio di facoltà di ingegneria ha cercato sempre di cogliere, a vantaggio dei propri studenti, nonché delle attività di ricerca, le opportunità offerte dalla estesa solidarietà e dalla presenza sul territorio di numerose aziende impegnate in fasi e settori diverse delle opere di ricostruzione. Lo scorso 30 giugno, a seguito anche di incontri con l’Ordine degli Ingegneri, il Consiglio ha deliberato che una parte dei crediti (CFU) assegnati a ciascun insegnamento, fino ad un terzo, possano essere acquisiti dagli studenti con la partecipazione a specifiche attività sul campo e studio di casi concreti. In questo modo, gli studenti sono direttamente impegnati nei rilievi degli edifici danneggiati, nella micro-zonazione sismica, in studi di fattibilità sul recupero dei centri storici minori, sulla viabilità, nella riduzione e ottimizzazione dei consumi energetici. pratiche sul campo fatte nel territorio della nostra facoltà. Il corso è stato tenuto da docenti interni all’ateneo e da personale della Protezione Ci- La Conferenza dei Presidi di Ingegneria, riunita a Roma il 22 aprile 2009, ha proposto alla comunità accademica che la giornata del 6 aprile sia ricordata come giornata dello studente universitario fuori sede Gli studenti sono direttamente impegnati nei rilievi degli edifici danneggiati, nella micro-zonazione sismica, in studi di fattibilità sul recupero dei centri storici minori, sulla viabilità, sulla riduzione e ottimizzazione dei consumi energetici Nei futuri piani di studio potrebbe esserci maggiore spazio per l’ingegneria sismica? Già nell’anno accademico 2009-2010 abbiamo introdotto un corso professionalizzante sulla micro-zonazione sismica, con esercitazioni vile. Abbiamo, poi, attivato un centro di formazione e ricerca per l’ingegneria antisismica, in collaborazione con realtà aziendali private. In Al momento le lezioni si svolgono in una sede provvisoria, comunque soddisfacente e decorosa. Come detto, i laboratori sono stati riattivati in tempi molto brevi e ora l’obiettivo è quello di rientrare nella nostra sede storica (sono già in atto le ristrutturazioni delle aule e si pensa di concludere i lavori entro la fine del 2010). Tempi un po’ più lunghi saranno, invece, necessari per l’edificio del 1935 che ospitava gli uffici. Probabilmente, il ritorno alla piena operatività antecedente il sisma sarà quindi a scaglioni. A mio avviso, però, il problema principale è all’esterno dell’Università. Ovvero? Penso alle abitazioni degli studenti. Prima del sisma alla facoltà erano iscritti circa 6.000 studenti. Solo il 39 per cento era originario della provincia dell’Aquila. Ma in alcuni casi - essendo il nostro territorio molto esteso - l’abitazione di origine poteva distare più di 100 chilometri dall’università. La maggior parte degli iscritti aveva quindi una propria residenza in loco ed è perciò indispensabile ripristinare questa situazione prima di poter parlare a tutti gli effetti di normalità. Al momento, numerosi fuori-sede vivono nella condizione di studenti pendolari: con un dettagliato piano della Regione Abruzzo, alla cui messa a punto ha collaborato l’Ateneo, è stato organizzato un servizio di trasporti gratuiti che consente di raggiungere direttamente le sedi didattiche ogni giorno, da diverse località regionali. Per il momento, quindi, è notevolmente cambiato il bacino di utenza studentesca: la percentuale degli studenti che risiedono nella provincia dell’Aquila è salita dal 39 al 51 per cento, mentre quella degli studenti provenienti dal resto d’Abruzzo è scesa dal 40 al 33 per cento, come anche quella degli studenti non residenti in Abruzzo (dal 21 al 16 per cento). La questione va oltre il semplice conteggio dei posti letto. La piena ripresa della città, e della sua vita sociale, è un elemento non trascurabile per ragazzi che non possono vivere di solo studio. E questo, forse, sarà uno dei problemi meno facili da superare. Davide Canevari Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:16 Pagina 5 N. 6 - 1 Aprile 2010 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 5 DALLA PRIMA PAGINA│A UN ANNO DAL TERREMOTO / ORDINE De Santis: “Ingegneri abruzzesi protagonisti della rinascita” segue da pag. 1 “di una tale eccezionalità da andare ben oltre le prescrizioni normative per il calcolo strutturale delle costruzioni in zona sismica di seconda categoria in cui ricade la città dell’Aquila, le frazioni e Comuni limitrofi”. E aveva anche aggiunto: “Va detto che le strutture in cemento armato hanno retto, nella stragrande maggioranza dei casi, permettendo alle persone di uscire dalle loro case durante l’evento sismico. Per quanto concerne il centro storico, invece, il discorso è diverso. Qui vi erano una serie di costruzioni realizzate con criteri e tecnologie datate, come ad esempio il palazzo della Prefettura”. A distanza di un anno da quella immane tragedia, abbiamo sentito nuovamente l’ingegner De Santis – appena riconfermato alla guida dell’Ordine aquilano – per cercare di capire come è cambiata la vita degli aquilani, quanto è stato fatto per la ricostruzione e quanto, invece, bisogna ancora fare. Partiamo dall’inizio, dalla mattina del 6 aprile. L’Ordine degli Ingegneri si è subito messo in moto al fianco della cittadinanza. “Una data che non potrò mai più dimenticare, ricordo ogni istante di quella notte incredibile e delle prime ore della giornata. Devo dire che sia io che tutti i colleghi ci siamo subito messi all’opera, pensi che già nel pomeriggio il sito Internet dell’Ordine era di nuovo attivo per fornire noti- zie in tempo reale sulla situazione in città e in provincia. In quei giorni siamo diventati un vero e proprio punto di riferimento per l’Aquila e gli aquilani, che sapevano di poter contare su ingegneri attivi e competenti. In seguito, ci siamo adoperati nella ricerca di professionisti che potessero collaborare con i tecnici della Protezione Civile nella verifica dell’agibilità degli edifici. E non è stato facile, mi creda: in seguito ai crolli molti colleghi non avevano più casa, si erano trasferiti in altre località e quindi ci si poteva sentire solo tramite telefono cellulare. Insomma, il periodo iniziale è stato veramente drammatico, anche perché le scosse non accennavano a diminuire e la ricerca delle persone, dei propri cari e degli amici, era angosciante”. Anche i mesi successivi non sono stati facili… “Proprio così. E’ stato un braccio di ferro continuo con gli uomini della Protezione Civile e con le istituzioni, una lotta fatta di carte, burocrazia e lungaggini varie per cercare di comprendere effettivamente come agire, cosa fare e – soprattutto – i compiti di ognuno per far ripartire il più presto possibile le operazioni di ricostruzione degli immobili. Fortunatamente, grazie al nostro intervento, in seguito a diversi incontri con la Prefettura e le autorità preposte è stato stilato un Protocollo d’Intesa che ha permesso di mettere in moto la macchina. Anche in questo caso, dunque, gli ingegneri so- no stati determinanti”. Il cuore pulsante della città, il simbolo dell’Aquila, è sicuramente piazza Duomo: ora è accessibile al pubblico, ma sono terminati i lavori di riqualificazione anche nelle aree circostanti? “Sì è vero, piazza del Duomo ora è tornata transitabile, però tutto intorno molte strade e vie sono ancora chiuse, anche perché la ricostruzione degli edifici classificati sotto la categoria B e C, vale a dire parzialmente e temporaneamente inagibili, ancora non è Lo stesso Progetto Case, da apprezzare in quanto ha permesso di dare alloggio ad oltre 18 mila persone, ha portato ad una rivoluzione sociale unica nel suo genere con il mescolamento di persone di ceti diversi tra loro partita. Ecco perché sottolineavo l’importanza di un rapporto più stretto e collaborativo tra l’Ordine e la Protezione Civile; inizialmente, è inutile negarlo, c’era stata una forte preclusione nei nostri confronti da parte delle autorità e dell’opinione pubblica. Sui principali canali di infor- mazione continuavano a circolare notizie che confermavano, purtroppo, una responsabilità diretta degli ingegneri nella tragedia, come se fossimo stati gli unici protagonisti negativi del terremoto per la costruzione difettosa degli immobili. C’è voluto tanto tempo per far ricredere tutti e convincere il mondo della competenza e professionalità della nostra categoria. Tant’è vero che soltanto un mese dopo l’evento sismico siamo stati ammessi alle operazioni di verifica agibilità”. Ad un anno di distanza, quanto ancora c’è da fare per tornare alla normalità? “Guardi, mancano gli indirizzi certi e le modalità precise per capire dove e come agire, a chi rivolgersi per mettersi in azione. Inoltre, sono ancora quantificati in maniera approssimativa i costi per la ricostruzione. Un altro grosso problema da affrontare è quello relativo alle macerie: senza la loro rimozione, che è tutta da organizzare, non si può certo pensare di riedificare. Si parla di più di 4 milioni di tonnellate di detriti, una quantità enorme destinata ad aumentare se non si ricorrerà immediatamente ai ripari. Ora comunque qualcosa si sta muovendo, visto che il Governo ha dato mandato all’Esercito e ai Vigili del Fuoco di occuparsi della rimozione”. E’ sempre difficile azzardare delle ipotesi in questo campo, ma secondo lei quando si potrà parlare davvero di “rinascita” dell’Aquila e del suo territorio? “Per parlare di normalità ci vorranno ancora, come minimo, quattro o cinque anni. La ricostruzione dovrà riguardare l’intero sistema delle infrastrutture cittadine; in ogni caso, L’Aquila sarà completamente diversa, da un punto di vista urbanistico, dalla città che tutti conoscevamo e amavamo. Saranno moltissimi gli aquilani che torneranno a viverci, ma non lo faranno nelle loro case e – soprattutto – andranno a risiedere in altri quartieri. Le faccio un piccolo esempio su come è cambiata la nostra vita: al giorno d’oggi manca un luogo di aggregazione sociale, che una volta era piazza Duomo, oggi difficilmente raggiungibile per le strade chiuse e le macerie. Insomma, se un aquilano vuole fare una passeggiata in centro e incontrare amici, fare quattro chiacchiere, non sa dove andare, e tutto questo è davvero frustrante, fa perdere l’identità e il senso di appartenenza. Lo stesso Progetto Case, da apprezzare in quanto ha permesso di dare alloggio ad oltre 18 mila persone, ha portato ad una rivoluzione sociale unica nel suo genere, con il mescolamento di persone, ceti diversi tra loro, esigenze e problematiche, cambiando completamente abitudini e stili di vita, probabilmente per sempre”. se iniziale di diffidenza, come ho già detto, oggi abbiamo conquistato la fiducia di tutti, e gli ingegneri aquilani, dal primo all’ultimo, stanno impegnandosi a fondo per far rinascere L’Aquila e la sua provincia. Se lei prova a fare un giro in città, si percepisce concretamente la valenza sociale del nostro operato: abbiamo fatto sentire la nostra voce, abbiamo posto con forza i problemi e le emergenze da affrontare, siamo stati sempre propositivi e mai disfattisti”. Lei è stato appena confermato alla guida dell’Ordine degli Ingegneri: quali saranno le azioni che porterete avanti per il bene della città? In tutto questo tempo, quanto è stato importante l’apporto degli ingegneri? “Innanzitutto devo dire che hanno votato oltre 800 colleghi su un totale di 2.100 iscritti, una percentuale altissima di elettori che hanno voluto partecipare alla vita ordinistica, a dimostrazione della voglia di ricominciare a vivere che cresce giornalmente in tutti noi. La mia rielezione, insieme alla maggior parte del Consiglio precedente, è un segno tangibile del buon lavoro che abbiamo svolto nel periodo di emergenza. Ora, però, non c’è più tempo da perdere, è necessario che le autorità preposte siano in grado di stilare un programma di ricostruzione veloce accompagnato da una normativa agile e libera da eccessivi vincoli burocratici e che dia certezze per quanto concerne le risorse finanziarie a disposizione”. “Fondamentale. Dopo una fa- Roberto Di Sanzo Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:16 Pagina 6 6 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2010 DALLA PRIMA PAGINA│ATTUALITÀ MONDO Global Warming: no alla querelle, sì alle politiche “risparmiose” segue da pag. 1 er altro verso, nel “mondo del fare” troviamo altrettanta confusione: ci sono economisti che insistono sulle opportunità di una nuova sorta di rivoluzione industriale, industriali che insistono invece sulle sue minacce alla nostra competitività (peraltro già perduta a prescindere), sindacalisti che, giustamente, si aggrappano a chiunque prometta posti di lavoro (nuovi o vecchi che siano), politici che, non sapendo che pesci prendere, parlano. Ripeto, nel frattempo noi cosa facciamo? C’è però un altro fronte, solamente in apparenza distinto dal primo, che, a prescindere dalle discusse origini antropiche del global warming, dal discusso principio di “precauzione” e dal discusso esaurimento di materie prime, sostiene i vantaggi della riduzione dei consumi di combustibili fossili per l’indipendenza (anche politica) dei Paesi importatori, per i bilanci delle famiglie e per la salute delle persone nelle aree più popolose e industriali. Qui sembrerebbero tutti d’accordo salvo coloro che guadagnano sui consumi (di combustibili fossili ma anche di altri generi). E questo basta per non fare nulla. C’è, infine, un terzo fronte costituito dal resto del mondo. Noi, infatti, non siamo soli, ma viviamo in un mondo globalizzato che sta facendo delle scelte; da parte nostra potremmo anche ignorarle P ma a nostro rischio e pericolo. Per spiegarmi, faccio un esempio di vela: è come se noi ci trovassimo in regata e dovessimo scegliere se “marcare” da vicino gli avversari più forti, prendendo il minimo di rischi, oppure seguire una nostra visione del vento sul campo di regata e “separarci”, prendendo però il massimo dei rischi. Le sfide dell’ America’s Cup ci insegnano che la prima strategia conviene ai più forti mentre la seconda è adottata dai disperati, ossia da quelli che stanno già perdendo e possono solamente tentare la sorte. Ancora la Coppa America insegna che raramente la fortuna aiuta gli audaci. Nel nostro caso i più forti sono i Paesi del nord in Europa, la California negli USA, la Cina e il Giappone in Asia e, a differenza del vento che non può essere influenzato, sono loro stessi che determinano la massima parte della domanda e dell’offerta globali. Pertanto, è tanto più pericoloso per noi non marcarli da vicino ed è tanto più necessario capire cosa stanno facendo. Per farmene un’idea, sono andato a sfogliare gli ultimi numeri del TIME dove ho trovato diversi esempi. A parte quelli stranoti sulla produzione di energia da fonti rinnovabili, sulla produzione di auto elettriche o di elettrodomestici a basso consumo energetico, ho trovato altri casi importanti, sia come impatto che come possibili applicazioni. ■ Un sistema satellitare volto tre un business. La Banca Mondiale stima un costo di 75-100 miliardi di dollari l’anno per difendersi dall’innalzamento del livello del mare. Ancora gli olandesi sono fra i primi a sottolineare l’importanza dell’adattamento. (fonte TIME, November23, 2009 “What if the water wins ?”). a ridurre i tempi di atterraggio degli aerei attraverso il controllo della loro traiettoria che sarebbe, anziché una sorta di scala a scendere, una linea continua (CDA = continuous descent approach). Questo sistema ridurrebbe di circa un terzo i tempi di avvicinamento-atterraggio, risparmiando carburante ed emissioni di CO2. Questo progetto fa parte del programma NextGen volto a sostituire negli USA l’attuale sistema di controllo del traffico aereo basato sui radar con uno basato sui satelliti (fonte TIME, December 14, 2009 “Getting air traffic under control”). ■ Un sistema volto a miglio- rare la gestione delle reti di trasmissione dell’energia attraverso Internet. Questo sistema consentirebbe alla società di distribuzione di monitorare a distanza la distribuzione di energia, consentendole di rispondere rapidamente a ogni interruzione e di integrare meglio le fonti di energia rinnovabile (solare ed eolico), mentre consentirebbe al consumatore di utilizzare più intelligentemente i suoi consumi. Questo progetto è nel programma di Obama ed è in corso di sperimentazione in alcune città USA (fonte TIME, December 14, 2009 “Get smart”). ■ In Olanda, sul canale di ac- cesso al porto di Rotterdam, c’è un sistema di dighe, canali di scolo, chiuse e saracinesche per porre fine alle inondazioni in un paese in cui due terzi della popolazione vive sotto il livello del mare. E’ stato completato nel 1997 ma sta diventando chiaro che i cambiamenti climatici potranno un giorno renderlo obsoleto e richiedere di alzarlo di almeno un metro. La stessa situazione si può verificare in diverse parti del Mondo (per esempio: New Orleans, Laguna Veneta, Bangladesh); gli olandesi stanno sperimentando diverse soluzioni anche per creare un know how che può divena- Certo, si può obiettare che questi esempi interessano solamente le grandi imprese ma poi ci sarà l’indotto e poi ce ne sono molti altri adatti alle PMI. Tutto mostra che il gruppo dei Paesi forti si sta muovendo compatto verso le nuove tecnologie risparmiose, che le loro grandi imprese e grandi banche sono in prima fila nel farsi paladine di questo movimento e che noi ci troviamo effettivamente di fronte a una nuova sorta di rivoluzione industriale. Concludendo, penso che per fare qualcosa non dobbiamo aspettare l’esito della querelle sul Global Warming ma dobbiamo semplicemente imitare gli altri, sia a livello di politica industriale che a livello aziendale. Infatti, una strategia di “separazione” sarebbe troppo rischiosa e decidere di non decidere lo sarebbe altrettanto. Chiudo con una frase lapidaria di Kevin Parker (responsabile dell’Asset management di Deutsche Bank): “Climate change is a megatrend opportunity. Ignore it at your peril” (fonte TIME, January 18, 2010 “Banking on Carbon”). dott. ing. Franco Ligonzo Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:16 Pagina 7 N. 6 - 1 Aprile 2010 IL GIORNALE dell’INGEGNERE FOCUS/ Dal rischio idrogeologico al rischio idraulico e da frana PROF. ING. MICHELE MAUGERI analisi e la mitigazione degli eventi franosi presenta notevole complessità e deve essere affrontata a livello interdisciplinare. L’Ingegneria Civile può contribuire enormemente alla prevenzione dei rischi di alluvione e di frane. A tal fine è bene evidenziare come il concetto di rischio idrogeologico, che risale ai regi decreti, sottintende il concetto indifferenziato del dissesto, senza riferimento alla sua tipologia, alle sue cause ed ai suoi effetti. Tali aspetti sono stai approfonditi a livello scientifico, in campo nazionale, nell’ambito dei lavori del Progetto Finalizzato Difesa del Suolo e successivamente nell’ambito dei lavori del Progetto di Ricerca del Gruppo Nazionale Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche (GNDCI). In quest’ultimo L’ segue a pag. 8 7 ASPETTI IDROGEOLOGICI E DIFESA DEL TERRITORIO Indagini, modellazione geotecnica e normativa per la difesa del territorio PROF. ING. AVERSA S TEFANO i narra che il famoso clinico Antonio Cardarelli fosse in grado di diagnosticare diverse malattie solo guardando da lontano l’aspetto e il portamento delle persone. I riscontri successivi molto spesso confermavano le sue diagnosi, incrementandone la fama ed alimentando la corposa aneddotica sulla sua persona. Se già all’epoca le sue capacità erano guardate con sospetto da molti colleghi, oggi non sarebbe concepibile procedere ad una diagnosi sulla base di osservazioni qualitative, senza il supporto di dati oggettivi determinati con specifiche analisi ed indagini. Allo stesso modo, all’ingegnere che si interessa di problemi geotecnici (progettazione di fondazioni, opere di sostegno, rilevati, argini, gallerie e scavi, stabilità dei pendii, risposta sismica locale, e così via) si richiede una previsione quantitativa che non può essere basata sulla mera osservazione dello stato dei luoghi, ma necessita di cam- S pagne di indagini con finalità e grado di approfondimento variabili in funzione di vari aspetti della problematica da esaminare. Proseguendo con l’analogia medica, come le analisi cliniche devono essere programmate dal medico sulla base della loro utilità ai fini della diagnosi e per la definizione di eventuali cure o interventi, così le indagini geotecniche non possono che essere definite dal progettista. Le recenti Norme Tecniche sulle Costruzioni (NTC), emanate con DM 14/01/2008, so- stabilità di un pendio e le condizioni d’innesco di un movimento franoso, descrivere i movimenti lenti e studiarne la potenziale evoluzione in movimenti rapidi, determinare l’espandimento di una frana, stimare l’impatto su strutture ed infrastrutture, progettare opere di difesa adeguate: questo elenco riporta, a titolo d’esempio, una serie di compiti che possono essere efficacemente affrontati con l’utilizzo di diversi strumenti sviluppati nel campo dell’Ingegneria, in particolare di quella Geotecnica e Strutturale. Il fenomeno in esame è certamente complesso e ciò ha favorito storicamente lo sviluppo di approcci specifici: ad esempio, la fase di innesco è abitualmente studiata con tecnica”. Come il medico sarà il solo responsabile dell’interpretazione complessiva delle analisi e degli accertamenti svolti, alla luce della problematica clinica da esaminare, così il progettista, che conosce le opere e gli stati limite rilevanti, dovrà interpretare i risultati delle indagini, sintetizzandoli nell’ambito di un quadro generale che è detto “modello geotecnico di sottosuolo”. Anche su questo aspetto le Norme Tecniche sulle Costruzioni (NTC) sono molto chiare ed efficaci, definendo modello geotecnico “uno schema rappresentativo delle condizioni stratigrafiche, del regime delle pressioni interstiziali e della caratterizzazione fisico-meccanica dei terreni e delle rocce comprese nel volume significativo, finalizzato all’analisi quantitativa di uno specifico problema geotecnico”. Questa definizione aiuta a comprendere che il modello geotecnico può variare al modificarsi dell’opera in esame e, per una stessa opera, in funzione dello stato limite con- segue a pag. 8 segue a pag. 12 no molto chiare in proposito, affermando testualmente che “le indagini geotecniche devono essere programmate in funzione del tipo di opera e/o di intervento” e che “é responsabilità del progettista la definizione del piano delle indagini, la caratterizzazione e la modellazione geo- Modellazione numerica dell’innesco e dell’espandimento dei fenomeni franosi PROF. ING. FRANCESCO CALVETTI a valutazione del rischio da frana implica l’operare a diverse scale, partendo da quella globale (nazionale, per fissare un limite) fino a scendere a quella locale (una specifica area o un fenomeno franoso singolo). Le analisi a grande scala perseguono obiettivi ed utilizzano metodi e strumenti diversi rispetto a quelli delle analisi di dettaglio. Nello studio dei fenomeni franosi, ove è richiesta la competenza di diverse figure professionali, ciò comporta anche una progressiva ridistribuzione dei rispettivi ruoli. E’ in particolare nelle analisi del rischio a livello locale (aree specifiche o eventi singoli) che il ruolo dell’Ingegnere, sempre importante, diventa irrinunciabile. Valutare la L Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:16 Pagina 8 8 IL GIORNALE dell’INGEGNERE FOCUS/ ASPETTI IDROGEOLOGICI E DIFESA DEL TERRITORIO Dal rischio idrogeologico al rischio idraulico e da frana Frane e mitigazione del territorio PROF. ING. LEONARDO CASCINI* segue da pag. 7 caso sono state attivate quattro linee di ricerca, di cui la prima dedicata alle piogge, la seconda alle frane, la terza alle alluvioni e la quarta all’inquinamento della falda. Come da molto tempo noto in campo internazionale, anche in campo nazionale, si è quindi passati dal concetto di rischio idrogeologico ai concetti di rischio idraulico, connesso alle piogge intense, e di rischio geotecnico da frana. Con il passare del tempo ci si è accorti che anche una costruzione “sicura”, perché realizzata nel rispetto delle Norme e dei Regolamenti, può essere soggetta ad una “vulnerabilità indotta”, collegata alla vulnerabilità del terreno ad essa circostante (ambiente fisico), dovuta a fenomeni naturali come, per esempio, in terremoti, le alluvioni e le frane indotte dalle piogge intense. Lo Stato deve garantire la sicurezza ai cittadini che costruiscono nel rispetto di tutte le leggi, ed in particolare delle Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M. 14.01.2008, in vigore dal 01.07.2009) e delle norme contenute nei piani urbanistici; avvalendosi delle moderne tecnologie per la mitigazione del rischio, il raggiungimento della sicurezza è tecnicamente possibile ed economicamente sostenibile, come risulta dai contributi, presenti in questo numero, che riguardano in primo luogo le indagini e la modellazione geotecnica del comportamento dei pendii, anche alla luce del D.M. 14.01.2008. Particolare riferimento è fatto altresì alla mo- metodi (analisi limite, equilibrio limite) che non sono in grado di considerare espandimento e impatto sulle strutture. Lo sviluppo di metodi numerici basati sulla Meccanica del Continuo (con ciò comprendendo solidi e fluidi) ha rappresentato un passo in avanti. Rimangono tuttavia una serie di difficoltà legate alle fasi di transizione (spesso caratterizzate da instabilità) ed alla mutevole fenomenologia di comportamento esibita dai terreni in frana. Semplificando, nel corso di un evento franoso il terreno si comporta inizialmente come un solido, per poi trasformarsi (più o meno bruscamente ed in modo più o meno manifesto) in una sorta di fluido e ritornare infine a depositarsi in “forma solida”. Ciò è legato alla natura dei terreni, che sono costituiti da un insieme discreto di particelle e da vuoti occupati da fluidi (aria e acqua). Descrivere il terreno come un solido o un fluido comporta due ordini di problemi: quelli legati al comportamento meccanico (parziale saturazione, rottura progressiva, deformazioni differite nel tempo – “pseudo-viscose”, liquefazione, etc.) e quelli più strettamente di carattere computazionale (accoppiamento solidi-fluidi interstiziali, grandi deformazioni, effetti dinamici, dipendenza dalla mesh, etc.). a conformazione del territorio nazionale e la sua tormentata storia geologica fanno sì che i fenomeni franosi siano presenti ovunque, sia lungo la penisola e sia nelle aree insulari. I fenomeni più diffusi sono sicuramente quelli a cinematica lenta, che si mobilitano con sistematicità nella stagione delle piogge o episodicamente a seguito di un sisma, di interventi antropici, etc.. Una stima ragionevole di tali fenomeni, che sono in genere bene riconoscibili sul territorio e che producono quasi esclusivamente danni economici, indica in 500.000 circa il numero di quelli che, sull’intero territorio nazionale, hanno dimensioni superiori a 400m2. Molto meno diffusi sono le frane di primo distacco che possono coinvolgere molteplici formazioni quali le rocce, i terreni argillosi e quelli granulari, e che sono sempre caratterizzati da deboli segnali premonitori e da velocità elevate nella fase parossistica. Ne deriva che, quando si sviluppano su ampie porzioni di territorio e mobilitano consistenti volumi di rocce o di terreni, le frane rapide producono in genere numerose vittime e ingenti danni economici. Sommando entrambe le fenomenologie non stupisce, quindi, che l’Italia venga considerata in Europa il Paese a più alto rischio da frana, per quanto riguarda sia i beni materiali e sia la vita umana. Senza addentrarci in aspetti troppo specialistici, è sufficiente ricordare a sostegno di questa tesi alcuni degli eventi calamitosi che, negli ultimi decenni, hanno funestato con sistematicità il territorio nazionale. Si pensi, per esempio, all’evento del 1987 che, in Valtellina, causò decine di vittime ed ingenti danni economici. Ancora più grave fu, poi, l’evento che coinvolse, nei giorni del 5 e 6 maggio 1998, cinque Comuni della Regione Campania dove si registrarono 160 vittime e danni economici ancora più rilevanti. Ed, infine, dopo una miriade di altri eventi, le frane che hanno fatto registrare 37 vittime e danni economici consistenti nei Comuni di Messina e di Scaletta Zanclea e, proprio ultimamente, la grande frana che ha causato la evacuazione di ben 1500 persone nel Comune di San Fratello, ancora una volta nella Regione Sicilia. Di fronte al ripetersi drammatico degli eventi franosi è doveroso chiedersi quale sia l’entità del rischio connesso a tali fenomenologie e se sia L Frana sulla strada di accesso a San Fratello (ME) dellazione numerica dell’innesco delle frane rapide, al conseguente rischio di frana ed ai criteri di stabilizzazione dei pendii. Infine viene presentato il caso reale delle alluvioni e delle frane avvenute lungo la costa ionica della provincia di Messina il 1 ottobre 2009, che ha causato 37 morti, di cui 27 nel solo centro abitato di Giampilieri. Gli eventi franosi del messinese vengono affrontati nel prosieguo esaminando gli aspetti geologici, idraulici e geotecnici. Dopo gli episodi calamitosi del 1 ottobre 2009 la prima domanda che ci si è posti in campo tecnico-scientifico è stata questa: è possibile il verificarsi nella provincia di Messina di un altro disastro come quello di Giampilieri? La risposta, purtroppo, è apparsa evidente dalla cronaca degli ultimi giorni relativa alle frane, causate da piogge intense, che si sono verificate lungo la costa tirrenica della provincia di Messina e nella Regione Calabra. Il centro abitato di San Fratello, minacciato da una frana, è stato in parte evacuato ed è rimasto per qualche tempo isolato; il centro abitato di Maierato è stato anch’esso parzialmente evacuato. Migliaia di persone sono rimaste senza casa e le attività economiche sono state interrotte, con un grandissimo costo per la collettività. prof. ing. Michele Maugeri Professore Ordinario di Geotecnica, Università di Catania, Member of the Council of the International Geosinthetic Society (IGS) Chairman European Technical Committee on application of Eurocode 8 – Part. 5 Modellazione numerica dell’innesco e dell’espandimento dei fenomeni franosi segue da pag. 7 N. 6 - 1 Aprile 2010 Alla luce di queste considerazioni, non sorprende che i metodi basati sulla meccanica dei solidi (ad esempio il Metodo degli Elementi Finiti) siano in un certo senso complementari rispetto a quelli sviluppati nel quadro della Meccanica Computazionale dei Fluidi. Questi ultimi trovano naturale applicazione nella descrizione dell’espandimento, ed in parte nella valutazione delle azioni sulle strutture. I primi sono invece particolarmente adatti per lo studio dell’innesco e dell’interazione con le strutture, ma sono gravati da un onere computazionale ragguardevole nelle simulazioni dell’espandimento. Ad arricchire questa sorta di bipolarismo si inseriscono i metodi discreti, quali ad esempio il Metodo degli Elementi Distinti. In questo metodo il terreno è rappresentato come un insieme di particelle che interagiscono in campo dinamico. Le equazioni del moto, per ogni singola particella, vengono risolte utilizzando uno schema alle differenze finite nel dominio del tempo. Ad ogni passo di calcolo, il metodo aggiorna la posizione delle particelle, valuta l’evoluzione dei contatti tra di esse e calcola l’incremento delle forze di contatto. Queste sono legate agli spostamenti relativi delle particelle: generalmente sono sufficienti “leggi di contatto” molto semplici (molle elastiche – pattino ad attrito) per modellare in modo efficace il comportamento globale del sistema. E’ eventualmente possibile introdurre dei legami di cementazione o l’effetto della suzione. Per via di questa formulazione i metodi discreti si adattano a tutte le fasi di un fenomeno franoso, ed in particolare alle transizioni tra di esse. Non sussistono limitazioni circa gli spostamenti: le particelle sono libere di riarrangiare la loro disposizione dando luogo a stati di addensamento più o meno elevato. Ciò modifica il comportamento globale del sistema, in modo del tutto analogo a quanto accade per i terreni. Grazie a questo, la modellazione richiede pochi parametri, suddivisibili in geometrici (forma delle particelle, granulometria) e meccanici (rigidezza e resistenza dei contatti). Le maggiori difficoltà d’utilizzo dei metodi discreti, che possono renderli più o meno competitivi rispetto ai metodi “continui”, riguardano la modellazione dei materiali argillosi e dei materiali saturi (interazione particelle - acqua). Dal punto di vista pratico, infine, va osservato che i tempi di calcolo aumentano rapidamente con il numero delle particelle del modello, il che appesantisce la simulazione dei problemi in scala reale. prof. ing. Francesco Calvetti, Professore di Geotecnica, Politecnico di Milano possibile o meno porre in essere strategie idonee a ridurne gli effetti. A tali domande, in verità semplici ed al tempo stesso maledettamente complesse, si possono dare risposte diverse, a secondo che si faccia riferimento alla percezione del rischio o alla sua reale diffusione. L’opinione pubblica tende, infatti, a rimuovere il problema tranne poi a sostenere, in occasione di un disastro, che il disastro era annunciato per la fragilità del territorio e per l’estesa diffusione dell’abusivismo. Seguendo una logica irrazionale e sotto la spinta emotiva del momento, le Istituzioni danno, quindi, l’avvio a interventi molto costosi nell’area colpita, continuando a trascurare le altre zone ad alto rischio, con la motivazione che la loro diffusione è tale da rendere di fatto impossibile la realizzazione di interventi di prevenzione. Se a tali domande si risponde facendo riferimento ai documenti ufficiali si ottengono, viceversa, risposte completamente diverse da quelle che sono fornite sull’onda dell’emotività. Si deve, infatti, sottolineare che le conoscenze in materia di rischio da frana sono, in Italia, particolarmente avanzate grazie alle molteplici azioni messe in atto dal Governo a partire dalla gestione della cosiddetta “Emergenza Sarno” quando, per la prima volta, lo Stato chiese ed ottenne, in tempi molto brevi, la perimetrazione delle aree a rischio residuo, che rappresentò l’elemento di base per la programmazione dei successivi interventi di mitigazione del rischio. In particolare, alla luce dei brillanti risultati conseguiti nei cinque Comuni colpiti dagli eventi del maggio 1998 in Campania, lo Stato emanò una serie di provvedimenti legislativi tra i quali il D.L. 180/98 e la L. 365/2000, che imponevano alle Autorità di Bacino Nazionali, Interregionali e Regionali di perimetrare le aree a rischio da frana. I risultati conseguiti per ottemperare a tali dettati legislativi, che hanno consentito all’Italia di diventare uno dei paesi guida in Europa in materia di zonazione del rischio, sono oggi consultabili sia sui siti delle Autorità di Bacino e sia sul Portale Cartografico del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, all’indirizzo www.pcn.minambiente.it/PCN/. Da quest’ultimo scaturisce che le aree a rischio, generalmente classificate come R1, R2, R3, R4 nei PAI (Piani di Assetto Idrogeologico) sono in molti casi ben definite e rappre- sentano porzioni limitate, ancorché estese, del territorio nazionale. In particolare, per quanto riguarda le aree R3 ed R4, laddove è possibile la perdita di vite umane in conseguenza dell’innesco di frane di primo distacco, il Portale Cartografico evidenzia che dette aree coinvolgono non più dell’1 ÷ 2 % dei territori a maggiore criticità. Percentuali non molto diverse riguardano le aree classificate R1 ed R2 generalmente associabili a frane lente che, come detto, producono essenzialmente danni di natura economica. Se si fa, quindi, riferimento alla reale zonazione del rischio, ne discende che la tutela della vita umana nelle aree R3 ed R4 è possibile mettendo a punto, in ben determinate porzioni del territorio nazionale, “un presidio territoriale”, “piani di monitoraggio” e “piani di emergenza”. Si potrebbe, altresì, realizzare una manutenzione straordinaria delle aree a maggiore criticità, facilmente individuabile e progettabile, con conseguente significativa riduzione del rischio. Nel corso di queste azioni, tutte economicamente sostenibili con le risorse attuali, si potrebbero poi definire le priorità degli interventi strutturali di mitigazione del rischio, da eseguire nel tempo secondo una rigorosa programmazione economica. Naturalmente procedure analoghe potrebbero essere messe a punto per la mitigazione del rischio nelle aree R1 ed R2, ancora una volta secondo una logica rigorosa che ridia il giusto ruolo agli aspetti tecnici, fin troppo trascurati nel corso di questi anni. Al termine di queste brevi considerazioni sul rischio da frana in Italia e sulle necessarie azioni da porre in essere per la sua mitigazione si deve, tuttavia, osservare che il perseguimento degli obiettivi innanzi delineati richiede una maggiore consapevolezza collettiva sulla logica che sta alla base della gestione del rischio. La mancanza di tale consapevolezza da parte delle Istituzioni, dei professionisti e della collettività in genere, rappresenta, infatti, un serio ostacolo per far prevalere la “prevenzione del rischio” nei confronti della “gestione dell’emergenza” che, in nome di un efficientismo muscoloso, ha finito per materializzarsi soltanto laddove la tragedia si era già consumata ed era ormai troppo tardi per salvaguardare la vita umana. *Ordinario di Geotecnica, Università di Salerno Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano 1563 dal 1952 on-line www.giornaleingegnere.it Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:16 Pagina 9 N. 6 - 1 Aprile 2010 FOCUS/ IL GIORNALE dell’INGEGNERE 9 ASPETTI IDROGEOLOGICI E DIFESA DEL TERRITORIO Caratteristiche geoambientali delle aree interessate dalle colate di fango e detriti I recenti episodi di Giampilieri Superiore e Scaletta Zanclea Marina PROF. ING. DOTT. ING. FRANCO ORTOLANI* ANGELO SPIZUOCO** el tardo pomeriggio dell’1 ottobre 2009 l’area costiera a sud di Messina, vasta circa 50 kmq e comprendente Scaletta Zanclea e Giampilieri, è stata interessata da un notevole evento piovoso connesso ad un imprevisto e micidiale cumulo nembo che ha riversato sul suolo una cospicua quantità di acqua (l’associazione meteoweb riporta 300mm di pioggia in circa 3 ore mentre le fonti ufficiali del SIAS 170 mm di pioggia in 3 ore nelle zone circostanti) che si è sommata ai circa 400 mm di precipitazioni caduti nei mesi estivi precedenti. Lungo i ripidi versanti, con inclinazione variabile mediamente da 35 a 45 gradi circa, si sono innescate ed evolute centinaia di colate di fango e detriti che hanno trasferito velocemente verso valle diverse migliaia di mc di detriti che hanno devastato aree abitate e infrastrutture provocando 37 vittime. Le sottostanti fiumare sostanzialmente hanno retto l’impatto riuscendo a smaltire acqua e detriti in quanto il territorio investito dalle piogge è caratterizzato da una serie di bacini imbriferi stretti e paralleli che si immettono direttamente in mare. I principali effetti disastrosi si sono verificati a Giampilieri Superiore e a Scaletta Zanclea Marina dove si sono verificate colate di fango e detriti che hanno investito direttamente l’area urbana. Le caratteristiche geologiche e morfologiche delle aree interessate dalle colate di fango e detriti sono simili (Figure 1 e 2): si tratta di ripidi versanti impostati prevalentemente su rocce metamorfiche ricoperte da suolo e da una coltre di alterazione di spessore variabile da qualche decimetro ad alcuni metri. I flussi fangosi sono stati alimentati dai sedimenti costituenti la copertura non incastrata nel substrato e da frammenti lapidei delle rocce metamorfiche. Le caratteristiche litologiche dei versanti denu- N Figura 1: Schema della morfologia e stratigrafia dellʼarea di Giampilieri Superiore (versante e area pedemontana) e zonazione tipica di unʼarea che è stata interessata dalle colate rapide di fango. dati dalle colate di fango sono tali da favorire nuovi processi pedogenetici e di alterazione del substrato fino a ricostituire, in un periodo di alcuni anni, una nuova copertura mobilizzabile in seguito ad una notevole imbibizione idrica. Gli eventi franosi dell’1 ottobre 2009 rappresentano l’e- Figura 2: Schema della morfologia e stratigrafia dellʼarea di Giampilieri Superiore (versante e area pedemontana) e zonazione tipica di unʼarea di versante e dellʼarea urbanizzata che è stata interessata dalle colate rapide di fango. vento di massima gravità che si può verificare; essi, pertanto, possono essere considerati gli eventi di riferimento per progettare eventuali opere di messa in sicurezza dell’abitato. Nell’abitato storico di Giampilieri Superiore si sono riversate alcune colate rapide di fango e detriti che si sono in- Figura 3: Principali caratteristiche geomorfologiche e dissesti causati dalle colate di fango innescatesi in seguito allʼevento piovoso dellʼ1 ottobre 2009. nescate ed evolute lungo i ripidi versanti incanalandosi negli alvei che si immettono direttamente nelle strade cittadine che, praticamente, rappresentano alvei-strada. I flussi fangosi con altezza variabile da qualche metro a 4-5 m hanno percorso velocemente le citate vie incuneandosi nel- le abitazioni e nelle vie laterali raggiungendo il Torrente Giampilieri dove hanno depositato ingenti volumi di detriti che hanno causato la quasi completa ostruzione dell’alveo (Figura 3). Una parte dell’abitato di Scaletta Zanclea Marina è stata devastata da una potente colata fangoso-detritica evolutasi ed incanalatasi nell’alveo del Torrente Racinazzo che drena un piccolo bacino imbrifero di circa 150 ettari (Figura 4). Il fondovalle è privo di pianura alluvionale e l’alveo torrentizio è profondamente incassato nelle rocce del substrato e caratterizzato da una pendenza variabile da oltre il 40% a circa il 10%. In base agli effetti sui manufatti e al considerevole volume e spessore (fino a 3 metri) di detriti (inglobanti molti tronchi d’albero d’alto fusto) accumulati nell’abitato, è stato subito evidenziato che esso non può essere stato devastato da una piena idrica del torrente ma da una colata rapida fangoso-detritica inglobante moltissimi massi di roccia Figura 4: Ricostruzione schematica del percorso della colata fangoso-detritica nella parte terminale del Torrente Racinazzo a monte e a valle dellʼAutostrada; lʼarea delimitata con il rosso trasparente è stata interessata dal transito della colata e da successivo accumulo di detriti. a= percorso della colata lungo lʼalveo incassato dove ha effettuato varie curve paraboliche fino ad investire i piloni dellʼAutostrada perpendicolarmente alla loro massima dimensione (b); c1 e c2 rispettivamente flusso destro e sinistro orografico nei quali si è suddivisa la colata che ha trascinato vari massi di roccia fino al mare che hanno tranciato parte delle strutture portanti in calcestruzzo armato di un palazzo (d). Le foto a destra rappresentano, dallʼalto verso il basso, il buco nel pilone dellʼAutostrada, il grande masso di circa 25 mc, un pilastro dellʼedificio danneggiato dai massi inglobati nella colata. di dimensioni variabili da qualche decimetro cubo a molti metri cubi. La portata massima del veloce flusso che ha investito l’abitato di Scaletta Zanclea Marina è stata stimata di centinaia di mc/secondo, di gran lunga superiore a quella di una portata di piena idrica che può essere alimentata dal piccolo bacino imbrifero (Ortolani, 10 ottobre 2009). La morfologia del bacino del T. Racinazzo, stretta (larghezza media circa 500 m) e lunga (circa 2200 m) con versanti ripidi e l’alveo incastrato nel substrato ha fatto sì che le colate di fango abbiano determinato l’accumulo del detrito di frana direttamente nel corso torrentizio. Le varie migliaia di metri cubi di fango e detriti riforniti dai ripidi versanti nella parte alta del bacino imbrifero hanno contribuito ad alimentare il flusso fangosodetritico che si è incanalato nell’alveo del T. Racinazzo ingrossandosi progressivamente e aumentando di velocità (Figura 4). Quando il flusso fangoso-detritico è giunto all’altezza del viadotto dell’Autostrada Messina-Catania era già caratterizzato da un volume di diverse migliaia di metri cubi e notevole velocità; dopo avere percorso varie curve paraboliche è rientrato in alveo investendo i piloni perpendicolarmente alla loro massima dimensione. Uno dei massi inglobati nella colata ha colpito violentemente la parete destra orografica di un pilone della corsia sud dell’Autostrada provocando uno squarcio di circa 90 cm di diametro all’altezza di circa 1,30 m dal suolo. *Ordinario di geologia, Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio Università di Napoli Federico II, [email protected] **Ingegnere, Centro Studi Strutture Geologia Geotecnica, San Vitaliano (NA), [email protected] Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:16 Pagina 10 10 IL GIORNALE dell’INGEGNERE FOCUS/ N. 6 - 1 Aprile 2010 ASPETTI IDROGEOLOGICI E DIFESA DEL TERRITORIO RISCHIO IDRAULICO / Il “caso-studio” dell’alluvione di Messina dell’ottobre 2009 PROF. ING. ENRICO FOTI* e alluvioni e le frane che continuano a interessare diverse regioni italiane portano ancora una volta drammaticamente in evidenza il problema di una efficace prevenzione e protezione dei centri urbani dal rischio idraulico, ossia dal rischio di eventi calamitosi riconducibili agli effetti prodotti dall’azione dell’acqua sul territorio, quali esondazioni dei corsi d’acqua, colate detritiche, trasporto di materiale alluvionale, etc. Schematicamente il rischio viene valutato come il prodotto di tre fattori, e precisamente: i) la pericolosità, cioè la probabilità che si verifichi un evento calamitoso; ii) la vulnerabilità, ossia la capacità di resistenza alle sollecitazioni prodotte dall’evento; iii) il valore degli elementi esposti a rischio, ossia persone, proprietà, attività economiche, ma anche beni ambientali, presenti nella zona interessata dall’evento calamitoso. La mitigazione di detto rischio può in parte essere affidata ad adeguati strumenti di pianificazione territoriale. Al riguardo si ricorda che la normativa vigente in materia di difesa del suolo, ed in particolare la Legge 267/98, nota come Legge Sarno, impone la perimetrazione delle aree “a rischio idrogeologico”, come viene impropriamente identificato il rischio idraulico e il rischio da frane, nell’ambito dei Piani stralcio di bacino per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.). In effetti, la corretta mappa- L Detriti che hanno invaso la frazione di Scaletta Marina tura delle zone a rischio idraulico rappresenta l’elemento chiave per la protezione idraulica del territorio; tuttavia oggi essa si rivela spesso carente, soprattutto con riguardo ai piccoli bacini (possono considerarsi tali quelli estesi al più una decina di km2), generalmente trascurati rispetto a quelli maggiori, sui quali in passato si sono concentrati la maggior parte degli studi e degli interventi. E ciò nonostante il fatto che oggi in caso di alluvioni e di frane si registri il maggior numero di perdite di vite umane e di danni proprio nei piccoli bacini. Detti bacini, infatti, presentano un comportamento idraulico peculiare a causa di alcune criticità che, in occasione di eventi meteorologici estremi, aumentano la vulnerabilità dei beni esposti. Tra queste criticità si rilevano, in particolare, i ridotti tempi di corriva- zione1, che riducono l’efficacia dei sistemi di monitoraggio e di allerta della popolazione, e l’impulsività della risposta idraulica, principalmente dovuta alle elevate pendenze usualmente in gioco e alla notevole incidenza delle superfici impermeabili. Tali caratteristiche rendono i modelli idrologici e idraulici attualmente disponibili, e per lo più sviluppati per i grandi bacini idrografici, poco efficaci. Ciò comporta nella pratica una valutazione del rischio spesso basata su un’anamnesi storica degli eventi, cui è velleitario associare un qualunque significato statistico. Emblematico è il caso dell’alluvione che il 1° ottobre 2009 ha colpito i comuni di Itala, Messina e Scaletta Zanclea del messinese, provocando un totale di 37 vittime, numerosi feriti, ingenti danni ad infrastrutture di trasporto nonché ad edifici pub- Edificio crollato per effetto dellʼimpatto di una colata blici e privati. I bacini idrografici che sono stati interessati dal citato evento calamitoso risultano, infatti, localizzati in una stretta fascia di territorio che si affaccia sullo Jonio. In detta zona, la presenza dei Peloritani, prospicienti sulla costa, da cui originano detti bacini, determina elevatissime pendenze e modeste estensioni (superfici quasi sempre inferiori ai 15 km2). Essi inoltre sono caratterizzati da terreni metamorfici facilmente erodibili, anche per la natura semi-arida del clima che favorisce piogge intense solo in alcuni brevi periodi dell’anno. Nonostante la rappresentata complessa orografia, essi sono fortemente antropizzati, soprattutto nelle ristrette fasce costiere, peraltro attraversate da numerose infrastrutture lineari di trasporto (strade, autostrade e ferrovie) che hanno ulteriormente inciso sullo sviluppo urbanistico dei centri abitati in oggetto. Sebbene le analisi preliminari sembrino indicare che l’evento pluviometrico del 1° ottobre, che ha provocato l’esondazione di numerosi corsi d’acqua, numerosissimi eventi franosi e colate di fango e di detriti miste ad acqua, abbia avuto carattere di eccezionalità, tuttavia gli effetti al suolo di tale evento hanno messo in luce alcune delle sopra citate criticità nonché alcune cause predisponenti degli ingenti danni di natura antropica. Con riguardo al profilo delle criticità dei piccoli bacini, come sopra identificate, nel caso in esame bisogna ulteriormente rilevare che le numerosissime colate detritiche sono state altresì favorite dal fatto che l’erodibilità dei suoli è risultata notevolmente accresciuta per effetto di un diffuso abbandono dei territori e delle colture e, almeno parzialmente, per effetto di numerosi incendi che nelle ultime stagioni estive hanno interessato dette aree. Per quanto concerne le ulteriori cause predisponenti di natura antropica, pur dovendosi escludere del tutto cause comunque riferibili a pratiche di abusivismo edilizio, si è storicamente rilevato uno sviluppo del territorio piuttosto “disordinato” dal punto di vista idraulico, che ha prodotto una diffusa commistione di “funzioni”: non di rado, infatti, i torrenti sono diventati vie di accesso o vere e proprie vie di comunicazione, spesso, peraltro, prive di adeguate opere idrauliche di regimentazione e di smaltimento delle acque. Ma v’è di più: tale disordinato sviluppo non è per nulla stato contenuto nemmeno dalla realizzazione di opere di deflusso, anch’essa avvenuta in modo disordinato e incurante dei conseguenti effetti su sca- la di bacino. Al riguardo si pensi agli attraversamenti delle infrastrutture lineari di trasporto progettati per smaltire esclusivamente portate liquide e soprattutto caratterizzati da sezioni trasversali sempre più piccole da monte verso valle. Infine, circostanza non meno importante, si è anche rilevata una scarsa sensibilità della popolazione ai problemi connessi al rischio idraulico e di frana. Non vi è dubbio, infatti, che l’utilizzazione di attraversamenti a guado quali vie d’accesso a diversi edifici privati; la realizzazione negli impluvi di numerosissime vasche per l’irrigazione, anche Il rischio viene valutato come il prodotto di tre fattori: la pericolosità, la vulnerabilità e il valore degli elementi esposti a rischio di grandi dimensioni, che hanno ceduto durante l’evento; l’ostruzione di tombinature a causa di auto o altri mezzi ivi parcheggiati; abbiano esaltato gli effetti dell’evento. L’ipotesi iniziale della delocalizzazione generalizzata dei centri abitati maggiormente colpiti dall’evento è stata subito abbandonata per diversi motivi sia di natura tecnica che sociale. L’abbandono de- I tre comuni maggiormente colpiti dall’alluvione sono oggi oggetto di attenzione e di interventi di mitigazione del rischio idraulico che renderanno i luoghi più sicuri gli abitati, infatti, avrebbe comportato gravi ripercussioni sugli stili di vita della popolazione, già profondamente provata dall’evento e, cosa non meno importante, sull’ambiente per molteplici questioni: ulteriore abbandono delle campagne; utilizzo di spazi necessari alle nuove edificazioni; definitivo degrado del patrimonio edilizio e storico cui le popolazioni sono legate da profondo retaggio storico-culturale. Inoltre, deve considerarsi che la gran parte del territorio della provincia di Messina, come peraltro ri- levato sin dall’inizio dai consulenti designati dal Commissario Delegato per l’emergenza, che hanno ritenuto ragionevolmente possibile il rientro parziale delle popolazioni in aree a modesto rischio residuo, e come drammaticamente si sta constatando in questi giorni, è caratterizzato da estrema vulnerabilità idrogeologica, che rende notevolmente difficoltosa se non impossibile l’individuazione di eventuali aree sicure e relativamente vicine, dove poter effettuare le delocalizzazioni. Si è quindi deciso di intervenire sinergicamente sui diversi fattori che compongono il rischio, al fine di garantire una efficace messa in sicurezza delle zone colpite, minimizzando gli impatti sulla popolazione e sull’ambiente. Assumendo l’evento pluviometrico come forzante, è evidente che è impossibile intervenire sulla pericolosità. Risulta invece possibile, ed è già in atto, l’intervento sugli altri fattori di rischio. In particolare, si prevede di ottenere la riduzione della vulnerabilità con interventi volti a stabilizzare i versanti e a sistemare idraulicamente i corsi d’acqua e gli impluvi minori: il problema delle interferenze delle infrastrutture lineari di trasporto con la rete idrografica sarà affrontato i maniera unitaria su scala di bacino. Inoltre, la riduzione della vulnerabilità dovrà essere perseguita anche attraverso lo sviluppo di un adeguato sistema di monitoraggio, di allerta e di educazione della popolazione alla gestione dell’evento, in modo tale che non solo venga tempestivamente avvisata detta popolazione sul pericolo imminente di un evento alluvionale potenzialmente catastrofico, ma che vengano attuati comportamenti che neutralizzino ulteriori cause predisponenti e favoriscano la gestione dell’emergenza. Infine, la riduzione del valore degli elementi esposti potrà avvenire sulla base di considerazioni geomorfologiche, idrauliche e geotecniche, così come già fatto, mediante l’individuazione selettiva di edifici pubblici e privati da demolire e delocalizzare in aree più sicura. A fronte delle superiori considerazioni, i tre comuni maggiormente colpiti dall’alluvione del 1° ottobre 2009, con costi e perdite elevatissimi, sono oggi oggetto di attenzione e di interventi di mitigazione del rischio idraulico che, certamente, renderanno i luoghi più sicuri. Resta tuttavia il timore che numerosi altri siti, verosimilmente caratterizzati da analoghe situazioni orografiche e/o da simili sviluppi urbanistici come quelli sopra sinteticamente descritti, possano essere soggetti a rischio idraulico elevato e che pertanto un’effettiva azione di prevenzione e protezione da tale rischio in Italia presupponga adeguati investimenti sia in termini di studi qualificati, sia in termini legislativi, nonché, infine, di risorse economiche. *Ordinario di Idraulica Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale Università di Catania 1 Il tempo di corrivazione è pari al tempo che impiega una particella d’acqua per transitare dal punto a monte idraulicamente più distante del bacino alla sezione di chiusura del bacino stesso. Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:17 Pagina 11 N. 6 - 1 Aprile 2010 FOCUS/ PROF. ING. MICHELE MAUGERI l rischio da frana dipende dal pericolo dovuto alle piogge eccezionali, dalla vulnerabilità dei pendii sottoposti all’incremento delle pressioni interstiziali, dovute all’innalzamento della falda, conseguente alle piogge eccezionali, e dalla esposizione al rischio delle vite umane e di beni che si trovano sul pendio o nelle sue vicinanze. Il pericolo legato alle piogge eccezionali, ed alle eventuali alluvioni, fa parte della valutazione del rischio idraulico (Foti, 2009). Per quanto riguarda la vulnerabilità del pendio ed il conseguente rischio, essi dipendono dal tipo di frana. Esistono diverse classificazioni delle frane (Skempton and Hutchinson 1969; Varnes 1978). Ai fini del rischio per la perdita di vite umane, il maggiore rischio è collegato alle frane molto rapide con velocità di avanzamento superiore ad 0.5-1 m/s. In linea di massima, sul- I IL GIORNALE dell’INGEGNERE 11 ASPETTI IDROGEOLOGICI E DIFESA DEL TERRITORIO RISCHIO DA FRANA / Il “caso-studio” dell’alluvione di Messina dell’ottobre 2009 la costa tirrenica della provincia di Messina prevalgono le frane a cinematica lenta, mentre sulla costa ionica è possibile l’innesco di frane molto rapide ed estremamente pericolose, che non consentono la completa evacuazione della popolazione. Tra le frane molto rapide si possono annoverare le colate di detrito che il 1 ottobre 2009 hanno interessato 14 centri abitati dei Comuni di Messina (Briga Superiore, Briga Marina, Pezzolo, Altolia, Molino, Giampilieri Superiore, Giampilieri Marina), Scaletta Zanclea (Scaletta Zanclea, Scaletta Superiore, Guidomandri Superiore, Guidomandri Marina) e Itala (Itala, Mannello, Borgo). Nella parte bassa dei bacini sono state censite circa 550 frane. Di Figura 1. Frana sulla via Vallone che ha causato il crollo di alcuni edifici provocando 27 morti a Giampilieri (ME) queste alcune si sono evolute come colate di detrito, molto rapide, ed hanno interessato prevalentemente i centri abitati di Giampilieri, Scaletta Zanclea, Giudomandri, Mannello e Borgo, causando 37 morti. Di questi ben 27 si sono verificati nel centro abitato di Giampilieri. Migliaia di persone sono rimaste senza casa, le attività economiche sono state interrotte, con un grandissimo costo per la collettività. Le perdite di vite umane a Giampilieri si sono avute nella via Vallone (Figura 1), a causa di una frana del pendio di monte che ha investito alcuni edifici, causandone il crollo e la perdita di vite umane. Il centro abitato di Giampilieri è stato interessato da altre colate di fango lungo il torrente Sovra Unno ed il torrente Loco. Nella figura 2 è visibile l’accumulo dei detriti nella via Chiesa, dove tuttavia non si è avuta perdita di vite umane. È da sottolineare che le perdite di vite umane si sono verificate perché gli edifici sono stati investiti dalla frana e quindi indipendentemente dalla larghezza dei canali di scolo dei torrenti, peraltro ostruiti o inesistenti come nel caso della via Chiesa. Per mitigare il rischio occorre intensificare le ricerche al fine di prevenire questi eventi. A tal fine occorre eseguire preventivamente gli interventi, con costi notevolmente inferiori (pari a circa il 10%) di quelli necessari per ripristinare i luoghi nel post evento. Le previsioni di un evento Figura 2. Colata di fango nella via Chiesa del centro abitato di Giampilieri (ME), che non ha provocato morti. catastrofico vengono spesso effettuate sulla base di correlazioni empiriche pioggia-frana, basate sulla individuazione del valore di soglia della pioggia che fa scattare l’allarme e della pioggia critica che fa scattare l’evoluzione della zona interessata. Tale metodologia è stata messa a punto ad Hong Kong dal Servizio Geotecnico, istituito all’inizio degli anni ‘80, in aggiunta a quello geologico preesistente. Gli interventi di stabilizzazione mirati alla riduzione del rischio, eseguiti a cura del servizio geotecnico, hanno consentito di far diminuire la perdita di vite umane da qualche centinaio a meno di una decina per ciascun evento (Premchitt et al. 1994; GEO, 1991-1996). Questo tipo di correlazione empirica pioggia-frane ha una validità locale e richiede una appropriata e lunga taratura sulla base dei dati storici degli eventi che si sono verificati nella zona del suo utilizzo. In effetti si tratta di correlazioni a scatola chiusa (black box), perché non rispecchiano il fenomeno fisico, secondo il quale le piogge intense causano l’innalzamento della falda, e quindi della pressione neutra, e l’innalzamento delsegue a pag. 13 Figura 3. Opere di stabilizzazione di un pendio sulla strada di accesso a Giampilieri, danneggiato dallʼevento del 1 ottobre 2009 GEOSINTETICI DAL SAPORE MEDITERRANEO. un ingrediente essenziale per applicazioni di ingegneria geotecnica ed ambientale. Varenna (LC): paramassi in Terra Rinforzata con Geogriglie integrali. 50 anni di esperienza nella trasformazione di polimeri termoplastici. [email protected] - www.tenax.net Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:17 Pagina 12 12 IL GIORNALE dell’INGEGNERE FOCUS/ ASPETTI IDROGEOLOGICI E DIFESA DEL TERRITORIO Il ruolo dell’Ordine degli Ingegneri di Messina nell’emergenza dell’alluvione dell’ottobre 2009 DOTT. ING. MANLIO MARINO* DOTT. ING. SANTA IUDICELLO A seguito dell’alluvione di Messina del 2009 che ha provocato lo straripamento dei corsi d’acqua e diversi eventi franosi, a cui è seguito lo scivolamento a valle di colate di fango e detriti, l’Ordine degli Ingegneri di Messina ha svolto le seguenti attività: ■ coordinamento di circa trecento professionisti e loro turnazione per la compilazione delle Schede di Agibilità (AeDES) degli edifici; ■ supporto organizzativo all’amministrazione comunale per il censimento dei danni strutturali agli edifici; ■ segreteria tecnica per la raccolta, la sintesi e la trasmissione dei dati all’Unità di Crisi preposta; ■ attivazione dei Presidi Territoriali Idraulici per monitorare i bacini idrografici delle zone alluvionate. L’8 ottobre 2009, i professionisti iscritti agli Ordini degli Ingegneri e degli Architetti della provincia di Messina e all’Ordine regionale dei geologi, che hanno aderito all’iniziativa per il censimento dei danni agli edifici, hanno partecipato ad una riunione, presso il Palazzo Municipale di Messina, alla quale erano presenti anche docenti universitari e funzionari di Protezione civile regionale, per ricevere indicazioni sulla compilazione delle Schede di Agibilità (AeDES). Sin da subito si è rilevato che le schede A e DES 2000, messe a punto e tarate per valutare l’agibilità di strutture edilizie a seguito di eventi sismici, erano inadeguate per l’evento alluvione/colata detritica. Quindi, sono state calibrate per l’evento calamitoso in esame. Del resto la precedente considerazione è scontata dato che: nel danno post-sisma nella molteplicità dei casi- se una struttura è danneggiata, lo è dalla base e per tutte le elevazioni, mentre nel caso in esame può essere inaccessibile il piano terra perché inva- N. 6 - 1 Aprile 2010 so da fango, mentre gli altri piani in elevazione possono essere perfettamente funzionali. Il 12 ottobre è iniziato il censimento dei danni agli edifici e giornalmente si costituivano, in base alla disponibilità dei professionisti aderenti all’iniziativa, le squadre composte generalmente da due ingegneri, un geologo e un architetto. Costituite le squadre e assegnate ad esse un certo numero di particelle da visionare, ci si recava in sito per i sopralluoghi. E’ stato richiesto ai tecnici volontari di compilare le schede A e DES in funzione del danno provocato dall’alluvione, trascurando, per questa prima fase, le eventuali anomalie e non congruenze strutturali preesistenti riscontrate ai fini antisismici; questo perché lo scopo era di far rientrare il maggior numero di I giudizi positivi di agibilità sono stati spesso condizionati alla messa in sicurezza dell’ambiente esterno o immediatamente prossimo all’abitato posto alla base del pendio o vicino le zone in frana. sfollati all’interno delle proprie abitazioni al più presto possibile. I giudizi positivi di agibilità sono stati spesso condizionati alla messa in sicurezza dell’ambiente esterno o immediatamente prossimo all’abitato posto alla base del pendio o vicino le zone in frana. Conclusi i sopralluoghi giornalieri, il lavoro continuava nei locali della segreteria dell’Ordine degli Ingegneri di Messina per raccogliere, sintetizzare e trasmettere all’organo dell’Unità di Crisi costituita presso il Comune. In più di un’occasione le co- munità colpite dall’alluvione hanno manifestato la loro gratitudine all’opera meritoria e volontaria svolta dai numerosi professionisti nella fase di censimento dei danni. Il lavoro di sintesi è stato reso possibile grazie all’incessante lavoro degli ingegneri e alla pazienza del personale della segreteria dell’Ordine degli Ingegneri che ha quasi bloccato le attività proprie dell’Ordine, per dare priorità assoluta a questa emergenza. Dal 1 dicembre 2009, le attività dell’Ordine hanno permesso anche l’attivazione dei Presidi Territoriali Idraulici, con l’impiego di oltre 50 ingegneri. I presidi idraulici, ad oggi ancora in corso, hanno l’obiettivo di monitorare i bacini idrografici ed i deflussi lungo le aste principali dei corsi d’acqua afferenti le zone alluvionate, con particolare attenzione alle criticità ancora presenti sul territorio. Il tutto si svolge nell’ambito delle attività previste dalla Protezione Civile del Comune di Messina, volte a garantire l’incolumità dei residenti e la sicurezza della viabilità in caso di allerta meteo. Un ringraziamento particolare va ai professionisti che nella prima fase hanno prestato gratuitamente la loro professionalità al servizio del popolo messinese colpito dall’alluvione e ai diversi ordini professionali italiani , che oltre manifestare la solidarietà, hanno inviato donazioni in denaro. Sull’onda dell’emozione di quanto accaduto, è stata costituita l’ “Associazione ingegneri Messina emergenze civili Luigi Costa”, collega tragicamente scomparso durante l’alluvione mentre faceva ritorno a casa dopo un sopraluogo tecnico: l’Associazione riconosciuta tra quelle di volontariato della Protezione Civile - si muoverà autonomamente dall’Ordine e sarà presente tutte le volte che sarà necessario. *Membro del Direttivo Ordine degli Ingegneri di Messina Filter Unit difendere la natura in maniera naturale Filter Unit è la linea di contenitori flessibili a sacco, in poliestere, movimentabili con unico punto di sollevamento, con portata da 2 a 8 tonnellate, per consolidamento e controllo erosione nei lavori a mare, in alveo fluviale ed in ogni intervento di stabilizzazione del terreno. Distribuito in Italia da: Geosintex srl obZIZ\bghmmb%2&S'B'&,/)//L:G=KB@H M^e')---'0.)*1)k'Z'&?Zq)---'0.)*1* ppp'`^hlbgm^q'\hf&bg_h9`^hlbgm^q'\hf Indagini, modellazione geotecnica e normativa per la difesa del territorio segue da pag. 7 siderato, ma anche del metodo di verifica e della modellazione che si intendono adoperare. Non esiste, quindi, un modello geotecnico di sottosuolo indipendente dall’opera, dalla situazione, dallo stato limite e, se vogliamo, anche dall’approccio progettuale scelto. Le NTC chiariscono poi bene le differenze tra Modellazione Geotecnica e Modellazione Geologica, essendo quest’ultima finalizzata alla “ricostruzione dei caratteri litologici, stratigrafici, strutturali, idrogeologici, geomorfologici e, più in generale, di pericolosità geologica del territorio”. Il Modello Geologico “deve essere sviluppato in modo da costituire utile elemento di riferimento per il progettista per inquadrare i problemi geotecnici e per definire il programma delle indagini geotecniche.” Gli esiti degli studi geologici “devono essere esaurientemente esposti e commentati in una Relazione Geologica”. Tale relazione dovrà essere propedeutica alla Relazione Geotecnica, nella quale si illustreranno “le scelte progettuali, il programma e i risultati delle indagini, la caratterizzazione e la modellazione, …, unitamente ai calcoli per il dimensionamento geotecnico delle opere e alla descrizione delle fasi e modalità costruttive”. La sequenza logica richiesta tra studi geologici e geotecnici esalta la professionalità non solo dell’ingegnere incaricato delle indagini e degli studi geotecnici, ma anche del geologo, al quale è richiesto un compito di inquadramento ed indirizzo, estremamente utile al progetto. Anche la valutazione delle condizioni di stabilità dei pendii e la progettazione di eventuali interventi di mitigazione del rischio di frana devono essere effettuati su base quantitativa e, quindi, ingegneristica, a partire da un idoneo modello geotecnico di sottosuolo, definito sulla scorta di indagini geotecniche programmate tenendo conto dell’inquadramento geomorfologico ed evolutivo del versante. Le NTC indicano anche alcuni criteri per la definizione del piano di indagini, tenendo conto dell’estensione dell’area a rischio di frana e della profondità delle potenziali superfici di scorrimento, con particolare attenzione alla valutazione del regime delle pressioni interstiziali. Tra gli aspetti sostanzialmente modificati dalle NTC rispetto al precedente quadro normativo vi è la definizione dell’azione sismica sia per quanto riguarda quella attesa su affioramento rigido sia per quanto attiene la valutazione dell’effetto di sito. Su quest’ultimo aspetto la norma recepisce quanto noto da anni su come il moto sismico possa essere modificato nella sua propagazione dalla formazione rigida di base alla superficie e su come tale modifica sia funzione della rigidezza dei terreni presenti. Pertanto le NTC richiedono che si esegua un’analisi di Risposta Sismica Locale, RSL, (ancorché, in molti casi, con procedure semplificate) per definire l’azione sismica trasmessa agli edifici ed alle altre strutture. Ciò richiede un’adeguata caratterizzazione del sottosuolo in termini di suc- Figura 1. Geofono per prova di Down-hole Figura 2. Esempio di risultati di prova MASH per la valutazione del profilo delle velocità delle onde di taglio cessione degli strati e di rigidezza a taglio degli stessi a modesti livelli di deformazione con prove di origine geofisica (cross-hole, down-hole, SCPT, SDMT, MASW). Come spesso accade, le novità positive possono essere accompagnate da ricadute non altrettanto positive. Nel caso di specie, a parere di chi scrive, possono sussistere due rischi da non sottovalutare: ■ la necessità di condurre prove per lo studio della RSL può lasciare intendere in modo non corretto che queste possano essere le uniche indagini da eseguire, trascurando così che i risultati di queste La valutazione delle condizioni di stabilità dei pendii e la progettazione di eventuali interventi di mitigazione del rischio di frana devono essere effettuati a partire da un idoneo modello geotecnico di sottosuolo indagini non sono in genere sufficienti per verifiche geotecniche delle strutture in condizioni di esercizio e tanto meno allo stato limite ultimo; ■ la richiesta di mercato spingerà ad un incremento dell’offerta di prove di tipo MASW, più facili da eseguire ed economiche rispetto alle down-hole (o SCPT e SDMT), ma più incerte nell’interpretazione e, soprattutto, più difficilmente controllabili da parte del progettista o di chi è incaricato di verificare il progetto. Si tratta di preoccupazioni basate sulle osservazioni di situazioni già verificate nel breve lasso di tempo intercorso dall’entrata in vigore della nuova normativa. Pertanto, nella mia veste di presidente dell’Associazione Geotecnica Italiana, ho ritenuto giusto allertare con una lettera sull’argomento il Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Sull’argomento “effetti di sito” vale anche la pena di chiarire le differenze esistenti tra gli studi di RSL, finalizzati alla verifica di strutture, e la Microzonazione Sismica (MS), che invece è condotta per finalità di pianificazione urbanistica. La prima - e sostanziale - differenza è la scala alla quale si opera: del manufatto nel primo caso, territoriale nel secondo. In genere, quindi, le indagini e lo studio per la RSL forniscono informazioni più puntuali e specifiche di quelle che si possono ottenere dagli studi per la MS. Gli studi di MS forniscono, poi, risultati in condizioni di campo libero, a livello del piano campagna, prescindendo dai caratteri specifici delle opere. Gli studi di RSL devono, invece, fare riferimento a quote generalmente diverse dal piano campagna, che dipendono dall’opera in esame (ad es., piano di posa per le fondazioni superficiali). Peraltro dovrebbero, a rigore, tenere conto anche dell’interazione tra il terreno e la struttura. Infine, al di là degli aspetti scientifico-tecnici, lo studio di RSL rientra nella definizione del modello geotecnico di sottosuolo e come tale nelle responsabilità del progettista. Il progettista non potrà utilizzare direttamente i risultati di uno studio di MS, qualora questo fosse disponibile, ma potrà trarne vantaggio per programmare le indagini e gli studi di RSL. prof. ing. Stefano Aversa Ordinario di Geotecnica, Università Parthenope, Napoli Presidente dell’Associazione Geotecnica Italiana Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:17 Pagina 13 N. 6 - 1 Aprile 2010 FOCUS/ IL GIORNALE dell’INGEGNERE 13 ASPETTI IDROGEOLOGICI E DIFESA DEL TERRITORIO RISCHIO DA FRANA / il “caso-studio” dell’alluvione di Messina dell’ottobre 2009 segue da pag. 11 la pressione neutra causa il movimento del pendio, che si può eventualmente concludere con una vera e propria frana. Esistono diverse correlazioni empiriche al riguardo (Maugeri, 2010). A titolo di esempio si riporta la previsione della frana n. 3 avvenuta sulla strada nazionale n. 33 in Giappone. Sulla base delle correlazioni empiriche piogge-spostamenti del terreno e spostamenti del terreno-frana, è stato previsto il 19 luglio, con 3 giorni di anticipo sulla frana, che la frana si sarebbe verificata il 20 luglio 1979. La frana è stata prevista con una imprecisione di 30 minuti. Il 25 agosto è stato previsto che una seconda frana sarebbe avvenuta il 27 agosto. Il 27 agosto alle ore 10 è stato previsto che la seconda frana sarebbe avvenuta alle ore 12.30. La strada è stata chiusa alle ore 12 e la frana si è verificata alle ore 12.50 con un errore di precisione di soli 20 minuti (Seki et al., 1980). Un altro problema rilevante riguarda la progettazione e la realizzazione delle opere di intervento per la mitigazione del rischio di frana. Nel passato molto spesso queste opere sono state ubicate e progettate in modo empirico, senza una reale corrispondenza all’effettivo grado di rischio ed al livello di sicurezza da conseguire. Spesso le opere sono state realizzate in zone con rischio reale basso o addirittura trascurabile, mentre tali opere non sono state realizzate in zone a rischio ef- fettivamente elevato. Al fine di realizzare le opere di intervento, i livelli di rischio individuati nei piani di assetto idrogeologico non sono molto spesso affidabili. Per esempio nelle zone colpite dall’evento del 1 ottobre 2009 il PAI non prevedeva alcun rischio. Inoltre molto spesso le opere sono state progettate in modo empirico, senza raggiungere un efficace incremento del livello di sicurezza della stabilità dei pendii. Nella Figura 3 è riportato un intervento di stabilizzazione con rete ancorata, che è stato danneggiato dall’evento del 1 ottobre 2009. Altrettanto si può dire dell’intervento con gabbionate realizzato nel 2007, a seguito di un evento di pioggia eccezionale e danneggiato dall’evento del 2009 (Figura 4). Queste tipologie di interventi con reti ancorate e gabbionate, qualora ben eseguite, sono tuttavia adeguate a migliorare la stabilità dei pendii e mitigare il rischio di frana. Nella Figura 5 è riportato un intervento con rete ad alta resistenza che sarà applicata in sostituzione della rete indicata in Figura 3. Nella Figura 6 è riportato un intervento con gabbioni realizzati su una base di calcestruzzo, che ne ha impedito l’erosione al piede come nel caso di Figura 4, Figura 4. Gabbionata nel torrente Urno realizzata sopra la via Chiesa, danneggiata dallʼevento del 1 ottobre 2009 quali opere di stabilizzazione della frana di San Fratello, attivatasi nel 1922 (sul versante opposto di quella verificatasi di recente nel 2010). È tuttavia opportuno che nel futuro queste opere vengano ubicate sulla base di una accurata valutazione del rischio di frana, in scala 1:2000, e vengano progettate eseguendo adeguati calcoli geotecnici, come peraltro prescritto dalla recente Normativa Tecnica per le Costruzioni (D.M. 14/01/2008), in vigore dal 1 luglio 2009. È altresì indispensabile, per evitare sprechi, che le opere di intervento siano riportate a pieno titolo tra le opere strutturali e Figura 5. Intervento di stabilizzazione con rete ad alta resistenza ancorata geotecniche, sottoponendo tali opere, una volta eseguite, al collaudo statico, mentre nel passato sono state soggette soltanto al collaudo tecnicoamministrativo, che non prevede alcuna verifica dell’effettivo raggiungimento del grado di sicurezza, che deve essere previsto in sede di progettazione. Solo utilizzando le moderne tecnologie per la mitigazione del rischio geotecnico da frana ed operando i necessari controlli, lo Stato potrà garantire la sicurezza,con costi sostenibili, a tutti i cittadini, che costruiscono nel rispetto di tutte le leggi, ed in particolare delle Norme Tecniche per le Co- Figura 6. Intervento di stabilizzazione con gabbionate nella frana del 1922 a San Fratello (ME) struzioni (D.M. 14.01.2008, in vigore dal 01.07.2009) e delle norme contenute nei piani urbanistici. prof. ing. Michele Maugeri Ordinario di Geotecnica, Università di Catania BIBLIOGRAFIA • Foti E. (2009). Rischio idraulico: il caso studio dell’ alluvione di Messina del 1 Ottobre 2009. Il Giornale dell’Ingegnere n. 6 2009. • GEO, 1991-1996. GEO Report Series on Hong Kong rainfall and Landslides, produced annually for the years 1984 to 1995, Geotechnical Engineering Office, Hong Kong. • Maugeri M. (2010). Effects of Heavy Rainfalls on Slope Behavior: The October 1, 2009 Disaster of Messina (Italy). Geotechnics/Earthquake Geotechnics towards Global Sustainability. Kyoto, January 1113, 2010. • Premchitt, J., Brand, E.W., Chen, P.Y.M., 1994. Rain-induced landslides in Hong Kong, 1972-1992, Asia Engineer, the Journal of the Hong Kong Institution of Engineers, vol. 22, No. 6, pp. 43-51. • Seki N., Hori S., Narita M., 1980. Forecasting of slope failures in Rock Mass in the Yanadani Area. Oyo Technical Report, No. 2. • Skempton A. W., Hutchinson J. (1969). Stability of natural slopes and embankement foundation. Proc. 7th International Conference on soil mechanics and foundation engineering, vol. 3, Mexico city. • Varnes D.J. (1978). Slope movement types and processes. Chapt. 2 in Landslides: analysis and control. Schuster R.L. and Krizek R.J. eds. Special Report 176. Washington D.C. Transportation Research Board. National Academy of Sciences, 1978. Roberto Marino Calcestruzzo e Imprese • DIAFRAMMI • MICROPALI• TIRANTI • PALI • INIEZIONI • CONSULENZE GEOTECNICHE Via Washington, 72 - 20146 Milano Tel. 02.4983323 • Tel. e Fax 02.468897 Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:17 Pagina 14 14 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2010 L’INTERVENTO Trasporti e collegamenti: la grande sfida del Vecchio Continente Il futuro del trasporto delle merci su rotaie e i nuovi scenari internazionali conseguenti alla crisi economica che sta coinvolgendo ogni settore: sono stati questi i principali temi trattati nel corso di un convegno tenutosi a Roma. Hanno partecipato, tra gli altri, autorevoli rappresentanti del mondo politico, accademico ed economico. A tal proposito, pubblichiamo una sintesi dell’intervento dell’ingegner Vittore Ceretti, presidente onorario Alta Capacità del Gottardo. DOTT. ING. Panama 77 km (con chiuse) Differenza quota oceani metri 40; in corso raddoppio (presunta fine lavori 2015) VITTORE CERETTI convegni sono momenti di verifica, di confronto e di crescita non solo per la conoscenza delle problematiche, ma anche per raccogliere idee e sfide per scelte concretamente realizzabili in tempi certi il più possibile rapidi. Nel recente convegno tenutosi a Roma, sul trasporto ferroviario delle merci, si è fortemente sottolineato la necessità di adeguarsi per tempo alle esigenze del mercato internazionale e ai vari scenari, in continua mutazione, in tutti i campi. Le strategie riguardanti i trasporti, in funzione delle economie emergenti e fluttuanti in tutto il mondo, impongono una continua verifica dei progetti onde evitare che alla loro realizzazione, e ancor prima, siano ormai inutili. La crisi finanziaria avviatasi sul finire del 2007 ed evidenziatasi nella sua gravità nelle settimane del Convegno dell’anno scorso s’è ripercossa nell’economia reale per tutto il 2009 e non risulta per nulla superata. L’Europa esprimeva ed esprime un territorio antropomorfizzato e consolidato da due millenni. Gli interventi dell’800 erano rivolti a migliorare e ottimizzare la sua funzionalità e avevano dimostrato, prima con la costruzione delle strade “I TRASPORTO NAVALE LOGISTICA 2008 (milioni di tonnellate) Shanghai (Cina) Singapore (Singapore) Rotterdam (Olanda) Ningbo (Cina) Tianijn (Cina) Guangzhou (Cina) Hong Kong (Cina) Busan (Corea del Sud) Sout Louisiana (Stati Uniti) Houston (Stati Uniti) 443 423 376 272 245 242 230 217 192 192 TRAFFICO PORTI MEDITERRANEO 2008 (milioni teu - container standard) Valencia 3.600 Algeciras 3.300 Barcellona 2.600 Genova 1.750 Las Palmas 1.350 Marsiglia 850 Bilbao 550 Napoli 500 TRAFFICO MERCI PORTI ITALIANI 2008 (milioni di tonnellate) Genova Trieste Taranto Gioia Tauro Cagliari Livorno Venezia Augusta Ravenna Napoli La Spezia 54 48 43 34 34 34 30 30 26 19 18 Tab. 1 transalpine poi con i tunnel ferroviari, infine con il potenziamento dei porti, che l’Europa era il continente guida. Il XX secolo aveva visto spostarsi la leadership nell’America del Nord e oggi restiamo sgomenti nel constatare quanto sta accadendo in maniera vertiginosa nei Paesi asiatici del Pacifico in particolare in Cina. Negli anni 70 un famoso libro Le Pacifique nouveau centre du monde (edito da Ministero del Commercio estero francese) aveva richiamato l’attenzione sulla trasformazione in atto in tale grande area ma non aveva previsto le ripercussioni con il resto del vecchio e nuovo mondo. Oggi dobbiamo constatare che lo scenario asiatico, avendo travolto molte previsioni, impone severe riflessioni sui NEWS ǀ La stabilizzazione dei versanti sistemi infrastrutturali europei e quindi in primo luogo sul corridoio dei due mari. È pericoloso a mio avviso esaminare il problema Alptransit non prendendo in considerazione quanto sta avvenendo nei collegamenti del globo. I collegamenti tra il nuovo centro del mondo con il vecchio continente e con le Americhe avvengono, per ragioni legate alla configurazione dei continenti, con quattro vettori diversi: via mare, via ferro, via pipeline, via aerea. Ognuno ha la sua caratterizzazione ma una serie di dati e avvenimenti ci portano a richiamare l’attenzione in particolare sui porti dei traffici merci marittimi che sono i cordoni ombelicali del corridoio dei due mari, infrastruttura complessa che coA cura di Imready Inerbimento di versanti per la protezione dei suoli dall’erosione e la stabilizzazione superficiale Fenomeni superficiali di instabilità dei versanti e fenomeni di erosione possono essere efficacemente contenuti mediante l’impianto di coltri vegetali con apparato radicale relativamente profondo. Nel 1999 si costituiva in Italia la società PRATI ARMATI® che ha sviluppato un’innovativa tecnologia “verde” per fronteggiare i fenomeni di erosione del suolo, di cui detiene l’esclusiva mondiale. Tale tecnologia appare ad oggi parimenti efficiente nel contenere fenomeni di instabilità di coltri superficiali per diverse tipologie di depositi interessati. I risultati ottenuti in diversi cantieri in Italia ed all’estero ne sono testimonianza. L’inerbimento di pendii con la tecnica dell’impianto di apparati radicali può indurre numerosi effetti sulle condizioni idrauliche e meccaniche dei terreni inerbiti, che a loro volta si riflettono sulle condizioni di equilibrio del pendio stesso. Uno di questi effetti, di natura meccanica, è evidentemente attribuibile alle radici. L’incremento di resistenza a taglio del terreno per effetto delle radici è infatti da tempo riconosciuto e studiato (Vidal, 1969; Schlosser e Long, 1974), e tale effetto è attualmente schematizzato ed implementato in un apposito codice di calcolo di proprietà PRATI ARMATI®, sviluppato in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, Istituto di Idraulica Agraria (Prof. Gian Battista Bischetti e Dott. Geol. Fabrizio Bonfanti). Questo software (scaricabile gratuitamente dal sito web www.pratiarmati.it), consente di calcolare, per pendii stabili dal punto di vista geotecnico (Fs>1), l’incremento della resistenza al taglio e del fattore di sicurezza dovuti all’azione dei PRATI ARMATI® per effetto delle radici. Recentemente, presso l’Università degli Studi di Perugia è stato avviato uno studio per l’implementazione di un modello di calcolo rappresentativo del fenomeno fisico nel suo insieme. Lo studio, svolto presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Ateneo perugino, è condotto da un gruppo di ricerca del quale fanno parte il Prof. V. Pane e gli Ingg. M. Cecconi e A. Rettori. Il problema è relativamente complesso, dal momento che i fenomeni in gioco sono molteplici e la loro comprensione richiede competenze specifiche in diversi settori, dall’agronomia, alla pedologia, alla fisica dei terreni, all’idraulica e non ultimo all’ingegneria geotecnica. Nella fase iniziale dello studio, è stato sviluppato un semplice codice di calcolo sulla base del software originariamente formulato da PRATI ARMATI®; nella nuova formulazione del codice si tiene opportunamente conto, oltre che dell’incremento di resistenza a taglio del terreno per effetto delle radici, dei fenomeni di evaporazione al suolo, evapotraspirazione delle radici, infiltrazione di acqua nel terreno, ruscellamento lungo il pendio. Un aspetto fondamentale del fenomeno riguarda infatti la variazione di contenuto d’acqua del terreno imputabile alle radici. In particolare, l’impianto di radici può ridurre significativamente il contenuto d’acqua del terreno, sia inibendo l’infiltrazione di acqua meteorica che attraverso l’assorbimento di acqua da parte delle radici. Questa riduzione del contenuto d’acqua, e del grado di saturazione, incrementa a sua volta la resistenza a taglio del terreno e migliora le condizioni di equilibrio del pendio, schematizzato in prima approssimazione, come pendio indefinito. Sebbene, allo stato attuale, alcuni aspetti del processo siano ancora trattati in modo empirico, i risultati dello studio appaiono promettenti e certamente motivano il prosieguo stesso della ricerca. stituisce la spina dorsale dell’Europa. L’interscambio di merci che caratterizza l’interscambio dell’economia globale mondiale è presto rappresentato dai dati qui elencati. Ovviamente i dati del 2008-2009, per la nota congiuntura finanziaria ed economica, sono suscettibili di non trascurabili oscillazioni. (Tab. 1) Faccio notare che il solo porto di Rotterdam ha un traffico annuale pari a quello dell’intero sistema portuale italiano. I dati sono impressionanti. Va tenuto presente che i due canali che interconnettono i 3 oceani, Pacifico, Atlantico e Indiano, sono tecnicamente caratterizzati da agibilità diverse. S’intravede, visti i mutamenti climatici, anche il passaggio attraverso il mare Artico. Suez 163 km (senza chiuse) Calo del traffico di circa il 20 per cento nel 2008 e 2009 causa crisi economia globale. È previsto tuttavia nei prossimi anni un incremento per traffico India verso Europa e Nord America. Transiti marittimi Kiel 56.964 Suez 18.193 Panama 14.011 Previsione aumento traffico marittimo movimentazione container 2004-2015 Estremo oriente 90% Americhe 91% Europea 88% Si ha la precisa sensazione che da ruotismo motore siamo diventati ruotismo indotto. Dobbiamo prendere coscienza di quanto sta accadendo nello scenario dell’economia globale. Solo dando rapidamente delle risposte concrete potremo vivere da protagonisti attivi e non assistere allo spettacolo di decadenza del mondo occidentale. Alla concretezza della Confederazione Elvetica che ha saputo superare difficoltà tecniche e politiche, noi pur essendo dotati di tecnici e di imprese che operano in tutto il mondo, vediamo il nostro mondo politico cedere, per ipocrisia, a pressioni di minoranze o di corporazioni NEWS ǀ Tenax che impediscono e ostacolano numerose infrastrutture di pubblica utilità. Recentemente vi sono stati sullo scenario italiano vari avvenimenti degni di particolare rilievo sui quali hanno relazionato in questo Convegno vari oratori: ■ protocollo d’intesa tra le 3 regioni dell’11 novembre 2009 a Genova ■ forum internazionale per lo sviluppo del trasporto ferroviario tenutosi il 19 novembre 2009 a Roma ■ tra Genova e Tianjin nel giugno 2009 siglato accordo alleanza portuale. Alla luce delle più recenti notizie, in vista dei nostri sistematici convegni, il nostro comitato ritiene che si debba proseguire ad operare su tre direttrici parallele così come è avvenuto negli ultimi tempi: ■ concretizzare soluzioni ferroviarie al servizio del sistema portuale genovese e del retro porto e piattaforme intermodali logistiche; ■ coinvolgere sempre più tutte quelle istituzioni che possono costituire un fatto corale per creare quel consenso fondamentale per concretizzare i programmi; ■ promuovere accordi tra le grandi istituzioni per coinvolgere risorse per l’attuazione dei progetti finalizzati a permettere la piena funzionalità del corridoio dei due mari”. A cura di Imready Geogriglie integrali TENAX per il ripristino e la stabilizzazione dei pendii TENAX è un’azienda italiana, leader nella produzione di reti in plastica estruse, con sedi in tutto il mondo. Negli ultimi 25 anni ha svolto un importante ruolo di ricerca nella messa a punto, tra l’altro, di sistemi di contenimento del terreno basati sull’utilizzo dei geosintetici. Oltre ad una gamma completa di geogriglie di rinforzo, geostuoie 3D antierosive, geocompositi drenanti–anticapillari e geocelle di confinamento, tutti made in Italy, TENAX ha infatti sviluppato e brevettato un sistema di terre rinforzate denominato TENAX RIVEL, sistema che prevede, quale elemento di rinforzo, l’impiego di geogriglie estruse a giunzione integrale al 100% in HDPE TENAX TT/SAMP. Il Sistema TENAX RIVEL I terrapieni realizzati con il Sistema TENAX RIVEL sono opere di sostegno a gravità che consentono di consolidare versanti instabili, ripristinare quelli franati, realizzare rilevati di protezione contro la caduta massi nonché barriere antirumore rinverdite, dighe in terra ed argini fluviali. Il Sistema consente di realizzare pareti vegetate con inclinazioni ancora ottimali per l’attecchimento della vegetazione; il loro utilizzo è diffuso ormai in tutto il mondo con grande successo, sia dal punto di vista dell’inserimento paesistico che della stabilità dei manufatti realizzati. La tecnica delle terre rinforzate è descritta nel “Atlante delle opere di sistemazione dei versanti” dell’agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente e in numerosi Manuali regionali per le Opere di Ingegneria Naturalistica (foto 1). Rilevati Paramassi con l’utilizzo del sistema TENAX RIVEL - Caso studio di Varenna (LC) Nel novembre 2004 a Varenna (Lecco), nella frazione denominata Fiumelatte, una frana di oltre mille metri cubi si stacca dalla montagna, scende per oltre 600 metri, spazza via la linea ferroviaria, travolge la linea elettrica e distrugge una casa. La Provincia di Lecco ha dato l’avvio al progetto di messa in sicurezza dell’abitato e la progettazione condotta dall’Ing. Arturo Montanelli, dall’Ing. Claudia Anselmini e dal Dr.Geol. Cristian Adamoli ha portato alla realizzazione di Rilevati Paramassi in Terra Rinforzata con “geogriglie integrali” TENAX TT/SAMP. L’opera si compone di tre segmenti impostati a quote differenti e tra loro sfalsati al fine di intercettare al meglio le possibili traiettorie dei massi; l’altezza dei manufatti a sezione trapezoidale è di 4,20m -7,20m per complessivi 8.000mq di facciata su doppio fronte (foto 2). I Paramassi in terra rinforzata sono strutture in grado di espletare energie di assorbimento superiore a quelle tipi- In alto: TENAX RIVEL a Merano (BZ) I giardini verticali dell’Orto Botanico di Merano sono stati realizzati con il sistema TENAX RIVEL e con la messa a dimora di numerose specie erbacee ornamentali. A sinistra: Rilevati Paramassi a Varenna (LC) che delle barriere metalliche attualmente sul mercato (4500 - 5000 KJ). Oltre alle migliori performance in termini di efficacia di protezione, tra i vantaggi che un rilevato paramassi può presentare nei confronti di una per quanto moderna barriera metallica ad elevato assorbimento di energia, possiamo ricordare: • efficienza della protezione anche in caso di “sciame” di frana, ovvero di crolli ripetuti lungo la medesima direttrice; • manutenzione molto ridotta anche a seguito di estesi fenomeni di crollo; • durata dell’opera nel tempo senza ammaloramenti o decadimento anche a seguito di fenomeni quali incendi; • impatto ambientale trascurabile, specie se il manufatto viene mascherato con adeguati interventi di ingegneria naturalistica; • possibilità di riutilizzo di materiale franato in epoche precedenti e comunque di smaltimento del materiale in conoide di frana. Numerosi paramassi sono già stati realizzati in Italia con il sistema TENAX RIVEL che è anche stato testato e certificato dal Dipartimento di Georisorse e Territorio del Politecnico di Torino a seguito di prove in situ in scala reale. TENAX SpA Via dell’Industria, 3 - 23897 Viganò (LC) ITALIA Tel. +39 039.9219307 - Fax +39 039.9219200 http://www.tenax.net Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:17 Pagina 15 N. 6 - 1 Aprile 2010 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 15 LINEA DIRETTA CON GLI ORDINI Gianni Massa, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Cagliari, esorta le autorità a scelte rapide e definitive “Sardegna: c’è bisogno di una legge che autorizzi la realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili” DONATO DI CATINO a possibilità di realizzare impianti industriali per la produzione di energia da fonti rinnovabili è, specialmente in alcuni ambiti territoriali italiani, una soluzione vincente per creare sviluppo, occupazione e dar vita ad un deciso e serio progetto di sostenibilità ambientale. La Sardegna, proprio per caratteristiche morfologiche e naturalistiche, è una delle regioni che si presta maggiormente alla sperimentazione in tale settore. Eppure, per meri motivi burocratici, sull’isola è ancora impossibile costruire e gestire impianti eolici e fotovoltaici. Una questione da risolvere in maniera urgente, come sottolinea Gianni Massa, neo presidente (eletto lo scorso mese di novembre) dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Cagliari. “Purtroppo – dice l’ingegner Massa – si tratta essenzialmente di un problema di competenze, visto che la Giunta Regionale non ha ancora deciso quale assessorato debba rilasciare l’autorizzazione unica per la costruzione e l’esercizio di impianti eolici e fotovoltaici”. L’Ordine cagliaritano aveva già segnalato questo “ingiustificabile ritardo”, come si legge sul sito Internet ufficiale, con una lettera inviata alle massime cariche regionali, ricordando che altre realtà italiane “hanno dato un fortissimo impulso al rilancio della propria economia adottando una politica di forte attenzione alle fonti rinnovabili, rendendo accessibili e chiare le procedure e potenziando le strutture pubbliche preposte alla pianificazione e al controllo del territorio”. Ma non solo: l’Ordine ha proposto anche l’avvio di un confronto sulla possibilità di semplificare le procedure autorizzative per gli impianti destinati alla produzione di energia da fonti rinnovabili. “E’ necessario comprendere – spiega il presidente cagliarita- L no – che il territorio è una risorsa unica, da preservare con un attento e oculato sviluppo sostenibile. In questo ambito si inserice il lavoro degli ingegneri. Da sempre la categoria è sensibile a due aspetti: innanzitutto, agire mirando alla qualità del progetto da portare avanti. Conseguentemente, ecco il significato del ruolo dell’ingegnere nella società contemporanea, vale a dire anello di congiunzione tra le istituzioni e i cittadini. Le autorità devono fare le leggi, tocca a noi metterle in pratica sul campo. Ovvio, però, che se vengono interpretate in maniera differente in base al colore politico o a convenienze personali, il nostro compito diventa sempre più difficile e oneroso”. “La qualità ambientale, il recupero dei rifiuti, la produzione di energia da fonti rinnovabili, la pianificazione, la progettazione, il recupero del nostro patrimonio, la valorizzazione dei centri urbani, il potenziamento dei servizi turistici, attuati con sapienza, e senza sacrificio delle risorse – aggiunge Massa - potranno costituire la futura ‘industria’ del paesaggio in Sardegna. Il paesaggio, frutto di una storia millenaria, va gestito responsabilmente e responsabilmente immaginato con visione contemporanea. E’ per questo che riteniamo fondamentale riportare al centro dell’attuazione degli atti di indirizzo politico il ‘progetto’ inteso come strumento di conoscenza, di ricerca, e non come mera esecuzione funzionale imprenditoriale. Le visioni per essere attuate hanno necessità di strumenti che, per quanto riguarda in particolare il paesaggio, le risorse, la pianificazione, il recupero di senso del territorio costruito, non possono prescindere dalla conoscenza e dalla sua attuazione progettuale. Conseguentemente, ecco il significato del ruolo dell’ingegnere nella società contemporanea, vale a dire anello di congiun- zione tra le istituzioni e i cittadini. Le autorità devono fare le leggi, tocca a noi metterle in pratica sul campo. Ovvio, però, che se vengono interpretate in maniera differente in base al colore politico o a convenienze personali, il nostro compito diventa sempre più difficile e oneroso”. Altra tematica di grande attualità, il rischio sismico e idrogeologico che attanaglia numerose porzioni d’Italia, tra le quali anche la Sardegna. Come Ordine avete dato vita ad iniziative particolari per affrontare al meglio eventi di tale tipo? “Ci siamo già attivati, visto che vorremmo coinvolgere tutti gli Ordini della Sardegna per dar vita ad un gruppo di ingegneri che, in caso di emergenza, possa coordinarsi con la Protezione Civile. Già in passato, tra l’altro, avevamo proposto di non far pagare le prestazioni di primo e immediato intervento, proprio per non lucrare in situazioni di grave disagio collettivo. Inoltre, mi piace ricordare che da sempre siamo molto sensibili a tali argomentazioni, visto che, d’accordo con la Protezione Civile e il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, in seguito al terremoto aquilano abbiamo partecipato fattivamente attraverso il contributo volontario e gratuito di molti colleghi per le verifiche di agibilità degli edifici Tutte le spese inerenti i professionisti sardi sono state sostenute dall’Ordine”. Lei è anche il presidente della Federazione degli Ordini degli Ingegneri della Sardegna: quanto è importante un organo collegiale così strutturato per la crescita e valorizzazione della categoria? “Devo dire che in questo campo c’è ancora molto da fare. Ritengo che il processo di regionalizzazione e federalismo sia ormai nella cultura della nostra società. E’ necessaria una riflessione sul fatto che temi condivisi a livello regiona- le debbano essere portati a sintesi e rappresentati da un organo a carattere regionale (forse solamente ripensando una modalità efficiente di funzionamento). Un’istituzione regionale (una giunta, un consiglio), tanto più nelle regioni a statuto speciale, non può avere una pluralità di intercultori che rappresentano un’unica categoria. Su questo tema ricordo che la mozione del congresso di categoria del 2008 conteneva uno spunto in questa direzione che non possiamo oggi, secondo noi, tralasciare. Per fare un pò di polemica, si può dire che molti Ordini forse osteggiano le Consulte/Federazioni per paura di perdere potere e peso specifico. In ogni caso, vi sono realtà che, secondo me, La cultura e la formazione sono fondamentali per ribadire la centralità del ruolo dell’ingegneria nella società contemporanea costituiscono esempi virtuosi e che potrebbero rappresentare il punto di partenza per un futuro sicuramente più consistente per queste entità”. Nel suo programma elettorale ha puntato molto sulla centralità della qualità del progetto e sul ruolo preminente dell’ingegnere nella società. “Per rimanere competitivi ai massimi livelli e dimostrare in ogni ambito e settore la nostra professionalità, la cultura è indispensabile. Proprio per tale motivo, l’Ordine di Cagliari ha avviato una stretta collaborazione con l’Università locale. L’esempio più vistoso di tale partnership si è avuto quando siamo stati chia- BREVI L’Ordine di Napoli si rifà il look: Internet e una web tv per gli ingegneri ROBERTO DI SANZO n sito Internet nuovo di zecca e il lancio di una web tv dedicata espressamente alle problematiche della categoria. L’Ordine degli Ingegneri di Napoli decide di investire in maniera massiccia nel mondo della comunicazione, comprendendo l’importanza strategica della valorizzazione dell’immagine dell’ingegnere. Il nuovo portale (www.ordineingegnerinapoli.com) è stato voluto espressamente dal presidente Luigi Vinci. “Il sito Internet – sottolinea l’ingegnere campano è solo il primo passo verso una più stretta collaborazione con gli iscritti e una più puntuale informazione sulle attività che l’Ordine mette in campo nei diversi settori di pertinenza. Il sito ha un’impostazione dinamica, graficamente innovativo e non perde nessuna delle informazioni di servizio presenti nella versione precedente”. Il progetto è seguito dagli ingegneri Giovanni Esposito e Marco Senese, che hanno curato direttamente l’impostazione del portale e coordinato la realizzazio- U ne della novità più grande: la prima web television dedicata ad un ordine professionale in Italia. E’ infatti online, in versione sperimentale, all’indirizzo ordineingegneri.tv, la televisione degli ingegneri. “La piattaforma – spiega l’ingegner Esposito - permette di gestire contemporaneamente ogni tipo di contenuto multimediale in qualsiasi formato. La rivoluzione per noi consiste nella possibilità di rendere visibili, in modo gratuito e senza nessuna difficoltà di tipo tecnologico (basta una connessione adsl) tutto il materiale che produciamo”. La web tv offre agli utenti una serie di filmati e interviste su convegni e corsi organizzati dall’Ordine e al quale hanno partecipato ingegneri napoletani. Inoltre, è possibile vedere servizi su notizie di approfondimento legate a tematiche ine- renti il mondo economico, il sociale, l’ambiente e le professioni. Ma c’è una novità in più, vale a dire la possibilità di seguire in diretta alcuni eventi di particolare importanza. “Ciò vuol dire – aggiunge Esposito - portare fuori dal territorio i nostri discorsi, o permettere, per esempio, a tutti gli interessati di seguire comodamente da casa le manifestazioni”. Tutte le tecnologie e i canali di comunicazione sono comunque sfruttati al meglio, visto che i video pubblicati sono condivisibili anche su “social networks” come Facebook, Twitter e Linked In. “Ogni contenuto – conclude Marco Senese – può essere commentato, inviato per posta e importato (per gli esperti, ogni contenuto ha un codice per l’embed su siti esterni) su ogni tipo di portale”. mati a discutere i piani di studio accademici. In seguito al nostro intervento, è stata bocciata l’ipotesi di dar vita ad una laurea specialistica in Strutture. Noi da sempre sosteniamo, infatti, che le iper specializzazioni sono inutili e dannose, l’ingegnere perderebbe la propria visione globale dei problemi, andando incontro ad una pericolosa riduzione delle competenze e conoscenze”. Interessante la vostra posizione per quanto concerne la questione delle tariffe nei lavori pubblici: ce ne vuole parlare? “In Sardegna siamo stati protagonisti nel settore dei lavori pubblici, con la legge regionale 5 del 2007. Numerose nostre idee sono state inserite nel dettato normativo, a cominciare dal sistema delle tariffe, del quale vorrei far notare una stranezza”. Quale? “E’ quanto meno curioso che di qualità e livello delle prestazioni gli ingegneri abbiano iniziato ad interessarsi solo dopo la promulgazione del Decreto Bersani. Riteniamo sbagliato continuare a porre l’accento sul concetto di inderogabilità del minimo tariffario e sulla presunzione che chi rispetta la tariffa è in qualità e chi non la rispetta non è in qualità (è un problema delicato di percezione della categoria da parte della società su cui è necessaria una profonda riflessione!). Dobbiamo arrivare ad una proposta organica di valutazione del giusto compenso di riferimento che, secondo noi, potrebbe essere, seppure parzialmente, slegato dall’importo dell’opera (…un progetto di qualità, la cui realizzazione e gestione costano meno, ha alla base un percorso di ideazione più difficile e complesso). Ora, riprendiamo il discorso sulla legge regionale 5: nel Codice dei Contratti si dice che le Amministrazioni Pubbliche possono prendere come base di gara il sistema delle tariffe. Ebbene, noi in Sardegna abbiamo proposto di cambiare la parola ‘possono’ con ‘devono’ e così è stato fatto. In seguito, la legge regionale è stata impugnata di fronte alla Corte Costituzionale con tanto di ricorso, che comunque non prende in considerazione il comma concernente l’inserimento della dizione da noi voluta”. Ciò vuol dire che l’obbligo dei minimi tariffari è consentito dalla normativa? “Le dirò di più: il ricorso è stato presentato dal Consiglio dei Ministri, che quindi, non prendendo in esame il comma da noi voluto, ha dato ampia legittimazione alla parola ‘devono’. Io credo che il mercato debba essere libero, con poche regole ma semplici. Il Decreto Bersani, invece, eliminava ogni vincolo, e ciò vuol dire anarchia. E’ necessario comprendere che viviamo in una realtà complessa, il compito che spetta agli ingegneri è quello di essere una sorta di guida per la società, un concetto trasferibile anche in un ambito più specifico, a livello territoriale”. Sta parlando della Sardegna? “Esattamente. La nostra regione ha una notevole estensione e pochi abitanti. Per sua natura, e prettamente per motivazioni economiche, sono molti gli imprenditori che decidono quotidianamente di investire le loro risorse sulla nostra isola. I loro interventi incidono notevolmente sulla trasformazione del territorio, basti pensare alle realizzazioni di complessi turistici e all’edificazione di immobili in aree particolarmente pregiate da un punto di vista naturalistico. Per far sì che tali interventi siano razionali e aderenti alle priorità e caratteristiche del territorio, il compito degli ingegneri deve essere quello di indirizzare, con scelte strategiche e oculate, le decisioni dei politici e degli investitori”. Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:17 Pagina 16 16 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2010 DALLA PRIMA PAGINA│ENERGIA E NORMATIVA Certificazione energetica degli edifici: viaggio tra le regioni d’Italia segue da pag. 1 Pertanto, almeno in questa fase, l’impostazione nazionale delle metodologie e delle prescrizioni ha seguito, invece che precedere, l’applicazione regionale, rischiando di generare una proliferazione di approcci diversificati allo stesso problema. Sembra quindi interessante delineare una panoramica del quadro globale in cui le Regioni si accingono ad operare, anche se si presenta piuttosto complesso, dato che la situazione è in rapida evoluzione e necessita di un aggiornamento continuo. Panorama delle disposizioni regionali A fianco di Regioni come Abruzzo, Campania, Calabria, Molise, Sardegna e Sicilia, che non hanno emanato leggi regionali specifiche per la certificazione energetica, si trovano realtà caratterizzate da livelli di definizione degli strumenti operativi differenziati tra loro. Di seguito si indicano i principali riferimenti normativi delle Regioni: ■ il Lazio ha predisposto la Legge Regionale n.6/2008 che introduce la Certificazione di sostenibilità degli interventi di bioedilizia. Manca ancora la definizione di procedure di calcolo ed indicazioni sui requisiti professionali. ■ La Toscana con la LR n.71/2009 ha introdotto la certificazione energetica in caso di nuova costruzione e demolizione e ricostruzione, o di ristrutturazione. La legge rimanda a successivi regolamenti regionali la definizione di strumenti attuativi. ■ La Valle d’Aosta con la LR n.21/2008 ha predisposto le basi per l’introduzione della certificazione energetica ed è in procinto di emanare il regolamento attuativo. ■ La Basilicata con la LR n.2/2007 ha introdotto la certificazione energetica, demandando ad un Regolamento attuativo non ancora emanato la definizione delle specifiche per il calcolo e per l’accreditamento ei soggetti certificatori. ■ La Lombardia, prima regione a rendere obbligatoria la certificazione energetica nel 2007 con la DGR 5018 e la DGR 5773 del 31/10/2007, ha reso obbligatorio da ottobre 2009 l’utilizzo del software CENED+ (Certificazione ENergetica EDifici), che implementa una nuova procedura definita nel Decreto n. 5796/2009. E’ previsto l’obbligo di allegare l’A.C.E. a tutti gli atti di compravendita o locazione e con la LR10/2009 si ribadiscono gli obblighi previsti dall’articolo 25 della legge 24/2006 e si indicano le sanzioni pecuniarie in caso di mancato adempimento; ■ La Liguria disciplina la certificazione energetica con il Regolamento n.1/2009 in attuazione della LR n.22/2007. La regione mette a disposizione dei certificatori iscritti all’elenco regionale un software di calcolo (CELESTE, Certificazione Energetica Liguria Efficienza STrutture Edifici) che permette di redigere L’ACE e di valutare, l’incidenza energetica ed economica di interventi sull’involucro e sugli impianti. Non è più obbligatorio allegare l’ACE agli atti di compravendita o di locazione, anche se il documento deve comunque essere reso disponibile. ■ La Provincia Autonoma di Trento si è dotata dall’ottobre 2006 di una propria procedura di calcolo resa operativa dalla deliberazione della Giunta provinciale n. 1448/2009, con cui si approvano anche i criteri di ammissione all’elenco dei certificatori e la relativa formazione, e il modello di ACE. E’ disponibile sul sito della Provincia un foglio di calcolo per la redazione dell’ACE. Non sono stati emanati provvedimenti specifici riguardo l’obbligo di allegare l’ACE agli atti di compravendita e locazione, pertanto ci si riferisce alla legge nazionale. ■ La Provincia Autonoma di Bolzano ha elaborato nel 2002 la metodologia di certificazione energetica CasaClima: i riferimenti per le procedure sono contenute nelle Direttive tecniche emanate dall’Agenzia stessa; l’ultima è entrata in vigore il 1° Marzo 2009. L’Agenzia CasaClima ha elaborato un software per il calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici. ■ L’Emilia Romagna la D.G.R. n.1050/2008 rende obbligatoria la certificazione energetica e indica come riferimento le UNI/TS 11300 (parti 1-2) per il calcolo. I risultati devono essere trasmessi al catasto energetico on-line disponibile sul sito della Regione. La LR156/08 stabilisce limiti temporali che scandiscono l’obbligo di allegazione, anche se non sono previste sanzioni in caso di mancata ottemperanza della norma. ■ Il Piemonte con la D.G.R. n.4311965/2009 rimanda alle UNI/TS 11300 per il calcolo, e ha predisposto un’apposita procedura guidata per inserire i dati dell’immobile nel catasto energetico online. La LR 13/2007 stabilisce che il certificato è obbligatorio per gli atti di compravendita, mentre per gli atti di locazione non deve essere allegato, ma soltanto reso disponibile dal locatario. Indici di prestazione energetica del sistema edificio-impianto Le Regioni italiane che hanno introdotto autonomamente l’A.C.E., oltre a dotarsi di differenti procedure di calcolo, hanno adottato indici di riferimento e classi energetiche diversi tra loro, rendendo di fatto meno evidente il confronto tra le prestazioni di edifici collocati in diverse regioni. Infatti la scelta degli indicatori di classe varia da Regione a Regione: Liguria, Emilia Romagna, Trento hanno adottato un indice di prestazione globale che tiene conto sia fabbisogno per il riscaldamento che per l’acqua calda sanitaria, mentre invece la Lombardia si riferisce ad un indice delle prestazioni energetiche per la sola climatizzazione invernale. Anche il Piemonte ha adottato un indice di prestazione globale (riscaldamento+ACS), ma per l’attribuzione della classe energetica, ciascun edificio viene idealmente collocato nel capoluogo regionale e viene calcolato l’indice EPL(To), ovvero l’indice di prestazione globale che l’e- dificio avrebbe se fosse collocato a Torino. Anche la definizione dei valori che determinano gli intervalli delle classi energetiche (dalla A+ alla G) è diversa: infatti Lombardia, Provincia di Trento e di Bolzano utilizzano intervalli fissati solo in base alla zona climatica, invece in Liguria la classe viene attribuita in funzione dei GG (Gradi Giorno) ma anche del rapporto S/V (Superficie disperdente/Volume riscaldato), ulteriore parametro che influenza notevolmente la prestazione energetica. Il certificatore energetico Le Regioni dotate di uno specifico regolamento sulla certificazione energetica hanno stabilito i requisiti per l’iscri- zione agli elenchi regionali, a cui è obbligatorio registrarsi per svolgere l’attività di certificatore. La Provincia di Trento ha aperto l’attività di certificatore ad ingegneri, architetti, geometri e periti industriali con un’esperienza almeno triennale nel settore della progettazione-gestione del sistema edificio-impianto, o partecipazione con esito positivo ad un apposito corso di formazione. Il Piemonte permette l’iscrizione all’elenco regionale dei certificatori anche a figure professionali con una diversa formazione, come laureati in Scienze Ambientali, Forestali e Agrarie, laureati in Chimica e Fisica, periti agrari e chimici, si introduce una diversificazione tra le tipologie di professionisti: infatti, mentre per geometri, ingegneri ed architetti iscritti al relativo ordine professionale è aperto l’elenco regionale, per gli altri è obbligatoria la frequenza con esito positivo di un apposito corso di formazione. In Emilia Romagna i corsi sono obbligatori per i professionisti privi di esperienza nel campo della progettazione-gestione del sistema edificio-impianto. In Regione Liguria anche per accedere alla formazione è richiesto il possesso dei requisiti stabiliti per la domanda di iscrizione all’elenco regionale. I corsi sono suddivisi in due parti: un inquadramento generale e un approfondimento sulle specificità regionali. Il corso completo è obbligatorio per i professionisti indicati iscritti ai relativi ordini, collegi o associazioni professionali non abilitati alla progettazione di edifici ed impianti. I professionisti, in possesso dell’abilitazione alla progettazione di edifici e di impianti, devono presentare l’attestato di partecipazione ai corsi che riguardano la parte relativa alle specificità regio- NEWS ǀ Autodesk nali e all’utilizzo del software di calcolo. La DGR 1254/2009 stabilisce che la formazione dei tecnici abilitati alla progettazione può avvenire anche con la frequenza di lezioni che trattino un programma equivalente a quello indicato nella DGR, organizzate dagli ordini professionali di riferimento. La Lombardia ha reso obbligatoria per tutti la frequenza dei corsi a partire dal 31 gennaio 2009, data entro cui si poteva consegnare la dichiarazione di esperienza triennale nel campo della progettazione-gestione del sistema edificio-impianto, condizione per l’iscrizione all’elenco dei certificatori senza la frequenza del corso di formazione. Conclusioni Sebbene sia già trascorso qualche anno dall’emanazione della Direttiva Europea (2002), la definizione di tutti gli aspetti che riguardano la determinazione delle prestazioni energetiche degli edifici non risulta ancora ben delineata. Il susseguirsi di leggi nazionali e regionali avrebbe dovuto portare ad una migliore e più completa definizione della problematica, ma in realtà per ora genera ancora una certa confusione. Per mantenere aggiornato il quadro completo della situazione è necessario un continuo aggiornamento delle informazioni, che spesso non risultano facilmente reperibili, in quanto disperse e frammentarie e riportate spesso in modo parziale sul web. La risorsa informatica potrebbe essere utilizzata in modo più efficace, a livello governativo/ministeriale, se attraverso questa fossero raccolte ed organizzate in modo sistematico tutte le informazioni necessarie per fornire un servizio veramente utile al professionista, ma soprattutto al cittadino, che dovrebbe essere ampiamente e correttamente informato. prof. ing. Anna Magrini prof. ing. Roberta Pernetti Dipartimento di ingegneria Idraulica e Ambientale Università di Pavia A cura di Imready Autodesk - Soluzioni per l’ingegneria civile a Made Expo 2010 Autodesk, azienda leader nei software di progettazione, ingegneria e intrattenimento 2D e 3D, ha partecipato anche quest’anno a Made Expo, la manifestazione fieristica internazionale dedicata ad architetti, ingegneri e designer interessati alle novità in fatto di tecniche costruttive. Nell’ambito della manifestazione, Autodesk ha presentato al pubblico, insieme ad alcuni partner selezionati, l’eccellenza della tecnologia applicata alle necessità aziendali in termini di progettazione architettonica, strutturale, impiantistica, architettura sostenibile e analisi delle performance degli edifici, visualizzazione ed animazione fotorealistica. I professionisti del settore hanno ricevuto informazioni dettagliate sugli aggiornamenti alla piattaforma Revit per il Building Information Modeling (BIM). Un processo integrato basato su informazioni coordinate e affidabili relative a un progetto, che vanno dalla progettazione alla costruzione alla fase manutentiva. Il modello digitale al centro del metodo BIM consente ai team di progetto, geometri, ingegneri, architetti e committenti, di operare sulla base di precise informazioni progettuali. Il coordinamento tra le discipline diminuisce gli errori e riduce al minimo la necessità di ridisegnare le stesse informazioni. Le soluzioni per l’ingegneria civile offerte da Autodesk sono adatte ad un’ampia gamma di progetti in grado di bilanciare le esigenze di sviluppo del terri- torio con la necessità di tutelare le risorse naturali e in conformità con le normative per una progettazione più sostenibile. Gli interventi sui siti, la gestione di discariche e rifiuti, di reti tecnologiche nonché delle acque reflue sono altre applicazioni possibili che permettono grandi vantaggi agli ingegneri civili. AutoCAD Map 3D, permette di integrare, ad esempio, dati cartografici delle più diverse provenienze per una gestione del territorio integrata mentre AutoCAD Civil 3D permette di progettare le infrastrutture in modo completamente dinamico. Due i seminari di approfondimento presentati al MADE Expo: “Le trasformazioni del territorio e l’ammodernamento delle infrastrutture: Progettare il futuro con le soluzioni Autodesk”, nel quale sono stati presentati esempi italiani di analisi territoriali preliminari, restituzione di rilievi topografici e laser scanner LiDAR, costruzione di modelli tridimensionali del terreno, modellazione ambientale e progettazione stradale, e “Model data for performance analysis: le soluzioni Autodesk per la progettazione sostenibile. Casi studio di progettazione integrata delle prestazioni ambientali in USA, Cina ed India” nel quale si sono presentate le analisi energetiche possibili con Ecotect Analysis per la radiazione solare, i flussi termici e l’acustica, monitorando e visualizzando i risultati in modo semplice ed efficace. Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:17 Pagina 17 N. 6 - 1 Aprile 2010 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 17 BACHECA DELLE UNIVERSITÀ Mimose e borse di studio: “La Sapienza” guarda alle donne Pisa ha celebrato il 666esimo Anno Accademico Riconoscimento a Emilio Vitale, preside di Ingegneria Per incentivare la presenza femminile nell’ambito della professione ingegneristica, ancora appannaggio prevalentemente degli uomini, la facoltà di Ingegneria dell’Università La Sapienza di Roma ha puntato “a invertire la tendenza” consegnando cinque borse di studio a studentesse meritevoli in una manifestazione pubblica in occasione dell’8 marzo, festa della donna. L’importo delle borse, consegnate a universitarie immatricolate nell’anno accademico 2009-2010, è di 1.000 euro ciascuna. La selezione è stata effettuata in base al voto dell’esame di maturità, privilegiando i corsi di laurea dove la partecipazione femminile è piu’ scarsa, cioè Ingegneria elettrica, meccanica ed elettronica. La prima rata delle borse, di 350 euro, è stata erogata all’atto dell’iscrizione, poi bisognerà acquisire almeno 30 crediti universitari entro il 31 luglio. L’iniziativa si colloca nell’ambito del progetto promosso dalla facoltà per incentivare la presenza femminile negli studi ingegneristici ‘Donne in Ingegneria’. Sebbene nelle prove di ammissione ai corsi di Ingegneria le ragazze ottengano ottimi risultati, solo una ragazza su quattro decide di immatricolarsi. Attualmente gli iscritti alla facoltà di ingegneria della Sapienza sono 15.633 studenti: 10.506 uomini a fronte di 4.127 donne. Università degli Studi di Pisa ha celebrato il 666esimo Anno Accademico dalla sua fondazione ufficiale, avvenuta con la Bolla “In supremae dignitatis” di Papa Clemente VI emessa a Villanova, presso Avignone, il 3 settembre del 1343. La cerimonia, tenutasi nell’Aula Magna Nuova della Sapienza, è stata aperta dalla Relazione inaugurale del rettore Marco Pasquali, cui è seguito l’intervento del dottor Leonardo Maugeri, direttore Strategie e sviluppo di Eni Spa e grande esperto di energia, su “Il futuro del petrolio, il futuro dell’energia”. Dopo l’intermezzo musicale curato dal Coro dell’Ateneo, c’è stata la cerimonia di conferimento dell’Ordine del Cherubino, il riconoscimento che viene assegnato ai docenti che hanno contribuito ad accrescere il prestigio dell’Università di Pisa per i loro particolari meriti scientifici e culturali o per il loro contributo alla vita e al funzionamento dell’Ateneo. L’Ordine del Cherubino è l’unica onorificenza concessa dall’Università di Pisa e viene conferito su proposta delle singole facoltà, con deliberazione del Senato Accademico. L’onorificenza consiste in una spilla in oro che raffigura, su un fondo di smalto celeste, una testa di cherubino con sei ali appesa a un nastro sempre di colore celeste. Il rettore Marco Pasquali ha chiamato L’ Si intensificano i rapporti internazionali dell’Università di Trieste. Recentemente al Rettorato dell’Ateneo giuliano si è svolto un incontro con i vertici accademici dell’Appalachian State University della North Carolina. Nel corso della riunione, il Rettore Francesco Peroni ha firmato un accordo di collaborazione con Stanley R.Aeschleman (provost and executive vice chancellor) e Jesse Lutabingwa (associate vice chancellor for international education) dell’Università americana. Il documento prevede un incremento degli scambi culturali e scientifici fra i due atenei. Dopo la firma il rettore Peroni ha dichiarato “la sua particolare soddisfazione per la stipula del nuovo accordo che estende in tal modo proficuamente le opportunità di scambio con gli Stati Uniti, comprendendo una rafforzata mobilità internazionale sia per gli studenti che per i docenti e ricercatori dell’ateneo triestino”. Anche le autorità accademiche americane si sono dette particolarmente soddisfatte di “poter intrattenere nuove e più intense collaborazioni con l’Università di Trieste verso la quale prevedono di inviare nel prossimo futuro vari loro studenti e docenti per periodi di studio e ricerca”. L’intesa riguarda risulta particolarmente interessante per la mobilità di studenti dell’ateneo giuliano verso quello statunitense, con facilitazioni economiche offerte dalla stessa Università americana. Il Centro ICEmB ha vent’anni Ingegneri e biologi: idee a confronto Ha compiuto 20 anni l’ICEmB, il centro interuniversitario per lo studio delle ‘Interazioni tra Campi Elettromagnetici e Biosistemi’. L’anniversario è stato celebrato con un convegno a Genova, la città in cui il centro fu fondato da Alessandro Chiabrera, uno dei primi studiosi in Italia a cogliere le opportunita’ di ricerca nell’ambito dell’elettromagnetismo. All’inizio si misero insieme dieci Atenei (Bologna, Genova, L’Aquila, Milano, Modena, Napoli ‘Federico II’, Palermo, Pavia, Politecnica delle Marche, Roma ‘La Sapienza’) cui via via si aggregarono altre Università (Basilicata, Ferrara, Lecce, Parma, Perugia, Salerno), centri di ricerca del CNR (ISIB-Milano, ICE-Genova, INeMM-Roma, IREA-Napoli), unità di ricerca dell’ENEA, dell’Istituto Superiore di Sanità, dell’ISPeSL, dell’IRST, dell’IGEA (Carpi), del Centro Ricerche RAI di Torino e del TILab, anch’esso di Torino. Il convegno scientifico, organizzato dal Dipartimento di Ingegneria Biofisica ed Elettronica (DIBE) dell’Università di Genova, è stata l’occasione per fare il punto sullo stato della ricerca nell’ambito dell’interazione dei campi elettromagnetici con esseri viventi a tutti i livelli, molecolare, cellulare e di organismo. Obiettivo dell’incontro: stimolare il confronto tra i ricercatori appartenenti a discipline diverse - da quelle ingegneristiche (dosimetria) a quelle biologiche (effetti dell’esposizione ai campi elettromagnetici in vivo e in vitro) fino alle nanotecnologie e alle applicazioni biomedicali per le possibili applicazioni sanitarie dei campi elettromagnetici - per mettere a punto, insieme, nuovi strumenti e filoni di ricerca e individuare valide proposte da presentare in ambito nazionale ed europeo. a ricevere l’insegna e il diploma nove docenti, disposti secondo l’anzianita’ di nomina: Claudio Maria Moreschini, della facoltà di Lettere e filosofia; Marco Vanneschi, di Scienze MFN; Carlo Alberto Veracini, di Scienze MFN; Paolo Moneta, di Giurisprudenza; Fabio Car- lucci, di Medicina Veterinaria e attuale prorettore per i Rapporti con il territorio; Emilio Vitale, (preside della facoltà di Ingegneria); Paolo Romano Coppini, di Scienze politiche; Stefano Bombardieri, di Medicina e chirurgia; Stefano Garzonio, di Lingue e letterature straniere. foto: Austin Hill Rapporti internazionali: accordo Trieste-North Carolina Ingaggiate la sfida con il green! Il vostro progetto al servizio della sostenibilità Concorso di idee 2010 Progettare sostenibile CO2 0 Concorso: Realizzare progetti che mirano al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale con l’utilizzo di energie rinnovabili. Rivolto a: Architetti Studi di progettazione Criteri: Basse emissioni: CO2 = 0 Riduzione utilizzo di combustibile primario Sostenibilità economica Impatto estetico e architettonico Per maggiori informazioni sul concorso: www.viessmann.it www.progettiamosostenibile.it Viessmann Srl - Via Brennero, 56 - 37026 Balconi di Pescantina (VR) - Tel. 045 6768999 - Fax 045 6700412 sponsored by Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:17 Pagina 18 18 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2010 STORIA E CULTURA IL RICONOSCIMENTO Platone e l’importanza della ricerca Ad Amalia Ercoli Finzi il Premio “Rosa Camuna” DOTT. ING. ENRICO ROTA latone è uno dei filosofi più letti e più amati dell’antichità, tanto da esercitare ancor oggi una notevole influenza sul pensiero occidentale, non solo umanistico. Di origine greca e di famiglia aristocratica, il suo vero nome era Aristocle, ma fu soprannominato Platone-alla lettera “largo di spalle”- per la sua robusta corporatura; a vent’anni rimase affascinato dalla forte personalità di Socrate, che influì, in modo decisivo, sul suo destino. Non dimentichiamo che Socrate è il filosofo dell’imperativo “conosci te stesso”, nel quale è riassunto il principio che sta alla base della sua dottrina. Perciò, dopo la morte di Socrate, Platone decise di abbandonare la poesia e di dedicarsi alla filosofia, a tal punto da riuscire a rendere immortale la figura del suo maestro (la parola filosofia, alla lettera, significa “amicizia per il sapere”). I numerosi scritti di Platone si possono così raggruppare: l’Apologia di Socrate, che è del 399 a.C. circa, i 36 Dialoghi e le Lettere, di notevole valore autobiografico. Compose inoltre l’opera filosofica Il Timeo, che è la sintesi forse più completa di tutta la cosmologia greca, la dottrina che fornisce una interpretazione dell’ origine e della formazione del Cosmo (“Kosmos”, in greco, significa “ordine”, “armonia”). Sull’argomento della ricerca del vero, del bello, Platone ha espresso innumerevoli P Busto di Platone (Atene 427 - 347 a.C.) Il noto filosofo greco colpisce sempre per la vastità e la perspicacia delle sue argomentazioni, per la lucidità del pensiero, tanto da essere considerato uno dei maggiori filosofi dell’antichità. La ricerca del vero, dell’utile, nasce, secondo Platone, da un atteggiamento di devozione e di umiltà dell’uomo verso il mondo naturale, sentimenti in grado di stimolare la coscienza individuale e tali da indurla ad agire moralmente. spunti di riflessione, ha sollevato quesiti, ha fornito risposte, ribadendo l’utilità dell’avventura della conoscenza in molti scritti, tutti particolarmente acuti, interessanti. Il noto filosofo greco colpisce sempre per la vastità e la perspicacia delle sue argomentazioni, per la lucidità del pensiero, tanto da essere considerato uno dei maggiori filosofi dell’antichità. Pochi altri, come lui, hanno saputo rendersi interpreti della natura umana e della società. Rivederlo, rivisitarlo, equivale a trarne utili messaggi, nonché piacevoli consigli. Per esempio, in “Protagora”(352 C), sostiene “Il sapere è il più valido ausilio dell’uomo”. La ricerca del vero, dell’utile, nasce, secondo Platone, da un atteggiamento di devozione e di umiltà dell’uomo verso il mondo naturale, sentimenti in grado di stimolare la coscienza individuale e tali da indurla ad agire moralmente. Tali idee fanno di Platone un filosofo sempre attuale, di perenne modernità. Gli altri suoi temi preferiti sono quelli del bene e del male, del rapporto tra l’uomo e Dio, e, infine, dell’immortalità dell’anima. Scrive, ad esempio, a tale riguardo (Lettera sesta, 322 C): “Un Dio, assai benevolmente, vi sta preparando una sorte felice; sta a voi saperla accogliere”. 1 1.Questa e le precedenti citazioni provengono da: “Platone, Breviario”, a cura di Claudio Marcellino, Rusconi, Milano, 1995 (pagg. 81, 179, 193) ella sala dell’ Auditorium Gaber della Regione Lombardia, gremitissima di un pubblico attento, il 9 febbraio scorso ha ricevuto il premio “Rosa Camuna” la prof. ing. Amalia Ercoli Finzi. Il premio “Rosa Camuna” è stato istituito dalla Regione Lombardia da circa un decennio (1997) con l’ intento di mettere in luce le eccellenze femminili in tutti i settori e le occupazioni della società; si affianca ad esso il premio “Lombardia” per il lavoro” che vede insigniti di uno speciale riconoscimento i lombardi che si sono distinti tramite l’ impegno e nel successo del loro lavoro. La motivazione del premio: Laureata in Ingegneria Aeronautica da oltre venticinque anni, Amalia Ercoli Finzi si occupa di dinamica di volo spaziale e progettazione di missioni spaziali. È ordinario di Meccanica Aerospaziale e responsabile dell’ International Master in Aereospace presso il Politecnico di Milano. Ha contribuito alla realizzazione di satelliti e sonde per l’esplorazione planetaria e ricopre incarichi presso l’agenzia Spaziale Italiana, l’Associazione Italiana di Aeronautica e Astronautica e l’Agenzia Spaziale Europea. E’ stata insignita della medaglia d’oro dell’Associazione Italiana di Aeronautica e nel 2007 di quella del Presidente della Repubblica per meriti scientifici. Attualmente è responsabile della progettazione del mi- N crosatellite dimostrativo PalaMede, dell’ esperimento SD2 della missione europea Rosetta sulla cometa Churyumov-Gèrasimenko per la perforazione del nucleo cometario e la raccolta di campioni ed è a coordinatrice di Team Italia per lo sbarco di un rover sulla luna. In qualità di Presidente dal Comitato per le Pari Opportunità è delegato rettorale per le Politiche di genere ed ha affrontato con impegno il problema dell’emarginazione femminile nel mondo scientifico, che vede una presenza femminile scarsissima e spesso sotto qualificata incoraggiando le giovani donne ad entrare nel mondo del lavoro con un’elevata qualificazione. Opera per la realizzazione dei servizi sociali che consentono alle donne di svolgere un’ attività senza per questo dover rinunciare alla famiglia. Alla nostra socia le nostre più vive congratulazioni per il prestigioso riconoscimento, la sua brillante carriera ed il suo impegno per le donne. AIDIA Associazione Italiana Donne Ingegneri e Architetti Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:18 Pagina 19 N. 6 - 1 Aprile 2010 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 19 NORMATIVA PAGINA A CURA DEL DOTT. ING. “Risk assessment techniques” Nuovo standard dell’ISO stata recentemente pubblicata la ISO/IEC 31010:2009 “Risk management - Risk assessment techniques” elaborata dal TMB (Technical Management Board) dell’organismo internazionale in collaborazione con l’IEC (International Electrotechnical Commission). La nuova norma è stata sviluppata a supporto della ISO 31000:2009 “Risk management -- Principles and guidelines” focalizzata sui È ne del rischio. In particolare, il nuovo standard descrive le metodologie fondamentali per svolgere una corretta valutazione del rischio, in modo da fornire la necessaria solidità di base alle successive fasi del processo di gestione del rischio aziendale. Entrambe le norme non sono intese a fini certificatori ma sono “generic risk management standard and any references to safety are purely of an informative nature”. Il nuovo standard descrive le metodologie fondamentali per svolgere una corretta valutazione del rischio principi generali della gestio- Gestione energetica: la UNI CEI EN 16001 l fabbisogno energetico dell’UE è ancora in gran parte soddisfatto dai combustibili fossili; una situazione ampiamente consolidatasi nel tempo e che pone in modo sempre più pressante inevitabili questioni ambientali, oltre che relative alla sicurezza dell’approvvigionamento e al bilancio economico. Perciò, è sempre più prioritario un uso razionale e una migliore gestione complessiva dei sistemi energetici, allo scopo di giungere a un reale sviluppo sostenibile: un compito che richiede una soluzione politica a livello mondiale, ma a proposito del qua- I le la standardizzazione può rivestire un ruolo di primo piano. A tal riguardo, uno strumento utile è la UNI CEI EN 16001:2009 “Sistemi di gestione dell’energia - Requisiti e linee guida per l’uso”, versione ufficiale in lingua inglese della norma europea EN 16001 (edizione luglio 2009), che specifica i requisiti per creare, avviare, mantenere e migliorare un sistema di gestione dell’energia. Tale sistema, nel rispetto degli obblighi legislativi che l’organizzazione deve rispettare, consente all’organizzazione di avere un approccio sistematico al continuo migliora- mento della propria efficienza energetica. Lo standard descrive i requisiti per un continuo miglioramento sotto forma di un più efficiente e più sostenibile uso dell’energia, ma non definisce specifici criteri di prestazione energetica. La norma è applicabile ad ogni organizzazione che desideri assicurarsi di essere conforme ad una politica energetica efficiente, e inoltre di poter dimostrare tale conformità agli altri, mediante autovalutazione e autodichiarazione, o mediante certificazione di terza parte, del proprio sistema di gestione dell’energia. 2010 Volume + CD Euro Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano Corso Venezia 16 - 20121 Milano - tel. +39 0276003509 - fax +39 0276022755 [email protected] - http://www.giornaleingegnere.it Ambiente: aggiornamento dell’UNI EN ISO 14001 a pubblicazione della nuova edizione della ISO 9001:2008 “Sistemi di gestione per la qualità - Requisiti”* ha reso necessarie modifiche di alcune parti della ISO 14001:2004 “Sistemi di gestione ambientale - Requisiti e guida per l’uso”, in quanto i sistemi di gestione ambientale e quelli per la qualità hanno numerosi elementi in comune e sempre più spesso la loro applicazione avviene in modalità sinergica. L’unica parte della norma che è stata modificata dall’ISO è L l’Appendice B “corrispondenza tra la ISO 14001:2004 e la ISO 9001:2008”, dove i riferimenti ai punti della ISO 9001 sono stati aggiornati per tener conto della pubblicazione della nuova versione. Le correzioni sono del tutto marginali, pertanto si può affermare che l’errata corrige pubblicato riveste di fatto un carattere non sostanziale, poiché riguarda solo parti informative del testo. Tale correzione allo standard non dovrebbe avere alcuna conseguenza nell’applicazione dello stesso. *) La nuova edizione della norma UNI EN ISO 9001, si compone di un testo migliorato, ma non rivoluzionato, che sebbene non introduca nuovi requisiti, né cambi quelli già esistenti, incide in modo significativo sulla “vecchia” norma. Si contano infatti numerose modifiche, soprattutto per chiarire il significato di alcuni requisiti, di difficile o difforme applicazione. In sintesi, il nuovo testo denota maggiore attenzione per il mercato in cui operano le organizzazioni, per i processi intermedi e per quelli che vengono sempre più frequentemente esternalizzati, per le risorse umane e per il corretto inquadramento delle attività di verifica, di riesame e di validazione del sistema. ATTUALITÀ MONDO TIPOLOGIE EDILIZIE Disponibile presso: GIOVANNI MANZINI 68,00 PREZZO SPECIALE PER I SOCI ISCRITTI AL COLLEGIO €58,00 Nove nazioni europee per una rete eolica offshore ove nazioni europee (Danimarca, Germania, Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Svezia, Gran Bretagna e Irlanda) si sono unite nella pianificazione di una enorme centrale eolica offshore che si troverà appunto nel Mare del Nord. “È un enorme passo avanti verso i nostri obiettivi di energia rinnovabile al fine di garantire a basso futuro di carbonio”, ha detto Eamon Ryan, ministro irlandese per le Comunicazioni, l’Energia e risorse naturali. La pro- N Gianni Bebi gettazione di questo impianto avrà inizio il prossimo anno e sarà un passo avanti notevole per tutti i Paesi aderenti: nazioni come l’Irlanda, per esempio, saranno in grado di soddisfare il fabbisogno interno e vendere il surplus di energia elettrica agli altri Paesi. Ricordiamo che, nell’UE il leader per la percentuale di energia ricavata da centrali eoliche offshore è la Danimarca, che ricava il 4,5% del suo fabbisogno interno da soluzioni di questo tipo (Media europea pari a 0,3%). Calcestruzzo in Pratica Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:18 Pagina 20 20 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2010 TRIBUNA DELLE OPINIONI Gli ingegneri e il discorso del presidente Barack Obama MARIO GHEZZI Quei pochi italiani che hanno potuto ascoltare in diretta il discorso sull’Unione di Barack Obama, presidente Usa, tenuto esattamente il 28 gennaio mattino fra le 3,13 e le 4,24 a Washington DC nell’aula del Senato, sono stati fortunati. Grazie a RAI3, che lo ha trasmesso in diretta e accompagnato con una buona traduzione in italiano, hanno potuto godere uno spettacolo di alto livello. Lo spettacolo Maestri nell’intrattenimento, gli americani hanno radunato al Senato un auditorio completo. Oltre ai senatori ed ai deputati, erano presenti i membri della Suprema Corte, i più alti ufficiali delle tre armi, i rappresentanti di ogni importante componente economica del Paese e gli invitati. Il discorso ha avuto un enorme successo. Siccome gli applausi, che sono stati ben 80 nei 71 minuti del discorso, sono molto spesso manifestati in piedi e meno frequentemente da seduti, e siccome, salvo qualche eccezione, essi non erano bipartisan ma espressi di volta in volta solo da una certa parte dei presenti, ne sortiva una specie di ola. Sembrava di assistere in uno stadio ad una partita di calcio, con i presenti che si alzavano ciclicamente in piedi applaudendo e dando così luogo ad una sensazione di girandola. Altro tipo di intrattenimento era offerto dalle telecamere, che inquadravano i signori o i rappresentanti delle organizzazioni che venivano citati od erano oggetto al momento di una parte del discorso. Sui grandi temi bipartitici tutti applaudivano. Ma quando il presidente accennava per esempio alla nuova disposizione che abolisce, con suo grande dispiacere, ogni tetto ai finanziamenti elettorali, era inquadrata la Corte Suprema che l’aveva approvata. Quando poi confermava il completo ritiro entro l’agosto di quest’anno delle truppe dall’Irak, era la volta dei militari ad essere inquadrati, facendo ammirare le maniche delle loro divise strapiene di gradi. Due volte Obama parlò della moglie Michelle, dapprima per una sua azione di aiuto ai bambini obesi a causa del disordine alimentare, che sono una piaga del Paese. Piovvero lunghi applausi stoppati dalla stessa Michelle, con il patetico commento del marito: si è imbarazzata. La seconda volta per il suo impegno nell’accoglienza ai soldati di ritorno dall’Irak, un’azione svolta in comune con il vicepresidente Joe Biden. Questi era seduto immediatamente dietro il presidente, con a fianco la nostra connazionale Nancy Pelosi. Essi erano perciò inquadrati continuamente e fu possibile vedere che la Pelosi era commossa fin dall’inizio, grazie anche alla pioggia di applausi che accolse il presidente durante il suo lento ingresso sino alla tribunetta. Joe Biden si commosse anche lui in un’altra occasione. Fra gli invitati stranieri si notò il presidente di Haiti, l’unico che fu inquadrato quando Obama vantò l’imponente sua azione di aiuto ai terremotati. La filosofia americana La Weltanschauung americana, cioè la visione filosofica del principale obiettivo di vita, si può così definire: essere, sempre e comunque, i primi nel mondo. Partendo, piuttosto sinteticamente e cioè in due parole, dal riconoscimento che la presente crisi finanziaria che ha dato inizio alla gravissima crisi economica mondiale è iniziata proprio da loro, il presidente Obama ha esposto un colossale programma di ripresa totale. Al fine non solo di fare riguadagnare i posti di lavoro perduti e quindi andare incontro ai poveri ed alla classe media, ma per fare ritornare la nazione ad essere guida e faro per tutto il mondo, cioè la migliore espressione dell’umanità intera. Ha ricordato come altre nazioni stiano oggi avanzando celermente, citando in proposito particolarmente la Cina e l’India, ma secondo lui gli Usa saranno presto di nuovo in testa in ogni campo ed in ogni settore economico. E saranno disponibili ad aiutare tutti quegli Stati che avranno bisogno di loro. D’altra parte, egli ha detto, da 220 anni a questa parte è stato sempre così e lo sarà di nuovo in futuro grazie all’azione del mio governo. Una sfida per gli ingegneri e per i ricercatori Praticamente il raggiungimento degli ambiziosi obiet- Se Obama ritiene che il risanamento della situazione economica mondiale sia legato ai risultati della nuova ricerca, quale potrebbe essere il ruolo degli ingegneri e dei ricercatori italiani in presenza della crisi nazionale? Prendiamo, per esemplificare la nostra situazione, il caso di Milano. Qui si sta progettando una quantità consistente di nuovo volume edificatorio. La vuole il mondo politico, d’accordo evidentemente con il mondo finanziario immobiliaristico tivi di Obama è legato da una parte alle numerose leggi ad hoc che saranno da lui presto emanate per risanare e rilanciare l’economia, ma dall’altra a tutta una serie di nuovi processi e di nuove tecniche da sviluppare mediante l’intensificazione della ricerca in ogni campo. Sono state citate nel discorso molte nuove tecnologie avanzate, ad esempio tutte le tecniche di salvaguardia ambientale (quindi con un riconoscimento esplicito dell’allineamento americano agli Stati che vogliono ridurre il riscaldamento della Terra). Ma anche le nuove centrali nucleari, completamente rispettose dell’am- biente e prive di pericolo, che sono già oggetto di numerosissimi progetti, così come tutte le nuove forme di energia pulita. Qui ha portato, come esempio, i pannelli di nuova generazione per l’energia solare che si stanno sviluppando e producendo in California, con 1.000 nuovi ricercatori coinvolti. Per incrementare la ricerca, il presidente ha esplicitato che è necessario un forte aumento del numero dei laureati. Egli farà la sua parte, concedendo prestiti poco o niente onerosi a coloro che si iscriveranno alle università. Inoltre anche queste ultime saranno aiutate affinchè possano ri- durre i costi d’iscrizione. Se quindi Obama ritiene che il risanamento della situazione economica mondiale sia legato in modo importante ai risultati della nuova ricerca, quale potrebbe essere il ruolo degli ingegneri e dei ricercatori italiani in presenza della crisi nazionale? Prendiamo, per esemplificare la nostra situazione, il caso di Milano. Siamo tutti consci che la crisi mondiale ha avuto inizio in America a causa della concessione di eccessivi mutui immobiliari a condizioni favorevoli che hanno costretto, sopraggiunta la crisi, molte famiglie a perdere la casa. In Europa una simile crisi, BREVE Obama e lo spazio: riflettori puntati sul 15 aprile a nuova visione dell’amministrazione americana per il futuro dei programmi spaziali degli Stati Uniti verrà annunciata dal Presidente Barack Obama in una conferenza in programma il 15 aprile in Florida. Lo rende noto la Casa Bianca. Obama illustrerà di persona la sua strategia, affiancato da esperti e studiosi, dopo che lo scorso gennaio aveva annunciato l’annullamento del programma ‘Constellation’, voluto dal presidente George W. Bush, che avrebbe dovuto riportare l’uomo sulla Luna entro il 2020, oltre a sviluppare il missile Ares 1 che avrebbe dovuto prendere il posto degli shuttle. Obama aveva anche annunciato un rifinanziamento del budget della Nasa L #FISSATI PER IL CONSOLIDAMENTO foto: ASA/MSFC DOTT. ING. per 6 miliardi di dollari in cinque anni. ‘’Dopo anni di scarso utilizzo delle nuove tecnologie e di bilanci irrealistici - si legge nella nota diffusa dalla Casa Bianca - il Presidente Barack Obama rilancerà un ambizioso piano di sviluppo della Nasa per dare nuovo slancio alle esplorazioni spaziali’’. ‘’E’ necessario - prosegue la nota - sfruttare ogni scoperta tecnologica per viaggiare all’interno del nostro sistema solare in un modo più efficace, gettando così le basi per nuove missioni sulla luna, sugli asteroidi e alla fine anche su Marte’’. Grande attenzione verrà riservata alla ricerca e alle nuove tecnologie e sulla conseguente creazione di nuovi posti di lavoro e di nuove aziende, spiega ancora la Casa Bianca nel comunicato. chiamata bolla immobiliare, ha messo completamente in ginocchio la Spagna. In Italia per ora una tale crisi non è apparsa. Bene, ma cosa potrà accadere in futuro? A Milano, ad esempio, è in progetto una quantità consistente, probabilmente eccessiva, di nuovo volume edificatorio. La vuole il mondo politico, d’accordo evidentemente con il mondo finanziario/immobiliaristico. I politici milanesi affermano che la città è destinata ad ospitare una grande quantità di nuovi cittadini o di ritorno, malgrado le statistiche siano state sinora di segno opposto. Chi potrà effettuare uno studio sereno e competente in argomento ed esprimere un parere non partigiano? Evidentemente gli ingegneri e gli architetti, che sono i principali tecnici del settore, con l’aiuto degli statistici e di altre branche specialistiche. Ma sinora gli studi relativi alle conseguenze del nuovo volume edificatorio milanese non si sono ancora visti. Lo stesso vale per la questione delle polveri sottili. I media hanno scritto che da giorni siamo fuori dai limiti ammessi. I politici, non sapendo cosa fare, si accontentano col dire che non siamo fra i peggiori (...). E ricorrono al blocco del traffico, una misura molto poco tecnica. Nessun specialista, fra i tecnici e i sanitari, organizza però un convegno per spiegare scientificamente come stiano veramente le cose, distinguendo i vari livelli di polveri sottili, la loro derivazione e la pericolosità specifica. Che dire poi sulla necessità di potenziare la ricerca, la tesi principale di Obama per risanare l’economia? Sappiamo che l’economia italiana ha un maggiore costo manifatturiero rispetto ai Paesi del Terzo mondo, e quindi dovrebbe dedicarsi preferenzialmente alla produzione di prodotti di alto valore aggiunto che godono di una minore concorrenza. Per farlo, però, occorre che i processi e la tecnologia di questi prodotti provengano preferenzialmente dalla ricerca interna, perché quando sono prodotti su licenza estera hanno i costi gravati dalle royalty. Lodevolmente il Collegio degli Ingegneri e Architetti aveva organizzato, circa due anni fa, un convegno nella nuova Fiera di Rho dedicato alla ripresa economica. Nell’occasione era stata lanciata l’idea di premiare i nostri brevetti migliori, per favorirne la moltiplicazione. Ma la buona idea non ha avuto alcun seguito pratico. Vorremmo sperare che il discorso sull’Unione di Barack Obama offra l’occasione per un salutare cambio di marcia, facendo innestare l’overdrive anche ai nostri ingegneri, architetti e ricercatori. DRACOFRONT XP Malta cementizia con elevate caratteristiche espansive per riempire, compattare e quindi consolidare terreni inconsistenti e/o instabili. I principali utilizzi sono: • consolidamento del fronte di scavo di gallerie • consolidamento di scavi in trincea • consolidamento di scarpate e terreni friabili • riempimento di cavità od intercapedini • riduzione della permeabilità idraulica dei terreni Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:18 Pagina 21 N. 6 - 1 Aprile 2010 IL GIORNALE dell’INGEGNERE FORMAZIONE 21 COLLEGIO DEGLI INGEGNERI E ARCHITETTI DI MILANO Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano SEMINARIO DI FORMAZIONE IL DOCUMENTO UNICO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI DA INTERFERENZA E LA GESTIONE DEGLI APPALTI – ART. 26 DEL D.LGS 81/08 26 APRILE 2010 - ORE 14.00 PALAZZO SERBELLONI - C.SO VENEZIA, 16 - MILANO PRESENTAZIONE Lʼart. 26 del D.Lgs. 81/08, come modificato dal D.Lgs. 106/09, richiede in caso di lavori o servizi affidati in appalto, da parte del Committente, la verifica dei requisiti tecnico-professionali dellʼappaltatore e la redazione del Documento unico di valutazione dei rischi di interferenza (DUVRI). Il corso intende fornire gli elementi utili alla comprensione dei problemi derivanti da interferenze e alla redazione dei DUVRI per gli attori interessati dallʼappalto. Obiettivi di apprendimento del corso di aggiornamento: · individuare le interferenze tra processi lavorativi; · valutare i rischi emergenti; · individuare e programmare interventi di prevenzione. PROGRAMMA 14:00 - REGISTRAZIONE DEI PARTECIPANTI SALUTO DI APERTURA E PRESENTAZIONE DEL SEMINARIO DOTT. ING. GIUSEPPE GALASSI PRESIDENTE INARSIND MILANO E LODI 14:15 - PRESENTAZIONE DEL CORSO ▪ INQUADRAMENTO NORMATIVO - lʼart. 26 del D.Lgs. 81/08 - doveri e responsabilità delle funzioni coinvolte ▪ CRITERI DI ANALISI DELLE INTERFERENZE 16:15 - PAUSA ▪ LA VALUTAZIONE DEI RISCHI DA INTERFERENZE ▪ LE MISURE DI PREVENZIONE DEI RISCHI DI INTERFERENZA - la distribuzione lʼattribuzione delle responsabilità - gli interventi di natura organizzativa e procedurale ▪ ESAME E DISCUSSIONE DI CASI STUDIO DOCENTE: Dott. Ing. Sergio Ponticelli Conferenza Permanente per lo Studio del Sistema Immobiliare FINANZA IMMOBILIARE Milano, 27 Febbraio 2010 a cura del dott. ing. Lorenzo Greppi La Conferenza Permanente per lo Studio del Sistema Immobiliare del Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano pubblica lʼindice di borsa dei Fondi Immobiliari italiani quotati. INDICE GLOBAL FD 23 ■ Lʼindice misura lʼandamento dei prezzi delle quote dei Fondi Immobiliari chiusi ■ Listino 2010: 23 Fondi Immobiliari quotati a fine 2009 alla Borsa Italiana (valuta: Euro) ■ Fattore di crescita dei prezzi ponderato rispetto alla capitalizzazione dei titoli ■ Base dati Dicembre 2004 ■ Parametri rilevati: prezzi delle quote, valore degli scambi, sconto sul NAV ■ Rilevazioni e elaborazione grafici mensile (fine mese) ■ Pubblicazione dati e grafici: sito web CPSI - Conferenza Permanente del Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano, www.collegioingegneriarchitettimilano.it ■ Pubblicazione periodica dati: NOMISMA www.collegioingegneriarchitettimilano.it / Commissioni di Lavoro / Conferenza Permanente Nel sito del Collegio sono disponibili i grafici con lʼandamento negli ultimi dodici mesi dellʼindice e di tutti i Fondi che compongono il listino. Per informazioni e iscrizioni: Segreteria Inarsind Ing. Riccardo De Col Viale Giustiniano 10-20129 Milano tel. 02 29401516 - fax 02 29520508 [email protected] http://www.inarsindmilano.it Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano il magazine delle imprese ANCE PROGETTARE CON IL NUOVO TESTO UNICO SULLE COSTRUZIONI - DM 14.01.2008 12 APRILE 2010 PALAZZO SERBELLONI - C.SO VENEZIA, 16 - MILANO ore 09,15 Analisi sismica delle strutture con le nuove norme tecniche (D.M. 14.01.08 ). (Ing. A.Biondi) ore 10.30 Gerarchia delle resistenze, cosa cambia nel progetto delle armature di una struttura in cemento armato. (Ing. A.Biondi) ore 11,00 Break ore 11,15 Applicazione pratica con il software di calcolo strutturale CDS Win. (Ing. M.Rainiero) ore 13,00 Pausa ore 14,30 Verifica sismica per le strutture in acciaio. (Ing. A.Biondi) ore 15.45 Verifica sismica per le strutture in muratura.(Ing. A.Biondi) ore 16,30 Break ore 16,45 Applicazione pratica secondo il D.M. 14.01.08 con il software di calcolo strutturale CDS Win e software collegati. (Ing. M.Rainiero) ore 18,00 Dibattito ore 18,30 Fine lavori Programma di massima soggetto a possibili variazioni Per informazioni tel. 02 / 76003509 e-mail: [email protected] IDRAdivisioneCREATIVA.com ore 09,00 Registrazione dei partecipanti / Saluto Presidente del Collegio ing. C. Valtolina Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:18 Pagina 22 22 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2010 FORMAZIONE CONGRESSO Structural Engineers World Congress (SEWC) 2011 dal 4 al 6 Aprile 2011 nella Villa Erba in Como – Cernobbio CORSI A MILANO: CERTIFICATORI ENERGETICI DEGLI EDIFICI (CENED 72 ORE) 30 Aprile-28 Giugno 2010 con il patrocinio delle associazioni ARCHICAD (30 Ore) 5 Maggio-14 Luglio 2010 e di numerose Università europee Organizzato dalla Associazione SEWC2011 – sito web http://www.sewc-worldwide.org Responsabili: Gian Carlo Giuliani– Riccardo De Col– Fabio Capsoni dottori ingegneri Informazioni: Tel. 0332.282934 - [email protected] SCOPI DEL CONGRESSO Lʼingegneria strutturale viene considerata sotto gli aspetti tecnici e teorici comprendendo le azioni, il progetto, la costruzione i materiali la ricerca e le prove. Come nei tre precedenti Congressi (1998 in S. Francisco, 2002 in Yokohama, 2007 in Bangalore) gli ingegneri di tutto il mondo potranno scambiarsi le esperienze e migliorare la cooperazione negli sviluppi e nella ricerca nel campo strutturale. Politecnico di Milano Dipartimento di Ingegneria Strutturale Direttore dei corsi: Prof. Attilio Carotti ■ FORMAZIONE CERTIFICATORI ‘CENED’ DI EDIFICI (72 ORE) • 15°CORSO DIURNO: 12 aprile – 18 maggio 2010 • 7°CORSO SERALE: 19 aprile – 7 giugno 2010 TEMI DEL CONGRESSO Sono suddivisi secondo i criteri riportati nella tabella a lato. Alcuni temi, come ad esempio lʼingegneria sismica e quella relativa allʼincendio, saranno sviluppati nellʼambito di minisimposi. ■ FORMAZIONE ‘ENERGY MANAGER’ Corso Diurno dal 4 giugno al 9 luglio 2010 SEDE Villa Erba in Como – Cernobbio – facilmente raggiungibile in treno o in auto e con collegamento via Saronno allʼaeroporto di Malpensa. QUOTE DI PARTECIPAZIONE Le quote di normale di partecipazione (al netto di IVA) sono fissate in € 650 o 750 per pagamenti effettuati prima o dopo il 31 dicembre 2011, mentre quella degli autori è limitata a € 550. Nelle quote sono compresi i pranzi, i rinfreschi, un cocktail di benvenuto ed una cena di gala, la visita allʼesposizione, una copia stampata degli estratti delle presentazioni ed un CD con le memorie complete. ■ GIORNATE MONOTEMATICHE DI SPECIALIZZAZIONE 1. CORSI BASE - 9 giugno 2010 • “Corso Introduttivo agli Impianti Termici negli edifici” 2. CORSI AVANZATI – da giugno 2010 • Progetto e business-plan di Impianti Solari Fotovoltaici • Impianti Geotermici: guida alla progettazione • Impianti Solari Termici: guida alla progettazione • Guida alla compilazione della Relazione Tecnica Legge 10 (allegato E del DLgs 311/06) 3. PRATICA DI CERTIFICAZIONE CON IL NUOVO SW CENED+ • 2 gg di ʻfull immersionʼ assistita dai docenti : pratica individuale di uso del sw cened+ in vari casi di edifici nuovi ed esistenti - Compilazione L. 10/91 4. NUOVE POSSIBILITAʼ per il PROGETTO DʼARCHITETTURA: MODELLAZIONE VIRTUALE e PARAMETRIZZAZIONE (*). WORKSHOP di STUDIO e GESTIONE di FORME COMPLESSE. (*) Rhinoceros + Grasshopper, interfaccia FEM e THERMO DATE Invio degli estratti al Comitato Scientifico entro il 30 Giugno 2010 Lʼaccettazione sarà comunicata entro il 30 Settembre 2010 La versione completa delle memorie dovrà pervenire entro il 30 Dicembre 2010 NEWS ǀ Software A cura di Imready Software: GeoMurus – Progettazione e calcolo di muri di sostegno Descrizione: GeoMurus è la soluzione ACCA per la progettazione e il calcolo dei muri di sostegno. Un software rivoluzionario che introduce nel settore della geotecnica quella che è la straordinaria tecnologia della modellazione ad oggetti parametrici tridimensionali già applicata con successo nel software per il calcolo strutturale EdiLus. GeoMurus eredita i concetti progettuali di EdiLus rendendo il lavoro del tecnico impegnato nella progettazione e nel calcolo dei muri di sostegno davvero semplice ed efficace. ACCA apre dunque una nuova frontiera nella produzione di software tecnico-scientifici affacciandosi alla complessa materia della geotecnica con un approccio fortemente innovativo, in grado di sorprendere per i contenuti davvero unici. Lo start up è rappresentato proprio da GeoMurus, con il quale è possibile progettare diverse tipologie di muri di sostegno, a mensola, a gravità, anche a sezione variabile. Il calcolo sfrutta tutta la praticità degli oggetti parametrici, per cui diventa facile e soprattutto immediato verificare la stabilità e apportare le relative modifiche affinché tutto sia perfettamente in linea con quanto definito dalla norma. Semplice è anche la produzione della relazione tecnica e degli esecutivi di progetto corredati anche di computo metrico. Caratteristiche del programma: Inputazione ad oggetti parametrici tridimensionali GeoMurus consente l’inputazione grafica ad oggetti per tutti gli elementi della progettazione. Il dimensionamento, la posizione, la forma del muro e l’inserimento di scarpe o gradoni sono gestiti con oggetti parametrici. Con la stessa tecnologia si procede alla caratterizzazione del terreno e alla definizione della stratigrafia (anche per l’eventuale falda) con i dati ottenuti dai sondaggi. Progettazione integrata di muri a mensola e a gravità GeoMurus permette di progettare muri a gravità e a mensola, aventi fondazione e paramento comunque inclinati. È possibile applicare forze aggiuntive sia concentrate che lineari al muro ed al terrapieno a tergo. Il programma procede al calcolo della spinta, della capacità portante della fondazione sia superficiale che profonda ed alla definizione delle armature. Analisi di stabilità e verifica La verifica di stabilità è immediata e consente di indi- viduare e correggere immediatamente il progetto con l’inserimento di gradoni, mensole, scarpe, tiranti, contrafforti, pali e sperone di fondazione. Terminato il progetto, GeoMurus calcola le spinte e le sollecitazioni sul muro; l’analisi è estesa al progetto delle armature, alle verifiche strutturali, a quelle geotecniche e di equilibrio. Computo metrico automatico Come in EdiLus, anche in GeoMurus progettazione strutturale e computo metrico sono completamente integrati in un’unica fase di lavoro. Tutti gli oggetti utilizzati per la progettazione sono computabili in un documento di PriMus e tutte le modifiche progettuali sono immediatamente riportate nel preventivo e negli altri documenti progettuali e di stima. Muri con sezione variabile nella loro lunghezza GeoMurus consente di progettare muri di sostegno a sezione variabile lungo la loro lunghezza introducendo più sezioni in modo da considerare variazioni di altezza del terrapieno, eventuali cambiamenti di stratigrafia considerando in tal modo tutte le alterazioni alle condizioni al contorno. Analisi grafica dei risultati di calcolo Con l’inputazione grafica ad oggetti, sono immediate l’analisi grafica dei risultati di calcolo e l’elaborazione degli esecutivi di progetto. Integrazione delle fasi di disegno, progettazione e verifica GeoMurus genera automaticamente e in una sola fase di input tutti gli elaborati, le relazioni e le tavole delle armature. È inoltre dotato di un editor grafico delle armature per la personalizzazione dei risultati. Gi ambiti di impiego del software. Ingegneri, geometri, architetti, periti, ma anche uffici tecnici di imprese edili e pubbliche amministrazioni possono utilizzare GeoMurus per progettare e calcolare muri di sostegno. Volendo possono integrare il programma della geotecnica con il software di calcolo strutturale EdiLus per le strutture in cemento armato, in acciaio e per le strutture in muratura in cui spicca la particolarità del metodo di calcolo adottato che si sviluppa attraverso l’innovativa schematizzazione in high performance shell triangolari piuttosto che la vecchia schematizzazione a telai equivalenti. ■ CORSI ON-LINE – DA MAGGIO 2010 • Pratica di uso del sw CENED+ nella certificazione energetica di varie tipologie di edifici – Test online e Assistenza agli utenti • Guida al progetto e business-plan di Impianti Solari Fotovoltaici • Impianti Geotermici e Solare Termico • Progetto di sistemi radianti in edifici civili • EN 15232: Domotica e Building Automation ■ FORMAZIONE SICUREZZA NEI CANTIERI – D.LGS 81/08 • 3° CORSO AGGIORNAMENTO 40 ore: 12 maggio – 14 giugno 2010 • 6° CORSO 120 ore: da settembre 2010 Per VOLANTINI con calendari e modalità pagamento : preferire mail a: [email protected] Tel : 02.2399.4361 - cell : 329.8834243 MODENA, 28-29 MAGGIO 2010 CALCOLO SISMICO AGLI ELEMENTI FINITI: 1. affidabilità dei programmi 2. modellazione strutturale 3. attendibilità dei risultati 4. relazione integrativa AI SENSI DEI CAP. 7 e 10 NTC (DM 14.01.08) Relatore del corso: dott. ing. Salvatore Palermo ■ RICHIESTE NTC Per evitare un uso passivo dei programmi, con rischi sulla sicurezza strutturale, il Cap. 10 NTC obbliga il Progettista a relazionare sulla loro affidabilità e sui risultati; al Collaudatore la verifica della relazione. A questo si aggiunge la modellazione che deve seguire le regole sismiche del Cap. 7. ■ CORSO DI AGGIORNAMENTO Il corso presenta criteri per: • valutare lʼaffidabilità dei programmi e dei loro risultati (tests internazionali); • rispondere alle richieste NTC sulla modellazione sismica (terreno, risposta sismica muratura di tamponamento, interrati in c.a., ecc.). Su www.ing.mo.it descrizione corso e modulo dʼiscrizione o richiesta testo + cd software Dynamo. Per i lettori del ns. Giornale è stata prevista una quota riservata dʼiscrizione. Per gli interessati che intendono partecipare al corso ed usufruire della quota ridotta (sconto pari a 70 euro) occorre inserire il codice FEMORMO2010 nello spazio predisposto sul modulo dʼiscrizione scaricabile dal sito www.ing.mo.it Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:18 Pagina 23 N. 6 - 1 Aprile 2010 IL GIORNALE dell’INGEGNERE OFFERTE E RICHIESTE DI COLLABORAZIONE Ingegnere civile-edile, laureato allʼUniversità di Parma (v.o.), abilitato allʼesercizio della professione, sia come Ingegnere che come Geometra. Disponibile agli spostamenti. Esperienze di lavoro presso studi tecnici di progettazione architettonica e strutturale, per opere pubbliche e private, direzione lavori e sicurezza. Corso Certificatore Energetico per gli edifici R.Emilia Romagna (72 ore), Coordinatore della sicurezza (120 ore). Conoscenze informatiche: Windows, Office, Autocad (2 e 3D), Archicad, Photoshop, Sap 2000, valuta proposte di assunzione/collaborazione presso Aziende, Società di Ingegneria, Enti. Mob. 338 9876022 Ingegnere civile con esperienza decennale, iscritto allʼAlbo degli Ingegneri, in possesso di Partita Iva, esperto in modellazione e calcolo strutturale, progettazione architettonica, computi metrici, piani di manutenzione, sicurezza nei cantieri e sui luoghi di lavoro ai sensi del D.lgs. 81/2008 e s.m.i., perizie giudiziarie, buona conoscenza della lingua inglese, disposto a trasferte sia in ambito nazionale che internazionale cerca impiego presso studi professionali, aziende, enti pubblici e privati ed imprese di costruzione. Info: 338 9801980 [email protected] Ingegnere civile, laurea anno 2002 v.o., Master in “Costruzioni in c.a” presso scuola “F.lli Pesenti”, valuta collaborazione a PIVA con Studi Professionali e/o Imprese in ambito di Calcoli Strutturali e Direzione lavori. La zona di attività prevalente è Lombardia - Emilia Romagna. Pluriennale esperienza nel settore, particolari competenze sviluppate nella progettazione di Edifici Alti e Modellazione 3d delle Strutture (Revit Structure). Per contatti scrivere al seguente indirizzo: [email protected]. Ingegnere civile strutture età 39, abilitato allʼesercizio della professione valuta proposte di collaborazione. Disponibile ad un periodo di lavoro in part-time gratuito a fine conoscitivo. Corso sulla sicurezza nei cantieri (120 ore) e Prevenzione incendi IFAC World Congress 2011 a Milano Il 18-mo IFAC World Congress si terrà a Milano dal 28 Agosto al 2 Settembre 2011 (120 ore). Conoscenze informatiche: Windows, Office, Autocad (2D), CDS Calcolo di strutture. Conoscenza dellʼ Inglese [email protected] Ingegnere elettrotecnico con Master in USA in sistemi informativi, Inglese perfetto, buon Francese, con oltre 6 anni di esperienza nel campo, offresi, come free-lance, per traduzioni di testi tecnici e brevettuali da ed in Inglese e dal Francese. Esperto in: elettrotecnica, elettronica e microelettronica, telecomunicazioni, meccanica, automobilistico e motoristica, elettromedicale, alimentare e tessile. Tariffe competitive, precisione e rapidità di risposta. Tel. Fax: 0362 96 342 [email protected] Ingegnere per lʼambiente ed il territorio, abilitato allʼesercizio della professione, in possesso di corso sulla sicurezza nei cantieri (120 ore). Esperienza nella progettazione geotecnica di opere civili e idrauliche in Italia, ottima conoscenza del pacchetto Office, software Paratie, Slope, AutoCAD e strutturale, buona conoscenza delle lingua inglese, valuta proposte di collaborazione presso Aziende, Società di Ingegneria, Enti e Imprese. Disponibile agli spostamenti. Mob: 328/4880226 [email protected] Sono pubblicate gratuitamente solo le richieste di lavoro degli abbonati al Giornale Ulteriori opportunità di lavoro sul sito www.giornaleingegnere.it e www.collegioingegneriarchitettimilano.it Questo congresso è il forum di eccellenza per lʼesplorazione delle frontiere della scienza e tecnologia dei controlli automatici. Con migliaia di partecipanti da tutto il mondo, provenienti sia dallʼambiente industriale sia da quello accademico. Il congresso offre la visione più aggiornata e completa delle moderne tecniche di controllo, con la più vasta copertura dei campi di applicazione. LʼIFAC (International Federation of Automatic Control) è una federazione priva di scopi di lucro la cui finalità è la promozione e lo sviluppo della ricerca nel campo dei sistemi automatici di controllo, con sede a Laxenburg, nei dintorni di Vienna. Vi aderiscono 52 Stati tra cui lʼItalia. LʼIFAC promuove conferenze, simposi e workshop in tutto il mondo. In Italia si sono tenuti una quarantina di tali eventi a partire dalla nascita della Federazione (1957). Ogni tre anni, viene organizzato un solo evento IFAC e cioè lʼIFAC World Congress. Il primo si tenne a Mosca nel 1960 e lʼultimo si eʼ tenuto a Seul nel 2008, con 3000 partecipanti circa. Dopo una lunga e complessa procedura di selezione, culminata in due riunioni del Council IFAC tenute la prima a Rotterdam nel 2003 e la seconda a San Pietroburgo nel 2004, il congresso IFAC del 2011 è stato assegnato a Milano. La significatività dellʼevento è tale che diverse volte è stato il capo dello stato del Paese che ospita il congresso ad aprire il congresso stesso. www.ifac2011.org Date importanti: 1 Giugno 2010 - Apertura periodo sottomissione articoli 30 Settembre 2010 - Chiusura periodo sottomissione articoli DALLE AZIENDE Primaria azienda nel settore della produzione di prodotti per l’edilizia e le costruzioni nell’area nord est di Milano, ricerca per rapporto continuativo a tempo indeterminato, un responsabile della sicurezza ( RSPP). Si richiede: • Preferibilmente eta’ superiore ai 35 anni • Diploma o diploma di laurea ( laurea breve) ad indirizzo tecnico • Competenza specifica per svolgere il ruolo di RSPP conformemente alle disposizioni vigenti con specializzazione nel settore dell’industria ( ATECO 4) e preferibilmente anche nel settore commerciale ( ATECO 6) e delle costruzioni ( ATECO 3) con funzioni allargate al controllo di gestione di sistemi aziendali • Esperienza maturata nel ruolo di RSPP per almeno tre anni in ambito aziendale • Capacità a svolgere lavori in autonomia e a coordinare gruppi di lavoro • Predisposizione ai rapporti personali Se interessati si prega di inviare il proprio curriculum (preferibilmente in formato europeo) via mail indicando nell’oggetto PROFILO RSPP all’indirizzo: [email protected] Primaria azienda nel settore della produzione di prodotti per l’edilizia e le costruzioni nell’area nord est di Milano, ricerca per rapporto continuativo a tempo indeterminato, una Segretaria Commerciale di Direzione, che rispenderà direttamente alla Direzione e al Responsabile Commerciale. Si richiede: • Preferibilmente eta’ superiore ai 35 anni • Diploma ad indirizzo tecnico/commerciale • Preferibilmente esperienza maturata in ruoli analoghi per almeno tre anni in ambito aziendale • Comprovata esperienza nella gestione di gruppi di lavoro • Dimestichezza nell’utilizzo di sistemi informativi in ambiente Windows e AS400 • Spiccate doti di relazione con la clientela e di gestione interna del Customer Satisfaction • Capacità di gestire in autonomia le proprie responsabilità e a coordinare gruppi di lavoro Se interessati si prega di inviare il proprio curriculum (preferibilmente in formato europeo) via mail indicando nell’oggetto PROFILO SEG all’indirizzo: [email protected] Soluzioni verificate da professionisti per professionisti www.sistemieditoriali.it A23 pag. 416 • € 42,00 Architetto, 6 anni di esperienza in ambito residenziale presso studi professionali, valuta proposte di collaborazione presso studi di architettura e ingegneria full/ parttime. Conoscenza dei seguenti programmi informatici: Autocad 2d-3d, pacchetto Office, Photoshop, Revit, 3D Studio max ecc. Buona conoscenza della lingua inglese. Mob. 331 4326530 [email protected] 23 A18 pag. 704 • € 60,00 E105 pag. 528 • € 58,00 il 70% dei comuni italiani è a rischio Se sistemi editoriali ® Gruppo Editoriale Esselibri - Simone Giornale 06_2010_layout1 11/03/10 17:18 Pagina 24 24 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2010