N. 14 - 1 Settembre 2009 - Anno 57 IMREADY Srl - Spedizione in abbonamento postale - Tabella B - (Tassa riscossa) - autorizzazione rilasciata a IMREADY Srl - n. 959 del 19.12.08 dalla Direzione Generale PP.TT. della Rep. S. Marino NUOVO POST-PROCESSORE Quindicinale di informazione per ingegneri e architetti LUDI3 ACCIAIO OPERATIVO ANCHE SECONDO EC3 R Lineare e Non lineare NUOVO POST-PROCESSORE LUDI3 ACCIAIO OPERATIVO ANCHE SECONDO EC3 R Lineare e Non lineare www.hsh.info www.hsh.info 1563 Fondato nel 1952 • www.giornaleingegnere.it A colloquio con il professor Francesco Profumo, Rettore del Politecnico di Torino “La comunità internazionale apprezza la qualità dei nostri studenti e ricercatori” DAVIDE CANEVARI Professor Profumo, può fare un bilancio del primo quadriennio di Rettorato? Credo che in questi quattro anni il Politecnico abbia contribuito da protagonista allo sviluppo del nostro territorio, accrescendo la sua reputazione nazionale e internazionale. Il Politecnico di Torino viene scelto dai nostri studenti e dalle loro famiglie per il rigore degli studi, la qualità dell’offerta formativa e della ricerca scientifica e per il buon livello dei servizi offerti. I nostri laureati trovano occupazioni qualificate in tempi brevi. Il sistema socio-economico, in tutte le sue componenti, pubbliche e private, ci vede come un interlocutore privilegiato, per le attività di formazione, di ricerca e di trasferimento della conoscenza nei settori dell’architettura e dell’ingegneria. La comunità scientifica internazionale ci apprezza per la qualità dei nostri studenti e dei nostri ricercatori. segue a pag. 3 GIOVANNI MANZINI ella notte di lunedì 29 giugno, durante il transito di un convoglio ferroviario nella stazione di Viareggio (Lu), cinque vagoni che portavano delle cisterne contenenti gpl (gas di petrolio liquefatto1) sono deragliati, ed una di tali cisterne ha rilasciato all’esterno una notevole quantità della sostanza, che è in seguito esplosa provocando, ad oggi, ben 28 decessi e 22 feri- N Nucleare e rinnovabili: le idee di Obama ■ Giovanni Avico Il professor Francesco Profumo, riconfermato Rettore del Politecnico di Torino ti (di cui 4 gravi), oltre a notevolissimi danni agli immobili (Fig. 1). Il carro cisterna considerato faceva parte di un convoglio (treno merci), composto da ben 14 unità di tale tipo piene di gpl, che era partito la sera precedente dalla raffineria Sarpom a San Martino di Trecate, in provincia di Novara2, dove il gpl era stato trasferito dai silos dello stabilimento all’interno dei carri cisterna3. segue a pag. 5 Dubai, sogno o realtà? MATTEO VITALI ubai, la metropoli del deserto, deve ancora dimostrare di poter essere una città sostenibile. Al contrario, deve ancora dimostrare di essere una città. Intendiamoci, i palazzi ci sono, gli spazi non mancano, il governo sta finanziando le prime infrastrutture di trasporto pubblico, D ■ dott. ing. Patrizia Giracca Dopo la pausa estiva, “Il Giornale dell’Ingegnere” si propone con una veste grafica rivisitata. Alcuni accorgimenti, studiati dalla redazione e realizzati dal nostro editor grafico Giandomenico Pozzi, per rendere ancor più gradevole la vostra lettura. Un ulteriore segnale di attenzione che, nella continuità dell’impostazione classica di un prodotto editoriale fondato nel 1952, testimonia l'impegno con cui cerchiamo di proporci a chi ci legge. Auspichiamo che l’iniziativa sia gradita e cogliamo l'occasione per augurare a tutti voi una buona ripresa lavorativa. ATTUALITA' MONDO La tragedia di Viareggio Fuga ed esplosione del gpl DOTT. ING. Piccole modifiche nel segno della tradizione ma dove sono le persone? Passeggiando per la città e parlando con la gente si scopre che quasi tutte le abitazioni sono vendute, ma la stragrande maggioranza non sono abitate. Addirittura molte ville e appartamenti sono stati acquistati prima ancora di venire costruiti. Prosegue lo smantellamento del nucleare in Italia Decommissioning delle centrali i “casi” di Latina e Garigliano PROF. ING. MAURIZIO CUMO a SOGIN, Società Gestione Impianti Nucleari, sta procedendo al “decommissioning” di quattro vecchie centrali nucleari e delle installazioni nucleari di quattro siti ove l’ENEA svolgeva ricerche sugli impianti del ciclo del combustibile nucleare. Nel numero 16 (2008) del Giornale dell’Ingegnere ho presentato attività particolari di “decommissioning” svolte nell’impianto ENEA di Saluggia e in questo numero desidero illustrare importanti attività che la SOGIN ha svol- L to nelle centrali nucleari di Latina e del Garigliano. Il nuovo piano a vita intera elaborato da SOGIN prevede il termine delle attività di “decommissioning” nel 2019, con cinque anni di anticipo rispetto al piano precedente, e con una forte accelerazione dei lavori. I lavori delle centrali di Latina e Garigliano, resi possibili dalla collaborazione di diverse direzioni della sede centrale di SOGIN, sono stati diretti dal “Project Manager” locale Ing. Severino Alfieri e dai suoi assistenti. segue a pag. 4 INSERTO SPECIALE SULL’ACQUA/3 a cura del dott. ing. Franco Ligonzo Con questo inserto chiudiamo lʼargomento “acque per uso civile”, trattando i tre aspetti principali relativi alle reti: lʼarchitettura delle reti, sia di captazione dellʼacqua di falda sia di raccolta delle acque reflue; i processi di manutenzione per il contenimento e la riduzione delle perdite; i materiali da costruzione, specificamente lʼacciao inox. Con lʼoccasione pubblichiamo anche i contributi di alcuni lettori che arricchiscono il dibattito e testimoniano lʼinteresse suscitato. segue a pag. 13 Il presidente degli Stati Uniti d'America, Barack Obama, è più che mai intenzionato a confermare il piano che prevede 1,2 miliardi di dollari per finanziare la ricerca scientifica pubblica sui temi che riguardano la politica energetica. Secondo Obama infatti "per dare un nuovo impulso all’economia è fondamentale il ricorso alle fonti rinnovabili, al nucleare, all’incremento dell’efficienza energetica e anche all’idrogeno". a pagina 2 SICUREZZA Eventi sismici e progettazione degli ascensori ■ Bruno Ciborra L’ascensore, il sistema di trasporto più diffuso ed usato nel mondo, riveste un suo ruolo particolarmente importante nella sicurezza globale delle costruzioni. E' necessaria una corretta progettazione e gestione per contribuire a ridurre i rischi per gli utenti. In Italia ed in Europa esistono oggi norme ben precise per la costruzione di edifici resistenti ad eventi sismici. Ben diversa invece la situazione in tema di ascensori. a pagina 14 da pag. 7 a pag. 12 il Software Professionale per l’Edilizia TRAVILOG TITANIUM Calcolo Strutturale Certificazione Energetica PROVA il SOFTWARE su www.logical.it SCHEDULOG Sicurezza in Edilizia SEMPLICE e AFFIDABILE 2 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 14 - 1 Settembre 2009 ATTUALITÀ MONDO Fondato nel 1952 • www.giornaleingegnere.it QUINDICINALE DI INFORMAZIONE PER INGEGNERI E ARCHITETTI Direttore responsabile Carlo Valtolina ____________________________ Direttore editoriale Pierfrancesco Gallizzi ____________________________ Vicedirettore Pierangelo Andreini ____________________________ Redazione Responsabile: Sandra Banfi Direttore scientifico-culturale Giulio Galli Davide Canevari Roberto Di Sanzo Patrizia Ricci Comitato di gestione Adriano De Maio, Patrizia Giracca, Anna Semenza, Carlo Valtolina, Gilberto Ricci Comitato d’onore Edoardo Bregani, Vittore Ceretti, Adolfo Colombo, Riccardo Pellegatta, Fabio Semenza, Gianni Verga Comitato Scientifico Culturale Presidenti degli Ordini e Collegi abbonati al Giornale dell’Ingegnere ASSISTENTE AL DIRETTORE Franco Ligonzo AREA STRATEGICA Sergio Barabaschi, Vittorio Coda, Alberto Quadrio Curzio, Adriano DeMaio, Giacomo Elias, Giuseppe Lanzavecchia, Giovanni Nassi, Massimo Saita AREA FORMAZIONE, RICERCA E INNOVAZIONE Umberto Bertelè, Maurizio Cumo, Walter Niccodemi, Aldo Norsa, Lucio Pinto, Michele Presbitero, Umberto Ruggiero, Claudio Smiraglia, Cesare Stevan AREA TECNICA, ECONOMICA, NORMATIVA E PROFESSIONALE Mario Abate, Pierangelo Andreini, Guido Arrigoni, Giancarlo Bobbo, Gianmario Bolloli, Sergio Brofferio, Giuseppe Callarame, Vittorio Carnemolla, Franco Cianflone, Sergio Clarelli, Piercarlo Comolli, Antonio De Marco, Gabriele Di Caprio, Mario Ghezzi, Gian Carlo Giuliani, Leopoldo Iaria, Franco Ligonzo, Ernesto Pedrocchi, Giovanni Rigone, Michele Rossi, Alberto Rovetta, Angelo Selis, Giorgio Simeone, Franco Sironi, Andrea Sommaruga, Francesco Tozzi Spadoni, Giorgio Valentini Di diritto componenti del Comitato Scientifico Culturale “Area Tecnica, economica, normativa e professionale” Collegio ingegneri di Pavia: Giovanni Rigone; Collegio ingegneri di Venezia: Franco Pianon Ordini ingegneri: Alessandria: Gregorio Marafioti; Aosta: Michel Grosjacques; Belluno: Luigi Panzan; Bergamo: Donatella Guzzoni; Biella: Renato Bertone; Brindisi: Erminio Elia; Caserta: Vittorio Severino; Catanzaro: Salvatore Sacca’; Como: Manlio Cantaluppi; Cremona: Adriano Faciocchi; Cuneo: Adriano Gerbotto; Forli’-Cesena: Lucio Lelli; Imperia: Pino Domenico; Lecco: Teodoro Berera; Lodi: Angelo Pozzi; Mantova: Tommaso Ferrante; Milano: Gianfranco Agnoletto; Monza: Piergiorgio Borgonovo; Napoli: Luigi Vinci; Novara: Giancarlo Ferrera; Parma: Angelo Tedeschi; Pavia: Giampiero Canevari; Piacenza: Fabrizio Perazzi; Reggio Emilia: Piero Antonio Gasparini; Sondrio: Enrico Moratti; Torino: Ilario Cursaro; Trento: Alberto Salizzoni; Treviso: Vittorino Dal Cin; Varese: Roberta Besozzi; Verbania: Alberto Gagliardi; Vercelli: Guido Torello; Verona: Mario Zocca. Hanno collaborato a questo numero: Riccardo Airoldi, Giovanni Avico, Maurizio Brown, Fausto Capelli, Bruno Ciborra, Savino Colia, Maurizio Cumo, Antonio De Marco, Patrizia Giracca, Marco Paolo Inglese, Giovanni Manzini, Raul Martin, Stefano Tani, Paolo Timoni, Mario Tomasino, Matteo Vitali. Proprietà Editoriale Società di Servizi del Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano S.r.l. corso Venezia 16 - 20121 Milano ____________________________ Pubblicità IDRA SA Strada Cardio, 4 47891 Galazzano – RSM Tel. 0549.909090 Fax 0549.909096 ____________________________ Casa Editrice IMREADY Srl Strada Cardio, 4 47891 Galazzano – RSM Tel. 0549.901003 Fax 0549.909096 ____________________________ Autorizzazione: Segreteria di Stato Affari Interni Prot. n. 2346/75/2008 del 12 dicembre 2008. Copia depositata presso il Tribunale della Rep. Di San Marino. ____________________________ Direzione, redazione, segreteria corso Venezia 16 - 20121 Milano tel. +39 0276011294 tel. +39 0276003509, fax +39 0276022755 [email protected] http://www.giornaleingegnere.it Autorizzazione: Segreteria di Stato Affari Interni Prot. n. 926/75/2009 del 11 maggio 2009. Copia depositata presso il Tribunale della Rep. di San Marino © Copyright by Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano Gli articoli e le note firmate esprimono l’opinione dell’autore, non necessariamente quella del Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano, e non impegnano l’Editore e la Redazione. L’invio di immagini e testi implica l’autorizzazione dell’autore alla loro pubblicazione a titolo gratuito e non dà luogo alla loro restituzione, anche in caso di mancata pubblicazione. La direzione si riserva il diritto di ridimensionare gli articoli pervenuti, senza alterarne il contenuto e il significato globale. Progetto grafico, fotocomposizione S.G.E. Servizi Grafici Editoriali via Rossini,2 - Rivolta d’Adda Tel. 0363 371 203 - Fax 0363 370 674 Stampa e distribuzione SEREGNI Grafiche s.r.l Via G. Puecher 1 20037 Paderno Dugnano (MI) Oltre agli Abbonati individuali Barack Obama e la politica energetica DOTT. ING. GIOVANNI AVICO l Presidente USA Barack Obama ha confermato il piano che prevede altri 1,2 miliardi di dollari per finanziare la ricerca scientifica pubblica sui temi energetici (alla quale fa capo il Dipartimento dell'Energia) e la proposta per l’estensione a 10 anni del credito d'imposta sugli investimenti privati in ricerca e sviluppo. Il messaggio presidenziale, già proferito più volte, è risuonato ancora chiaramente: per rivitalizzare l'economia a stelle e strisce è fondamentale il ricorso alle fonti rinnovabili, al nucleare, all’incremento dell’efficienza energetica e anche all’idrogeno. Il provvedimento volto a detassare gli investimenti in R&D (già limitatamente in vigore anche in passato) va nella direzione di sovvenzionare, con ingenti quantitativi di denaro pubblico la ricerca. Il budget stanziato in tal senso ammonta nel complesso a 55 miliardi di dollari fra finanziamenti e incentivi fiscali e darà lavoro a 3,5 milioni di I foto: James O'Malley 1563 persone, di cui il 90% nel settore privato. Gli incentivi previsti, secondo Obama, renderanno finalmente l'energia pulita una fonte di energia profittevole e questo porterà allo sviluppo di nuove tecnologie che, a loro volta, promuoveranno la creazione di nuove industrie e di milioni di nuovi posti di lavoro negli USA, posti che non potranno essere portati all'estero. A tal proposito, ricordiamo che, molto recentemente, il governo statunitense ha scelto quattro aziende (Scana Corporation, Southern Company, UniStar Nuclear Energy, Nrg Energy Inc.) che si spartiranno 18,5 miliardi di dollari di garanzie sui prestiti per costruire 7 centrali nucleari, da posizionarsi dal Maryland al Texas, la cui costruzione dovrebbe iniziare entro il 2011 e terminare en- Il budget stanziato dal governo USA per ricerca e sviluppo in campo energetico ammonta a 55 miliardi di dollari fra finanziamenti e incentivi fiscali tro il 2016. Infine, occorre ricordare anche le dichiarazioni del premio Nobel per la fisica nel 1997 e segretario all'Energia Steven Chu, secondo il quale occorre costruire centrali termoelettriche a carbone e centrali termonucleari. Inoltre, Chu non esclude di revocare il divieto delle trivellazioni offshore a largo delle coste statunitensi e ritiene che non sia il momento opportuno per portare il prezzo della benzina ai livelli europei. il GIORNALE dellʼINGEGNERE ǀ 1 settembre 1989 Accadeva 20 anni fa Venti anni fa si guardava – in prima pagina – a un tema che intrecciava questioni ambientali, normative, di sicurezza: la questione acqua. A conclusione di venti anni di lotte. Il Parlamento ha approvato la legge a tutela del suolo. L’articolo, firmato dal Senatore Achille Cutrera affrontava il problema in maniera lucida e approfondita. “È venuto il momento di riconoscere la risorsa acqua, prevenendo i ricorrenti disastri ambientali dovuti alla mancanza di una carta geologica nazionale. Non una difesa passiva, ma una protezione dagli inquinamenti: chi inquina paga. Una visione legata allo sviluppo economico. Nella leggequadro vi sono insufficienze da colmare: nell’Autorità di Bacino la figura del Segretario generale assumerà tanto maggior rilievo quanto più spiccata sarà la personalità del prescelto. (...) Il nuovo disegno di legge sulle norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo approvato dal Parlamento, e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 25 maggio 1989, costituisce un contributo fondamentale per lo sviluppo nel nostro Paese di un sistema normativo organico in materia ambientale”. L’appello al mondo politico, lanciato dal Giornale dell’Ingegnere nelle settimane precedenti durante un dibattito ospitato dal Collegio di Milano, riceve una prima autorevole risposta. Fra tecnici e politici quale rapporto? Risponde Occhetto, Segretario del PCI. Si legge nella lettera aperta inviata dall’onorevole comunista: “Il rapporto tra competenze e politica è al centro della nostra riflessione e iniziativa politica e condividiamo pienamente l’idea secondo cui per il futuro è bene che i politici si interessino ai progetti e alle regole, lasciando agli specialisti il compito di formulare soluzioni e gestirle”. Lascia un lieve rammarico la lettura di queste righe, pensando all’allontanamento – forse un po’ autoreferenziale - mostrato negli anni successivi dal mondo della politica, che troppo spesso, anche di recente, ha lasciati inascoltati gli appelli della categoria. Oggi sarebbe davvero difficile pensare a una lettera dello stesso tenore firmata da uno degli attuali leader di partito. In prima pagina spiccava un altro articolo di rilievo: Come Tariffe Abbonamenti prepararsi al mercato unico europeo. Cambia il mestiere del manager per le sfide della nostra epoca. “Nessuna azienda può credere che la geografia la metta in qualche modo al riparo dalla concorrenza di altri produttori. È in atto la veloce creazione di un mega-mercato globale, nel quale muta il sistema dei consumi individuali e collettivi. Non vivere sugli allori passati, che portano all’autarchia aziendale, ma scegliere tra consapevolezza e miopia. L’espulsione di addetti dai processi produttivi crea sacche di frustrazione collettiva: urge riqualificare o formare alle nuove esigenze masse di persone”. Questo il messaggio lanciato dal dettagliato servizio. Un messaggio più che mai attuale. A tutti gli Abbonati viene distribuito: agli iscritti agli Ordini degli Ingegneri delle province di Alessandria, Aosta, Belluno, Bergamo, Biella, Brindisi, Caserta, Catanzaro, Como, Cremona, Cuneo, ForlìCesena, Imperia, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Monza e Brianza, Napoli, Novara, Parma, Pavia, Piacenza, Reggio Emilia, Sondrio, Torino, Trento, Treviso, Varese, Verbania, Vercelli e Verona; agli iscritti ai Collegi degli Ingegneri di Pavia e Venezia; agli iscritti al Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano; agli iscritti alle Associazioni aderenti all’ANIAI (Associazione Nazionale Ingegneri e Architetti Italiani); alle Associazioni professionali, ai principali Enti tecnici e Industrie nazionali, ad alcuni istituti scolastici medi superiori, ad alcune sedi Universitarie. Annuale ___________________________________ Studenti iscritti alle facoltà di ingegneria e architettura del 5° anno promozionale per un anno ___________________ Collettivi (minimo 50 abbonamenti) ____________ Estero ____________________________________ PER INFORMAZIONI E ABBONAMENTI RIVOLGERSI A: IMREADY Srl Strada Cardio, 4 47891 Galazzano - RSM Tel. 0549.941003 Fax 0549.909096 www.imready.it [email protected] Euro 25 Per qualsiasi segnalazione di errore e variazione di indirizzo, rivolgersi a: Euro 15 Euro 10 Euro 30 PICOMAX SrL Via Borghetto, 1 - 20122 Milano T. 02.77428040 - F. 02.76340836 E-mail: [email protected] N. 14 - 1 Settembre 2009 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 3 DALLA PRIMA PAGINA│INTERVISTA Francesco Profumo e la sfida del Politecnico di Torino “Formazione e ricerca scientifica di livello assoluto” segue da pag. 1 “Lo slogan che abbiamo lanciato è Green Mobile campus for dynamic people, un progetto che stiamo completando, per avere un’università in cui sia possibile fruire di informazioni e servizi senza vincoli di spazio o di tempo e in cui la digitalizzazione dei documenti sia massima.” l progetto della Cittadella Politecnica (170 mila metri quadrati nel cuore di Torino) è ormai una realtà in cui la ricerca, il trasferimento tecnologico, la condivisione di servizi e strutture con le imprese garantiscono ai nostri studenti di vivere una sorta di anticipo del mondo del lavoro, contribuendo significativamente a formare una nuova figura di ingegnere che, oltre a possedere solide basi culturali e scientifiche, avrà acquisito già durante gli studi universitari competenze e skill utili a costruire un profilo di eccellenza immediatamente spendibile sul mercato. Nel Business Research Centre della Cittadella la condivisione di spazi e strutture con grandi aziende multinazionali si concretizza anche nella condivisione di progetti, intenti e iniziative. I E quali sono gli obiettivi per l'immediato futuro? Nel prossimo quadriennio dovremo consolidare quanto fatto nel periodo 2005-2009. Tra le priorità segnalo la redazione di un nuovo Statuto moderno e adeguato a una Research University in grado di competere con le migliori università tecniche europee; l’avvio di un nuovo modello formativo per architetti ed ingegneri, rispondente alle richieste del mercato del lavoro del dopo crisi; il potenziamento e la valorizzazione della ricerca scientifica di qualità e l’adozione di un rigoroso sistema di valutazione. Inoltre, il completamento del piano edilizio dell’Ateneo (con particolare riferimento alla riunificazione delle attività didattiche e di ricerca nell’area dell’architettura e del disegno industriale) e il consolidamento del nostro progetto di Campus universitario, con studenti provenienti dall’Italia, dall’Europa e dal mondo. Per quella che è stata la sua esperienza ha funzionato la riforma detta 3+2? Ha facilitato o meno la formazione di una nuova generazione di giovani professionisti e ricercatori? Le ultime indagini statistiche mostrano che la maggioranza dei nostri studenti – ben il 77,9 per cento dei laureati triennali - scelgono di proseguire negli studi dopo aver conseguito il titolo triennale e più del 95 per cento di questi sceglie di farlo al Politecnico di Torino. Se si confronta il dato con quello della media nazionale del 58,6 per cento di studenti che proseguono la propria formazione nella laurea specialistica, si può capire che la situazione del Politecnico di Torino è un po’ diversa da quella della maggior parte degli Atenei italiani. Senza dubbio le discipline tecniche richiedono una preparazione di base più approfondita e la formazione di livello universitario è indispensabile per accedere al mondo del lavoro; in particolare, però, credo che i nostri studenti riconoscano la validità del percorso formativo che il nostro Ateneo offre e quindi non sono delusi dall’esperienza universitaria triennale. In generale, bisognerà nei prossimi anni ripensare all’offerta formativa nel suo complesso, adeguandola me- glio alle esigenze del mercato del lavoro ed anche alle risorse disponibili. Il tema energia sembra essere diventato strategico nei progetti del Politecnico di Torino. Per quali ragioni? E quali sono i filoni di maggiore interesse sui quali state lavorando? Abbiamo intrapreso negli ultimi anni numerose azioni che vanno nella direzione del risparmio energetico e della sostenibilità ambientale, tematiche che ritengo saranno sempre più centrali a livello mondiale, come è recentemente emerso anche dal G8 University Summit che abbiamo ospitato a maggio e che era appunto incentrato sullo sviluppo autenticamente sostenibile. Lo slogan che abbiamo lanciato è Green Mobile campus for dynamic people, un progetto che stiamo comple- “Nel prossimo quadriennio dovremo consolidare quanto fatto nel periodo 2005-2009” tando, per avere un’università in cui sia possibile fruire di informazioni e servizi senza vincoli di spazio o di tempo e in cui la digitalizzazione dei documenti sia massima. Il progetto integra due elementi determinanti per il Paese: la riduzione dei consumi energetici e della produzione di CO2 e l’utilizzo delle nuove tecnologie IT per la formazione, e le razionalizzazioni dei flussi quotidiani (mobilità, energia, informazione e formazione). Ricordo, poi, progetti specifici che abbiamo già avviato e che permetteranno di perseguire obiettivi di risparmio attraverso una rete di sensori che raccoglie i dati relativi al consumo energetico per consentire l’identificazione del profilo di consumo di un’a- rea, con l’iniziativa Wi-fi for energy. Inoltre, l’approvvigionamento da fonti rinnovabili (oggi già una realtà per quanto riguarda il 100 per cento dei nostri consumi di energia elettrica) e il miglioramento dell’efficienza energetica delle nostre strutture rappresenta un passo importante anche per fornire ai giovani un esempio concreto di cosa si possa e si debba fare per contribuire a ridurre l’impatto ambientale delle nostre attività. E per quanto riguarda gli aspetti della formazione e della ricerca? Chiaramente, il tema energia nella nostra università che per vocazione è una scuola tecnica assume anche la declinazione della ricerca nei settori delle energie rinnovabili, in tutti i loro aspetti: dalla produzione energetica allo studio di motori ibridi e alimentati da energie verdi. Tutti progetti che stiamo portando avanti anche in partnership con grandi aziende mondiali interessate alla ricerca in questi settori. Un problema di fondo riguarda una vera cultura dell’energia, che in Italia sembra ancora mancare. E questo nonostante le occasioni di informazione (riviste di settore, convegni, workshop, fiere, saloni) si siano moltiplicate quasi a dismisura negli ultimi anni. Come si spiega questa contraddizione: tanta comunicazione ma poca cultura... L’interesse per l’energia sta crescendo, come è testimoniato dal numero di iscritti al nostro corso di laurea in Ingegneria Energetica, quintuplicato nel giro di pochi anni. Numerosi segnali di interesse si registrano nel panorama della ricerca, ma anche della divulgazione, anche grazie ad iniziative popolari. Gli obiettivi di risparmio, miglioramento delle prestazioni, utilizzo di fonti rinnovabili non si possono raggiungere se non attraverso una vera e propria rivoluzione culturale. Altro problema dell'Italia, la sindrome Nimby, che spesso si trasforma in un no a prescindere e colpisce ormai anche molti progetti zero emission. Come superare questa barriera? Perché all'interno dei corsi universitari che formano figure professionali che saranno coinvolte in grandi progetti (strade, infrastrutture, centrali, impianti chimici... ) il tema e le possibili soluzioni non vengono approfonditi? Creare una simile figura professionale come quella che lei descrive permetterebbe davvero di superare la sindrome Nimby, ma questa figura deve avere una cultura interdisciplinare che vada dalle competenze tecnologiche di base alla capacità di gestire i conflitti socio-politici alla conoscenza dei risvolti economico-finanziari che la realizzazione di grandi infrastrutture - energetiche e non comporta. Potrebbe essere l’oggetto di un Master congiunto fra il Politecnico e l’Università… Credo che nei Paesi scandinavi figure del genere siano già diffuse, e che comunque una cultura di questo tipo sia più nel dna di quei popoli che del nostro. Quale potrebbe essere il ruolo Il progetto della Cittadella Politecnica, 170 mila metri quadrati nel cuore di Torino, è ormai una realtà del nucleare e delle rinnovabili nel futuro dell'Italia? Nucleare e fonti rinnovabili possono coesistere ed integrarsi a vicenda, fornendo il primo una solida base costante alla nostra domanda energetica, le seconde una integrazione in parte variabile e non regolabile (solare, eolico) e in parte regolata (idroelettrico, geotermoelettrico). Ma il ruolo dei combustibili fossili (cicli combinati a gas) sarà prezioso ancora per molto tempo, per garantire il matching fra profilo della domanda ed offerta. Uno dei limiti che viene spesso citato come ostacolo alla rinascita del nucleare riguarda la necessità di "formare da zero" il capitale umano. Cosa pensa al riguardo? E quale potrebbe essere il ruolo del suo Ateneo? Il nostro Ateneo ha chiuso il corso di laurea in ingegneria Nucleare circa 10 anni fa, ma l’attività di ricerca è proseguita, con brillanti risultati, sia nel campo della fissione (impianti di IV generazione) che della fusione. E nell’ambito del corso di laurea specialistica in ingegneria Energetica e Nucleare esiste un indirizzo frequentato da una trentina di studenti ancora oggi dedicato agli impianti nucleari. Davide Canevari 4 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 14 - 1 Settembre 2009 DALLA PRIMA PAGINA│NUCLEARE Da Latina a Garigliano: lo smantellamento delle centrali segue da pag. 1 Smontaggio del circuito primario della Centrale di Latina IL CICLO TERMICO La centrale di Latina era equipaggiata con un reattore gas-grafite di tipo Magnox ad uranio naturale, moderato a grafite e refrigerato con anidride carbonica, ad una pressione di circa 13 bar. L’impianto è stato fermato nel 1986 e lo scarico del combustibile, inviato all’impianto di ritrattamento di Sellafield, è stato completato nel 1991. Il nocciolo del reattore è sorretto da una griglia all’interno di un contenitore sferico in acciaio (vessel) al quale afferiscono le tubazioni di ingresso e di uscita del fluido refrigerante (CO2), cosiddette “condotte”. A sua volta il vessel è racchiuso in una struttura in calcestruzzo armato che ha funzione di contenimento e di schermo biologico e che costituisce la struttura principale contenuta in un edificio di 89 m per 48 in pianta, alto 48 m sul piano di campagna e interrato per circa 10 m (edificio reattore). All’esterno di tale edificio reattore, in corrispondenza delle pareti Est e Ovest, sono installati i generatori di vapore. In regime di funzionamento del reattore, il fluido refrigerante, mantenuto in pressione all’interno del circuito primario, circolava entro i canali verticali del nocciolo (dal basso verso l’alto) asportando il calore di fissione prodotto negli elementi di combustibile, per cederlo all’acqua all’interno dei generatori di vapore. Mentre il vapore acqueo così prodotto veniva inviato alle turbine per la produzione di energia elettrica, il gas ritornava nella parte inferiore del contenitore in pressione spinto da ventilatori (“soffianti”) posti alla base dei generatori di vapore. PROGETTO “DECOMMISSIONING CONDOTTE” Il “Progetto condotte” è finalizzato alla rimozione del tratto di circuito primario esterno a valvole di isolamento ed è stato articolato in due fasi. La prima, svolta nel periodo 20032006, ha riguardato lo smontaggio delle condotte inferiori e di by-pass, la seconda – in corso – prevede lo smontaggio dei tratti di condotte compresi fra i generatori di vapore e le valvole di uscita dal reattore e sarà completato entro la fine del 2010. Le condotte n°3 sul lato ovest e n°3 sul lato est dell’edificio reattore, si sviluppano in parte all’interno dei “flumes” (locali ad orienta- La flangia dopo il detensionamento mento verticale delimitati da pareti schermanti in c.a.), in parte nei locali retrosoffianti ed in parte all’esterno, fino a collegarsi con i generatori di vapore. Ciascun circuito presenta uno sviluppo complessivo di circa 80 m.. Le condotte, realizzate in acciaio al carbonio basso legato, hanno sezione circolare, con diametro interno di 1676 mm e spessore 16 mm e sono contaminate radioattivamente all’interno. Tale lavoro, preceduto dalla costruzione di opere provvisionali realizzate ad hoc, consiste nella ripetizione, per ciascuna condotta, di operazioni complesse sia per tecniche esecutive che per vincoli logistici e difficoltà ambientali: ■ detensionamento e isolamento dei circuiti; ■ decontaminazione delle condotte e taglio in situ di tegoli del peso di circa 100 kg ciascuno; ■ rimozione di virole del peso di circa 700 kg che, opportunamente modificate, saranno Tegoli derivanti dal taglio delle condotte Inserimento dellʼattrezzo per la decontaminazione Sezione dellʼEdificio Reattore, con evidenza delle condotte da rimuovere Centrale del Garigliano vista dallʼesterno Demolizione strutture esistenti Tratto di condotta interno allo schermo biologico secondario L'Edificio Reattore. Vista dal cantiere "Deposito di transito" utilizzate come contenitori dei tegoli tagliati in situ; ■ caratterizzazione radiome- trica di questi materiali. Le operazioni avvengono in zone confinate, mantenute in depressione da un sistema di ventilazione per impedire la diffusione esterna di ogni contaminazione radioattiva. Durante la segmentazione, eseguita con tecnica ossitaglio, è in servizio un sistema di ventilazione che aspira aria attraverso la condotta e la scarica all’esterno attraverso filtri ad alta efficienza (HEPA). Il detensionamento della condotta è necessario per “scaricare” i supporti della linea, pretensionata a freddo durante il montaggio. Esso viene eseguito mediante un distacco progressivo e controllato della connessione flangiata posta nella parte più bassa del tratto di condotta da smontare, immediatamente al di sopra della valvola di isolamento, evitando spostamenti incontrollati dell’intera tubazione. Un plastico dellʼimpianto Tubazioni del locale pipe way prima della bonifica amianto Verifica dei supporti durante il detensionamento La decontaminazione, vista dallʼinterno della condotta In questa fase sono stati anche isolati i generatori di vapore per evitare rientrate d’acqua nella successiva fase di decontaminazione. Essa è stata eseguita con un ugello di lavaggio alimentato con acqua ad alta pressione, inserito di volta in volta in aperture realizzate appositamente, in corrispondenza del tratto di condotta da decontaminare. L’acqua di lavaggio viene raccolta in appositi serbatoi e convogliata all’impianto di trattamento degli effluenti radioattivi. Al termine di queste attività, svolte da personale Sogin e da ditte appaltatrici, saranno prodotti oltre 700 tonnellate di rottami metallici. I rifiuti radioattivi saranno stoccati in depositi di transito, in attesa della disponibilità del Deposito Nazionale superficiale. I materiali con radioattività al di sotto dei limiti di rilascio senza vincoli radiologici saranno alienati. Il costo del progetto a vita intera è pari a circa 4,6 M€. Attività di decommissioning nella Centrale del Garigliano L’Impianto del Garigliano era equipaggiato con un reattore ad acqua bollente a ciclo duale della potenza termica di 506 MWt, corrispondente ad una potenza elettrica di 160 MWe. L’impianto ha raggiunto la prima criticità l’ 11 gennaio 1964 ed ha iniziato l’esercizio commerciale il 13 aprile 1964. La centrale fu fermata definitivamente nel 1982, il combustibile nucleare (322 elementi) è stato allontanato dall’impianto in un’unica campagna di 46 trasporti tra il 1985 e il 1987. Tra il 1990 e il 1997 furono ef- Sezione del deposito ex diesel con il caricamento dei fusti Tubazioni del locale pipe way dopo la bonifica amianto Il taglio della condotta. Estremità lato generatore di vapore fettuate tutte le operazione per isolare l’edificio reattore dal resto dell’Impianto e porlo in Custodia Protettiva Passiva secondo la modalità di smantellamento in più fasi definita “SAFESTORE”. Nel 1999 la Sogin ricevette, dall’allora Ministero dell’Industria del Commercio e Artigianato, l’incarico di attuare su tutte le Centrali nucleari italiane la strategia di smantellamento in una sola fase (smantellamento accelerato). Nell’agosto del 2001 la Sogin ha presentato all’allora Ministero delle Attività Produttive l’istanza di disattivazione accelerata per la Centrale del Garigliano e nell’agosto 2003 al Ministero dell’Ambiente lo studio di impatto ambientale. In attesa dell’ottenimento delle autorizzazioni, sull’impianto sono in corso diverse attività propedeutiche agli effettivi smantellamenti. Sul sito si stanno realizzando dei depositi di rifiuti radioattivi di 2a categoria per consentire la gestione in sicurezza sia dei rifiuti pregressi presenti sul sito sia di parte dei rifiuti che saranno prodotti in futuro durante le varie attività di smantellamento, in attesa della disponibilità del Deposito Nazionale superficiale. La difficoltà di ottenere le autorizzazioni a costruire da parte delle autorità locali ha portato a definire delle strategie alternative per realizzare i depositi sfruttando edifici esistenti, ristrutturandoli o demolendoli per riutilizzarne la cubatura. Il primo deposito che si sta realizzando è ottenuto dalla ristrutturazione di un edificio che era adibito ad ospitare i diesel d’emergenza delle salvaguardie nucleari. Da tale ristruttu- Realizzazione della palificata per il deposito D1 – inserimento armatura Attività di decontaminazione da amianto in capannina razione si otterranno cinque locali di cui quattro ospiteranno i rifiuti condizionati provenienti da campagne di trattamento resine e fanghi effettuate sull’Impianto negli anni ’90 mentre l’ultimo ospiterà una parte dell’amianto proveniente dalle campagne di bonifica degli edifici di Centrale. Per ottimizzare il caricamento del deposito sono state studiate delle strutture ad hoc che permetteranno l’impilaggio dei fusti su tre livelli in condizioni di sicurezza. Il secondo Deposito avrà una cubatura di circa 10.000 m3 e una superficie di 1.500 m2. In questo edificio saranno stoccati i rifiuti provenienti dalla bonifica delle trincee interrate, dalla bonifica dell’amianto e da alcune attività di “decommissioning”. Per ragioni sismiche il deposito sarà realizzato su una palificata di fondazione di 75 pali di 1.2m di diametro, profondi 30 m. Per realizzare tale palificata si è dovuto procedere alla demolizione delle strutture che insistevano sull’area e in particolare sono stati demoliti alcuni dei cavidotti delle salvaguardie nucleari e parte della sottostazione elettrica. Ad oggi sono state terminate tutte le attività di demolizione ed è stata completata la realizzazione dei pali, sono in corso le prove di carico e le prove “cross-hole”. Terminata la campagna di validazione della palificata si procederà all’elevazione della struttura. In contemporanea, all’interno dell’edificio reattore sono in corso le attività di bonifica da amianto di tutti i sistemi e componenti. Per poter effettuare la rimozione dell’amianto è necessario che alcuni sistemi, quali ventilazione, impianto elettrico, drenaggi e adduzione acqua siano in funzione. Tali sistemi durante la messa in “Custodia Protettiva Passiva” erano stati tutti isolati. Si è deciso di ripristinare gli impianti di adduzione acqua e drenaggi esistenti, mentre per il sistema di ventilazione e per il sistema elettrico sono stati realizzati degli impianti di cantiere “ad hoc”. Per implementare la sicurezza il sistema di ventilazione è stato dotato di un sistema di filtrazione assoluta. Per poter permettere le attività di installazione dei nuovi sistemi è stata effettuata una pulizia preliminare di tutti i locali che ha portato al recupero di 13 t di amianto che si era sfaldato. Si stima di completare le attività di bonifica a dicembre 2009. prof. ing. Maurizio Cumo N. 14 - 1 Settembre 2009 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 5 DALLA PRIMA PAGINA│LA TRAGEDIA DI VIAREGGIO Il deragliamento del convoglio, il rilascio e l’esplosione del gpl segue da pag. 1 n seguito, dopo essere stati instradati verso Novara, i vagoni erano stati agganciati al convoglio diretto a Gricignano d’Aversa, nel Casertano, a pochi chilometri da Casal di Principe, dove è situata l’azienda alla quale era destinato il gpl: la Aversana Petroli S.r.l., appartenente alla famiglia dell’attuale sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino. Tale azienda riceve mediamente un carico alla settimana, che poi viene distribuito alle stazioni di rifornimento delle province di Caserta e di Napoli. Durante il suo viaggio verso sud, il treno merci ha attraversato Viareggio, il principale nodo ferroviario della provincia di Lucca, e, probabilmente a causa del cedimento di un carrello di uno dei primi carri cisterna, in prossimità della stazione della città toscana è avvenuto il deragliamento di cinque vagoni. A seguito dell’evento, da uno dei carri cisterna è iniziata la fuga di gpl che si è disperso rapidamente fino a 80 – 90 m dal vagone. I testimoni oculari, infatti, parlano di “nuvole bianche”4 che avrebbero invaso i binari e la zona residenziale limitrofa. In particolare, i due macchinisti hanno dichiarato che, mentre stavano transitando a Viareggio a circa 90 km/h (la velocità limite per quel tratto è di circa 100 km/h), hanno udito uno strattone, si sono affacciati, hanno visto la prima cisterna fuori sagoma (in fase di deragliamento) e hanno arrestato il convoglio. Secondo le loro dichiarazioni, la locomotiva si è quindi staccata e, dopo averla messa in sicurezza, i due sono fuggiti portando con sé i documenti relativi alla merce trasportata. Appena scesi dal convoglio, i due operatori si sarebbero trovati immersi in una nube di combustibile, dalla quale sono usciti riparandosi poi dietro ad un muretto. A questo punto hanno udito le prime esplosioni. I danni sono stati rilevati fino ad una distanza di 300 m dal vagone che ha rilasciato la sostanza (fortunatamente solo uno dei 14 presenti) e due palazzine poste nelle immediate vicinanze della stazione sono crollate. In seguito sono state evacuate circa 400 famiglie, per un totale di mille persone. Il gpl dovrebbe essere fuoriuscito da uno squarcio di I Fig. 1 – Immagine dellʼincendio seguito alle esplosioni (Fonte: Varesenews) Fig. 2 – Alcuni degli edifici vicini alla stazione, diverse ore dopo le esplosioni. Si nota la presenza di incendi residui al loro interno (Fonte: Il Foglio.it) Fig. 4 – Immagine del Fireball conseguente al BLEVE di alcuni carri cisterna di un convoglio ferroviario, contenenti petrolio ed etanolo, nei pressi della città di Luther in Oklahoma. Disastro avvenuto il 22.08.2008 (Fonte: CNN) Fig. 3 – Immagine di un tratto di ferrovia con i vagoni deragliati e della strada adiacente con alcune vetture parcheggiate e distrutte dallʼincendio (Fonte: candidonews - Ansa). circa 40 cm di lunghezza originato dall’urto e, forse, anche da alcune valvole danneggiate durante l’incidente. Gli idrocarburi, una volta fuoriusciti si sono diretti verso le abitazioni senza avvolgere le altre cisterne, che sono rimaste intatte. Ben peggiore sarebbe stato lo scenario nel caso in cui anche queste ultime fossero state coinvolte dalle esplosioni e dall’incendio susseguente (Fig. 2, 3). Da segnalare che, nei minuti immediatamente successivi l’incidente, stavano sopraggiungendo nella stazione di Viareggio due treni (un intercity e un regionale) che sono stati tempestivamente bloccati. Secondo le dichiarazioni del gruppo FS non ci sarebbe stato lo scoppio del primo carro cisterna, seguito dall’esplosione del gas fuoriuscito, come invece era stato detto sulla base delle primissime indicazioni, ma solo l’esplosione del gas rilasciato all’esterno a causa del danneggiamento del serbatoio. Il gpl si sarebbe, perciò, disperso, in seguito alla fuoriuscita seguita al deragliamento, raggiungendo le vicine vie urbane e alcune delle abitazioni adiacenti. Ad un certo punto, avrebbe trovato degli inneschi (ne bastano di entità piccolissima) e si sarebbero sviluppate le combustioni rapide che hanno determinato le prime esplosioni, udite da diversi testimoni. A tal proposito, alcuni vigili del fuoco che hanno partecipato alle operazioni di soccorso, hanno dichiarato che una delle abitazioni gravemente danneggiate durante l’evento è stata distrutta da un’esplosione avvenuta al suo interno, confermando tale tesi. Non si sarebbe dunque trattato di un BLEVE5, eventualmente seguito da un Fireball6 (Fig. 4), ma di un insieme di UVCE, CVCE7 e Flashfire8 del gpl fuoriuscito e disperso nell’ambiente circostante i va- goni. In caso di BLEVE e Fireball, come noto, le conseguenze avrebbero potuto essere anche molto peggiori di quello che sono state in questo caso, a causa, principalmente, dell’entità dell’esplosione, delle elevatissime tem- perature che si sarebbero raggiunte e della proiezione di frammenti. Si ricorda, infine, che è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il Decreto relativo alla promulgazione dello stato d’emergenza nella città di Viareggio. Tale provvedimento, che durerà fino al 31 dicembre, autorizza il Presidente del Consiglio a emanare un ulteriore Decreto nel quale saranno stabilite le misure necessarie per la ricostruzione e per aiutare la popolazione colpita dalla tragedia. Intanto, lo scorso 03.07.09 è stata parzialmente riaperta la stazione di Viareggio (due binari su otto). Il primo treno a fare tappa dopo l’incidente di lunedì è stato il regionale La Spezia-Pisa, alle 5h54’. dott. ing. Giovanni Manzini Ph.D., P.E. Dipartimento di Energia Politecnico di Milano [email protected] • DIAFRAMMI • MICROPALI• TIRANTI • PALI • INIEZIONI • CONSULENZE GEOTECNICHE NOTE 1) Miscela di propano (C3H8) e butano (C4H10) in quantità variabile in funzione dell’utilizzo e della stagione di impiego. Può contenere anche tracce di pentano (C5H12). 2) La Sarpom (Società per azioni raffineria padana oli minerali, http://www.esso.com/Italy-Italian/PA/Operations/IT_Refining_Trecate.asp) di San Martino di Trecate (No), situata ai confini del Parco Naturale del Ticino, all’interno del triangolo industriale Milano - Torino – Genova, tratta ogni anno circa il 7% dei prodotti petroliferi consumati in Italia. L’azienda occupa attualmente circa 400 addetti con un indotto di oltre 1.500 persone e si estende su un’area di oltre un milione di m2. La Esso detiene la maggioranza del pacchetto azionario (74,1%), mentre il restante (25,9%) appartiene alla Erg. 3) Vagoni speciali prodotti dalla Gatx (http://www.gatx.com/), azienda capofila del settore in Europa, capaci di trasportare 35 m3 di gpl. I documenti di viaggio del convoglio riportavano il propano quale sostanza trasportata. 4) Miscele degli idrocarburi componenti il gpl e di aria. Tali idrocarburi erano presenti in fase gassosa all’esterno del carro cisterna, anche se non si può escludere che fossero ancora esistenti piccole quantità in fase liquida (spray, aerosol). 5) BLEVE (Boiling Liquid Expanding Vapor Explosion): è lo scoppio di un serbatoio all’interno del quale vi è del liquido in ebollizione a causa dell’eccessivo riscaldamento (ad esempio in seguito ad un incendio all’esterno). La rottura delle pareti del serbatoio provoca un repentino e netto calo della pressione all’interno dello stesso e la rapida vaporizzazione della fase liquida rimanente nell’unità di stoccaggio, che determina un ulteriore incremento di pressione e il susseguente ampliamento dello squarcio nelle pareti. La sostanza che fuoriesce è solitamente una miscela bifase formata, in gran parte, da gas e vapori e in parte residua da liquido (spray ed aerosol). Nel caso si tratti di un combustibile, è altamente probabile l’ignizione della miscela reagente (combustibile + comburente/ ossigeno), che provoca una rapida combustione, spesso con lo sviluppo del fenomeno del Fireball. 6) Fireball: letteralmente “palla di fuoco”, è un fenomeno che avviene a causa di una combustione rapida di tipo esplosivo, cioè con la presenza di sovrappressioni di rilievo, che procede dal fronte esterno della miscela reagente verso l’interno. 7) UVCE (Unconfined Vapour Cloud Explosion), CVCE (Confined Vapour Cloud Explosion): l’UVCE avviene quando la miscela reagente esplode all’esterno, il CVCE invece quando tale esplosione avviene all’interno di un locale. In quanto qualche vincolo di confinamento è spesso presente, vengono spesso considerati anche gli PVCE (Partially-confined Vapour Cloud Explosion). 8) Flashfire: è la combustione rapida, ma senza andamento esplosivo (senza sovrappressioni di rilievo) di una miscela reagente. Via Washington, 72 - 20146 Milano Tel. 02.4983323 • Tel. e Fax 02.468897 6 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 14 - 1 Settembre 2009 CONGRESSO DI PESCARA A CURA DI ROBERTO DI SANZO A Pescara, dal 22 al 24 luglio, si è tenuto il cinquantaquattresimo Congresso Nazionale degli Ordini degli Ingegneri d’Italia Paolo Stefanelli: “L’unità della categoria è fondamentale per valorizzare il nostro patrimonio di competenza e professionalità” n minuto di raccoglimento per ricordare le vittime del terremoto che lo scorso 6 aprile ha colpito l’Aquila. E’ iniziato così il cinquantaquattresimo Congresso Nazionale degli Ordini degli Ingegneri d’Italia, svoltosi a Pescara dal 22 al 24 luglio scorso. Davanti ad oltre 600 professionisti, l’ingegner Paolo Stefanelli, presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri, ha voluto subito chiarire, con un gesto simbolico e carico di emozione, le tematiche portanti di un evento dal titolo “Sicurezza e sviluppo: il ruolo centrale degli ingegneri”. L’evento sismico e il contributo della categoria per la ricostruzione in Abruzzo in primo piano, dunque, ma non solo. Tra gli argomenti affrontati, anche la necessità urgente, per il mondo delle professioni, di una riforma dell’ordinamento. “E’ un convegno che sarà ricordato anche perché lo ab- U “Dobbiamo essere capaci di coinvolgere tutti i colleghi nelle battaglie per l’affermazione dei nostri valori, che coincidono con quelli della collettività” biamo tenuto nel mese di luglio, in quanto non era possibile farlo a settembre a causa delle elezioni degli Ordini provinciali”, ha spiegato il presidente Stefanelli, che successivamente si è soffermato, nella sua relazione di apertura lavori, su tre questioni ben definite, il leit motif, poi, della tre giorni pescarese. Innanzitutto, ecco l’approfondimento sulla sicurezza e lo sviluppo. “Il rischio caratterizza la nostra epoca, in ogni settore lavorativo ed ambito della vita sociale ed economica. Si tratta della vera emergenza del ventunesimo secolo”. Per Stefanelli è necessario un importante e definitivo salto di qualità: “E’ fondamentale che il rischio, sinonimo di inefficienza, si trasformi negli at- teggiamenti e nei modi di agire in ‘protezione dal rischio’. La prevenzione deve diventare una priorità assoluta, un concetto che rientra nelle corde e competenze degli ingegneri riuscire a diffondere, attraverso un dialogo serrato e costante con la società civile”. Ovviamente, come già detto, il terremoto ha influenzato gran parte dell’assi- se: un’intera mattinata, quella del 23 luglio, è stata dedicata ad un approfondimento dell’argomento, con gli interventi di esperti, professori universitari e politici che poi hanno partecipato ad una tavola rotonda dal titolo “Il ruolo degli ingegneri nella ricostruzione post-terremoto: dai terremoti dei centri storici alla nuova certificazione”. A moderare i lavori, il professor Edoardo Cosenza, ordinario di Tecnica delle Costruzioni all’Università Federico II di Napoli, che ha sottolineato il grande lavoro svolto dagli ingegneri “e il fattivo contributo fornito dalla categoria per le verifiche di agibilità degli edifici aquilani, che si sono svolte in un tempo che è la metà di quanto accaduto negli altri recenti eventi sismici”. Il presidente Stefanelli ha voluto infine lanciare un appello agli oltre 210 mila ingegneri che giornalmente svolgono con passione e competenza la professione in ogni angolo d’Italia: “Dobbiamo essere capaci di coinvolgere tutti i colleghi nelle nostre battaglie per l’affermazione dei nostri valori, che coincidono con quelli della collettività. Solo con l’unità della categoria riusciremo a rintuzzare la ripresa dei nostri nemici e potenziare al massimo gli strumenti di rappresentanza a livello istituzionale”. Il commento di Romeo La Pietra, presidente del Centro Studi del Cni Svolta epocale: gli ingegneri presentano una bozza di proposta di legge per la riforma dell’ordinamento della professione na svolta epocale per tutta la categoria, un passo in avanti davvero importante”. E’ questo il commento di Romeo La Pietra, presidente del Centro Studi del Cni, in seguito all’approvazione, da parte dell’assemblea dei presidenti, della bozza di proposta di legge per la riforma dell’ordinamento della professione di ingegnere. “Dopo un lungo e costruttivo dibattito – ha spiegato l’ingegner La Pietra, tra gli estensori del progetto legislativo – abbiamo dato vita ad un testo che si rifà unicamente alle nostre peculiari- “U tà ed esigenze, e contiene tutti quegli aspetti che noi ingegneri riteniamo fondamentali per un ulteriore sviluppo della categoria, a garanzia della qualità dell’offerta al servizio della collettività e del Paese”. Tra i punti fondanti il documento presentato a Pescara, l’annosa questione del rapporto tra la salvaguardia del principio della concorrenza e quello della qualità della prestazione: insomma, il delicato problema del sistema delle tariffe e della loro liberalizzazione. In particolare, si fisserebbe ad una percentuale del 20% la ribassabilità massima Tra i punti fondanti il documento presentato il rapporto tra salvaguardia del principio della concorrenza e qualità della prestazione Pescara, il Museo d'Arte Moderna, sede dell'Assemblea dei Presidenti nell’aggiudicazione di bandi di gara nel settore dei lavori pubblici, subordinando però tale possibilità al raggiungi- mento di standard qualitativi minimi, proprio per tutelare la qualità e la sicurezza della prestazione. Nel caso in cui ci si discostasse da tali parametri, entrerebbero in azione gli Ordini locali, con attività di verifica nei confronti dei professionisti coinvolti. Per quanto concerne gli altri argomenti di interesse della bozza di riforma, i primi tre articoli prendono in considerazione i principi generali che regolano la vita del sistema ordinistico delle varie professioni. “Di particolare importanza – si legge nel testo approvato nel corso del congresso abruzzese – la previsione di un regolamento specifico, denominato ‘ordinamento di categoria’, adottato dai Consigli nazionali delle categorie professionali organizzate in Ordini e Collegi e chiamato a dettare le prescrizioni attuative della definenda ipotesi di legge, quanto meno per quelle materie sulle quali le Regioni non abbiano potestà legislativa”. L’ipotesi di proposta di legge lascia, infine, ampia libertà al Cni per quanto riguarda la possibilità di istituzionalizzare l’assemblea dei presidenti e la regolamentazione delle associazioni ordinistiche. Tra gli interventi inaugurali, anche quello del presidente pescarese, Antonio Bellizzotti “Un congresso che ridà dignità e meriti agli ingegneri” n congresso che restituisce meriti e dignità agli ingegneri italiani, facendo luce sulle responsabilità e le competenze notevoli dei nostri professionisti”. Ha esordito così il padrone di casa, il presidente pescarese Antonio Bellizzotti, all’apertura dei lavori congressuali. Un breve discorso incentrato soprattutto, e non poteva essere altrimenti, sull’evento sismico dell’Aquila. “Siamo stati vittime di uno sciacallaggio mediatico – ha sottolineato l’ingegner Bellizzotti – terminato soli negli ultimi tempi, quando la professionalità degli ingegneri è stata completamente rivalutata e quando l’opinione pubblica ha compreso che non erano stati commessi, a priori, errori nella realizzazione della maggior parte degli edifici abruzzesi”. Luigi Albore Mascia, sindaco di Pescara, ha messo grande enfasi nell’attività svolta dai liberi professionisti, i quali “effettuano “U giornalmente un lavoro di mediazione sociale. In un Comune come il nostro, ad esempio, gli ingegneri sviluppano continuamente rapporti tra l’utenza e gli addetti ai lavori, promuovendo valori importanti come l’etica nello svolgimento della professione”. Messaggio condiviso anche da Guerino Testa, presidente della Provincia di Pescara, che offerto la massima collaborazione agli ingegneri “per risolvere le problematiche che assillano la categoria. Un congresso davvero importante anche e soprattutto per il terremoto. Gli ingegneri dovranno essere i garanti per la ricostruzione grazie alla loro professionalità e capacità che coniugano efficienza e sicurezza”. Barbara Bartoli, vice presidente dell’ANIAI, Associazione Nazionale Ingegneri e Architetti Italiani, si è focalizzata sulla “necessità di riscoprire con forza la voglia di fare professione. Certo, non dipende da- Il Tavolo Congressuale Da Sinistra, Claudio Rocca, Presidente La Spezia, Paolo Stefanelli, Cni, Antonio Bellizzotti, Presidente Pescara gli ingegneri se succede un terremoto; dipende dagli ingegneri però plasmare l’ambiente nel quale viviamo, renderlo più confortevole e sicu- ro. I professionisti hanno la possibilità di progettare il futuro in un momento particolarmente difficile”. Guido Montier, esponente dell’Au- torità di Vigilanza sui Lavori Pubblici, ha incentrato il suo intervento sulla necessità di porre “maggior attenzione sugli aspetti del sistema tariffario nel mondo professionale, dando vita ad un prezzario unico ed estendendo il metodo dell’offerta economicamente più vantaggiosa, proprio per cercare di evitare l’aggiudicazione di bandi con ribassi ingiustificati ed oltre la norma”. Particolarmente apprezzato il messaggio lanciato da Giuseppe Jogna, presidente del Consiglio Nazionale dei Periti Industriali. “Proprio recentemente, anche con l’importante contributo degli ingegneri – ha spiegato Jogna – abbiamo dato vita, con altre categorie, al P.A.T., l’associazione delle professioni dell’area tecnica, che si pone come obiettivo quello di fare chiarezza, una volta per tutte, sulle competenze professionali e sulle delimitazioni reciproche di azione. Ciò che voglio mettere in evidenza è che i periti industriali non vogliono assolutamente prendere nulla di più di quello che è di loro pertinenza”. N. 14 - 1 Settembre 2009 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 7 SPECIALE “ACQUA/3” Rete, manutenzione e materiali DOTT. ING. FRANCO LIGONZO opo l’inserto del n. 5, in cui abbiamo trattato alcuni argomenti di carattere generale e le tecnologie per la potabilizzazione, e quello del n.6, in cui abbiamo trattato le fasi del riuso, chiudiamo l’argomento “acque per uso civile”, trattando i tre aspetti principali relativi alle reti: l’architettura di rete, i processi di manutenzione, i materiali da costruzione. Con l’occasione pubblichiamo anche due contributi ricevuti da nostri lettori che testimoniano, fra l’altro, l’interesse suscitato: l’ingegner Martin riprende l’argomento della dissalazione dell’acqua, ampliandolo; il prof. Tomasino si interroga sulle previsioni della scienza climatica. Ringraziamo ancora i lettori per l’attenzione riservataci e, visto il riscontro positivo, ci impegnamo per un altro “speciale acqua” sugli usi agricoli e industriali nel 2010. D L’approvvigionamento idrico della città di Milano DOTT. ING. RICCARDO AIROLDI uso della falda sotterranea per l’approvvigionamento idrico della nostra città risale al Medioevo, come testimonia, in un suo scritto, Bonvesin della Riva, cronista contemporaneo di Dante Alighieri. Anche quando, nel 1888, fu costruito l’Acquedotto pubblico Comunale, per sostituire i pozzi dei privati, che fino ad allora avevano rifornito le singole abitazioni dei milanesi, si decise di continuare con l’uso dei pozzi, dopo un periodo di proposte e discussioni durato oltre un decennio. In verità l’Amministrazione Comunale aveva inizialmente scelto di rifornirsi da sorgenti della Val Brembana, ma la soluzione non poté essere adottata per l’opposizione di diversi enti della provincia di Bergamo, nonostante un intervento dell’Abate Stoppani in difesa della richiesta dei Milanesi. La scelta di proseguire con l’uso della falda fu comunque felice, perché la portata delle lontane sorgenti si sarebbe rivelata presto inadeguata per le richieste idriche della città, in rapida crescita, mentre la potenzialità della falda nel sottosuolo cittadino è stata sostanzialmente sempre sufficiente per soddisfare dette richieste. Si ricorda che, al momento della costituzione dell’acquedotto, Milano era una città di 300.000 abitanti, ma, già alla fine del secolo decimo nono gli abitanti salirono a 500.000, per poi superare negli anni ’70 del secolo scorso il numero di 1.800.000. I primi pozzi pubblici, perforati in L’ Fig. 1 – Livelli medi della falda e volumi annui pompati dallʼAcquedotto dal 1970 al 2008. prossimità dell’Arena Civica nel verde dell’attuale Parco Sempione, raggiunsero profondità superiori a 100 metri dal piano di campagna e furono dotati di filtri solamente al di sotto di 35 metri per escludere l’utilizzo della prima falda, non microbiologicamente sicura. L’acqua, prelevata con questi accorgimenti, risultava di qualità così buona da poter essere distribuita, nella maggior parte dei casi, senza alcun trattamento. L’Acquedotto milanese crebbe poi progressivamente, sviluppando sia gli impianti di sollevamento che la rete distributiva, senza un piano preordi- nato, inseguendo la crescita della città. Le stazioni di pompaggio, ciascuna con il proprio campo pozzi, furono costruite in vicinanza delle utenze da servire, all’interno dei quartieri esistenti e di quelli di nuova costruzione, utilizzando le acque poste “sotto i piedi” dei cittadini e al di sotto delle aree dove si svolgevano le diverse attività. Aspetti quantitativi Vi furono timori di carenze solamente negli anni ‘60 e ’70 del secolo scorso, quando ai prelievi dell’acquedotto – che arrivarono ad un’estrazione di oltre 350 milioni di m3/anno –si som- Le reti idropotabili: materiali utilizzati, criteri manutentivi e gestionali, contenimento e riduzione delle perdite DOTT. ING. STEFANO TANI a rete acquedottistica dell’ATO Città di Milano, gestita da più di quattro anni da Metropolitana Milanese S.p.A. (in seguito MM), si sviluppa per circa 2.400 Km (la distanza, comprensiva di viaggio di andata e di ritorno, che separa Milano da Madrid) lungo le vie cittadine; le acque, emunte dalla falda sotterranea a mezzo di circa 400 pozzi che attingono acqua dal grande serbatoio costituito dalla falda, e distribuite dalla rete acquedottistica, vengono in precedenza trasportate da circa 100 Km di tubazioni. Queste ultime condotte costituiscono la rete di addu- L zione ovvero il collegamento tra i suddetti pozzi e le 30 centrali di pompaggio: edifici fuori terra, seminterrati o interrati, dove sono collocate le vasche di raccolta, i macchinari elettrici ed idraulici, le apparecchiature di controllo e comando, gli impianti di trattamento (filtri a carbone attivo, torri di aerazione, impianti ad osmosi inversa, clorazione, disinfezione con UV) che garantiscono l’immissione nella rete di distribuzione dell’acqua sollevata e trattata assicurando adeguate pressioni (mediamente comprese tra i 4 e i 6 bar). La struttura della rete idrica di distribuzione è a tela di ragno configurata secondo la tessitura delle vie cittadine per rifor- nire gli edifici che, raggruppati in isolati, sono presenti sul territorio urbanizzato cittadino. Le tubazioni presentano una gamma di diametri che varia tra i 150 e i 1200 mm; elementi caratterizzanti della rete acquedottistica sono gli organi di manovra (valvole e saracinesche per un totale complessivo di circa 27.000), gli idranti (del tipo sottosuolo per un totale complessivo di circa 16.000) e le circa 450 fontanelle tipo “Milano”. Le derivazioni d’utenza, terminali di consegna ai Clienti dei circa 230.000.000 di metri cubi d’acqua potabile recapitati nelle case ogni anno (pari a quasi 200.000 autobotti al giorno!) sono invece circa 52.000. Il monitoraggio delle marono i prelievi incontrollati dei pozzi privati, perforati in gran numero per usi artigianali e industriali. Le portate estratte superarono gli afflussi di reintegro della falda e nelle zone centrali della città si formò una grande depressione; il livello della falda scese a oltre 40 m dal piano di campagna. Il fenomeno cessò alla metà degli anni ’70, non tanto per l’entrata in vigore della Legge n°319 del 1976, che disponeva il controllo dei prelievi e il censimento dei pozzi privati, ma perché cominciarono a diminuire sia i segue a pag. 8 Depurazione delle acque: il sistema di Milano DOTT. ING. DOTT. ING. MAURIZIO BROWN SAVINO COLIA ià dal XII secolo le acque cloacali di Milano, convogliate nella roggia Vettabbia vennero vantaggiosamente utilizzate dai monaci Cistercensi dell’Abbazia di Chiaravalle per irrigare i prati marcitori del vasto comprensorio agricolo a valle della città. Le acque ricche di sostanze organiche, scorrendo sul terreno, ne aumentavano la fertilità subendo, nel contempo, un processo di depurazione biologica naturale davvero esemplare e del tutto analogo al processo di fitodepurazione. L’attuale sistema di trattamento delle acque reflue della città di Milano è stato configurato in modo da non alterare l’asset- G perdite nella rete idrica viene considerata un’operazione necessaria per garantire un utilizzo efficiente e consapevole dell’acqua: per questo MM ha definito e attuato una serie di azioni finalizzate a valutare l’efficienza della rete e a pianificare gli interventi di riparazione e sostituzione delle condotte. Dopo un’attenta analisi dello stato di fatto MM ha pianificato campagne di ricerca e monitoraggio delle perdite tramite il controllo della rete idrica con tecniche acustiche (sistemi di prelocalizzazione acustica computerizzata, correlazione, localizzatori di perdita geofonici). to tradizionale del territorio, continuando a privilegiare la destinazione delle acque depurate al riuso irriguo. Esso risulta articolato in tre poli di depurativi, ciascuno a servizio dei tre bacini scolanti secondo cui risulta suddiviso il territorio del Comune di Milano in funzione dei recapiti finali (figura 1). ■ Polo di Milano San Rocco a servizio del bacino scolante occidentale e del Comune di Settimo Milanese, con recapito finale nel Colatore Lambro Meridionale e, tramite sollevamento, alle rogge Pizzabrasa e Carlesca che svolgono funzione irrigua su un esteso territorio a sud della città fino a interessare la Provincia di Pavia; segue a pag. 10 segue a pag. 8 ICMQ offre alle Aziende del settore Costruzioni: servizi di valutazione e certificazione di Sistemi di Gestione e di Prodotto, servizi di Ispezione e Verifica dei Progetti, Marcatura CE e Certificazione degli Edifici. i nostri pilastri portanti ICMQ vanta riconoscimento internazionale. 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Si ricorda che nel 2006 un’indagine di Mediobanca ha indicato il Servizio Idrico Integrato di Milano come il meglio gestito tra i Servizi Idrici Italiani. segue da pag. 7 prelievi dell’acquedotto, per la riduzione del numero di residenti, sia i prelievi dei privati per la riduzione del numero di industrie idro-esigenti. Il grafico in figura 1 riporta gli andamenti del valore medio della soggiacenza (la distanza del livello della falda dal piano di campagna) e dei volumi annui erogati dall’acquedotto negli ultimi decenni. Negli ultimi anni i volumi erogati dall’acquedotto sono in continua diminuzione – nel 2008 sono stati erogati 231 milioni di m3 con un calo di circa il 34% rispetto al valore massimo (di 350 milioni) raggiunti nel secolo scorso - e l’emungimento dei pozzi privati è diminuito di oltre il 90%. Il numero di residenti si mantiene attorno a 1.300.000. Pertanto attualmente non vi sono rischi di carenze quantitative e i livelli della falda si possono ritenere sotto controllo. Aspetti qualitativi La scelta di rifornirsi dalla falda sotterranea all’interno della città ha influito anche sulla qualità della risorsa. Infatti gli inquinanti chimici - dispersi da industrie e artigiani operanti nell’area cittadina e a monte della stessa poco o per niente biodegradabili, penetrarono in profondità raggiungendo la falda utilizzata dall’acquedotto, tra 35 e 100 m dal piano di campagna. Si salvò soltanto la falda “profonda”, oltre i 100 – 120 m, perché protetta da un banco continuo impermeabile di argilla. La diffusione dei contaminanti fu facilitata dalla mancanza, durata molti anni, di una qualsiasi legislazione di tutela ambientale. Si ricorda che la prima legge sull’argomento fu la già citata Legge n°319 del 1976. I principali inquinanti individuati furono: il cromo esavalente nei primi anni ‘60, i composti organo-alogenati nel 1975 e i pesticidi, in particolare atrazina, nel 1986. Mentre, per la quasi totalità dei contaminanti, caratterizzati da una diffusione limitata, l’acquedotto riuscì a rispettare i limiti prescritti dalle nor- Fig. 2 – Mappa della città con centrali, pozzi e impianti di trattamento mative, escludendo dall’uso i pozzi maggiormente inquinati, questo non fu possibile per i composti organo-alogenati (tricloroetilene, tetracloroetilene, cloroformio, etc.) accertati nel 1975 dal Laboratorio Provinciale di Igiene e Profilassi, perché diffusi in quasi tutta la falda e, spesso, con elevate concentrazioni. In quel tempo non esisteva alcuna normativa per la presenza di questi composti nelle acque potabili e fu proprio il Comune di Milano a stabilire, tramite una commissione di esperti, un limite di accettabilità, determinato in analogia con le norme esistenti per l’assorbimento di queste sostanze, mediante inalazione, negli ambienti di lavoro. La Comunità Europea intervenne soltanto successivamente, per regolamentare la qualità delle acque destinate al consumo umano, con la Direttiva n. 778 del 1980, che fissava il limite di 30 µg/l per la somma totale degli orga- no-alogenati, e poi con la Direttiva n. 83 del 1998, che introduceva il limite di 10 µg/l per la somma di tricloroetilene e tetracloroetilene, sostanze maggiormente presenti nei pozzi della nostra città. Queste direttive furono recepite dalla Legge Italiana, la prima con il DPR 236 del 1988 e la seconda con il D.lgs. 31 del 2001. Per conformare la qualità dell’acqua erogata alle prescrizioni di legge, anche per i composti organo-alogenati, fu necessario attuare un programma di opere comprendente: ■ la costruzione di nuove centrali in zone periferiche indenni da queste contaminazioni; ■ la perforazione di pozzi “profondi” per attingere dall’acquifero, sostanzialmente incontaminato, esistente al di sotto di 100-120 metri dal piano di campagna; ■ l’installazione di impianti di trattamento, in particolare filtri a carboni attivi, torri di aerazione e impianti a osmosi inversa. Con interventi di questo tipo si raggiunse, l’8 maggio ’94, il completo rispetto delle prescrizioni del DPR 236/88 e, successivamente, il 25 dicembre del 2003 delle prescrizioni del D.Lgs 31/01. La figura 2 riporta la mappa delle stazioni di pompaggio e degli impianti di trattamento. In particolare nel ’94 furono installate, in poco più di un mese, 26 torri di aerazione nelle centrali maggiormente contaminate e, da quel momento, la qualità dell’acqua è sempre stata perfettamente conforme alle disposizioni di legge. L’erogazione di acqua di buona qualità è ottenuta per il 25% circa dalle centrali periferiche in zone indenni, costruite negli ultimi decenni in particolare Linate (1977), Assiano (1985) e Lambro ( 2000) - e per il 75% dalle cen- trali interne, dotate di impianti di trattamento. La continua conformità è assicurata dai controlli analitici quotidiani – per un totale di 250.000 analisi di parametri, microbiologici, chimici e chimico fisici su 24.000 campioni di acqua prelevati ogni anno - effettuati, sia dalla Azienda Sanitaria Locale, tramite il Laboratorio dell’ARPA, sia dal Laboratorio Interno dell’Acquedotto, molto potenziato negli ultimi anni e oggi in grado di eseguire tutte le analisi necessarie all’accertamento della potabilità delle acque. La buona qualità dell’acqua distribuita è riconosciuta anche da associazioni che tutelano gli interessi dei cittadini, come Legambiente. Altri aspetti positivi del Servizio Idrico Integrato Milanese, gestito direttamente dal Comune fino a giugno del 2003 e successivamente affidato ad MM SpA, possono essere considerati le basse Conclusioni e prospettive Sfruttando la ricchezza di risorse idriche sotterranee dell’area milanese è sempre stato possibile garantire alla nostra città un approvvigionamento idrico quantitativamente adeguato. Si sono invece verificati problemi qualitativi, ma sono stati risolti e, dal 1994, l’acqua distribuita è perfettamente conforme alle leggi italiane e alle direttive della C.E. sulla qualità dell’acqua destinata al consumo umano. Nel futuro dovrà proseguire la costruzione delle Centrali periferiche - alimentate da pozzi dotati delle aree di protezione e rispetto prescritte dalle normative - destinate progressivamente a sostituire le centrali interne. Tuttavia, poiché le aree di protezione non danno la sicurezza che i pozzi non possano essere raggiunti dagli inquinanti chimici, in grado di avanzare per diversi chilometri, in alcuni casi il ricorso ai trattamenti potrà essere necessario anche in zone periferiche, perdurando la dispersione nell’ambiente di pesticidi, in particolare diserbanti. E’ comunque consigliabile ridurre progressivamente l’uso a scopo potabile della falda delle zone centrali della città, perché questa risorsa è utilizzata anche da un crescente numero di pozzi perforati per alimentare pompe di calore e inoltre rischia di subire effetti negativi dalla massiccia occupazione del sottosuolo con strutture in cemento armato - ad es. autorimesse interrate - già avvenuta e in ulteriore espansione nel futuro. dott. ing. Riccardo Airoldi, MM Spa - Servizio Idrico Integrato della Città di Milano Le reti idropotabili: materiali utilizzati, criteri manutentivi e gestionali, contenimento e riduzione delle perdite segue da pag. 7 e perdite della rete distributiva quantificabili pari a circa il 10% dell’acqua immessa possono essere considerate eccellenti rispetto alle perdite mediamente riscontrabili nei paesi europei (20-30%) e nelle altre realtà italiane (30-40%). Gran parte della rete (circa 65%) è costituita da tubazioni in ghisa grigia, materiale ottimo per la resistenza alle corrosioni ma caratterizzato da una sensibile fragilità e quindi esposto a rotture per effetto delle sollecitazioni meccaniche e delle vibrazioni (traffico, passaggio tram, vibrazioni metrò, ecc.). Già dai primi anni settanta a Milano in luogo della ghisa grigia si utilizza la ghisa sferoidale (odierna estensione circa 20%) che presenta minore fragilità e migliori caratteristiche meccaniche. La scelta di tubazioni in ghisa sferoidale combinata con materiali di rivestimento interno quali la malta cementizia ed esterno quali zinco, al- L luminio e vernici epossidiche, ha comportato un aumento dell’efficienza della rete idrica e un aumento dei rendimenti meccanici e idraulici. Anche le tubazioni in acciaio (estensione circa 15%) vengono oggi sostituite, pure nel caso di grandi direttrici idriche, con nuove tubazioni in ghisa sferoidale. Dal 2004 MM ha quindi deciso di incrementare l’efficienza della rete idrica aumentando i chilometri di rete acquedottistica in ghisa sferoidale; nel quadriennio di gestione sono state indette diverse gare d’appalto per la realizzazione, la sostituzione e il potenziamento di circa 30.000 metri complessivi di rete acquedottistica. La costante attenzione alle nuove tecnologie abbinata alla ricerca di soluzioni che si prefiggono obiettivi quali il minor impatto possibile sulla viabilità cittadina e la minimizzazione dei costi diretti nonché di quelli socioambientali connessi alle operazioni di scavo, ha portato MM, in alternativa alla classica tecnologia a scavo aper- to, all’utilizzo di interventi di ripristino delle reti facendo ricorso a tecnologie non invasive che consentono la riabilitazione delle tubazioni perseguendo la minimizzazione degli scavi (interventi specialistici che consistono nel rivestimento interno con malta cementizia con tecnica definita “cement mortar line”). Gli interventi di riabilitazione e potenziamento della rete acquedottistica sono però solo parte dei quotidiani interventi di manutenzione ordinaria e di pronto intervento sulla rete stessa: si evidenzia che solo nel corso dell’anno 2008 il Reparto Pronto Intervento ha ricevuto circa 6.000 chiamate (richieste di intervento) che hanno comportato la necessità di ricorrere in circa 1.250 casi ad operazioni di scavo su suolo pubblico cittadino. In aggiunta agli interventi di emergenza si evidenziano gli interventi programmati (circa 800 effettuati nel 2008) per la nuova posa, il risanamento, lo spostamento o l’aumento di diametro delle derivazioni d’utenza. L’organizzazione degli interventi (escludendo le opere in regime di pronto intervento) in una realtà complessa come quella della città di Milano per il numero di sottoservizi presenti (reti gas, elettricità, telefonia, ecc.) e per le condizioni ambientali (traffico cittadino, pavimentazioni di pregio, ecc.) comporta un grande impegno in termini di ottenimento delle autorizzazioni, di programmazione dei lavori, di organizzazione e di gestione dei cantieri. Nel 2004 il Comune di Milano (Settore Tecnico Infrastrutture) ha trasferito a MM l’attività di coordinamento degli scavi su suolo pubblico: è stata quindi creata un’apposita struttura per la gestione dei servizi di produzione, raccolta, scambio e aggiornamento dei documenti di autorizzazione agli scavi: l’Ufficio Coordinamento Scavi. Obiettivo del coordinamento è quello di controllare e razionalizzare l’iter procedurale tecnico evitando ritardi nei tempi di risposta ai Clienti, al Comune e ai Soggetti interes- sati che operano sul territorio (per numero di circa 30!). Uno degli obiettivi primari di MM è una sempre migliore conoscenza della rete in gestione, del suo funzionamento e del sottosuolo dove è ubicata. La realizzazione di un sistema informativo territoriale in cui saranno archiviate, gestite e puntualmente aggiornate le mappature e le informazioni alfanumeriche della rete idrica e dei relativi impianti consentirà di conoscere la consistenza delle infrastrutture e del Servizio favorendone una più corretta e ottimale gestione. L’acquisizione di specifico software di simulazione idraulica abbinata a campagne di misura di pressioni e portate, alla creazione di stazioni fisse per l’acquisizione di misure lungo la rete (“se ti viene di trattare dell’acqua consulta prima la esperienza e poi la ragione” diceva il maestro Leonardo Da Vinci), consentiranno la creazione di un modello capace di simulare il comportamento idraulico della rete. Una migliore co- noscenza del sottosuolo sarà invece acquisita attraverso progetti di ricerca che prevedono la sperimentazione di nuove tecnologie e strumentazioni georadar tridimensionali, condotti da in collaborazione con Fondazione Politecnico di Milano e il Dipartimento di Ingegneria Strutturale del Politecnico. Gli eccellenti risultati nel monitoraggio delle perdite idriche, nel potenziamento e nella sostituzione di reti ammalorate e negli interventi di riparazione urgenti ottenuti nella gestione della rete acquedottistica in un contesto complesso quale la città di Milano, evidenziano il costante impegno di MM nel definire e attuare un piano di investimenti razionale, articolato per obiettivi, settori di intervento e fortemente orientato all’innovazione tecnologica e al miglioramento del servizio di distribuzione dell’acqua. dott. ing. Stefano Tani MM Spa - Servizio Idrico Integrato della Città di Milano N. 14 - 1 Settembre 2009 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 9 L’acciaio inox al servizio dell’acqua potabile Tabella 1 - Acciaio inossidabile e altri materiali utilizzabili nelle diverse fasi del ciclo integrato dell’acqua potabile Fasi del ciclo integrato Come confermano le sempre più frequenti applicazioni, l’acciaio inossidabile si sta guadagnando una propria identità in un settore che, comunque, vede protagonisti altri materiali. Proprio in virtù di questo crescente impiego si è pensato di fare un punto della situazione relativamente alle tipologie utilizzate a contatto con l’acqua potabile, alle caratteristiche di resistenza alla corrosione e di igienicità ed infine alle normative e alle leggi attualmente vigenti sia a livello nazionale che a livello internazionale. DOTT. ING. FAUSTO CAPELLI CENTRO INOX Resistenza alla corrosione Solitamente, in qualsiasi ambito industriale, la scelta di impiegare acciaio inossidabile è dettata dalla necessità di avere un materiale che resista alla corrosione e che sia pertanto duraturo nel tempo senza necessità di manutenzione straordinaria. Entrando nello specifico dell’applicazione (acqua potabile), la direttiva europea 98/83/CE, recepita in Italia con il DL 2 febbraio 2001 n. 31 (“Attuazione della direttiva 98/83/CE relativa alle qualità delle acque destinate al consumo umano”), fissa i parametri chimici di quella che comunemente viene denominata acqua potabile. Pertanto, in mancanza di un’analisi specifica dell’acqua, per una corretta valutazione del tipo di acciaio inossidabile da impiegare è bene tenere presente i parametri chimici indicati dalla direttiva, con particolare attenzione ai livelli massimi di ioni cloruro e di clorito. In aggiunta negli impianti di acqua potabile, per controllare batteri e limo, si usa solitamente la clorinazione che, se eseguita su livelli molto alti, può aumentare l’aggressività dell’acqua. Igienicità L’igienicità di un materiale, in generale, può essere definita come la combinazione di una serie di aspetti che sono così riassumibili: ■ resistenza alla corrosione a sua volta estrinsecata in: azioni atte a rimuovere anche le più piccole tracce di depositi, sporcizia e inquinamento batterico. ■ assenza di un qualunque rivestimento protettivo che, quando si scheggia, si usura, si fessura o comunque si deteriora, crea discontinuità superficiali che si trasformano in ricettacoli di germi e sporcizia; tali discontinuità possono divenire sede di innesco di fenomeni corrosivi o portare allo scoperto un materiale di base che potrebbe essere tossico. ■ superficie compatta priva di porosità: la superficie non deve assorbire particelle di qualsiasi provenienza, che successivamente alterino il prodotto con cui vengono in contatto. ■ elevata resistenza agli urti e alle sollecitazioni meccaniche in genere: sbeccature e cricche che diventerebbero terreni fertili per i germi. ■ resistenza agli shock termici: durante il ciclo di utilizzo gli sbalzi di temperatura non devono creare rotture o cricche per i motivi già citati. ■ elevata rimovibilità batterica: nei cicli di pulitura e sanificazione di attrezzature e impianti, le cui superfici vengono regolarmente contaminate da colonie di batteri, si devono poter ripristinare in toto le loro qualità originarie. La rimovibilità batterica deve anche essere assicurata per tutto il ciclo di vita. ■ bassa ritentività batterica: rimuovere i batteri è possibile, ma se già trovano vita dura nel formarsi vengono migliorate le condizioni di esercizio. Decreti e norme A livello di decreti e norme, a conferma di questo fatto, esiste in Italia una lista positiva degli acciai inossidabili contenuta nel Decreto Ministeriale del 21 Marzo 1973 che fissa la “Disciplina igienica degli imballaggi, recipienti, utensili destinati a venire in contatto con le sostanze di uso alimentare o con le sostanze di uso personale”. Tale lista annovera, con i relativi aggiornamenti, una trentina di acciai inossidabili, tra cui i più impiegati sono certamente l’AISI 304 e 316 (EN 1.4301 e 1.4401) con le relative varianti a basso carbonio, 304L e 316L. Lo stesso decreto riporta all’art. 37 i limiti di migrazione specifica per gli oggetti di acciaio inossidabile destinati al contatto prolungato o breve con sostanze alimentari. Tali limiti, fissati in 0,1 ppm massimo sia per il cromo trivalente (Cr III) sia per il nichel (Ni), sono ben superiori ai valori effettivi che si riscontrano nella pratica. I limiti del decreto italiano sono stati fissati sulla base di Fig. 1 - Andamento della ritentività batterica in funzione del numero di lavaggi per superfici usate di vari tipi di materiale prove convenzionali per salvaguardare, giustamente, la tutela del consumatore. Inoltre in Italia è recentemente entrato in vigore il DM 6 Aprile 2004 n. 174 (Regolamento concernente i materiali e gli oggetti che possono essere utilizzati negli impianti fissi di captazione, trattamento, adduzione e distribuzione delle acque destinate al consumo umano), una legge specifica per i materiali idonei al contatto con l’acqua potabile; per ciò che concerne l’inox, in tale documento si fa riferimento alla lista positiva contenuta nel sopraccitato DM 21/3/73 per sancire i tipi di inossidabile idonei al contatto con l’alimento di base, ovvero l’acqua. Al di fuori dell’ambito nazionale, esistono alcune norme e leggi relative all’impiego dell’inox nel settore delle acque potabili. Scelta e applicazione La scelta dell’uno o dell’altro tipo dipende da vari fattori, che devono essere sempre tenuti presente per identificare il giusto tipo di lega in funzione dell’applicazione. I parametri fondamentali sono: tipo e concentrazione della soluzione aggressiva (in questo caso l’acqua potabile), con particolare attenzione alla presenza di ioni cloruro e fluoruro, temperatura, pH, velocità del fluido a contatto con le pareti dell’acciaio inossidabile. Si deve comunque considerare che anche altri fattori possono influenzare l’innesco di eventuali fenomeni corrosivi, qua- Materiali utilizzabili Captazione Filtrazione Stoccaggio Trasporto Distribuzione finale Rubinetti domestici Acciaio inox, cemento, acciaio zincato, ghisa Acciaio inox, cemento, acciaio zincato Acciaio inox, cemento, acciaio zincato, PE Acciaio inox, cemento, acciaio zincato, ghisa, PE Acciaio inox, acciaio zincato, PE, rame Acciaio inox, ottone cromato o variamente rivestito Tabella 2 - Composizione chimica degli acciai inossidabili maggiormente impiegati nelle varie fasi del ciclo integrato dell’acqua potabile C Cr Ni Mo 0,07 max 0,030 max 0,07 max 0,030 max 17,00 ÷ 19,50 18,00 ÷ 20,00 16,50 ÷ 18,50 16,50 ÷ 18,50 8,00 ÷ 10,50 10,00 ÷ 12,00 10,00 ÷ 13,00 10,00 ÷ 13,00 2,00 ÷ 2,50 2,00 ÷ 2,50 Designazione EN 10088 (AISI) 1.4301 (304) 1.4306 (304L) 1.4401 (316) 1.4404 (316L) Tabella 3 - Esecutori e tipologie dei test di cessione in acqua potabile effettuati sugli acciai inossidabili Esecutore del test Procedura del test Co-normative research BS 7766:1994 e test su impianto di prova DWI (Drinking Water Inspectorate) BS 7766 modificata ITS (Interlek Testing Services) BS 7766:2001 European Commission ■ Valutazione del grado di rilascio in acqua potabile sintetica con immersione per una settimana a 23 °C e a 70 °C ■ Studio elettrochimico nella medesima acqua per tracciare le curve di polarizzazion Directorate - General for Research - Technical Steel Research “Assessment of stainless steelsʼ compatibility in food and health applications regarding their passivation ability” – Contract No 7210-KB/422, 340 (1 July 1996 to 30 June 1999) LaQue Center for Corrosion Technology, Inc Test di corrosione e di rilascio “Hazard Classification of Alloys” Prepared for the International Council on Metals and the Environment British Steel plc, Swinden Technology Test di rilascio su un impianto di prova Avesta Sheffield Ltd ECSC contract 7210.MA/818 li la finitura superficiale, il collegamento con altri materiali metallici e i criteri di progettazione e messa in opera. Ad esempio un’oculata progettazione che elimini possibili pericoli dovuti a depositi aggressivi, sarà una garanzia in più per l’efficienza dell’impianto. Al fine di minimizzare i fenomeni di innesco della corrosione sull’inox, è bene seguire anche delle precauzioni in fase di lavorazione e messa in opera. Prima di tutto è da evitare qualsiasi forma di contaminazione, per esempio ferrosa, che potrebbe verificarsi durante lo stoccaggio o per effetto di lavorazioni con utensili precedentemente usati su acciaio al carbonio. Un inox inquinato è certamente più suscettibile a inneschi corrosivi. Le giunzioni saldate con materiale d’apporto devono essere eseguite con elettrodo compatibile con il metallo di base, mentre le unioni meccaniche devono prevedere che i materiali costituenti l’organo di collegamento, ad esempio i bulloni, siano anch’essi in inox o di pari nobiltà (es. monel). Si eviteran- no in tal modo spiacevoli fenomeni di corrosione dovuta ad accoppiamento galvanico. La decontaminazione delle superfici può avvenire con prodotti decapanti e passivanti opportunamente calibrati e utilizzati; per la pulizia potranno essere impiegati detergenti non a base clorata. In generale l’acqua e sapone o l’acqua addizionata con soda costituiranno degli ottimi prodotti per la pulizia dell’inox. Anche il vapore sarà un ottimo sanificante, sempre controllando la composizione dell’acqua di partenza. 10 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 14 - 1 Settembre 2009 La depurazione delle acque reflue: il sistema depurativo di Milano Tabella 1 - Riassunto delle caratteristiche progettuali degli impianti di depurazione della città di Milano Impianto Bacino Estensione bacino Anno di attivazione completa Popolazione servita Portata media giornaliera Massima portata di pioggia San Rocco Nosedo Peschiera Borromeo Occidentale 10.130 ettari 2004 1.050.000 a.e. 4,000 m3/s 12,000 m3/s Centro-Orientale 6.900 ettari 2004 1.250.000 a.e. 5,000 m3/s 15,000 m3/s Orientale 2.230 ettari 2005 250.000 a.e. 1,100 m3/s 3,300 m3/s Tabella 2 - Caratteristiche qualitative delle acque trattate dal sistema depurativo della città di Milano Impianto Fig. 1 - Planimetria del territorio comunale milanese, con lʼindicazione del tracciato dei collettori principali, dei tre bacini scolanti e dei relativi impianti di depurazione: 1 Peschiera Borromeo, 2 Milano Nosedo, 3 Milano San Rocco segue da pag. 7 ■ Polo di Milano Nosedo a servizio del bacino centro orientale, con recapiti finali nella roggia Vettabbia, che alimenta un comprensorio agricolo di estensione pari a circa 2.000 ettari compreso tra l’abitato di Chiaravalle Milanese e la cittadina di Melegnano, e nel Cavo Redefossi; ■ Polo di Milano Est – Peschiera Borromeo costituito da una linea di depurazione, a servizio dei quartieri orientali di Milano, che si affianca a una prima linea già da tempo esistente a servizio di nove comuni dell’est-milanese, a servizio del bacino orientale e con recapito finale nel Fiume Lambro Settentrionale. Il sistema, realizzato tra il 2000 e il 2005 nell’ambito dell’attività del Commissario Delegato alla depurazione delle acque reflue del Comune di Milano, ha una potenzialità complessiva pari a 2.550.000 abitanti equivalenti ed è in grado di trattare una portata media giornaliera in periodo di tempo secco (Q24) pari a 10,100 m3/s e una portata massima, in tempo di pioggia, di 30,300 m3/s, corrispondente a 3 volte la portata media di tempo secco (3 x Q24). A far tempo dalla fine di giugno 2003 la gestione del Servizio Idrico Integrato, comprendente il sistema depurativo e le reti acquedotto e fognatura milanesi, è stata af- fidata a Metropolitana Milanese S.p.a.. Operativamente, la gestione dell’impianto di Milano San Rocco è affidata in appalto a Degrémont S.p.a., mentre quella di Milano Nosedo è affidata in concessione a un Raggruppamento di Imprese (Concessionario MilanoDepur S.p.a.). La seconda linea dell’impianto di Peschiera Borromeo è gestita da Amiacque S.r.l., già CAP Gestione S.p.a.. I limiti di emissione per gli impianti di depurazione del Comune di Milano, riassunti nella tabella riportata di seguito, sono quelli della Tabella 2 dell’Allegato 5 del Decreto Legislativo n. 152 del 2006, ovvero quelli previsti BOD5 COD Solidi Sospesi Totali Azoto Totale Fosforo Totale Escherichia coli (*) San Rocco Nosedo Peschiera Borromeo 10 mg O2/l 125 mg O2/l 10 mg/l 10 mg N/l 1 mg P/l 10 UFC/100 ml 10 mg O2/l 100 mg O2/l 10 mg/l 10 mg N/l 1 mg P/l 10 UFC/100 ml 10 mg O2/l 60 mg O2/l 10 mg/l 10 mg N/l 1 mg P/l 10 UFC/100 ml (*) limiti per acque destinate ad uso irriguo per le aree sensibili. Pertanto, l’intera portata trattata dall’impianto di Milano Nosedo e destinata alla Roggia Vettabbia, e quella erogata dall’impianto di Milano San Rocco alle rogge Pizzabrasa e Carlesca durante il periodo irriguo, sono trattate in modo tale da garantire il rispetto delle prescrizioni di cui al Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio 12-062003, n. 185. Nel complesso, su un totale di 252.500.000 metri cubi di acque trattate da tutto il sistema depurativo, nell’anno 2007 ben 83.100.000 metri cubi sono stati destinati al riutilizzo irriguo. L’impianto di Milano San Rocco (figura 2) è ubicato all’estrema periferia sud di Milano, al confine con il Comune di Rozzano. Il sistema di collettamento è costituito da un collettore principale che raccoglie le acque reflue scaricate da diversi sottobacini della parte occidentale della città. Il processo di depurazione dei liquami comprende gli stadi di pretrattamento meccanico, il trattamento biologico del tipo a biomassa sospesa, il trattamento terziario. La linea fanghi comprende le sezioni di ispessimento, la disidratazione meccanica e l’essiccamento termico. Una sezione di captazione e trattamento dell’aria maleodorante completa lo schema Roberto Marino Ma arino Calcestruzzo Calcest truzzo e Imprese Im mprese p foto: Fotogramma S.r.l. Fig. 2 - Impianto di depurazione di Milano San Rocco Fig. 3 - Impianto di depurazione di Milano Nosedo Calcestruzzo e Imprese è un manuale illustrato destinato ai Responsabili di cantiere e alle Direzioni Lavori in cui si possono trovare informazioni e utili consigli per la corretta prescrizione, messa in opera, stagionatura e controllo del calcestruzzo Roberto Marino IMREADY SRL 64 a colori Brossurato 17x24 cm ` 25,00 Per informazioni: www.imready.it Tel. 0549 941003 foto: Fotogramma S.r.l. Autore Editore Pagine Confezione Formato Prezzo Fig. 4 - Impianto di depurazione consortile di Peschiera Borromeo (sullo sfondo la 2^ linea di depurazione a servizio del bacino orientale milanese) di processo. L’impianto di Milano Nosedo (figura 3) è il polo depurativo più grande, che tratta circa il 50% della portata di acque reflue prodotte dalla città. Lo schema di adduzione è costituito da cinque collettori principali che raccolgono gli scarichi del bacino scolante centro-orientale cittadino e li collettano all’impianto. Il processo di depurazione dei liquami comprende gli stadi di pretrattamento meccanico, il trattamento biologico del tipo a biomassa sospesa, il trattamento terziario. Il ciclo fanghi comprende la sezione di ispessimento, la disidratazione meccanica, e un impianto di essiccamento termico inserito da poco nel processo di trattamento. Una sezione di captazione e trattamento dell’aria maleodorante completa lo schema di processo. La linea di trattamento di Peschiera Borromeo (figura 4) a servizio del bacino scolante orientale di Milano è alimentata a mezzo di un unico collettore di adduzione che raccoglie le acque di rifiuto scaricate dai quartieri orientali della città. Il processo di trattamento dei liquami comprende i pretrattamenti meccanici, il trattamento biologico a biomassa adesa, il trattamento terziario; una turbina idroelettrica è installata sullo scarico per il recupero energetico. Il ciclo fanghi è costituito da una sezione di ispessimento dei fanghi digeriti e dalla disidratazione meccanica. Una sezione di aspirazione e abbattimento odori completa lo schema di processo. Con la realizzazione dei tre poli depurativi a servizio della città di Milano, si è compiuta un’opera di primaria importanza che rappresenta un passo fondamentale verso quel miglioramento dell’ambiente e della qualità della vita dei cittadini che l’Amministrazione Comunale di Milano ha posto come obiettivo primario della propria attività. Il territorio circostante gli impianti di depurazione è stato oggetto di importanti opere di mitigazione e di riqualificazione ambientale, così da consentire la perfetta integrazione del sistema depurativo nella città. Va detto peraltro che è tuttora in corso l’attuazione di un Piano di Monitoraggio Ambientale dei poli depurativi di Nosedo e di San Rocco. dott. ing. Maurizio Brown dott. ing. Savino Colia MM Spa - Servizio Idrico Integrato della Città di Milano N. 14 - 1 Settembre 2009 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 11 Dissalazione: aspetti economici presenti e sviluppi futuri Fig. 1 (a) DOTT. ING. Fig. 1 (b) RAUL MARTIN MSF ll’inizio degli anni Settanta la capacità totale degli impianti di dissalazione, installata in tutto il mondo, ammontava a circa 1,5 Mm3/giorno; dopo quasi quarant’anni tale capacità è di circa trenta volte superiore, con un numero totale di impianti installati prossimo alle 15.000 unità. È significativo far notare che il 50% di tale capacità si trova oggi nell’area del Golfo Persico, con il 30% nella sola Arabia Saudita, costituita pressoché totalmente da impianti MSF. Negli USA, dove il processo più utilizzato è di tipo RO, sono installati circa 2000 unità aventi una capacità pari al 15% di quella globale. A riguardo di quest’ultimo processo si riporta, in figura 1(a), l’andamento percentuale del prezzo delle membrane osmotiche registrato negli ultimi anni, du- A MED RO Costi di Installazione ($/m3giorno) 1200÷1500 900÷1000 700÷900 Costo Totale Produzione ($cents/m3) 95÷110 75÷85 65÷75 Tab. 1 Fig. 2 rante i quali l’utilizzo degli impianti a RO è aumentato costantemente raggiungendo il 40% del mercato mondiale (figura 2). Per quanto riguarda i processi termici, si rappresenta in figura 1 (b) l’andamento del coefficiente di trasmissione termica raggiunto negli impianti MED-MSF, dove si realizza una significativa riduzione delle superfici di scambio a parità di produzione di distillato, dovuto al miglioramento del disegno termo-fluidodinamco e della qualità dei materiali da costruzione. Una sintesi dei costi di installazione e produzione per le più diffuse ti- Fig. 3 pologie di impianto è riportata in tabella 1. La tabella evidenzia differenze significative tra gli impianti MSF,MED e RO sia in termini di costi di installazione che di costi totali di produzione, anche se una valutazione integrale e standardizzata dei costi di produzione non è ancora disponibile. L’incidenza dei costi energetici, siano questi termici o elettrici, incide tra il 30 e il 50 percento del costo totale e deriva dal costo dell’energia primaria utilizzata e dall’efficienza del processo; la diversa disponibilità di combustibili fossili e l’ampio divario in ter- mini di costo degli stessi condiziona pesantemente l’incidenza dei costi operativi energetici , motivando la ricerca di fonti alternative e soluzioni combinate di impianto (figura 3). In questo ambito l’utilizzo di fonti rinnovabili, energia nucleare e Thermal Dual Cycle, permette di ridurre l’emissione di CO2 e aumentare il coefficiente di utilizzo della fonte energetica primaria. Implementando quanto esposto, è possibile rappresentare l’andamento medio del costo dell’acqua prodotta dai vari impianti di dissalazione negli ultimi anni (figura 4). Fig. 4 Va comunque detto che qualsiasi impianto di dissalazione comporta un impatto sull’ambiente circostante, in termini di inquinamento associato alla generazione di energia (SO2 CO2 NOx composti volatili) e allo scarico di acqua ad alta concentrazione salina combinata con agenti chimici, addizionati per permettere agli impianti di raggiungere le prestazioni di progetto (anti schiuma, anti incrostante, acido solforico). Pur non essendoci un protocollo riconosciuto internazionalmente, gli effetti sull’ambiente circostante possono essere contenuti diluendo il contenuto di tali sostanze e/o impiegando additivi naturali ove possibile. La sintesi proposta fa comprendere che le tecnologie attualmente in uso necessitano di un sempre maggiore impegno in termini di R&D, per poter abbattere costi di produzione e impatto ambientale e portare così gli impianti di dissalazione tra le prime fonti d’acqua nel futuro di molti paesi. Nello specifico, tale sviluppo può riassumersi nelle seguenti attività: ■ Riduzione del consumo energetico specifico (tecnologie ibride e rinnovabili) ■ Miglioramento dei processi termici (implementazione di pre-trattamenti per diminuire le incrostazioni, incremento del coefficiente di scambio termico, contenimento di pesi e volumi delle apparecchiature) ■ Miglioramento dei processi RO (impiego pompe ad alta efficienza e dispositivi di recupero, incremento della resistenza delle membrane agli agenti ossidanti, implementazione di pre-trattamenti a micro e ultrafiltrazione) ■ Integrazione degli impianti di dissalazione nel sistema di approvvigionamento dell’ acqua (trattamento delle acque reflue mediante processi RO, diversificare la qualità dell’acqua in funzione delle utenze finali, trattamento di flussi d’acqua inquinati, sviluppo del concetto zero discharge). Concludendo, si può confermare che l’industria della dissalazione vive un momento di particolare importanza, contraddistinto da una sempre crescente domanda d’acqua, la cui gestione necessita anche il coinvolgimento delle Istituzioni Pubbliche, affinché il prodotto delle tecnologie in oggetto possa essere accessibile a tutte le fasce di utenza. UNITÀ DI MISURA E CONCLUSIONI Potenza dell’impianto: consumi consuntivi o calcolo dei fabbisogni? Leggendo l’articolo a firma ing. Paolo Inglese (geotermia), pubblicato nello Speciale Acqua/2, alla pagina 10 del numero 6 dell’anno in corso, non ho potuto non notare una sequenza di unità di misura errate, che in alcuni casi rendono complessa la comprensione del testo. Ho seri dubbi anche sulla frase delle conclusioni finali, poco in linea a mio parere con lo stile dell’ingegnere. Anche l’ipotesi di partire dai consumi consuntivi per la determinazione della potenza dell’impianto anziché dal calcolo dei fabbisogni (previsto oramai anche dalle leggi) mi pare poco qualificante per evidenziare le specifiche competenze degli ingegneri. La mia non vuole essere una critica, ma l’inizio di un dibattito semmai (per l’essenza dell’ingegnere). dott. ing. Paolo Timoni Con molto piacere rispondo alle domande poste dal collega dott. ing. Paolo Timoni nel merito dell’ articolo a mia firma apparso sul Giornale dell'Ingegnere n. 6 del 2009. ■ UDM errate. - Tutte le notazioni inerenti alle potenze elettriche e/o termiche installate sono da intendersi come kw; - Tutte le notazioni inerenti alle energie elettriche e/o termiche consumate (di cui ai paragrafi “analisi del bilancio energetico esistente” e “quadro energetico di progetto”) sono da intendersi come kwh. Errore mio e me ne scuso. Trattasi di un errore di trascrizione dovuto ai tempi ristretti di stesura dell'articolo (stralcio della relazione di circa 30 pagine consegnata ed approvata dalla Regione Piemonte) nella quale compaiono le tabelle di raffronto con i calcoli e le unità di misura corrette; - Tutte le altre notazioni (calcoli sulle percentuali, tonnellate di CO2 equivalenti, ecc) sono state calcolate a partire dalle tabelle di conversione fornite dalla Regione Piemonte in sede di stesura dei bandi diretti alla concessione di contributi per interventi strategici/dimostrativi in materia energetico ambientale. Se risulterà necessario posso fornire tali tabelle (per altro scaricabili dal sito della Regione Piemonte, in allegato ai bandi ai quali il Comune di Biandrate ha partecipato) di riconversione al fine di permettere un'analisi più approfondita. ■ Determinazione della potenza a partire dai consumi consuntivi. Il collega non erra quando sottolinea la necessità da parte del progettista di dimensionare un impianto a partire dal calcolo dei fabbisogni. Nella realtà specifica, la potenza dell'impianto è stata correttamente dimensionata a partire dai fabbisogni delle strutture scolastiche inserite all'interno del Nuovo Polo di Biandrate. A mio parere sarebbe stato alquanto inopportuno scrivere un articolo che si propone di illustrare un possibile utilizzo dell'acqua come fonte energetica rinnovabile per spiegare i calcoli effettuati per il dimensionamento di un impianto di riscaldamento. La motivazione che ha portato ad utilizzare i dati inerenti ai consumi consuntivi può essere facilmente riassunta come segue. Il Bando indetto dalla Regione Piemonte riguardava due casi specifici: uno inerente alla realizzazione di nuovi impianti innovativi e l'altro inerente alla sostituzione di impianti già esistenti. L'intervento progettato nel Comune di Biandrate rientra nella seconda tipologia. Pertanto, il Bando obbliga ad esprimere il bilancio energetico esistente (potenze installate e consumi effettivi dell'impianto esistente), il quadro energetico di progetto (potenze installate e consumi presunti del nuovo impianto) e il vantaggio energetico connesso all’iniziativa, quantificato in termini di “energia primaria risparmiata annualmente e di riduzione delle emissioni di CO2 equivalente ottenibile nello stesso periodo a partire dal raffronto dei consumi esistenti con la stima dei consumi presunti” (espressamente indicato all'interno del Bando). La Regione assume come scontato il dimensionamento corretto degli impianti a partire dai fabbisogni (per altro forniti in sede di presentazione della pratica) e sposta la discussione del bando sui calcoli di raffronto tra i consumi consuntivi. L'articolo cerca di riassumere tali concetti, illustrando brevemente gli ordini di grandezza messi in gioco, senza voler evidenziare “strane competenze specifiche” degli ingegneri. A mio modesto parere, il taglio dato all'articolo ha l'obiettivo (forse ambizioso) di mostrare in modo ancor più “qualificante” le competenze ingegneristiche, non soffermandosi solamente sugli ovvi calcoli di dimensionamento, ma fornendo una testimonianza concreta dei risparmi economici ed ambientali connessi con un'iniziativa del genere. ■ Considerazioni finali L'ultimo paragrafo cerca di riassumere l'esperienza dello Studio maturata negli anni. La man- canza di conoscenza riferita a tali soluzioni innovative è da imputarsi alla potenziale clientela (sia pubblica sia privata), in molti casi diffidente nei confronti di impianti così innovativi, che stravolgono il concetto classico di riscaldamento presente in Italia, legato all'utilizzo di combustibili fossili. Nella nostra esperienza esistono clienti che non conoscono o hanno pregiudizi sul funzionamento di impianti a pannelli radianti a pavimento, clienti che non sono disposti ad investire su tecnologie più costose nel breve periodo al fine di avere risparmi economici ed ambientali nel medio e lungo periodo. E' sottinteso che gli addetti ai lavori possano conoscere le pompe di calore ad acqua di falda. Quando queste soluzioni avranno un diffusione su scala nazionale, sono sicuro che potranno essere oggetto di miglioramenti continui (le cosiddette economie di scala e di apprendimento) in grado di garantire una riduzione dei costi di investimento e anche di gestione. Se posso permettermi un commento finale sulle considerazioni espresse dal collega, penso che il ruolo dell'ingegnere in generale debba cercare di uscire dagli schemi classici di semplice progettista di strutture od impianti (materia ormai nota e conosciuta) e debba sforzarsi di fornire un servizio ancor più completo e di “qualità”, cercando di spiegare anche in termini economici, ambientali e gestionali gli investimenti proposti. Non voglio che la mia risposta venga vista come una critica mossa al singolo ma piuttosto come uno stimolo di crescita per il ruolo di ingegnere. Nel caso il collega abbia voglia di confrontarsi per qualsiasi chiarimento con lo studio, sono disposto ad instaurare una discussione diretta. dott. ing. Marco Paolo Inglese 12 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 14 - 1 Settembre 2009 Siccità in Italia: illusioni della scienza climatica? PROF. MARIO TOMASINO UNIVERSITÀ DI VENEZIA iscutere di un argomento blindato dal cosiddetto “consenso“ dichiarato dal rapporto dell’IPCC 2007, ovvero del comitato scientifico incaricato dalle Nazioni Unite di studiare lo stato corrente del clima terrestre, nonché di monitorarne e prevederne l’evoluzione, potrebbe sembrare velleitario se non sconveniente. Ricordiamo l’ affermazione più importante di detto documento: “la maggior parte dell’aumento della temperatura media globale è dovuto all’attività umana“. Considerato però che l’ indagine e la ricerca scientifica non si appagano nel conseguimento di una verità limitata e che ogni teoria è provvisoria e passibile di smentita, non suonerà strano sapere che esistono gruppi consistenti di oppositori a questo dogma, spesso denigrati come eretici, negazionisti, ecc., ma che sarebbe corretto chiamare (come loro si definiscono) scettici. Scettici come lo è la Scienza che sa che la nozione di che cosa sia vero evolve nel tempo a seconda che nuovi studi vengano portati avanti e nuovi dati, teorie e tecniche vengano sviluppate e divulgate. Il processo scientifico è dunque molto diverso dal processo politico in cui le soluzioni dei problemi sono invece o bianche o nere. Consci di questo fatto, gli scettici giudicano che il cosiddetto “consenso sulle cause del riscaldamento globale“ appartiene più a quest’ultimo processo. Di seguito si vogliono discutere le indicazioni future ricavabili dagli elaborati dell’IPCC per l’ Italia settentrionale confrontandole con i valori e le tendenze che emergono dall’analisi delle serie storiche dei dati idrologici disponibili per la stessa area. Stando alle indicazioni dell’ultimo rapporto IPCC per le variazioni attese di precipitazioni e temperatura nell’area europea, c’è concordanza nel prevedere per l’Italia Settentrionale, nel corso del secolo, una diminuzione consistente delle precipitazioni medie annuali del 5-10 % e un aumento delle temperature medie annue di 33,5 C°. Si ricava così che le disponibilità d’ acqua per l’ Italia Settentrionale a fine secolo potrebbero subire una diminuzione di oltre il 10% rispetto al valore medio storico, generando per l’ area problemi seri di approvvigionamento della risorsa acqua per l’ agricoltura (irrigazione D Confronto tra le portate del Po (filtro gaussiano a media mobile su finestra centrata di 11 anni) e i cicli di Hale per il periodo 1918-2006. Le porzioni a tratto fine nella curva delle portate indicano dati affetti da bordo. ( lʼ Acqua n.5, 2008) ed allevamento del bestiame) e non solo. L’analisi degli andamenti tendenziali pregressi delle serie storiche dei parametri idrologici misurati per l’Italia Settentrionale segnalano però che non si trovano indicazioni sufficientemente in linea con i cambiamenti nelle dinamiche stagionali previste dall’IPCC. Mancano infatti le evidenze che dette tendenze siano già conclamate. Così l’analisi delle serie storiche delle portate del Po indica che, sul lungo periodo, non ci sono segni inequivocabili che la tendenza alla diminuzione delle portate medie sia già in atto; le piogge secondo l’IPCC dovrebbero aumentare nel periodo invernale mentre dall’analisi delle serie, per questo periodo, sembrano diminuire; le temperature dell’aria al suolo sono sì aumentate, ma significativamente solo per il periodo invernale, mentre per l’IPCC dovrebbero aumentare significativamente quelle estive (Tomasino et al. 2008) Dallo studio della serie storiche sono emerse altresì periodicità significative a scala decennale, collegabili alle dinamiche meteo-climatiche di larga scala che controllano le traiettorie delle perturbazioni (periodicità di circa 8 anni riscontrabile anche nella serie storica delle differenze tra le pressioni atmosferiche al livello del mare nell’ Atlantico e nell’ Artico, detta Oscillazione Nord Atlantica ) ed alla attività solare ( periodicità di circa 22 anni, due cicli di macchie solari con polarità alternata, detta di Hale). Quest’ultima periodicità è di particolare interesse perché la correlazione tra portate del Po e cicli di Hale si è dimostrata essere significativa nel- l’intero arco del periodo in ponenti, facendo transitare esame (circa 90 anni). Pare enormi quantità di particelle quindi si manifesti una stretta altamente energetiche che ioanalogia tra gli andamenti dei nizzano anche l’alta e media cicli di attività solare e l’alter- atmosfera. L’effetto di tale rinanza di periodi relativa- scaldamento fa sì che nell’atmente umidi e secchi nel ba- mosfera ci sia più turbolenza, venti più forti, più periodi percino del Po. In termini di variabilità signi- turbati e più piogge. Un fica che oltre un terzo della esempio recente: a circa mevarianza a scala decennale tà gennaio di quest’anno delle portate del Po sembra (2009) c’è stata una imporessere riconducibile alla for- tante eruzione dalla corona del Sole che ha colpito la zante solare. Il confronto in Figura tra il Terra dopo 2 o 3 giorni. Queciclo di attività magnetica so- sta primavera perturbata e lare e le portate mensili del piovosa potrebbe esserne la Po filtrate con media mobile conseguenza. di 11 anni alla quale è stato Va altresì notato che esiste un’ imposto un riulteriore comtardo di 2 anplicazione: l’inni, sembra sufterazione tra i fragare l’ipote- Le disponibilità campi magnesi che l’alter- d’acqua tici della Terra nanza di pe- per l’Italia e del Sole sul riodi secchi e flusso di raggi umidi sia effet- Settentrionale cosmici provetivamente mo- a fine secolo nienti dalle aldulata dall’at- potrebbero subire tre stelle dell’ tività solare universo, che (Zanchettin et una diminuzione penetra l’atmoal, 2008). Que- di oltre il 10% sfera terrestre, sta concorla cui intensità danza sembra varia in oppoessere sostansizione ai cicli ziale e non casuale. Ricordia- di Hale, e di quest’ultimo sulmo che il Sole eietta enormi le dinamiche atmosferiche, in quantità di materia in modo particolare sui processi di iocontinuo, in forma di vento nizzazione e di formazione di solare, le cui intensità varia- nubi a bassa quota. no seguendo il ciclo magne- Riprendiamo l’esame dell’antico dei 22 anni, ed in modo no idrologico 2009, che per discontinuo ma abbastanza convenzione è partito dalperiodico, in forma di un mix l’ottobre 2008 con le sue di alte energie (emissioni di piogge e nevicate abbondanprotoni ed elettroni dalla co- ti, contestualizzato nel periorona solare) e principalmente do di deficit di piogge degli di protoni ad alta energia ultimi anni, come ricordato (emissioni di protoni solari). da Borghi (Il Giornale delI recenti satelliti THEMIS l’Ingegnere n. 5, 2009). Cohanno dimostrato che la ma- me si potrebbe spiegare quegnetosfera, che normalmente sta singolarità? Un primo inprotegge la Terra dalle radia- dizio ce lo fornisce l’osservazioni ad onda corta (raggi UV zione che siamo in un minie raggi X), si apre spesso e mo di attività solare, precisavolentieri con aperture im- mente alla fine del 23° ciclo NEWS ǀ ITT Water & Wastewater dall’ Unità di Ricerca Climatica inglese - Norwich su Hadcrut 3 , indica la successione di anomalie annuali positive per gli anni : 2005 + 0,48 2006 + 0,42 2007 + 0,40 2008 + 0,33 Esaminando i dati controllati e gestiti dall’ IPCC si nota subito l’ anomalia tra i valori previsti che risultano in crescita continua ed i dati misurati che almeno per questi ultimi anni sono in calo. Hanno forse ragione i pochi astronomi che hanno previsto che stiamo andando verso un periodo più freddo? Tenuto conto che il periodo esaminato è troppo corto, bisogna aspettare prima di parlare di tendenza negativa, ma credo non per molto. Ci troviamo dunque di fronte al dilemma: il riscaldamento globale è opera dell’uomo e quindi si realizzerà comunque o stiamo entrando in un periodo più freddo nonostante l’ attività umana? Tutto questo ci lascia più di un ragionevole dubbio, il dubbio che è l’ alimento della Scienza. Bibliografia Tomasino M, Zanchettin D, Traverso P. “Siccità in Italia Settentrionale: il futuro è già segnato?” “L’Acqua” (2008), Associazione Idrotecnica Italiana Landscheidt T. (1999) “Extrema in sunspot cycle linked to sun’s motion” Solar Physics Niroma T. (2007) “A probable new Dalton minimum” Zanchettin D., Rubino A., Traverso P., Tomasino M., “Impact of variations in solar activity on hydrological decadal patterns in northern Italy”, 2008 A cura di Imready Una luce contro la carica batterica Nei processi di depurazione delle acque è necessario lavorare su più fronti per abbattere i contenuti solidi, gli inquinanti e la carica batterica. I primi due interventi si effettuano per via meccanica e chimica, per il terzo la via tecnologicamente più avanzata consiste nel ricorso all’irraggiamento con UV. Metodo che ha il grande vantaggio di non utilizzare altri additivi chimici. L’irraggiamento con UV è il metodo ideale per trattare acque batteriologicamente contaminate. Inoltre lo spettro di azione degli UV è selettivo in quanto l’irraggiamento influisce sulla struttura stessa del DNA, andando a rompere e modificare i legami tra le quattro molecole che lo compongono (adenina, citosina, guanina e timina). Pertanto anche i miceti (funghi) e i virus sono, se sufficientemente irraggiati, soggetti alla disinfezione UV. La tecnologia ha permesso di mettere a punto lampade che emettono raggi UV con la lunghezza d’onda di 254 nm che risulta essere la più efficace per realizzare l’effetto di sterilizzazione. Si può quindi affermare che il trattamento con UV costituisce una alternativa economicamente valida ai tradizionali processi di che si sta protraendo sin dal 2006. Attività solare minima vuol dire vento solare ridotto e rinforzo dei raggi cosmici che colpiscono la Terra facendo aumentare la copertura nuvolosa fino al 3 % in più. Nel minimo di attività solare, c’è altresì un’alta probabilità che avvengano emissioni solari di tipo coronale, come il ricordato episodio del gennaio scorso. Si ricorda altresì che per il prossimo ciclo di sunspot, il 24° ciclo che forse è appena iniziato, alcuni astronomi (Landscheidt, 1999; Niroma, 2007 , ecc.) hanno previsto che l’attività solare sarà ridotta rispetto agli ultimi cicli, come lo sarà anche il successivo 25° ciclo, tanto che ipotizzano l’ingresso della Terra in un periodo relativamente più freddo paragonabile al periodo di minimo di attività solare denominato “minimo di Dalton”, che ha interessato la Terra negli anni che vanno dal 1790 al 1820 , caratterizzato da numerosi inverni molto freddi. A questo punto potrebbe essere interessante fare il confronto, a tutto il 2008, tra i dati di anomalia del riscaldamento globale misurati al suolo e il dato previsto dai modelli numerici seguiti dall’IPCC. Per quest’ultima indicazione si è fatto riferimento al Sistema Decadale del Clima (DePreSys - Met Office inglese di Hadley ) che fa riferimento alle anomalie di temperature del globo previste da un insieme di modelli numerici . Dal loro diagramma per la decade 2005-2015, sembrerebbe di poter leggere il valore di anomalia, riferito al 2008, di + 0,42 ± 0,14. La banca dati mondiale dei dati di temperatura misurati al suolo, raccolti ed analizzati clorazione evitandone gli effetti dannosi (odore dell’acqua, residui chimici dannosi per l’ecosistema,sottoprodotti tossici..). La tecnologia UV viene utilizzata sia nella disinfezione delle acque potabili che nel trattamento finale delle acque reflue per eliminare i batteri prima dello scarico in acque superficiali o per le acque depurate destinate al loro riutilizzo in irrigazione. Le batterie di disinfezione UV possono essere installate in condotte chiuse o in canale garantendo una corretta dose di UV in funzione della qualità e quantità del liquido da trattare. In questo settore ITT Water & Wastewater opera con il marchi Wedeco, società che da oltre 25 anni si occupa di disinfezione con sistemi UV o Ozono. Il più importante impianto realizzato in Eu- ropa, per il trattamento delle acque reflue con UV è quello installato nel depuratore di Milano Sud, che è entrato in funzione nel 2004. La portata totale trattata dall’impianto è pari a 32.400 m3/h ed è suddivisa in due sezioni. La prima sezione tratta 4 m3/s di acque reflue depurate destinati al riutilizzo per irrigazione in tre canali paralleli nei quali sono stati installati 3 banchi UV ciascuno. La seconda sezione tratta 5 m3/s di acque reflue destinate allo scarico in corpi ricettori superficiali utilizzando altri tre canali paralleli nei quale è installato un solo banco di lampade UV. In questa sezione ovviamente la sterilizzazione è meno spinta vista la diversa destinazione delle acque depurate. N. 14 - 1 Settembre 2009 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 13 DALLA PRIMA PAGINA segue da pag. 1 e magnifiche torri di Dubai sono abitate o non lo sono? Più di una persona mi ha confidato di non avere vicini di casa. La febbre degli investimenti ha colpito questo Paese per oltre dieci anni, trasformandola nella capitale mondiale della speculazione. Non essendoci regole all'interno del mercato (chiunque poteva comprare e rivendere senza avere intermediari) gli appartamenti erano acquistati e immediatamente rimessi sul mercato a prezzo maggiorato. Gli immobili sono passati di mano in mano fino a costare cinque volte il prezzo originario. Dubai è reale, o è soltanto un parco giochi per ricchi e speculatori immobiliari? I numeri parlano da soli. Più di mille torri sono state innalzate negli ultimi dieci anni. Oltre trecento nuovi grattacieli sono in costruzione e incalcolabili sono i progetti in fase di approvazione. Dubai non si accontenta dei numerosi record già conquistati . La realizzazione del Burj Dubai, il grattacielo più alto del mondo con i suoi 818 metri, non le basta; neppure le grandi opere in costruzione come “The World” - il planisfero residenziale visibile dallo spazio - sembrano soddisfarla. Anche un altro resort sta per essere edificato: il suo nome è Kingdom of Shaiba e diventerà presto l’ennesimo tempio del lusso della città; le sette stelle plus che gli sono state assegnate parlano chiaro. Quasi il 20 per cento delle gru di tutto il mondo si trova qui. La stessa città non è più ben definita: sorgono cantieri dovunque, e Dubai si allarga ogni giorno in ogni direzione. Solo la crisi sembra avere sensibilmente arrestato questo processo. La prima reazione al crollo del mercato è stata sospendere gran parte dei lavori (per 268 miliardi, secondo il Gulf News Business). Solo l’intervento del governo, con una legge che costringeva i costruttori a completare i progetti in corso d’opera, ha consentito a numerose strutture di nascere. Molte idee invece sono state abbandonate, con il conseguente licenziamento di migliaia di lavoratori, così costretti a tornare nei loro Paesi di provenienza. Impegnata in un ambizioso piano di sviluppo, e interessata a diversificare il più possibile la sua economia, Dubai è diventata il più importante centro d'affari di tutto il Medio Oriente. Negli ultimi anni la città ha allargato le sue attività commerciali oltre i con- L fini del “Cooperation Council for the Arab States of the Gulf” (CCASG), che racchiude i grandi Paesi produttori di petrolio del Golfo (Kuwait, Oman, Bahrain, Arabia Saudita, Qatar e Emirati Arabi Uniti) e l'Iran. Oggi, la città commercia con le più importanti compagnie internazionali di tutto il mondo, dall'Asia all'Africa, fino al Mediterraneo. Dubai investe denaro nel mondo, e questo sembra ricambiare il favore. Da quando è stato scoperto il petrolio negli anni '60, i settori economici non legati a questo si sono sviluppati con costanza: il turismo e il settore terziario stanno crescendo esponenzialmente, aiutando a bilanciare e diversificare l'economia. L’idea è dipendere dal petrolio solo per l’1 per cento entro i prossimi anni (attualmente circa il 5 per cento del Pil deriva dal petrolio). Le fonti di ricchezza sulle quali la città sta puntando riguardano anche settori indispensabili allo sviluppo; l’Emirato sta infatti realizzando infrastrutture per la ricerca scientifica: è già in costruzione la Silicon Oasis, una gigantesca area adibita al mercato della ricerca tecnologica – una Silicon Valley araba, per intenderci – che richiamerà investitori e ricercatori da ogni parte del mondo. Pochi mesi mancano invece all’inaugurazione del Dubai HealthCare City, un grande e avanzato ospedale (comprensivo di università specializzate e centri di ricerca) ormai già candidato a diventare il più importante di tutto il Medio Oriente. In molti tuttavia s’interrogano sul reale valore della città: c'è un progetto riguardante il futuro di Dubai? Già due milioni di persone ci vivono, ma e’ d’obbligo chiedersi quante ne potrebbero arrivare e se la città sarebbe in grado di affrontare un notevole afflusso di persone. L'impressione iniziale è che non sia una città sostenibile. Sia dal punto di vista ecologico che urbanistico. Non esiste un piano regolatore valido che uniformi gli edifici. Tutto quel che fisicamente ci può stare, viene costruito. Questo rende essenziale il lavoro di centinaia di ingegneri civili e architetti che stanno cercando di dare un ordine ad una città che non sembra averne. Non esistono percorsi pedonali, non esistono piste ciclabili. Senza automobile o taxi è quasi impossibile muoversi. Fortunatamente nell'ultimo anno sono stati potenziati i mezzi pubblici ed entro settembre 2009 dovrebbero essere completate le prime linee della metropolitana. foto: Ryan Lackey Dubai, considerazioni sulla città più chiacchierata del Medio Oriente Dubai, lo skyline con i grattacieli in costruzione C’è un’altra questione che riguarda l’Emirato molto da vicino. Dubai è una città di una multiculturalità impressionante: il 20 per cento degli abitanti sono arabi, mentre per il restante 80 per cento si mischiano più di cento diverse etnie (Indiani e Pakista- ni soprattutto, ma anche moltissimi europei). Dubai è la città in cui l’Oriente incontra l’Occidente. L’impressione però è che stia diventando sempre più figlia della filosofia capitalistica occidentale. Se così dovesse essere, la città sarà destinata a divenire una colonia occidentale nel cuore del Medio Oriente. Non bisogna dimenticare che il confine iraniano è a non più di ottanta chilometri; Gli Emirati Arabi non potranno quindi rimanere indifferenti alla politica di Tehran, la quale influenzerà molto la sicu- rezza e lo sviluppo futuro di Dubai. Un dato di fatto riguarda la città: ha un fascino impressionante. Antico e moderno si sposano alla perfezione creando paesaggi e ambienti davvero suggestivi. Sembra essere il paradiso degli architetti, che qui possono sbizzarrirsi progettando costruzioni dalle forme più incredibili: dalle stazioni della metropolitana, a forma di conchiglia, alle fermate degli autobus, tutto è curato nei minimi dettagli. Forse Dubai è una moda passeggera per amanti del design o per turisti curiosi, ma c’ è chi qui ha scelto di studiare e vivere. Io di sicuro non lo biasimo. Per chiunque desideri avere informazioni di qualsiasi tipo, consiglio il sito: www.dubaimania.net Matteo Vitali Studente Politecnico di Milano METTIAMO MOLTO INGEGNO ANCHE QUANDO OFFRIAMO L¶ ACQUA. MM è una grande azienda leader nel settore dell’ingegneria dei trasporti. Progetta e realizza gallerie e grandi opere in sotterraneo come le metropolitane di Milano, Napoli, Torino e il Passante ferroviario di Milano. Da sempre orientata ad una spiccata sensibilità per le problematiche dell’ambiente, è responsabile del Servizio Idrico Integrato di Milano con le attività di captazione, distribuzione e smaltimento delle acque di Milano, al servizio di quasi un milione e mezzo di cittadini. SETTORI DI SPECIALIZZAZIONE Trasporto pubblico urbano e extraurbano Ambiente e territorio Traffico e mobilità Impiantistica Urbanistica e architettura Tecnologie per il trattamento e la distribuzione delle acque SERVIZI OFFERTI Piani di sviluppo Progettazione Direzione lavori Consulenza e assistenza Attività generali e gestione appalti Gestione di servizi idrici integrati I C M Q NORMA ISO 9001 CERTIFICAZIONE SISTEMA QUALITÁ Certificato N. 96095: Progettazione e Coordinamento nei settori di specializzazione relativi a Linee Metropolitane, Ferroviarie e Tranviarie urbane ed extraurbane; Viabilità urbana ed extraurbana; Parcheggi e Strutture di Interscambio; Opere idrauliche, Acquedotti e Fognature; Riqualificazione del territorio e Bonifiche; Interventi Edilizi; Aerostazioni e Manufatti Aeroportuali. Gestione del processo costruttivo: Direzione, Coordinamento e Supervisione Lavori. Certificato N. 00436: Esperimento Gare d’Appalto riguardanti Lavori e Forniture in conformità alle disposizioni di legge della Repubblica Italiana. Certificato N. 05961 SERVIZIO IDRICO INTEGRATO: Erogazione acqua potabile incluse le attività di analisi di laboratorio; Raccolta e trattamento acque reflue; Interventi di manutenzione alle reti e pronto intervento sulle stesse; Rapporti con i Clienti; Progettazione e Costruzione opere afferenti ed esperimento delle gare d’appalto relative. Via del Vecchio Politecnico, 8 - Tel. 02 77471 - Fax 02 780033 - [email protected] - www.metropolitanamilanese.it Dubai, interno dellʼaeroporto 14 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 14 - 1 Settembre 2009 ATTUALITÀ ITALIA SALA DI LETTURA Sicurezza: gli eventi sismici e la corretta progettazione degli ascensori Progetto delle strutture resistenti al fuoco DOTT. ING. BRUNO CIBORRA arlare di problematiche di ascensori in relazione ad eventi sismici con altre ed urgenti priorità (per esempio, soccorso immediato, aiuti alle popolazioni, urgenza ricostruzione, eccetera) può sembrare stonato. In realtà l’ascensore (sistema di trasporto più diffuso ed usato nel mondo) può avere un suo ruolo nella sicurezza globale ovvero tramite una corretta e mirata progettazione e gestione può contribuire a ridurre i rischi per gli utenti e soprattutto con una rapida ripresa di funzionamento può dare un contributo al miglioramento della vita dei superstiti. Ovviamente l’ascensore è legato all’edificio ed un collasso di questo porta ad un inutilizzo dell’ascensore stesso. Più interessante esaminare il caso in cui l’edificio ben costruito resiste al sisma e l’ascensore potrà o meno riprendere il suo funzionamento all’interno dell’edificio stesso. In Italia ed in Europa esistono oggi norme ben precise per la costruzione di edifici resistenti al fenomeno sismico(le variabili non sono solo le statistiche sulle intensità del sisma in quel territorio, ma anche il tipo di suolo, la strategicità dell’edificio, eccetera). Non esiste nulla in Italia ed in Europa oggi per gli ascensori. Non a caso il CEN (Comitato Europeo di Normativa) ha attivato un gruppo di lavoro coordinato dall’Italia con la partecipazione di esperti nazionali ed esteri per l’elaborazione di una normativa specifica di dimensionamento che devono operare(o meglio continuare ad operare) durante e dopo l’evento sismico. Sulla base di eventi sismici eclatanti analizzati (per esempio, terremoto di Wenchuan con grado 8 di scala Richter), di letteratura di linee guida di calcolo giapponesi, americane e neozelandesi, sono emerse alcune importanti linee gui- foto: Rabi W. P da. Per esempio dopo il si- progettare ascensori che resma di Wenchuan il 10 per sistano al sisma (ovvero a cento degli ascensori ha su- quella accelerazione orizzonbito gravi ed immediati dan- tale e quindi a quelle sollecini, un altro 20 per cento ha tazioni). Vi è però una sesmesso di funzionare. Di que- conda ed ugualmente imporsta porzione la maggioranza tante problematica. Può esha ripreso a funzionare dopo sere ad esempio avvenuto un semplici riparazioni mentre il danno all’ascensore (tipicaresto ha richiesto interventi mente e più frequentemente più complessi. Confrontando l’uscita del contrappeso) senquesti dati con analoghi giap- za che non si sia attivato alponesi e soprattutto con al- cuno dei blocchi usuali di funcune analisi fatte in Italia do- zionamento. Una ripresa di po il terremoto avvenuto in uso da parte dell’utenza può Umbria anni fa, si possono generare quindi rischi assai estrapolare per il contesto ita- gravi. Vi è poi la tematica delliano di edifici ed ascensori le la rilevazione preventiva del sisma e della seguenti inforrelativa gestiomazioni. ne in tempo I danni più frereale dell’aquenti agli Non a caso scensore. In ascensori sono: il CEN Giappone con deragliamento ha attivato una notevole del contrappeun gruppo di lavoro frequenza di so e/o uscita sismi ad alta dei suoi com- per l’elaborazione intensità (e ponenti con di una normativa con un diffuso rischi di roviuso di grattanosa caduta specifica cieli) si è prodegli stessi nel ceduto ad un vano od urto con la cabina durante il ma- raffinato sistema di rilevatori laugurato caso di uso dell’a- di accelerazioni sismiche sia scensore durante il sisma, ag- sul territorio che sull’edificio. ganciamento di funi, cavi nel Si precisa che l’onda sismica vano con tutte le parti spor- arriva con 2 ondate separate e genti ivi installate, deforma- sfasate nel tempo: una ad alzione guide e deragliamento ta velocità e frequenza ma cabina (meno frequente ri- con minore potenza distrutspetto ai due precedenti), ca- tiva (quella che sentono alduta di quadri di controllo cuni animali ma non l’orecche non erano stati installati chio umano) ed una a bassa al muro, ma su supporti libe- velocità e frequenza ma con ben maggiore potenza diri. L’approccio normativo do- struttiva. Lo sfasamento di vrà fornire soluzioni tecniche tempo (circa 5-6 minuti ) perper una prima problematica: mette azioni di messa in si- SOFTWARE ǀ AUTODESK Inc. A cura di Imready curezza degli impianti e soprattutto una corretta successiva gestione. Ad esempio in funzione di un primo rilievo nel territorio si possono inviare dei segnali per immediata fermata al piano degli impianti con segnale di uscita dei passeggeri. Passato l’evento sismico in funzione dei valori di accelerazione registrata sugli edifici dove operano gli impianti si deciderà se mantenere il blocco degli ascensori fino all’arrivo del tecnico o se attivare una procedura di autodiagnostica in automatica con eventuale ripresa di funzionamento. Ugualmente importante per grattacieli oltre i 30 piani è il fenomeno dello “swap”. Ovvero l’edificio e l’ascensore non subiscono danni dal sisma ma sfortuna vuole che è stata attivata dall’onda sismica proprio la frequenza propria di risonanza del sistema funi portanti dell’ascensore. Tali funi iniziano quindi ad oscillare in maniera macroscopica nel vano con ben immaginabili danni. Riassumendo per una ben corretta gestione del rischio insito nel funzionamento dell’ascensore prima e dopo il sisma occorrerà: dimensionare l’ascensore in sintonia con il dimensionamento sismico dell’edificio onde evitare soprattutto (ma non solo) fuoriuscite contrappeso, agganciamento funi e cavi nel vano, deformazione guide; ispezionare e verificare gli eventuali danni agli ascensori e gestire in tempo reale un’eventuale ripresa del funzionamento; gestire almeno per edifici di grandi altezze un sistema di informazione preventiva sull’intensità di accelerazione sismica che sta per giungere all’edificio e di conseguenza operare in tempo reale per un eventuale fuori servizio e per un successivo riavvio dell’impianto; per grattacieli di elevate altezze prevedere accorgimenti progettuali all’interno del vano per ridurre i rischi di vibrazioni in risonanza del sistema funi portanti. In un recente convengo organizzato dalla ATE Associazione Tecnologi per l’edilizia, presso il Politecnico di Milano, è stato presentato il testo del Prof. A. H. Buchanan, tradotto in italiano. DOTT. ING. ANTONIO DE MARCO a Biblioteca Tecnica Hoepli ha pubblicato l’interessante volume Progetto delle strutture resistenti al fuoco. Si tratta della traduzione italiana (aggiornata agli Eurocodici), realizzata dall’ingegner Giorgio Maini e curata dai professori Pietro Gambarova e Roberto Felicetti (entrambi del Politecnico di Milano), di un classico testo sull’argomento, pubblicato in inglese Structural Design for Fire Safety già da qualche anno, da Andrew H. Buchanan, professore ordinario all’Università di Canterbury (Nuova Zelanda). Il volume si aggiunge ai pochi testi disponibili in italiano sull’argomento e risulta di notevole interesse, per tutti i soggetti (progettisti, costruttori, direttori dei lavori, certificatori, collaudatori, studenti di ingegneria e architettura, eccetera) coinvolti nella progettazione e gestione della sicurezza antincendio. Multidisciplinare, in linea con la materia trattata, risulta particolarmente attuale anche sulla base del dibattito riguardante la sicurezza degli (negli) edifici alti ed i nuovi ambiti definiti dai recenti disposti legislativi, che delineano la transizione della prevenzione incendi, dal rito prescrittivo all’approccio ingegneristico–prestazionale: ■ D.Lvo 8 marzo 2006 n. 139 Riassetto delle disposizioni relative alle funzioni ed ai compiti del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, …; ■ DM 16 febbraio 2007 Classificazione di resistenza la fuoco di prodotti ed elementi costruttivi di opere da costruzione; ■ DM 9 marzo 2007 Prestazioni di resistenza al fuoco delle costruzioni nelle attività soggette al controllo del corpo nazionale dei vigili del fuoco; ■ DM 9 maggio 2007 Diret- L Progetto delle strutture resistenti al fuoco Structural Design for Fire Safety Autore: Andrew H. Buchanan Editore: Ulrico Hoepli Milano Traduttore: Giorgio Maini Curatori: Pietro Gambarova e Roberto Felicetti Costo: 44,00 euro Pagine: 436 tive per l’attuazione dell’approccio ingegneristico alla sicurezza antincendio. Il testo affronta in forma graduale e scorrevole le varie problematiche connesse con la sicurezza antincendio esaminando strutture in acciaio, calcestruzzo e legno. Una parte è dedicata alla combustione ed alla dinamica dell’incendio con riguardo alla produzione di fumo, alle potenze termiche irraggiate e relativi effetti. Una seconda parte è rivolta alle configurazioni statiche degli insiemi strutturali e loro comportamento al fuoco. Una terza parte è dedicata alla progettazione delle strutture esposte all’incendio e ai sistemi di protezione. Nei vari capitoli sono anche riportati esercizi numerici svolti, che agevolano la lettura e la comprensione. Da segnalare anche il riporto di cospicua bibliografia internazionale. NEWS ǀ MADE EXPO A cura di Imready Autodesk lancia la versione italiana di AutoCAD MEP 2010 Nasce il primo Forum della Tecnica delle Costruzioni Il software AutoCAD MEP offre un workflow migliore per lo scambio di dati tecnici di progetto e permette di ridurre i costi della progettazione architettonica, velocizzare i tempi di completamento dei progetti e migliorare l’accuratezza dei modelli. Nel momento particolare che sta vivendo il mercato delle costruzioni l’innovazione tecnica rappresenta forse l’unico elemento capace di creare valore e distinzione. Autodesk annuncia il rilascio della versione italiana del software AutoCAD MEP 2010 dedicato a ingegneri, professionisti nel settore dell’ingegneria meccanica, elettrica e idraulica (MEP) e specifico per la progettazione di impianti (idrici, elettrici, di condizionamento e riscaldamento), per l’ingegneria climatica e la documentazione. Il software include strumenti appositamente sviluppati per la progettazione impiantistica che favoriscono l’efficienza e comandi per l’automazione delle attività di disegno che consentono di migliorare l’accuratezza dei progetti. Inoltre, la condivisione dei progetti tra architetti, ingegneri strutturisti e altri progettisti, grazie al formato DWG, permette un migliore coordinamento delle informazioni progettuali. Il software AutoCAD MEP aiuta a ridurre al minimo gli errori precedenti alla costruzione, offrendo maggiore coordinamento e condivisione. Con AutoCAD MEP, la produzione di elaborati grafici risulta automatizzata, consentendo di risparmiare tempo e dando spazio alla creazione di sistemi. Indipendentemente dal fatto che si stia lavorando su un progetto architettonico diretto da un architetto o in collaborazione con professionisti di altre discipline, come ingegneri strutturisti e civi- li, AutoCAD MEP permette di lavorare in un ambiente familiare pur implementando nuovi sistemi e strumenti di documentazione secondo le proprie esigenze. “Con le costanti richieste di implementare modifiche all’ultimo momento – spiega Gianluca Nicholas Lange, Industry Manager AEC Autodesk Italia - i professionisti dell’impiantistica hanno bisogno di creare e modificare efficacemente i progetti. Con AutoCAD MEP è possibile valutare più facilmente i progetti, grazie a strumenti di calcolo integrati che contribuiscono a garantire la precisione. Inoltre, il software consente di rispondere alla continua pressione per il contenimento dei costi, riducendo le costose modifiche dei progetti grazie ad elaborati grafici più precisi e uniformi. Il prodotto impiega componenti e attrezzature reali, che possono essere utilizzati nella costruzione dell’edificio e aiutano a risparmiare tempo e denaro”. Ecco alcune delle caratteristiche principali di AutoCAD MEP: • Ambiente AutoCAD familiare • Aree di lavoro basate sulle specifiche di settore • Strumenti specifici per la progettazione schematica • Rappresentazione degli elaborati grafici • Annotazione intelligente degli oggetti • Perfetto coordinamento di sezioni e prospetti • Abachi automatici e sempre aggiornati • Gestione integrata dei disegni • Opzioni avanzate di visualizzazione dei progetti • Coordinamento multidisciplinare L’introduzione delle nuove norme tecniche amplifica questo concetto perché consente l’utilizzo di materiali e sistemi ad alte prestazioni, lo studio di soluzioni più ardite e moderne, l’impiego di tecnologie più avanzate, dà l’avvio quindi a una nuova Tecnica delle Costruzioni. MADE EXPO, la manifestazione fieristica leader dedicata al sistema dell’edilizia, unica del settore in Europa a rappresentare l’intero processo della costruzione, ha voluto dedicare a questo momento fondamentale il primo FORUM della TECNICA DELLE COSTRUZIONI. Dal 3 al 6 febbraio 2010 a Milano, a MADE EXPO 2010 il Forum della Tecnica delle Costruzioni dialogherà con ingegneri, architetti, geometri, operatori qualificati e con il mondo della ricerca e delle università con modalità molto articolate. All’interno del FORUM la mostra sulle sfide prestazionali darà la possibilità di conoscere e toccare le nuove tecnologie, i nuovi prodotti, i nuovi sistemi, l’ampia sezione convegnistica consentirà di approfondire ogni tema in convegni, corsi e seminari e di incontrare gli autori dei principali testi tecnici e scientifici, la borsa progetti di acquisire i progetti di ricerca che le principali università italiane mettono a disposizione delle industrie, gli spazi espositivi delle aziende testimonieranno l’eccellenza produttiva declinata nei vari materiali e sistemi. Per la prima volta in Europa la Tecnica delle Costruzioni diventa argomento di approfondimento in un appuntamento fieristico, un’occasione unica per i progettisti, per le direzioni lavori, per le imprese, per i committenti, per incontrarsi, per approfondire, per trasformare una novità normativa in una soluzione di rilancio e di valorizzazione della propria attività. Un’iniziativa di MADE eventi srl e Federlegno Arredo srl, organizzata da MADE eventi srl e promossa da FederlegnoArredo e UNCSAAL 3-6 FEBBRAIO 2010 - FIERA MILANO-RHO N. 14 - 1 Settembre 2009 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 15 LIBRI E RIVISTE ATTUALITÀ ITALIA IL NUOVO CALCESTRUZZO Pubblicato il provvedimento sulla prestazione energetica degli edifici e degli impianti termici DOTT. ING. Autori: Mario Collepardi, Silvia Collepardi, Roberto Troli Editore: Enco - www.encosrl.it Pagine: 530 Prezzo: euro 65,00 Nella quinta edizione del libro sono presenti tante novità, e molto importanti, come si addice a un libro che, rispetto alle precedenti edizioni, è costantemente aggiornato ed ampliato per essere sempre “nuovo” nella presentazione degli argomenti che riguardano il calcestruzzo. Il libro è stato aggiornato alle ultime Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC) emanate con DM del 14 Gennaio 2008. La maggiore novità di queste NTC riguarda le responsabilità legali dei vari operatori nel settore delle costruzioni in calcestruzzo: Progettista, Direttore dei Lavori, Impresa, Produttore di calcestruzzo, Collaudatore. Anche il software Easy & Quick, presente nel CD allegato al libro, per elaborare le prescrizioni prestazionali, è stato aggiornato e rivisitato per l'adeguamento alle nuove NTC. GIOVANNI MANZINI stato pubblicato sulla GURI n. 132 del 10.06.09 il DPR n. 59 dello 02.04.09 “Regolamento di attuazione dell’articolo 4, comma 1, lettere a) e b), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, concernente attuazione della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia” che definisce le metodologie di calcolo e i requisiti minimi per la prestazione energetica degli edifici e degli impianti termici. Il DPR 59/2009 è entrato in vigore il 25 giugno 2009, ed è uno dei tre decreti attuativi dei D. Lgs 192/2005 (Decreto Legislativo n. 192 del 19.08.05 “Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia, GURI n. 222 del 23.09.05) e 311/2006 (Decreto legislativo n. 311 del 29.12.06 “Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo n. 192 del 2005, recante attuazione della direttiva 2002/91/CE, relativa al rendimento energetico nell’edilizia, GURI n. 26 dello 01.02.07). In particolare si tratta del Regolamento che attua l’articolo 4, comma 1, lettere a) e b), del D. Lgs. 192/2005, concernente l’attuazione della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia. A tal proposito, manca ancora il DPR di attuazione della lettera c) dell’articolo 4 comma 1, del D. Lgs. 192/2005, che dovrà fissare i criteri di accreditamento degli esperti e degli organismi a cui affidare la certificazione energetica, mentre il Decreto interministeriale (Sviluppo-AmbienteInfrastrutture) di attuazione dell’articolo 6, comma 9 e dell’articolo 5, comma 1 del D. Lgs. 192/2005, che definisce le procedure applicative della certificazione energetica degli edifici e contiene le linee guida nazionali è stato pubblicato il 10 luglio scorso (D.M. 26/6/2009 - G.U. n. 158 del 10/07/2009) È Nel seguito si riporta un breve stralcio del provvedimento considerato. (omissis) Art. 1. Ambito di intervento e finalità 1. Per le finalità di cui all’articolo 1 del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, per una applicazione omogenea, coordinata ed immediatamente operativa delle norme per l’efficienza energetica degli edifici su tutto il territorio nazionale, il presente decreto definisce i criteri generali, le metodologie di calcolo e i requisiti minimi per la prestazione energetica degli edifici e degli impianti termici per la climatizzazione invernale e per la preparazione dell’acqua calda per usi igienici sanitari, di cui all’articolo 4, comma 1, lettere a) e b), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192. 2. I criteri generali, le metodologie di calcolo e i requisiti minimi per la prestazione energetica degli impianti termici per la climatizzazione estiva e, limitatamente al terziario, per l’illuminazione artificiale degli edifici, di cui all’articolo 4, comma 1, lettere a) e b), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, foto: istockphoto PSI MEDIA (LAS VEGAS) LANCIA TRE MONOGRAFIE SULL’ENERGIA DEDICATE AI MERCATI EMERGENTI sono integrati con successivi provvedimenti. 3. I criteri generali di cui ai commi 1 e 2 si applicano alla prestazione energetica per l’edilizia pubblica e privata anche riguardo alle ristrutturazioni di edifici esistenti. (omissis) Art. 3. Metodologie di calcolo della prestazione energetica degli edifici e degli impianti 1. Ai fini dell’articolo 4, comma 1, lettere a) e b), del decreto legislativo, per le metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici si adottano le norme tecniche nazionali, definite nel contesto delle norme EN a supporto della direttiva 2002/91/CE, della serie UNI/TS 11300 e loro successive modificazioni. Di seguito si riportano le norme Approfondimenti sul tema del risparmio energetico nel riscaldamento degli edifici saranno oggetto di un inserto speciale all’interno del prossimo numero a oggi disponibili: a) UNI/TS 11300 - 1 Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 1: Determinazione del fabbisogno di energia termica dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale; b) UNI/TS 11300 - 2 Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 2: Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria. 2. Ai fini della certificazione degli edifici, le metodologie per il calcolo della prestazione energetica, sono riportate nelle Linee guida nazionali di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico, adottato ai sensi dell’articolo 6, comma 9, del decreto legislativo. (omissis) Art. 4. Criteri generali e requisiti delle prestazioni energetiche degli edifici e degli impianti 1. In attuazione dell’articolo 4, comma 1, lettere a) e b), del decreto legislativo, i criteri generali e i requisiti della prestazione energetica per la progettazione degli edifici e per la progettazione ed installazione degli impianti, sono fissati dalla legge 9 gennaio 1991, n. 10, dal decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, come modificati dal decreto legislativo, dall’allegato C al decreto legislativo e dalle ulteriori disposizioni di cui al presente articolo. caserme, ai seguenti valori: 1) 40 kWh/m2 anno nelle zone climatiche A e B; 2) 30 kWh/m2 anno nelle zone climatiche C, D, E, e F; b) per tutti gli altri edifici ai seguenti valori: 1) 14 kWh/m3 anno nelle zone climatiche A e B; 2) 10 kWh/m3 anno nelle zone climatiche C, D, E, e F. Come evolverà il mercato dellʼenergia nelle aree emergenti del Pianeta? E quale ruolo potrebbe avere lʼindustria europea e americana? Per rispondere a questa domanda PSI Media (editore con sede a Las Vegas, molto conosciuto negli States per la pubblicazione della rivista Combined Cycle Journal) ha deciso di realizzare 3 Handbooks dedicati al tema. Scopo primario di questi progetti editoriali è quello di creare sinergie tra gli stakeholder dei Paesi emergenti e le loro controparti negli Stati Uniti, in Europa, in Giappone. I programmi relativi alla distribuzione di questi prodotti editoriali sono: • Brazil Energy Handbook (pubblicato nel dicembre 2009); • India Energy Handbook (pubblicato a maggio 2009); • East Europe Energy Handbook (pubblicato a dicembre 2010). Editrice Alkes collaborerà con PSI Media per la promozione di questa importante iniziativa sul mercato italiano ed europeo. Per maggiori informazioni o dettagli sullʼiniziativa, si può contattare lʼingegner Giorgio Dodero ([email protected]). (omissis) 2. Per tutte le categorie di edifici, così come classificati in base alla destinazione d’uso all’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, nel caso di edifici di nuova costruzione e nei casi di ristrutturazione di edifici esistenti, previsti dall’articolo 3, comma 2, lettere a) e b), del decreto legislativo si procede, in sede progettuale alla determinazione dell’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale (EPi), e alla verifica che lo stesso risulti inferiore ai valori limite che sono riportati nella pertinente tabella di cui al punto 1 dell’allegato C al decreto legislativo. 3. Nel caso di edifici di nuova costruzione e nei casi di ristrutturazione di edifici esistenti, previsti dall’articolo 3, comma 2, lettere a) e b), del decreto legislativo, si procede in sede progettuale alla determinazione della prestazione energetica per il raffrescamento estivo dell’involucro edilizio (Epe, invol), pari al rapporto tra il fabbisogno annuo di energia termica per il raffrescamento dell’edificio, calcolata tenendo conto della temperatura di progetto estiva secondo la norma UNI/TS 11300 - 1, e la superficie utile, per gli edifici residenziali, o il volume per gli edifici con altre destinazioni d’uso, e alla verifica che la stessa sia non superiore a: a) per gli edifici residenziali di cui alla classe E1, così come classificati, in base alla destinazione d’uso, all’articolo 3, del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, esclusi collegi, conventi, case di pena e ENERGIA RINNOVABILE ED EFFICIENZA ENERGETICA NELLA PIÙ GRANDE FIERA DELL’EDILIZIA ORARI DI APERTURA: mercoledì-giovedì-sabato: 9-18 venerdì: 9-19 Apertura prolungata venerdì 30 ottobre Ticket on-line su: www.saie.bolognafiere.it Viale della Fiera, 20 - 40127 Bologna (Italia) - Tel. +39 051 282111 - Fax +39 051 6374013 - www.saie.bolognafiere.it - saie@bolognafiere.it 16 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 14 - 1 Settembre 2009 EVENTI 24 SETTEMBRE 2009 Politecnico di Milano Ordine degli Ingegneri di Verona e Provincia RISCHIO SISMICO: MESSA IN SICUREZZA DEL PATRIMONIO EDILIZIO E MONUMENTALE ESISTENTE Tra gli argomenti che saranno sviluppati dal Prof. Ing. Antonio Borri, Ordinario di Scienza delle Costruzioni presso la Facoltà di Ingegneria dellʼUniversità di Perugia: il comportamento degli edifici storici e monumentali nei terremoti con esempi e casi di studio, la situazione normativa, gli interventi di adeguamento e miglioramento, lʼimpiego dei materiali compositi, le linee guida per gli interventi sui beni culturali con esempi di utilizzo di tecniche e materiali innovativi. Aprirà i lavori il Presidente dellʼOrdine lʼIng. Mario Zocca ed introdurrà lʼIng. Claudio Morati del Comitato di Redazione Notiziario sulla valenza economica degli interventi di messa in sicurezza. Alla chiusura dei lavori seguirà un rinfresco. Incontro gratuito Orario 15 - 19 Sede: Via Leoncino 5, 37121 Verona Per ulteriori informazioni consultare il sito www.ingegneri.vr.it Politecnico di Milano Dipartimento di Ingegneria Strutturale ■ CERTIFICAZIONE ENERGETICA CORSO AGGIORNAMENTO NUOVO SOFTWARE ‘CENED’ 15 Settembre ʻ09 Dipartimento di Meccanica 1563 Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano 3 – 5 NOVEMBRE 2009 PROGRAMMA RESISTENZA A FATICA DI STRUTTURE SALDATE (Ottava Edizione) DELLE PROSSIME MANIFESTAZIONI Direttori del corso: prof. Stefano Beretta – Politecnico di Milano prof. Wolfgang Fricke – TU Hamburg ■ 28 SETTEMBRE 2009 • Analisi FEM • Metodo “Local Stress” • Normative • Metodo “Hot Spot” • Giunzioni di acciai HSLA Un corso di aggiornamento sulle metodologie per il calcolo e la verifica a fatica di componenti saldati si terrà al Politecnico di Milano, Dipartimento di Meccanica, Campus Bovisa, Via La Masa 34, dal 3 al 5 novembre 2009. II corso è rivolto a progettisti di componenti e strutture meccaniche saldate che desiderino avere un panorama aggiornato sulle moderne metodologie di calcolo e di verifica degli elementi strutturali saldati sollecitati a fatica. Per informazioni rivolgersi a: ing. Andrea Bernasconi Dipartimento di Meccanica, Politecnico di Milano, Via La Masa 34, 20156 MILANO Tel: 02 2399 8222 Fax: 02 2399 8202 e-mail: [email protected] http://people.mecc.polimi.it/bernasconi/saldature.html Termine iscrizioni: 10 ottobre 2009 (successivamente a questa data contattare lʼing. Bernasconi per verificare la disponibilità) IL PIANO CASA IN LOMBARDIA Convegno organizzato dalla Commissione del Collegio “Rapporti con il Comune di Milano in relazione alle normative” Il Responsabile delle manifestazioni (dott. ing. Giancarlo Bobbo) CORSI 1563 Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano ❯❯ ORGANIZZATO CON AREA 72 9/16/23/30 NOV 2009 11° CORSO CERTIFICATORI ENERGETICI 16 settembre ʻ09 – 20 ottobre ʻ09 PROGETTARE EDIFICI IN CALCESTRUZZO IN ZONA SISMICA CON IL METODO DEGLI STATI LIMITE 2° CORSO 3°CORSO SERALE CERTIFICATORI ENERGETICI 1 ottobre ʻ09 – 11 novembre ʻ09 ❯❯ ORGANIZZATI CON IL POLITECNICO DI MILANO ■ SICUREZZA NEI CANTIERI 16 SET - 20 OTT 2009 BERGAMO, 9-10 OTTOBRE 2009 4° CORSO 120 ore: FORMAZIONE COORDINATORE SICUREZZA 23 settembre ʻ09 – 14 dicembre ʻ09 3°CORSO 40 ore ʻAGGIORNAMENTO COORDINATORI SICUREZZAʻ 16 settembre ʻ09 – 26 ottobre ʻ09 ■ SICUREZZA SUL LAVORO : RSPP - ASPP 1° CORSO FORMAZIONE PER RSPP E ASPP MODULO A; B4 (meccanica), B5 (chimica), B8 (P.A.) ; MODULO C Per informazioni di dettaglio: Preferire mail: [email protected] 02.2399.4206 / .4361 - cell : 329.8834243 Comitato Termotecnico Italiano Energia e Ambiente MILANO, 15 – 16 e 17 SETTEMBRE 2009 Giornate di Alta Formazione LA CO-GENERAZIONE DISTRIBUITA A COMBUSTIBILE FOSSILE E/O RINNOVABILE Gli obiettivi del corso sono: • Fornire le conoscenze di base in materia di cogenerazione illustrando il quadro legislativo attuale e delle direttive e normative più recenti in materia; • Presentare le tecnologie utilizzate per la cogenerazione distribuita, consolidate o in fase di sviluppo; • Presentare un quadro esaustivo dei benefici e degli incentivi sui quali la generazione distribuita e cogenerativa a combustibile fossile e/o rinnovabile – può fare affidamento; • Fornire elementi tecnico-economici chiave per poter valutare la sostenibilità economica dei sistemi produttivi di piccola taglia operanti in assetto cogenerativo e/o a fonti rinnovabili; • Illustrare e discutere dei casi applicativi. Per informazioni di dettaglio: Comitato Termotecnico Italiano tel: 02 26626530 - 02 26626550 [email protected] - www.formazione.cti2000.it CERTIFICATORI ENERGETICI 11° CORSO EUROCODICI e NORME TECNICHE: UN PROCEDIMENTO EFFICIENTE PER IL PROGETTO/CALCOLO DELLE STRUTTURE E CONSEGUENZE SULLA DL e COLLAUDO 01 OTT - 11 NOV 2009 QUADRO NORMATIVO Le Norme Tecniche per le Costruzioni del D.M. 14.01.08 (NTC), sono le Norme italiane armonizzate con gli Eurocodici che hanno introdotto, rispetto alle precedenti norme, criteri differenti. LʼAGGIORNAMENTO AD OGGI Dal 2003 sono decine le edizioni di corsi su nozioni di base: stati limite, dinamica, sismica, strumenti obsoleti come diagrammi, domini, tabelle, programmi di verifica sezioni. Il Professionista, acquisite tali conoscenze, si ritrova nellʼapplicare le norme a gestire altro: produttività e risposte a richieste reali (spostamenti di pilastri, aperture nei solai, muri in falso, ecc.). CERTIFICATORI ENERGETICI 3° CORSO SERALE 16 SET - 26 OTT 2009 AGGIORNAMENTO PER COORDINATORI DELLA SICUREZZA NEI CANTIERI 3° CORSO 40 ORE 23 SET - 14 OTT 2009 FORMAZIONE COORDINATORI DELLA SICUREZZA NEI CANTIERI 4° CORSO 120 ORE OTTOBRE 2009 UN NUOVO CORSO CALIBRATO PER I PROFESSIONISTI Il corso, promosso da InArSind Bergamo e tenuto dal Relatore dott. ing. Salvatore Palermo, riguarda calcolo, progetto, direzione lavori e collaudo di opere strutturali e presenta due aspetti esclusivi: 1. un procedimento che, partendo da un percorso completo, introduce diverse strategie utili a semplificare e velocizzare i calcoli; 2. il rilascio del software NTCalcS, scritto sulle NTC, sulla Circolare e sugli Eurocodici. FORMAZIONE PER LO SVOLGIMENTO DELLE FUNZIONI DI RSPP E ASPP 1° CORSO I corsi sono aperti a tutti. I Soci del Collegio hanno diritto a condizioni particolarmente favorevoli. Per informazioni rivolgersi alla Segreteria del Collegio: Tel. 02/76003509 - Fax 76022755 e-mail: [email protected] Il Responsabile delle manifestazioni (dott. ing. Giancarlo Bobbo) NTCalcS: UN SOFTWARE DIFFERENTE NTCalcS abbandona la tradizione dellʼindustria del software a scatola chiusa, risultando un software differente; totalmente trasparente allʼuso. Vengono così superati i tradizionali corsi basati su trattazioni accademiche di progettazione in zona sismica e del metodo degli stati limite. Sul sito www.inarsind.bergamo.it: descrizione del corso, di NTCalcS (11 pag.), modulo per lʼiscrizione o la richiesta del testo+software. Allʼe-mail [email protected] si possono richiedere altre informazioni. Coordinamento per InArSind Bergamo: dott. ing. Ivan Locatelli Per i lettori del ns. Giornale è stata prevista una quota riservata dʼiscrizione. Per gli interessati che intendono partecipare al corso ed usufruire della quota ridotta (sconto pari a 70 euro) occorre inserire il codice NTCBGINAR09 nello spazio predisposto sul modulo dʼiscrizione scaricabile dal sito www.inarsind.bergamo.it Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano 1563 on-line www.giornaleingegnere.it OFFERTE E RICHIESTE DI COLLABORAZIONE Ingegnere civile-edile 39anni. Abilitato allʼesercizio della professione. Ha frequentato il corso di formazione “Il coordinatore della sicurezza e il responsabile del servizio di prevenzione e protezione nel settore delle costruzioni”. Attualmente impegnato con compiti di tracciamento delle opere e direzione di cantiere per i lavori di costruzione di un complesso residenziale costituito da 17 piani fuori terra e 3 piani interrati Ricerca: studio professionale/società/ imprese per collaborazione e/o assunzione. Mob. 338 1554496 [email protected] elettrici finalizzati al rilascio delle dichiarazioni di conformita' e di rispondenza secondo il dm 37/08. Mob. 347/1330518 Ingegnere elettrotecnico 49enne, capo commessa, preventivista per gare d'appalto, responsabile e direttore tecnico in societa' di impiantistica ed in un ente per le verifiche secondo dpr 462/01, valuta proposte come dipendente. Al momento disponibile anche per consulenze, controlli, prove, verifiche sugli impianti Ingegnere elettrotecnico, manager commerciale, è interessato ad incontrare aziende di vari settori, a scopo assunzione. Specialista vendite Italia / Export, vasta esperienza commerciale maturata in Italia e all'estero nei settori elettrico, meccanico, dell'energia e delle materie plastiche; eccellente conoscenza dell'Inglese e del Francese, ottima conoscenza dalle Spagnolo, conoscenza elementare del Tedesco e del Portoghese, disponibile immediatamente. Tel. ++39.334.7816019 Ingegnere libero professionista, venticinquennale esperienza, da oltre un decennio impegnato nel settore della sicurezza aziendale, in possesso dei requisiti necessari, si propone per incarichi di R.S.P., P. esterno, elaborazione di documenti di valutazione dei rischi, piani di emer- Sono pubblicate gratuitamente solo le richieste di lavoro degli abbonati al Giornale Ulteriori opportunità di lavoro sul sito www.giornaleingegnere.it e www.collegioingegneriarchitettimilano.it genza, valutazione del rischio di incendio, progettazione per prevenzione incendi, corsi di formazione, ecc. Mob. 328 / 82.46.140" Ingegnere meccanico, decennale esperienza nella progettazione di macchine e impianti automatici, ottima conoscenza pacchetto Office e vari pacchetti CAD e FEM, abilitazione alla professione, valuta proposte di collaborazione part time o a tempo determinato. [email protected]