N. 14 - 1 Settembre 2009 - Anno 57
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Quindicinale
di informazione
per ingegneri
e architetti
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1563
Fondato nel 1952 • www.giornaleingegnere.it
A colloquio con il professor Francesco Profumo, Rettore del Politecnico di Torino
“La comunità internazionale apprezza
la qualità dei nostri studenti e ricercatori”
DAVIDE CANEVARI
Professor Profumo, può fare un bilancio
del primo quadriennio di Rettorato?
Credo che in questi quattro anni il
Politecnico abbia contribuito da protagonista allo sviluppo del nostro
territorio, accrescendo la sua reputazione nazionale e internazionale. Il
Politecnico di Torino viene scelto
dai nostri studenti e dalle loro famiglie per il rigore degli studi, la
qualità dell’offerta formativa e della
ricerca scientifica e per il buon livello dei servizi offerti.
I nostri laureati trovano occupazioni qualificate in tempi brevi. Il sistema socio-economico, in tutte le sue
componenti, pubbliche e private, ci
vede come un interlocutore privilegiato, per le attività di formazione, di
ricerca e di trasferimento della conoscenza nei settori dell’architettura e dell’ingegneria.
La comunità scientifica internazionale ci apprezza per la qualità
dei nostri studenti e dei nostri ricercatori.
segue a pag. 3
GIOVANNI MANZINI
ella notte di lunedì 29
giugno, durante il transito
di un convoglio ferroviario nella stazione di Viareggio
(Lu), cinque vagoni che portavano delle cisterne contenenti gpl
(gas di petrolio liquefatto1) sono
deragliati, ed una di tali cisterne
ha rilasciato all’esterno una notevole quantità della sostanza, che
è in seguito esplosa provocando,
ad oggi, ben 28 decessi e 22 feri-
N
Nucleare
e rinnovabili:
le idee
di Obama
■ Giovanni Avico
Il professor Francesco Profumo, riconfermato Rettore del Politecnico di Torino
ti (di cui 4 gravi), oltre a notevolissimi danni agli immobili (Fig.
1). Il carro cisterna considerato
faceva parte di un convoglio (treno merci), composto da ben 14
unità di tale tipo piene di gpl, che
era partito la sera precedente dalla raffineria Sarpom a San Martino di Trecate, in provincia di Novara2, dove il gpl era stato trasferito dai silos dello stabilimento all’interno dei carri cisterna3.
segue a pag. 5
Dubai, sogno o realtà?
MATTEO VITALI
ubai, la metropoli del deserto, deve ancora dimostrare di poter essere una
città sostenibile. Al contrario, deve
ancora dimostrare di essere una
città. Intendiamoci, i palazzi ci sono, gli spazi non mancano, il governo sta finanziando le prime infrastrutture di trasporto pubblico,
D
■ dott. ing. Patrizia Giracca
Dopo la pausa estiva, “Il Giornale dell’Ingegnere” si propone con una veste grafica rivisitata. Alcuni accorgimenti, studiati dalla redazione e realizzati dal nostro editor grafico Giandomenico Pozzi, per rendere ancor
più gradevole la vostra lettura. Un ulteriore segnale di attenzione che, nella continuità dell’impostazione classica di un prodotto editoriale fondato
nel 1952, testimonia l'impegno con
cui cerchiamo di proporci a chi ci legge. Auspichiamo che l’iniziativa sia
gradita e cogliamo l'occasione per augurare a tutti voi una buona ripresa
lavorativa.
ATTUALITA' MONDO
La tragedia di Viareggio
Fuga ed esplosione del gpl
DOTT. ING.
Piccole modifiche
nel segno
della tradizione
ma dove sono le persone?
Passeggiando per la città e parlando con la gente si scopre che
quasi tutte le abitazioni sono vendute, ma la stragrande maggioranza non sono abitate. Addirittura molte ville e appartamenti sono stati acquistati prima ancora di
venire costruiti.
Prosegue lo smantellamento del nucleare in Italia
Decommissioning delle centrali
i “casi” di Latina e Garigliano
PROF. ING.
MAURIZIO CUMO
a SOGIN, Società Gestione
Impianti Nucleari, sta procedendo al “decommissioning”
di quattro vecchie centrali nucleari e
delle installazioni nucleari di quattro siti ove l’ENEA svolgeva ricerche
sugli impianti del ciclo del combustibile nucleare. Nel numero 16
(2008) del Giornale dell’Ingegnere
ho presentato attività particolari di
“decommissioning” svolte nell’impianto ENEA di Saluggia e in questo
numero desidero illustrare importanti attività che la SOGIN ha svol-
L
to nelle centrali nucleari di Latina e
del Garigliano. Il nuovo piano a vita intera elaborato da SOGIN prevede il termine delle attività di “decommissioning” nel 2019, con cinque anni di anticipo rispetto al piano precedente, e con una forte accelerazione dei lavori. I lavori delle
centrali di Latina e Garigliano, resi
possibili dalla collaborazione di diverse direzioni della sede centrale
di SOGIN, sono stati diretti dal “Project Manager” locale Ing. Severino
Alfieri e dai suoi assistenti.
segue a pag. 4
INSERTO SPECIALE SULL’ACQUA/3
a cura del dott. ing. Franco Ligonzo
Con questo inserto chiudiamo lʼargomento “acque per uso civile”,
trattando i tre aspetti principali relativi alle reti: lʼarchitettura delle reti, sia di captazione dellʼacqua di falda sia di raccolta delle acque reflue;
i processi di manutenzione per il contenimento e la riduzione delle
perdite; i materiali da costruzione, specificamente lʼacciao inox. Con
lʼoccasione pubblichiamo anche i contributi di alcuni lettori che arricchiscono il dibattito e testimoniano lʼinteresse suscitato.
segue a pag. 13
Il presidente degli Stati Uniti
d'America, Barack Obama, è più che
mai intenzionato a confermare il
piano che prevede 1,2 miliardi di
dollari per finanziare la ricerca
scientifica pubblica sui temi che
riguardano la politica
energetica. Secondo Obama infatti
"per dare un nuovo impulso
all’economia è fondamentale il
ricorso alle fonti rinnovabili, al
nucleare, all’incremento
dell’efficienza energetica e anche
all’idrogeno".
a pagina 2
SICUREZZA
Eventi sismici
e progettazione
degli ascensori
■ Bruno Ciborra
L’ascensore, il sistema di trasporto
più diffuso ed usato nel mondo,
riveste un suo ruolo particolarmente
importante nella sicurezza globale
delle costruzioni. E' necessaria una
corretta progettazione e gestione
per contribuire a ridurre i rischi per
gli utenti. In Italia ed in Europa
esistono oggi norme ben precise
per la costruzione di edifici resistenti
ad eventi sismici. Ben diversa
invece la situazione in tema di
ascensori.
a pagina 14
da pag. 7 a pag. 12
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2
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
N. 14 - 1 Settembre 2009
ATTUALITÀ MONDO
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QUINDICINALE DI INFORMAZIONE
PER INGEGNERI E ARCHITETTI
Direttore responsabile
Carlo Valtolina
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Direttore editoriale
Pierfrancesco Gallizzi
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Vicedirettore
Pierangelo Andreini
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Redazione
Responsabile: Sandra Banfi
Direttore scientifico-culturale
Giulio Galli
Davide Canevari
Roberto Di Sanzo
Patrizia Ricci
Comitato di gestione
Adriano De Maio, Patrizia Giracca,
Anna Semenza, Carlo Valtolina,
Gilberto Ricci
Comitato d’onore
Edoardo Bregani, Vittore Ceretti,
Adolfo Colombo, Riccardo Pellegatta, Fabio Semenza, Gianni Verga
Comitato Scientifico Culturale
Presidenti degli Ordini e Collegi
abbonati al Giornale dell’Ingegnere
ASSISTENTE AL DIRETTORE
Franco Ligonzo
AREA STRATEGICA
Sergio Barabaschi, Vittorio Coda,
Alberto Quadrio Curzio, Adriano
DeMaio, Giacomo Elias, Giuseppe
Lanzavecchia, Giovanni Nassi, Massimo Saita
AREA FORMAZIONE, RICERCA E INNOVAZIONE
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Walter Niccodemi, Aldo Norsa,
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NORMATIVA
E PROFESSIONALE
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Gianmario Bolloli, Sergio Brofferio,
Giuseppe Callarame, Vittorio Carnemolla, Franco Cianflone, Sergio
Clarelli, Piercarlo Comolli, Antonio
De Marco, Gabriele Di Caprio, Mario Ghezzi, Gian Carlo Giuliani,
Leopoldo Iaria, Franco Ligonzo, Ernesto Pedrocchi, Giovanni Rigone,
Michele Rossi, Alberto Rovetta,
Angelo Selis, Giorgio Simeone,
Franco Sironi, Andrea Sommaruga,
Francesco Tozzi Spadoni, Giorgio
Valentini
Di diritto componenti del Comitato
Scientifico Culturale “Area Tecnica,
economica, normativa e professionale”
Collegio ingegneri di Pavia: Giovanni Rigone; Collegio ingegneri di
Venezia: Franco Pianon
Ordini ingegneri: Alessandria:
Gregorio Marafioti; Aosta: Michel
Grosjacques; Belluno: Luigi Panzan; Bergamo: Donatella Guzzoni; Biella: Renato Bertone; Brindisi: Erminio Elia; Caserta: Vittorio Severino; Catanzaro: Salvatore Sacca’; Como: Manlio Cantaluppi; Cremona: Adriano Faciocchi; Cuneo: Adriano Gerbotto;
Forli’-Cesena: Lucio Lelli; Imperia: Pino Domenico; Lecco: Teodoro Berera; Lodi: Angelo Pozzi;
Mantova: Tommaso Ferrante; Milano: Gianfranco Agnoletto; Monza: Piergiorgio Borgonovo; Napoli: Luigi Vinci; Novara: Giancarlo
Ferrera; Parma: Angelo Tedeschi;
Pavia: Giampiero Canevari; Piacenza: Fabrizio Perazzi; Reggio
Emilia: Piero Antonio Gasparini;
Sondrio: Enrico Moratti; Torino:
Ilario Cursaro; Trento: Alberto
Salizzoni; Treviso: Vittorino Dal
Cin; Varese: Roberta Besozzi;
Verbania: Alberto Gagliardi; Vercelli: Guido Torello; Verona: Mario Zocca.
Hanno collaborato a questo numero:
Riccardo Airoldi, Giovanni Avico, Maurizio Brown, Fausto Capelli, Bruno Ciborra, Savino Colia, Maurizio Cumo, Antonio De Marco, Patrizia Giracca,
Marco Paolo Inglese, Giovanni Manzini, Raul Martin, Stefano Tani, Paolo Timoni, Mario Tomasino, Matteo Vitali.
Proprietà Editoriale
Società di Servizi del
Collegio degli Ingegneri
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Oltre agli Abbonati individuali
Barack Obama e la politica energetica
DOTT. ING.
GIOVANNI AVICO
l Presidente USA Barack
Obama ha confermato il
piano che prevede altri 1,2
miliardi di dollari per finanziare la ricerca scientifica pubblica sui temi energetici (alla
quale fa capo il Dipartimento
dell'Energia) e la proposta per
l’estensione a 10 anni del credito d'imposta sugli investimenti privati in ricerca e sviluppo.
Il messaggio presidenziale, già
proferito più volte, è risuonato ancora chiaramente: per
rivitalizzare l'economia a stelle e strisce è fondamentale il
ricorso alle fonti rinnovabili, al
nucleare, all’incremento dell’efficienza energetica e anche
all’idrogeno.
Il provvedimento volto a detassare gli investimenti in
R&D (già limitatamente in vigore anche in passato) va nella direzione di sovvenzionare,
con ingenti quantitativi di denaro pubblico la ricerca. Il
budget stanziato in tal senso
ammonta nel complesso a 55
miliardi di dollari fra finanziamenti e incentivi fiscali e
darà lavoro a 3,5 milioni di
I
foto: James O'Malley
1563
persone, di cui il 90% nel settore privato.
Gli incentivi previsti, secondo Obama, renderanno finalmente l'energia pulita una
fonte di energia profittevole
e questo porterà allo sviluppo di nuove tecnologie che,
a loro volta, promuoveranno
la creazione di nuove industrie e di milioni di nuovi posti di lavoro negli USA, posti
che non potranno essere portati all'estero.
A tal proposito, ricordiamo
che, molto recentemente, il
governo statunitense ha scelto quattro aziende (Scana
Corporation, Southern Company, UniStar Nuclear
Energy, Nrg Energy Inc.) che
si spartiranno 18,5 miliardi di
dollari di garanzie sui prestiti
per costruire 7 centrali nucleari, da posizionarsi dal
Maryland al Texas, la cui costruzione dovrebbe iniziare
entro il 2011 e terminare en-
Il budget stanziato
dal governo USA
per ricerca
e sviluppo
in campo
energetico
ammonta
a 55 miliardi
di dollari
fra finanziamenti
e incentivi fiscali
tro il 2016. Infine, occorre ricordare anche le dichiarazioni del premio Nobel per la fisica nel 1997 e segretario all'Energia Steven Chu, secondo il quale occorre costruire
centrali termoelettriche a carbone e centrali termonucleari. Inoltre, Chu non esclude
di revocare il divieto delle trivellazioni offshore a largo delle coste statunitensi e ritiene
che non sia il momento opportuno per portare il prezzo della benzina ai livelli europei.
il GIORNALE dellʼINGEGNERE ǀ 1 settembre 1989
Accadeva 20 anni fa
Venti anni fa si guardava – in
prima pagina – a un tema che
intrecciava questioni ambientali,
normative, di sicurezza: la
questione acqua.
A conclusione di venti anni di
lotte. Il Parlamento ha approvato
la legge a tutela del suolo.
L’articolo, firmato dal Senatore
Achille Cutrera affrontava il
problema in maniera lucida e
approfondita. “È venuto il
momento di riconoscere la
risorsa acqua, prevenendo i
ricorrenti disastri ambientali
dovuti alla mancanza di una carta
geologica nazionale. Non una
difesa passiva, ma una protezione
dagli inquinamenti: chi inquina
paga. Una visione legata allo
sviluppo economico. Nella leggequadro vi sono insufficienze da
colmare: nell’Autorità di Bacino
la figura del Segretario generale
assumerà tanto maggior rilievo
quanto più spiccata sarà la
personalità del prescelto. (...) Il
nuovo disegno di legge sulle
norme per il riassetto
organizzativo e funzionale della
difesa del suolo approvato dal
Parlamento, e pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale del 25 maggio
1989, costituisce un contributo
fondamentale per lo sviluppo nel
nostro Paese di un sistema
normativo organico in materia
ambientale”.
L’appello al mondo politico,
lanciato dal Giornale
dell’Ingegnere nelle settimane
precedenti durante un dibattito
ospitato dal Collegio di Milano,
riceve una prima autorevole
risposta. Fra tecnici e politici
quale rapporto? Risponde
Occhetto, Segretario del PCI. Si
legge nella lettera aperta inviata
dall’onorevole comunista: “Il
rapporto tra competenze e
politica è al centro della nostra
riflessione e iniziativa politica e
condividiamo pienamente l’idea
secondo cui per il futuro è bene
che i politici si interessino ai
progetti e alle regole, lasciando
agli specialisti il compito di
formulare soluzioni e gestirle”.
Lascia un lieve rammarico la
lettura di queste righe, pensando
all’allontanamento – forse un po’
autoreferenziale - mostrato negli
anni successivi dal mondo della
politica, che troppo spesso,
anche di recente, ha lasciati
inascoltati gli appelli della
categoria. Oggi sarebbe davvero
difficile pensare a una lettera
dello stesso tenore firmata da
uno degli attuali leader di partito.
In prima pagina spiccava un altro
articolo di rilievo: Come
Tariffe Abbonamenti
prepararsi al mercato unico
europeo. Cambia il mestiere del
manager per le sfide della nostra
epoca.
“Nessuna azienda può credere
che la geografia la metta in
qualche modo al riparo dalla
concorrenza di altri produttori. È
in atto la veloce creazione di un
mega-mercato globale, nel quale
muta il sistema dei consumi
individuali e collettivi. Non
vivere sugli allori passati, che
portano all’autarchia aziendale,
ma scegliere tra consapevolezza e
miopia. L’espulsione di addetti
dai processi produttivi crea
sacche di frustrazione collettiva:
urge riqualificare o formare alle
nuove esigenze masse di
persone”.
Questo il messaggio lanciato dal
dettagliato servizio. Un
messaggio più che mai attuale.
A tutti gli Abbonati
viene distribuito:
agli iscritti agli Ordini degli Ingegneri delle province di
Alessandria, Aosta, Belluno, Bergamo, Biella, Brindisi,
Caserta, Catanzaro, Como, Cremona, Cuneo, ForlìCesena, Imperia, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Monza e
Brianza, Napoli, Novara, Parma, Pavia, Piacenza, Reggio
Emilia, Sondrio, Torino, Trento, Treviso, Varese, Verbania,
Vercelli e Verona;
agli iscritti ai Collegi degli Ingegneri di Pavia e Venezia;
agli iscritti al Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano;
agli iscritti alle Associazioni aderenti all’ANIAI (Associazione
Nazionale Ingegneri e Architetti Italiani);
alle Associazioni professionali, ai principali Enti tecnici e Industrie nazionali, ad alcuni istituti scolastici medi superiori,
ad alcune sedi Universitarie.
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N. 14 - 1 Settembre 2009
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
3
DALLA PRIMA PAGINA│INTERVISTA
Francesco Profumo e la sfida del Politecnico di Torino
“Formazione e ricerca scientifica di livello assoluto”
segue da pag. 1
“Lo slogan che
abbiamo lanciato
è Green Mobile
campus for dynamic
people, un progetto
che stiamo
completando, per
avere un’università
in cui sia possibile
fruire di
informazioni e
servizi senza vincoli
di spazio
o di tempo
e in cui la
digitalizzazione
dei documenti
sia massima.”
l progetto della Cittadella
Politecnica (170 mila metri quadrati nel cuore di
Torino) è ormai una realtà in
cui la ricerca, il trasferimento tecnologico, la condivisione di servizi e strutture con
le imprese garantiscono ai nostri studenti di vivere una sorta di anticipo del mondo del
lavoro, contribuendo significativamente a formare una
nuova figura di ingegnere che,
oltre a possedere solide basi
culturali e scientifiche, avrà
acquisito già durante gli studi
universitari competenze e skill
utili a costruire un profilo di
eccellenza immediatamente
spendibile sul mercato. Nel
Business Research Centre
della Cittadella la condivisione di spazi e strutture con
grandi aziende multinazionali si concretizza anche nella
condivisione di progetti, intenti e iniziative.
I
E quali sono gli obiettivi per
l'immediato futuro?
Nel prossimo quadriennio
dovremo consolidare quanto
fatto nel periodo 2005-2009.
Tra le priorità segnalo la redazione di un nuovo Statuto
moderno e adeguato a una
Research University in grado
di competere con le migliori
università tecniche europee;
l’avvio di un nuovo modello
formativo per architetti ed ingegneri, rispondente alle richieste del mercato del lavoro del dopo crisi; il potenziamento e la valorizzazione della ricerca scientifica di qualità
e l’adozione di un rigoroso sistema di valutazione. Inoltre,
il completamento del piano
edilizio dell’Ateneo (con particolare riferimento alla riunificazione delle attività didattiche e di ricerca nell’area dell’architettura e del disegno industriale) e il consolidamento
del nostro progetto di Campus universitario, con studenti
provenienti dall’Italia, dall’Europa e dal mondo.
Per quella che è stata la sua
esperienza ha funzionato la riforma detta 3+2? Ha facilitato o
meno la formazione di una nuova generazione di giovani professionisti e ricercatori?
Le ultime indagini statistiche
mostrano che la maggioranza
dei nostri studenti – ben il
77,9 per cento dei laureati
triennali - scelgono di proseguire negli studi dopo aver
conseguito il titolo triennale e
più del 95 per cento di questi
sceglie di farlo al Politecnico
di Torino. Se si confronta il
dato con quello della media
nazionale del 58,6 per cento
di studenti che proseguono
la propria formazione nella
laurea specialistica, si può capire che la situazione del Politecnico di Torino è un po’
diversa da quella della maggior parte degli Atenei italiani.
Senza dubbio le discipline
tecniche richiedono una preparazione di base più approfondita e la formazione di livello universitario è indispensabile per accedere al
mondo del lavoro; in particolare, però, credo che i nostri studenti riconoscano la
validità del percorso formativo che il nostro Ateneo offre
e quindi non sono delusi dall’esperienza universitaria triennale. In generale, bisognerà
nei prossimi anni ripensare
all’offerta formativa nel suo
complesso, adeguandola me-
glio alle esigenze del mercato
del lavoro ed anche alle risorse disponibili.
Il tema energia sembra essere
diventato strategico nei progetti del Politecnico di Torino. Per
quali ragioni? E quali sono i filoni di maggiore interesse sui
quali state lavorando?
Abbiamo intrapreso negli ultimi anni numerose azioni
che vanno nella direzione del
risparmio energetico e della
sostenibilità ambientale, tematiche che ritengo saranno
sempre più centrali a livello
mondiale, come è recentemente emerso anche dal G8
University Summit che abbiamo ospitato a maggio e
che era appunto incentrato
sullo sviluppo autenticamente sostenibile.
Lo slogan che abbiamo lanciato è Green Mobile campus for dynamic people, un
progetto che stiamo comple-
“Nel prossimo
quadriennio
dovremo
consolidare
quanto fatto
nel periodo
2005-2009”
tando, per avere un’università in cui sia possibile fruire di
informazioni e servizi senza
vincoli di spazio o di tempo e
in cui la digitalizzazione dei
documenti sia massima. Il
progetto integra due elementi determinanti per il Paese:
la riduzione dei consumi
energetici e della produzione
di CO2 e l’utilizzo delle nuove
tecnologie IT per la formazione, e le razionalizzazioni
dei flussi quotidiani (mobilità, energia, informazione e
formazione).
Ricordo, poi, progetti specifici che abbiamo già avviato e
che permetteranno di perseguire obiettivi di risparmio attraverso una rete di sensori
che raccoglie i dati relativi al
consumo energetico per consentire l’identificazione del
profilo di consumo di un’a-
rea, con l’iniziativa Wi-fi for
energy. Inoltre, l’approvvigionamento da fonti rinnovabili (oggi già una realtà per
quanto riguarda il 100 per
cento dei nostri consumi di
energia elettrica) e il miglioramento dell’efficienza energetica delle nostre strutture
rappresenta un passo importante anche per fornire ai giovani un esempio concreto di
cosa si possa e si debba fare
per contribuire a ridurre l’impatto ambientale delle nostre
attività.
E per quanto riguarda gli aspetti della formazione e della ricerca?
Chiaramente, il tema energia
nella nostra università che per
vocazione è una scuola tecnica assume anche la declinazione della ricerca nei settori delle energie rinnovabili,
in tutti i loro aspetti: dalla
produzione energetica allo
studio di motori ibridi e alimentati da energie verdi. Tutti progetti che stiamo portando avanti anche in partnership con grandi aziende
mondiali interessate alla ricerca in questi settori.
Un problema di fondo riguarda una vera cultura dell’energia, che in Italia sembra ancora
mancare. E questo nonostante
le occasioni di informazione (riviste di settore, convegni, workshop, fiere, saloni) si siano moltiplicate quasi a dismisura negli ultimi anni. Come si spiega
questa contraddizione: tanta comunicazione ma poca cultura...
L’interesse per l’energia sta
crescendo, come è testimoniato dal numero di iscritti al
nostro corso di laurea in Ingegneria Energetica, quintuplicato nel giro di pochi anni.
Numerosi segnali di interesse
si registrano nel panorama
della ricerca, ma anche della
divulgazione, anche grazie ad
iniziative popolari. Gli obiettivi di risparmio, miglioramento delle prestazioni, utilizzo di fonti rinnovabili non
si possono raggiungere se
non attraverso una vera e
propria rivoluzione culturale.
Altro problema dell'Italia, la sindrome Nimby, che spesso si trasforma in un no a prescindere e
colpisce ormai anche molti progetti zero emission. Come superare questa barriera? Perché
all'interno dei corsi universitari
che formano figure professionali che saranno coinvolte in
grandi progetti (strade, infrastrutture, centrali, impianti chimici... ) il tema e le possibili soluzioni non vengono approfonditi?
Creare una simile figura professionale come quella che lei
descrive permetterebbe davvero di superare la sindrome
Nimby, ma questa figura deve avere una cultura interdisciplinare che vada dalle
competenze tecnologiche di
base alla capacità di gestire i
conflitti socio-politici alla conoscenza dei risvolti economico-finanziari che la realizzazione di grandi infrastrutture - energetiche e non comporta. Potrebbe essere
l’oggetto di un Master congiunto fra il Politecnico e l’Università… Credo che nei
Paesi scandinavi figure del genere siano già diffuse, e che
comunque una cultura di
questo tipo sia più nel dna di
quei popoli che del nostro.
Quale potrebbe essere il ruolo
Il progetto
della Cittadella
Politecnica,
170 mila metri
quadrati nel cuore
di Torino,
è ormai una realtà
del nucleare e delle rinnovabili
nel futuro dell'Italia?
Nucleare e fonti rinnovabili
possono coesistere ed integrarsi a vicenda, fornendo il
primo una solida base costante alla nostra domanda
energetica, le seconde una integrazione in parte variabile
e non regolabile (solare, eolico) e in parte regolata (idroelettrico, geotermoelettrico).
Ma il ruolo dei combustibili
fossili (cicli combinati a gas)
sarà prezioso ancora per molto tempo, per garantire il
matching fra profilo della domanda ed offerta.
Uno dei limiti che viene spesso citato come ostacolo alla rinascita del nucleare riguarda la
necessità di "formare da zero"
il capitale umano. Cosa pensa
al riguardo? E quale potrebbe
essere il ruolo del suo Ateneo?
Il nostro Ateneo ha chiuso il
corso di laurea in ingegneria
Nucleare circa 10 anni fa, ma
l’attività di ricerca è proseguita, con brillanti risultati, sia
nel campo della fissione (impianti di IV generazione) che
della fusione.
E nell’ambito del corso di laurea specialistica in ingegneria
Energetica e Nucleare esiste
un indirizzo frequentato da
una trentina di studenti ancora oggi dedicato agli impianti nucleari.
Davide Canevari
4
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
N. 14 - 1 Settembre 2009
DALLA PRIMA PAGINA│NUCLEARE
Da Latina a Garigliano: lo smantellamento delle centrali
segue da pag. 1
Smontaggio
del circuito primario
della Centrale di Latina
IL CICLO TERMICO
La centrale di Latina era
equipaggiata con un reattore
gas-grafite di tipo Magnox ad
uranio naturale, moderato a
grafite e refrigerato con
anidride carbonica, ad una
pressione di circa 13 bar.
L’impianto è stato fermato nel
1986 e lo scarico del combustibile, inviato all’impianto
di ritrattamento di Sellafield, è
stato completato nel 1991.
Il nocciolo del reattore è sorretto da una griglia all’interno
di un contenitore sferico in acciaio (vessel) al quale afferiscono le tubazioni di ingresso e di uscita del fluido refrigerante (CO2), cosiddette
“condotte”. A sua volta il vessel
è racchiuso in una struttura in
calcestruzzo armato che ha
funzione di contenimento e di
schermo biologico e che costituisce la struttura principale
contenuta in un edificio di 89
m per 48 in pianta, alto 48 m
sul piano di campagna e interrato per circa 10 m (edificio
reattore).
All’esterno di tale edificio reattore, in corrispondenza delle
pareti Est e Ovest, sono installati i generatori di vapore.
In regime di funzionamento del
reattore, il fluido refrigerante,
mantenuto in pressione all’interno del circuito primario, circolava entro i canali verticali
del nocciolo (dal basso verso
l’alto) asportando il calore di
fissione prodotto negli elementi
di combustibile, per cederlo all’acqua all’interno dei generatori di vapore.
Mentre il vapore acqueo così
prodotto veniva inviato alle turbine per la produzione di energia elettrica, il gas ritornava
nella parte inferiore del contenitore in pressione spinto da
ventilatori (“soffianti”) posti alla base dei generatori di vapore.
PROGETTO
“DECOMMISSIONING
CONDOTTE”
Il “Progetto condotte” è finalizzato alla rimozione del tratto
di circuito primario esterno a
valvole di isolamento ed è stato articolato in due fasi. La prima, svolta nel periodo 20032006, ha riguardato lo smontaggio delle condotte inferiori
e di by-pass, la seconda – in
corso – prevede lo smontaggio dei tratti di condotte compresi fra i generatori di vapore
e le valvole di uscita dal reattore e sarà completato entro la
fine del 2010. Le condotte n°3
sul lato ovest e n°3 sul lato est
dell’edificio reattore, si sviluppano in parte all’interno dei
“flumes” (locali ad orienta-
La flangia dopo il detensionamento
mento verticale delimitati da
pareti schermanti in c.a.), in
parte nei locali retrosoffianti ed
in parte all’esterno, fino a collegarsi con i generatori di vapore. Ciascun circuito presenta uno sviluppo complessivo di
circa 80 m..
Le condotte, realizzate in acciaio al carbonio basso legato,
hanno sezione circolare, con
diametro interno di 1676 mm e
spessore 16 mm e sono contaminate radioattivamente all’interno.
Tale lavoro, preceduto dalla
costruzione di opere provvisionali realizzate ad hoc, consiste nella ripetizione, per ciascuna condotta, di operazioni
complesse sia per tecniche esecutive che per vincoli logistici e
difficoltà ambientali:
■ detensionamento e isolamento dei circuiti;
■ decontaminazione delle condotte e taglio in situ di tegoli
del peso di circa 100 kg ciascuno;
■ rimozione di virole del peso
di circa 700 kg che, opportunamente modificate, saranno
Tegoli derivanti dal taglio delle condotte
Inserimento dellʼattrezzo per la
decontaminazione
Sezione dellʼEdificio Reattore, con evidenza delle condotte da
rimuovere
Centrale del Garigliano vista dallʼesterno
Demolizione strutture esistenti
Tratto di condotta
interno allo
schermo biologico
secondario
L'Edificio Reattore. Vista dal cantiere
"Deposito di transito"
utilizzate come contenitori dei
tegoli tagliati in situ;
■ caratterizzazione radiome-
trica di questi materiali.
Le operazioni avvengono in
zone confinate, mantenute in
depressione da un sistema di
ventilazione per impedire la diffusione esterna di ogni contaminazione radioattiva. Durante
la segmentazione, eseguita con
tecnica ossitaglio, è in servizio
un sistema di ventilazione che
aspira aria attraverso la condotta e la scarica all’esterno attraverso filtri ad alta efficienza
(HEPA).
Il detensionamento della condotta è necessario per “scaricare” i supporti della linea, pretensionata a freddo durante il
montaggio.
Esso viene eseguito mediante
un distacco progressivo e controllato della connessione flangiata posta nella parte più bassa del tratto di condotta da
smontare, immediatamente al
di sopra della valvola di isolamento, evitando spostamenti
incontrollati dell’intera tubazione.
Un plastico dellʼimpianto
Tubazioni del locale pipe way prima
della bonifica amianto
Verifica dei supporti durante il detensionamento
La decontaminazione, vista
dallʼinterno della condotta
In questa fase sono stati anche
isolati i generatori di vapore
per evitare rientrate d’acqua
nella successiva fase di decontaminazione. Essa è stata eseguita con un ugello di lavaggio
alimentato con acqua ad alta
pressione, inserito di volta in
volta in aperture realizzate appositamente, in corrispondenza del tratto di condotta da decontaminare. L’acqua di lavaggio viene raccolta in appositi
serbatoi e convogliata all’impianto di trattamento degli effluenti radioattivi.
Al termine di queste attività,
svolte da personale Sogin e da
ditte appaltatrici, saranno
prodotti oltre 700 tonnellate di
rottami metallici.
I rifiuti radioattivi saranno stoccati in depositi di transito, in
attesa della disponibilità del
Deposito Nazionale superficiale. I materiali con radioattività al di sotto dei limiti di rilascio senza vincoli radiologici
saranno alienati.
Il costo del progetto a vita intera è pari a circa 4,6 M€.
Attività di decommissioning
nella Centrale del Garigliano
L’Impianto del Garigliano era
equipaggiato con un reattore
ad acqua bollente a ciclo duale
della potenza termica di 506
MWt, corrispondente ad una
potenza elettrica di 160 MWe.
L’impianto ha raggiunto la prima criticità l’ 11 gennaio 1964
ed ha iniziato l’esercizio commerciale il 13 aprile 1964.
La centrale fu fermata definitivamente nel 1982, il combustibile nucleare (322 elementi)
è stato allontanato dall’impianto in un’unica campagna
di 46 trasporti tra il 1985 e il
1987.
Tra il 1990 e il 1997 furono ef-
Sezione del deposito ex diesel con il
caricamento dei fusti
Tubazioni del locale pipe way dopo la
bonifica amianto
Il taglio della condotta. Estremità lato
generatore di vapore
fettuate tutte le operazione per
isolare l’edificio reattore dal resto dell’Impianto e porlo in Custodia Protettiva Passiva secondo la modalità di smantellamento in più fasi definita
“SAFESTORE”.
Nel 1999 la Sogin ricevette, dall’allora Ministero dell’Industria
del Commercio e Artigianato,
l’incarico di attuare su tutte le
Centrali nucleari italiane la strategia di smantellamento in una
sola fase (smantellamento accelerato).
Nell’agosto del 2001 la Sogin
ha presentato all’allora Ministero delle Attività Produttive
l’istanza di disattivazione accelerata per la Centrale del Garigliano e nell’agosto 2003 al Ministero dell’Ambiente lo studio
di impatto ambientale. In attesa dell’ottenimento delle autorizzazioni, sull’impianto sono
in corso diverse attività propedeutiche agli effettivi smantellamenti.
Sul sito si stanno realizzando
dei depositi di rifiuti radioattivi
di 2a categoria per consentire
la gestione in sicurezza sia dei
rifiuti pregressi presenti sul sito
sia di parte dei rifiuti che saranno prodotti in futuro durante le varie attività di smantellamento, in attesa della disponibilità del Deposito Nazionale superficiale.
La difficoltà di ottenere le autorizzazioni a costruire da parte delle autorità locali ha portato a definire delle strategie alternative per realizzare i depositi sfruttando edifici esistenti,
ristrutturandoli o demolendoli
per riutilizzarne la cubatura.
Il primo deposito che si sta realizzando è ottenuto dalla ristrutturazione di un edificio che
era adibito ad ospitare i diesel
d’emergenza delle salvaguardie nucleari. Da tale ristruttu-
Realizzazione della
palificata per il
deposito D1 –
inserimento armatura
Attività di decontaminazione
da amianto in capannina
razione si otterranno cinque locali di cui quattro ospiteranno
i rifiuti condizionati provenienti
da campagne di trattamento
resine e fanghi effettuate sull’Impianto negli anni ’90 mentre l’ultimo ospiterà una parte
dell’amianto proveniente dalle
campagne di bonifica degli edifici di Centrale.
Per ottimizzare il caricamento
del deposito sono state studiate delle strutture ad hoc che
permetteranno l’impilaggio dei
fusti su tre livelli in condizioni
di sicurezza.
Il secondo Deposito avrà una
cubatura di circa 10.000 m3 e
una superficie di 1.500 m2. In
questo edificio saranno stoccati i rifiuti provenienti dalla bonifica delle trincee interrate,
dalla bonifica dell’amianto e da
alcune attività di “decommissioning”.
Per ragioni sismiche il deposito sarà realizzato su una palificata di fondazione di 75 pali di
1.2m di diametro, profondi 30
m. Per realizzare tale palificata
si è dovuto procedere alla demolizione delle strutture che
insistevano sull’area e in particolare sono stati demoliti alcuni dei cavidotti delle salvaguardie nucleari e parte della
sottostazione elettrica.
Ad oggi sono state terminate
tutte le attività di demolizione
ed è stata completata la realizzazione dei pali, sono in corso
le prove di carico e le prove
“cross-hole”. Terminata la campagna di validazione della palificata si procederà all’elevazione della struttura.
In contemporanea, all’interno
dell’edificio reattore sono in
corso le attività di bonifica da
amianto di tutti i sistemi e
componenti. Per poter effettuare la rimozione dell’amianto è necessario che alcuni sistemi, quali ventilazione, impianto elettrico, drenaggi e adduzione acqua siano in funzione. Tali sistemi durante la messa in “Custodia Protettiva Passiva” erano stati tutti isolati. Si
è deciso di ripristinare gli impianti di adduzione acqua e
drenaggi esistenti, mentre per il
sistema di ventilazione e per il
sistema elettrico sono stati
realizzati degli impianti di cantiere “ad hoc”. Per implementare la sicurezza il sistema di
ventilazione è stato dotato di
un sistema di filtrazione assoluta. Per poter permettere le attività di installazione dei nuovi
sistemi è stata effettuata una
pulizia preliminare di tutti i locali che ha portato al recupero
di 13 t di amianto che si era
sfaldato. Si stima di completare le attività di bonifica a dicembre 2009.
prof. ing. Maurizio Cumo
N. 14 - 1 Settembre 2009
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
5
DALLA PRIMA PAGINA│LA TRAGEDIA DI VIAREGGIO
Il deragliamento del convoglio, il rilascio e l’esplosione del gpl
segue da pag. 1
n seguito, dopo essere stati instradati verso Novara, i vagoni erano stati agganciati al convoglio diretto a
Gricignano d’Aversa, nel Casertano, a pochi chilometri
da Casal di Principe, dove è
situata l’azienda alla quale era
destinato il gpl: la Aversana
Petroli S.r.l., appartenente alla famiglia dell’attuale sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino. Tale azienda
riceve mediamente un carico
alla settimana, che poi viene
distribuito alle stazioni di rifornimento delle province di
Caserta e di Napoli.
Durante il suo viaggio verso
sud, il treno merci ha attraversato Viareggio, il principale nodo ferroviario della provincia di Lucca, e, probabilmente a causa del cedimento di un carrello di uno dei
primi carri cisterna, in prossimità della stazione della città
toscana è avvenuto il deragliamento di cinque vagoni.
A seguito dell’evento, da uno
dei carri cisterna è iniziata la
fuga di gpl che si è disperso
rapidamente fino a 80 – 90 m
dal vagone. I testimoni oculari, infatti, parlano di “nuvole
bianche”4 che avrebbero invaso i binari e la zona residenziale limitrofa. In particolare, i due macchinisti hanno
dichiarato che, mentre stavano transitando a Viareggio a
circa 90 km/h (la velocità limite per quel tratto è di circa
100 km/h), hanno udito uno
strattone, si sono affacciati,
hanno visto la prima cisterna
fuori sagoma (in fase di deragliamento) e hanno arrestato
il convoglio. Secondo le loro
dichiarazioni, la locomotiva
si è quindi staccata e, dopo
averla messa in sicurezza, i
due sono fuggiti portando con
sé i documenti relativi alla
merce trasportata. Appena
scesi dal convoglio, i due operatori si sarebbero trovati immersi in una nube di combustibile, dalla quale sono usciti
riparandosi poi dietro ad un
muretto. A questo punto hanno udito le prime esplosioni. I
danni sono stati rilevati fino
ad una distanza di 300 m dal
vagone che ha rilasciato la sostanza (fortunatamente solo
uno dei 14 presenti) e due palazzine poste nelle immediate
vicinanze della stazione sono
crollate. In seguito sono state
evacuate circa 400 famiglie,
per un totale di mille persone. Il gpl dovrebbe essere fuoriuscito da uno squarcio di
I
Fig. 1 – Immagine dellʼincendio seguito alle
esplosioni (Fonte: Varesenews)
Fig. 2 – Alcuni degli edifici vicini alla stazione,
diverse ore dopo le esplosioni. Si nota la presenza
di incendi residui al loro interno (Fonte: Il Foglio.it)
Fig. 4 – Immagine del Fireball conseguente al
BLEVE di alcuni carri cisterna di un convoglio
ferroviario, contenenti petrolio ed etanolo, nei
pressi della città di Luther in Oklahoma. Disastro
avvenuto il 22.08.2008 (Fonte: CNN)
Fig. 3 – Immagine di un tratto di ferrovia con i vagoni deragliati e della strada adiacente con alcune vetture parcheggiate e
distrutte dallʼincendio (Fonte: candidonews - Ansa).
circa 40 cm di lunghezza originato dall’urto e, forse, anche da alcune valvole danneggiate durante l’incidente.
Gli idrocarburi, una volta fuoriusciti si sono diretti verso le
abitazioni senza avvolgere le
altre cisterne, che sono rimaste intatte. Ben peggiore sarebbe stato lo scenario nel caso in cui anche queste ultime
fossero state coinvolte dalle
esplosioni e dall’incendio susseguente (Fig. 2, 3). Da segnalare che, nei minuti immediatamente successivi l’incidente, stavano sopraggiungendo nella stazione di Viareggio due treni (un intercity
e un regionale) che sono stati tempestivamente bloccati.
Secondo le dichiarazioni del
gruppo FS non ci sarebbe stato lo scoppio del primo carro
cisterna, seguito dall’esplosione del gas fuoriuscito, come invece era stato detto sulla base delle primissime indicazioni, ma solo l’esplosione
del gas rilasciato all’esterno a
causa del danneggiamento
del serbatoio. Il gpl si sarebbe,
perciò, disperso, in seguito alla fuoriuscita seguita al deragliamento, raggiungendo le
vicine vie urbane e alcune delle abitazioni adiacenti. Ad un
certo punto, avrebbe trovato
degli inneschi (ne bastano di
entità piccolissima) e si sarebbero sviluppate le combustioni rapide che hanno determinato le prime esplosioni,
udite da diversi testimoni. A
tal proposito, alcuni vigili del
fuoco che hanno partecipato
alle operazioni di soccorso,
hanno dichiarato che una
delle abitazioni gravemente
danneggiate durante l’evento
è stata distrutta da un’esplosione avvenuta al suo interno, confermando tale tesi.
Non si sarebbe dunque trattato di un BLEVE5, eventualmente seguito da un Fireball6
(Fig. 4), ma di un insieme di
UVCE, CVCE7 e Flashfire8
del gpl fuoriuscito e disperso
nell’ambiente circostante i va-
goni. In caso di BLEVE e Fireball, come noto, le conseguenze avrebbero potuto essere anche molto peggiori di
quello che sono state in questo caso, a causa, principalmente, dell’entità dell’esplosione, delle elevatissime tem-
perature che si sarebbero raggiunte e della proiezione di
frammenti. Si ricorda, infine,
che è stato approvato dal
Consiglio dei Ministri il Decreto relativo alla promulgazione dello stato d’emergenza
nella città di Viareggio. Tale
provvedimento, che durerà fino al 31 dicembre, autorizza
il Presidente del Consiglio a
emanare un ulteriore Decreto
nel quale saranno stabilite le
misure necessarie per la ricostruzione e per aiutare la popolazione colpita dalla tragedia. Intanto, lo scorso 03.07.09
è stata parzialmente riaperta
la stazione di Viareggio (due
binari su otto). Il primo treno
a fare tappa dopo l’incidente
di lunedì è stato il regionale
La Spezia-Pisa, alle 5h54’.
dott. ing. Giovanni Manzini
Ph.D., P.E.
Dipartimento di Energia
Politecnico di Milano
[email protected]
• DIAFRAMMI • MICROPALI• TIRANTI • PALI
• INIEZIONI • CONSULENZE GEOTECNICHE
NOTE
1) Miscela di propano (C3H8) e butano (C4H10) in quantità variabile in funzione dell’utilizzo e della stagione di
impiego. Può contenere anche tracce di pentano (C5H12).
2) La Sarpom (Società per azioni raffineria padana oli minerali, http://www.esso.com/Italy-Italian/PA/Operations/IT_Refining_Trecate.asp) di San Martino di Trecate (No), situata ai confini del Parco Naturale del
Ticino, all’interno del triangolo industriale Milano - Torino – Genova, tratta ogni anno circa il 7% dei prodotti petroliferi consumati in Italia. L’azienda occupa attualmente circa 400 addetti con un indotto di oltre 1.500 persone e si estende su un’area di oltre un milione di m2. La Esso detiene la maggioranza del pacchetto azionario (74,1%), mentre il
restante (25,9%) appartiene alla Erg.
3) Vagoni speciali prodotti dalla Gatx (http://www.gatx.com/), azienda capofila del settore in Europa, capaci di trasportare
35 m3 di gpl. I documenti di viaggio del convoglio riportavano il propano quale sostanza trasportata.
4) Miscele degli idrocarburi componenti il gpl e di aria. Tali idrocarburi erano presenti in fase gassosa all’esterno del
carro cisterna, anche se non si può escludere che fossero ancora esistenti piccole quantità in fase liquida (spray, aerosol).
5) BLEVE (Boiling Liquid Expanding Vapor Explosion): è lo scoppio di un serbatoio all’interno del quale vi è del liquido
in ebollizione a causa dell’eccessivo riscaldamento (ad esempio in seguito ad un incendio all’esterno). La rottura delle pareti del serbatoio provoca un repentino e netto calo della pressione all’interno dello stesso e la rapida vaporizzazione della fase liquida rimanente nell’unità di stoccaggio, che determina un ulteriore incremento di pressione e il
susseguente ampliamento dello squarcio nelle pareti. La sostanza che fuoriesce è solitamente una miscela bifase formata, in gran parte, da gas e vapori e in parte residua da liquido (spray ed aerosol). Nel caso si tratti di un combustibile, è altamente probabile l’ignizione della miscela reagente (combustibile + comburente/ ossigeno), che provoca una rapida combustione, spesso con lo sviluppo del fenomeno del Fireball.
6) Fireball: letteralmente “palla di fuoco”, è un fenomeno che avviene a causa di una combustione rapida di tipo esplosivo, cioè con la presenza di sovrappressioni di rilievo, che procede dal fronte esterno della miscela reagente verso
l’interno.
7) UVCE (Unconfined Vapour Cloud Explosion), CVCE (Confined Vapour Cloud Explosion): l’UVCE avviene quando
la miscela reagente esplode all’esterno, il CVCE invece quando tale esplosione avviene all’interno di un locale. In quanto qualche vincolo di confinamento è spesso presente, vengono spesso considerati anche gli PVCE (Partially-confined Vapour Cloud Explosion).
8) Flashfire: è la combustione rapida, ma senza andamento esplosivo (senza sovrappressioni di rilievo) di una miscela reagente.
Via Washington, 72 - 20146 Milano Tel. 02.4983323 • Tel. e Fax 02.468897
6
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
N. 14 - 1 Settembre 2009
CONGRESSO DI PESCARA
A CURA DI
ROBERTO DI SANZO
A Pescara, dal 22 al 24 luglio, si è tenuto il cinquantaquattresimo Congresso Nazionale degli Ordini degli Ingegneri d’Italia
Paolo Stefanelli: “L’unità della categoria è fondamentale
per valorizzare il nostro patrimonio di competenza e professionalità”
n minuto di raccoglimento per ricordare
le vittime del terremoto che lo scorso 6 aprile
ha colpito l’Aquila. E’ iniziato
così il cinquantaquattresimo
Congresso Nazionale degli
Ordini degli Ingegneri d’Italia, svoltosi a Pescara dal 22
al 24 luglio scorso. Davanti
ad oltre 600 professionisti, l’ingegner Paolo Stefanelli, presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri, ha voluto subito chiarire, con un gesto
simbolico e carico di emozione, le tematiche portanti
di un evento dal titolo “Sicurezza e sviluppo: il ruolo centrale degli ingegneri”. L’evento sismico e il contributo della categoria per la ricostruzione in Abruzzo in primo
piano, dunque, ma non solo.
Tra gli argomenti affrontati,
anche la necessità urgente, per
il mondo delle professioni, di
una riforma dell’ordinamento. “E’ un convegno che sarà
ricordato anche perché lo ab-
U
“Dobbiamo
essere capaci
di coinvolgere
tutti i colleghi
nelle battaglie
per l’affermazione
dei nostri valori,
che coincidono
con quelli
della collettività”
biamo tenuto nel mese di luglio, in quanto non era possibile farlo a settembre a causa delle elezioni degli Ordini
provinciali”, ha spiegato il presidente Stefanelli, che successivamente si è soffermato, nella sua relazione di apertura lavori, su tre questioni ben definite, il leit motif, poi, della
tre giorni pescarese. Innanzitutto, ecco l’approfondimento
sulla sicurezza e lo sviluppo.
“Il rischio caratterizza la nostra epoca, in ogni settore lavorativo ed ambito della vita
sociale ed economica. Si tratta della vera emergenza del
ventunesimo secolo”. Per Stefanelli è necessario un importante e definitivo salto di qualità: “E’ fondamentale che il
rischio, sinonimo di inefficienza, si trasformi negli at-
teggiamenti e nei modi di agire in ‘protezione dal rischio’.
La prevenzione deve diventare una priorità assoluta, un
concetto che rientra nelle corde e competenze degli ingegneri riuscire a diffondere, attraverso un dialogo serrato e
costante con la società civile”. Ovviamente, come già
detto, il terremoto ha influenzato gran parte dell’assi-
se: un’intera mattinata, quella
del 23 luglio, è stata dedicata
ad un approfondimento dell’argomento, con gli interventi
di esperti, professori universitari e politici che poi hanno
partecipato ad una tavola rotonda dal titolo “Il ruolo degli
ingegneri nella ricostruzione
post-terremoto: dai terremoti dei centri storici alla nuova
certificazione”. A moderare i
lavori, il professor Edoardo
Cosenza, ordinario di Tecnica delle Costruzioni all’Università Federico II di Napoli,
che ha sottolineato il grande
lavoro svolto dagli ingegneri
“e il fattivo contributo fornito
dalla categoria per le verifiche
di agibilità degli edifici aquilani, che si sono svolte in un
tempo che è la metà di quanto accaduto negli altri recenti
eventi sismici”. Il presidente
Stefanelli ha voluto infine lanciare un appello agli oltre 210
mila ingegneri che giornalmente svolgono con passione e competenza la professione in ogni angolo d’Italia:
“Dobbiamo essere capaci di
coinvolgere tutti i colleghi nelle nostre battaglie per l’affermazione dei nostri valori, che
coincidono con quelli della
collettività. Solo con l’unità
della categoria riusciremo a
rintuzzare la ripresa dei nostri
nemici e potenziare al massimo gli strumenti di rappresentanza a livello istituzionale”.
Il commento di Romeo La Pietra, presidente del Centro Studi del Cni
Svolta epocale: gli ingegneri presentano una bozza di proposta
di legge per la riforma dell’ordinamento della professione
na svolta epocale
per tutta la categoria, un passo in
avanti davvero importante”.
E’ questo il commento di Romeo La Pietra, presidente del
Centro Studi del Cni, in seguito all’approvazione, da parte dell’assemblea dei presidenti, della bozza di proposta
di legge per la riforma dell’ordinamento della professione
di ingegnere. “Dopo un lungo e costruttivo dibattito – ha
spiegato l’ingegner La Pietra,
tra gli estensori del progetto
legislativo – abbiamo dato vita ad un testo che si rifà unicamente alle nostre peculiari-
“U
tà ed esigenze, e contiene tutti quegli aspetti che noi ingegneri riteniamo fondamentali
per un ulteriore sviluppo della categoria, a garanzia della
qualità dell’offerta al servizio
della collettività e del Paese”.
Tra i punti fondanti il documento presentato a Pescara,
l’annosa questione del rapporto tra la salvaguardia del
principio della concorrenza e
quello della qualità della prestazione: insomma, il delicato problema del sistema delle
tariffe e della loro liberalizzazione. In particolare, si fisserebbe ad una percentuale del
20% la ribassabilità massima
Tra i punti fondanti
il documento
presentato il
rapporto tra
salvaguardia
del principio
della concorrenza
e qualità
della prestazione
Pescara, il Museo d'Arte Moderna,
sede dell'Assemblea dei Presidenti
nell’aggiudicazione di bandi
di gara nel settore dei lavori
pubblici, subordinando però
tale possibilità al raggiungi-
mento di standard qualitativi
minimi, proprio per tutelare
la qualità e la sicurezza della
prestazione. Nel caso in cui ci
si discostasse da tali parametri,
entrerebbero in azione gli Ordini locali, con attività di verifica nei confronti dei professionisti coinvolti. Per quanto
concerne gli altri argomenti
di interesse della bozza di riforma, i primi tre articoli prendono in considerazione i principi generali che regolano la
vita del sistema ordinistico
delle varie professioni. “Di particolare importanza – si legge
nel testo approvato nel corso
del congresso abruzzese – la
previsione di un regolamento
specifico, denominato ‘ordinamento di categoria’, adottato dai Consigli nazionali delle categorie professionali organizzate in Ordini e Collegi e
chiamato a dettare le prescrizioni attuative della definenda ipotesi di legge, quanto meno per quelle materie sulle
quali le Regioni non abbiano
potestà legislativa”.
L’ipotesi di proposta di legge
lascia, infine, ampia libertà al
Cni per quanto riguarda la
possibilità di istituzionalizzare
l’assemblea dei presidenti e la
regolamentazione delle associazioni ordinistiche.
Tra gli interventi inaugurali, anche quello del presidente pescarese, Antonio Bellizzotti
“Un congresso che ridà dignità e meriti agli ingegneri”
n congresso che
restituisce meriti e
dignità agli ingegneri italiani, facendo luce sulle responsabilità e le competenze notevoli dei nostri professionisti”. Ha esordito così il
padrone di casa, il presidente
pescarese Antonio Bellizzotti, all’apertura dei lavori congressuali. Un breve discorso
incentrato soprattutto, e non
poteva essere altrimenti, sull’evento sismico dell’Aquila.
“Siamo stati vittime di uno
sciacallaggio mediatico – ha
sottolineato l’ingegner Bellizzotti – terminato soli negli ultimi tempi, quando la professionalità degli ingegneri è stata completamente rivalutata
e quando l’opinione pubblica ha compreso che non erano stati commessi, a priori,
errori nella realizzazione della maggior parte degli edifici
abruzzesi”. Luigi Albore Mascia, sindaco di Pescara, ha
messo grande enfasi nell’attività svolta dai liberi professionisti, i quali “effettuano
“U
giornalmente un lavoro di
mediazione sociale. In un Comune come il nostro, ad
esempio, gli ingegneri sviluppano continuamente rapporti tra l’utenza e gli addetti ai
lavori, promuovendo valori
importanti come l’etica nello
svolgimento della professione”. Messaggio condiviso anche da Guerino Testa, presidente della Provincia di Pescara, che offerto la massima
collaborazione agli ingegneri
“per risolvere le problematiche che assillano la categoria. Un congresso davvero
importante anche e soprattutto per il terremoto. Gli ingegneri dovranno essere i garanti per la ricostruzione grazie alla loro professionalità e
capacità che coniugano efficienza e sicurezza”. Barbara
Bartoli, vice presidente dell’ANIAI, Associazione Nazionale Ingegneri e Architetti Italiani, si è focalizzata sulla “necessità di riscoprire con
forza la voglia di fare professione. Certo, non dipende da-
Il Tavolo Congressuale Da Sinistra, Claudio Rocca, Presidente La Spezia, Paolo Stefanelli, Cni,
Antonio Bellizzotti, Presidente Pescara
gli ingegneri se succede un
terremoto; dipende dagli ingegneri però plasmare l’ambiente nel quale viviamo, renderlo più confortevole e sicu-
ro. I professionisti hanno la
possibilità di progettare il futuro in un momento particolarmente difficile”. Guido
Montier, esponente dell’Au-
torità di Vigilanza sui Lavori
Pubblici, ha incentrato il suo
intervento sulla necessità di
porre “maggior attenzione sugli aspetti del sistema tariffario
nel mondo professionale,
dando vita ad un prezzario
unico ed estendendo il metodo dell’offerta economicamente più vantaggiosa, proprio per cercare di evitare
l’aggiudicazione di bandi con
ribassi ingiustificati ed oltre la
norma”. Particolarmente apprezzato il messaggio lanciato da Giuseppe Jogna, presidente del Consiglio Nazionale dei Periti Industriali.
“Proprio recentemente, anche con l’importante contributo degli ingegneri – ha
spiegato Jogna – abbiamo dato vita, con altre categorie, al
P.A.T., l’associazione delle
professioni dell’area tecnica,
che si pone come obiettivo
quello di fare chiarezza, una
volta per tutte, sulle competenze professionali e sulle delimitazioni reciproche di azione. Ciò che voglio mettere in
evidenza è che i periti industriali non vogliono assolutamente prendere nulla di più
di quello che è di loro pertinenza”.
N. 14 - 1 Settembre 2009
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
7
SPECIALE “ACQUA/3”
Rete,
manutenzione
e materiali
DOTT. ING.
FRANCO LIGONZO
opo l’inserto
del n. 5, in cui
abbiamo trattato alcuni argomenti di
carattere generale e le
tecnologie per la potabilizzazione, e quello
del n.6, in cui abbiamo
trattato le fasi del riuso,
chiudiamo l’argomento “acque per uso civile”, trattando i tre aspetti principali relativi alle
reti: l’architettura di rete, i processi di manutenzione, i materiali da
costruzione. Con l’occasione pubblichiamo
anche due contributi ricevuti da nostri lettori
che testimoniano, fra
l’altro, l’interesse suscitato: l’ingegner Martin
riprende l’argomento
della dissalazione dell’acqua, ampliandolo; il
prof. Tomasino si interroga sulle previsioni
della scienza climatica.
Ringraziamo ancora i
lettori per l’attenzione
riservataci e, visto il riscontro positivo, ci impegnamo per un altro
“speciale acqua” sugli
usi agricoli e industriali nel 2010.
D
L’approvvigionamento idrico della città di Milano
DOTT. ING.
RICCARDO AIROLDI
uso della falda sotterranea per
l’approvvigionamento idrico
della nostra città risale al Medioevo, come testimonia, in un suo
scritto, Bonvesin della Riva, cronista
contemporaneo di Dante Alighieri.
Anche quando, nel 1888, fu costruito
l’Acquedotto pubblico Comunale, per
sostituire i pozzi dei privati, che fino
ad allora avevano rifornito le singole
abitazioni dei milanesi, si decise di
continuare con l’uso dei pozzi, dopo
un periodo di proposte e discussioni
durato oltre un decennio.
In verità l’Amministrazione Comunale aveva inizialmente scelto di rifornirsi da sorgenti della Val Brembana, ma la soluzione non poté essere adottata per l’opposizione di diversi enti della provincia di Bergamo,
nonostante un intervento dell’Abate
Stoppani in difesa della richiesta dei
Milanesi.
La scelta di proseguire con l’uso della falda fu comunque felice, perché la
portata delle lontane sorgenti si sarebbe rivelata presto inadeguata per le
richieste idriche della città, in rapida
crescita, mentre la potenzialità della
falda nel sottosuolo cittadino è stata
sostanzialmente sempre sufficiente
per soddisfare dette richieste.
Si ricorda che, al momento della costituzione dell’acquedotto, Milano era
una città di 300.000 abitanti, ma, già
alla fine del secolo decimo nono gli
abitanti salirono a 500.000, per poi
superare negli anni ’70 del secolo scorso il numero di 1.800.000.
I primi pozzi pubblici, perforati in
L’
Fig. 1 – Livelli medi della falda e volumi annui pompati dallʼAcquedotto dal 1970 al 2008.
prossimità dell’Arena Civica nel verde
dell’attuale Parco Sempione, raggiunsero profondità superiori a 100 metri
dal piano di campagna e furono dotati
di filtri solamente al di sotto di 35 metri per escludere l’utilizzo della prima
falda, non microbiologicamente sicura.
L’acqua, prelevata con questi accorgimenti, risultava di qualità così buona da poter essere distribuita, nella
maggior parte dei casi, senza alcun
trattamento.
L’Acquedotto milanese crebbe poi
progressivamente, sviluppando sia gli
impianti di sollevamento che la rete
distributiva, senza un piano preordi-
nato, inseguendo la crescita della città.
Le stazioni di pompaggio, ciascuna
con il proprio campo pozzi, furono
costruite in vicinanza delle utenze da
servire, all’interno dei quartieri esistenti e di quelli di nuova costruzione,
utilizzando le acque poste “sotto i piedi” dei cittadini e al di sotto delle aree
dove si svolgevano le diverse attività.
Aspetti quantitativi
Vi furono timori di carenze solamente negli anni ‘60 e ’70 del secolo scorso, quando ai prelievi dell’acquedotto
– che arrivarono ad un’estrazione di
oltre 350 milioni di m3/anno –si som-
Le reti idropotabili: materiali utilizzati,
criteri manutentivi e gestionali,
contenimento e riduzione delle perdite
DOTT. ING.
STEFANO TANI
a rete acquedottistica
dell’ATO Città di Milano, gestita da più di
quattro anni da Metropolitana Milanese S.p.A. (in seguito MM), si sviluppa per circa
2.400 Km (la distanza, comprensiva di viaggio di andata
e di ritorno, che separa Milano da Madrid) lungo le vie
cittadine; le acque, emunte
dalla falda sotterranea a mezzo di circa 400 pozzi che attingono acqua dal grande serbatoio costituito dalla falda,
e distribuite dalla rete acquedottistica, vengono in precedenza trasportate da circa 100
Km di tubazioni.
Queste ultime condotte costituiscono la rete di addu-
L
zione ovvero il collegamento tra i suddetti pozzi e le 30
centrali di pompaggio: edifici
fuori terra, seminterrati o interrati, dove sono collocate
le vasche di raccolta, i macchinari elettrici ed idraulici,
le apparecchiature di controllo e comando, gli impianti di trattamento (filtri a carbone attivo, torri di aerazione,
impianti ad osmosi inversa,
clorazione, disinfezione con
UV) che garantiscono l’immissione nella rete di distribuzione dell’acqua sollevata
e trattata assicurando adeguate pressioni (mediamente comprese tra i 4 e i 6 bar).
La struttura della rete idrica di
distribuzione è a tela di ragno
configurata secondo la tessitura delle vie cittadine per rifor-
nire gli edifici che, raggruppati in isolati, sono presenti sul
territorio urbanizzato cittadino. Le tubazioni presentano
una gamma di diametri che
varia tra i 150 e i 1200 mm;
elementi caratterizzanti della
rete acquedottistica sono gli
organi di manovra (valvole e
saracinesche per un totale
complessivo di circa 27.000),
gli idranti (del tipo sottosuolo
per un totale complessivo di
circa 16.000) e le circa 450 fontanelle tipo “Milano”.
Le derivazioni d’utenza, terminali di consegna ai Clienti
dei circa 230.000.000 di metri
cubi d’acqua potabile recapitati nelle case ogni anno (pari a quasi 200.000 autobotti
al giorno!) sono invece circa
52.000. Il monitoraggio delle
marono i prelievi incontrollati dei pozzi privati, perforati in gran numero
per usi artigianali e industriali.
Le portate estratte superarono gli afflussi di reintegro della falda e nelle
zone centrali della città si formò una
grande depressione; il livello della falda scese a oltre 40 m dal piano di
campagna.
Il fenomeno cessò alla metà degli anni ’70, non tanto per l’entrata in vigore della Legge n°319 del 1976, che
disponeva il controllo dei prelievi e il
censimento dei pozzi privati, ma perché cominciarono a diminuire sia i
segue a pag. 8
Depurazione delle acque:
il sistema di Milano
DOTT. ING.
DOTT. ING.
MAURIZIO BROWN
SAVINO COLIA
ià dal XII secolo le
acque cloacali di
Milano, convogliate nella roggia Vettabbia vennero vantaggiosamente utilizzate dai monaci Cistercensi dell’Abbazia di Chiaravalle per irrigare i prati marcitori del
vasto comprensorio agricolo a valle della città.
Le acque ricche di sostanze organiche, scorrendo
sul terreno, ne aumentavano la fertilità subendo,
nel contempo, un processo di depurazione biologica naturale davvero esemplare e del tutto analogo
al processo di fitodepurazione.
L’attuale sistema di trattamento delle acque reflue della città di Milano
è stato configurato in modo da non alterare l’asset-
G
perdite nella rete idrica viene
considerata un’operazione necessaria per garantire un utilizzo efficiente e consapevole
dell’acqua: per questo MM
ha definito e attuato una serie
di azioni finalizzate a valutare l’efficienza della rete e a
pianificare gli interventi di riparazione e sostituzione delle condotte.
Dopo un’attenta analisi dello stato di fatto MM ha pianificato campagne di ricerca e
monitoraggio delle perdite
tramite il controllo della rete
idrica con tecniche acustiche
(sistemi di prelocalizzazione
acustica computerizzata, correlazione, localizzatori di perdita geofonici).
to tradizionale del territorio, continuando a privilegiare la destinazione delle acque depurate al riuso
irriguo.
Esso risulta articolato in
tre poli di depurativi, ciascuno a servizio dei tre bacini scolanti secondo cui
risulta suddiviso il territorio del Comune di Milano in funzione dei recapiti finali (figura 1).
■ Polo di Milano San
Rocco a servizio del bacino scolante occidentale e
del Comune di Settimo
Milanese, con recapito finale nel Colatore Lambro
Meridionale e, tramite sollevamento, alle rogge Pizzabrasa e Carlesca che
svolgono funzione irrigua
su un esteso territorio a
sud della città fino a interessare la Provincia di Pavia;
segue a pag. 10
segue a pag. 8
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8
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
N. 14 - 1 Settembre 2009
L’approvvigionamento idrico della città di Milano
perdite della rete ( il 10 % del
volume immesso) e l’economicità della tariffa applicata,
di circa 0,48 euro/m3 (0,14
euro/m3 per la sola acqua,
0,09 euro/m3 per la tariffa di
fognatura e 0,25 euro/m3 per
la tassa statale di depurazione).
Si ricorda che nel 2006 un’indagine di Mediobanca ha indicato il Servizio Idrico Integrato di Milano come il meglio gestito tra i Servizi Idrici
Italiani.
segue da pag. 7
prelievi dell’acquedotto, per
la riduzione del numero di residenti, sia i prelievi dei privati per la riduzione del numero di industrie idro-esigenti.
Il grafico in figura 1 riporta
gli andamenti del valore medio della soggiacenza (la distanza del livello della falda
dal piano di campagna) e dei
volumi annui erogati dall’acquedotto negli ultimi decenni.
Negli ultimi anni i volumi
erogati dall’acquedotto sono
in continua diminuzione – nel
2008 sono stati erogati 231
milioni di m3 con un calo di
circa il 34% rispetto al valore
massimo (di 350 milioni) raggiunti nel secolo scorso - e
l’emungimento dei pozzi privati è diminuito di oltre il
90%. Il numero di residenti si
mantiene attorno a 1.300.000.
Pertanto attualmente non vi
sono rischi di carenze quantitative e i livelli della falda si
possono ritenere sotto controllo.
Aspetti qualitativi
La scelta di rifornirsi dalla falda sotterranea all’interno della città ha influito anche sulla qualità della risorsa.
Infatti gli inquinanti chimici
- dispersi da industrie e artigiani operanti nell’area cittadina e a monte della stessa poco o per niente biodegradabili, penetrarono in profondità raggiungendo la falda utilizzata dall’acquedotto,
tra 35 e 100 m dal piano di
campagna.
Si salvò soltanto la falda “profonda”, oltre i 100 – 120 m,
perché protetta da un banco
continuo impermeabile di argilla.
La diffusione dei contaminanti fu facilitata dalla mancanza, durata molti anni, di
una qualsiasi legislazione di
tutela ambientale. Si ricorda
che la prima legge sull’argomento fu la già citata Legge
n°319 del 1976.
I principali inquinanti individuati furono: il cromo esavalente nei primi anni ‘60, i
composti organo-alogenati
nel 1975 e i pesticidi, in particolare atrazina, nel 1986.
Mentre, per la quasi totalità
dei contaminanti, caratterizzati da una diffusione limitata,
l’acquedotto riuscì a rispettare i limiti prescritti dalle nor-
Fig. 2 – Mappa della città con centrali, pozzi e impianti di trattamento
mative, escludendo dall’uso i
pozzi maggiormente inquinati, questo non fu possibile
per i composti organo-alogenati (tricloroetilene, tetracloroetilene, cloroformio, etc.)
accertati nel 1975 dal Laboratorio Provinciale di Igiene
e Profilassi, perché diffusi in
quasi tutta la falda e, spesso,
con elevate concentrazioni.
In quel tempo non esisteva
alcuna normativa per la presenza di questi composti nelle acque potabili e fu proprio
il Comune di Milano a stabilire, tramite una commissione
di esperti, un limite di accettabilità, determinato in analogia con le norme esistenti
per l’assorbimento di queste
sostanze, mediante inalazione,
negli ambienti di lavoro.
La Comunità Europea intervenne soltanto successivamente, per regolamentare la
qualità delle acque destinate
al consumo umano, con la
Direttiva n. 778 del 1980, che
fissava il limite di 30 µg/l per
la somma totale degli orga-
no-alogenati, e poi con la Direttiva n. 83 del 1998, che introduceva il limite di 10 µg/l
per la somma di tricloroetilene e tetracloroetilene, sostanze maggiormente presenti
nei pozzi della nostra città.
Queste direttive furono recepite dalla Legge Italiana, la
prima con il DPR 236 del
1988 e la seconda con il D.lgs.
31 del 2001.
Per conformare la qualità dell’acqua erogata alle prescrizioni di legge, anche per i
composti organo-alogenati,
fu necessario attuare un programma di opere comprendente:
■ la costruzione di nuove
centrali in zone periferiche
indenni da queste contaminazioni;
■ la perforazione di pozzi
“profondi” per attingere dall’acquifero, sostanzialmente
incontaminato, esistente al
di sotto di 100-120 metri dal
piano di campagna;
■ l’installazione di impianti
di trattamento, in particolare
filtri a carboni attivi, torri di
aerazione e impianti a osmosi inversa.
Con interventi di questo tipo
si raggiunse, l’8 maggio ’94, il
completo rispetto delle prescrizioni del DPR 236/88 e,
successivamente, il 25 dicembre del 2003 delle prescrizioni del D.Lgs 31/01.
La figura 2 riporta la mappa
delle stazioni di pompaggio
e degli impianti di trattamento.
In particolare nel ’94 furono
installate, in poco più di un
mese, 26 torri di aerazione
nelle centrali maggiormente
contaminate e, da quel momento, la qualità dell’acqua è
sempre stata perfettamente
conforme alle disposizioni di
legge.
L’erogazione di acqua di buona qualità è ottenuta per il
25% circa dalle centrali periferiche in zone indenni, costruite negli ultimi decenni in particolare Linate (1977),
Assiano (1985) e Lambro (
2000) - e per il 75% dalle cen-
trali interne, dotate di impianti di trattamento.
La continua conformità è assicurata dai controlli analitici quotidiani – per un totale di
250.000 analisi di parametri,
microbiologici, chimici e chimico fisici su 24.000 campioni di acqua prelevati ogni anno - effettuati, sia dalla Azienda Sanitaria Locale, tramite
il Laboratorio dell’ARPA, sia
dal Laboratorio Interno dell’Acquedotto, molto potenziato negli ultimi anni e oggi
in grado di eseguire tutte le
analisi necessarie all’accertamento della potabilità delle
acque.
La buona qualità dell’acqua
distribuita è riconosciuta anche da associazioni che tutelano gli interessi dei cittadini, come Legambiente.
Altri aspetti positivi del Servizio Idrico Integrato Milanese, gestito direttamente dal
Comune fino a giugno del
2003 e successivamente affidato ad MM SpA, possono
essere considerati le basse
Conclusioni e prospettive
Sfruttando la ricchezza di risorse idriche sotterranee dell’area milanese è sempre stato possibile garantire alla nostra città un approvvigionamento idrico quantitativamente adeguato. Si sono invece verificati problemi qualitativi, ma sono stati risolti e,
dal 1994, l’acqua distribuita è
perfettamente conforme alle
leggi italiane e alle direttive
della C.E. sulla qualità dell’acqua destinata al consumo
umano.
Nel futuro dovrà proseguire
la costruzione delle Centrali
periferiche - alimentate da
pozzi dotati delle aree di protezione e rispetto prescritte
dalle normative - destinate
progressivamente a sostituire le centrali interne. Tuttavia, poiché le aree di protezione non danno la sicurezza
che i pozzi non possano essere raggiunti dagli inquinanti chimici, in grado di avanzare per diversi chilometri, in
alcuni casi il ricorso ai trattamenti potrà essere necessario anche in zone periferiche,
perdurando la dispersione
nell’ambiente di pesticidi, in
particolare diserbanti.
E’ comunque consigliabile ridurre progressivamente l’uso
a scopo potabile della falda
delle zone centrali della città, perché questa risorsa è utilizzata anche da un crescente
numero di pozzi perforati
per alimentare pompe di calore e inoltre rischia di subire effetti negativi dalla massiccia occupazione del sottosuolo con strutture in cemento armato - ad es. autorimesse interrate - già avvenuta e in ulteriore espansione
nel futuro.
dott. ing. Riccardo Airoldi,
MM Spa - Servizio Idrico
Integrato della Città di Milano
Le reti idropotabili: materiali utilizzati, criteri manutentivi e gestionali,
contenimento e riduzione delle perdite
segue da pag. 7
e perdite della rete distributiva quantificabili
pari a circa il 10% dell’acqua immessa possono essere considerate eccellenti rispetto alle perdite mediamente riscontrabili nei paesi
europei (20-30%) e nelle altre realtà italiane (30-40%).
Gran parte della rete (circa
65%) è costituita da tubazioni in ghisa grigia, materiale
ottimo per la resistenza alle
corrosioni ma caratterizzato
da una sensibile fragilità e
quindi esposto a rotture per
effetto delle sollecitazioni
meccaniche e delle vibrazioni (traffico, passaggio tram,
vibrazioni metrò, ecc.). Già
dai primi anni settanta a Milano in luogo della ghisa grigia si utilizza la ghisa sferoidale (odierna estensione circa
20%) che presenta minore
fragilità e migliori caratteristiche meccaniche.
La scelta di tubazioni in ghisa sferoidale combinata con
materiali di rivestimento interno quali la malta cementizia ed esterno quali zinco, al-
L
luminio e vernici epossidiche,
ha comportato un aumento
dell’efficienza della rete idrica
e un aumento dei rendimenti meccanici e idraulici.
Anche le tubazioni in acciaio
(estensione circa 15%) vengono oggi sostituite, pure nel
caso di grandi direttrici idriche, con nuove tubazioni in
ghisa sferoidale. Dal 2004
MM ha quindi deciso di incrementare l’efficienza della
rete idrica aumentando i chilometri di rete acquedottistica in ghisa sferoidale; nel quadriennio di gestione sono state indette diverse gare d’appalto per la realizzazione, la
sostituzione e il potenziamento di circa 30.000 metri
complessivi di rete acquedottistica. La costante attenzione
alle nuove tecnologie abbinata alla ricerca di soluzioni
che si prefiggono obiettivi
quali il minor impatto possibile sulla viabilità cittadina e la
minimizzazione dei costi diretti nonché di quelli socioambientali connessi alle operazioni di scavo, ha portato
MM, in alternativa alla classica tecnologia a scavo aper-
to, all’utilizzo di interventi di
ripristino delle reti facendo ricorso a tecnologie non invasive che consentono la riabilitazione delle tubazioni perseguendo la minimizzazione
degli scavi (interventi specialistici che consistono nel rivestimento interno con malta cementizia con tecnica definita “cement mortar line”).
Gli interventi di riabilitazione e potenziamento della rete acquedottistica sono però
solo parte dei quotidiani interventi di manutenzione ordinaria e di pronto intervento
sulla rete stessa: si evidenzia
che solo nel corso dell’anno
2008 il Reparto Pronto Intervento ha ricevuto circa 6.000
chiamate (richieste di intervento) che hanno comportato la necessità di ricorrere in
circa 1.250 casi ad operazioni
di scavo su suolo pubblico cittadino. In aggiunta agli interventi di emergenza si evidenziano gli interventi programmati (circa 800 effettuati nel
2008) per la nuova posa, il risanamento, lo spostamento
o l’aumento di diametro delle derivazioni d’utenza.
L’organizzazione degli interventi (escludendo le opere in
regime di pronto intervento)
in una realtà complessa come quella della città di Milano per il numero di sottoservizi presenti (reti gas, elettricità, telefonia, ecc.) e per le
condizioni ambientali (traffico cittadino, pavimentazioni
di pregio, ecc.) comporta un
grande impegno in termini di
ottenimento delle autorizzazioni, di programmazione dei
lavori, di organizzazione e di
gestione dei cantieri.
Nel 2004 il Comune di Milano (Settore Tecnico Infrastrutture) ha trasferito a MM
l’attività di coordinamento
degli scavi su suolo pubblico:
è stata quindi creata un’apposita struttura per la gestione dei servizi di produzione,
raccolta, scambio e aggiornamento dei documenti di autorizzazione agli scavi: l’Ufficio Coordinamento Scavi.
Obiettivo del coordinamento
è quello di controllare e razionalizzare l’iter procedurale tecnico evitando ritardi nei
tempi di risposta ai Clienti, al
Comune e ai Soggetti interes-
sati che operano sul territorio
(per numero di circa 30!).
Uno degli obiettivi primari di
MM è una sempre migliore
conoscenza della rete in gestione, del suo funzionamento e del sottosuolo dove è
ubicata. La realizzazione di
un sistema informativo territoriale in cui saranno archiviate, gestite e puntualmente
aggiornate le mappature e le
informazioni alfanumeriche
della rete idrica e dei relativi
impianti consentirà di conoscere la consistenza delle infrastrutture e del Servizio favorendone una più corretta e
ottimale gestione.
L’acquisizione di specifico
software di simulazione idraulica abbinata a campagne di
misura di pressioni e portate,
alla creazione di stazioni fisse
per l’acquisizione di misure
lungo la rete (“se ti viene di
trattare dell’acqua consulta
prima la esperienza e poi la
ragione” diceva il maestro
Leonardo Da Vinci), consentiranno la creazione di un
modello capace di simulare
il comportamento idraulico
della rete. Una migliore co-
noscenza del sottosuolo sarà
invece acquisita attraverso
progetti di ricerca che prevedono la sperimentazione di
nuove tecnologie e strumentazioni georadar tridimensionali, condotti da in collaborazione con Fondazione Politecnico di Milano e il Dipartimento di Ingegneria
Strutturale del Politecnico.
Gli eccellenti risultati nel monitoraggio delle perdite idriche, nel potenziamento e nella sostituzione di reti ammalorate e negli interventi di riparazione urgenti ottenuti
nella gestione della rete acquedottistica in un contesto
complesso quale la città di
Milano, evidenziano il costante impegno di MM nel
definire e attuare un piano di
investimenti razionale, articolato per obiettivi, settori di
intervento e fortemente orientato all’innovazione tecnologica e al miglioramento del
servizio di distribuzione dell’acqua.
dott. ing. Stefano Tani
MM Spa - Servizio Idrico
Integrato della Città di Milano
N. 14 - 1 Settembre 2009
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
9
L’acciaio inox al servizio dell’acqua potabile
Tabella 1 - Acciaio inossidabile e altri materiali utilizzabili
nelle diverse fasi del ciclo integrato dell’acqua potabile
Fasi del ciclo integrato
Come confermano le sempre più frequenti applicazioni, l’acciaio inossidabile
si sta guadagnando una propria identità in un settore che, comunque, vede
protagonisti altri materiali. Proprio in virtù di questo crescente impiego si è
pensato di fare un punto della situazione relativamente alle tipologie
utilizzate a contatto con l’acqua potabile, alle caratteristiche di resistenza alla
corrosione e di igienicità ed infine alle normative e alle leggi attualmente
vigenti sia a livello nazionale che a livello internazionale.
DOTT. ING.
FAUSTO CAPELLI
CENTRO INOX
Resistenza alla corrosione
Solitamente, in qualsiasi ambito industriale, la scelta di
impiegare acciaio inossidabile è dettata dalla necessità di
avere un materiale che resista alla corrosione e che sia
pertanto duraturo nel tempo
senza necessità di manutenzione straordinaria. Entrando nello specifico dell’applicazione (acqua potabile), la
direttiva europea 98/83/CE,
recepita in Italia con il DL 2
febbraio 2001 n. 31 (“Attuazione
della
direttiva
98/83/CE relativa alle qualità delle acque destinate al
consumo umano”), fissa i
parametri chimici di quella
che comunemente viene denominata acqua potabile. Pertanto, in mancanza di un’analisi specifica dell’acqua, per
una corretta valutazione del
tipo di acciaio inossidabile da
impiegare è bene tenere presente i parametri chimici indicati dalla direttiva, con particolare attenzione ai livelli
massimi di ioni cloruro e di
clorito. In aggiunta negli impianti di acqua potabile, per
controllare batteri e limo, si
usa solitamente la clorinazione che, se eseguita su livelli
molto alti, può aumentare
l’aggressività dell’acqua.
Igienicità
L’igienicità di un materiale,
in generale, può essere definita come la combinazione
di una serie di aspetti che sono così riassumibili:
■ resistenza alla corrosione
a sua volta estrinsecata in:
azioni atte a rimuovere anche le più piccole tracce di
depositi, sporcizia e inquinamento batterico.
■ assenza di un qualunque
rivestimento protettivo che,
quando si scheggia, si usura, si
fessura o comunque si deteriora, crea discontinuità superficiali che si trasformano
in ricettacoli di germi e sporcizia; tali discontinuità possono divenire sede di innesco
di fenomeni corrosivi o portare allo scoperto un materiale di base che potrebbe essere tossico.
■ superficie compatta priva
di porosità: la superficie non
deve assorbire particelle di
qualsiasi provenienza, che
successivamente alterino il
prodotto con cui vengono in
contatto.
■ elevata resistenza agli urti e
alle sollecitazioni meccaniche
in genere: sbeccature e cricche che diventerebbero terreni fertili per i germi.
■ resistenza agli shock termici: durante il ciclo di utilizzo gli sbalzi di temperatura
non devono creare rotture o
cricche per i motivi già citati.
■ elevata rimovibilità batterica: nei cicli di pulitura e sanificazione di attrezzature e
impianti, le cui superfici vengono regolarmente contaminate da colonie di batteri, si
devono poter ripristinare in
toto le loro qualità originarie.
La rimovibilità batterica deve anche essere assicurata per
tutto il ciclo di vita.
■ bassa ritentività batterica:
rimuovere i batteri è possibile, ma se già trovano vita dura nel formarsi vengono migliorate le condizioni di esercizio.
Decreti e norme
A livello di decreti e norme, a
conferma di questo fatto, esiste in Italia una lista positiva
degli acciai inossidabili contenuta nel Decreto Ministeriale del 21 Marzo 1973 che
fissa la “Disciplina igienica degli imballaggi, recipienti, utensili destinati a venire in contatto con le sostanze di uso
alimentare o con le sostanze
di uso personale”. Tale lista
annovera, con i relativi aggiornamenti, una trentina di
acciai inossidabili, tra cui i più
impiegati sono certamente
l’AISI 304 e 316 (EN 1.4301 e
1.4401) con le relative varianti
a basso carbonio, 304L e
316L. Lo stesso decreto riporta all’art. 37 i limiti di migrazione specifica per gli oggetti di acciaio inossidabile
destinati al contatto prolungato o breve con sostanze alimentari. Tali limiti, fissati in
0,1 ppm massimo sia per il
cromo trivalente (Cr III) sia
per il nichel (Ni), sono ben
superiori ai valori effettivi che
si riscontrano nella pratica. I
limiti del decreto italiano sono stati fissati sulla base di
Fig. 1 - Andamento della ritentività batterica in funzione del
numero di lavaggi per superfici usate di vari tipi di materiale
prove convenzionali per salvaguardare, giustamente, la
tutela del consumatore.
Inoltre in Italia è recentemente entrato in vigore il
DM 6 Aprile 2004 n. 174
(Regolamento concernente i
materiali e gli oggetti che possono essere utilizzati negli impianti fissi di captazione, trattamento, adduzione e distribuzione delle acque destinate
al consumo umano), una legge specifica per i materiali
idonei al contatto con l’acqua
potabile; per ciò che concerne l’inox, in tale documento si
fa riferimento alla lista positiva contenuta nel sopraccitato DM 21/3/73 per sancire
i tipi di inossidabile idonei al
contatto con l’alimento di base, ovvero l’acqua.
Al di fuori dell’ambito nazionale, esistono alcune norme
e leggi relative all’impiego dell’inox nel settore delle acque
potabili.
Scelta e applicazione
La scelta dell’uno o dell’altro
tipo dipende da vari fattori,
che devono essere sempre tenuti presente per identificare il
giusto tipo di lega in funzione
dell’applicazione. I parametri
fondamentali sono: tipo e
concentrazione della soluzione aggressiva (in questo caso
l’acqua potabile), con particolare attenzione alla presenza di ioni cloruro e fluoruro,
temperatura, pH, velocità del
fluido a contatto con le pareti dell’acciaio inossidabile. Si
deve comunque considerare
che anche altri fattori possono
influenzare l’innesco di eventuali fenomeni corrosivi, qua-
Materiali utilizzabili
Captazione
Filtrazione
Stoccaggio
Trasporto
Distribuzione finale
Rubinetti domestici
Acciaio inox, cemento, acciaio zincato, ghisa
Acciaio inox, cemento, acciaio zincato
Acciaio inox, cemento, acciaio zincato, PE
Acciaio inox, cemento, acciaio zincato, ghisa, PE
Acciaio inox, acciaio zincato, PE, rame
Acciaio inox, ottone cromato o variamente rivestito
Tabella 2 - Composizione chimica degli acciai inossidabili
maggiormente impiegati nelle varie fasi del ciclo integrato dell’acqua potabile
C
Cr
Ni
Mo
0,07 max
0,030 max
0,07 max
0,030 max
17,00 ÷ 19,50
18,00 ÷ 20,00
16,50 ÷ 18,50
16,50 ÷ 18,50
8,00 ÷ 10,50
10,00 ÷ 12,00
10,00 ÷ 13,00
10,00 ÷ 13,00
2,00 ÷ 2,50
2,00 ÷ 2,50
Designazione EN 10088 (AISI)
1.4301 (304)
1.4306 (304L)
1.4401 (316)
1.4404 (316L)
Tabella 3 - Esecutori e tipologie dei test di cessione in acqua potabile
effettuati sugli acciai inossidabili
Esecutore del test
Procedura del test
Co-normative research
BS 7766:1994 e test su impianto di prova
DWI (Drinking Water Inspectorate)
BS 7766 modificata
ITS (Interlek Testing Services)
BS 7766:2001
European Commission
■ Valutazione del grado di rilascio in acqua
potabile sintetica con immersione per una settimana a 23 °C e a 70 °C
■ Studio elettrochimico nella medesima acqua per tracciare le curve di polarizzazion
Directorate - General for Research - Technical Steel Research
“Assessment of stainless steelsʼ compatibility in food and health applications regarding
their passivation ability” – Contract No 7210-KB/422, 340 (1 July 1996 to 30 June 1999)
LaQue Center for Corrosion Technology, Inc
Test di corrosione e di rilascio
“Hazard Classification of Alloys”
Prepared for the International
Council on Metals and the Environment
British Steel plc, Swinden Technology
Test di rilascio su un impianto di prova
Avesta Sheffield Ltd ECSC contract 7210.MA/818
li la finitura superficiale, il collegamento con altri materiali
metallici e i criteri di progettazione e messa in opera. Ad
esempio un’oculata progettazione che elimini possibili pericoli dovuti a depositi aggressivi, sarà una garanzia in
più per l’efficienza dell’impianto. Al fine di minimizzare
i fenomeni di innesco della
corrosione sull’inox, è bene
seguire anche delle precauzioni in fase di lavorazione e
messa in opera. Prima di tutto è da evitare qualsiasi forma di contaminazione, per
esempio ferrosa, che potrebbe
verificarsi durante lo stoccaggio o per effetto di lavorazioni con utensili precedentemente usati su acciaio al carbonio. Un inox inquinato è
certamente più suscettibile a
inneschi corrosivi.
Le giunzioni saldate con materiale d’apporto devono essere eseguite con elettrodo
compatibile con il metallo di
base, mentre le unioni meccaniche devono prevedere
che i materiali costituenti l’organo di collegamento, ad
esempio i bulloni, siano anch’essi in inox o di pari nobiltà (es. monel). Si eviteran-
no in tal modo spiacevoli fenomeni di corrosione dovuta
ad accoppiamento galvanico.
La decontaminazione delle
superfici può avvenire con
prodotti decapanti e passivanti opportunamente calibrati e utilizzati; per la pulizia potranno essere impiegati detergenti non a base clorata. In generale l’acqua e sapone o l’acqua addizionata
con soda costituiranno degli
ottimi prodotti per la pulizia
dell’inox. Anche il vapore sarà un ottimo sanificante, sempre controllando la composizione dell’acqua di partenza.
10
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
N. 14 - 1 Settembre 2009
La depurazione delle acque reflue: il sistema depurativo di Milano
Tabella 1 - Riassunto delle caratteristiche progettuali
degli impianti di depurazione della città di Milano
Impianto
Bacino
Estensione bacino
Anno di attivazione completa
Popolazione servita
Portata media giornaliera
Massima portata di pioggia
San Rocco
Nosedo
Peschiera Borromeo
Occidentale
10.130 ettari
2004
1.050.000 a.e.
4,000 m3/s
12,000 m3/s
Centro-Orientale
6.900 ettari
2004
1.250.000 a.e.
5,000 m3/s
15,000 m3/s
Orientale
2.230 ettari
2005
250.000 a.e.
1,100 m3/s
3,300 m3/s
Tabella 2 - Caratteristiche qualitative delle acque
trattate dal sistema depurativo della città di Milano
Impianto
Fig. 1 - Planimetria del territorio comunale milanese, con lʼindicazione del tracciato dei
collettori principali, dei tre bacini scolanti e dei relativi impianti di depurazione: 1 Peschiera
Borromeo, 2 Milano Nosedo, 3 Milano San Rocco
segue da pag. 7
■ Polo di Milano Nosedo a
servizio del bacino centro
orientale, con recapiti finali
nella roggia Vettabbia, che
alimenta un comprensorio
agricolo di estensione pari a
circa 2.000 ettari compreso
tra l’abitato di Chiaravalle Milanese e la cittadina di Melegnano, e nel Cavo Redefossi;
■ Polo di Milano Est – Peschiera Borromeo costituito
da una linea di depurazione, a
servizio dei quartieri orientali di Milano, che si affianca a
una prima linea già da tempo
esistente a servizio di nove
comuni dell’est-milanese, a
servizio del bacino orientale e
con recapito finale nel Fiume
Lambro Settentrionale.
Il sistema, realizzato tra il
2000 e il 2005 nell’ambito dell’attività del Commissario Delegato alla depurazione delle
acque reflue del Comune di
Milano, ha una potenzialità
complessiva pari a 2.550.000
abitanti equivalenti ed è in
grado di trattare una portata
media giornaliera in periodo
di tempo secco (Q24) pari a
10,100 m3/s e una portata
massima, in tempo di pioggia, di 30,300 m3/s, corrispondente a 3 volte la portata media di tempo secco (3 x
Q24). A far tempo dalla fine
di giugno 2003 la gestione del
Servizio Idrico Integrato,
comprendente il sistema depurativo e le reti acquedotto e
fognatura milanesi, è stata af-
fidata a Metropolitana Milanese S.p.a..
Operativamente, la gestione
dell’impianto di Milano San
Rocco è affidata in appalto a
Degrémont S.p.a., mentre
quella di Milano Nosedo è affidata in concessione a un
Raggruppamento di Imprese
(Concessionario MilanoDepur S.p.a.).
La seconda linea dell’impianto di Peschiera Borromeo
è gestita da Amiacque S.r.l.,
già CAP Gestione S.p.a..
I limiti di emissione per gli
impianti di depurazione del
Comune di Milano, riassunti
nella tabella riportata di seguito, sono quelli della Tabella 2 dell’Allegato 5 del Decreto Legislativo n. 152 del
2006, ovvero quelli previsti
BOD5
COD
Solidi Sospesi Totali
Azoto Totale
Fosforo Totale
Escherichia coli (*)
San Rocco
Nosedo
Peschiera Borromeo
10 mg O2/l
125 mg O2/l
10 mg/l
10 mg N/l
1 mg P/l
10 UFC/100 ml
10 mg O2/l
100 mg O2/l
10 mg/l
10 mg N/l
1 mg P/l
10 UFC/100 ml
10 mg O2/l
60 mg O2/l
10 mg/l
10 mg N/l
1 mg P/l
10 UFC/100 ml
(*) limiti per acque destinate ad uso irriguo
per le aree sensibili.
Pertanto, l’intera portata trattata dall’impianto di Milano
Nosedo e destinata alla Roggia Vettabbia, e quella erogata dall’impianto di Milano
San Rocco alle rogge Pizzabrasa e Carlesca durante il
periodo irriguo, sono trattate in modo tale da garantire
il rispetto delle prescrizioni
di cui al Decreto del Ministero dell’Ambiente e della
Tutela del Territorio 12-062003, n. 185.
Nel complesso, su un totale
di 252.500.000 metri cubi di
acque trattate da tutto il sistema depurativo, nell’anno
2007 ben 83.100.000 metri
cubi sono stati destinati al riutilizzo irriguo.
L’impianto di Milano San
Rocco (figura 2) è ubicato all’estrema periferia sud di Milano, al confine con il Comune di Rozzano. Il sistema di
collettamento è costituito da
un collettore principale che
raccoglie le acque reflue scaricate da diversi sottobacini
della parte occidentale della
città.
Il processo di depurazione dei
liquami comprende gli stadi
di pretrattamento meccanico, il trattamento biologico
del tipo a biomassa sospesa, il
trattamento terziario.
La linea fanghi comprende le
sezioni di ispessimento, la disidratazione meccanica e l’essiccamento termico.
Una sezione di captazione e
trattamento dell’aria maleodorante completa lo schema
Roberto Marino
Ma
arino
Calcestruzzo
Calcest
truzzo e Imprese
Im
mprese
p
foto: Fotogramma S.r.l.
Fig. 2 - Impianto di depurazione di Milano San Rocco
Fig. 3 - Impianto di depurazione di Milano Nosedo
Calcestruzzo e Imprese è un manuale illustrato
destinato ai Responsabili di cantiere e alle Direzioni Lavori
in cui si possono trovare informazioni e utili consigli
per la corretta prescrizione, messa in opera, stagionatura e
controllo del calcestruzzo
Roberto Marino
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Fig. 4 - Impianto di depurazione consortile di Peschiera
Borromeo (sullo sfondo la 2^ linea di depurazione a servizio
del bacino orientale milanese)
di processo.
L’impianto di Milano Nosedo
(figura 3) è il polo depurativo
più grande, che tratta circa il
50% della portata di acque reflue prodotte dalla città.
Lo schema di adduzione è
costituito da cinque collettori principali che raccolgono
gli scarichi del bacino scolante centro-orientale cittadino e li collettano all’impianto.
Il processo di depurazione dei
liquami comprende gli stadi
di pretrattamento meccanico, il trattamento biologico
del tipo a biomassa sospesa, il
trattamento terziario.
Il ciclo fanghi comprende la
sezione di ispessimento, la
disidratazione meccanica, e
un impianto di essiccamento
termico inserito da poco nel
processo di trattamento.
Una sezione di captazione e
trattamento dell’aria maleodorante completa lo schema
di processo.
La linea di trattamento di Peschiera Borromeo (figura 4)
a servizio del bacino scolante
orientale di Milano è alimentata a mezzo di un unico collettore di adduzione che raccoglie le acque di rifiuto scaricate dai quartieri orientali
della città.
Il processo di trattamento dei
liquami comprende i pretrattamenti meccanici, il trattamento biologico a biomassa
adesa, il trattamento terziario; una turbina idroelettrica è
installata sullo scarico per il
recupero energetico.
Il ciclo fanghi è costituito da
una sezione di ispessimento
dei fanghi digeriti e dalla disidratazione meccanica.
Una sezione di aspirazione e
abbattimento odori completa
lo schema di processo.
Con la realizzazione dei tre
poli depurativi a servizio della città di Milano, si è compiuta un’opera di primaria importanza che rappresenta un
passo fondamentale verso
quel miglioramento dell’ambiente e della qualità della vita dei cittadini che l’Amministrazione Comunale di Milano ha posto come obiettivo primario della propria attività.
Il territorio circostante gli impianti di depurazione è stato
oggetto di importanti opere
di mitigazione e di riqualificazione ambientale, così da
consentire la perfetta integrazione del sistema depurativo
nella città. Va detto peraltro
che è tuttora in corso l’attuazione di un Piano di Monitoraggio Ambientale dei poli
depurativi di Nosedo e di San
Rocco.
dott. ing. Maurizio Brown
dott. ing. Savino Colia
MM Spa - Servizio Idrico
Integrato della Città di Milano
N. 14 - 1 Settembre 2009
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
11
Dissalazione: aspetti economici presenti e sviluppi futuri
Fig. 1 (a)
DOTT. ING.
Fig. 1 (b)
RAUL MARTIN
MSF
ll’inizio degli anni Settanta la capacità totale degli impianti di
dissalazione, installata in tutto il mondo, ammontava a
circa 1,5 Mm3/giorno; dopo
quasi quarant’anni tale capacità è di circa trenta volte superiore, con un numero totale di impianti installati prossimo alle 15.000 unità.
È significativo far notare che
il 50% di tale capacità si trova oggi nell’area del Golfo
Persico, con il 30% nella sola Arabia Saudita, costituita
pressoché totalmente da impianti MSF. Negli USA, dove il processo più utilizzato è
di tipo RO, sono installati circa 2000 unità aventi una capacità pari al 15% di quella
globale. A riguardo di quest’ultimo processo si riporta,
in figura 1(a), l’andamento
percentuale del prezzo delle
membrane osmotiche registrato negli ultimi anni, du-
A
MED
RO
Costi di Installazione ($/m3giorno) 1200÷1500 900÷1000 700÷900
Costo Totale Produzione ($cents/m3) 95÷110
75÷85
65÷75
Tab. 1
Fig. 2
rante i quali l’utilizzo degli
impianti a RO è aumentato
costantemente raggiungendo
il 40% del mercato mondiale
(figura 2).
Per quanto riguarda i processi termici, si rappresenta in figura 1 (b) l’andamento del coefficiente di trasmissione termica raggiunto negli impianti MED-MSF, dove si realizza
una significativa riduzione delle superfici di scambio a parità di produzione di distillato,
dovuto al miglioramento del
disegno termo-fluidodinamco e della qualità dei materiali da costruzione. Una sintesi
dei costi di installazione e produzione per le più diffuse ti-
Fig. 3
pologie di impianto è riportata in tabella 1.
La tabella evidenzia differenze significative tra gli impianti MSF,MED e RO sia in termini di costi di installazione
che di costi totali di produzione, anche se una valutazione integrale e standardizzata dei costi di produzione
non è ancora disponibile.
L’incidenza dei costi energetici, siano questi termici o
elettrici, incide tra il 30 e il 50
percento del costo totale e
deriva dal costo dell’energia
primaria utilizzata e dall’efficienza del processo; la diversa disponibilità di combustibili
fossili e l’ampio divario in ter-
mini di costo degli stessi condiziona pesantemente l’incidenza dei costi operativi energetici , motivando la ricerca di
fonti alternative e soluzioni
combinate di impianto (figura 3).
In questo ambito l’utilizzo di
fonti rinnovabili, energia nucleare e Thermal Dual Cycle,
permette di ridurre l’emissione di CO2 e aumentare il coefficiente di utilizzo della fonte energetica primaria. Implementando quanto esposto,
è possibile rappresentare l’andamento medio del costo
dell’acqua prodotta dai vari
impianti di dissalazione negli
ultimi anni (figura 4).
Fig. 4
Va comunque detto che qualsiasi impianto di dissalazione
comporta un impatto sull’ambiente circostante, in termini di inquinamento associato alla generazione di energia (SO2 CO2 NOx composti
volatili) e allo scarico di acqua ad alta concentrazione
salina combinata con agenti
chimici, addizionati per permettere agli impianti di raggiungere le prestazioni di progetto (anti schiuma, anti incrostante, acido solforico).
Pur non essendoci un protocollo riconosciuto internazionalmente, gli effetti sull’ambiente circostante possono essere contenuti diluendo
il contenuto di tali sostanze
e/o impiegando additivi naturali ove possibile. La sintesi proposta fa comprendere
che le tecnologie attualmente in uso necessitano di un
sempre maggiore impegno in
termini di R&D, per poter
abbattere costi di produzione e impatto ambientale e
portare così gli impianti di
dissalazione tra le prime fonti d’acqua nel futuro di molti
paesi. Nello specifico, tale sviluppo può riassumersi nelle
seguenti attività:
■ Riduzione del consumo
energetico specifico (tecnologie ibride e rinnovabili)
■ Miglioramento dei processi
termici (implementazione di
pre-trattamenti per diminuire
le incrostazioni, incremento
del coefficiente di scambio
termico, contenimento di pesi e volumi delle apparecchiature)
■ Miglioramento dei processi
RO (impiego pompe ad alta
efficienza e dispositivi di recupero, incremento della resistenza delle membrane agli
agenti ossidanti, implementazione di pre-trattamenti a
micro e ultrafiltrazione)
■ Integrazione degli impianti
di dissalazione nel sistema di
approvvigionamento dell’ acqua (trattamento delle acque
reflue mediante processi RO,
diversificare la qualità dell’acqua in funzione delle utenze
finali, trattamento di flussi
d’acqua inquinati, sviluppo del
concetto zero discharge).
Concludendo, si può confermare che l’industria della dissalazione vive un momento
di particolare importanza,
contraddistinto da una sempre crescente domanda d’acqua, la cui gestione necessita
anche il coinvolgimento delle Istituzioni Pubbliche, affinché il prodotto delle tecnologie in oggetto possa essere
accessibile a tutte le fasce di
utenza.
UNITÀ DI MISURA E CONCLUSIONI
Potenza dell’impianto: consumi consuntivi o calcolo dei fabbisogni?
Leggendo l’articolo a firma ing. Paolo Inglese (geotermia), pubblicato nello Speciale Acqua/2, alla pagina 10 del numero 6 dell’anno in corso, non ho potuto non notare una sequenza di unità di misura
errate, che in alcuni casi rendono complessa la comprensione del testo.
Ho seri dubbi anche sulla frase delle conclusioni finali, poco in linea a mio parere con lo stile dell’ingegnere. Anche l’ipotesi di partire dai consumi consuntivi per la determinazione della potenza dell’impianto anziché dal calcolo dei fabbisogni (previsto oramai anche dalle leggi) mi pare poco qualificante per evidenziare le specifiche competenze degli ingegneri. La mia non vuole essere una critica, ma l’inizio di un dibattito semmai (per l’essenza dell’ingegnere).
dott. ing. Paolo Timoni
Con molto piacere rispondo alle domande poste dal collega dott. ing. Paolo Timoni nel merito dell’ articolo a mia firma apparso sul Giornale dell'Ingegnere n. 6 del 2009.
■ UDM errate.
- Tutte le notazioni inerenti alle potenze elettriche e/o termiche installate sono da intendersi come kw;
- Tutte le notazioni inerenti alle energie elettriche e/o termiche consumate (di cui ai paragrafi “analisi del bilancio energetico esistente” e
“quadro energetico di progetto”) sono da intendersi come kwh. Errore mio e me ne scuso.
Trattasi di un errore di trascrizione dovuto ai
tempi ristretti di stesura dell'articolo (stralcio
della relazione di circa 30 pagine consegnata
ed approvata dalla Regione Piemonte) nella
quale compaiono le tabelle di raffronto con i
calcoli e le unità di misura corrette;
- Tutte le altre notazioni (calcoli sulle percentuali, tonnellate di CO2 equivalenti, ecc) sono
state calcolate a partire dalle tabelle di conversione fornite dalla Regione Piemonte in sede
di stesura dei bandi diretti alla concessione di
contributi per interventi strategici/dimostrativi
in materia energetico ambientale. Se risulterà
necessario posso fornire tali tabelle (per altro
scaricabili dal sito della Regione Piemonte, in allegato ai bandi ai quali il Comune di Biandrate
ha partecipato) di riconversione al fine di permettere un'analisi più approfondita.
■ Determinazione della potenza a partire
dai consumi consuntivi.
Il collega non erra quando sottolinea la necessità da parte del progettista di dimensionare un
impianto a partire dal calcolo dei fabbisogni.
Nella realtà specifica, la potenza dell'impianto è
stata correttamente dimensionata a partire dai
fabbisogni delle strutture scolastiche inserite all'interno del Nuovo Polo di Biandrate. A mio
parere sarebbe stato alquanto inopportuno scrivere un articolo che si propone di illustrare un
possibile utilizzo dell'acqua come fonte energetica rinnovabile per spiegare i calcoli effettuati per il dimensionamento di un impianto
di riscaldamento.
La motivazione che ha portato ad utilizzare i
dati inerenti ai consumi consuntivi può essere facilmente riassunta come segue. Il Bando indetto dalla Regione Piemonte riguardava due casi
specifici: uno inerente alla realizzazione di nuovi impianti innovativi e l'altro inerente alla sostituzione di impianti già esistenti. L'intervento
progettato nel Comune di Biandrate rientra
nella seconda tipologia.
Pertanto, il Bando obbliga ad esprimere il bilancio energetico esistente (potenze installate
e consumi effettivi dell'impianto esistente), il
quadro energetico di progetto (potenze installate e consumi presunti del nuovo impianto) e
il vantaggio energetico connesso all’iniziativa,
quantificato in termini di “energia primaria risparmiata annualmente e di riduzione delle
emissioni di CO2 equivalente ottenibile nello
stesso periodo a partire dal raffronto dei consumi esistenti con la stima dei consumi presunti” (espressamente indicato all'interno del
Bando).
La Regione assume come scontato il dimensionamento corretto degli impianti a partire dai
fabbisogni (per altro forniti in sede di presentazione della pratica) e sposta la discussione del
bando sui calcoli di raffronto tra i consumi consuntivi. L'articolo cerca di riassumere tali concetti, illustrando brevemente gli ordini di grandezza messi in gioco, senza voler evidenziare
“strane competenze specifiche” degli ingegneri.
A mio modesto parere, il taglio dato all'articolo ha l'obiettivo (forse ambizioso) di mostrare in
modo ancor più “qualificante” le competenze ingegneristiche, non soffermandosi solamente sugli ovvi calcoli di dimensionamento, ma fornendo una testimonianza concreta dei risparmi
economici ed ambientali connessi con un'iniziativa del genere.
■ Considerazioni finali
L'ultimo paragrafo cerca di riassumere l'esperienza dello Studio maturata negli anni. La man-
canza di conoscenza riferita a tali soluzioni innovative è da imputarsi alla potenziale clientela (sia pubblica sia privata), in molti casi diffidente nei confronti di impianti così innovativi,
che stravolgono il concetto classico di riscaldamento presente in Italia, legato all'utilizzo di
combustibili fossili. Nella nostra esperienza esistono clienti che non conoscono o hanno pregiudizi sul funzionamento di impianti a pannelli radianti a pavimento, clienti che non sono
disposti ad investire su tecnologie più costose
nel breve periodo al fine di avere risparmi economici ed ambientali nel medio e lungo periodo. E' sottinteso che gli addetti ai lavori possano conoscere le pompe di calore ad acqua di falda. Quando queste soluzioni avranno un diffusione su scala nazionale, sono sicuro che potranno essere oggetto di miglioramenti continui
(le cosiddette economie di scala e di apprendimento) in grado di garantire una riduzione
dei costi di investimento e anche di gestione.
Se posso permettermi un commento finale sulle considerazioni espresse dal collega, penso
che il ruolo dell'ingegnere in generale debba
cercare di uscire dagli schemi classici di semplice
progettista di strutture od impianti (materia ormai nota e conosciuta) e debba sforzarsi di fornire un servizio ancor più completo e di “qualità”, cercando di spiegare anche in termini economici, ambientali e gestionali gli investimenti
proposti. Non voglio che la mia risposta venga
vista come una critica mossa al singolo ma piuttosto come uno stimolo di crescita per il ruolo
di ingegnere. Nel caso il collega abbia voglia di
confrontarsi per qualsiasi chiarimento con lo
studio, sono disposto ad instaurare una discussione diretta.
dott. ing. Marco Paolo Inglese
12
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
N. 14 - 1 Settembre 2009
Siccità in Italia: illusioni della scienza climatica?
PROF.
MARIO TOMASINO
UNIVERSITÀ DI VENEZIA
iscutere di un argomento blindato dal
cosiddetto “consenso“ dichiarato dal rapporto
dell’IPCC 2007, ovvero del
comitato scientifico incaricato dalle Nazioni Unite di studiare lo stato corrente del clima terrestre, nonché di monitorarne e prevederne l’evoluzione, potrebbe sembrare
velleitario se non sconveniente. Ricordiamo l’ affermazione più importante di
detto documento: “la maggior parte dell’aumento della
temperatura media globale è
dovuto all’attività umana“.
Considerato però che l’ indagine e la ricerca scientifica
non si appagano nel conseguimento di una verità limitata e che ogni teoria è provvisoria e passibile di smentita,
non suonerà strano sapere
che esistono gruppi consistenti di oppositori a questo
dogma, spesso denigrati come eretici, negazionisti, ecc.,
ma che sarebbe corretto chiamare (come loro si definiscono) scettici.
Scettici come lo è la Scienza
che sa che la nozione di che
cosa sia vero evolve nel tempo a seconda che nuovi studi
vengano portati avanti e nuovi dati, teorie e tecniche vengano sviluppate e divulgate.
Il processo scientifico è dunque molto diverso dal processo politico in cui le soluzioni dei problemi sono invece o bianche o nere. Consci di questo fatto, gli scettici
giudicano che il cosiddetto
“consenso sulle cause del riscaldamento globale“ appartiene più a quest’ultimo processo.
Di seguito si vogliono discutere le indicazioni future ricavabili dagli elaborati dell’IPCC per l’ Italia settentrionale confrontandole con i valori e le tendenze che emergono dall’analisi delle serie
storiche dei dati idrologici disponibili per la stessa area.
Stando alle indicazioni dell’ultimo rapporto IPCC per
le variazioni attese di precipitazioni e temperatura nell’area europea, c’è concordanza nel prevedere per l’Italia Settentrionale, nel corso
del secolo, una diminuzione
consistente delle precipitazioni medie annuali del 5-10
% e un aumento delle temperature medie annue di 33,5 C°. Si ricava così che le
disponibilità d’ acqua per l’
Italia Settentrionale a fine secolo potrebbero subire una
diminuzione di oltre il 10%
rispetto al valore medio storico, generando per l’ area
problemi seri di approvvigionamento della risorsa acqua
per l’ agricoltura (irrigazione
D
Confronto tra le portate del Po (filtro gaussiano a media mobile su finestra centrata di 11 anni) e i cicli di Hale per il periodo 1918-2006. Le porzioni a tratto fine
nella curva delle portate indicano dati affetti da bordo. ( lʼ Acqua n.5, 2008)
ed allevamento del bestiame)
e non solo.
L’analisi degli andamenti tendenziali pregressi delle serie
storiche dei parametri idrologici misurati per l’Italia Settentrionale segnalano però
che non si trovano indicazioni sufficientemente in linea
con i cambiamenti nelle dinamiche stagionali previste
dall’IPCC. Mancano infatti le
evidenze che dette tendenze
siano già conclamate. Così
l’analisi delle serie storiche
delle portate del Po indica
che, sul lungo periodo, non
ci sono segni inequivocabili
che la tendenza alla diminuzione delle portate medie sia
già in atto; le piogge secondo
l’IPCC dovrebbero aumentare nel periodo invernale mentre dall’analisi delle serie, per
questo periodo, sembrano diminuire; le temperature dell’aria al suolo sono sì aumentate, ma significativamente solo per il periodo invernale,
mentre per l’IPCC dovrebbero aumentare significativamente quelle estive (Tomasino et al. 2008)
Dallo studio della serie storiche sono emerse altresì periodicità significative a scala
decennale, collegabili alle dinamiche meteo-climatiche di
larga scala che controllano le
traiettorie delle perturbazioni (periodicità di circa 8 anni
riscontrabile anche nella serie storica delle differenze tra
le pressioni atmosferiche al
livello del mare nell’ Atlantico
e nell’ Artico, detta Oscillazione Nord Atlantica ) ed alla attività solare ( periodicità
di circa 22 anni, due cicli di
macchie solari con polarità
alternata, detta di Hale).
Quest’ultima periodicità è di
particolare interesse perché
la correlazione tra portate del
Po e cicli di Hale si è dimostrata essere significativa nel-
l’intero arco del periodo in ponenti, facendo transitare
esame (circa 90 anni). Pare enormi quantità di particelle
quindi si manifesti una stretta altamente energetiche che ioanalogia tra gli andamenti dei nizzano anche l’alta e media
cicli di attività solare e l’alter- atmosfera. L’effetto di tale rinanza di periodi relativa- scaldamento fa sì che nell’atmente umidi e secchi nel ba- mosfera ci sia più turbolenza,
venti più forti, più periodi percino del Po.
In termini di variabilità signi- turbati e più piogge. Un
fica che oltre un terzo della esempio recente: a circa mevarianza a scala decennale tà gennaio di quest’anno
delle portate del Po sembra (2009) c’è stata una imporessere riconducibile alla for- tante eruzione dalla corona
del Sole che ha colpito la
zante solare.
Il confronto in Figura tra il Terra dopo 2 o 3 giorni. Queciclo di attività magnetica so- sta primavera perturbata e
lare e le portate mensili del piovosa potrebbe esserne la
Po filtrate con media mobile conseguenza.
di 11 anni alla quale è stato Va altresì notato che esiste un’
imposto un riulteriore comtardo di 2 anplicazione: l’inni, sembra sufterazione tra i
fragare l’ipote- Le disponibilità
campi magnesi che l’alter- d’acqua
tici della Terra
nanza di pe- per l’Italia
e del Sole sul
riodi secchi e
flusso di raggi
umidi sia effet- Settentrionale
cosmici provetivamente mo- a fine secolo
nienti dalle aldulata dall’at- potrebbero subire
tre stelle dell’
tività solare
universo, che
(Zanchettin et una diminuzione
penetra l’atmoal, 2008). Que- di oltre il 10%
sfera terrestre,
sta concorla cui intensità
danza sembra
varia in oppoessere sostansizione ai cicli
ziale e non casuale. Ricordia- di Hale, e di quest’ultimo sulmo che il Sole eietta enormi le dinamiche atmosferiche, in
quantità di materia in modo particolare sui processi di iocontinuo, in forma di vento nizzazione e di formazione di
solare, le cui intensità varia- nubi a bassa quota.
no seguendo il ciclo magne- Riprendiamo l’esame dell’antico dei 22 anni, ed in modo no idrologico 2009, che per
discontinuo ma abbastanza convenzione è partito dalperiodico, in forma di un mix l’ottobre 2008 con le sue
di alte energie (emissioni di piogge e nevicate abbondanprotoni ed elettroni dalla co- ti, contestualizzato nel periorona solare) e principalmente do di deficit di piogge degli
di protoni ad alta energia ultimi anni, come ricordato
(emissioni di protoni solari).
da Borghi (Il Giornale delI recenti satelliti THEMIS l’Ingegnere n. 5, 2009). Cohanno dimostrato che la ma- me si potrebbe spiegare quegnetosfera, che normalmente sta singolarità? Un primo inprotegge la Terra dalle radia- dizio ce lo fornisce l’osservazioni ad onda corta (raggi UV zione che siamo in un minie raggi X), si apre spesso e mo di attività solare, precisavolentieri con aperture im- mente alla fine del 23° ciclo
NEWS ǀ ITT Water & Wastewater
dall’ Unità di Ricerca Climatica inglese - Norwich su
Hadcrut 3 , indica la successione di anomalie annuali positive per gli anni :
2005 + 0,48
2006 + 0,42
2007 + 0,40
2008 + 0,33
Esaminando i dati controllati e gestiti dall’ IPCC si nota subito l’ anomalia tra i valori previsti che risultano in
crescita continua ed i dati misurati che almeno per questi
ultimi anni sono in calo. Hanno forse ragione i pochi astronomi che hanno previsto che
stiamo andando verso un periodo più freddo? Tenuto
conto che il periodo esaminato è troppo corto, bisogna
aspettare prima di parlare di
tendenza negativa, ma credo
non per molto.
Ci troviamo dunque di fronte
al dilemma:
il riscaldamento globale è
opera dell’uomo e quindi si
realizzerà comunque o stiamo entrando in un periodo
più freddo nonostante l’ attività umana? Tutto questo ci
lascia più di un ragionevole
dubbio, il dubbio che è l’ alimento della Scienza.
Bibliografia
Tomasino M, Zanchettin D, Traverso P. “Siccità in Italia Settentrionale: il futuro è già segnato?” “L’Acqua” (2008), Associazione Idrotecnica Italiana
Landscheidt T. (1999) “Extrema in sunspot cycle linked to
sun’s motion” Solar Physics
Niroma T. (2007) “A probable
new Dalton minimum”
Zanchettin D., Rubino A., Traverso P., Tomasino M., “Impact
of variations in solar activity on
hydrological decadal patterns
in northern Italy”, 2008
A cura di Imready
Una luce contro la carica batterica
Nei processi di depurazione delle acque è necessario lavorare su più fronti per abbattere i contenuti solidi, gli inquinanti e la carica batterica. I
primi due interventi si effettuano per via meccanica e chimica, per il terzo la via tecnologicamente più avanzata consiste nel ricorso all’irraggiamento con UV. Metodo che ha il grande vantaggio di non utilizzare altri additivi chimici.
L’irraggiamento con UV è il metodo ideale
per trattare acque batteriologicamente contaminate. Inoltre lo spettro di azione degli
UV è selettivo in quanto l’irraggiamento influisce sulla struttura stessa del DNA, andando a rompere e modificare i legami tra
le quattro molecole che lo compongono
(adenina, citosina, guanina e timina).
Pertanto anche i miceti (funghi) e i virus
sono, se sufficientemente irraggiati, soggetti alla disinfezione UV.
La tecnologia ha permesso di mettere a
punto lampade che emettono raggi UV con
la lunghezza d’onda di 254 nm che risulta
essere la più efficace per realizzare l’effetto
di sterilizzazione.
Si può quindi affermare che il trattamento
con UV costituisce una alternativa economicamente valida ai tradizionali processi di
che si sta protraendo sin dal
2006. Attività solare minima
vuol dire vento solare ridotto
e rinforzo dei raggi cosmici
che colpiscono la Terra facendo aumentare la copertura nuvolosa fino al 3 % in più.
Nel minimo di attività solare, c’è altresì un’alta probabilità che avvengano emissioni
solari di tipo coronale, come
il ricordato episodio del gennaio scorso.
Si ricorda altresì che per il
prossimo ciclo di sunspot, il
24° ciclo che forse è appena
iniziato, alcuni astronomi
(Landscheidt, 1999; Niroma,
2007 , ecc.) hanno previsto
che l’attività solare sarà ridotta rispetto agli ultimi cicli,
come lo sarà anche il successivo 25° ciclo, tanto che ipotizzano l’ingresso della Terra
in un periodo relativamente
più freddo paragonabile al periodo di minimo di attività solare denominato “minimo di
Dalton”, che ha interessato la
Terra negli anni che vanno
dal 1790 al 1820 , caratterizzato da numerosi inverni
molto freddi.
A questo punto potrebbe essere interessante fare il confronto, a tutto il 2008, tra i
dati di anomalia del riscaldamento globale misurati al
suolo e il dato previsto dai
modelli numerici seguiti dall’IPCC. Per quest’ultima indicazione si è fatto riferimento
al Sistema Decadale del Clima (DePreSys - Met Office
inglese di Hadley ) che fa riferimento alle anomalie di
temperature del globo previste da un insieme di modelli
numerici . Dal loro diagramma per la decade 2005-2015,
sembrerebbe di poter leggere
il valore di anomalia, riferito
al 2008, di + 0,42 ± 0,14.
La banca dati mondiale dei
dati di temperatura misurati al
suolo, raccolti ed analizzati
clorazione evitandone gli effetti dannosi
(odore dell’acqua, residui chimici dannosi
per l’ecosistema,sottoprodotti tossici..).
La tecnologia UV viene utilizzata sia nella
disinfezione delle acque potabili che nel
trattamento finale delle acque reflue per eliminare i batteri prima dello scarico in acque
superficiali o per le acque depurate destinate al loro riutilizzo in irrigazione.
Le batterie di disinfezione UV possono essere installate in condotte chiuse o in canale garantendo una corretta dose di UV in
funzione della qualità e quantità del liquido
da trattare.
In questo settore ITT Water & Wastewater
opera con il marchi Wedeco, società che da
oltre 25 anni si occupa di disinfezione con
sistemi UV o Ozono.
Il più importante impianto realizzato in Eu-
ropa, per il trattamento delle acque reflue
con UV è quello installato nel depuratore di
Milano Sud, che è entrato in funzione nel
2004.
La portata totale trattata dall’impianto è pari a 32.400 m3/h ed è suddivisa in due sezioni.
La prima sezione tratta 4 m3/s di acque reflue depurate destinati al riutilizzo per irrigazione in tre canali paralleli nei quali sono
stati installati 3 banchi UV ciascuno.
La seconda sezione tratta 5 m3/s di acque
reflue destinate allo scarico in corpi ricettori superficiali utilizzando altri tre canali
paralleli nei quale è installato un solo banco
di lampade UV.
In questa sezione ovviamente la sterilizzazione è meno spinta vista la diversa destinazione delle acque depurate.
N. 14 - 1 Settembre 2009
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
13
DALLA PRIMA PAGINA
segue da pag. 1
e magnifiche torri di
Dubai sono abitate o
non lo sono? Più di
una persona mi ha confidato
di non avere vicini di casa.
La febbre degli investimenti
ha colpito questo Paese per
oltre dieci anni, trasformandola nella capitale mondiale
della speculazione. Non essendoci regole all'interno del
mercato (chiunque poteva
comprare e rivendere senza
avere intermediari) gli appartamenti erano acquistati e immediatamente rimessi sul
mercato a prezzo maggiorato.
Gli immobili sono passati di
mano in mano fino a costare
cinque volte il prezzo originario. Dubai è reale, o è soltanto un parco giochi per ricchi e speculatori immobiliari?
I numeri parlano da soli. Più
di mille torri sono state innalzate negli ultimi dieci anni.
Oltre trecento nuovi grattacieli sono in costruzione e incalcolabili sono i progetti in
fase di approvazione. Dubai
non si accontenta dei numerosi record già conquistati .
La realizzazione del Burj Dubai, il grattacielo più alto del
mondo con i suoi 818 metri,
non le basta; neppure le grandi opere in costruzione come
“The World” - il planisfero
residenziale visibile dallo spazio - sembrano soddisfarla.
Anche un altro resort sta per
essere edificato: il suo nome è
Kingdom of Shaiba e diventerà presto l’ennesimo tempio del lusso della città; le sette stelle plus che gli sono state assegnate parlano chiaro.
Quasi il 20 per cento delle gru
di tutto il mondo si trova qui.
La stessa città non è più ben
definita: sorgono cantieri dovunque, e Dubai si allarga
ogni giorno in ogni direzione.
Solo la crisi sembra avere sensibilmente arrestato questo
processo. La prima reazione
al crollo del mercato è stata
sospendere gran parte dei lavori (per 268 miliardi, secondo il Gulf News Business).
Solo l’intervento del governo, con una legge che costringeva i costruttori a completare i progetti in corso d’opera, ha consentito a numerose strutture di nascere. Molte idee invece sono state abbandonate, con il conseguente licenziamento di migliaia di lavoratori, così costretti a tornare nei loro Paesi di provenienza.
Impegnata in un ambizioso
piano di sviluppo, e interessata a diversificare il più possibile la sua economia, Dubai
è diventata il più importante
centro d'affari di tutto il Medio Oriente. Negli ultimi anni
la città ha allargato le sue attività commerciali oltre i con-
L
fini del “Cooperation Council
for the Arab States of the
Gulf” (CCASG), che racchiude i grandi Paesi produttori di petrolio del Golfo (Kuwait, Oman, Bahrain, Arabia
Saudita, Qatar e Emirati Arabi Uniti) e l'Iran. Oggi, la città commercia con le più importanti compagnie internazionali di tutto il mondo, dall'Asia all'Africa, fino al Mediterraneo. Dubai investe denaro nel mondo, e questo
sembra ricambiare il favore.
Da quando è stato scoperto il
petrolio negli anni '60, i settori
economici non legati a questo
si sono sviluppati con costanza: il turismo e il settore
terziario stanno crescendo
esponenzialmente, aiutando
a bilanciare e diversificare l'economia. L’idea è dipendere
dal petrolio solo per l’1 per
cento entro i prossimi anni
(attualmente circa il 5 per
cento del Pil deriva dal petrolio).
Le fonti di ricchezza sulle
quali la città sta puntando riguardano anche settori indispensabili allo sviluppo; l’Emirato sta infatti realizzando
infrastrutture per la ricerca
scientifica: è già in costruzione la Silicon Oasis, una gigantesca area adibita al mercato della ricerca tecnologica – una Silicon Valley araba, per intenderci – che richiamerà investitori e ricercatori da ogni parte del mondo. Pochi mesi mancano invece all’inaugurazione del
Dubai HealthCare City, un
grande e avanzato ospedale
(comprensivo di università
specializzate e centri di ricerca) ormai già candidato a diventare il più importante di
tutto il Medio Oriente.
In molti tuttavia s’interrogano
sul reale valore della città: c'è
un progetto riguardante il futuro di Dubai? Già due milioni di persone ci vivono, ma
e’ d’obbligo chiedersi quante
ne potrebbero arrivare e se la
città sarebbe in grado di affrontare un notevole afflusso
di persone. L'impressione iniziale è che non sia una città
sostenibile. Sia dal punto di
vista ecologico che urbanistico. Non esiste un piano regolatore valido che uniformi
gli edifici. Tutto quel che fisicamente ci può stare, viene
costruito. Questo rende essenziale il lavoro di centinaia
di ingegneri civili e architetti
che stanno cercando di dare
un ordine ad una città che
non sembra averne. Non esistono percorsi pedonali, non
esistono piste ciclabili. Senza
automobile o taxi è quasi impossibile muoversi. Fortunatamente nell'ultimo anno sono stati potenziati i mezzi
pubblici ed entro settembre
2009 dovrebbero essere completate le prime linee della
metropolitana.
foto: Ryan Lackey
Dubai, considerazioni sulla città più chiacchierata del Medio Oriente
Dubai, lo skyline con i grattacieli in costruzione
C’è un’altra questione che riguarda l’Emirato molto da vicino. Dubai è una città di una
multiculturalità impressionante: il 20 per cento degli
abitanti sono arabi, mentre
per il restante 80 per cento si
mischiano più di cento diverse etnie (Indiani e Pakista-
ni soprattutto, ma anche moltissimi europei). Dubai è la
città in cui l’Oriente incontra
l’Occidente. L’impressione
però è che stia diventando
sempre più figlia della filosofia capitalistica occidentale.
Se così dovesse essere, la città sarà destinata a divenire
una colonia occidentale nel
cuore del Medio Oriente.
Non bisogna dimenticare che
il confine iraniano è a non più
di ottanta chilometri; Gli
Emirati Arabi non potranno
quindi rimanere indifferenti
alla politica di Tehran, la quale influenzerà molto la sicu-
rezza e lo sviluppo futuro di
Dubai.
Un dato di fatto riguarda la
città: ha un fascino impressionante. Antico e moderno
si sposano alla perfezione
creando paesaggi e ambienti
davvero suggestivi. Sembra
essere il paradiso degli architetti, che qui possono sbizzarrirsi progettando costruzioni dalle forme più incredibili: dalle stazioni della metropolitana, a forma di conchiglia, alle fermate degli autobus, tutto è curato nei minimi dettagli. Forse Dubai è
una moda passeggera per
amanti del design o per turisti curiosi, ma c’ è chi qui ha
scelto di studiare e vivere. Io
di sicuro non lo biasimo.
Per chiunque desideri avere informazioni di qualsiasi tipo, consiglio il sito:
www.dubaimania.net
Matteo Vitali
Studente
Politecnico di Milano
METTIAMO MOLTO INGEGNO
ANCHE QUANDO OFFRIAMO L¶
ACQUA.
MM è una grande azienda leader nel settore dell’ingegneria dei trasporti.
Progetta e realizza gallerie e grandi opere in sotterraneo come le metropolitane di Milano, Napoli, Torino
e il Passante ferroviario di Milano. Da sempre orientata ad una spiccata sensibilità per le
problematiche dell’ambiente, è responsabile del Servizio Idrico Integrato di Milano con le attività di captazione,
distribuzione e smaltimento delle acque di Milano, al servizio di quasi un milione e mezzo di cittadini.
SETTORI DI SPECIALIZZAZIONE
‡ Trasporto pubblico urbano e extraurbano ‡ Ambiente e territorio ‡ Traffico e mobilità
‡ Impiantistica ‡ Urbanistica e architettura ‡ Tecnologie per il trattamento e la distribuzione delle acque
SERVIZI OFFERTI
‡ Piani di sviluppo ‡ Progettazione ‡ Direzione lavori ‡ Consulenza e assistenza
‡ Attività generali e gestione appalti ‡ Gestione di servizi idrici integrati
I C M Q
NORMA ISO 9001
CERTIFICAZIONE
SISTEMA QUALITÁ
Certificato N. 96095: Progettazione e Coordinamento nei settori di specializzazione relativi a Linee
Metropolitane, Ferroviarie e Tranviarie urbane ed extraurbane; Viabilità urbana ed extraurbana;
Parcheggi e Strutture di Interscambio; Opere idrauliche, Acquedotti e Fognature; Riqualificazione del
territorio e Bonifiche; Interventi Edilizi; Aerostazioni e Manufatti Aeroportuali. Gestione del processo
costruttivo: Direzione, Coordinamento e Supervisione Lavori.
Certificato N. 00436: Esperimento Gare d’Appalto riguardanti Lavori e Forniture in conformità alle
disposizioni di legge della Repubblica Italiana.
Certificato N. 05961 SERVIZIO IDRICO INTEGRATO: Erogazione acqua potabile incluse le attività di analisi di laboratorio; Raccolta e trattamento acque reflue; Interventi di manutenzione alle reti e
pronto intervento sulle stesse; Rapporti con i Clienti; Progettazione e Costruzione opere afferenti ed
esperimento delle gare d’appalto relative.
Via del Vecchio Politecnico, 8 - Tel. 02 77471 - Fax 02 780033 - [email protected] - www.metropolitanamilanese.it
Dubai, interno dellʼaeroporto
14
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
N. 14 - 1 Settembre 2009
ATTUALITÀ ITALIA
SALA DI LETTURA
Sicurezza: gli eventi sismici
e la corretta progettazione degli ascensori
Progetto delle strutture
resistenti al fuoco
DOTT. ING.
BRUNO CIBORRA
arlare di problematiche
di ascensori in relazione ad eventi sismici
con altre ed urgenti priorità
(per esempio, soccorso immediato, aiuti alle popolazioni, urgenza ricostruzione,
eccetera) può sembrare stonato. In realtà l’ascensore (sistema di trasporto più diffuso
ed usato nel mondo) può
avere un suo ruolo nella sicurezza globale ovvero tramite una corretta e mirata
progettazione e gestione può
contribuire a ridurre i rischi
per gli utenti e soprattutto
con una rapida ripresa di funzionamento può dare un
contributo al miglioramento
della vita dei superstiti.
Ovviamente l’ascensore è legato all’edificio ed un collasso di questo porta ad un inutilizzo dell’ascensore stesso.
Più interessante esaminare il
caso in cui l’edificio ben costruito resiste al sisma e l’ascensore potrà o meno riprendere il suo funzionamento all’interno dell’edificio
stesso.
In Italia ed in Europa esistono oggi norme ben precise
per la costruzione di edifici
resistenti al fenomeno sismico(le variabili non sono solo
le statistiche sulle intensità
del sisma in quel territorio,
ma anche il tipo di suolo, la
strategicità dell’edificio, eccetera). Non esiste nulla in
Italia ed in Europa oggi per
gli ascensori.
Non a caso il CEN (Comitato Europeo di Normativa) ha
attivato un gruppo di lavoro
coordinato dall’Italia con la
partecipazione di esperti nazionali ed esteri per l’elaborazione di una normativa specifica di dimensionamento
che devono operare(o meglio
continuare ad operare) durante e dopo l’evento sismico.
Sulla base di eventi sismici
eclatanti analizzati (per esempio, terremoto di Wenchuan
con grado 8 di scala Richter),
di letteratura di linee guida di
calcolo giapponesi, americane
e neozelandesi, sono emerse
alcune importanti linee gui-
foto: Rabi W.
P
da. Per esempio dopo il si- progettare ascensori che resma di Wenchuan il 10 per sistano al sisma (ovvero a
cento degli ascensori ha su- quella accelerazione orizzonbito gravi ed immediati dan- tale e quindi a quelle sollecini, un altro 20 per cento ha tazioni). Vi è però una sesmesso di funzionare. Di que- conda ed ugualmente imporsta porzione la maggioranza tante problematica. Può esha ripreso a funzionare dopo sere ad esempio avvenuto un
semplici riparazioni mentre il danno all’ascensore (tipicaresto ha richiesto interventi mente e più frequentemente
più complessi. Confrontando l’uscita del contrappeso) senquesti dati con analoghi giap- za che non si sia attivato alponesi e soprattutto con al- cuno dei blocchi usuali di funcune analisi fatte in Italia do- zionamento. Una ripresa di
po il terremoto avvenuto in uso da parte dell’utenza può
Umbria anni fa, si possono generare quindi rischi assai
estrapolare per il contesto ita- gravi. Vi è poi la tematica delliano di edifici ed ascensori le la rilevazione preventiva del
sisma e della
seguenti inforrelativa gestiomazioni.
ne in tempo
I danni più frereale dell’aquenti
agli Non a caso
scensore. In
ascensori sono: il CEN
Giappone con
deragliamento ha attivato
una notevole
del contrappeun
gruppo
di
lavoro
frequenza di
so e/o uscita
sismi ad alta
dei suoi com- per l’elaborazione
intensità (e
ponenti con di una normativa
con un diffuso
rischi di roviuso di grattanosa caduta specifica
cieli) si è prodegli stessi nel
ceduto ad un
vano od urto
con la cabina durante il ma- raffinato sistema di rilevatori
laugurato caso di uso dell’a- di accelerazioni sismiche sia
scensore durante il sisma, ag- sul territorio che sull’edificio.
ganciamento di funi, cavi nel Si precisa che l’onda sismica
vano con tutte le parti spor- arriva con 2 ondate separate e
genti ivi installate, deforma- sfasate nel tempo: una ad alzione guide e deragliamento ta velocità e frequenza ma
cabina (meno frequente ri- con minore potenza distrutspetto ai due precedenti), ca- tiva (quella che sentono alduta di quadri di controllo cuni animali ma non l’orecche non erano stati installati chio umano) ed una a bassa
al muro, ma su supporti libe- velocità e frequenza ma con
ben maggiore potenza diri.
L’approccio normativo do- struttiva. Lo sfasamento di
vrà fornire soluzioni tecniche tempo (circa 5-6 minuti ) perper una prima problematica: mette azioni di messa in si-
SOFTWARE ǀ AUTODESK Inc.
A cura di Imready
curezza degli impianti e soprattutto una corretta successiva gestione. Ad esempio
in funzione di un primo rilievo nel territorio si possono
inviare dei segnali per immediata fermata al piano degli
impianti con segnale di uscita dei passeggeri. Passato l’evento sismico in funzione dei
valori di accelerazione registrata sugli edifici dove operano gli impianti si deciderà
se mantenere il blocco degli
ascensori fino all’arrivo del
tecnico o se attivare una procedura di autodiagnostica in
automatica con eventuale ripresa di funzionamento.
Ugualmente importante per
grattacieli oltre i 30 piani è il
fenomeno dello “swap”. Ovvero l’edificio e l’ascensore
non subiscono danni dal sisma ma sfortuna vuole che è
stata attivata dall’onda sismica proprio la frequenza propria di risonanza del sistema
funi portanti dell’ascensore.
Tali funi iniziano quindi ad
oscillare in maniera macroscopica nel vano con ben immaginabili danni.
Riassumendo per una ben
corretta gestione del rischio
insito nel funzionamento dell’ascensore prima e dopo il
sisma occorrerà: dimensionare l’ascensore in sintonia
con il dimensionamento sismico dell’edificio onde evitare soprattutto (ma non solo) fuoriuscite contrappeso,
agganciamento funi e cavi nel
vano, deformazione guide;
ispezionare e verificare gli
eventuali danni agli ascensori e gestire in tempo reale
un’eventuale ripresa del funzionamento; gestire almeno
per edifici di grandi altezze
un sistema di informazione
preventiva sull’intensità di accelerazione sismica che sta
per giungere all’edificio e di
conseguenza operare in tempo reale per un eventuale
fuori servizio e per un successivo riavvio dell’impianto;
per grattacieli di elevate altezze prevedere accorgimenti progettuali all’interno del
vano per ridurre i rischi di vibrazioni in risonanza del sistema funi portanti.
In un recente convengo organizzato dalla ATE
Associazione Tecnologi per l’edilizia, presso il
Politecnico di Milano, è stato presentato il testo
del Prof. A. H. Buchanan, tradotto in italiano.
DOTT. ING.
ANTONIO DE MARCO
a Biblioteca Tecnica
Hoepli ha pubblicato
l’interessante volume
Progetto delle strutture resistenti al fuoco. Si tratta della
traduzione italiana (aggiornata agli Eurocodici), realizzata dall’ingegner Giorgio
Maini e curata dai professori
Pietro Gambarova e Roberto
Felicetti (entrambi del Politecnico di Milano), di un classico testo sull’argomento,
pubblicato in inglese Structural Design for Fire Safety
già da qualche anno, da Andrew H. Buchanan, professore ordinario all’Università
di Canterbury (Nuova Zelanda). Il volume si aggiunge
ai pochi testi disponibili in
italiano sull’argomento e risulta di notevole interesse, per
tutti i soggetti (progettisti, costruttori, direttori dei lavori,
certificatori, collaudatori, studenti di ingegneria e architettura, eccetera) coinvolti
nella progettazione e gestione
della sicurezza antincendio.
Multidisciplinare, in linea con
la materia trattata, risulta particolarmente attuale anche
sulla base del dibattito riguardante la sicurezza degli
(negli) edifici alti ed i nuovi
ambiti definiti dai recenti disposti legislativi, che delineano
la transizione della prevenzione incendi, dal rito prescrittivo all’approccio ingegneristico–prestazionale:
■ D.Lvo 8 marzo 2006 n.
139 Riassetto delle disposizioni relative alle funzioni ed
ai compiti del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, …;
■ DM 16 febbraio 2007 Classificazione di resistenza la
fuoco di prodotti ed elementi costruttivi di opere da costruzione;
■ DM 9 marzo 2007 Prestazioni di resistenza al fuoco
delle costruzioni nelle attività
soggette al controllo del corpo nazionale dei vigili del
fuoco;
■ DM 9 maggio 2007 Diret-
L
Progetto delle strutture
resistenti al fuoco
Structural Design
for Fire Safety
Autore: Andrew H. Buchanan
Editore: Ulrico Hoepli Milano
Traduttore: Giorgio Maini
Curatori: Pietro Gambarova e
Roberto Felicetti
Costo: 44,00 euro
Pagine: 436
tive per l’attuazione dell’approccio ingegneristico alla sicurezza antincendio.
Il testo affronta in forma graduale e scorrevole le varie
problematiche connesse con
la sicurezza antincendio esaminando strutture in acciaio,
calcestruzzo e legno. Una
parte è dedicata alla combustione ed alla dinamica dell’incendio con riguardo alla
produzione di fumo, alle potenze termiche irraggiate e
relativi effetti. Una seconda
parte è rivolta alle configurazioni statiche degli insiemi
strutturali e loro comportamento al fuoco. Una terza
parte è dedicata alla progettazione delle strutture esposte
all’incendio e ai sistemi di
protezione. Nei vari capitoli
sono anche riportati esercizi
numerici svolti, che agevolano la lettura e la comprensione. Da segnalare anche il
riporto di cospicua bibliografia internazionale.
NEWS ǀ MADE EXPO
A cura di Imready
Autodesk lancia la versione
italiana di AutoCAD MEP 2010
Nasce il primo Forum
della Tecnica delle Costruzioni
Il software AutoCAD MEP offre un workflow migliore per lo scambio di dati tecnici di progetto e permette di ridurre i costi della progettazione architettonica, velocizzare i tempi di completamento
dei progetti e migliorare l’accuratezza dei modelli.
Nel momento particolare che sta vivendo il mercato delle costruzioni l’innovazione tecnica rappresenta forse l’unico elemento capace di creare
valore e distinzione.
Autodesk annuncia il rilascio della versione italiana
del software AutoCAD MEP 2010 dedicato a ingegneri, professionisti nel settore dell’ingegneria meccanica, elettrica e idraulica (MEP) e specifico per la
progettazione di impianti (idrici, elettrici, di condizionamento e riscaldamento), per l’ingegneria climatica e la documentazione. Il software include
strumenti appositamente sviluppati per la progettazione impiantistica che favoriscono l’efficienza e comandi per l’automazione delle attività di disegno
che consentono di migliorare l’accuratezza dei progetti. Inoltre, la condivisione dei progetti tra architetti, ingegneri strutturisti e altri progettisti, grazie al
formato DWG, permette un migliore coordinamento
delle informazioni progettuali. Il software AutoCAD
MEP aiuta a ridurre al minimo gli errori precedenti
alla costruzione, offrendo maggiore coordinamento
e condivisione. Con AutoCAD MEP, la produzione di
elaborati grafici risulta automatizzata, consentendo
di risparmiare tempo e dando spazio alla creazione
di sistemi. Indipendentemente dal fatto che si stia
lavorando su un progetto architettonico diretto da
un architetto o in collaborazione con professionisti
di altre discipline, come ingegneri strutturisti e civi-
li, AutoCAD MEP permette di lavorare in un ambiente familiare pur implementando nuovi sistemi e
strumenti di documentazione secondo le proprie
esigenze. “Con le costanti richieste di implementare
modifiche all’ultimo momento – spiega Gianluca Nicholas Lange, Industry Manager AEC Autodesk Italia - i professionisti dell’impiantistica hanno bisogno di creare e modificare efficacemente i progetti.
Con AutoCAD MEP è possibile valutare più facilmente i progetti, grazie a strumenti di calcolo integrati che contribuiscono a garantire la precisione.
Inoltre, il software consente di rispondere alla continua pressione per il contenimento dei costi, riducendo le costose modifiche dei progetti grazie ad
elaborati grafici più precisi e uniformi. Il prodotto
impiega componenti e attrezzature reali, che possono essere utilizzati nella costruzione dell’edificio e
aiutano a risparmiare tempo e denaro”.
Ecco alcune delle caratteristiche principali di AutoCAD MEP:
• Ambiente AutoCAD familiare
• Aree di lavoro basate sulle specifiche di settore
• Strumenti specifici per la progettazione schematica
• Rappresentazione degli elaborati grafici
• Annotazione intelligente degli oggetti
• Perfetto coordinamento di sezioni e prospetti
• Abachi automatici e sempre aggiornati
• Gestione integrata dei disegni
• Opzioni avanzate di visualizzazione dei progetti
• Coordinamento multidisciplinare
L’introduzione delle nuove norme tecniche amplifica questo concetto perché consente l’utilizzo di
materiali e sistemi ad alte prestazioni, lo studio di
soluzioni più ardite e moderne, l’impiego di tecnologie più avanzate, dà l’avvio quindi a una nuova Tecnica delle Costruzioni.
MADE EXPO, la manifestazione fieristica leader
dedicata al sistema dell’edilizia, unica del settore
in Europa a rappresentare l’intero processo della
costruzione, ha voluto dedicare a questo momento fondamentale il primo FORUM della TECNICA
DELLE COSTRUZIONI.
Dal 3 al 6 febbraio 2010 a Milano, a MADE EXPO
2010 il Forum della Tecnica delle Costruzioni dialogherà con ingegneri, architetti, geometri, operatori qualificati e con il mondo della ricerca e delle
università con modalità molto articolate. All’interno del FORUM la mostra sulle sfide prestazionali
darà la possibilità di conoscere e toccare le nuove
tecnologie, i nuovi prodotti, i nuovi sistemi, l’ampia sezione convegnistica consentirà di approfondire ogni tema in convegni, corsi e seminari e
di incontrare gli autori dei principali testi tecnici e
scientifici, la borsa progetti di acquisire i progetti
di ricerca che le principali università italiane mettono a disposizione delle industrie, gli spazi
espositivi delle aziende testimonieranno l’eccellenza produttiva declinata nei vari materiali e sistemi.
Per la prima volta in Europa la Tecnica delle Costruzioni diventa argomento di approfondimento
in un appuntamento fieristico, un’occasione unica
per i progettisti, per le direzioni lavori, per le imprese, per i committenti, per incontrarsi, per approfondire, per trasformare una novità normativa
in una soluzione di rilancio e di valorizzazione della propria attività.
Un’iniziativa di MADE eventi srl e Federlegno Arredo srl, organizzata da MADE eventi srl
e promossa da FederlegnoArredo e UNCSAAL
3-6 FEBBRAIO 2010 - FIERA MILANO-RHO
N. 14 - 1 Settembre 2009
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
15
LIBRI E RIVISTE
ATTUALITÀ ITALIA
IL NUOVO
CALCESTRUZZO
Pubblicato il provvedimento
sulla prestazione energetica degli edifici
e degli impianti termici
DOTT. ING.
Autori: Mario Collepardi,
Silvia Collepardi,
Roberto Troli
Editore: Enco - www.encosrl.it
Pagine: 530
Prezzo: euro 65,00
Nella quinta edizione del libro
sono presenti tante novità, e
molto importanti, come si addice a un libro che, rispetto alle precedenti edizioni, è costantemente aggiornato ed ampliato per essere sempre
“nuovo” nella presentazione degli argomenti che riguardano il calcestruzzo. Il libro è stato aggiornato alle ultime Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC) emanate con DM
del 14 Gennaio 2008. La maggiore novità di queste NTC riguarda le responsabilità legali dei vari operatori nel settore delle costruzioni in calcestruzzo: Progettista, Direttore dei
Lavori, Impresa, Produttore di calcestruzzo, Collaudatore.
Anche il software Easy & Quick, presente nel CD allegato
al libro, per elaborare le prescrizioni prestazionali, è stato aggiornato e rivisitato per l'adeguamento alle nuove NTC.
GIOVANNI MANZINI
stato pubblicato sulla
GURI n. 132 del
10.06.09 il DPR n. 59
dello 02.04.09 “Regolamento
di attuazione dell’articolo 4,
comma 1, lettere a) e b), del
decreto legislativo 19 agosto
2005, n. 192, concernente attuazione della direttiva
2002/91/CE sul rendimento
energetico in edilizia” che definisce le metodologie di calcolo e i requisiti minimi per la
prestazione energetica degli
edifici e degli impianti termici. Il DPR 59/2009 è entrato
in vigore il 25 giugno 2009,
ed è uno dei tre decreti attuativi dei D. Lgs 192/2005
(Decreto Legislativo n. 192
del 19.08.05 “Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia, GURI n. 222
del 23.09.05) e 311/2006 (Decreto legislativo n. 311 del
29.12.06 “Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo n. 192 del
2005, recante attuazione della direttiva 2002/91/CE, relativa al rendimento energetico nell’edilizia, GURI n. 26
dello 01.02.07). In particolare si tratta del Regolamento
che attua l’articolo 4, comma
1, lettere a) e b), del D. Lgs.
192/2005, concernente l’attuazione della direttiva
2002/91/CE sul rendimento
energetico in edilizia.
A tal proposito, manca ancora il DPR di attuazione della
lettera c) dell’articolo 4 comma 1, del D. Lgs. 192/2005,
che dovrà fissare i criteri di
accreditamento degli esperti e
degli organismi a cui affidare
la certificazione energetica,
mentre il Decreto interministeriale (Sviluppo-AmbienteInfrastrutture) di attuazione
dell’articolo 6, comma 9 e
dell’articolo 5, comma 1 del
D. Lgs. 192/2005, che definisce le procedure applicative
della certificazione energetica
degli edifici e contiene le linee guida nazionali è stato
pubblicato il 10 luglio scorso
(D.M. 26/6/2009 - G.U. n.
158 del 10/07/2009)
È
Nel seguito si riporta un breve stralcio del provvedimento considerato.
(omissis)
Art. 1.
Ambito di intervento e finalità
1. Per le finalità di cui all’articolo 1 del decreto legislativo 19
agosto 2005, n. 192, per una applicazione omogenea, coordinata
ed immediatamente operativa
delle norme per l’efficienza energetica degli edifici su tutto il territorio nazionale, il presente decreto definisce i criteri generali, le
metodologie di calcolo e i requisiti
minimi per la prestazione energetica degli edifici e degli impianti termici per la climatizzazione invernale e per la preparazione dell’acqua calda per
usi igienici sanitari, di cui all’articolo 4, comma 1, lettere a) e
b), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192.
2. I criteri generali, le metodologie di calcolo e i requisiti minimi
per la prestazione energetica degli impianti termici per la climatizzazione estiva e, limitatamente al terziario, per l’illuminazione artificiale degli edifici, di cui all’articolo 4, comma
1, lettere a) e b), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192,
foto: istockphoto
PSI MEDIA (LAS VEGAS)
LANCIA TRE MONOGRAFIE SULL’ENERGIA
DEDICATE AI MERCATI EMERGENTI
sono integrati con successivi
provvedimenti.
3. I criteri generali di cui ai commi 1 e 2 si applicano alla prestazione energetica per l’edilizia
pubblica e privata anche riguardo alle ristrutturazioni di
edifici esistenti.
(omissis)
Art. 3.
Metodologie di calcolo della prestazione energetica degli edifici e
degli impianti
1. Ai fini dell’articolo 4, comma
1, lettere a) e b), del decreto legislativo, per le metodologie di
calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici si adottano le
norme tecniche nazionali,
definite nel contesto delle norme
EN a supporto della direttiva
2002/91/CE, della serie
UNI/TS 11300 e loro successive
modificazioni.
Di seguito si riportano le norme
Approfondimenti
sul tema
del risparmio
energetico
nel riscaldamento
degli edifici
saranno oggetto di
un inserto speciale
all’interno del
prossimo numero
a oggi disponibili:
a) UNI/TS 11300 - 1 Prestazioni energetiche degli edifici –
Parte 1: Determinazione del
fabbisogno di energia termica
dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale;
b) UNI/TS 11300 - 2 Prestazioni energetiche degli edifici –
Parte 2: Determinazione del
fabbisogno di energia primaria e
dei rendimenti per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria.
2. Ai fini della certificazione degli edifici, le metodologie per il
calcolo della prestazione energetica, sono riportate nelle Linee
guida nazionali di cui al decreto del Ministro dello sviluppo
economico, adottato ai sensi dell’articolo 6, comma 9, del decreto legislativo.
(omissis)
Art. 4.
Criteri generali e requisiti delle
prestazioni energetiche degli edifici e degli impianti
1. In attuazione dell’articolo 4,
comma 1, lettere a) e b), del decreto legislativo, i criteri generali e i requisiti della prestazione
energetica per la progettazione
degli edifici e per la progettazione ed installazione degli impianti, sono fissati dalla legge 9
gennaio 1991, n. 10, dal decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412,
come modificati dal decreto legislativo, dall’allegato C al decreto legislativo e dalle ulteriori
disposizioni di cui al presente
articolo.
caserme, ai seguenti valori:
1) 40 kWh/m2 anno nelle zone
climatiche A e B;
2) 30 kWh/m2 anno nelle zone
climatiche C, D, E, e F;
b) per tutti gli altri edifici ai seguenti valori:
1) 14 kWh/m3 anno nelle zone
climatiche A e B;
2) 10 kWh/m3 anno nelle zone
climatiche C, D, E, e F.
Come evolverà il mercato dellʼenergia nelle aree emergenti del Pianeta? E quale ruolo potrebbe avere lʼindustria
europea e americana? Per rispondere a questa domanda
PSI Media (editore con sede a Las Vegas, molto conosciuto negli States per la pubblicazione della rivista Combined Cycle Journal) ha deciso di realizzare 3 Handbooks
dedicati al tema.
Scopo primario di questi progetti editoriali è quello di creare sinergie tra gli stakeholder dei Paesi emergenti e le loro controparti negli Stati Uniti, in Europa, in Giappone. I programmi relativi alla distribuzione di questi prodotti editoriali
sono:
• Brazil Energy Handbook (pubblicato nel dicembre 2009);
• India Energy Handbook (pubblicato a maggio 2009);
• East Europe Energy Handbook (pubblicato a dicembre
2010).
Editrice Alkes collaborerà con PSI Media per la promozione di questa importante iniziativa sul mercato italiano ed
europeo.
Per maggiori informazioni o dettagli sullʼiniziativa, si può
contattare lʼingegner Giorgio Dodero ([email protected]).
(omissis)
2. Per tutte le categorie di edifici, così come classificati in base
alla destinazione d’uso all’articolo 3 del decreto del Presidente
della Repubblica 26 agosto
1993, n. 412, nel caso di edifici
di nuova costruzione e nei casi
di ristrutturazione di edifici esistenti, previsti dall’articolo 3,
comma 2, lettere a) e b), del decreto legislativo si procede, in sede progettuale alla determinazione dell’indice di prestazione
energetica per la climatizzazione invernale (EPi), e alla verifica che lo stesso
risulti inferiore ai valori limite
che sono riportati nella pertinente tabella di cui al punto 1
dell’allegato C al decreto legislativo.
3. Nel caso di edifici di nuova
costruzione e nei casi di ristrutturazione di edifici esistenti, previsti dall’articolo 3, comma 2,
lettere a) e b), del decreto legislativo, si procede in sede progettuale alla determinazione
della prestazione energetica per
il raffrescamento estivo dell’involucro edilizio (Epe, invol),
pari al rapporto tra il fabbisogno annuo di energia termica
per il raffrescamento dell’edificio,
calcolata tenendo conto della
temperatura di progetto estiva
secondo la norma UNI/TS
11300 - 1, e la superficie utile,
per gli edifici residenziali, o il
volume per gli edifici con altre
destinazioni d’uso, e alla verifica che la stessa sia non superiore a:
a) per gli edifici residenziali di
cui alla classe E1, così come classificati, in base alla destinazione
d’uso, all’articolo 3, del decreto
del Presidente della Repubblica
26 agosto 1993, n. 412, esclusi
collegi, conventi, case di pena e
ENERGIA RINNOVABILE ED
EFFICIENZA ENERGETICA
NELLA PIÙ GRANDE
FIERA DELL’EDILIZIA
ORARI DI APERTURA:
mercoledì-giovedì-sabato: 9-18
venerdì: 9-19
Apertura prolungata
venerdì 30 ottobre
Ticket on-line su:
www.saie.bolognafiere.it
Viale della Fiera, 20 - 40127 Bologna (Italia) - Tel. +39 051 282111 - Fax +39 051 6374013 - www.saie.bolognafiere.it - saie@bolognafiere.it
16
IL GIORNALE dell’INGEGNERE
N. 14 - 1 Settembre 2009
EVENTI
24 SETTEMBRE 2009
Politecnico di Milano
Ordine degli Ingegneri di Verona e Provincia
RISCHIO SISMICO: MESSA IN SICUREZZA
DEL PATRIMONIO EDILIZIO
E MONUMENTALE ESISTENTE
Tra gli argomenti che saranno sviluppati dal Prof. Ing. Antonio
Borri, Ordinario di Scienza delle Costruzioni presso la Facoltà di Ingegneria dellʼUniversità di Perugia: il comportamento degli edifici storici e monumentali nei terremoti con esempi e
casi di studio, la situazione normativa, gli interventi di adeguamento e miglioramento, lʼimpiego dei materiali compositi, le linee guida per gli interventi sui beni culturali con esempi di utilizzo di tecniche e materiali innovativi.
Aprirà i lavori il Presidente dellʼOrdine lʼIng. Mario Zocca ed introdurrà lʼIng. Claudio Morati del Comitato di Redazione Notiziario sulla valenza economica degli interventi di messa in sicurezza. Alla chiusura dei lavori seguirà un rinfresco.
Incontro gratuito
Orario 15 - 19
Sede: Via Leoncino 5, 37121 Verona
Per ulteriori informazioni consultare il sito www.ingegneri.vr.it
Politecnico di Milano
Dipartimento di Ingegneria Strutturale
■ CERTIFICAZIONE ENERGETICA
CORSO AGGIORNAMENTO NUOVO SOFTWARE
‘CENED’
15 Settembre ʻ09
Dipartimento di Meccanica
1563
Collegio degli Ingegneri
e Architetti di Milano
3 – 5 NOVEMBRE 2009
PROGRAMMA
RESISTENZA A FATICA DI STRUTTURE SALDATE
(Ottava Edizione)
DELLE PROSSIME MANIFESTAZIONI
Direttori del corso:
prof. Stefano Beretta – Politecnico di Milano
prof. Wolfgang Fricke – TU Hamburg
■ 28 SETTEMBRE 2009
• Analisi FEM
• Metodo “Local Stress”
• Normative
• Metodo “Hot Spot”
• Giunzioni di acciai HSLA
Un corso di aggiornamento sulle metodologie per il calcolo e
la verifica a fatica di componenti saldati si terrà al Politecnico
di Milano, Dipartimento di Meccanica, Campus Bovisa, Via La
Masa 34, dal 3 al 5 novembre 2009. II corso è rivolto a progettisti di componenti e strutture meccaniche saldate che desiderino avere un panorama aggiornato sulle moderne metodologie di calcolo e di verifica degli elementi strutturali saldati sollecitati a fatica.
Per informazioni rivolgersi a: ing. Andrea Bernasconi
Dipartimento di Meccanica, Politecnico di Milano,
Via La Masa 34, 20156 MILANO
Tel: 02 2399 8222 Fax: 02 2399 8202
e-mail: [email protected]
http://people.mecc.polimi.it/bernasconi/saldature.html
Termine iscrizioni: 10 ottobre 2009 (successivamente a questa
data contattare lʼing. Bernasconi per verificare la disponibilità)
IL PIANO CASA IN LOMBARDIA
Convegno organizzato dalla Commissione del Collegio
“Rapporti con il Comune di Milano in relazione alle normative”
Il Responsabile delle manifestazioni
(dott. ing. Giancarlo Bobbo)
CORSI
1563
Collegio degli Ingegneri
e Architetti di Milano
❯❯ ORGANIZZATO CON AREA 72
9/16/23/30 NOV 2009
11° CORSO CERTIFICATORI ENERGETICI
16 settembre ʻ09 – 20 ottobre ʻ09
PROGETTARE EDIFICI IN CALCESTRUZZO
IN ZONA SISMICA
CON IL METODO DEGLI STATI LIMITE
2° CORSO
3°CORSO SERALE CERTIFICATORI ENERGETICI
1 ottobre ʻ09 – 11 novembre ʻ09
❯❯ ORGANIZZATI CON IL POLITECNICO DI MILANO
■ SICUREZZA NEI CANTIERI
16 SET - 20 OTT 2009
BERGAMO, 9-10 OTTOBRE 2009
4° CORSO 120 ore:
FORMAZIONE COORDINATORE SICUREZZA
23 settembre ʻ09 – 14 dicembre ʻ09
3°CORSO 40 ore
ʻAGGIORNAMENTO COORDINATORI SICUREZZAʻ
16 settembre ʻ09 – 26 ottobre ʻ09
■ SICUREZZA SUL LAVORO : RSPP - ASPP
1° CORSO FORMAZIONE PER RSPP E ASPP
MODULO A; B4 (meccanica), B5 (chimica), B8 (P.A.) ; MODULO C
Per informazioni di dettaglio:
Preferire mail: [email protected]
02.2399.4206 / .4361 - cell : 329.8834243
Comitato Termotecnico Italiano
Energia e Ambiente
MILANO, 15 – 16 e 17 SETTEMBRE 2009
Giornate di Alta Formazione
LA CO-GENERAZIONE DISTRIBUITA
A COMBUSTIBILE FOSSILE E/O RINNOVABILE
Gli obiettivi del corso sono:
• Fornire le conoscenze di base in materia di cogenerazione
illustrando il quadro legislativo attuale e delle direttive e normative più recenti in materia;
• Presentare le tecnologie utilizzate per la cogenerazione
distribuita, consolidate o in fase di sviluppo;
• Presentare un quadro esaustivo dei benefici e degli incentivi sui quali la generazione distribuita e cogenerativa a combustibile fossile e/o rinnovabile – può fare affidamento;
• Fornire elementi tecnico-economici chiave per poter valutare la sostenibilità economica dei sistemi produttivi di piccola taglia operanti in assetto cogenerativo e/o a fonti rinnovabili;
• Illustrare e discutere dei casi applicativi.
Per informazioni di dettaglio:
Comitato Termotecnico Italiano
tel: 02 26626530 - 02 26626550
[email protected] - www.formazione.cti2000.it
CERTIFICATORI ENERGETICI
11° CORSO
EUROCODICI e NORME TECNICHE:
UN PROCEDIMENTO EFFICIENTE PER IL
PROGETTO/CALCOLO DELLE STRUTTURE
E CONSEGUENZE SULLA DL e COLLAUDO
01 OTT - 11 NOV 2009
QUADRO NORMATIVO
Le Norme Tecniche per le Costruzioni del D.M. 14.01.08
(NTC), sono le Norme italiane armonizzate con gli Eurocodici che hanno introdotto, rispetto alle precedenti norme, criteri differenti.
LʼAGGIORNAMENTO AD OGGI
Dal 2003 sono decine le edizioni di corsi su nozioni di base:
stati limite, dinamica, sismica, strumenti obsoleti come diagrammi, domini, tabelle, programmi di verifica sezioni.
Il Professionista, acquisite tali conoscenze, si ritrova nellʼapplicare le norme a gestire altro: produttività e risposte a richieste reali (spostamenti di pilastri, aperture nei solai, muri
in falso, ecc.).
CERTIFICATORI ENERGETICI
3° CORSO SERALE
16 SET - 26 OTT 2009
AGGIORNAMENTO PER COORDINATORI
DELLA SICUREZZA NEI CANTIERI
3° CORSO 40 ORE
23 SET - 14 OTT 2009
FORMAZIONE COORDINATORI
DELLA SICUREZZA NEI CANTIERI
4° CORSO 120 ORE
OTTOBRE 2009
UN NUOVO CORSO CALIBRATO
PER I PROFESSIONISTI
Il corso, promosso da InArSind Bergamo e tenuto dal Relatore dott. ing. Salvatore Palermo, riguarda calcolo, progetto, direzione lavori e collaudo di opere strutturali e presenta due aspetti esclusivi:
1. un procedimento che, partendo da un percorso completo, introduce diverse strategie utili a semplificare e velocizzare i calcoli;
2. il rilascio del software NTCalcS, scritto sulle NTC, sulla Circolare e sugli Eurocodici.
FORMAZIONE PER LO SVOLGIMENTO
DELLE FUNZIONI DI RSPP E ASPP
1° CORSO
I corsi sono aperti a tutti. I Soci del Collegio hanno diritto a condizioni particolarmente favorevoli.
Per informazioni rivolgersi alla Segreteria del Collegio:
Tel. 02/76003509 - Fax 76022755
e-mail: [email protected]
Il Responsabile delle manifestazioni
(dott. ing. Giancarlo Bobbo)
NTCalcS: UN SOFTWARE DIFFERENTE
NTCalcS abbandona la tradizione dellʼindustria del software
a scatola chiusa, risultando un software differente; totalmente trasparente allʼuso. Vengono così superati i tradizionali
corsi basati su trattazioni accademiche di progettazione in
zona sismica e del metodo degli stati limite.
Sul sito www.inarsind.bergamo.it: descrizione del corso, di
NTCalcS (11 pag.), modulo per lʼiscrizione o la richiesta del
testo+software. Allʼe-mail [email protected] si possono richiedere altre informazioni.
Coordinamento per InArSind Bergamo: dott. ing. Ivan Locatelli
Per i lettori del ns. Giornale è stata prevista una quota riservata
dʼiscrizione. Per gli interessati che intendono partecipare al corso ed usufruire della quota ridotta (sconto pari a 70 euro) occorre inserire il codice NTCBGINAR09 nello spazio predisposto sul
modulo dʼiscrizione scaricabile dal sito www.inarsind.bergamo.it
Collegio degli Ingegneri
e Architetti di Milano
1563
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Ha frequentato il corso di formazione “Il coordinatore della sicurezza
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