Reti di sensori wireless Le reti di sensori rappresentano la naturale, ma al contempo rivoluzionaria, evoluzione dell’impiego di sensori nell’ambito industriale. Il mercato, infatti, richiede dispositivi ed impianti dotati sempre di maggiori capacità ed elevati livelli di funzionalità, i sensori utilizzati all’interno di questi dispositivi e sistemi vengono in genere impiegati per stimare una grandezza fisica o utilizzati per monitorare parametri di “controllo di processo”. L’utilizzo di una rete di trasduttori porta innegabili vantaggi rispetto all’utilizzo di sensori tradizionali in termini di flessibilità, performance, facilità d’installazione, costi d’eventuali sviluppi futuri ed attività di manutenzione. La necessità dell’implementazione di un’infrastruttura di rete al contempo richiede però l’utilizzo di sensori più evoluti che non sono più dei semplici trasduttori di grandezze fisiche, ma sistemi più complessi che integrano oltre alle capacità di misura anche capacità di memorizzazione, di calcolo ed ovviamente interfacce di comunicazione. Queste osservazioni portano alla definizione degli “smart sensor”, dispositivi integrati che sono dotati di microcontrollori in grado di effettuare attività di comunicazione ed elaborazione dell’informazione. All’interno di questo contesto cercheremo di individuare quali siano i vantaggi di una rete senza fili e quali risultino essere gli obiettivi di una rete “ideale” di sensori che queste tecnologie possono raggiungere. All’interno di questo capitolo inoltre verrà delineata una panoramica delle tecnologie ad oggi disponibili analizzandone pregi e difetti in relazione agli obiettivi prefissati nella prima parte. Problematiche Smart Sensors Networks Il mercato dei sensori è estremamente variegato, questo a causa dell’elevato numero di dispositivi prodotti ed al loro uso in ogni ambito dell’attività industriale. Le aziende produttrici sono alla continua ricerca di nuove tecnologie per realizzare dispositivi caratterizzati da costi contenuti che al contempo siano precisi, affidabili e rispondano alla continua e crescente domanda di nuove funzionalità per applicazioni sempre più sofisticate. Le scelte progettuali in merito al tipo di trasduttore, rete e applicazioni software possono essere fatte in prima approssimazione in modo disgiunto l’una dall’altra, ma in realtà l’integrazione di questi “moduli funzionali” all’interno di un unico progetto non è cosa banale, a causa della mancanza di un set di interfacce comuni. Una tipica rete di sensori può essere costituita da un numero elevato di nodi collegati fra loro mediante cavi multipli. Ogni nodo è dotato di un microprocessore, ed uno o più sensori collegati mediante interfacce proprietarie. In particolare lo standard IEEE 1451 Standard for Smart Transducer Interface for Sensor and Actuators[2], cerca di stabilire una serie d’interfacce comuni per connettere fra loro sensori con dispositivi a microprocessore, oltre a definire il prototipo di uno smart sensor indipendentemente dalla rete all’interno del quale questo sarà inserito. In primo luogo dovremo cercare di dare una definizione esauriente di “smart sensor”, in letteratura possiamo trovarne diverse[3], ma probabilmente la più esauriente è quella proposta dallo standard IEEE 1451.2: “Un trasduttore che integra le funzioni necessarie alla corretta rappresentazione della grandezza misurata o controllata. Queste funzionalità tipicamente sono in grado di semplificare l’integrazione del trasduttore in applicazioni che utilizzino strutture di rete”. Lo standard utilizza il termine “transducer” per indicare contemporaneamente sensori ed attuatori, ai fini della nostra ricerca quindi parleremo di attuatori senza scendere nel dettaglio del dispositivo fisico realmente utilizzato, e considereremo “smart sensor”, la versione sensoristica di un generico “smart transducer”. L’utilizzo di smart sensor richiede che il dispositivo non sia semplicemente in grado di rispondere correttamente a delle richieste di informazione o di comunicare in formato digitale, ma deve dare valore aggiunto all’informazione stessa integrando diverse funzionalità aggiuntive. In Figura 2: viene riportato il modello generale di smart sensor, utile per descrivere le diverse famiglie dello standard IEEE 1451; si vedrà in seguito come siano stati costituiti gruppi di ricerca specifici per ciascuno dei blocchi funzionali proposti dal modello. Prima di scendere nel dettaglio si dovrà però precisare che questo modello non vuole essere esaustivo o vincolante per la definizione di smart sensor, poiché è possibile considerare “smart” anche dispositivi che non implementano tutte le funzionalità descritte dal modello, così come sistemi caratterizzati da migliori e maggiori funzionalità. Il modello mostra un completo insieme di funzionalità che possono essere individuate all’interno di uno smart transducer, quali il blocco che consente la misura analogica di una grandezza fisica, il condizionamento del segnale, la conversione analogica digitale, l’unità di elaborazione ed infine le interfacce di comunicazione. Come detto in precedenza il modello vuole essere quanto più possibile generale, quindi nulla vieta di avere sensori intrinsecamente digitali che non richiedono moduli di conversione A/D o particolari circuiti di condizionamento del segnale, basti considerare come esempio un semplice sensore di finecorsa implementato mediante uno switch. Figura 1: Modello generale smart Sensor IEEE 1451 Il blocco “data storage” può essere utilizzato per memorizzare parametri di funzionamento, informazioni di identificazione del dispositivo o dati provenienti da altri dispositivi. Di particolare interesse risulta essere la possibilità di memorizzare informazioni che consentano l’identificazione del dispositivo: lo standard IEEE 1451.2[2] prevede infatti un set di informazioni che consentano l’autoidentificazione di ciascun dispositivo mediante il Transducer Electronic Data Sheet (TEDS). Le informazioni che il TEDS prevede sono fra le altre[4]: • Identificazione (Model number, Manufactoring ID, ecc..) • Dispositivo (Tipo di sensore, sensibilità, unità di misura) • Calibrazione (Data dell’ultima calibrazione, fattori di correzione) • Applicazione (Canale utilizzato, coordinate della misura) Trascurando per il momento le restrizioni in termini di dimensioni o package per applicazioni in ambienti inospitali come nel caso di applicazioni caratterizzate da alte temperature d’esercizio o presenza di agenti chimici corrosivi, il TEDS può essere sostanzialmente inserito in ogni dispositivo e rappresenta il primo step d’evoluzione verso la definizione di un sensore intelligente. Il modulo “Application algorithms”, includerà degli algoritmi specifici per l’applicazione in oggetto, ma al contempo prevede delle routine che consentano fra l’altro attività di auto diagnosi, per determinare lo stato di funzionamento del dispositivo, così come algoritmi che identifichino le misure nel tempo (mediante un time stamp interno, o in riferimento ad un segnale di sincronizzazione esterno), consentano la localizzazione nello spazio (implementando sistemi di rilevamento della posizione GPS o mediante una locazione predefinita dall’utente e memorizzata all’interno del dispositivo). Possiamo osservare come l’impiego di questo tipo di dispositivi consenta l’avvicinamento dell’elaborazione dell’informazione di misura al fenomeno misurato, ciò permette di implementare paradigmi di controllo più efficaci rispetto ad un unico controllore centralizzato che deve processare le informazioni derivanti da tutti i sensori del processo, in questo modo saremo in grado per esempio di prendere decisioni direttamente in corrispondenza di un determinato evento o possiamo evitare di sovraccaricare il controllo centralizzato con informazioni ridondanti e/o inutili. Tutti i discorsi fin qui fatti ovviamente non prescindono dal tipo di sensore utilizzato, quindi affinché siano rispettate le specifiche di progetto risulterà essere sempre di fondamentale importanza la corretta scelta di un trasduttore che consenta di stimare la grandezza fisica di interesse con la risoluzione e la precisione richiesta dall’applicazione. Lo standard IEEE 1451 prevede un modulo di comunicazione che consente di semplificare la complessità del collegamento dei dispositivi, descrivendo architettura del bus di comunicazione, i protocolli di indirizzamento, la cablatura, calibrazione e correzione degli errori, consentendo quindi di considerare ciascun dispositivo smart come un blocco funzionale per l’implementazione di un sistema plug and play. All’interno di un’architettura plug and play, sensori ed attuatori sono interconnessi attraverso una serie di interfacce comuni verso moduli progettati non solo per elaborare l’informazione, ma anche per interfacciare l’informazione verso reti di telecomunicazione preesistenti. Questo approccio consente di eliminare componenti più costosi e caratterizzati da funzionalità più evolute come computer e strumentazione, consentendo un notevole vantaggio economico. L’evoluzione nel campo dei microprocessori, microcontrollori, così come per gli ADCs (Analog to Digital Converters) e l’elettronica necessaria al loro corretto funzionamento associata alla progressiva riduzione dei costi, consente di creare dispositivi integrati dotati di tutti i moduli funzionali necessari alla realizzazione di uno smart transducer contenendo i costi nell’ordine del dollaro per elevati volumi produttivi. I vantaggi derivanti dall’introduzione di maggiori funzionalità in corrispondenza dei trasduttori, oltre che economici sono anche riscontrabili in termini di flessibilità e time to market, cioè i tempi necessari allo sviluppo di nuovi sistemi possono essere notevolmente ridotti, consentendo di raggiungere il mercato più velocemente. Lo standard proposto per l’interconnessione di trasduttori ed attuatori verso i microcontrollori e per connettere quest’ultimi in rete può essere visto come una evoluzione del General Purpose Interface Bus (GPIB, IEEE 1458), in cui viene standardizzata l’interfaccia di comunicazione per i sensori e non per la strumentazione. In Figura 2: vengono schematizzati i blocchi funzionali che costituiscono l’implementazione dell’interfaccia degli smart sensor proposta secondo lo standard IEEE 1451 ed inoltre vengono indicate le diverse famiglie all’interno dello standard che descrivono in dettaglio i moduli funzionali. L’IEEE 1451.1[5] definisce il Network Capable Application Processor (NCAP), vale a dire la finestra attraverso la quale i dispositivi smart sensor possono comunicare con la struttura di rete esterna, il processore di rete NCAP è dotato di uno stack compatibile con la rete di comunicazione esterna. In questo approccio progettuale costituito da moduli funzionali, ogni blocco viene sviluppato da esperti nel settore, quindi nel caso dell’ NCAP un progettista si troverà a scegliere solamente il modulo funzionale adatto all’applicazione e lo inserirà all’interno del progetto senza doversi preoccupare di come questo modulo sia stato sviluppato, questo metodologia progettuale consente di diminuire notevolmente i tempi di sviluppo di un sistema di controllo dotato di molti sensori/attuatori poiché tutti i componenti possono essere posti in comunicazione fra loro utilizzando i corretti moduli di interfaccia. L’ IEEE 1451.2[2] specifica il modulo Smart Transducer Interface Module (STIM), questa risulta essere l’interfaccia digitale ed il protocollo di comunicazione seriale attraverso i quali un trasduttore, o un gruppo di trasduttori, possono ricevere ed inviare informazioni in formato digitale, quindi questo blocco funzionale si preoccuperà di interfacciare l’NCAP ai trasduttori consentendo l’esecuzione di applicazioni per il condizionamento del segnale, conversioni del segnale stesso ed eventuali processi di linearizzazione. All’interno della famiglia IEEE 1451.3[6] viene definito il Distributed Multidrop System (DMS), una interfaccia digitale che si occupa di interconnettere fra loro diversi trasduttori fisicamente distanti fra loro, quindi permette attività di sincronizzazione, trasferimento di informazioni, triggering e facilita le comunicazioni fra diversi sistemi di trasduzione. All’interno dei moduli DMS vengono previsti uno o più Transducer Bus Interface Module (TBIM), cioè dei bus di comunicazione che permettono di interconnettere fra loro dispositivi direttamente senza dover utilizzare le STIM. Concludendo questa breve panoramica delle reti di sensori smart proposte dallo standard IEEE 1451 si ricorda che viene prevista la possibilità di utilizzare dei dispositivi che prevedano modalità di funzionamento ibrida Mixed mode transducer (MMI), cioè lo standard prevede la possibilità di collegare anche dei sensori di natura intrinsecamente analogica, che siano però in grado di comunicare informazioni in formato digitale per scopi diagnostici e di identificazione, questi dispositivi sono descritti nello standard IEEE 1451.4[7]. Come visto, secondo l’IEEE 1451 gli smart trasducer includono una “intelligenza” localizzata che abilita funzionalità di diagnostica, controllo localizzato e la possibilità d’eseguire algoritmi adatti per l’applicazione oltre alla possibilità di auto configurarsi in una struttura di rete mediante un data sheet elettronico indipendentemente dalla struttura di rete utilizzata; ciò rende lo standard un perfetto candidato per strutture di rete innovative che siano esattamente dimensionate sulle prestazioni necessarie a garantire un corretto funzionamento del sistema che impiega gli smart sensor. Figura 2: Blocchi funzionali descritti dallo standard IEEE 1451 Sicuramente è possibile realizzare dei moduli NCAP (Network Capable Application Processor) in grado di interfacciare trasduttori che seguono lo standard IEEE 1451 verso reti diffuse come ethernet o CAN, in molti contesti però queste tipologie di rete risultano inadatte, o troppo costose per applicazioni “sensoristiche”. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una continua crescita nelle vendite di sensori che richiedono basse velocità per misurare grandezze fisiche quali pressione, temperatura, posizione e ciò ha portato allo studio nuove strutture di rete che non pongono come obiettivi principali il QoS (Quality of service), o la velocità di trasmissione, ma pongono l’accento su altre problematiche, quali i costi ed i consumi. Dal punto di vista commerciale, ad oggi, smart transducer che rispondano alle caratteristiche dello standard IEEE 1451 in particolar modo per quel che riguarda l’implementazione dell’NCAP previsto dall’IEEE 1451.1, non sono presenti sul mercato. E’ opportuno sottolineare che l’unico dispositivo proposto come aderente alle specifiche NCAP (Agilent BigFoot[8]) è stato ritirato dal mercato perché troppo costoso per le tipiche applicazioni sensoritiche. Attualmente è possibile invece trovare sul mercato dispositivi aderenti allo standard IEEE1451.2[2] in particolar modo per quel che concerne l’utilizzo del TEDS (Transducer Electronic Data Sheet). Wireless Sensors Networks Convenzionalmente le comunicazioni fra nodi sensore ed i controllori centralizzati, così come le prime applicazioni degli smart sensor, prevedono interfacce di comunicazione cablate. L’utilizzo di cavi consente l’impiego di dispositivi che non hanno limitazioni di potenza poiché laddove saremo in grado di portare una connessione cablata per i dati sarà in generale possibile prevedere anche una o più linee di alimentazione, inoltre le soluzioni cablate consentono dei buoni livelli di sicurezza visto che bisogna avere accesso fisico diretto al cavo per poter prelevare informazioni dalla rete. Al contempo però soffrono di gravi limitazioni: in primo luogo per quel che concerne l’impossibilità o le difficoltà d’installazione in ambienti inospitali per l’uomo, a ciò si aggiunge un problema implicito di costi visto che l’installazione di ciascun dispositivo richiederà manodopera e materiali per le operazioni di cablatura; inoltre una struttura cablata è essenzialmente “rigida”, cioè risulta difficile aggiungere nuovi nodi alla rete o modificare la posizione di sensori preesistenti senza riconsiderare l’intera struttura della rete, basti pensare a semplici applicazioni di sensori nel settore del building automation. Si pensi ad esempio ad un sistema di controllo centralizzato per il condizionamento di una abitazione residenziale: per avere un controllo “ottimale” della temperatura sarà necessario installare dei sensori di temperatura in ogni stanza, collegati ad una unità di controllo centralizzata in grado di decidere in che modo abilitare i condizionatori o termoconvettori presenti nei diversi vani dell’abitazione. In questo contesto l’uso di smart sensor può consentire di alleggerire le specifiche del controllore centralizzato utilizzando sensori di temperatura che monitorino automaticamente l’escursione termica all’interno di ciascuna stanza e siano in grado di abilitare direttamente il funzionamento dei sistemi di ventilazione posti all’interno dello stesso vano abitativo. È evidente però che per spostare anche uno solo di questi sensori o attuatori (condizionatori o termoconvettori) è necessario ripensare ai cavi posti all’interno delle murazioni e se non sono state previste in sede di progetto delle guide per cavi aggiuntive risulta necessario ricorrere a nuove opere di muratura. Esempi analoghi potrebbero essere fatti sempre nel campo della building automation per quanto concerne il controllo dell’illuminazione, o di un impianto di antifurto. Le soluzioni Wireless sembrano essere la soluzione ideale a questo tipo di problemi, ma esse comportano al contempo una serie di svantaggi in termini di problemi di propagazione del segnale, interferenze, sicurezza, requisiti di potenza, norme legislative ed altro ancora. Per molti di questi problemi esistono soluzioni efficaci, ma per ogni soluzione adottata dovremo sempre prendere in considerazione l’aumento della complessità progettuale e il relativo aumento dei costi di realizzazione. Molte applicazioni, infatti, non consentono di utilizzare soluzioni wireless evolute come i sistemi di telefonia cellulare o le reti descritte dagli standard IEEE 802.11 Wireless Local Area network[12], o altre soluzioni ancor più costose. Delineando quali siano i requisiti a cui una rete di sensori wireless deve rispondere si osserva che alcuni risulteranno essere comuni a qualsiasi tipologia di rete wireless (Fra gli altri possiamo ricordare prestazioni, range, sicurezza e consumi); altri risulteranno essere dipendenti dalla particolare applicazione, è questo il caso per esempio della determinazione della velocità di trasmissione, visto che alcune applicazioni richiedono decine di megabits al secondo (es. Applicazioni di video sorveglianza), mentre altre hanno requisiti meno stringenti nell’ordine di pochi kbit al secondo (es. Telecomandi, sensori di temperatura ecc…). Le dimensioni delle reti stesse possono variare in funzione dell’applicazione e variare dal metro fino ad alcuni chilometri. Infine, è opportuno analizzare le caratteristiche peculiari che differenziano le reti di sensori rispetto alle reti tradizionali, fra le altre anticipiamo come già detto la necessità di prevedere modalità di autoconfigurazione, in particolare se ci si riconduce allo standard IEEE 1451 si dovrà prevedere l’utilizzo del riconoscimento dei dispositivi mediante TEDS (Transducer Electronic Data Sheet). Scopo principale di una rete di sensori è distribuire sulla rete le informazioni raccolte da ciascun nodo. Affinché i dati possano essere verificati e coordinati, l’utente deve essere in grado di accedere ad ogni dispositivo per conoscerne la calibrazione effettuata dal costruttore ed ogni dato utile alla sua identificazione, risulta infine indispensabile che siano previste delle modalità di identificazione di ciascun nodo all’interno della rete[9]. Altro fattore caratterizzante le reti di sensori è la necessità di raccogliere le informazioni dai sensori in modo sincrono, o meglio si ha la necessità di sapere esattamente quando una grandezza viene rilevata da un trasduttore, in generale una rete di sensori dovrà avere una organizzazione più deterministica dal punto di vista dei tempi, rispetto a reti ad accesso casuale, generalmente impiegate nelle reti informatiche. Ogni livello fisico in grado di realizzare uno standard simile o aderente all’ IEEE 1451 deve prevedere un robusto meccanismo di sincronizzazione, per permettere la coesistenza dei diversi dispositivi sulla rete visto che la risoluzione temporale nelle applicazioni più stringenti può essere nell’ordine del microsecondo. Dalle osservazioni raccolte fino a questo punto si desume che la realizzazione di una rete di sensori wireless richiede l’utilizzo di tecniche di rete specifiche, anche se molti protocolli e algoritmi sono stati proposti in letteratura per realizzare reti wireless ad hoc[10], questi non sono completamente adattabili alle reti di sensori wireless, a causa delle specifiche necessità di questo tipo di rete. Si intende per rete ad hoc una infrastruttura di rete che non richiede un coordinatore centrale ed in cui ogni nodo rivesta il duplice ruolo di nodo e router. Per evidenziare ancor meglio questo punto riassumiamo alcune delle specifiche più stringenti del wireless sensors networking[11]: • Il numero di “nodi sensore”, può essere di alcuni ordini di grandezza superiore rispetto ad una rete “ad hoc”; • I sensori vengono posizionati con densità spaziale molto elevate (Decine o centinaia di sensori nello spazio di pochi metri); • I nodi possono avere malfunzionamenti, che non devono pregiudicare l’efficienza della rete; • La topologia di rete può variare nel tempo in modo molto frequente; • I sensori usano principalmente comunicazioni di tipo broadcast; • I sensori hanno stringenti limiti in termini di potenza; A causa dell’elevata densità di posizionamento, i nodi possono essere molto vicini fra loro e ciò comporta un pregio visto che potremo realizzare algoritmi di rete multi hop per raggiungere il corretto destinatario dell’informazione, ma al contempo avremo dei problemi di mutua interferenza fra sensori distinti. L’uso di strategie multi-hop può consentire l’utilizzo di basse potenze di trasmissione, migliorando le caratteristiche dei nodi in termini di requisiti di potenza, quest’ultima infatti risulta essere una delle caratteristiche più stringenti poiché i sensori utilizzano delle sorgenti di potenza che non possono essere in generale sostituite, o quantomeno non possono essere sostituite frequentemente, per questo motivo una efficiente implementazione di wireless sensor networking deve prevedere meccanismi che diano la possibilità all’utente di scegliere il compromesso migliore fra prestazioni e durata delle batterie. Lo sviluppo di reti wireless dedicate al mondo dei sensori ha visto nell’ultimo periodo l’affermazione delle LR-WPAN Low rate Personal Area Network, queste reti come si intuisce dal nome sono caratterizzate da dimensioni contenute ed al contempo da bassi transfer rate, la definizione stessa di LR-WPAN risulta essere in netto contrasto con le metriche con cui generalmente siamo abituati a valutare una rete cioè QoS e data rate, entrambe queste caratteristiche risultano essere aspetti secondari in una rete di sensori poiché come già detto molte applicazioni richiedono semplicemente il trasferimento di pochi kbit/s, ciò porta a considerare come fattori di primaria importanza il contenimento dei costi ed i consumi. Nello schema riportato di seguito le LR-WPAN vengono inserite all’interno della generica classificazione delle reti in funzione dell’area coperta, si osserva che anche considerando aree ristrette il numero di nodi può essere comunque molto elevato, quindi bisognerà porre particolare attenzione, ogni qualvolta si parlerà di dimensione della rete si indica la dimensione fisica in termini di area coperta e non in numero di nodi. Figura 3: Classificazione delle reti in funzione dell’area coperta Nella Figura 3 vengono riportate le dimensioni caratteristiche delle WAN (Wide Area Network), MAN (Metropolitan Area Network), LAN (Local Area Network), PAN (Personal Area Network), ed infine BAN (Body Area Network). Questo tipo di classificazione viene in genere ricondotto alla definizione di reti cablate, anche se in generale potremo costruire un modello molto simile in cui inserire le diverse tipologie di rete wireless ad oggi presenti sul mercato, quest’ultima classificazione però risulterà essere meno precisa per la continua evoluzione del mercato del wireless. In corrispondenza delle reti locali locali LAN possiamo individuare il corrispondente wireless all’interno dello standard IEEE 802.11[12] che descrive le WLAN, reti pensate per poter sostituire la corrispondente cablata, quindi in grado di sostenere i flussi di informazioni richiesti dai personal computer, raggiungendo velocità di trasmissione comprese fra gli 11Mbit/s (IEEE 802.11b[12]) ed i 54 Mbit (IEEE 802.11g[14]), anche se sono attualmente allo studio nuovi standard che intendono estendere le capacità delle reti WLAN oltre i 100 Mbit/s. Esistono reti wireless anche nel campo delle MAN dando origine alle Wireless Metropolitan Area Network, in grado di coprire aree superiori al chilometro (WMAN IEEE 802.16[15]). Per quanto concerne le PAN, cioè reti personali che devono coprire distanze fino a dieci metri, è recente la composizione di un comitato dedicato alle WPAN (Wireless Personal Area Network), indicato come IEEE 802.15[16]; all’interno di questo gruppo sono state definite tre diverse classi di WPAN caratterizzate da diversi data rate, consumi e QoS: • WPAN ad elevati data rate Vengono descritte dall’IEEE 802.15.3[17], all’interno di questa famiglia si trovano tecnologie pensate per applicazioni di tipo multimediale e che richiedano un elevato QoS, fra le altre ricordiamo WiMedia e Bluetooth2; • WPAN a medi data rate Sono tecnologie descritte dall’IEEE 802.15.1[16] (Bluetooth), sono pensate come il candidato ideale alla sostituzione dei cavi per l’elettronica di consumo, quindi in particolare per applicazioni nel campo della telefonia cellulare e dei PDA (Personal Digital Assistant); • WPAN a bassi data rate Vengono indicate come LR-WPAN (Low Rate WPAN IEEE 802.15.4[18], ZigBee), intendono rispondere alle esigenze di reti che richiedano bassi consumi e bassi costi che non possano essere implementate con altre WPAN. Come detto in precedenza, le PAN saranno l’ambiente di studio per la realizzazione di reti di sensori wireless, ed in particolare ci si concentrerà sulle reti a basso data rate, caratterizzate da bassi costi e consumi. È opportuno notare come l’intento dello standard IEEE 802.15.4 non sia quello di competere con altre tecnologie di rete wireless già esistenti, ma di completare, lo spettro delle applicazioni wireless con basso data rate. Nel caso particolare delle reti di sensori è possibile effettuare ulteriori classificazioni utilizzando per esempio la tipologia dell’applicazione (Industriale, medica, militare, consumer, ecc…), oppure considerando l’ambiente in cui la rete deve essere utilizzata (Ambienti caratterizzati da vibrazioni, esplosioni, solventi, accelerazioni, temperature ecc…). L’interesse nelle reti di sensori wireless ha tre aspetti principali, in primo luogo la necessità di ridurre i costi d’installazione dovuti ai materiali, ai cavi impiegati, alla fase di testing e di verifica. Per esempio un fine corsa può costare tranquillamente meno di un dollaro, ma i suoi costi d’installazione possono raggiungere i 50$ o anche più, questo a causa delle difficoltà di installazione. In secondo luogo i cavi necessitano l’utilizzo di connettori che per loro natura sono soggetti ad usura, possono rompersi, o sconnettersi, ciò da luogo al cosiddetto problema dell’ultimo metro, per riprendere gli analoghi problemi che si hanno nelle WAN (last mile connectivity problem). Il terzo aspetto è il fatto che le WSN (Wireless Sensors Network) permettono la realizzazione di ambienti dotati di una elevata densità di sensori che implementano una struttura di controllo che genera grandi quantità di informazioni le quali possono essere impiegate per migliorare la qualità dei processi industriali, le corrispondenti versioni cablate, anche nei casi in cui fosse fisicamente possibile realizzare una rete dotata di un elevato numero di trasduttori, risultano essere svantaggiose da un punto di vista economico e ciò rende la realizzazione di sistemi ad elevate densità di nodi sensore cablati praticamente irrealizzabili, o comunque economicamente improponibili. Figura 4: Classificazione delle reti wireless in funzione del Data Rate, della complessità e dei Consumi. Una soluzione wireless consente maggior flessibilità, semplicità di installazione e manutenzione, ma al contempo dovremo tenere conto del fatto che i vantaggi appena descritti in molte applicazioni non sono sufficienti per prevedere la completa sostituzione delle reti cablate, basti pensare al problema della sicurezza. Il problema della sicurezza in realtà va visto sotto due aspetti: • Sicurezza reale Cioè il vero livello di sicurezza della rete, previsto a livello di protocollo, sistemi di crittografia e altro; • Sicurezza percepita Cioè il livello di sicurezza percepito dall’utente finale, che può essere molto inferiore rispetto alla reale sicurezza della rete. Ciò porta a valutare in sede di progetto la possibilità di realizzare reti di tipo ibrido in cui venga prevista una parte cablata ed una parte wireless, in grado però di cooperare ed interagire fra loro in modo trasparente per l’utente finale. In questo contesto le reti di sensori wireless possono essere considerate come una estensione delle reti cablate, laddove l’utilizzo delle tecnologie wireless aggiunge valore specifico all’applicazione. Applicazioni Le reti di sensori possono essere implementate utilizzando una vasta tipologia di sensori come sensori sismici, magnetici, termici, infrarossi, acustici, radar, che sono in grado di monitorare una ampia classe di condizioni ambientali fra le quali possiamo ricordare[19]: • Temperatura; • Umidità; • Movimenti di veicoli; • Condizioni di illuminazione; • Pressione; • Livelli di rumore; • Presenza o assenza di determinati tipi di oggetti; • Stress meccanici; • Velocità, direzione e dimensione di oggetti. Ciascun nodo sensore potrà inoltre essere utilizzato in diverse modalità, sarà possibile interrogare periodicamente un sensore per avere una informazione continua, utilizzarli solo per verificare il raggiungimento di una particolare condizione, o modalità ibride in cui viene controllata periodicamente una grandezza, ma se questa supera una determinata soglia il sensore avverte direttamente il controllore (es: Controllo di processi e lavorazioni dell’industria chimica). Alcune delle principali applicazioni delle reti di sensori wireless possono essere classificate in cinque macro gruppi: applicazioni militari, applicazioni industriali, controllo ambientale, applicazioni mediche, home automation. Applicazioni militari Le reti di sensori wireless possono diventare parte integrante delle più comuni attività militari come il comando, il controllo dei campi di battaglia, la rilevazione degli spostamenti delle truppe nemiche, la sorveglianza e le operazioni di localizzazione dei bersagli. Questo perché le WSN sono caratterizzate da un elevato numero di nodi dal costo contenuto che possono essere impiegati in grandi quantità anche in ambienti inospitali quale può essere un campo di battaglia. L’eventuale distruzione infatti di uno o più nodi non influenza l’efficienza della rete, cosa che invece potrebbe accadere utilizzando reti cablate. Alcune delle applicazioni del campo militare possono essere il controllo ed il rilevamento dello stato degli equipaggiamenti, la sorveglianza del campo di battaglia per monitorare le attività delle fazioni nemiche, o ancora per rilevare i danni conseguenti ad una battaglia, o il riconoscimento di agenti chimico fisici nell’ambito di battaglie chimico biologiche. In quest’ultimo contesto è possibile individuare anche il concetto di misura distribuita che una rete di sensori wireless può consentire, cioè nel caso della rilevazione di agenti chimici non è di primaria importanza conoscere la concentrazione di sostanze rilevata da ciascun nodo sensore, ma è più rilevante sapere quali zone sono state interessate dall’attacco chimico, i diversi sensori allora possono implementare degli algoritmi di cooperazione che permettono di avere una informazione di misura appunto “distribuita” su di una determinata regione e non localizzata in punti precisi. Applicazioni industriali L’utilizzo delle LR-WPAN nel settore industriale s’inserisce nella continua ricerca della diminuzione dei costi per implementare sistemi di controllo per i processi produttivi. Le prime applicazioni si hanno laddove non vengano richiesti elevati data rate, utilizzati in applicazioni non critiche, dove gli intervalli di campionamento non risultano essere un problema. Al contrario l’attenzione viene posta sui costi di implementazione e di manutenzione, ciò comporta la necessità di dispositivi che non richiedano manutenzione, dove per manutenzione intendiamo primariamente la necessità di sostituire e/o ricaricare le batterie. Altre tipiche applicazioni industriali possono essere la realizzazione di bridge wireless verso altre reti già esistenti come DeviceNet o FieldBus creando un’interfaccia che possa consentire il monitoraggio remoto e la modifica dei parametri di funzionamento di dispositivi connessi alle reti preesistenti impiegando PDA o altri sistemi. Controllo ambientale Alcune delle applicazioni delle WSN in questo ambito possono essere i sistemi di prevenzione degli incendi, le statistiche relative alla fauna protetta, agricoltura di precisione, ricerche meteorologiche e geofisiche, controllo dell’inquinamento. Consideriamo ad esempio l’impiego di una rete di sensori wireless nella lotta agli incendi, un numero elevato di sensori possono essere posizionati in zone strategiche in modo casuale all’interno di una vasta area boschiva, questi nodi ovviamente devono essere dotati di opportuni meccanismi di power scavenging, come celle solari, poiché i sensori possono essere abbandonati nel territorio per lunghi periodi. L’utilizzo di sensori wireless permette di superare gli ostacoli tipici degli ambienti boschivi quali le rocce, gli alberi e la vegetazione in genere, che non consentirebbe l’installazione delle corrispettive versioni cablate, a meno di considerare interventi radicali molto costosi e distruttivi. Un campo di sviluppo molto recente che prevede l’utilizzo delle LR-WPAN è l’agricoltura di precisione[20], che prevede l’utilizzo di sensori distribuiti che possono monitorare alcuni parametri fondamentali per le coltivazioni come le concentrazioni di nitrati, la temperatura del suolo, la composizione del terreno, la quantità di acqua piovana, l’umidità relativa delle coltivazioni ed altro ancora. In questo modo è possibile studiare dei sistemi di controllo che consentano di migliorare l’agricoltura sia in termini di qualità del prodotto finale sia per quanto concerne la quantità, consentendo quindi un notevole vantaggio economico per il fattore. Affinché questo tipo di sistema di controllo applicato all’agricoltura possa essere efficace è necessario che l’informazione di ogni sensore sia correlata alla sua posizione affinché l’utente sia informato sulle zone precise in cui intervenire. L’agricoltura di precisione, come del resto i sistemi di prevenzione degli incendi descritti precedentemente, giacciono nella parte più bassa dello spettro delle applicazioni delle LR-WPAN, poiché richiedono la trasmissione di pochi bit di dati al giorno per ogni dispositivo impiegato, i flussi di informazione inoltre sono tipicamente asincroni in natura, consentendo quindi di sviluppare algoritmi di risparmio energetico che ben si applicano al paradigma delle LR-WPAN. Le difficoltà che si possono incontrare nel progetto di questo tipo di rete sono le particolari topologie necessarie, poiché per coprire vaste aree avremo bisogno di reti mesh che consentano cioè ad alcuni nodi di funzionare come ripetitori del segnale inviato da altri, consentendo al messaggio di giungere fino al corretto destinatario, tutto questo però sempre adottando politiche di risparmio energetico, visto che è improponibile il controllo e l’eventuale sostituzione di batterie per reti di sensori implementate su vaste aree geografiche. Infine queste reti devono consentire meccanismi di autoconfigurazione poiché attività di setup manuale per un così elevato numero di nodi risultano economicamente improponibili. Applicazioni Mediche Alcuni esempi in questo campo possono essere la trasmissione dei parametri fisiologici dei pazienti all’interno degli ospedali, attività diagnostiche, somministrazione di medicinali, personal healthcare ed altro. L’utilizzo di WPAN consente all’interno delle strutture ospedaliere di poter monitorare i parametri fisiologici dei pazienti come temperatura, pressione sanguigna, pulsazioni cardiache in modo non invasivo per il paziente e consentendo l’intervento tempestivo dei medici in caso di bisogno. Applicazioni simili possono essere individuate anche nel personal healthcare, basti pensare ad una serie di sensori dotati di interfaccia wireless integrati per esempio all’interno di un orologio da polso che consenta la misurazione dei battiti cardiaci, o in una bilancia per monitorare il peso; in questo modo con una trasmissione giornaliera verso un PDA o un personal computer è possibile costituire un archivio personale in cui vengono memorizzate le informazioni salienti del nostro stato di salute. Altra applicazione interessante è il controllo remoto di persone anziane per prevenire situazioni di pericolo quali per esempio una caduta o uno sbalzo improvviso delle pulsazioni cardiache. Infine, nominiamo solamente la possibilità di controllore la somministrazione di medicinali all’interno degli ospedali, supponiamo infatti di dotare ogni confezione di un apposito smart transducer che ne consenta l’identificazione ed ogni paziente sia dotato di un dispositivo che memorizzi le eventuali allergie o le prescrizioni effettuate dal medico curante, in questo modo si potrebbe ridurre drasticamente il rischio di errata somministrazione. Home and Building automation Con l’evoluzione tecnologica ci aspettiamo di trovare degli smart transducer in ogni apparato elettronico all’interno della casa come televisori, VCR, forni a microonde, frigoriferi e quant’altro, in modo che tutti questi dispositivi siano in grado di interagire fra loro e verso il mondo esterno attraverso altre infrastrutture di rete come comunicazioni via satellite o più diffusamente internet. Il progetto di una casa intelligente di questo tipo può prevedere due diversi approcci progettuali, un sistema human centered che prevede che la tecnologia sia in grado di rispondere alle esigenze dell’utente finale in termini di interazione input/output o technology centered che vuole creare un cosiddetto smart environment[21], in cui ogni dispositivo della casa integra uno smart device in grado di comunicare con un server di stanza, il quale a sua volta è in grado di comunicare con i server delle stanze adiacenti in modo da creare un sistema integrato autoconfigurante, ed auto organizzato. Oltre ai componenti di elettronica di consumo possiamo includere nella categoria delle innovazioni che possono portare le LR-WPAN all’interno delle case il controllo dei sistemi HVAC (Heating, ventilation and air contidioning), sistemi cioè in grado di regolare la temperatura di ogni stanza sulla base di diversi sensori disposti per esempio in corrispondenza delle finestre per verificare se queste sono aperte o chiuse, in corrispondenza delle superfici vetrate in modo da poter valutare l’effetto della radiazione solare sulla temperatura della stanza. Altre applicazioni che abbiamo già ricordato nei paragrafi introduttivi sono la realizzazione di sistemi di controllo ed antifurto ed il controllo dell’illuminazione. Concludiamo questa breve panoramica delle applicazioni possibili delle LR-WPAN all’interno delle case ricordando l’utilizzo di queste tecnologie nell’industria ludica dei giocattoli sia per quanto riguarda i giocattoli classici come bambole o peluche che dotati di opportuni sensori wireless possono essere in grado di riconoscere il bambino con cui stanno interagendo o per quanto riguarda i giochi più moderni come i videogiochi elettronici, le LR-WPAN possono essere impiegate per “tagliare il cavo” dei controlli remoti come Joystick o pistole, ma anche per permettere a diverse console di interagire tra loro comunicando per esempio i record raggiunti o i migliori tempi. Stesso discorso ovviamente vale per le periferiche connesse ai calcolatori che per loro natura richiedono bassi data rate come mouse o tastiere; con l’impiego delle LR-WPAN possono avvantaggiarsi rispetto alle tecnologie wireless già disponibili come il Bluetooth, con migliori sistemi di gestione dei consumi consentendo la sostituzione delle batterie ad intervalli molto ampi nell’ordine di alcuni anni. Scelte Tecnologiche Il progetto di una rete di sensori richiede la valutazione di diversi aspetti tecnologici che possono guidare il progettista ad effettuare una scelta fra le diverse tecnologie disponibili, alcuni di questi fattori devono essere: fault tolerance, scalabilità, costi produttivi, ambienti operativi, topologia di rete, requisiti hardware, mezzo trasmissivo utilizzato ed infine i consumi, in questo paragrafo verrà analizzato nel dettaglio ciascuno di questi aspetti: Fault tolerance I nodi sensori sono intrinsecamente soggetti al fallimento, inteso come malfunzionamento del dispositivo, è già stato visto infatti come questi smart transducer possano essere utilizzati in ambienti particolarmente ostili come i campi di battaglia; in questi contesti un singolo sensore può tranquillamente essere danneggiato o distrutto e ciò non deve pregiudicare il funzionamento dell’intera rete. Senza pensare a queste applicazioni, che possono comunque essere ritenute di nicchia, un nodo sensore potrebbe semplicemente cessare di funzionare a causa della mancanza di energia, ed anche in questa condizione il corretto funzionamento della rete non deve venire pregiudicato. Con fault tolerance viene indicata la capacità di una rete di sensori di mantenere le sue funzionalità in corrispondenza del malfunzionamento dei suoi nodi[22]. Possiamo definire un modello per questa tolleranza come una funzione del tasso di decadenza dei nodi, cioè l’indice del malfunzionamento dei nodi, e del tempo. Ogni qualvolta, ci si appresta al progetto di una WSN, si dovrà tenere presente quale sia la tolleranza richiesta, e rispettarla implementando opportuni algoritmi. Se i sensori sono utilizzati in ambienti caratterizzati da basse interferenze questi algoritmi e protocolli possono essere rilassati, nel senso che la possibilità che un nodo venga a non funzionare risulta essere possibile ma remota, discorso analogo vale per quel che concerne il tipo di applicazione; è ovvio che la tolleranza che dovremo avere in una rete che monitora un processo chimico sarà ben superiore rispetto alle misure di temperatura o umidità effettuate in ambito domestico in contesti HVAC. Scalabilità Il numero di nodi sensore che è possibile individuare in un’area coperta da WPAN, che ricordiamo può arrivare ad una decina di metri, è sostanzialmente variabile in funzione della specifica applicazione. Ci si aspetta comunque di individuare anche centinaia di sensori disposti molto vicini fra loro che possano raggiungere in generale densità nell’ordine dei 20 dispositivi per metro quadrato. Una densità così elevata deve essere tenuta in considerazione in sede di progetto per garantire il corretto funzionamento della rete stessa. Inoltre si dovrà considerare il fatto che i singoli nodi possono evolvere nel tempo sia in termini di posizione che di funzionamento, si pensi per esempio ad una abitazione che contenga diversi dispositivi in ogni elettrodomestico, in un futuro non troppo lontano ci aspettiamo che anche ognuno di noi porti con se un numero elevato di smart sensor integrati certamente in cellulari e pda, ma anche più semplicemente nelle scarpe o negli occhiali, è evidente allora che il cambiamento di posizione di una sola persona all’interno di una stanza porta al cambiamento di posizione di molti nodi sensore. Si consideri infine la densità di dispositivi che si può raggiungere quando una serie di persone dotate di più smart sensor si trovano in unico luogo come una lezione universitaria o uno spettacolo teatrale, in questi particolari contesti si dovrà garantire che i diversi dispositivi siano in grado di interagire fra loro senza generare mutue interferenze. Costi produttivi Come detto più volte ed analizzato in dettaglio nel paragrafo precedente, uno dei vantaggi dell’uso di reti di sensori wireless è la possibilità di utilizzare un numero molto elevato di smart transducer, affinché questo risulti essere effettivamente un vantaggio si dovrà garantire che il costo di ciascun dispositivo sia molto contenuto, infatti se il costo del numero di nodi richiesti supera il costo di una normale struttura cablata i vantaggi tecnologici risultano essere annullati dallo svantaggio economico. La tecnologia allo stato dell’arte dovrebbe consentire di avere nodi sensore dal costo contenuto al disotto del dollaro, ad oggi però se si considerano per esempio dispositivi realizzati utilizzando come sistema di comunicazione Bluetooth, il costo della sola radio supera l’obiettivo che è stato prefissato. Il problema del costo inoltre non risiede solo nella tecnologia di comunicazione scelta, ma deriva anche dai trasduttori, dall’elettronica di condizionamento del segnale ed infine dalle unità di calcolo. Il progetto di uno smart sensor dovrà quindi essere guidato dalle particolari richieste dell’applicazione, scegliendo i componenti che garantiscano le specifiche di progetto, ma che al contempo rispettino le disponibilità di budget. Ambienti operativi I sensori possono essere utilizzati in luoghi fortemente inospitali, quali per esempio i campi di battaglia o all’interno di processi produttivi caratterizzati da alte pressioni e/o alte temperature. Il progetto di uno smart sensor quindi non può prescindere dal contesto all’intero del quale dovrà essere utilizzato, in particolare dovremo prevedere dei package in grado di sopportare le condizioni di temperatura, pressione, vibrazione, accelerazione che sono tipiche dell’ambiente in cui deve lavorare. Tutto ciò deve essere fatto alla luce di due parametri già indicati cioè dovranno essere garantiti il rispetto della fault tolerance ed il contenimento dei costi. Topologia di rete Gli aspetti inerenti alla topologia delle reti di sensori wireless possono essere studiati sotto due diversi aspetti, in primo luogo verrà analizzata la topologia di rete indicando con questo termine la posizione che i diversi dispositivi vengono ad occupare nello spazio, mentre in un secondo momento si descriveranno le diverse tipologie di rete da un punto di vista funzionale, e della possibilità di intercomunicazione fra i diversi nodi. Per quel che concerne il posizionamento fisico dei dispositivi è opportuno ricordare che uno dei vantaggi delle reti wireless risiede proprio nell’estrema libertà con la quale si possono collocare i nodi sensore, si è già ricordato come la densità tipica di sensori possa essere nell’ordine delle decine per metro quadrato e come la posizione relativa fra i diversi dispositivi possa evolvere nel tempo. Ricordando inoltre che anche nodi sensore essenzialmente statici, cioè posti in posizioni precise che non evolvono nel tempo sono soggetti al problema dello spegnimento a causa della mancanza di energia, ciò comporta che anche questi dispositivi contribuiscono all’evoluzione della topologia di rete. Infine, è opportuno ricordare che un altro vantaggio delle WSN è la facilità con la quale queste possano essere integrate con l’aggiunta di nuovi dispositivi, anche questo contribuirà al cambiamento della topologia di rete. Tutte le osservazioni fatte portano a valutare l’utilizzo di “topologie funzionali di rete” e di protocolli di routing (protocolli di “instradamento”) che garantiscano l’affidabilità della rete anche in corrispondenza di continui cambiamenti di posizione dei nodi e/o all’aggiunta/rimozione dei nodi stessi. In prima approssimazione è possibile classificare le topologie di rete in tre diversi gruppi: reti a stella, reti mesh o peer to peer ed infine reti ad albero[23]. Figura 5: Classificazione delle topologie di rete. In Figura 5 sono schematizzate le strutture delle topologie di rete appena elencate, nella prima si individua un nodo centrale dotato di funzionalità di coordinatore, esso infatti viene definito coordinatore della rete o centro della rete a stella, tutti gli altri nodi fanno riferimento a questo nodo centrale. Ciò implica che affinché due nodi possano comunicare fra loro è necessario che entrambi comunichino con il coordinatore della rete. Questa topologia risulta essere la più semplice implementabile, che consente l’impiego di protocolli poco onerosi da un punto di vista computazionale per i nodi semplici, ciò pone questa tipologia di rete in primo piano nel caso in cui sia possibile progettare un nodo che non abbia particolari requisiti in termini di potenza ed invece più nodi che debbano essere alimentati da unità di potenza limitata; è questo il caso per esempio delle periferiche di input di un personal computer, sarà infatti possibile progettare un nodo centrale collegato al computer che possa essere alimentato dal computer stesso (es. mediante bus USB), ed invece diverse periferiche come mouse o tastiere alimentati a batteria. Generalmente il coordinatore delle reti a stella è in grado anche di funzionare da bridge verso altri sistemi di connessione, è proprio questo il caso dell’esempio appena fatto poiché il coordinatore funge da bridge fra il bus USB e la rete LR-WPAN. La topologia di rete stella però viene superata in funzionalità dalle reti di tipo peer to peer o mesh, reti cioè in cui il ruolo del coordinatore non è essenziale poiché ogni dispositivo è in grado di connettersi con tutti gli altri. In questo modo è possibile realizzare dei percorsi ridondanti che, da un lato, consentono di aumentare l’affidabilità della rete, ma dall’altro richiedono l’implementazione di algoritmi di routing più complessi. Infine abbiamo la topologia ad albero in cui diversi cluster costituiti da gruppi di nodi possono “interconnettersi” in modo simile a come avviene la diramazione delle foglie su un albero. Ciascun cluster, infatti, è dotato di un nodo principale che rappresenta il punto d’accesso per la sottorete in questione. Il vantaggio di questa topologia rispetto alle reti mesh è la riduzione dei percorsi di comunicazione possibili e ciò consente lo sviluppo di sistemi di gestione meno complessi. Requisiti hardware Uno smart sensor è costituito essenzialmente da quattro moduli funzionali: sensore, unità di elaborazione, transceiver, unità di potenza. Si osserva come i moduli funzionali individuati siano corrispondenti a quelli individuati nel paragrafo 1.1 che descrive la struttura di un generico smart transducer secondo lo standard IEEE 1451. In realtà come abbiamo visto all’interno del modello il sensore risulta essere composto da uno o più trasduttori collegati a blocchi di conversione A/D, i segnali analogici in uscita dal trasduttore vengono infatti convertiti in digitale se non sono già in questa forma , e posti in ingresso all’unità di elaborazione, la quale a sua volta sarà connessa ad un transceiver in grado di effettuare le comunicazioni utilizzando il mezzo trasmissivo prescelto come vedremo nel paragrafo seguente. L’unità di elaborazione è sede delle procedure che permettono allo smart sensor di poter collaborare con gli altri nodi e di portare a termine le attività di rilevazione assegnate al nodo stesso. L’unità di potenza infine dovrà essere costituita da moduli di power scavenging, come celle solari e/o da batterie, poiché i nodi sensore vengono posti in zone spesso inaccessibili e la vita operativa di ciascun nodo dipende essenzialmente dalla vita operativa dell’unità di potenza. Per raggiungere l’obiettivo di una vita funzionale duratura abbiamo a disposizione due scelte, da un lato possiamo impiegare unità di potenza sovradimensionate rispetto ai consumi dei componenti, in questo modo garantiremo lunga vita operativa, ma per mantenere contenuti i costi e le dimensioni dei dispositivi questa strada risulta essere impercorribile. Migliore risulta essere l’utilizzo di piccole unità di potenza, ma al contempo di componenti che richiedano il minor consumo possibile e l’utilizzo di algoritmi che tendano a minimizzare i consumi. Mezzo trasmissivo La comunicazione senza fili fra i diversi dispositivi in una WSN, può essere fatta impiegando sistemi induttivi, ottici o ad infrarossi, ultrasuoni ed infine a radio-frequenza. Ciascuno di questi mezzi presenta dei pregi e difetti, in primo luogo affinché essi siano presi in considerazione all’interno di un progetto di rete di sensori wireless devono essere “disponibili” in ogni parte del mondo, per evitare problemi di re-ingegnerizzazzione passando da uno stato ad un alto per problemi di tipo legislativo. Analizziamo nel dettaglio i mezzi trasmessivi citati: • Sistemi induttivi: Questa tecnologia viene principalmente utilizzata nel campo del Radio Frequency Identification[38] (RFID), vengono utilizzati dei tag attivi o passivi che vengono letti da apposite porte di lettura che generano un forte campo magnetico in corrispondenza del quale una induttanza realizzata all’interno del tag manifesta una corrente indotta che permette la lettura/scrittura di informazione sul tag. I principali svantaggi di questo tipo di tecnologia risultano essere le distanze per cui è possibile effettuare correttamente operazioni di lettura/scrittura. Inoltre se i dispositivi passivi non richiedono unità di potenza i coordinatori della rete ( porte o varchi di lettura ) richiedono grandi livelli di potenza. • Sistemi ottici: In questo gruppo includiamo le tecnologie come l’ Infrared Data Association IrDA ed altri standard che prevedono l’uso di tecnologie di tipo ottico, il principale svantaggio risulta essere la necessità di un collegamento diretto in line of sight dei dispositivi, cioè ricevitore e trasmettitore devono essere correttamente allineati. Al contempo tecnologie di questo tipo garantiscono economicità dei transceiver ed affidabilità. • Ultrasuoni: Consentono di superare la limitazione del line of sight tipica dei sistemi ottici, ma la generazione di ultrasuoni richiede una energia elevata per il coordinatore della rete che comporta dei costi e delle dimensioni per nulla contenute dei dispositivi realizzati impiegando queste tecnologie. • Radio frequenza (RF): L’utilizzo di sistemi in radio frequenza consente l’eliminazione dei problemi di line of sight e lo stato dell’arte nel campo dei transceiver a radio frequenza garantisce dimensioni e consumi molto contenuti. Un problema rilevante invece riguarda la disponibilità del mezzo trasmissivo, poiché le bande di frequenza vengono assegnate attraverso legislazioni locali in ogni stato, ciò comporta che la scelta della banda trasmissiva utilizzata deve concentrarsi su bande disponibili nella più vasta gamma di nazioni. Le bande cosiddette ISM industrial, Scientific and Medical rappresentano una delle scelte migliori effettuabili visto che sono disponibili in molti stati. Le frequenze ISM sono state regolamentate dagli standard ETSI EN 301 498-1, ETSI EN 300 328-1 V1.3.1 per l’Europa, FCC CFR 47 per Usa e Canada e ARIB STD-T66 per il Giappone, altri stati hanno delle normative locali che però consentono l’utilizzo di dispositivi che rispettino gli standard ETSI e/o FCC. Alcune delle principali bande disponibili con le relative applicazioni maggiormente diffuse sono rappresentate in Figura 6. Si ricorda che per lo sviluppo di una rete di sensori wireless si vogliono realizzare dispositivi dai costi e dalle dimensioni contenute ciò porta a considerare solo alcune delle bande ISM[24], questo a causa di alcune limitazioni hardware in termini di efficienza delle antenne e limitazione dei consumi, negli ultimi anni si stanno concentrando studi per le bande nell’intorno dei 2.4 GHz. Il vantaggio nell’utilizzo delle ISM deriva oltre che dalla loro disponibilità, deriva dal fatto che risultano essere svincolate dall’utilizzo di un particolare standard di comunicazione consentendo quindi al progettista ampia libertà nell’implementazione di tecniche di power saving fondamentali nelle reti di sensori. Figura 6: Principali suddivisioni della banda ISM. D’altro canto vi sono diverse limitazioni inerenti la potenza di uscita delle trasmissioni radio dovute a ragioni legislative per minimizzare l’inquinamento elettromagnetico ed in secondo luogo motivazioni di ordine economico. Le potenze tipiche consentite all’interno delle ISM coprono un range compreso fra gli 0 dBm ed i 20 dBm, la potenza limitata imposta alle comunicazioni radio si traduce in coperture limitate del segnale. A titolo d’esempio[20] ricordiamo che un circuito in radio frequenza dotato di una potenza di uscita di 0dBm accoppiato ad un ricevente avente sensibilità di 70 dBm, permette alla comunicazione di coprire una distanza massima di 10 m, all’interno di uno spazio modellizzato mediante un modello di perdita logaritmico considerando un coefficiente di perdita con esponente pari a tre. Consumi Come analizzato nel paragrafo dei requisiti hardware ciascun nodo sensore tenderà ad impiegare delle piccole unità di potenza (es. 0,5 Ah e 1,2V), inoltre come abbiamo già avuto modo di ricordare alcune applicazioni rendono la sostituzione delle unità di potenza irrealizzabile. In una rete Multi-hop ciascun nodo riveste il doppio ruolo di sorgente dell’informazione e “ripetitore” dell’informazione generata da altri nodi, ciò implica che il malfunzionamento di alcuni nodi dovuto al loro spegnimento per la mancanza di potenza comporta un cambiamento della topologia di rete con conseguente necessità di “reinstradare” i pacchetti in modo corretto. Per questo motivo l’obiettivo dei ricercatori è divenuto lo studio di algoritmi e protocolli che consentano il risparmio energetico detti power-aware protocols. Scopo principale di un sensore wireless è la misurazione di una grandezza fisica, l’elaborazione dell’informazione stessa ed infine la comunicazione dell’informazione di misura. Risulta quindi conveniente analizzare i consumi di uno smart-sensor dividendoli in questi tre domini temporali. L’attività di trasduzione dipende in maniera sostanziale dal tipo di applicazione e ciò si ripercuote anche sui consumi, la complessità derivante dal rilevare con il desiderato grado di precisione una grandezza fisica dipende oltre che dal tipo di grandezza fisica in gioco anche dal sistema di trasduzione, dal rumore di fondo che perturba la misura e dall’elettronica di condizionamento necessaria. Per questi motivi risulta difficile definire delle strategie generali che consentano la diminuzione dei consumi. L’attività di comunicazione risulta essere sicuramente la più onerosa in termini di consumi, questo perché ogni qualvolta uno smart-sensor deve trasmettere l’informazione dovrà mantenere attivo l’ascolto sul canale radio per verificare che l’informazione sia stata effettivamente ricevuta dal destinatario, ciò comporta che per stimare i consumi dovuti ai moduli di comunicazione dovremo valutare i consumi e le tempistiche relative alla trasmissione ed alla ricezione, ma anche ai consumi dovuti alle fasi di accensione e spegnimento. L’elettronica impiegata all’interno dei transceiver richiede infatti generalmente un tempo a partire dall’accensione non nullo per funzionare correttamente, ciò generalmente è dovuto alla presenza di oscillatori interni PLL (Phased Locked Loop)[28], amplificatori di potenza ed altri componenti. Questi tempi di commutazione On/off dei transceiver così come i tempi necessari alla commutazione fra le attività di ricezione e trasmissione in caso di pacchetti di informazione molto piccoli possono addirittura divenire la componente dominante dei consumi. In letteratura[25] è possibile trovare alcune diverse formulazioni dei consumi di una comunicazione radio come espressioni simili alla formula 1.1. Pe = N T ⎡⎣ PT (TOn + TSt ) + POut (TOn )⎤⎦ + N R ⎡⎣ PR (ROn + RSt )⎤⎦ (1.1) dove PT e PR indicano rispettivamente la potenza necessaria al funzionamento del trasmettitore e del ricevitore, POut indica la potenza d’uscita del trasmettitore, TOn ed ROn rappresentano i tempi in cui trasmettitore e ricevitore sono attivi, TSt ed RSt sono i tempi di startup ed infine N T ed N R indicano il numero di volte in cui il trasmettitore ed il ricevitore vengono accesi. TOn può anche essere riscritto in altro modo come il rapporto fra la lunghezza del pacchetto L ed il data rate R , cioè: TOn = L R (1.2) Per avere dei valori di riferimento possiamo trovare dispositivi[26],[27] in grado di garantire PT e PR nell’ordine dei 20 dBm e POut prossime a 0 dBm. Dobbiamo infine analizzare i consumi dovuti alla fase di data processing, cioè all’elaborazione dell’informazione, la scelta dell’unità di elaborazione visti gli stringenti requisiti in termini di costo e dimensioni cade nell’utilizzo di dispositivi che utilizzano logiche CMOS Complementary Metal Oxide Semiconductor, sfortunatamente però questi dispositivi sono caratterizzati da impliciti problemi di dissipazione della potenza, poiché un transistor CMOS richiede potenza ogni qualvolta viene commutato, ciò implica che la potenza dissipata dall’unità di calcolo così implementata risulterà essere proporzionale alla frequenza di commutazione, essa inoltre dipende dal quadrato dell’escursione di tensione (voltage swing), e dalle capacità parassite dei dispositivi. Alcune delle tecniche più diffuse per contenere i consumi riguardano la riduzione del voltage swing, che in virtù di quanto appena detto consente una riduzione quadratica dei consumi, questa riduzione può essere prefissata in fase di progetto o può essere implementata mediante algoritmi di voltage e frequency scaling che si occupano della riduzione della frequenza di funzionamento e della tensione di alimentazione in funzione del carico di lavoro. Quando un processore deve gestire carichi di lavoro variabili nel tempo la riduzione della frequenza operativa durante i periodi di scarsa attività consente una riduzione lineare dei consumi, possiamo dare una formulazione dei consumi attraverso la formula 1.C: PP = CV f + Vdd I 0 e 2 dd Vdd n ′VT (1.3) Nella formula 1.3 C è la capacità totale di commutazione, Vdd è l’escursione della tensione (voltage swing) ed f la frequenza operativa, il secondo termine indica la potenza dovuta alle correnti di perdita di leakage[28]. La scelta dell’unità di calcolo di uno smart transducer dovrà essere fatta come il miglior compromesso fra le prestazioni in termini di potenza e di velocità d’elaborazione. Tecnologie RF Le osservazioni fin qui fatte consentono di ritenere le tecnologie a radio frequenza, la miglior scelta possibile per l’implementazione delle reti di sensori wireless che possano essere classificate come LR-WPAN, perlomeno per il momento. In questo paragrafo verranno descritte le tecnologie applicabili alle WSN che sono già sul mercato e le tecnologie emergenti, fra le quali si inserisce anche il WirelessUSB™. Allo stato attuale sono due gli standard che dominano la scena delle comunicazioni wireless, Bluetooth (BT, IEEE 802.15.1[19]) e Wireless Ethernet (Wifi, IEEE 802.11b-g[12],[13],[14]), come abbiamo già avuto modo di osservare nella Figura 4 Bluetooth è orientato a connesioni fra dispositivi posti a distanze relativamente piccole nell’ordine della decina di metri e con data rate inferiori ad 1 Mbit/s.Wifi invece è stato sviluppato per consentire l’evoluzione delle reti LAN in reti senza fili con data rate superiori alle decine di Mbit/s, è rivolto quindi principalmente all’interconnessione di calcolatori. Entrambe queste tecnologie basano i livelli inferiori del loro stack sullo standard IEEE 802 mentre i livelli più elevati sono stati definiti da consorzi di aziende SIG Special Interest Group, che ne hanno decretato il successo commerciale. Analizziamo in dettaglio queste due tecnologie in relazione al loro possibile utilizzo nel campo delle LR-WPAN di sensori. Bluetooth L’idea[29] originale da cui deriva bluetooth nasce nel 1994, quando Ericsson Mobile Communications inizia a studiare una tecnologia a basso consumo che consenta di sostituire i cavi nell’ambito degli accessori per telefonia cellulare, in seguito nel 1998 Ericsson, Nokia, IBM, Toshiba e Intel hanno formato il Bluetooth SIG e nello stesso anno hanno rilasciato la prima versione del protocollo. Nel marzo 2002 come ricordato nel paragrafo 1.2, Bluetooth è stato integrato all’interno dello standard IEEE 802.15.1[16]. I devices bluetooth utilizzano la banda ISM nell’intorno dei 2.4 GHz, allocando 79 canali ciascuno dei quali d’ampiezza pari ad 1 MHz. I canali vengono utilizzati impiegando una tecnica FHSS Frequency Hopping Spread Spectrum, con una modulazione di segnale di tipo GFSK Gaussian shaped Frequency Shift Keying. Ogni dispositivo Bluetooth all’accensione è in grado di operare come slave per un dispositivo master già attivo, infatti, rimane in ascolto della ricerca da parte del master di nuovi dispositivi ed in questo caso risponde consentendo al master di conoscere l’indirizzo del nuovo slave presente nella sottorete. Ogni dispositivo Bluetooth è in grado di operare come master o come slave, il protocollo prevede un massimo di otto dispositivi slave che interagiscono attivamente con un master, ciò dà luogo a delle sottoreti che vengono indicate piconet, come mostrato in Figura 7. Figura 7: Topologia rete piconet. Le reti piconet possono essere interconnesse tra loro creando delle reti scatternet, queste ultime risultano essere interessanti poiché consentono la definizione di una struttura di rete multi-hop, cioè che consente la comunicazione fra due nodi non connessi direttamente, come mostrato in Figura 8. Cerchiamo di capire come ciò sia possibile, in primo luogo è opportuno ricordare che la tecnica d’accesso al canale TDMA prevede che uno slave quando vuole accedere ad una piconet deve attendere un segnale di inquiry (richiesta) da parte del master della sottorete. A questo punto lo slave è a conoscenza dell’indirizzo del master e della fase di clock del master stesso. Queste informazioni vengono utilizzate dal dispositivo slave per definire la hopping sequence, cioè la sequenza delle frequenze che verranno utilizzate nella trasmissione. Figura 8: Topologia rete scatternet. Il canale di trasmissione viene cambiato 1600 volte al secondo, ciò significa che la frequenza di trasmissione rimane invariata per periodi di 625 μ s , questi intervalli vengono definiti time slots e sono identificati da un sequence number, come mostrato in Figura 9. Figura 9: Accesso TDMA Bluetooth. I dispositivi master iniziano la trasmissione negli slot pari, mentre gli slave nei dispari, un messaggio può durare 1, 3 o 5 slot consecutivi e durante le trasmissioni multislot il canale utilizzato è lo stesso occupato nel primo slot, ciò implica che la sequenza di hopping non viene aggiornata durante questo tipo di trasmissioni. Nello standard Bluetooth vengono previsti due diversi tipi di link, definiti ACL Asynchronus ConnectionLess links e SCO Synchronus Connection Oriented links. Ogni slave è in grado di stabilire fino a tre collegamenti SCO con lo stesso master, o due con diversi master, mentre un master può aprire fino a tre collegamenti con tre diversi slave. I collegamenti SCO garantiscono un bitrate costante e canali di comunicazione simmetrici, queste caratteristiche li rendono adeguato per supportare applicazioni che richiedano bit rate costante pari a 64 kbit/s e canali simmetrici, vale a dire che il bit rate dichiarato è valido sia in trasmissione che in ricezione. La prerogativa dei dispositivi Bluetooth di poter instaurare connessioni multiple è alla base delle reti scatternet. I collegamenti di tipo ACL sono idonei per applicazioni non real time in quanto prevedono la trasmissione di un singolo pacchetto con un master centrale, mediante una sincronizzazione fra i diversi slave definita dal master centrale. Come abbiamo appena visto Bluetooth non definisce solamente il livello fisico, ma anche il livello data link, che permette ai singoli dispositivi di interagire fra loro e di comunicare i servizi in grado di offrire. In Figura 10[16] viene riportato lo stack protocollare standardizzato dallo standard IEEE 802.15.1, il modulo link manager si occupa di stabilire il tipo di connessione fra i dispositivi sulla base delle caratteristiche richieste dalla comunicazione come abbiamo avuto modo di mostrare in precedenza, il control risulta essere una interfaccia verso il link manager e i livelli inferiori dello stack per garantire un’interfaccia coerente vero l’hardware sviluppato da diversi costruttori. Il modulo L2CAP Logical Link Control Adaptation Protocol definisce i servizi connectionless e connection oriented, verso i livelli più alti dello stack, all’interno di questo livello è anche possibile implementare direttamente il protocollo IP, ma questa modalità non è stata prevista dallo standard. Infine, senza entrare nei dettagli specifici dell’implementazione è interessante descrivere la funzione del modulo RFCOMM, il quale definisce un profilo per emulare una porta seriale, ciò consente di utilizzare Bluetooth per rendere senza fili applicazioni implementate utilizzando semplici interfacce seriali. Figura 10: Bluetooth Stack. Un ultimo aspetto che dobbiamo prendere in considerazione per concludere questa breve panoramica delle caratteristiche del Bluetooth è la sicurezza. Bluetooth prevede tre modalità di sicurezza: • Modalità1: Non sicuro; • Modalità2: Service Level enforced security (Le strategie di sicurezza vengono applicate dopo l’effettiva creazione del canale di comunicazione); • Modalità3: Link Level enforced security (Le strategie di sicurezza vengono applicate prima dell’effettiva creazione del canale di comunicazione); Le attività di autenticazione a livello di collegamento sono basate sull’utilizzo del Bluetooth device address (Indirizzo a 48 bit assegnato univocamente ad ogni dispositivo), private autentication key (Numero casuale), private encryption key (Numero casuale) ed infine un numero casuale a 128 bit che viene cambiato frequentemente da ogni dispositivo[30], infine ricordiamo che deve essere utilizzato lo stesso PIN code per ogni dispositivo bluetooth durante le attività di inizializzazione. Dal punto di vista strettamente protocollare il bluetooth sembra un buon candidato alle reti di sensori wireless in primo luogo perché permette la creazione di strutture di rete molto flessibili come le scatternet, fattori che invece ne limitano l’impiego sono il costo ed i consumi. In particolar modo risulta rilevante quest’ultimo, applicazioni sperimentali[31] infatti hanno mostrato come una semplice implementazione di rete piconet basata su L2CAP richieda consumi nell’ordine dei 100mW durante la modalità di standby e di 250mW in funzionamento (TX/RX), detto in altri termini un modulo posto in condizioni di trasmissione continua alimentato con una coppia di batterie da 1,2 V 1800mAh, può funzionare correttamente per 25 ore. In generale comunque i dispositivi Bluetooth hanno due diversi stati di funzionamento: Standby in cui non vengono effettuate comunicazioni e viene mantenuto attivo solo il clock e Connection all’interno del quale il dispositivo è connesso almeno al master di una piconet. E’ possibile individuare altri quattro sotto stati relativi alla modalità Connection che vengono indicati come: • Active mode (Il dispositivo è attivo all’interno della piconet); • Sniff mode (Stato a basso consumo in cui il dispositivo resta in ascolto solo durante gli slot di snif); • Hold mode (Il traffico ACL viene interrotto per un certo intervallo di tempo): • Park mode (Il dispositivo non è più parte della piconet, ma rimane sincronizzato con il master della rete, è lo stato caratterizzato dalla minima dissipazione di potenza). Inoltre i dispositivi Bluetooth tendono ad implementare delle soluzioni di power management proprietarie, che dipendono dai circuiti utilizzati per realizzare il transceiver. Wifi IEEE 802.11 Lo standard IEEE 802.11 definisce lo standard per le wireless LAN, nel 1997 viene descritta la prima versione con data rate iniziali di 1 o 2 Mbit/s. Lo standard è stato poi oggetto di revisioni successive che hanno portato alla definizione dello standard IEEE 802.11b[12], che ha permesso di raggiungere data rate di 5.5 e 11 Mbit/s, utilizzando la banda ISM nell’intorno dei 2.4 GHz. Nello stesso anno l’IEEE ha rilasciato le specifiche 802.11a[13] che consentono data rate fino a 54 Mbit/s, ma opera nell’intorno dei 5GHz, che risulta essere una banda non licenziata negli USA, ma al contempo non libera in molti altri stati, ciò ha portato alla definizione dello standard IEEE 802.11g[14] nel 2003 che garantisce le stesse prestazioni dell’ 802.11a, ma utilizza frequenze nell’intorno dei 2.4 GHz. La banda disponibile viene divisa in quattordici canali parzialmente sovrapposti, ciascuno dei quali di ampiezza pari a 22MHz, solo undici di questi canali sono disponibili in USA e tredici in Europa. La tecnica di modulazione utilizzata per le velocità fino a 2Mbit/s è di tipo DSSS (Direct Sequence Spread Spectrum). Le Wifi LAN sono basate su un’architettura di tipo cellulare, in cui ogni cella viene chiamata Basic Service Set BSS; ogni BSS è costituita da una serie di dispositivi Wifi che possono essere fissi o mobili, l’accesso al mezzo trasmissivo viene realizzato attraverso una serie di regole di controllo indicate come funzioni di coordinazione (coordination function). La più semplice configurazione di rete indicata come indipendent BSS o IBSS implementa una rete ad hoc costituita da almeno due dispositivi. In questa modalità in realtà non esiste una struttura di rete, il che richiede la definizione di protocolli di alto livello per consentire la creazione di reti multi-hop. Una BSS può anche essere inserita all’interno di una rete più ampia indicata come Extended Service Set ESS, costituita da una o più BSS interconnesse fra loro mediante un Distribution System, la cui natura non viene specificata dallo standard. Ciò implica che possa essere una struttura cablata o altro tipo di rete wireless. Lo standard inoltre definisce le funzioni del Portal, che risulta essere un bridge fra le WLAN Wifi e la generica rete LAN IEEE 802.x. In Figura 11 vengono mostrati i principali componenti di una rete Wifi. Una stazione Wifi all’accensione è in grado di monitore i canali disponibili per verificare se sono presenti delle reti già attive, in particolare rileva se sui diversi canali sono presenti dei beacon frame[32], cioè dei pacchetti inviati dagli access point per identificare la loro presenza e definirne i parametri di funzionamento. Figura 11: Rete Wifi. Una volta posto in ascolto dei diversi canali il generico dispositivo Wifi seleziona una delle reti disponibili che possono essere ad hoc o infrastructured. Nel primo caso ogni dispositivo riveste il doppio ruolo di host e router, cioè ogni nodo è in grado di comunicare direttamente con i dispositivi che può raggiungere via radio ed inoltre con opportuni protocolli di alto livello è possibile creare in questo contesto delle reti multi hop che consentano la comunicazione fra due nodi che non possano comunicare per via diretta. Nel secondo caso invece avremo una struttura centralizzata in cui il dispositivo deve identificarsi presso l’access point, inoltre se viene implementato il protocollo di sicurezza WPA (Wifi Protected Access) deve essere effettato un ulteriore passo di autenticazione prima che il dispositivo possa essere ammesso all’interno della rete. Mentre un dispositivo è inserito all’interno di una BSS, esso può continuare a monitore i diversi canali per individuare nuove reti ed è in grado di dissociarsi da una rete per passare ad un’altra che per esempio sia caratterizzata da un segnale più forte. I dispositivi Wifi sono generalmente dotati di una o più modalità di risparmio energetico. A causa delle applicazioni a cui è rivolto, il Wifi deve garantire elevati livelli di sicurezza per evitare che dati sensibili gestiti all’interno delle reti aziendali non siano facilmente accessibili da parte di utenti Wifi non accreditati. Il problema della garanzia della sicurezza nelle reti wifi è di primaria importanza, nel 2004 è stato rilasciato lo standard IEEE 802.11i[33] le cui specifiche si basano sull’evoluzione del WPA utilizzando tecniche di criptatura avanzate basate su TKIP Temporal Key Integrity Protocol. Le caratteristiche in termini di struttura di rete e data rate sembrano indicare il Wifi come un candidato per applicazioni sensoristiche di nicchia in cui venga richiesto un elevato QoS, alti data rate e buoni livelli di sicurezza. Si pone ora l’obiettivo di valutare la tecnologia Wifi applicata al campo dei sensori in termini di costi e consumi. Analizziamo dapprima quest’ultimo punto. Un generico dispositivo Wifi può funzionare secondo lo standard in due diverse modalità che vengono definite Awake e Doze, come mostrato dalla Figura 12. Figura 12: Modalità di funzionamento Wifi. Quando il dispositivo si trova in doze esso non può né ricevere né trasmettere, quindi si trova in condizioni di risparmio energetico che possiamo indicare come PS power Save mode, la modalità con cui ogni dispositivo gestisce questo stato dipende dalla topologia di rete: • Infrastructured Una stazione Wifi attiva (AM) che vuole entrare in modalità PS deve segnalare all’access point questa intenzione utilizzando il bit di power management contenuto nell’header del pacchetto, l’access point memorizza questa condizione e memorizza il traffico indirizzato alla stazione in PS. Quando trasmette il beacon periodico, l’access point invia anche la lista delle stazioni in modalità PS ed indica se c’è del traffico in coda destinato a queste stazioni, ad intervalli regolari configurabili la stazione in PS passa alla modalità attiva e rimane in ascolto del beacon, se c’è del traffico a lei destinato rimane in ascolto per poi ritornare in risparmio energetico. • Ad hoc Le stazioni anche in questo caso possono entrare in modalità PS, ma il traffico a loro destinato deve essere distribuito fra le varie stazioni che rimangono attive poiché non c’è un access point centralizzato. Tutte le stazioni in PS passano in modalità attiva all’interno di finestre temporali chiamate ATIM window, durante le quali i nodi che avevano memorizzato il traffico destinato ad altri inviano dei pacchetti particolari indicati come ATIM frames, se una stazione riceve uno di questi frame a lei destinato, rimane attiva per ricevere il traffico. È opportuno osservare che la modalità d’accesso al canale prevista dal Wifi utilizza sistemi di accesso CSMA/CA cioè Carriere Sense Multiple Access / Collision Avoidance quindi un dispositivo in PS all’interno di una rete ad hoc che riceve un frame ATIM può rimanere in ascolto per un lungo periodo a causa della congestione del canale, ciò implica che sostanzialmente lo standard descrive solo una modalità di risparmio energetico lo stato Doze, che in alcune particolari condizioni può risultare non efficiente. Anche per il Wifi sono state condotte delle valutazioni sperimentali[23] sui consumi utilizzando delle normali schede PCMCIA per computer portatili ed impiegando microcontrollori. Costituendo una rete ad hoc i consumi si sono assestati nell’intorno di 1 W, i consumi quindi del Wifi risultano essere poco adatti all’impiego nelle reti wireless per sensori, inoltre l’elettronica necessaria ad una corretta implementazione di Wifi richiede dimensioni non propriamente contenute ed anche questo fattore gioca a svantaggio nel contesto del Wireless sensor networking, infine i costi di produzione risultano essere circa 10 volte superiori all’obiettivo prefissato del costo di 1$ per ogni smart transducer. Recenti sviluppi Le novità associate alle reti wireless ed il successo commerciale ottenuto dagli standard già rilasciati come Bluetooth e Wifi hanno generato un notevole fermento nello studio di nuove tecnologie di rete wireless. La ricerca si sta concentrando su tre filoni principali, da un lato si è alla ricerca di reti in grado di coprire aree molto estese nell’ordine di alcuni km caratterizzate da elevati transfer rate che possano raggiungere picchi nell’ordine dei Mbit/s, in questo contesto troviamo gli studi per le evoluzioni future dell’UMTS e WiMax, che implicano costi molto elevati affrontabili solo in virtù dell’elevato numero di utenti (strutture centralizzate “statali”). Il secondo e terzo settore d’indagine riguardano invece le WPAN cioè le reti locali wireless personali con aree di copertura inferiori ai 10m, all’interno di questo contesto troviamo due differenti approcci, da un lato troviamo la ricerca necessaria a eliminare i cavi per le periferiche ad alta velocità come USB 2.0 o Firewire (IEE 1394) in grado di supportare transfer rate fino a 480 Mbit/s, queste tecnologie sono inserite nel contesto delle UWB Ultra Wide Band; dall’altro abbiamo gli studi in merito alle LR-WPAN. UMTS L’UMTS Universal Mobile Telecommunications System rappresenta la visione europea della telefonia di terza generazione, molte volte indicata come 3G. Questa tecnologia nasce come evoluzione della telefonia GSM Global System for Mobile communication; lo sviluppo di questa tecnologia richiede l’analisi di due diversi aspetti: l’accesso alla rete radiomobile ed il cosiddetto core network. L’accesso alla rete radiomobile riguarda i dispositivi portatili e le antenne radio con i quali questi dispositivi devono essere posti in comunicazione, mentre il core network si occupa di instradare le comunicazioni fra le varie base station UMTS oltre che consentire il bridge verso altre reti come ISDN, Internet ed altro. Il core network[34] dell’UMTS è una evoluzione del GSM, mentre la modalità di accesso al canale radio rappresenta una forte innovazione rispetto agli standard precedenti, questo è dovuto al vincolo progettuale di permettere la fruizione da parte dei terminali UMTS di contenuti multimediali che richiedono transfer rate elevati, come fra poco vedremo fino a 2 Mbit/s. Queste prestazioni sono rese possibili dall’ampiezza dei canali utilizzati (5 MHz invece dei 200 kHz utilizzati dal GSM), e dal metodo di accesso al canale di tipo CDMA Code Division Multiple Access. Garantire il possibile utilizzo dell’UMTS come rete globale, implica che l’UMTS Radio Access Network, URAN sia suddiviso in livelli successivi in modo gerarchico in modo che ogni livello superiore copre geograficamente l’area interessata da un livello inferiore come mostrato in Figura 13. Figura 13: Struttura gerarchica UMTS. Il massimo transfer rate possibile all’interno della rete UMTS dipende dal livello che andiamo a valutare, avremo un data rate pari a 144 kbit/s nel Macro-layer con una velocità massima relativa di 500 km/h, mentre nei micro-layer possiamo avere velocità di trasferito di 384 kbit/s con velocità massime di 120 km/h, infine all’interno dei pico-layer la rete UMTS può supportare fino a 2Mbit/s, con velocità fino a 10 km/h. Lo spettro occupato dall’UMTS è stato individuato nel 1992 nelle bande comprese fra i 1885-2025 MHz ed i 2110-2200MHz. I servizi che l’UMTS è in grado di offrire differiscono fra loro intrinsecamente, abbiamo infatti applicazioni che vanno dalla messaggistica istantanea alla video conferenza, ciò risulta in differenti esigenze in termini di QoS e tempi di latenza, vengono quindi definite quattro distinte classi di servizi[35], in base alla QoS necessaria esse sono: • Conversational class. È la classe più sensibile ai tempi di trasferimento e viene utilizzata per il trasporto di traffico real-time, una delle applicazioni tipiche di questa categoria è la telefonia; • Streaming Class Viene utilizzata per il trasporto di flussi dati real-time unidirezionali sia video che audio; • Interactive Class Viene utilizzata per applicazioni in cui l’utente deve interagire con la rete mobile come per esempio la navigazione internet; • Background Class Viene utilizzata ogni qualvolta risulti essere necessario mantenere delle attività di comunicazione in background, per esempio il download di un file da un database, è la classe meno sensibile ai tempi di consegna, ma è la più sensibile in merito all’affidabilità dei dati trasmessi. Le caratteristiche dell’UMTS lo rendono poco adatto alle reti di sensori poiché richiede la struttura di una rete centralizzata cablata (Base Station) ed i dispositivi mobili vengono progettati con un approccio che non risulta essere power-aware, visto che i dispositivi mobili come i cellulari sono usualmente alimentati con unità di potenza che vengono ricaricate e/o sostituite spesso. L’unica applicazione possibile dell’UMTS fra quelle delineate nei paragrafi precedenti è il controllo ambientale in cui sia necessario coprire aree molto vaste. Infine, l’utilizzo dell’UMTS così come i servizi di telefonia mobile GSM presentano le problematiche relative alla gestione di modalità di abbonamento verso provider che forniscono il servizio di rete, con i conseguenti costi di utilizzo. WiMAX WiMAX è l’acronimo di WorldWide Interoperability for Microwave Access, nome commerciale associato allo standard IEEE 802.16[15] nelle sue diverse revisioni. Il gruppo di ricerca WiMAX all’interno dello standard IEEE 802.16 ricopre un ruolo analogo a quello della Wi-fi alliance per lo standard 802.11, in altre parole si propone di standardizzare i protocolli e le definizioni hardware per consentire l’interoperabilità dei dispositivi prodotti da diversi costruttori. Uno degli obiettivi di WiMAX è rendere disponibili su aree estese elevati data rate, in particolare viene prevista una capacità di 75 Mbit/s per ogni base station raggiungibile utilizzando un canale di 20 MHz nelle condizione di propagazione ideale del segnale. Va notato che alcune legislazioni nazionali limitano l’ampiezza del canale a 10 MHz, condizionando quindi la capacità delle singole base station; per quel che concerne le aree in grado di essere coperte da una singola antenna possono arrivare anche a 50 km con data rate di alcuni Mbit/s, nell’utilizzo indoor possono essere raggiunte distanze di 15 km utilizzando antenne direzionali in line of sight, mentre solamente di 5km in caso di condizioni che non consentano di rispettare il line of sight. Figura 14: Possibile integrazione di WiMAX con altre tecnologie. I primi prodotti conformi a WiMAX arriveranno sul mercato nella seconda metà del 2005, anche se per avere dispositivi completamente funzionali in grado di raggiungere i data rate e le distanze descritte in precedenza si dovrà attendere fino al 2006[36]. WiMAX risulta essere una tecnologia in grado di integrare perfettamente le reti mobili e fisse preesistenti, in Figura 14 viene proposto un possibile impiego di questo standard combinato con reti fisse come le LAN e mobili come UMTS. Le possibili applicazioni del WiMAX vanno dalla creazione di infrastrutture di rete aziendali con aree di copertura elevata, all’integrazione delle reti locali WIFI e mobili GPRS/UMTS, inoltre può essere impiegata anche per superare il problema dell’ultimo miglio nel campo delle telecomunicazioni broadband veicolate su rame. Alcune previsioni di mercato[36], infatti, stimano la penetrazione del broadband negli stati più evoluti fino all’80%. La rimanente percentuale deve essere suddivisa fra zone che non possono essere raggiunte dal servizio nell’ordine del 15% e utenti che non sono interessati al broadband. Le zone non coperte dal servizio a causa di difficoltà tecnologiche legate alla scarsa qualità del doppino in rame, dovuto in primo luogo alla distanza dalle centrali di rete, possono essere raggiunte dal segnale WiMAX mediante opportune base station ed antenne direzionali consentendo la diffusione del broadband anche in zone rurali dove altrimenti non potrebbe essere portato. L’applicazione nell’ambito della sensoristica del WiMAX soffre delle stesse limitazioni dell’UMTS, per quel che concerne consumi e transfer rate sovradimensionati per l’applicazione. Passiamo ora ad analizzare le tecnologie emergenti nel campo delle reti wireless di dimensioni personali che abbiamo indicato come WPAN Wireless Personal Area Network. UWB Il nome deriva dall’acronimo Ultra Wide Band, il termine nasce all’interno della ricerca di nuove tecnologie di telecomunicazione in campo militare nei primi anni 60, recentemente questo termine è stato ripreso nel 2002 dall’FCC per indicare: “… Any radio technology with a spectrum that occupies greater than 20 percent of the center frequency or a minimum of 500MHz”[37] In altre parole indica tecnologie che occupano una banda elevata dello spettro radio, questa consente ampiezze di banda molto elevate che consentono ad UWB di essere il candidato ideale per l’implementazione wireless degli standard USB 2.0 e Firewire (IEEE 1394), consentendo di raggiungere transfer rate fino a 480 Mbit/s. I primi prodotti basati su UWB sono attesi sul mercato per la seconda metà del 2005 anche se come per WiMAX, volumi produttivi considerevoli verranno raggiunti solo nel corso del 2006. Nel corso del 2002 l’FCC ha allocato la banda per applicazioni UWB fra i 3.1 ed i 7.5 GHz In realtà i dispositivi non mirano a coprire l’intero range di frequenze disponibili, ma l’FCC ha definito un minimo di 500Mhz con livelli di 10dB per ciascun dispositivo. La flessibilità prevista dalle specifiche lascia completa libertà agli sviluppatori nell’utilizzo di un subset delle frequenze disponibili per poter rispettare altri parametri di progetto quali il contenimento dei consumi, l’ottimizzazione delle prestazioni del sistema e le difficoltà di progetto. La comunicazione sul canale viene effettuata utilizzando tecniche avanzate di modulazione OFDM Ortogonal Frequency Division Multiplexing in cui l’informazione viene trasmessa utilizzando più portanti poste a frequenze specifiche, in questo modo è possibile ottenere la capacità di canale desiderata. Sulla base delle tecnologie CMOS oggi disponibili, l’uso dello spettro compreso fra i 3.1 e 4.8 Ghz permette di implementare soluzioni UWB con tre sottobande di 500 MHz ed evitando problemi di interferenza con gli standard Wifi 802.11 che allocano bande aldisopra dei 5Ghz (802.11a[13]). Le tecniche di modulazione MB-OFDM MultiBand OFDM sono state studiate per garantire la possibilità di costruire dispositivi integrati di contenuta complessità e consumi contenuti, la vita media di un dispositivo UWB dovrebbe garantire un minimo di due ore di continuo funzionamento utilizzando normali batterie alcaline. La tecnologia UWB è alla base dello sviluppo del Wireless USB, questo marchio risulta essere un marchio registrato dalla Cypress Semiconductor Corporation che come avremo modo di analizzare diffusamente nel capitolo II nulla ha a che vedere con l’UWB. Infatti il wireless USB che utilizza UWB è citato al momento solo in alcune white paper redatte dalla Intel corporation in cui vengono delineati solo i settori applicativi di questa tecnologia nel campo del Multimedia Home Entertainment con transfer rate pari a 480 Mbit/s, ma non vengono rilasciate specifiche tecniche aggiuntive. In Figura 15 viene rappresentato lo scenario applicativo di questa tecnologia ed il suo rapporto con le tecnologie di rete già esistenti. In conclusione potremo affermare che le tecnologie UWB presentano degli aspetti interessanti per il sensor networking visto che possono essere implementate delle strategie di power saving, ma per il momento a causa della mancanza di maggiori informazioni in particolar modo per quel che concerne i consumi, essa non può essere presa in considerazione, inoltre anche in presenza di consumi contenuti osserviamo che il data rate proposto da queste tecnologie è ben al di sopra delle caratteristiche richieste da una rete di sensori che misuri grandezze come temperatura o pressione. Figura 15: Possibile integrazione di Wireless USB (Intel) con altre tecnologie. ZigBee Come tutti i membri della famiglia IEEE 802 all’interno dello standard IEEE 802.15.4[18] vengono definiti solo i livelli fisico e di accesso al canale MAC, i livelli superiori sono stati definiti da un consorzio di aziende che garantiscono l’interoperabilità del protocollo sotto il nome di ZigBee. ZigBee quindi definisce l’intero stack protocollare che descrive una possibile realizzazione di rete LR-WPAN. La banda di comunicazione utilizzata è quella ISM nell’intorno dei 2.4 GHz, anche se lo standard 802.15.4 prevede che possano essere utilizzate anche le bande comprese fra 868-868.6 MHz consentendo l’allocazione di un canale di comunicazione in grado di garantire 20 kb/s, 902928 MHz che permettono la definizione di 10 canali con data rate pari 40 kb/s ed infine come dicevamo prima la banda ISM 2.4-2.48 GHz all’interno della quale possiamo individuare 16 canali con data rate pari a 250kb/s. La modulazione primaria utilizzata si basa sul Binary Phase Shift Keying (BPSK), nelle bande 868/915MHz e Offset Phase Shift Keying nella banda a 2.4 GHz, entrambe queste codifiche vengono poi espanse all’interno dello spettro utilizzando DSSS 1 , utilizzando 16 codici di spreading di lunghezza pari a 32 bit ciascuno dei quali è in grado di codificare 4 bit di informazione, ciò corrisponde ad un symbol rate pari a 62.5 Ksymbol/s . Il Data rate massimo è pari a 250 kbit/s esso risulta essere relativamente elevato e consente di realizzare applicazioni con bassi duty-cycle in modo da poter contenere i consumi, ma al contempo avere una elevata qualità di servizio, ciò è possibile solo se siamo in grado di trasmettere e ricevere relativamente grandi quantità di dati in tempi ristretti[23]. La tecnologia d’accesso al canale è simile a quella vista per Wifi essa infatti prevede l’utilizzo di CSMA/CA, in cui ogni dispositivo prima di iniziare una sessione di comunicazione si pone in ascolto del canale e se questo non è utilizzato da altri inizia la comunicazione, le topologie di rete implementabili mediante ZigBee sono tutte quelle viste nel paragrafo 1.2 quindi potremo costruire reti a stella, Mesh o ad albero. Inoltre, ciascun nodo ZigBee può funzionare in due diverse modalità FDD Full function Device o RFD Reduced Function Device. Nel primo caso il nodo è in grado di svolgere funzioni di coordinatore all’interno della rete, nel secondo invece non ha queste possibilità e ciò permette di creare dispositivi meno complessi e quindi meno costosi. Similmente a quanto visto per le reti Wifi, la topologia a stella prevede due distinte modalità di funzionamento beacon e non beacon. La prima prevede che la rete venga gestita interamente dal coordinatore che si occuperà della gestione di tutti i messaggi di tipo master/slave, nel secondo caso invece il controllo è più vicino ad un approccio producer/consumer. Ciascun Nodo viene individuato in modo univoco attraverso un indirizzo a 64 bit, in realtà però nella creazione della rete ad ogni nodo viene assegnato uno short address progressivo di 16 bit, il numero di dispositivi indirizzabili all’interno della PAN quindi è limitato a 65536. Il protocollo descritto nello standard prevede che le PAN possano essere strutture dinamiche dotate di più FDD in cui ogni nodo all’accensione partecipa alla costituzione della PAN e se non sono presenti coordinatori all’interno della rete il nodo è in grado di assumerne il ruolo, inoltre è interessante notare che lo standard prevede a livello fisico l’inserimento di un preambolo di sincronizzazione (4byte), un delimitatore di frame (1byte), un campo lunghezza dati (1byte) ed infine una Frame Check Sequence (FCS). Valutazioni sperimentali[23] effettuate con transceiver Motorola MC13192 in package QFN, fattore di forma che consente l’elevata ingegnerizzazione degli smart transducer così implementati, hanno mostrato consumi molto contenuti, con correnti di picco nell’ordine dei 30mA, ciò rende ZigBee il candidato ideale per una Wireless Sensor Network, sia per quanto riguarda le prestazioni, dimensioni dell’elettronica e consumi. Gli unici fattori che dovremo prendere in considerazione 1 Direct Sequence Spread Spectrum, rimandiamo al capitolo II per la descrizione tecnica di questa modalità di modulazione. sono i costi di realizzazione che a causa della relativa novità dello standard non si sono ancora assestati.