CULTURA E INFORMAZIONE SUL KARATE-DO
Seishinkan Karate-Do
M°Mauro Mancini
A cura di Alessandro Parodi
Karateno shugyo waissho de aru - Il karatesi pratica tutta la vita
Il Bunkai
n. 16 - Febbraio 2009
In questo numero di Dojo parleremo dello stage di Kata‐Bunkai e della performance dei nostri allievi al torneo Karate‐Kids, due appuntamenti importanti svolti entrambi nel mese di febbraio. Il giorno 15, il Maestro Hiroshi Shirai ha diretto, nella consueta ed ospitale struttura tensostatica
A.S.D.Gymseng di Roma, il secondo stage di kata bunkai
del Centro‐Sud Italia. Tale incontro, coadiuvato dallo Shihan Ceruti, è stato organizzato dalla triade delle Società dei maestri Mancini, Ventura e Cembran/Schicchi, che già da diversi anni si prodigano a creare occasioni d’incontri‐studio nell’ambito del Karate Tradizionale Fikta
della Capitale. Prima di addentrarci nella cronistoria della manifestazione è opportuno rispondere ad una domanda che molti di noi sicuramente si saranno posti, durante la loro carriera da karateka: a cosa serve praticare i kata? Dobbiamo prendere atto che esistono numerosissime arti del combattimento che non prevedono l’esecuzione di kata, e nondimeno sono efficaci nella difesa personale. Allora, perché molti stili invece insistono nella loro pratica, tanto da definirli come un elemento così fondamentale?
Tutti sappiamo che gli antichi Maestri creavano i kata per codificare e tramandare le tecniche e le tattiche che avevano sviluppato con il loro assiduo allenamento. Il kata è prima di tutto la raccolta enciclopedica delle tecniche e delle sequenze create da questi Maestri del passato. Una sorta di memoria cui attingere per mantenere alto il livello della nostra preparazione. Per i profani possiamo brevemente spiegare che tipo d’allenamento diversifichi il Bunkai da quello svolto normalmente in palestra con l’esecuzione dei kata. Innanzitutto il termine Bunkai (分解), significa “analisi”, “smontaggio”, e già questa terminologia spiega meglio ciò che invece spesso viene chiamato “applicazione”, che porta in sé un qualcosa di predeterminato, mentre il vero significato di analisi riguarda una ricerca costante e un adattamento. Il Bunkai, in effetti, è sì un’applicazione dei kata, ma non ne riflette mai fedelmente tutte le tecniche. Questo lavoro di scomposizione e analisi é utile a comprendere a cosa servono i movimenti dei vari kata, così che essi possano essere compiuti con consapevolezza e non come semplici esercizi estetici. Applicando poi con uno o più
avversari le tecniche, solitamente eseguite da soli, consente di misurarle in termini di distanza, di tempismo e di adattarla alle caratteristiche dell’avversario. In poche parole di studiarne l’efficacia. Praticando per molto tempo (parliamo di anni naturalmente) un kata e approfondendone la ricerca, si arriva a poterne dare un’interpretazione sulla base della propria costruzione personale, delle analisi e delle sensazioni che quel
kata ha determinato. In questo modo, si creano delle possibilità di difesa, applicazioni e scambi di tecniche alternative, che consentono di ampliare il proprio bagaglio tecnico in situazioni di difesa personale. In quest’ambito le tecniche e le sequenze son o estratte dai kata e – si potrebbe dire – vivono di vita propria per dare spunto a nuove interpretazioni e, quindi, applicazioni.
Per questi motivi, il kata va “studiato” e non solo “eseguito”. Dice S. Egami a proposito del kata: “Un Kata può essere considerato come unʹinteg razione di tecniche offensive e difensive, ma è più di questo. Si dov rebbe cercare di capire lo spirito del Maestro karateka che creò il kata, perché esso ha una sua vita e rich iede cinque o sei anni per essere perfezionato. Corpo e spirito devono essere una sola entità, e lʹenergia deve essere concentrata. La respirazione deve essere continua senza alcuna interruzione. Le tecniche non dovrebbero essere praticate sempl icemente allo scopo di poterle eseguire nel kata. Poiché il karate è unʹarte combattiva, ogni tecnica o mov imento, sia offensivo che difensivo, ha il suo proprio significato, come e perché
sono efficaci, e dov rebbe praticare di conseguenza. Si deve capire il senso di ogni tecnica, ogni movimento e il kata come insieme. Tutte le arti marziali hanno dei punti in comune, tipo il ritmo, il tempo, la distanza, la respirazione e il flusso di energ ia v itale e questi sono impliciti nel karate.”
L’evento del 15 febbraio è il culmine di un duro lavoro di studio dei bunkai di tutti i kata dello stile shotokan, interpretati con una dedizione unica dal Maestro Hiroshi Shirai. Un lavoro in costante arricchimento, compiuto minuziosamente, che ci fa capire il livello di qualità tecnica che fortunatamente possiamo ancora attingere alla sua fonte. Una prima basilare forma di bunkai consiste nell’eseguire il kata cercando di visualizzare l’avversario o gli avversari da cui ci si deve difendere, e contrattaccare quando si eseguono le varie tecniche. Tale
esercizio non è semplice in quanto già nell’esecuzione del kata doti fisiche, abilità tecnica e soprattutto la capacità di concentrazione sono sollecitate ai massimi livelli. Aggiungere un altro elemento stressante può costituire un
problema ma, come sempre, è l’unico modo per migliorarsi. Per facilitare questo compito si può studiare il kata eseguendolo avversario per avversario, dividendolo cioè in microcombinazioni in cui una piccola pausa separa le
tecniche dedicate ai vari attaccanti. Eseguire per la prima volta un kata con avversari reali può
rivelarsi esperienza sgradevole e frustrante destinata a rimanere tale per lungo
tempo. Questo tipo di allenamento mette a nudo impietosamente le proprie manchevolezze di qualsiasi tipo esse siano. Prima fra tutte l’inefficacia delle tecniche stesse. Movimenti ripetuti migliaia di volte diventano pietosamente incerti: non si riesce più ad eseguire correttamente la sequenza e a volte addirittura a ricordarsela. Parate e attacchi risultano poco reali e l’impressione generale che ne consegue è di profonda inadeguatezza. Ma questa dolorosa
sperimentazione serve sempre e comunque, se non altro a porsi delle domande. In alcuni casi, il problema può nascere dal fatto di non aver ancora raggiunto un
livello tecnico sufficientemente alto, per affrontare questo tipo di prova, ma in
generale è possibile che il problema sia fondamentalmente diverso. L’allenamento a cui ci si sottopone abitualmente lungo ed
intenso, è altamente specializzante e la struttura sia tecnica che mentale che ci si costruisce è spesso così compatta e rigida da escludere necessariamente tutto ciò
che devia anche leggermente. Cambiare binario risulta complicato e difficile.
Quando ci si trova in una situazione diversa e l’orizzonte mentale in cui si è
abituati a muoversi e a vedersi è dissimile, può capitare di rimanere bloccati,
incapaci di adattarsi alle nuove coordinate spaziali. L’interazione con l’attaccante va a modificare il ferreo ordinamento delle tecniche all’interno di un tipo di pratica che non prevede avversari reali. Il tempo e il ritmo non sono più una sfida univoca alle personali capacità, la distanza con l’attaccante acquista un’importanza di particolare spessore rispetto a prima. La capacità di destreggiarsi fra queste variabili, restando fedeli al kata, non è il tipo di abilità che si può acquisire nel giro di pochi giorni. Così com e avviene per il kata anche nel caso del bunkai è necessario seguire una progressione graduale che consenta di migliorare costantemente fino a raggiungere la piena padronanza delle tecniche del kata,
anche e soprattutto all’interno di un contesto completamente diverso. Per questo secondo appuntamento quindi, il secondo di nove incontri, la partecipazione alla sessione dei bunkai è stata ancora più massiccia, segnando sul tatami la presenza di più di cento partecipanti, che non si sono lasciati sfuggire l’occasione di una lezione di tecnica ineguagliabile del nostro Maestro. Ovviamente per poter affrontare tutto ciò, al massimo della forma, la Commissione Tecnica del Lazio, coadiuvata dal Rappresentante I.S.I. locale, ha cercato di preparare i partecipanti con allenamenti mirati e costanti. Grazie a questo lavoro, i livelli di conoscenza e pratica, riscontrati dal Maestro, sono stati eccellenti, anche per le cinture “inferiori” e per i più giovani, che hanno potuto affrontare senza difficoltà anche il Bunkai di Bassai dai e Kanku dai.
Le tre ore di lavoro come al solito filano via costantemente in maniera “troppo veloce”, e ci si ritrova al saluto finale con grande soddisfazione ed allo stesso tempo con un po’ di rammarico, ma sicuramente con rinnovato desiderio di andare oltre. Appuntamento quindi e come al solito a Roma nel 2010, per la terza edizione di questo percorso di studio a tutti gli appassionati che vorranno gratificarci con la loro presenza.
Oss!
“Se non si pensa che si è in procinto di colpire, se non si permette che nascano pregiudizi o riflessioni, se,
nell’istante preciso in cui si vede la spada che oscilla, questa visione non invaderà totalmente la mente, si potrà intervenire nell’azione dell’avversario strappandog li la spada”.
T. SOHO
VI Torneo Karate Kids
Domenica 22 febbraio 2009 presso la tecnostruttura A.S. Gymseng di Roma Casalpalocco, si è svolta la VI edizione del Torneo Karate Kids organizzata dalla palestra Seishinkan del M° Mauro Mancini, aderente alla FIKTA. In una cornice di pubblico numeroso e festoso, molti ragazzi e ragazze nelle varie fascie di età dai 5 ai 14 anni, si sono spesi nelle gare di kata, kumite, enbu e gare/percorso a squadre per piccoli e grandi. Si sono presentati all’appuntamento circa 280 atleti, provenienti da tutto il Lazio, supportati da circa 50 tra arbitri e Presidenti di Giuria e, grazie all’ottima organizzazione, le gare si sono svolte con regolarità e fluidità. Spinti dall’incoraggiamento di genitori, parenti e amici i “nostri”, pur non potendo contare su alcuni pezzi da 90 debilitati, hanno come al solito ben figurato. Su 33 partecipanti, infatti, circa la metà è salita sul podio. La riuscita di questa manifestazione è
dovuta, tra gli altri, anche a tutti coloro che hanno prestato la loro preziosa collaborazione: in particolar modo il Comitato Regionale del Lazio, i già citati arbitri e i presidenti di giuria, intervenuti in gran numero, nonché i volontari del servizio d’ordine, che hanno faticato non poco per garantire la sicurezza dei ragazzi ed il corretto svolgimento della gara. Il risultato più che positivo di questo evento, ci incoraggia a proseguire per questa strada, cercando di far tesoro delle esperienze maturate, con l’obiettivo di estendere questa manifestazione anche al di fuori dei confini regionali
Le prestazioni dei ragazzi hanno confermato la costante crescita di qualità tecnica , per la quale i maestri FIKTA del Lazio sotto l’attenta guida del M° Hiroshi Shirai lavorano assiduamente. Ecco di seguito i risultati ufficiali, congratulazioni ragazzi!!!
Gare Individuali
Gare a squadre
Fascia A1
Percorso a squadre piccoli
2° posto Gallavotti Riccardo 1° posto Seishinkan Roma
Fascia A2 Percorso a squadre grandi
2° posto Mauro Martina
2° posto Seishinkan Roma
3° posto Mercanti Leonardo
Fascia A3 1° posto Marconi Daniele
Fascia A6
2° posto Ngeli Alessandra
Fascia A5 2° posto Di Bari Marco
Fascia B2
3° posto Matteucci Matilde
Fascia B3
2° posto Moavro Marina
Fascia B4
3° posto Moore David
Fascia C3
3° posto Matteucci Riccardo
Fascia C4
1° posto Pesce Cristian
Fascia C5
2° posto Boldini Federico
Fascia E2
1° posto Ngelici Martina
3° posto D’alessio Tiziano
……….e arrivederci al prossimo anno per la settima edizione del Torneo Karate Kids!!!
Di Valter Boldini
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