Kerato-uveitis in sheep: clinical and serological patterns
Cheratouveite nella pecora: aspetti clinici e sierologici
Gruppillo A., Di Pietro S., Incardona A., Bonanno G., Currò V.*, De Majo M.
Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie, Università di Messina
*IZS della Sicilia “Mirri”
Abstract
In this study the Authors report some cases of kerato-uveitis in sheep free-ranged on territory of
Enna (Italy).
The animals, with age ranged from 2 to 5 years showed an altered appetite and a weight loss from
10 days; in last 4 days they showed also a sudden blindness. At the clinical evaluation some sheep
showed hypertermia and a respiratory symptomatology.
The ocular evaluation allowed to show in both eyes hyperaemia of the conjunctiva, congestion of
sclera vessels and an intense corneal oedema with neovascularization originating from limbus. In
the anterior chamber was present hypopion related to various stage of uveitis. The animals were
subjected to blood collection to perform serological tests to find possible pathogens related to the
clinical symptoms. The laboratory data allowed to show seropositivity to Mycoplasma spp. and
Coxiella spp.(Q Fever). On the basis of above said is evident the importance of the ocular
examination, considering the ocular symptoms as a diagnostic tool to find a severe systemic disease.
Riassunto
Gli Autori in questo lavoro riferiscono di alcuni casi di cheratouveite in pecore allevate allo stato
brado in provincia di Enna. Gli animali, di età compresa tra 2 e 5 anni, presentavano disoressia e
lieve calo ponderale da circa 10 giorni; a tali sintomi da circa 4 giorni si era aggiunta una
improvvisa cecità. Alla visita clinica i soggetti malati presentavano lieve ipertermia, con sintomi
respiratori caratterizzati da scolo nasale e tosse produttiva. L’esame obiettivo particolare
dell’apparato oculare le pecore mostravano in entrambi gli occhi iperemia congiuntivale e lieve
congestione dei vasi sclerali, intenso edema corneale con neovascolarizzazione in partenza dal
limbus. All’osservazione della camera anteriore era possibile evidenziare la presenza di ipopion
associato a quadri di uveite di vario grado. Gli animali sono stati sottoposti a prelievo di sangue, su
cui sono stati eseguiti esami sierologici per la ricerca di eventuali patogeni responsabili del quadro
clinico. Gli esami di laboratorio hanno permesso di evidenziare sieropositività per Mycoplasma spp
e Coxiella spp., agente eziologico quest’ultimo della Febbre Q.
Sulla base di quanto affermato risulta evidente l’importanza della visita oftalmologica, dal momento
che eventuali segni clinici oculari non sono da sottovalutare, quale importante strumento per la
diagnosi di malattie sistemiche altrimenti difficilmente rilevabili.
Premessa
Tra le patologie oculari della specie ovina, le lesioni acquisite sono quelle che hanno una maggiore
incidenza rispetto alla patologie congenite (12). Sebbene non sempre le lesioni oculari negli animali
da reddito non vengano prese in debita considerazione, è importante sottolineare che alcuni
disordini dell’apparato oculare talvolta sono espressione di malattie sistemiche. Come tali queste
rivestono grande importanza ai fini diagnostici e soprattutto prognostici nei riguardi di quelle
malattie infettive che, all’interno di un allevamento, si accompagnano a perdite economiche anche
gravi.
A tale proposito è bene ricordare che nella specie ovina è possibile riscontrare diverse lesioni in vari
distretti oculari, con particolare riferimento alle porzioni anteriori (congiuntiva, cornea, uvea e
cristallino). Di norma trattasi di entità nosologiche secondarie all’azione di microrganismi la cui
azione patogena si manifesta anche in altri distretti organici diversi dall’apparato oculare, quale la
sfera genitale o l’apparato respiratorio: esempio fra tutti le forme di cheratocongiuntivite infettiva
degli ovi-caprini, sostenuta da germi del genere Chlamydia spp. e Mycoplasma spp. (12). Inoltre,
non bisogna trascurare alcune manifestazioni cliniche a livello oculare che specialmente negli
animali da reddito possono rappresentare elementi patognomonici di manifestazioni tossiche di
relativa frequenza.
Obiettivo del presente lavoro è stato quello di esaminare un gruppo di pecore che presentavano
cecità improvvisa, al fine di effettuare una diagnosi eziologica delle lesioni oculari riscontrare
all’esame clinico.
Materiali e metodi
Le nostre ricerche sono state effettuate su un gruppo di 40 pecore, di sesso femminile, di età
compresa tra 2 e 5 anni, a triplice attitudine, allevate allo stato brado in provincia di Enna (Sicilia),
all’interno del quale alcuni soggetti, dai rilievi anamnestici, risultavano affetti da riduzione del visus
fino alla completa cecità.
Dopo un’accurata anamnesi del gruppo, che consentiva di escludere forme di natura tossica o
traumatica che potessero rendersi responsabili delle lesioni a carico dell’apparato oculare, tutti gli
animali venivano sottoposti ad una visita clinica generale e ad un esame specialistico dell’apparato
oculare; inoltre, per ogni soggetto veniva effettuato un prelievo di sangue dalla vena giugulare, al
fine di eseguire alcuni test sierologici per la ricerca di sieropositività nei confronti di alcuni
microrganismi responsabili di lesioni oculari nella specie in oggetto. In particolare, veniva eseguita
la ricerca per: Leptospira spp., Brucella ovis; Coxiella burnetii (agente eziologico della Febbre Q);
Chlamydia psittaci; Mycoplasma spp.; Mycobacterium tuberculosis e virus della Bluetongue.
Risultati
Nel gruppo di pecore esaminate nel corso del presente studio, sulla base dei dati anamnestici, n° 17
soggetti aveva presentato perdita dell’appetito, lieve calo ponderale da circa 10 giorni e cecità
improvvisa insorta negli ultimi 4 giorni. All’esame clinico era possibile mettere in evidenza un
moderato rialzo termico ed una sintomatologia prettamente respiratoria, caratterizzata da rinite con
scolo nasale e tosse produttiva. Negli stessi animali l’esame obiettivo particolare dell’apparato
oculare aveva permesso di evidenziare la presenza di lesioni bilaterali di vario grado. In particolare,
si osservava lieve flogosi della congiuntiva bulbare e palpebrale, non accompagnata però da epifora
o scolo di tipo sieroso o essudativo a livello del canto nasale. Nei soggetti esaminati, inoltre, erano
presenti lesioni infiammatorie localizzate a livello di cornea e di tessuto uveale, singole o in
associazione tra loro(Foto da n°1 a n°4). Negli animali affetti da cheratite (n° 10) si riscontrava un
diffuso edema corneale, che originava dalla porzione limbare della cornea e che tendeva a
coinvolgerne l’intera superficie; inoltre, era presente evidente vascolarizzazione corneale,
caratterizzata da neoformazione di vasi a spazzola quale segno patognomonico di un
coinvolgimento stromale della cornea (Foto n°1, 2 e 3); ancora, in alcuni soggetti, la presenza di
ascessi corneali focali, localizzati su gran parte della cornea stessa (Foto n°3). Gli animali affetti da
uveite anteriore di grado variabile (n° 17), mostravano grave iniezione vasale a livello sclerale
associata ad edema dell’iride e miosi pupillare, talvolta in presenza di ipopion in camera anteriore
(Foto n° 1, 2, 3 e 4).
Gi esami sierologici eseguiti sugli animali oggetto della presente indagine hanno dato risultati
positivi per la ricerca di Coxiella burnetii (IFI) nelle 17 pecore che presentavano concomitanti
lesioni oculari, e nello stesso gruppo veniva registrata una positività sierologica per Mycoplasma
spp. in n° 7 soggetti; negativi risultavano, invece, gli altri test eseguiti. I rimanenti 23 soggetti
esaminati risultavano negativi ai diversi test sierologici effettuati.
Considerazioni e conclusioni
Sulla base dei risultati ottenuti nel presente lavoro è possibile, a nostro avviso, ricondurre le lesioni
oculari riscontrate nei 17 animali esaminati all’azione patogena di Coxiella burnetii, considerata la
positività sierologica verso il suddetto patogeno e la presenza di una sindrome respiratoria
concomitante, causata anch’essa probabilmente dallo stesso microrganismo, così come riportato in
letteratura (2). A sostegno della nostra ipotesi devono essere considerati i risultati dei test sierologici
per la ricerca di Mycoplasma spp. e di Chlamydia psittaci, agenti eziologici della cheratocongiuntivite infettiva degli ovini e dei caprini: nel nostro lavoro, tra le pecore affette da lesioni
oculari nessuna di esse era sieropositiva alla Chlamidia e soltanto 7 risultavano positive al
Micoplasma.
Inoltre, è importante sottolineare che le lesioni cherato-congiuntivali causate da questi ultimi
microrganismi, solitamente, non si accompagnano ad infiammazione uveale di grave entità, come
evidenziato negli animali oggetto di studio, rimanendo invece la flogosi confinata ai distretti oculari
anteriori (congiuntiva e cornea) (12).
Coxiella burnetii è un batterio intracellulare, appartenente alla famiglia delle rickettsiaceae, agente
eziologico della Febbre Q, zoonosi presente in tutto il mondo, trasmessa nei ruminanti da zecche
della famiglia ixodidae o argasidae, che può colpire più frequentemente le persone addette ai lavori
che possono venire a contatto con gli animali malati, come medici veterinari, allevatori, persone
addette alla manipolazione della carne, ecc.
Negli animali Coxiella burnetii può causare infezione in forma subclinica oppure può determinare
casi di aborto tardivo o natimortalità, broncopolmonite, mastite ed oftalmite (2). La diagnosi
routinaruia della febbre Q, di solito, è basata sul riscontro degli anticorpi specifici all’interno della
popolazione animale, utilizzando diversi metodi di laboratorio quali fissazione del complemento,
immunofluorescenza, tecniche ELISA e PCR (3; 7).
Dal punto di vista patogenetico, le lesioni riscontrate negli animali potrebbero essere correlate
all’azione endoteliotropa della Coxiella spp. in particolare e delle rickettsiae in generale: a seguito
di un danno endoteliale si verrebbe a creare un incremento della permeabilità capillare, con stravaso
di plasma nei tessuti colpiti dall’infezione (2). Più specificatamente a livello oculare tale
meccanismo patogenetico sarebbe alla base dell’intensa uveite riscontrata in tutti i soggetti colpiti.
Nelle aziende da noi esaminate, inoltre, non erano stati effettuati interventi sanitari di prevenzione
contro la diffusione di ectoparassiti, che tra l’altro erano stati ritrovati sugli stessi animali, per cui si
può ipotizzare un’elevata possibilità di trasmissione dell’infezione da Coxiella burnetii all’interno
del gregge di pecore considerate.
Nella nostra ricerca, quale tecnica diagnostica è stata utilizzata l’immunofluorescenza che, tra
quelle a disposizione, fornisce elevata sensibilità e specificità, per cui può essere anche esclusa
un’eventuale reattività crociata con gli altri microrganismi indagati, evenienza talvolta evidenziata
con l’impiego di tecniche immunoenzimatiche (ELISA) (5; 11), in particolare con Mycoplasma spp.,
la cui sieropositività è stata riscontrata in n°7 pecore.
In letteratura vi sono diverse ricerche di tipo epidemiologico relative alla sieroprevalenza della
Febbre Q nei piccoli ruminanti (6; 8; 9; 13), per il ruolo che questi animali svolgono nella
trasmissione della malattia all’essere umano, tramite il contatto diretto o mediante consumo di
alimenti di origine animale. La sieroprevalenza dell’infezione da C. burnetii nelle pecore è stata
stimata intorno al 3,5% in Olanda (4), 10,5% in Turchia (1) e 62% nel Sudan (10). In Italia, la
sieroprevalenza della febbre Q è di 47% nelle pecore e di 38% nelle capre, ma sembra che la
Coxiella burnetii giochi n ruolo relativamente poco importante quale causa principale di aborto in
questi animali (7).
Inoltre, sebbene non siano stati riportati al momento della nostra indagine episodi di febbre di
origine sconosciuta nell’allevatore degli animali, riconducibile all’azione della Coxiella, ciò non
può escludere l’avvenuta trasmissione della malattia all’uomo. Quanto appena affermato sottolinea
l’importanza di effettuare un continuo controllo di questa patologia sul territorio siciliano,
approntando adeguate misure preventive, in considerazione dell’aspetto zoonosico della stessa.
In conclusione, i risultati del presente lavoro, a nostro avviso, dimostrano ancora una volta la
necessità di effettuare, con maggiore frequenza, un attento esame dell’apparato oculare negli
animali da reddito, quale valido strumento di diagnosi precoce di alcune malattie sistemiche che si
accompagnano a lesioni oculari, tra l’altro facilmente evidenziabili ad un esame specialistico
approfondito.
Foto n°1: Intenso edema corneale con
neovascolarizzazione superficiale ed ipopion
Foto n°2: Cheratouveite di discreta gravità
Foto n°3: Intensa cheratite con ascesso corneale
in posizione centrale; ipopion in camera anteriore.
Foto n°4: Cherato-uveite di media gavità
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