© Patrizia Ghislandi, Università di Trento Progettare didattica con il network sociale Patrizia Ghislandi Università di Trento 1 preludio network sociale dilemma pedagogia 2.0 © Patrizia Ghislandi, Università di Trento comunità di pratica progettare didattica finale 2 © Patrizia Ghislandi, Università di Trento Panorama, 18 Ottobre 2008 Web 2.0 seconda generazione web 3 Clay Shirky "Social Software Summit“ novembre 2002 network/software sociale Il software sociale (/software collaborativo o groupware) è diventato tale grazie alle applicazioni (e ai contenuti): © Patrizia Ghislandi, Università di Trento –create dalla gente (crowdsourcing) –usate dalla gente quando è stata raggiunta la giusta massa critica (15% della popolazione connesso ad internet nel 2005, http://www.internetworldstats.com/) Il punto centrale non sono la tecnologia o l’innovazione, ma la massa critica di connessioni fra le persone che abbiamo raggiunto…grazie alla facilità d’uso, alla disponibilità, al cambiamento culturale e, soprattutto, agli effetti che la rete ha portato… 4 Un nuovo tipo di digital divide © Patrizia Ghislandi, Università di Trento Studenti “nati digitali” Docenti “immigrati digitali” informazioni acquisite da molte fonti multimediali e in modo veloce informazioni acquisite in modo lento e controllato, da un numero limitato di fonti processi paralleli e multitasking processi singoli e compiti ben definiti attenzione ad immagini, suoni e video, più che al testo attenzione al testo, prima che ad immagini, suono e video accesso casuale a informazioni ipermediali informazioni lineari, logiche e sequenziali interazione/networking simultaneo con molti lavoro individuale degli studenti apprendimento just-in-time insegnamento just-in-case gratificazioni e riconoscimenti istantanei gratificazioni e riconoscimenti differiti apprendimento rilevante, utile subito e divertente insegnamento seguendo il curriculum 5 Prensky, M. 2001 preludio network sociale dilemma pedagogia 2.0 © Patrizia Ghislandi, Università di Trento comunità di pratica progettare didattica finale 6 gruppo livello di collaborazione costruzione sociale di conoscenza tecnologie collaborative acquisizione (di conoscenze/ abilità) © Patrizia Ghislandi, Università di Trento individuo tecnologie interattive trasferimento (di informazioni) tecnologie per la distribuzione dei contenuti didattica centrata sul docente (didattica a distanza di prima generazione) comportamentismo didattica centrata sullo studente (didattica a distanza di seconda generazione) cognitivismo e costrutt. didattica centrata sul gruppo e sulla costruzione di conoscenza (didattica a distanza di terza generazione) costrutt. sociale7 Pedagogia 2.0 • Tecnologia: mobile per i nuovi tecno-nomadi • Fonti: multiple, formali e informali, biblioteche digitali, crowdsourcing • Contenuto: open content, generato dagli studenti (e dalle reti sociali) oltre che dai docenti • Syllabus: dinamici, aperti alla negoziazione con gli studenti © Patrizia Ghislandi, Università di Trento • Comunicazione: multiculturale, studente/studenti, media multipli • compiti: autentici, personalizzati, definiti da chi apprende, esperienziali • Conoscenza: conoscenza tacita (inespressa)/conoscenza reificata • Valutazione: autentica, peer to peer, autovalutazione • strategie: situate, riflessive, basate sulle performace/attività, comunità di apprendimento, comunità di pratica, blended 8 © Patrizia Ghislandi, Università di Trento 9 preludio network sociale dilemma pedagogia 2.0 © Patrizia Ghislandi, Università di Trento comunità di pratica progettare didattica finale 10 © Patrizia Ghislandi, Università di Trento • L’apprendimento è esperienza ed emozione oltre che cognizione • Secondo Wenger si apprende quando si partecipa socialmente ad una pratica, ovvero le attività di relazione con il contesto/mondo (es.: costruzione di artefatti, elaborazioni concettuali) • Le pratiche uniscono, creando una comunità con un sistema di conoscenze distribuito 11 © Patrizia Ghislandi, Università di Trento Comunità di pratica La cdp è un gruppo di persone che: • Nasce intorno ad interessi di studio/di lavoro • Si costituisce informalmente come esito di una negoziazione • Si alimenta di contributi/impegni reciproci con l’obiettivo di partecipare ad una impresa comune • Dispone di un repertorio condiviso(set di risorse, linguaggio, regole, routine, storie) che fissano la storia della comunità • Definisce, attraverso la pratica, l’identità individuale e collettiva, come esperienza negoziata, appartenenza alla comunità, traiettoria di apprendimento • Dura finchè persistono interessi comuni 12 Comunità di apprendimento La comunità di apprendimento è una cdp che vede l’apprendimento come impresa comune della comunità © Patrizia Ghislandi, Università di Trento Spesso le comunità di apprendimento non sono spontanee e volontarie (almeno nella scuola e nelle università). Ma il livello reale di impegno rimane una questione soggettiva. In questo senso la partecipazione è volontaria. Quindi una comunità di apprendimento che funziona e che si autodetermina è una comunità di pratica. 13 preludio network sociale dilemma pedagogia 2.0 © Patrizia Ghislandi, Università di Trento comunità di pratica progettare didattica finale 14 © Patrizia Ghislandi, Università di Trento Se crediamo che la conoscenza consista in pezzi di informazione immagazzinata nella mente allora ha senso immagazzinare queste informazioni in unità ben progettate, mettere insieme in classe coloro che dovranno ricevere queste informazioni, isolandoli da ogni distrazione, e fornire l’informazione nel modo più breve e meglio articolato. In questo caso ha senso la modalità più comune di apprendimento: un insegnante che fa lezione in classe Wenger 1998 15 © Patrizia Ghislandi, Università di Trento …se pensiamo che l’informazione immagazzinata in modo esplicito è solo una piccola parte della conoscenza, e che il conoscere implica primariamente una partecipazione attiva nelle comunità sociali, allora sembrano più promettenti forme di coinvolgimento degli studenti in pratiche significative e il fornire accesso a risorse che migliorano la loro partecipazione, aprendo i loro orizzonti così che possano mettersi in traiettorie di apprendimento nelle quali possano identificarsi, e coinvolgerli in azioni, discussioni e riflessioni. Wenger 1998 16 La progettazione didattica è un oggetto che funziona come un artefatto di comunicazione, attorno al quale la comunità di pratica può negoziare i propri contributi, le proprie posizioni © Patrizia Ghislandi, Università di Trento C’è una grande differenza tra vedere la progettazione didattica come la sorgente e la causa dell’apprendimento e vederla come la risorsa della comunità di apprendimento La progettazione deve generare energia sociale, e allo stesso tempo dare una direzione a questa energia. Wenger 1998 17 © Patrizia Ghislandi, Università di Trento E’ probabilmente perché il social network offre materiale per l’identificazione attraverso l’immaginazione che è per noi così affascinante, e che compete in modo così forte con la scuola per l’attenzione degli studenti. (Wenger 1998) Ma se noi ancoriamo l’immaginazione ad una comunità di apprendimento, allora chi apprende diventa parte di una identità vivente e creando una forza attiva anziché passiva. 18 © Patrizia Ghislandi, Università di Trento Ci sono pochi compiti più urgenti di quello di progettare infrastrutture sociali che facilitino l’apprendimento….. Coloro i quali sapranno comprendere che l’apprendimento è informale e allo stesso tempo strutturato, esperienziale e allo stesso tempo sociale, reificato e allo stesso tempo partecipato, e sapranno tradurre la loro comprensione in progetti al servizio dell’apprendimento, saranno gli architetti del nostro domani Wenger 2008 19 Grazie per l’attenzione! © Patrizia Ghislandi, Università di Trento [email protected] 20