pagina 2 Intervista al presidente nazionale della C.N.D.A. Giovanni Gentile di Francesco Fabbri Caro presidente, inizio questa chiacchierata con un titolo “C.N.D.A.-UITS, un anno dopo”Come giudichi il primo campionato congiunto e quali sono le prospettive per il prossimo, tra l’altro già iniziato nel migliore dei modi? “Non scopro certamente l’acqua calda affermando che senza le tensioni degli anni scorsi si sia potuto lavorare meglio e con più tranquillità, concentrando la nostra attenzione alla crescita dell’avancarica italiana ed a un miglioramento tecnico ed organizzativo. Ma questo non vuol certamente significare un abbassamento della guardia e il cullarsi sugli allori, parlo del sottoscritto, di tutto il Consiglio Direttivo e dei più stretti collaboratori, i nostri occhi sono sempre aperti e le orecchie sono sempre tese, la responsabilità che ci siamo assunti accettando il mandato ci impone la tutela e la salvaguardia del patrimonio che è la C.N.D.A., un patrimonio umano e tecnico che vive e cresce proprio grazie alla coesione e all’unità d’intenti di tutti noi. Purtroppo ci sono ancora alcune note stonate e mi riferisco ad alcune persone ed in particolare ad un ex presidente di compagnia, nonché aspirante presidente C.N.D.A., che ancora oggi non ha capito la linea adottata dalla C.N.D.A. e continua a creare problemi con la sua condotta.” Per chi volesse inviare materiale da pubblicare (articoli, foto, disegni, ecc...) può scrivere, telefonare oppure inviare una e-mail alla redazione: Avancarica Magazine c/o X.mas srl - Viale della Lirica 61 48100 Ravenna cell. 328.8290263 fax 0544.271417 e-mail: [email protected] La nuova organizzazione tecnica della C.N.D.A. come sta crescendo e come la vivono i tiratori? “Le figure del “Range Officer” e del “Controllo Bersagli” sono novità che si vanno ad affiancare ai già presenti e collaudati organismi tecnici e di controllo, esse rappresentano una tutela e una garanzia di equità e sicurezza per i tiratori stessi e per le compagnie organizzatrici. Come tutte le novità vanno assimilate col tempo per poi apprezzarne l’importanza. Rappresentano anche un salto di qualità nella gestione tecnica del tiro ad avancarica. Per qualificare queste figure sono stati organizzati dei corsi di preparazione e altri ne saranno organizzati a breve, e mi preme rilevare che questi corsi sono completamente gratuiti. Mi compiaccio nell'affermare che le richieste di partecipazione ai corsi sono numerose.” Campionato Mondiale a Barcelos, una riflessione a riflettori spenti. “Come non iniziare a parlare del mondiale di Barcelos senza ricordare il bel bottino di undici medaglie conquistate, c’è il rammarico per qualche podio sfuggito, ma è la legge dello sport e tutto va accettato. Una cosa che invece mi ha lasciato un po’ d’amarezza, è stata la mancanza dello spirito di gruppo manifestata da alcuni partecipanti, fortunatamente pochi. Il tiro a segno è uno sport individuale, la squadra è solo un insieme aritmetico di punti e quindi un’entità fittizia e questo ci può anche stare, lo spirito di squadra non è in vendita e quando non c’è non s’inventa. Ben diverso è il discorso sullo spirito di gruppo e qui mi si scaldano le orecchie, all’interno di un gruppo ci si deve sentire come in famiglia o almeno circondati da amici che all’occorrenza si sostengono tra loro e che gioiscono per le vittorie e i risultati degli altri. Questo, purtroppo, non sempre è avvenuto e siccome è tra le cose che questo Consiglio Direttivo, ed io in prima persona, consideriamo di primaria importanza, sin dai prossimi impegni internazionali, nostro malgrado, saremo intransigenti con coloro che non si atterranno a questa precisa indicazione.“ pagina 3 Per la prossima stagione agonistica Per chiudere in bellezza questa internazionale, puoi già anticipare qualcosa? intervista parlaci dell’ultima “grana”, in ordine di tempo e cioè la richiesta di aumentare le “La macchina organizzativa della quote d’iscrizione alle gare d’avancarica. C.N.D.A., guidata da Valerio Andriotto, si è già messa in moto e la trasferta in Francia per Questa richiesta, avanzata dall’UITS l’incontro Italia- Francia sta prendendo corpo, per come tramite di alcuni TSN, fortunatamente la parte tecnica e sportiva ci saranno delle novità pochi, mirava a portare la quota d’iscrizione alle importanti che saranno comunicate a tempo gare dagli attuali 11 euro a 16 euro, adducendo debito alle compagnie ed ai tiratori. la poca convenienza economica a organizzare le Anche per l’organizzazione della trasferta gare d’avancarica, praticamente si andava in per l’europeo in Finlandia siamo già partiti e rimessa. siamo a buon punto. Alla riunione di Santarcangelo di Sempre restando in tema di gare Romagna, organizzata dall’UITS all’inizio di internazionali ho apprezzato molto la novità della settembre per discutere di questa vertenza e trasferta in pullman, un’esperienza da riproporre riservata ai presidenti di TSN era presente anche senz’altro, naturalmente quando è possibile.” C.N.D.A. come spettatrice e come presentatrice della bozza del nuovo calendario. Per quanto riguarda l’attività Dopo un dibattito animato, a tratti a tinte nazionale, quali sono le novità? forti tra i presidenti di TSN, è emerso che, tra i “Come sapete, e questa non è una presenti, erano solo due quelli schierati per un novità, c’è un accordo tra FITAV e C.N.D.A. e aumento delle quote, Codogno e Parma, gli altri, questo ha portato al riconoscimento ufficiale la maggioranza, favorevole a lasciare invariate le del tiro a volo ad avancarica da parte di FITAV quote. Interpellata, la C.N.D.A., pur prendendo e al riconoscimento ufficiale dei campi di tiro, atto della legittimità delle richieste, rispondeva dove lo si pratica, alla C.N.D.A. il compito, che la richiesta non poteva essere accolta perché importante, di certificarne l’idoneità. una delibera del CD fissava il tetto delle iscrizioni Un’altra piacevole novità è stata la ad 11 euro per i quattro anni di gestione e che partenza ufficiale dell’avancarica in Sardegna, si è disputato il primo campionato sardo ad comunque occorreva il parere dell’assemblea avancarica col patrocinio della C.N.D.A. che era delle compagnie, unico organo sovrano. Le quote presente con una rappresentanza qualificata. sono e resteranno ferme a undici euro. Purtroppo durante questa riunione sono Recependo la richiesta dei tiratori d’avancarica del sud, la C.N.D.A. si è attivata emerse delle posizioni che mi hanno lasciato per sostenere la ricerca di nuove sedi di gara l’amaro in bocca, ho dovuto costatare l’inspiegabile nel meridione, il primo risultato positivo ottenuto ostilità del TSN di Parma nei confronti di C.N.D.A. è stata la gara a Bari, altri TSN si sono proposti e dell’avancarica in genere, ho udito delle e stiamo valutando la possibilità d’inserirli nel affermazioni di totale chiusura da parte di un circuito. Novità assoluta: stiamo cercando e consigliere di Parma che toccavano la C.N.D.A. e forse lo abbiamo individuato, un sito per far la compagnia parmense SPTA, affermazioni che decollare anche in Italia il tiro “Long Range”, reputo assolutamente e storicamente ingiustificate. chiaramente al di fuori delle strutture dei Vorrei ricordare a queste persone che TSN.” l'organizzazione dell'Europeo del 2007 ha portato nelle casse del TSN di Parma più di € 10,000,00, Si è chiusa la causa legale tra come richiestoci dal Presidente Bicocchi. C.N.D.A. ed Euroarms, cosa ci puoi raccontare Ben diverso è l’atteggiamento della città al riguardo? di Parma che, per voce dei suoi amministratori e delle sue delle forze economiche, ha un ottimo “Era una storia che si trascinava ormai da rapporto di collaborazione e stima per C.N.D.A. 6 anni, Euroarms non aveva onorato il contratto dopo l’esperienza dell’Europeo 2007, e si è sempre di sponsorizzazione regolarmente sottoscritto con dimostrata entusiasta alle proposte che erano C.N.D.A. e perciò, a tutela dell’interesse della avanzate, al punto di offrirsi come sede di un Consociazione siamo ricorsi alle vie legali, finalmente è arrivata la sentenza e la parte eventuale Campionato Mondiale d'Avancarica.“ avversa è stata costretta a pagare quanto dovuto, oltre agli interessi e le spese legali. Per la cronaca, la somma dovuta (circa €. 28.000) è già stata incassata e sarà impiegata a sostegno dell’attività sportiva e organizzativa per far crescere la C.N.D.A. Chiudiamo questa chiacchierata con un augurio di BUONE FESTE a tutti i soci di C.N.D.A. ed alle loro famiglie pagina 4 ARMI ANTICHE, MILITARI E CIVILI ARMI DA COLLEZIONE EX ORDINANZA DECORAZIONI OGGETTISTICA MILITARE Si effettuano valutazioni gratuite, da parte di esperti a domicilio ed eventuali acquisti e/o permute GARANTIAMO LA MASSIMA RISERVATEZZA Per tutte le altre news, classifiche e varie collegati al sito www.cnda.it pagina 5 Napoli, sesta di Campionato sugli allori Caruso, Lepore, Signorini e… l’organizzazione. di Francesco Fabbri delle colline Circondata dalla splendida cornice a tappa del sest la a scen del Vomero è andata in a C.N.D.A.-UITS, Campionato italiano d’avancaric ggiato e la sole pre il clima mite e quasi sem dell’avancarica ci ami li deg tà itali osp tradizionale ferta sportiva tras una di napoletana, hanno fatto ci. ami tra una bella gita nella duplice veste La presenza di Giovanni Gentile, . e di “range .D.A C.N a dell le iona naz te di presiden to dei rapporti men orza raff officer” ha significato un di Napoli TSN il ., .D.A C.N la tra e zion di collabora . GAP ce, atri e la compagnia organizz o tutti vincitori di Della parte sportiva, accomunand ramente una sicu o itan gara in un applauso, mer agonisti di una prot ori tirat 3 i re icola part menzione nia GTA di pag com a dell tripletta, Stefano Caruso e Renzo ma -Ro CUS a dell ore Lep cello Galliate, Mar . Signorini dell’ARTA-Roma collaboratori che Per una volta soffermiamoci sui ed ingranaggi ri atto so, sono stati al tempo stes china mac la re gira far per bili indispensa organizzatrice. il direttore di tiro, In primis, è d’obbligo ricordare ro Di Meglio, il Piet oli il presidente del TSN Nap Massimo Correra, , GAP nia pag com a dell presidente ano, Ruggero olet nap 2 “figure storiche” del tiro di tiro Giuseppe i ttor dire i zo, Pun le qua Croce e Pas o, le belle fund in is dulc e Moffa e Giovanni Moro la, Loredana Pao ia, Mar , agli bers cio ’uffi ragazze dell nte Anna asse era , ngo Buschini e Lucia Campolo ità di Livia eros l’op e rdar rico non e com Buschini e è? caff dietro la macchina del Il TSN di Napoli Gentile e Massimo Correra Giovanni Moro Livia Giuseppe Moffa Ruggero Croce e Pasquale Punzo Maria, Paola, Loredana Buschini e Lucia Campolongo pagina 6 ”Eprouvettes” test della polvere nera By Lee Kennett - traduzione di Cyndea Zanella Oggi la polvere nera ha reputazione di vecchio ma sicuro propellente, generalmente di alta qualità e straordinariamente perfetto e fidato sul piano pratico che, nel corso degli anni ha subito enormi variazioni in qualità e potenza. Nei secoli precedenti però questo non accadeva ed essa variava enormemente in composizione e in quantità. Soltanto recentemente, circa un secolo fa, quando gli sportivi si riunivano, cominciavano a discutere della quantità e della potenza delle loro polveri. Nel 1850 l'inglese William Badwin, che cacciava nelle praterie africane con una poderosa pistola di calibro sette, annotava nel suo giornale: “La mia polvere quest'anno è eccellente, spero solo che i miei nervi lo siano altrettanto”. Se trovare, una buona polvere era difficile, conservare bene quella che si aveva era un vero problema. Anche la polvere di migliore qualità, infatti, può deteriorarsi, se il metodo di conservazione è improprio. Questa circostanza accadeva specialmente quando era custodita nelle fortezze od a bordo delle navi, dove l'umidità era un nemico costante. Il problema era veramente serio: dal 1790 al 1811 la marina Britannica dovette rimandare indietro 200 mila barili di polvere deteriorata. Per queste ragioni sia gli sportivi sia i soldati cercarono un modo per determinare la qualità della polvere da sparo e la prima soluzione comparì abbastanza facilmente. Esso consisteva nell’avvolgere una piccola quantità di polvere in un foglio di carta e bruciarlo. Se la polvere era di buona qualità, infatti, non avrebbe lasciato residui. Questa tecnica, menzionata nel XVI secolo, era ancora in uso nel XIX. Un'altra prova, certamente più rischiosa, consisteva nel bruciare un pizzico di polvere tenuta nel palmo. Una buona polvere si sarebbe presubilmente consumata prima di scottare la mano. Alcuni uomini dell'artiglieria usavano invece un terzo metodo e versavano una striscia di polvere sul terreno giudicandone la qualità in base alla velocità con cui bruciava e al volume del fumo prodotto. Siccome però queste regole basate sull'esperienza scarseggiavano un po' di precisione fu trovata presto un'altra soluzione. William Bourne, un’autorità inglese nel campo dell'artiglieria, descrisse nel 1570 una piccola scatola usata per testate la polvere. Una piccola quantità era messa dentro la scatola e bruciata e la sua esplosione ne sollevava 1 lato, tanto più potente era la polvere e tanto più in alto era mandato il coperchio. Dalla descrizione è chiaro che Bourne stava descrivendo una prima e rudimentale eprouvette o test per la polvere nera. Nonostante la differenza nei dettagli di costruzione, le eprouvette funzionano tutte sullo stesso principio. La quantità di polvere che deve essere testata è misurata accuratamente e la sua esplosione serve a innescare un lavoro meccanico (per esempio a sollevare un peso). Il grado in cui l'azione è compiuta può essere misurato esattamente; così che la forza di una polvere può essere stabilita confrontando la lettura sulla scala graduata. La prima eprouvette generalmente nata aveva un tipo di ruota dentata verticale e veniva anche chiamata eprouvette di Furtenbach perchè fu descritta da Joseph Furtenbach nel suo “Halimto Ryrobolia” che comparve nel 1627. Questo progetto consisteva in un sottile mortaio posto verticalmente e la cui bocca era coperta con 1 peso. In seguito all’esplosione il peso era proiettato verso l'alto guidato tra 2 sostegni rigidi e un meccanismo dentellato lo preveniva dalle ricadute verso il basso. Secondo Furtenbach, una buona qualità di polvere avrebbe alzato il peso di 4 pollici. Il riferimento per una buona polvere da moschetto era di 5 pollici mentre quello per la caccia doveva arrivare a 8 pollici. L'eprouvette di Furtenbach fu superata in popolarità alla fine del 17° secolo dalla seguente e meno ingombrante “eprouvette” di Saint Remy (un ufficiale di artiglieria francese). Questo tipo è frequentemente tenuto nelle collezioni private e fu usato per ben 4 secoli. Essa ha generalmente la forma di una pistola tascabile, con la bocca sormontata da uno stretto coperchio. Il coperchio è attaccato a una ruota dentata in modo che, quando la polvere bruciata respinge il coperchio, la ruota si gira. Quest’ultima deve superare l'attrito di una molla piatta schiacciata contro il suo bordo dentellato. Il numero di denti che la ruota riesce a muovere indica la potenza della polvere. Una nota variante prevede invece una ruota che sostituisce ai dentini una più comune scala numerica. Con l’inizio del 19° secolo apparvero alcune modifiche e molte di esse miravano a correggere il movimento sbagliato della molla. Un tipo usato era quello con la molla a “V” la cui tensione poteva essere facilmente misurata; il carico comprimeva la molla e l'uso della frizione poteva essere scartato. Questa forma di eprouvette è probabilmente pagina 7 originaria di Liegi ed è stata talvolta attribuita al costruttore di armi di Liegi Guillaume Berbeur. Nel 1810 il fisico francese Regnier introdusse la sua eprouvette idrostatica che eliminò completamente le molle. Questo meccanismo era composto da un cilindro galleggiante; l’esplosione di un carico di polvere nella sua estremità superiore lo guidava in basso verso il liquido in cui questo galleggiava e la sua profondità dipendeva dalla forza propulsiva della polvere. In una maniera quasi simile un inventore chiamato Hoer perfezionò una eprouvette consistente in 2 bracci legati assieme come il compasso di uno studente. Un braccio conteneva alla sua estremità una cavità per la polvere mentre l’altro, adattato sopra la cavità, teneva il peso. Nell’esplosione il braccio caricato sarebbe stato spinto via e la sua distanza misurata con un arco graduato. Le eprouvette erano prodotte in un numero incredibile di varianti e raramente se ne trovano 2 identiche. Un costruttore di pistole belga che ne costruì una notevole quantità le soprannominò “Strumenti che ogni artigiano produce seguendo la sua particolare idea”. La mancanza di standardizzazione non presentava problemi finché il test delle eprouvette era empirico e comparativo. Dopo che uno strumento aveva fornito prova di leggere e riconoscere la polvere di buona qualità, le prestazioni delle altre polveri erano paragonate con questo. Un simile ma molto più ampio progetto era l'eprouvette mortaio o prova mortaio usata dai militari nei test di accettazione della polvere nera deliberati dal governo. L'eprouvette mortaio dell’esercito francese, in uso nel 1686 e probabilmente anche prima, è abbastanza indicativa per questo tipo di oggetto. Essa assomiglia abbastanza a un normale mortaio, ma la sua costruzione richiedeva un po' più di attenzione. Essa sparava un globo di rame a 45° gradi e per essere accettata, 3 "once" di polvere da testare dovevano lanciare il globo a 50 “toises”, oltre i 320 “feet”. E' interessante notare come, mentre il mortaio rimase essenzialmente lo stesso per 2 secoli, gli standard per la polvere si restrinsero. La polvere al tempo di Napoleone infatti, per essere accettabile, doveva spingere il globo a 100 “toises” ed il governo pagava un premio per chi lo avesse spinto a 120 “toises”. Questo è un dato abbastanza evidente del graduale miglioramento della polvere nera nel corso degli anni. Come ci si poteva aspettare, questi mortai cambiavano da una città all’altra. Il modello russo, per esempio sparava la palla in maniera diretta, così come quello usato dall’esercito svedese ma, in quest’ultimo tipo, il proiettile si trascinava dietro un nastro di seta, per facilitare la misurazione. Inutile dire che anche i produttori delle polveri commerciali testavano i loro prodotti con l’aiuto delle eprouvette. Il loro uso declinò nel corso del 19° secolo per svariate ragioni. Anche l’eprouvette più sensibile era un progetto meccanico relativamente rozzo. Esso si proponeva di misurare la “forza” di una polvere ignorando che questo lavoro mascherava un’intera serie di proprietà balistiche. Conseguentemente l’eprouvette poteva dare una migliore valutazione ad una polvere debole ma veloce rispetto ad una forte ma più lenta nella combustione. Dalla metà del 19° secolo il cronografo ed il misuratore d’impatto possono dire ai balistici molto più che un’eprouvette. La standardizzazione nella produzione della polvere nera infine rende il test meno necessario ai consumatori e l’introduzione di polveri meno fumose rende inutili i test casalinghi. Come spesso succede, l’eprouvette rimase in uso per qualche tempo anche dopo la scoperta della sua inaffidabilità. Nel 1880 comunque, a dispetto della scoperta del misuratore d’impatto, le autorità del Banco di Prova di Birmingham in Inghilterra stavano ancora testando la resistenza della loro polvere con una eprouvette a ruota e anche alla fine del secolo una ditta di articoli sportivi offriva ancora ai suoi clienti l’eprouvette Hober. Eprouvette, test della polvere nera rimasero in uso per circa 400 anni sino al 1900 quando è stata abbandonata del tutto per poi diventare la curiosità che è ai giorni nostri. pagina 8 pagina 9 La C.N.D.A. sbarca in SARDEGNA per il primo campionato sardo d’avancarica. di Vittorio Serra e Ufficio Stampa C.N.D.A. Si è disputato il 18 settembre scorso, a Sinnai, in provincia di Cagliari, il primo campionato sardo d’avancarica con il patrocinio della C.N.D.A. Al campo di tiro realizzato nella tenuta “Le Vigne”, era presente una delegazione della C.N.D.A. guidata dal presidente Giovanni Gentile, accompagnato dai consiglieri nazionali Giancarlo Moro e Valerio Andriotto che oltre a portare il saluto della C.N.D.A. agli amici sardi, collaborava col promotore dell’iniziativa, l’instancabile Vittorio Serra, per fare partire al meglio questo evento con un corretto uso delle armi e un’altrettanto corretta gestione della gara. (continua nelle pagine seguenti) pagina 10 L’onore del primo colpo spettava, doverosamente, al sindaco di Sinnai, Sandro Serreli, ed era subito un “colpo grosso” trattandosi di un Enfield a 3 fascette, rotto il ghiaccio, partiva ufficialmente la gara ed era subito un susseguirsi di spari e di nuvole di fumo. A dire il vero si trattava di una gara “estemporanea” che poco a che vedere con le gare ufficiali C.N.D.A., ma l’importante era iniziare ed iniziare divertendosi, nel pieno rispetto del motto che è alla base di questa bella disciplina sportiva. Dove gli amici di Sinnai si sono espressi ai massimi livelli, è stato nella calda ospitalità e nell’amicizia offerta agli ospiti e in questo, penso non siano secondi a nessuno. Trattandosi di una gara e per giunta molto combattuta, con in palio il titolo sardo di tiro ad avancarica, i concorrenti non si sono certo risparmiati ed è stato un susseguirsi d’emozioni, come solo l’avancarica sa dare, la classifica stilata sulla somma dei punti di pistola e di fucile ha tenuto il risultato in bilico sino all’ultimo. pagina 11 Al termine è risultato essere il vincitore Daniele Scala con al secondo posto Vittorio Serra ed al terzo Giulia Setzu. Seguono poi nell’ordine, Damiano Serra, Massimo Melis, Gianni Lai, Antonio Exana, Michele Aledda, Antonello Alentini, Martino Escana, Angela Vargiu, Walter Asuni, Samuele Pisu, Giovanni Amos Moscheri, Giuseppe Cocco, Ignazio Ceredda, Simona Pilleri, Paolo Latini. Nel salutare gli amici della Sardegna, Giovanni Gentile, ha espresso l’intenzione della C.N.D.A. di valutare l’ipotesi di candidare il campo di tiro di Sinnai per ospitare un evento internazionale di “Long Range” sotto le insegne del M.L.A.I.C. pagina 12 I CORTI DI PIRKO Siamo nei dintorni di Vienna in una fresca mattina all’inizio d’autunno, il sole filtra tra le foglie di quercia, l’atmosfera e tesa e attenta. Nascosto da un cespuglio di nocciolo il capocaccia Erich attento e guardingo, imbraccia il corto fucile, all’improvviso dal folto del bosco grugniti e passi pesanti. Con un rauco grugnire si presenta a circa cinque metri, grande come uno schreibkommode nel miglior stile Badermeier, il cinghiale. Stecchito da un colpo preciso nella zona occipitale. ”Bravo” con una battuta sulla spalla dichiarava la sua vicinanza il barone Rudolf Novak, “con quale fucile hai fatto questo preciso e coraggioso tiro?” con riverenza e un N. 1 SAU STUTZEN poco di timidezza il capocaccia presenta il suo fucile corto firmato Karl Pirko in Wien. Come avrete capito questa introduzione creata dalla mia fantasia per introdurre i fucili corti “ Sau Stutzen” per caccia al cinghiale usciti dalle abili mani di Karl Pirko armaiolo austriaco vissuto a Vienna dal 1804 al 1867 anno della sua morte e facenti parte della mia collezione, interamente, di armi fabbricate dall’armaiolo viennese. I fucili sottodimensionati ma potentissimi, ideati per la difesa dai briganti nei lunghi viaggi in carrozza e per muoversi meglio nel sottobosco austriaco fitto di vegetazione, i corti sembrano giocattoli, funzionali, eleganti, rustici secondo l’ordine e possibilità del committente. Nati con la specifica esigenza d’arma N. 2 REISEBUCHSE d’appoggio e solo per affrontare in velocità un animale pericolosamente ferito nel folto della foresta e alle brevi distanze dove la precisione era accantonata, e quindi quest’arma nello specifico trovava il suo uso adeguato. Analizziamo i tre pezzi che ho numerato per riconoscerli meglio. N. 1 “SAU STUTZEN” il più semplice e micidiale, canna rigata lunga cm. 33,00 per palla pagina 13 rotonda cal. 16,80 mm. lunghezza totale cm. 73,00 senza stecher, perché il tiro era di potenza e non di precisione, con un tiro dai cinque ai quindici metri “d’imbracciata”. Alcune incisioni per ingentilirlo (guardamano di legno per non congelare le dita). N. 2 “REISEBUCHSE” (Carabina per postiglioni) elegantissima doppietta tipo “express” a palla ogivale sistema Lorenz, utilizza la cartuccia militare cal. 13,90 canne rigate contrapposte e damascate lunghe cm.46,00 Tacca di mira con alzo a fogliette da 25/50/100 metri, stecher per un tiro statico e preciso, Cartella incisa a fiorami, lunghezza totale cm. 86. N. 3 “SAU STUTZEN” carabina corta, ricercata nelle proporzioni, con canna damascata, arrivata nella mia collezione alcuni anni fa. Canna rigata lunga cm. 43,00 cal. 12,85 mm. tacca di mira per un tiro teso non oltre i 50mt. Provato in poligono, devo dire veramente precisa, con palla tonda e 30 grani di svizzera n. 2, non sono uscito dal nero. Stecher, cartelle lavorate con incisioni di alta qualità, lunghezza totale cm. 85,00. Termino questa breve carrellata su tre pezzi della mia collezione Karl Pirko, con la speranza di una futura mostra in modo di far vedere e apprezzare i manufatti di questo ingegnoso, preciso ed elegante armaiolo viennese. R.V. N. 3 SAU STUTZEN Inserisci il tuo annuncio gratuito su Avancarica Magazine Ve n d i ... c e r c h i ... scambi? tel. 0544.272252 fax 0544.271417 e-mail: [email protected] Per tutte le altre news, classifiche e varie collegati al sito www.cnda.it pagina 14 NUOVO RECORD ITALIANO ...in Remington Gabriele Farneti della Compagnia del Passatore di Forlì, nella terza gara del campionato italiano d’avancarica, disputato proprio a Forlì, il 2 e 3 ottobre scorsi, ha stabilito il nuovo record italiano nella specialità Remington con 172 punti (Mariette punti 90 e Donald Malson punti 82). Inserisci il tuo annuncio gratuito su Avancarica Magazine tel. 0544.272252 fax 0544.271417 e-mail: [email protected] Ve n d i ... c e r c h i ... scambi? pagina 15 L’accensione a “ruota”: Il nuovo sistema che non riuscì a spegnere la miccia di Gualtiero Fabbri Facciamoci dagli inizi Esisteva la testimonianza scritta, con data del 1505, di un abitante di Norimberga, il Nobile Martin Loffelholtz, dove in un manoscritto illustrava due congegni a ruota applicati a acciarini per l’accensione del fuoco domestico, in uno di questi il funzionamento era dato tramite una cinghia di cuoio avvolta attorno al suo asse, il secondo meccanismo disegnato poteva essere attaccato ad un’asse di legno, aveva una ruota, una molla motrice collegata alla ruota tramite una catena di trasmissione, un cane tenuto da una molla contro la ruota e un congegno di scatto. Il manoscritto non esiste più, probabilmente perso negli sconvolgimenti dell’ultima guerra, vi sono copie dei disegni e descrizioni di seconda mano, Loffelhholtz, fu comunque un testimone del meccanismo e non il suo inventore, nei fogli del suo manoscritto pare descrivesse le novità tecniche dell’epoca. Allora chi fu l’inventore del meccanismo a ruota sulle armi da fuoco? Il sistema di accensione a “ruota” per le armi è stato inventato da Leonardo da Vinci a Milano, agli inizi del cinquecento. No. Il vero padre del congegno a “ruota” è Johan Kiefuss, che lo mise a punto a Norimberga nel 1517. Nemmeno. Di solito tra i due litiganti il terzo gode….qui il terzo non c’è ma è possibile che ve ne siano parecchi e del tutto sconosciuti. Iniziamo ad eliminare il secondo candidato, che è più facile. A Norimberga nel 1517 non c’è traccia di Johan Kiefuss, quindi oltre che retrodatare l’invenzione di un paio di decenni almeno, il suddetto dovrebbe dimostrare di essere esistito; per la verità a Norimberga è registrato un Johan Kiefuss, ( o Kuhfuss) armaiolo, ma solo dopo il 1617…. Eliminare Leonardo è un poco più faticoso. Il primo documento esistente al mondo che mostra un congegno a ruota è indubbiamente il suo (nel Codice Atlantico). Sul “recto” del foglio 231 vi è l’immagine di un acciarino ad “esca” per il fuoco domestico dotato di molla ed il disegno di un congegno a ruota montato su una piastra. Può sembrare poco, ma tutto quello che si ha di documentato sugli inizi del congegno a ruota è tutto nelle tre righe qui sopra. Molti anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1519, Pompeo Leoni, con il lodevole intento di salvare l’opera di Leonardo tagliò i fogli e li incollò assieme formando almeno sei volumi, se prima i fogli erano stati quasi sicuramente datati ai bordi ora non lo erano più. <<…Gli indizi più attendibili fanno ritenere probabile che i disegni riguardanti l’arma a ruota siano da far risalire ad una decina di anni prima della morte di Piastra per pistola con meccanismo alla bresciana Leonardo..>> (dice H. L. Peterson) (1630 circa) Gli studiosi datano comunque i codici tra il 1478 e il 1519. Secondo molti il foglio con il meccanismo a ruota dovrebbe essere del 1500. Infine gli studi del prof. Carlo Pedretti, studioso di grafia Leonardesca indica come data più probabile il 1514 documentandola in modo ragionevolmente certo. continua a pag. 16 pagina 16 Il meccanismo disegnato da Leonardo è stato studiato, qualcuno ha anche tentato di costruirlo secondo il disegno, prendendo le proporzioni delle parti esattamente il meccanismo risulta troppo fragile e si rompe dopo poche prove, alla fine l’inglese J. Hard, armaiolo esperto, dopo averlo riprodotto esattamente con i risultati sopradetti lo ha rifatto modificando un poco alcune proporzioni ed ha costruito un acciarino a ruota perfettamente funzionante, secondo il suo parere quello dei Leonardo non è lo schizzo di una cosa vista ma una invenzione originale. Ma è più probabile che Leonardo col disegno abbia “fotografato” una cosa vista, magari con l’intento di studiarla o usarla per altri progetti, a quei tempi, ovviamente, viaggiatori e studiosi come documenti per la memoria avevano solo carta e matita con cui schizzavano ciò che vedevano o trovavano interessante, questo potrebbe spiegare le non esattissime proporzioni dei vari pezzi del meccanismo Leonardesco. Questo perché altri indizi fanno ragionevolmente credere che le armi con accensione a ruota fossero già attive alla fine del quattrocento e non Piastra per fucile tedesca “alla fiamminga”, fine solamente progetti sulla carta. ‘500 inizi ‘600 Era dalla notte dei tempi che in ogni famiglia esisteva una qualche specie di sistema per accendere il fuoco e sicuramente si basava sul pezzo di pirite che sfregata su un ferro produceva le scintille necessarie al bisogno, di certo l’idea di utilizzare queste scintille per far sparare un archibugio sarà venuta a più di un armaiolo, e molti di loro avranno fatto tentativi autonomi, ma nel meccanismo a ruota occorreva anche la presenza dell’arte orologiaia, solo un orologiaio aveva allora la necessaria competenza per l’abbinamento e la combinazione di ruote con molle caricate tramite una chiave, probabilmente il lavoro di un paio di decenni di prove separate e poi paragonate ad altre che poco alla volta ha fatto emergere le soluzioni più idonee. Se la data di nascita non è certa, per il luogo gli studiosi sono praticamente d’accordo: Le città di Norimberga e di Augusta, questi furono i maggiori, anzi per molto tempo gli unici luoghi in cui si fabbricava il sistema, certamente uno dei maggiori centri di produzione delle armi con il meccanismo a ruota fu Brescia e le sue valli, allora sotto il dominio della Serenissima, nonchè a Pontebba in Friuli ma i primi meccanismi pare venissero dalle due città tedesche, a conferma di questo vi è un documento negli Archivi di Stato di Venezia(1606) dove il “Capitanio” di Brescia all’ordine di 500 archibugi a ruota per gli albanesi risponde: <<...vi è difficolta a trovare piastre da ruoda adatte, essendo possibile procurarsi tale materiale solo a Bolzano>> Per sostenere validamente l’antichità del sistema a ruota si può citare un libro contabile dell’amministratore del cardinale Ippolito D’Este, arcivescovo di Zagabria dove all’anno 1507 scrive (in latino): <<...quattro fiorini dati al servo Gaspar Bohemus, pellegrino a S. Farkas (Germania) per l’acquisto al Reverendissimo Signore di un’arma Piastra per fucile da caccia, Europa centrale, 1680“che si spara per mezzo di una pietra”, comprata e mandata a Ferrara 1700 per mano di Pietro Lardo, castellano di Zagabria.>> Vi è poi l’editto dell’Imperatore Massimiliano I dove vietava la fabbricazione delle armi da fuoco “insidiose” (1517), cioè che si potevano portare nascoste, anche se non nominate esplicitamente non potevano essere altro che armi a ruota, l’archibugio a miccia aveva dimensioni importanti, pochissimi sono gli esemplari di armi piccole a miccia, almeno in Europa,( la pistola è nata proprio col meccanismo a ruota), del resto portare un’arma con la miccia accesa sotto ad un mantello non doveva essere il massimo e un agguato al buio con il lume della brace a segnalare la presenza del sicario poteva diventare pericoloso per quest’ultimo. Se questo non bastasse nel 1522 anche Alfonso I d’Este emise un’ordinanza dove vietava l’uso di balestre e armi a ruota menzionate questa volta esplicitamente: <<…..siccome si sta diffondendo l’uso di armi da fuoco particolarmente pericolose comunemente chiamate armi a pietra….. il Serenissimo conoscendole per armi diaboliche proibisce a chiunque di armarsene salvo autorizzazione e sotto la pena di aver una mano mozzata pubblicamente….>> L’esempio fu seguito da Milano, Firenze, e altre città, in alcune il divieto era limitato solo alle armi di piccole dimensioni, cioè con canna corta, che potessero essere per questo nascoste sotto le vesti. Quindi da tempo erano conosciute e diventate di uso comune (almeno tra i benestanti) ed avevano già subito la loro evoluzione più importante: la Pistola. Vediamo ora le prime armi esistenti e databili con una ragionevole precisione. La prima con una data che può avere un limite temporale certo è un fucile abbinato ad una balestra appartenuto a Ferdinando D’Asburgo, Pistola a ruota “di Norimberga” interamente dono della sua futura moglie, Anna D’Ungheria, con sopra il suo in acciaio, con sicura allo scatto, e chiusura stemma e quello della futura consorte, i due si sposarono nel 1521. automatica dello sportellino (1580). Altre armi a ruota appartenute a suo fratello, l’Imperatore Carlo V, sono più recenti, la più antica, datata 1530, è una piccola carabina fabbricata ad Augsburg da T. Marquart, un secondo fucile è datato 1535, una terza è un’interessante pistola a tre colpi, quindi con tre meccanismi a ruota e tre canne caricate con frecce, occorre dire che ai tempi le armi da fuoco sparavano indifferentemente sia pallottole che frecce. pagina 17 Alcuni asseriscono che armi veneziane, tuttora esistenti nella collezione del Palazzo dei Dogi a Venezia, (anche queste un abbinamento fucile-balestra), potrebbero risalire al 1510, una sicuramente no, essendo firmata: Renaldo De Visin da Asolo, 1562. Le altre due, entrate in arsenale nel 1548, come risulta dai registri, non risultando acquistate o donate, possono essere solo preda bellica contro i tedeschi, quindi effettivamente risalire al 1508-1510 quando la Serenissima dovette lottare contro “quel giro di valzer” che fu la Lega di Cambray. Il meccanismo a ruota era già noto e diffuso ai primi del ‘500, necessariamente la sua nascita deve aggirarsi nell’ultimo quarto del XV secolo. Tutto questo dovrebbe togliere la paternità dell’invenzione a Leonardo. Un poco di storia Europea. L’arma da fuoco adottando la miccia aveva fatto un passo da gigante, era diventata un’arma con cui si poteva armare la fanteria, là dove con l’arco lungo si poteva solo sperare di colpire un cavaliere corazzato in un punto vulnerabile, con un archibugio a miccia si poteva mirare, certamente l’arco lungo era più potente, poteva colpire a distanze notevoli, tre volte in più di un archibugio, costava meno, era meno Puffer” della Guardia dell’Elettore di Sassonia ingombrante, ma il vantaggio insuperabile del secondo rispetto al (1590) primo, oltre alla “magia” e alla suggestione che dava al soldato il tuono e la fiammata della nuova arma, era che, per fare un’archibugiere bastava prendere un qualsiasi individuo, un archibugio, appunto, qualche giorno di istruzione, ed eccolo pronto. Maneggiare un arco lungo con le sue 120-150 libbre ed anche più non era prestazione alla portata di chiunque, occorreva un uomo robusto, ma non solo , andava tenuto in forze e ben nutrito, ma soprattutto ben addestrato, e l’addestramento andava mantenuto nel tempo, un arciere lo doveva essere per la vita ed esercitarsi anche quando non era sotto le armi. Se questa era la potenzialità dell’archibugio, anche trascurando la balistica, i suoi limiti rimanevano molti, quando ad esempio pioveva era inutilizzabile, il soldato poi, doveva marciare con al fianco la miccia accesa, anzi, doveva essere tenuta accesa alle due estremità, avere la miccia spenta equivaleva ad essere disarmati, se si fosse stati in marcia con la miccia spenta, dove accenderla in caso di urgenza? Non è che avessero dietro un fiammifero od un accendino, meno ancora fiamme libere, con tutta la polvere nera in giro e l’uso delle fiaschette per caricare immagino che gli incidenti fossero all’ordine del giorno, non per nulla l’utilizzo delle “cartucce” con la dose della polvere e dei “bossoli” fu molto precoce. Sembra che l’onnisciente Leonardo Da Vinci parli già di cartucce all’inizio del ‘500 riferendosi a cose già note. Sembra altresì che la pessima rinomanza dei Lanzichenecchi, oltre che la violenza e il saccheggio fosse data anche dai numerosi Fucile bresciano con ruota alla “fiamminga” (1590-1600), aveva due scatti montati nello stesso incendi che si lasciavano dietro col trasporto delle micce. meccanismo, per sicurezza, se uno falliva si usava La ricerca di un metodo di accensione più pratico della miccia l’altro era sicuramente un obbiettivo inseguito da inventori e armaioli, l’accensione a ruota fu uno di questi, non pienamente riuscito in quanto se pure più valido dell’altro era troppo costoso per armare un esercito. Comunque, avuto il tempo di affinare le strategie belliche con la nuova arma, l’archibugio a miccia non molto dopo la sua nascita divenne il protagonista incontrastato delle battaglie. Così come l’arco lungo, iniziando dalla battaglia di Crècy (1346), proseguendo a Poitiers (1356) e Azincuourt,( 1415) sancì la fine della cavalleria medievale, l’avvento delle truppe di “picchieri” svizzeri nella seconda metà del quattrocento decretò anche la fine delle guerre del medioevo, la loro terribile formazione a “istrice” da dove spuntavano solo le picche lunghe oltre cinque metri quando avanzava era un muro impenetrabile, e gli svizzeri avanzavano per uccidere, non era più il tempo delle battaglie passate, con i cavalieri che si invitavano a cena prima dello scontro, dove se non si moriva (i nobili) si diventava ospiti del vincitore, ma per lo più erano combattute a “minacce e insulti”: la cosiddetta: <<… guerra all’italiana, sanza tema, sanza periglio, ma soprattutto sanza danno….>> (Machiavelli). Un primo assaggio della potenzialità dell’archibugio a miccia si ebbe durante le “guerre Hussite” (14191431), dove gli eretici, sempre in inferiorità numerica ma chiusi dentro i loro recinti di carri, con archi , balestre e ora anche con gli archibugi, spezzarono per oltre dieci anni tutti le cariche e gli attacchi dei “crociati” occidentali, fino a che questi ultimi dovettero “lasciar perdere” e dare voce alla diplomazia e alla teologia. La “consacrazione” dell’ archibugio come arma di massa si ebbe alla “Battaglia della Bicocca” (1522). Fucile da caccia, Europa Centrale (1750) I Francesi mandarono avanti i mercenari Svizzeri, i Veneziani, alleati anche loro dei Francesi, sembra che, più che altro, se ne stessero “alla finestra” continua a pag. 18 pagina 18 a guardare, dice Pietro Verri: <<…i Veneziani poco si mossero, e rimasero quasi spettatori…>> evidentemente erano dei tradizionalisti. Se fino ad allora scompaginare un Quadrato Svizzero era impresa che costava sudore ma soprattutto sangue, quella volta il comandante degli Spagnoli, il nobile romano Prospero Colonna, schierò gli archibugieri in quattro file di mille che aprirono un fuoco infernale ed Fiasca per polverino dotata di chiave per caricare ininterrotto contro gli Svizzeri che avanzavano implacabili a ranghi serrati, non si conoscono esattamente le perdite svizzere quel giorno, i il meccanismo a ruota numeri vanno da tremila a settemila caduti su ottomila che erano, la fine della battaglia segnò anche la fine del Soldato Di Ventura Svizzero. Ma torniamo all’arma a ruota. Il nuovo meccanismo, almeno sugli archibugi, non prese mai veramente piede come arma da guerra. Gli eserciti agli inizi del settecento passarono direttamente dal sistema a miccia a quello a pietra focaia. L’arma a ruota nella versione fucile rimase un’esclusiva per la caccia, ed appannaggio di signori con vasta disponibilità economica, erano armi di lusso, impreziosite con incisioni, metalli nobili e gemme, alcune adottarono soluzioni tecniche impensabili fino ad allora, di cui potremo parlare in seguito, al massimo armarono corpi particolari o guardie di grandi personalità. Diverso fu il discorso per la pistola: abbiamo accennato che già all’inizio del cinquecento le armi da fuoco, grazie al nuovo congegno, potevano essere ridotte di dimensioni, venivano così costruite armi che si potevano portare addosso, era nata la pistola. Alcuni vogliono che il nome derivi dalla città di Pistoia, agli inizi del secolo Pistoia fu una delle prime ad emanare divieti contro le armi corte, per molti è un’ipotesi verosimile. Muller Buchse Germania, (1650) I Cechi affermano il nome provenire da un’arma corta boema, la Pistala, che deriverebbe dal nome della pipa (ma in ceco pipa si dice sebuo, in tedesco leitung, in polacco rurka, mah!). Tschinche, Slesia (1630-1670) I cavalieri si accorsero ben presto che con una pistola a ruota potevano far fuoco anche loro, se era impossibile portare un’arma con la miccia accesa, se pur di ridotte dimensioni, a cavallo, con due o più pistole a ruota nelle fonde della sella, potevano rioccupare una posizione d’attacco e non essere più relegati alla semplice ricognizione, dove li aveva spinti l’archibugio. Una pistola a ruota poteva essere portata carica, oltretutto, a parte i primi esemplari, era già dotata di sicura allo scatto, sopportava l’umidità e un poco di pioggia, ma soprattutto si poteva usare con una mano sola. Già la cavalleria di Carlo V nella prima metà del cinquecento aveva adottato una tattica che prevedeva l’uso della nuova arma, caricava a file successive, anche più di quindici, arrivata a tiro si bloccava scaricava l’arma e aprendosi verso i lati lasciava il posto alla fila seguente. La cavalleria poteva riprendere il suo ruolo di forza d’urto nelle battaglie. Stranamente, ma solo a prima vista, nel Nuovo Mondo, l’arma a ruota era di uso abbastanza comune anche tra i meno abbienti, quindi non solo tra i Conquistadores, ma anche tra gli immigrati poveri (spesso deportati) delle colonie britanniche, in un paese sconosciuto dove l’insidia del nativo, del grizzly, e anche del vicino, erano sempre presenti, meglio avere un’arma pronta ed affidabile costantemente a portata di mano. Nell’inventario della Colonia “perduta” di Roanoke Island, North Carolina, erano presenti diverse pistole a ruota ed un Pètrinal (arma intermedia tra fucile e pistola, si sparava appoggiandoselo al petto), negli scavi eseguiti nella colonia di Jamestown, Virginia), (famosa per l’indiana Pocahontas ed il successivo massacro di coloni) sono stati recuperati numerosi resti di armi a ruota. La spedizione di Juan Onate, fondatore di El Paso (Texas) era armata sia di armi a miccia che di armi a ruota. Leggendo le disposizioni militari per il servizio di sentinella di L’ultima arma a ruota fu costruita nel 1829 a un soldato nella colonia di Parigi da Le Page (era una bellissima coppia di Jamestown (1611) si può capire pistole) che appena possibile era meglio avere a disposizione un’arma a ruota piuttosto che a miccia: la sentinella: <<….deve assicurarsi che la miccia sia ben accesa da entrambi i lati, deve aver caricato e innescato l’arma e deve avere in bocca la scorta delle pallottole, con l’arma imbracciata rimarrà in piedi con l’occhio costantemente vigile fino a quando il caporale non lo dimetterà dal turno….>> Piastra con meccanismo alla francese pagina 19 GARA “1860” In ricordo di Gianfranco Pittatore: l’omaggio del G.A.M. ad un cultore della storia e del patrimonio locale. Domenica 31 ottobre si è svolta al poligono del Tiro a Segno Nazionale in Borgo Cittadella, la gara “1860”, riservata alle pistole a percussione e ai revolver di epoca risorgimentale. Organizzata dal Gruppo Avancarica Marengo con il patrocinio ed il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, la gara ha visto la nutrita partecipazione dei tiratori alessandrini che si erano avvicinati alle armi storiche proprio grazie ai corsi settimanali realizzati dal G.A.M. con il sostegno della Fondazione: aver imparato le modalità di uso al punto da sentirsi in grado di affrontare un momento di tensione come una gara è di per sé indice del successo dell’attività didattica svolta per tutto l’anno. ad Avancarica (93 punti) e da Pier Giorgio Sifletto degli Archibugieri di Piemonte (86). La gara 1860 avvenimento fa parte di un triennio di iniziative che il Gruppo Avancarica Marengo ha organizzato per celebrare il 150° anniversario dell’unità nazionale: gli anni significativi per il processo di unificazione furono il 1859, il 1860 ed infine il 1861, ed è con questa cadenza che vengono proposte conferenze e gare con le armi a percussione che i nostri avi usarono sui vari campi di battaglia. Complessivamente hanno partecipato 43 Le conferenze si tengono per tradizione al tiratori di pistola e 18 tiratori di revolver, provenienti anche dalle società di avancarica di Museo della Gambarina di Alessandria e riguardano temi attinenti ai singoli anni: per il Piemonte, Lombardia e Liguria. 1859 si è parlato del revolver Colt 1851 come “La gara era dedicata al ricordo del dott. primo prodotto “industriale” in senso moderno e Gianfranco Pittatore che non solo iniziò a patroci- della battaglia di Solferino, cruciale per la nascita nare il progetto del Gruppo Avancarica Marengo, della Croce Rossa, mentre per il 1860 si è ma soprattutto in tempi lontani seppe intuire il ricordato l’esercito borbonico nei romanzi di potenziale culturale della storia militare del nostro Carlo Alianello: “l’Alfiere”, “L’eredità della priora” territorio e delle vestigia imponenti tuttora e “Soldati del Re”. esistenti, come testimoni e come possibili risorse Il progetto pluriennale ha ottenuto il per le future generazioni – commentano i soci del G.A.M. – il bello delle nostre gare è proprio che patrocinio ed il contributo della Fondazione Cassa di non si parla solo di punti e di tecnica, ma anche Risparmio di Alessandria, che ne ha riconosciuto e soprattutto di storia e di storie, di scoperte la validità anche ai fini della diffusione della nuove, di documenti, coinvolgendo i numerosi conoscenza e della valorizzazione della storia giovani che si avvicinano a questa disciplina con locale. entusiasmo e freschezza”. Infatti Alessandria, in quegli anni cruciali, I partecipanti alla gara erano tiratori di svolse un ruolo di primo piano (anzi di “prima caratura nazionale, vincitori di numerosi campionati linea”) nelle operazioni militari, come piazza e competizioni anche a livello europeo: i tiratori fortificata di prima classe, ai confini con i territori alessandrini hanno comunque tenuto alto il imperiali del Lombardo Veneto. prestigio del G.A.M., offrendo un’organizzazione Anche la Cittadella, ai piedi del cui spalto impeccabile e consueto pranzo per tutti i presenti. sorge il poligono di tiro del Tiro a Segno I primi 3 classificati sono stati, per la Nazionale, in questo programma è stata oggetto categoria pistola a percussione Sergio Lucchelli di lezioni e visite pensate e realizzate per degli Archibugieri di Piemonte (con 93 punti su scolaresche e per gruppi organizzati. Questo a 100), Carlo Guasco e Ulrico Ghimmy del G.A.M. significare che il tiro con le armi antiche è solo un aspetto di un discorso articolato e pluridisciplinare (rispettivamente con 92 e 90 punti). che ha per obiettivo una conoscenza completa e Per la categoria revolver, Paolo Penna complessa del momento storico. Comunicato Stampa degli Archibugieri di Piemonte ha vinto con 93 Gruppo Avancarica Marengo punti, seguito da Stefano Caruso del Galliate Tiro pagina 20 DEBUTTO A BARI per l’avancarica al poligono di tiro di Bari, Per la prima volta la “polvere nera” va in scena in Puglia in una gara di campionato C.N.D.A. - UITS Organizzata dalla compagnia d’avancarica I.B. (I briganti) in collaborazione con la sezione di Bari del Tiro a Segno Nazionale, si è disputata al poligono di via Napoli, la 5a tappa del campionato italiano di tiro con armi antiche e ad avancarica C.N.D.A.-UITS. Buona la partecipazione con tiratori provenienti anche da altre regioni, dalle più lontane: Castelfranco Veneto, Ravenna, Faenza, alle più vicine come Roma e Napoli. Oltre sessanta le prestazioni in pedana con la cornice di alcuni risultati di rilievo. Da citare tra tutti i 98 punti su 100 di Rosario Cocumazzi di Foggia, nella specialità “fucile Vetterli” ed il 95 su 100 del romano Enzo Curcio nella specialità “pistola Kuchenreuter”. Più dei numeri ci sono da sottolineare l’organizzazione, la professionalità e la calda ospitalità del personale del tiro a segno barese a iniziare dal padrone di casa, il presidente Giovanni Vito Perta e dall’organizzatore Rosario Cocumazzi. Inserisci il tuo annuncio gratuito su Avancarica Magazine tel. 0544.272252 fax 0544.271417 e-mail: [email protected] Ve n d i ... c e r c h i ... scambi? pagina 21 Trattandosi della prima gara di campionato organizzata a Bari non poteva mancare la presenza del presidente nazionale della C.N.D.A. (Consociazione nazionale degli Archibugieri) Giovanni Gentile, accompagnato dal consigliere Gian Carlo Moro, dal delegato tecnico Gualtiero Fabbri e dall’addetto stampa Francesco Fabbri. All’interno della struttura del TSN, durante i due giorni di gara, è stata allestita un’esposizione di armi ad avancarica prodotte dalla ditta Armi Sport di Silvia e Rino Chiappa, con la signora Chiappa in prima persona a presentarle ai tanti curiosi ed appassionati che hanno affollato la mostra. Un ringraziamento collettivo a quanti hanno collaborato col presidente del tiro a segno e con l’organizzatore per la buona riuscita dell’evento, dall’addetta alla segreteria, Costantina, a Palma Valeria Tansella, a Giovanni Servidio, Giulio Amendolagine, Simone Vessia, Antonello Barnabà, Marco Ceglie, Antonio Peraldo, Giuseppe Ardito ed altri soci del tiro. Francesco Fabbri Addetto stampa C.N.D.A. Per tutte le altre news, classifiche e varie collegati al sito www.cnda.it pagina 22 DITE LA V STRA la v o ce a ll ’a v a n ca ri ca Risponde Massimo Capone Oggetto: Regolamento specialità S&W Noto, sempre più spesso che, parecchi tiratori, nella disciplina a cartuccia metallica S&W, usano palle di tipo “Semi WadCutter” o “Tronco Coniche” se non addirittura “WadCutter”. Mi sembra che il regolamento parli chiaro, e cioè all’ articolo 700, comma 4, recita testuamente:” La munizione deve essere del tipo in uso all'epoca ecc…”. All’epoca, mi risulta, non esistevano certamente le palle dei tipi sopramenzionati, che quindi non dovrebbero essere consentite. E se qualcuno volesse dimostrare il contrario sarebbe tenuto a produrre adeguata documentazione. Ritengo pertanto auspicabile una presa di posizione in merito, chiara e tempestiva, da parte della C.N.D.A., anche per evitare per il futuro polemiche o reclami assai probabili. Colgo l’occasione per complimentarmi per il graditissimo ritorno della rivista che leggo sempre con piacere ed interesse. Cordialità Alfredo Vedani (3Leoni) Gazzada (VA) A proposito della perplessità sull'uso di proiettili tipo wad-cutter nella categoria a cartuccia metallica, esprimo il mio parere come membro omologazione armi: "Le cartucce a bossolo metallico originali montavano proiettili completamente ogivali, oppure lievemente appiattiti sulla sommità dell'ogiva ma sempre mantenendo i bordi sottostanti al profilo ogivale arrotondato: mai wad-cutter o semi wad-cutter con ogiva a bordi rettilinei! In riferimento a quanto già segnalatovi, aggiungo ulteriori considerazioni. Ho trovato in cataloghi della Colt del 1890 e 1898, la segnalazione e la raffigurazione di un tipo di cartuccia utilizzabile per tiro al bersaglio (per revolver mod. 1873 e Bisley). "Gallery and Target", .44 e .44 Russian, .38 S&W , .38-44 S&W, .32 S&W, e .32-44. In un disegno questa cartuccia, nel calibro 44, appare contenere il proiettile completamente affondato nel bossolo (quindi come le attuali wad cutter!) ma è descritta una carica di polvere di soli 7 grani, ed un peso del proiettile stesso di 110 grani (laddove il proiettile normale era riportato in 250 grani!). Massimo Capone E’ doveroso sottolineare che il regolamento M.L.A.I.C. vieta l’uso delle palle “wad cutter”. (Ufficio Sportivo CNDA) Per tutte le altre news classifiche e varie collegati al sito www.cnda.it pagina 23 La nascita degli A.P. ed i primi anni del tiro ad avancarica in Italia di Giorgio Sifletto Eravamo a metà degli Anni Sessanta. In quel periodo un buon numero di collezionisti di armi d'epoca faceva capo all'Accademia di San Marciano per le Armi Antiche, associazione con sede a Torino. In questo contesto alcuni appassionati decisero di costituire una sezione dedicata al tiro ad avancarica ispirandosi a precedenti storici, il gruppo prese il nome di Archibusiè 'd Piemont, (Archibugieri di Piemonte) e con l'aiuto dell'allora vicepresidente del TSN ai Torino, Audino, questa nuova e strana specialità riuscì a inserirsi nel locale poligono. Il 22 gennaio 1967 venne perciò organizzata la prima gara. Asti 1975 Non molti i competitori, una dozzina, e le specialità erano al momento solo tre: fucili a pietra focaia, a luminello a canna liscia e a luminello a canna rigata. Tra le armi in linea si poteva contare su qualche pezzo interessante e raro: moschettone da Cacciatori a Cavallo del Regno Italico Mod. Anno 9 (dell'arsenale di Brescia), un fucile da Fanteria Piemontese 1782, una carabina Bernerstuzen 1842 ed una perfetta carabina Lamarmora Mod. 44. I punteggi, alla luce attuale, furono molto modesti: nei fucili a pietra, primo Sterrantino con 36 punti e secondo Morre con 32; Nei fucili a percussione a canna liscia, primo Gibbone con 62 e secondo Nebbia con 58; In quelli a percussione con canna rigata, primo Colanzi con 70, e secondi ex-equo Vergnano e Torello con 37 punti. Madrid La rivista di settore Tac, (fascicolo del marzo 1967), dedicò ben tre pagine all'avvenimento, con dovizia di dettagli tecnici, come si confaceva, sottolineando che si era aperta una nuova era: la nascita del tiro ad avancarica in Italia. Nei mesi seguenti furono organizzate un paio di altre competizioni, che dovevano servire per attrarre nuovi adepti oltre che stimolare il livello qualitativo. Si ebbe così la presenza del primo tiratore "straniero", il lombardo Gianfranco Simone. Pietro Vergnano, che si era addossata la responsabilità orgarizzativa della nuova attività, con la collaborazione di Francesco Sterrantino, grazie ai frequenti viaggi in Francia ed in Inghilterra aveva potuto stringere i primi legami con i veri "esperti", gli inglesi della Muzzle Loading Association of Great Britain nata nel 1952 riunendo club locali attivi fin dall'anteguerra e gli Arquebusiers de France nati ufficialmente nel 1962, ma composti da tiratori già veterani. (continua nella pagina successiva) Novi Ligure 1978 pagina 24 Fu per primo con i francesi che si tenne il confronto. La trasferta di una decina di tiratori torinesi ebbe luogo a Lione il 7 e 8 ottobre dello, stesso anno e se i risultati furono inevitabilmente inferiori a quelli degli avversari, l'esperienza fu utile per imparare, per capire trucchi e segreti e per dare entusiasmo. E fu in effetti così che il match di ritorno, avvenuto a Torino dal 25 al 27 ottobre 1968, oltre ad assumere un aspetto di un certo livello con presenza della televisione italiana, visite ed incontri ufficiali, vide anche il nostro team competere egregiamente, aggiudicandosi la specialità a pietra focaia sia nell'individuale che a squadre e ottenere dei punteggi competitivi nei "luminello rigati". Torino 1967 La febbre dell’orgoglio fu non poco stimolata dall'organo ufficiale degli Arquebusiers il quale scrisse: “i progressi della squadra italiana sono rapidi (Vergnano 84, Audino 77, Sterrantino 71) e bisognerà tener seriamente conto di loro nei prossimi incontri”. Ma la strada per portare i nostri colori ai vertici delle classifiche sarebbe stata ancora lunga. Gli anni che seguirono videro gli Archibusiè 'd Piemont impegnati nella miglior messa a punto della combinata arma-munizionamento uomo, tenendo presente che la specialità era nata da collezionisti divenuti tiratori, passo più difficile del reciproco per l'ottenimento di punteggi elevati. In altri poligoni dell'Italia settentrionale intanto comparivano i primi sporadici tiratori di polvere nera, ma non ancora riuniti in club. Il campo dell'avancarica aveva nel frattempo raggiunto una diffusione europea di tutto riguardo e i francesi furono i primi, anche per la loro posizione geografica centrale, a patrocinare un vero incontro internazionale. Il 19 ed il 20 giugno 1971, a Vaudoyen-Brie, poco lontano da Parigi, in un piccolo poligono privato, si diedero convegno 16 tiratori provenienti da Inghilterra, Germania, Spagna, Francia, Italia e Stati Uniti. I tre italiani presenti (i soliti noti) portarono a casa un terzo posto a squadre nei fucili rigati, ma la cosa importante fu la nascita del Comitato Internazionale delle Associazioni di Tiro ad Avancarica (M.L.A.I.C.). Torino 1987 Finalità fondamentali di questo organo erano la formulazione, indispensabile, di un regolamento comune e l'organizzazione di un campionato mondiale. Presidente venne eletto il francese Landry e segretario generale fu nominato Paul Marchand. La posizione di delegato italiano venne assunta da Vergnano, come sempre assistito da Sterrantino. Con il 1972 nacquero finalmente nuovi gruppi quali l'alessandrino Liberi Archibugieri di Marengo e la Società Lombardo Veneta del Tiro ad Avancarica, che si sviluppò grazie all'azione di Enrico Arrigoni, oplologo di chiara fama, da Egidio Cattaneo, tiratore già presente da anni nelle fila degli Archibusie' 'd Piemont e da Enrico Tettamanti. Valance 1978 pagina 26 I fucili Tryon Target e Match di Pedersoli La Davide Pedersoli propone da circa trent’anni una replica di plains rifle fabbricato da Edward K. Tryon di Philadelphia. Un’arma affidabile, precisa e che ha sempre affascinato centinaia di tiratori moderni. (a cura dell’ufficio stampa Davide Pedersoli) L’attività della famiglia Tryon inizia con George W. nel 1811 nella città di Philadelphia, in Pennsylvania, con la produzione di pistole a pietra focaia. Nel 1833 Tryon fornisce al governo mille fucili da utilizzare come regali per i nativi americani e nel 1839 si aggiudica una fornitura di 1.500 moschetti modello US 1816 alla Repubblica del Texas. Nel 1836 il figlio maggiore Edward K. inizia a far parte della ditta, giusto in tempo per poter partecipare al successo di un altro contratto di mille fucili stipulato con la commissione per gli affari indiani. Dal 1846 al 1848 i Tryon produssero cinquemila fucili modello US 1841, i famosi Mississippi Rifle. La replica prodotta da Pedersoli si riferisce a un periodo (1840-50) in cui i fucili Tryon dovevano competere con altre armi, anche firmate famosi armaioli che operavano dalla Pennsylvania al Missouri. La pubblicità era importante anche allora, tanto che in una inserzione in un giornale di St. Louis del 1851 Edward K. Tryon, divenuto titolare dell’azienda, propone sconti, indica che oltre a fabbricare importa armi e attrezzature e invita gli interessati a visitare il suo negozio prima di fare acquisti in qualsiasi altro posto. La presenza pubblicitaria su un giornale di St. Louis era estremamente importante poiché la città del Missouri costituiva una sede commerciale di grande interesse. Era anche la città dei fratelli Jacob e Samuel Hawken e la concorrenza era notevole. Edward Tryon produsse anche numerosi fucili tipo Kentucky nel 1850, pistole Derringer monocolpo tra il 1860 e il 1875 nonché Il Tryon Target in allestimento standard. rivoltelle pepperbox. Le repliche I modelli Tryon sono caratterizzati da una linea robusta e massiccia, tipica dei fucili americani della seconda metà del 1800. Evidenziano la discendenza dai vecchi long rifles di cui conservano alcuni aspetti come la tabacchiera e il profilo ottagonale della canna, divenuta più corta e con una sezione maggiore a causa dei calibri e dei caricamenti più corposi. Anche la tabacchiera si adegua ai nuovi tempi, abbandonando il vano, e il coperchio, rettangolare per adottare quello circolare, con la nuova definizione di cap box, più specifica per le armi a percussione. Il calcio presenta un poggiaguancia sul lato sinistro, le due piastrine a protezione dei fori delle chiavette di tenuta della canna (in culatta è fissata mediante il rampone), un elaborato fregio che funge da contro cartella, e un puntale di ferro all’estremità anteriore. L’acciarino è a “molla indietro”, famoso per non accumulare sporcizia all'interno del meccanismo. Lo scatto è servito da uno stecher a due grilletti con la vite di regolazione posta in mezzo. Il Tryon Target L’arma è disponibile nei calibri .45, .50 e .54, con rigatura ottenuta tramite brocciatura. Nei calibri .45 e .50 le righe sono sei con un passo di 1.200 mm (1:48”), mentre nel calibro .54 la canna presenta sette righe che sviluppano un passo di 1.660 mm (1:65”). La lunghezza della canna è 820 mm, la lunghezza totale 1.230 mm, il peso varia da 4.200 kg (cal. .50 e .54) a 4.400 kg (cal. .45). I congegni di mira sono costituiti dalla tacca con alzo a rampa e dal mirino a lama. È possibile installare una diottra utilizzando i fori già predisposti nella codetta di bascula, e il mirino può essere sostituito con uno a tunnel con inserti intercambiabili. Il Tryon Target Deluxe. Il Tryon Target si pone come l’arma ideale per chi vuole iniziare il tiro ad avancarica. Un’arma che oltre a offrire elevate garanzie di sicurezza, garantisce risultati gratificanti e risulta di facile utilizzo, pulizia e manutenzione. Del Tryon Target sono presenti in catalogo la versione Standard e quella Deluxe. La Standard presenta la canna brunita nera e i fornimenti tartarugati; nella Deluxe si può apprezzare il colore marrone della canna e del calciolo e quello argento vecchio della tabacchiera, dell’acciarino e degli altri fornimenti (fregio, piastrine chiavetta, codetta, guardamano, puntale calcio, tubetto posteriore portabacchetta e piastrina del calciolo). Le incisioni sulle parti color argento della Deluxe (a fiorami su tabacchiera, fregio e piastrina inferiore del calcio, e con scene di fagiani sulla cartella) sono state riprodotte fedelmente dall’esemplare originale firmato Tryon da cui è nata la replica. pagina 27 Il Tryon Match Da qualche anno, un nuovo allestimento del fucile Tryon, dall’aspetto gradevole e imperioso, trova il suo naturale impiego nel tiro di precisione. Il Tryon Match si differenzia esteticamente dalle altre versioni per le finiture colore argento vecchio dell’acciarino, della contro cartella, della tabacchiera, delle piastrine delle chiavette e del puntale del calcio, che gli conferiscono una particolare eleganza. Il calciolo, il paragrilletto e il tubetto porta Il fucile Tryon Match, completo di diottra bacchetta posteriore conservano la finitura tartarugata. La canna, in calibro .45, è del tipo scodolabile, misura 820 mm ed è solcata da cinque righe ottenute tramite brocciatura che sviluppano un passo di 530 mm (1:21): le condizioni ideali per l’impiego di proiettili Minié (cal. .450, peso 310 grani) e per ottenere le migliori performance nel tiro a cinquanta e cento metri. L’arma è dotata di diottra universale corta, con possibilità di regolazione in verticale, con una escursione massima di 50,8 mm (2”), e in orizzontale, tramite lo scorrimento della slitta porta oculare. Il mirino è a tunnel, con possibilità di scegliere l’inserto di mira fra diciotto diverse visuali. La lunghezza totale del fucile Tryon Match è 1.230 millimetri, il peso 4,600 chilogrammi. Per sottolineare la precisione balistica del fucile mostriamo una rosata con dieci colpi tutti concentrati nella zona del 10 del bersaglio. Distanza cinquanta metri, arma bloccata su rest dopo ogni caricamento (40 grani di svizzera n. 2 e proiettile Minié calibro .450 ingrassato con Lubriblack). La rosata misura 28xh40 mm, con gli otto colpi centrali, quasi tutti nella “mouche”, racchiusi in 20xh26 millimetri. Considerando che il Rosata Match) Rosata di dieci colpi a metri realizzata con il Tryon proiettile non è stato calibrato, il risultato della prova non cinquanta Match: 40 grani di polvere svizzera n. 2 e necessita di ulteriori commenti. proiettile Minié cal. .450 ingrassato. Scheda Tecnica Fabbrica Tipo Congegno di sicurezza Materiali Lunghezza canna Lunghezza totale Calibro Canna Congegno di puntamento Finitura Peso Prezzo Calibro Canna Congegno di puntamento Finitura Peso Prezzo Ampiezza: 28xh40 mm, otto colpi in 20xh26 millimetri. Davide Pedersoli & C., via Artigiani 57, 25063 Gardone Val Trompia fucile ad avancarica con sistema di accensione a percussione posizione di mezza monta del cane canna e fornimenti in acciaio, calcio e bacchetta di caricamento in legno di noce, puntale della bacchetta in ottone 820 mm (32 5/16”) 1.230 mm (48 7/16”) Tryon Target .45, .50, .54 solcata da sei righe che sviluppano un passo di 1.200 mm (nel cal. .54 sette righe con passo di 1.660 mm) mirino a lama su base incastrata a coda di rondine; tacca di mira con alzo a rampa; possibilità di montaggio della diottra canna brunita colore nero, fornimenti colore tartaruga, calcio lucidato a olio. Nel modello Deluxe, fornimenti color argento vecchio (paragrilletto tartarugato); acciarino, fregio, tabacchiera e piastrine chiavette incisi 4,400 kg nel cal. .45; 4,200 kg nei calibri .50 e .54 Euro 746,00 (Target Standard); Euro 1.012,00 (Tryon Deluxe) Tryon Match .45 solcata da cinque righe ottenute tramite brocciatura che sviluppano un passo di 530 mm (1:21) mirino a tunnel con inserti intercambiabili; diottra con regolazione in verticale e in orizzontale canna brunita colore nero; acciarino, fregio, tabacchiera, piastrine chiavette e puntale calcio colore argento vecchio; calciolo, paragrilletto e tubetto porta bacchetta posteriore tartarugati 4,600 kg 1.096,00 Euro pagina 28 COMPRO... VENDO... FUCILI e CARABINE Fucile avancarica replica Pedersoli cal. 45 mod. Tryon Match come nuovo a € 600 Giuliano tel. 338.7654099 Fucile avancarica replica Investarm cal. 50 mod. Country Hunter 150 A come nuovo per motivi di salute. € 200 Giuliano tel. 338.7654099 DOPPIETTA ORIG. 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De LoneuxLiege. € 2.500 Gasbarri 339.2266136 Fucile VETTERLI italiano fanteria mod. 1870/87/16 cal. 6,5, Brescia 1881 e fucile CARCANO mod. 1891 lungo cal. 6,5 - Terni 1918 + baionetta con fodero e dragona. Andrea tel. 335. 8339881 Fucile S. 223 Scout cal. 45 a percussione + Pistola S. 305 Charles Moore Target cal. 45 a percussione. Pedersoli, completi di tutto l’occorrente per il tiro, comprese le stecche in dotazione. Armi complete nuove, MAI USATE, ne mai uscite dall’imballo originali. Vendesi esclusivamente per motivi di salute. Sono visibili sul sito: www.davide-pedersoli.com Il tutto a € 800 Stefano Sassoli 337.558500 Fucili n° 2 CARL GUSTAV, modello 96 € 600 modello 63 con diottra € 750 Fabio Bignotti 328.7527613 RIGBY cal. 45 canna corta impost. per categorie a 100 mt. WALKYRIEWHITWORTH con guanciale in cuoio, diottra, cinghia, 2a batteria, luminelli di ricambio e n. 200 palle trafilate; vendo causa inutilizzo. Possibilità di provarlo. 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Coach Shotgum 1878 cal.12 MAG. Custodia. €. 760 Duranti 339.8190592 PISTOLE e REVOLVER Pistola a luminello originale, metà 800 bella e precisa cal. 395, calcio in noce, compl. di cassetta e accessori. Prezzo da concordare Fabio Bignotti 328.7527613 Pistola avancarica modello NAVY, come nuova, sparato pochissimo con cassetta in legno ed accessori. Per informazioni: Angelo tel. 339.2771512 Pistola HAMMERLI mod. 280 cal. 22 e convers. in cal. 32 usata pochissimo in valigetta originale con tutti gli accessori e con 2 impugnat. € 3.500 e pistola BERARDELLI modello P ONE cal. 9 x 21 accuratizzata + vari ricambi. € 500 Gasbarri 339.2266136 Replica pistola avancarica Pedersoli REMINGTON PATTERN cal. 44. mod. 1863-1875 catalog. sportiva, perchè poco usata x inutilizzo. 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Volume di 200 pagine e ca. 200 illustrazioni in bianco/nero ed a colori; edizione di soli 600 esemplari in via di esaurimento. Dottor Raggi tel. 0544. 590206 ore pasti LIBRI SULLA GUERRA CIVILE AMERICANA VALIGIA tipo PAKMAYR, nuova ed adatta per trasporto sino a 5 pistole con tutti gli accessori. € 180 Gasbarri 339.2266136 Vol. 4 Soldier life and Secret service Vol. 5 The armies and leaders Poetry and eloquence Opera assolutamente indispensabile per studiosi e/o rievocatori. Condizioni di nuovo. € 100 N.B. quest’opera non figura più in stampa nei siti USA esaminati ! Massimo Capone 338.8510997 Catalogo della mostra svoltasi nel 1997 nel MUSEO NAPOLEONICO di Roma. 1796 – 1797 Da Montenotte a Campoformio: la rapida marcia di Napoleone Bonaparte Ed. “L’ERMA di Bretschneider” - 1997 nuovo. € 40 Massimo Capone 338.8510997 Cosi’ sparavano i nostri di A. Gattia e A.G.Cimarelli - Ed. Stringa –Genova - 1966 Illustratissimo colori e b/n (armi western ed esemplari anche da collezioni italiane) Raro € 80 Massimo Capone 338.8510997 THE PHOTOGRAPHIC HISTORY OF THE CIVIL WAR Ed. The Blue and Grey Press in 5 volumi , copertina rigida , ed innumerevoli foto dell’epoca: Vol. 1 The opening battles Two years of grim war Vol. 2 The decisive battles The cavalry Vol. 3 Forts and artillery The navies LA REDAZIONE RICORDA AGLI INSERZIONISTI DI COMUNICARE AVVENUTE VENDITE DI ARMI O EVENTUALI VARIAZIONI AGLI ANNUNCI IN ESSERE Per tutte le altre news, classifiche e varie collegati al sito www.cnda.it pagina 30 A TU PER TU CON UN BUFALO DA 1000 CHILI Una caccia d’altri tempi raccontata in prima persona da Rino Chiappa Marzo 2010, New Mexico: Rino Chiappa, Direttore Generale del Gruppo Chiappa, sta provando con Ron Norton- presidente della Chiappa Firearms di Dayton, e gli amici del Bonanza Creek Ranch di Sante Fe l’emozione della caccia tradizionale. “Da due generazioni produciamo repliche dei più famosi modelli di armi che un secolo fa, o un secolo e mezzo, venivano usate a scopo militare e per la caccia. Ho voluto provare in prima persona cosa significasse cacciare con un Winchester 1886, l’ultimo modello di produzione Armi Sport. E’ stata un’esperienza emozionante, non lo dimenticherò mai”. Rino racconta che le sue aspettative erano molto lontane dall’esperienza che ha vissuto. Immaginava che l’organizzazione della battuta di caccia al bufalo in una riserva apposita fosse una sorta di vacanza con un piccolo brivido “per turisti”. Non si sarebbe mai aspettato di ritrovarsi a vivere la fatica di inseguire il bufalo per una intera settimana, a cavallo dalla mattina alla sera, con un freddo pungente e temperature che non salivano mai sopra lo zero. Il bufalo percorreva delle distanze enormi nella riserva di 5.000 acri, e già dal secondo giorno la fatica e il desiderio di trovarlo creavano nei partecipanti alla battuta una determinazione fortissima, uno stimolo antico, il vero spirito della caccia. “Io mi reputo una persona estremamente civilizzata, sono appassionato di tecnologia e mi sento un uomo decisamente calato nella modernità. Non credevo che mi sarei lasciato coinvolgere in maniera così forte, ma quando insegui da giorni una preda affrontando mille fatiche e disagi, l’unico desiderio è quello di trovarla e vincerla”. I momenti emozionanti sono stati molti: vivere intere giornate all’aperto con i compagni in mezzo a paesaggi mozzafiato e imparare la sopravvivenza in un ambiente intatto ricostruisce una parte di sé che sembra sepolta sotto le nostre sovrastrutture culturali. Il finale è stato di grande soddisfazione per Rino. Il fucile 1886 in calibro 45/70 ha abbattuto il bufalo – un esemplare di 12 anni dal peso di circa 1000 chili - al primo colpo con una ferita mortale ai polmoni e un secondo colpo alla spalla che l’ha atterrato. “Il modello 1886, pur essendo un prototipo di inizio produzione, ha avuto una prestazione eccellente, azione fluidissima con potenza e precisione impeccabili”. Il 1886 Lever Action di Chiappa Firearms è ormai disponibile sul mercato nella versione calibro 45/70 con canna ottagonale da 26”. Entro la primavera saranno prodotte anche le altre tre versioni, pagina 31 ovvero il fucile in calibro .444 Marlin (8 colpi + 1) e la versione carabina con canna da 22” (7 colpi + 1) in entrambi i calibri. Il peso è di circa 4 Kg per il fucile e di circa 3,5 kg per la carabina, per una lunghezza totale di 114 cm e 104 cm rispettivamente. Bascula, leva di armamento, calciolo e puntale hanno finitura tartarugata, mentre l’otturatore, la canna e lo sportello di inserimento delle cartucce sono bruniti. Il prezzo indicativo al pubblico è di € 1.254,00 per il fucile e € 1.122,00 per la carabina: come sempre un rapporto ottimo qualità/prezzo. Ci sono volute più di 5 ore di lavoro di tutti i cacciatori per preparare i tagli di carne che sono stati donati al vicino orfanotrofio di Santa Fe. “Sono entusiasta di questa esperienza. Credevo nella caccia tradizionale, quella cioè senza armi sofisticate, e l’ho sempre sostenuta e sponsorizzata. Ma ora che l’ho provata direttamente la sento come un valore morale, come una crescita personale verso un rapporto profondo con la natura”.