In viaggio
con Gellindo
Ghiandedoro
I T I N E R A R I O D I S I L V I A V E R N A C C I N I - N. 39
Il Castìl nella
“Valle degli Orti”
VALLAGARINA:
VALLE DI GRESTA, RONZO CHIENIS
La Val di Gresta, anche detta di Gardumo,
è un altopiano modellato dagli antichi
ghiacciai raggiungibile da Loppio, ma
anche da Bolognano
(Velo d’Arco) o da
Castellano (Borda-
la). Soprannominata
la “Valle degli Orti”,
fu infatti tra le prime
realtà agricole in Italia
ad adottare un’agricoltura biologica e integrata, all’insegna del
rispetto dell’ambiente
e della salute dei con-
sumatori, bandendo
pesticidi e diserbanti,
così come gli interventi per far maturare
anzitempo il prodotto
e aumentarne peso
e grandezza. Per la
conservazione delle
verdure non viene
Scorcio verde sulla “Valle degli Orti”
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infine somministrato
alcun trattamento
antigermoglio, perché
queste vengono conservate nelle cantine
degli agricoltori a
temperature costanti
e con un buon grado
di umidità.
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Patate, cavoli (cappuccio, cavolfiore, broccolo, verza...), radicchi, lattughe, sedani
(foglia e rapa), carote
gialle, biete sono le
produzioni tradizionali più sviluppate, ma
accanto si delineano
quelle più particolari,
come asparagi, finocchi, spinaci, zucchine,
zucche... La patata,
insieme al cavolo cappuccio usato anche
per la preparazione
dei gustosi crauti,
resta comunque la
verdura più coltivata
sia per quanto riguarda la superficie
interessata, sia per
la quantità prodotta.
Con il marchio “Le grestane”, ad esempio, si
identificano le patate
di montagna che vengono coltivate con il
sistema della rotazione colturale. Diversi
sono i tipi di patate: da
insalata e minestrone
(varietà Bea, Spunta),
per purea (varietà
Kennebeck), per tutti
gli usi (varietà Wilja,
Desirèe. Majestic) e
quelle da impiegare
nel foraggio. Sempre
più ampio è anche
il ventaglio delle
esportazioni e delle
numerose mostremercato all’insegna di
“un’agricoltura pulita”,
promossE dal Consorzio Ortofrutticolo Val
di Gresta che ha sede
proprio a Ronzo-Chienis. E qui, in questo
pittoresco paese,
trova spazio anche un
piccolo museo dedicato alla civiltà contadina, frutto dell’instancabile passione del
suo proprietario, Luigi
Mazzucchi. Oltre ai
vecchi e ormai desueti
attrezzi legati al lavoro
nei campi, in un grande stanzone al piano
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terra sono esposti,
secondo “un ordine
tematico”, elmetti e
oggetti appartenuti
alla Prima guerra
mondiale, strumenti
musicali e vecchie
radio, macchine da
cucine, orologi e bilance... Una collezione
che è nata un po’ per
caso, ma che continua
a crescere.
Ed è proprio circondati da quest’ordinato
paesaggio agricolo
che con l’automobile
salite in direzione del
Monte Stivo e parcheggiate nei pressi
del capitello di Santa
Barbara. Da qui, seguendo inizialmente
le indicazioni per la
località Sant’Antonio
A sinistra: i ruderi del Castello
di Castellino. A destra: la piazza
di Ronzo Chienis con la chiesa
parrocchiale.
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(area picnic raggiungibile anche in automobile) in mezz’ora
raggiungete i semplici
ruderi del castello di
Castellino, detto il
Castìl: ridotto oggi a
una possente torre un
tempo cinta da mura,
è visibile fin dall’imbocco dell’ultimo tratto di sentiero in salita.
Quando vi lasciate
alle spalle la grande
fontana in pietra per
coprire l’ultimo tratto,
non crediate infatti di
trovarvi di fronte a un
possente maniero.
Una dovizia di cronache lo descrivono
dal XIII al XVIII secolo
come punto di osservazione sulla strada
che da Arco giunge
in Val di Gresta. Qui
viveva una piccola
guarnigione al servizio
dei nobili feudatari, i
Signori di Arco, che in
epoca rinascimentale
decisero di trasformarlo in un comodo
casino di caccia; nel
1703 venne distrutto
dal generale francese
Da Ronzo-Chienis indicazioni per Monte Stivo,
parcheggio in località Santa Barbara o Sant’Antonio:
da qui a piedi per il castello di Castellino (1.30 ore da
Santa Barbara, 45 min. da Sant’Antonio).
Ronzo-Chienis, Museo della civiltà contadina: tel.
0464 802068
Ronzo-Chienis, APT di Rovereto e della Vallagarina:
tel. 0464 802915; www.visitrovereto.it
Vendôme. Da rimarcare è comunque proprio la presenza degli
Arco in una valle che
storicamente appartenne alla famiglia di
Gardumo (XII sec.) e
poi dei Castelbarco
del ramo di Gresta
(XIV sec.), le cui tracce
si ritrovano anche nel
castello di Nomesino
(Mori) e in Castel
Gresta. Per il rientro
riprendete il sentiero
dell’andata.
Ogni anno gli orti di Ronzo Chienis si trasformano per la “Festa degli
Spaventapasseri”.
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