Poesia Aracne 61 Adriana Scribano Voci lontane Voix lointaines Copyright © MMXII ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, 133/A–B 00173 Roma (06) 93781065 isbn 978–88–548–4917–4 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: giugno 2012 A Ivo agli artisti di strada aux gens aux semelles de vent alla gente in cammino Prefazione Adriana Scribano è giunta alla sua seconda opera. Un testo snello, essenziale, conciso e distillato nello stile ma denso e pregnante di significati nel contenuto, corredato, anche questa volta, dalla fotografia, valido strumento per penetrare tra le pieghe del reale o per trasfigurarlo. Si avverte lo sforzo di arrivare a tutti, di parlare alla varia umanità. Nella precedente pubblicazione Come un giramondo vado oziando, la fotografia, con l’efficacia e l’immediatezza dell’immagine, esplicitava il non detto della parola, aderendo fedelmente alla realtà descritta e raccontata. Si nota, invece, in Voci lontane l’esigenza di una maggiore creatività, la felice intuizione di dare sfogo ad una nuova forma di linguaggio, dove l’immagine vuole essere un’esaltazione della bellezza espressa dall’astrazione pittorica. Ispirata da un dipinto di Burri, “Tutto nero”, un’unica superficie dalla quale si stemperano le diverse sfumature del nero e della materia, Adriana Scribano ha inventato nuovi modi per fare montaggi fotografici, individuando 50 diverse superfici, 50 diversi modi di esprimere la complessità dell’io in relazione al tu, di ciò che c’è dentro e fuori di noi. Un’opera moderna, perché vera. Una finestra aperta su squarci di mondo capace di leggere, tra le fitte ed intricate tra7 me del reale, il vissuto, i cambiamenti del tempo che scorre, le contraddizioni, le solitudini delle umane vicissitudini, senza mai scartare il sogno, la speranza, la possibilità di trasformare ancora il mondo, le persone e le cose, rinnovandole, come sapientemente annunciato già nella prima pubblicazione, da “l’antico carillon dalle origini esotiche” che canta l’auspicio “di amicizia e rispetto per gente diversa vicina e lontana”. Un’opera moderna che attinge al passato, che segue le tracce lasciate dai grandi maestri come Omero e da queste tracce si lascia guidare nell’interpretazione del reale, spesso scomodo, perchè scompiglia e disturba la banalità del nostro quotidiano, compiendo la magia di far rivivere la tradizione di cui si sostanzia la civiltà di ieri, di oggi, di sempre. Le parole dei versi sembrano voler restituire dignità al silenzio, al silenzio attento che non è incomunicabilità, distrazione, imbarazzo, “amnesia colpevole” del sé e degli altri, ma condizione di ogni comprensione e di ogni forma di dialogo, spazio vuoto teso all’ascolto della voce interiore e della voce degli altri. Un silenzio che chiede rispetto se suscitato da chi tace per sempre, affondato nella sabbia con le “braccia aperte verso il cielo” e verso l’umana solidarietà, la sola capace di dare speranza a chi ancora non ha annegato le speranze nel mare della solitudine e dell’indifferenza. Lo sguardo dell’esule ben rispecchia la condizione esistenziale che accomuna ogni uomo. Chi lascia la sua terra d’origine in cerca di fortuna o perché perseguitato, considera la terra straniera che lo accoglie come sua patria, nella consapevolezza però che ogni terra straniera non sarà mai patria definitiva. Lo sradicamento genera il senso di precarietà, di nostalgia di quel “tutto” sostituito dal “niente”, di fragilità della vita “che passa come un colpo di vento, come un soffio”. 8 L’esule rivive nell’omaggio che l’autrice offre all’artista di strada che, attraverso la leggerezza dei suoi gesti e la profonda, sensibile dolcezza dei suoi sguardi, invita la gente che passa frettolosamente a fermarsi, a guardare la vita con occhi nuovi, con un pizzico di poesia e di fantasia, ad incontrare l’altro che è diverso ma pur sempre fratello. L’auspicata integrazione sociale è ben espressa nella policromia dei montaggi fotografici, dove Adriana Scribano non esita a mescolare cose molto diverse tra loro, come mosaici e stoffe. Il risultato ottenuto è una superficie ricca di colori e materie armonizzate in un perfetto equilibrio, desiderio, poeticamente ben riuscito, di realizzare l’unità nella diversità, nel tentativo di “innalzarsi verso la civiltà dell’amore”, alla quale l’autrice ancora crede e alla quale non sembra rassegnata a rinunciare. Margherita Falgetano Docente di Filosofia 9 I. Fughe e partenze Fuites et départs Sguardi Regards On veut sculpter une personne vivante, mais ce qui le rend vivant c’est en fait son regard… Tout le reste n’est que l’encadrement du regard. Alberto Giacometti Et surtout mon corps aussi bien que mon âme, gardez-vous de vous croiser les bras en l’attitude stérile du spectateur, car la vie n’est pas un spectacle, car une mer de douleurs n’est pas un proscenium, car un homme qui crie n’est pas un ours qui danse… Aime Cesaire, Cahier d’un retour au pays natal, écrit en ’38–’39, publié en ’47 – Présence Africaine Etranges Etrangers (…) Etranges étrangers Vous êtes de la ville vous êtes de sa vie même si mal en vivez même si vous mourez. Jacques Prevert, Grand bal du printemps 1. Nave in partenza dalla Tunisia – Anni ’50 circa – Archivi di famiglia. 2. Giovani italiani e tunisini sulla spiaggia La Goulette, Tunisi – Archivi di famiglia. 17 3. Circo Zavatta a Nizza, Francia. 4. Circo Zavatta a Nizza, Francia. 18 5. Ambulante – via dei Fori Imperiali, Roma. 6. Lavoratore del circo Zavatta – Nizza, Francia. 19 7. Foto da “A gift from Iwaki” di Cai Guo-Qiang – In mostra a Nizza, Francia – Naufragio. 20