RAPPORTO ANNUALE SULL’INNOVAZIONE Sintesi Rapporto Annuale sull’Innovazione Sintesi La redazione del Rapporto è stata curata da Marco Riva e Claudio Roveda con la collaborazione di Antonio Scarazzini Il Rapporto completo è scaricabile dal sito internet della Fondazione Cotec www.cotec.it Progetto, grafica e illustrazioni: Pasquale Cimaroli, Claudia Pacelli www.backup.it Indice Premessa /5 I. Il quadro statistico Introduzione /8 1. La capacità di generare Conoscenza e Innovazione /10 1.1 Gli investimenti per generare Conoscenza /10 1.2 Le risorse umane per generare Conoscenza /13 1.3 La formazione per l’Innovazione /15 1.4 Le pubblicazioni scientifiche /19 1.5 I brevetti e i marchi di prodotto /20 2. Le interconnessioni del Sistema della Conoscenza /22 2.1 I flussi internazionali di tecnologia /22 2.2 La cooperazione internazionale nel campo della R&I /23 3. Le aree di Innovazione per la crescita /25 4. Lo sfruttamento della Conoscenza /27 4.1 Le imprese innovatrici /28 4.2 Le grandi imprese innovatrici /29 4.3 Le imprese “spin-off ” accademiche /31 5. La competizione nell’economia globale della Conoscenza /33 5.1 Le esportazioni high-tech /33 5.2 La produttività dei fattori di produzione /33 5.3 Gli indicatori di Innovazione di sistema /35 6. La dimensione regionale dell’Innovazione /37 II. Il tema dell’anno: La Re-Industrializzazione dell’Europa Introduction /42 1. The Vision of Manufacturing Industry in Italy, Portugal, Spain /43 2. Re-Industrialization Strategy /48 3. The Innovative Technologies Enabling the process of Re(New)Industrialization /52 Premessa Il Rapporto COTEC 2014 sull’Innovazione presenta ancora novità rispetto alle edizioni precedenti, in particolare riguardo la struttura secondo cui vengono aggregati e presentati i dati statistici oggetto della I parte. Tale struttura è stata desunta dal modello del OECD Science, Technology and Industry Scoreboard (2013), introducendo alcune modifiche ritenute opportune per rendere più agevole la lettura delle principali caratteristiche dei fattori e dei processi innovativi e delle loro relazioni con l’economia e la società. Si sono così individuate sei macro-aree di analisi che si focalizzano sulla capacità di generare Conoscenza e sull’utilizzo della Conoscenza per l’Innovazione nell’economia e nella società, con specifico riferimento alle attività di R&S finalizzate ad aree tecnologiche fondamentali per la crescita nel medio-lungo termine, da un lato, e sulla articolazione dei processi e degli attori coinvolti in queste attività, con specifica attenzione alla dimensione sia internazionale sia regionale di tali processi, dall’altro. Tali macro-aree sono: • La capacità di generare Conoscenza e Innovazione • Le interconnessioni del Sistema della Conoscenza • Le aree di Innovazione per la crescita • Lo sfruttamento della Conoscenza • La competizione nell’economia globale della Conoscenza • La dimensione regionale dell’Innovazione. Come nelle precedenti edizioni i dati relativi all’Italia sono stati messi a confronto con quelli dei principali Paesi europei (Germania, Francia, Gran Bretagna), che costituiscono i più importanti competitor del nostro sistema economico, nonché con la media della UE a 28 Paesi e con quelli di Spagna e Portogallo, Paesi con i quali esistono molte somiglianze nella struttura produttiva e tecnologica. Si sono inoltre effettuati confronti a scala internazionale con USA, Giappone e, laddove possibile, Cina, considerando che essa si sta configurando come un significativo attore anche nel campo della R&I, oltre che della manifattura. I dati riportati sono quelli più recenti a disposizione, non sempre relativi all’anno 2012, il che comporta differenze nell’ampiezza e nell’aggiornamento delle analisi a seconda dei fattori e dei processi considerati. Inoltre si fa riferimento anche agli anni precedenti, in modo da evidenziare la dinamica di fattori e processi e quindi l’esistenza di miglioramento o peggioramento di situazioni e di performance. Molteplici sono le fonti statistiche ufficiali cui si è fatto ricorso: nazionali (ISTAT), europee (Eurostat), internazionali (OCSE), oltre ad altre fonti per più specifiche indagini e rilevazioni (Unioncamere, IMD-Institute for Management Development, World Economic Forum). Il quadro statistico è presentato nella I parte del Rapporto, mentre la II parte è dedicata al Tema dell’Anno, ossia la Re-Industrializzazione di Italia, Portogallo e Spagna nel contesto della UE, secondo il modello knowledge driven. Vengono così riportate le sintesi delle relazioni tecniche presentate al IX Simposio COTEC Europa, tenutosi a Lisbona il 12 febbraio 2014 e dedicato alla Re-Industrializzazione dell’Europa. Tali relazioni individuano nella Competitività insieme alla Sostenibilità e alla Globalizzazione le caratteristiche dell’industria manifatturiera che occorre perseguire e attuare in Europa, per il cui sviluppo i fattori strategici sui quali intervenire sono l’innovazione tecnologica, le infrastrutture, la fiscalità, la capacità commerciale, il capitale umano. Le tecnologie innovative sulle quali basare la costruzione del nuovo Manufacturing, al di là di quelle individuate dai programmi comunitari di R&I, devono essere specializzate per i settori industriali dei prodotti di consumo durevole, che costituiscono una componente rilevante in termini di fatturato, occupazione, export dei sistemi industriali di Italia, Portogallo e Spagna. Queste problematiche saranno approfondite nel prossimo X Simposio COTEC Europa, che si terrà in Italia nel corso del 2015. Il quadro statistico 1 Rapporto Innovazione 2014. Sintesi Introduzione Lasciando alla lettura dell’ampio insieme di dati e di analisi contenuti nel Rapporto per una valutazione complessiva ed articolata delle performance del Sistema nazionale della Ricerca & Innovazione nel contesto internazionale e della sua dinamica, si riportano qui alcune considerazioni riguardo i principali aspetti di tale Sistema. Innanzitutto il perdurare della gravissima crisi economica, con la contrazione del PIL, comporta la stazionarietà a partire dal 2009, della spesa totale in R&S del Paese, contrariamente a quanto si registra nei Paesi europei più innovatori; stazionaria è anche l’incidenza di tale spesa rispetto al PIL, su valori di poco superiori a 1,2%. Tale tendenza alla stazionarietà si riscontra, poi, anche nel contributo che percentualmente imprese, università, enti pubblici dedicano alla spesa in R&S con alcune particolarità. Infatti, fra le imprese, mentre quelle di maggiori dimensioni stanno riducendo il loro apporto alla spesa in R&S, questo cresce per le imprese medie e, seppure in misura più contenuta, per quelle piccole. Altro dato in controtendenza è la crescita del numero di addetti alla R&S delle imprese, sia in valore assoluto sia in percentuale del totale degli occupati, anche se con tassi annui sensibilmente inferiori a quelli degli anni prima della crisi. Segnali questi che si prestano a più livelli di lettura: dalla tenuta occupazionale delle attività collegate alla R&S allo sforzo di contrastare la crisi, soprattutto da parte delle realtà produttive medio-piccole, confidando nel valore positivo della Conoscenza. Tuttavia persistono le carenze e le criticità strutturali, che amplificano le difficoltà del Paese rispetto alle performance dei competitor internazionali: insufficiente spesa totale in R&S rispetto al PIL, limitato numero di addetti alla R&S e di ricercatori in relazione al totale degli occupati; ridotta presenza di laureati in discipline tecnico-scientifiche e di ricercatori rispetto alla popolazione, limitato impegno delle imprese in R&S, focalizzazione dell’industria su attività a medio-bassa intensità tecnologica. Pertanto, oltre all’urgenza di dover riallineare i valori di questi parametri alla media dei Paesi più avanzati e competitivi, emerge la necessità di modificare gli aspetti strutturali e, per certi versi, qualitativi del sistema produttivo nazionale, in primo luogo della industria. Il quadro statistico Infatti, se si condivide l’obiettivo della UE di accrescere il peso dell’industria manifatturiera nella generazione di valore aggiunto, invertendo il trend del passato verso la diminuzione, oltre a questo aspetto quantitativo si pone l’esigenza di modificare le specializzazioni produttive e settoriali dell’industria e i suoi modelli di business. Del resto, la comparsa di nuovi Paesi, in particolare nel Sud-Est Asiatico (Cina, India, Corea del Sud, Taiwan, Singapore), nella manifattura e la conseguente riallocazione a scala mondiale della capacità produttiva, richiedono per l’Italia, ancora più che per i grandi Paesi industrializzati, un diverso posizionamento strategico dell’industria nel contesto competitivo globale. Il paradigma della nuova industria manifatturiera deve presentare in modo integrato due caratteristiche fondamentali: Competitività, basata sulla innovazione, in primo luogo tecnologica, e Sostenibilità, in primo luogo ambientale e sociale, con un approccio globalizzante, pur nella differenziazione dei modelli a scala regionale. Si devono pertanto progettare e realizzare prodotti, con una elevata base di conoscenza e consistente contenuto di servizi, che offrano soluzioni con maggiori prestazioni di funzionalità e qualità ambientale, in risposta sia alle grandi sfide sociali (nei campi della mobilità, della salute, della sicurezza, dell’energia, della inclusione) sia alle mutate caratteristiche della domanda dei consumatori. Rapporto Innovazione 2014. Sintesi 1. La capacità di generare Conoscenza e Innovazione 1.1 Gli investimenti per generare Conoscenza La spesa in R&S Il trend di evoluzione della spesa totale in R&S in Italia dal 1990 al 2012, in termini sia correnti sia costanti, mostra che il livello di spesa, dopo aver registrato una crescita significativa tra 2005 e 2007, ha continuato a crescere con tassi più modesti, superando nel 2009 la quota di 19 miliardi di euro e rimanendovi essenzialmente attestato ancora nel 2012, con un totale di 19.834 milioni. Rapportando la spesa totale in R&S al Prodotto Interno Lordo, il dato dell’Italia è peggiore anche di quello di Portogallo (1,50%) e Spagna (1,30%), mentre è decisamente inferiore a quello di Germania, per cui tale indicatore tocca il 2,98%, uguagliato da quello di Danimarca e superato solo da quello di Svezia con 3,41% e Finlandia con 3,55%. Considerando la spesa in R&S pro-capite si trova che, dopo Germania e Francia, il Portogallo fa segnare l’aumento più sensibile tra il 2007 ed il 2012, superiore a 100 dollari; più contenuto è l’incremento dell’Italia, che comunque mantiene un costante trend positivo, mentre si riduce in Gran Bretagna e Spagna. La spesa pro-capite in R&S in Italia (pari a 432,2 dollari) rimane tuttavia sensibilmente inferiore a quella dei principali Paesi europei (Germania, Francia, Regno Unito). Nel confronto su scala europea, la spesa in R&S del settore privato si mantiene ben superiore a quella pubblica. Peraltro l’incidenza della spesa privata sul totale della spesa Grafico 1.1 Spesa totale in R&S in Italia, 1990 - 2012 (milioni di euro) Spesa totale (MEUR correnti) Spesa totale (MEUR costanti, 2000) 20000 15000 10000 19 90 19 91 19 92 19 93 19 94 19 95 19 96 19 97 19 98 19 99 20 00 20 01 20 02 20 03 20 04 20 05 20 06 20 07 20 08 20 09 20 10 20 11 20 12 5000 Stima previsionale per il 2011 Fonte: "Ricerca e sviluppo in Italia", ISTAT (2013) Il quadro statistico in R&S in Italia è inferiore quella di Germania, Francia e Regno Unito, in cui supera il 65%, ed è superiore solamente a Portogallo e Spagna, che fa registrare la performance peggiore con una quota del 53.2%. Le università italiane dedicano, tuttavia, più risorse alla R&S (28,6%) dei principali Paesi europei, seconde sole a quelle portoghesi, che contribuiscono alle attività di R&S per il 38,6% della spesa complessiva. Il Portogallo presenta tuttavia il risultato peggiore in termini di livello di spesa del settore pubblico, attestato al 6,5%, mentre è la Spagna ad avere il dato migliore (19,1%) e l’Italia è essenzialmente in linea con Germania e Francia. Grafico 1.2 Spesa totale in R&S in percentuale del PIL nei principali Paesi europei, 2007-2012 2007 3,5 3,0 2012 2,98 2,53 2,5 2,07 2,29 1,78 1,73 2,0 1,5 1,23 1,30 1,18 1,27 Spagna Italia 1,50 1,17 1,0 0,5 0,0 Germania Francia Regno Unito Portogallo Fonte: "Main Science and Technology Indicators", OECD Science, Technology and R&D Statistics (2014) Grafico 1.3 Spesa pro-capite in R&S nei principali Paesi europei, 2008-2012 (dollari) 2008 1400 1200 1000 2012 1248,1 998,2 725,8 800 845,9 600 641,7 613,9 447,8 423,6 400 402,4 432,2 281,5 385,8 200 0 Germania Francia Regno Unito Spagna Italia Fonte: "Main Science and Technology Indicators", OECD Science, Technology and R&D Statistics (2014) Portogallo Rapporto Innovazione 2014. Sintesi Gli investimenti di Venture Capital L’Italia mostra un andamento piuttosto altalenante nell’ultimo decennio per gli investimenti di Venture Capital, con valori annuali che passano dal massimo di 3,02 miliardi di euro nel 2007 a 957 milioni nel 2009. I dati più recenti sono particolarmente significativi: tra 2012 e 2013 i dati forniti da AIFI e Pricewaterhouse Coopers mostrano il più che triplicarsi dei fondi Venture ed Equity, al valore di 4,04 miliardi di euro. Nonostante questo trend positivo, va tuttavia evidenziata l’esiguità dell’incidenza dei fondi di Venture Capital in rapporto al PIL; essa in Italia è crollata a 0,069% nel 2013 da 0,288% del 2008. Questo trend negativo è peraltro comune anche agli altri principali Paesi europei, soprattutto a UK dove l’ammontare di queste risorse valeva più dell’1% del PIL nel 2008 e presenta a cinque anni un calo del 32%. Grafico 1.4 Ripartizione della spesa totale in R&S per settore di effettuazione nei principali Paesi europei, 2012 Imprese e IPNP 100% Università 14,3 13,6 8,2 17,9 20,6 26,5 67,8 65,8 65,2 Germania Francia 80% 6,5 28,6 38,6 53,2 57,8 54,8 Spagna Italia 27,8 20% 0% 13,7 19,1 60% 40% Amministrazioni pubbliche Regno Unito Portogallo IPNP = Istituti Privati di ricerca No Profit - Fonte: "Main Science and Technology Indicators", OECD Science, Technology and R&D Statistics (2014) Grafico 1.5 Fondi per venture capital e private equity raccolti in Italia, 2003 - 2013 (milioni di euro) 4047 4000 3028 3200 2400 1937 2267 2275 2187 1663 1600 1345 800 0 2003 2004 2005 1049 957 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Fonte: "Il mercato italiano del Private Equity e Venture Capital", AIFI e PricewaterhouseCoopers (2013) 1355 2012 2013 Il quadro statistico 1.2 Le risorse umane per generare Conoscenza Per ciò che concerne il capitale umano a disposizione dell’Italia per effettuare R&S, il numero totale di addetti alla R&S è sostanzialmente stabile dal 2008 attorno a 9 unità per 1000 componenti della forza lavoro, dopo aver registrato un forte incremento dal 2003, pari al 41,8%. Considerando la quota di addetti alla R&S nelle imprese in rapporto al numero di occupati, il valore di tale parametro per l’Italia risulta nel 2012 il più basso tra i principali Paesi europei, con solo 6,20 addetti alla R&S ogni 1000 lavoratori. Pressoché doppi i valori per Germania, Francia e Portogallo, con questi ultimi due Paesi che realizzano i tassi di crescita più elevati, rispettivamente +24,6% e +139%. Grafico 1.6 Investimenti in venture capital in percentuale del PIL nei principali Paesi europei, 2008-2013 1,40 2008 2013 1,242 1,20 1,00 0,842 0,80 0,60 0,442 0,289 0,40 0,288 0,155 0,20 0,00 Regno Unito Francia 0,216 0,073 0,216 0,069 Spagna Germania 0,050 Italia 0,170 Portogallo Fonte: "Science, Technology and Innovation Database", Eurostat (2014) Grafico 1.7 Addetti alla R&S per 1.000 componenti della forza lavoro in Italia, 2003-2012 10 9 8 7 6 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Nota: stima previsionale per il 2012 Fonte: "Main Science and Technology Indicators", OECD Science, Technology and R&D Statistics (2014) 2011 2012 Rapporto Innovazione 2014. Sintesi Un trend positivo si riscontra in Italia per la categoria dei ricercatori, il cui numero continua a crescere dal 2004 (+43% tra 2004 e 2012), pur rimanendo di molto inferiore rispetto a tutti gli altri principali Paesi europei. In termini di ricercatori per 1.000 componenti della forza lavoro, l’Italia, con un valore di 4,3, risulta assai al di sotto dei livelli di Portogallo (9,2), Francia (8,8) o Germania (8,2) ma anche della stessa media UE a 28, pari a 6,8. Anche rapportando il numero di ricercatori al totale degli addetti in R&S nei principali Paesi europei, risulta evidente la distanza, con soli 0,44 ricercatori per addetto, dai valori dei principali Paesi europei. Grafico 1.8 Addetti alla R&S nelle imprese per 1.000 occupati nei principali Paesi europei, 2005-2012 12 2005 13,26 14 12,07 10,64 10,60 2012 12,01 10 8 6,31 5,04 6 7,01 6,84 5,06 6,20 3,80 4 2 0 Francia Portogallo Germania Regno Unito Spagna Italia Nota: stime previsionali per il 2012 Fonte: "Main Science and Technology Indicators", OECD Science, Technology and R&D Statistics (2014) Grafico 1.9 Ricercatori per 1.000 componenti della forza lavoro nei principali Paesi europei, 2005-2012 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 9,23 2005 2012 8,8 8,3 7,9 7,4 8,2 6,7 5,9 5,2 5,4 3,81 Portogallo 3,3 Regno Unito Spagna Francia Germania 6,8 4,3 Italia Nota: stime previsionali per il 2012. Per la Francia il dato è realtivo aql 2011 Fonte: "Main Science and Technology Indicators", OECD Science, Technology and R&D Statistics (2014) UE-28 Il quadro statistico Grafico 1.10 Ricercatori per addetto alla R&S nei principali Paesi europei, 2011 1,00 0,90 0,80 0,70 0,60 0,50 0,40 0,30 0,20 0,10 0,00 0,90 0,76 0,62 0,62 0,62 0,44 Portogallo Regno Unito Germania Francia Spagna Italia Fonte: "Science, Technology and Innovation" database, Eurostat (2014) 1.3 La formazione per l’Innovazione La percentuale di italiani tra 25 e 64 anni in possesso di un titolo di laurea è sostanzialmente stabile dal 2009, quando essa era pari al 15%, contro il 14,9% del 2012. Tale valore è assai inferiore alla media dell’Europa a 28 Paesi, pari a circa il doppio (28,4%) ed ai valori di tutti i Paesi europei ad eccezione della Romania. La dinamica annua del numero di laureati ha riportato quattro anni consecutivi di calo tra 2006 e 2009 (-7,5% tra 2008 e 2009), per poi tornare a crescere nel biennio successivo e stabilizzarsi, infine, nel 2012 su livelli che sono comunque ancora inferiori a quelli registrati nel 2008. Per ciò che riguarda lo stock di laureati, in Italia vi sono 0,7 laureati in discipline scientifiche ogni 1.000 abitanti, valore inferiore alla media europea (0,8) e a quelli registrati in Regno Unito (1,0), Francia (1,0) e Germania (1,1). Guardando alla distribuzione per area disciplinare dei dottori di ricerca nel 2012 in Italia, si nota che le principali aree sono Ingegneria (18% del totale) e Scienze mediche (17,4%), seguite da Scienze biologiche e chimiche (13,7%), con solo 6,1% per Scienze fisiche e matematiche. Analizzando la ripartizione per cicli formativi della spesa pubblica per istruzione nei principali Paesi europei nel 2011, in Italia solo 19% viene dedicata all’università (dato sostanzialmente costante negli ultimi anni), contro 28% della Germania e 23% di Francia e Spagna. Rapporto Innovazione 2014. Sintesi Grafico 1.11 Numero di laureati nei principali Paesi europei, 2012 (valori percentuali) Lituania 46,1 Estonia 40,7 Belgio 37,6 Francia 35,1 Germania 33,3 Irlanda 32,9 Regno Unito 31,8 Repubblica Ceca 28,8 Polonia 28,5 Spagna 28,5 Grecia 26,7 Austria 26,6 Ungheria 26,4 Svezia 25,1 Paesi Bassi 23,7 Portogallo 17,9 Danimarca 17,8 Italia 14,9 Romania 12,8 EU 28 28,4 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 40,0 45,0 Fonte: "Science, Technology, Innovation Database", Eurostat (2014) Grafico 1.12 Dinamica dei laureati in Italia, 2006 -2012 410.000 400.000 398.358 388.303 390.000 378.670 381.106 380.000 379.082 370.000 363.634 360.000 354.983 350.000 340.000 330.000 2006 2007 2008 Fonte: "Education and training" database, Eurostat (2014) 2009 2010 2011 2012 Il quadro statistico Grafico 1.13 Stock di laureati in discipline scientifiche ogni 1.000 abitanti nei principali Paesi europei, 2012 1 1,1 1,0 1 1,0 1 0,8 0,7 0,6 1 0 0 0 Germania Francia Regno Unito Italia Spagna Media EU28 Fonte: "Education and Training Indicators", Eurostat (2014) Grafico 1.14 Dottori di ricerca per area disciplinare nell'anno 2012 in Italia (valore assoluto) Ingegneria 1995 Scienze mediche 1934 Scienze biologiche e chimiche 1524 Lettere, storia e filosofia 1509 Scienze giuridiche 935 Agraria 744 Scienze fisiche e matematiche 674 Economia e statistica 570 Scienze psicologiche e pedagogiche 494 Scienze politico-sociali 351 Veterinaria 219 Informatica 119 Educazione fisica 25 0 500 1.000 1.500 2.000 2.500 Fonte: Elaborazioni Fondazione Cotec su dati MIUR - Ufficio di Statistica (2014) Analogamente agli altri Paesi considerati in Italia è la scuola secondaria ad assorbire la quota maggiore di risorse (51%), la più alta in Europa: in Germania è 48%, in Francia 45%, in Portogallo 44%, nel Regno Unito 42%, mentre in Spagna è solamente 37%. Esaminando la spesa per l’università in rapporto al PIL nei principali Paesi europei: l’Italia, con lo 0,83%, risulta essere significativamente distante dalla media europea (1,27%). Rapporto Innovazione 2014. Sintesi Grafico 1.15 Scomposizione per cicli formativi della spesa pubblica in istruzione nei principali Paesi europei, 2011 Francia Germania Italia 11% 12% 23% 28% 19% 13% 21% 45% 25% 51% 48% Portogallo Spagna 9% 20% 23% 28% 44% Regno Unito 14% 22% 6% 31% 26% 37% Pre-primaria 10% Primaria 42% Secondaria Università Fonte: "Education and Training Indicators", Eurostat (2014) Grafico 1.16 Spesa pubblica per l'università in % del PIL nei principali Paesi industrializzati, 2011 1,6 1,40 1,32 1,29 Media UE (27 paesi) 1,13 1,2 1,04 0,83 0,8 0,4 0,0 Germania Regno Unito Francia Fonte: "Education and Training Indicators", Eurostat (2014) Spagna Portogallo Italia Il quadro statistico 1.4 Le pubblicazioni scientifiche Considerando la produttività scientifica dei ricercatori accademici, misurata dal numero di articoli scientifici per 100 ricercatori, tra i principali Paesi europei l’Italia presenta nel 2012 il valore più elevato, pari a 75,37 (in crescita rispetto al 2009, quando era pari a 59,4), contro 58,59 di Spagna, 57,54 di Regno Unito, 41,03 di Germania, e 39,84 di Francia. Altro indicatore che vede l’Italia primeggiare tra i principali Paesi industrializzati è rappresentato dalla quota di pubblicazioni nelle discipline tecnico-scientifiche sul totale, pari a 91,3%, contro 91% di Germania, 90% di Francia, 85,1% di Spagna, 83,5% di USA e 77,3% di Regno Unito. Grafico 1.17 Numero di pubblicazioni scientifiche per 100 ricercatori accademici nei principali Paesi europei, 2012 80,00 70,00 60,00 50,00 40,00 30,00 20,00 10,00 0,00 75,37 58,59 Italia 57,54 Spagna Regno Unito 41,03 39,84 Germania Francia Fonte: elaboazione Fondazione Cotec su dati SJR SCImago Journal and Country Rank (2014) e "Main Science and Technology Indicators", OCSE (2014) * Il dato della Francia è relativo all'anno 2011 Grafico 1.18 Quota di pubblicazioni scientifiche di disciplina tecnico-scientifica sul totale nei principali Paesi industrializzati, 2013 100 95 90 85 80 75 70 65 60 55 50 91,5 91,0 90,0 85,1 83,5 77,5 Italia Germania Francia Spagna Fonte: elaborazione Fondazione Cotec su dati SJR SCImago Journal and Country Rank (2012) Stati Uniti Regno Unito Rapporto Innovazione 2014. Sintesi 1.5 I brevetti e marchi di prodotto Tra 2007 e 2012 il numero di brevetti internazionali PCT rapportato alla popolazione non muta sensibilmente per l’Italia, passando da 56,5 a 51,2 per milione di abitanti, valore inferiore a quello di altri Paesi UE quali Germania (208,7), Francia (114,4) e Regno Unito (82,8). Tra il 2000 e il 2012 per L’Italia la quota di brevetti nel settore ICT sul totale dei brevetti internazionali PCT è pari a 17,6%, ossia metà della quota del Regno Unito (34,8%). Per i brevetti nel settore delle biotecnologie eccelle invece la Spagna, con una percentuale pari a 9,7%, contro 5,1% dell’Italia. Grafico 1.19 Brevetti internazionali PCT* per milione di abitanti nei principali Paesi industrializzati, 2007-2012 250,00 2007 227,84 208,77 2012 200,00 150,00 110,05 114,49 106,71 100,00 82,89 56,58 51,23 50,00 0,00 Germania Francia Regno Unito Italia 34,30 33,78 Spagna *Brevetti intenazionali PCT: Patent Cooperation Treaty Union Fonte: elaboazione Fondazione Cotec su dati "Main Science and Technology Indicators", OCSE (2014) Grafico 1.20 Quota di brevetti ICT e BIOTECH in rapporto sul totale di Brevetti internazionali PCT (2000-2012) ICT 40,0 35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 Regno Unito Francia BIOTECH Germania Spagna Elaborazione COTEC su dati "OECD Science, Technology and Industry Oulook", OCSE (2014) Italia Il quadro statistico L’Italia è in seconda posizione rispetto ai principali Paesi europei considerati per numero di marchi registrati nel 2013 per milione di abitanti (32,4), superiore a quello di Francia (29,5), Regno Unito (28) e Spagna (20,1) e secondo soltanto a quello di Germania (43). Nel confronto tra il 2007 e il 2013 l’Italia segna un considerevole aumento, pari a 12,5%; crescono anche Germania (2,6%) e soprattutto Francia (15,1%), mentre rallentano Regno Unito (-1%) e soprattutto Spagna (-14,4%). Anche considerando la quota di Community Design per milione di abitanti l’Italia mostra un buon tasso di crescita tra 2007 e 2013 (18,8%), restando però, con 147 disegni per milione di abitanti in una posizione arretrata rispetto a Regno Unito (171), Spagna (181) e Germania (244). Grafico 1.21 Marchi registrati per milione di abitanti nei principali Paesi industrializzati, 2007-2013 2007 2013 50,00 45,00 40,00 35,00 30,00 25,00 20,00 15,00 10,00 5,00 0,00 41,94 43,04 28,80 Germania 32,39 25,63 Italia 29,51 28,29 28,00 23,51 Francia Regno Unito 20,12 Spagna Fonte: elaboazione Fondazione Cotec su dati "Main Science and Technology Indicators", OCSE (2014) Grafico 1.22 Community Design per milione di abitanti nei principali Paesi industrializzati, 2007-2013 2007 2013 300,00 244,18 250,00 200,00 188,90 164,07 181,56 150,00 149,84 171,43 123,94 147,29 94,34 100,00 114,42 50,00 0,00 Germania Spagna Regno Unito Italia Fonte: elaboazione Fondazione Cotec su dati "Main Science and Technology Indicators", OCSE (2014) Francia Rapporto Innovazione 2014. Sintesi 2. Le interconnessioni del Sistema della Conoscenza 2.1 I flussi internazionali di tecnologia L’andamento della Bilancia Tecnologica italiana dal 1990 al 2012, segnala un deciso aumento degli importi di incassi e pagamenti rispetto al 2008. Gli incassi indicano attività innovative ad alto valore di conoscenza che vengono vendute all’estero; i pagamenti rappresentano un flusso in entrata di attività e di asset innovativi, che possono contribuire a migliorare le performance del sistema produttivo. Sino al 2007 in Italia i due flussi erano in sostanziale equilibrio, mentre è dal 2008 che viene a determinarsi un deficit crescente tra incassi e pagamenti, eliminato nel 2012, quando l’Italia raggiunge il valore massimo sugli incassi pari a 18,5 miliardi di euro. Grafico 2.1 Evoluzione della Bilancia Tecnologica dei Pagamenti in Italia, 1990 - 2012 (milioni di dollari) Incassi Pagamenti 20000 18235 18101 16825 15775 15448 18000 16000 18564 14000 12000 13988 10000 12032 10464 10042 8000 5737 45534968 4239 4070 3866 3795 4199 36473616 35053440 350734493437 2993 4000 2366 4619 42653990 1226 3861 3411 3369 3182 3273 2000 3032 266725453051 29773108 2807 2684 1410 705 0 99 20 00 20 01 20 02 20 03 20 04 20 05 20 06 20 07 20 08 20 09 20 10 20 11 20 12 98 19 19 96 97 19 95 19 94 19 93 19 92 19 91 19 19 19 90 6000 Fonte: "Main Science and Technology Indicators", OECD Science, Technology and R&D Statistics (2014) Rapportando il saldo della BTP del 2012 a quello del 2001 è possibile rilevare che tutti i principali Paesi industrializzati, ad eccezione degli Stati Uniti, abbiano registrato una crescita; Regno Unito, Germania, Spagna e Portogallo hanno migliorato in maniera sensibile la propria posizione internazionale, mentre per l’Italia il saldo positivo ha un valore piuttosto basso. Il quadro statistico Grafico 2.2 Saldo della Bilancia Tecnologica dei Pagamenti in percentuale del PIL nei principali Paesi industrializzati, 2001 e 2012 0,900 0,700 2001 1,02 1,100 0,754 2012 0,63 0,500 0,300 0,25 0,170 0,100 0,278 0,22 0,25 0,14 0,09 -0,100 -0,300 -0,500 Regno Unito Giappone Germania Stati Uniti -0,049 -0,156 -0,166 -0,293 Spagna Portogallo Italia Fonte: elaborazione Fondazione Cotec su dati "Main Science and Technology Indicators", OCSE (2014) 2.2 La cooperazione internazionale nel campo della R&I Come indicatore della cooperazione internazionale nel campo della produzione di Conoscenza, i brevetti con cointestatari stranieri presentati all’Ufficio Europeo dei Brevetti per l’Italia tra 2008 e 2011 sono 11% del totale, valore inferiore a quello degli altri principali Paesi europei: Regno Unito (25%), Spagna (19,3%), Francia (17,8%) e Germania (13,8%). Una situazione migliore per l’Italia si riscontra per la percentuale di collaborazioni internazionali realizzate sul totale dei brevetti PCT presentati nel 2011. La Francia è il Paese con la maggior quota (27,8%), mentre quella dell’Italia (15,9%) è simile a quella di Regno Unito (16,8%) e Spagna (15,5%). Grafico 2.3 Percentuale di brevetti con cointestatari stranieri sul totale dei brevetti depositati presso l'EPO, 2008-2011 2005-2008 50 2008-2011 40 30 26,1 25,0 20 22,0 19,3 19,2 17,8 14,4 13,8 10 0 Regno Unito Spagna Francia Fonte: OECD Science, Technology and Patents dabtabase, OCSE (2014) Germania 10,8 10,9 Italia Rapporto Innovazione 2014. Sintesi Grafico 2.4 Collaborazioni internazionali nella realizzazione di pubblicazioni scientifiche nei principali Paesi industrializzati, 2008-2010 100,00 90,00 80,00 70,00 60,00 50,00 40,00 30,00 20,00 10,00 0,00 99,5 98,2 90,7 77,2 74,8 41,6 25,6 Francia Germania Regno Unito Italia Spagna Stati Uniti Giappone Fonte: "OECD Science, Technology and Industry Outlook", OCSE (2012) Per ciò che riguarda invece le collaborazioni internazionali nella realizzazione di pubblicazioni scientifiche sul totale delle pubblicazioni (percentuale normalizzata rispetto alla media OCSE=100), l’Italia, con un valore di 77,2, si colloca in una posizione intermedia tra le migliori performance di Francia (99,5), Germania (98,2) e Regno Unito (90,7) e quelle inferiori di Spagna (74,8), Stati Uniti (41,6) e Giappone (25,6). L’interazione fra sistemi nazionali di innovazione può essere misurata anche tramite la cooperazione a progetti di ricerca finanziati dall’Unione Europea. I dati relativi al Settimo Programma Quadro di R&S (2007-2013) rilevano che nel 2010 sono state 249 le imprese italiane che hanno ricevuto risorse derivanti dal programma; tale valore è superiore a quello di Portogallo, Spagna e Paesi Bassi, ma sono le imprese tedesche, pur non essendo il dato standardizzato, a beneficiare maggiormente di finanziamenti UE. Grafico 2.5 Imprese che hanno ricevuto fondi per la R&S dall'Unione Europea e dal Settimo Programma Quadro, 2010 3500 3000 Unione Europea 3283 7° Programma Quadro 2604 2500 2150 2000 1370 1500 1000 496 500 0 Germania Francia 631 249 Italia 569 156 Portogallo Fonte: "Community Innovation Survey 2010 (CIS2010)", Eurostat (2012) 276 Spagna 467 119 Paesi Bassi Il quadro statistico 3. Le aree di Innovazione per la crescita I sistemi nazionali di innovazione vengono caratterizzati dal grado di specializzazione tecnologica dei diversi settori produttivi: la capacità di sviluppare innovazione nei settori chiave per lo sviluppo economico, in particolare per quelle tecnologie cosiddette “abilitanti”, consente ad ogni Paese di posizionarsi adeguatamente all’interno della competizione internazionale. Scomponendo la spesa in R&S effettuata dalle imprese in Italia per settore economico, tra 2012 e 2013 non si sono registrate significative variazioni per quanto riguarda i settori più innovativi: quello dedicato alla “Fabbricazione di autoveicoli” continua ad investire la maggior parte delle risorse (1,4 miliardi di euro nel 2013, in crescita di 1,2% rispetto Grafico 3.1 Spesa in R&S delle imprese per settore economico in Italia, 2012-2013 (milioni di euro) 2012 2013 1389,2 1407,9 Fabbricazione di autoveicoli e rimorchi 1374 1338,7 Prodotti di elettronica, ottica e informatica 1246,2 1244,7 Fabbricazione altri mezzi di trasporto 1162,9 1.178,5 1016,8 1.016,9 911,6 876,1 Fabbricazione di apparecchiature meccaniche Attività professionali, scientifiche e tecniche Industria chimica e farmaceutica 795,7 762,8 Telecomunicazioni 461,6 494,5 427 427,0 Fabbricazione di apparecchiature elettriche Industrie tessili e calzature 251,4 255,4 Produzione di software 273,3 254,9 137,3 137,4 88,4 96,1 Commercio Servizi finanziari e assicurativi Energia, gas, acqua, rifiuti 0 Fonte: "Ricerca e sviluppo in Italia", ISTAT (2013) 200 400 600 800 1.000 1.200 1.400 Rapporto Innovazione 2014. Sintesi all’anno precedente), mentre il settore “Elettronica, ottica, informatica” rimane secondo come valore assoluto delle risorse investite, pur con un calo di 2,6%. Valori in calo anche per “Telecomunicazioni” e “Industria chimico-farmaceutica” (rispettivamente -4,1% e -3,9%), mentre la miglior performance tra 2012 e 2013 è realizzata dal settore della “Fabbricazione di apparecchiature elettriche” (+7,1%). Grafico 3.2 Spesa in R&S del settore pubblico per ambito economico in Italia, 2011-2012 (valori percentuali) 2012 2011 34,7 33,2 Fondi per le università Cultura, formazione e società 14,1 Ambiente ed energia 14,1 14,3 13,4 12,5 Produzioni e tecnologie industriali 10,3 10,5 Salute Programmi spaziali 3,1 3,4 Agricoltura 17,4 6,5 6,2 2 1,7 0,7 0,7 Trasporti, TLC e infrastrutture Difesa 0 5 10 15 20 25 30 35 40 Fonte: elaborazione Fondazione Cotec su dati "Ricerca e sviluppo in Italia", ISTAT (2013) Analizzando invece la spesa pubblica in R&S per ambito economico, si nota come la maggior parte delle risorse venga convogliata verso le università: nel 2011 gli atenei attraevano il 33,2% dei fondi, nel 2012 il 34,7% (con un aumento pari a 4,5%). In riduzione invece i fondi per R&S assegnati all’ambito “Cultura, formazione e società”, che nel 2012 scendono dal 17,4% al 14,1% del totale, con un calo vicino al 19%. A seguire, in ordine di ammontare di risorse investite dal settore pubblico, gli ambiti: “Ambiente ed energia” (14,1%), “Produzioni e tecnologie industriali” (13,4%), “Salute” (10,3%), “Programmi spaziali” (6,5%), “Agricoltura” (3,1%), “Trasporti, TLC e infrastrutture” (2%), “Difesa” (0,7%). Il quadro statistico 4. Lo sfruttamento della Conoscenza Al fine di valutare correttamente la capacità di sfruttamento della Conoscenza da parte del sistema delle imprese è utile premettere una breve descrizione della struttura dello stesso in Italia. La distribuzione delle imprese per classe di addetti in Italia evidenzia che solo lo 0,08%, pari a 3.602 imprese, supera 250 dipendenti; lo 0,49%, pari a 21.606 imprese, ha tra 50 e 249 dipendenti; sono invece il 95,2% le imprese con meno di 10 dipendenti. Considerando invece la distribuzione per settore di attività economica in Italia, si nota che il 36,8% delle imprese italiane è impegnato in attività di commercio all’ingrosso e al dettaglio, trasporto e magazzinaggio, alloggio e ristorazione e il 19,2% sia costituito da attività professionali, amministrative e servizi di supporto. Solo il 9,85% delle imprese italiane è impegnato in attività manifatturiere o estrattive; le stesse occupano il 24,8% degli addetti. Grafico 4.1 Distribuzione delle imprese per classe di addetti in Italia, 2012 1,20% 0,49% 0,08% 3,02% 35,50% 59,72% 1 2-9 10-19 Fonte: Struttura e dimensione delle imprese - Istat (2014) 20-49 50-249 250 e più Rapporto Innovazione 2014. Sintesi Tabella 4.1 Distribuzione delle imprese per settore di attività economica in Italia, 2012 Attività economica Imprese % Addetti % Attività manifatturiere ed estrattive Estrazione di minerali da cave e miniere Attivita' manifatturiere Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata Fornitura di acqua 437.650 2.451 417.306 8.926 8.967 9,85 0,06 9,39 0,20 0,20 4.150.128 32.608 3.846.807 88.204 182.510 24,82 0,19 23,00 0,53 1,09 Costruzioni 572.412 12,89 1.553.165 9,29 1.603.046 1.163.413 131.755 307.878 36,08 26,19 2,97 6,93 5.829.256 3.431.892 1.075.781 1.321.582 34,86 20,52 6,43 7,90 97.280 2,19 543.937 3,25 Commercio all'ingrosso e al dettaglio, trasporto e magazzinaggio, attività di alloggio e ristorazione Commercio all'ingrosso e al dettaglio Trasporto e magazzinaggio Attivita' dei servizi di alloggio e di ristorazione Servizi di informazione e comunicazione Attivita' finanziarie e assicurative 91.434 2,06 590.227 3,53 Attivita' immobiliari 235.434 5,30 289.133 1,73 Attività professionali, amministrative e di servizi di supporto 853.787 19,22 2.300.175 13,76 Istruzione, sanità e assistenza sociale Istruzione Sanita' e assistenza sociale 286.290 26.890 259.400 6,44 0,61 5,84 846.901 89.180 757.721 5,06 0,53 4,53 Altre attività di servizi 265.119 5,97 619.287 3,70 4.442.452 100,00 16.722.210 100,00 TOTALE Fonte: Istat, Registro Statistico delle Imprese Attive (2014) 4.1 Le imprese innovatrici L’ultima rilevazione dei dati relativi alle imprese innovatrici, che per l’Europa risale al Community Innovation Survey del 2010, fotografava una situazione in cui in Germania il 55% delle imprese aveva realizzato un’innovazione (di prodotto, processo o organizzazione). Il valore è superiore a quello degli altri Paesi europei, anche dell’Italia che pure con una quota del 37,6% presenta una situazione migliore rispetto a quella di Francia e Spagna. Considerando la quota di imprese che hanno effettuato innovazioni in base alla loro dimensione, l’Italia risulta essere seconda alla Germania per quota di PMI innovatrici. Tra le imprese di più ridotte dimensioni (tra 10 e 49 dipendenti) sono il 53,9% quelle che in Italia hanno realizzato innovazioni, mentre questa quota si ferma al 48,6% in Il quadro statistico Grafico 4.2 Quota di imprese innovatrici sul totale delle imprese nei principali Paesi europei, 2010 Germania 55,0 Portogallo 48,5 Regno Unito 44,2 Italia 37,6 Francia 33,7 Spagna 28,5 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 Fonte: "Community Innovation Survey 2010 (CIS2010)", Commissione Europea (2012) Grafico 4.3 Quota di imprese innovatrici sul totale delle imprese per classe di addetti nei principali Paesi europei, 2010 Tra 10 e 49 dipendenti 100 84 80 60 Tra 50 e 249 dipendenti 83,8 81,5 69,9 68,2 58,8 53,9 48,6 76,5 Oltre 250 dipendenti 93,7 86 42,5 37,5 40 51,4 47 20 0 Francia Italia Spagna Germania Regno Unito Fonte: "Community Innovation Survey 2010 (CIS2010)", Commissione Europea (2012) Francia, al 42,5% nel Regno Unito, al 37,5% in Spagna. Allo stesso modo, anche tra le imprese di media dimensione (tra 50 e 249 dipendenti) la quota di imprese innovative italiane (69,9%) è maggiore rispetto a quella di Francia (68,2%), Spagna (58,8%) e Regno Unito (51,4%). 4.2 Le grandi imprese innovatrici L’Industrial R&D Scoreboard, redatto annualmente dalla Commissione Europea, fornisce un focus sulle prime mille imprese in Europa per investimenti in R&S. Nel 2013 la maggior concentrazione di imprese “Top1000 R&D Investor” ha sede nel Regno Unito (252), in Germania (224) e in Francia (124). Con 46 imprese, quattro in meno rispetto al 2012, l’Italia figura alle spalle di Svezia e Paesi Bassi e appena prima della Finlandia. Rapporto Innovazione 2014. Sintesi Grafico 4.4 Numero di imprese "Top 1.000 R&D Investor" dei Paesi UE, 2012-2013 2013 2012 252 247 Regno Unito 224 233 Germania 124 126 Francia 88 85 Svezia 55 52 46 50 45 46 Paesi Bassi Italia Finlandia 37 35 32 35 28 27 22 21 16 16 12 10 Danimarca Belgio Austria Spagna Irlanda Altri 6 6 Portogallo 0 50 100 150 200 250 Fonte: "The 2013 EU Industrial R&D Investment Scoreboard", Commissione Europea (2013) A livello di quota della spesa nazionale in R&S afferente alla “Top1000 R&D Investors”, si nota come le 45 imprese finlandesi abbiano effettuato nel 2013 investimenti per il 2,85% del PIL, mentre le 88 svedesi per il 2,34%; quelle tedesche spendono in R&S una quota pari a 1,74% del PIL, mentre quelle italiane solo 0,56%. Il quadro statistico Grafico 4.5 Spesa in R&S delle imprese "Top 1.000 R&D Investor" in percentuale del PIL nei principali Paesi europei, 2012 Finlandia 2,85 Svezia 2,34 Paesi Bassi 2,12 Germania 1,74 Irlanda 1,71 Danimarca 1,41 Francia 1,37 Regno Unito 1,19 Belgio 0,59 Italia Spagna Austria 0,00 0,56 0,34 0,31 0,50 1,00 1,50 2,00 2,50 3,00 Fonte: elaborazione Fondazione Cotec su dati "The 2013 EU Industrial R&D Investment Scoreboard", Commissione Europea (2013) e Eurostat Data Explorer (2014) 4.3 Le imprese “spin-off ” accademiche La creazione di spin-off, imprese nate per lo sfruttamento industriale dei risultati di progetti svolti in ambito accademico, rappresenta un buon indicatore della capacità di trasferimento tecnologico delle nuove conoscenze. L’evoluzione delle imprese spin-off in Italia dal 1979 al 2012 evidenzia un aumento costante, con il picco raggiunto nel 2012 con ben 140 nuove imprese in un solo anno. Per quanto riguarda la distribuzione delle spin-off in base ai settori di attività, appare che il settore ICT ne comprenda la quota maggioritaria; i Servizi per l’innovazione, il settore Energia ed ambiente e quello delle Scienze umane contano ciascuno più del 15% delle spin-off italiane, mentre risultano meno frequenti i settori Biomedicale ed Elettronica. Rapporto Innovazione 2014. Sintesi Grafico 4.6 Imprese spin-off universitarie per anno di costituzione in Italia, dati annuali e cumulati, 1979-2012 Annuali Aggregati 1200 150 140 1069 1000 117 107 929 105 100 825 104 800 97 698 86 600 611 72 506 57 50 33 313 21 46 400 399 45 241 30 8 1 118 0 12 11 20 20 10 09 20 20 08 20 06 07 20 05 20 04 20 03 20 20 02 20 01 00 20 9 -1 19 90 20 9 98 79 -1 19 al 80 19 no Fi 88 139 9 1 99 0 55 200 184 Fonte: "Rapporto sulla Valorizzazione della Ricecrca nelle Università Italiane", Netval (2014) Grafico 4.7 Settore di attività delle imprese spin-off universitarie italiane, 2013 (valori percentuali) 26,8 ICT Servizi per l'innovazione Energia e ambiente Scienze della vita Biomedicale Elettronica Automazione industriale Nanotecnologie Beni culturali Aerospaziale 17,2 16,3 15,8 8,0 6,3 3,6 3,0 2,1 1,0 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 Fonte: "Rapporto sulla Valorizzazione della Ricecrca nelle Università Italiane", Netval (2014) 25,0 30,0 Il quadro statistico 5. La competizione nell’economia globale della Conoscenza 5.1 Le esportazioni high-tech Significativo per la valutazione della capacità di innovazione di un Paese rispetto al contesto internazionale è il dato della quota di esportazioni high-tech delle imprese sul totale delle esportazioni. L’Italia, con il 6,6% si trova nel 2012 ancora decisamente al di sotto della media dell’Europa a 28 Paesi (15.3%) e di Paesi come Francia (20.3%), Regno Unito (15.4%) e Germania (14,2%). Inoltre l’Italia tra 2009 e 2013 ha subito una contrazione pari a 2.9% della quota di esportazioni high-tech, contro una crescita del 3% in Francia e di 1,4% in Germania. Il Regno Unito subisce invece una contrazione molto alta, pari a 24,3%, mentre la Spagna cresce di 14,5%, portando la propria quota high tech a 5,5% delle esportazioni. Grafico 5.1 Quota di esportazioni di prodotti high-tech sul totale esportazioni nei principali Paesi europei, 2009 - 2013 2009 25 20 19,7 20,3 19,0 15,4 15 17,1 15,3 2013 14,0 14,2 10 6,8 6,6 5 0 Francia Regno Unito Media EU28 Germania Italia 4,8 5,5 Spagna 3,7 3,4 Portogallo Fonte: "Science, Technology and Innovation Database", Eurostat (2014) 5.2 La produttività dei fattori di produzione Scomponendo i fattori di crescita del PIL, ed osservandone la variazione media percentuale tra 2000 e 2011, risulta che la produttività totale dei fattori sia stata il principale ostacolo alla crescita italiana, segnando un andamento negativo pari a -0,44. Tra i principali Paesi industrializzati, gli unici a segnare tassi negativi in questo indicatore, comunque inferiori a quello italiano, sono Portogallo (-0,19) e Spagna (-0,07); tutti positivi gli altri Paesi: Francia 0,38, Regno Unito 0,52, Giappone 0,76, Germania 0,77, Stati Uniti 1,27. Analizzando poi i tassi annuali di crescita della produttività del lavoro nell’ultimo triennio, l’Italia mostra valori inferiori alla media dei Paesi EU: +0,2% nel 2011 (media EU +1,3%), -1% nel 2012 (media EU +0,4%), +0,1% nel 2013 (media EU +0,6%). Rapporto Innovazione 2014. Sintesi Grafico 5.2 Scomposizione del PIL per fattori di crescita: variazione media percentuale nei principali Paesi industrializzati, 2000-2011 Produttività totale dei fattori Capitale non-ICT Capitale ICT Lavoro 2,5 2 1,5 1 0,5 0 Italia -0,5 Giappone Portogallo Germania Francia Stati Uniti Gran Bretagna Spagna -1 Fonte: "OECD Factbook 2014 ed.", OCSE (2014) Grafico 5.3 Tasso annuale di crescita della produttività del lavoro (PIL per ora di lavoro) nei principali Paesi industrializzati, 2011 - 2013 2011 8 2012 2013 6,6 6 3,5 4 2 0 -2 -4 1,8 0,6 0,40,3 0,2 0,1 -0,2 -1,8 Regno Unito 1,2 1,3 0,6 1,3 0,7 0,9 0,8 0,5 0,4 0,20,4 0,4 1,4 1,5 0,4 0,0 1,6 1,9 -1,0 Italia Germania Francia -3,2 Portogallo Stati Uniti Corea del Sud Media EU28 Giappone Spagna Fonte: "OECD Economic Outlook", OCSE (2014) Grafico 5.4 Produttività del lavoro per settore economico in Italia, 2005-2013 (2005 = 100) 130 125 120 115 110 105 100 95 90 85 80 Industria Commercio e trasporti Attività finanziaria ed assicurativa 2005 2006 2007 Fonte: "Productivity Indicators", OCSE (2014) 2008 2009 Agricoltura ICT Attività professionali 2010 2011 2012 2013 Il quadro statistico Sul lato dell’evoluzione della produttività del lavoro nei settori dell’industria e dei servizi in Italia, fatto 100 il livello di produttività del 2005, questo migliora nel 2013 nei settori Attività finanziarie ed assicurative (128,6), Agricoltura (112,2), Industria (103,3), ICT (102,5), mentre peggiora nei settori Commercio e trasporti (96,8) e nelle Attività professionali (83,4). 5.3 Gli indicatori di Innovazione di sistema L’Innovation Union Scoreboard, redatto annualmente dalla Commissione Europea sulla base dei dati statistici Eurostat, fornisce una comparazione tra Paesi dei risultati in attività di R&I, evidenziando forze e debolezze dei vari sistemi nazionali di innovazione. Grafico 5.5 Indice di Innovazione dei Paesi europei, 2014 Svizzera Svezia Danimarca Germania Finlandia Lussemburgo Belgio Paesi Bassi Irlanda Regno Unito Austria Islanda Francia UE -28 Slovenia Cipro Estonia Norvegia Italia Repubblica Ceca Portogallo Spagna Grecia Serbia Ungheria Slovacchia Malta Croazia Lituania Polonia Macedonia Romania Lettonia Turchia Bulgaria 0,84 0,75 0,73 0,71 0,68 0,65 0,63 0,63 0,61 0,61 0,6 0,59 0,57 0,55 0,51 0,5 0,5 0,48 0,44 0,42 0,41 0,41 0,38 0,36 0,35 0,33 0,32 0,31 0,29 0,28 0,25 0,24 0,22 0,22 0,19 0 0,1 0,2 0,3 0,4 Fonte: Innovation Union Scoreboard 2014 - European Commission (2014) 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 Rapporto Innovazione 2014. Sintesi Grafico 5.6 Indicatori di innovazione dello Scoreboard EU, 2014 Italia Unione Europea 0,516 Effetti economici 0,595 0,512 0,549 Innovatori 0,507 Asset intellettuali 0,43 Reti e imprenditorialità 0,292 Investimenti delle imprese 0,55 0,417 0,306 Supporto finanziario 0,558 0,394 Sistemi di ricerca 0,564 0,539 0,42 Risorse Umane 0,583 0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 Fonte: Innovation Union Scoreboard 2014 - European Commission (2014) Nell’indice sintetico di Innovazione, sui 34 Paesi europei considerati, l’Italia si trova al 18° posto, superando, tra i principali Paesi, Portogallo (20°) e Spagna (21°). In posizioni più alte si trovano Francia (13°), Regno Unito (10°) e Germania (4°). Il Paese primo classificato nel ranking è la Svizzera, seguita da Svezia e Danimarca. Se si scompone l’indice complessivo nelle varie macro-categorie che lo compongono, le principali debolezze dell’Italia rispetto alla media UE si registrano sotto il profilo del Supporto finanziario all’innovazione (-45%) e dei Sistemi di ricerca (-27%). Il quadro statistico 6. La dimensione regionale dell’Innovazione Negli ultimi 10 anni le Regioni hanno assunto un ruolo sempre più rilevante nell’ambito delle politiche pubbliche per la R&S e Innovazione. Per quanto riguarda l’Italia, nel 2011 il Piemonte è la regione con la più elevata incidenza della spesa totale in R&S sul PIL, pari a 1,88%. Al di sopra della media nazionale (1,27%) anche Lazio (1,67%), Friuli Venezia Giulia, Liguria e Provincia Autonoma di Trento (1,45%), Emilia Romagna (1,44%) e Lombardia (1,32%). E’ evidente il divario tra le regioni del Nord e quelle del Sud che, ad eccezione della Campania (1,25%), figurano agli ultimi posti della graduatoria: Molise (0,45%), Basilicata (0,58%) Puglia (0,71%). Confrontando questi dati con quelli del 2010, si nota come siano soltanto 5 le regioni ad aver aumentato la spesa in R&S in rapporto al PIL: Provincia Autonoma di Bolzano (+80%), Sardegna (+17,6%), Sicilia (+3,7%), Friuli Venezia Giulia (+2,8%), Piemonte (+2,7%). Grafico 6.1 Spesa totale in R&S in percentuale del PIL nelle Regioni italiane, 2010-2011 2010 2011 Piemonte Lazio 1,41 1,45 Friuli V.G. Prov. Aut. di Trento Liguria Emilia-Romagna Lombardia Campania Toscana Veneto Prov. Aut. di Bolzano Umbria Abruzzo Sicilia Sardegna Marche Puglia Valle d'Aosta Basilicata Calabria Molise 0,00 0,55 1,03 1,03 0,99 0,89 0,88 0,92 0,86 0,82 0,85 0,68 0,80 0,75 0,75 0,77 0,71 0,60 0,59 0,71 0,58 0,46 0,46 0,51 0,45 0,50 1,00 Fonte: "Science, Technology and Innovation" database, Eurostat (2014) 1,45 1,48 1,45 1,45 1,44 1,33 1,32 1,23 1,23 1,23 1,20 1,50 1,83 1,88 1,76 1,67 2,02 2,00 2,50 Rapporto Innovazione 2014. Sintesi Grafico 6.2 Incidenza della spesa in R&S delle imprese sul totale della spesa in R&S nelle Regioni italiane, 2011 Piemonte 78,3% Prov. Aut. di Bolzano 76,9% Lombardia 68,6% Veneto 66,9% Emilia-Romagna 65,5% Valle d'Aosta 64,6% Liguria 56,5% Friuli V.G. 55,5% Marche 50,3% Toscana 48,0% Campania 40,2% Abruzzo 36,9% Lazio 31,4% Prov. Aut. di Trento 30,8% Umbria 28,7% Sicilia 28,5% Puglia 25,6% Basilicata 14,7% Molise 8,4% Sardegna 6,3% Calabria 4,5% 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% Fonte: elaborazione Fondazione Cotec su "Science, Technology and Innovation" database, Eurostat (2014) Considerando l’incidenza della spesa in R&S delle imprese sulla spesa totale in R&S, si evidenza il divario tra Nord e Sud del Paese: in tutte le regioni del Nord tale percentuale supera il 50% (dal 78,3% del Piemonte al 55,5% del Friuli Venezia Giulia); in tutte le regioni del Centro-Sud, ad eccezione delle Marche (50,3%), essa è inferiore al 50% (dal 48% della Toscana al 4,5% della Calabria). Per quanto riguarda il numero di addetti alla R&S, è la Lombardia la prima in Italia, con il 21% del totale nazionale. Sommando le quote delle prime quattro regioni italiane (Lombardia, Lazio, Emilia Romagna e Piemonte) si ottiene oltre la metà degli addetti italiani alla R&S (55,7%). Il quadro statistico Grafico 6.3 Addetti alla R&S nelle regioni italiane, 2011 (valori percentuali sul totale nazionale) 21,1% Lombardia 13,8% Lazio 10,8% Emilia-Romagna 10,0% Piemonte 9,6% Veneto 6,6% Toscana 5,7% Campania 3,7% Sicilia 3,2% Liguria 2,9% Puglia 2,8% Friuli V.G. 1,9% Marche Sardegna 1,6% Prov. Aut. di Trento 1,5% Abruzzo 1,4% Umbria 1,1% Calabria 0,8% Prov. Aut. di Bolzano 0,7% Basilicata 0,4% Molise 0,2% Valle d'Aosta 0,1% 0% 5% 10% 15% 20% 25% Fonte: "Ricerca e Sviluppo in Italia", ISTAT (2013) Il divario tra Nord e Sud risulta ancora più evidente spostando l’attenzione sulla produzione di brevetti nelle regioni. Le regioni del Sud nel 2011 hanno depositato presso l’European Patent Office solo il 2,8% dei brevetti italiani, le regioni del Centro il 15,2%, mentre quelle del Nord ben 82%. La prima regione è la Lombardia, che deposita da sola oltre un terzo dei brevetti italiani (36,4%), seguita da Emilia Romagna (15,3%), Veneto (12,5%) e Piemonte (11%). Rapporto Innovazione 2014. Sintesi Grafico 6.4 Brevetti italiani presso l'EPO nelle regioni italiane, 2011 (valori percentuali su totale nazionale) Lombardia 36,4 Emilia-Romagna 15,3 Veneto 12,5 Piemonte 11 Toscana 6,4 Lazio 3,5 Marche 3,8 Friuli-Venezia Giulia 2,7 Liguria 1,9 Trentino Alto Adige 2 Campania 1,1 Puglia 0,8 Abruzzo 0,9 Umbria 0,7 Sicilia 0,3 Sardegna 0,2 Calabria 0,2 Valle d'Aosta 0,2 Basilicata 0,2 Molise 0 5 10 15 20 Fonte: Osservatorio Unioncamere, DINTEC Brevetti-Marchi-Design (2013) 25 30 35 40 Il Tema dell’anno: La Re-Industrializzazione dell’Europa 11 Rapporto Innovazione 2014. Sintesi Introduction The on-going economic crisis of most Countries of EU is certainly a complex process with many causes, but it is undoubted that among them the most important one comes from the financial sector and the overwhelming (and oversized) focus of business strategy that has been put on financial factors and their performance, even in industry. This widespread attitude of policy makers and business community has led to undermine the role of industry, especially manufacturing, in creating wealth and employment in our societies. Really manufacturing is the central engine of the economy and the Research & Innovation System of our Countries and plays a vital role in creating social and individual benefits in terms of welfare and quality of life. This fact challenges the assumption, widely held for many years even by leading policy makers, that Countries could reduce manufacturing and concentrate themselves on the delivery of services, without lowering GDP and wealth creation. Quite the opposite, many experiences show that, when Countries offshore their manufacturing, they do not just loose their manufacturing capacity, but in a few years they loose their manufacturing abilities to design, to develop and to engineer new products and services and to sustain this economic model in the global market. Notwithstanding the role and the contribution of manufacturing to economy and society, there has been a general decline of its level of activities and performance in EU Countries, vis-a-vis the dynamic of industry at a global scale. Re-Industrialization has become the main pillar of the economic policy of the EC and, following its pioneering view, of all European Countries. Anyway some very relevant questions arise when designing and implementing the Re-Industrialization process: which kind of industry is going to be built? Which sector specializations? Which strategies have to be elaborated in order to realise the vision? Which technologies are to be developed to this aim? These topics were treated by documents the COTEC of Italy, Spain and Portugal respectivetely prepared for the technical session of the IX Symposium COTEC Europa, that took place in Lisbon on February, 12th 2014. A Synthetis of these documents is presented in the following. Il Tema dell’anno: La Re-Industrializzazione dell’Europa 1. The Vision of Manufacturing Industry in Italy, Portugal, Spain The analysis of today structure of manufacturing industry worldwide shows that deep modifications have occurred, with a growing shift of production capacity from the Atlantic area to the Pacific area and the rise of new industrialized Countries in the South East Asia (China and India in the first place, but also South Korea, Hong-Kong, Taiwan and Singapore), which have gained a strong position in the international trade by focusing, at least for now, on mass products with low price and often low quality, mainly in terms of safety and environmental impact. As shown in the following figure, the EU manufacturing share of added value has steadily decreased since 1980 to 2010, even it in the last year there has been a slight increase. Manufacturing share of value added, 1980-2010, EU and other economies 45% 40% 35% China 30% 25% 20% Korea Japan 2008 2006 2004 2002 2000 1998 1996 1994 1992 1990 1988 1986 1984 1982 1980 5% 0% 2010 EU US 15% 10% Source: Bruegel on the basis of World Bank and OECD The reasons of this decline are manifold (including offshoring of manufacturing towards low labour wage Countries), but the most relevant one is the lower performance in terms of labour productivity and, in some cases, of capital productivity, of manufacturing firms of most EU Countries, than the global average values. This structural change of manufacturing worldwide, requires a new strategic posture of the firms of advanced Countries, by moving towards a competitive business model based on both Innovation and Sustainability (economic, social, environmental, energy-wise, ethical). A new paradigm has to be developed and implemented by coupling two main features: Competitiveness (the traditional one, but pursued through Innovation, mainly technological, with new approach and tools) and Sustainability, (the innovative one) with a Global perspective, in order to provide highly performing solutions Rapporto Innovazione 2014. Sintesi in terms of products and services to the main societal challenges and to the changing needs of consumers and to win the competition from newly industrialized Countries. New business models and manufacturing systems are to be conceived and realized, by making an intense use of many advanced technologies ( first of all, ICT, new materials, nano- and bio-technologies). The fundamental asset needed for developing this paradigm is Knowledge, so Re-Industrialization must be Knowledge driven. One can foresee that, for at least highly innovative and sustainable products, tailored for either knowledge intensive firms and higher income and environmentally aware consumers, critical functions (RDTI, marketing, assembly of final products) are going to be kept mainly within industrialized Countries, by implementing at the same time, a global outsourcing strategy for acquiring specialized components and subsystems and manufacturing products worldwide, while satisfying customers (firms, consumers) almost anywhere. So firms are setting up complex cooperative networks of many different players (R&D centers, specialized SMEs, technology providers, etc), distributed all over the world (which we might name “constellations”). In order to throw some light on the possible structure of the future globalized manufacturing industry it’s worth citing some hypothesis that have proposed in the literature(1). Five broad groups of manufacturing industries have been identified, with very different characteristics and requirements regarding where to carry out R&D, to build factories and to go to the market. These groups are illustrated in the following table. 1 McKinsey Global Institute, Manufacturing the future: The next era of global growth and innovation, November 2012 Labor-intensive tradables 7% Forniture, jewelry, toys, others Textiles, apparel, leather Medical, precision, and optical Semiconductors and electronics Computers and office machinery Basic metals Mineral-based products Paper and pulp Refined petroleum, coke, nuclear Wood products Printing and publishing Food, beverage, and tobacco Fabricated metal products Rubber and plastics products Machinery, equipment, appliances Electrical machinery Other transport equipment R&D intensity Very high Labor intensity Capital intensity High to moderate Intensity or density of given factor1 Energy intensity Trade intensity Moderate to low Value density Very low 1For methodology, see Manufacturing the Future: The next era of global growth and innovation available on mckinsey.com. Source: 2010 Annual Survey of Manufactures (ASM); 2007 Commodity Flow Survey, US Census, IHS Global Insight; Organisation for Economic Co-operation and Development (OECD); McKinsey Global Institute analysis Global technologies/ innovators 9% 22% Regional processing 28% Energy-and/or resource-intensive commodities Chemicals Global innovation for local markets 34% Motor vehicles, trailers, parts Industry Most significant factors for group Group % of global manufacturing value added Il Tema dell’anno: La Re-Industrializzazione dell’Europa Rapporto Innovazione 2014. Sintesi The Innovation required for implementing the Vision In order to build the knowledge intensive industry of EU many innovations regarding products and production process and to be developed, and require the existence of appropriate context conditions (enablers). The innovation of products follows primarly two guidelines: a) Development of “smart” products incorporating some sensors and actuators which allow a high level of automation of many functions, such as monitoring the surrounding environment, learning, adapting to critical states, controlling by means of cognitive system physical, chemical, biological processes, optimizing performance (consumption of resources, emissions, etc.) b) “Product-Service” integration in all phases of the product life-cycle, allowing to offer more satisfying solutions to customers’ needs, to lower total costs all over the life-cycle, to avoid the problems associated to today widespread models of “purchase - use - disposal” of products. The innovation of production processes aims to making them adaptative, adjustable, networked, by means of a widespread use of digital tools and technologies, by integrating knowledge from many different fields (physics, chemistry, biology) at an increasing smaller scale (from micro to nano). The structure of the new production systems is the result of the convergence of technologies based on different scientific fields, such as ICT, Artificial Intelligence, materials, life sciences, nano-sciences, cognitive sciences. These technologies allow to get: • New products with very specific features in terms of size, flexibility, etc. • Scalability of quantity • Improved performance (in terms of speed, cost, quality) • Low consumption of energy and materials • High precision (zero defect) • Low impact on the environment in terms of waste and emissions. The implementation of these product and process innovations requires, in order to be effective, that properly related actions are taken regarding many other factors of the overall content, the so called “enablers”, mostly non-technological. Il Tema dell’anno: La Re-Industrializzazione dell’Europa The enabling factors fall into the following areas: • Management • Framework First of all, the new model of manufacturing requires a new strategic posture and management capacity of firms of all sizes and sectors, that have to abandon the innovation strategy based mainly on incremental improvements and cost-efficiency, and to pursue radical innovation in all areas and functions of the firms. Only by adopting this strategic posture and management capacity it will be possible to implement the new business model and to grasp all the possible benefits from network integration, cooperation with public research sector, joint design involving manufacturing firms and end-users, etc., within the new global competitive landscape. SMEs are likely to find the adoption of this strategic posture and management capacity rather difficult, for many reasons: limited resources and low knowledge management capacity. So it’s necessary to set up a virtuous circle, that allows SMEs to evolve from the state of “smart artisans” to follow a managerial approach to doing business effectively in a rapidly changing and complex global market. This virtuous circle is not likely to start by itself as there exist many barriers (cognitive, behavioural, economic, institutional, etc) inside and outside firms, that impede the evolution of entrepreneurs towards the new model of Manufacturing Industry. So appropriate actions are to be taken inside firms and in their surrounding environment, by some “facilitating” agents, both in the public and private sectors. Inter-institutional innovation has to be developed so that the “constellations”, involving all the players needed to implement the new paradigm of Manufacturing Industry, are built in an effective way. Large firms can promote building the constellations, but their efforts cannot be enough, due to the complexity of this task and its need of large amounts of resources (financial, organizational): so “facilitators” and facilitating programs should be established by public policies and with public support. Rapporto Innovazione 2014. Sintesi 2. Re-Industrialization Strategy Major lines for Re-Industrialization A sustainable re-industrialization will only be achieved when new businesses in high value added products continuously emerge, and these are able to overcome the always uncertain phases of skills and business consolidation to enter afterwards in a phase of fast growth. These companies will integrate into the existing fabric where they will find markets, partnerships and new business opportunities. The degree of vitality reached by this fabric will condition the return of overseas manufacturing activities and the incorporation of foreign companies with their own cultures. Thus, manufacturing sector will be competitive as a whole, because it will rely on providers which will add value to the final product with intermediate supplies of the highest quality. In the current situation, development of a manufacturing sector is unbelievable without the involvement of the entire country, as it requires a major social change to allow middle class to resume its role. This is impossible to happen without a clear awareness of the society and of course without the strong involvement of public administrations. Public administrations are currently complex, because they are based on an intense network of several administrative levels with multiple and specialized institutions whose responsibilities include to coordinately drive the manufacturing sector. This is the reason why the concept of department policies is being replaced by that of a strategy targeting a specific objective which is composed of multiple duly harmonized policies. Thus, in the case of re-industrialization, policies as different as those of regulation and innovation, or as energy and environment should be made compatible. Fortunately, global economic development is fading the benefits which justified the offshoring of manufacturing activities and is inducing a more favorable scenario for re-industrialization in the Western world. The continued trend in the emerging countries to increase labour costs means that they can no longer compensate for other costs induced by offshoring such as transportation, quality control, or other benefits of management such as being fast to follow customer requirements or to the typical difficulties of the market. Any decision to accelerate re-industrialization process will have important consequences in the immediate future of the West countries. Il Tema dell’anno: La Re-Industrializzazione dell’Europa Areas of activities Aspects to be addressed by a re-industrialization strategy are at least technological (for generating the knowledge required for the development of advanced manufacturing technologies), infrastructures (mainly ICT and energy), fiscal (specially low tax rates for R&I investiments), commercial (by means of Public Procurement of innovative technologies), and human resources training (by setting up an educational system that anticipates and satisfies the training requirements of advanced manufacturing firms). After many years accepting that it was possible to achieve a robust economic system without a developed manufacturing sector inducing to dismantle large industrial sectors in our economies, current reality requires the recovery of the lost capacity as soon as possible and adapt it to the economic, technological and commercial characteristics of the global market. This responsibility should be assumed by both the private and the public sectors. Many of the ideas which supported the instruments that once allowed to establish and maintain our industrial activity will be valid along with others to accelerate re-industrialization process and to take the advantage of new possibilities open in the technological, financial and commercial fields. Ideas to technological acceleration The degree of competitiveness of the new manufacturing sector will depend on its technological and innovation capacity, which would be reached by making technology, recruitment of highly qualified staff and knowledge more accessible. All that will not be possible without financial resources tailored to the needs of innovative companies. Summarized below are a number of ideas that could accelerate manufacturing sector technological update and relevant financial instruments. Technological Programs Both public and private technological programs directed to speed up re-industrialization will have to at least address the following topics: a) Adoption of new technologies. These programs should include both monitoring of technological developments as well as identification of the adequate technologies for the business and, when appropriate, their integration. It should be taken into account that the adoption of new technologies usually requires both training the staff to manage them and investments needed to adapt facilities. b) Technology audits. Manufacturing sector sustainability can be guaranteed with appropriate technology audits which will provide advice concerning the expected Rapporto Innovazione 2014. Sintesi evolution of the sector and about those technological solutions to enable companies to maintain their competitiveness. c) Technology marketing. The existence of an agile technology market should be facilitated by appropriate programs fostering technological information flow and bringing technology offer and demand closer thus reducing transaction costs. d) R&D collaboration. When development of new technology is needed, these programs should facilitate collaboration to happen, both among companies and of these with public R&D. e) Common technology services centers. Especially for SMEs, technological service centers, both publicly owned and private, are a recognized source of technologies and training. For this reason, technology needs of these companies may demand the existence of programs directed to these centers. Financial instruments Technological update of advanced manufacturing enterprises requires a variety of financing tools adequate to the different investment purposes which at least could be: a) Product and services development projects. Despite the diversity of projects, instruments required for this type of activity have a relatively short temporary scope and quite easy risk levels assessment in each case. b) Grants for company growth. A company’s productivity increases with its size. Acceleration of re-industrialization requires a fast business growth, either through a vegetative way or with mergers and acquisition processes that will increase their productivity. Financial system must have adequate tools to meet these needs. c) Projects to modernize production facilities. Manufacturing sector is under a continuous process to improve its production processes, which requires appropriate financial instruments. d) Pre-competitive R&D projects. Such projects are essential to maintain long-term competitiveness of the manufacturing sector. As these projects imply a high risk which is difficult to evaluate it is quite usual that public entities get involved in its financing. Ideas to business improvement SMEs are very important for manufacturing sector operation, but due to their size they have more limited financial, business and relationship skills. It thus makes a lot of sense that both business associations and public institutions create mechanisms to facilitate these enterprises to grow. The following are common areas for action: a) Export plans. The intervention of experts to help SMEs to plan their international trade as well as the availability of direct export subsidies would favour their approach to international markets. Il Tema dell’anno: La Re-Industrializzazione dell’Europa b) Energy efficiency plans. Energy costs are always important in the manufacturing sector. Planning and the implementation of the most adequate technologies is a common way to reduce these costs, though in order to achieve it SMEs have to resort to external experts. c) Plans to improve productivity. The great competitive advantage of SMEs in the manufacturing sector is their ability to offer their customers personalized solutions in a relatively short time. However, their ability to organize an efficient production and ensure the adequate quality levels is more limited. Again, external aid is a very good solution to fill this gap. d) Get acquainted with international standards. One of the most frequent barriers for foreign suppliers to entry into domestic markets is a complex and demanding regulation, which excludes small size companies from competition as they do not have sufficient capacity to know and understand it. External help allows SMEs to become familiar with the regulatory packages required in their markets of interest. Ideas to strengthen value chain Manufacturing sector competitiveness does not only rely on the company that places a final product on the market, as it is also very important the efficiency of the whole value chain that involves many companies. All these enterprises have close relationships which will be even closer as less standardized the involved intermediate products will be. These relationships can be enhanced: a) Joint product and services development projects. Participation in product and services development projects with other companies from the same or different sectors makes easier to find out complementarities and potential synergies among different companies. b) Dissemination of good practices. Cases of success as well as failure ones should be used to reduce the costs of learning by emulating good practices and avoiding those that have proven to be inefficient. c) Promotion of intra- and inter-sectorial relationships. It is an area in which business associations have a lot of work to do, e.g., by organizing formal and informal meetings to promote mutual understanding and to discover new opportunities for collaboration. Rapporto Innovazione 2014. Sintesi 3. The Innovative Technologies Enabling the process of Re(New) Industrialization Key Technologies for Re-New-Industrialization As stated in the previous documents, the Re-Industrialization of Europe must be based on Innovation, mostly technological. Based on current research, economic analyses of market trends and their contribution to solving societal challenges, the EU came to identify six “cross-cutting” Key Enabling Technologies (KET), which can developed and exploited for innovate products and processes of manufacturing industry and realizing a widespread and deep impact on economy and society. These KET are: -- Micro/nanoelectronics; -- Nanotechnology; -- Industrial biotechnology; -- Photonics; -- Advanced materials; -- Advanced manufacturing technologies. The best description of each of these technologies is as follow: Micro and nanoelectronics, including semiconductors, are essential for all goods and services which need intelligent control in sectors as diverse as automotive and transportation, aeronautics and space. Smart industrial control systems permit more efficient management of electricity generation, storage, transport and consumption through intelligent electrical grids and devices. Nanotechnology is the application of scientific knowledge to control and utilize matter in the size range 1 nm to 100 nm, where entirely new physical and chemical, size-related properties and phenomena can emerge. This often results in new, exciting and different characteristics that can generate a vast array of novel products. Nanotechnology holds the promise of leading to the development of smart nano and micro devices and systems and to radical breakthroughs in vital fields such as healthcare, energy, environment and manufacturing. Industrial biotechnology - also known as white biotechnology - uses enzymes and micro-organisms to make bio-based products in sectors as diverse as chemicals, food and feed, healthcare, detergents, paper and pulp, textiles and bioenergy. Il Tema dell’anno: La Re-Industrializzazione dell’Europa Photonics is a multidisciplinary domain dealing with light, encompassing its generation, detection and management. Among other things it provides the technological basis for the economical conversion of sunlight to electricity which is important for the production of renewable energy, and a variety of electronic components and equipment such as photodiodes, LEDs and lasers. Advanced materials offer major improvements in a wide variety of different fields, e.g. in aerospace, transport, building and health care. They facilitate recycling, lowering the carbon footprint and energy demand as well as limiting the need for raw materials that are scarce in Europe. Advanced Manufacturing Systems (AMS) comprise production systems and associated services, processes, plants and equipment, including automation, robotics, measurement systems, cognitive information processing, signal processing and production control by high-speed information and communication systems. AMS are essential for productivity gains across sectors such as the aerospace, automotive, consumer products, electronics, engineering, energy-intensive, food and agricultural as well as optical industries. These technologies (or better saying, these major technological areas) share a set of characteristics that provide them with their relevance. Generally, they are characterized as: -- Pervasive, enabling processes and innovation throughout the economy; -- Knowledge-intensive; -- High R&D intensity; -- Rapid and integrated innovation cycles; -- High capital expenditure; -- Highly skilled employment. They are, in brief, multidisciplinary, cutting across many technology areas with a trend towards convergence and integration, and are able to impact on all sectors of manufacturing industry. As stated by the European Commission: “The European Union is a global leader in KETs development. It has all the necessary attributes to remain in this position. Based on patent data, the 2010 European Competitiveness Report and the report of the HLG KETs confirmed that the EU holds a strong competitive advantage: it is the only region to master all six KETs. Over the years, Europe’s strong R&D base has championed all six KETs, maintaining a leading position with 32% Rapporto Innovazione 2014. Sintesi of the global patent applications between 1991 and 2008. However, despite these strengths, the EU is not capitalising on its knowledge base”. The existing problem lies more in the application rather than the development of such technologies. Regarding the position of Italy, Portugal and Spain towards KET, one can retain: -- The higher dynamism of patenting activity in Italy, with 769 patents EPO / PCT on an annual average in each of the years 2006-2008 in the six major technology areas; that number drops to 250 in Spain and 21 in Portugal; -- The high levels of patenting, in Italy, in the areas of Advanced Materials and Advanced Manufacturing, areas also prevalent in Spain and Portugal; we should also highlight, in Portugal, the proximity between Biotechnology and the two large areas aforesaid; -- Still on the registration of patents, quotas (among the 34 countries) that in Italy will be around 3% (4% in Advanced Materials), Spain 1%, and with lower levels in Portugal (except for Nanotechnology, which will be approximately 1%). Both the selected Key Enabling Technologies and the policies and vision underlying such selection call for higher cross-sectionality levels; they require, in order to make sense and be efficient, high levels of integration by the companies. None of the selected Key Enabling Technologies was selected for its relevance regarding any particular company or even any particular activity sector. It is also certain that, for activity sectors, including competitiveness pools and clusters that today organize the entrepreneurial activity, no sector will be able to solve its competitiveness problems without accessing the already provided knowledge and the knowledge that may come to be developed by one or more Key Enabling Technology. The same is true for each individual company, in an economy as demanding as companies face nowadays. These reflections show the work companies now face and which will eventually influence the way the action of Universities and Administrations will be operationalised and the way such actions will eventually benefit one, or more, companies. Relevance of other factors in addition to technology The “Innovative Technologies” is the factor that will best and most contribute to the materialization of the Re(New)Industrialization goal for Italy, Portugal and Spain, but it is not the only one. Il Tema dell’anno: La Re-Industrializzazione dell’Europa Industrial Design can also serve as support for re(new)industrialization of the durable consumer products industry, a group of sectors with large tradition in Italy, Portugal and Spain where SMEs have a significant weight. These products, design-based, have become increasingly important, mainly in the most developed countries or in social classes with higher purchasing power in many developing countries. Due to their high levels of quality and differentiation, competition is not so much focused on price - thus an opportunity for the world regions with higher costs, as it is the case of Eurozone Countries. In an overview picture, final consumption is the largest component of the European economy, representing 56.4% of EU GDP. In this context, design-based consumer goods represent a large share, with annual turnover of approx. e 500 billion and economic value added of e 150 billion while employing some 5 million people in more than 500,000 companies across the EU-27. Italy, Portugal and Spain have a long tradition in these sectors, in the three main stages: design and branding (with a leading position of Italy), production (with strong competences to deal with flexible production systems, aptitude to small-series production, namely in Portugal) and distribution (with examples like ZARA, in Spain). While design and functionality are key factors for success, several research and technology challenges are also essential drivers for business. As a result, four main strategic themes can be defined as cornerstone for technological research and development in such sectors: -- Advanced (multi)functionality of products for specific end applications and use scenarios; -- Intelligent manufacturing and the smart value chain; -- New design and product life cycle concepts; -- Consumer empowerment and advanced consumer interaction in the value creation process. Despite past effort and investment in technological R&D, it is commonly recognized that Europe needs to improve its efficiency when it comes to translate scientific knowledge into economic value and industrial leadership. The reasons for that current situation have been identified, and vary from the missing competences of projects’ consortia, to inefficient dissemination and demonstration of project results, or lack of financial resources to cover the last mile in the innovation process and access to the market. Rapporto Innovazione 2014. Sintesi Consequently, actions can and should be taken to solve or minimize these challenges, starting by improving the dissemination and demonstration of project knowledge and results, leading to new exploitation opportunities and therefore enabling the creation of the anticipated economic value: -- Disseminate the available knowledge and its existing applications, namely via examples, case studies and demonstrators; -- Identify new opportunities for further exploitation and reutilization of R&D results, namely involving cross sectorial fertilization; -- Identify opportunities and partnerships to create new European demonstrators and pilot lines, namely both in lab settings, as well as embedded in (real) production environment. As portrayed above, under the design-based consumer goods umbrella, numerous sectors are included along with their own diversity. However, as can be regarded, they also share many challenges and needs, many of them can be answered and satisfied by production technologies, as these play enabling and supporting roles to every manufacturing industrial sector, especially the consumer goods ones. Moreover, the production technologies developers are frequently themselves inducers of new innovations in the user sectors due to their horizontal manufacturing knowledge. They should naturally be regarded as strategic partners not only during the R&D stages, but also during dissemination, demonstration, and exploitation in order to improve these activities’ effectiveness and outcomes. The development and integration of new materials, innovative business models and consumer integration (co-creation, etc.) and interaction are just some complementary examples of areas with a strong horizontal interest and impact. It is also relevant to refer the existence of cluster initiatives at national and regional level, several of them part of or aligned with the related European Platforms, thus with a potential to create a strong operation network for implementation. Fondatori Banca Nazionale del Lavoro S.p.A. ENI S.p.A. Finmeccanica S.p.A. Fondazione Monte Paschi di Siena Intesa Sanpaolo S.p.A. Telecom Italia S.p.A. Unicredit Group S.p.A. Enti ed imprese aderenti Area Science Park di Trieste Alenia Aermacchi S.p.A. CNA CNR Magaldi Power S.p.A. Selex ES S.p.A. Telespazio S.p.A. Thales Alenia Space S.p.A. Unioncamere