Mensile di informazione e approfondimento sociale N. 67 Anno 6 - 1 Dicembre 2015 - ¤ 1,00 Primo Piano pag. 3 vALORE CONDIVISO Dal Mondo BNB DONANDO ALLA VIRTUAL COOP Cooperativa Sociale ONLUS Disabili che lavorano... Bene! Edito da Virtual Coop SPECIALE ‘O famo strano: le altre cucine Poste Italiane Spa - spedizione in abbonamento postale 70% - CN BO Buone Notizie Bologna SOSTIENI pag. 6 viaggio in iran Curiosità pag. 18 COPIA OMAGGIO UN NATALE LUMINOSO 2 Primo Piano BNB 1 Dicembre 2015 CAMST: salute e tradizione nella ristorazione italiana www.buonenotiziebologna.it Incontriamo Antonella Pasquariello (nella foto) la Presidente della cooperativa, presso la sede legale, e dopo calorosi saluti, accompagnati dal tradizionale caffè di metà mattina, iniziamo l’intervista. preme sottolineare è che il cibo dev’essere buono, deve essere cucinato e servito in ambienti puliti, deve essere rispettata la sostenibilità ambientale, fondamentale sia per noi sia per le generazioni future, e i contratti degli operatori del settore devono esserci e devono rispondere a criteri di giustizia e tutto il lavoro deve essere svolto nel rispetto delle regole. Non è scontato che ciò avvenga nel settore a cui fai riferimento. C’è da aggiungere che la varietà dell’offerta di questi piccoli operatori, ci stimola al confronto, per conoscere e riproporre piatti tipici delle varie tradizioni culinarie ormai presenti in una società multietnica come la nostra. Nei nostri ristoranti self service “Tavolamica” produciamo il kebab e il cous cous, per far conoscere e integrare culture diverse. Ormai tutti sanno cos’è la Camst, ma facci ugualmente una sintesi di cos’è oggi questo colosso della ristorazione italiana? Abbiamo 12 mila dipendenti di cui il 76% è costituito da Soci, con l’86% di donne e l’80% lavora part-time. Il nostro slogan è “Persone che fanno grande la ristorazione”. Persone sono i nostri lavoratori, i nostri soci, ma lo sono anche clienti, fornitori, banche e quanti contribuiscono a rendere possibile il nostro business. CAMST oggi è una delle maggiori imprese di ristorazione in Italia, perché ci collochiamo nei primi posti, siamo presenti in tutte le regioni del centro e del nord con sette sedi territoriali, con cui svolgiamo un lavoro che sia rispettoso delle tradizioni del territorio e che esprima il nostro principio base che afferma: le persone devono stare al centro. Siamo gli unici in Italia a possedere una piattaforma distributiva con cui manovriamo le nostre materie prime che acquistiamo direttamente dai produttori. Quindi siamo attenti da un lato al profitto economico necessario al benessere dell’azienda, dall’altro alla qualità delle materie prime, perché nei nostri protocolli abbiamo la visita diretta dei nostri buyer (acquirenti – ndr) ai produttori. Acquistiamo materie prime di qualità con cui produciamo pasti per aziende, scuole, mense del servizio sanitario, locali pubblici. Sono 250 mila le persone che tutti i giorni mangiano in CAMST! Oggi è cresciuta la necessità di mangiare fuori casa e ogni 50 metri c’è qualcuno pronto a venderti cibo. Come siamo messi con tale distribuzione di cibo pronto per essere mangiato? Che qualità ha? Non entro nel merito di un’analisi nutrizionale. Ma quello che mi Adesso si possono commercializzare come cibo gli insetti in Europa, cosa ne pensi? (Ride divertita) Qualcuno ha detto che siamo molto avanti. In effetti serve per abbattere delle barriere culturali. Sono stata all’Expo e volevo mangiare qualcosa d’insolito. Mi sono trovata davanti a una lunga fila e ho chiesto a un ragazzo cosa si mangiasse e lui mi ha detto che aveva comprato l’hamburger di coccodrillo, che costava un bel po’ ma era l’occasione di mangiare qualcosa che in Europa non si trova. L’integrazione va praticata anche a tavola. Le persone che non sono disponibili ad assaggiare cibi nuovi dimostrano più rigidità culturale. È anche vero che noi emiliani abbiamo una cucina di straordinaria bontà, tale da far venir meno la voglia di novità esotiche! Nelle nostre mense scolastiche sono aumentate le diete diversificate per motivi di salute ma anche per motivi etnico religiosi: niente maiale per i musulmani, ma addirittura a Roma, dove gestiamo alcune mense, forniamo pasti rispettosi della cucina ebraica che impone alcune regole alimentari molto precise. Ormai il 20% dei pasti scolastici è fatto secondo diete speciali. Hai detto che vi rifornite dal produttore, quali sono le modalità? Sono due, la prima consiste nel ritiro della merce da parte degli autotrasportatori che la prelevano dal produttore per poi trasferirla in magazzino. Nella nostra piattaforma distributiva (che è un magazzino di 25 mila metri quadri all’interno dell’Interporto di Bologna, realizzato con tecniche che garantiscono la sostenibilità ambientale) depositiamo le forniture di 3.600 produttori accreditati, di cui 350 biologici. Quando consegniamo la materia prima ai nostri locali, cerchiamo di far viaggiare i camion sempre pieni, per fare meno viaggi e rispettare l’ambiente; quindi cerchiamo di individuare in quei luoghi fornitori da cui ritirare la merce, affinché lo stesso camion sia pieno all’andata e al ritorno. La seconda modalità riguarda forniture dirette ai locali da parte dei produttori, ma è chiaro che non andiamo dal piccolo contadino, perché produce piccole quantità che non soddisfano il nostro fabbisogno. Inoltre abbiamo bisogno di una standardizzazione del prodotto e di una programmazione che lavorando col piccolo produttore non riusciamo a ottenere. Noi riusciamo a proporre prodotti diversi da un punto vendita all’altro, con prodotti IGP, DOP, ma è impossibile lavorare con la miriade di piccoli contadini. L’Italia ha una tradizione di esportazione nel settore metalmeccanico. Voi pensate di esportare i prodotti alimentari della vostra azienda? Abbiamo già una società in Germania che fattura 50 milioni di euro, acquisita circa dieci anni fa. Un operatore tedesco voleva realizzare un punto vendita di prodotti alimentari italiani. Nel mondo la cucina italiana ha la nomea di essere saporita e sana, è un bel binomio che dovremmo sfruttare meglio. Nel tempo abbiamo acquisito il 60% di questa società che abbiamo sviluppato con successo. Stiamo pensando ad altri progetti per espanderci in Europa. Il mercato globale impone di andare all’estero. In Italia nel settore alimentare sono presenti società multinazionali che ci obbligano a confrontarci con loro e andare all’estero ci consente di acquisire quella cultura d’impresa che ci rende competitivi anche sul mercato domestico. La vetrina dell’Expo ha aiutato questo processo di internazionalizzazione dell’industria alimentare italiana? Ho sentito alcuni operatori molto soddisfatti per i risultati ottenuti in termini di relazioni e apertura ad altri mercati. Quello che non ho visto è il contenuto. Sono stati fatti dei proclami su temi che poi non sono stati sviluppati. Il parco della biodiversità è stato collocato in un punto in cui non passava quasi nessuno! Per me il tema centrale doveva essere quello della sostenibilità rispetto al cibo e francamente non l’ho visto sviluppare. Mi è piaciuto il padiglione del Kazakistan, perché dava l’interpretazione di quel paese sulle tematiche legate al cibo. Ma complessivamente poca roba. Sono andata al padiglione dei vini italiani, 1.200 etichette, dove si potevano degustare tre vini per dieci euro. A un certo punto ho chiesto a un sommelier informazioni su un’etichetta, ma lui non ha saputo dirmi niente. Non c’era un archivio per trovarla? E se io avessi voluto bere proprio quel vino? Per non parlare dei prezzi esagerati! Sono abbastanza alterata da questo evento, poi spero che porti al Paese tantissimo bene. E i visitatori? Almeno il 50% era costituito da studenti. Io vorrei vedere i conti del bilancio... Le maestre elementari che accompagnavano i bambini per una giornata intera erano delle sante! I numeri vanno poi interpretati correttamente. Pensate di espandervi in Cina? Pensiamo solo all’Europa. La Cina è un Paese molto lontano, anche culturalmente. Hanno un modo di fare molto diverso e per noi diventa complicato agire. Maurizio Cocchi In Redazione Ugo De Santis BNB 3 Primo Piano 1 Dicembre 2015 Impronta Etica, Una rete di imprese Impronta Etica è un’associazione senza scopo di lucro per la promozione e lo sviluppo della sostenibilità e della responsabilità sociale d’impresa (RSI). Nasce nel 2001 dalla volontà di 7 imprese emiliano-romagnole già impegnate su questo fronte e testimoni dell’attenzione del mondo cooperativo verso il tema. Nel tempo l’associazione si è ampliata arrivando a riunire oggi 27 imprese socie, rappresentati di settori e dambiti di attività diversi: ANCD, CADIAI, Camst, CCC-Consorzio Cooperative Costruzioni, CMB, Coesia, Conad, Coop Adriatica, Coop Ansaloni, Coop Consumatori Nordest, Coopfond, Emil Banca, Granarolo, Gruppo BPER, Gruppo Hera, Gruppo Unipol, Homina Srl, IGD Siiq, IMA, Indica Srl, Manutencoop, Mediagroup98, Nordiconad, Obiettivo Lavoro, Open Group, Romagna AcqueSocietà delle Fonti Spa, SCS Consulting. Impronta Etica mira a favorire lo sviluppo sostenibile in Italia e in Europa, fungendo da stimolo per le imprese socie a tradurre la propria tensione all’innovazione verso esperienze di competitività sostenibile. Il principale obiettivo è mettere in rete i soci - fra loro e con i diversi attori che partecipano al dibattito sulla responsabilità sociale (mondo accademico, soggetti istituzionali, imprese, ecc.) - e coinvolgerli in modo attivo nei network internazionali che trattano di sostenibilità e RSI. In Italia, negli ultimi 10 anni, imprese (cooperative e private), il non profit, ed in particolare le fondazioni, enti pubblici e public utilities hanno maturato esperienze eccellenti nel campo della responsabilità sociale, che proprio il networking ha saputo valorizzare e rendere più efficaci. L’associazione si pone, inoltre, la finalità di partecipare e contribuire al dibattito europeo sui temi della RSI, fungendo così da antenna a livello nazionale rispetto alle priorità e alle iniziative che si sviluppano in Europa. Con questo fine, nel 2002, Impronta Etica è divenuta una delle organizzazioni partner del CSR Europe, associazione europea che riunisce imprese e organizzazioni non profit per la diffusione della RSI. Per un’impresa, partecipare alle attività di Impronta Etica significa: prendere parte ad una rete di imprese italiane fortemente impegnate nelle pratiche di sostenibilità, con la possibilità di scambiare esperienze e costruire un percorso di crescita comune; essere aggiornati sulle nuove tendenze e sull’evoluzione dello scenario istituzionale italiano ed europeo in materia di RSI; essere in relazione con i diversi attori che partecipano al dibattito sulla responsabilità sociale e acquisire nuove conoscenze pratiche e spunti innovativi sul tema. Al fine di perseguire i propri obiettivi, Impronta Etica svolge una costante attività di informazione e aggiornamento sui temi della responsabilità sociale (attraverso il sito web, newsletter periodiche, social media ed eventi) ed elabora contenuti specifici su ambiti di particolare interesse per i soci realizzando ricerche e pubblicazioni, molto spesso messe a disposizione anche ai non soci (attraverso la pubblicazione sul sito internet dell’associazione). Impronta Etica è stata negli anni partner in diversi progetti europei, dove ha portato le proprie competenze ed esperienze. Inoltre supporta i soci in percorsi di miglioramento, offrendo loro la possibilità di accedere a servizi adeguati alle proprie esigenze, in particolare attraverso attività di formazione interna, assessment, benchmarking, laboratori di sperimentazione per realizzare progetti condivisi. Crea un network tra imprese e organizzazioni, che intendono l’impegno sociale come parte essenziale della propria missione e si attivano in pratiche di responsabilità sociale, sia a livello nazionale sia a livello europeo e internazionale. Opera infine per individuare, valorizzare e diffondere le esperienze eccellenti maturate nel campo della RSI, organizzando momenti di confronto e scambio sia tra le aziende associate sia con imprese esterne all’associazione per l’approfondimento di buone prassi, sia con esperti del settore. Il modello che guida le riflessioni dell’associazione è quello della “creazione di valore condiviso” sviluppato da M. Porter e M. Kramer. Impronta Etica e i suoi soci si riconoscono nella tesi di Porter secondo cui la competitività di un’impresa e il benessere della comunità circostante sono strettamente interconnessi. L’impresa contribuisce a promuovere il progresso sociale e, quindi, a creare valore condiviso, sia economico sia sociale, costruendo infrastrutture o accrescendo le conoscenze e le competenze sul territorio in cui opera, migliorandone in questo modo la produttività, l’innovazione e la competitività. Per fare questo, le imprese devono creare o rafforzare il legame con il territorio e le comunità che le circondano in una logica di partnership in modo tale da permettere un incremento del progresso sociale. Il modello della creazione di valore condiviso è alla base delle recenti ricerche elaborate da Impronta Etica e dei percorsi che sta sviluppando con i soci. a cura di Impronta Etica www.buonenotiziebologna.it L’associazione che favorisce e promuove la Responsabilità Sociale d’Impresa 4 Change Your Life BNB 1 Dicembre 2015 LOGISTICA ALIMENTARE DI QUALITÀ Sede Legale e Amm. - Via Emilia, 369 - 40011 Anzola dell'Emilia (BO) w w w. u n i l o g gro u p. i t Un augurio per il 2016: Speranza e Fiducia, due sentimenti da ritrovare www.buonenotiziebologna.it Papa Francesco ha detto che dobbiamo riscoprirci portatori di speranza, capaci di nuove sfide, nuove attività, esperienze ed occasioni di crescita e di incontro da condividere e raccontare, tenendo presenti le profonde trasformazioni culturali della società contemporanea. Ogni volta che inizia un nuovo anno, le speranze e i desideri sono molti, così come i timori e le paure. Ma da più parti ci spronano a ritrovare la speranza. Che cosa è la speranza? È uno stato d’animo che ci accompagna in ogni momento della nostra vita e che ci aiuta anche per piccole cose, come quando da ragazzi si doveva fare un compito in classe, o quando più avanti abbiamo sperato che la persona che amavamo non ci lasciasse mai. Poi con il passare degli anni ci sono speranze più difficili da esercitare, come di guarire da una grave malattia, o quella di far vivere sereni i nostri figli, o di invecchiare serenamente, senza la paura del domani e della solitudine. Ogni momento della giornata si formano dentro di noi delle piccole speranze anche solo per stupidaggini perché ti senti più rassicurato quando hai una speranza. Si spera in tante cose e senza le speranze che ci rendono un po’ più felici i nostri sogni andrebbero in fumo e le nostre giornate sarebbero molto più tristi. In un certo senso è come se la speranza fosse una specie di sogno ad occhi aperti che come i sogni vive solo se c’è dentro di loro la speranza. Noc Energy Via Stoppato, 37 - 40138 Bologna - 051 701751 Via II Agosto 1980, n°3 - Sant’agata Bolognese 40019 Bologna - Tel. 349.709.4617 www.imanicarettidiannare.com Quando si fanno esprimere i desideri ai bambini nella lettera a Babbo Natale è un modo per incitarli a sognare ed a non smettere mai di farlo perché senza speranza e senza sogni anche noi iniziamo un po’ a morire. Crescendo, invece, si inizia a sperare tante cose più concrete e serie come sperare in un maggiore guadagno economico e per fortuna anche i dati di previsione sul futuro economico italiano alimentano la speranza in un anno migliore, perché l’Ocse ha alzato le stime sulla crescita dell’economia italiana e promosso il Jobs Act del governo che dovrebbe portare lavoro a tanti che oggi lo cercano senza risultato. I dati economici quindi ci dicono che stiamo uscendo dalla crisi che ha investito l’intero Occidente, e questo di deve spingere a ritrovare insieme alla speranza anche la fiducia. La fiducia incoraggia gli investimenti e dà le ali ai segnali di ripresa economica perché senza un ritrovato e diffuso atteggiamento di fiducia il Paese non potrà ripartire. Scommettere sul futuro esige fiducia e l’incoraggiamento a fidarsi non potrà che venire da comportamenti virtuosi e da una lotta senza quartiere alla corruzione e all’evasione fiscale, due tarli che rodono il bene comune e inquinano le possibilità di crescita di ciascuno e di tutti. L’insistenza con cui Papa Francesco condanna questi mali, specialmente quello pervasivo della corruzione, è un segnale offerto a tutti per interventi preventivi e repressivi, oltre che per una più generale opera di educazione all’onestà, come premessa di vita sana e retta per l’intera società. Infine però alla fiducia e alla concretezza operativa occorre unire una grande e perfino audace progettualità: non si tratta di favorire una fiera dei sogni o un mercato delle promesse destinate a restare tali. Occorre serietà, studio, applicazione intelligente e volenterosa, per scrutare l’orizzonte, intuire i campi dell’innovazione e intervenire in essi con progetti ben costruiti e tali da rispondere efficacemente alle esigenze della collettività. Occorrono idee e persone capaci di pensare in grande, mantenendo i piedi a terra, ben radicati nelle urgenze vere e nelle possibilità effettive. I grandi che hanno operato la ricostruzione postbellica, da De Gasperi a Schuman e Asenauer, hanno saputo operare così, con progetti audaci, ma necessari e possibili, agendo con sobrietà, giustizia, fede e spirito di sacrificio. AUGURI PER UN 2016 PIENO DI SPERANZA E FIDUCIA !!! Rita Rambelli BNB Letture a Volontà 1 Dicembre 2015 5 Libri da scoprire IL CANTO DEGLI INNOCENTI DI PIERGIORGIO PULIXI (E/O, 2015) € 15,00 A novembre la libreria Ambasciatori ha ospitato gli autori finalisti del Premio Franco Fedeli XI edizione dedicato alla narrativa poliziesca. Queste le motivazioni della giuria che hanno premiato Piergiorgio Pulixi: “La trama avvincente e ricca di colpi di scena genera suspense fino all’ultima pagina. Attraverso la tecnica narrativa del monologo interiore, l’Autore penetra nelle problematiche del mondo adolescenziale, esposto per la sua fragilità a manipolazioni e condizionamenti di ogni genere. Tutti i personaggi sono ben caratterizzati. In particolare lo è il protagonista, umano, sensibile, tormentato, eppure capace, grazie alle sue brillanti intuizioni, di portare a termine un’indagine complessa e delicata”. LE MUTAZIONI DEL SIGNOR ROSSI DI NANDO PAGNONCELLI (EDB EDITORE, 2015) € 16,00 “Mi occupo di sondaggi dalla metà degli anni Ottanta. E se dovessi riassumere il senso del mio lavoro direi che cerco di “sentire il polso” del Signor Rossi, lo straordinario personaggio uscito nel 1960 dalla matita del fumettista Bruno Bozzetto”. Così il sondaggista Nando Pagnoncelli racconta la sua attività raccolta in questo libro e continua così: “Anche se molte persone attribuiscono ai sondaggisti la sfera di cristallo e la capacità di anticipare il futuro, non diversamente da ciò che spesso accade ai meteorologi, fare rilevamenti statistici significa, in fondo, capire che cosa pensa il Signor Rossi e come nel corso del tempo ha cambiato, non sempre in meglio, non sempre in peggio, le sue abitudini e i suoi comportamenti”. LA PIMPA VA A BOLOGNA DI ALTAN (FRANCO COSIMO PANINI, 2015) € 6,50 Benvenuti a Bologna, città delle torri e dei lunghi portici e della gustosa cucina conosciuta in tutto il mondo! All’interno della collana “Città in gioco”, tante guide colorate e semplici da leggere e giocare. Pagine ricche di giochi, cartoline, adesivi, percorsi di esplorazione e tante curiosità sulla città e le sue tradizioni... In ogni guida, Pimpa incontra un personaggio legato alla storia della città, racconta i mestieri di una volta e svela la ricetta di un piatto tipico. Anche i piccoli cittadini si stupiranno nel trovare nuovi scorci attraverso cui conoscere la propria città! Le gite della Pimpa si trovano anche in Inglese. KEEP CALM E PASSEGGIA PER BOLOGNA DI PERUGINI MARIA GRAZIA (NEWTON COMPTON, 2015) € 9,90 Chi la visita impara presto che di cose da scoprire ce ne sono veramente tante, sebbene non si offrano immediatamente e in modo sfacciato allo sguardo. Bisogna avere un po’ di pazienza e di curiosità, rallentare il passo e tenere gli occhi ben aperti: allora Bologna abbandonerà la sua ritrosia e mostrerà finalmente tutte le sue bellezze. Questa guida propone trenta percorsi da fare a piedi per conoscere la città con calma, girando in lungo e in largo uno dei centri storici più estesi e ben conservati d’Italia, facendo anche qualche incursione fuori dalla cerchia delle mura, per vedere quello che ci riserva la periferia o la bellissima campagna circostante, con le sue colline e i parchi. www.buonenotiziebologna.it consigliati dai librai di librerie.coop 6 Dal Mondo BNB 1 Dicembre 2015 I MIEI giorni in Iran www.buonenotiziebologna.it Prima Parte: Cahier de Voyage Prima di partire mi sono successe tre cose. La segretaria dell’Associazione che ha organizzato il viaggio di gruppo mi ha telefonato per conoscere il nome di mio padre. “E’ morto da vent’anni”, ho risposto. Ma senza non sarei potuta partire per l’Iran. Sono dovuta andare a depositare le impronte digitali e il passaporto. Mi sono trovata di fronte a due scuole di pensiero degli amici. La prima diceva: ”L’Iran? E perché mai? E’ troppo pericoloso”. La seconda: ”Che bello e alternativo! Ti invidio”. A volte, basta poco per sapere con chi abbiamo a che fare. Sono andata per motivi culturali, storici, artistici, spirituali, fisici. Viaggio come pellegrinaggio di conoscenza, come modo di capire meglio se stessi e gli altri. L’Iran è fra Occidente e Oriente, fra passato e presente, fra antico e moderno. E’ un paese vasto cinque volte l’Italia, con paesaggi svariati, dalla montagna al deserto, dalle palme agli olivi e viti ai cespuglietti spinosi, alla sabbia. Paese di grandi distanze, con duemila siti archeologici. Ci sono molte differenze fra città e villaggi di campagna. Per dire tutto ciò che ho sentito dalla nostra guida, dovrei scrivere un libro intero, e non mi sembra il caso! Abbiamo tutti dei pregiudizi, e preferisco saperlo, per poi poter lottare contro di essi. Non è vero che le Donne iraniane non possono truccarsi, tingersi i capelli, mettere lo smalto. Ma è vero che devono tenere sempre in testa il “velo”, da cui si intravedono i capelli, che mortifica. Così come le turiste, anche al ristorante. E dato che qui il riscaldamento è sempre al massimo, nell’aeroporto, nelle camere d’hotel, nei ristoranti, ( sarà perché hanno il petrolio?), a me il “foulard”, come lo chiamo io, dava un grande fastidio. I miei capelli ribelli non sopportano alcuna restrizione ed avevo un gran caldo. Gli abiti devono coprire collo, braccia, gambe e non devono vedersi le forme del corpo. Insomma, coprire capo e culo! Mi viene in mente un aggettivo sintetico di un’amica staffetta partigiana sugli uomini: “prepotenti”. Qui le Donne sono più occidentalizzate e hanno maggiori libertà in confronto ai paesi dell’Islam. Le ho viste guidare, ma poche. Non ho notato Supremo, anche se fanno parte di minoranze religiose. Le generazioni dai cinquanta ai settant’anni sono in frattura con le giovani, perché hanno vissuto sotto lo Scià, quando c’era ricchezza economica. Non è vero che non viene usata la carta igienica (anche se a volte non c’è), perché la tradizione islamica vuole che ci si lavi. Infatti, ogni gabinetto, che di solito è alla turca è munito di rubinetto d’acqua. Ho visto a volte insieme nello stesso stanzino tazza e gabinetto alla turca. le parrucchiere, perché sono nascoste nelle case, ma le locali sanno dove trovarle. Lavorano fuori casa, fanno carriera e hanno rappresentanti in Parlamento. Possono esercitare qualsiasi mestiere, ad eccezione di quello di giudice. Le studentesse universitarie sono il sessantacinque per cento. Hanno tutti i diritti, anche di voto, ad eccezione di quello di diventare Capo Non è vero che sono tutti talebani fanatici. Il pubblico e il privato sono diversi. Non è vero che sono tutti terroristi con barba e baffi neri. L’ospitalità è una caratteristica. Solo il cinque per cento brucia le bandiere americane, come vediamo nei mass-media. Non è vero che c’è da avere paura: mentre giravo avevo una sensazione di grande sicurezza, al contrario che LA MINIERA DELL’USATO Mercatino in conto vendita Via Provinciale Nord, 18/E | 40050 Castello d’Argile (BO) Email: [email protected] Tel. 349 628 3328 La Miniera Dell’usato in Italia. Non c’è la microcriminalità. Non è vero che sono arretrati nelle tecnologie. Di sicuro fanno selfie molto, molto più di noi! Non è vero che non si possono mangiare insalate e verdure perché l’acqua è inquinata: ne ho mangiate a iosa e sono stata bene! La differenza di orario fra noi e l’Iran è di due ore e mezzo. Esempio: se in Italia sono le 15, a Teheran sono le 17,30. Intorno alle 17 è quasi buio. La moneta è il rial, ma facilmente vengono accettati gli euro; un euro corrisponde a circa cinquantamila rial. La lingua ufficiale è il farsi, scritto con caratteri arabi. Si scrive da destra a sinistra. L’inglese è diffuso. E’ un paese ricco di petrolio e di tutto, ma la situazione è peggiorata con la Rivoluzione Islamica del 1979 di Khomeini. Oggi il popolo soffre ma dignitosamente non lo fa vedere. Che bello il tramonto che ho osservato dall’aereo da Roma a Teheran! A strisce orizzontali rosse, nere, cinestrine, rosa, celesti, nere. Le mie vicine di posto, madre e figlia, sono state le prime iraniane che ho visto: truccate vistosamente, ossigenate, col velo sulle gambe, prima di indossarlo alla discesa, gentili, sorridenti, accoglienti, come tutte quelle che incontrerò in seguito. Le iraniane hanno enormi occhi belli e molto bistrati. Forse lo fanno per valorizzare l’unica parte del corpo che possono fare vedere. Da tempo non notavo in giro tanti rossetti rosso squillante, che adoro. Nell’attesa dei bagagli è stato il primo choccante colpo d’occhio su tante donne tutte vestite di nero da capo a piedi. In Iran è una specie di perenne mostra di foulard di ogni tipo: leggeri, pesanti, di lana, di cotone, a righe, a quadri, con fiori, di colori tenui o vivaci… Quali segreti nascondono le Donne locali sotto l’abito? Che cosa pensano veramente? Quando ci scivolava il foulard, non essendoci abituate, c’era quasi sempre un uomo a farci cenno di tirarlo su… Ho tentato di parlare con qualche iraniana, con fatica, per via della lingua. Ci sono quelle che sono contente di portare il chador perché sono religiose integraliste convinte. O sono cresciute così fin da piccole, hanno visto la mamma, ne va della loro identità. Ci sono quelle che assumono un’espressione incerta e non felice, ma non possono parlare. Se si ribellano, le famiglie le abbandonano e non trovano marito... E’ molto, molto raro vedere girare una donna da sola di sera. Ho visto una scolaresca con le bambine meravigliose dal velo bianco e la maestra tutta nera. Non esiste più il matrimonio “combinato” come un tempo, tranne che nei villaggi tradizionali e non è accettata la poligamia. Esiste il divorzio. Il matrimonio “temporaneo” non è altro che una “prostituzione islamica”. La capitale Teheran ha circa dodici milioni di abitanti ed un traffico terribile, con relativo inquinamento. Molti girano con le mascherine. Il pericolo maggiore è nell’attraversamento delle strade. Ci si butta dentro e come va va… Non usano il casco, non rispettano il rosso, i passaggi pedonali sono rari, i motorini con tettuccio passano sui marciapiedi a velocità sostenuta… Ci sono tanti taxi gialli e verdi e “collettivi”. Le auto sono vecchie e scassate, da noi non supererebbero la revisione, però costano il doppio. Non c’è il “centro storico” come lo intendiamo noi. Abbiamo visitato il Museo archeologico, il Museo del vetro, ospitato in un bel palazzo in stile Gujarat, il Museo dei gioielli. In quest’ultimo mi ha colpito un mappamondo fatto di pietre preziose che disegnano mari e continenti, più corone, scettri, specchi, ombrelli, casacche con incastonati i gioielli più incredibili. Il giardino naturalistico è ornato di specchi, vetrate e cristalli come nelle fiabe, con un gusto sovraccarico che doveva mostrare la ricchezza del sovrano di Persia. Nelle sale enormi lampadari di vetro a goccia. A Teheran di notte ci sono luci forti all’americana. Sui muri vasti murales. È nata nel Settecento, è centro religioso, culturale, politico, commerciale, nodo delle vie di comunicazione. C’è un’importante Università pubblica. Anche qui esiste la “fuga dei cervelli”. I Palazzi più vecchi sono dell’ Ottocento. È piena di minoranze etniche, rappresentate in Parlamento. La politica è razzista, ma la popolazione non lo è. Il novanta per cento è sciita. L’Iran è una Repubblica Islamica. Il Presidente ha tutti i poteri. I politici sono corrotti, hanno rubato settecento miliardi. Volendo, l’Iran potrebbe fermare l’ISIS, perché lo odia, in pochi giorni, ma l’ISIS è voluta per motivi economici americani. L’Italia è l’Iran dell’Europa, però senza petrolio: ambedue glorioso passato, ma oggi? Gli Iraniani sono musulmani ma non Arabi. Sono d’origine indoeuropea. Lo stipendio medio è di 700-800 euro. C’è stata una grossa svalutazione dopo l’”embargo” americano da otto anni. La guerra fra Iran e Iraq è stata per motivi economici, ( leggi: petrolio), come tutte le guerre, dal 1980 al 1988. Le strade sono piene di immagini di giovanissimi morti in questa occasione. Siamo nel 1394 per il calendario islamico. Tutti, uomini e donne, sono ossequiosi, sorridono e salutano tutti con una specie di inchino. Questa è una delle cose che mi ha colpito di più (nel mio condominio quasi nessuno saluta). (... Continua nel prossimo numero) Serenella Gatti Linares BNB Feng Shui 1 Dicembre 2015 7 Energie Stagionali e Corrispondenze Direzionali Inverno-Acqua-Nord dell’anno (Nord-Est) e da quella yang a quella yin (Sud-Ovest). Nel calendario solare il 5 novembre segna l’inizio dell’azione energetica dell’Acqua: massima espressione dello yin; l’Energia raggiungerà il vertice durante il solstizio di dicembre (giorno dell’anno con meno ore di luce) e protrarrà la sua influenza fino al 5 febbraio. È una fase del ciclo vitale corrispondente al riposo e deriva dal precedente contrarsi autunnale dovuto all’energia Metallo. In Inverno infatti, dopo essersi ritirata in se stessa, verso la sua essenza ed interiorità, la natura sembra sospendere ogni azione. Lo si nota negli alberi e nelle piante che hanno perso le foglie e che sembrano morti ma che in realtà hanno solo rallentato e nascosto la loro attività fisica in attesa del risveglio. Come durante un sonno in cui si risparmia energia per ricaricarsi, la stasi coinvolge gli animali che vanno in letargo ed anche le nostre attività che, seppur poco influenzate dai vincoli che pone la natura, sono vissute più al chiuso, in ambienti riscaldati e illuminati artificialmente per sopperire alla mancanza di calore dell’esterno e alla diminuzione delle ore di luce solare. Questa condizione diventa propedeutica alla rinascita, intesa come gestazione, perciò l’Acqua rappresenta l’energia primaria. L’Acqua è l’energia dell’interiorità, prepara le esternazioni in grande stile che avverranno durante la primavera; nel Feng Shui governa il Nord perché in questa direzione l’influenza del sole è nascosta, non si palesa direttamente, è il buio di cui abbisogna la vita per svilupparsi, un brodo primordiale che innesca un’energia molto dominante. Un luogo con questa esposizione foto di Lilluccio Bartoli pertanto, avrà le caratteristiche dell’inverno e quindi la componente yin più forte. Vivere in posti direzionati a Nord, con la sua grande carica emozionale, accresce l’istinto facendolo anche un po’ a discapito della lucidità a volte, rinforza l’idoneità all’autodifesa e all’autostima aiutando una carriera basata sulla competizione e crea presupposti di saggezza dovuti all’insita capacità d’introspezione propria di questa direzione. Inoltre è stimolo per le qualità artistiche e supporto alla creatività in genere. Essendo per di più la mobilità una delle caratteristiche dell’Acqua, la sua influenza porta anche versatilità. Versatile però, non sempre inteso come adattabile o malleabile, non bisogna dimenticarne la potenza! Per questo vorrei concludere con le parole del saggio LAO-TZU (500 a.C. circa): “Non c’è nulla al mondo più molle e debole dell’acqua, eppure nell’attaccare ciò che è duro e forte nulla può superarla, non c’è nulla che la sostituisca.” Rosalba Solimena Consulente Feng Shui Diplomata presso Creative Feng Shui Iscritta alla SIAF (società italiana armonizzatori familiari) ([email protected]) www.buonenotiziebologna.it Con l’autunno è iniziato un discorso sul rapporto fra Energie, Stagioni e Direzioni perché questi concetti sono alcuni dei fondamenti del Feng Shui. Per comprenderne l’intrinsecità bisogna tenere presente che questa disciplina nasce millenni orsono dall’attenta e continua osservazione della natura. Studiare l’azione del sole ha portato alla conclusione che le direzioni (Nord, Est, Sud, Ovest) hanno delle affinità con le stagioni perché entrambe sono influenzate dagli elementi (acqua, legno, fuoco, metallo e terra). Pertanto si avranno queste associazioni: Nord/Acqua/Inverno; Est-SudEst/Legno/Primavera; Sud/Fuoco/Estate; Ovest-NordOvest/Metallo/Autunno ed infine NordEst-SudOvest/Terra che non sono direttamente associati ad una stagione ma, al passaggio dalla parte yin alla parte yang 8 Auser 1 Dicembre 2015 Savigno tra arte e cultura www.buonenotiziebologna.it L’Auser per l’incontro tra generazioni La valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, l’incontro tra generazioni, la trasmissione di conoscenze e di saperi, sono obiettivi fondamentali per Auser. Associazione da sempre impegnata, oltre che nel sostegno alle persone più fragili, anche nei servizi alla comunità e nella promozione dell’apprendimento durante tutta la vita. Ed è proprio questo il filo BNB conduttore che lega due progetti promossi da Auser a Savigno e portati avanti grazie all’impegno dei volontari di questo territorio. “La nostra città è nota in tutta Italia per la Tartufesta, la celebre manifestazione culturale e gastronomica che ogni anno attrae visitatori da tutto il Paese, spiega il coordinatore dell’Auser di Savigno, Loris Masetti, da sempre la nostra associazione supporta l’Ammistrazione del territorio durante questa importante iniziativa, che consente a migliaia di turisti di scoprire profumi e sapori, ma anche arte e colori, della tradizione emiliana”. Un impegno che quest’anno si è concretizzato nella gestione della mostra delle opere di Gino Pellegrini, realizzata per l’occasione da Comune e Proloco. “Scomparso a dicembre dello scorso anno, Pellegrini era uno scenografo e pittore di fama internazionale, racconta Masetti, visse moltissimo negli Stati Uniti e fu scenografo per la Disney e per Stanley Kubrick, collaborando a capolavori come Mary Poppins e 2001 Odissea nello spazio. Ma è proprio qui, nelle nostre vallate, che scelse di trascorrere gli ultimi anni della sua vita. Per questo per noi è stato un grande piacere ricordarlo con questa mostra che ha offerto ai cittadini un’importante occasione di conoscere e scoprire anche le doti pittoriche di questo grande artista.” E se è vero che l’arte e la cultura sono beni da coltivare a tutte le età, è anche vero che non è mai troppo presto per cominciare ad avvicinarvisi. È proprio questo lo spirito del progetto “Ciao libro... ciao bimbo”, altro fiore all’occhiello dell’Auser di questo territorio. Nella piccola biblioteca locale i volontari Auser portano avanti ormai da cinque VIRTUAL COOP Cooperativa Sociale ONLUS Logistica e Gestione Archivi anni numerose attività mirate a promuovere la lettura nei bambini fin da piccoli e a favorire l’incontro tra generazioni diverse. Dagli incontri con le scuole, ai laboratori con bambini e genitori, alle mattinate dedicate alle mamme e ai loro bimbi piccolissimi che un giorno alla settimana possono giocare sul tappetone allestito per loro e cominciare a scoprire le primissime letture. “I primi anni di vita dei bambini sono fondamentali per la loro formazione, spiegano i volontari della biblioteca, Cominciare a leggere già da piccolissimi con i genitori aiuta a stimolare il futuro amore per la lettura, abitua i bambini all’ascolto, arricchisce il linguaggio, apre spazi alla fantasia e favorisce la creatività. Siamo consapevoli di essere dei volontari, e non professionisti, ma credo che ciò che più conta sia lo stare insieme e soprattutto scoprire quando sia bello farlo utilizzando un libro”. Auser e Nexus lanciano una raccolta fondi per sostenere il popolo saharawi. È un bilancio gravissimo quello dell’incessante pioggia che per 13 giorni nel mese di ottobre ha investito i campi profughi del popolo saharawi lasciando centinaia di famiglie senza un riparo. Le piogge torrenziali hanno distrutto scorte alimentari, abbattuto le tende e le precarie abitazioni costruite con mattoni di fango. Strutture estremamente fragili in cui questo popolo vive ormai da quarant’anni, da quando cioè il Marocco nel 1975 occupò illegalmente i territori del Sahara Occidentale. Tra gli edifici gravemente danneggiati anche asili nido, centri medici e la scuola “Carlo Giuliani” costruita nel 2003 nel campo di Dakla grazie al contributo di Auser nazionale, Auser Emilia-Romagna e della Fondazione Carlo Giuliani. Frequentata da circa 400 bambini di età compresa tra i 6 e i 12 anni, molti dei quali diversamente abili, la “Carlo Giuliani” era dotata di 12 aule, sala insegnanti, ufficio, bagni e guardiania. Locali purtroppo andati quasi completamente distrutti con l’alluvione. Per questo Auser e Nexus Emilia Romagna hanno dato vita a una raccolta fondi e lanciano un appello di solidarietà a tutti i cittadini perché contribuiscano, per quello che possono, a sostenere il processo di ricostruzione e ad aiutare un popolo già duramente provato dalla lunghissima condizione di esilio. Annalisa Bolognesi Per donare:cc. intestato a Nexus ER IBAN: IT84Z0312702404000000000503 causale Alluvione Campi Saharawi 2015 cc. intestato a Nexus ER 1 Dicembre 2015 Beauty segreti: Consigli per la bellezza femminile Voglio dedicare la rubrica di questo mese alle donne, voglio regalar loro qualche curiosità sulla bellezza argomento che ha sempre suscitato interesse e curiosità. I cosmetici più efficaci ce li regala la natura, infatti le donne, forti di questa consapevolezza, riescono a esser belle a qualunque latitudine si trovino: nelle più lussuose Spa, nell’intimità di casa propria ma persino in mezzo al deserto con condizioni climatiche sfavorevoli. Ogni popolazione possiede rituali, segreti e ingredienti che non possono mancare nella beauty routine quotidiana. Allora perché non lasciarsi ispirare dalle tradizioni cosmetiche dei più diversi paesi per compiere uno straordinario viaggio intorno al mondo? Vediamo qualche usanza di bellezza che possiamo trovare anche a casa nostra. Iniziamo con la Tunisia, un Paese relativamente vicino all’Italia dove viene spesso impiegato l’olio di dattero, frutto che cresce abbondante nei clima caldi. L’olio di questo frutto può essere considerato un cosmetico multiuso con proprietà idratanti, elasticizzanti e tonificanti. Ѐ perfetto per rassodare, ma non solo: anche per struccarsi e per attenuare cicatrici o segni della pelle perché stimola la produzione di collagene. Una tipica crema impacco tunisina per il viso si prepara mescolando un cucchiaio di olio di dattero, 3 di argilla bianca, 5 gocce di olio essenziale di rosa e acqua di fiori d’arancio fino a rendere il composto morbido. Si stende sul viso, si lascia agire 10 minuti e si risciacqua; la pelle apparirà subito più luminosa e morbida. Nel vicino Marocco l’elisir di bellezza delle donne berbere è dato dall’olio di argan. Si utilizza per nutrire la pelle secca, rinforzare le unghie, placare le irritazioni ma soprattutto per ridare vigore ai capelli sfibrati in quanto molto ricco di ceramidi, delle sostanze grasse in grado di ripristinare la barriera protettiva della chioma. Se si soffre anche di cuoio capelluto secco si possono fare degli impacchi di olio puro da tenere in posa almeno mezz’ora prima di procedere al lavaggio, altrimenti si possono distribuire circa 10 gocce sulle lunghezze dopo lo shampoo. Pensate che il burro di karitè, proviene dall’Africa Nord Occidentale, dal Burkina Faso per l’esattezza ed è un’efficace protezione solare usata per evitare di scottarsi con i raggi a picco in quelle zone equatoriali. E alle nostre latitudini come possiamo utilizzarlo? I modi sono davvero molti basta scegliere il più adatto alle proprie esigenze. Sulle labbra come burro cacao, per ammorbidire la pelle secca di certe zone del corpo come talloni e gomiti, mescolato con altri oli vegetali o essenze delicate come vaniglia e camomilla per ottenere un balsamo extra ricco e vellutato da stendere su tutto il corpo dopo la doccia o il bagno. A base di questo prezioso elemento si possono trovare tanti prodotti, dalle creme corpo ai bagnoschiuma. Adesso spostiamoci di poco e andiamo in Francia dove le donne, si sa, in fatto di bellezza sono parecchio raffinate e amano in modo particolare le essenze profumate e tra queste c’è di sicuro la lavanda, pianta tipica della Francia del Sud. Un trattamento che s’ispira a questo fiore e che si rivela particolarmente utile in questi mesi freddi, è un pediluvio defaticante. Si prepara in modo semplice, si mescolano in una bacinella riempita di acqua tiepida 2 cucchiai di amido di riso, 2 di bicarbonato e 15 gocce di olio essenziale di lavanda, si rimane in ammollo 10 minuti e poi si può procedere con la pedicure. Va detto che in commercio ci sono tantissimi prodotti a base di lavanda questo perché le sue virtù sono note da molto tempo. L’ingrediente beauty più amato dalle donne greche è l’olio d’oliva. Viene usato per effettuare massaggi e scrub che lasciano la pelle elastica, purificata e vellutata. Infatti i suoi acidi grassi, simili a quelli della cute, sono ricchi di antiossidanti che riparano i danni e rallentano l’invecchiamento. Una ricetta tradizionale prevede di mescolare 3 cucchiai d’olio, 3 di sale fino integrale e 30 gocce di olio essenziale di mirto, si massaggia sulla pelle umida e poi ci si può concedere una bella doccia: vai cellule morte e impurità! Voliamo oltreoceano, in Polinesia dove il tiarè è il simbolo della bellezza delle donne del luogo. Dalla sua macerazione nell’olio di cocco si ricava il monoi che, man mano che la temperatura scende si solidifica. Risulta efficace per nutrire la pelle, proteggerla dal vento e dalla salsedine: si può provare come idratante dopo la doccia o se ne aggiunge qualche goccia all’acqua della vasca per un bagno super confortevole. Anche dal Giappone ci arrivano consigli di bellezza preziosi. Qui viene infatti usato l’olio di camelia considerato un potente anti age 9 ricco di antiossidanti. Essendo molto delicato è adatto anche alle pelli più sensibili e si usa per massaggiare il viso, il decolleté e il contorno occhi. Per ottimizzare i risultati si può fare uno scrub levigante prima di applicare l’olio con crusca e farina di riso messi in un sacchetto di tela fine. Questo rituale viene utilizzato dalle donne giapponesi per mantenere la carnagione bianca e liscia. Basterà bagnare un po’ il sacchetto e massaggiarlo sul viso con movimenti circolari. Credevate che potessero esistere prodotti così portentosi in natura, provenienti da tutto il mondo? Forse sì ma se invece non ne eravate a conoscenza questo può essere il momento giusto per scoprirli e utilizzarli. Valentina Trebbi di Sonia Rabeccchi Via 2 Agosto 1980, n° 9 - 40019 Sant’Agata Bolognese Tel. 051.40.78.444 | [email protected] www.buonenotiziebologna.it BNB Salute e Benessere 10 Provincia BNB Speciale Verdure Verso l’Expo 2015 1 Dicembre 2015 PIANORO CASTENASO Le sue ali s’infransero alla prima missione Don Mezzacqui Il prete che serviva alle feste dell’Unità www.buonenotiziebologna.it Ricordato il giovane John Richardson Cordeiro e Silva Dal novembre del 2003 ogni anno il 6 novembre si ricorda il 2° tenente pilota John Richardson Cordeiro e Silva della Forza Aerea Brasiliana, caduto a 22 anni a Livergnano di Pianoro durante la seconda guerra mondiale. Cerimonia, con autorità civili e militari, e quelle dell’ambasciata del Brasile in Roma, che anche quest’anno si è svolta a Livergnano con la deposizione di corone e l’alzabandiera al monumento “Soldato della Pace” e una deposizione di fiori al busto bronzeo del pilota, collocato nel borgo accanto al piccolo museo della “Winter Line”; proprio di fronte al luogo ove cadde. Con tale ricordo le autorità brasiliane hanno portato il saluto del loro Paese alla comunità locale per il legame costruito dopo il ritrovamento del suo Republic P-47 Thunderbolt. Fu infatti nel 2002 che Claudio Cassanelli e Umberto Magnani, di Livergnano con la passione per la storia militare e i reperti bellici, scoprirono i resti dell’aereo abbattuto dalla contraerea tedesca il 6 novembre 1944. Il pilota John Richardson Cordeiro e Silva fu, purtroppo per lui, il primo caduto dell’aviazione brasiliana che combatté, in Italia, con le truppe alleate nella seconda guerra mondiale. L’aviatore, infatti, era nel primo gruppo di piloti brasiliani scelti e addestrati al combattimento, in Europa, a fianco di americani e inglesi contro le forze militari nazifasciste dell’Asse. John aveva ricevuto la formazione di base ad Aguadulce (Panama), superando tutte le prove ottenendo alla fine del corso le ali distintive dei piloti. Dopo l’addestramento di pilota John fu assegnato al 1° Gruppo Caccia della Forza Aerea Brasiliana del capitano Fortunato Câmara de Oliveira. Nella prima missione di combattimento, e per lui purtroppo unica, il 6 novembre 1944 John col suo P-47 fu assegnato a un volo del 350° Fighter Squadron Usaaf (United States Army Air Force), per scortare i bombardieri USA e distruggere le difese antiaeree tedesche attestate a Bologna e sulla “Linea Gotica”. Purtroppo il destino, beffardo, in questa prima missione di guerra non fu amico del giovane brasiliano; il suo velivolo fu colpito nel primo passaggio sull’obiettivo. Col motore in fiamme il pilota aveva cercato di guadagnare quota per lanciarsi col paracadute poi, non riuscendoci, comunicò per radio al comandante americano della squadriglia che avrebbe tentato un atterraggio di fortuna superate le linee amiche. Ma l’aereo esplose all’impatto con il suolo, col pilota imprigionato nella carlinga, a poca distanza dai militari americani attestati sul fronte di Livergnano. Il corpo del giovane fu poi recuperato dai fanti americani e le sue ceneri infine accolte al monumento ai caduti della seconda guerra mondiale, a Rio de Janeiro. Sull’abbattimento scese poi il silenzio e si persero anche le tracce dell’aereo poi, alla fine degli anni ’90, sulla base di ricordi di vecchi residenti Claudio Cassanelli, Umberto Magnani e Giovanni Sulla si misero alla ricerca ma senza avere certezze su dove potessero essere i rottami dell’aereo. Infine grazie a testimonianze, e a un metal detector, con emozione ritrovarono dopo quasi sessant’anni ciò che restava del P-47. Le immagini del ritrovamento furono inviate all’Ambasciata brasiliana, che dimostrò vivo interesse tanto che il 9 novembre 2003 ci fu una cerimonia ufficiale nel municipio di Pianoro, alla presenza di ufficiali brasiliani, grazie all’interessamento dell’Addetto militare del Brasile in Italia colonnello pilota Odil Martuchelli Ferreira. Da allora, ogni anno, si ricorda il giovane John Richardson Cordeiro e Silva. Giancarlo Fabbri Lo scorso 29 ottobre a Marano di Castenaso la corte antistante il circolo ricreativo Anspi “La Stalla” è stata intitolata a don Antonio Mezzacqui per decisione della giunta comunale e dell’associazione locale Frazione Viva. Cerimonia che ha visto la partecipazione del vescovo emerito di Ivrea, monsignor Luigi Bettazzi (detto “vescovo rosso” per la sua partecipazione alle manifestazioni operaie), che ha ricordato l’amico don Antonio nell’assemblea svoltasi nel circolo. Il parroco di Marano era stato travolto e ucciso da una moto, il 21 marzo 2002, e quando nella frazione si sparse la notizia ci fu un cordoglio generale; anche da parte di chi non frequentava la chiesa. E fu a pochi passi dalla chiesa di San Geminiano, in via Pieve, che il prete era stato investito colpendo dolorosamente i residenti di questa tranquilla frazione adagiata nella verde piana castenasese. Don Antonio fu parroco di Marano, per oltre quarant’anni, un prete col Vangelo nel cuore, senza un soldo in tasca, vicino alla gente, senza distinzioni, e ai parrocchiani che vedeva come una grande famiglia. Un prete singolare, un uomo di fede, che credeva nella solidarietà e nella dignità umana tanto che per pagare le spese di ristrutturazione del campanile fece un’esperienza da metalmeccanico, poi operaio in un’azienda tessile, e infine come tagliatore di spugne. Una coerenza nei valori nei quali credeva che lo portavano, sorridente, ad aiutare chiunque; anche a servire ai tavoli delle sagre paesane e delle feste dell’Unità e a sostenere scioperi o manifestazioni a carattere sociale. Attività, queste, che gli crearono non pochi problemi con la Curia bolognese (tanto che si parlò di un’eventuale sospensione “a divinis”) risolti grazie agli auspici di dom Giuseppe Dossetti e di monsignor Luigi Bettazzi. Quando poi la parrocchia ebbe in dono un’ex stalla don Mezzacqui coinvolse l’intera frazione aprendovi, nel 1988, il circolo ricreativo “La Stalla” che volle laico e apolitico; aperto a tutti i residenti, e non solo, senza distinzione di fede politica o religiosa. Lo conobbi nel 1994, quando iniziai a scrivere per il “Carlino”, e vidi che non gli mancava il senso dell’umorismo, e dell’ironia. Davanti alla chiesa mentre parlavamo tolse dalla giacca (non lo vidi mai con la tonaca) un pacchetto di sigarette; me ne offrì una poi se ne accese una per sé. Come per giustificarsi disse «è l’unico vizio che mi concede mia moglie». Non credendo al mio udito, purtroppo sono sordastro dalla nascita, gli chiesi «come ha detto reverendo? Sua moglie?» e, ridendo, mi rispose «la Chiesa, ho sposato la Chiesa» indicandomi la bella chiesa di San Geminiano progettata da Luigi Gulli. Chiesa che alle sue esequie, presiedute dal cardinale arcivescovo di Bologna Giacomo Biffi, e dal vescovo emerito di Ivrea Luigi Bettazzi, non riuscì a contenere tutti quelli che vollero salutare per l’ultima volta quel controverso sacerdote che forse, lasciando questa terra, ebbe un solo rimpianto; quello di non essere riuscito a vedere il campanile di Marano finalmente ristrutturato dopo anni di lavoro come operaio per pagarne le spese. Altair 1 Dicembre 2015 11 Alimentazione ai Tempi di Gesù Sappiamo bene che i cibi e le bevande sono legati all’uomo, un legame che affonda le proprie radici nella storia più antica del mondo. All’inizio si trattava di semplici mezzi di sostentamento e man mano che i secoli passano, il loro significato evolve fino ad assumere un valore sempre più importante per tutti i popoli. Molto spesso, sbagliando, osserviamo l’evoluzione della cucina soprattutto quella moderna, dimenticandoci che quello che noi conosciamo e consumiamo deriva in realtà da una tradizione millenaria. Se guardiamo al passato si vede l’evoluzione del cibo, lo scambio culturale che continua ad esserci non appena attraversiamo una frontiera, l’alimentazione diviene una base fondamentale per l’arricchimento individuale e sociale. Così il cibo finisce per essere il principale soggetto di tutti i tempi. Una terra considerata il simbolo del panorama enogastronomico mediterraneo è Israele, culla di tradizioni ineguagliabili. Oggigiorno la strada che conduce a Gerusalemme accoglie i visitatori con odori pungenti, forti, fatti di spezie come il cumino o il cardamomo. Pesce fritto servito in salsa speziata, la frutta è lucida e succosa ma si trovano anche oli aromatizzati, vini densi, carni macellate secondo le rigide regole alimentari ebraiche, un insieme di colori e sapori che ricordano quello che veniva consumato ai tempi di Gesù. Basta sfogliare qualche pagina della Bibbia per avere un’idea dei prodotti che erano usati in Terra Santa. Certamente l’alimento più diffuso era il pane che veniva preparato con la farina di frumento o con quella d’orzo e costituiva la base per il nutrimento dei più poveri. Esistevano numerosi tipi di pane lievitati e non come il kikar una specie di pagnotta, la challah, una focaccia o i matzot pani azzimi tipici dei periodi di festa e anche il rakik un tipo di cialda dolce. Persino le tecniche di panificazione erano molto diverse tra loro: a volte il pane era cotto in particolari forni a forma convessa altre volte si metteva direttamente su carboni accesi. Ma quella terra così fertile produceva anche molta uva e olive. Si poteva ricavare un olio molto pregiato e le stesse olive erano conservate mediante un processo di trattamento in salamoia per poi essere mangiate con il pane. Un altro frutto abbastanza consumato era il fico, anche se in realtà costituiva più un cibo per i maiali. Pensate che il pesce si classificava come puro o impuro e che si gustava essiccato o arrostito. Purtroppo molte specie non potevano essere mangiate perché ritenute poco conformi alla tradizione: anguille, crostacei, frutti di mare, molluschi ma anche il famoso pesce azzurro, considerato ai giorni nostri il più salutare. La carne invece veniva mangiata dai poveri solo in occasione delle festività o quando c’era qualche evento speciale. Quella preferita era quella di vitello ma più spesso ci si doveva accontentare di quella d’agnello o capretto. Poteva essere accompagnata con erbe amare come la cicoria o la lattuga selvatica o con frutti come la melagrana. C’era poi un divieto che impediva di consumare carne con i latticini. Non scordiamoci dell’unico dolcificante dell’epoca, il miele che però non era ricavato dalle api ma era più che altro uno sciroppo dolce che si estraeva dai fichi, dai datteri, dalla carruba e dall’uva. Questo composto così dolce era talmente apprezzato che spesso veniva aggiunto al vino. Inoltre anche se gli insetti non sono esplicitamente menzionati nella Bibbia, si è venuto a sapere che in alcuni casi questo miele era accompagnato a delle locuste: questa divenne la dieta principale di Giovanni Battista! Tra le spezie più utilizzate ricordiamo il cumino, lo zafferano, il coriandolo, l’aneto e non dimentichiamo i capperi e la senape. La bevanda sacra per eccellenza, simbolo di benessere e abbondanza era il vino che come per la carne, doveva essere lavorato da mani ebree. Si trattava di un vino molto denso, quasi nero, ricco di alcol e tannini ed era consumato annacquato e dolcificato col miele. La Legge invitava però alla moderazione e ancora oggi, gli ebrei seguono l’usanza di berne 4 coppe a Pasqua, 2 ai matrimoni e una quando si festeggiava una circoncisione. Le regole alimentari seguite dagli ebrei osservanti in merito all’alimentazione, oggigiorno potrebbero apparire anacronistiche e parecchio restrittive tuttavia dobbiamo guardare oltre. Queste tradizioni che affondano le loro origini ai tempi della nascita di Gesù non sono solo un sinonimo di sicurezza alimentare ma un simbolo di condivisione legata alla tavola attraverso cui venivano e vengono ancora rafforzati i legami familiari e della comunità, un aspetto sicuramente molto sentito dal popolo di Israele. Un accenno merita anche l’ultima cena di Gesù, oggetto di numerosi studi. Durante il pasto era importante osservare alcune regole come non allungare le mani su piatti che desiderano altri, non fare rumore mentre si mastica e non essere ingordi, regole che andrebbero rispettate anche ai giorni nostri! Si ipotizza che vennero serviti anche pani lievitati di sapore dolce e non solo il classico pane azzimo. Inoltre sia il tavolo che il piatto di Gesù sono conservati come reliquie. Ma questo non è importante ciò che conta è vedere come la cucina del tempo abbia ancora forti influssi su quella odierna: cibi e piatti che non si discostano molto dai nostri gusti e dalle nostre abitudini. Questo perché nel corso dei secoli la valenza del cibo si è evoluta ed è diventato un simbolo di convivialità e comunità. Valentina Trebbi www.buonenotiziebologna.it BNB Speciale Le altre cucine 12 Speciale Le altre cucine BNB 1 Dicembre 2015 El Sabor www.buonenotiziebologna.it Per il mese di dicembre, proponiamo ai nostri lettori di BNB, la storia di Yubiri Ruiz, una signora venezuelana che ha intrapreso, nel nostro Paese, la propria avventura culinaria ed ha da poco festeggiato il primo anniversario dell’apertura del suo locale. Quali erano le aspettative all’atto dell’apertura del locale e quale la situazione concreta che hai affrontato? Il mio obiettivo era, prima di tutto, conoscere questa regione, nella sua cultura e tradizioni per poter cogliere quanto più possibile l’essenza della sua cucina per poi passare a far conoscere piatti, sapori e colori diversi, tipici della zona costiera del Venezuela. Quali sono le tradizioni venezuelane che ti hanno accompagnato in questo percorso lavorativo? Sin dall’inizio ho sentito come primariamente importante che per caratterizzare il locale emergessero tutti quegli aspetti del costume venezuelano, che fanno parte di me, infatti l’attaccamento alla mia terra natale è tuttora molto forte. Questo traspare prima di tutto dagli aromi della mia cucina, ma anche dal folclore che si respira appena si entra nel mio locale, dagli arredi e dalla musica. Non è un semplice bar-trattoria, è un luogo dove culture diverse possono incontrarsi, aprirsi e conoscersi, all’interno di un ambiente accogliente, di un clima familiare che punta ad un contatto informale con la clientela. Questo emerge dal modo di porsi nei confronti dei clienti, in quanto qui vengono accolti e trattati con lo stesso calore, solarità ed attenzioni che si rivolgono ad un parente. La tua gestione offre anche altre possibilità, oltre alla ristorazione al tavolo? Certo, oltre ad allietare con musica tipica e organizzare serate di ballo, organizzo personalmente dei corsi privati di cucina venezuelana, a casa degli utenti finali. Mi rende felice vedere che i piatti prodotti stimolano la curiosità dei frequentatori della trattoria, fino al punto di chiedermi non solo gli ingredienti usati, ma anche le proporzioni e le modalità di cottura. Quali le pietanze tipiche delle ricorrenze venezuelane? Per esempio, per Natale si propone un piatto unico composto da: “asado negro”, cioè carne di manzo o vitello magri aromatizzati con il “pabellón” ovvero un crosta di canna da zucchero caramellata che rivestendo la carne, le offre il suo colore scuro. A completare seguono la: “hallaca” un’insalata di carne di gallina ed un pane speciale guarnito col prosciutto. Come in Italia, per contorno, si usa mangiare le lenticchie, così in Venezuela questo ruolo è ricoperto dal riso, che si dice esser portatore di soldi ed abbondanza. Infine, per dolce si propone il “turron de cocco”, un torrone farcito al cocco, un dolce tradizionale alla papaia, caratterizzato dal fatto che viene prodotto con una confettura di frutta aromatizzata con chiodi di garofano e cannella. Quali le bevande venezuelane che si possono apprezzare? La birra Polar, ma ci sono anche altre birre come la Caracas che prende il nome dalla capitale. Una bevanda tipica è la “chicha” che si fa col riso, il latte intero e condensato, aromatizzati alla cannella e servendola ben fredda. Cosa differenzia la cucina venezuelana da quella del Centro e Sud America? Un ingrediente caratteristico della nostra alimentazione è la farina di mais precotta, con la quale prepariamo la “arepa”, la “empanadas”, la polenta fritta e tanti altri piatti tipici. Col tempo questo ingrediente si è diffuso fuori dai confini venezuelani e si è diffusa in Colombia, dove ora si prospera la maggior ditta produttrice di questo tipo di farina: la “Harina P.A.N.”. È difficile reperire in Italia i prodotti tipici venezuelani? Ora, grazie ad Internet e ad una migliore rete commerciale, è possibile reperirli anche qui, basti pensare che ci sono delle succursali della P.A.N. anche in Italia. Quali le spezie maggiormente impiegate nella gastronomia venezuelana? Si tramanda che un’usanza culinaria derivi dagli Indio, che usavano come colorante l’ “onoto” o il “ocaituco” che sono frutti dal guscio ricoperto di pelini, al cui interno serbano numerosi semi colorati. A differenza della cucina italiana, che abbondando con il pomodoro finisce per mutare il sapore del cibo, in Venezuela invece, per dare colore alle pietanze si usano questi frutti che non cambiano l’aroma degli alimenti. Mantengo per quanto possibile le inalterate le mie tradizioni, utilizzando questi alimenti Quale pietanza hai notato la clientela italiana chiede maggiormente? Sono soprattutto tre: la repa, la empanadas, il papellon e il tequeños, cioè dei bastoncini di formaggio ricoperti di impasto simile a quello della ficattola. Quando vengono fritti, rimangono croccanti fuori e filanti all’interno. Un’altra ricetta che è stata molto apprezzata è quella del pesce al cocco, in quanto a dispetto delle apparenze a fine cottura non si percepisce il dolce del frutto. In più di un anno di lavoro quali sono state le soddisfazioni maggiori? La prima soddisfazione è il riconoscimento che ti danno i clienti nel vedere tornare i piatti vuoti in cucina, la seconda è stato constatare come, attraverso un doppio menù, sono riuscita a far apprezzare anche i piatti del mio Paese d’origine, dopo aver imparato la vostra cucina nazionale e regionale. El Sabor ha già in programma qualche evento? Per la ricorrenza di Natale avremo un menù con un piccolo aperitivo, seguito da un antipasto misto con repa, empanada e tequeño, quindi il piatto unico con la hallaca, oppure l’asado negro, con contorno di lenticchie o riso, per poi concludere con dolce a scelta fra turron de cocco, quesillo cioè una sorta di panna cotta con formaggio o mais, o il dolce alla papaia. Il tutto ad un prezzo approssimativo di 23€, a seconda delle richieste. Inoltre dal mese di dicembre riprenderanno i balli venezuelani ad animare le serate. Pier Paolo Vettori BNB 1 Dicembre 2015 Speciale Le altre cucine 13 Il cibo in Iran Si può trovare anche carne di cammello e dromedario: somiglia al nostro spezzatino, con sughetto scuro. È proibita la carne di maiale. Ci sono sempre le melanzane: in poltiglia con lenticchie, con sugo di pomodoro, o con olive, o a metà durezza, o un po’ più dure. Vengono servite come antipasto, a volte condite con yogurt e mandorle. Essendo le mie origini meridionali, sono andata a nozze con una cucina dai gusti mediterranei! Cucina speziata, ma non eccessivamente. Immancabile lo yogurt di vari tipi, ma il caratteristico è al cetriolo. In genere il gusto è agrodolce, acidulo, al limone. Mi piace mescolare dolce e salato, come nella vita. Il pane è strano, di vari tipi, simile alla nostra piadina. Quello tipico è formato da strati sovrapposti, bucherellati, piegati come fogli di giornale. Ho visto un giovane padre metterseli sotto braccio e poi inforcare lo scassato motorino, con moglie e figlio. Frutta e verdura, di cui il paese è ricco, sono molto usati. Tento un parziale elenco: patate, cipolle, aglio, menta, origano, capperi, erbette varie, zucca, carote, ravanelli, limoni e arance verdi, pompelmi rosa, loti, uva passa, datteri, bacche di goji, noci, prugne, mele cotogne, meloni... I pomodori sono meravigliosi, rossi-rossi e gustosi. Si usa anche molto il pesce; ad esempio, la trota impanata fritta, e il caviale. Profumate le frittate di erbette. Un discorso a parte meritano i tipici pistacchi e il melograno (anar). Quest’ultimo è sempre stato uno dei miei frutti preferiti, dai significati mitici e poetici. Ho visto monumenti e quadri dedicati al melograno. I dolci e i biscotti sono prelibati, a base di miele e sesamo e gelatine colorate. Spesso accompagnano il tradizionale the, bevanda nazionale, bollente e ottimo, anche senza zucchero e limone. Ma volendo, ci si intinge un bastoncino, tipo lecca-lecca, con zucchero cristallizzato. Qui le bevande alcoliche e il vino sono severamente vietati (ma si dice che ne bevano a casa, comprati al mercato nero). Quindi, bottigliette d’acqua minerale naturale (mai viste tante, in un paese in cui è cronica la mancanza d’acqua), aranciate, coca-cola, birre in lattina. Ma anche succo di ciliegia e melograno. Si usa mangiare più a pranzo che a cena, che a volte viene saltata. A casa si cucina in modo più semplice in confronto al ristorante. In questo si può mangiare seduti a terra su tappetini, in appositi separé, dopo essersi tolte le vecchie scarpe, di cui si può vedere una fila se si è in tanti… I ristoranti tipici sono indimenticabili per la loro ricchezza di ornamenti. I tappetini sono ovunque: per pregare nelle camere e stanze apposite degli hotel, dove sul soffitto è disegnata una freccia dorata in direzione della Mecca e non manca mai il Corano per pregare; nei prati di fronte alla Moschea, dopo l’abluzione, nei parchi, in stanze lungo il bazaar, o dietro il ristorante. I tovaglioli sono quelli che per noi sono… le salviettine cosmetiche, che siamo abituati a vedere in bagno. Queste scatoline sono ovunque, spesso dentro simpatici contenitori, al punto di essere quasi... un simbolo nazionale! I turisti in Iran sono “coccolati”, in particolare gli Italiani. È di uso comune offrire the, dolcetti, cioccolatini, uva passa e frutta secca sia nei ristoranti, sia nei negozi e da parte di gente comune sconosciuta con cordialità e generosità. Serenella Gatti Linares www.buonenotiziebologna.it Il cibo in Iran è sano, non pesante, nutriente e le porzioni sono abbondanti. È servito in un’unica portata e alterna il caldo e il freddo. Quello che si può assaggiare nel ristorante Pars di Bologna mi è sembrato più gustoso e raffinato, però in luogo è buonissimo. Non mancano mai gli spiedini di pollo e di montone o agnello arrostito, accompagnati da riso con zafferano e da pomodori abbrustoliti. Oppure cotti con fagioli, ceci e pomodoro, limone secco persiano e cipolla. Il riso iraniano è speciale: piccolo e mai scotto, profumato e saporito. Può essere anche con uvetta. Accompagna spesso i piatti al posto del pane, servito a parte, da mescolare con i vari sughi. Una volta l’ho mangiato compatto a forma di torta, condita con melograno, pollo, limone. Il pollo può essere cotto pure in altri modi: stufato, al sugo, eccetera. www.buonenotiziebologna.it 14 Speciale Le altre cucine BNB 1 Dicembre 2015 Mangiare insetti L’Expo che si è da poco concluso a Milano è stata l’occasione non solo per assaggiare piatti e prodotti di terre lontane, sapori a noi finora sconosciuti ma questa manifestazione è servita anche per sdoganare un tabù di cui si parla poco: l’entomofagia, cioè nutrirsi di insetti. Impensabile? Orribile? Disgustoso? Certo per noi occidentali è tutto questo ma per altri popoli è la normalità e forse non è così assurdo. Parlando globalmente, divorare larve, bagarozzi o cavallette è la stessa cosa delle nostre mangiate di pollo arrosto o pasta al pomodoro! Si va dai vermi agli scarafaggi ai grilli, sono tante le specie che vengono consumate soprattutto per il loro alto valore proteico E per la croccantezza e il forte sapore che offrono. In molte società gli insetti sono considerati una vera prelibatezza e spesso possono diventare l’occasione durante un viaggio di provare un aspetto diverso del paese che si sta visitando certo, sempre se ne abbiamo il coraggio... Anche il mondo occidentale sta iniziando ad affrontare l’argomento: negli Stati Uniti il concetto di insetti come cibo guadagna terreno sempre più e si svolgono anche dei festival dedicati all’argomento. Tra le altre cose sempre più persone credono che, a fronte di una carente disponibilità di cibo, gli insetti possano costituire il cibo perfetto e sostenibile per il futuro del pianeta. Ecco perché questa tematica è stata ampiamente affrontata a Expo dove poi è stato dato il permesso di assaggiare vari tipi di insetti una possibilità concessa da una delibera del Parlamento Europeo che li considera una nuova forma alimentare al pari di molte altre. Vediamo allora come vengono gustati questi animaletti non sempre simpatici! In Giappone le larve di vespe o api, vengono raccolte negli alveari, cotte poi con salsa di soia e zucchero e mangiate come snack croccante servite a volte con delle vespe adulte che conferiscono un sapore più dolce. Pensate che le formiche vengono mangiate in Australia, Colombia e Thailandia. Ovviamente sono gli aborigeni australiani a consumarle crude quando sono piene di nettare e grandi come un chicco d’uva. In Colombia esiste una varietà di formiche chiamate taglia-foglie che si consuma tostata come fosse un pop-corn o delle noccioline. Le formiche rosse e anche le loro uova vengono mangiate in Thailandia in insalata o saltate in padella. Il loro sapore ricorda vagamente il limone ed è molto vicino all’agrodolce. Le sole uova delle formiche invece è una pietanza messicana e si tratta della formica nera gigante detta altrimenti “caviale di insetti”. Si trovano presso le radici delle piante di agave, vengono bollite o fritte nel burro per essere mangiate nei tacos o servite in una ciotola come contorno delle tortillas. Hanno un sapore simile al burro e alle nocciole con una consistenza che ricorda la ricotta. Le tarantole vengono mangiate in Cambogia e Venezuela, si tratta di aracnidi e non di insetti ma certamente destano la stessa curiosità. Anche queste sono fritte in olio, sale e zucchero e a volte, viene aggiunto dell’aglio fin quando non diventano croccanti per poi esser vendute come cibo da strada in Cambogia dove quindi non si scarta niente. Nella giungla venezuelana le tarantole sono considerate una prelibatezza e cibandosi di uccelli, spesso raggiungono delle dimensioni notevoli: vengono arrostite sul fuoco. Il gusto? Un misto di granchio e nocciola. Piatto tipico di molti paesi dell’Africa occidentale, dell’Australia e dell’America del Sud è costituito dalle termiti che spesso vengono addirittura consumate crude! Si trovano sui tonchi o sui rami degli alberi, si catturano singolarmente e poi sono vendute nei mercati, una volta a casa o si arrostiscono sulla brace o si friggono: il loro sapore dicono sia uguale a quello delle carote. Altra specie molto consumata è quella delle cavallette che vengono mangiate in molte parti del mondo dal Messico all’Uganda. Sono ricchissime di proteine e si possono bollire o friggere, risultano sempre croccanti. Possono essere servite come snack su degli spiedini o si preparano ottime frittelle, o fritte con aglio e burro o addirittura trifolate come i funghi! I modi e le specie consumate sono davvero tante e come dicevo, anche ad Expo sono stati offerti in alcuni padiglioni dopo che è stato dato il permesso. Anche il Belgio ha potuto proporre piatti a base di insetti: pasta integrale fatta con farina ricavata dalla così detta tarma della farina che in questo paese viene normalmente allevata e commercializzata. Sono stati proposti anche piatti di cavallette con insalata, scorpioni alla vodka, bacherozzi d’acqua in salsa di peperoncino, kebab di vermi e sacchetti pieni di grilli. Certo si tratta di un tipo di allevamento sostenibile poiché richiede meno utilizzo d’acqua rispetto alle colture agricole ed essendo disponibili in natura potrebbero costituire un aiuto per debellare la fame nel mondo. Nonostante siano considerati un alimento valido e ricco sotto il profilo nutrizionale, essendo composto oltre che da proteine, da fibre e micronutrienti, le polemiche non sono mancate. Gli insetti di Expo sono stati forniti dalla Società Umanitaria e l’obbiettivo era proprio quello di far riflettere su quali potrebbero essere gli alimenti alternativi per sfamare le popolazioni di tutto il mondo. Inoltre ricordiamo che in materia di commercializzazione di insetti, molti paesi europei erano già più avanti rispetto all’Italia dove appunto, solo dopo Expo, si è cominciato a prendere in considerazione la possibilità di avere ristoranti in cui vengono serviti insetti. Adesso però vi pongo una domanda: quanti di voi preferirebbero dei bei grilli fritti o spiedini di scorpioni a un piatto di lasagne o una bella pasta al sugo fresco? La risposta deve essere sincera... Valentina Trebbi BNB 1 Dicembre 2015 Provincia 15 casalecchio di reno Con gli occhi di Odisseo Anche il mese di Dicembre ci riserva sorprese interessanti ed eventi che sarebbe un vero peccato perdere. Ad esempio, a Casalecchio di Reno, giovedì 10 Dicembre presso il Teatro Comunale Laura Betti, Davide Enia (nella foto) leggerà la discesa agli inferi dal Canto XI. Egli proverà a far rivivere un viaggio nel viaggio, una personale odissea del protagonista. Ci troviamo in un tempo immobile dove questo viaggio si sviluppa all’interno delle pulsioni che animano l’inquieto viaggiatore e riusciamo a vedere tutto con una prospettiva soggettiva, con gli occhi di Odisseo. Davanti al nostro sguardo scorrono i più grandi eroi della guerra di Troia ma anche gli affetti intimi e privati del protagonista: è praticamente un viaggio dantesco ante litteram. Nell’Ade Odisseo incontra la madre lasciata viva a Itaca, un suo amico morto da poco, l’indovino Tiresia che gli predice il futuro e il fantasma di Achille. Lo spettacolo termina proprio con l’incontro tra il guerriero, simbolo della bella morte in guerra e l’eroe furbo, scaltro che preferirebbe essere un guardiano di porci piuttosto che il sovrano di un regno di morti. Due poemi che sono stati e sono ancora alla base della cultura occidentale e che vogliono rappresentare la continua lotta tra pace e guerra, tra bene e male. V.T. Per Info: Teatro Comunale L. Betti Piazza del popolo, 1 Casalecchio di Reno BO Telefono: 051/570977 LUCKYLOOK!! La Startup bolognese cerca complici Quante volte a Bologna ti sei chiesto quando e dove vado a tagliarmi i capelli o a farmi la ceretta?? Io, ad esempio, per pigrizia, per risparmiare o perchè tutto era inaccessibile nel fine settimana, ho fatto dei gran danni a casa. Quindi ho pensato, - “qui ci vuole un informatico, un grafico, qualcuno che ne sappia del mondo della bellezza e il resto vien da sé...” STARTUPPER: Sebastiano Curci, 29 anni, laureato in Storia dei Diritti, Istituzioni e Culture Politiche, Giornalista e Tecnico della Comunicazione. STATO STARTUP: stato embrionale. CERCA (MA NON SOLO!): sviluppatori informatici con conoscenza dei codici per app iOS e Android, esperti in grafica, esperti in marketing. RICORDA: non importa essere esperti, essersi già laureati o avere una delle competenze riportate. Se pensi di poter contribuire al progetto partecipa e mettiti in gioco! Per info e contatti: Tel.: 320/2588017 Email: [email protected] www.buonenotiziebologna.it BOLOGNA E PROVINCIA 16 Bologna da Scoprire BNB 1 Dicembre 2015 Il Palazzo dei Drappieri www.buonenotiziebologna.it Luogo al centro della promozione culturale a Bologna Dicembre si sa è il mese festaiolo per eccellenza, inevitabile fare due passi in centro per guardare le ricche vetrine dei negozi e per passeggiare nel nuovo look di Via Ugo Bassi e Via Rizzoli, per poi perdersi tra le bancarelle sulla laterale della Cattedrale di San Pietro, dove di Italico e Felsineo è rimasto ben poco, anzi niente. Stavolta parliamo proprio del cuore storico di Bologna, quel centro che si riconosce nell’emblema della nostra città, le Due Torri, Piazza Ravegnana, l’imperdibile ritrovo dei turisti che guardano meravigliati lo sbilenco sviluppo verticale dei simboli di Bologna. Nel guardare la meraviglia delle Torri, si danno le spalle ad un Palazzo ricco di Storia, Palazzo Francia Strazzaroli o dei Drappieri. Il Palazzo venne finanziato proprio dalla potente corporazione dei Drappieri, molto importante nel ’400, commerciati in stoffe, i drappi appunto, vendute a pezzi nei vari mercati cittadini e grazie a questa loro attività, divennero molto ricchi, in conseguenza molto potenti. Fu progettato e costruito tra il 1486 ed il 1496, dall’architetto Giovanni Piccinini che prese spunto dalla Domus Magna di Giovanni Bentivoglio, Signore di Bologna, che sorgeva proprio in quel luogo. Non solo: I Drappieri furono proprietari fino all’ottocento di una delle Torri, la Garisenda per la precisione. La facciata è attribuita all’artista bolognese Francesco Francia (1450 - 1517) e ricorda nell’insieme, quella del Palazzo del Podestà. Presenta nove arcate, oggi tutte murate, ed una terrazza, meglio balcone, in arenaria. La merlatura delle torri ricorda la torretta della Torre degli Asinelli costruita nello stesso periodo. La nicchia che sormonta il balcone centrale, ospita una statua della Vergine con Bambino di Gabriele Fiorini, visibile solo in determinate occasioni, come la discesa in città della Madonna di san Luca. È chiamata anche Madonna del Campanello perché, nelle occasioni in cui viene svelata, è tradizione che sia suonata la campanella che si trova al suo fianco. Nel pinnacolo al centro della facciata è raffigurato San Girolamo, protettore della Corporazione dei Drappieri. Dal 1964 lo storico edificio ospita al pianterreno, la sede della libreria Feltrinelli. Fu l’allora assessore alla cultura Renato Zangheri, il sindaco era Dozza, a proporre a Giangiacomo Feltrinelli, i locali in pieno centro e all’ingresso della zona universitaria, strategicamente perfetti per il progetto della famosa casa editrice milanese. Fu ampliata negli anni Ottanta fino fino ad occupare quasi tutte le vetrine che si affacciano su Piazza Ravegnana. Ancora oggi ospita conferenze e incontri con gli autori, ponendosi come uno dei centri di promozione culturale più vivi a Bologna. Un’ultima curiosità: nel 1682 la corporazione dell’Arte dei Drappieri, fece collocare sotto le due Torri, una statua di San Petronio commissionata a Gabriele Brunelli, statua che fu trasferita nella Basilica dedicata al Santo Patrono di Bologna, in seguito ad un terremoto nel 1871 che ne distrusse completamente il piedistallo. Il 4 ottobre 2001 la statua fu ricollocata nel suo sito originario. Un libro è sempre un’ottima compagnia, leggere aiuta a riflettere, è un ottimo regalo e poi un libro ti aspetta sempre in silenzio, e prima di entrare alla Feltrinelli stavolta date le spalle alle Due Torri e guardate la bellezza di un altro pezzo di Storia di questa bella, opulenta, festaiola Bologna. Salute e Buone Feste. Enza Pallara METZÀO PREZ Presentando questo coupo ulteriore sconto del 10% n Via Emilia Est, 35 Castelfranco Emilia (MO) Orari 10,00 -13,00 / 15,30 -19,30 - Domenica aperti nome/cognome data 1 Dicembre 2015 Selfie Mania: la moda più antica del mondo Il periodo delle feste è proprio il momento giusto per osservare che in Italia, in Europa e nel mondo è presente un’esigenza tanto comune quanto antica: scattare fotografie. Tra alberi di natale, pandori e panettoni, infatti, ogni occasione sarà buona per dar sfogo alla cosiddetta mania degli autoscatti o più semplicemente definiti “selfie”. In realtà la pratica di fotografarsi, divenuta ormai una vera e propria moda, è sempre esistita fin dai tempi più remoti per immortalare i momenti felici trascorsi in vacanza, gli attimi più importanti per ognuno di noi o i ricordi con persone a noi care e, fino a qualche tempo, passava tramite la classica macchina fotografica o, addirittura, supplivano i pittori che attraverso i ritratti appagavano il desiderio dei ricchi di immortalare se stessi. Un pizzico di vanità, quindi, fa parte del corredo umano fin dall’antichità ma ciò che mutano sono le modalità con cui si alimenta e si soddisfa il proprio amore di sé. Infatti, basta fare una semplice passeggiata per il centro della propria città per essere inseguiti da quei venditori ambulanti che un tempo offrivano libri ed oggi offrono i cosiddetti “selfie stick”. Questi ultimi altro non sono che bastoni facilmente allungabili sui quali posizionare il proprio Smartphone per realizzare al meglio i rispettivi autoscatti assecondando così una passione divenuta ormai collettiva. La circostanza è che, complice l’utilizzo dei telefonini che hanno progressivamente sostituito la macchina fotografica, questi selfie non rimangono nell’archivio del proprio cellulare per essere gelosamente custoditi ma, spesso e volentieri, vengono immediatamente riversati in rete sui vari social network costruendo in tal modo quel circolo vizioso nel quale ci si riprende continuamente per ammirarsi e farsi ammirare. La rete diviene una grande vetrina autoreferenziale, utilizzata per dimostrare chi si è e quanto si vale, per comunicare stati d’animo e caratteristiche di sé in modo disimpegnato e senza le difficoltà della comunicazione diretta. Il famoso selfie, infatti, consiste proprio nel guardarsi e riguardarsi in tutte le pose e sfumature, con o senza vestiti, mangiando o bevendo, in casa o a lavoro mostrando a tutti quell’intimità che dovrebbe esser riservata solo a poche e conosciute persone. L’arte del fotografarsi in ogni salsa, quindi, mette in evidenza una forte dose di narcisismo e vanità insita dentro ognuno di noi alla quale sembra impossibile resistere in quanto caratteristiche fisiologiche dell’uomo sin dall’antichità. Alcuni importanti studi storici, infatti, evidenziano che gli stessi indigeni americani erano entusiasti nel rivedere la propria immagine riflessa nei primi specchi importati dall’Europa 17 alimentando già allora una certa componente di autocompiacimento che ad oggi risulta una qualità indispensabile di ogni individuo e, di conseguenza, della società. In realtà, la mania dell’autoscatto, oltre all’infantile narcisismo e al correlato aspetto della vanità e dell’amore di sé, nasconde una vera e propria dose di esibizionismo, un desiderio quasi esasperato di mettere in mostra il proprio aspetto dimenticandosi che il pudore e la riservatezza sono requisiti che dovrebbero esser maggiormente valorizzati nella vita di ognuno di noi. Questo costante bisogno di apparire, nascondere i difetti e cambiare i filtri comporta, oltre all’esasperazione del concetto di bellezza, una sorta di necessità delle persone di essere apprezzate, di ricevere conferme e rassicurazioni anche a costo di risultare ridicoli, se non addirittura fuori luogo per certi scatti troppo provocatori o intimi. Proprio per evitare quest’ultime spiacevoli situazioni, sarebbe più opportuno godersi le festività senza avere la preoccupazione di pubblicare su Facebook un selfie con una fetta di pandoro in mano o con l’ultimo regalo scartato: cerchiamo di comunicare di più con le parole facendoci gli auguri di persona e non tramite un autoscatto! Valentina Ametta www.buonenotiziebologna.it BNB Persone e Società 18 Curiosità BNB 1 Dicembre 2015 www.buonenotiziebologna.it Chi ha inventato le luci di Natale? 130 anni fa si accendeva il primo albero. Da allora il Natale è diventato sempre più luminoso. A tutti noi piace immergerci in questa atmosfera ma bisogna fare delle riflessioni. Il Natale si avvicina e anche quest’anno, come di consueto, le strade d Bologna e le Due Torri si sono vestite a festa e sono tornate ad essere illuminate. Con una novità d’eccezione: le luci non solo avvolgeranno a 360 gradi la Garisenda e gli Asinelli, in modo che l’illuminazione sia visibile anche da strada Maggiore, via San Vitale, via Zamboni e piazza della Mercanzia, ma resteranno accese in maniera permanente per 365 giorni all’anno e non più soltanto per le feste. È l’illuminazione monumentale permanente, il regalo di Natale anticipato che Ascom ha consegnato alla città sabato 28 novembre con una cerimonia di inaugurazione. Introdurre la novità dell’anno per la città di Bologna, ci permette di fare un excursus storico e riflessivo su ciò che, da decenni, ha più rapito il nostro immaginario e ha immerso città e piccoli borghi nell’atmosfera natalizia: le luminarie. Infatti tra tutti gli aggettivi che si adattano al Natale, dal 22 dicembre 1882, vi è quello di luminoso. Forse la data è solo simbolica, difficile accertare quando il primo filo di lampadine è stato attorcigliato a un albero, però è quanto meno molto probabile. In ogni caso, allora l’idea va attribuita a Edward Hibberd Johnson, un socio in affari di Thomas Edison e vice presidente della Edison Electric Light Company (Harrison, New Jersey, dove, dal 1979, si producevano le primelampadine a incandescenza). A quanto si racconta in giro, Johnson aveva creato degli addobbi natalizi elettrici per il suo laboratorio già nel 1880. Erano dei semplici fili di lampadine di vari colori. La leggenda vuole che poi, nel 1882, a tre giorni da Natale, decise di prendere un filo, metterci circa 80 lampadine colorate e di usarlo per l’albero della sua casa, a New York (ne avrebbe scritto William Croffut, un reporter per il Detroit Post e il Tribune). Ci vollero un po’ di anni prima che l’intuizione di Johnson diventasse un business: secondo alcune fonti, nel 1895, il Presidente Grover Cleveland volle il primo albero illuminato elettricamente per la Casa Bianca. Le prime pubblicità della versione commerciale delle Christmas tree lamps apparvero però sulle riviste americane solo nel dicembre del 1901. La marca era una: Edison General Electric, e il business prese il via dal 1903. I fili portavano nove prese elettriche cui erano attaccate altrettante lampadine al carbone da 32 volt (la luce di due candele). All’inizio sembra che i principali acquirenti fossero solo gli americani facoltosi; poi, negli anni Venti, questi addobbi divennero più popolari. I decori luminosi, bubble lights, si diffusero, invece, nel corso degli anni Trenta. Non che prima di quel momento gli alberi di Natale non fossero illuminati, ma si usavano le classiche candele di cera. Per quanto suggestive, però, erano poco pratiche e anche pericolose. Nel 1917, ci fu un tragico incendio a New York proprio a causa di questa usanza. A questo punto entra nella storia delle luci di Natale un altro personaggio, Albert Sadacca, che all’epoca aveva appena 15 anni. Il giovane sarebbe rimasto così impressionato da quell’evento da spingere l’azienda della sua famiglia (che vendeva oggetti in vimini) a lanciarsi nel commercio delle lampadine natalizie. Insieme ai due fratelli, Henri e Leon, mise in piedi la Noma Electric Company, la più grande azienda di luci di Natale nel mondo fino alla metà degli anni Sessanta. Dopo più di 130 anni di storia di luminarie natalizie, è giusto anche avere qualche accorgimento, soprattutto in ambito di decorazione pubblica, sulla necessità di rendere belle e accoglienti le nostre città durante tali festività in maniera responsabile ed economicamente sostenibile. Potrebbe risultare banale ribadire che nei momenti di crisi economica sarebbe necessario razionalizzare le risorse pubbliche, per garantire i servizi primari alle categorie “più deboli” delle società, bambini, anziani, disabili, immigrati, indigenti. Il Natale si potrebbe festeggiare nel migliore dei modi, recuperandone oltretutto il vero significato, con addobbi semplici e allestimenti più sobri del solito. Questa festa, infatti, dovrebbe essere il simbolo della pace, della solidarietà e della fratellanza, valori che la società degli egoismi e dei consumi sembra quasi avere cancellato. Ora che si sta avvicinando il Natale, apprendiamo che le Amministrazioni Pubbliche stanno deliberando impegni di spesa, spesso ingenti, per le luminarie. Le luminarie non sono indispensabili e hanno un costo notevole, per l’installazione e per il consumo dell’energia elettrica. Il risparmio delle luci di Natale, dunque, potrebbe essere impiegato per acquistare apparecchiature mediche per i Reparti di Pediatria, per sistemare le nostre scuole, per abbattere le barriere architettoniche, per comprare giochi per bimbi disabili da installare nei parchi pubblici, per finanziare progetti che riguardano le politiche sociali, per garantire l’assistenza domiciliare alle persone con gravi difficoltà e molto altro ancora. Se poi non si riuscirà a fare altrimenti, se cioè le luminarie dovranno essere allestite ad ogni costo, si potrebbe emulare l’esempio di alcuni Comuni italiani, fra cui Bologna, dove esse sono state pagate interamente dal Sindaco, dagli Assessori e dai Consiglieri, o da Associazioni di Categoria senza gravare sul bilancio delle finanze pubbliche. Sebastiano Curci 1 Dicembre 2015 Il Re dei gatti e le conturbanti ninfe languide La profondità e il mistero dell’esistenza nei dipinti di un genio dell’arte Balthasar Klossowski, Conte de Rola, conosciuto come Balthus (Parigi, 1908 - Rossinière, 2001) è uno dei massimi pittori del secolo scorso, uno studioso di arte classica, nel senso più autentico del termine, in quanto capace di cogliere e riproporre nelle sue tele, da figlio dell’inquieto e violento ’900 a cui appartiene, gli insegnamenti dei pittori del ’400 italiano; una mente di grande profondità e acume capace di percepire e dialogare attraverso la sua opera col classicismo e la contemporaneità, comprenderne i contenuti e creare il suo stile e la sua personale rappresentazione del mondo. Amato perché compreso nella sua qualità di pittore bravo a dipingere e di visionario capace di esprimere contenuti rivelatori della complessità della vita, del suo mistero percepibile solo a tratti; apprezzato per la capacità di rappresentare la meraviglia e l’energia di un mondo sospeso tra incanto estetico, sogno infantile, simbolismo rivelatore, pulsione vitale e feroce di un erotismo adolescenziale rappresentato per quello che è, come forza primordiale, senza ipocrisie. E qui arriviamo a uno dei punti cruciali dell’universo interiore di Balthus: l’ossessione per le cosiddette ninfette languide che popolano le sue tele e che scandalizzano i benpensanti. Ognuno è libero di pensare ciò che vuole, personalmente sono grato perché tali dipinti non vengono censurati e chiunque può ammirarli su Internet. E questo è un bene perché al di sopra di mille pettegolezzi si può affermare con sicurezza che si tratta di autentiche opere d’arte. Così si difese il Maestro: “Cerco di restituire un carattere divino della vita e del mondo familiare. Tutte le mie figure femminili sono degli angeli, delle apparizioni”. Balthasar è di origine polacca. Suo padre, appartenente a una nobile famiglia polacca, è uno storico dell’arte e dipinge. Anche la madre è pittrice. I due vivono a Parigi dal 1903 dove nasceranno prima Pierre, futuro scrittore e filosofo, poi Balthus. La loro casa è frequentata dai migliori letterati e artisti europei dell’epoca. Nel 1914 scoppia la guerra e la famiglia Klossowski è costretta a lasciare la Francia e trasferirsi a Berlino, perché i genitori hanno passaporti tedeschi e la Germania è una nazione nemica. Nel 1917 i coniugi si separano e la madre del pittore si trasferisce in Svizzera coi due figli. Qui la donna conosce e diventa amante del celebre poeta Rilke. Questi a sua volta diventa una figura centrale nella vita di Balthus, un padre spirituale che lo aiuta a pubblicare nel 1921 i disegni autobiografici di un ragazzo e del suo amato gatto, con cui il futuro Maestro inizia una precoce carriere artistica. Da quel momento i gatti accompagneranno l’opera del pittore e diverranno una sua emanazione, una parte di sé trasfigurata sulle tele. Continuano le peregrinazioni familiari, causate da cattive condizioni economiche: Berlino dove frequenta lo studio di uno zio pittore e Parigi dove prende lezioni di disegno e pittura. Nel 1926 soggiorna a Firenze e Arezzo dove studia il ’400 fiorentino e resta folgorato da Piero della Francesca. Da questi dipinti apprende che l’arte, la vera arte è magia, rivelazione di un mondo magico, vibrazione dell’anima, conoscenza dell’energia che anima l’universo. Impara che tali pittori utilizzavano la sezione aurea o “divina proporzione” (una proporzione geometrica presente in natura, ritenuta ideale di armonia e bellezza) per la composizione dei propri quadri. Ed ecco che il “Re dei gatti” s’impossessa di quella luce, di quella geometria che impone che lo spazio del dipinto sia costruito e ordinato lungo linee, rettangoli, figure precise in cui si esprime l’ordine sacro della Creazione. Balthus sospende il tempo e nella calma apparente della sua messa in scena crea una tensione, un’attesa dove è raro che accada qualcosa a turbare l’immobilità di fondo. E diventa uno dei grandissimi del ’900, uno dei pochi a rimanere fedele a un modernissimo figurativismo che racchiude e sintetizza secoli di storia e cultura. Negli anni ’30, mentre cresce la sua fama, prima in Svizzera, poi a Parigi conosce e frequenta esponenti di spicco del Surrealismo, ma pur relazionandosi con essi, pur dividendo con essi le tematiche oniriche, il Maestro se ne andrà per la sua strada, per restare fedele alle sue fantasie d’infanzia di gatti e fanciulle in fiore, alla sacralità dei maestri del ‘400, alla sua singolare percezione del mistero dell’esistenza, tutti elementi che non hanno eguali nel panorama artistico del secolo scorso. Balthasar sopravvive a due guerre mondiali, a due matrimoni e attraversa con leggiadria tutto il secolo lasciandoci, grazie alla sua opera, tutta la grazia e il fascino che appartiene ai grandi artisti. Era un solitario, un gatto sfuggente, che ha avvolto nella riservatezza e nel sogno la sua vita. Scrisse Rilke al piccolo Balthus: “Sempre a mezzanotte, si apre una minuscola fessura tra il giorno che finisce e 19 quello che comincia, una persona molto agile che riuscisse a intrufolarsi uscirebbe dal tempo e si troverebbe in un regno indipendente da tutti i cambiamenti di cui siamo oggetto; in quel luogo si accumulano tutte le cose che abbiamo perso […]. Là, mio caro Balthus, dovrà intrufolarsi nella notte del 28 febbraio, per prendere possesso della sua festa, nascosta in quel luogo”. È quello che l’Artista è riuscito a fare nel corso di tutta la sua vita con intelligenza. E noi lo ringraziamo per questo. Ugo De Santis Balthus Fino al 31 gennaio 2016 Roma, Scuderie del Quirinale Villa Medici Biglietto: 12 euro www.buonenotiziebologna.it BNB Arte 20 Almanacco BNB 1 Dicembre 2015 www.buonenotiziebologna.it Carla Voltolina, una grande donna per un grande uomo Carla Voltolina (nella foto) è nata a Torino il 14 giugno 1921. È stata una giornalista e una partigiana italiana. È nota perché è stata la moglie di Alessandro Pertini, il Presidente della Repubblica più amato dagli italiani. Suo padre Luigi Voltolina era un ufficiale dell’Esercito, sua madre Rosa Barberis era una casalinga. Aveva un fratello, Umberto. Dall’età di 6 anni la Voltolina ha praticato nuoto poi ha smesso a causa della guerra. All’età di 22 anni Carla Voltolina ha abbandonato i suoi studi universitari di Scienze Politiche a causa della seconda guerra mondiale. Dopo l’8 settembre 1943 la Voltolina si unisce alla “Brigata Matteotti” e diventa una staffetta partigiana. Viene arrestata dalle SS durante un rastrellamento ma riesce ad evadere di prigione. Dopo la liberazione di Roma Carla Voltolina collabora con un giornale clandestino. Nel corso della sua attività partigiana la Voltolina ha conosciuto Pertini che all’epoca era un rappresentante del Comitato di Liberazione Nazionale. Pertini e la Voltolina si sono conosciuti a Milano. Dopo la fine della guerra e della dittatura l’8 giugno 1946 Alessandro Pertini e Carla Voltolina si sono sposati con rito civile. Dopo il matrimonio si sono trasferiti a Roma. Quando Pertini è diventato Presidente della Camera i due hanno vissuto in un appartamento nei pressi di Montecitorio. Hanno vissuto anche in un appartamento nella zona dell’EUR e in un appartamento vicino alla Fontana di Trevi. Dopo il matrimonio con Pertini la Voltolina ha iniziato la sua attività giornalistica collaborando con “Il Lavoro” di Genova e per “Noi donne”, il settimanale dell’Unione Donne Italiane. Si è specializzata nel giornalismo di inchiesta. Celebre è stata la sua inchiesta sulla prostituzione in Italia poi diventata anche un libro “Lettere dalle case chiuse” che ha contribuito all’approvazione della legge Merlin del 1958 sulla chiusura delle case di tolleranza in Italia. Altre inchieste degne di nota della Voltolina sono sulle carceri italiane e sulla condizione degli anziani. Nel 1972 Alessandro Pertini è diventato Presidente della Camera dei Deputati e la Voltolina è sta costretta ad interrompere la sua attività giornalistica. La Voltolina ha deciso di riprendere i suoi studi universitari e nel 1974 si è laureata in Scienze Politiche con una tesi sulla condizione degli anziani. La Voltolina si è laureata in Psicologia presso la Facoltà di Magistero a Torino. Carla Voltolina ha lavorato al Policlinico Gemelli di Roma e nell’Ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze. Il 23 settembre 2002 a Firenze è nata la Fondazione Sandro Pertini. Dal giorno della morte del marito si è fatta chiamare Carla Pertini. Il 18 aprile 2004 Carla Voltolina è diventata cittadina onoraria di Campo dell’Elba, il comune dell’isola di Pianosa dove dal 1931 al 1935 è stato confinato Alessandro Pertini. A Campo dell’Elba in onore di Pertini è stato fondato un circolo culturale, c’è una piazza che porta il suo nome e c’è anche una statua del Presidente. Carla Voltolina è morta il 6 dicembre 2005 all’età di 84 anni a causa di una bronchite. La signora Pertini ha sempre voluto rimanere nell’ombra rifiutando qualsiasi intervista e qualsiasi apparizione pubblica. Alessandro Legnani 1 Dicembre 2015 Cucina Etnica Colori, aromi e sapori dal mondo Forse noi possediamo la cucina migliore al mondo fatta di prodotti e ricette nella maggioranza dei casi semplici e genuini. Tuttavia è anche vero che la cucina è parte integrante della cultura di un paese in quanto le ricette tradizionali, le spezie e le pietanze tipiche rappresentano un modo facile e curioso per avvicinarsi alla cultura di una nazione, conoscerne il popolo, i suoi ritmi e le sue usanze. Si viaggia sempre di più e così si decide di assaggiare le cucine etniche dal mondo per scoprire sapori diversi e assaporare piatti nuovi. 7 ragazzi che con la loro pasione, sono il cuore e l'anima del Ristorante Anteros C’è però anche chi non si fida delle cucine straniere e quando è all’estero preferisce un piatto italiano. Vi invito però a provare di assaggiare altre specialità delle varie cucine innanzitutto perché è un’esperienza che va fatta in quanto arricchisce la nostra cultura culinaria e poi perché a volte i piatti sono spesso conosciuti, vengono solo cucinati e conditi in modo diverso. Tuttavia per scoprire nuovi sapori non sempre è necessario andare lontano, basta anche uscire di casa ed entrare nel primo ristorante etnico della nostra città. Infatti Menu di Natale Menu € 25,00 della Vigilia € 25,00 INFO E PRENOTAZIONI Tel.: 051 82.71.12 Cell: 320 05.53.164 [email protected] RISTORABILE ANTEROS Menu di Capodanno Festa con Musica dal Vivo € 38,00 Menù a prezzi ridotti per i bambini fino a 10 anni questi locali si stanno diffondendo sempre più e benché molti di essi non offrano la reale cucina di un paese, in altri i piatti si avvicinano parecchio agli originali. Attualmente è soprattutto la cucina giapponese a prendere sempre più piede. Grazie ai sushi bar questo tipo di cucina asiatica è sempre maggiormente apprezzata anche se la conosciamo in modo superficiale: la cucina per i nipponici, è un’arte. Alla base c’è il riso bianco accompagnamento di zuppe e brodi. La farina di riso spesso mescolata a quella di frumento entra nella preparazione degli spaghetti giapponesi molto morbidi. Inoltre la soia utilizzata moltissimo sotto forma di salsa o per creare dei derivati come il tofu. E dato che il Giappone è circondato dal mare non può mancare il pesce che viene spesso consumato crudo, il sushi appunto, o anche cotto in molte minestre. Questo alimento viene accompagnato di frequente con delle verdure, le alghe in particolare tra le quali la più diffusa è la kombu che svolge una funzione di esaltatore della sapidità. Il cibo africano varia da regione a regione ma si può affermare che è quasi tutta costituita da carne servita con sughi molto speziati. La paprika dolce accompagna spesso stufati di montone, il pollo è molto diffuso e si va dal pollo al burro d’arachide a quello servito con una sorta di polenta. Ѐ diffuso anche il pesce, specialmente nelle isole dove viene cotto alla brace con spezie aromatiche e piccanti. Molto buone sono le crocchette di pesce e verdure cucinate in mille modi. Non dimentichiamoci i dolci che in questo continente sono una vera prelibatezza: le banane fritte o le torte a base di cocco o ananas sempre presenti sulle tavole delle feste. Anche le bevande sono a base di frutta come il latte di cocco, il succo di tamarindo e di maracuja. 21 HUMMUS Ingredienti 250gr ceci 1l acqua olio, succo di limone 2 spicchi d’aglio 1 cucchiaio di cumino sale, paprika dolce Mettete i ceci a bagno per tutta la notte poi scolateli. Trasferiteli in una pentola piene d’acqua, fate bollire e scolate. Sistemate i ceci, il limone, l’olio, il cumino, il sale, l’aglio tritato e un po’ d’acqua nel mixer, frullate fino a ottenere un composto omogeneo e dopo aggiungete la paprika. La salsa si può servire con il pane o anche con verdure. INVOLTINI EGIZIANI Ingredienti 200gr pancetta affumicata 100gr manzo tritato ½ cipolla 10gr mollica di pane ½ cucchiaio cumino sale, pepe scorza e succo d’arancia 1 cucchiaio miele Tagliate a metà le fette di pancetta. Con un mixer tritate la carne con il cumino, la cipolla, la mollica e la scorza d’arancia fino a ottenere un composto uniforme. Farcite le fette di pancetta con questo composto e formate dei piccoli cilindri. Sistemateli su una teglia da forno unta con un po’ d’olio e bagnate con il succo d’arancia. Cuocete in forno a 200 gradi per 20 minuti. Spennellateli con del miele e rimetteteli in forno 5 minuti. La cucina messicana viene spesso confusa con la limitata varietà di piatti che si trovano nei vari ristoranti ma in realtà possiede una vasta tradizione culinaria. Sono molto diffusi il manzo, il pollo e il maiale. I fagioli, utilizzati come accompagnamento o piatto a sé. Tra le verdure non scordiamoci i peperoncini e i peperoni verdi dolci. Da noi sono famosi i tacos, i burritos, la salsa guaca mole a base di avocado e le tortillas ma questi piatti si discostano un po’ dall’autentica cucina messicana che invece è ricca di sapori e ingredienti derivanti dalle varie epoche e dalla colonizzazione. Un’altra cucina che si sta diffon- dendo molto è quella araba a base di couscous conosciuto e apprezzato anche da noi, falafel cioè polpettoni di ceci o fave, il tagine piatto a base di carne o pesce con verdure e che prende il nome dal contenitore in cui viene cotto. Infine i raffinatissimi dolci, quasi sempre a base di mandorle e miele a cui vengono aggiunte essenze come i fiori d’arancia o pezzetti di dattero. Elencarle tutte sarebbe impossibile quindi mi fermo qui, così com’è difficile riprodurre i veri piatti della tradizione ma voglio darvi due ricette che vale la pena di provare a realizzare. Valentina Trebbi Bar BLUE ROSES di Munaro Valeria Via Matteotti 153 Crevalcore (BO) Cell .392.80.50.479 www.buonenotiziebologna.it BNB La Credenza 22 Il Banditore 1 Dicembre 2015 offerte di lavoro Centro per l’impiego di Bologna via Todaro 8/a tel.: 0516598999-800286040 fax: 051/6598989 [email protected] www.buonenotiziebologna.it Cod. 2095/2015 valida fino al 17/12/2015 Azienda richiedente LA TERMOTECNICA COMMERCIALE SRL Via della Casa Buia, 4 - 40129 Bologna Mansione N. 1 Impiegato/a Qualifica ISTAT 3312106 Addetto alla contabilità di bilancio Contenuti e contesto del lavoro registrazioni contabili (ciclo attivo e passivo), riconciliazioni bancarie, operazioni bancarie tramite Home Banking, registrazione fatture fornitori, prima nota, fatturazione clienti, presentazioni riba, sollecito incassi clienti, scadenziari attivi e passivi, compilazione fogli presenze dipendenti, controllo buste paga e relativa registrazione, pagamenti fornitori, contributi e ritenute d’acconto tramite F24, controllo e stampa a fine mese dell’IVA ed eventuale pagamento tramite F24, preparazione del bilancio di fine anno (inventario, controllo analitico schede contabili, riconciliazione schede banche, controllo clienti/fornitori, calcolo e registrazione ammortamenti, ratei e riscontri, stampa registri contabili e sociali, preparazione ed invio IVA annuale, compilazione studi di settore il tutto in appoggio al Commercialista e al Consulente del Lavoro esterni Luogo di lavoro Comune di Bologna Formazione Diploma Ragioneria o simili o Superiori Contratto Tempo determinato con finalità di assunzione Conoscenze Microsoft Office, Passepartout, Mexal Orario Tempo Pieno 40 ore settimanali distribuite su 5 giorni, dal lunedì al venerdì dalle 8.30/12.30 e dalle 14.30/18.30 Per candidarsi inviare il CV a: alberto@latermotecnica commerciale.it citare nell’oggetto della mail RifcipBo 2095/2015 Cerco lavoro • Signora ucraina 58enne da 6 anni in Italia con conoscenza della lingua italiana cerca rgentemente lavoro come badante a Cento, S. Giovanni in Persicetoe zone limitrofe oppure a Bologna o Ferrara Telefonare al cell. 389/1473300 • Cerco lavoro come autista, (patente D- CQC, esperienza trentennale come autista presso Corrieri, ottima conoscenza strade di Bologna), come accompagnatore persone anziane/svantaggiate, dog sitter ecc. Cell. 328/7778838 Antonio • Signora italiana automunita con esperienza offresi come babysitter disponibilità immediata zone: S. Giovanni in Persiceto, Crevalcore, Castelfranco. Cell. 349/7932882 • Signora romena di 45 anni da 10 anni in Italia con esperienza di badante cerca urgentemente BNB lavoro nelle zone di Bologna e Modena e provincia. Cell. 388/8710193 • 55enne italiana cerca lavoro come badante, pulizie, stiro in zona S. Giovanni in Persiceto. Disponibile anche giorno e notte. Cell. 340/0592152 • Signora 32enne italiana con diploma di chimico biologo cerca lavoro di pulizie, babysitter, stiro nelle zone: S. Giovanni in Persiceto, Sant’Agata bolognese, Cento (Ferrara) e Bologna città. Cell. 320/946315 • Signora 55enne polacca da anni in Italia con esperienza di assistenza anziani cerca lavoro come badante, pulizie ad ore, o altri lavori domestici. Cell. 338/5680661 • Signora cerca lavoro come impiegata alcune ore settimanali per piccoli lavori ufficio conoscenza uso computer Inviando curriculum per posta a: Alberto Righi c/o La Termotecnica Commerciale Srl, Via della Casa Buia, 4 - 40129 Bologna Cod. 2054/2015 valida fino al 11/12/2015 Azienda richiedente CIGAR SPA Galleria Del Reno, 2 - 40122 Bo Mansione N. 1 Banconiera/E Fast-Food Qualifica ISTAT 5222102 Cuoco di imprese per la ristorazione collettiva Contenuti e contesto del lavoro preparazione di prodotti già semilavorati - distribuzione cibi e bevande - uso registratore di cassa - ritiro e sistemazione merce - riordino postazione di lavoro Luogo di lavoro MC Donald’s Stazione FS Bologna Caratteristiche candidati dovranno possedere: idoneità sanitaria per operatori della ristorazione. Esperienza di almeno 3 mesi nel settore, età compresa tra i 18 ed i 29 anni. Cittadinanza italiana o permesso di soggiorno per lavoro. Contratto di apprendistato di 36 mesi. zona Bologna e periferia. Cell.347/3356781 • Italiano 45enne cerca lavoro come imbianchino, cartongesso, operaio generico, portinaio, tuttofare. Cell. 328/4712774 • Ragazza ventiquatrenne polacca, cerca lavoro come barista, commessa, promoter, hostess. Nel 2010 ho partecipato alla fiera SAIE. Caterina Cell. 340/3704160 • Signora italiana di 44 anni in mobilità, cerca lavoro parttime come impiegata amministrativa in zona Crespellano, Castelfranco Emilia e zone limitrofe. Cell.339/6123520 Signora 39enne da anni in Italia, ha esperienza nel settore sartoriale e di pasticceria. Cerca lavoro nelle pulizie, badante o di babysitter. Zona Crevalcore e dintorni. Cell. 389/9556678 • Ragazzo italiano di 32 anni cerca lavoro come barista o panettiere comprovata Orario Part-Time 24 Ore Settimanali. Turni di 4 ore giornaliere a rotazione tra le 07,00 e le 01,00 Per candidarsi inviare il CV a:: [email protected] citare nell’oggetto della mail RifCipBo n. 2054/2015 Banconiera/E Fast-Food Centro per l’impiego di San Giovanni in Persiceto Via Modena 66/b tel.: 051/822341-800286040 fax: 0516598247 [email protected] Cod. 2114/2015 valida fino al 18/12/2015 Mansione Barista/Banconiere Qualifica ISTAT 5224005 Barista Contenuti e contesto del lavoro vedi mansione Luogo di lavoro Anzola dell’Emilia Caratteristiche candidati Patente B Automunito Contratto Tempo Determinato con possibilità di Trasformazione a Tempo Indeterminato Conoscenze Esperienza nella Mansione Orario Tempo Parziale indicativamente di 4/6 ore al giorno nella esperienza in entrambe le mansioni e attestato di panettiere finito. Cell.333/9835197 • Signora con esperienza ed automunita cerca lavoro come aiuto cuoco in S. Giovanni Persiceto e dintorni. Cell. 349/7932882 • Cerco lavoro ad ore come assistenza anziani (anche ore notturne), per pulizie, riparazioni di sartoria e disponibile anche come autista, zona Cento ma anche limitrofe. Cell. 340/7903941 • Signora 60 anni italiana cerca lavoro ad ore come pulizie, o assistenza anziani. Zona Bologna centro o periferia. Cell.3473356781 • Pensionato automunito con esperienza cerca lavoro come manutetore di giardini e pulizie in zona S. Giovanni in Persiceto o Castelfranco. Cell. 349/2547914 • Donna polacca 37 anni cerca lavoro di pulizie, assistenza fascia oraria di apertura del locale dalle ore 6.00 alle 21.00 compresa la domenica Per candidarsi inviare il CV a: [email protected] citare rifcipsgp 2114/2015 L’azienda valuterà solo i candidati con i requisiti richiesti Cod. 2111/2015 valida fino al 18/12/2015 Mansione Fornaio panificatore Qualifica ISTAT 6512101 Fornaio panificatore Contenuti e contesto del lavoro produzione di pane, pizza e articoli da forno Luogo di lavoro Anzola dell’Emilia Caratteristiche candidati Patente B Automunito. Contratto Tempo Determinato Conoscenze Esperienza nella Mansione Orario Tempo Parziale indicativamente di 4/6 ore al giorno nella fascia oraria notturna compresa la domenica Per candidarsi inviare il CV a: [email protected] citare RifCipSGP 2111/2015 L’azienda valuterà solo i candidati con i requisiti richiesti anziani (corso OSS) colf, ed altri lavori domestici, massaggiatrice diplomata. Cell. 380/9028237 • Signora polacca da anni in Italia con esperienza di assistenza anziani (corso OSS) e con referenze cerca lavoro come badante. Cell. 389/3139030 • Donna polacca 40 enne, da anni in Italia con esperienza assistenza anziani, babysitter, cerca lavoro come colf, badante, ore giornaliere, pulizie, stiro. Offresi massima serietà. Cell. 320/8839946. • Signora italiana cerca lavoro come baby sitter part-time preferibilmente mattino. Esperienza bambini zona Bologna. Cell. 347/3356127 [email protected] • Signora 48enne con esperienza ventennale, cerca lavoro come impiegata commerciale nella città di Bologna e provincia. Cell.347/7052432 [email protected] BNB 23 Lo Sfizio 1 Dicembre 2015 RUMORI RUMORE Rumore, rumori dentro casa e fuori! Non vedo dalla nascita, il mio occhio è spento Ma ci sento molto bene e il rumore è un tormento! Un picchiettare ritmato Legno contro legno Allegro come una festa È la nonna che fa la pasta. È vero, è vero, sì sono viva Ma non sopporto lo stridore dei freni E neppure il violinista della porta accanto Che strimpella e si crede un grande artista. Colpi di martello Tintinnar di lamiere Vampate di calore È il fabbro che lavora. Invece il miagolio di Tom mi piace Adoro le sue fusa quando mi dorme in grembo in pace. Stridio di sega elettrica Ritmar di martello Profumo di legname È l’opera del falegname. Oggi mi sento un po’ confusa, suona una sirena. Ma cosa succede in strada: un incidente Ladri, feriti? Oddio che pena! Rumori e rumori ma nessuna luce Né dentro, né fuori. Silvana La Valle Poesie auser Ticchettar di mitraglia Rombo di cannone Persone che muoiono Mentre trema tutta la terra È una sporca guerra! Maria Luisa Giannasi LA dAMA pER TUTTI! Finali di 1° posizione. in rubrica presentiamo tra le più frequenti posizioni che si verificano in gioco vivo che già abbiamo visto in precedenti puntate. Diagr. 1) Come si forza la 1° posizione: 21-17! (e non 28-24 che porta alla pari) 16-20, 28-24, 2023, 24-20, 23-27, 20-16, 27-30, il B. non ha la mossa ma col cambio tutto cambia! 11-7! x, e il B. vince portando a Dama la pedina in 17. Diagr.2) 13-10, 8-12, 29-26, 12-15, 26-22, 15-20, 22-19, 20-23, 19-14, 23-27, 14-11, 27-30, 11-6, 30-26, 6-2, 26-22, anche il B. va a dama 19-15, 3-7,! mossa essenziale: infatti impedisce di raggiungere al N. il biscacco e pareggiare e lo trascina sul biscacco opposto. Diagr. 3) Come evitare la 1° posizione: 29-25, 18-14, 29-26, 14-10, 26-22, 9-5, 22-19, 5-2, 19-15 e il B. non vince. Diagr. 4) 6-10, 19-15, 10-13, 1519, 13-18, 19-23, 18-22, 23-20, 7-4, 20-15, 4-8, 16-20, 22-19 b.v. Nel diagr. successivi abbiamo due posizioni con blocco “sospesi” identico in entrambi. Soluzioni: Diagr. 5) 15-11, x, 16-12, x, 24-20, b.v. Diagr. 6) 11-7, x, 31-28!, x,28-24! b.v. Arrivederci a gennaio! Federico Piras Auguri di Buon Natale a tutti! 11 numeri di Buone Notizie con solo €15 all'anno (incluso costi di spedizione) Informazioni: Tel. 051 533106 [email protected] Come abbonarsi? BNB ABBONATI a Venire presso la nostra casa editrice: Virtual Coop - Via Della Casa Buia, 4 - 4/G - Bologna Compilare il form che trovate su www.buonenotiziebologna.it nella sezione ABBONARSI A BNB. ufficio postale pagare con un bollettino sul CCP n.° 1002171138 Con BONIFICO alle seguente coordinate IBAN: IT-07-I-07601-02400-001002171138 Abbiate cura di riportare chiaramente l’indirizzo dove volete ricevere il giornale e mettere nella causale del versamento: Abbonamento BNB. Buone Notizie Bologna Mensile. N. 67 distribuito - il 1 Dicembre 2015 Registrazione c/o Tribunale di Bologna n. 8003 del 01/10/2009 Proprietà: Virtual Coop Cooperativa Sociale ONLUS Via della Casa Buia 4 - 4/G 40129 (BO) Tel.: 051.533106 | Fax: 051.530761 www.virtualcoop.net Direttore Responsabile: Maurizio Cocchi Coordinatore: Giuseppina Carella Impaginazione e Grafica: Ilaria Perrone Marketing: Maria del Mar Lázaro Lázaro www.buonenotiziebologna.it [email protected] [email protected] Centro Servizi Editoriali S.r.l. Grisignano di Zocco (VI) Stabilimento Galeati Via Selice, 187/189 - 40026 Imola (BO) www.galeati.it www.buonenotiziebologna.it Rombo di macchina Pulviscolo che odora di grano Voci di gente operosa e felice È arrivata la trebbiatrice. LO DICE LA VALE “Dicembre gelato non va disprezzato” “Dicembre imbacuccato grano assicurato” “Seminare decembrino vale meno d’un quattrino” “Se avanti Natale fa la brina riempi la madia di farina” “Da Santa Lucia (13) il freddo si mette in via” A dirlo fa un po’ effetto ma tra poco è Natale e arrivano le tanto desiderate feste, un’occasione per riunirsi, stare insieme e riscoprire il significato di famiglia. Anche in questo mese non mancheranno i consigli da applicare alla vita di tutti i giorni. La Luna nuova ci consiglia di piantare e trapiantare gli alberi da frutto. Con la Luna crescente raccogliamo la cicoria, la verza, gli spinaci e il radicchio rosso. In Luna calante preparate il terreno per le semine primaverili, mettete a dimora la lattuga e il radicchio da taglio. Infine nel vostro giardino potete iniziare a piantare i tulipani, il giacinto e il narciso. Questo mese conosciamo il rosmarino che svolge un’azione stimolante sul sistema nervoso, ridà energia e forza a chi è convalescente, fornisce la possibilità di concentrarsi e memorizzare meglio. Utile per l’apparato digerente poiché facilita la digestione. Favorisce la circolazione sanguigna, alza la pressione ed è efficace per contrastare i reumatismi e i disturbi circolatori. Agevolando la produzione di sudore permette di espellere le tossine dall’organismo. Oroscopo di dicembre Le previsioni del Mago di Durbio ARIETE Quando qualcosa non è come la vuoi, la tua prima reazione è spesso aggressiva e quindi potresti prendertela con chi ti circonda. Il consiglio è di non allontanarti da quello che ti spaventa. TORO La prima parte di dicembre è la più impegnativa, tra orari extra a lavoro e probabili disagi con qualche collega. Punta sulla seconda, quella capace di rilassarti accanto ai tuoi cari. GEMELLI Dicembre non è tra i tuoi mesi preferiti, ma non scoraggiarti, i troppi impegni potrebbero causare più stress del solito. L’amore va di conseguenza, seguendo il tuo umore. CANCRO Nonostante le buone possibilità e i risultati raccolti, è probabile avvertire un po’ di ansia verso il futuro. La nostalgia fa capolino attorno al 29, organizza un Capodanno rilassante. LEONE Gli sforzi saranno premiati e finalmente si aprirà un anno capace di nutrire il tuo ego, rimasto troppo a lungo senza i giusti riconoscimenti. Punta sulle ultime due settimane per rigenerarti. VERGINE Dicembre chiude un anno di grande movimento e ne apre un altro che sarà decisivo. Non sei il tipo che si fa aspettative, lascia pure che questo mese volino basse, soprattutto in amore. BILANCIA Il vizio di mantenere il piede in due scarpe sotto le feste di Natale potrebbe portare qualche turbamento. Prendi una posizione e guarda positivamente al futuro. SCORPIONE Torni a sentire quel leggero tormento di questa estate, un’ansia immotivata che ti fa venire voglia di cambiare tutto. Ritrova l’affetto famigliare e metti da parte il tuo pessimismo. SAGITTARIO Da metà mese inizierà un biennio in cui ti aspetteranno nuove consapevolezze, percorsi esistenziali utili. Punta sui primi dieci giorni per dedicarti a conoscere gente nuova. CAPRICORNO Dopo anni di fermo ripartono i progetti, si aprono le scatole rimaste chiuse, arrivano notizie che cambiano le carte in tavola creando un benefico effetto domino per tutta la tua vita. ACQUARIO Rimetti in circolo le idee e l’immaginazione, tra le tue risorse più grandi. Dicembre porta nuove emozioni, che siano in famiglia o con gli amici. L’anno si concluderà circondata da affetto. PESCI Il tuo lato razionale sarà chiamato in causa e si tratterà di mantenere quello che si ha e iniziare una revisione di quello che non ti soddisfa più. Non impelagarti in situazioni complicate.