LE FONTI 1 – la storiografia in latino e in greco ed altre fonti letterarie; 2 – l’epigrafia; 3 – la papirologia; 4 – la numismatica; 5 – l’archeologia La papirologia E’ la scienza che studia gli scritti su papiri: si tratta di un notevole numero di documenti di carattere storico, letterario, giuridico, economico, amministrativo in continuo accrescimento. Appartengono a società ed epoche diverse: si hanno perciò papiri egiziani in geroglifico, ieratico e demotico, in copto, in aramaico (lingua degli Ebrei in Egitto), ma soprattutto in greco e in latino. La carta di papiro, che si ottiene dai filamenti estratti dalla pianta, disposti in due serie sovrapposte l’una all’altra ortogonalmente, spianati e asciugati, fu il più importante materiale scrittorio dell’antichità. La carta, una volta asciugata veniva lisciata e tagliata in strisce, poi incollate le une alle altre a formare un rotolo ( alto dai 25 ai 40 cm,) Sulla faccia interna del rotolo si scriveva il testo su colonne. Il rotolo veniva avvolto intorno a un bastoncino e posto negli armaria con una etichetta all’esterno che ne indicava il titolo. All’inizio dell’età imperiale invalse l’uso di tagliare il papiro in fascicoli e la scrittura si estese su entrambe le facce: così una serie di fogli rilegati diede origine al codex, padre del nostro libro. Inizialmente si scriveva utilizzando una penna di giunco, poi una di canna (calamo), che, avendo una punta aguzza, consentiva una scrittura sottile. L’inchiostro (atramentum) era realizzato con acqua, gomma e nerofumo. Diffuse erano anche le tavolette cerate, sulle quali si incideva con uno stilo di metallo. Venivano utilizzati anche cocci (ostraka), ma solo per i promemoria e comunicazioni episodiche. Dall’età ellenistica cominciò a diffondersi la pergamena e l’ultimo papiro datato a noi noto risale al 996 d.C. La nostra carta, ottenuta dagli stracci, giunse in Occidente intorno all’VIII secolo, per diffondersi solo in tempi più tardi. Il maggior numero di papiri sono stati rinvenuti in Egitto, per le particolari condizioni ambientali, che ne hanno consentito la conservazione; in Italia un patrimonio eccezionale di scritti su papiro fu rinvenuto nel ’700 ad Ercolano, in quella che ancor oggi viene denominata la “ villa dei papiri ” , di proprietà di un aristocratico romano, amico di un filosofo, Filodemo di Gadara, vissuto nel I sec. a. C., discepolo di Epicuro. Si tratta di una biblioteca privata con numerosi testi di Filodemo e di Epicuro stesso, purtroppo terribilmente danneggiata dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Fondamentali per le conoscenze che possono apportare per la Storia romana sono i papiri di carattere documentario: •le lettere, sia pubbliche (tra uffici centrali e funzionari), sia private (rapporti familiari e amicalil’indirizzo era scritto sul verso); •atti ufficiali delle amministrazioni centrali e cittadine; •verbali di processi; •atti di matrimonio, di nascita, di morte, di compravendita, di locazione, di divisione di proprietà •disposizioni testamentarie; •contratti di prestazione d’opera, di trasporto. di istruzione; •documenti relativi alla conduzione agricola, all’allevamento, alla gestione di miniere, alle manifatture tessili, ceramiche, metallurgiche, ecc. Non mancano infine i promemoria, su frammenti di papiro o fittili, che consentono di toccare con mano la quotidianità della vita. La papirologia, come l’epigrafia, scienza ad essa affine, consente di conoscere gli infiniti aspetti della vita, che sfuggono completamente alla storiografia. La numismatica La moneta intesa in senso moderno nacque quando la garanzia sul metallo cominciò ad essere posta da un’autorità pubblica, riconosciuta dai possibili utenti del metallo stesso. La sua comparsa rappresentò uno delle cesure più significative nella storia del mondo antico, poiché grazie ad essa si formarono grosse fortune che per la prima volta furono di carattere mobile e non terriero. La scienza numismatica offre informazioni insostituibili per lo studio della storia sotto numerosi punti di vista. Ma per poter trarre con profitto tali informazioni occorre saper guardare una moneta, sapere che cosa essa diceva a coloro che la usavano. Un grande esperto quale Michael Crawford scrive: “Un romano che si trovava in mano un denario imperiale, o un Greco un tetradramma di Siracusa sapevano che erano prodotti dallo Stato romano o da quello siracusano e che contenevano una determinata quantità di argento. Per trasmettere questo dato la moneta reca solitamente una leggenda e uno o più tipi; ad es. il primo denario della repubblica romana rappresenta la dea Roma, indicando così che era prodotta dallo Stato romano, e il segno di valore X, a denotare che valeva dieci assi di bronzo, essendo al tempo l’unità monetaria costituita dall’asse di bronzo”. Di ogni moneta occorre analizzare non solo il tipo, la leggenda e lo stile, ma anche la tecnica di esecuzione, la forma delle lettere; se ne deve valutare il peso e analizzare la composizione chimica, poiché si conoscono falsi anche nell’antichità e le variazioni nelle percentuali dei metalli (rapporto rame-argento) che sono alla base delle grandi svalutazioni della moneta che caratterizzeranno alcuni momenti della storia economica antica. La moneta può informarci su altri aspetti oltre quelli finanziari, commerciali e politici. Le monete costituivano uno dei più importanti mezzi di propaganda. Venivano coniate in seguito a particolari eventi politici e religiosi; possono fornire elementi per stabilire la diffusione di culti, danno notizia e immagine di costruzioni, di opere d’arte ora perdute. Costituiscono infine uno strumento indispensabile per l’archeologo per datare gli strati di terreno in cui vengono rinvenute. L’epigrafia E’ la scienza che studia quanto è scritto su materiale durevole – a confine con la papirologia. Si tratta di una disciplina per sua natura trasversale, necessitando di competenze in ambito filologico-linguistico, archeologico (per il supporto) e , naturalmente, storico. E’ la disciplina che con i continui rinvenimenti consente di conoscere sempre nuovi aspetti della cultura e della storia antica. Chi scrive su materiale durevole desidera che il suo messaggio valichi i limiti del tempo: per questo il documento epigrafico è lo strumento di comunicazione più usato dall’autorità, ma anche dal benefattore e dal privato che voglia tramandare il suo operato o la sua volontà. Ma l’epigrafia appartiene anche al quotidiano, come dimostrano i graffiti, le incisioni sugli oggetti, i manifesti elettorali dipinti sulle pareti di Pompei. Solo qualche esempio valga ad illustrare l’importanza dell’epigrafia in relazione alla ricostruzione storica. Base della colonna rostrata di C. Duilius (CIL, VI 1300). L’iscrizione è incisa sulla base della colonna ritrovata nel Foro romano, presso l’arco di Settimio Severo nel 1565 e contiene l’elogio di C. Duilio, vincitore dei Cartaginesi nelle acque di Milazzo e per terra a Segesta e a Macella nel 260 a.C., come ricorda anche Polibio, I, 22-24, dunque nel corso della I guerra punica. La forma delle lettere e l’uso del marmo la dichiarano di età imperiale: si tratta molto probabilmente di una copia del testo originale , danneggiato, realizzata nei primi tempi dell’Impero Senatusconsultum De Bacchanalibus (186 a.C.), rinv. A Tiriolo, prov. Catanzaro, ora al Kunsthistorisches Museum di Vienna (CIL, X 104). Vi è incisa la lettera dei consoli dell’anno 186 a.C. ai magistrati dell’agro Teurano per comunicare gli articoli principali del senatusconsultum emesso per frenare il dilagare in Italia dei riti bacchici; in particolare viene proibita ogni associazione di cittadini avente come scopo la pratica in comune del culto dionisiaco. Il culto non viene proibito in sé, ma potrà essere permesso di volta in volta dal pretore urbano a gruppi di 5 persone al massimo. Ne parla Livio, XXXIX, 8-9. Iscrizione onoraria per M. Claudius Marcellus da Luni, conservata a Firenze (CIL, XI 1339). L’iscrizione è su l’abaco di una colonna di marmo che doveva sostenere la statua eretta in onore di Claudio Marcello, che fu console tre volte: nel 166, nel 155 e nel 152 a.C.. Nel 155 trionfò sui Liguri Apuani, e, dal momento che è stata trovata a Luni, era relativa a un monumento in suo onore eretto nella regione della vittoria. Iscrizione relativa alla dedica di un’aedes e di un signum ad opera di L. Mummius (CIL, VI 331). L. Mummio, console del 146 a.C., fu il vincitore della guerra acaica, che si concluse con la distruzione di Corinto. Dell’enorme bottino di opere d’arte asportate dalla città greca, il generale vincitore fece dono a varie città dell’Italia e anche in province (città di Italica in Spagna). In questo documento, in versi saturni, si ricorda la dedica di un tempio e di una statua di culto di Hercules Victor, votata in guerra dal generale, che, ritornato trionfatore, fece realizzare a Roma, probabilmente sul Celio. Graffito dall’anfiteatro di Pompei (CIL, IV 2487). Admiror te paries non cecidisse, qui tot scriptorum taedia sustineas Bolli doliari, strumenti per l’economia e l’archeologia Souvenir di viaggi L’archeologia Dalla storia dell’arte….. alla vita quotidiana