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C
chi cosa dove quando e perché
De Baggis - Via G. da Cermenate
Su quale dei due fronti conti di fare
maggior breccia? Il centro sinistra fatica
a dialogare con professionisti e
imprenditori. A Cantù però il volontariato
abbraccia anche altre formazioni
politiche.
Entrambi. Nell’affrontare questa sfida ho
preso esempio da realtà e persone di
questa città che ho avuto la fortuna di
… A farti sostenere dal PD?
No, non per questo (ride). Per il fatto di
essermi esposto in prima persona. È che
ho imparato a non mettere mai un limite
all’impegno: quando sei chiamato devi
rispondere. Sarà forse una conseguenza
dell’educazione ricevuta, ma val sempre
la pena di prendersi degli impegni: I care.
In breve quindi: perché votare Antonio
Pagani?
Perché è una persona che poteva godersi
una pensione tranquilla e invece ha voluto
impegnarsi per la propria città. Non mi tiro
indietro: amo troppo Cantù!
L’è inutil tirà in ball l’architettura
Per cambià i piant e tutt ul paviment
A nunc tucca la spesa miliardaria
E l’Architett l’incassa un tot per cent
Basta mezz’ura de santa motosega
Tri vàas dei fiur e un’altra lampadina!
Per ripurtà la Piazza al so’ splendur
De sira emm de fa ciar cumè mattina
Parlen de migliurà la mia Città
Però del Palazzett s’en parla nanca
Quei che l’han cundanàa a fà la rudera
Gh’han minga una parola o una palanca
Viabilità, la gran disperaziun
La Circunvallaziun l’è fantasia
Emm dumandàa s’en femm de Via
Mentana
M’han rispundùu l’han fada e così sia
M’ha cunfidàa un bel cervelun armàa
Ma i canturitt se vann in gir a fa?
Ma che viabilità e circulaziun!
Dacc un bel condominio e stann a cà!
Speri che passa no la preputenza
Visto che a dì de no gh’era la fila
Bastava guardà in gir per capì subit
Ch’eren restàa in desdott cuntra tremila
Se infin tremila firmi cunten nient
Bisogna ringrazià già fin de adess
Vista la cundiziun de sudditanza
Per tutt stì bei danée butàa in del cess
ANTONIO PAGANI - Candidato Sindaco
nuova serie - anno 7
Una preferenza però bisognerà
esprimerla. Altrimenti si rischia di cadere
nel ma-anchismo di Veltroni. È difficile
dotarsi di un messaggio che accontenti
tutti.
In partenza non mi sento di escludere
nessuno, non voglio mettere limiti a questa
avventura. Certo è che chi agisce
pensando solo ai propri interessi può
essere un compagno di viaggio per un
breve periodo ma dubito che possa
Non hai un passato di militanza politica e
non hai partecipato alla vita
amministrativa degli ultimi anni. Cosa ti
ha indotto a impegnarti proprio adesso e
con un ruolo di primo piano?
Chi mi incontra mi dice: hai avuto grande
coraggio …
Jaufré Rudel (Giugno 2005)
34
Hai
una
grande
presenza
nell’associazionismo: Aspem, Scout,
Comunità del Pellegrino. Ma anche molti
anni di esperienza nel mondo bancario:
Cariplo e Banca Intesa. Come hai fatto a
mettere insieme profit e no profit?
Sembrano due mondi molto distanti.
In realtà non ho mai ricoperto ruoli in
contrasto con le mie idee, non c’è mai stata
rottura tra questi due aspetti della mia vita.
È possibile affrontarli con lo stesso
bagaglio culturale. In entrambi i casi però
mi sono messo in gioco, confrontandomi
con il mondo che avevo di fronte,
cogliendone bisogni e richieste. Altrimenti
anche il volontariato diventa solo un abito,
un atteggiamento esclusivamente di
facciata, che rischia di non essere
assolutamente incisivo.
incontrare. Alcune di queste vengono dal
mondo del volontariato, certo. Altre invece
vengono dal mondo del lavoro e
dell’impresa. Persone che credono nel
diritto e nella libertà del lavoro e che si
assumono anche la responsabilità di
poterlo garantire. Ho incontrato
imprenditori che hanno considerato loro
orgoglio e massimo impegno garantire i
posti di lavoro nei momenti difficili.
n°
Se le elezioni per il sindaco di Cantù
fossero domani avremmo già il vincitore:
Antonio Pagani. Se non altro perché è
l’unico candidato finora presentato. Le altre
formazioni politiche sembrano agitarsi
ancora nelle fasi preliminari, come
dovessero mettere ancora a punto il
motore prima di mettere il muso fuori dai
box. Il Partito Democratico ha invece rotto
gli indugi e ha proposto Antonio Pagani
per guidare la città di Cantù a partire dal
2012. Ci siamo fermati a fare quattro
chiacchiere con lui.
E basta cun sta’ Piazza! Che menada!
La piazza la va ben cume che l’è
La gh’è piasuda a quei che la san lunga
La gh’è piasuda ai martur e anca al Re
Periodico mensile
Sped. in abbonamento postale - 45%
art.2 comma 20/B - Legge 662/96 - Como
eatro
Il coraggio di mettersi in gioco in prima persona
A pochi giorni dall’ennesima inaugurazione di
Piazza Garibaldi dopo il restylng della parte
centrale con fontana e aiuole, costato altre
migliaia di euro ai citadii canturini,
riproponiamo le rime di Rudel pubblicate nel
2005 a seguito della decisione della Giunta
Sala di spendere oltre due milioni e mezzo di
euro per rifare la piazza.
2011
di Alessandro Borghi
esserlo a lungo. Lavorerò invece per
incontrare persone e realtà con cui poter
condividere un obbiettivo: Cantù e i
canturini protagonisti delle proprie scelte.
Con entusiasmo e con onestà, a carte
scoperte e senza pregiudizi.
PIAZZA CINQUE
MILIARDI
APRILE
UN VERMOUTH CON
ANTONIO PAGANI
NUOVO PALAZZETTO:
una piscina nel regno del
basket!!! che idea geniale!!!
MARZO
A
ngelo “Lupo” Sala Tenna e poi Giancarlo “Pedro” Pedroncelli. Se
ne sono andate due figure storiche della sinistra del Canturino. Il
primo quasi sempre all’opposizione, il secondo quasi sempre al
governo. Entrambi ci hanno fatto capire che in politica non esiste un centro
e una periferia, che tutte le istanze dei cittadini vanno attentamente
considerate, senza esclusione alcuna. Sala Tenna fu l’ideatore del Parco
della Serenza e uno dei padri del centro sportivo di via san Giuseppe.
Fondatore della Legambiente canturina si batté per il riscatto della sua
Mirabello e per la qualità della vita del suo quartiere. Di Pedroncelli altri
parlerà meglio e lo ricorderà degnamente nel prossimo futuro. Ha inseguito
tutta la vita un ideale di comunità, quasi plasmandola giorno per giorno,
puntando sui valori, su ciò che conta veramente nella vita. Ad Alessio Sala
Tenna, ad Adele e a Michela e a tutti quanti i familiari di “Pedro” vada
l’abbraccio della redazione di “Cantù Oggi”.
Giancarlo Montorfano
SENZA NASCONDERE LA TESTA
SOTTO LA SABBIA
PALAZZETTO DELLO SPORT:
20 MILIONI DI EURO IN PIU’ PER LA TURRA
di Vittorio Spinelli
Il perchè della segnalazione sul Palazzetto all’Autorità
Garante
52.283.509 euro
14.000 mq
è la somma dei contributi pubblici diretti,
indiretti e da tariffe che si determinano a
favore di Turra con il piano economico
finanziario presentato con il progetto
definitivo: a base di gara erano
32.627.392 euro.
Oltre ai 3.500.000 euro di conferimento
a fondo perduto dal parte del Comune e
ai 5.000.000 euro pari al valore dei terreni
comunali ex Stecav e di Via Spluga ceduti
alla Turra, bisogna sommare 15.145.116
euro di ricavi per la superficie del centro
direzionale e commerciale (erano
14.970.492 euro nel piano economico
finanziario preliminare), 10.147.986 euro
di oneri per il parcheggio interrato
totalmente a carico della parte pubblica
(erano 3.876.000 euro), 920.220 euro
come esonero dal versamento degli
oneri di urbanizzazione (erano 854.490
euro), 9.133.187 euro come stima degli
oneri di gestione e manutenzione del
parcheggio interrato per trent’anni (erano
3.488.400 euro), 8.437.000 euro di utili
derivanti dalla gestione del palazzetto e
della piscina (erano 938.010 euro).
è la nuova superficie del centro direzionale
commerciale contro i mq 13.000 a bando,
ma la superficie reale calcolata è più di
19.000 mq.
EXPO A MILANO?
IL PARCO
T
e rritorio
IL PD PER LA BRUGHIERA
Marzo Aprile 2011
19.515 euro
è il costo unitario del posto auto del
parcheggio interrato, erano 11.353 euro
nel preliminare: oggi con 18.000 euro si
acquista un garage completo.
7,20 euro
è la tariffa prevista per l‘ingresso alla
piscina del palazzetto. Nella piscina
attuale si paga 6,00 euro.
(S.Barcarini)
E
UN CANTURINO PER IL LOGO
di Tiziano Grassi, portavoce del Comitato per il Parco
Regionale della Brughiera
Cantù Oggi
sono i posti del parcheggio interrato
previsti nel piano economico e finanziario
del progetto definitivo contro i 569 del
preliminare.
expo 20
15
2015
QUALE FUTURO PER IL PARCO
REGIONALE DELLA BRUGHIERA?
2
520 posti
R.Bianchi
trasparenza può garantire che non ci sia
uno sbilanciamento tra i due perché è la
stessa collettività che controlla.
La libera concorrenza invece è venuta a
mancare nel momento in cui si sono
aggiunti nuovi pezzi al progetto iniziale,
arrivando praticamente a raddoppiarne i
costi.
Siamo anche stati accusati di voler favorire
chissà quale soggetto terzo. La verità è
che senza concorrenza il Comune si trova
ad essere sempre in una posizione di
debolezza ed è costretto a “calare le
brache” a ogni richiesta del committente
perché non ha alternative.
Se poi questo viene considerato
secondario vuol dire che sono secondari
gli interessi della collettività. Non so che
idea sia questa di democrazia, ma di
sicuro non ci appartiene.
Abbiamo presentato la segnalazione
perché questi due principi siano garantiti
sempre, anche nel momento in cui si cerca
di rimettere in piedi un’opera pubblica
ferma da vent’anni.
IL PALAZZETTO
COMMERCIALE
Quando il Partito Democratico di Cantù ha
dichiarato pubblicamente l’intenzione di
portare il project financing del Palazzetto
davanti all’Autorità garante per i contratti
pubblici, mezza città gli si è rivoltata contro.
Ovviamente l’Assessore ai Lavori pubblici
ha difeso il suo lavoro. E questo è
comprensibile. Ma anche Lavori in Corso
ci ha aspramente contestati, nonostante
avesse condiviso una parte di questo
percorso e nonostante ora si trovi su
pozioni molto simili a quelli del Partito
Democratico. Misteri della strategia
politica.
Infine anche la stampa ha criticato la nostra
iniziativa.
Eppure abbiamo voluto andare fino in
fondo e presentare la segnalazione. In
ballo c’erano due principi che riteniamo
fondamentali per costruire una società
democratica: trasparenza e libera
concorrenza. Non siamo contrari al project
financing come strumento. Permette di far
collimare gli interessi della collettività con
quelli delle aziende private. Però solo la
Ecco cosa cambia per i cittadini canturini dalla gara ad oggi
Alcuni mesi fa i responsabili del Comitato per il
Parco Regionale della Brughiera ci hanno sollecitato
a riprendere, anche a Cantù, le fila di una proposta
che aveva già avuto attenzione da parte del PD a
livello regionale e nella provincia di Monza e Brianza.
Gli incontri che ne sono scaturiti e a cui partecipano
i partiti dell’opposizione e le associazioni
ambientaliste locali hanno l’obbiettivo di rilanciare
anche a Cantù il progetto del Parco Regionale.
Il primo appuntamento è fissato per il 28 e 29
maggio: sabato con iniziative nel centro di Cantù
e domenica con la passeggiata organizzata da
Legambiente nei boschi di Santa Naga
Cantù, per altro, ha un ruolo strategico essendo il
Comune con la maggior quota complessiva di
territorio inserita nel parco: il 15%della superficie
totale della Brughiera pari a circa 1.100 ettari.
Ad oggi, per precisa scelta dell’Amministrazione
Comunale, Cantù non ha voluto aderire alla
proposta del Parco Regionale preferendo una
scelta di gestione esclusivamente locale
proponendo un progetto ambiguo e chiamandolo
furbescamente “Parco delle Cascine”. Progetto
dove all’interno ci possa stare di tutto: confini
modificabili in qualsiasi momento a seconda delle
“necessità di qualcuno”, sfruttamento immobiliare
di realtà storiche (Cascina Santa Naga), strade
che si insinuano nei boschi, progetti di strutture
incompatibili con un parco tipo campi da golf, ecc..
Ci sembra quindi importante riproporre sul giornale
alcune note su questo tema.
Abbiamo a tale proposito chiesto a Tiziano Grassi,
portavoce del Comitato per il Parco Regionale,
alcune considerazioni sulle motivazioni che stanno
alla base delle richieste di salvaguardia regionale
della Brughiera che riportiamo qui di seguito.
Paola Mauri
Le ragioni di una proposta
IL TERRITORIO E IL SUO VALORE
Boschi, brughiere ma anche laghetti e piccole zone
umide, caratterizzano un complesso e prezioso
ecosistema che interessa 24 Comuni della
provincia di Monza e Brianza e di Como.
Elementi di pregio ambientale, naturalistico,
paesaggistico e storico, che ancora sopravvivono,
consentono, mediante uno strumento di tutela
Regionale, di mantenere ancora in vita l’identità
secolare di un territorio che, ora più che mai, ha
acquisito un enorme valore a causa di
un’urbanizzazione che sembra non avere fine.
Ma anche cascine ed altri edifici della civiltà
contadina, rogge, fornaci ed antiche strutture, che
se opportunamente valorizzate e salvaguardate
contribuiscono ad arricchire il nostro patrimonio
storico-culturale.
PERCHE’ UN PARCO REGIONALE
Questo territorio possiede tutte le caratteristiche
ambientali, paesistiche e culturali previste dalla
legge per la costituzione di un Parco Regionale.
La maggior parte di queste aree naturali è già
riconosciuta, dall’attuale legge regionale, come
area di rilevanza ambientale. Attualmente, però, la
gestione e l’uso di questo territorio sono definite
dai piani regolatori comunali o dai PGT che, non
essendo coordinati fra loro, non ne garantiscono
sufficientemente la salvaguardia.
La creazione di un Parco Regionale introdurrebbe
uno strumento di coordinamento con normative
appropriate (Piano di Parco e Regolamento) ai quali
i PGT comunali dovrebbero adeguarsi,
permettendo una gestione armonica ed unitaria di
tutto il territorio.
Il Parco Regionale della Brughiera, consentirebbe
la costituzione di un “baluardo verde” a nord di
Milano, in analogia alla cintura che già cinge la
metropoli a sud, col Parco Agricolo Sud Milano.
Inoltre la costituzione di un Parco Regionale,
potrebbe fornire regole uniformi anche per tutta
una serie di attività e di interventi di grande rilievo
sociale, regolamentandole su tutto il territorio
interessato.
Consentirebbe anche l’uso, da parte dei Comuni
inclusi nel territorio del Parco, di misure di
incentivazione, dando ad essi la priorità per i
finanziamenti statali e regionali richiesti per la
realizzazione di: restauri di centri storici, recupero
di nuclei rurali, attività culturali connesse al Parco,
attività sportive compatibili, strutture per l’utilizzo
di energie alternative a basso impatto ambientale.
UN PARCO IN CERCA DI FUTURO DA OLTRE
VENT’ANNI
Le Amministrazioni locali ed i cittadini hanno
confermato la loro volontà di tutela e di
valorizzazione di questi territori in diverse occasioni.
Il primo passo è avvenuto nella prima metà degli
anni novanta, quando una petizione aveva raccolto
20.000 firme stimolando la costituzione del Comitato
Regionale di Proposta che definì la perimetrazione
delle aree, la modalità di gestione e il regime di
tutela da applicare al Parco Regionale della
Brughiera. L’elaborato del Comitato di Proposta
venne trasmesso alla Giunta Regionale - Direzione
Generale Tutela Ambientale in data 3 giugno 1999.
Consisteva in una proposta di legge per l’istituzione
del Parco con relativa relazione e cartografia. Tale
Proposta di Legge attende ancora di essere
discussa.
Nella primavera del 2008 si è ricostituito il Comitato
per il Parco Regionale della Brughiera. Ne fanno
parte associazioni, gruppi politici e singoli cittadini
che operano in campo ambientale nelle province
di Milano, Como e Monza-Brianza.
Dopo una nuova campagna informativa e
promozionale, il 9 dicembre 2009 il Comitato ha
protocollato in Regione Lombardia – destinatario il
Presidente della Giunta Regionale, on. Roberto
Formigoni - altre 4.000 firme per una petizione che
chiede il completamento dell’ iter legislativo per
istituire finalmente il Parco Regionale della
Brughiera.
Ovviamente il nostro impegno non poteva e non
doveva finire con questa raccolta firme ma anzi
questa ci è servita per portare a conoscenza di
tante persone il valore il questo Parco e quanto
poco è considerato dai loro/nostri Amministratori.
In questa fase stiamo cercando a tutti i livelli
(Comunale, Provinciale e Regionale) di rimarcare
le “Ragioni del Parco”, anche con iniziative come
quella del 28 e 29 maggio a Cantù che stiamo
organizzando in collaborazione con le realtà
sensibili alla salvaguardia della Brughiera.
Altre info su
www.comitatoparcobrughiera.it
La protesta parte da Cantù e contagia la rete
Per trovare il logo ufficiale dell’Expo, il Comune
di Milano e la società che organizza l’evento
hanno indetto il bando: «Logo per l’expo 2015».
Il concorso era aperto a tutti i laureati in
Architettura, Design e Arti, Moda, Grafica
Pubblicitaria, Disegno Industriale non ancora
iscritti ai rispettivi albi professionali o all’ultimo
anno di università. Il bando era stato indetto
anche perché il precedente logo pagato 200.000
euro aveva avuto noie legali e si era dovuto
ricominciare da capo. Tra i partecipanti anche il
canturino Roberto Bianchi.
I concetti chiave che dovevano ispirare la
creazione erano “energia per la vita” e “nutrire il
mondo”, idee collegate al tema generale dell’Expo:
l’alimentazione. Dopo un mese di attesa e due di
ritardo, il risultato era infatti previsto per febbraio
ma è uscito ad aprile, si è giunti all’individuazione
di due loghi finalisti, per un ballottaggio finale
pubblico da tenersi su internet.
Una volta resi noti i finalisti la delusione di Roberto
però è stata evidente. I progetti sono quello di
Alice Ferrari, che consiste in un uovo stilizzato,
e quello di Andrea Puppa, dove la scritta Expo si
sovrappone a 2015 in un gioco di colori primari.
Per rendere pubblico il suo disappunto, Roberto
ha impugnato il mouse e ha realizzato un video
su Youtube per sostenere le sue ragioni. «Nel
video spiego come immaginavo di perdere –
racconta Roberto – con gente molto più brava di
me. Invece mi sono trovato di fronte a un’idea
rispettabile ma vecchia, l’uovo lo faceva Salvador
Dalì 40 anni fa, mentre quello di Puppa è una
scritta colorata che col tema del cibo non ha
nulla a che fare».
E fin qui potrebbe essere semplicemente lo sfogo
di un escluso. Se non che il popolo del web lo ha
appoggiato in pieno, al punto che sono nate
pagine Facebook sull’argomento come «Contro
concorso expo 2015». Qui molti dei partecipanti
hanno messo il proprio logo e hanno condiviso
con Roberto l’idea che soprattutto il secondo
logo scelto non rispettasse pienamente le
indicazioni.
Ormai i giochi sono fatti e non resterà che
scegliere tra queste due proposte. Difficile che
con tutti i problemi che pendono
sull’organizzazione dell’evento si possa ritornare
indietro proprio sul logo. Qualcosa di buono da
questo polemica, però sembra essere venuto
fuori: «Nonostante la sconfitta per il concorso –
conclude sempre Roberto – è nato un bel gruppo
partecipativo e autonomo che mi ha dato
grandissima soddisfazione». (A.Borghi)
NDRANGHETA IN LOMBARDIA
LA BIBLIOTECA SI RIFA’
IL LOOK
di Giuseppe Emilcare
di Alessandro Borghi
Per una soluzione vera, però, è necessaria una nuova e
più ampia collocazione
di Claudio Boiocchi, portavoce dell’Associazione Luca
Coscioni - Cantù
Un no alla proposta del Governo
di Maurizio Migliori
CHI REMA CONTRO?
Solo dati tratti da una riflessione
di Tito Boeri, noto economista.
Le immatricolazioni universitarie
nel triennio 2008-2011 sono
diminuite del 10%; eppure i
diplomati nel 2010 sono stati
5.000 più di quelli del 2008.
Noi abbiamo un rapporto tra
laureati e popolazione tra i più
bassi d’Europa.
La disoccupazione in Europa è
aumentata del 2% per i laureati
e del 6% per gli altri.
Tutti i paesi dell’Europa
occidentale, Portogallo
compreso, hanno aumentato gli
investimenti nelle Università; i
paesi che hanno tagliato i fondi
alle università per più del 5%
sono all’Est, come Estonia,
Repubblica Ceca, Polonia,
Croazia, Serbia e Macedonia.
Noi in tre anni abbiamo tagliato il
10% dei contributi alle Università
statali.
In compenso abbiamo un record
di canali televisivi.
Buon futuro a tutti noi.
Può essere opportuno, anche in tema di
evoluzione normativa relativa agli argomenti del
fine vita e osservandone il sostanziale impasse
politico e sociale sul nostro Paese, effettuare
una rapidissima escursione storica delle possibili
ragioni di un simile immobilismo, peraltro
sostanzialmente, trasversalmente e largamente
condiviso.
Può inoltre essere un modo, questo, per onorare
più effettivamente l’attuale anniversario dell’Unità
d’Italia e, soprattutto, il sacrificio di coloro che
l’hanno consentita nel corso dei decenni che
vanno dai primi moti carbonari sino al 1861.
Va detto, crediamo, che i pilastri portanti del
nostro edificio normativo, privato delle sue
potenzialità evolutive, siano rappresentabili da
una serie di eventi di cedimento che si sono
manifestati già nell’immediato periodo postunitario (Legge delle Guarentigie) e sono
proseguiti con sostanziale regolarità nei decenni
successivi, in epoca fascista (Patti Lateranensi)
e con preoccupante conferma nel periodo postfascista (Concordato) e nel periodo costituente
(Art. 7).
La scansione storica di questi episodi
circoscrive una volontà politica che,
complessivamente, non è riuscita (oppure non
ne ha avuto intenzione) a determinare la
fuoriuscita del nostro Paese da un assetto
normativo e istituzionale di matrice
sostanzialmente confessionale.
Un simile assetto non può che produrre, anche
a distanza di decenni dalla sua costruzione
politico-fondativa, una situazione di sostanziale
boicottaggio (variamente messo in atto dai partiti
politici) delle istanze di aggiornamento e di
riformismo legislativo che toccano i cosiddetti
“valori non negoziabili”. Da questo deriverebbe
che ciò che per alcuni cittadini non è da
considerarsi passibile di discussione, debba
invece risultare tale per la totalità della
popolazione attraverso l’imposizione legislativa
(Legge 40), oppure attraverso l’assenza di essa
qualora lo status quo fosse già di per sé
sufficientemente conservativo.
Prova ne sia che anche l’applicazione della
nostra normativa “fondante”, quella
costituzionale, risulta di fatto inibita in modo
importante.
Lo stesso Art. 32 della Costituzione Italiana, per
tornare al tema in oggetto, potrebbe infatti bastare
a mettere in forte imbarazzo sia i propugnatori
del testo di Legge presentato dall’attuale
maggioranza di Governo, sia coloro che, come
moderni Pilato, si limitano a salmodiare “piuttosto
che questa Legge meglio nessuna Legge”.
L’Art. 32 della nostra Costituzione recita, inoltre,
che “Nessuno può essere obbligato a un
determinato trattamento sanitario se non per
disposizioni di Legge. La Legge non può in
nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto
della persona umana”.
Coerentemente a tale indirizzo, una proposta di
Legge sul fine vita dovrebbe essere formulata
in modo semplice e tenendo presente i principi
fondamentali qui elencati:
-
-
-
l’adempimento delle indicazioni contenute nel
testamento biologico, che dovrebbero
essere vincolanti dato il pieno possesso delle
facoltà della persona al momento della
sottoscrizione;
la nomina di un fiduciario – una persona che
conosce profondamente il soggetto e vuole
solo il suo bene – che in qualunque situazione
debba assumere le decisioni più appropriate;
il rispetto del codice etico da parte di medici
e infermieri, che dovrebbero limitarsi ad
assistere il paziente senza compiere scelte
autonome.
M
ille
occhi
illeocchi
NON SOLO POSTEGGI PER
AUTO
Caro Direttore mi conceda un piccolo
spazio per segnalare, a Lei e ai tanti suoi
lettori, un piccolo problema che riguarda
la circolazione e l’ordine in città. Premetto
che ho fatto da tempo una scelta,direi
quasi obbligata,di usare lo scooter per
raggiungere e circolare speditamente il
centro, cosa che con una vettura
risulterebbe impossibile. Vedo circolare
tanti di questi mezzi e che anche
l’amministrazione comunale, con la
decisione di mettere a disposizione
gratuitamente 30 biciclette, ha capito il
problema. A questo punto non è il caso di
porsi una domanda e fornire a questa una
risposta? Dove stanno i parcheggi? E se
ci sono, sono adeguati? Io perso di no.
Non sarebbe opportuno un piano che li
preveda, gratuiti, in prossimità dei diversi
uffici comunali,degli uffici postali e poi
farmacie,banche ecc. E’ una proposta che
merita attenzione? Faccia Lei.
Grazie . F.to Nc.
e-mail
puoi inviare le tue proposte
(disegni, filmati, foto, scritti, ...)
alla posta elettronica del giornale
[email protected]
posta
puoi spedire o consegnare le tue
proposte all’indirizzo: Via Ettore
Brambilla, 3 - 22063 Cantù
Marzo Aprile 2011
*
MEMORIA
SCELTA DI LIBERTA’ ANCHE PER
IL FINE VITA.
Cantù Oggi
BIBLIOTECA UGO BERNASCONI
PRO
è ora occupata da scaffali. Va detto che
questa è la tendenza di tutte le biblioteche
moderne: mettere a vista il maggior
numero di volumi, così che gli utenti
possano servirsi da soli senza l’aiuto del
personale. Bisognerà vedere però cosa
succederà in periodo di esami, quando
solitamente la sala si riempie. La verità è
che prima o poi bisognerà pur pensare a
una nuova collocazione per questa
biblioteca, per ampliare l’area studio,
lasciare sempre più volumi a scaffale e
avere maggiori spazi per immagazzinare i
testi. I nuovi arredi rappresentano
sicuramente un passo avanti, ma
probabilmente le risorse dell’antico
convento di piazza Marconi più di tanto non
riescono a dare.
Piccola nota di rammarico. Anche se i nuovi
servizi igienici sono decisamente più
confortevoli, sembrano mancare di quel
tocco di poesia che avevano i primi.
Chissà che a qualcuno non venga in mente
di rimettere quel simpatico simbolo politico
sul fondo della tazza del water. Avrebbe di
sicuro tutto l’appoggio della redazione di
Cantù Oggi.
La biblioteca di Cantù si ridesta finalmente
a nuova vita. Nuovi arredi, nuovi servizi e
una bella mano di vernice alle pareti. È
davvero molto accogliente. E i primi ad
accorgersene sono sicuramente gli
operatori. Sembrano già più sereni,
finalmente adagiati su sedie consone alle
loro funzioni e non più appollaiati in cima a
scomodi sgabelli.
Il nuovo arredo ha permesso anche di
rivedere gli spazi. Si è aperta al pubblico la
parte sopraelevata che prima stava dietro
il bancone. Adesso è adibita a emeroteca.
Anche il piano superiore, da sempre rivolto
ai più piccoli, sembra ora godere di
maggior successo. Viene aperto, infatti,
specificatamente per i lettori più giovani,
con spazi dedicati a tre distinte fasce d’età.
È finita la pacchia per quegli universitari
svogliati che salivano a giocare a
rubamazzo. E infatti dalle testimonianze
degli stessi operatori sembra che i genitori
apprezzino molto queste nuove
disposizioni e la presenza di bambini sia
aumentata.
Resta un po’ sacrificato, a dire la verità, lo
spazio lettura al piano terra. Metà della sala
PARCHEGGIO SENZA AUTO
ampia nella quale sono dimostrati i casi
di infiltrazione ‘ndranghista - si veda
l’operazione del luglio scorso con arresti
anche a Mariano comense e nel Lecchese
- sia perché nello stesso tessuto cittadino
il male mafioso si apre spazi d’azione. A
dimostrazione di ciò sul sito dell’’Agenzia
Nazionale per l’amministrazione e la
destinazione dei beni sequestrati e
confiscati alla criminalità organizzata si
legge che nella sola Cantù sono stati
confiscati sette immobili appartenenti alle
mafie (dati aggiornati al 31 dicembre 2010).
Oggi non si può più aspettare, il discorso
sulla ‘ndrangheta va affrontato. «Parlate
della mafia. Parlatene alla radio, in
televisione, sui giornali. Però parlatene».
L’insegnamento di Paolo Borsellino è
ancora attualissimo. Giacché la criminalità
organizzata non si sconfigge solo con le
carcerazioni o i sequestri di beni. Ma anche
con la diffusione ampia della conoscenza.
«La lotta alla mafia […]non doveva essere
soltanto una distaccata opera di
repressione, ma un movimento culturale
e morale che coinvolgesse tutti e
specialmente le giovani generazioni, le più
adatte a sentire subito la bellezza del
fresco profumo di libertà che fa rifiutare il
puzzo del compromesso morale,
dell’indifferenza, della contiguità e quindi
della complicità» - Paolo Borsellino.
IL PM ILDA BOCASSINI
Se un’organizzazione come ‘ndrangheta
traffica in larga parte dell’Europa non si
può certo credere che la sua anguillesca
infiltrazione risparmi il Nord Italia. La
regione più ricca della penisola nella quale
può dilagare, inquinando così il tessuto
produttivo, attraverso la mancanza di forze
contrastanti e l’omertà o peggio la
compiacenza del potere politico.
Persino Cantù non è immune da tale
viscida penetrazione. Tanto più pericolosa
quanto più silenziosa. Perciò più dannosa
in quanto poco o nulla avvertita. Non si
vuole affermare che qui esista la volontà
di celare la presenza mafiosa, dato che
chiunque possiede tutti gli strumenti
informativi per acquisirne consapevolezza.
Bensì della necessità di dotarsi degli
anticorpi indispensabili per arginare una
presenza
la
quale
deteriora
progressivamente l’onestà del rapporto
economico e della competizione tra
soggetti produttivi.
E che da qui si riflette non solo sul cittadino
ma anche sulla consistenza della società
civile. Il risultato è la sua lenta
disintegrazione. Con il parallelo imporsi
dell’antistato.
Non vorrei che si mancasse di dotare la
città di Cantù di questi anticorpi. Sia perché
essa è inserita all’interno di una
dimensione provinciale e regionale più
COME
ARE
P ARTECIP
ARTECIPARE
Il problema va affrontato non si può più
fare finta di niente
3
R
ock
SOGNANDO LA CALIFORNIA
CON IL SURF ROCK DEGLI
WAVERS
WAVERS
“Se tutti avessero accesso all’Oceano/negli Stati
Uniti/tutti si darebbero al surf/ come in California”.
Così cantavano i Beach Boys in “Surfin’ USA”,
brano uscito nel 1963 tra i più significativi del
surf rock, genere musicale che proprio in quegli
anni e proprio con i Beach Boys cominciava ad
assumere una certa dignità e una maggiore
definizione. In realtà il surf rock era nato un
decennio prima, negli anni Cinquanta, sulle
spiagge della California. Nell’America del
benessere e dello sviluppo economico, la
California rappresentava un modello culturale
preso come punto di riferimento da centinaia di
giovani: sole, mare, belle ragazze, e il surf
naturalmente, questo sport estremo che spesso
veniva assunto come simbolo stesso della libertà
e della giovinezza. Il surf rock affondava le
proprie radici in questo contesto, e fin da subito
si fece portavoce della spensieratezza e
dell’allegria che nell’immaginario collettivo
venivano associati alla West Coast. Da qui le
caratteristiche del surf: richiami al rockabilly e al
blues, brani molto spesso solo strumentali,
perfetti per far ballare durante una festa in
spiaggia, con una sezione ritmica molto marcata
e la chitarra solista in primo piano. Il tutto per
alimentare il mito californiano, la cui eco fu così
grande da avere strascichi pure in Italia (basti
pensare al successo che ebbe “Sognando La
California”, cover dei Dik Dik di un brano dei
Mamas & Papas, che nel 1966 entrò direttamente
al secondo posto nella classifica dei dischi più
venduti e vi rimase per un bel pezzo). Questo è
quello che succedeva in America negli anni
Cinquanta. Ma evidentemente, per surfare anche
solo con la fantasia, non è necessario andare
fino in California. Lo si può fare anche qui e
adesso, a Cantù, grazie agli Wavers, band
composta da Matt, Ricky e Johnny Waver e che
si rifà proprio al sound sinuoso del surf rock. Il
gruppo è nato quattro anni fa, nel 2007, per
iniziativa di Matt e Ricky, due fratelli con la
passione della musica e virtuosi, rispettivamente,
del basso e della chitarra. Oltre a loro, la
formazione originale prevedeva Johnny alla
batteria. “Johnny prima di allora non aveva mai
suonato”, racconta Matt Waver. “Sapeva fare
solo un tempo base, un colpo di cassa e due di
rullante. Che guarda caso è il tempo tipico del
surf rock”. E così, per fare di necessità virtù, i
tre cominciano a scrivere canzoni surf, che
vennero presto impreziosite dall’intervento di
Fabio alle tastiere. Dopo di che, gli Wavers
iniziarono subito la gavetta facendo un concerto
dopo l’altro (almeno 180 live in tre anni), dando
modo di far conoscere anche in Italia il genere
surf, di certo non molto noto sul nostro territorio.
Così facendo la band canturina è riuscita in poco
tempo a crearsi uno zoccolo duro di fan, e, a
furia di live in tutta Italia, ha acquisito un’abilità
tecnica davvero impressionante. Dopo
innumerevoli concerti, la pubblicazione di un Ep
e del primo album, “Welcome To Waverland”, e
l’uscita dal gruppo di Fabio, i tre Wavers rimanenti
hanno appena pubblicato il loro secondo disco,
“Calavera”. Tredici brani completamente nuovi
che gli Wavers stanno presentando al pubblico
attraverso un tour che li sta portando nei locali
di tutta Italia. La speranza è di avvicinare la gente
a questo genere così inusuale. “Neanche noi, a
dire il vero, ascoltiamo molto surf rock”, confessa
Matt, “ma lo facciamo per una scelta artistica
ben precisa, non vogliamo lasciarci
condizionare”. E in effetti questo è un bene,
perché solamente un approccio non ortodosso
al genere poteva portare gli Wavers a inserire
nel disco le cover di “Guarda Che Luna” di Fred
Buscaglione, di “Stairway To Heaven” dei Led
Zeppelin, e di “While My Guitar Gently Weeps” di
George Harrison. Eseguite però in perfetto stile
surf, ovviamente. L’attenzione maniacale per ogni
sfumatura di suono recentemente ha portato
Matt e Ricky ad aprire un negozio di strumenti
musicali, Kawabonga, che si trova a Cantù in
via Tripoli 2 presso la sede di Spazio Tribù.
Dentro si possono trovare strumenti e
attrezzature di qualità, molte delle quali sono le
stesse che vengono usate dagli Wavers nei loro
concerti. “Gestiamo questo posto con lo spirito
del musicista, e non del commerciante”, racconta
Matt. “Offriamo delle consulenze precise e
dettagliate, oltre che corsi di musica. La gente
comincia a fidarsi di noi, facciamo leva sulla
competenza che possiamo dare ai clienti. In
questo modo diamo una mano anche a chi si è
appena affacciato nel mondo della musica e che
ha bisogno di consigli spassionati “. È qui, in
questo negozio, che si deve passare se si vuole
iniziare a suonare. Oppure, semplicemente, se
si vuole passare qualche minuto in un piccolo
angolo di California. (Sofia Marelli)
A
ssociazioni
Cantù Oggi
Marzo Aprile 2011
PARTIGIANI
4
Nel 66esimo della Liberazione, è nata a Mariano
Comense La Sezione dell’Associazione
Nazionale Partigiani d’Italia con la volontà di
essere un punto di riferimento per tutta la zona
del marianese e del canturino.
L’ANPI – fondata nel 1944 per raggruppare i
militanti nella Resistenza e dal 2006 aperta anche
a tutti coloro che si riconoscono nell’impegno
antifascista dell’associazione – intende tenere
viva la memoria degli eventi e dei caduti nella
guerra partigiana di liberazione, portare avanti i
principi ed i contenuti che quella lotta hanno
animato e che sono alla base dell’Italia
democratica e della sua Costituzione.
La sezione territoriale di Mariano – Cantù si è
costituita per volontà di alcune persone che
hanno sentito l’esigenza di colmare un vuoto
AUSER
politico e culturale, in una provincia in cui le forze
politiche di Centrodestra spesso hanno cercato
e cercano tutt’ora di ridimensionare l’importanza
della festa del 25 Aprile. Non è un caso che a
Cantù, quest’anno, le celebrazioni siano state
posticipate al 7 maggio, come se la pasquetta
delle gite fuori porta sia, per un’amministrazione
comunale, più importante di qualsiasi altra cosa.
Dati, inoltre, tutti gli attacchi alla Costituzione
Antifascista di quest’ultimo ventennio e un
tentativo nemmeno tanto velato di rivalutare e di
legittimare il fascismo, vigilare e presidiare il
mantenimento dei principi democratici diventa un
obbligo. L’ANPI, oltre a richiamare questi principi,
vuole farli conoscere, diffondere e rivivere,
soprattutto nei confronti delle nuove generazioni,
vigilando affinché non vengano disattesi, messi
in discussione o, peggio, calpestati. Per questo
invita tutti i cittadini del Marianese e del Canturino
che si riconoscono nei valori democratici e
antifascisti ad aderire e a partecipare alle sue
attività. La Sezione si riunisce tutti i lunedì sera,
ore 21.00, presso i locali della Coop di Mariano
in via Emanuele D’Adda 11. Per aderire e/o
prendere i contatti con l’ANPI di Mariano:
[email protected]
oppure
[email protected].
Giuseppe Jennarelli (Iscritto ANPI)
LA POST
A DEL
POSTA
di Flav T Mastrangelo
CUORE
Caro Flav T
Mi chiamo Guglielmo ho ventotto anni e dopo una lunga relazione con la mia fidanzata,
Caterina, ho capito che è giunto il momento di fare il passo decisivo. Insomma voglio
chiederle di sposarmi. Le cose tra di noi vanno alla grande, però sai, potrebbe sempre
preferire la situazione attuale, senza prendersi impegni, «Ma non stiamo bene così come
siamo?», e via dicendo. E’ per questo che vorrei chiederglielo in un modo diverso da solito,
un modo che davvero le faccia gridare un Sìììì così forte che la sentano anche in capo al
mondo. Per questo ti scrivo Flav T, dammi una mano.
Caro Guglielmo
Tu mi chiedi di svelarti il segreto più profondo che si nasconde in ogni donna. Come fare a
stupirle? Se ci fosse un manuale da seguire non le stupiremmo più. Se sei un ragazzo
sensibile, come mi pare di intuire, posso però darti un consiglio. Falla sentire come fosse
in una fiaba. Cavalli, carrozze, castelli, principi e regine. Vedrai che alla fine si calerà nel
ruolo e non potrà dirti di no. Si è mai vista una principessa dire di no al principe che viene a
ridestarla dal sonno? E se poi il giorno delle nozze, in un angolino lontano, ci sarà un posto
che per il tuo Flav T, la vostra fiaba si trasformerà in un vero trionfo, fidati.
Un abbraccio
Flav T Mastangelo ([email protected])
R
egiùur
MICHELE DI LEO
In un’intervista concessa durante il suo mandato
di sindaco Michele Di Leo disse che ascoltava
tutte le richieste dei cittadini, ma che con loro su
alcuni princìpi era inflessibile: ad esempio non
avrebbe mai concesso l’autorizzazione a
trasformare un’area agricola in un’area
fabbricabile.
Di Leo aveva una incredibile capacità di
ascoltare, una vocazione alla comprensione che
gli derivava dalla passione per l’insegnamento e
dalla passione pedagogica: vocazione che ha
condiviso con il fratello Giancarlo, con cui ha
percorso un largo tratto di esperienza individuale:
come lui maestro elementare, appassionato di
politica e a lungo amministratore comunale,
sindaco anche se per un periodo di tempo
maggiore, pittore di raffinata sensibilità.
Di Leo aveva saputo unire la sinistra ridandole
un respiro strategico. Con la sua amministrazione
è infatti stato approvato il primo piano regolatore
che Cantù abbia mai avuto, creata una zona di
sviluppo appositamente dedicata alle aziende
artigiane, avviate significative esperienze nel
campo della cultura, dei servizi sociali, della
partecipazione democratica. Erano quelli anni
difficili per la nostra democrazia, quelli della
solidarietà democratica e dell’unità nazionale.
Non sempre i rapporti erano idilliaci all’interno
della giunta, ma Di Leo sapeva gestire in maniera
civile il dissenso degli altri e anche il proprio.
Fu amministratore a largo raggio, consigliere
comunale a Mariano Comense, assessore in
provincia e consigliere del Casinò di Campione
d’Italia. Sempre si distinse per il tratto gentile, il
garbo, la squisita personale educazione. Non
alzava mai la voce e anche quando doveva
esprimere il proprio dissenso, talora radicale,
non si alterava mai.
Ad esempio era convinto che a non riproporlo
per il terzo mandato non fosse stata tanto la
mancata conquista della maggioranza da parte
della sinistra quanto il fatto che il leader indiscusso
del suo partito a Cantù, Oreste Dominioni,
l’avesse scaricato. Lo diceva apertamente,
proprio mentre avversava la giunta di Peppino
Anzani, varata nell’autunno del 1985. Ma il suo
garbo non gli consentiva di esprimere polemiche
fuori misura.
Michele Di Leo fu poi un fiero avversario del
SOSTIENI CANTU’ OGGI
CON LA QUOTA ASSOCIATIVA
DI 5 EURO
(10 EURO PER I SOCI SOSTENITORI)
tramite versamento sul CCP 42786707
intestato a:
ASSOCIAZIONE CULTURALE
CANTU’ OGGI
Via Ettore Brambilla 3 - 22063 Cantù
nuovo palazzetto di corso Europa. La sua voce
sembrava suonare fuori dal coro. Sono convinto
che se si fossero ascoltate con maggiore
attenzione le opinioni dell’ex sindaco sul
palazzetto, forse Cantù non avrebbe avuto la
situazione ingestibile che ha avuto per anni.
Ricordo che in parecchi colloqui personali su
questo argomento di aver notato la sua
personale sofferenza a parlare del problema: si
rendeva perfettamente conto dell’importanza
che la pallacanestro aveva assunto per la nostra
comunità, ma gli sembrava che un impianto come
quello che si ventilava era sproporzionato e fuori
misura per la nostra città. Mi pareva che il suo
civile dissenso fosse proprio legato alla sua
lunga esperienza di amministratore. Non vi era
nella sua posizione alcun tipo di pregiudizio. Tutto
nasceva da un’articolata riflessione. Mi chiedo
come mai nessuno o quasi gli abbia dato retta,
approfondendo com’era giusto e in maniera
adeguata la sua riflessione. Di Leo non fu l’unico
consigliere ad esprimere perplessità nel merito,
ma la sua fu una sorta di “vox clamantis in
deserto”.
Molto spesso le persone più sagge restano
inascoltate. Di Leo ha portato nella sua attività,
ad ogni livello, un senso fortissimo delle istituzioni
democratiche. Non ha mai travalicato alle sue
competenze e si è sempre mosso con un
atteggiamento lineare e trasparente.
Forse avrebbe dovuto puntare più volte i piedi
ed esprimere in maniera ancora più netta il
proprio malcontento. Verso di lui, come a un
vecchio caro maestro, è dovuto il massimo
affetto anche per la carica di cordiale umana
simpatia. (Giancarlo Montorfano)
Proprietario testata ed editore
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n° 10/2001 del 12.04.01
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Maggio 2011 - Cantù Oggi