Decreto Legislativo 81 / 2008 Titolo VI Movimentazione manuale di carichi 1 Cenni di anatomia fisiologica del rachide E’ costituito da elementi ossei, le vertebre, separate da dischi fibrocartilaginei articolati tra loro e vincolati da un dispositivo muscololigamentoso. Al centro di ogni vertebra, fra corpo vertebrale e arco posteriore si trova il foro vertebrale dove decorre il midollo spinale. 2 Il rachide Struttura elastica in grado di garantire in opposizione alla gravità: la stazione eretta l’equilibrio di forze e di resistenze necessarie per ogni attività cinetica 3 Il rachide Nell’unità funzionale si distinguono due sezioni: ANTERIORE: costituita dai corpi vertebrali separati dal disco; ha funzione di sostegno ed assorbimento meccanico POSTERIORE: costituita dalla coppia di articolazioni che pongono in reciproca connessione due vertebre; ha funzione di locomozione ed esecuzione di movimenti. 4 5 Il disco intervertebrale è costituito da: NUCLEO POLPOSO: è la parte interna, semifluida contenente l’88% di acqua. La funzione è di resistere e ridistribuire le forze compressive ANELLO FIBROSO: è la parte periferica, costituita da una serie concentrica di lamelle di tessuto fibroso che circondano il nucleo formando un alloggiamento inestensibile sotto pressione. (segue) 6 Il disco intervertebrale E’ privo di vasi sanguigni e fibre nervose; gli scambi nutritivi avvengono per diffusione attraverso la cartilagine limitante dei corpi vertebrali e, in minor misura, attraverso l’anello fibroso. Il regolare alternarsi di condizioni di CARICO e SCARICO sul disco determina il RICAMBIO DEI FLUIDI e quindi dei metaboliti e dei cataboliti: è questo il meccanismo con cui il disco è nutrito. La postura fissa determina quindi già dopo poche ore un arresto del ricambio per diffusione e quindi si determina una SOFFERENZA DISCALE. (segue) 7 L’alterazione cronica della nutrizione del disco comporta disidratazione del materiale nucleare con riduzione dello spazio intervertebrale, detensione dei ligamenti vertebrali longitudinali con possibilità di distacco dal periostio; viene meno la funzione di sostegno di questi ligamenti ed il materiale nucleare degenerato protrude con maggiore facilità irritando i tessuti circostanti che tendono a calcificare; si possono formare osteofiti in corrispondenza dei fori intervertebrali, con compressione delle radici nervose. 8 Un’alterata possibilità di nutrizione del disco può essere la conseguenza anche di una fissurazione della cartilagine limitante dovuta a insulti acuti sul disco: sollevamento brusco di carichi eccessivi traumi diretti 9 I carichi discali Posizioni del rachide Seduto eretto Valori di carico su vertebra lombare in Kg 65-108 Seduto flesso 189 In piedi 115 In piedi tronco flesso a 40° 172 In piedi tronco flesso a 90° + peso da 10 kg + peso da 20 kg 220 350 600-650 10 Conseguenze del carico sui dischi vertebrali e cartilagini articolari Carico lombare leggero (Kg 80-100) Favorisce l’ingresso di sostanze nutritive nel disco Carico lombare moderato (Kg 100-250) Favorisce l’eliminazione delle scorie dal disco Carico lombare intenso (Kg 250-650) Possibilità di microfratture delle cartilagini vertebrali, degenerazione artrosica e del disco Carico lombare estremo (oltre Kg 650) Microfratture delle cartilagini 11 Valori limite accettabili di carico lombare (NIOSH) L.A.: 350 Kg soggetti maschi di età < 40 anni 250 Kg soggetti maschi di età > 40 anni soggetti femmine M.P.P.: 650 Kg limite massimo invalicabile 12 Meccanismi patogenetici Carico eccessivo su colonna integra Carico fisiologico su rachide “debole” costituzionale (anomalie di sviluppo) congenito (dorso curvo giovanile) post-traumatico (spondilolistesi-lisi) 13 Principali patologie della colonna SPONDILOARTROSI: processo degenerativo della cartilagine articolare con reazione del sottostante tessuto osseo e articolare e formazione reattiva di osteofiti. Sistema disco-somatico degenerato. artrosi primaria (motivi metabolici) artrosi secondaria (invecchiamento) (segue) 14 Principali patologie della colonna DISCOPATIA: degenerazione del disco intervertebrale con disidratazione del materiale del nucleo polposo, fissurazione dell’anello fibroso con possibilità di erniazione del materiale nucleare attraverso l’anello fibroso; ERNIA DEL DISCO: protrusione della parte centrale del disco (nucleo polposo) attraverso l’anello fibroso fissurato con possibile compressione delle radici nervose. 15 Dolore lombare Il “mal di schiena”, soprattutto a livello lombare, è un disturbo particolarmente diffuso: colpisce il 70-80% della popolazione almeno una volta nella vita; insorge soprattutto nell’età produttiva, costituendo così un rilevante costo sociale e sanitario. Può avere origine dal complesso delle strutture osteo-articolari, legamentose e muscolari che compongono il rachide. Nella maggioranza dei casi tuttavia, soprattutto nei più giovani, si configura come un disturbo funzionale non attribuibile a lesioni o malattie obiettivabili delle diverse strutture anatomiche. 16 Patologie di interesse Due diversi gruppi: patologie non etiologicamente correlabili con l’attività di lavoro (patologie su base costituzionale, metabolica o genetica di tipo prevalentemente malformativo) ma che sono influenzate negativamente dal sovraccarico biomeccanico e che pertanto rappresentano una condizione di ipersuscettibilità; patologie ad etiologia multifattoriale nelle quali condizioni di sovraccarico biomeccanico lavorativo possono agire come cause primarie o concause rilevanti. Tali sono le forme che si incentrano su processi di degenerazione del disco intervertebrale (discopatie, protrusione ed ernia del disco) nonché le forme generiche acute (lombalgie da sforzo). 17 Fattori di rischio Lavorativi posture incongrue posture fisse prolungate movimentazione di carichi vibrazioni trasmesse a tutto il corpo Individuali età sesso fattori strutturali e congeniti (es. scoliosi) fattori metabolici fattori immunologici fattori psico-sociali e comportamentali 18 LOMBALGIA: ASPETTI EPIDEMIOLOGICI •Prevalenza nella pop. generale degli Stati Uniti: 70% •Incidenza certificati malattia per LBP sul tot delle certificazioni nelle industrie degli Stati Uniti: 15% (National Safety Council, 1990) •(Nicolson) studio su 3812 infermieri incidenza di LBP: 43% •(Jensen) studio caso/controllo: -ausiliari RR 22,1 -inf. gen. RR 13 -inf.prof.,T.S.R.M. RR 5 •(Stubbs 1979) giornate lavorative perse dagli infermieri generici per lombalgia: 750.000/anno 19 LOMBALGIA (LOW BACK PAIN) Gli infermieri professionali presentano la prevalenza più elevata di lombalgia tra le varie categorie professionali, maggiore anche rispetto agli addetti dell’industria pesante (Occhipinti e Colombini) Nell’ambito delle professioni sanitarie, le affezioni cronico-degenerative della colonna vertebrale assumono particolare rilievo tra gli addetti alla mobilizzazione dei pazienti. Insorgenza di LBP: -46 % dei casi prima dei 30 anni di età -49,5 % nei primi 3 anni di lavoro -Prevalenza di LBP infermieri: 16,8% sul tot del personale esaminato (Magora 1970) 20 INCIDENZA DI LOW BACK PAIN PER REPARTO (da Pheasant e Stubbs 1992) REPARTO Medicina generale INCIDENZA PER 1000 TURNI/ANNO 365 Geriatria 339 Ortopedia 339 Ostetricia 61 Day hospital 43 Pronto soccorso 16 Amministrazione 8 21 VALUTAZIONE DEI RISCHI IN RELAZIONE ALLA MANOVRA DI MOBILIZZAZIONE (da Pheasant e Stubbs 1992) MANOVRA Presa a cucchiaio VALUTAZIONE DEL RISCHIO Alto Da carrozzina a letto Alto Sollevamento a tre persone Alto Presa gomito-ascella Moderatamente alto Da letto a carrozzina Moderatamente alto Presa di spalla Sollevamento con traversa Basso Molto basso 22 Prevalenza di procedure scorrette osservate durante le attività di mobilizzazione di pazienti (da Takala e Kukkonen 1987) Flessione > di 60° per rifacimento letti 71% Flessione > di 60° per sollevamento malati 42% Rotazione del tronco 33% Mancato utilizzo di ausili pneumatico-meccanici 26% 23 D.Lgs. 81/08 Campo di applicazione del titolo V I (art. 167) Per azioni od operazioni di movimentazione manuale di carichi si intende non solo quelle più tipiche di SOLLEVAMENTO ma anche quelle di TRASPORTO TRAINO SPINTA 24 D.Lgs. 81/08 Campo di applicazione del titolo V I (art. 167) Comma 2 a) movimentazione manuale dei carichi: le operazioni di trasporto o di sostegno di un carico ad opera di uno o piu' lavoratori, comprese le azioni del sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico, che, per le loro caratteristiche o in conseguenza delle condizioni ergonomiche sfavorevoli, comportano rischi di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari; b) patologie da sovraccarico biomeccanico: patologie delle strutture osteoarticolari, muscolotendinee e nervovascolari. 25 Campo di applicazione del titolo VI (art. 168) Obblighi per il datore di lavoro individuazione dei compiti che comportano una movimentazione manuale potenzialmente a rischio meccanizzazione dei processi in cui vi sia movimentazione ausiliazione degli stessi processi e/o adozione di adeguate misure organizzative laddove non sia possibile la meccanizzazione uso condizionato della forza manuale valutazione dell’esistenza e dell’entità del rischio sorveglianza sanitaria informazione e formazione (art 169) 26 D.Lgs. 81/08 - Allegato XXXIII Lista dei diversi elementi lavorativi ed individuali che, se presenti, da soli o in modo reciprocamente interrelato, comportano un rischio più o meno elevato per il rachide dorso-lombare caratteristiche del carico sforzo fisico richiesto caratteristiche dell’ambiente di lavoro esigenze connesse all’attività fattori individuali di rischio 27 Valutazione del rischio L’esistenza di un sovraccarico per il rachide dorso-lombare va valutata tenendo conto del complesso dei diversi elementi di rischio lavorativo riportati nell’allegato Sono utili modelli di valutazione del rischio che, parametrando i principali elementi, portino a definire, per ogni scenario lavorativo dato, qual è il massimo peso del carico movimentabile in quella determinata condizione. 28 Valutazione delle azioni di sollevamento Modello proposto dal NIOSH (National Institute for Occupational Safety and Health) nel 1993: è in grado di determinare, per ogni azione di sollevamento, il cosiddetto LIMITE DI PESO RACCOMANDATO attraverso un’equazione che, a partire da un massimo peso ideale sollevabile in condizioni ideali, considera l’esistenza di eventuali elementi sfavorevoli e tratta questi ultimi con appositi fattori di demoltiplicazione. 29 Applicando la procedura a tutti gli elementi considerati si può pervenire a determinare il limite di peso raccomandato nel contesto esaminato Il passo successivo consiste nel calcolare il rapporto tra peso effettivamente sollevato (numeratore) e peso limite raccomandato (denominatore) per ottenere un indicatore sintetico di rischio. Rischio minimo: per valori tendenziali < 1 Rischio presente: per valori tendenziali > 1 tanto è più alto il valore dell’indice tanto maggiore è il rischio. 30 N.I.O.S.H. 1993 Peso sollevato/ Peso limite raccomandato = Indice di Sollevamento C. di Peso: peso massimo raccomandato F. Altezza: altezza da terra mani inizio F. Dislocazione: altezza terra mani fine F. Orizzontale: distanza massima dal corpo F. Frequenza: frequenza del sollevamento F. Asimmetria: angolo asimmetria sul piano sagittale F. Presa: facilità di presa Indice di Sollevamento: < 0,75 - AREA VERDE trascurabile 0,76 - 1,25 - AREA GIALLA - formazione, sorv. san., bonifica a medio-lungo termine > 1,25 - AREA ROSSA formazione, sorv. san., bonifica a breve termine 31 32 Metodologia di analisi per la stima del carico di lavoro in un reparto ospedaliero Organizzazione del reparto - personale infermieristico presente per turno - Occupazione media del reparto: % pazienti non autosufficienti Tipologie di movimentazione - Mobilizzazione paziente a letto - Trasferimento paziente letto-carrozzina, letto-barella - Trasporto paziente con il letto Frequenza dell’attività - Occasionale - Abituale Ausili meccanici e carenze strutturali - Assenti - Presenti 33 L’indice sintetico di esposizione MAPO Studio multicentrico (Menoni et al. 1999) coordinato da EPM per validazione di un modello di valutazione dell’esposizione al rischio da movimentazione manuale pazienti. MAPO = Movimentazione a Assistenza Pazienti Ospedalizzati MAPO = (NC/Op x FS + PC/Op x FA) x FC x Famb x FF NC/Op = rapporto fra pazienti Non Collaboranti ed operatori presenti in ciascun turno PC/Op = rapporto fra pazienti Parzialmente Collaboranti ed operatori presenti nei tre turni FS = fattore sollevatori FA = fattore ausili minori FC = fattore carrozzine Famb = fattore ambiente FF = fattore formazione 34 Nell’espressione proposta, i rapporti fra pazienti Non Autosufficienti e Operatori (NC/Op e PC/Op) risultano essere un dato di primaria importanza che è funzione della frequenza dei sollevamenti e/o spostamenti oggettivamente richiesti agli operatori del reparto esaminato. Questi rapporti vengono “ponderati” in relazione ai fattori “sollevatori” ed “ausili minori” al fine di valutare il potenziale sovraccarico biomeccanico indotto dalle operazioni di trasferimento a seconda della presenza/assenza e adeguatezza degli ausili considerati. Gli altri fattori (FC, Famb, FF) agiscono di fatto come moltiplicatori (in senso negativo o positivo) del livello generale di esposizione (aumento/diminuzione della frequenza o del sovraccarico delle operazioni di trasferimento manuale di pazienti). 35 Il metodo proposto presenta una sua validità in quanto l’indice non solo ordina le situazioni per entità di esposizione ma consente di individuare almeno tre livelli di azione secondo il modello del semaforo (verde, giallo, rosso) Area verde = indice MAPO compreso fra 0 e 1.5 = rischio praticamente trascurabile Area Gialla = valori compresi tra 1.51 e 5 = esposizione che seppure non rilevante, può comportare un aumento delle patologie a carico del rachide lombosacrale = utile attivare la formazione, la sorveglianza sanitaria e la programmazione di interventi di bonifica a medio-lungo termine Area rossa= valori > 5 = esposizione tanto più significativa quanto più il valore dell’indice aumenta = necessario attivare programmi di formazione e sorveglianza sanitaria specifica nonché predisporre ed attuare un piano per la rimozione dei fattori di rischio a breve termine. 36 FATTORI CRITICI RELATIVI AGLI ASPETTI INDIVIDUALI DEGLI OPERATORI 1. ETA’: Variabilità nella prevalenza di LBP tra le categorie di soggetti più giovani, più anziani o con maggior anzianità di mansione, in relazione a differenti situazioni. 2. ANTROPOMETRIA: Obesità, incompatibilità delle attrezzature sanitarie 3. ALLENAMENTO: Il frequente scarso allenamento, comporta maggiore vulnerabilità osteo-artro-mio-tendinea alle sollecitazioni 4. FATTORI PSICOSOCIALI: Affaticamento, ansia, stress e tono dell’umore depresso, appaiono significativamente correlati con le rachidopatie 37 Misure di prevenzione Organizzazione del lavoro Idonei percorsi Idonei ausili Robotizzazione Progettazione degli spazi 38 INDICAZIONI GENERALI DI PREVENZIONE: Non fare mai strappi né sollevando né deponendo: quello che non si riesce a fare lentamente non deve essere fatto di colpo Aiutare e farsi aiutare: non sollevare mai da soli carichi troppo pesanti Usare il più possibile le gambe e le braccia e NON la schiena: prediligere la flessione di gambe e braccia piuttosto che la flessione della schiena 39 INDICAZIONI GENERALI DI PREVENZIONE: Evitare sforzi oltre che in flessione anche in estensione del rachide: se possibile è meglio spingere che tirare Evitare contemporanei movimenti di flessione e torsione del busto Non portare pesi asimmetricamente (meglio 15 Kg per parte che 25 da una parte sola) 40 NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI: Fare esercizio fisico (non “necessariamente” agonismo, palestre o culturismo/pesistica, sport che sollecitino particolarmente il rachide) Dormire con la schiena dritta, meglio supini piuttosto che proni Non affossarsi nel divano Evitare di mantenere a lungo la stessa posizione statica Guidare con il sedile ben regolato che permetta di appoggiare tutta la schiena ed il collo e non per periodi molto prolungati Stirare seduti o con un rialzo sotto il piede, non in piedi con il rachide incurvato 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 Sorveglianza sanitaria Visita preventiva Intervista anamnestica mirata Esame clinico-funzionale del rachide se motivato sospetto diagnostico Radiografia o altri esami strumentali o di laboratorio Eventuali accertamenti clinico-specialistici 57 Sorveglianza sanitaria Visite periodiche Utilizzazione generalizzata dell’indagine anamnestica mirata Esame clinico-funzionale del rachide nei casi positivi all’indagine anamnestica Ulteriori esami specialistici radiologici e strumentali se necessari. In particolare se si prospetta l’opportunità di un giudizio di idoneità condizionata 58 Sorveglianza sanitaria Periodicità degli accertamenti Triennale: soggetti di età compresa tra 18 e 45 anni esposti a condizione di MMC con indice tra 1 e3 Biennale: per i più giovani e per > 45 anni Se indice di rischio superiore si aumenta la periodicità dei controlli 59