DI ROBERTO IOVINO lo stesso tetto. Si dice che i padri stravedano per le figlie. Accardo non sarà un’eccezione, trovandosene due in un colpo solo. Fin troppo facile immaginare una carriera musicale per almeno una delle due bimbe considerando l’attività concertistica dei genitori: «È presto per parlarne», mette le mani avanti Accardo che ricorda del resto i suoi inizi violinistici. «Ho sempre avuto la musica nel sangue. Mio padre a Torre del Greco era un incisore di cammei, lavorava il corallo, ma amava la musica. Si era comprato un violino e l’aveva studiato da autodidatta. Il suo sogno era avere un figlio musicista. Non l’ho fatto penare. Avevo tre anni quando gli chiesi un violino vero e non i soliti strumentini-giocattolo. Lui, era il 1944, andò a piedi fino a Napoli, cercò un liutaio e mi comprò un violino piccolo pagandolo ben 1.000 lire. La mattina trovai la custodia in fondo al letto, l’aprii, presi lo strumento e cominciai, aggiustandomi come potevo, a cercare di intonare qualche canzone: la prima fu Lilì Marlene, che sentivo sempre suonare da mio padre. Poi iniziarono le prime tournée in casa Salvatore Accardo diventa papà a 67 anni di due DUETTO PER VIOLINI L a vita di un artista da cinquant’anni sulla ribalta internazionale è piena di emozioni e ricordi forti. Per Salvatore Accardo gli eventi incancellabili nella memoria sono tanti: la vittoria del Premio Paganini a soli 17 anni, la soddisfazione di suonare il Cannone, il violino di Paganini (il celebre e preziosissimo Guarneri del Gesù custodito nel Comune di Genova, Palazzo Tursi), la felicità di poter acquistare lo Stradivari che fu di Dino Francescatti. Ma tutto questo è niente a confronto delle emozioni che il grande violinista sta provando in questi mesi. Ad agosto, infatti, la sua compagna, Laura Gorna, giovane primo violino dell’Orchestra da camera italiana (fondata e diretta dallo stesso Accardo) lo 64 LUGLIO 2008 CLUB3 renderà padre di due gemelline. Diventare padre per la prima volta a 67 anni non è facile: «Sono – dice Accardo raggiante – perfettamente d’accordo; è una gioia immensa, il coronamento di un sogno. Al tempo stesso si rimane disorientati, non si sa quello che ci aspetta. Sono abituato a un certo tipo di vita e credo che cambierà molto. Gli amici che hanno provato questa esperienza mi assicurano che cambierà del tutto». La paternità di Accardo, da anni divorziato dalla prima moglie, ha suscitato l’interesse dei media. Alla coppia sono arrivati messaggi augurali da amici e fan. Dimostrazioni di affetto e stima che fanno piacere: «Non sto più nella pelle», ha confessato il violinista che a breve dovrà fare i conti con tre donne sotto [MUSICA] scatti”. In effetti lo amavo, ma gli chiesi da cosa si fosse accorto di questa predilezione. “Ha il suo stesso suono”, sentenziò!». La triade dei violini amati si completa con il Cannone di Paganini: «È uno strumento incredibile. L’ho imbracciato per la prima volta a 17 anni quando vinsi il Premio Paganini (primo italiano ad aggiudicarsi l’ambito riconoscimento). Da allora l’ho suonato molte volte e in ogni occasione mi ha regalato sensazioni incredibili. Un violiniÈ una gioia immensa, sta ha un rapporto con lo strumento diverso il coronamento di un rispetto, per esempio, a un pianista. Il pianisogno. Chi ha provato sta suona sempre su strumenti diversi. Noi il questa esperienza mi nostro violino, lo abbracciamo, lo stringiaassicura che cambierà mo, diventa parte del nostro corpo». tutto della mia vita Da alcuni anni Accardo alterna l’archetto alla bacchetta direttoriale: «Sì, è stata una scelta maturata nel tempo. Anni fa mi trovai a suonare con i Musici, facendo a meno del direttore. Mi appassionai a repertori che non aveSalvatore Accardo vo frequentato. Poi fondai un con i suoi violini mio gruppo e cominciai a dirie mentre dirige gere qualche sinfonia di Mo- “ ” gemelle dalla compagna musicista di parenti. Il repertorio comprendeva le canzoni napoletane, il coro a bocca chiusa della Butterfly e sempre Lilì Marlene». Un altro violino importante è lo Stradivari del 1727 acquistato qualche anno fa: «Avevo 12 anni quando mio padre mi regalò un disco di Francescatti. Ascoltai il Concerto di Saint Saens e rimasi folgorato dal suono di quel violino, aveva una quarta corda splendida. Dissi che avrei voluto possedere quello strumento e mio padre rispose che nella vita non si può mai dire. Ebbene, quel violino è mio ormai da diversi anni. L’ho acquistato direttamente da Francescatti, straordinario musicista, che lo ha suonato per 45 anni e ci ha messo tanto di sé. Perché lo strumento finisce per prendere le caratteristiche di chi lo suona. Ricordo un aneddoto curioso. Suonai questo violino per la prima volta a New York alla Carnegie Hall. Eseguii il Secondo concerto di Paganini e alla fine mi avvicinò un anziano musicofilo che mi disse: “Sono sicuro che il suo violinista preferito sia France- zart e di Beethoven. Ci presi gusto e nel tempo ho approfondito questo aspetto della mia professione». La musica, la famiglia, l’attesa per la nascita delle due gemelle, la necessità di rivedere i propri tempi alla luce delle esigenze delle due piccole. Posto per hobby nell’immediato futuro di Accardo ce ne sarà forse poco. Ma una passione l’artista continuerà a coltivarla: «Forse non tutti sanno che per un certo tempo sono stato in bilico fra due strade diverse: la musica e il calcio. Da bambino ero un eccellente portiere, a 12 anni mi voleva acquistare la Turris. Ero specialista nel parare i rigori. Poi ho dovuto scegliere, i guantoni e l’archetto insieme non potevano andare. Né ero disponibile a cambiare ruolo: correre mi piaceva poco, preferivo stare fermo in porta e dirigere la difesa. Ma la passione è rimasta. Sono un acceso juventino molto soddisfatto di quel che la squadra ha fatto quest’anno». 왎 “ ” Ho sempre avuto la musica nel sangue. Mio padre mi regalò il primo violino quando avevo tre anni. Ci suonavo Lilì Marlene CLUB3 65 LUGLIO 2008