MILANO
ACCADEMIA DI BELLE ARTI
Lettura dell’opera d’arte
Classe di concorso 25 A
Leonardo da Vinci, L’ultima cena
Refettorio di Santa Maria delle Grazie,
Milano, 1496
L’ultima cena, raffigura l’episodio in cui Gesù, riunito con discepoli per festeggiare la Pasqua
ebraica, annuncia che uno degli apostoli sta per tradirlo e istituisce l’ecaurestia. Il tema
dell’ultima cena di Gesù e degli apostoli è svolto da Leonardo in maniera originale. Giuda il
traditore, non è isolato come in altre rappresentanze del tempo, e ciascuno degli apostoli, con i
propri gesti, sembra chiedere chi è possa essere il colpevole e cerca di allontanare da se il
sospetto.
La disposizione degli apostoli
Il secondo gruppo
Il terzo gruppo
Leonardo ha disposto i 12 apostoli in 4
gruppi di 3 personaggi, ognuno a destra e
a sinistra della figura centrale
Nel secondo gruppo, a sinistra, Pietro
si sporge verso Cristo. Davanti a lui
Giuda si ritrae stringendo il sacchetto
dei denari, mentre Giovanni è
disperato
Nel terzo gruppo, a destra,
Tommaso con accanto
Giacomo maggiore e Filippo
in piedi.
Giuda
Il primo gruppo
Nel primo gruppo, a sinistra,
Giacomo Minore e Andrea
sono in piedi a parlare fra loro
Il traditore di Gesù e l’unico dei
personaggi ad appoggiare il gomito sul
tavolo sporgendosi in avanti. In tal
modo il volto è rivolto all’indietro ed è
l’unico che lo spettatore non vede.
Il quarto gruppo
Nel quarto gruppo,infine,
Matteo e Simone si rivolgono
a Taddeo.
La scena
Leonardo colloca tutte le figure degli
apostoli su un unico piano, a gruppi
di tre. La scena raffigurata descrive
le reazioni degli apostoli alla frase
evangelica di Gesù:”uno di voi mi
tradirà”.
La prospettiva
Il soffitto a cassettoni indica l’orientamento
della luce e sottolinea l’effetto prospettico.
Sul fondo della composizione, al di là di tre
grandi aperture, si scorge un un lontano
paesaggio con la luce che volge al tramonto.
Gli stati d’animo
La tavola
Le parole di Cristo fanno scaturire negli
apostoli i sentimenti più diversi: rabbia,
rassegnazione, dolore, stupore, sgomento,
paura. Giuda il traditore è l’unico a non
avere una reazione passionale.
Sulla tavola imbandita sono riconoscibili
molti dettagli: i ricami della tovaglia, le
stoviglie, le brocche, i vassoi; tutti gli
elementi dipinti con grande minuzia e
cura per i particolari.
Spazio reale e spazio dipinto
L’impressione di continuità fra refettorio e
ambiente del cenacolo era percepita dal
superiore del convento posto al capotavola, ma
anche dai frati durante i loro pasti: Leonardo,
aveva infatti inclinato il pavimento per mostrare la
superficie della tavola e aveva illuminato la scena
come se la luce entrasse dalle finestre reali sul
muro sinistro.
Posizione del
refettorio all’interno
del complesso di
Santa Maria delle
Grazie
L’idea di continuità viene percepita
anche dagli spettatori che si trovano
ai piedi dell’affresco.
Leonardo pensò all’ambiente del cenacolo
come un’ideale prosecuzione
dell’architettura del refettorio di Santa
Maria delle Grazie. Il punto di fuga
prospettico coincide infatti con la figura di
Cristo, che è posto al centro della
composizione.
Ultima cena,
ricostruzione
prospettica calcolata
come se il punto
principale (F)
coincidesse in
altezza con l’occhio
dell’osservatore
medio: l’analisi è
operata in rapporto
alla sezione
trasversale del
refettorio.
Disegni preparatori
Per la realizzazione di un'opera così
complessa e ambiziosa qual è stata appunto
l'Ultima Cena, Leonardo aveva eseguito molti
studi, ricerche e disegni prima di giungere
alla stesura definitiva della grande
composizione. Alcuni di questi disegni sono
fortunatamente sopravvissuti e sono
conservati nella biblioteca reale del Castello
di Windsor in Inghilterra dove erano giunti nel
1600 e solo successivamente ne entrò in
possesso la Casa reale.
La preziosa raccolta, composta da 20
disegni eseguiti su grandi fogli, rappresenta
sicuramente solo una piccola parte di un
immenso lavoro preparatorio. Questa
certezza la si ricava dalla considerazione che
Leonardo, per poter raggiungere il massimo
grado di realismo e di coinvolgimento e per
poter giungere alla definizione dei volti e
delle espressioni, ha eseguito vari studi dal
vivo, adattandoli poi nella pittura murale a
seconda dell'esigenza di caratterizzare
diversamente i vari apostoli. E ciò vale anche
per la varietà dei gesti, delle attitudini, dei
raggruppamenti e della stessa struttura
prospettica.
Il più significativo fra i disegni superstiti è il foglio n. 12542 in quanto ci trasmette le prime idee compositive della
"Cena". Il foglio contiene in forma approssimativa e abbreviata due studi sulla disposizione degli apostoli. Nel
primo disegno a sinistra Leonardo ripropone lo schema tradizionale con Giuda seduto da solo dalla parte opposta
della mensa, mentre nello schizzo più in basso la composizione, molto più animata, é più vicina alla versione di S.
Maria delle Grazie.
Altri disegni della stessa raccolta sono riferiti a studi di figure degli apostoli. Particolarmente suggestive le teste di
Simone, Giacomo Maggiore, Filippo e Bartolomeo.
Una diversa lettura del dipinto è stata suggerita dal
popolare romanzo giallo il “Codice Da Vinci” dello
scrittore Dan Brown. Secondo tale ipotesi, che vuole
dare un significato esoterico al dipinto, il discepolo alla
destra di Gesù Cristo sarebbe una donna, complici i
tratti femminei del volto, e con essa Leonardo avrebbe
voluto rappresentare Maria Maddalena. Tale
interpretazione è funzionale alla trama del romanzo.
Nella narrazione alcuni particolari dell'affresco, quali
l'opposta colorazione degli abiti di Gesù e della
presunta Maria Maddalena, l'assenza del calice, tutti i
commensali hanno un bicchiere piccolo senza stelo e
di vetro compreso Gesù Cristo invece del calice citato
nel Nuovo Testamento, la mano posata sul collo della
donna come per tagliarle la gola e infine la presenza di
un braccio con la mano che impugna un coltello che
sembra non appartenere ad alcun soggetto ritratto nel
quadro, sono utilizzati per cercare di dimostrare che
Maria Maddalena fosse la possibile compagna
(moglie) di Gesù, ipotesi rinnegata dalla Chiesa perchè
avrebbe sminuito la divinità di Gesù. Questa
interpretazione del dipinto è tuttavia confutabile
attraverso un'attenta analisi dell'opera.
Ma quante mani ci sono?
In questa elaborazione sono state evidenziate solo le mani presenti nell'affresco.
Dan Brown come molti altri prima di lui cita la leggenda sull'errato numero di mani. Un attenta
osservazione le riporta tutte ai legittimi proprietari.
In questa elaborazione sono evidenziate le singole coppie di mani ed un numero che
identifica i singoli 13 personaggi:
1 Bartolomeo, 2 Giacomo Minore, 3 Andrea, 4 Pietro, 5 Giuda, 6 Giovanni,
7 Gesù, 8 Giacomo Maggiore, 9 Tommaso, 10 Filippo, 11 Matteo, 12 Giuda Taddeo e 13
Simone Zelota.
Dove è il mistero? Basta osservare e contare. Ci sono tutte. La seconda mano di Tommaso si
trova subito sotto la mano sinistra di Giacomo il Maggiore.
Ti ammazzo o ti rassicuro?
Nella selezione sono presenti due apostoli che sembrano
riferirsi l'uno all'altro. Nell'interpretazione classica è Pietro che
parla con Giovanni, appoggia la mano sulla sua spalla e lo
rassicura. Dan Brown insinua che sia evidente un
atteggiamento del tipo "Stai buona se no ti ammazzo" con
tanto di coltello e mano sulla gola. Pietro appoggia una mano
sulla spalla di Giovanni per rassicurarlo, lontano dall'altra parte
ha in mano un coltello, più che naturale in una tavola
imbandita. Dan Brown suggerisce un atteggiamento
minaccioso, i volti però non sono nervosi e nè sembrano
spaventati. Anzi sembrano entrambi rilassati.
Altre supposizioni
L'inclinazione delle figure di Gesù e della
Maddalena crea uno spazio vuoto a
forma di V. La V è simbolo del femminino
sacro
Il contorno delle due figure disegna una
M.
La M è l'iniziale dei due nomi: Maria e
Maddalena. La donna di Gesù sarebbe
quindi indicata quasi per nome.
E se la verità sta nel mezzo..?
Leonardo, La Vergine delle rocce,
1483-1486 – Louvre, Parigi
...e se fosse vero che Leonardo, avesse voluto dare un volto femminile
all’apostolo vicino a Cristo, ma se non si trattasse della Maddalena, bensì
del volto di sua Madre Maria. In un momento così difficile della vita di
Cristo, Leonardo forse ha immaginato di avvicinargli sua Madre, la postura e
l’espressione, restano effettivamente molto simili alla Vergine delle rocce,
dello stesso autore, di un decennio precedente.
Lo stesso soggetto visto da altri artisti e in epoche diverse
ultima cena, mosaico bizantino, 520
Sant’Apolinnare nuovo
Ravenna
Giotto, l'ultima cena, 1306
Cappella degli Scrovegni
Padova
Beato angelico, Eucarestia, 1445
Convento di S. Marco
Firenze
Andrea del Castagno,
Ultima cena, 1447
Ghirlandaio, ultima cena, 1480
Ghirlandaio Domenico
Ultima cena, 1480
Refettorio del Convento di Ognissanti
Firenze
Bouts Dirck, Ultima cena,1468
Colleggiata di S. Pietro
Lovanio
Rosseli Cosimo,
Ultima cena, 1481
Cappella Sistina
Città del Vaticano
Perugino Pietro,
Ultima cena, 1490
Ex Convento di Sant’Onofrio
Firenze
Raffaello, Ultima cena,1519,
Palazzo Vaticani
Città del Vaticano
Tiziano, Ultima cena, 1564
El escorial
Madrid
Tintoretto Jacopo
Ultima cena, 1566
San Trovaso
Venezia
Bassano Jacopo,
Ultima cena,1567
Dalì Salvador, Ultima
cena, 1955
National Gallery of Art
Washington D.C.
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Pres-1. Leonardo, Ultima cena