UNA VITA IN TRINCEA
05-09-1916
Caro diario,
Il 27 agosto gli imperi centrali ci hanno dichiarato guerra. Stiamo preparando tutto il necessario per la
partenza verso il Monte Sasso e ovviamente predisponiamo tutto ciò che ci servirà a vivere lì.
L’anno scorso è iniziata la costruzione delle trincee ed è stata ultimata solo poco tempo fa. Anche se siamo
stati aiutati dai muli per quanto riguarda il trasporto dei materiali e soprattutto del cemento, è stata dura.
Persino le donne e I ragazzini hanno dovuto dare il loro contributo perchè, secondo il generale Cadorna,
serviva ogni tipo di aiuto per poter fermare quello che allora era il possibile attacco nemico. Ora l’attacco
non è più un’ipotesi ma una certezza. Entro pochi giorni potrò finalmente dimostrare di cosa sono capace.
09-09-1916
Caro diario,
Oggi siamo arrivati alle trincee. Fortunatamente non mi hanno fatto salire molto in alto sul monte, non
ricordavo che la salita fosse così dura, soprattutto con tutte queste munizioni e queste armi addosso.
Adesso è sera e abbiamo appena finito di cenare con dei cibi in scatola che, essendo a lunga
conservazione, sono molto pratici. Non fa molto freddo ma ho comunque un sacco a pelo per sicurezza.
Da qui non si vede nulla, solo alberi. Io e i miei compagni non riusciamo a vedere il fronte nemico; anzi,
quando siamo nelle trincee non riusciamo a vedere ciò che succede intorno poichè I muri costruiti in pietra
sono alti più di due metri tant’è che per essere pronti a scattare in piedi al momento dell’attacco dovremmo
aiutarci facendo forza con le braccia attaccandoci a delle maniglie di ferro conficcate nella pietra. Subito
accanto alcuni buchi ci permettono di tenere a portata di mano molte munizioni.
Dormiamo proprio qui, protetti dagli alti muri, tanto stretti che solo uno di noi alla volta può passare. Il
comandante adesso ci ordina di dormire perchè domani mattina probabilmente ci sarà un’esercitazione.
Obbedisco agli ordini, voglio dimostrare la mia fedeltà all’esercito e voglio essere in forma domani per
poter imparare il più possibile e per farmi notare dal comandante.
16-11-1916
Caro diario,
Anche oggi un’altra esercitazione. Inizia a fare freddo e questo mi spaventa soprattutto perchè si sta
avvicinando l’inverno e le donne non hanno ancora iniziato a portarci indumenti o coperte più pesanti. Fin’ora
sono venute solo poche volte per portare da mangiare, sempre lo stesso cibo da settembre. L’altro giorno mi
hanno spostato, sono stato mandato più a nord e da qui si vede la Svizzera.
In questo modo possiamo controllare con largo anticipo gli spostamenti del nemico che al momento
dell’invasione sarà sorpreso dal nostro attacco imprevedibile. Le mitragliatrici, infatti, sono nascoste dalla
vegetazione e posizionate nelle case matte: delle gallerie che abbiamo scavato nella gonfolite.
Noi soldati ci nascondiamo nelle trincee e anche qui abbiamo calcolato tutto: la struttura è composta da una
serie di linee spezzate con angoli acuti a zig zag per evitare il fuoco di fila e il propagarsi delle esplosioni. I
nostri avversari si troveranno in seria difficoltà.
07-01-1917
Caro diario,
Ci troviamo nello stesso luogo da mesi e non è successo ancora nulla di eccitante.
Nessuno di noi ha un’idea di come sia la faccia del nostro nemico. Le giornate iniziano a svolgersi sempre
nel solito modo tranne che per il tempo che sembra peggiorare di continuo. Si gela e le nicchie di
protezione che abbiamo costruito non bastano per tutti, alcuni sono costretti a rimanere esposti al freddo e
alla neve.
Niente si muove intorno, è tutto calmo; gli unici rumori che sentiamo provengono da noi stessi e con la fine
dell’autunno nemmeno le foglie si muovono più. Nonostante ciò, le sentinelle sono sempre di turno, c’è
sempre qualcuno che controlla il fronte nemico.
23-03-1917
Caro diario,
Il freddo gelido è finalmente passato e per fortuna è iniziata la primavera. Il monte sembra rinato, I rumori
sono frequenti e vari. Abbiamo imparato a riconoscere il canto degli uccelli: il picchio, il pettirosso, l’usignolo,
il merio, il fringuello, la cinciallegra e il nibbio bruno.
Tuttavia anche questa stagione ha i suoi inconvenienti infatti piove spesso e l’acqua trasforma il terreno in
un abbondante fango molto molle che ci avvolge fin sopra le caviglie. La pioggia riempie il ruscello che,
come mi ha detto un ragazzo più grande e più esperto di me, va a formare il Seveso. Finalmente imparo
qualcosa di nuovo, qualcosa che non riguarda le armi.
03-05-1917
Caro diario,
sono arrivati ordini dal generale Cadorna. A quanto pare la guerra si sposta su altri fronti, verso nuove
battaglie. Il nostro compito qui è finito e finalmente possiamo tornare a casa. Ho passato quasi un anno qui
sul Monte Sasso, senza vedere la mia famiglia perchè “servivo” all’Italia e quindi dovevo rimanere qui. A
cosa servivo? Torno a casa dopo tantissimo tempo senza aver mai visto il mio nemico, il nemico dell’Italia.
Nei prossimi giorni raccoglieremo tutto quello che abbiamo accomulato nel corso dei mesi e ripartiremo.
BIBLIOGRAFIA
- http://linea.cadorna.alpinicomo.it
Foto di Suma Elisa
Testo di Sordelli Annalisa
Editor Aiani Greta
Classe 5LB
a.s. 2010/11
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