Numero 34
aprile 2012
Ordinazione Sacerdotale
di don Massimo Borsani
Lunedì 7 maggio ore 20.30 S.Messa
con riflessione sul tema:
“Un nostro giovane diventa prete: quale
significato per la nostra comunità?”, tenuta da
Don Luigi Brambilla, Parroco.
Mercoledì 9 maggio ore 20.30 S.Messa
con riflessione sul tema:
“Investire sulle vocazioni: quale pastorale
vocazionale per le nostre comunità?”, tenuta da
Mons. Prof. Ennio Apeciti, Seminario Arcivescovile di
Milano.
Martedì 8 maggio ore 20.30 S.Messa
con riflessione sul tema;
“Il presbitero diocesano: uomo di relazione”,
tenuta da Don Andrea Citterio, giovane sacerdote
Gioved: 10 maggio ore 20.30
Adorazione Eucaristica su tema sacerdotale
Venerdì 11 maggio ore 20.30 S.Confessioni:
giornata penitenziale a iniziare dal pomeriggio
Sabato 12 maggio
ore 10.00: Ordinazione presbiterale di don Massimo Borsani nella cattedrale di Albenga
ore 20.30: Accoglienza del novello sacerdote presso la cappella di S.Rocco con la presenza e il saluto delle
autorità civili, delle associazioni, dei gruppi catechistici, delle associazioni parrocchiali, in particolare del Consiglio
Pastorale. Cammino verso la chiesa percorrendo via S.Rocco, via S.Antonio, via S.Agostino, sosta presso la
chiesa di S.Agostino, via Catenacci, via Caimi, via Parini, piazza S.Anna, Chiesa Parrocchiale
Canto dei vesperi e benedizione del calice e della patena.
Domenica 13 maggio:
ore 10.15: Corteo dalla casa del novello sacerdote (via De Gasperi n°5).
Si percorreranno via De Gasperi, via Cesare Battisti, via Carena, via Caimi, scuola
dell’infanzia dove il sacerdote novello e i sacerdoti vestono i paramenti liturgici, via
Parini, piazza S.Anna, Chiesa Parrocchiale.
ore 11.00 Prima S.Messa solenne di don Massimo Borsani
Terrà l’omelia Don Sergio Lucato (sacerdote locatese salesiano).
ore 13.00 Pranzo
ore 20.30 Compieta e processione Eucaristica con partenza dalla
cappella della Madonna di Fatima.
Si percorreranno via Mazzini- via Parini- piazza S.Anna, Chiesa Parrocchiale dove il
novello sacerdote impartira la solenne Benedizione Eucaristica Benedizione Eucaristica.
(NB: i coscritti del novello sacerdote reggeranno il baldacchino)
Lunedì 14 maggio:
ore 20.30: S.Messa in suffragio di tutti i defunti della Parrocchia
presieduta dal Vicario Episcopale Mons. Luigi Stucchi e con la
concelebrazione del novello sacerdote.
Martedì 15 maggio:
ore 20.30: Recital dei giovani su tema vocazionale.
PARROCCHIA DEI S.S. QUIRICO E JULITTA
via S.Quirico, 2/a – 22070 Locate Varesino (CO) – Tel. e Fax 0331-830431
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Biografia di Don Massimo
Don Massimo Borsani nasce a Tradate l’8
giugno 1980 da Enrico a da Merlin Vanda.
Riceve il battesimo il 20 luglio 1980 mentre la
S.Cresima è amministrata da Mons. Marco
Ferrari il 5 ottobre 1991.
Frequenta la scuola materna a Locate ed
entrando nelle scuole elementari terrà per 5
anni la stessa maestra, la signora Castiglioni
Lucia.
Le scuole Medie, Massimo le frequenta a
Mozzate per passare alla scuola di
Florovivaista a Varese in p.zza Giovane
Italia. Svolge per tre mesi il servizio militare
nel Corpo “Lupi di Toscana” a Firenze e a
Padova ed entra poi nel mondo del lavoro
presso la cartotecnica “Castiglioni” in via
C.Battisti a Locate dove svolge la sua attività
dal 1996 all’anno 2000.
Si fa più chiaro il desiderio del sacerdozio e
sostenuto dal parroco don Battista
Legramandi entra nel seminario di Vengono
Inferiore per iniziare la sua formazione
--- Battesimo di Massimo Borsani ---
culturale e spirituale conseguendo il
diploma di Maturità Tecnicogestione aziendale
Passa quindi al seminario di Seveso per il Corso
Propedeutico alla teologia, per ritrovarsi poi ad
Albenga in Liguria nel 2009 a completare gli studi di
teologia iniziati nel seminario di Monza come
esterno.
Matura in seguito la decisione del vescovo
Mons. Oliveri di Albenga di ammetterlo
all’ordine del Diaconato che riceve il 12
novembre del 2011 a Loano nella chiesa di
S.Agostino insieme ad altri due suoi
compagni di studi.
Per il 12 di maggio 2012 è fissata la data
dell’ordinazione sacerdotale con la quale
don Massimo, divenuto PRESBITERO,
cioè sacerdote. Potrà celebrare, confessare,
amministrare i sacramenti, reggere una
parrocchia, guidare una comunità cristiana,
essere cioè un “pastore”.
Don Massimo in una foto scattata nel 2009
durante il suo viaggio in Argentina.
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Il pensiero dei Genitori di don Massimo
In questo periodo in cui l’Ordinazione sacerdotale del nostro figlio Massimo si fa sempre più
vicina noi genitori viviamo i sentimenti e le emozioni di vedere nostro figlio realizzare la sua
vocazione. E mentre il nostro cuore sperimenta emozioni intense ed indescrivibili la nostra
mente s’affolla di ricordi: il nostro pensiero va al giorno della sua nascita, alle sue prime
parole, al primo giorno di scuola, alla sua adolescenza, al giorno in cui ci ha comunicato che
nel suo cuore abitava il desiderio di consacrarsi a Dio. Lo abbiamo visto passo dopo passo
mentre di staccava dalla sua famiglia tanto amata per intraprendere il lungo percorso
formativo per diventare sacerdote. Vedendo la sua determinazione, abbiamo cercato di
accompagnarlo con discrezione, convinti che la gioia del figlio è anche quella dei suoi
genitori.
E ora che raggiunge la meta del sacerdozio trepidiamo di gioia per lui e con lui. Non
sappiamo dove andrà, quale incarico avrà, ma certamente continueremo ad essergli vicini
con il nostro affetto e la nostra preghiera gli farà sostegno nelle fatiche del mistero.
Mamma e Papà
Caro Don Massimo,
ci stai regalando grandi emozioni ,
per questo vogliamo ringraziare Dio
per
averti
riservato
la
sua
particolare attenzione, donandoti la
vocazione del sacerdozio.
Ti auguriamo di realizzare, nel tuo
nuovo cammino, il progetto che Dio ti
ha preparato.
Le tue nonne
Lina e Giuseppina Caro Massimo, il cammino che anni addietro hai intrapreso e percorso con grande maturità e dedizione, non vede il suo naturale traguardo bensì l’inizio di una nuova vita che ti vedrà assumere ruolo fondamentale nel tessuto sociale delle comunità che ti troverai a dover sostenere. Siamo certi che con analoga caparbietà saprai, essere testimone ed annunciatore della Parola del Signore e che saprai profondere al meglio gli sforzi e le difficoltà che sul tuo cammino di Fede ti troverai a dover affrontare. Graziano Lorena e Giada (padrino e madrina di battesimo con figlia)
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Annuncio della Ordinazione Sacerdotale da parte di don Massimo Borsani
Carissimi locatesi,
non è certo facile concentrare in poche righe quello che provo in vista della mia ordinazione presbiterale.
Diventare prete per me sicuramente è un traguardo importantissimo: la meta che, entrato in seminario
intravedevo da lontano, adesso si fa vicina; il sogno di un tempo ha preso i contorni precisi della risposta a una
vocazione concreta che il Signore ha pensato per me da sempre.
Quel sì che pronuncerò davanti al Vescovo il 12 maggio, nella Cattedrale di Albenga, sarà proprio un
acconsentire, un definitivo lasciare che Gesù prenda possesso di me perché, servendosi della mia povertà, la sua
Parola e la sua Presenza dimorino ancora tra gli uomini.
E’ l’atto finale di una manovra di conquista che Gesù ha operato nei miei confronti in tutti questi anni: anch’io
come S. Paolo dico che sono stato conquistato da Gesù (Fil 3,12).
Questa è la cosa più importante: essere pieni della presenza di Gesù; solo dopo viene il resto: l’incarico, la
destinazione .…
Il prete fa o può fare tante cose, ma penso che una sola dice veramente la sua identità: il fatto, al tempo stesso
tremendo e bellissimo, di poter pronunciare le stesse parole di Gesù: “Questo è il mio corpo, questo è il mio
sangue, che è per voi”.
Chiedo davvero al Signore che le sue parole diventino anche le mie, che la sua offerta di vita diventi giorno per
giorno anche la mia.
Affinché ciò avvenga mi affido alla materna protezione di Maria che noi locatesi veneriamo con il titolo di Beata
Vergine Addolorata, all’intercessione del Beato Cardinal Schuster - che mi richiama la totale dedizione del pastore
al proprio gregge, sul modello di Cristo Buon Pastore che offre la sua vita per le pecore, anche quelle che non
appartengono al proprio ovile – e del Venerabile
Giovanni Paolo I (Papa Luciani) che mi insegna la
virtù che a Dio è più cara: l’umiltà.
Concludo invitandovi tutti a stringervi attorno a me,
non tanto per festeggiare la mia persona, quanto
piuttosto per rendere lode al Signore che non lascia
mancare alla Sua Chiesa chi rende presente ed efficace
il Suo stesso Sacerdozio.
Sarò lieto di condividere la mia gioia con coloro che
sabato 12 maggio vorranno essere presenti alla mia
Ordinazione presbiterale, per poi ritornare a Locate –
finalmente da sacerdote! – per celebrare, la domenica
13 maggio, la mia prima S. Messa, a cui siete tutti
invitati.
In attesa di incontrarvi di persona vi ricordo e
caramente vi saluto.
Nel Signore,
don Massimo Borsani
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Caro don Massimo,
la tua soddisfazione di essere giunto al traguardo del sacerdozio, è condiviso da tutta la popolazione di
Locate Varesino, il tuo paese nativo dove tutti ti conoscono e di cui tu conosci tanti avvenimenti che riguardano
la nostra e la tua parrocchia.
Il tuo desiderio di diventare sacerdote non è un semplice sentimento pur rispettabile di un giovane che ha
manifestato il modo di vivere il proprio futuro, ma l’indicazione concreta che Dio stesso ti ha fatto conoscere
attraverso la mediazione di tante persone che hanno incrociato la tua vita.
Hai meditato a lungo cosa significa essere sacerdote e soprattutto diventarlo al giorno d’oggi.
Non è di certo una scelta di privilegi, ma una consapevole discesa nell’arena della società in cui i cristiani vivono,
per diventare luce del mondo e sale della terra: incontrerai persone e anche battezzati che non desiderano essere
illuminati dalla Parola di Cristo, ma rimarranno tuttavia ben impressionati dai suoi testimoni fedeli e felici di stare
dalla parte di Cristo e del vangelo, dalla parte della gente come era solito fare Gesù senza per questo nascondere
l’arditezza del Regno dei cieli e delle condizioni per conquistarlo.
Se ogni ingresso in una nuova realtà mette un certo timore, sappi che nell’umiltà delle proprie parole rese grandi
dalla freschezza della autenticità evangelica, si trova la forza di confrontarsi con un mondo che ha la sua mentalità
talvolta molto diversa dalla tua, ma che onora quanti soprattutto nella Chiesa sono coerenti testimoni di Cristo e
difensori dell’uomo nella sua fragilità, nella sua povertà.
Con l’ordinazione sacerdotale, accetti di diventare un
collaboratore del Sacerdozio unico e insostituibile di
Cristo:il quale ha deciso di farsi mediatore tra il Padre e
l’umanità elevando se stesso sulla croce, in un impeto di
amore e di obbedienza che lasciano stupiti: infatti
l’istintivo nostro criterio dice che il modo di Cristo per
amarci è esagerato come esagerato è stato il gesto di
ungere i piedi di Gesù con un costoso unguento che si
poteva vendere per darne il ricavato ai poveri. Gesù è
veramente Colui che si propone sopra ogni equilibrio e
ragionevolezza e vuole stupirci con
scelte di
straordinario valore. Dietro di Lui, molti hanno
imparato seguirlo lasciandosi affascinare dalla sua
proposta: anche a te il Signore Gesù mostra un sentiero
in salita ma affascinante per l’arditezza delle cose vedrai
e delle persone che incontrerai. Noi ti diciamo di stare
al passo di Gesù che ti dice:”Seguimi” ma saremo anche
al tuo fianco insieme al popolo che il Vescovo ti
affiderà perché tu lo possa sospingere sulle strade che
portano alla vera felicità, quella felicità che il mondo
cerca e che non sa trovare nella sua ricca bellezza e che
tu mostrerai con il tuo Apostolato della parole e
dell’esempio.
Il tuo parroco
Don Luigi Brambilla
Ordinazione Diaconale
con Mons.Mario Olivieri 12-11-2011 In Ascolto – n° 34
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Quali “auguri” si fanno a un prete novello?
Sapendo che diventare prete oggi, in tempi
critici per la fede e non solo, vuol dire imbarcarsi in
un ministero carico di doveri e di fatiche, in cui non
mancano problemi aperti che chiedono interventi
decisi, organici e tempestivi, ricordo a don Massimo
(e a tutti quelli che seguono la voce di Cristo che
chiama ad una vita di speciale consacrazione) di
continuare a coltivare l’umile disponibilità all’azione
del suo Spirito, allo spirito di amore per Lui, che ci
fa capaci di essere per tutti, senza mai trascurare
nessuno. Siamo “servi di Cristo” come dice Paolo,
iniziando la lettera ai Romani, nel senso che il
servizio del popolo di Dio è il nostro stato di vita, la
vocazione fondamentale e la radice dell’identità
stessa del ministero.
Auguro, come grazia sacramentale e impegno che ne
deriva, di corrispondere col dono totale di te all’amore di Gesù
per te, caro don Massimo! Non è un dato scontato –
men che meno oggi - ma un punto nodale, che
precede l’amore al ministero per la sua bellezza, per
la sua importanza, per l’aiuto che offre alla gente, per
la salvezza che annuncia.
Essere prete, infatti, è di più che fare il prete.
Come possiamo servire il popolo di Dio se, come
ministri di Cristo, non teniamo vivo l’intimo
rapporto con il Signore Gesù, il “tesoro nascosto”
da Dio nel “campo” della Chiesa? C’è una povertà
del presbitero nell’uso dei beni (povertà effettiva), ma
c’è prima una povertà secondo lo stile di vita del
presbitero nella nostra Chiesa latina (povertà affettiva),
che chiede di essere vissuta nella fedeltà al celibato
come amore indiviso verso il Signore e dedizione
totale alla Chiesa, la comunità del “centuplo”
promesso, già nella vita terrena, da Gesù a Pietro, a
“coloro che lasciano casa, fratelli, sorelle…”.
A questo anche tu, don Massimo, sei chiamato, con
la parola e con la testimonianza personale della vita.
Ricordo a tale proposito un’osservazione
fatta da un parroco a Benedetto XVI durante
l’incontro con il clero romano. Provocato da una sua
parrocchiana a “scendere dal piedestallo” per
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diventare più umano, confessava al Papa la sua
inadeguatezza sia sotto il profilo culturale, per la
scarsa conoscenza del pensiero contemporaneo, sia
sotto l’aspetto umano, per cercare di capire, senza
fretta di giudicare, e domandava al Papa: “Come
costruire in noi preti un’umanità bella e feconda?” Alla
domanda il Papa, sentendosi a sua volta provocato
come pastore, rispondeva, coniugando due aspetti
del ministero pastorale: semplicità del Vangelo e
umanità del prete. E spiegava citando l’esempio di
un amico che, dopo avere ascoltato prediche con
lunghe riflessioni antropologiche, alla fine chiedeva
semplicemente: “Io vorrei capire però che cosa dice
il Vangelo”.
Auguro, dunque, a don Massimo di non perdere la
semplicità della verità. Sotto questo profilo, il Papa
stesso è per tutti un fulgido esempio: dice cose
profonde, evangeliche, con linguaggio semplice.
Forse, anche per questo suscita reazioni in chi si
oppone alla sua determinazione. Sii dunque attento
al contesto culturale e umano entro il quale sarai
mandato ad operare, ma pur procurandoti aiuti,
sussidi, aggiornamenti, sappi che — lo dice ancora il
Papa — “il primo aiuto è la nostra stessa esperienza
personale”. Anche S. Bernardo di Chiaravalle,
rivolgendosi al suo discepolo Papa Eugenio,
raccomandava anzitutto di “bere dalla (tua) propria
fonte, cioè dalla propria umanità”. Non basta essere
attento al mondo di oggi; devo anche essere attento
al Signore in me stesso.
È in questo essere del prete uomo di questo
mondo e nello stesso tempo un credente di Cristo,
che il messaggio eterno si traduce in messaggio
attuale.
Questo il mio augurio, fatto preghiera,
ispirata dalle parole dell’abate Chautard: “O Dio, date
alla Chiesa tanti apostoli, ma ravvivate nel loro cuore una sete
ardente di intimità con Voi, e insieme il desiderio di lavorare
per il bene del prossimo. Date a tutti un’attività
contemplativa e una contemplazione operosa”.
Il Decano di Tradate
Mons. Erminio Villa
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La parola di Don Ennio Apeciti
Che cosa mi piacerebbe affidare a don Massimo
Borsani; che cosa mi piacerebbe dirgli ora che
diventa “sacerdote”, ministro – e dunque servo – di
Dio per i fratelli e servo di fratelli per amore di Dio?
Che cosa mi piacerebbe affidare a noi tutti, che
formiamo la sua comunità parrocchiale di Locate
Varesino, perché in questi ultimi giorni e ancor più
nei mesi ed anni a venire; che cosa mi piacerebbe
affidare alla preghiera di questa nostra Comunità
parrocchiale per Massimo, perché il suo ministero –
il suo servizio – sia fecondo e lo conduca sul
sentiero della santità, sino al giorno in cui il Signore
gli darà il premio riservato ai servi fedeli, a quelli che
hanno ben amministrato – ben servito – i doni
ricevuti per l’utilità comune, per la salvezza di tutti?
Proprio mentre mi ponevo queste domande, mi
sono ricordato che il papa, Benedetto XVI, ogni
anno il Giovedì Santo, come tutti i vescovi del
mondo, celebra in San Pietro la Messa detta del
Crismao Messa crismale, che per consacrare quegli oli
che saranno usati nel celebrare i sacramenti: l’Olio
dei catecumeni e quello per gli infermi insieme al
Crisma, quell’olio profumato che viene usato per il
battesimo, per la confermazione e, appunto, per
l’ordinazione presbiterale. Dunque con quel Crisma
verranno unte le mani di Massimo e diventeranno
per l’eternità mani consacrate, sante per Dio e per i
fratelli.
Papa Benedetto ogni anno in quest’occasione tiene
una memorabile omelia per i sacerdoti. La Messa del
Crisma, infatti, è particolarmente indirizzata ai
sacerdoti e vi è un momento suggestivo proprio
riservato a loro, a noi: il vescovo chiede ai suoi preti
di rinnovare le promesse fatte nel giorno della loro
ordinazione sacerdotale, quasi a rinnovare la
freschezza e l’impegno del sacerdozio, che ci (parlo
anche per me) lega in modo unico ed indissolubile a
Cristo e alla Chiesa, a Dio e ai fratelli.
Mi sono ricordato, allora, che anche quest’anno il
Papa ha detto cose splendide a noi preti, ci ha posto
domande e suggerito risposte eccezionali. Ho
pensato che valessero in modo particolare per
Massimo che vive proprio quest’anno così speciale,
così unico, poiché sarà consacrato una volta e per
sempre al servizio dell’altare di Dio.
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Il Papa ha iniziato la sua omelia ricordandoci
proprio quello che verrà chiesto fra pochi giorni a
Massimo dal suo vescovo, che, accogliendo il suo
desiderio e riconoscendolo davanti a Dio e alla
Chiesa, lo ha ordinato diacono e ora lo consacrerà
prete: «In questa Santa Messa i nostri pensieri
ritornano all’ora in cui il Vescovo, mediante
l’imposizione delle mani e la preghiera, ci ha
introdotti nel sacerdozio di Gesù Cristo, così che
fossimo “consacrati nella verità” (Gv 17,19), come
Gesù, nella sua Preghiera sacerdotale, ha chiesto per
noi al Padre».
Cominciò così Benedetto XVI e continuò quasi
contemplando il Volto del Signore: «Egli stesso è la
Verità. Ci ha consacrati, cioè consegnati per sempre
a Dio, affinché, a partire da Dio e in vista di Lui,
potessimo servire gli uomini. Ma siamo anche
consacrati nella realtà della nostra vita? Siamo
uomini che operano a partire da Dio e in comunione
con Gesù Cristo? Con questa domanda il Signore sta
davanti a noi, e noi stiamo davanti a Lui. “Volete
unirvi più intimamente al Signore Gesù Cristo e
conformarvi a Lui, rinunziare a voi stessi e rinnovare
le promesse, confermando i sacri impegni che nel
giorno dell’Ordinazione avete assunto con gioia?”
Così,
dopo
questa
omelia,
interrogherò
singolarmente ciascuno di voi e anche me stesso.
Con ciò si esprimono soprattutto due cose: è
richiesto un legame interiore, anzi, una
conformazione a Cristo, e in questo necessariamente
un superamento di noi stessi, una rinuncia a quello
che è solamente nostro, alla tanto sbandierata
autorealizzazione. È richiesto che noi, che io non
rivendichi la mia vita per me stesso, ma la metta a
disposizione di un altro – di Cristo. Che non
domandi: che cosa ne ricavo per me?, bensì: che
cosa posso dare io per Lui e così per gli altri? O
ancora più concretamente: come deve realizzarsi
questa conformazione a Cristo, il quale non domina,
ma serve; non prende, ma dà – come deve realizzarsi
nella situazione spesso drammatica della Chiesa di
oggi?».
Sono domande urgenti, tanto più perché – sappiamo
– nella Chiesa ci sono non poche persone che
sembrano non tollerare più la comunione con il
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Papa, con i fratelli e i confratelli, che non vogliono
più obbedire e anzi, sembrano cercare e volere una
loro chiesa!
Non sia mai così per Massimo! Ami la Chiesa! Ami il
Papa! Ami i confratelli con cui formerà un solo
Corpo, un solo Ordo, l’Ordo presbyterorum. Ami il
Signore Gesù, sorgente di ogni grazia e di ogni gioia!
Lo ami tutti i giorni come fosse il suo primo giorno
di ministero! Allora sarà felice!
Un secondo pensiero, una seconda speranza, una
seconda preghiera per don Massimo, questa volta
alla luce del testo del concilio Vaticano II sul
sacerdozio. Me lo ha richiamato proprio il Papa nella
sua omelia per questo Giovedì santo. Il Papa ha
chiuso la sua splendida omelia, raccomandando a noi
preti lo “zelo per le anime”: «È un’espressione fuori
moda – disse il Papa - che oggi quasi non viene più
usata. […] Le persone non devono mai avere la
sensazione che noi compiamo coscienziosamente il
nostro orario di lavoro, ma prima e dopo
apparteniamo solo a noi stessi. Un sacerdote non
appartiene mai a se stesso. Le persone devono
percepire il nostro zelo, mediante il quale diamo una
testimonianza credibile per il Vangelo di Gesù
Cristo. Preghiamo il Signore di colmarci con la gioia
del suo messaggio, affinché con zelo gioioso
possiamo servire la sua verità e il suo amore».
Come fare ad essere così? Risponde appunto il
concilio Vaticano II con un passo che mi ha sempre
sostenuto in questi ormai molti anni di ministero. Il
decreto Presbyterorum Ordinis proprio nelle sue prime
pagine – al paragrafo 3 – dice parole splendide sul
sacerdote, sulla sua missione, sul suo esempio: «Per il
loro stesso ministero sono tenuti, con speciale
motivo, a non conformarsi con il secolo presente ma
allo stesso tempo sono tenuti a vivere in questo
secolo in mezzo agli uomini, a conoscere bene,
come buoni pastori, le proprie pecorelle, e a cercare
di ricondurre anche quelle che non sono di questo
ovile, affinché anch'esse ascoltino la voce di Cristo, e
ci sia un solo ovile e un solo pastore. Per raggiungere
questo scopo risultano di grande giovamento quelle
virtù che sono giustamente molto apprezzate nella
società umana, come la bontà, la sincerità, la
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fermezza d'animo e la costanza, la continua cura per
la giustizia, la gentilezza e tutte le altre virtù che
raccomanda l'apostolo Paolo quando dice: “Tutto
ciò che è vero, tutto ciò che è onesto, tutto ciò che è
giusto, tutto ciò che è santo, tutto ciò che è degno di
amore, tutto ciò che merita rispetto, qualunque virtù,
qualunque lodevole disciplina: questo sia vostro
pensiero” (Fil 4,8)».
I Vescovi del Concilio vollero ricordare a noi preti le
parole di san Paolo; vollero, però, porre una piccola
e preziosa aggiunta, un piccolo gioiello, che misero
in nota tanto lo ritenevano prezioso: occorreva non
sovrapporlo alle parole di san Paolo, ma non si
poteva tralasciare tanto è prezioso. É un passo della
lettera che san Policarpo, vescovo di Smirne e morto
martire nel 155 d.C. indirizza proprio agli abitanti di
Filippi, ai quali scrive Paolo. Dice Policarpo: «I
presbiteri siano inclini alla compassione,
misericordiosi verso tutti, riconducano gli erranti,
visitino tutti gli infermi, non trascurando la vedova o
l’orfano o il povero; sempre invece solleciti del bene
davanti a Dio e agli uomini, astenendosi da ogni ira,
preferenza di persone, giudizio ingiusto, stando
lontano da ogni avarizia, non pensando facilmente
male di qualcuno, non troppo severi nel giudizio,
sapendo che noi tutti siamo debitori del peccato»
(Epist. ad Philippenses, VI, 1).
Questo auguro a Massimo, d’essere come Policarpo,
innamorato di Dio e consumato d’amore per i
fratelli!
Perché possa essere un prete così, preghiamo noi
tutti che formiamo la Comunità nella quale è nato e
cresciuto, nella quale ha maturato la sua scelta e che
rimarrà sempre la “sua comunità”, perché la
parrocchia del nostro battesimo è un po’ come la
nostra mamma: rimane tua mamma anche se tu ti
allontani da casa.
Ovunque il Signore condurrà don Massimo, lo
accompagni la nostra preghiera perché sia un prete
zelante e felice, umile e pieno di gioia sino alla vita
eterna
Don Ennio
.
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Dal Vescovo Mons. Marco Ferrari che ha cresimato don Massimo Caro don Massimo,
non ti conosco personalmente, ma il tuo parroco, don Luigi, mi ha fatto sapere che un po’ di anni orsono
ti ho amministrato la S.Cresima.
Successivamente tu sei entrato in Seminario e ora vieni ordinato Presbitero.
Questa notizia è di quelle veramente buone! E ringrazio il Signore con te che ti ha fatto capire che Lui può
diventare davvero il Signore e l’Amico insuperabile della vita, per tutta la vita.
Ciò è avvenuto anche e certamente per la grazia dello Spirito Santo che hai ricevuto nella Cresima e, confermato
in modo alto adesso, nell’Ordinazione sacerdotale.
Sai anche che il prete è chiamato per annunciare la parola e la vita, quanto sia importante che ogni persona si apra
al Signore come significato profondo e gioioso per tutti gli uomini.
Per questo motivo ti auguro di fare tanto bene e di essere un Prete convinto e contento.
Prego per te, ti seguo con la preghiera e ti saluto con la benedizione del Signore.
Tuo
+ Mons. Marco Ferrari
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Auguri dall’Amministrazione Comunale
Caro Massimo,
sabato 12 maggio, tutta la comunità di
Locate Varesino sarà coinvolta umanamente e
spiritualmente in un evento straordinario: tu sarai
ordinato Sacerdote.
Ti conosco da sempre: ti ricordo quando da
ragazzino facevi il chierichetto e quando, qualche
anno fa, andando a trovare Don Battista, ti trovavo
sempre lì, accanto a lui, vigile e attento alle sue
necessità. Pensando a te, mi viene subito alla mente
anche Stefania, che ti voleva un bene dell’anima e
che ti ha sicuramente sostenuto in questa decisione e
che continua a proteggerti, giorno dopo giorno.
Ho riflettuto sul cambiamento profondo che
hai impresso alla vita, perché la tua non è
sicuramente una scelta comune e sono convinto che
il fondamento di questa svolta è dovuto all’amore
per il Signore, che ti ha attirato a sé in maniera
particolare.
È la stessa risposta che hanno dato gli
Apostoli a Gesù quando li ha chiamati, uno per uno,
e loro, come te, lo hanno seguito.
Siete stati "chiamati" per rispondere al
progetto d'amore di Dio, quel Dio che ti ha invitato
a seguirlo lungo la strada del sacerdozio; ti auguro
con tutto il cuore che questo nuovo percorso diventi
l’avventura stupenda della generosità assoluta, del
dono della vita a servizio degli altri.
Arrivare a questo “traguardo” ti ha
impegnato per anni e anni, durante i quali ti sei
formato e hai confermato la decisione di continuare
lungo questo cammino, certamente non facile, che
implica un cambiamento definitivo e profondo nella
tua vita personale e spirituale.
Questa scelta è una dichiarazione pubblica di
amore nei confronti di tutti noi, un’affermazione
forte che in qualche modo disorienta, perché non
siamo abituati alla gratuità di gesti e di pensieri né
nei nostri confronti, né messi in pratica da noi stessi
verso coloro con i quali condividiamo il percorso
della nostra vita.
Per questo motivo, vorrei ricordare insieme a
te le parole di Madre Teresa di Calcutta: "La peggiore
malattia dell'Occidente oggi non è la tubercolosi o la lebbra,
ma è il non sentirsi desiderati nè amati, il sentirsi
abbandonati. La medicina può guarire le malattie del corpo,
ma l'unica cura per la solitudine, la disperazione e la
mancanza di prospettive è l'amore. Vi sono molte persone al
mondo che muoiono per un pezzo di pane, ma un numero
ancora maggiore muore per mancanza d'amore. E la povertà
in Occidente assume forme nuove: non è solo solitudine, ma è
anche povertà spirituale. Vi è fame d'amore, e vi è fame di
Dio.”
La nostra comunità si stringe intorno a te per
augurarti di essere sempre una persona, ora un
sacerdote, che sa amare tutti, che sa ascoltare, che sa
dialogare, che sa stare vicino nei momenti gioiosi e
anche in quelli più tristi, che riesce a trasmettere la
speranza in Dio.
Un sacerdote per la gente e della gente, che
non si dedichi solo alle cose da fare, ma sia
prevalentemente attento al cuore e alle necessità di
ogni persona.
E, con tutto il mio affetto sincero, ti auguro,
anche a nome di tutti i cittadini di Locate, una fede
incrollabile e una gioia profonda nel servizio della
Chiesa.
Benvenuto di nuovo tra noi, Massimo!
Luca Castiglioni, Sindaco di Locate Varesino
Don Massimo e Don Battista
Inaugurazione Villa Catenacci Locate Varesino In Ascolto – n° 34
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Le insegnanti di don Massimo
Dai ricordi della sua insegnante delle elementari
Caro don Massimo,
quando eri a scuola con me, mi sembrava di essere io ad insegnarti tutto:ma non era così .Eri un bravo
bambino e un bravo scolaro, ma non avrei mai pensato che la tua fermezza e la tua serietà di ragazzino ti
avrebbero portato a una scelta di vita tanto impegnativa.
In tutti questi anni sei sempre stato simpaticamente amico:col tuo grande sorriso mi salutavi e io speravo proprio
che saresti arrivato al traguardo di diventare un sacerdote con tanta serenità.
Ora hai raggiunto una meta altissima, ma come ben sai, ti trovi solo ai piedi della salita che impegnerà il tuo
spirito per tutta la vita. Sei sulla via di quel Cristo che a trentatre anni andò incontro alla gente con amore e
sacrificio.
Forse tu non guarirai i lebbrosi, né darai la vista ai ciechi o la parola ai muti, ma sicuramente potrai guarire chi si
distrugge la vita con la droga, potrai aprire gli occhi a chi non vede più il bene e il male perché si trova nel tunnel
del dolore, potrai dare la parola a chi è oppresso o a chi non si sa difendere.
Questi saranno i tuoi “miracoli” e
li potrai compiere solo con
l’amore per il prossimo.
Certo sarà difficile perché Colui
che compiva miracoli, consolava
gli afflitti, beatificava i poveri era
sulla via del Calvario.
Ma tu Massimo, sai di avere
accanto un angelo che certamente
veglia sempre su di te.
Per questo abbi tanta fiducia e
vivi la tua scelta con gioia e
speranza. E’ ciò che ti auguro con
tutto il cuore.
La tua maestra
Lucia Castiglioni
Classe 5^A Locate Varesino - 1990 Il ricordo della professoressa
Massimo Borsani era in I A (scuola media di Mozzate).
La classe non era numerosa, quindi non mi fu difficile avere con i miei alunni un buon rapporto, ma in
particolare ricordo quel ragazzino, Massimo, all’inizio riservato, ma poi piano piano più aperto sia con me che
con i compagni.
Era un ragazzo molto sensibile, attento a non offendere, ma in caso di discussione fra compagni, cercava sempre
il colloquio.
Nel corso del triennio non ha mai avuto problemi, infatti è andato sempre più migliorando il suo comportamento
dimostrando un forte senso di solidarietà, sempre educato e rispettoso.
Un caro saluto e un particolare pensiero a Massimo che spero di incontrare presto.
Prof. Alessandra Tomasini
In Ascolto – n° 34
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L’augurio di un Compagno di Seminario
Ricordo come se fosse l’altro ieri quel sabato
d’autunno del lontano 1998. Frequentavo l’ultimo
anno di Liceo ed era la prima volta che partecipavo
ad un incontro per giovani in discernimento
vocazionale. Eravamo circa una quarantina di ragazzi
provenienti da ogni zona della Diocesi, animati dal
desiderio di far luce sul progetto di Dio sulla nostra
vita.
Poco dopo l’arrivo, recatomi in cappella per la recita
comunitaria del Vespro, seduto accanto a me, sulla
stessa panca, mi ritrovo un ragazzo intento ad
orientarsi tra le pagine della Diurna Laus che ci era
stata consegnata ma che ancora non sapevamo
utilizzare; incrociammo i nostri timidi sguardi
sussurrandoci qualche parola per ottenere reciproca
conferma dell’esattezza della pagina e da quel
momento ci prendemmo in simpatia.
La sera stessa, nonostante il clima di ritiro esigesse il
completo silenzio, ci ritrovammo in un angolo,
insieme ad altri due ragazzi: era troppo forte il
desiderio di conoscerci, di condividere le emozioni e
le attese che abitavano il nostro cuore, di
confrontarci con coetanei che stavano vivendo la
stessa esperienza di ricerca. Da quel giorno Massimo
divenne un confidente privilegiato: quante ore
trascorse a parlare delle nostre aspirazioni, delle
nostre parrocchie, dei nostri ideali, degli alti e bassi
del percorso di discernimento!
Al termine del corso vocazionale, nell’estate del
1999, Massimo maturò la decisione di entrare nel
Seminario di Venegono Inferiore mentre io mi
iscrissi alla Facoltà di Psicologia dell’Università
Cattolica. La diversità di percorsi intrapresi impedì
una frequentazione assidua ma, soprattutto in estate,
trascorrevamo qualche pomeriggio insieme o
facevamo delle piccole escursioni e, di tanto in tanto,
ci sentivamo per telefono: l’aver condiviso molto di
noi rendeva naturale il rivolgersi l’uno all’altro per
condividere un gioia o una fatica, domandare un
consiglio o semplicemente raccontaci frammenti
delle nostre giornate.
In quegli anni Massimo, con il suo essere seminarista
e con il tenace attaccamento alla vocazione che
dimostrava, fu per me una discreta ma costante
provocazione a lasciar riaffiorare in me quella
domanda vocazionale che avevo accantonato. Si,
sono certo che nei suoi disegni il Signore si sia
servito anche di Massimo per risvegliare in me
l’inquietudine della ricerca vocazionale.
Il ritrovarsi due anni fa nello stesso Seminario come
compagni di cammino negli anni più intensi della
nostra formazione al presbiterato è stata per me una
gioia grande; giorno per giorno abbiamo condiviso le
gioie e le fatiche del percorso, dalla preghiera al
lavoro manuale, dallo
studio allo svago e
Massimo è stato per me
una spalla certa su cui
poter
contare;
una
persona con cui so di
potermi confidare in ogni
cosa certo di trovare in lui
un
amico
pronto
all’ascolto e all’aiuto.
Ora che sta per realizzare
la sua vocazione non
posso che trepidare di
gioia
con
lui,
augurandogli di essere un
sacerdote felice e fedele.
Enrico Gatti
In Ascolto – n° 34
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Dai colleghi di lavoro
Anche noi, ex colleghi di lavoro di Massimo Borsani,
vogliamo partecipare alla grande gioia di tutta la
comunità parrocchiale per la sua ordinazione
sacerdotale.
I nostri ricordi di Massimo risalgono a quando, circa
quindici anni fa, lavorava con noi.
Per noi lavoratori e lavoratrici, era ed è il Massimino
per distinguerlo da un altro collega anche lui di
nome Massimo, più grande di lui.
Massimino incominciò a lavorare quando era
proprio un ragazzino. Giovane, ma molto attento al
lavoro, scrupoloso nell’imparare i vari passaggi della
produzione, veloce nella pulizia serale delle
macchine.
Si accostò dapprima alle macchine più semplici per
passare poi ai macchinari più grossi e più complessi.
Sempre allegro e ben disposto ad aiutare i colleghi in
difficoltà e perennemente di corsa, a secondo dei
turni di lavoro, non mancava di stare al fianco del
nostro parroco don Battista nello svolgimento delle
attività parrocchiali.
Al rientro del servizio militare ci comunicò la sua
intenzione di entrare in Seminario. Noi colleghi, pur
essendo a conoscenza della sua profonda fede, ci
siamo meravigliati non poco, perché ormai lo
consideravamo inserito per sempre nel mondo del
lavoro. E a noi sembrava una strada così lunga quella
che stava per intraprendere da ritenerla troppo
lontana e difficile per i tempi che viviamo.
Ora però siamo felici nel vedere che questa sua
scelta sta per realizzarsi nonostante gli ostacoli che
avrà dovuto superare.
Siamo certi che non si dimenticherà mai di quei
quattro anni che ha trascorso con noi alla “
Cartotecnica Castiglioni” anche perché quando
incontra qualche ex collega chiede sempre: “Cosa
state facendo di bello?”
Caro Massimo, siamo felici perché vediamo che hai
maturato la tua Vocazione.
Giuditta e gli ex colleghi
Amici di Famiglia
Siamo tutti amici della famiglia Borsani da molti anni e conosciamo Massimo da quando è
nato.
Bambino sveglio fin da piccolo e come la maggior parte dei bambini è cresciuto con tutte le
attenzioni possibili dei nonni e dei genitori. E’ da sempre stato un bambino e poi un
ragazzino vispo e molto sensibile ma per niente capriccioso.
Da giovane adulto ha cominciato a frequentare con molto entusiasmo l’ambiente della
chiesa come chierico e aiutante del parroco del momento Don Battista.
Gli studi di base e i primi approcci lavorativi non dimostravano una sua particolare
predisposizione al mondo ecclesiastico, o almeno così sembrava noi che vedavamo le cose
da una certa angolatura. Poi i primi sintomi e le sue ammissioni di essere interessato al
mondo della Chiesa. Per noi potevano sembrare cose superficiali ma sicuramente lui,
Massimo, ci pensava seriamente. Come sempre in questi casi c’è stato un primo approccio
di meraviglia anche da parte della stessa famiglia in quanto si prospettava un lungo
cammino di studio oltre che una scelta di vita sicuramente impegnativa.
Massimo, comunque, sin dal primo momento è apparso molto determinato e convinto della
sua scelta anche se conscio del difficile cammino formativo che l’attendeva.
Grazie alla forte vocazione e al suo fermo carattere, Massimo ha dimostrato una capacità
oltre che una ferma determinazione che addirittura ha meravigliato anche noi.
Bravo Massimo e un grande “in bocca al lupo” per il tuo futuro ecclesiastico.
In Ascolto – n° 34
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Gli Auguri dalla parrocchia
Dal Gruppo Liturgico
Massimo diventa Sacerdote. E’ grande la festa per
tutta la comunità parrocchiale di Locate Varesino e
per la sua famiglia in particolare.
La Vocazione è arrivata come un dono di Dio e
come tale va accolta da tutti noi.
Ha bisogno tuttavia di un terreno adatto per
crescere e svilupparsi fino a maturazione. In una
famiglia serena dove i genitori si vogliono bene,
sicuramente i figli guarderanno al matrimonio con
fiducia perché è una realtà molto bella. E in una
famiglia cristiana dove un figlio può parlare e
condividere anche le cose dello spirito, egli sarà
facilitato nello scoprire la chiamata al sacerdozio e
ne accoglierà tutta la grandezza e la bellezza.
E’ sorprendente pensare che un giovane vuole farsi
sacerdote per la salvezza delle anime, per annunciare
il Vangelo, per aiutare i poveri…La voce del Signore
è una voce tenue: di solito si fa percepire nel
profondo della coscienza e richiede silenzio e
ascolto.
Massimo è stato un prezioso coordinatore e
animatore dei vari momenti liturgici della nostra
Parrocchia collaborando in modo significativo a
farci sentire parte viva di una comunità di preghiera
e di fede.
Ora Massimo, meglio don Massimo, celebrerà la sua
Prima Messa iniziando un cammino sacerdotale
sorretto dallo Spirito Santo che certamente lo
assisterà nel suo percorso piuttosto impervio della
santità sacerdotale: lo Spirito Santo avrà il compito
in lui di trasformarlo nell’intimo rendendolo sempre
più simile al modello di Cristo Pastore, che porta le
sue pecore alle acque dissetanti della verità e delle
bellezze della Fede.
Siamo certi che don Massimo sarà un sacerdote
felice nella misura in cui sarà “missionario” in
mezzo alla gente che si rivolgerà a lui per ascoltare il
Vangelo, per avere un aiuto, una indicazione di vita.
In questo modo metterà in atto la religione
dell’amore come definiva il cristianesimo il Papa
Giovanni Paolo II°
Il nuovo sacerdote sarà lanciato in un mondo dove
sta tramontando il cristianesimo d’abitudine per far
posto al cristianesimo di scelta personale, di
convinzione, di fiducia nel Signore: ecco perché
deve essere equipaggiato spiritualmente per riuscire
a far breccia con il suo apostolato entusiasta nel
cuore della gente.
Che vocazione grande è quella del sacerdote! Che
dono grande per l’umanità è il sacerdote! Grazie
Massimo per tutto quello che ci hai trasmesso.
Il gruppo Liturgico di S.Quirico
Un giovane che ricorda …
CON MASSIMO SUGLI SCIVOLI…
Io ho avuto un rapporto privilegiato con Massimo,
avendo trascorso con lui alcuni momenti della mia
adolescenza. Ho iniziato a conoscerlo bene quando
ancora frequentavo le scuole medie. Nel luglio del
2004 infatti ho partecipato alla vacanza estiva
dell’oratorio in montagna a Mezzoldo e tra gli
educatori che ci accompagnarono c’era anche
Massimo, allora seminarista ventiquattrenne. Me lo
ricordo mentre leggeva il breviario, oppure mentre
canticchiava simpatiche canzoni durante le
escursioni in montagna. Già allora dimostrava una
dote canora che ancora oggi apprezziamo quando
intona i canti durante le liturgie. In quella vacanza
c’era anche Don Battista e su una foto scattata da
me li ho rivisti insieme mentre mangiavano un
In Ascolto – n° 34
panino seduti su un muretto. Ho ripensato alla loro
amicizia e all’affetto che Massimo gli ha dimostrato,
soprattutto nel periodo di malattia del Don. Ho
continuato a frequentarlo come animatore
dell’oratorio. Come non dimenticare le gite in
piscina ai 3 Re di Fara Novarese e la sua paura di
scendere dagli scivoli (anche se lui non lo
ammetteva!!).
Gli auguro, ora che è diventato sacerdote, di
mettersi ogni giorno in gioco, senza mai dare niente
per scontato, in ascolto di sé, degli altri e della
Parola per annunciare a chiunque incontra la Buona
Notizia che ha accolto nel suo cuore.
Luca Castiglioni
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Le nostre suore e don Massimo
Non possiamo tacere, noi tue sorelle religiose.
Ci rivolgiamo a te don Massimo per gioire con te
per aver raggiunto la meta del sacerdozio “ secondo
l’ordine di Melchisedech” come sentirai cantare e
“Tu es sacerdos…in aeternum”.
Siamo convinte che il Signore ti ha fatto dono della
sua Chiamata che tu hai seguito con fedeltà e
obbedienza: ora sei sacerdote non per te stesso ma
sei prete per la Comunità.
Pochi mesi dopo la tua ordinazione il Santo padre
aprirà l’anno della Fede. Noi perciò ti auguriamo di
essere un sacerdote che comunicherà con la vita la
Fede
secondo
l’urgenza
della
nuova
Evangelizzazione tanto invocata e attesa ai nostri
giorni. Vogliamo anche suggerirti di essere attento e
sensibile a tutto quello che riceverai dalla fede
semplice della gente, quella degli ultimi e dei poveri
che commuoveva tanto il Signore Gesù e gli
strappava il miracolo: sii il prete degli umili.
Imponendoti le mani, il Vescovo ti donerà
l’abbondanza dello Spirito Santo che sarà la tua
forza vera nel ministero sacerdotale.
Sr.Piera, Sr.Giuseppina e Sr.Giuseppina
I bambini e il novello sacerdote
Ogni giorno, in queste settimane di preparazione
alla nostra Prima Comunione recitiamo un’Ave
Maria per don Massimo per la sua Prima Messa e
per l’inizio del suo sacerdozio.Il suo compito
principale sarà quello di celebrare, far conoscere a
tutti l’amore del Signore, riconciliare i peccatori a
Dio e al prossimo, preparare le persone a ricevere la
S.Comunione.
Il giovane che vuole diventare sacerdote si deve
preparare a lungo perché ha bisogno di imparare la
fedeltà alla propria vocazione ed essere convinto
della bellezza del Vangelo..Non tutti possono fare il
sacerdote, ma solo quelli che Gesù chiama a
seguirli.Il sacerdote è necessario anche oggi per
contribuire a diffondere l’amore insegnato da Cristo
come impariamo dal Vangelo
I ragazzi e il novello sacerdote
Auguriamo a don Massimo di essere un sacerdote
molto bravo a spiegare la Parola di Dio.
Gli auguriamo di farsi voler bene dai suoi futuri
parrocchiani, di essere felice della scelta che ha fatto
e di riuscire ad attirare molti giovani alla felicità del
Vangelo così da sentire, lui per primo, in modo
In Ascolto – n° 34
evidente la presenza di Gesù nella sua vita
sacerdotale.
Noi possiamo aiutarlo con la preghiera, la simpatia e
partecipando alla festa della sua Prima Messa,
mettendoci in ascolto della chiamata di Gesù, se mai
vuole chiamare qualcuno di noi.
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Alcune mamme
Ci aspettiamo da un novello sacerdote una grande
disponibilità verso la gente in particolare verso le
famiglie così da sostenere l’impegno educativo ed
entrare nel cuore dei fanciulli.
Abbiamo bisogno di essere spronati anche noi come
cristiani per comprendere meglio la nostra
vocazione di laici nella Chiesa, nella famiglia e nel
lavoro.
Un sacerdote giovane, convinto della sua scelta, può
fare molto in mezzo alla sua popolazione per
diffondere lo spirito di Gesù tra la gente aiutandola
sia per le necessità spirituali che materiali.
Dalle Missioni della Guinea, la nostra Monica Canavesi
E’ il martedì della Settimana Santa, nella cattedrale
di Bafata, il Vescovo don Pedro Zilli celebra la
S.Messa crismale. A causa delle distanze, la
celebrazione viene anticipata al mercedi per
permettere a tutti sacerdoti di partecipare e di
portare poi nelle loro parrocchie gli oli benedetti.
I sacerdoti presenti, i missionari stranieri e i
sacerdoti locali sono molti, nel momento in cui
rinnovano le loro promesse sacerdotali il mio
pensiero vola fino in Italia e immagina la voce del
nostro Massimo che tra poco tempo pronuncerà
quelle stesse parole di fedeltà a Cristo e alla Chiesa.
La mia preghiera per te Massimo, nasce spontanea,
perché il Signore accompagni questi passi finali del
tuo cammino di preparazione e perché poi non
faccia mai mancare la tua presenza nel cammino che
ti aspetta!.
“…pasete il gregge di Dio che vi è affidato,
sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo
Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non
spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma
facendovi modelli del gregge”. 1 Pt 5,2-3
Dall’Africa all’Italia…auguri, Massimo
Monica
Dalla Caritas di Locate Varesino
Con grande gioia partecipiamo alla consacrazione
sacerdotale di don Massimo Borsani e chiediamo a
Dio per lui la sua benedizione affinché possa
svolgere ogni momento il suo ministero di Pastore
sempre con fiducia nel Signore e nelle persone che
Egli metterà sulla sua strada.
Preghiera di P.Charles de Foucauld:
Padre mio, io mi abbandono a te
fa’ di me ciò che ti piace.
Qualsiasi cosa tu faccia di me,
Ti ringrazio.
Sono pronto a tutto, accetto tutto,
purchè la tua volontà si compia in me
e in tutte le tue creature:
non desidero nient’altro, mio Dio!
Rimetti l’anima mia nelle tue mani,
te la dono, mio Dio,
con tutto l’amore del mio cuore,
In Ascolto – n° 34
perché ti amo.
E’ per me un’esigenza di amore,
il donarmi a Te
l’affidarmi alle tue mani, senza
misura,
con infinita fiducia:
perché Tu sei mio Padre! Amen.
Con questa preghiera, che noi siamo certi sia già
sulle labbra di don Massimo, esprimiamo al nuovo
ministro di Dio la nostra gratitudine e il nostro
affetto per il dono totale di sé al Signore attraverso
la sua scelta sacerdotale e per la testimonianza di
fede che oggi riceviamo da lui.
Caritas Parrocchiale
Preferisci alla tua la volontà di Dio;
impara ad amarti non amando te stesso.
(S. Agostino)
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Numero 34 - Parrocchia di Locate Varesino