Numero 34 aprile 2012 Ordinazione Sacerdotale di don Massimo Borsani Lunedì 7 maggio ore 20.30 S.Messa con riflessione sul tema: “Un nostro giovane diventa prete: quale significato per la nostra comunità?”, tenuta da Don Luigi Brambilla, Parroco. Mercoledì 9 maggio ore 20.30 S.Messa con riflessione sul tema: “Investire sulle vocazioni: quale pastorale vocazionale per le nostre comunità?”, tenuta da Mons. Prof. Ennio Apeciti, Seminario Arcivescovile di Milano. Martedì 8 maggio ore 20.30 S.Messa con riflessione sul tema; “Il presbitero diocesano: uomo di relazione”, tenuta da Don Andrea Citterio, giovane sacerdote Gioved: 10 maggio ore 20.30 Adorazione Eucaristica su tema sacerdotale Venerdì 11 maggio ore 20.30 S.Confessioni: giornata penitenziale a iniziare dal pomeriggio Sabato 12 maggio ore 10.00: Ordinazione presbiterale di don Massimo Borsani nella cattedrale di Albenga ore 20.30: Accoglienza del novello sacerdote presso la cappella di S.Rocco con la presenza e il saluto delle autorità civili, delle associazioni, dei gruppi catechistici, delle associazioni parrocchiali, in particolare del Consiglio Pastorale. Cammino verso la chiesa percorrendo via S.Rocco, via S.Antonio, via S.Agostino, sosta presso la chiesa di S.Agostino, via Catenacci, via Caimi, via Parini, piazza S.Anna, Chiesa Parrocchiale Canto dei vesperi e benedizione del calice e della patena. Domenica 13 maggio: ore 10.15: Corteo dalla casa del novello sacerdote (via De Gasperi n°5). Si percorreranno via De Gasperi, via Cesare Battisti, via Carena, via Caimi, scuola dell’infanzia dove il sacerdote novello e i sacerdoti vestono i paramenti liturgici, via Parini, piazza S.Anna, Chiesa Parrocchiale. ore 11.00 Prima S.Messa solenne di don Massimo Borsani Terrà l’omelia Don Sergio Lucato (sacerdote locatese salesiano). ore 13.00 Pranzo ore 20.30 Compieta e processione Eucaristica con partenza dalla cappella della Madonna di Fatima. Si percorreranno via Mazzini- via Parini- piazza S.Anna, Chiesa Parrocchiale dove il novello sacerdote impartira la solenne Benedizione Eucaristica Benedizione Eucaristica. (NB: i coscritti del novello sacerdote reggeranno il baldacchino) Lunedì 14 maggio: ore 20.30: S.Messa in suffragio di tutti i defunti della Parrocchia presieduta dal Vicario Episcopale Mons. Luigi Stucchi e con la concelebrazione del novello sacerdote. Martedì 15 maggio: ore 20.30: Recital dei giovani su tema vocazionale. PARROCCHIA DEI S.S. QUIRICO E JULITTA via S.Quirico, 2/a – 22070 Locate Varesino (CO) – Tel. e Fax 0331-830431 [email protected] --------- www.parrocchialocate.com Biografia di Don Massimo Don Massimo Borsani nasce a Tradate l’8 giugno 1980 da Enrico a da Merlin Vanda. Riceve il battesimo il 20 luglio 1980 mentre la S.Cresima è amministrata da Mons. Marco Ferrari il 5 ottobre 1991. Frequenta la scuola materna a Locate ed entrando nelle scuole elementari terrà per 5 anni la stessa maestra, la signora Castiglioni Lucia. Le scuole Medie, Massimo le frequenta a Mozzate per passare alla scuola di Florovivaista a Varese in p.zza Giovane Italia. Svolge per tre mesi il servizio militare nel Corpo “Lupi di Toscana” a Firenze e a Padova ed entra poi nel mondo del lavoro presso la cartotecnica “Castiglioni” in via C.Battisti a Locate dove svolge la sua attività dal 1996 all’anno 2000. Si fa più chiaro il desiderio del sacerdozio e sostenuto dal parroco don Battista Legramandi entra nel seminario di Vengono Inferiore per iniziare la sua formazione --- Battesimo di Massimo Borsani --- culturale e spirituale conseguendo il diploma di Maturità Tecnicogestione aziendale Passa quindi al seminario di Seveso per il Corso Propedeutico alla teologia, per ritrovarsi poi ad Albenga in Liguria nel 2009 a completare gli studi di teologia iniziati nel seminario di Monza come esterno. Matura in seguito la decisione del vescovo Mons. Oliveri di Albenga di ammetterlo all’ordine del Diaconato che riceve il 12 novembre del 2011 a Loano nella chiesa di S.Agostino insieme ad altri due suoi compagni di studi. Per il 12 di maggio 2012 è fissata la data dell’ordinazione sacerdotale con la quale don Massimo, divenuto PRESBITERO, cioè sacerdote. Potrà celebrare, confessare, amministrare i sacramenti, reggere una parrocchia, guidare una comunità cristiana, essere cioè un “pastore”. Don Massimo in una foto scattata nel 2009 durante il suo viaggio in Argentina. In Ascolto – n° 34 Pagina 2 Il pensiero dei Genitori di don Massimo In questo periodo in cui l’Ordinazione sacerdotale del nostro figlio Massimo si fa sempre più vicina noi genitori viviamo i sentimenti e le emozioni di vedere nostro figlio realizzare la sua vocazione. E mentre il nostro cuore sperimenta emozioni intense ed indescrivibili la nostra mente s’affolla di ricordi: il nostro pensiero va al giorno della sua nascita, alle sue prime parole, al primo giorno di scuola, alla sua adolescenza, al giorno in cui ci ha comunicato che nel suo cuore abitava il desiderio di consacrarsi a Dio. Lo abbiamo visto passo dopo passo mentre di staccava dalla sua famiglia tanto amata per intraprendere il lungo percorso formativo per diventare sacerdote. Vedendo la sua determinazione, abbiamo cercato di accompagnarlo con discrezione, convinti che la gioia del figlio è anche quella dei suoi genitori. E ora che raggiunge la meta del sacerdozio trepidiamo di gioia per lui e con lui. Non sappiamo dove andrà, quale incarico avrà, ma certamente continueremo ad essergli vicini con il nostro affetto e la nostra preghiera gli farà sostegno nelle fatiche del mistero. Mamma e Papà Caro Don Massimo, ci stai regalando grandi emozioni , per questo vogliamo ringraziare Dio per averti riservato la sua particolare attenzione, donandoti la vocazione del sacerdozio. Ti auguriamo di realizzare, nel tuo nuovo cammino, il progetto che Dio ti ha preparato. Le tue nonne Lina e Giuseppina Caro Massimo, il cammino che anni addietro hai intrapreso e percorso con grande maturità e dedizione, non vede il suo naturale traguardo bensì l’inizio di una nuova vita che ti vedrà assumere ruolo fondamentale nel tessuto sociale delle comunità che ti troverai a dover sostenere. Siamo certi che con analoga caparbietà saprai, essere testimone ed annunciatore della Parola del Signore e che saprai profondere al meglio gli sforzi e le difficoltà che sul tuo cammino di Fede ti troverai a dover affrontare. Graziano Lorena e Giada (padrino e madrina di battesimo con figlia) In Ascolto – n° 34 Pagina 3 Annuncio della Ordinazione Sacerdotale da parte di don Massimo Borsani Carissimi locatesi, non è certo facile concentrare in poche righe quello che provo in vista della mia ordinazione presbiterale. Diventare prete per me sicuramente è un traguardo importantissimo: la meta che, entrato in seminario intravedevo da lontano, adesso si fa vicina; il sogno di un tempo ha preso i contorni precisi della risposta a una vocazione concreta che il Signore ha pensato per me da sempre. Quel sì che pronuncerò davanti al Vescovo il 12 maggio, nella Cattedrale di Albenga, sarà proprio un acconsentire, un definitivo lasciare che Gesù prenda possesso di me perché, servendosi della mia povertà, la sua Parola e la sua Presenza dimorino ancora tra gli uomini. E’ l’atto finale di una manovra di conquista che Gesù ha operato nei miei confronti in tutti questi anni: anch’io come S. Paolo dico che sono stato conquistato da Gesù (Fil 3,12). Questa è la cosa più importante: essere pieni della presenza di Gesù; solo dopo viene il resto: l’incarico, la destinazione .… Il prete fa o può fare tante cose, ma penso che una sola dice veramente la sua identità: il fatto, al tempo stesso tremendo e bellissimo, di poter pronunciare le stesse parole di Gesù: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue, che è per voi”. Chiedo davvero al Signore che le sue parole diventino anche le mie, che la sua offerta di vita diventi giorno per giorno anche la mia. Affinché ciò avvenga mi affido alla materna protezione di Maria che noi locatesi veneriamo con il titolo di Beata Vergine Addolorata, all’intercessione del Beato Cardinal Schuster - che mi richiama la totale dedizione del pastore al proprio gregge, sul modello di Cristo Buon Pastore che offre la sua vita per le pecore, anche quelle che non appartengono al proprio ovile – e del Venerabile Giovanni Paolo I (Papa Luciani) che mi insegna la virtù che a Dio è più cara: l’umiltà. Concludo invitandovi tutti a stringervi attorno a me, non tanto per festeggiare la mia persona, quanto piuttosto per rendere lode al Signore che non lascia mancare alla Sua Chiesa chi rende presente ed efficace il Suo stesso Sacerdozio. Sarò lieto di condividere la mia gioia con coloro che sabato 12 maggio vorranno essere presenti alla mia Ordinazione presbiterale, per poi ritornare a Locate – finalmente da sacerdote! – per celebrare, la domenica 13 maggio, la mia prima S. Messa, a cui siete tutti invitati. In attesa di incontrarvi di persona vi ricordo e caramente vi saluto. Nel Signore, don Massimo Borsani In Ascolto – n° 34 Pagina 4 Caro don Massimo, la tua soddisfazione di essere giunto al traguardo del sacerdozio, è condiviso da tutta la popolazione di Locate Varesino, il tuo paese nativo dove tutti ti conoscono e di cui tu conosci tanti avvenimenti che riguardano la nostra e la tua parrocchia. Il tuo desiderio di diventare sacerdote non è un semplice sentimento pur rispettabile di un giovane che ha manifestato il modo di vivere il proprio futuro, ma l’indicazione concreta che Dio stesso ti ha fatto conoscere attraverso la mediazione di tante persone che hanno incrociato la tua vita. Hai meditato a lungo cosa significa essere sacerdote e soprattutto diventarlo al giorno d’oggi. Non è di certo una scelta di privilegi, ma una consapevole discesa nell’arena della società in cui i cristiani vivono, per diventare luce del mondo e sale della terra: incontrerai persone e anche battezzati che non desiderano essere illuminati dalla Parola di Cristo, ma rimarranno tuttavia ben impressionati dai suoi testimoni fedeli e felici di stare dalla parte di Cristo e del vangelo, dalla parte della gente come era solito fare Gesù senza per questo nascondere l’arditezza del Regno dei cieli e delle condizioni per conquistarlo. Se ogni ingresso in una nuova realtà mette un certo timore, sappi che nell’umiltà delle proprie parole rese grandi dalla freschezza della autenticità evangelica, si trova la forza di confrontarsi con un mondo che ha la sua mentalità talvolta molto diversa dalla tua, ma che onora quanti soprattutto nella Chiesa sono coerenti testimoni di Cristo e difensori dell’uomo nella sua fragilità, nella sua povertà. Con l’ordinazione sacerdotale, accetti di diventare un collaboratore del Sacerdozio unico e insostituibile di Cristo:il quale ha deciso di farsi mediatore tra il Padre e l’umanità elevando se stesso sulla croce, in un impeto di amore e di obbedienza che lasciano stupiti: infatti l’istintivo nostro criterio dice che il modo di Cristo per amarci è esagerato come esagerato è stato il gesto di ungere i piedi di Gesù con un costoso unguento che si poteva vendere per darne il ricavato ai poveri. Gesù è veramente Colui che si propone sopra ogni equilibrio e ragionevolezza e vuole stupirci con scelte di straordinario valore. Dietro di Lui, molti hanno imparato seguirlo lasciandosi affascinare dalla sua proposta: anche a te il Signore Gesù mostra un sentiero in salita ma affascinante per l’arditezza delle cose vedrai e delle persone che incontrerai. Noi ti diciamo di stare al passo di Gesù che ti dice:”Seguimi” ma saremo anche al tuo fianco insieme al popolo che il Vescovo ti affiderà perché tu lo possa sospingere sulle strade che portano alla vera felicità, quella felicità che il mondo cerca e che non sa trovare nella sua ricca bellezza e che tu mostrerai con il tuo Apostolato della parole e dell’esempio. Il tuo parroco Don Luigi Brambilla Ordinazione Diaconale con Mons.Mario Olivieri 12-11-2011 In Ascolto – n° 34 Pagina 5 Quali “auguri” si fanno a un prete novello? Sapendo che diventare prete oggi, in tempi critici per la fede e non solo, vuol dire imbarcarsi in un ministero carico di doveri e di fatiche, in cui non mancano problemi aperti che chiedono interventi decisi, organici e tempestivi, ricordo a don Massimo (e a tutti quelli che seguono la voce di Cristo che chiama ad una vita di speciale consacrazione) di continuare a coltivare l’umile disponibilità all’azione del suo Spirito, allo spirito di amore per Lui, che ci fa capaci di essere per tutti, senza mai trascurare nessuno. Siamo “servi di Cristo” come dice Paolo, iniziando la lettera ai Romani, nel senso che il servizio del popolo di Dio è il nostro stato di vita, la vocazione fondamentale e la radice dell’identità stessa del ministero. Auguro, come grazia sacramentale e impegno che ne deriva, di corrispondere col dono totale di te all’amore di Gesù per te, caro don Massimo! Non è un dato scontato – men che meno oggi - ma un punto nodale, che precede l’amore al ministero per la sua bellezza, per la sua importanza, per l’aiuto che offre alla gente, per la salvezza che annuncia. Essere prete, infatti, è di più che fare il prete. Come possiamo servire il popolo di Dio se, come ministri di Cristo, non teniamo vivo l’intimo rapporto con il Signore Gesù, il “tesoro nascosto” da Dio nel “campo” della Chiesa? C’è una povertà del presbitero nell’uso dei beni (povertà effettiva), ma c’è prima una povertà secondo lo stile di vita del presbitero nella nostra Chiesa latina (povertà affettiva), che chiede di essere vissuta nella fedeltà al celibato come amore indiviso verso il Signore e dedizione totale alla Chiesa, la comunità del “centuplo” promesso, già nella vita terrena, da Gesù a Pietro, a “coloro che lasciano casa, fratelli, sorelle…”. A questo anche tu, don Massimo, sei chiamato, con la parola e con la testimonianza personale della vita. Ricordo a tale proposito un’osservazione fatta da un parroco a Benedetto XVI durante l’incontro con il clero romano. Provocato da una sua parrocchiana a “scendere dal piedestallo” per In Ascolto – n° 34 diventare più umano, confessava al Papa la sua inadeguatezza sia sotto il profilo culturale, per la scarsa conoscenza del pensiero contemporaneo, sia sotto l’aspetto umano, per cercare di capire, senza fretta di giudicare, e domandava al Papa: “Come costruire in noi preti un’umanità bella e feconda?” Alla domanda il Papa, sentendosi a sua volta provocato come pastore, rispondeva, coniugando due aspetti del ministero pastorale: semplicità del Vangelo e umanità del prete. E spiegava citando l’esempio di un amico che, dopo avere ascoltato prediche con lunghe riflessioni antropologiche, alla fine chiedeva semplicemente: “Io vorrei capire però che cosa dice il Vangelo”. Auguro, dunque, a don Massimo di non perdere la semplicità della verità. Sotto questo profilo, il Papa stesso è per tutti un fulgido esempio: dice cose profonde, evangeliche, con linguaggio semplice. Forse, anche per questo suscita reazioni in chi si oppone alla sua determinazione. Sii dunque attento al contesto culturale e umano entro il quale sarai mandato ad operare, ma pur procurandoti aiuti, sussidi, aggiornamenti, sappi che — lo dice ancora il Papa — “il primo aiuto è la nostra stessa esperienza personale”. Anche S. Bernardo di Chiaravalle, rivolgendosi al suo discepolo Papa Eugenio, raccomandava anzitutto di “bere dalla (tua) propria fonte, cioè dalla propria umanità”. Non basta essere attento al mondo di oggi; devo anche essere attento al Signore in me stesso. È in questo essere del prete uomo di questo mondo e nello stesso tempo un credente di Cristo, che il messaggio eterno si traduce in messaggio attuale. Questo il mio augurio, fatto preghiera, ispirata dalle parole dell’abate Chautard: “O Dio, date alla Chiesa tanti apostoli, ma ravvivate nel loro cuore una sete ardente di intimità con Voi, e insieme il desiderio di lavorare per il bene del prossimo. Date a tutti un’attività contemplativa e una contemplazione operosa”. Il Decano di Tradate Mons. Erminio Villa Pagina 6 La parola di Don Ennio Apeciti Che cosa mi piacerebbe affidare a don Massimo Borsani; che cosa mi piacerebbe dirgli ora che diventa “sacerdote”, ministro – e dunque servo – di Dio per i fratelli e servo di fratelli per amore di Dio? Che cosa mi piacerebbe affidare a noi tutti, che formiamo la sua comunità parrocchiale di Locate Varesino, perché in questi ultimi giorni e ancor più nei mesi ed anni a venire; che cosa mi piacerebbe affidare alla preghiera di questa nostra Comunità parrocchiale per Massimo, perché il suo ministero – il suo servizio – sia fecondo e lo conduca sul sentiero della santità, sino al giorno in cui il Signore gli darà il premio riservato ai servi fedeli, a quelli che hanno ben amministrato – ben servito – i doni ricevuti per l’utilità comune, per la salvezza di tutti? Proprio mentre mi ponevo queste domande, mi sono ricordato che il papa, Benedetto XVI, ogni anno il Giovedì Santo, come tutti i vescovi del mondo, celebra in San Pietro la Messa detta del Crismao Messa crismale, che per consacrare quegli oli che saranno usati nel celebrare i sacramenti: l’Olio dei catecumeni e quello per gli infermi insieme al Crisma, quell’olio profumato che viene usato per il battesimo, per la confermazione e, appunto, per l’ordinazione presbiterale. Dunque con quel Crisma verranno unte le mani di Massimo e diventeranno per l’eternità mani consacrate, sante per Dio e per i fratelli. Papa Benedetto ogni anno in quest’occasione tiene una memorabile omelia per i sacerdoti. La Messa del Crisma, infatti, è particolarmente indirizzata ai sacerdoti e vi è un momento suggestivo proprio riservato a loro, a noi: il vescovo chiede ai suoi preti di rinnovare le promesse fatte nel giorno della loro ordinazione sacerdotale, quasi a rinnovare la freschezza e l’impegno del sacerdozio, che ci (parlo anche per me) lega in modo unico ed indissolubile a Cristo e alla Chiesa, a Dio e ai fratelli. Mi sono ricordato, allora, che anche quest’anno il Papa ha detto cose splendide a noi preti, ci ha posto domande e suggerito risposte eccezionali. Ho pensato che valessero in modo particolare per Massimo che vive proprio quest’anno così speciale, così unico, poiché sarà consacrato una volta e per sempre al servizio dell’altare di Dio. In Ascolto – n° 34 Il Papa ha iniziato la sua omelia ricordandoci proprio quello che verrà chiesto fra pochi giorni a Massimo dal suo vescovo, che, accogliendo il suo desiderio e riconoscendolo davanti a Dio e alla Chiesa, lo ha ordinato diacono e ora lo consacrerà prete: «In questa Santa Messa i nostri pensieri ritornano all’ora in cui il Vescovo, mediante l’imposizione delle mani e la preghiera, ci ha introdotti nel sacerdozio di Gesù Cristo, così che fossimo “consacrati nella verità” (Gv 17,19), come Gesù, nella sua Preghiera sacerdotale, ha chiesto per noi al Padre». Cominciò così Benedetto XVI e continuò quasi contemplando il Volto del Signore: «Egli stesso è la Verità. Ci ha consacrati, cioè consegnati per sempre a Dio, affinché, a partire da Dio e in vista di Lui, potessimo servire gli uomini. Ma siamo anche consacrati nella realtà della nostra vita? Siamo uomini che operano a partire da Dio e in comunione con Gesù Cristo? Con questa domanda il Signore sta davanti a noi, e noi stiamo davanti a Lui. “Volete unirvi più intimamente al Signore Gesù Cristo e conformarvi a Lui, rinunziare a voi stessi e rinnovare le promesse, confermando i sacri impegni che nel giorno dell’Ordinazione avete assunto con gioia?” Così, dopo questa omelia, interrogherò singolarmente ciascuno di voi e anche me stesso. Con ciò si esprimono soprattutto due cose: è richiesto un legame interiore, anzi, una conformazione a Cristo, e in questo necessariamente un superamento di noi stessi, una rinuncia a quello che è solamente nostro, alla tanto sbandierata autorealizzazione. È richiesto che noi, che io non rivendichi la mia vita per me stesso, ma la metta a disposizione di un altro – di Cristo. Che non domandi: che cosa ne ricavo per me?, bensì: che cosa posso dare io per Lui e così per gli altri? O ancora più concretamente: come deve realizzarsi questa conformazione a Cristo, il quale non domina, ma serve; non prende, ma dà – come deve realizzarsi nella situazione spesso drammatica della Chiesa di oggi?». Sono domande urgenti, tanto più perché – sappiamo – nella Chiesa ci sono non poche persone che sembrano non tollerare più la comunione con il Pagina 7 Papa, con i fratelli e i confratelli, che non vogliono più obbedire e anzi, sembrano cercare e volere una loro chiesa! Non sia mai così per Massimo! Ami la Chiesa! Ami il Papa! Ami i confratelli con cui formerà un solo Corpo, un solo Ordo, l’Ordo presbyterorum. Ami il Signore Gesù, sorgente di ogni grazia e di ogni gioia! Lo ami tutti i giorni come fosse il suo primo giorno di ministero! Allora sarà felice! Un secondo pensiero, una seconda speranza, una seconda preghiera per don Massimo, questa volta alla luce del testo del concilio Vaticano II sul sacerdozio. Me lo ha richiamato proprio il Papa nella sua omelia per questo Giovedì santo. Il Papa ha chiuso la sua splendida omelia, raccomandando a noi preti lo “zelo per le anime”: «È un’espressione fuori moda – disse il Papa - che oggi quasi non viene più usata. […] Le persone non devono mai avere la sensazione che noi compiamo coscienziosamente il nostro orario di lavoro, ma prima e dopo apparteniamo solo a noi stessi. Un sacerdote non appartiene mai a se stesso. Le persone devono percepire il nostro zelo, mediante il quale diamo una testimonianza credibile per il Vangelo di Gesù Cristo. Preghiamo il Signore di colmarci con la gioia del suo messaggio, affinché con zelo gioioso possiamo servire la sua verità e il suo amore». Come fare ad essere così? Risponde appunto il concilio Vaticano II con un passo che mi ha sempre sostenuto in questi ormai molti anni di ministero. Il decreto Presbyterorum Ordinis proprio nelle sue prime pagine – al paragrafo 3 – dice parole splendide sul sacerdote, sulla sua missione, sul suo esempio: «Per il loro stesso ministero sono tenuti, con speciale motivo, a non conformarsi con il secolo presente ma allo stesso tempo sono tenuti a vivere in questo secolo in mezzo agli uomini, a conoscere bene, come buoni pastori, le proprie pecorelle, e a cercare di ricondurre anche quelle che non sono di questo ovile, affinché anch'esse ascoltino la voce di Cristo, e ci sia un solo ovile e un solo pastore. Per raggiungere questo scopo risultano di grande giovamento quelle virtù che sono giustamente molto apprezzate nella società umana, come la bontà, la sincerità, la In Ascolto – n° 34 fermezza d'animo e la costanza, la continua cura per la giustizia, la gentilezza e tutte le altre virtù che raccomanda l'apostolo Paolo quando dice: “Tutto ciò che è vero, tutto ciò che è onesto, tutto ciò che è giusto, tutto ciò che è santo, tutto ciò che è degno di amore, tutto ciò che merita rispetto, qualunque virtù, qualunque lodevole disciplina: questo sia vostro pensiero” (Fil 4,8)». I Vescovi del Concilio vollero ricordare a noi preti le parole di san Paolo; vollero, però, porre una piccola e preziosa aggiunta, un piccolo gioiello, che misero in nota tanto lo ritenevano prezioso: occorreva non sovrapporlo alle parole di san Paolo, ma non si poteva tralasciare tanto è prezioso. É un passo della lettera che san Policarpo, vescovo di Smirne e morto martire nel 155 d.C. indirizza proprio agli abitanti di Filippi, ai quali scrive Paolo. Dice Policarpo: «I presbiteri siano inclini alla compassione, misericordiosi verso tutti, riconducano gli erranti, visitino tutti gli infermi, non trascurando la vedova o l’orfano o il povero; sempre invece solleciti del bene davanti a Dio e agli uomini, astenendosi da ogni ira, preferenza di persone, giudizio ingiusto, stando lontano da ogni avarizia, non pensando facilmente male di qualcuno, non troppo severi nel giudizio, sapendo che noi tutti siamo debitori del peccato» (Epist. ad Philippenses, VI, 1). Questo auguro a Massimo, d’essere come Policarpo, innamorato di Dio e consumato d’amore per i fratelli! Perché possa essere un prete così, preghiamo noi tutti che formiamo la Comunità nella quale è nato e cresciuto, nella quale ha maturato la sua scelta e che rimarrà sempre la “sua comunità”, perché la parrocchia del nostro battesimo è un po’ come la nostra mamma: rimane tua mamma anche se tu ti allontani da casa. Ovunque il Signore condurrà don Massimo, lo accompagni la nostra preghiera perché sia un prete zelante e felice, umile e pieno di gioia sino alla vita eterna Don Ennio . Pagina 8 Dal Vescovo Mons. Marco Ferrari che ha cresimato don Massimo Caro don Massimo, non ti conosco personalmente, ma il tuo parroco, don Luigi, mi ha fatto sapere che un po’ di anni orsono ti ho amministrato la S.Cresima. Successivamente tu sei entrato in Seminario e ora vieni ordinato Presbitero. Questa notizia è di quelle veramente buone! E ringrazio il Signore con te che ti ha fatto capire che Lui può diventare davvero il Signore e l’Amico insuperabile della vita, per tutta la vita. Ciò è avvenuto anche e certamente per la grazia dello Spirito Santo che hai ricevuto nella Cresima e, confermato in modo alto adesso, nell’Ordinazione sacerdotale. Sai anche che il prete è chiamato per annunciare la parola e la vita, quanto sia importante che ogni persona si apra al Signore come significato profondo e gioioso per tutti gli uomini. Per questo motivo ti auguro di fare tanto bene e di essere un Prete convinto e contento. Prego per te, ti seguo con la preghiera e ti saluto con la benedizione del Signore. Tuo + Mons. Marco Ferrari In Ascolto – n° 34 Pagina 9 Auguri dall’Amministrazione Comunale Caro Massimo, sabato 12 maggio, tutta la comunità di Locate Varesino sarà coinvolta umanamente e spiritualmente in un evento straordinario: tu sarai ordinato Sacerdote. Ti conosco da sempre: ti ricordo quando da ragazzino facevi il chierichetto e quando, qualche anno fa, andando a trovare Don Battista, ti trovavo sempre lì, accanto a lui, vigile e attento alle sue necessità. Pensando a te, mi viene subito alla mente anche Stefania, che ti voleva un bene dell’anima e che ti ha sicuramente sostenuto in questa decisione e che continua a proteggerti, giorno dopo giorno. Ho riflettuto sul cambiamento profondo che hai impresso alla vita, perché la tua non è sicuramente una scelta comune e sono convinto che il fondamento di questa svolta è dovuto all’amore per il Signore, che ti ha attirato a sé in maniera particolare. È la stessa risposta che hanno dato gli Apostoli a Gesù quando li ha chiamati, uno per uno, e loro, come te, lo hanno seguito. Siete stati "chiamati" per rispondere al progetto d'amore di Dio, quel Dio che ti ha invitato a seguirlo lungo la strada del sacerdozio; ti auguro con tutto il cuore che questo nuovo percorso diventi l’avventura stupenda della generosità assoluta, del dono della vita a servizio degli altri. Arrivare a questo “traguardo” ti ha impegnato per anni e anni, durante i quali ti sei formato e hai confermato la decisione di continuare lungo questo cammino, certamente non facile, che implica un cambiamento definitivo e profondo nella tua vita personale e spirituale. Questa scelta è una dichiarazione pubblica di amore nei confronti di tutti noi, un’affermazione forte che in qualche modo disorienta, perché non siamo abituati alla gratuità di gesti e di pensieri né nei nostri confronti, né messi in pratica da noi stessi verso coloro con i quali condividiamo il percorso della nostra vita. Per questo motivo, vorrei ricordare insieme a te le parole di Madre Teresa di Calcutta: "La peggiore malattia dell'Occidente oggi non è la tubercolosi o la lebbra, ma è il non sentirsi desiderati nè amati, il sentirsi abbandonati. La medicina può guarire le malattie del corpo, ma l'unica cura per la solitudine, la disperazione e la mancanza di prospettive è l'amore. Vi sono molte persone al mondo che muoiono per un pezzo di pane, ma un numero ancora maggiore muore per mancanza d'amore. E la povertà in Occidente assume forme nuove: non è solo solitudine, ma è anche povertà spirituale. Vi è fame d'amore, e vi è fame di Dio.” La nostra comunità si stringe intorno a te per augurarti di essere sempre una persona, ora un sacerdote, che sa amare tutti, che sa ascoltare, che sa dialogare, che sa stare vicino nei momenti gioiosi e anche in quelli più tristi, che riesce a trasmettere la speranza in Dio. Un sacerdote per la gente e della gente, che non si dedichi solo alle cose da fare, ma sia prevalentemente attento al cuore e alle necessità di ogni persona. E, con tutto il mio affetto sincero, ti auguro, anche a nome di tutti i cittadini di Locate, una fede incrollabile e una gioia profonda nel servizio della Chiesa. Benvenuto di nuovo tra noi, Massimo! Luca Castiglioni, Sindaco di Locate Varesino Don Massimo e Don Battista Inaugurazione Villa Catenacci Locate Varesino In Ascolto – n° 34 Pagina 10 Le insegnanti di don Massimo Dai ricordi della sua insegnante delle elementari Caro don Massimo, quando eri a scuola con me, mi sembrava di essere io ad insegnarti tutto:ma non era così .Eri un bravo bambino e un bravo scolaro, ma non avrei mai pensato che la tua fermezza e la tua serietà di ragazzino ti avrebbero portato a una scelta di vita tanto impegnativa. In tutti questi anni sei sempre stato simpaticamente amico:col tuo grande sorriso mi salutavi e io speravo proprio che saresti arrivato al traguardo di diventare un sacerdote con tanta serenità. Ora hai raggiunto una meta altissima, ma come ben sai, ti trovi solo ai piedi della salita che impegnerà il tuo spirito per tutta la vita. Sei sulla via di quel Cristo che a trentatre anni andò incontro alla gente con amore e sacrificio. Forse tu non guarirai i lebbrosi, né darai la vista ai ciechi o la parola ai muti, ma sicuramente potrai guarire chi si distrugge la vita con la droga, potrai aprire gli occhi a chi non vede più il bene e il male perché si trova nel tunnel del dolore, potrai dare la parola a chi è oppresso o a chi non si sa difendere. Questi saranno i tuoi “miracoli” e li potrai compiere solo con l’amore per il prossimo. Certo sarà difficile perché Colui che compiva miracoli, consolava gli afflitti, beatificava i poveri era sulla via del Calvario. Ma tu Massimo, sai di avere accanto un angelo che certamente veglia sempre su di te. Per questo abbi tanta fiducia e vivi la tua scelta con gioia e speranza. E’ ciò che ti auguro con tutto il cuore. La tua maestra Lucia Castiglioni Classe 5^A Locate Varesino - 1990 Il ricordo della professoressa Massimo Borsani era in I A (scuola media di Mozzate). La classe non era numerosa, quindi non mi fu difficile avere con i miei alunni un buon rapporto, ma in particolare ricordo quel ragazzino, Massimo, all’inizio riservato, ma poi piano piano più aperto sia con me che con i compagni. Era un ragazzo molto sensibile, attento a non offendere, ma in caso di discussione fra compagni, cercava sempre il colloquio. Nel corso del triennio non ha mai avuto problemi, infatti è andato sempre più migliorando il suo comportamento dimostrando un forte senso di solidarietà, sempre educato e rispettoso. Un caro saluto e un particolare pensiero a Massimo che spero di incontrare presto. Prof. Alessandra Tomasini In Ascolto – n° 34 Pagina 11 L’augurio di un Compagno di Seminario Ricordo come se fosse l’altro ieri quel sabato d’autunno del lontano 1998. Frequentavo l’ultimo anno di Liceo ed era la prima volta che partecipavo ad un incontro per giovani in discernimento vocazionale. Eravamo circa una quarantina di ragazzi provenienti da ogni zona della Diocesi, animati dal desiderio di far luce sul progetto di Dio sulla nostra vita. Poco dopo l’arrivo, recatomi in cappella per la recita comunitaria del Vespro, seduto accanto a me, sulla stessa panca, mi ritrovo un ragazzo intento ad orientarsi tra le pagine della Diurna Laus che ci era stata consegnata ma che ancora non sapevamo utilizzare; incrociammo i nostri timidi sguardi sussurrandoci qualche parola per ottenere reciproca conferma dell’esattezza della pagina e da quel momento ci prendemmo in simpatia. La sera stessa, nonostante il clima di ritiro esigesse il completo silenzio, ci ritrovammo in un angolo, insieme ad altri due ragazzi: era troppo forte il desiderio di conoscerci, di condividere le emozioni e le attese che abitavano il nostro cuore, di confrontarci con coetanei che stavano vivendo la stessa esperienza di ricerca. Da quel giorno Massimo divenne un confidente privilegiato: quante ore trascorse a parlare delle nostre aspirazioni, delle nostre parrocchie, dei nostri ideali, degli alti e bassi del percorso di discernimento! Al termine del corso vocazionale, nell’estate del 1999, Massimo maturò la decisione di entrare nel Seminario di Venegono Inferiore mentre io mi iscrissi alla Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica. La diversità di percorsi intrapresi impedì una frequentazione assidua ma, soprattutto in estate, trascorrevamo qualche pomeriggio insieme o facevamo delle piccole escursioni e, di tanto in tanto, ci sentivamo per telefono: l’aver condiviso molto di noi rendeva naturale il rivolgersi l’uno all’altro per condividere un gioia o una fatica, domandare un consiglio o semplicemente raccontaci frammenti delle nostre giornate. In quegli anni Massimo, con il suo essere seminarista e con il tenace attaccamento alla vocazione che dimostrava, fu per me una discreta ma costante provocazione a lasciar riaffiorare in me quella domanda vocazionale che avevo accantonato. Si, sono certo che nei suoi disegni il Signore si sia servito anche di Massimo per risvegliare in me l’inquietudine della ricerca vocazionale. Il ritrovarsi due anni fa nello stesso Seminario come compagni di cammino negli anni più intensi della nostra formazione al presbiterato è stata per me una gioia grande; giorno per giorno abbiamo condiviso le gioie e le fatiche del percorso, dalla preghiera al lavoro manuale, dallo studio allo svago e Massimo è stato per me una spalla certa su cui poter contare; una persona con cui so di potermi confidare in ogni cosa certo di trovare in lui un amico pronto all’ascolto e all’aiuto. Ora che sta per realizzare la sua vocazione non posso che trepidare di gioia con lui, augurandogli di essere un sacerdote felice e fedele. Enrico Gatti In Ascolto – n° 34 Pagina 12 Dai colleghi di lavoro Anche noi, ex colleghi di lavoro di Massimo Borsani, vogliamo partecipare alla grande gioia di tutta la comunità parrocchiale per la sua ordinazione sacerdotale. I nostri ricordi di Massimo risalgono a quando, circa quindici anni fa, lavorava con noi. Per noi lavoratori e lavoratrici, era ed è il Massimino per distinguerlo da un altro collega anche lui di nome Massimo, più grande di lui. Massimino incominciò a lavorare quando era proprio un ragazzino. Giovane, ma molto attento al lavoro, scrupoloso nell’imparare i vari passaggi della produzione, veloce nella pulizia serale delle macchine. Si accostò dapprima alle macchine più semplici per passare poi ai macchinari più grossi e più complessi. Sempre allegro e ben disposto ad aiutare i colleghi in difficoltà e perennemente di corsa, a secondo dei turni di lavoro, non mancava di stare al fianco del nostro parroco don Battista nello svolgimento delle attività parrocchiali. Al rientro del servizio militare ci comunicò la sua intenzione di entrare in Seminario. Noi colleghi, pur essendo a conoscenza della sua profonda fede, ci siamo meravigliati non poco, perché ormai lo consideravamo inserito per sempre nel mondo del lavoro. E a noi sembrava una strada così lunga quella che stava per intraprendere da ritenerla troppo lontana e difficile per i tempi che viviamo. Ora però siamo felici nel vedere che questa sua scelta sta per realizzarsi nonostante gli ostacoli che avrà dovuto superare. Siamo certi che non si dimenticherà mai di quei quattro anni che ha trascorso con noi alla “ Cartotecnica Castiglioni” anche perché quando incontra qualche ex collega chiede sempre: “Cosa state facendo di bello?” Caro Massimo, siamo felici perché vediamo che hai maturato la tua Vocazione. Giuditta e gli ex colleghi Amici di Famiglia Siamo tutti amici della famiglia Borsani da molti anni e conosciamo Massimo da quando è nato. Bambino sveglio fin da piccolo e come la maggior parte dei bambini è cresciuto con tutte le attenzioni possibili dei nonni e dei genitori. E’ da sempre stato un bambino e poi un ragazzino vispo e molto sensibile ma per niente capriccioso. Da giovane adulto ha cominciato a frequentare con molto entusiasmo l’ambiente della chiesa come chierico e aiutante del parroco del momento Don Battista. Gli studi di base e i primi approcci lavorativi non dimostravano una sua particolare predisposizione al mondo ecclesiastico, o almeno così sembrava noi che vedavamo le cose da una certa angolatura. Poi i primi sintomi e le sue ammissioni di essere interessato al mondo della Chiesa. Per noi potevano sembrare cose superficiali ma sicuramente lui, Massimo, ci pensava seriamente. Come sempre in questi casi c’è stato un primo approccio di meraviglia anche da parte della stessa famiglia in quanto si prospettava un lungo cammino di studio oltre che una scelta di vita sicuramente impegnativa. Massimo, comunque, sin dal primo momento è apparso molto determinato e convinto della sua scelta anche se conscio del difficile cammino formativo che l’attendeva. Grazie alla forte vocazione e al suo fermo carattere, Massimo ha dimostrato una capacità oltre che una ferma determinazione che addirittura ha meravigliato anche noi. Bravo Massimo e un grande “in bocca al lupo” per il tuo futuro ecclesiastico. In Ascolto – n° 34 Pagina 13 Gli Auguri dalla parrocchia Dal Gruppo Liturgico Massimo diventa Sacerdote. E’ grande la festa per tutta la comunità parrocchiale di Locate Varesino e per la sua famiglia in particolare. La Vocazione è arrivata come un dono di Dio e come tale va accolta da tutti noi. Ha bisogno tuttavia di un terreno adatto per crescere e svilupparsi fino a maturazione. In una famiglia serena dove i genitori si vogliono bene, sicuramente i figli guarderanno al matrimonio con fiducia perché è una realtà molto bella. E in una famiglia cristiana dove un figlio può parlare e condividere anche le cose dello spirito, egli sarà facilitato nello scoprire la chiamata al sacerdozio e ne accoglierà tutta la grandezza e la bellezza. E’ sorprendente pensare che un giovane vuole farsi sacerdote per la salvezza delle anime, per annunciare il Vangelo, per aiutare i poveri…La voce del Signore è una voce tenue: di solito si fa percepire nel profondo della coscienza e richiede silenzio e ascolto. Massimo è stato un prezioso coordinatore e animatore dei vari momenti liturgici della nostra Parrocchia collaborando in modo significativo a farci sentire parte viva di una comunità di preghiera e di fede. Ora Massimo, meglio don Massimo, celebrerà la sua Prima Messa iniziando un cammino sacerdotale sorretto dallo Spirito Santo che certamente lo assisterà nel suo percorso piuttosto impervio della santità sacerdotale: lo Spirito Santo avrà il compito in lui di trasformarlo nell’intimo rendendolo sempre più simile al modello di Cristo Pastore, che porta le sue pecore alle acque dissetanti della verità e delle bellezze della Fede. Siamo certi che don Massimo sarà un sacerdote felice nella misura in cui sarà “missionario” in mezzo alla gente che si rivolgerà a lui per ascoltare il Vangelo, per avere un aiuto, una indicazione di vita. In questo modo metterà in atto la religione dell’amore come definiva il cristianesimo il Papa Giovanni Paolo II° Il nuovo sacerdote sarà lanciato in un mondo dove sta tramontando il cristianesimo d’abitudine per far posto al cristianesimo di scelta personale, di convinzione, di fiducia nel Signore: ecco perché deve essere equipaggiato spiritualmente per riuscire a far breccia con il suo apostolato entusiasta nel cuore della gente. Che vocazione grande è quella del sacerdote! Che dono grande per l’umanità è il sacerdote! Grazie Massimo per tutto quello che ci hai trasmesso. Il gruppo Liturgico di S.Quirico Un giovane che ricorda … CON MASSIMO SUGLI SCIVOLI… Io ho avuto un rapporto privilegiato con Massimo, avendo trascorso con lui alcuni momenti della mia adolescenza. Ho iniziato a conoscerlo bene quando ancora frequentavo le scuole medie. Nel luglio del 2004 infatti ho partecipato alla vacanza estiva dell’oratorio in montagna a Mezzoldo e tra gli educatori che ci accompagnarono c’era anche Massimo, allora seminarista ventiquattrenne. Me lo ricordo mentre leggeva il breviario, oppure mentre canticchiava simpatiche canzoni durante le escursioni in montagna. Già allora dimostrava una dote canora che ancora oggi apprezziamo quando intona i canti durante le liturgie. In quella vacanza c’era anche Don Battista e su una foto scattata da me li ho rivisti insieme mentre mangiavano un In Ascolto – n° 34 panino seduti su un muretto. Ho ripensato alla loro amicizia e all’affetto che Massimo gli ha dimostrato, soprattutto nel periodo di malattia del Don. Ho continuato a frequentarlo come animatore dell’oratorio. Come non dimenticare le gite in piscina ai 3 Re di Fara Novarese e la sua paura di scendere dagli scivoli (anche se lui non lo ammetteva!!). Gli auguro, ora che è diventato sacerdote, di mettersi ogni giorno in gioco, senza mai dare niente per scontato, in ascolto di sé, degli altri e della Parola per annunciare a chiunque incontra la Buona Notizia che ha accolto nel suo cuore. Luca Castiglioni Pagina 14 Le nostre suore e don Massimo Non possiamo tacere, noi tue sorelle religiose. Ci rivolgiamo a te don Massimo per gioire con te per aver raggiunto la meta del sacerdozio “ secondo l’ordine di Melchisedech” come sentirai cantare e “Tu es sacerdos…in aeternum”. Siamo convinte che il Signore ti ha fatto dono della sua Chiamata che tu hai seguito con fedeltà e obbedienza: ora sei sacerdote non per te stesso ma sei prete per la Comunità. Pochi mesi dopo la tua ordinazione il Santo padre aprirà l’anno della Fede. Noi perciò ti auguriamo di essere un sacerdote che comunicherà con la vita la Fede secondo l’urgenza della nuova Evangelizzazione tanto invocata e attesa ai nostri giorni. Vogliamo anche suggerirti di essere attento e sensibile a tutto quello che riceverai dalla fede semplice della gente, quella degli ultimi e dei poveri che commuoveva tanto il Signore Gesù e gli strappava il miracolo: sii il prete degli umili. Imponendoti le mani, il Vescovo ti donerà l’abbondanza dello Spirito Santo che sarà la tua forza vera nel ministero sacerdotale. Sr.Piera, Sr.Giuseppina e Sr.Giuseppina I bambini e il novello sacerdote Ogni giorno, in queste settimane di preparazione alla nostra Prima Comunione recitiamo un’Ave Maria per don Massimo per la sua Prima Messa e per l’inizio del suo sacerdozio.Il suo compito principale sarà quello di celebrare, far conoscere a tutti l’amore del Signore, riconciliare i peccatori a Dio e al prossimo, preparare le persone a ricevere la S.Comunione. Il giovane che vuole diventare sacerdote si deve preparare a lungo perché ha bisogno di imparare la fedeltà alla propria vocazione ed essere convinto della bellezza del Vangelo..Non tutti possono fare il sacerdote, ma solo quelli che Gesù chiama a seguirli.Il sacerdote è necessario anche oggi per contribuire a diffondere l’amore insegnato da Cristo come impariamo dal Vangelo I ragazzi e il novello sacerdote Auguriamo a don Massimo di essere un sacerdote molto bravo a spiegare la Parola di Dio. Gli auguriamo di farsi voler bene dai suoi futuri parrocchiani, di essere felice della scelta che ha fatto e di riuscire ad attirare molti giovani alla felicità del Vangelo così da sentire, lui per primo, in modo In Ascolto – n° 34 evidente la presenza di Gesù nella sua vita sacerdotale. Noi possiamo aiutarlo con la preghiera, la simpatia e partecipando alla festa della sua Prima Messa, mettendoci in ascolto della chiamata di Gesù, se mai vuole chiamare qualcuno di noi. Pagina 15 Alcune mamme Ci aspettiamo da un novello sacerdote una grande disponibilità verso la gente in particolare verso le famiglie così da sostenere l’impegno educativo ed entrare nel cuore dei fanciulli. Abbiamo bisogno di essere spronati anche noi come cristiani per comprendere meglio la nostra vocazione di laici nella Chiesa, nella famiglia e nel lavoro. Un sacerdote giovane, convinto della sua scelta, può fare molto in mezzo alla sua popolazione per diffondere lo spirito di Gesù tra la gente aiutandola sia per le necessità spirituali che materiali. Dalle Missioni della Guinea, la nostra Monica Canavesi E’ il martedì della Settimana Santa, nella cattedrale di Bafata, il Vescovo don Pedro Zilli celebra la S.Messa crismale. A causa delle distanze, la celebrazione viene anticipata al mercedi per permettere a tutti sacerdoti di partecipare e di portare poi nelle loro parrocchie gli oli benedetti. I sacerdoti presenti, i missionari stranieri e i sacerdoti locali sono molti, nel momento in cui rinnovano le loro promesse sacerdotali il mio pensiero vola fino in Italia e immagina la voce del nostro Massimo che tra poco tempo pronuncerà quelle stesse parole di fedeltà a Cristo e alla Chiesa. La mia preghiera per te Massimo, nasce spontanea, perché il Signore accompagni questi passi finali del tuo cammino di preparazione e perché poi non faccia mai mancare la tua presenza nel cammino che ti aspetta!. “…pasete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge”. 1 Pt 5,2-3 Dall’Africa all’Italia…auguri, Massimo Monica Dalla Caritas di Locate Varesino Con grande gioia partecipiamo alla consacrazione sacerdotale di don Massimo Borsani e chiediamo a Dio per lui la sua benedizione affinché possa svolgere ogni momento il suo ministero di Pastore sempre con fiducia nel Signore e nelle persone che Egli metterà sulla sua strada. Preghiera di P.Charles de Foucauld: Padre mio, io mi abbandono a te fa’ di me ciò che ti piace. Qualsiasi cosa tu faccia di me, Ti ringrazio. Sono pronto a tutto, accetto tutto, purchè la tua volontà si compia in me e in tutte le tue creature: non desidero nient’altro, mio Dio! Rimetti l’anima mia nelle tue mani, te la dono, mio Dio, con tutto l’amore del mio cuore, In Ascolto – n° 34 perché ti amo. E’ per me un’esigenza di amore, il donarmi a Te l’affidarmi alle tue mani, senza misura, con infinita fiducia: perché Tu sei mio Padre! Amen. Con questa preghiera, che noi siamo certi sia già sulle labbra di don Massimo, esprimiamo al nuovo ministro di Dio la nostra gratitudine e il nostro affetto per il dono totale di sé al Signore attraverso la sua scelta sacerdotale e per la testimonianza di fede che oggi riceviamo da lui. Caritas Parrocchiale Preferisci alla tua la volontà di Dio; impara ad amarti non amando te stesso. (S. Agostino) Pagina 16