XV GIOVEDÌ 26 FEBBRAIO 2009 il Cittadino Sezione EDUCARE AL GUSTO Lo scopo degli incontri è comprendere l’universo produttivo e l’ambiente in cui nascono le etichette Un sodalizio internazionale ma ancorato al territorio L e prime due date sono state annullate per la carenza di iscrizioni. Ma “Indigeni d’Italia”, un giro attorno al Belpaese attraverso i suoi vini autoctoni, non si ferma qui. La rassegna, che si sarebbe dovuta tenere a Rocca Brivio, riparte il 6 e il 20 marzo con la scoperta di nettari spesso poco conosciuti nel Lodigiano e nel Sudmilano e invece tipici proprio della Lom bardia (durante la prima serata) e della vicina Liguria (durante la seconda serata). L’iniziativa è una ricerca, sia culturale che sensoriale, che si trasforma all’atto pratico in una degustazione. Il contesto sarà co lorato, ricco di atmosfera. Natu ralmente nessuno sarà lasciato allo sbaraglio. Gli ospiti saranno presi per mano e accompagnati nella degustazione, grazie alla presenza del maestro assaggiato re Onav (Organizzazione Nazio nale Assaggiatori di Vino) Alber to Nebbiolini. Ogni particolare, non solo il gu sto e la sua percezione, sarà asso ciato in un viaggio nei pae si di provenien za dei vini. Na turalmente vir tuale. Alle spal le di queste se rate c’è infatti un lavoro certo sino da par te dell’associazio ne Slow Food, che prepara l’ambiente adatto per la comprensione del mondo che sta dietro alla produzione vi tivinicola delle varie zone. La produzione ita liana è assai va sta e permette grande elastici tà. Racconti, storie, filmati, perché no leg gende interval l e r a n n o l ’ ap puntamento con i vini. Ov viamente non potranno arri vare in tavola tutti i vini delle varie zone, ma solo alcuni tra quelli selezio nati. La lista non è stata an cora scelta. Una sorpresa in più è prevista per la serata ligure. Questa volta il vino sarà ac compagnato da una cena tipica: l’idea era quel la di organizza re questo abbi namento al quarto incon tro, ma venuti meno i primi due della rassegna l’associazione Slow Food, compatibilmente con le iscrizioni che giungeranno, ha voluto in ogni caso confermare questa data. Durante il “viaggio” in Liguria i piatti saranno infra mezzati da momenti di lettura, spezzoni filmati di ambienti e persone. «Il lavoro di preparazione spie ga Roberto Silvestri di Slow Food è molto intenso. Si studia parec chio, ci si documenta in maniera completa, si lavora in stretta si nergia e certo dispiace quando manca il riscontro. Vedremo adesso con queste due date come procederà l’iniziativa, poi chia ramente tireremo le somme». La rassegna in realtà era un esperi mento. Rischioso come tale, ma che pienamente risponde agli in tenti di Slow Food: presentare prodotti di qualità, del luogo. Gli “indigeni”, appunto, del posto: di tanti posti di tutta Italia. Ma alla fine il rischio sta nel proporre etichette non certo famose. Ma gari di nicchia e con produzioni Carlo Petrini è il fondatore di Slow Food F ast o slow? Cioè: rapido o lento? In un modo che cor re, forse è quasi strano, ne gativo addirittura, sentir parlare di lentezza. Ed ecco che l’imperativo è riuscire a rispet tare i tempi, contingentati da tanti impegni. Anche a tavola: un panino subito, una merendi na a scuola e cibi in “bustina” a casa. Proprio in contrapposizione alla filosofia imperante, quando ne gli anni Ottanta nascevano in Italia i primi fast food, Carlo Pe trini fondò l’associazione Slow Food. Oggi conta 86 mila iscritti, con sedi in Ita lia, Germania, Svizzera, Stati Uniti, Francia, Giappone, Re gno Unito (in ordine di costi tuzione) e ade renti in 130 Pae si. Da un’idea di Slow Food è nata Terra Ma dre, il meeting mondiale tra le Comunità del Cibo, alla sua terza edizione. Vocazione internazionale dun que, ma spirito “territoriale”. E della territorialità, della difesa del suolo e della sua ricchezza, della cucina locale e dei suoi piatti, prende spunto per una se rie di iniziative. A Melegnano Slow Food è pre sente con una propria sezione, a simboleggiare la difesa di que st’ampio spicchio di Lombardia che va dal Lodigiano al Sudmila no. Il pannerone per esempio è un formaggio tipico lodigiano che grazie a questo sodalizio vie ne tutelato. «Slow Food significa dare la giusta importanza al pia cere legato al cibo, imparando a godere della diversità delle ricet te e dei sapori, a riconoscere la varietà dei luoghi di produzione e degli artefici, a rispettare i rit mi delle stagioni e del convivio spiega Roberto Silvestri di Slow food Melegnano . Noi lo faccia mo con una serie di iniziative, a partire dall’educazione del gusto come migliore difesa contro la cattiva qualità e le frodi e come strada maestra contro l’omolo gazione dei nostri pasti. Attra verso progetti (Presìdi) di alcuni prodotti tipici e pubblicazioni (Slow Food Editore), eventi (Ter ra Madre) e manifestazioni (Sa lone del Gusto, Cheese, Slow Fish) difendiamo la biodiversità e i diritti dei popoli alla sovrani tà alimentare». Sono state prodotte anche delle guide, come le Osterie d’Italia 2009 di Slow Food, in cui si trova un ristorante di Melegnano, il Taurasi. Molto apprezzate anche le lezioni nelle scuole del territo rio, dove gli associati parlano di qualità del cibo ed educazione alimentare. Slow Food è una onlus, senza alcuno scopo di lu cro. La rete degli 86 000 associati di Slow Food è suddivisa in sedi locali dette Condotte in Italia e Convivium nel mondo, coordina te da un Convivium leader che si occupano di organizzare corsi, degustazioni, cene, viaggi, di promuovere a livello locale le campagne lanciate dall’associa zione, di attivare progetti diffusi come gli orti scolastici e di par tecipare ai grandi eventi orga nizzati da Slow Food a livello in ternazionale. Attualmente sono attivi più di mille Convivium Slow Food in 130 Paesi, comprese le 410 Condotte in Italia. E.C. UN CICLO DI SERATE ORGANIZZATE DA SLOW FOOD NEL SEGNO DELLA SCOPERTA CULTURALE E SENSORIALE Rocca Brivio, arrivano gli “indigeni” I vini autoctoni sono i protagonisti di un viaggio nel Belpaese DA VISITARE L’antico baluardo che si trasformò in villa signorile A guidare i presenti il maestro assaggiatore Alberto Nebbiolini Sopra il titolo uno scorcio della maestosa residenza dei marchesi Brivio. Sotto Roberto Silvestri, guida della sezione melegnanese dell’associazione organizzatrice. Le degustazioni del “nettare di Bacco” verranno accompagnate da cibi della zona, e in qualche caso da vere e proprie cene a tema non da grande distribuzione. In soldoni, l’appeal non è da grandi numeri. Eppure si va avanti. L’esperimento per il momento non è stato infatti accantonato. Gli incontri si tengono a Rocca Brivio. L’inizio è alle ore 21 e il costo è di 20 euro, mentre il costo della cena è da definirsi in base al menu. Se si partecipa a tre in contri il costo è di 50 euro. Le prenotazioni (obbligatorie) sono aperte: per informazioni si può comporre lo 02 98128321 oppure scrivere una e.mail a info@roc cabrivio.it. Il calendario per i prossimi ap puntamenti (tutti da conferma re) prevede l’8 aprile gli indigeni del Trentino, il 22 aprile quelli dell’Alto Adige, il 6 maggio gli indigeni del Friuli e il 20 maggio la cena veneta. Emiliano Cuti n Una delle più caratteristi che oasi da visitare in pro vincia di Milano è Rocca Brivio con il parco che la circonda. Si giunge attra versando la via Emilia e inoltrandosi lungo una stra dicciola che avanza fino alla rocca. Nasce come baluardo difensivo eretto dai Milane si a difesa confine sudest minacciato dai Lodigiani. È situata in prossimità del Fiume Lambro che, a dispet to dell’inquinamento delle sue acque, dà vita, lungo il suo corso. La rocca è un esempio clas sico di residenza padronale al centro di tre cascine, in un punto strategico per il controllo dell’intero territo rio fra le due valli fluviali del Lambro e del cavo Vet tabbia. A partire dall’inizio del XIII secolo, epoca a cui possiamo far risalire la sua fondazione, passando per il 1600, periodo della sua ri conversione in palazzo si gnorile, e arrivando fino alle tumultuose vicende contemporanee, i mattoni rossi di questo interessante complesso hanno accompa gnato l’evoluzione della storia del Sud Milano. Fu Luigi Brivio a potersi fregiare per primo del titolo di Marchese, oltre che della carica di Vicario di Milano; siamo nel XVII secolo e l’importanza conquistata dai Brivio impose l’esigenza di dotarsi di un’adeguata residenza signorile: la rocca si trasformò in maestosa villa. Il primo evento di cui Rocca Brivio fu testimone è la cruenta battaglia dei Gi ganti: lo scontro tra i fran cesi guidati da Francesco I e i mercenari svizzeri ingag giati dal Ducato di Milano, che si risolverà proprio sui terreni dei Brivio, con la vittoria dell’esercito d’ol tralpe.