Nota stampa GLI ALTRI PROGETTI FINALISTI FINALISTI Bologna, 4 dicembre 2008 Souto Moura arquitectos Il primo dei concetti ispiratori è il ruolo di connessione urbana, oggi affidato al solo ponte Matteotti: due strutture a ponte mettono in comunicazione la porta urbana di piazza XX Settembre con la stazione dell’Alta Velocità a est, e la zona nord del comparto ex mercato al piazzale ovest. Da quest’ultimo si sviluppa una piastra sospesa di funzioni commerciali, una grande copertura semitrasparente estesa su tutti i binari che costituisce lo spazio centrale coperto della stazione. Proprio il rinnovamento dell’immagine di stazione è il secondo concetto che ispira il progetto, e suggerisce la tradizionale suggestione ferroviaria della copertura ampia e leggera. Questo rinnovamento passa per i nuovi significati del viaggio e della stazione, che è diventato un insieme di luoghi e spazi pubblici con attività che ruotano attorno all’edificio istituzionale. Infine una caratteristica dell’intervento sta nella sua chiarezza. Chiarezza volumetrica nella orizzontalità dell’intervento e nell’impatto limitato sul contesto. Nella semplicità dell’organizzazione funzionale e spaziale, che rende visibile la specifica funzione ferroviaria all’interno della struttura. Nel linguaggio architettonico adottato (copertura piana, fronti con vetrate ventilate continue e struttura principale in c.a. in evidenza), unificatore e privo di manufatti particolarmente simbolici. Le relazioni dell’intervento con l’esterno sono affidate ad una serie di scelte: l’edificio sull’angolo con piazza XX Settembre viene demolito e sostituito da un padiglione d’accesso preceduto da una piazza pedonale; rispetto al ponte Matteotti il progetto si arretra, presentando un nuovo prospetto, mentre la stazione storica definisce con il suo lato settentrionale la piazza interna coperta. Lungo via dei Carracci il lato nord della nuova stazione è un prospetto lineare di due piani sospesi e uniformi, sopra un basamento aperto e trasparente; al di là della via, nella zona dell’ex Mercato ortofrutticolo, un padiglione di accesso al posto dell’edificio esistente sull’angolo, definisce una nuova piazza. L’ambito a sud di via Bovi Campeggi è interpretato come un nuovo pezzo di città, che riprende gli allineamenti dei blocchi edilizi a sud con edifici regolari in serie aperta di 7-8 piani, nel quale la nuova viabilità, i percorsi pedonali e una sequenza di giardini assumono un ruolo importante nella qualità urbana. Gli uffici sono protetti nella parte interna dell’ambito, mentre le funzioni ricettive sono esposte all’esterno; in asse con via Cairoli è l’edificio più alto, di 11 piani. Per l’ambito ad est di via Matteotti e vicino al ponte è previsto il mantenimento dell’edificio ad “L” nel nuovo ruolo di definizione di una corte coperta con funzioni direzionali, in relazione ad un altro edificio lineare di sei piani aperto sul verde a destinazione ricettiva. Per l’ambito di via Muggia è previsto un grande edificio di altezza costante di sette piani destinato a residenze per studenti. pag. 2 Ingenhoven architekt La modularità, che consente la realizzazione con la stazione in esercizio, il contenimento dei costi e la flessibilità verso un possibile ampliamento in funzione degli scenari futuri, è la caratteristica prevista dal progetto, dettata dall’esigenza di realizzare la nuova stazione con interruzioni parziali al massimo di due anni di tempo. La copertura a fasce, in elementi di calcestruzzo prefabbricati, rivestiti in ceramica e vetro e appoggiati su una griglia in acciaio, sorretta da cavalletti divergenti in acciaio, riduce al minimo le nuove opere al di sopra del piano del ferro e sopra le banchine ferroviarie, contiene i costi di costruzione entro il limite fissato, conferisce una illuminazione naturale notevole e un comfort interno controllato. Non ultima, l’immagine simbolica conferita dall’onda della copertura per la città e per chi vi arriva, un segno spinto alla quota di 56 metri in corrispondenza dell’ingresso sud est, che si prolunga fino al ponte Matteotti per mostrarsi in fondo a via Indipendenza. Le tre parti fondamentali della stazione sono indipendenti e realizzabili separatamente. La prima è la nuova hall di ingresso alla stazione e anche all’albergo, prevista sull’angolo sud est, previa la demolizione dell’edificio esistente, e la sua connessione con il collegamento pedonale est. La seconda parte sono le strutture realizzate al di sopra della nuova stazione dell’Alta Velocità, dove su via dei Carracci la maglia del solaio appena sopra il piano del ferro è in continuità con la quota stradale della Bolognina. La terza parte è il percorso pedonale ovest, che mette in relazione il lato nord con la stazione storica del piazzale Medaglie d’Oro, ora ingresso al nuovo ponte, e soprattutto il nuovo complesso di stazione, su tre livelli indipendenti e funzionalmente diversi: il primo con i servizi di stazione e le attività commerciali, estese anche al secondo livello, il terzo con strutture destinate a uso ricreativo e culturale, come l’auditorium nell’angolo a nord ovest, dove la copertura si rialza alla quota di 35 metri. I progettisti hanno elaborato uno studio dei flussi analizzando quattro possibili categorie di viaggiatori e attribuendo loro aree funzionali, spazi privilegiati del progetto. A quelli delle lunghe distanze, distribuiti su una fascia oraria ampia, sono riservati l’area commerciale a nord e il ponte est; ai viaggiatori in transito che si muovono lungo gli spazi delle banchine sono dedicati i nuovi spazi dell’ultima banchina a nord e la connessione con la stazione del people mover; i viaggiatori dei treni regionali e della metropolitana, pendolari con poco tempo a disposizione e sofferenti di spostamenti non brevi e diretti, concentrati all’inizio e alla fine della giornata, percorreranno i ponti di collegamento privi di esercizi commerciali; infine i frequentatori che utilizzeranno la stazione come collegamento da nord a sud, disponibili a qualche piccola deviazione, percorreranno gli spazi raddoppiati, sotto la nuova copertura, del ponte Matteotti e di via dei Carracci. MVRDV (Natalie (Natalie De Vries - Winy Maas) Se il concorso è l’occasione per riconnettere le due parti della città separate dalla cintura ferroviaria per mezzo del cuore dell’intervento costituito dalla nuova stazione, il progetto trae ispirazione dalla struttura urbana e dagli elementi della sua morfologia: gli isolati urbanidel quartiere della Bolognina a nord dell’area sono assunti dimensionalmente come elementi della matrice del progetto. Questo brano di città che salda le due zone è come sospeso sopra il fascio dei binari, garantendone il 2 pag. 3 funzionamento anche durante la sua realizzazione. La continuità del tessuto urbano garantisce la vivibilità e la funzionalità degli spazi e il funzionamento del complesso sistema di connessioni dei mezzi e modi di trasporto che graviteranno sull’area. Esemplificativo di questo atteggiamento di sospensione verso l’alto è l’edificio principale di ingresso della stazione nell’angolo di contatto con il centro storico a sud est: nel sottolineare l’accesso principale, un isolato urbano sollevato di quota contiene nel volume costruito gli uffici amministrativi, interpreta i suoi appoggi come pareti informative della stazione, libera al livello della città la piazza di ingresso alla stazione invitando lo scavalcamento della cintura ferroviaria senza soluzioni di continuità. Lo spazio urbano per eccellenza è alla quota superiore ai binari, una grande piastra rettangolare in mezzo al “quartiere” dei nuovi isolati dal disegno regolare, una piazzaboulevard definita da edifici moderni e caratterizzata da un sistema fluido di spazi alberati che accompagna il passeggio e l’incontro dei frequentatori. Anche l’ambito 1 a sud ovest è disegnato nel progetto secondo l’ispirazione della morfologia urbana. Gli isolati di questo ambito completano il tessuto della città storica con blocchi architettonici dal disegno nuovo, con differenti soluzioni di linguaggio e di densità dell’isolato chiuso, ospitando funzioni più urbane quali l’hotel, sull’angolo tra via Campeggi e via Pietramellara, uffici direzionali, attrezzature di quartiere, con linguaggi compositivi che si affidano al ritmo e al taglio delle aperture. Il progetto è ricco di suggerimenti per una nuova vivibilità delle aree a margine della stazione vera e propria: nell’ambito 3, il manufatto esistente dell’idropressore ad est del ponte di via Matteotti viene abitato con terrazze a sbalzo sul nuovo spazio pubblico; nell’ambito 4, l’edificio di abitazioni temporanee per studenti è un corpo di fabbrica poco profondo che ospita spazi collettivi ritagliati e sospesi sulla parete urbana. La ricca e vivibile complessità urbana considerata nel progetto è sottolineata attraverso diverse simulazioni notturne, che mostrano l’immagine delle architetture e degli spazi in funzione nei diversi momenti della giornata. Jean Nouvel Metafore urbane ispirano questa proposta, che vede la ferrovia come un fiume che ha il suo porto nella stazione, la cui presenza è segnalata dalla torre-campanile, e i cui accessi sono la piazza ad est e il ponte abitato ad ovest. Il progetto vuole ricucire tra loro le due sponde della città e la ferrovia attraverso la valorizzazione del fiume e del porto, utilizzando il ponte abitato ad ovest e suggestioni dall’estetica ferroviaria. La scelta più caratterizzante è quella di portare in profondità, 15 metri sotto il piano del ferro, la galleria intermodale, accanto alla hall della stazione dell’Alta Velocità, privata dei livelli del Kiss&Ride e del parcheggio, e alla metrotramvia. La galleria intermodale che connette i due accessi dei viaggiatori ad est, dove sono tutti i servizi di stazione, diventa così un collegamento immediato e diretto tra i vari tipi di trasporto proposti dal nodo di interscambio: lunga 80 metri e costituita da cinque ponti metallici su appoggi sotterranei, ha una sezione variabile da 25 a 45 metri. Completamente separati e ad ovest, altri due ingressi sono costituiti dalla torrecampanile e dal ponte di attraversamento. Dal forte impatto volumetrico e iconografico per la città, la torre raggiunge i 240 metri di altezza ed ha una pianta quadrata di 24 metri 3 pag. 4 di lato. Al suo interno è il polo ricettivo di 35.600 mq distribuiti in altezza per occupare il meno possibile i binari. Il ponte collega la città con la Bolognina e i nuovi uffici comunali. Strutturalmente è un cassone metallico di 16x3 metri in sezione e lungo 215 metri; il livello inferiore è collegato con scale mobili alle banchine della stazione, quello superiore ospita attività commerciali e servizi di quartiere. Con la demolizione dell’edificio sull’angolo di piazza XX Settembre, la nuova “porta sud est” dà accesso alla galleria e ai tre livelli interrati della nuova stazione, mediante un sistema di risalite: il primo livello, a quota + 38 metri, è collegato mediante gli attuali passaggi pedonali alla stazione e al livello superiore di una galleria commerciale; più sotto, a quota +35 m, sono le nuove biglietterie e l’accesso al parcheggio sotterraneo di piazzale Medaglie d’Oro; infine, a quota + 27 m, è il livello inferiore della nuova hall della stazione e l’ingresso alla galleria intermodale. La decisione di studiare i primi tre ambiti oggetto di concorso in modo integrato, porta il progetto in aperto contrasto con le indicazioni del Regolamento. Le forme architettoniche scelte per questi ambiti sono direttamente ispirate alla funzione ferroviaria: sei edifici a schiera su tre livelli, coperti con travi reticolari in acciaio e lunghi da 90 a ben 420 metri sono allineati parallelamente ai binari a sud ovest, con funzioni terziarie e commerciali e parcheggi interrati; tre grandi silos circolari su tre livelli, per complessivi 17.000 mq sono previsti ad est del ponte Matteotti; nell’area ex OMA è confermata la collocazione di residenze per studenti. Ricci & Spaini L’analisi dei flussi pedonali delle diverse percorrenze e usi della stazione è il punto di partenza dei progettisti: i percorsi degli utenti della stazione dell’Alta Velocità, una volta entrata a regime, della metrotramvia e del people mover, del parcheggio dei taxi, attraverso la sovrapposizione e lo scavalcamento di quote diverse quali quella dei nuovi accessi e delle biglietterie, e la quota superiore ai binari della stazione attuale. Due tipi di flussi, quindi, quelli di scavalcamento orizzontale del fascio dei binari, rivolti alla città e alle funzioni urbane, e quelli verticali attraverso le quote interrate del nodo di interscambio, con ritmi e tempi diversi, la cui compresenza definisce quello che i progettisti chiamano il “nuovo cuore” della città. La loro connessione avviene in corrispondenza delle arterie principali agli angoli sud est e nord est attraverso ascensori, rampe, scale fisse e mobili. Gli elementi del progetto sono essenzialmente tre. Il primo è una piastra a quota 51 metri, sette metri e mezzo sopra i binari, a quota 51 metri, che connette via Pietramellara al quartiere nord della Bolognina, costituita da una soletta in cemento armato precompresso, retta da colonne di 80 cm di diametro, costituisce il supporto principale a tutti i nuovi servizi, protetta parzialmente nella sua zona principale da una copertura, delle dimensioni di 336 metri per 135, in struttura metallica sorretta da montanti a forma di albero. Il secondo è un edificio vetrato lungo circa un chilometro, denominato il Tron, collocato sopra la piastra, dalla forma sinuosa e caratterizzato da due quote (55 metri e 59 metri) di altezza, destinato a tutte le funzioni ferroviarie e anche a funzioni di commercio e ristorazione (biblioteca, cinema, palestra). Infine una torre-albergo collocata sull’angolo sud est, dal profilo snello perché alta 16 piani, fino alla quota di 60 metri, e con un corpo di fabbrica di 12 x 24 metri. Un edificio indipendente dal punto di 4 pag. 5 vista strutturale per liberarsi da possibili implicazioni sismiche, anche se connessa funzionalmente alla piastra e al Tron, con una grande lobby su più livelli, e distributivamente a via Pietramellara con una rampa di accesso. Per la stretta sede stradale di via dei Carracci è previsto il posizionamento alla quota della piastra del nastro commerciale, sfruttando la sezione della via per ricavare un sistema di risalite simile a quello dei centri commerciali, e lasciando lungo la quota della strada gli accessi ai binari e una serie di locali tecnici. Gli ambiti a concorso esterni alla stazione sono soggetti a un atteggiamento comune, che vede l’adozione di corpi di fabbrica con andamento a “L” o a “Z” e altezze variabili, che definiscono corti aperte attraversate da percorsi pedonali. Si tratta di corpi di fabbrica composti su un modulo di 14 x 20 metri, orientati sull’asse sud est-nord ovest, che si elevano in una serie di torri residenziali e terziarie, con commercio e servizi di quartiere al piano stradale, rivestite da facciate ventilate con filtri solari e acustici. UNStudio NStudio La proposta di UNStudio è quella di un segnale significativo per la città, con una alta torre e la copertura in acciaio del nodo ferroviario, caratterizzata da leggerezza e trasparenza e dal vantaggio di appoggiare a terra ogni due banchine. Dall’individuazione delle trasformazioni storiche, culturali e sociali della città e dei suoi fattori di sviluppo, è derivata la maglia funzionale interna alla stazione, avendo presente l’obiettivo di ricucire le due parti di città separate dalla ferrovia. La proposta prevede due boulevard con andamento nord sud connessi da passaggi longitudinali, prolungando la direttrice di via Amendola attualmente interrotta dallo scalo ferroviario. La copertura dei due livelli della stazione, destinati a funzioni commerciali, ricreative e di ristoro, è l’elemento più significativo del progetto. Le sue caratteristiche di leggerezza e fluidità di linee sono ottenute con una struttura in telaio di acciaio composta da due coppie di pilastri a “V” che reggono travi incrociate secondo una maglia di 24x35 metri. Alla ricerca della qualità spaziale e di comfort interno e del risparmio energetico, i pannelli di copertura in EFTE (Ethylene Tetra Fluor Ethylene), che consentono di coprire in modo flessibile grandi luci, sono integrati da cellule fotovoltaiche. Una copertura importante, con lo svantaggio di richiedere una manutenzione periodica. La definizione molto riuscita delle aree funzionali individua i principali fattori di sviluppo e divide in tre aree principali la stazione: è definita Transfer quella centrale dedicata ai viaggiatori, che necessita di un facile accesso ai servizi e all’informazione; l’area orientale di carattere più urbano, che comprende un mix equilibrato tra centro congressi, uffici, una Mediateca dedicata alla comunità giovanile, spazi espositivi e commerciali (Showcase) è definita Forum; infine un Mercato costituito da singole unità per il commercio di prodotti locali, fitness, turismo del benessere. Sull’angolo verso il giardino della Montagnola, nel punto di contatto con la città, è prevista la demolizione dell’edificio esistente per creare l’ingresso alla stazione con una grande piazzale alla quota stradale, dotato di scale mobili e ascensori per il collegamento con i livelli inferiori. Il piazzale è coperto da una pensilina che aggetta per 50 metri, sormontata da una torre in c. a. alta 70 metri, destinata a contenere uno dei principali hotel della regione, per la sua connessione con l’aeroporto. 5 pag. 6 Di fronte al ponte di via Matteotti, il volume della stazione è arretrato di venti metri e mostra in sezione il concetto strutturale. Anche rispetto alla stazione storica il progetto si arretra, e il collegamento avviene in corrispondenza del piazzale ovest. Nella proposta è sviluppato alla scala architettonica soprattutto l’ambito della stazione, mentre gli altri ambiti sono indicati attraverso volumetrie e destinazioni d’uso. Stefano Boeri Idea principale è quella della orizzontalità, perseguita attraverso la percezione aperta dei luoghi in connessione tra loro. Il progetto parte dallo studio di tre diverse forme architettoniche che, nella relazione reciproca e nel loro adattamento ai processi di trasformazione urbana, danno luogo a tipologie, quali la Quinta, la Galleria e il Ponte. Uno studio parallelo è stato dedicato alle categorie di fruitori della stazione, viaggiatori, perditempo, lavoratori, e al conseguente disegno dei flussi. I sei volumi progettati sono ordinati sotto una grande copertura rettangolare sospesa e in continuo cambiamento. Distesa longitudinalmente sul fascio dei binari copre 20.500 metri quadrati, ed è formata da pannelli solari orizzontali e inclinati (8.000 mq), elementi in rete metallica ricoperti da vegetazione (8.000 mq), e per la superficie rimanente da pannelli vetrati che ricevono la luce naturale. La copertura è totalmente integrata all’impianto fotovoltaico, e produce teoricamente 1.200 kW ora. Il volume centrale, che ricorda nel nome – DiecieVenticinque – il momento dell’attentato del 2 agosto 1980, è una piazza in relazione indiretta con la città perché sospesa sui binari, a cui si accede dal passaggio ponte di ingresso. E’ prevista la ristrutturazione dell’edificio d’angolo tra il ponte Matteotti e via Pietramellara, con un sopralzo completamente vetrato e aggettante, alla stessa quota della grande copertura. Mantenendone la maglia strutturale, l’edificio viene svuotato per ricavare l’accesso all’atrio della stazione e il polo ricettivo richiesto, con servizi pubblici e della stazione, e funzioni private. Verso il ponte Matteotti ad est, la piastra si allontana e si apre sotto la copertura, lasciando l’affaccio sul piazzale della ferrovia. Come per il ponte, il rapporto con la stazione storica è rispettato: la piastra-ponte rimane distaccata su tutti i fronti dagli edifici vincolati. Sul fronte nord di via dei Carracci il progetto presenta invece un fronte compatto e prevalentemente chiuso. Gli ambiti esterni sono rienterpretati come terrazze urbane connesse tra loro in orizzontale a venti metri sopra la quota attuale, e uniti da un percorso ciclopedonale. L’ambito di via Bovi Campeggi, più lontano dalla ferrovia, viene densamente occupato per creare un tessuto urbano compatto, e per il massimo riscontro economico dallo sfruttamento dell’area. Quello ad est del ponte Matteotti è interessato ad una complessa sistemazione esterna a verde che connette i nuovi edifici con quello preesistente delle Ferrovie della Stato. Infine l’area ex OMA è interessata da edifici residenziali analoghi a quelli dell’ambito della stazione, architetture il cui appoggio sul suolo è trattato in modo frammentario e mescolato con gli spazi verdi, e che vedono nella relazione tra le coperture in una rete di luoghi pregiati la tenuta di questo pezzo di progetto. M.B.M. (Oriol Bohigas) 6 pag. 7 Per risolvere la frattura urbana creata dal fascio ferroviario esistente, il progetto parte dall’analisi degli elementi urbani: lo spazio pubblico e il verde, la viabilità, le infrastrutture. La lettura delle aree soggette a concorso ne evidenzia poi una caratteristica comune: il loro essere in stretto rapporto da un lato con la città e dal lato opposto con l’infrastruttura. La soluzione proposta è una piastra che alterna la presenza di piazze pubbliche e aree a verde. Quest’ultimo è adottato come materiale di progetto, sotto forma di quinte verdi, per sottolineare la linea di spartiacque – e l’intenzione di mediazione – tra città e infrastruttura, e per scandire gli spazi pubblici. Questa proposta di effetto urbano prevede: a est il nuovo piazzale della stazione, in relazione con il ponte Matteotti; lungo via dei Carracci a nord e sopra la stazione dell’Alta Velocità, un edificio aperto a “C” verso nord, che ospita funzioni direzionali; la stazione storica e, sull’angolo con viale Pietramellara, un nuovo complesso alberghiero e la nuova Hall di Stazione con accesso alla metropolitana, da realizzare entrambi dopo la demolizione dell’edificio d’angolo esistente. L’elemento centrale del progetto, e di cerniera urbana tra le parti di città che vi affacciano, è la piastra che si estende lungo l’intero fascio dei binari ad una quota di circa 11 metri, e si sviluppa su tre livelli. Il primo a quota 51.08 m, ospita i servizi di stazione, spazi commerciali e ricreativi; questi sono anche al secondo livello, a quota 58.28 m, con teatro e discoteca, oltre a spazi polisportivi e pochi altri servizi di stazione. Il collegamento tra i due livelli è con scale mobili e ascensori collocati al centro della piastra, come anche all’estremità sud ovest e lungo via Carracci. Il terzo e ultimo livello, a quota 62.28 m, è un tetto giardino con spazi verdi e piscina all’aperto. Lungo la parete di via dei Carracci vi sono accessi diretti alla piastra da nord. Per migliorare un percorso molto stretto rispetto all’edificato circostante, i progettisti hanno previsto un fronte a doppia altezza che ospita un passaggio porticato alla quota della città e una strada sopraelevata alla quota della piastra, raddoppiando così i percorsi. Nell’ambito 4 il progetto prevede due corpi di fabbrica destinati a residenze studentesche, che procedono parallelamente e poi divergono per seguire, l’uno – di 125 camere - l’allineamento con i binari, l’altro il tracciato di via Muggia. Per quanto riguarda l’ambito tra le vie Bovi Campeggi e Cipriani, un ridisegno della viabilità prevede lo spostamento della rotatoria per favorire la continuità del progetto lungo via Bovi Campeggi, dove l’affaccio sui binari prevede una fascia di rispetto verde. Ognuno degli isolati è sormontato da una torre alta 40 metri che è rivolta verso la città o verso la ferrovia con un ritmo alternato Cruz y Ortiz ARQUITECTOS I progettisti privilegiano una immagine chiara e trasparente della ferrovia alla città, elemento terminale dell’asse urbano di via Indipendenza per mezzo della Piazza Ponte, spazio esterno di accesso principale aperto sullo scavalcamento di via Matteotti. L’edificio d’angolo esistente sull’angolo con via Pietramellara è sostituito da una piazza verde in stretta relazione con il primo binario, e dalla realizzazione di un nuovo volume di carattere simbolico destinato a uso pubblico. 7 pag. 8 Il volume della stazione è un unico involucro compatto alto al massimo 20 metri, che fornisce di illuminazione naturale tutte le diverse parti attraverso l’articolazione delle sue coperture. L’orientamento dell’accesso principale a est, di fronte al ponte Matteotti, rivoluziona il tradizionale assetto ‘passante’ della stazione bolognese e consente dall’ingresso la percezione completa del funzionamento della stazione, dei percorsi e dei binari, e un accesso diretto a questi, come avviene per le tipologie di stazioni ferroviarie ‘di testa’. Sul lato ovest del grande volume, una via sopraelevata scavalca il fascio ferroviario e mette in comunicazione i nuovi edifici del Comune di Bologna di Mario Cucinella sull’area dell’ex-mercato ortofrutticolo a nord con gli interventi di terziario previsti dal concorso nell’ambito 1, tra le vie Bovi Campeggi e Cipriani. Invece di un collegamento nord-sud in sotterranea, come sinora ipotizzato, la novità della proposta è quella di un percorso visibile e aperto sulla zona, che insieme al collegamento intermedio tra via Nicolò dell’Arca e via Amendola costituisce una maglia di connessioni tra città storica e Bolognina. Le funzioni correlate al nodo ferroviario, come quella del commercio, sono presenti in misura adeguata ma non sovrastano l’immagine istituzionale della stazione. Il commercio è collocato lungo le tre fasce di cui è composta la piastra: a nord e sopra la stazione dell’Alta Velocità, lungo il già citato percorso di collegamento sul lato ovest della stazione, la fascia in testa ai binari parallela alla fronte principale e al ponte Matteotti. Le funzioni ricettive e quelle direzionali sono lontane dalla stazione, previste negli ambiti a sud ovest della stazione e ad est del ponte Matteotti. Per quanto attiene alla relazione con il contesto urbano, l’obiettivo generale dell’intervento interpreta la nuova stazione come infrastruttura ambientale che connetta gli spazi aperti di questa zona di città e i frammenti di paesaggio urbano. A questo proposito, il collegamento ciclabile previsto è una pista che attraversa il fascio di binari da nord a sud in sotterranea da via Fioravanti a via Amendola, e verso l’ambito 2H “stazione ingresso-est”, dove è previsto un parcheggio biciclette su più livelli. Agenzia di architet architettura 5+1aa (Alfonso Femia) Il tessuto della città viene letto come un continuum di isolati fatto di pieni (densità e relazioni) e vuoti (corti e giardini): in questo senso l’attuale frattura nel tessuto rappresentata dalla ferrovia deve riscattare un nuovo ruolo di forte rapporto con il tessuto urbano, rafforzando l’idea e il carattere di città. I due ambiti urbani della città storica e della Bolognina, connessi tra loro solamente dai ponti Matteotti e Stalingrado, trovano nella nuova piastra di progetto un elemento di connessione tra nord e sud: la piastra scavalca i binari e ricrea l’immagine e i rapporti tipici degli isolati circostanti, coinvolgendo anche tre isolati della Bolognina per rendere più efficace la ricerca di continuità. Ricerca che porta a preservare le facciate di alcuni edifici preesistenti, per i quali è prevista la riqualificazione e una nuova destinazione d’uso. Un atteggiamento che, secondo i progettisti, è un valore aggiunto in un dialogo urbano che evita di aprire contrasti ed offre il vantaggio di costi e tempi di realizzazione favorevoli. 8 pag. 9 Gli accessi alla nuova stazione sono previsti da nord in asse con le due perpendicolari a via dei Carracci, a sud da via Pietramellara e dal piazzale est. Un edificio a ferro di cavallo sull’angolo di piazza XX Settembre, conservato e riqualificato internamente al suo involucro è il primo elemento del progetto. Sulla mezzeria di questo edificio si eleva la torre sud degli uffici direzionali, alta 70 metri, con una forma a diamante e un involucro vetrato a doppia pelle rivestita in ‘alucobond’. La piastra polifunzionale che copre i binari, pensata come un tessuto di corti su tre livelli, con pareti vetrate e rivestimenti in laminato di ‘alucobond’, piazze interne e giardini pensili pavimentati in legno, è il secondo grande elemento del progetto che dialoga volumetricamente con il primo. Gran parte dei servizi di stazione (atri, biglietterie, sale di attesa) sono a quota + 8 metri, mentre i servizi più urbani come quelli di ristorazione, il commercio, le attività ricreative e culturali, i servizi di quartiere e gli spazi aperti, sono alle quote superiori (+ 12.60 e + 18.30 metri). Sopra la piastra, nell’angolo nord ovest, è la seconda torre direzionale alta 40 metri e simile per volume e superficie alla torre sud. Il ridisegno degli altri ambiti è definito volumetricamente e non nel linguaggio architettonico, distribuendo così le quantità funzionali: l’ambito a sud ovest lungo il Parco Navile è concepito come un margine urbano definito da quattro edifici a stecca di dieci piani, ad uso ricettivo e direzionale, sopra tre livelli interrati di parcheggi e impianti, che si alternano a spazi verdi a pettine. La porzione di scalo ad est del ponte Matteotti ospita un edificio ricettivo di cinque piani con una centrale di cogenerazione interrata; nell’area a residenze universitarie di via Muggia è un edificio a volumi sfalsati di sette piani, con centrali tecnologiche interrate. 9