Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 68 30 Giugno 2015 87 Pagine Nuova Audi Q7 Da gigante a farfalla La nuova Audi Q7 perde fino a 325 kg di peso e diventa molto più piacevole da guidare Periodico elettronico di informazione automobilistica Renault Kadjar Qashqai alla francese Condivide con il best seller Nissan praticamente tutto ad eccezione del vestito Nuova Ford Mustang Senza compromessi La nuova Ford Mustang è riuscita ad evolversi senza tradire la propria storia | NOVITÀ | La nuova Alfa Romeo Giulia da Pag. 48 a Pag. 59 All’Interno NEWS: Nissan Juke-R | Mini Clubman | Mercedes GLC | Peugeot 308 GTi by Peugeot Sport | E. De Vita Autovelox irregolari: «Ecco come fare ricorso» | F1: Marchionne «Motori Ferrari alla Red Bull? Quando uno ti paga...» PROVA SU STRADA NUOVA AUDI Q7 Da gigante a farfalla La nuova Audi Q7 perde fino a 325 kg di peso e diventa molto più piacevole da guidare. Ha una tecnologia pazzesca ed un livello qualitativo sublime. Attenzione però agli optional, basta un attimo per far impennare il prezzo... di Matteo Valenti 2 3 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica Media O rmai non siamo più abituati a grandi rivoluzioni nel mondo dell’auto. Tutto si evolve in maniera molto graduale ed è difficile assistere a veri e propri colpi di scena, come avveniva tempo fa. Pensiamo all’avvento della cintura di sicurezza o dell’airbag, che hanno sconvolto il panorama automobilistico, migliorando di gran lunga la sicurezza a bordo delle automobili. La rivoluzione del peso Eppure, ogni tanto, c’è ancora qualcuno che riesce a stupire. E’ certamente il caso di Audi che in 4 occasione del lancio della nuova Q7, ha dichiarato di essere riuscita a diminuire il peso fino a 325 kg rispetto al modello di precedente generazione. Numeri da capogiro, che seguono l’esempio tracciato qualche tempo fa dalla Range Rover, alleggerita di ben 400 kg grazie all’utilizzo massiccio dell’alluminio. Per raggiungere un simile traguardo gli ingegneri di Ingolstadt hanno costruito una sofisticatissima scocca multilaterale, che ricorre certamente all’alluminio ma anche a tutta un’altra serie di acciai altoresistenziali, tra cui una buona parte stampati a caldo. Il risultato è che la versione a benzina ferma l’ago della bilancia appena sotto la soglia psicologia delle due tonnellate (1.970 kg per l’esattezza). Un valore straordinario per un’auto con dimensioni così imponenti, che incorona automaticamente la Q7 come la SUV più leggera della sua categoria. Più compatta fuori, più spazio dentro (finalmente) A proposito, la nuova Q7 rimane certamente un super SUV, anche se le sue dimensioni sono leggermente più compatte rispetto al passato. La lunghezza si ferma a quota 5.052 mm (- 37 mm), la larghezza a 1.968 (- 15 mm, anche se con gli specchietti, ora più grandi, si toccano i 2.212 mm) e il passo a 2.994 (- 8 mm). All’esterno la Q7 guadagna un look più spigoloso ed aggressivo, con la calandra single frame che diventa ancora 5 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito più pronunciata, come detta lo stile dei modelli Audi più recenti. Una vera opera d’arte tecnologica poi i gruppi ottici anteriori (led o persino matrix led!), così come quelli posteriori, dotati di scenografici ed efficaci indicatori di direzione dinamici. La fiancata, con nervature molto nette e taglienti, in puro stile Audi, mettono in mostra poderosi cerchi in lega da 21 pollici (di serie ci sono i 18”). Aumenta invece l’altezza, che passa a 1.741 mm (+ 12 mm). Questo aspetto, oltre ad un design decisamente più squadrato rispetto al passato, ha permesso di migliorare notevolmente l’abitualità interna, vero e proprio tallone d’Achille della versione precedente, tanto grande fuori ma poi non così spaziosa dentro. Dal vivo: com’è dentro Gli ingegneri tedeschi promettono di essere 6 Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica riusciti ad ottenere la migliore abitabilità della categoria. E basta qualche minuto a bordo per rendersene conto. Davanti, finalmente, si può godere di un’ariosità degna di un’auto lunga più di 5 metri, mentre dietro si può godere di uno spazio veramente eccezionale, soprattutto per le gambe. Un comfort posteriore accentuato senza dubbio dal pavimento perfettamente piatto e dalla presenza di bocchette di ventilazione dedicate (si può avere il clima quadrizona!), ma anche dai sedili singoli scorrevoli e persino reclinabili! Naturalmente continua ad essere disponibile la versione a 7 posti, anche se le sedute ricavate nel bagagliaio sono ideali al massimo per dei bambini o persone di bassa statura, ma comunque non per viaggi troppo impegnativi. In compenso gli schienali di seconda e terza fila sono per la prima volta abbattibili elettricamente. La versione a cinque posti mette a disposizione un bagagliaio veramente sconfinato, ancora più capiente della versione precedente. I litri infatti, nella versione a cinque posti, sono passati da 775 a ben 890 litri, ma abbattendo i sedili della seconda fila si possono avere fino a 2.075 litri di capacità (+ 40 l). Tecnologia: punto di riferimento Al di là della grande abitabilità, quello che colpisce degli interni sono due aspetti chiave: la tecnologia e la qualità. La nuova Q7 è il manifesto dell’incredibile livello tecnologico raggiunto da Audi, la bandiera che i tedeschi potranno sventolare con orgoglio in tutto il mondo. Davanti al guidatore si può avere il meraviglioso Virtual Cockpit (optional da 715 euro euro su tutte le versioni, se non si scelgono pacchetti). Già visto sulle nuove TT ed R8, questo maxi-monitor TFT da 12,3 pollici racchiude tutte le informazioni utili durante la guida in maniera chiara e personalizzabile. E’ rapidissimo nell’esecuzione e ha una grafica sublime, a differenza delle soluzioni adottate da alcuni competitor (leggi Volvo XC90 e Range Rover). Inoltre può essere abbinato ad un sofisticato head-up display a colori che proietta sul parabrezza le informazioni essenziali durante la guida. Al centro poi si può avere il maxi-display touch da 8,3 pollici (in vetro!) del nuovo sistema multimediale MMI Plus, veramente ben fatto (le mappe 3D sono incredibili) e dotato di comandi vocali, connessione a Internet grazie all’hotspot integrato e integrazione Google Android Auto ed Apple CarPlay. Chi desidera il massimo poi può scegliere gli impianti audio Bose o Bang & Olufsen (uno più sensazionale dell’altro) con sound 3D e potenze fino a 1.920 Watt con 23 7 8 9 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito altoparlanti, mentre al posteriore si possono avere due tablet per l’intrattenimento di chi sta dietro. carreggiata e l’assistente al rimorchio. Sicurezza: non manca niente Lascia ancora una volta a bocca il livello qualitativo raggiunto da Audi. Materiali e finiture sono di sublime qualità, così come la cura riservata ad assemblaggi e all’installazione delle guarnizioni. Bellissimo l’alluminio spazzolato che spicca su plancia e tunnel centrale, ma sorprendono anche la pelle dei sedili e i materiali plastici, belli da vedere e da toccare. Una vera sfiziosità poi sono le luci d’ambiente colorate con tecnologia a fibra ottica, che rendono l’abitacolo ancora più piacevole. Davvero completa la lista di dispositivi di sicurezza di ultima generazione. Si può avere l’Adaptive Cruise Control con assistenza alla guida in colonna - significa che l’auto guida da sola in coda - ma nella lista degli optional figura persino l’assistenza predittivi all’efficienza, che sfrutta i dati del navigatore satellitare, per suggerire al guidatore come risparmiare carburante. Non mancano poi l’assistente al traffico trasversale posteriore, utilissimo in manovra, il park assist, ma anche il controllo di abbandono involontario di 10 Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica Qualità: come rimanere a bocca aperta Quattro ruote sterzanti Dopo aver conquistato più di 530.000 clienti nel mondo dal 2006 a oggi, la Q7 si rinnova dalla prima all’ultima vite. Il modello di seconda generazione infatti viene assemblato sulla nuovissima piattaforma MLB Evo (la Q7 è la prima applicazione, seguiranno altri modelli del Gruppo VW come Bentley Bentayga, Porsche Cayenne, VW Touareg ecc., ). Il telaio può contare su raffinate sospensioni a cinque bracci sia all’anteriore che al posteriore e a richiesta si possono avere le sospensioni pneumatiche Adaptive Air Suspension. Di serie viene offerto un classico servosterzo elettromeccanico, ma a richiesta si può avere per la prima volta il raffinato sterzo integrale. In questo caso le ruote posteriori sterzano di alcuni gradi nella stessa direzione (alte velocità) o in direzione contraria rispetto a quelle anteriori (basse velocità), favorendo sicurezza e direzionalità o grande maneggevolezza in città (si diminuisce di circa un metro l’angolo di sterzata rispetto alla versione sprovviste di tale sistema). Di serie su tutte le versioni poi il sistema Audi Drive Select, che permette di scegliere diverse modalità di guida, variando la risposta di sterzo, sospensioni adattive (se presenti), cambio e propulsore. Motorizzazioni: non c’è traccia di quattro cilindri Al momento del lancio la nuova Q7 viene offerta con motori a sei cilindri da diesel e benzina. La colonna portante della gamma è il V6 3.0 TDI 11 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica che all’occorrenza sa tirare fuori i denti , dimostrando una bella grinta ed un’erogazione molto corposa. In questo caso l’otto marce automatico, azionabile anche attraverso i paddles dietro al volante, diventa fulmineo negli inserimenti e quasi coinvolgente. A tal proposito basterà dire che questo motore, in accelerazione, fa schizzare a 100 km/h le due tonnellate di peso in poco più di 6 secondi (6,3 per la precisione), con un risultato degno di una sportiva. Il merito però è anche della nuova leggerezza acquisita dalla Q7, che al volante si fa sentire in maniera netta. La SUV di Ingolstad è diventata molto più snella e di gran lunga meno impegnativa da guidare. La Q7 in ogni caso rimane una SUV pensata per garantire sempre il massimo comfort. Anche selezionando la modalità Dynamic, quella più sportiva, l’indole rimane tutto sommato votata alla comodità di marcia. Ci è piaciuto molto lo sterzo integrale, che garantisce grandissima maneggevolezza in città, persino ad un’auto di 5 metri. Ce ne si accorge subito quando si fa manovra in un disponibile nelle versioni da 272 CV e (più avanti) da 218 CV. Al suo fianco, anche se per ovvie ragioni avrà un ruolo marginale in Italia, svetta li V6 3.0 TFSI a benzina da 333 CV. Per tutti, di serie, c’è il cambio automatico Tiptronic ad otto rapporti (di origine ZF), risviluppato da zero ed ottimizzato anche per l’utilizzo in fuoristrada, attraverso mappature dedicate della centralina elettronica (quando si seleziona la modalità allroad). Su tutte le versioni ovviamente non può mancare la trazione integrale permanente quattro. Il prossimo anno poi arriverà la versione ibrida plug-in, la e-tron quattro che abbina il V6 TDI ad un motore elettrica per una potenza complessiva di 373 CV. La nuova Q7 arriverà in Italia a giugno ad un prezzo che parte da 65.900 euro per la versione 3.0 TDI e da 69.000 per la 3.0 TFSI. Le concorrenti naturali non possono che essere BMW X5, Volvo XC90, Range Rover 12 parcheggio o quando si entra in rotonda, dove basta un gioco di braccia molto limitato per far girare la macchina. Abbiamo trovato invece un po’ più pigro il V6 TDI da 218 CV. Certo, è più che sufficiente per muovere la Q7, ma non è l’ideale per chi cerca anche qualcosa in più in termini di prestazioni e vivacità. Bellissimo invece il sei cilindri a benzina 3.0 TFSI, che dimostra un tiro, un allungo e anche un sound veramente coinvolgenti. Un vero peccato perché in Italia resterà proibitivo. Consumi: ci siamo Nel corso del nostro test, dove abbiamo alternato percorsi autostradali a strade di montagna in salita e discesa, senza risparmiarci troppo con il pedale del gas, abbiamo rilevato un media di 9,0 l/100 km (dato del computer di bordo). Un risultato superiore alla soglia psicologica dei 10 km/l (nel nostro caso siamo oltre gli 11), per niente scontato per un’auto di questa mole e con questa cavalleria. Siamo sicuri inoltre che dosando Sport e Porsche Cayenne (diesel), ma anche la rinnovata Mercedes GLE e la nuova Lexus RX. Le nostre impressioni di guida Concentriamo il nostro test sulla versione diesel 3.0 TDI, quella che verrà scelta dall’assoluta maggioranza dei clienti italiani. Veniamo accolti dal sedile anatomico Individual (optional), con possibilità di massaggio e ventilazione. Ben profilato, si dimostrerà veramente comodo per l’intera lunghezza del nostro viaggio. Il motore diesel nella versione da 272 CV sembra tagliato su misura sulle esigenze della Q7. Una valanga di coppia (600 Nm), subito disponibile (rimane costante tra 1.500 e 3.000 giri/min), permette di viaggiare con un filo di gas, con il Tiptronic che asseconda a meraviglia uno stile di guida tranquillo, inserendo le marce in maniera dolce e impercettibile prima dei 2.000/giri/min, a tutto vantaggio dei consumi. E’ un motore però 13 14 15 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito con più oculatezza il pedale del gas si riescano ad ottenere risultati ancora più sorprendenti. Conclusioni La nuova Q7 è la bandiera tecnologica di Audi. Con un livello tecnologico e qualitativo da punto di riferimento, offre motori a gasolio prestazioni e poco assetatati di carburante. La rivoluzione del peso (fino a - 325 kg) c’è e si sente tutta non appena si affronta la prima curva. Davvero pochi i dettagli fuori posto. 16 Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Audi Q7 Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » Test drive » Sito dedicato » Virtual Tour » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 17 PROVA SU STRADA RENAULT KADJAR Qashqai alla francese In listino da 24.450 euro la nuova Kadjar condivide con il best seller Nissan praticamente tutto ad eccezione del vestito. Molto bene il motore 1.2 TCe da 130 CV, interessante il funzionamento della trazione 4x4. Da evitare le ruote da 19” che la rendono poco confortevole di Emiliano Perucca Orfei 18 19 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica Media S Lunga 4,45, larga 1,84 ed alta 1,60 (passo 2,65), la nuova Kadjar vanta interni decisamente più razionali e puliti rispetto a quanto eravamo abituati a vedere da Renault, ma soprattutto pensato per strizzare l’occhio al guidatore grazie ad una plancia disegnata attorno al sedile sinistro. Molto interessanti alcune soluzioni, come la maniglia lato passeggero rivestita in pelle di chiara ispirazione off-road, ma anche la presenza di un tetto in vetro fisso con una superficie di 1,4 m2. Versatilità, abitabilità e praticità sono tre elementi chiave che i tecnici Renault hanno perseguito nello sviluppo del progetto: non è un caso, dunque, che gli schienali dei sedili posteriori si possano abbattere (1/3 - 2/3) direttamente dal vano bagagli (da 472 litri a 1.478) e lo schienale anteriore destro possa essere reclinato in avanti (300 euro) per fare spazio ad oggetti lunghi. Tra le caratteristiche del bagagliaio anche quella di avere un doppio fondo alto 10 cm ma anche un pavimento sdoppiato ed in grado di essere posizionato in verticale in una delle due parti così da ottenere due aree molto capienti ben distinte. Interessante, per chi ha carrelli o roulotte da portare a spasso, la possibilità di ospitare un gancio traino a scomparsa: il costo dell’accessorio è di 762 euro. Ampio lo spazio per la tecnologia: al centro della plancia in posizione rialzata spicca lo schermo da 7” del sistema multimediale (e di navigazione) R-Link 2, che ora vanta uno schermo più sensibile al tocco (capacitivo) ma soprattutto un software in grado di ampliare l’offerta di sistemi d’assistenza alla guida. Nella dotazione, in base al modello, non manca il sistema di frenata di emergenza attiva AEBS, l’avviso di superamento involontario della carreggiata (Visio System), il sensore di angolo morto, l’Easy Park Assist, il riconoscimento della segnaletica stradale con avviso di superamento limiti ed il cruise control con funzione di limitatore della velocità. Quattro gli allestimenti previsti: Life, Zen, Intens e Bose. Per tutte la dotazione base comprende la strumentazione digitale, il cruise control e il climatizzatore manuale. In Italia il cuore delle i allarga la gamma delle Sport Utility firmate Renault con l’arrivo di un modello, la Renault Kadjar, che si pone in diretta concorrenza con quella che da tutti è considerata la best in class (e cugina) Nissan Qashqai. Stessa piattaforma e stessa meccanica della Qashqai di nuova generazione, il nuovo modello della Losanga si va a porre nella categoria superiore a quella di Captur (C-SUV) sfruttandone in tutto e per tutto i contenuti stilistici firmati in origine dall’olandese Van Den Acker. Contenuti stilistici che mirano ad esaltare un’identità di brand introdotta con Clio, ed in cui spicca un maxi logo Renault al centro della calandra, ma anche soluzioni che rendono immediatamente riconoscibile la vettura anche di notte, come nel caso della firma led (full) a forma di C che segna inequivocabilmente tanto il frontale quanto il posteriore. 20 21 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica 4x4, offerto in via opzionale a 2.200 euro in più. Tre le modalità di utilizzo della trazione integrale: 2WD, Auto o Lock. Lock blocca la ripartizione della coppia ad un valore uguale sulle quattro ruote mentre Auto affida la gestione della ripartizione ad una frizione a controllo elettronico che viene avvertita in caso di slittamenti dai sensori del controllo di stabilità. Per gli amanti della verde Renault mette a disposizione il quattro cilindri turbo da 1.2 litri e 130 CV: abbinato ad un manuale a sei marce il TCe 130 eroga la potenza massima a 5.500 giri e vanta un valore di coppia di 205 Nm ad un regime di 2.000 giri. Numeri da diesel che consentono un consumo medio dichiarato di 5,6 l/100 km. vendite sarà formato dalla Zen con motore dCi da 110 CV in listino al prezzo di 24.450 euro: l’allestimento comprende i cerchi in lega da 17” in luogo di quelli in acciaio da 16”, le barre sul tetto, la chiave elettronica ed il climatizzatore bizona. In fase di pre lancio è prevista anche una speciale edizione limitata Premiere Edition, disponibile solo online fino a fine agosto. Dotata di motore Energy dCi da 110 CV si caratterizza per la sola tinta rosso Passion e per la presenza (di serie) dei sistemi antitamponamento, del Bose Sound System, dei cerchi da 19”, dell’aiuto al parcheggio, dei fari full-led, del sistema multimediale RLink2, del tetto in vetro, dei sensori di parcheggio e della retrocamera. Prezzo? 27.400 euro a fronte di rottamazione o ritiro di un usato. Ordini già aperti ma consegne al pubblico in settembre, la 22 Dal vivo: com’è fuori La nuova Renault Kadjar è un’auto che farà certamente colpo sugli amanti del genere perché gli stilisti guidati da Van Den Acker sono riusciti nella missione di adattare linee già note - Clio e Captur- a volumi decisamente più importanti: il tutto senza far apparire Kadjar come un banale riadattamento di cose già viste, anzi. La cugina e prima rivale della Qashqai si nota per via del gigantesco logo sulla calandra, per i gruppi ottici dall’architettura molto sofisticata ma anche per la presenza scenica dettata da volumi importanti ma comunque in linea con quelle che sono gli standard del segmento C. nuova Kadjar può essere ordinata nella tinta opaca Bianco Ghiaccio, nelle sei tinte metallizzate Marrone Caramello, Grigio Platino, Beige Duna, Nero Etoilé, Blu Cosmo e Grigio Titanium oltre che nelle due tinte metallizzate speciali Rosso Passion e Bianco Nacré. La gamma motori si compone di due motori diesel ed un benzina: il 1.5 dCi, proposto nella versione da 110 CV, porta per la prima volta su strada alcune migliorie tecniche (pistoni in acciaio) che hanno permesso un leggero miglioramento prestazionale ma soprattutto un contenimento dei consumi sino a 3,8 l/100 km (99 g/km CO2). Cambio manuale o, in alternativa, automatico a doppia frizione EDC (1.600 euro) anch’esso dotato di sei marce. Il 1.6 dCi, invece, viene proposto nella declinazione da 130 CV con sistemi di trazione integrale 4x2 o 23 24 25 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Dal vivo: com’è dentro Rispetto a Captur e Clio, Kadjar è probabilmente meno personale dentro rispetto a quanto fa fuori. Gli interni della vettura, infatti, mirano più sullo spazio e sulla versatilità che sul design estremo e questo va a vantaggio della pulizia delle forme e sulla sensazione di solidità, che è davvero buona. I materiali utilizzati sono di buona qualità, alcuni spunti come quelli della maniglia lato passeggero rivestita in pelle sono già visti (Peugeot 3008) ma comunque interessanti e la cura dell’assemblaggio è di sicuro in linea con le aspettative di questo prodotto: difficile pretendere di più visto che il prezzo di listino addirittura mediamente inferiore di 500 euro rispetto a quello della Qashqai. Bene la capienza del bagagliaio - anche se la soglia di carico è alta - e buono anche lo spazio per chi siede dietro: il tunnel centrale, 26 Prove Periodico elettronico di informazione automobilistica indispensabile per far passare l’albero di trasmissione, non è molto alto e quindi anche il passeggero centrale della fila posteriore può viaggiare relativamente comodo. Molto bene la multimedialità: il sistema R-Link2 è stato aggiornato rispetto al precedente R-Link ed oltre ad una miglior velocità e completezza c’è anche una maggior integrazione con i sistemi di sicurezza della vettura, tra cui la retrocamera ed il radar che controlla a 360° la presenza di oggetti attorno alla vettura in manovra. Come si guida Posizione di guida rialzata e non troppo sportiva, al volante della Kadjar si sta comodi e si ha la percezione di avere il traffico sotto controllo. Un elemento molto ricercato dal pubblico femminile, che permette di guidare una vettura dalle dimensioni comunque impegnative con una certa disinvoltura. Dietro, come al solito, si vede poco ma la miriade di sensori e (se presente) la retrocamera di parcheggio rendono facili le manovre di parcheggio o i passaggi più stretti. Facile da guidare, la Kadjar ci è piaciuta molto in abbinamento alla motorizzazione 1.2 TCe da 130 CV: non impressiona per prestazione in assoluto ma c’è coppia a sufficienza per spingere i 1.300 kg della vettura e, soprattutto, il sound è decisamente più equilibrato rispetto a quello dei motori a gasolio. Manuale a sei marce, il cambio del TCe vanta innesti corti ed una buona spaziatura delle marce ed il feeling che si prova al volante è quello di una vettura davvero ben studiata e ben messa a punto di fase di collaudo: anche in autostrada è davvero un piacere inserire il cruise control a 130 km/h viaggiando ad un regime di appena 2.800 giri. Consumi? Senza badare troppo alla guida Eco dopo 200 km abbiamo registrato una media di 14,3 km/l. L’unico appunto che si può muovere riguarda le gomme da 19” offerte di serie con gli allestimenti più raffinati: sulle buche o sulle strade dissestate trasmettono alla vettura reazioni secche nonostante un assetto piuttosto morbido. Morbido non significa però che la vettura si corica in curva in modo anomalo: il corpo vettura rimane tendenzialmente piatto anche forzando l’andatura e l’assetto appare piuttosto neutro, tutt’altro che nervoso, a tutto vantaggio di una guida sicura e rilassata piuttosto che di quella sportiva “mangiacurve”. Interessante anche il motore 1.6 dCi da 130 CV e trazione integrale: un quattro cilindri per cui non servono certamente presentazioni abbinato ad un sistema di trazione integrale che ci ha permesso di 27 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove muoverci senza problemi di sorta negli incredibili scenari fuoristradistici parco natrurale Bardenas Reales: nulla di realmente estremo ma km e km di pietraie e sabbia percorsi senza alcun problema senza particolari accorgimenti su velocità e modalità di utilizzo del sistema di trazione. Il 4x4 Renault, infatti, funziona molto bene nella sua modalità automatica ma, nel caso in cui serva, si può scegliere di bloccare la ripartizione a 50/50 bloccando il “differenziale” attraverso la specifica manopola posta nel tunnel centrale. I consumi del diesel sono leggermente più contenuti di quelli del benzina: 15,5 km/l è stata la media dopo 150 km di strada. 28 29 30 31 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove In conclusione Kadjar rappresenta una validissima alternativa alla Nissan Qashqai: del resto non poteva che essere così essendo la piattaforma ed i motori condivisi tra i modelli che sono frutto di aziende facenti parte di una fortissima alleanza. Renault, però, sa bene che sarà difficile spodestare sua maestà Qashqai dal suo trono ed è per questo che mediamente, a parità di optional, si presenta in concessionaria con una media prezzo inferiore di 500 euro. Niente male davvero. 32 33 PROVA SU STRADA NUOVA FORD MUSTANG Senza compromessi La nuova Ford Mustang è riuscita ad evolversi senza tradire la propria storia. Il design è unico e inconfondibile, mentre il motore V8 è fenomenale. Portarla al limite però non è un gioco da ragazzi di Miloš Pavlovic’ 34 35 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica Media EcoBoost. Si tratta di un cuore di concezione estremamente moderna, figlio della nuova famiglia di motori Ford EcoBoost che si caratterizza per frazionamenti ridotti (8l/100 km il dichiarato) e potenze molto elevate in relazione alla cilindrata. La tecnologia utilizzata è sostanzialmente quella del mille tre cilindri - pluripremiato - da 125 CV...ma in questo caso, complice la cilindrata, la potenza sale a 317 CV (432 Nm di coppia massima): 5,8 secondi, in questo caso, lo 0-100 km/h. Come per il V8 la trasmissione è disponibile sia manuale che automatica. Design inconfondibile Appena si raggiunge la prima strada trafficata si vede subito che questa purosangue americana è ancora capace di attirare tantissima attenzione. Alcuni ragazzi ci salutano con il sorriso stampato sul volto mentre altri si affrettano a scattare alcune foto. Bastano questi due brevi aneddoti per capire che il design del nuovo modello è azzeccato. La nuova Mustang è ancora super aggressiva, muscolosa, bassa e larga ma con dettagli Q uando ci si mette al volante di una macchina iconica come la Ford Mustang non si può rimanere indifferenti. E così è stato anche nel nostro caso. Abbiamo visto Mustang in innumerevoli pelli cole cinematografiche e da ragazzi abbiamo sognato di averla, un giorno, nel nostro garage. Un modello che ha vinto la sfida contro l’inesorabile scorrere del tempo e che ora non vediamo l’ora di provare. V8 “vecchia scuola” La nuova Mustang, giunta alla sesta generazione, monta un motore aspirato V8 da 5.0 litri in grado di sviluppare 421 CV e 530 Nm di coppia. Il cambio, un classico manuale a sei rapporti, riporta subito un po’ al passato perché offre la 36 sofisticati. Ha saputo evolversi nella giusta direzione, addattandosi alla modernità, ma senza tradire il suo carattere originale. Il nuovo modello è insonorizzato alla perfezione. L’unico suono che ha il permesso di filtrare nell’abitacolo è quello del potente motore V8. Un sound pieno, forte e poderoso, che fa venire la pelle d’oca. Una musica in piena sintonia con il look della vettura. I complimenti vanno quindi agli ingegneri Ford perché è davvero da tanto tempo che non sentivamo un sound così coinvolgente. Dotazioni: imperdibile il Line Lock Tutte le Mustang sono dotate di sospensioni indipendenti, con schema MacPherson anteriore e Integral Link posteriore, selettore delle modalità di guida Normal, Sport+, Track e Wet. In Europa la Mustang è anche dotata di cerchi da 19”, fari xeno, climatizzatore bizona, luci posteriori a LED e sistema di connettività Ford Sync 2 con schermo da 8”. Il prezzo di listino della versione 2.3 EcoBoost è di 36.000 euro mentre per la più generosa V8 si sale a 41.000. Imperdibile - e possibilità di fare la doppietta nelle scalate. Una manovra che adora ogni pilota ma che purtroppo oggi si è persa nell’evoluzione naturale dell’automobile. Le performance della Mustang sono quelle di una vera purosangue. Non abbiamo avuto modo di verificare, strumenti alla mano, l’accelerazione da 0 a 100 km/h oppure la velocità massima, ma ci fidiamo dei dati dichiarati da Ford. La muscle car americana accelera da 0 a 100 km/h in circa 4,8 secondi e raggiunge i 250 km/h di velocità massima. Il modello GT poi ha persino un moderno sistema di launch control, che rende le partenze da fermo davvero pazzesche. C’è anche il quattro cilindri EcoBoost Più interessante per i mercati europei è certamente il quattro cilindri in linea da 2.3 litri 37 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica Una belva, anche in frenata L’impianto frenante è a dir poco all’altezza della situazione. Appena si sfiora il pedale del freno la macchina decelera in maniera decisa ed anche in questo caso occorre un po’ adattarsi, specialmente all’inizio. La nuova Mustang monta dischi anteriori da 380 x 34 mm e pinze fisse Brembo in alluminio a sei pistoncini da 36 mm. I dischi posteriori sono invece da 330 x 25 mm con pinze flottanti da 45 mm a singolo pistone: ecco spiegato perché frena così bene. Non dimentichiamoci che questa belva è una vera GT. Va davvero forte, quindi non c’è troppo da stupirsi dal punto di vista dei consumi. Il motore è un classico aspirato V8, fantastico da guidare, ma molto assetato quando lo si spinge ad alto regime di giri. Anche senza esagerare troppo con il pedale del gas, nel misto non siamo riusciti a fare meglio di un risultato pari a 13,5 l/100 km (7,4 km/l). Consumi molto Fast&Furious - la funzionalità opzionale Line Lock: il sistema frena le ruote anteriori lasciando libere di fare scenografici burn-out quelle posteriori.... Un’auto da domare In compenso non ci vuole molto per capire inoltre che quest’auto è una di quelle che ama essere domata. D’altronde lo dice il nome stesso: è una Mustang, no? Insomma, se si vuole spingere davvero sul pedale del gas, ci si rende conto ben presto che una purosangue come questa ha un suo carattere. Sappiamo benissimo quindi che non sarà affato docile e che dovremo avere molto rispetto, soprattutto nella fase preliminare di adattamento alla vettura. La Mustang è una creatura costruita per dare la possibilità di divertirsi e per mettere le ruote di traverso. Questo aspetto si nota subito anche per come è realizzato il 38 inferiori, siamo attorno ai 10,5 km/l reali, per la 2.3 EcoBoost: rispetto al V8 non vi sono particolari differenze estetiche, anzi, ma a cambiare è il sound: per forza di cose l’EcoBoost ha un suono più europeo e meno americano rispetto al fratello maggiore. E’ con ogni probabilità una scelta “forzata” per il nostro mercato, soprattutto per questioni fiscali, ma non per questo ci si porta a casa un “vorrei ma non posso”: l’EcoBoost ne ha a sufficienza per far divertire pur senza mettere in difficoltà su fondi a scarsa aderenza. Visto il prezzo di listino la scelta può essere particolarmente interessante per chi ama da una vettura in grado di offrire comunque buone prestazioni ma soprattutto un look inconfondibile. In conclusione La nuova Mustang, pur evolvendosi, ha saputo mantere intatto tutto il suo carattere, che l’ha volante: liscio e uniforme, quindi fatto per essere girato tanto e spesso. L’elettronica è presente ma interviene poco anche in modalità da guida “Normal”, quindi all’inizio conviene stare in guardia. Elettronica: c’è ma lascia fare L’intervento dell’elettronica posticipato è compensato però da un pedale dell’accelleratore con una corsa molto lunga, forse un po’ troppo per i nostri gusti. In ogni caso siamo convinti che questa particolarità non darà poi troppo fastidio alla maggior parte dei guidatori. Ci sono quattro tipi di modalità di guida selezionabili: Normal, Sport, Pista o Neve/ Ghiaccio. Se non vi dovessero bastare si può anche personalizzare la consistenza dello sterzo e l’intervento del controllo di stabilità. 39 40 41 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 42 Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove 43 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Ford Mustang Sfoglia i cataloghi in PDF resa così celebre durante i decenni. È un prodotto autentico, senza compromessi e va rispettato per questo. Quindi, in un mondo dove tutti guardano alle legge dei numeri e poco alla sostanza del prodotto, la nuova Mustang è senza dubbio una bellissima notizia. Da accettare così com’è. Prendere o lasciare! 44 Listino Configuratore della Casa » Test drive » Sito dedicato » Virtual Tour » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 45 46 47 SPECIALE ALFA ROMEO GIULIA 48 49 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito ALFA ROMEO GIULIA IL BISCIONE È TORNATO ALLA GLORIA di Matteo Valenti | Vi mostriamo in anteprima assoluta le prime foto dell’Alfa Romeo Giulia, che inaugura una nuova era per la Casa del Biscione P ochi istanti fa, è stata svelata in la nuova Alfa Romeo Giulia. La vettura, recante il mitico Quadrifoglio Verde, rappresenta la massima espressione della “meccanica delle emozioni”, per descriverla usando parole dei suoi creatori. A cominciare dagli esterni, che si presentano aggressivi e filanti, notiamo come la cura dei dettagli non sia frutto del caso. La nuova Giulia vanta il coefficiente aerodinamico migliore della categoria, 50 Speciale Giulia Periodico elettronico di informazione automobilistica fattore che la rende naturalmente deportante. Sul frontale, l’ormai celeberrimo trilobo si profila ancora rinnovato, con il nuovo logo Alfa Romeo che fa bella mostra di sé. Ad un primo sguardo, si notano le generose dimensioni dei freni, realizzati in materiale carboceramico, i quali offrono ben più di un’idea dello spirito sportivo di cui la Giulia 2015 è permeata. Calandoci nell’abitacolo, possiamo notare la cura cui cui il legno, gli inserti in carbonio e la pelle siano stati inseriti offrendo sensazioni di comfort ed eleganza, senza tuttavia mai distrarre il guidatore dal piacere di guida, vera bandiera della nuova Alfa Romeo Giulia. È il guidatore il centro del mondo della vettura, ed è a lui che tutte le attenzioni sono rivolte. All’interno del volante, infatti, sono racchiusi praticamente tutti i comandi necessari. Solamente due sono i selettori presenti in plancia: l’Alfa DNA ed il comando dell’infotainment. Motore in linea con lo spirito Alfa Romeo Non sarebbe una vera Alfa Romeo se questa Giulia non vantasse prestazioni sportive, cosa che puntualmente avviene. A spingere l’auto è un V6 biturbo in alluminio, realizzato in collaborazione con Ferrari, capace di erogare 510 cavalli, che fanno letteralmente schizzare la Giulia nello scatto da 0-100 km/h in appena 3.9 secondi. Interessante la tecnologia Torque Vectoring: il differenziale posteriore, grazie alla doppia frizione, può controllare separatamente la coppia di ciascuna ruota. Debutto per l’Integrated Brake System, un sistema elettromeccanico che unisce il servofreno al controllo della stabilità, garantendo – oltre ad una valida distrubuzione dei pesi – anche un’eccellente risposta del pedale del freno. Chassis Domain Control: il “cervello” della nuova Giulia Se il motore, per tradizione, può essere definito il cuore della vettura, per la nuova Giulia il cervello è rappresentato dal Chassis Domain Control, che assegna a ciascun componente elettronico un preciso ruolo per ottimizzare il piacere di guida. Importante introduzione rappresenta una miglioria effettuata lavorando sul selettore DNA. Oltre alle modalità Dynamic e Neutral, viene aggiunta l’Advanced Efficient, una modalità 51 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Speciale Giulia a risparmio energetico. Non poteva mancare, infine, la modalità Racing, per spingere estrarre ogni minima performance dalla Giulia 2015. La distrubuzione dei pesi è perfettamente divisa tra asse anteriore e posteriore, con il famoso 50 : 50. Al retrotreno è stato sviluppato una soluzione sospensiva multilink, mentre per l’avantreno si è optato per una sospensione a doppio braccio oscillante, con asse di sterzo semi-virtuale, in grado di ottimizzare le sensazioni dello sterzo, garantendo un’impronta a terra che i tecnici definiscono perfetta. 52 53 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Speciale Giulia Periodico elettronico di informazione automobilistica Valenti ha realizzato in occasione della presentazione internazionale della nuova Alfa Giulia che si è tenuta pochi giorni fa nel rinnovato (e finalmente aperto al pubblico) Museo Storico di Arese, dove il nostro inviato ha potuto toccare con mano e constatare da vicino com’è fatta la versione Quadrifoglio Verde, alla quale seguiranno le versioni “di volume”, ovvero quelle che costituiranno la maggiore fetta di mercato della nuova Alfa Romeo. ALFA ROMEO GIULIA VE LA RACCONTIAMO IN VIDEO Ad Arese abbiamo potuto toccare con mano la berlina del rilancio del marchio Alfa Romeo: ecco il servizio che abbiamo realizzato sulla nuova Alfa Giulia E’ una delle novità più attese dell’anno: è la nuova Alfa Romeo Giulia, che non è solo un nuovo modello della Casa del Biscione che va a rimpolpare una gamma che negli anni si è via via ridotta ad appena due modelli (Giulietta e MiTo, poi affiancati dalla “chicca” 4C), ma è anche una vettura che, come abbiamo ampiamente raccontato, segna la rinascita del marchio Alfa Romeo. Fatto importante, la nuova Giulia 2015 è italianissima, il che di questi tempi non è poi così 54 scontato: la volevano i tedeschi (leggi Volkswagen), l’ha rimessa in marcia il Gruppo FiatChrysler che ha investito pesantemente in ricerca e sviluppo varando una nuova piattaforma (denominata “Giorgio”), equipaggiando gli stabilimenti di Cassino con tutto il necessario perché la qualità sia almeno pari se non superiore a quella dei concorrenti (Audi, BMW, Mercedes-Benz) ed avvalendosi di Ferrari per i nuovi motori delle versioni più potenti. Ve la presentiamo nel video che il nostro Matteo 55 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Speciale Giulia Periodico elettronico di informazione automobilistica automobilistico». «La cultura dell’auto si è sviluppata negli anni, esprimendo attraverso i tempi, le mode e le tecnologie disponibili, la prevalenza di valori come la potenza, la leggerezza o il comfort. Lo stile italiano rappresenta da sempre il perfetto equilibrio tra tutti questi elementi, dove la forma si modella sulla sostanza, ma senza diventarne una pura e semplice funzione». «Le soluzioni aerodinamiche, gli ingombri meccanici, i rapporti di forma, creano punti di riferimento da cui un designer deve obbligatoriamente partire. Ma in tutto questo, lo stile deve dare vita, creando una pelle che si plasma in modo organico sulle parti del corpo, come i muscoli di un cavallo in corsa». Alfa Giulia: lezione di stile «Per iniziare a disegnare la nuova Alfa Romeo siamo stati guidati da questo pensiero semplice e potente. Volevamo creare un oggetto capaci di sfidare il tempo, con la sua eleganza, le mode, con la sua essenzialità, e lo spazio, con la tensione delle sue forme». «Alfa Romeo ha sempre rappresentato una grande firma dello stile e ha contribuito alla definizione di un modello di vita che l’Italia ha portato nel mondo e che è parte della cultura stessa del Paese. Questo perché nello stile italiano Alfa rappresenta e raccoglie tratti caratteristici: il senso delle proporzioni, la semplicità e la cura per la qualità delle superfici». «Le proporzioni sono basate sull’architettura tecnica, che è molto di più di una fonte di ispirazione: è lo scheletro su cui l’auto è costruita. Qui noi abbiamo due punti di riferimento che sono estetici, piuttosto che funzionali; l’equilibrio 50:50 dei pesi e la trazione posteriore». «Per bilanciare al meglio le masse, il motore e la meccanica devono collocarsi tra i due assi. Abbiamo sfruttato questo concetto disegnando sbalzi molto ridotti, un lungo cofano e lunghi ALFA ROMEO GIULIA IL DESIGN RACCONTATO DA LORENZO RAMACIOTTI Il designer modenese è il papà dello stile dell’Alfa Giulia ed è stato per lungo tempo il responsabile del design dell’intero Gruppo Fiat. Ecco come descrive la sua ultima creazione S e vi è piaciuta (ma anche se non vi è piaciuta) la nuova Alfa Romeo Giulia di cui abbiamo cercato di raccontarvi tutti gli aspetti, vale la pena ascoltare chi la vettura l’ha disegnata, sia fuori che dentro. Ovvero Lorenzo Ramaciotti, l’esperto designer modenese che ha guidato il team del Centro Stile che ha creato le forme della nuova Giulia. Ecco il suo intervento in occasione dell’anteprima mondiale della nuova berlina del Biscione che 56 si è tenuto al Nuovo Museo Storico Alfa Romeo di Arese, inaugurato proprio in questa occasione. «Un’Alfa Romeo è una macchina che crea emozioni, con la sua storia, con la sua velocità e con la sua bellezza. Fin dalla sua nascita Alfa Romeo ha fuso queste tre cose, in un tutto armonico, dove nessun elemento domina sugli altri ma tutti concorrono a creare auto indimenticabili. Per questo Alfa Romeo è da sempre la più alta espressione dello stile italiano in campo 57 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Speciale Giulia Periodico elettronico di informazione automobilistica quella della Canguro del 1964 impressa nella memoria di tutti gli innamorati dell’auto. Per questo abbiamo dato alla nuova Alfa Romeo un’identità fatta di pochissimi tratti: una linea scavata sui fianchi, che segna le porte e abbraccia le maniglie, e naturalmente il leggendario trilobo frontale, forse il volto più famoso e riconoscibile nel mondo dell’auto. Non c’era bisogno d’altro». «La terza cifra è la qualità delle superfici: significa creare con i volumi riflessi ricchi e armoniosi. Per ottenere quest’effetto abbiamo fatto descrivere le superfici dalla luce, senza frammentarle con inserti grafici gratuiti e il risultato è una forma scultorea che rivela una tensione quasi organica. E’ molto di più che una macchina: la nuova Alfa Romeo possiede il profilo di un felino pronto a scattare». Alfa Giulia: l’abitacolo «L’interno è frutto della stessa ispirazione: è pulito ed essenziale, centrato su chi guida. Perché per Alfa Romeo l’auto non è un elettrodomestico su ruote, l’auto è un prolungamento dell’anima, del cuore, del cervello, delle braccia e delle parafanghi anteriori. L’abitacolo è arretrato e appoggiato sulle ruote di trazione. I parafanghi posteriori muscolosi segnalano visivamente il punto in cui la potenza viene scaricata a terra». «Tutto questo si traduce in un passo estremamente lungo contenuto in una carrozzeria tra le più compatte. Le proporzioni ci hanno spinto a creare una forma dinamica. Se guardiamo l’abitacolo in pianta, non vediamo una scatola, ma un’ellisse. Gli angoli arrotondati e i montanti avvolgenti danno slancio alla vettura creando un profilo “a goccia” che ricorda una delle auto più belle di tutti i tempi: la Giulietta Sprint». «La seconda cifra dello stile italiano è la semplicità. Disegnare un’auto è uno dei mestieri più belli, ma altrettanto complessi che esistano al mondo. E’ il punto di incontro di tutte le discipline dell’ingegneria, dalla 58 gambe. Abbiamo restituito la parola “comandi” al suo significato originario. Non gadget, ma leve per sentire e governare la vettura, che parlano lo stesso linguaggio del guidatore e rimandano a tutte le sensazioni necessarie per decidere e per agire». «Abbiamo tagliato il posto di guida come un tessuto, con il tunnel diagonale, la plancia leggermente ondulata e gli strumenti orientati verso il guidatore. E l’abbiamo cicuto come un abito, con cura artigianale e materiali preziosi: pelli, legni, tessuti e fibra di carbonio sono stati scelti per la loro piacevolezza visiva e tattile, ognuno in base alla personalità della vettura e sono assemblati in modo da far sentire il tocco umano». «Anche questo è un tratto caratteristico dello stile italiano. Forma e funzione vanno sempre mano nella mano, ma il risultato non deve essere necessariamente minimalista o freddo. Perché un’Alfa è prima di tutto un oggetto del desiderio. Non un soprammobile da guardare, ma una forma viva da vivere e da guidare, una creatura che produce emozioni, una piccola fabbrica di velocità e di bellezza, di passione e di poesia». meccanica all’elettronica, dalla termodinamica all’aerodinamica. Ma il risultato non deve mostrare nulla del nostro sforzo: lo stile deve essere semplice e naturale, come il profilo di una nuvola che non rivela l’enorme potenza che racchiude». Semplicità innanzitutto «Viviamo in un’epoca carica di segni, siamo circondati da informazioni e messaggi moltiplicati da media vecchi e nuovi, siamo immersi in un rumore di fondo continuo e crescente ed è facile cedere alla tentazione di un oversigning». «Ma questo non è quello che ci si deve aspettare da un’Alfa Romeo: la semplicità è nel nome “Alfa”, la prima lettera dell’alfabeto greco che ci suggerisce segni primari ed essenziali. La semplicità è nella storia Alfa, fatta di linee pulite e tese, come 59 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Speciale Giulia Periodico elettronico di informazione automobilistica toccherò minimamente questo aspetto. Quello che mi interessa farv scoprire è la meccanica delle emozioni. Dovevamo imparare molte cose, prima tra tutte il rispetto: il rispetto per il brand, per la sua storia, per le sue creazioni, la sostanza, la forma e lo spirito. Dovevamo imparare dalla nostra storia e dai nostri errori. Abbiamo applicato questi principi al nostro nuovo logo, ammodernandolo, ma conservandone assolutamente intatto il dna e la sua anima, rendendolo assolutamente pronto per essere applicato alle nostre nuove creazioni.» Alfa Romeo: l’unica alternativa al solito HARALD WESTER «OGGI TUTTE LE AUTO SONO UGUALI. LA GIULIA INVECE È QUALCOSA DI DIVERSO. UNICO» «Non c’era spazio per la timidezza o l’incertezza: tutto andava ricostruito dalle radici. Così sono nati gli scans, gruppi di lavoro comporti da persone appassionate di auto, che volevano creare l’auto per gli appassionati. Amare davvero l’auto fa la differenza. Oggi, tutti i prodotti sembrano uguali: sono freddi e tecnocratici, ti portano silenziosamente ed in modo sicuro alla tua destinazione. Ma, in tutta onestà, lo fanno in un mare piatto di indifferenza. Tanto comfort, tanti contenuti e tanta potenza, ma zero emozioni. Vi è una differenza sostanziale tra produrre e creare. Noi vogliamo creare l’unica alternativa al solito. Le nuove Alfa Romeo rimettono il guidatore al centro. Alfa Romeo è stata la fusione perfetta tra uomo e macchina. La nostra missione è proprio rimettere il guidatore al centro dell’attenzione.» Si sta organizzando il Rinascimento, per Alfa Romeo «A Detroit parlammo dei cinque punti che ci toccano da vicino, come Alfa Romeo: motori all’avanguardia, perfetta distribuzione dei pesi, soluzioni tecniche uniche, miglior rapporto peso-potenza della categoria – e ci riusciremmo, oltre che con la Giulia, anche con le nuove Alfa – e design straordinario e marcatamente italiano. Questi sono i fatti che stanno dietro la meccanica delle emozioni. Stiamo organizzando il Rinascimento, per Alfa Romeo, perché le nostre Alfa devono essere un’estensione dell’anima di chi le guida.» È un fiume in piena l’ingegner Harald Wester, uomo al vertice di Alfa Romeo. In occasione della presentazione della nuova Giulia, ha avuto modo di parlare degli ambiziosi obiettivi futuri della casa milanese L a presentazione della nuova Alfa Romeo Giulia ha dato modo ai vertici della casa milanese di fare le proprie considerazioni per il futuro. Chi ha saputo emozionare la platea toccando le corde giuste e dichiarando apertamente gli obiettivi del marchio di Arese è stato l’ingegner Herald Wester, uomo al vertice di Alfa. «Oggi apriamo le porte di una nuova casa, il Museo Alfa Romeo di Arese, per incontrare un vecchio amico.» commenta Wester, 60 in relazione all’apertura dello spazio espositivo inaugurato nell’hinterland milanese. «È una casa per gli ammiratori provenienti da tutto il mondo. Non si tratta di un semplice tempio, ma di un luogo che ci fa viaggiare indietro nel tempo di 105 anni, dandoci uno sguardo verso il futuro. Siamo qui per condividere un nuovo capitolo della storia di Alfa Romeo, per presentarvi una creatura da una nobile anima. Vi sareste aspettati, da un ingegnere, numeri e dettagli tecnici, ma non 61 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Speciale Giulia Periodico elettronico di informazione automobilistica meno che con i maestri della Ferrari. Si tratta di un V6 biturbo che con ogni probabilità viene derivato dal nuovo otto cilindri sovralimentato del Cavallino, montato sulle fuoriserie California T e 488 GTB con diversi step di potenza. In pratica, estremizzando, potremmo dire che il motore Alfa non è altro che il V8 Ferrari, a cui sono stati “tagliati via” due cilindri. La vera domanda che tutti si chiedono però è sempre la stessa. Fino ad ora abbiamo visto la Quadrifoglio Verde, ovvero il top di gamma, ma come sarà una Giulia “normale”? E quali motori monterà il resto della gamma? Benzina: c’è anche un (nuovo) quattro cilindri ALFA GIULIA IL BENZINA V6 ARRIVA DA FERRARI. MA CI SARANNO ANCHE I DIESEL (E L’IBRIDO!) di Matteo Valenti | L’Alfa Giulia Quadrifoglio monterà un motore V6 biturbo da 510 CV derivato direttamente dall’otto cilindri Ferrari della 488 GTB. Ma la gamma tradizionale potrà contare su motori più “umani”. Ecco quali saranno T utti noi abbiamo abbiamo passato questi ultimi giorni a consumare letteralmente le immagini della nuova Alfa Romeo Giulia. Un modello atteso da anni, che ha polarizzato l’attenzione dei media internazionali, suscitando un dibatitto molto acceso tra gli appassaionati. Insomma fino ad oggi la Giulia un risultato lo ha già portato a casa: far parlare di sé più di qualsiasi altra auto presentata quest’anno. 62 La Quadrifoglio l’abbiamo vista. Ma le altre? Il problema però è che fino ad ora abbiamo potuto conoscere la nuova Giulia 2015 soltanto nella versione più estrema, la Quadrifoglio Verde da 510 CV che vuole sfidare a testa alta Mercedes AMG, Audi RS e BMW M. Questa variante, con prestazioni da vera supercar (0 – 100 km/ in 3,9 secondi!), monta un motore raffinatissimo, interamente in alluminio, realizzato niente di quattro cilindri. La Giulia infatti dovrebbe portare al debutto un nuovo 2.2 turbo diesel (ben diverso dal nuovo 2.2 MultiJet provato sulla Jeep Cherokee), che anche in questo caso sarà declinato in diverse varianti di potenza. Sappiamo per certo inoltre, visto che lo abbiamo chiesto personalamente a Sergio Marchionne, che l’anno prossimo verrà presentata anche un’architettura ibrida plug-in che verrà utilizzata sul pianale “Giorgio” e quindi anche sulla Giulia. Per trovare conferme in merito a queste motorizzazioni non resta che pazientare ancora qualche mese. La nuova Alfa Giulia infatti dovrebbe mostrarsi completamente (interni e dettagli compresi) al prossimo Salone di Francoforte, in programma dopo l’estate. Al momento è possibile rispondere con certezza almeno al secondo di questi quesiti. Se infatti non possiamo sapere esattamente come sarà a livello estetico una Giulia tradizionale, possiamo già anticipare cosa troveremo sotto al cofano. Mentre il V6 da 510 cavalli infatti sarà riservato alla sola versione Quadrifoglio, il resto della gamma benzina potrà contare su altri due nuovissimi motori. Il primo è sempre un V6 biturbo, che dovrebbe erogare valori di potenza compresi tra i 460 e 480 CV, mentre il secondo sarà sicuramente un quattro cilindri da 2.0 litri. Entrambi i motori saranno csotruiti nello stabilimento di Termoli, grazie all’investimento di 500 milioni annunciato a suo tempo da Sergio Marchionne. Diesel: V6 e 2.2. E in futuro arriva l’ibrida Ci sono meno certezze invece sui diesel, anche se la loro presenza sotto al cofano della Giulia è praticamente scontata. Ci dovrebbe essere quasi sicuramente il moderno V6 a gasolio realizzato dalla VM motori di Cento (FE), declinato in diversi step di potenza. Un motore fluido, silenzioso e ricco di coppia, che abbiamo già potuto apprezzare in diverse varianti sulle nuove Maserati Ghibli e Quattroporte. Non dovrebbe rimanere deluso però nemmeno chi cerca un più parco 63 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica motore della Supercar GT-R.» I cambiamenti, rispetto alla versione “normale” sono davvero importanti. Oltre ad un paraurti anteriore rivisitato e realizzato in fibra di carbonio – il cui design è estremamente funzionale, grazie alla grandezza delle prese d’aria, fattore necessario per raffreddare al meglio il propulsore – è presente un alettone posteriore di sicuro effetto, anch’esso in fibra di carbonio. È sotto al cofano, perlò, che si notano i miglioramenti più importanti. La Nissan Juke-R, adesso, è spinta da un 3.8 di derivazione GT-R NISMO, in grado di erogare il valore di assoluto livello di 600 cavalli. L’unico aspetto che non ha subito cambiamenti di sorta, è davvero il tettuccio... NISSAN JUKE-R ECCO LA SUPERCAR TRAVESTITA DA CROSSOVER Nissan lancia la Juke-R, un crossover che si rivela essere una vera e propria supercar sotto la carrozzeria. Il motore, infatti, è lo stesso della GT-R, un 3.8 litri da 600 cavalli... N issan ha mantenuto la promessa. La nuova Juke -R è stata svelata attraverso questi scatti iniziali prima della sua presentazione ufficiale, che avverrà nel corso del Festival of Speed di Goodwood, quando dietro al volante siederà Jann Mardenborough. A quattro anni dal lancio della prima versione, torna così sotto nuove spoglie la supercar traverstita da crossover. «Juke-R è 64 diventato un’icona, la supercar crossover.» commenta Gareth Dunsmore, Direttore Generale Marketing e Comunicazione di Nissan. «Con il lancio dell’ultimo modello di Juke lo scorso anno, è stato naturale pensare ad un’evoluzione dell’originario Juke-R, dotandolo di ancora più potenza e stile dirompente. Juke-R 2.0 è un emblema di valori Nissan, una vera innovazione che fonde le linee crossover con l’emozione e il sound del 65 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica News MINI CLUBMAN ECCO LA SECONDA GENERAZIONE La nuova Mini Clubman è stata da poco svelata dal marchio del gruppo BMW. Sarà la più grande di sempre L e immagini della nuova Mini Clubman sono da poco state diffuse dal marchio del gruppo BMW. Nata per essere la versione più grane di sempre, la Clubman ora dispone di quattro portiere laterali, oltre al vano posteriore a doppia apertura. Non sorprende il design, che si rivela essere molto simile al prototipo presentato circa un anno fa. Non sono ancora state rese note le specifiche tecniche della vettura, ma se dovessero essere confermate in toto le dimensioni del prototipo, la 66 nuova Clubman sarà lunga 4223 mm, larga 1844 mm ed alta 1450 mm. Comparata al vecchio modello, la nuova arrivata sarà ben 26 cm più lunga, 16.1 cm più larga e 2.4 cm più alta. I motori in uso saranno i medesimi delle Mini di recente fabbricazione, mentre è presente una Clubman S spinta da un propulsore da 2.0 litri turbo, in grado di erogare 192 cavalli e 280 Nm di coppia. Il debutto ufficiale avverrà al Salone di Francoforte, dopo l’estate. 67 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica che leggerle sui press release. Da noi, come nel resto d’Europa, sarà lanciata a settembre, più precisamente a partire da sabato 19: potete già segnarlo in agenda come il giorno in cui verrà celebrato il “SUV Pride“ targato Mercedes. Più grande, più accogliente Rispetto alla GLK, la GLC (i più attenti avranno già intuito che la C finale indica l’appartenenza alla Classe C, secondo i recenti dettami di naming che Mercedes applica a tutti suoi nuovi modelli) cresce in ogni ambito, dalla lunghezza ora di 4.656 mm (+120) alla larghezza di 1.890 (+50), compreso il considerevole aumento del passo, di 2.873 mm (+118): tutti valori che si traducono in maggiore abitabilità. Ma non tutto aumenta: grazie al design articolato sulle forme morbide che scaturiscono dalla matita magica di Gorden Wagener, lo chief designer di M-B, il valore del Cx scende a 0,31 in luogo dello 0,34 precedente, contribuendo in modo sensibile anche all’annunciata riduzione dei consumi di ben il 19%. L’interno della vettura è più ospitale, soprattutto per i passeggeri posteriori e per la disponibilità di spazio per i bagagli, con capacità del vano di stivaggio che da 580 può salire fino a 1.600 litri (i rispettivi valori della GLK erano 500 e 1.500), con facilità di carico assicurata dall’abbassamento del bordo di 40 mm grazie alle sospensioni Air Body Control, mentre l’Hands Free Access permette di aprire il portellone automaticamente con un semplice movimento del piede sotto il paraurti. Lo stile della plancia si allinea a quello apprezzato della classe C, con il sistema di infotainment Comand Online con schermo in stile tablet, touchpad e funzioni Connect Me, utile per chiamate d’emergenza in caso di incidente, per attivare il Servizio Assistenza e gestire in controllo remoto i parametri della vettura dallo smartphone. MERCEDES GLC ECCO LA NUOVA GLK, TUTTI I DETTAGLI La Mercedes GLC migliora nello stile senza tradire l’anima off-road; un SUV che nasce nel solco premium della Stella e che sarà disponibile anche in versione ibrida plug-in, per non avere davvero nessun luogo impossibile da raggiungere alle sue ruote artigliate N on è stato casuale che per l’anteprima mondiale della Mercedes GLC si sia svolta nella maison Hugo Boss: il marchio d’abbigliamento compare da tempo tra i main sponsor delle frecce d’argento in Formula Uno e il mondo dell’auto e la moda, come ha sottolineato nel suo intervento iniziale Dieter Zetsche, CEO di Mercedes, hanno molti punti di contatto e sempre più ne avranno in futuro. Ed è proprio sul look di rottura con il 68 passato, cha abbandona le spigolosità della GLK che manda in pensione, che la GLC pone il primo tassello della sua storia: giocando in anticipo sulle potenziali rivali Audi Q5 e BMW X3 che non saranno pronte prima del prossimo anno, il SUV di classe media della Stella cresce nelle dimensioni per offrire una maggiore abitabilità interna, oltre a mettere in tavola una serie quasi infinita di prelibatezze tecniche che rendono più lunga l’attesa per poterle finalmente verificare dal vivo invece 69 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Debuttano le sospensioni Air Body endotermico 2.0 litri benzina turbo da 211 CV e dall’unità elettrica elettrico che ne eroga 116; la coppia massima tocca i 560 Nm. La GLC ibrida (dotata del cambio 7G-Tronic Plus) percorre fino a 34 km nella configurazione zero emissioni, con le batterie che richiedono fino a 4 ore per la ricarica completa; una vettura comunque grintosa, accreditata com’è di 5,9 secondi per arrivare a 100 km/h e velocità massima di 235 orari. A scendere nella gamma GLC, troviamo poi la 250 4Matic a benzina (211 CV), la 250 d 4Matic, diesel (204 CV) e la basica 220 d 4Matic (170 CV). Tutte le versioni, solo a quattro cilindri, hanno di serie la trazione integrale 4Matic abbinata al cambio automatico 9G-Tronic. Dal punto di vista meccanico, la GLC porta al debutto novità le sospensioni Air Body Control, disponibili in optional, capaci di garantire un aumento esponenziale delle caratteristiche di stabilità, agilità e comfort anche nell’uso off road della vettura. La GLC, ricordiamo, offre di serie l’Agility Control, che in abbinata al Dynamic Select regolabile su cinque settaggi, agisce su asfalto facilitando l’assorbimento delle imperfezioni del manto e riduce in modalità Sport l’altezza da terra, mentre su sterrato si può contare su una taratura più soft ed un aumento dell’altezza fino a 50 mm. Nella ricchissima offerta di accessori per la sicurezza, la presenza di serie 70 del pacchetto Intelligent Drive che comprende il Collision Prevention Assist, l’Attention Assist e il sensore per l’accensione dei gruppi ottici, può essere completata accedendo all’opzionale Plus, che include il Distronic Plus con funzione Stop&Go Pilot, il Pre-Safe per il riconoscimento pedoni, il Bas-Plus. il Blind Spot Monitor e il PreSafe Plus. Un SUV in centro città? Ai motori benzina e diesel tutti Euro6, la GLC aggiunge la ciliegina della versione 350 e 4Matic ibrida plug-in, che si pone ovviamente al vertice della gamma con una potenza totale di 227 CV, il cui powertrain è composto dal motore Arriva a settembre, ma si può già ordinare Piuttosto articolata l’offerta prevista per il mercato italiano: dal basso verso l’alto, gli allestimenti sono Executive, Business, Sport, Exclusive e Premium; il listino parte lì dove si è fermata la GLK, quindi dai 47.940 euro della GLC 220 d 4MATIC Executive, per arrivare ai 56.850 della GLC 250 4MATIC Premium; ancora non è stato definito il prezzo dell’ibrida GLC 350 e 4MATIC. Infine, un’ultima chicca: la GLC sarà disponibile anche con volante a destra, ovviamente per quei mercati in cui il senso di marcia è opposto al nostro. 71 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica km/h della 308 GTi 270 CV, che percorre il chilometro da fermo in 25,3 secondi. Un telaio sviluppato in pista La nuova Peugeot 308 GTi by Peugeot Sport è dotata anche di un assetto specifico: l’altezza da terra è stata ridotta di 11 mm, le carreggiate allargate (anteriori 1570 mm e posteriori 1554 mm) e sono stati adottati pneumatici Michelin Pilot SPORT 3 225/40 R18 nella 250 CV e Michelin Super SPORT 235/35 R19 nella 270 CV. Le sospensioni, pseudo McPherson all’anteriore e e traversa deformabile al posteriore, sono state inoltre irrigidite sia nelle molle che negli ammortizzatori che nelle barre antirollio. Modificate anche le geometrie: la campanatura della ruota anteriore, ad esempio, è ora di -1,67° contro -0,6° della 308 standard. La 308 GTi 270 ha freni a dischi anteriori di 380 mm, con pinze rosse e dischi posteriori di 268 mm, mentre sulla 308 GTi 250 i dischi anteriori sono da 330 mm. Look Peugeot Sport Distinguerla dalle altre versioni della 308 è un attimo: sulla Peugeot 308 GTi by Peugeot Sport è stato adottato un frontale specifico con fari a led e una calandra con trama a scacchi che si estende anche alla ampia presa d’aria inferiore. Inoltre sono presenti due deflettori che contribuiscono ad aumentare la deportanza. Al posteriore invece è presente un estrattore in nero lucido che integra due generosi terminali di scarico. L’allestimento dell’abitacolo è caratterizzato soprattutto da un ambiente scuro fino al padiglione, con impunture rosse che vivacizzano la plancia, i sedili, le controporte, la cuffia della leva del cambio e i tappetini. Le soglie delle porte sono dotate di battitacco in alluminio come la pedaliera, il poggiapiedi e il pomello della leva del cambio. La versione 270 CV della 308 GTi by Peugeot Sport è dotata di sedile sportivo in pelle e Alcantara e d volante più piccolo con “mirino” in rosso. PEUGEOT 308 GTI BY PEUGEOT SPORT ESTREMAMENTE SPORTIVA Anche la Casa del Leone ha adesso la sua hatchback ad alte prestazioni sviluppata dal reparto corse: la 308 GTi by Peugeot Sport, che sarà disponibile nelle versioni da 250 e 270 CV H a vinto alla Dakar, nei rally a Le Mans: Peugeot Sport, il reparto corse di Peugeot fondato da Jean Todt, non ha bisogno di molte presentazioni. Quello stesso reparto ha curato lo sviluppo della nuova Peugeot 308 GTi by Peugeot Sport, la versione più estrema della media francese che sta per affacciarsi sul mercato per dare filo da torcere alle varie Golf GTI, Mégane R.S. e compagnia bella delle segmento C al peperoncino. Due 72 saranno al lancio gli step di potenza disponibili per la versione spremuta al massimo del propulsore 4 cilindri 1.6 THP abbinato ad un cambio manuale a 6 rapporti rinforzato rispetto all’unità che equipaggia le versioni meno potenti della 308 e al differenziale Torsen: 250 e 270 CV, con coppia di 330 Nm. La 308 GTi 250 CV accelera da 0 a 100 km/h in 6,2 secondi mentre i 1000 metri con partenza da fermo sono coperti in 25,6 secondi. 6 secondi netti è il tempo nello 0-100 73 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito AUTOVELOX IRREGOLARI SE NON SOTTOPOSTI A MANUTENZIONE ECCO COME FARE RICORSO di Enrico De Vita | La Corte Costituzionale si è schierata dalla parte degli automobilisti, definendo “irragionevole” la norma per cui gli autovelox mobili non dovevano essere sottoposti ad una regolare manutenzione. Ma come stanno veramente le cose? U na recentissima sentenza della Corte Costituzionale ha sollevato l’ennesimo polverone sulla questione autovelox. La Consulta infatti si è schierata dalla parte degli automobilisti, definendo “irragionevole” la norma per cui le apparecchiature mobili non dovevano essere sottoposte ad una regolare manutenzione che ne certificasse la corretta taratura. A questo punto ci si aspetta una pioggia di ricorsi, ma come stanno veramente le cose? E’ davvero così facile evitare una multa e perché la Corte Costituzionale si è messa da parte degli automobilisti, in aperto contrasto con quanto dichiarato tempo fa dalla Cassazione? Ci spiega tutto il nostro editorialista Enrico De Vita, intervenuto ai microfoni di Isoradio, dove è stato intervistato da Elena Carbonari. Si riapre il caso degli autovelox. Eppure la Cassazione – in precedenza - era stata definitiva: “non serve tarare gli autovelox fissi”… «E’ corretto. Precedentemente la Corte di Cassazione si era espressa a favore di una norma del Codice che distingueva fra autovelox mobili e impianti fissi, respingendo tutti quei ricorsi che chiedevano che ogni strumento fosse tarato in maniera continuativa e periodica». Perché la Cassazione sosteneva questa posizione, apparentemente ingiustificabile? «La Cassazione sosteneva che solo gli 74 Attualità Periodico elettronico di informazione automobilistica autovelox fissi fossero obbligati a revisione e controllo, tanto che la taratura viene riportata nel verbale. Aggiungeva poi che nel caso di impianti mobili, in dotazione alle pattuglie, non occorreva una taratura periodica perché gli agenti erano in grado di verificare che lo strumento stesse funzionando correttamente». «No, chi ha già pagato la multa ormai non può fare più niente». E chi non ha ancora pagato invece, cosa deve fare? «Bisogna guardare il verbale e cercare di capire se l’infrazione contestata è stata commessa in corrispondenza di una pattuglia con apparecchiatura mobile o di un autovelox fisso e se viene citato espressamente il controllo periodici effettuato». E poi? «Se l’impianto è fisso non c’è niente da fare perché sul verbale comparirà la taratura specifica di quell’autovelox rilevata con una ispezione periodica. Se invece il verbale è firmato dai vigili, che in quel determinato giorno hanno rilevato con una apparecchiatura mobile il superamento dei limiti di velocità, si può fare ricorso al giudice di Pace chiedendo espressamente il documento che attesti la taratura di quell’autovelox mobile». Ci sono probabilità di vincere il ricorso? «Quello che con molta probabilità non è stato sottoposto a taratura periodica è l’autovelox “104 C”, il modello più vecchio. E nel verbale deve sempre essere riportato il modello di autovelox utilizzato. In questo caso si può fare ricorso e si hanno ottime probabilità di vincere». A chi fare il ricorso? «In generale consiglio sempre di fare ricorso al Prefetto perché in questo modo si risparmiano i 39 euro di cauzione. Con il giudice di pace invece si perde più tempo. Bisogna sapere però che il Prefetto non emette una sentenza, ma rimane silente per molti mesi. Se non risponde significa che il ricorso è stato accolto. In questo caso il ricorso è gratuito, però non si ha la “soddisfazione” di conoscere i motivi che hanno portato a una vittoria nei confronti dell’amministrazione». Qual era la motivazione “reale”? «Nel 2005, siccome si era arrivati ad avere in circolazione migliaia di apparecchiature di vecchio tipo (l’Autovelox 104 C), che i Comuni non sottoponevano a controlli frequenti, si temeva che i giudici di Pace accogliessero troppi ricorsi e venissero richiesti troppi certificati di taratura. Allora, il Ministero dei Trasporti da un giorno all’altro aveva stabilito che gli autovelox mobili non avessero bisogno di una taratura periodica». E oggi invece che cosa è successo? Che cosa ha detto la Corte Costituzionale? «Oggi la Corte Costituzionale ha esaminato per la prima volta questa norma del Codice della Strada e l’ha definita, giustamente, del tutto “irragionevole”. Questo significa che chi ha subito sanzioni con apparecchiature non sottoposte a tarature periodiche ha subito una ingiustizia». Tutti possono fare ricorso, anche chi ha già pagato la multa? 75 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione automobilistica «Effettivamente abbiamo assistito ad episodi in cui gli autovelox sono stati nascosti all’intero dei cassonetti o di autovetture bianche, anonime e insospettabili. Oggi tutto questo, per fortuna, non è più possibile, perché la Cassazione ha definito un autovelox nascosto una vera e propria truffa». Eppure a volte accade ancora… «Il decreto Maroni del 2010 vieta di utilizzare postazioni fisse in ambito urbano, ad eccezione dei viali di grande scorrimento (dove però la velocità non dovrebbe essere subdolamente limitata a 50 all’ora, come succede a Milano e a Roma). In città quindi i vigili sono obbligati ad utilizzare postazioni mobili, installate per esempio all’interno di una vettura. Questo non significa però che la pattuglia si possa nascondere, anzi! La postazione di rilevamento mobile deve essere segnalata nel migliore dei modi, per esempio, se è montata su una vettura di servizio, si devono tenere accesi i lampeggianti blu. Inoltre in città la pattuglia è tenuta a fermare l’automobilista colto sul fatto e a contestare sul posto l’infrazione». Anche in questo caso è opportuno rivolgersi al Prefetto? «No, in questo caso specifico per vincere il ricorso occorre chiedere che la polizia locale mostri il certificato di taratura e per farlo bisogna necessariamente passare attraverso un’udienza del Giudice di Pace. Quindi, purtroppo, bisogna pagare i 39 euro». Quindi da oggi i vigili dovranno citare nel verbale il certificato di taratura? «A questo punto sì, i vigili dovranno annotare nel verbale il certificato di taratura dell’apparecchio. Per le multe passate invece, qualora fosse ancora pendente un ricorso, dovranno presentarlo al giudice di pace, ma sempre su richiesta dell’automobilista». 76 Dal parere della Consulta si deduce che gli autovelox mobili sono gli unici che possono presentare tarature sbagliate. Dobbiamo fidarci ciecamente quindi delle apparecchiature fisse? «E’ più probabile che un autovelox mobile non sia tarato correttamente, visto che fino ad oggi non c’era un obbligo di ispezione periodico. Questo però non significa che quelli fissi siano sempre perfettamente calibrati. Nelle prossime settimane pubblicherò un’inchiesta su Automoto.it, dove dimostreremo, dati alla mano, che un autovelox di Milano sbaglia addirittura di 10 km/h!» E’ vero che le pattuglie a volte si nascondono con gli autovelox per non farsi cogliere dagli automobilisti? Come deve essere segnalata una postazione autovelox mobile? «La postazione mobile deve essere segnalata in modo preciso mediante un cartello e attraverso i lampeggianti della vettura accesi. Almeno 80 metri prima del rilevamento, in ambito urbano, i cartelli vanno ripetuti. La postazione deve essere visibile puntualmente, non sono tollerabili situazioni in cui gli agenti si nascondono per offuscare lo strumento di rilevazione». E fuori città? «Se la pattuglia invece si trova fuori città, lo strumento di rilevamento mobile deve essere posizionato almeno 1.000 metri dopo il segnale che indica il nuovo limite di velocità. Questo per evitare che si realizzino delle vere e proprie “trappole”, con l’autovelox posizionato in corrispondenza di un nuovo limite improvviso, che impone di passare di colpo, per esempio, da 90 a 50 km/h. Anche in questo caso poi lo strumento va segnalato con appositi cartelli almeno 250 metri prima. Se si è in autostrada invece i cartelli devono essere posizionati almeno 400 metri prima della postazione». Perché anche i Tutor, a suo avviso, non sono sempre utilizzati per fare sicurezza? «I tutor, per fortuna, sono operati dalla polizia stradale e non per fare cassa. Tuttavia, l’anno scorso hanno totalizzato mezzo milione di multe sulle nostre autostrade. Da un lato è vero che hanno dato una mano ad aumentare la sicurezza, ma una cifra simile, francamente, è davvero spropositata. Non è prendendo di mira gli automobilisti colpevoli di aver superato di 10 km/h il limite che si fa sicurezza. In questo modo semmai si vuole fare cassa. Bisogna combattere senza esclusioni di colpi i pirati della strada, ma costoro vanno a velocità elevatissime, non superano di certo i limiti di qualche chilometro all’ora in più!» E’ vero che in alcune città ci sono pattuglie civetta impegnate a rilevare la velocità degli automobilisti in movimento? «Le pattuglie civetta in città possono contestare ad un automobilista il reato di guida pericolosa, ma non hanno la possibilità di rilevare la velocità, di fotografare la vettura e di fornire la prova documentale dell’infrazione». I sistemi che indicano su smartphone o navigatore dove si trovano gli autovelox sono regolari? «Da quando è obbligatorio indicare dov’è la postazione autovelox, i sistemi che indicano dove si trovano le postazioni di rilevamento sono diventati regolari.» 77 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Epoca Periodico elettronico di informazione automobilistica A partire dal 30 Giugno 2015, dopo sei anni, il nuovo Museo Storico Alfa Romeo può finalmente essere visitato dal pubblico. Il progetto Il nuovo Museo Alfa Romeo è stato disegnato a fine 2013 dall’architetto Benedetto Camerana, che ha inserito nell’architettura anni ‘70 della fabbrica di Arese un elemento di contemporaneità con la struttura in “rosso Alfa” che attraversa tutto il complesso ed è ben visibile dall’autostrada: dalla pensilina che accoglie i visitatori, passando dall’area d’ingresso, fino all’inizio del percorso espositivo con il nuovo volume della scala mobile. I lavori sono partiti nell’estate 2014 e sono stati terminati in 12 mesi. L’esposizione ALFA ROMEO APRE IL NUOVO MUSEO STORICO DI ARESE Il nuovo Museo Alfa di Arese racchiude i 69 modelli più importanti della storia della Casa del Biscione. Il percorso espositivo segue tre principi, tanti quanti sono i piani del Museo: la “Timeline”, che rappresenta la continuità industriale; la “Bellezza”, che unisce stile e design; la “Velocità”, sintesi di tecnologia e leggerezza, spiegano i curatori. Ad Arese si possono ammirare la prima vettura A.L.F.A., la 24 HP, le vincitrici delle Mille Miglia come la 6C 1750 Gran Sport di Tazio Nuvolari, le 8C carrozzate Touring, la Gran Premio 159 “Alfetta 159” Campione del Mondo di Formula 1 con Juan Manuel Fangio (il primo Campionato di F.1 della storia), prototipi leggendari come la Alfa Tipo 33, concept car come la Carabo o la Nuvola, ma anche vetture all’epoca più diffuse come la Giulietta degli anni ‘50, la “Duetto” o la Alfasud. Installazioni audio-video, guide interattive e sale a realtà virtuale guidano il visitatore nei tanti percorsi tematici allestiti per il Museo. Per visitare Il nuovo Museo Storico Alfa Romeo di Arese è visitabile tutti i giorni, eccetto il martedì, dalle ore 10 alle 18, con prolungamento orario fino alle 22 il giovedì. Tutte le informazioni per le visite sono disponibili sul sito www.museoalfaromeo.com o possono esere richieste attraverso il numero di telefono 02 444 25 11 o l’indirizzo email info@ museoalfaromeo.com Ad Arese rinasce il Museo Storico Alfa Romeo, che sarà finalmente visitabile dal pubblico. 69 modelli della Casa del Biscione, percorsi tematici e realtà virtuale per rivivere la storia della Casa italiana I l 24 Giugno 2015, in occasione dei 105 anni dalla fondazione di Alfa Romeo (e del debutto della nuova Alfa Giulia), ha aperto i battenti il nuovo Museo Storico di Arese. Il museo Alfa Romeo è nato dalla ceneri dello stabilimento di Arese, che fu realizzato nel 1963 per sopperire alla saturazione dello stabilimento del Portello, che inoltre era ormai troppo vicino ad una Milano in espansione. Ad Arese si 78 produssero vetture Alfa Romeo dal 1963 fino al 2000 (Giulia, Giulia GT, 1750, 2000, Alfetta, Alfetta GT, Giulietta, 6, 90, 75, 164, GTV), ma negli anni ‘90 e i primi anni del 2000 anche le Autobianchi Y10 e le Fiat 600 elettrica e Multipla a metano. Una parte del sito fu adibita a museo Alfa Romeo già nel 1976, ma era visitabile solo su prenotazione. Il Museo fu chiuso nel 2009 dopo che Arese chiuse definitivamente i battenti. 79 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione automobilistica SERGIO MARCHIONNE «MOTORI FERRARI ALLA RED BULL? QUANDO UNO TI PAGA...» team. E così l’incontro con Ecclestone e la FOM per capire chi fornire. Come dire che certe scelte non le fanno le squadre ma qualcuno che tira le fila del campionato… Intanto il GP è stato un disastro: Alonso coinvolto da Raikkonen nel primo giro dovrà cambiare il motore, rotto nell’incidente (e con questo fan 7…) mentre anche Button dovrà cambiare propulsore…«Eh sì, parto da casa invece che da Silverstone – scherzava dopo gara – dovremo rifare tutto. Qualcosa di positivo nella situazione? Beh sì, una gara di meno alla fine della sofferenza…» Chiuso il capitolo Honda (prepariamoci ad altre delusioni, i nipponici faranno prove tutto l’anno con esplosioni a ripetizione…) tocca alla Red Bull con Helmut Marko che ha confermato la trattativa con Marchionne per avere i motori Ferrari: «Sì ne abbiamo parlato in Canada, se uno me li paga li fornisco, se li vuole anche lei per tenerli in casa, basta che mi saldi le fatture» ha scherzato Marchionne. Ma Mateschitz, gran patron Red Bull, aveva detto che non c’erano alternative al motore Renault, quindi qualcosa non torna. «Hanno due squadre, insieme a Mercedes noi e McLaren son gli unici che possono farlo, quindi possono anche diversificare i motori, noi alla Toro Rosso li davamo già, col team Haas faremo un gran lavoro congiunto di sviluppo anche di alcune componenti telaistiche» ha concluso Marchionne. C’è poi il capitolo Renault: a quanto pare la trattativa per rilevare la Lotus è a buon punto, solo che parte del team e i piloti si trovano bene coi motori Mercedes e non vogliono cambiare. Renault oltre alla fornitura cerca motori da vendere ai team, ma togliendo quelli in sofferenza (leggi Manor che non sempre salda le fatture alla Ferrari e alla Sauber che come sviluppo ha messo a bilancio 1,5 milioni di euro, avete capito bene, il costo di tre giorni di galleria del vento…) in giro ci sono più motori che squadre pronte a usarli (e a pagarli). Infine c’è il capitolo Audi, che aspetta di chiarire le norme: «Guardi, tutte le volte che vedo i responsabili Audi – ha detto Marchionne – insisto affinchè vengano in F.1 a confrontarsi con noi». Sarà, ma dottor Marchionne, non è che Audi invece aspetta che siate voi della Ferrari ad andare a Le Mans per confrontarvi con loro? «Calma, prima vinciamo qui in F.1 e poi pensiamo al resto…» di Paolo Ciccarone | Più motori che squadre il paradosso della F.1 e Honda punta al raddoppio L’ espressione di Tachahiro Hachico, presidente Honda, era di ghiaccio mentre attraversava lo schieramento di partenza e si portava all’ultima fila dove erano le due McLaren Honda con Button e Alonso. Il presidente nipponico, che ha ereditato l’impegno F.1 dal suo predecessore e che a quanto pare non condivideva, non ha parlato molto. Lo ha fatto solo coi giornalisti giapponesi ai quali 80 ha rivolto la parola: «Son venuto solo per salutare il team e Bernie Ecclestone con quale abbiamo parlato del futuro» ha detto. Il resto lo si è saputo dal capo dei motoristi, Arai, perché a fine anno scade l’accordo esclusivo con la McLaren e la Honda potrebbe fornire un altro team. E qui nascono i problemi perché nessuno, al momento, vuole il motore giapponese, che però, per rientrare delle spese, hanno bisogno di fornire altri 81 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito BERTRAND GACHOT QUEL PROCESSO CHE SPIANÒ LA STRADA A SCHUMACHER di Paolo Ciccarone | Intervista con il pilota protagonista nel 1990 di una sfortunata vicenda che lo portò in carcere per una lite, spianando la strada della Formula 1 a Michael Schumacher. Ecco chi è oggi Bertrand Gachot I l fisico non è più quello magro di una volta, di quando Bertrand Gachot correva in F.1, ma l’espressione e il viso sono rimasti quasi inalterati dal passare del tempo anche se oggi ha 53 anni. Madre tedesca, padre francese, nato in Lussemburgo, pilota belga e ora cittadino americano. Un bel miscuglio di esperienze e culture, nulla da dire. Il suo nome è associato al debutto in F.1 di Michael Schumacher, cosa che 82 Formula 1 Periodico elettronico di informazione automobilistica avvenne nel GP del Belgio del 1991 a causa di una storia turbolenta e che oggi Gachot ricorda con amarezza. Facciamo un passo indietro. Galeotto fu quell’incidente... Era l’inverno del 1990 e Gachot era a Londra con la sua auto quando ebbe un incidente con un taxi. Nacque un diverbio con l’autista e Bertrand, per difendersi da quella che pensava fosse una aggressione, usò una bomboletta spray urticante comprata in Germania, e lì perfettamente legale, solo che in Gran Bretagna era considerata un’arma a tutti gli effetti vietata per legge. Ci fu un processo, una condanna esemplare da parte di un giudice, soprattutto perché Gachot di mestiere faceva il pilota di F.1 e bisognava dare un esempio forte. E poi parlano dei giudici protagonisti in Italia… Il debutto inaspettato di Schumacher E si arriva così, nove mesi dopo, alla settimana del GP del Belgio a Spa. Il giudice spicca un mandato di cattura e appena Gachot, che correva per la Jordan, sede a Silverstone, mette piede sul suolo britannico, scatta l’arresto e la detenzione. Eddie Jordan si ritrova alla vigilia del GP con una macchina libera da affiancare all’altro pilota, Andrea De Cesaris, e la Mercedes, che ha un budget di 500 mila dollari a gara, spinge per far debuttare Michael Schumacher. In poche ore si raggiunse l’accordo e quando si venne a sapere che fine avesse fatto Gachot, scattò la solidarietà del mondo della F.1 con una maglietta bianca e la scritta «Gachot, why?», cioè «Perché arrestarlo?». Anche se qualche inglese, ligio alle leggi di sua Maestà britannica, si distinse aggiungendo un “not”, cioè «Gachot, why not?». Perché no? Oggi, a distanza di tempo, mentre è sul van navetta che porta dal circuito di Notre Dame a Montreal al centro della città, Gachot rivive quei momenti difficili… «E’ stata una condanna esemplare, fatta solo per colpire e punire il pilota, in spregio alle norme elementari del diritto. Ci ho messo due anni, fra mesi di arresto, intervento della comunità europea e pressioni internazionali per tornare libero, ma ormai la mia carriera era finita, distrutta e tutto per un giudice inflessibile uno che sembrava quasi godere delle sofferenze inflitte a una persona che fino a quel momento era stata ligia e rispettosa delle norme, era solo un litigio stradale, per giunta senza conseguenze fisiche per nessuno». 83 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione automobilistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Hai mai incontrato il tassista? «No, mai, anzi non si è nemmeno presentato al processo, per lui il problema era superato, non voleva tanto clamore». E del giudice? «Non so più nulla, non so nemmeno se è vivo o se è morto, so solo che mi ha distrutto la vita mettendomi in galera come se fossi un delinquente, a contatto con altri delinquenti, a patire per una litigata banale». questione di tempo. Di certo è stato fortunato a debuttare con una Jordan che era competitiva, se avesse cominciato come me con Onyx o Coloni, che all’epoca erano piccoli team, far capire che Schumacher aveva talento sarebbe stato più difficile. E’ la storia di tutti i piloti, se l’esordio avviene con una macchina buona, passi subito per fenomeno, guarda Hamilton al primo anno con la McLaren, gli altri ci mettono del tempo, ma poi alla fine si emerge e Schumacher sarebbe uscito lo stesso, era un grande». Senza arresto Schumacher non avrebbe mai corso in F.1 al posto tuo… «Ho rivisto Michael diverse volte e ci siam parlati, con me è sempre stato molto gentile, comprensivo, un vero signore. Aveva talento e i soldi della Mercedes, sarebbe arrivato lo stesso in F.1, era Poi hai smesso con le corse, perché? «Ero andato nei prototipi, ho vinto pure la 24 ore di Le Mans, corso in Giappone con le turismo, ma volevo solo la F.1, era una categoria unica, non volevo correre con altre auto e così ho smesso, ho acquistato una azienda di bevande 84 energetiche, la Hype, e con quella son diventato sponsor in F.1. Ha sede negli USA e per questo mi muovo da queste parti in Canada e USA, finanzio la Force India, ma prima avevo aiutato altre squadre. La F.1 è un buon business internazionale, vale ancora come vetrina unica con costi accettabili, almeno nel mio caso». In Europa non torni più? «Certo, ho mio figlio Louis di 15 anni che corre nella F4 insieme a Giuliano Alesi e a Mick Schumacher, fa i due campionati. E’ bello vedere a quell’età la passione per le corse, anche se devo dire usano poco il cervello. Certe volte vorrei impedirgli di correre, almeno quando fanno sportellate, ma se penso che la mia vita è stata rovinata da una banale questione di precedenze in città. Beh, meglio che si sfoghi in pista…». 85 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica EDITORE: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. Iva 11921100159 REDAZIONE Ippolito Fassati Emiliano Perucca Orfei Matteo Valenti Maurizio Vettor Andrea Perfetti GRAFICA Thomas Bressani COLLABORATORI Massimo Clarke (Tecnica) Enrico De Vita Claudio Pavanello (Epoca) Alfonso Rago Antonio Gola COPYRIGHT Tutto il materiale contenuto su Automoto.it Magazine è oggetto di diritti esclusivi di CRM S.r.l. con sede in Milano, Via Melzo 9. Ne è vietata quindi ogni riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione scritta di CRM S.r.l. Automoto.it Via Melzo 9- 20129 Milano Reg. trib. Mi Num. 680 del 26/11/2003 Capitale Sociale Euro 10.000 i.v. 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