Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 78 15 Dicembre 2015 85 Pagine Peugeot 308 GTI by Peugeot Sport Per papà veloci Sotto il cofano lo stesso motore della RCZ-R, che arriva sino a 272 cavalli Periodico elettronico di informazione automobilistica McLaren 570S Don’t call me baby In listino a 186.500 euro la nuova entry level della Casa di Woking rappresenta una valida alternativa ad Audi R8 e Porsche 911 Turbo Pneumatici Gomme invernali Tutti i luoghi comuni, dai SUV al rischio multe | PROVA SU STRADA | Volvo XC90 T8 Plug In Hybrid da Pag. 2 a Pag. 13 All’Interno NEWS: Nuova Mercedes Classe E | Ferrari 458 Italia | Fiat Tipo hatchback | Fiat 124 Spider | Volvo S90 F1: Spy story Ferrari | McLaren MP4-X | RALLY: Dakar 2016 Peterhansel: «La Dakar è ancora una cosa bella!» PROVA SU STRADA VOLVO XC90 T8 PLUG IN HYBRID Altro che V8 Anche Volvo si lancia nel mondo dell’ibrido plug in e lo fa in grande stile con la XC90 T8 Twin Engine. Le prestazioni sono da capogiro e i consumi possono diventare davvero molto contenuti. Peccato solo per il peso di Matteo Valenti 2 3 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica Media tradizionali benzina o diesel. Oltre all’immancabile badge sul portellone posteriore, dove spicca il logo “Twin Engine”, ad indicare la presenza dei due motori, quello elettrico e quello termico, si può notare uno sportellino aggiuntivo sul passaruota anteriore. È qui che si nasconde il famigerato spinotto per ricaricare le batterie attraverso l’apposito cavo di corrente. Per il resto la XC90 è quella di sempre, con grandissima qualità negli assemblaggi e un abitacolo da sogno, capace di mettere a proprio agio proprio come se ci si trovasse nel tipico salotto svedese, caldo, morbido e accogliente. Trattandosi poi di una versione al top, la T8 viene offerta solo ed eslusivamente nella versione a sette posti. Twin Engine: com’è fatto il plug in hybrid “AWD” Per realizzare il loro ibrido plug in gli ingegneri Volvo si sono rivolti ad uno schema “a trazione integrale”, simile nell’impostazione all’HYbrid 4 del Gruppo PSA. Davanti troviamo un motore 2.0 A bbiamo già conosciuto in ogni dettaglio la nuova Volvo XC90. Ma oggi, a pochi mesi dal lancio sul mercato italiano, è arrivato il momento di scoprire da vicino una versione inedita, che arriverà nelle concessionarie soltanto la prossima primavera. Stiamo parlando della T8, ovvero della variante plug in hybrid. Quindi di un’ibrida che si può ricaricare anche attraverso la normale presa domestica e che va a posizionarsi immediatamente al top di gamma, con prezzi a partire da 78.950 euro (la versione “base” D4 a gasolio parte da 52.550). XC90 T8: issate la bandiera svedese La nuova XC90 T8 infatti è il gioiello tecnologico dell’intera famiglia. È il modello per eccellenza, 4 Drive-E benzina a quattro cilindri sovralimentato, in grado di erogare 320 CV e 400 Nm. Questa unità è abbinata ad un cambio automatico Aisin con convertirore di coppia a otto rapporti e genera motricità esclusivamente per le ruote anteriori. Il motore elettrico da 87 CV invece è stato piazzato al retrotreno e scarica la sua potenza solo e soltanto sulle ruote posteriori. In questo modo si ottiene un sistema AWD, visto che la motricità viene applicata su tutte e quattro le ruote, anche se di fatto non c’è alcun tipo di collegamento meccanico tra avantreno e retrotreno, come avviene su tutte le vetture a trazione integrale di tipo “tradizionale”. Anzi, al posto del classico albero di trasmissione in questo caso troviamo il pacco batterie, posizionato al centro, longitudinalmente e il più in basso possibile per migliorare la distribuzione dei pesi. Si tratta di accumulatori agli ioni di litio realizzati da LG Chem con una capacità di 9,2 kWh che vanno ad aggiungere circa 120 kg al peso complessivo della vettura e che dovrebbero garantire una quello che incarna tutto il know-how e la migliore tecnologia maturata da Volvo in questi ultimi anni. La bandiera che gli Svedesi innalzano sul mondo dell’automobile per annunciare ai concorrenti più temuti di sempre – Mercedes, Audi e BMW in testa – che sono tornati e che adesso, dopo gli anni controversi sotto il cappello della Ford, fanno veramente sul serio. La T8 infatti è la risposta in salsa squisitamente svedese alle SUV plug in di grossa taglia. Da un lato dovrà vedersela con l’Audi Q7 e-tron 3.0 TDI e Range Rover Sport Hybrid, le uniche che sfruttano un motore diesel, dall’altra con BMW X5 xDrive40e, ma anche con Mercedes GLE 550e e Porsche Cayenne S E-Hybrid. Dal vivo: come riconoscerla Solo un occhio particolarmente attento saprà riconoscere l’ambita versione T8 da quelle più 5 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica urbano e visto che abbiamo le batterie belle cariche decidiamo di viaggiare in elettrico (“Pure”), per vedere quanta strada riusciamo a percorrere senza ricorrere alla benzina. Adottiamo uno stile di guida ultra-rilassato e ci godiamo il silenzio assoluto, coccolati al massimo da tutti i comfort della XC90. E fa quasi impressione veder muovere un “bestione” come la XC90 – la lunghezza sfiora i 5 m – in tutta scioltezza e nella massima silenziosità. Dopo 22,5 km la carica delle batterie è esaurita. Non è bastato quindi il “piede piuma” per eguagliare il dato dichiarato dalla Casa (43 km), anche se per un SUV full size con questo peso (la T8 va oltre i 2.330 kg) non è un risultato da sottovalutare. Del resto abbiamo concluso il nostro giro di 54 km con un media di 5,1 l/100 km (dato del computer di bordo). Un valore strabiliante per un SUV con valori di potenza da capogiro come la T8, reso possibile proprio dai 22 km “elettrici” con cui abbiamo ammortizzato il dato di consumo finale. Purtroppo non abbiamo potuto effettuare un test più approfondito a batterie scariche, per scoprire di cosa sia capace la XC90 quarantina di km di autonomia in elettrico. Complessivamente questo complesso powertrain è in grado di produrre 407 CV di potenza e 640 Nm di coppia. Valori che fanno sembrare il V8 a benzina della precedente generazione (315 CV e 440 Nm, nda) un vero dinosauro. Integrale, anteriore o posteriore? Ad essere precisi però la XC90 T8 non è una vettura a trazione integrale permanente. O meglio, non sempre. La SUV ibrida Volvo infatti permette di selezionare diverse modalità di guida, che vanno ad incidere notevolmente sulle riposta della vettura. In “Pure” per esempio la XC90 diventa un’elettrica al 100% e in questo caso si trasforma in una vettura a trazione posteriore visto che il motore alimentato a batterie agisce solo al retrotreno. In “Hybrid” invece vengono sfruttati entrambi i motori, nell’ottica della 6 Twin Engine in modalità ibrida. Basta un rapido calcolo però, escludendo la distanza percorsa in elettrico, per accorgersi che con il T8 si riescono a percorrere tranquillamente circa 11 l/100 km. Un valore lontano anni luce dal migliore che si poteva ottenere con il vecchio V8 a benzina. Prestazioni su, consumi giù Per il resto la XC90 plug in è un vero portento in termini di prestazioni. La foga inesauribile del 2.0 litri sovralimentato, unità allo spunto ineguagliabile del motore elettrico regala, in qualsiasi momento, accelerazioni brucianti, che rendono la XC90 estremamente reattiva. Con uno scatto da 0 a 100 km/h in 5,6 secondi infatti le prestazioni parlano un linguaggio più vicino a quello delle sportive che degli Sport Utility. Il tutto è ben amalgamato dall’automatico a otto marce, che non avrà l’immediatezza e il feeling di uno ZF longitudinale, ma si difende egregiamente, con logiche di gestione ben studiate e grande velocità di esecuzione. L’unica nota ci sentiamo di avanzarla nei confronti del peso che, anche se massima efficienza. Quando si viaggia in elettrico, per esempio nelle ripartenze, si usano soltanto le ruote posteriori, mentre quando interviene il motore termico si genera motricità anche davanti e in questo caso la XC90 si trasforma temporaneamente in una vettura a trazione anteriore o integrale. Scegliendo “Power” oppure “AWD” invece si ottiene una trazione integrale vera e propria, con tutte e quattro le ruote impegnate a generare motricità e a dare il massimo in termini di prestazioni. Le nostre impressioni di guida Diamo vita alla XC90 attraverso la fascinosa leva centrale. Il quadro prende vita ma non sentiamo alcun rumore provenire dal cofano. La T8 del resto si avvia di default in modalità “Hybrid”, quindi per muovere i primi passi utilizza esclusivamente il motore elettrico. Ci aspetta un percorso 7 8 9 10 11 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione automobilistica ben distribuito, c’è e si fa sentire, specialmente quando si alza il ritmo di guida. Senza contare che una volta esaurita la carica della batteria si finisce per viaggiare a benzina con circa 200 kg a peso morto sulle spalle (120 kg di batterie a cui si aggiungono i sistemi elettrici). Un frangente che si verifica specialmente quando si procede a velocità costante (per esempio in autostrada) dove non si possono sfruttare i vantaggi del sistema ibrido. La XC90 T8 quindi, come tutte le ibride plug in, si conferma, nonostante le dimensioni importanti, un’auto adatta per spostamenti quotidiani non troppo estesi, perchè solo sfruttando al massimo le possibilità di ricarica si riescono ad ottenere valori di consumo strabilianti. Conclusioni Anche Volvo si lancia nel mondo dell’ibrido plug in e lo fa in grande stile con la XC90 T8. Il powertrain rappresenta il miglior traguardo tecnologico raggiunto da Volvo negli ultimi anni e regala prestazioni che non fanno invidiare nemmeno per un istante il vecchio V8 aspirato. Con consumi che, soprattutto sfruttando al massimo la possibilità di ricarica, possono diventare veramente contenuti considerate le dimensioni e i valori di potenza in gioco. 12 BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Volvo XC90 T8 Plug In Hybrid Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » Test drive » Sito dedicato » Finanziamenti » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 13 PROVA SU STRADA PEUGEOT 308 GTI BY PEUGEOT SPORT Per papà veloci Peugeot prova a stupire con questa 308 GTI by Peugeot Sport. Sotto il cofano abbiamo lo stesso motore della RCZ-R, che arriva sino a 272 cavalli di potenza. Ben rifiniti gli interni, anche se il sound... di Emiliano Perucca Orfei 14 15 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica Media C’ è una vettura sopra ad ogni altra che ha dimostrato come Peugeot sappia realizzare delle ottime sportive stradali oltre che dei prodotti strettamente racing tra i più veloci e desiderati nell’universo delle corse. Parliamo naturalmente della RCZ-R che con il suo millesei da 271 CV ha portato in concessionaria, ad un prezzo ragionevole, una tecnologia motoristica in linea a quella delle ultime Ferrari turbo: 170 i CV/litro del V8 della 488 GTB e 171 quelli della coupé transalpina. Numeri da brivido che la Casa del Leone ha scelto di non limitare più 16 solamente alla pensionanda (peccato) RCZ introducendoli prepotentemente nella gamma della 308 berlina con due livelli di potenza massima: 250 CV, 32.650 euro a misura di mercato italiano, e 272 CV nella più raffinata versione “full power” da 35.150 euro. Due livelli di potenza, due livelli di prezzo (e di bollo), ma anche di dotazione: la “standard”, si fa per dire, offre i cerchi da 18”, i sedili sportivi rivestiti in Alcantara, il clima bizona ed il sistema multimediale con radio e navigatore. Quella più “tosta”, invece, amplia il pacchetto con l’introduzione del differenziale autobloccante Torsen anteriore, i dischi freno sportivi da 380 mm (contro 330 mm), le ruote da 19” (gommate 235/35), i sedili supersportivi e la possibilità di disattivare completamente l’ESP, comunque già rivisto nella taratura rispetto allo standard. Come la 208 GTI 30th Anniversary e la successiva by Peugeot Sport anche la 308 più cattiva offre la tinta bicolore rosso/nero con un plus di 1.600 euro. L’estetica delle 308 GTI by Peugeot Sport rimane piuttosto sobria ma gli elementi sportivi non mancano: i due grandi tubi di scarico, ad esempio, si fanno notare...come si fanno notare le minigonne sottoporta, le pinze freno rosse (solo per la 272 cv), le paratie frontali e la calandra dedicata. Anche all’interno le novità ci sono ma rimangono nel segno della sobrietà: nuovi sono il pomello del cambio e la pedaliera in alluminio, i già citati sedili (differenti in base al 17 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica Peugeot Sport pesa 1.280 kg in ordine di marcia ed offre spazio per cinque persone oltre che 420 litri di bagagliaio. Dal vivo: com’è fuori A meno di non scegliere la versione bicolore, la 308 GTI by Peugeot Sport nelle sue tinte più “normali” rimane una vettura piuttosto sobria: il concetto, è evidente, è quello di offrire ai familyman una vettura in grado di offrire prestazioni estremamente elevate ed una guidabilità degna di Peugeot Sport in un contenitore che permetta di non farsi troppo notare quando si va al mare con la famiglia o si percorre quotidianamente il percorso casa lavoro. Di certo i motivi per esserne soddisfatti anche sotto il profilo estetico non mancano: la 308 vanta una linea moderna e livello di potenza), il volante ridotto (351 mm) con comandi e anello superiore rosso firmato GTI e la strumentazione, sempre analogica con il contagiri che ruota in senso antiorario ma dotata di un inedito fondo in simil fibra di carbonio. Le prestazioni sono interessanti per entrambi i livelli di potenza: la 250 CV passa da 0 a 100 km/h in 6,2 secondi sfrecciando sotto al muro del km dopo 25,6 secondi mentre la 271 CV lima lo 0-100 fino a 6 secondi netti e copre il km con partenza da fermo in 25,3. 250 km/h per entrambe le versioni la velocità massima. Tantissime le modifiche che hanno trasformato le “normali” 308 in 308 GTI by Peugeot Sport: le sospensioni, innazitutto, non solo sono state ribassate (-1,1 cm) ma lavorano in accoppiamento a degli ammortizzatori più rigidi, ad una campanatura maggiormente negativa (sia davanti che dietro) e ad una barra antirollio posteriore più rigida. Tra le novità 18 piuttosto riuscita ed i dettagli di derivazione RCZ R, come il doppio scarico posteriore, l’assetto o i cerchi di generose dimensioni, fanno comunque capire che quella 308 è tutto tranne che normale... Dal vivo: com’è dentro Il concetto di sobrietà espresso fuori si riflette anche dentro: rispetto alla RCZ R manca la plancia rivestita in pelle ma sostanzialmente la cura per il dettaglio che i tecnici Peugeot hanno adottato per la loro coupé si riflette anche nell’arredamento della 308: eccezionali i sedili della 272 CV, davvero comodi, belli da vedere ed allo stesso tempo super contenitivi, e come al solito piacevole l’impostazione del posto di guida. Il volante di piccolo diametro sagomato e rivestito in anche la larghezza della carreggiata (157 cm davanti e 155 dietro), la taratura del servosterzo ma anche del cambio che anche rispetto alla RCZ R offre alcune differenze tra cui la rapportatura della seconda e della terza marcia, ora più lunghe. Il motore non ha, invece, particolari differenze da quello della R se non nella linea di scarico: rispetto ad un normale THP da 200 CV ci sono nuovi pistoni forgiati, bielle e cuscinetti specifici e collettore di scarico ridisegnato. Diversa anche la turbina, maggiorata, e rivista nella geometria. 1.598 cc, il quadricilindrico la cui base nasce da una partnership con BMW negli anni 2000 eroga la potenza massima a 6.000 giri a fronte di un picco di coppia massima di 330 Nm a 1.900 giri. Nonostante le prestazioni i consumi dichiarati parlano di 16,7 km/litro mentre il livello di emissione di CO2 è di 139 g/km. Lunga 425 cm, larga 180 ed alta 144 (passo 265) la nuova 308 GTI by 19 20 21 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica scarica a terra tutta la sua forza permettendosi di allungare ben oltre i 6.500 giri, dove è fissata la zona rossa. Una spinta davvero corposa, quasi stupefancente considerando cos’erano i motori millesei di cilindrata solo 10 anni fa, che permette di divertirsi e di guidare in modo davvero sportivo tra le curve, meglio se assistiti dal differenziale autobloccante della versione più potente: certo, questo accessorio richiede una guida più accorta perché si manifesta qualche reazione in più sullo sterzo e la vettura accelera forte anche laddove la normale pattinerebbe, ma la determinazione con la quale permette di mettere a terra tutta la potenza val bene un po’ di concentrazione in più su quello che si sta facendo. Una meccanica davvero molto efficace, quasi estrema nella versione più potente, ben assistita da un reparto sospensioni che stupisce per efficacia: la 308 GTI by Peugeot Sport non è secca e rigida come altre sue rivali ma dipinge curve e pelle da Peugeot Sport ha il suo perché come del resto la strumentazione rialzata, anche se alcuni automobilisti lamentano una non completa visibilità della strumentazione. Comoda per quattro persone e tutt’altro che poco ospitale con il quinto la 308 GTI by Peugeot Sport conserva le caratteristiche peculiari della 308 anche in termini di spazio a bordo - generoso il bagagliaio - e di multimedialità con lo schermo da 7” al centro della plancia protagonista della maggior parte dell’interazione tra l’uomo e la macchina: quasi tutti i comandi, infatti, sono stati tolti dalla plancia ed integrati nel software del “navigatore” per rendere lo stile più pulito ed in linea con le esigenze di modernità e semplicità gli stilisti Peugeot volevano assicurare alla loro segmento C. Come si guida Una volta entrati a bordo della 308 GTI si percepisce immediatamente che alcune cose sono cambiate rispetto alle versioni tradizionali: il 22 volante vanta un’impugnatura davvero molto sportiva e piacevole, come sulla 208 GTI, così come il sedile mette davvero a proprio agio sia in termini di confort che di contenimento laterale. La strumentazione appare subito più aggressiva, grazie al carbonio ed al fondoscala “psicadelico”, così come è molto piacevole l’impugnatura del pomello del cambio in alluminio, che ha però il difetto di diventare incandescente d’estate... L’avvio del motore è fluido e regolare e, come su RCZ R, anche su 308 GTI by Peugeot Sport quello che stupisce sin dai primi metri è la facilità con il quale il millesei si porta a spasso vettura anche utilizzando marce molto alte: già dai 50 km/h è possibile mettere la sesta ed utilizzare la vettura quasi avesse un cambio automatico. Magie dell’elettronica e dei turbo di nuova generazione. Come la R la spinta del propulsore inizia però a farsi interessante e violenta una volta superati i 2.500 giri: oltre questo confine, fino a 5.500, il quadricilindrico Peugeot 23 24 25 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Prova punta alla corda con una efficacia davvero entusiasmante, il tutto assicurando nella normale guida cittadina quel pizzico di confort in più che non fa mai pentire di averla acquistata... Dove la 308 GTI by Peugeot Sport manca, invece, è nel suono: la bella voce del millesei turbo francese, infatti, è stata sacrificata sull’altare del confort di bordo e rispetto alla RCZ R la sensazione di sportività e prestazione estrema arriva in modo decisamente più filtrato. Vero c’è il tasto Sport ma in questa modalità il suono viene generato in modo artefatto attraverso l’impianto audio e la cosa, se da un lato è comprensibile per questioni di confort, dall’altro lascia un po’ d’amaro in bocca. Bassi, in relazione alle prestazioni, i consumi: senza esagerare troppo sul gas la 308 GTI by Peugeot Sport conferma sostanzialmente quanto di buono dimostrato dalla RCZ R. Con un po’ di riguardo di possono percorrere anche 13 km/ litro con la versione da 272 CV. In conclusione La nuova Peugeot 308 GTI by Peugeot Sport è una vettura dalle prestazioni molto elevate, dalla qualità costruttiva elevatissima e dal prezzo interessante relativamente alla performance. Peccato solamente per la voce, che almeno nella versione da 270 CV avrebbe potuto essere più presente. 26 27 PROVA IN PISTA MCLAREN 570S Don’t call me baby In listino a 186.500 euro la nuova entry level della Casa di Woking rappresenta una valida alternativa ad Audi R8 e Porsche 911 Turbo. Estremamente piacevole da guidare vanta un motore eccezionale ed un livello tecnologico da riferimento di Emiliano Perucca Orfei 28 29 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Media F orse nemmeno un manager lungimirante come Ron Dennis poteva pensare che quell’estate del 1980 il suo team di F1, attraverso la genialità del progettista John Barnard, stava cambiando il modo di concepire l’automobile. Non parliamo solamente di monoposto da corsa ma anche di prodotti di serie più o meno sportivi che, con l’abbassarsi dei prezzi, stanno facendo posto alla leggerezza, alla robustezza ed alla modellabilità della fibra di carbonio in luogo delle soluzioni metalliche - acciaio o alluminio - di precedente generazione. McLaren, dunque, sulla lavorazione delle fibre composite è sempre stata “molto avanti” e già nel 1992 fece vedere al mondo cosa si poteva fare con questa soluzione anche in ambito stradale: la F1 stradale motorizzata V12 BMW, infatti, era sì una supercar di livello 30 Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica dicevamo. Questo è l’elemento chiave di tutte le McLaren e lo è anche nella nuova 570S perché prima di tutto contribuisce in modo determinante a rendere prestazionalmente efficiente la vettura: pur offrendo un valore di rigidità torsionale superiore del 25% rispetto ad una pari soluzione in alluminio, infatti, il peso dell’elemento portante (75 kg) contribuisce nel raggiungimento di quello che appare come un valore di peso record per la categoria: 1.313 kg contro i 1.454 della principale rivale, la Audi R8. Un risultato, quello del contenimento del peso, che in McLaren sono riusciti ad ottenere pur introducendo alcune semplificazioni nella costruzione della vettura rispetto alla 650S: numerose parti della carrozzeria, tra cui cofano anteriore e posteriore e zona inferiore della porta, sono realizzate in un più “economico” alluminio rispetto al più sofisticato “fullcarbon” delle versioni superiori. In McLaren hanno tenuto conto delle esperienze “stradali” dei clienti che già posseggono una 12C (o derivata) per non dimenticare nulla di quanto possa essere utile per godere di una supercar nell’uso quotidiano: il bagagliaio anteriore, ad esempio, è stato ampliato a 150 litri (c’è un po’ di spazio anche dietro ai sedili), è aumentata la visibilità anteriore e posteriore, è migliorata l’ergonomia dei comandi e, non ultima, è stato migliorato l’accesso alla vettura per mezzo di una diversa geometria della vasca in carbonio in termini di larghezza del brancardo ma soprattutto nella zona del passaggio piedi. Tanto per comprendere la cura con cui a Woking hanno sviluppato l’inedito approccio stradale della loro coupé i vertici McLaren ci tengono anche a sottolineare come per la prima volta sia stato sviluppato uno specifico sistema (è leggerissimo...) audio Bowers & Wilkins con 12 altoparlanti e 1.280 W di potenza. 188 ore di lavoro attraverso 72 stazioni di montaggio e 9 postazioni di controllo, la 570S alla stregua delle altre McLaren conta sul lavoro di 370 persone che nella sede di Woking lavorano assoluto ma rappresentava il primo passo di un progetto molto più ampio e che, proprio facendo leva sul know-how del carbonio e dei mondiali vinti nella massima serie, nel 2009 ha portato alla fondazione di McLaren Automotive. Segreti di raffinatezza, quelli appena citati, che nelle ultime McLaren si concretizza in decine di dettagli ma principalmente in una sofisticatissima “vasca” in carbonio portata al debutto dalla MP4-12C nel 2011 ed evoluta nelle nelle recenti 650S e 675 LT (Super Series) passando per le incredibili supercar P1 e P1 GTR da 1.000 CV della Ultimate Series. Oggi quella stessa struttura trova posto nelle nuove entry level Sports Series 540C e 570S, anche se con alcune interessanti modifiche rispetto a tutte le altre declinazioni precedenti: questo perché le Sports Series nascono con un approccio leggermente più stradale rispetto a tutte le altre. La vasca in carbonio, 31 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica Valori di consumo ed emissione interessanti vista la cilindrata ed il numero di cilindri, resi possibile da una riprogettazione del motore (30% delle componenti sono nuove), dalla presenza del sistema Start-Stop e da un accoppiamento con un cambio a sette marce con tecnologia Seamless SSG progettato anch’esso a Woking ma realizzato in Piemonte dalla Graziano. Il cambio, oltre ad essere molto sofisticato da un punto di vista meccanico, viene pilotato da un sistema elettronico progettato anch’esso direttamente da McLaren che prevede un taglio dei cilindri in fase di cambiata ed un sistema Inertia Push che permette di sfruttare al meglio l’energia generata dal propulsore. Non viene utilizzato, come da tradizione McLaren, il differenziale autobloccante: al suo posto un sistema elettronico che agisce frenando singolarmente. Le prestazioni, con sodo per offrire ai clienti delle Sports Series due diversi allestimenti - Sport o Luxury - ma anche un livello di personalizzazione davvero eccezionale: alla stregua dei modelli superiori il concetto di tailor made viene replicato per numerosi dettagli, a partire dai colori di interni ed esterni, anche sulle 540C e 570S. Per l’evoluzione della propria gamma McLaren non ha badato a spese e sembra non voler badare nemmeno in futuro: nel 2015 sono stati stanziati 120 milioni di sterline (+30%) per permettere al team di sviluppo di battezzare soluzioni e portare avanti test che hanno preso il meglio del know-how Mercedes negli anni in cui le due aziende hanno lavorato assieme per il prodotto stradale (SLR): fino ad oggi sono stati percorsi dai prototipi di Woking più di 1.500.000 di km in ambienti con temperature da -30 a +50. Futuro roseo? Così sembra, anche perché l’obiettivo di raggiungere il target di 4.000 auto l’anno è vicino e lo sarà ancor di 32 numeri del genere, sono ovviamente di altissimo profilo: 328 km/h il picco di velocità massima mentre lo 0-100 km/h avviene in 3,2 secondi e lo 0-200 in 9,5. Rispetto alla superiore 650S la 570S mantiene lo sterzo con servoassistenza elettroidraulica e rapportatura variabile - la pompa alimenta anche front-lift system per il superamento di ostacoli o rampe senza contatti col muso - e viene mantenuta la fornitura Pirelli per quanto concerne gli pneumatici 225/35R19 anteriori e 285/35R20 posteriori della gamma PZero Corsa. L’impianto frenante prevede dischi carboceramici 394mm x 36mm e 380mm x 34mm morsi da pinze PFC a sei e quattro pistoncini mentre il reparto sospensioni prevede un’architettura a doppio triangolo in stile F1 con ammortizzatori regolabili nella taratura (fissa per ogni modalità a differenza del sistema attivo più quando si affiancherà un nuovo modello alle già attese versioni cabrio delle Sports Series: di sicuro non sarà un SUV e nemmeno una rivale della Porsche Cayman o dell’Alfa Romeo 4C, assicurano in McLaren, ma attendersi qualcosa di molto diverso rispetto a quanto visto sino ad oggi è auspicabile. 3.8 litri biturbo da 562 CV 428 CV per tonnellata, la 570S porta su strada un’evoluzione del motore da 3.8 litri già utilizzato sulle altre McLaren: si tratta di un otto cilindri a V di 90° sovralimentato per mezzo di un doppio turbocompressore (M838TE) capace di una potenza massima di 562 CV a 7.400 giri e 600 Nm di coppia costante tra i 5.000 ed i 6.500 giri. Progettato da McLaren (più di 60 persone lavorano al progetto) e prodotto in Inghilterra da Ricardo la 570S richiede 10,7 l/100 km nel ciclo combinato ed emette una media di 249 g/km di CO2. 33 34 35 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito della 650S e superiori) in funzione della modalità di guida scelta. Le modalità prevedono Normal, Sport e Track per la dinamica del telaio e le stesse tre opzioni per la risposta del motore e del controllo della stabilità. Dal vivo: com’è fuori La 570S, nonostante condivida con i modelli superiori gran parte degli elementi che ne determinano poi i volumi, appare dal vivo notevolmente più compatta rispetto alla sorella maggiore 650S. Il lavoro svolto dagli stilisti di Woking è stato dunque davvero eccezionale e, che piaccia o non piaccia, la nuova McLaren si propone come un’auto personale nel look ed immediatamente riconoscibile. Di grande presenza scenica l’apertura delle porte verso l’alto così come l’estetica di alcuni elementi tecnici a partire dal motore in vista sotto la griglia per arrivare ai 36 Prove Periodico elettronico di informazione automobilistica dischi carboceramici e le pinze anteriori a sei pompanti. Rispetto alla 650S è evidente la mancanza di un pacchetto aerodinamico studiato per rendere più performante la guida alle alte velocità: una soluzione studiata per contenere i costi ma soprattutto un effetto voluto per rendere meno “evidente” la vettura nell’uso quotidiano. Dal vivo: com’è dentro Le differenze dalla 650S oltre ad essere abbastanza evidenti fuori si notano in particolar modo dentro, già a partire da quando si apre la porta e si prende posto nell’abitacolo. Nell’adattamento della mitica vasca in carbonio, infatti, i tecnici di Woking hanno capito che avrebbero dovuto trovare il modo di rendere più facile l’accesso a bordo riuscendoci con una diversa geometria della zona laterale. Ora salire e scendere dalla vettura non è ancora a livello di quello di un’auto “normale” come la 911 ma le differenze rispetto alla 650S sono notevoli e certamente più in linea con le esigenze di una clientela che cerca una supercar esclusiva ed in grado di essere guidata ogni giorno. Gli interni della 570S sono curati nel dettaglio, anche per quanto concerne l’installazione dell’ottimo sistema audio B&W, ma quello che stupisce è l’ergonomia: la seduta è letteralmente perfetta grazie ad una triangolazione volante, pedaliera, sedile davvero da riferimento per la categoria. Ci si sente avvolti nell’abitacolo e questa sensazione permette di godersi la guida della vettura in qualsiasi frangente, sia che esso sia un andare a passeggio sia che si tratti di spingere al limite. Belli i comandi, piacevole l’impugnatura del volante (che fa il volante e non il computer di bordo), molto piacevole il suono del click del leveraggio del cambio, che offre un’idea di grande solidità. Lo spazio a bordo non è “incredibile”, ma ce n’è a sufficienza per appoggiare un telefono sotto la plancia ed una borsa dietro ai sedili, mentre per quanto concerne il trasporto bagagli è evidente come in McLaren siano riusciti a fare un ottimo lavoro nella zona anteriore, dove è possibile stivare un trolley più una borsa. Il tutto senza farsi mancare una presa 12V, fosse mai utile. La multimedialità di bordo è uno degli aspetti su cui in McLaren hanno lavorato di più: rispetto al sistema “inutilizzabile” della 12C quello della 570S offre un software decisamente più a punto ed in grado di far lavorare molto bene lo schermo da 8” disposto verticalmente. Si tratta di un sistema studiato, nemmeno a dirlo, completamente da McLaren e finalmente a punto anche per quanto riguarda la navigazione e le funzionalità di contorno, come quelle di riproduzione musicale via USB o in streaming Bluetooth. Interessante anche la 37 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione automobilistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb strumentazione: come sulla P1 McLaren sceglie di abbandonare lo strumento analogico centrale per fare posto ad una soluzione digitale completa. Non siamo a livello del sistema MMI proposto da Audi su R8 e le grafiche dedicate ai diversi driving mode sono solo due. Ma sono ben leggibili e complete. Come si guida Mentre ci si avvicina alla 570S si capisce già di che pasta è fatta la vettura ed una volta aperta la porta, con questo movimento che fa molto “ritorno al futuro”, tutte le sensazioni iniziali vengono confermate. La posizione di guida fa capire immediatamente che la vettura può comportarsi alla stregua di uno strumento ginnico ma allo stesso tempo appare comoda ed in grado di non spezzare la schiena in un lungo viaggio. Come se non bastasse dall’impianto audio B&W la musica 38 esce che è un piacere ma preferiamo spegnerla fidandoci di quanto raccontato dai tecnici McLaren la sera prima relativamente al sound del V8. Preferiamo così spegnere l’audio lasciando solamente la voce del navigatore che ci guiderà lungo il percorso. Una volta premuto lo start il motore V8 da 3.8 litri prende vita e la sua voce si fa sentire all’interno dell’abitacolo, ma con discreto garbo: la stessa discrezione con cui qualche leggera vibrazione arriva piacevolmente su sedile e volante anticipando che la 570S può essere dolce ma allo stesso tempo incontenibilmente assetata di curve. Dentro la prima lasciamo l’albergo in modalità completamente automatica, anche per quanto concerne le modalità di guida che per il momento affidiamo completamente al sistema di controllo della gestione dinamica: la 570S si muove con un filo di gas, in modo semplice. Sembra di guidare una qualsiasi utilitaria, con cambiate morbide e senza sussulti ad ogni richiamo sul gas. Il tutto accompagnato da un sound piacevole, mai invadente, e ben assistiti da sistemi come il sollevatore dell’avantreno che permette in pochi istanti di alzare la vettura e passare su rallentatori o affrontare forti pendenze (la rampa di un garage ad esempio) senza lasciare a terra del prezioso carbonio... Andare a passeggio con la 570S è dunque davvero molto piacevole: si può dire che il confort di bordo sia del tutto in linea a quello di una R8 o di una 911 con la differenza, rispetto alle altre due, di avere alcuni assi nella manica in termini di sportività. Una volta abilitato il tasto active, infatti, prendiamo possesso della vettura anche sotto il profilo dinamico ed iniziamo a scoprire un’anima diversa, molto vicina a quella della sorella maggiore 650S. Passando da Normal a Sport nell’impostazione della dinamica del telaio, infatti, si nota già una diversa impostazione delle sospensioni e dei controlli di stabilità, a tutto vantaggio del piacere di guidare: la 570S inizia a dimostrare il suo DNA e le curve scorrono via a velocità davvero incredibili. Non parliamo solamente di curvoni veloci, in cui la baby di Woking dimostra grande sicurezza, ma anche di cambi di direzione in cui vetture di pari potenza spesso sembrano essere più impacciate: la 570S si dimostra sempre facile ma allo stesso un punto di riferimento in termini di agilità. Dove stupisce, però, è in modalità Track: certo la taratura delle sospensioni è forse un po’ troppo rigida per un uso stradale “normale” ma quando si va forte davvero si percepisce immediatamente un forte sostegno da parte della ciclistica e si apprezza al meglio il potenziale degli strumenti ad essa collegati. Lo sterzo, per intenderci, è davvero comunicativo e fa sentire tutto quello che “passa sotto” 39 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione automobilistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb le ruote senza essere fastidiosamente pesante ma allo stesso tempo anche il reparto frenante stupisce per potenza ma allo stesso tempo per modulabilità nella prima fase di corsa del pedale. Un elemento, quest’ultimo, davvero unico per un sistema frenante con dischi carboceramici che appare davvero ben integrato con il sistema ABS di derivazione Bosch ma personalizzato nel software di intervento da McLaren. Il più interessante dei due manettini sulla plancia, però, è quello relativo alle posizioni Normal, Sport e Track del motore: si trova esattamente a fianco di quello del telaio e ad ogni scatto offre un nuovo modo di concepire la vettura. In Normal, come dicevamo, il V8 è facile e sornione. Per farlo scatenare bisogna stuzzicarlo ma tendenzialmente è predisposto per non soffire l’uso cittadino. In Sport le cose cambiano radicalmente: la risposta ai comandi del gas si fa decisamente più immediata 40 ed il sound che entra nell’abitacolo inizia a farsi decisamente più presente: sarà che ora il cambio in modalità automatica ha iniziato a spostare le cambiate decisamente più in alto. Ma la vera anima della vettura, come del resto per l’impostazione elettronica del telaio, viene fuori quando si sceglie track: la risposta è immediata, l’accelerazione si fa brutale ed il V8 dimostra di gradire anche i regimi più elevati nonostante la presenza dei turbocompressori. Gira comodamente ben oltre gli 8.000 giri ed è veramente un gusto sentirlo cantare alle spalle con le turbine che soffiano accompagnando l’ascesa del contagiri verso la zona rossa fissata a quota 9.000. Un regime incredibile, da aspirato, che può fare comodo in pista per non cambiare marcia tra una curva e l’altra ma verso il quale non conviene spingersi se si ha a disposizione ancora qualche rapporto nel cambio... Il sette rapporti seamless, infatti, è sì morbido quando si va piano ma diventa una fucilata quando si spinge offrendo una velocità di cambiata ed un feeling di guida superiore a quello del DSG della R8 o il PDK della Porsche: un cambio (made in Italy) davvero eccezionale, da corsa per quanto riguarda l’efficacia, al quale è davvero un piacere appellarsi per andare alla ricerca di coppia a regimi più bassi quando si spinge o del rapporto perfetto per affrontare una curva quando si scala. Il tutto ben assistito da un comando al volante che è davvero un gusto da utilizzare. Dove la vettura ci ha stupito di più nella fase di guida sportiva, però, è nel modo con cui controlla la dinamica nel suo movimento: in McLaren, infatti, sono riusciti a sviluppare un sistema di assistenza alla guida che non fa sentire evidenti tagli di erogazione nelle fasi di accelerazione più brutali a tutto vantaggio del piacere di guidare al limite, che è davvero nettamente 41 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 42 Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove 43 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove superiore a quello delle competitor di pari potenza e prezzo. In conclusione In listino a 186.500 euro la nuova McLaren 570S dimostra di avere il DNA del brand ben inciso in ogni suo aspetto, che esso sia costruttivo o dinamico. Rispetto alla 650S le differenze di prestazione si avvertono in termini di motore, anche se il V8 anche in questa declinazione ne ha da vendere, mentre per quanto concerne gli aspetti più stradali la prima delle Sports Series appare più godibile ed idonea ad un uso più stradale. Una vettura decisamente interessante per chi ha la fortuna di essere è indeciso tra Audi R8 e Porsche 911 Turbo, insomma: di sicuro una scelta di classe e, per il momento, controcorrente in un mondo piuttosto uniformato. 44 45 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica News NUOVA MERCEDES CLASSE E INTERNI IN SALSA CLASSE S Mercedes ha diffuso le prime immagini degli interni della nuova Mercedes Classe E. L’auto, derivata dal pianale della Classe C, attinge a piene mani dalla Classe S per quanto riguarda la cura ed i materiali dell’abitacolo M ercedes ha diffuso le prime immagini degli interni della nuova Classe E. L’auto, che dovrebbe essere svelata a breve giro di vite, si presenta con un abitacolo molto ricco e curato. Realizzata su piattaforma MRA – condivisa con la Classe C – presenta interni ispirati direttamente dalla Classe S, ma rivisti in chiave più moderna. È presente il medesimo sistema dual-screen con strumentazione digitale già visto sull’ammiraglia della Stella, mentre nella console centrale 46 sono presenti quattro bocchette d’areazione ed il controllo del sistema di climatizzazione, oltre ad un orologio analogico di sicuro impatto visivo e stilistico. Sul lato sinistro della plancia, invece, troviamo tasti fisici dai quali è possibile comandare gli aiuti alla guida ed il freno di parcheggio. In sintonia con il family feeling Mercedes, troviamo sulle portiere i comandi per la regolazione dei sedili, oltre agli altoparlanti. La nuova Mercedes Classe E dovrebbe arrivare nei saloni a partire dalla prossima primavera. 47 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica hanno lavorato all’unisono per produrre un wide body kit in fibra di carbonio, che conferisce alla Rossa un look decisamente più aggressivo e particolare. Realizzata su ispirazione diretta della FXX K, questa speciale 458 è ordinabile in due versioni: la prima, più sobria, presenta tettuccio, spoiler anteriore, minigonne e prese d’aria modificate, mentre la seconda – la più estrema – modifica drasticamente l’aspetto della vettura, rendendola più simile ad un vero e proprio razzo a quattro ruote. Estrattore posteriore di generose dimensioni, un alettone installato al retrotreno che è nei fatti la naturale prosecuzione della carrozzeria e prese d’aria notevolmente maggiorate sono i punti cardine di questa vettura. Il kit è stato realizzato in un’edizione limitata di appena 20 esemplari. Il prezzo, invece, è totalmente a richiesta. FERRARI 458 ITALIA MAI COSÌ AGGRESSIVA di Marco Congiu | Misha Designs e CarNinja hanno realizzato un wide body kit su misura per la Ferrari 458 Italia, conferendole un look incredibile N onostante la 458 Italia sia stata sostituita dalla 488, la supercar V8 di Maranello rimane comunque tra le più amate e desiderate dal pubblico. Anche i tuner strizzano l’occhio alla biposto sportiva, ed in alcuni casi riescono a renderla ancor più unica. È questo il caso della 458 Italia secondo Misha Designs e CarNinja. Le due aziende 48 49 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica News FIAT TIPO HATCHBACK È GIÀ UNA REALTÀ di Marco Congiu | A poco più di una settimana dalla prova della Fiat Tipo berlina, abbiamo avvistato in Svezia la versione più appetibile per i nostri mercati. Stiamo parlando della hatchback, il cui arrivo è previsto per il 2016 T ipo is back. La Fiat Tipo è ritornata. Abbiamo già avuto modo di provarla nella versione berlina, con cui la casa di Torino punta ad una commercializzazione globale dell’auto. Per gli esigenti mercati europei – e soprattutto per quello italiano – gli uomini del Centro Stile FCA hanno già partorito la hatchback. Nelle immagini scattate dai nostri sempre vigili fotografi, l’auto destinata a competere con Ford Focus, VW Golf, Peugeot 308, Opel Astra e Seat 50 Leon appare più armoniosa e rotonda nelle forme, nonostante i camuffamenti. Attesa negli showroom per il 2016, il suo prezzo dovrebbe attestarsi tra i 13.000 ed i 20.000 euro, in linea con quello della concorrenza. Sotto il cofano, ci si aspetta di trovare i motori benzina da 1.4 e 1.6 litri, oltre ai diesel da 1.3 e 1.6 litri. All’interno della vettura, dominerà il sistema UConnect, oltre alla presenza del navigatore satellitare – divenuto un must – e alla telecamera posteriore. 51 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica MX-5 di ultima generazione ma il design, opera del Centro Stile Fiat di Torino, è molto personale. A differenziarla dalla “Miata” è soprattutto il frontale, con una ampia griglia che riflette lo stile Fiat più recente, un cofano lungo con due scalfature che lo vivacizzano e luci posteriori che ricordano quelle dell’antenata degli anni ‘60. Anche il marchio 124 Spider al posteriore utilizza dei caratteri retrò. Più lunghi gli sbalzi rispetto alla MX-5, che fanno guadagnare all’italiana circa 11 cm in lunghezza. La spider torinese si differenzia meno all’interno dalla parente giapponese. Le uniche differenze di rilievo sono la leva del cambio di diversa foggia e il simbolo Fiat sul volante, che è in pratica uguale a quello della MX-5. Ad azionamento manuale la capote, rigorosamente in tela. Motore Abarth Il propulsore della versione americana, che dovrebbe essere confermato anche per i mercati europei, è italiano: si tratta del 4 cilindri 1.4 MultiAir prelevato dalla 500 Abarth in luogo del 2 litri aspirato della Mazda, che esprime una potenza massima di 160 CV ed una coppia di 250 Nm. E’ abbinato ad un cambio manuale a 6 rapporti o ad un automatico sempre a 6 velocità. Il reparto sospensioni si affida ad uno schema a triangoli sovrapposti all’anteriore e ad un multilink all’asse posteriore. FIAT 124 SPIDER LA VERSIONE USA di Daniele Pizzo | Debutta al Salone di Los Angeles la riedizione della 124 Spider degli anni ‘60. Ecco tutte le informazioni sulla versione americana P er essere una spider ebbe una vita piuttosto longeva: debuttò a metà degli anni ‘60 e fu prodotta fino alla metà degli ‘80. Fiat 124 Sport Spider, si chiamava, e piaceva molto agli americani. E proprio gli americani hanno avuto il piacere di vedere per la prima volta la nuova Fiat 124 Spider 52 che debutta in anteprima mondiale al Salone di Los Angeles 2015 e arriverà sui mercati di tutto il mondo a partire dall’estate. Look Made in Torino La nuova 124 Spider condivide, com’è ormai noto, buona parte della meccanica con la Mazda Fiat 124 Classica, Lusso e Prima Edizione Negli Stati Uniti, la Fiat 124 Spider verrà commercializzata in due allestimenti, denominati Classica e Lusso. Appositamente per la fase del lancio sarà disponibile anche nell’allestimento full optional Prima Edizione presentato al Los Angeles Auto Show 2015, che si distinguerà per i badge commemorativi, la carrozzeria in tinta “Azzurro Italia” e selleria in pelle. Più avanti verranno diffuse le specifiche per i modelli destinati ai mercati europeo e italiano. 53 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica che provvede a correggere automaticamente la traiettoria dello sterzo per mantenere la vettura allineata con le linee di demarcazione della corsia a velocità autostradali fino a circa 130 km/h, senza dover più seguire una vettura che precede. La Volvo S90 introduce inoltre una funzione inedita del sistema City Safety, ovvero la rilevazione della presenza di animali di grandi dimensioni come ad esempio cervi, cavalli o alci sia di giorno sia di notte, una tecnologia che contribuisce a evitare le collisioni attraverso un segnale di avviso per il conducente e l’attivazione automatica dei freni. I propulsori La S90 verrà proposta nella nuova motorizzazio- ne benzina T6 da 2 litri che abbina turbo e compressore volumetrico e con le unità turbodiesel 2.0 litri D4 e D5. Sulla D5 debutta il sistema PowerPulse, ovvero un compressore che preleva l’aria stivata in un serbatoio da 2 litri e la immette nel condotto della turbina al fine di attivare immediatamente la girante, riducendo così il turbolag. A queste unità, disponibili con cambio manuale a 6 rapporti o automatico a 8 velocità, si aggiungerà la variante T8 AWD, la motorizzazione plugin hybrid con due motori elettrici da 34 e 65 kW alloggiati rispettivamente sugli assi anteriore e posteriore e alimentati da una batteria al litio da 6,7 kWh già offerta nella versione T8 Twin Engine di XC 90. VOLVO S90 ECCO LA NUOVA AMMIRAGLIA DI GOTEBORG di Daniele Pizzo | Volvo svela la sua nuova ammiraglia che punterà tutto su tecnologia e sicurezza. Debutterà al NAIAS 2016 V olvo fa ingresso nel segmento delle ammiraglie di gran lusso con la nuova Volvo S90 che è stata svelata a poche settimane dal debutto ufficiale che avverrà il prossimo gennaio in occasione del NAIAS 2016 di Detroit. In occasione dell’anteprima nordamericana, con gli USA che rappresenteranno uno dei mercati più importanti per la nuova berlina della Casa di Goteborg, verranno 54 svelate tutte le caratteristiche del nuovo modello che a livello di design si inserisce nel filone avviato con l’ultima generazione del SUV XC90 a cui assomiglia molto soprattutto nel frontale e nel taglio dei gruppo ottici. C’è il pilota automatico La nuova S90 verrà proposta con un avanzato sistema di guida semi-autonoma, il Pilot Assist, 55 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione automobilistica smartphone e tablet al sogno incantato dell’automobile. L’auto è ancora la chiave Per fortuna, oggi, questi scenari sembrano già un lontano ricordo. Non solo per la gioia di noi appassionati, ma soprattutto per la salute della nostra economia. Il settore dell’auto infatti non è soltanto uno dei pochi ad essere ripartito nel nostro Paese. Ma è anche quello che sta traianando – faticosamente – l’Italia fuori dalla lunga crisi. A rimettere le cose in chiaro ci ha pensato la conferenza annuale del Centro Studi Promotor, che oltre ad illustrare la situazione attuale ha tracciato anche un possibile scenario per il nostro mercato. Uno scenario che, se si realizzasse per davvero, metterebbe a tacere una volta per tutte i “gufi” di questi ultimi anni. Secondo Gian Primo AUTO, LA DAVANO PER MORTA ORA È IL MOTORE DELL’ECONOMIA ITALIANA di Matteo Valenti | C’era chi era già pronto a dare l’auto per morta e sepolta. Gli ultimi dati di mercato invece fanno segnare una vera e propria inversione di tendenza, oltre ogni aspettativa C’ era chi era già pronto a dare l’auto per morta e sepolta. Del resto negli utlimi anni, segnati in maniera indelebile dalla crisi, il mercato dell’automobile in Italia ha vissuto un tracollo senza precedenti, che ha portato ad un vero e proprio dimezzamento delle immatricolazioni. Un bagno di sangue per un intero settore 56 economico, una festa per tutti quelli a cui l’auto non è mai andata troppo a genio. Alcuni erano già pronti a parlare di “fine della fase motorizzazione”, di inversioni di tendenza, di una rivoluzione nella mobilità. Altri poi dicevano addiruttura che la passione per le quattro ruote era destinata a scomparire dalla faccia della Terra nel giro di pochi anni. Tanto che i giovani, ormai, preferivano 57 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Quagliano infatti, Presidente del Centro Studi, la ripresa a due cifre che ha caratterizzato il mercato dell’auto nel 2015 è destinata a continuare anche nel prossimo triennio. Secondo il Centro Studi Promotor, nel 2015 le immatricolazioni in Italia toccheranno quota 1.560.000 unità, cioè un livello ancora molto lontano rispetto a quello ante-crisi (-37,4%), ma comunque superiore del 15% rispetto a quello del 2014. Nel 2016 si salirà a 1.747.000 unità per toccare quota 1.939.000 nel 2017 e quota 2.152.000 nel 2018. Un livello, quest’ultimo, che può ritenersi quello fisiologico per un grande Paese come lʼItalia. Ma vediamo come si è potuti arrivare ad una previsione così rosea. Lʼinversione di tendenza della domanda di autovetture è avvenuta a cavallo tra il 2013 e il 2014 ed è legata essenzialmente a due elementi. Da un lato la convinzione diffusasi a partire dagli ultimi mesi del 2013 (e testimoniata dallʼandamento degli indicatori di fiducia) che la ripresa dellʼeconomia fosse imminente. Dallʼaltro la pressione sempre più forte della domanda di sostituzione insoddisfatta accumulatasi durante la crisi. La macchina si è rimessa in moto Gli italiani a partire dal 2008 hanno infatti acquistato meno auto che in passato, ma non hanno rinunciato allʼauto per la semplice ragione che nel nostro Paese non esistono alternative di massa allʼultilizzazione di autovetture. La conseguenza è che la consistenza del parco circolante è rimasta sostanzialmente invariata, ma è fortemente aumentata lʼetà media delle autovetture che è passata dai 7 anni e 6 mesi del 2007 ai 9 anni e 11 mesi del 2014, con valori superiori a 12 anni e 2 mesi nelle regioni del sud e con una punta di 12 anni e 9 mesi in Campania. Nel 2015, con il concreto manifestarsi della ripresa dellʼeconomia, la pressione della domanda di sostituzione insoddisfatta ha fortemente stimolato il recupero delineatosi nel 2014 e, secondo il Centro Studi Promotor, il miglioramento atteso dellʼeconomia e la quota ancora molto elevata di 58 Periodico elettronico di informazione automobilistica Intervista vetture circolanti già da tempo in età da rottamazione sosterrà, come si è detto in apertura, il recupero del mercato dellʼauto anche nei prossimi anni e riporterà le immatricolazioni alla normalità nel 2018. Il bilancio del 2015 si chiude, come si è detto, in maniera molto positiva per la ripresa della domanda di auto, ma lʼannata fa registrare anche un fenomeno che nessuno aveva previsto e cioè che il settore dell’auto diventasse un fattore trainante della ripresa dell’economia grazie a una produzione di autoveicoli in crescita del 47%, a una produzione di autovetture in crescita del 69% e a immatricolazioni di autovetture pure in crescita del 15%. In altri termini, nel 2015 il settore dellʼauto è diventato uno dei motori principali della ripresa dellʼeconomia e il suo ruolo propulsivo potrebbe rafforzarsi se il Governo decidesse di puntare proprio sullʼauto anche per sostenere lʼeconomia. Per la cronaca il merito in questo caso è da attribuire in gran parte al Gruppo FCA che dopo anni di stallo è tornata a credere nell’Italia. Prima destinando la produzione della Panda allo stabilimento di Pomigliano e quella delle Maserati Ghibli e Quattroporte a Grugliasco, poi decidendo di realizzare Jeep Renegade e Fiat 500X a Melfi. Una tendenza che peraltro è destinata a concretizzarsi visto che presto inizierà la produzione dell’Alfa Romeo Giulia a Cassino e del Maserati Levante SUV a Mirafiori, senza contare i nuovi motori benzina realizzati a Termoli e i furgoni prodotti ad Atessa. Alla luce di questo fenomeno straordinario, un provvedimento molto opportuno sarebbe quello che da tempo propone lʼUnrae e cioè una parziale deducibilità dei costi delle auto. Secondo il Centro Studi Promotor sarebbe molto opportuno anche un provvedimento di incentivazione della rottamazione limitato alle regioni del sud, che avrebbe conseguenze fortemente positive sulla qualità dell’aria e la sicurezza della circolazione anche nell’area economicamente più debole del Paese. Lʼimpatto di questi due provvedimenti sarebbe sicuramente di rilievo anche per lʼintero sistema economico italiano. 59 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito GOMME INVERNALI TUTTI I LUOGHI COMUNI, DAI SUV AL RISCHIO MULTE di Matteo Valenti | Ogni anno, puntualmente, rispuntano falsi miti e leggende metropolitane sul tema “gomme invernali”. Risultato? Una gran confusione, che finisce per far circolare informazioni sommarie se non del tutto sbagliate. Cerchiamo di fare chiarezza O gni anno arriva il momento di munirsi di gomme invernali o catene da neve. E ogni anno, puntualmente, rispuntano falsi miti e leggende metropolitane sul tema. Risultato? Una gran confusione, che finisce per far circolare informazioni sommarie se non del tutto sbagliate. E a rimetterci, quando non è il portafoglio, è la sicurezza di tutti. Per chiarire una volta per tutte come stanno le cose siamo andati da uno dei più noti costruttori di pneumatici. Qui abbiamo trovato Paolo Marconati, Responsabile Tecnico di Yokohama Italia, che ci ha svelato tutti i segreti legati al mondo delle gomme, dalle omologazioni all’interpretazione del libretto di circolazione. Partiamo dall’inizio. In questo periodo su molte strade e autostrade fioccano cartelli che obbligano a munirsi di “dotazioni invernali”. Che cosa si intende di preciso? «La Circolare Ministeriale del gennaio 2014 ordina l’equipaggiamento dal 15 novembre al 15 aprile su vaste zone del Paese delle “dotazioni invernali”. In questo periodo quindi è obbligatorio viaggiare con gomme invernali montate o catene da neve a bordo». Quando si possono iniziare a montare le invernali? «Le invernali si possono montare 30 giorni prima 60 Attualità Periodico elettronico di informazione automobilistica del 15 novembre. Per smontarle invece si ha tempo fino al 15 maggio dell’anno successivo. Diciamo che generalmente chi fa il cambio stagionale finisce per viaggiare il 70% dell’anno con gomme invernali e il 30% con quelle estive». a tre punte infatti hanno una mescola speciale, pensata per garantire grandi prestazioni nelle condizioni tipiche dell’inverno». C’è molta confusione sulle gomme “M+S”... Alcuni pensano di poterli usare su neve... «C’è molta confusione, è vero. Tutti gli pneumatici da fuoristrada per esempio riportano la dicitura “M+S” ma questo non significa nella maniera più assoluta che siano performanti sulla neve». Un altro luogo comune circola nel mondo delle vetture a trazione integrale. Spesso chi ha un SUV o un fuoristrada infatti pensa di poter viaggiare su ghiaccio e neve con le estive (o semplici M+S) perché “tanto ha la trazione integrale”. Le cose stanno davvero così? «Assolutamente no. Anche i veicoli a trazione integrale, compresi SUV e fuoristrada, devono montare gomme invernali se vogliono avere sicurezza e motricità in presenza di neve o ghiaccio. La trazione integrale infatti aiuta ad avere qualcosina in più in termini di motricità, ma senza gomme invernali sarà praticamente impossibile andare a frenare, specialmente in discesa». E per quanto riguarda catene e veicoli a trazione integrale? «Il codice dice che in questi casi andrebbero montate le catene nell’asse trattivo e nel caso di un veicolo 4x4 su tutte e quattro le ruote. Montarle soltanto su un asse può avere Fino ad una decina di anni fa si viaggiava con tranquillamente con le estive per tutto l’anno. Al massimo si montavano le catene quando nevicava. Oggi invece è esploso il fenomeno delle gomme invernali, cosa è cambiato? «Tutto è cambiato grazie ad un’evoluzione tecnologia pazzesca. Un tempo c’erano le “gomme da neve”, ideali per essere utilizzate esclusivamente su fondi innevati, ma disastrose su asfalto. Oggi invece abbiamo le gomme invernali, prodotti completamente diversi pensati per funzionare in ogni condizione, a patto che le temperature siano al di sotto dei 7° C. Oltre alla neve, queste gomme risultano più sicure su bagnato e asciutto quando il termometro si abbassa notevolmente». È vero che basta la sigla M+S per essere in regola in inverno con il CdS? «È vero, oggi per essere in regola con il codice della strada è sufficiente avere gomme marchiate “M+S”. questa dicitura non ci dice nulla sul tipo di mescola utilizzata. Solo gli pneumatici con il simbolo del fiocco di neve e delle montagna 61 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione automobilistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb conseguenze deleterie, soprattutto sui moderni sistemi a trazione integrale. Per questo motivo, su auto integrali, conviene montare direttamente le invernali». Gli scorsi anni si è scatenato un putiferio riguardo ai codici di velocità. È vero che si possono montare invernali con codice di velocità inferiore rispetto a quello indicato dal libretto? «Il consiglio più utile è sempre quello di fare riferimento al libretto di circolazione della propria auto. Qui si trovano sempre tutte le informazioni che si cercano. La circolare ministeriale 335-M361 ci dice che con le invernali possiamo scendere con il codice di velocità fino a Q, che corrisponde ad un limite di velocità massima pari a 160 km/h. Con un codice di velocità inferiore rispetto a quello riportato dalla carta di circolazione però posso circolare con le invernali soltanto 62 dal 15 novembre al 15 aprile, poi dovrò necessariamente smontarle». ndr). In poche parole è sempre preferibile fare il cambio stagionale invernali-estive». Alcuni hanno cercato di far credere agli automobilisti che circolare con le invernali d’estate sia punibile con sanzioni amministrative. È vero? Si rischia la multa? «Nel caso in cui si montino pneumatici invernali con codice di velocità pari o superiore a quello indicato dalla carta di circolazione posso circolare con gli invernali per tutto l’anno, senza alcun obbligo di smontaggio, nemmeno in estate, e senza rischiare alcun tipo di sanzione. Va detto però, a onor del vero, che le invernali utilizzate ad alte temperature si consumano più in fretta e rischiano di rovinarsi a causa della mescola decisamente più morbida (Anche se negli ultimi anni le invernali “pure” hanno fatto passi da gigante anche nelle performance ad alte temperature, Alcuni dicono che bastino due gomme invernali, di solito montate sull’asse di trazione, per essere in regola con il Codice. È vero? Cosa si rischia? «Per il Codice, chi monta due soli pneumatici invernali è in regola. Il problema è che si rischia tantissimo a viaggiare con due gomme invernali e due estive, perché si rischia di subire l’effetto saponetta. Per esempio l’anteriore con le invernali in condizioni di scarsa aderenza manterrà la traiettoria, ma perderemo completamente il retrotreno dove abbiamo lasciato le estive. Lo stesso discorso vale, al contrario, per le auto a trazione posteriore. Per questo, per avere sempre sicurezza, bisogna montare quattro pneumatici invernali». Perché il cambio gomme invernale non è un’operazione da prendere sottogamba? «Con alcuni tipi di veicoli bisogna stare attenti nel momento del cambio gomme. Ci sono auto, per esempio alcune Mercedes o Bmw, che hanno gomme di dimensioni diverse davanti e dietro. Il primo suggerimento in questi casi è sempre consultare la carta di circolazione. Qui vengono riportate tutte le possibilità di equipaggiamento. Alcuni costruttori per esempio consentono, nel caso degli invernali, di montare quattro pneumatici di uguali dimensioni sia davanti che dietro. L’importante è sempre controllare le tolleranze dei cerchi, in modo da poter montare il pneumatico un po’ più stretto sul cerchio più largo». Quindi qual è il consiglio? «Il consiglio è sempre lo stesso. Evitare di trovare soluzioni di fortuna, fai da te o che tendono 63 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione automobilistica «Prima di tutto bisogna toglierli da questi sacchetti di plastica in cui solitamente vengono imballati. Le gomme infatti hanno bisogno di aria per mantenersi in buone condizioni. Consiglio sempre poi di mettere un piccolo spessore per terra, come due pezzetti di legno, per non appoggiare il treno di gomme direttamente al pavimento. In questo modo l’aria ha modo di circolare bene. Vanno tenute al riparo da fonti di calore e luce, lontani da quadri elettrici, compressori d’aria e caldaie». al massimo risparmio a tutti i costi. Rivolgersi a dei professionisti e consultare sempre la carta di circolazione. Prestare grande attenzione agli acquisti su Internet, soprattutto nel caso di pneumatici differenziati». Un nuovo decreto consente (finalmente) di montare cerchi in lega più grandi o più piccoli rispetto alle dimensioni indicate sul libretto di circolazione. Come funziona? «Il produttore dei cerchi ha delle “fiches” di omologazione e in base al modello di auto sa indicare quali dimensioni e quali cerchi possono essere montati». Perché è meglio avere un doppio set di cerchi invernali-estive? Montare e smontare, almeno all’inizio, sembra più conveniente... «E’ sempre meglio avere il doppio set di cerchi, anche se naturalmente i costi diventano considerevoli. Smontare e rimontare ogni volta le estive e le invernali sugli stessi cerchi è un’operazione che rischia di rovinare gli pneumatici. Il tallone della gomma infatti è la zona più delicata, che riceve il maggiore stress durante montaggio e smontaggio. Io consiglio sempre di badare al 64 sodo. Magari per il secondo set di invernali si usano semplici cerchi neri d’acciaio e non i più sensazionali cerchi in lega diamantati... Sempre meglio che togliere e mettere continuamente». Sulle nuove auto sono diventati obbligatori i sensori di pressione penumatici. Come si fa nel caso del cambio gomme? «O si tiene lo stesso cerchio e ogni volta si montano e smontano le gomme. Oppure nel caso di un doppio set di cerchi ci sono due possibilità. O smontare il sensore da un cerchio con l’estivo e rimontarlo nell’altro cerchio che monta il pneumatico invernale. Oppure vendono dei sensori “clone” aftermarket da montare sul nuovo set di cerchi». E se non si fa questa operazione? Cosa si rischia? «Montare dei cerchi senza i sensori, qualora siano previsti, è un’operazione da evitare assolutamente. In caso di incidente infatti il veicolo non sarà più conforme alla sua omologazione». Stoccare le gomme in maniera scorretta può essere deleterio... Qual è il modo giusto di conservarle? «Le gomme vanno impilate in orizzontale una sopra l’altra, in modo da formare una colonna. Spesso i gommisti offrono un servizio di stoccaggio. In questi casi è sempre bene informarsi sulle caratteristiche del luogo di conservazione. Spesso infatti le gomme termiche finiscono in magazzini-containers che d’estate diventano vere e proprie fornaci. Un ambiente deleterio per tutte le gomme». Chi fa pochi chilometri si ritrova a utilizzare treni di gommi per anni e anni... Cosa si rischia? «Lo pneumatico non è uno yogurt, quindi non ha una scadenza. Il consiglio è quello di controllare le gomme magari al quarto o quinto anno di utilizzo. Se si rinvengono piccole crepe sul battistrada o anomalie all’interno della gomma è bene optare per una sostituzione». La data indicata sul fianco può essere indicativa? «Non bisogna farsi ingannare dalla data presente sullo pneumatico. Quella serve soltanto al costruttore in caso di un eventuale richiamo. Se la gomma, dopo essere stata costruita, viene stoccata per un anno in un magazzino a temperatura controllata è da considerarsi comunque nuova. Per la garanzia del prodotto fa fede lo scontrino fiscale o la fattura di acquisto». 65 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Intervista Periodico elettronico di informazione automobilistica AURELIO NERVO «IL GOVERNO HA A CUORE L’INDUSTRIA AUTOMOTIVE ITALIANA» di Alfonso Rago | Intervista al nuovo Presidente Anfia: l’importanza della sinergia con il Governo, le strategie future, le scelte da compiere perché l’intero settore legato all’auto ritorni protagonista sugli scenari internazionali N on ha avuto quasi neppure il tempo per brindare alla nuova carica: appena eletto per il prossimo triennio Presidente dell’Anfia, Aurelio Nervo si è subito calato nella parte, facendo gli onori di casa all’assemblea pubblica dell’Associazione, che ha ragionato sulla mobilità sostenibile e la manifattura intelligente, cui ha partecipato in rappresentanza dell’annunciato ministro Federica Guidi, il suo vice Carlo Calenda. Ed è proprio il ritrovato feeling con il Governo che Aurelio Nervo sottolinea come tratto distintivo delle attività dell’Associazione che ora presiede «Rispetto a quanto purtroppo non accaduto nel recente passato, il Governo attuale mostra un’attenzione inedita e convinta alle esigenze dell’industria automotive. Un’efficace politica programmatica e di sostegno è premessa indispensabile allo sviluppo dell’intera filiera produttiva e, come hanno dimostrato episodi recenti come il positivo risultato del progetto di sviluppo dell’impianto Lamborghini, quando c’è il concorso congiunto di aziende ed istituzioni, il valore del Made in Italy torna ad affermarsi in tutta la sua positività». E’ sul punto di debuttare nel lavoro di Presidente: quali crede possano essere i primi passi da leader dell’Anfia? 66 «La strada è quella segnata dalla gestione di Roberto Vavassori, che sostituisco nell’incarico ma al quale senz’altro mi ispiro: il suo impegno e gli ottimi risultati conseguiti dall’Anfia sotto la sua Presidenza restano la stella polare. La mia attenzione sarà soprattutto rivolta ad allargare la partecipazione alla vita dell’Associazione, coinvolgendo le aziende, come le tante dei cosiddetti “fornitori di secondo livello”, che ancor oggi non ne fanno parte, puntando anche a migliorare il livello dei servizi che l’associazione offre ai suoi soci». Può descriverci la situazione del comparto automotive in Italia, oggi? «Veniamo da un decennio di crisi, con la produzione dimezzata rispetto a quello che l’ha preceduto. A partire dal 2014, l’andamento si è invertito in senso positivo, come confermano anche i dati dei primi dieci mesi del 2015: siamo a quasi il 70% in più della produzione di autovetture e del 18% per i veicoli commerciali, leggeri e pesanti, con benefici effetti a cascata anche nella produzione di componenti. E’ lecito attendersi per la fine dell’anno in corso il raggiungimento del milione di unità prodotte; ricordo anche che il 68% del Made in Italy è destinato all’export. Giusto per dare qualche altro numero, stimiamo siano circa 3.200 le imprese riconducibili alla filiera automotive, con oltre 1.200.000 addetti tra diretti ed indiretti; il tutto genera un fatturato di 80,5 miliardi di euro, con quota export superiore ai 32 miliardi». C’è un problema di credibilità delle aziende automotive da parte dell’utenza? E come si ricrea il rapporto di fiducia incrinato dai recenti scandali? «Semplicemente tornando ad essere limpidi e trasparenti. Sembra un’ovvietà, ma impone scelte diverse da quelle che alcuni hanno finora fatto. Se la regolamentazione ambientale impone limiti severi per il settore, non è facendo i furbi che si risolve il problema: piuttosto, è corretto chiedere tempi giusti per permettere all’industria di pianificare tutti gli interventi necessari a soddisfare i requisiti richiesti». Torniamo per un attimo al rapporto con il Mise, il Ministero dello Sviluppo Economico: quali sono i contesti internazionali sui quali agirete nel prossimo futuro? «Il viceministro Calenda è impegnato a sondare ed analizzare le potenzialità dei mercati esteri, in ambito extraeuropeo. D’altro canto, il quadro è chiaro: ormai in Europa siamo a meno del 20% di produzione di veicoli, che solo nel 2007 era del 27%, mentre la quota di produzione asiatica è ormai al 50% del totale, di cui il 27% in Cina. Per una filiera automotive di qualità come quella italiana, dunque, ci sono interessanti opportunità di lavoro in nazioni oggi in pieno ed impetuoso sviluppo, ad ogni latitudine. Dall’Iran al Messico, solo per citarne un paio, senza dimenticare il 67 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito mercato cinese. Abbiamo poi del lavoro da svolgere per eliminare i punti deboli del nostro settore: costi energetici e di logistica frenano ancora la competitività dell’industria automotive, e molto c’è ancora da fare sul versante della semplificazione burocratica e dell’eccessiva fiscalità che grava sul settore». filiere virtuose interconnesse, per rendere sempre minore il gap dimensionale tra le imprese, creare nuove figure professionali e sostenere così anche l’occupazione. Punteremo sempre di più su due pilastri come appunto la connettività e la digitalizzazione per rendere più moderno e competitivo l’intero sistema produttivo italiano». Oggi discutete di mobilità sostenibile e manifattura intelligente: come dovranno cambiare le aziende per cavalcare le trasformazioni e non farsi travolgere da esse? «Un segmento come l’automotive italiano con alta propensione all’innovazione e massima qualità dei processi lavorati e dei prodotti finiti, ha nell’opportunità di sviluppare soluzioni inedite ed innovative a basso impatto ambientale una grande occasione per riaffermare la sua posizione di riferimento internazionale. La digitalizzazione dell’industria permetterà di creare Anfia: la carta d’identità 68 Intervista Periodico elettronico di informazione automobilistica Costituita a Torino nel 1912, l’Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) svolge la funzione di portavoce delle aziende che operano nei settori della costruzione, trasformazione ed equipaggiamento degli autoveicoli per il trasporto individuale e collettivo di persone e di merci. Con circa 270 aderenti, Anfia è tra le maggiori Associazioni di categoria che aderiscono a Confindustria e rappresenta il punto di riferimento relazionale e strategico tra la filiera automotive e il contesto politico-istituzionale. L’Associazione è strutturata in tre Gruppi merceologici, ciascuno coordinato da un Presidente. Componenti: produttori di parti e componenti di autoveicoli; Carrozzieri e Progettisti: aziende operanti nella progettazione, ingegnerizzazione, stile e design di autoveicoli e/o parti e componenti destinati al settore autoveicolistico; Costruttori: produttori di autoveicoli - inclusi camion, rimorchi, camper, mezzi speciali e/o dedicati a specifici utilizzi - ed allestimenti ed attrezzature specifiche montati su autoveicoli. L’attività dell’Associazione è organizzata nelle seguenti strutture operative: Area Tecnica e Affari Regolamentari, Affari economici e Progetti europei, Studi e Statistiche, Saloni ed Eventi, Consulenza e formazione, Relazioni istituzionali e Public funding, Comunicazione e Ufficio stampa, che definiscono e realizzano la missione e l’offerta associativa di Anfia: • Tutelare gli interessi delle Aziende associate nelle sedi istituzionali pubbliche e private, nazionali ed internazionali. • Provvedere allo studio e alla risoluzione dei problemi di natura economica, giuridica, tecnica, fiscale e legislativa del comparto automotive. • Promuovere il miglioramento continuo della qualità. • Analizzare l’andamento del mercato autoveicolistico, sviluppando elaborazioni statistiche ad hoc per ognuno dei Gruppi Anfia. • Organizzare partecipazioni alle manifestazioni espositive d’interesse delle Associate, nonché ottenere condizioni preferenziali di partecipazione ai Saloni. • Informare i media e l’opinione pubblica sulle tematiche associative. 69 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Tecnica Periodico elettronico di informazione automobilistica indizi portano alla Bose – per rivoluzionare l’idea stessa di sospensione sui propri veicoli. Sarebbe l’elettromagnetismo il nome della tecnologia che circola da tempo sulla bocca dei tecnici parigini. Non si tratta di una novità in senso assoluto, in quanto in circolazione da almeno 15 anni, ma il suo impiego su larga scala in maniera convincente potrebbe rappresentare una vera e propria svolta. Il sistema sospensivo tradizionale formato dal binomio molla-ammortizzatore verrebbe sostituito in blocco da un motore elettromagnetico installato su ciascuna ruota dell’auto. Tali motori si estendono e si comprimono a seconda della necessità grazie all’energia elettrica fornita dagli amplificatori di potenza. Le sollecitazioni vengono assorbite in maniera più precisa e rapida grazie ai calcoli svolti da un software apposito che riceve sensori dall’auto. CITROËN ARRIVANO LE SOSPENSIONI ELETTROMAGNETICHE BOSE? Citroën, tempo fa, aveva annunciato l’abbandono delle sospensioni idropneumatiche. Ora, la casa francese, potrebbe passare a quelle elettromagnetiche L a storia del marchio Citroën è legata indissolubilmente ad una soluzione tecnica adottata nel 1955 sulla DS. Stiamo parlando delle sospensioni idropneumatiche, valore aggiunto della casa transalpina sui propri modelli sino alla scorsa 70 estate, quando è stato annunciato l’abbandono di tale sistema. Ora potremmo essere arrivati ad una svolta davvero importante per il double chevron: Linda Jackson, numero uno Citroën, ha annunciato di essere al lavoro con un’azienda – non ancora dichiarata dalla casa francese, ma gli 71 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione automobilistica di Nigel alla Ferrari è fatta di avanti e indietro, arrivò con Barnard alla fine degli anni ‘80, poi se ne andò con Barnard a metà degli anni ‘90 quando la stella del progettista inglese, che a Guildfor aveva preteso e ottenuto una antenna tecnologica in Inghilterra, fu smantellata da Jean Todt quando il manager francese decise, era il 1994, di portare tutto a Maranello, sia per semplificare le cose sia per tenere tutto sotto controllo. Stepney fece il suo ritorno alla Ferrari alla fine degli anni ‘90, le sue competenze ed esperienze non erano in discussione. Ma in quella fine del 2006 era scattato qualcosa nella mente di Nigel che non si accontentava più di un ruolo che riteneva inadatto. E qui nasce tutto il caso che fece scandalo in F.1. Appena Domenicali si insediò, con Todt che faceva da padre tutore in questa fase, Stepney chiese ma non ottenne. E, deluso, cominciò a confidarsi con un suo amico ed ex collega della Tyrrell, Mike Coughlan, che tra l’altro era stato insieme a Nigel ai tempi della gestione Barnard. Ora Mike lavorava alla McLaren come progettista. Nigel e Mike si sentirono spesso in quell’inverno del 2006 e quando cominciò la stagione, GP d’Australia a Melbourne, si capì che qualcosa non andava per il verso giusto. Al volante della Rossa c’è Kimi Raikkonen che affianca Felipe Massa, Schumacher si è ritirato (forse prematuramente a dire il vero). Il debutto fu perfetto: pole position. Ma attorno alla Ferrari in pole accadde qualcosa di strano, per l’epoca e per la F.1 in genere. Charlie Withing, il direttore di gara, era insieme a Jo Bauer, il delegato tecnico della FIA, a monitorare tutte le attività dei meccanici della Ferrari. A quel tempo chi scrive, insieme ad altri giornalisti, potevano stare in griglia fino a 5 minuti dalla partenza, oggi si viene cacciati via 15 minuti FORMULA 1, SPY STORY FERRARI VI RACCONTO IO LA VERITÀ di Paolo Ciccarone | Spy story: se ne parla tanto - anche impropriamente - ma in pochi sanno raccontarvi per filo e per segno cosa successe tra Ferrari e McLaren. Cerchiamo di fare chiarezza S py Story e Singapore. Ogni tanto un telecronista usa questi termini come intercalare per dare del falso e bugiardo a un pilota che, si vede, non gli sta troppo simpatico. Ma cosa è stata la spy story della F.1 visto che si tratta di un episodio di quasi nove anni fa? Tutto cominciò nell’inverno del 2006, quando alla Ferrari la presenza di Jean Todt a capo della GES sportiva era ormai alla fine. Come suo successore fu indicato 72 Stefano Domenicali, che all’epoca ricopriva il ruolo di direttore sportivo. All’interno del team c’era un’altra figura di riferimento, Nigel Stepney, che come coordinatore della squadra meccanici e punto di incontro con gli ingegneri, si occupava di diverse mansioni, dal funzionamento della fabbrica alla produzione dei pezzi. In cuor suo Nigel sperava e contava in un avanzamento di carriera, di una carica che gli desse quel prestigio (e anche lo stipendio) cui ambiva da tempo. La storia 73 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito prima pena il sequestro del pass. Il movimento e i controlli dei due erano troppo strani e palesi per non destare sospetti. Pronti via, Raikkonen vince la gara e a fine corsa partono le verifiche. I tecnici trovano qualcosa che non quadra ma la macchina non viene squalificata, c’è qualcosa nella Ferrari che va oltre le regole ma non le infrange in quanto non esiste una regola su quel progetto. Martin Withmarsh convoca la stampa e comincia a parlare di Ferrari, chiedendo che la FIA faccia chiarezza che non è legittimo quanto fatto dalla Rossa. Di che si tratta? Mistero, non ne parla nessuno. Si sa che qualcosa non va ma cosa sia non si sa. Solo che la McLaren chiede chiarimenti. 74 Periodico elettronico di informazione automobilistica Formula 1 E i chiarimenti arriveranno dopo un po’. La FIA, infatti, ritiene di regolamentare le zavorre a bordo delle vetture, che devono essere fissate in posti ben precisi e verificabili dai commissari tecnici. Oibò, cosa vuol dire? Vuol dire che la Ferrari ha corso (almeno in quel GP d’Australia, prima non si sa) con un sistema di zavorra mobile posta sotto al fondo piatto che quando l’auto accelera si spostava in avanti compensando il beccheggio e in frenata si spostava indietro mantenendo l’assetto costante da terra con notevoli vantaggi. Come ha fatto la McLaren a sapere dell’esistenza di un particolare simile che era invisibile a tutti? Lo scopriremo molto presto. 75 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione automobilistica Jonathan Neal (ora alla Mercedes campione del mondo…) sottopone loro i grafici, i diagrammi e tutto il materiale che Stepney ha fatto arrivare dalla Ferrari: «Incredibile, ecco come fanno in prova e perché in gara reagiscono così» dissero. E tanto per non sbagliare, passarono le informazioni ai piloti. Fernando Alonso vide le mail, le commentò col suo amico Pedro De La Rosa, che era anche collaudatore della McLaren e insieme a Lewis Hamilton (che si confidava con la parte inglese del team) capirono come la Ferrari lavorava, quali segreti avesse la monoposto avversaria e con che procedure lavorassero in pista, in modo da valutare subito le prestazioni. Un conto è vedere Raikkonen fare un tempo in prova, senza sapere in che condizioni lo ha fatto, un altro è averlo ben chiaro analizzandolo a fondo. E Maranello, marzo 2007. La batosta della FIA dopo il GP d’Australia è pesante. Se la Renault l’anno prima aveva vinto il mondiale usando il mass damper, che era un sistema di sospensioni che compensava l’assetto e che fu vietato, la zavorra mobile sotto al fondo doveva essere l’arma vincente della stagione, ma col divieto federale tutto veniva rimesso in discussione, bisognava trovare un nuovo sistema per rendere stabile la monoposto di Raikkonen e Massa. Faccia a faccia Jean Todt e Stefano Domenicali cominciano a porsi delle domande: ovvero, come faceva la McLaren, che poi aveva informato la FIA, a sapere del sistema montato a bordo? Era nascosto, invisibile alle verifiche tecniche che si occupavano solo di misurare il fondo piatto e la sua eventuale flessibilità. La verità si fece largo: qualcuno ha parlato. Qualcuno della squadra, pensarono e infatti cominciarono subito i controlli incrociati. Da quell’anno Nigel Stepney non andava più in pista, era stato spostato a un ruolo di coordinamento all’interno della fabbrica, ruolo che Nigel 76 scoprendo le debolezze dell’avversario. Nel frattempo Coughlan cercava di sponsorizzare l’arrivo di Stepney alla McLaren, ma Ron Dennis non ne voleva sapere: faceva parte del clan di John Barnard, era quindi uno che aveva tradito la squadra a suo tempo e non voleva riprenderlo. E poi era un uomo simbolo della Ferrari vincente degli ultimi anni. Non se ne parlava. Coughlan insistette, Paddy Lowe anche e a Dennis venne qualche dubbio, specie quando scoprì le procedure della Ferrari. Dennis restò di stucco, non apprezzò e ci rimase male per il suo orgoglio personale. Ma era uomo squadra, doveva difenderla a tutti i costi nel caso fosse venuta fuori la storia. Intanto spinse la FIA a pronunciarsi sul sistema della Ferrari, affidandosi ai federali, ma il caso doveva ancora scoppiare del tutto… non apprezzava. Voleva altro, un ruolo importante in pista, là dove c’è l’azione, non dietro le quinte. Quell’inquietudine gli fece commettere il passo falso decisivo: parlarne con l’amico Mike Coughlan della McLaren chiedendo di essere assunto a Woking come vendetta contro la Ferrari. Todt e Domenicali misero a punto un sistema di controllo della posta interna, delle telefonate. Ci furono filtri dappertutto, tanto che chiamando un tecnico per salutarlo, invece dell’ingegnere in questione rispondeva l’ufficio comunicazione che chiedeva spiegazioni. Il personale di Maranello fu messo sotto la lente, ma si cominciò a capire chi fu l’artefice della soffiata quando, qualche gara dopo, in mano alla McLaren arrivarono le mail con indicati gli standard operativi delle prove. Ovvero con quanta benzina si provava, le procedure interne, i sistemi in uso, tutto quello che una squadra mette a punto nel corso degli anni e che rimane patrimonio unico, esclusivo di una formazione. Mike Coughlan non resiste alla tentazione e chiama nel suo ufficio Paddy Lowe e 77 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione automobilistica motorsport e quindi pensiamo che per il futuro aspetti come l’alta tecnologia, le performance estreme saranno ancora più presenti e sapranno emozionare sempre di più i fan». La MP4-X è concepita per ospitare diversi tipi di powertrain. Il telaio poi può cambiare configurazione per adattarsi a diversi tipi di necessità aerodinamiche e la macchina è in grado di comunicare direttamente ai box eventuali guasti o problemi durante la guida. Al momento questo progetto rimane esclusivamente una concept car sulla carta. Ma non è da escludere che alcune soluzioni, a partire dall’abitacolo chiuso, vengano adottate nel futuro della F1. MCLAREN MP4-X LA F1 OLTRE I LIMITI DELL’IMMAGINAZIONE La Casa di Woking ha presentato la futuristica McLaren MP4-X, uno studio di design che immagina una ipotetica Formula 1 del futuro. Ancora più performante, ma soprattutto molto più sicura rispetto ad oggi L a Casa di Woking ha presentato la futuristica McLaren MP4-X, uno studio di desigin che immagina una ipotetica Formula 1 del futuro. Ancora più performante, ma soprattutto molto più sicura rispetto ad oggi. «Con la McLaren MP4X concept vogliamo fare un balzo nel futuro e 78 immagine l’arte del “possibile”. «In questo progetto abbiamo combinato tutta una serie di ingredienti chiave della F1 - velocità, performance, emozione - con i temi sempre più attuali del motorsport, come l’abitacolo chiuso per aumentare la protezione del driver e la tecnologia ibrida». «La Formula 1 è la massima espressione del 79 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Rally Periodico elettronico di informazione automobilistica DAKAR 2016, PETERHANSEL «LA DAKAR È ANCORA UNA COSA BELLA!» aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb di Piero Batini |“Monsieur Dakar” ci parla della sua Squadra e dell’arrivo di Sébastien Loeb, della Dakar che è cambiata, della 2008 DKR16 che è “quasi” pronta, del Programma di Peugeot nella logica difficile della Dakar, dove non esistono i miracoli P eugeot riunisce un piccolo “briefing” al termine della presentazione della Dakar 2016 Argentina Bolivia. Il movente, naturalmente, è la definitiva configurazione dell’accordo tra il fuoriclasse e Peugeot, con un programma che copre tutta la stagione 2016 del campionato del Mondo Rally Raid e la Dakar 2017. È un accordo molto importante, e abbiamo già detto perché. Ma l’ondata di notizie magnifiche e per certi versi clamorose con cui Peugeot ha travolto la scena della Dakar lascia in disparte non solo la 2008 DKR16, che intanto conclude la stagione dei test e si appresta vestire i panni definitivi per la Maratona motoristica per definizione che inizia il 2 gennaio prossimo, ma porta nell’ombra anche il Pilota che è non solo la storia della Dakar ma il suo irraggiungibile recordman. Cominciamo noi a fare giustizia! Qui è pieno di Campioni del Mondo, si parla della Dakar, delle nuove macchine, dei Campioni che arrivano da altri mondi. Dal WRC, per esempio. Qualcuno sembra dimenticare che c’è ancora “Monsieur Dakar”, qua in giro. Che pensi di tutto ciò? «Beh, penso piuttosto bene. Che è un bene per la disciplina che ci sia un rinnovamento di Piloti. E quando si pensa a Sébastien che ci raggiunge, lui che è una superstar del motorsport nel mondo intero, è un bene per la disciplina e per la Dakar, 80 per i media interessati. Dunque un bene per tutti. Poi, come sai, per quanto mi concerne, non faccio le corse per essere riconosciuto, per passare alla televisione, quindi se Loeb catalizza la parte media, la cosa non mi disturba affatto. Quello che è importante è che in generale si parli di più della Dakar, e che arrivino dei Piloti dai Rally tradizionali. È molto importante per la disciplina.» Nella tua vita agonistica sei stato tranquillo almeno nel 90% dei casi. Oggi questa è l’attitudine si nota anche in un altro Campione come Nasser Al Attiya, che si dice niente affatto preoccupato e pronto a difendere il suo primato. E tu, sei ancora altrettanto tranquillo? Come va, insomma? «Intanto va meglio dello scorso anno. Abbiamo fatto dei progressi. Non siamo ancora perfetti, siamo caduti nella piccola trappola degli organizzatori che ci hanno preparato un percorso, alla fine non troppo adatto a noi, ma bene, è così. Certi anni va bene a un certo tipo di veicolo, certi altri anni è buona per altri mezzi. Ma certo quest’anno sarà un po’ particolare. Non troppo deserto, poche dune, e soffriremo, ma in ogni caso quest’anno avremo una Macchina che è molto più piacevole da guidare, più performante, e dunque sarà per prima cosa un piacere. Certamente sarà complicato battersi con le Mini, ma bisogna procedere step by step. Se non dovesse andare bene già quest’anno abbiamo ancora una chance per l’anno successivo. No, direi che non sono preoccupato, e ancor meno dopo i test della settimana scorsa, che sono andati bene.» Non pensi che avreste dovuto avere più tempo per definire la macchina. Voglio dire, la nuova 2008 DKR16 arriva praticamente a un mese dalla Dakar… «Questo è sicuro. Sin dall’inizio del programma Peugeot, ci è sempre mancato del tempo. Si corre dietro al tempo, si finisce al limite. Ma sarebbe stato difficile fare meglio. Dopo la Dakar 2015 abbiamo deciso cosa andava bene e cosa no, e si è ripartiti nella nuova direzione. Disegna la macchina, costruisci i pezzi, assembla il prototipo, ed eccoti al mese di agosto per la prima uscita, giusto una settimana dopo il mio compleanno. Restano tre mesi, meno di quattro per metterla a punto. È correre, correre, correre dietro al tempo. Ed eccoci, arriviamo al limite. Non è stato come costruire una macchina ripartendo da zero, ma quasi. Penso che, finalmente, il terzo anno sarà quello più “relax”, perché avremo questa 2008 DKR16, che svilupperemo ancora un poco, certamente, e saremo davvero pronti per la Dakar del 2017.» Quindi il programma assume una dimensione reale, e rientra nella logica della Dakar? «Sì, diciamo che la logica è rispettata. Non ci fanno i miracoli alla Dakar! Quello che ho sempre detto. Nel Motorsport non ci sono miracoli. Non sono miracoli, è lavoro. Il lavoro paga, e allora vengono i risutati. Non puoi dire “si fa così”, e vincere. No, devi lavorare, perché non avvengono di questi miracoli.» 81 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Rally Periodico elettronico di informazione automobilistica birre sopra. Non è come in Africa, ma nonostante questo restano delle cose in comune. I paesaggi, per esempio, magnifici, la difficoltà, che è sempre presente e, ecco, c’è l’adrenalina della competizione, della velocità, che è sempre alta. E poi, diciamocelo, noi abbiamo una bella fortuna! Abbiamo dei veicoli fantastici, siamo Piloti. Ci danno dei “giocattoli”, che non sono dei giocattoli perché ci lavorano sodo per realizzarli, che sono fantascientifici. La fortuna che abbiamo noi di poter guidare dei veicoli così nel deserto, sulle piste, è favolosa! È molto, molto piacere, e continua a dare la voglia di farlo.» È ancora una bella cosa, insomma? «Sì, io trovo di sì.» E tra voi, in questo “casting” di campioni del Mondo, funziona bene? «Sinceramente, sì. È un Team veramente saldato, tutti lavorano per migliorare la macchina, per realizzare la macchina migliore. Con Sébastien c’è una bella atmosfera. Ha una grande volontà, e credo che abbia anche lo spirito giusto per i Rally Raid. Non ha paura di infilarsi nelle difficoltà, nella sofferenza. Non ha paura di passare la notte nel deserto. Direi che non ha veramente lo spirito da circuito, da superstar, da umbrella girls. Direi che ha più uno spirito da avventuriero, e che sa adattarsi molto bene. Carlos lo conosciamo, è un po’ un re, ma la relazione è molto buona. Ci parliamo molto, si lavora sulla macchina, e l’atmosfera è molto buona. E con Cyril, infine, non possono esistere problemi. Sì, direi proprio che l’atmosfera all’interno del nostro Team è molto 82 bella! Inoltre abbiamo ben altro da fare che “battagliare” tra di noi, prima di tutto il problema comune di fare bene.» Avventura, avventura, avventura. Ma in verità, cosa resta dell’avventura della Dakar oggi? «Quando vedi le immagini della presentazione, vedi delle bellissime immagini che danno l’idea dello spirito dell’avventura, delle difficoltà. Ma resta in effetti la grande difficoltà, la Dakar non è mai facile, è sempre complicata. Forse un po’ meno oggi rispetto alla Dakar in Africa, ma resta in ogni caso una corsa che se vuoi portarla alla fine devi dare molto di te, dare della tua persona, affaticarti, prendere dei rischi. Resta comunque una corsa dura, questo è sicuro. Poi, l’avventura. Io dico che oggi, quando arrivi in cima a una duna, trovi un tavolo da camping con delle 83 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica EDITORE: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. Iva 11921100159 REDAZIONE Ippolito Fassati Emiliano Perucca Orfei Aimone Dal Pozzo Francesco Paolillo Andrea Perfetti Matteo Valenti Maurizio Vettor Marco Congiu COLLABORANO Massimo Clarke (Tecnica) Enrico De Vita Claudio Pavanello (Epoca) Alfonso Rago Antonio Gola GRAFICA Thomas Bressani COPYRIGHT Tutto il materiale contenuto in Moto.it Magazine è oggetto di diritti esclusivi di CRM S.r.l. con sede in Milano, Via Melzo 9. Ne è vietata quindi ogni riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione scritta di CRM S.r.l. AUTOMOTO.IT Via Melzo 9- 20129 Milano Reg. trib. Mi Num. 680 del 26/11/2003 Capitale Sociale Euro 10.000 i.v. Email: [email protected] 84 85