Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 76 17 Novembre 2015 79 Pagine Mercedes Classe A restyling Mostra i muscoli Arrivano tante piccole novità e dettagli sfiziosi che la rendono ancora più desiderabile Periodico elettronico di informazione automobilistica Nuova Mini Clubman Station wagon? No, Shooting Brake La Clubman si rifà il look, cresce nelle dimensioni e nelle dotazioni, senza tradire i valori del Brand Formula 1 Rubens Barrichello L’affascinante storia di Rubens Barrichello, il pilota al posto giusto sempre nel momento sbagliato | PROVA SU STRADA | Nuova Audi A4 da Pag. 2 a Pag. 19 All’Interno NEWS: Range Rover Evoque Convertible | Lamborghini Huracan | Ferrari 488 GTE e GT3 | Mazda MX-5 Spyder e Speedster concept | Porsche Macan | Epoca dai miti di ieri ai modelli attuali | RALLY: Dakar 2016 “Xevi” Pons PROVA SU STRADA NUOVA AUDI A4 Un passo nel futuro In listino a partire da 33.800 euro la nuova berlina di segmento D della Casa di Ingolstadt pesa meno ed è più efficiente della vecchia. Ma soprattutto è molto più tecnologica. Ecco come va di Emiliano Perucca Orfei 2 3 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica 0,26. Forme che si muovono nell’aria in accordo con Eolo ma che hanno permesso agli stilisti Audi di mantenere la solita forte continuità con il passato, pur senza mantenere una sola linea del modello precedente: spiccano, davanti, la calandra single frame ed i fari opzionali in tecnologia full led con indicatori di direzione dinamici sia per quanto concerne l’anteriore che il posteriore. Media Strumentazione? Audi Virtual Cockpit C on il debutto della nuova Audi A4 la Casa dei quattro anelli mira a ridare slancio ad un segmento che, nonostante la forte ascesa delle Sport Utility, continua a confermarsi interessante per chi cerca auto in grado di assicurare ottime performance, costi di gestione relativamente contenuti a fronte di grandi percorrenze ed immagine premium: valori condivisi, con piccole grandi differenze, da rivali del calibro di Mercedes Classe C, BMW Serie 3, Infiniti Q50 e, prossimamente, Alfa Romeo Giulia. Per la nuova generazione di A4, la nona dal 1972 ad oggi, Audi non si è risparmiata davvero in nulla: il 90% delle componenti sono completamente nuove tanto che la nuova pesa fino a 120 kg in meno della vecchia (1.320 kg la 2.0 TDI) nonostante sia più lunga di 2,5 cm (473), più larga di 1,6 (183) ed alta 143. Notevole anche il valore di 4 Dove non ci sono particolari richiami al passato, invece, è dentro. Audi ha scelto di percorrere anche con la A4 le strade intraprese con Q7, TT ed R8 facendo ad una strumentazione digitale (optional) denominata Audi Virtual Cockpit (600 euro): in pensione contagiri e tachimetro analogici l’AVC si sviluppa su un display HD da leggere attraverso il volante da 12,3”. Tutte le informazioni disponibili, che vanno dalla navigazione con mappe google earth alla gestione di telefono, radio e settaggi della vettura, sono “pilotabili” da volante mentre per quanto concerne il generoso monitor da 8,3”, al solito posto al centro della plancia, si utilizzano preferibilmente i comandi del MMI Touch con tasti e manopola con superficie a sfioramento posizionati al centro del tunnel centrale appena più avanti della leva del cambio. Oltre all’architettura della plancia, che integra bocchette dell’aria ad estensione orizzontale a “tutta larghezza”, quello che colpisce della nuova A4 è peròla varietà di sistemi tecnologici pensati per rendere più piacevole la guida a bordo: si va dal sistema hotspot wifi basato sulla connessione LTE della vettura all’Audi Smartphone Interface che permette di interagire al meglio con telefoni Android ed iOS passando per i sistemi di ricarica ad induzione (con cellulari abilitati), il suono del nuovo impianto audio B&O 3D (1.370 euro) o il Rear Seat Entertainment che i figli gradiranno alla stregua del tablet firmato Audi. Guida anche da sola Tutto qui? No, anzi, non abbiamo parlato del passo che ormai sfora ufficialmente in quello che solo qualche anno fa sarebbe stato considerato da segmento superiore: sono ben 282 i cm che separano le ruote a tutto vantaggio dello spazio per i passeggeri (+2,3 cm per le gambe di chi siede dietro) e del volume del bagagliaio che nella berlina tocca quota 480 litri (fino a 965 abbattendo progressivamente gli schienali). Pesa 120 kg in meno Numeri frutto di una totale riprogettazione di quanto non si vede - la piattaforma - che ora sfrutta il potenziale del nuovo pianale modulare MLB portato al debutto con la nuova generazione della Q7. Una struttura molto sofisticata, pensata per pesare il meno possibile pur senza lasciare la sicurezza e la possibilità di cucire addosso un corpo vettura con caratteristiche aerodinamiche al vertice della categoria: basti pensare che la berlina vanta un Cx di 0,23 mentre la Avant di 5 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica offre una lista di accessori e finiture decisamente superiori rispetto alle due versioni inferiori. Per tutte sono disponibili i pacchetti Evolution (1.810 euro con clima trizona), il pacchetto S Line Exterior (da 1.755 euro), pacchetto S Line (da 2.445 euro con assetto -20mm) e pacchetto Audi design Selection a 2.445 euro con cerchi da 18” gommati 245/40. Da 150 a 272 CV La gamma motori è molto ampia e ben strutturata, sin dall’inizio della commercializzazioni. In novembre, infatti, arriveranno in concessionaria due benzina e due turbodiesel con potenze dai 150 a 272 CV, mentre in futuro sono già previste versioni più potenti (S). Per quanto concerne la gamma benzina a quota 150 CV si trova il 1.4 TFSI ad iniezione diretta disponibile con cambio manuale a sei marce o con doppia frizione DSG mentre il 2.0 TFSI entra in gamma con due livelli di potenza: il 190 CV ultra con cambio manuale o DSG ed il più potente 252 CV abbinato di serie al cambio a doppia frizione. In questo caso la climatizzatore trizona (825 euro) che può prendere il posto di quello più semplice offerto di serie (monozona) o del cruise control attivo (è opzionale come quello da 360 euro standard) che integra svariate funzioni di assistenza alla guida: disponibile nel pacchetto Assistenza Tour (da 1.310 euro in base all’allestimento) include la gestione degli angoli ciechi degli specchietti, il controllo della distanza di sicurezza, la lettura dei cartelli stradali, il cambiamento accidentale di corsia ma soprattutto il sistema di autogestione della marcia nel traffico fino a 65 km/h, a patto che si tenga posata almeno una mano sul volante. Questo per questioni di normative più che di capacità della vettura di muoversi autonomamente nel traffico... Nella dotazione di serie mancano alcuni accessori importanti spesso dati per scontati: sensori di parcheggio anteriori e posteriori, la telecamera di retromarcia, il 6 trazione è anteriore o integrale attraverso la tecnologia meccanica a controllo elettronico quattro. Per quanto concerne i TDI la gamma si apre con i 150 CV della 2.0 TDI ultra (anche S tronic doppia frizione 7 marce) e si spinge ai 272 CV del 3.0 TDI quattro Tiptronic (8 marce) passando per i 218 CV del 3.0 TDI quattro, disponibile anche con cambio S tronic e trazione integrale. Nel corso del 2016 arriveranno anche S4 (354 CV) e metano g-tron, ma solo per la Avant. Interessante, per il mercato italiano, la 2.0 TDI da 190 CV: questa unità viene proposta anteriore o integrale quattro: in quest’ultimo caso il cambio S tronic è di serie. Per quest’unità Audi dichiara un consumo medio di 3,7 litri di gasolio ogni 100 km con una emissione di CO2 pari a 95 g/km. Dal vivo: com’è fuori Alla stregua di quanto accaduto per TT ed R8 anche la nuova A4 sulle prime può lasciare perplessi in termini di evoluzione stilistica: guardandola distrattamente, infatti, l’evoluzione non traspare così forte come quando si ha la possibilità di controllo del traffico in arrivo nelle fasi d’uscita dai parcheggi e la gestione degli angoli ciechi degli specchietti devono essere acquistati a parte, meglio se in pacchetto Assistenza City proposto a partire anch’esso da 1.300 euro. A pagamento anche i fari a matrice di led con funzione antiabbagliamento di chi precede o sopraggiunge: costano 2.280 euro. Gli allestimenti: saranno tre Tre gli allestimenti disponibili: Design (a partire da 33.800 euro), Business e Business Sport. La più interessanti per il mercato italiano saranno quelle a partire dall’intermedia Business dove si “incontrano” il pacchetto navigazione, il cruise control, il sensore luci/pioggia ed i sensori di parcheggio con un plus prezzo di 1.970 euro rispetto alla versione d’accsso. Business Sport, invece, costa almeno 3.200 euro in più ma 7 8 9 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione automobilistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb metterle a fianco e confrontarle. Allora sì che si scopre come le novità siano tante ma soprattutto molto forti e proiettate nel futuro. A segnare un passo avanti sono in particolar modo i gruppi ottici, oggi davvero raffinati ed intriganti nella loro “dinamica luminosa”, ma anche la calandra single frame che appare più elegante e marcata pur senza strafare. Molto più pulite e slanciate anche le linee della fiancata e più sinuose quelle di coda con un accenno di spoiler molto sportivo senza essere “arrogante”. Una vettura indubbiamente ben disegnata e costruita con precisione maniacale, che rimane negli schemi dello stile di Ingolstadt pur evolvendo e dettando il la per le berline del futuro firmate Audi: chi si aspetta grandi rivoluzioni è meglio che si rivolga altrove perché è chiaro che in Audi vogliono che, di modello in modello, prima di tutto si capisca l’identità del brand e poi il modello. Ed in questo i 10 gruppo di lavoro diretto da Marc Lichte sta dimostrando di saperci davvero fare. Dal vivo: com’è dentro Chi si aspettava grandi rivoluzioni fuori (e non le ha trovate) troverà invece qualcosa di completamente diverso dentro. Tanto fuori quanto all’interno del corpo vettura l’attenzione per il dettaglio è davvero maniacale e si percepisce immediatamente come nulla sia lasciato al caso. In questo il lavoro sui materiali portato avanti da anni dall’italiana Simona Falcinella si fa notare come si fa notare la qualità degli accoppiamenti e lo stile dei sedili e della plancia, che vantano forme moderne ed allo stesso tempo molto pulite. La posizione di guida è estremamente personalizzabile, ci sono una vasta possibilità di regolazione di volante e sedile...e più avanti ne arriveranno anche con funzione massaggiante e ventilante. L’unico neo è qualche vibrazione in più in zona piedi ed una posizione forse un po’ troppo rialzata, alla stregua di quanto accade con le vetture VW con piattaforma MQB: nulla di grave ma alcuni guidatori potrebbero sentirsi un po’ troppo “infossati”. Tanto lo spazio a bordo: quello che stupisce della nuova A4 è lo spazio riservato ai passeggero posteriori così come l’ampia cubatura del bagagliaio, ovviamente non degno della station wagon come facilità di carico ma comunque interessante quanto a cubatura e possibilità di utilizzo: questo grazie anche alla possibilità di abbattere gli schienali posteriori con logiche di frazionamento parziale. Dal vivo: 100% tecnologia Decisamente interessante e bello nella dinamica del movimento delle immagini, l’Audi Virtual Cockpit è certamente una delle novità di spicco degli ultimi 18 mesi di presenza sul mercato da parte di Audi: il display è super leggibile ma soprattutto vanta una definizione davvero cinematografica ed una leggibilità in ogni direzione tale da rendere quasi superfluo il monitor centrale da 8,3 pollici: un elemento, quest’ultimo destinato presto all’estinzione visto e considerato che la futuristica Concept Prologue mostra chiaramente la cancellazione di tale elemento in favore di un display di dimensione ridotta dedicato esclusivamente al passeggero. Molto bene le funzioni di integrazione dei telefoni di ultima generazione, interessante l’introduzione (finalmente) di due porte USB (una con funzione di carica rapida) e sicuramente interessante l’idea di ospitare a bordo la ricarica induttiva: presto quasi tutti i telefoni di fascia alta offriranno questa funzione ed Audi si fa trovare pronta. Interessanti anche le tecnologie onboard legate alla sicurezza: vero, si 11 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito paga tutto (e anche caro), ma quando si utilizza l’adaptive cruise control per muoversi nel traffico fino ad una velocità di 65 km/h si viaggia davvero nel futuro. Il legislatore obbliga a tenere una mano sul volante ma quello che si percepisce è che la vettura è davvero in grado di guidare autonomamente mantenendo perfettamente velocità e distanze da chi ci precede o ci circonda nel traffico cittadino. Un assaggio di quella tecnologia “autopilota” che arriverà di serie, nell’arco di due/tre lustri di serie su tutte le auto. Su strada: come va Abbiamo scelto di guidare la nuova Audi A4 in abbinamento a due motori che riteniamo tra i più gettonati per il mercato italiano: il 2.0 TDI da 190 CV abbinato al cambio S tronic ed il 3.0 V6 TDI da 218 CV con cambio S tronic e trazione quattro. Partiamo dal 2.0 TDI scoprendo un motore 12 Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove decisamente in forma sotto ogni punto di vista: molto silenzioso ai bassi e medi regimi il quattro cilindri tedesco vanta una ottima erogazione sin dai bassi regimi ed un crescendo di giri molto vigoroso sino alla zona rossa. E’ un motore che permette di avere margine in fase di sorpasso e che, nella marcia autostradale, si dimostra un grande passista oltre che davvero poco assetato di carburante. Il 3.0 TDI è un motore decisamente più corposo, in particolar modo ai bassi e medi regimi dove la differenza di cilindrata si fa sentire in termini di coppia: il sei cilindri, che risuona più prepotentemente nell’abitacolo, non fa dunque sentire enormi differenze prestazionali (in questa declinazione) ma appare più indicata rispetto alla 2.0 TDI da 190 CV per tutti coloro i quali non pensano di utilizzare l’auto solamente per lavoro ma anche per il tempo libero, magari in montagna: in queste condizioni, grazie anche alla 13 14 15 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione automobilistica presenza della trazione integrale che offre sicurezza e solidità alla spinta, la A4 3.0 TDI si dimostra superiore in termini di qualità di guida rispetto alla sorella minore. Le qualità dinamiche del nuovo telaio si dimostrano all’altezza delle aspettative ed anche con i 190 CV della trazione anteriore si fatica a mettere in crisi l’avantreno nelle fasi di accelerazione. Eccezionale lo sterzo, leggero ma estremamente comunicativo e veloce, così come abbiamo trovato molto sicuro l’appoggio in curva: unico neo un po’ di sottosterzo in più del previsto in inserimento, ma solamente quando si va davvero forte. I consumi sono interessanti: abbiamo registrato una media di 6,5 l/100 km con la 2.0 TDI e di 7,4 con il tremila da 218 CV: in entrambi i casi non abbiamo cercato l’economy run ma abbiamo viaggiato normalmente su strade e autostrade poco trafficate a velocità codice. In conclusione La nuova Audi A4 rappresenta una vettura davvero molto avanzata nel suo segmento di appartenenza: la nuova piattaforma modulare MLB ha permesso di abbassare il peso ed allo stesso tempo sono state introdotte tante tecnologie in grado di far fare davvero un balzo nel futuro alla A4. Peccato che tutto quello che fa davvero la differenza con le competitor sia a pagamento (e anche caro). La versione da prendere in considerazione, al netto dei ragionamenti legati all’utilizzo flotta, è almeno la Business motorizzata con il 2.0 TDI da 190 CV. Meglio ancora se si passa alla 3.0 TDI da 218 CV: con questo motore la A4 può diventare davvero un’auto perfetta per ogni tipo di utilizzo. 16 BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Nuova Audi A4 Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » Test drive » Sito dedicato » Store online » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 17 PROVA SU STRADA MERCEDES CLASSE A RESTYLING Mostra i muscoli La Mercedes Classe A restyling rimane fedele all’impostazione originale che l’ha resa un modello di estremo successo. Arrivano però tante piccole novità e dettagli sfiziosi che la rendono ancora più desiderabile. Peccato per l’insonorizzazione di Matteo Valenti 18 19 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica Media C on la nuova Classe A Mercedes è riuscita a portare a termine una vera rivoluzione. Non solo perché la “piccola” della Stella si è trasformata da pacifica monovolume in una hatchback decisamente più accattivante. Ma soprattutto perché grazie a questo modello, affiancato in breve tempo da una vera e propria nuova famiglia (CLA e GLA, oltre alla Classe B), Mercedes è riuscita là dove in molti hanno fallito, aumentando le vendite e conquistando, al tempo stesso, nuovi clienti, per di più tutti molto giovani. Basterà dire che Mercedes ha già costruito più di 1 milione di vetture sulla piattaforma MFA 20 a trazione anteriore. Solo in Italia ne sono state vendute 100.000, di cui 50.000 Classe A. Un successo che è andato oltre ogni aspettativa e che ha finito per mettere i bastoni tra le ruote a i mostri sacri del segmento, Audi A3 e BMW Serie 1 in testa. A tre anni dal lancio per la Classe A è tempo di restyling, ma siccome squadra che vince non si cambia, le novità sono davvero limitate. Per di più si tratta di affinamenti, pensati per renderla ancora più sfiziosa e tecnologica. (prima si poteva avere solo come optional o sulla versione sportiva 250). Davvero bellissimi poi i nuovi fari “led high performace”, che mandano definitivamente in pensione i vecchi bi-xeno. Con il facelift arrivano poi inedite colorazioni per la carrozzeria, tra cui spicca un curioso verde, e cerchi in lega dal nuovo design, mentre al posteriore troviamo gruppi ottici a led con geometrie interne riviste e terminali di scarico integrati nel paraurti, davvero molto aggressivi. Dal vivo: com’è cambiata fuori con il restyling Dal vivo: com’è cambiata dentro con il restyling A cambiare è soprattutto il frontale dove l’affascinante mascherina Matrix diventa di serie Anche all’interno le novità si limitano a piccoli ritocchi di stile. La novità più evidente è il nuovo 21 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica aggiornamenti tecnici pensati per regalare qualche cavallo in più, aumentando l’efficienza. Si parte con la A 160 che diventa il nuovo modello entry level della gamma grazie ad un 1.600 a benzina da 102 CV. Si passa poi alla versione 180, spinta dallo stesso motore ma in una versione da 122 CV, disponibile anche in variante BlueEfficiency Edition. Più in alto troviamo la 200, sempre con il 1.600 che in questo caso eroga 156 CV. Passando alle versioni sportiveggianti troviamo la a 220 4Matic a trazione integrale con motore 2.0 litri da 184 CV, poi la A 250 (anche 4Matic) da 211 CV, affiancata dalla A 250 Sport (anche 4Matic) da 218 CV. La punta di diamante poi rimane l’ambita A 45 AGM che anche in questo caso guadagna qualche cavallo. La potenza del 2.0 litri turbo più potente del mondo infatti volante a tre razze e la grafica della strumentazione, leggermente rivista. Rimane l’impostazione con il display centrale sospeso, in stile tablet, che ora però diventa più grande (8”, prima arrivava a 6”). Il sistema multimediale inoltre diventa più moderno, grazie alla possibilità di integrare alla perfezione dispositivi Apple tramite Car Play e quelli Android attraverso la nuova funzione Mirror Link. Non mancano infine alcune chicche pensate per i più esigenti, come le luci d’ambiente regolabili fino a 12 tonalità di colore. Dynamic Select: arrivano le modalità di guida Come su tutti i più recenti modelli della Stella poi anche su Classe A arriva la possibilità di scegliere diverse modalità di guida attraverso il Dynamic Select che, a seconda delle versioni, permette di variare la riposta di motore, cambio (quando 22 passa a 381 CV (prima erano 360...) e la coppia arriva a 475 Nm. L’aumento di potenza, ha permesso di migliorare lo scatto da 0 a 100 km/h di ben 0,4 secondi, con un valore che ora scende a 4,2 secondi. Un risultato che ha dell’incredibile – la supercar AMG GT raggiunge la stessa velocità in 4,0 secondi... - reso possibile anche all’introduzione del Launch Assist. Le versioni diesel, che dicono addico alla sigla CDI, sostituita dalla lettera “d”, partono con le versioni best seller (almeno in Italia) spinte dal quattro cilindri turbo diesel di origine Renault da 1.5 litri. Due le versioni disponibili con questo motore: la A 160 d da 90 CV e la A 180 d da 109 CV (anche in versione BlueEfficiency). Poi si passa al classico 2.1 litri nella versione 200 d da 136 CV e 220 d da 177 CV. Oltre al classico cambio manuale, rimane è automatico), sospensioni (se sono previste quelle regolabili) e persino il sound del terminale di scarico. Molto completo poi l’elenco dei dispositivi di assistenza alla guida, raccolti sotto il cappello delle tecnologie “Intelligent Drive”. Oltre all’immancabile cruise control attivo ora arriva di serie anche il radar anti-collisione, in grado di effettuare frenate automatiche di emergenza fino a 40 km/h. Non mancano poi l’Attention Assist Plus, capace di suggerire quando diventa opportuno fare una pausa, e i servizi Mercedes Me, che, oltre alla chiamata di emergenza, permettono di avere informazioni in tempo reale sul traffico, sullo stato della vettura e su eventuali incidenti. Motorizzazioni: CV in omaggio Le piccole novità continuano sulla gamma motorizzazioni, che ha subìto una serie di 23 24 25 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica fatti. Non sono solo belli da vedere ma offrono anche una seduta comoda, con tante possibilità di regolazione e un buon sostegno. Dietro si sta comodi in due, mentre il bagagliaio offre 341 litri (1.157 abbattendo i sedili), un valore nella media considerato il segmento di apaprtenenza. Promossi sia lo sterzo, mai troppo leggero e piuttosto comunicativo, così come l’assetto che si dimostra comodo nell’utilizzo quotidiano ma non eccessivamente morbido quando si ha fretta. Consumi Nel corso della nostra prova, immersi nel traffico milanese e poi lungo una serie di tratti autostradali, siamo riusciti ad ottenere un consumo medio pari a 6,1 l/100 km (dato del computer di bordo). Unn risultato molto positivo per un’auto automatica con cilindrata piuttosto generosa, utilizzata senza troppi riguardi per il pedale del gas. disponibile il più sofisticato automatico a doppia frizione 7G-DCT a sette rapporti. Sulle versioni da due litri poi continua ad essere disponibile la versione 4Matic a trazione integrale. Questi modelli in condizioni normali si conmportano come una normale trazione anteriore, inviando gradualmente motricità all’asse posteriore solo in condizioni di scarsa aderenza. I prezzi della rinnovata Classe A partono dai 23.880 euro della entry-level a 160 a benzina per salire fino ai 47.636 euro della versione firmata AMG. In generale il listino è stato ritoccato lievemente all’insù, ma bisogna aggiungere che ora la Classe A ha molti più accessori e optional tecnologici di serie. Le nostre impressioni di guida Ci mettiamo al volante di una versione 200 d con cambio automatico. Il motore è il classico 2.143 cc di Casa Mercedes in versione monoturbo. Ormai un grande classico con i suoi 136 CV , costanti tra 3.200 e 4.000 giri/min. Il quattro 26 cilindri tedesco si conferma una garanzia, spinge bene ed è perfetto per un’auto con ambizioni sportiveggianti come la Classe A. Il merito è della coppia, davvero abbondante già in basso – a 1.400 giri/min ci sono 300 Nm pronti a scatenarsi – che rende la Classe A 200 d frizzante e, a tratti, quasi divertente. L’unica cosa che non ci ha convinto fino in fondo è stata la voce di questo motore, che a volte tende a filtrare con troppa foga all’interno dell’abitacolo. Buono il cambio automatico, che presenta la levadi selezione sul piantone di sterzo, in stile Mercedes, lasciando molto libero e pulito il tunnel centrale. La cambiata è piuttosto veloce, anche se non raggiunge i livelli di immediatezza del DSG Volkswagen (o S Tronic che dir si voglia), ma presenta comunque logiche di gestione ben fatte. In definitiva, si rivela un’opzione consigliatissima in abbinamento a questo motore. L’abitabilità in compenso è molto buona davanti e i sedili sportivi con poggiatesta integrato si presentano veramente ben 27 28 29 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Conclusioni Con il restyling la Classe A rimane fedele alla sua impostazione originale, che l’ha resa un modello di estremo successo. Si migliora però in tanti piccoli dettagli, offrendo molti più accessori di serie. Bellissimi i nuovi fari led, convice il display più grande da 8 pollici e si confermano una garanzia i motori da 2.1 litri con cambio automatico. Si può migliorare invece l’insonorizzazione dell’abitacolo e qualche plastica dall’aspetto un po’ troppo “cheap” considerato il livello della vettura. 30 Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Mercedes Classe A restyling Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Listino » Accessori » Store online » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 31 PROVA SU STRADA NUOVA MINI CLUBMAN Station wagon? No, Shooting Brake Novità in casa MINI: la Clubman si rifà il look, cresce nelle dimensioni e nelle dotazioni, senza tradire i valori del Brand. Abbiamo provato la versione più interessante: la Cooper S con cambio Steptronic a otto rapporti di Cristina Bacchetti 32 33 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Media S iamo ormai abituati alle evoluzioni e rivoluzioni di Mini, ma questa è davvero grossa, nel vero senso della parola! La Mini è sempre meno Mini: in questa versione Clubman, che a breve vedremo nelle concessionarie, le porte diventano 5 e le dimensioni crescono non di poco. Sono 27 i cm in più in lunghezza, 9 in larghezza e il passo cresce di 10 cm. Il volume del bagagliaio, capacità 360 litri, arriva a 1.250 abbattendo lo schienale della panca posteriore. Numeri da station wagon, quasi, ma in Mini preferiscono chiamarla Shooting Brake, ovviamente reinterpretando il termine in chiave moderna e personale. Un nuovo concetto per l’ex piccolina, che diventa ora una vettura poliedrica, adatta all’uso cittadino così come per i lunghi viaggi, comoda per fare la spesa, ottima per le 34 Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica segmento delle vetture compatte. Il passo è di 2.670 millimetri, la carreggiata anteriore misura 1.564 millimetri, quella posteriore 1.565. Una Mini più matura quindi, con gli interni completamente ridisegnati e una plancia che sembra un bazar: strumentazione integrata al piantone di sterzo, display centrale circolare con anello luminoso a LED, consolle centrale con freno di stazionamento elettrico, porta-bicchieri, Mini Controller e bracciolo. Il tutto condito da pannelli porte retroilluminati blu (Mini Yours Interior Styles) e cromature su tutti i tasti di comando. Non vi basta? C’è anche il logo Mini proiettato a terra dallo specchietto lato guidatore, giusto a sottolineare il carisma del Brand. E se non amate cotanta esuberanza, poco male, ci sono ovviamente versioni più sobrie ed eleganti. Nuove le proposte di colore per gli esterni, con la possibilità di scegliere tetto e calotte degli specchietti retrovisori esterni in vernice a contrasto bianca, nera oppure argento e soprattutto senza alcun sovrapprezzo. Ampia la scelta anche per le nuove combinazioni proposte per sedili e interni oltre che per i cerchi, che vanno da 16 a 19 pollici: questa Mini accontenta proprio tutti. Le motorizzazioni Sono 6 le motorizzazioni disponibili per chi vuole mettersi in garage la nuova Clubman, di cui 3 Diesel, tutte Euro 6.Vediamole nel dettaglio. Mini Cooper S Clubman: motore quattro cilindri a benzina con tecnologia Mini TwinPower Turbo (turbocompressione, iniezione diretta di carburante, comando valvole variabile, regolazione variabile degli alberi a camme), cilindrata: 1.998 cm, potenza: 141 kW/192 CV a 5.000 g/min, coppia max: 280 Nm a 1.250 g/min (300 Nm con overboost), accelerazione (0–100 km/h): 7,2 secondi (cambio automatico: 7,1 secondi), velocità massima: 228 km/h, consumo combinato di carburante: 6,3 – 6,2 litri (5,9 5,8 litri)/100 chilometri. Mini Cooper Clubman: motore tre cilindri a benzina con tecnologia Mini TwinPower Turbo (turbocompressione, iniezione diretta di vacanze con la famiglia. Il tutto senza perdere il DNA Mini fatto di divertimento alla guida, grinta e linee personalissime. Sì, perché l’anteriore è quello che ben conosciamo, imponente e inconfondibile; il lungo tetto porta al posteriore con le due split door apribili manualmente o con due tocchi del telecomando (uno per porta). Avete le mani impegnate? Basta avvicinare un piede al paraurti per aprire prima una e poi l’altra porta. Ridisegnate anche le luci posteriori, al centro delle quali spicca la grande scritta Clubman. Una linea che riporta alla mente le Morris Mini-Traveller e Austin Seven Countryman di 55 anni fa, che si differenziavano dal modello originale proprio per una maggiore lunghezza esterna, + 25 centimetri e un passo allungato di 10 centimetri. Qualche numero della new Clubman? Lunghezza di 4.253 millimetri, larghezza di 1.800 millimetri e altezza di 1.441 millimetri: misure nuove nel 35 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica cilindri diesel con tecnologia MiniTwinPower Turbo (turbocompressore con geometria variabile della turbina, iniezione diretta Common-Rail) cilindrata: 1.496 cm, potenza: 85 kW/116 CV a 4.000 g/min, coppia max: 270 Nm a 1.750 – 2.250 g/min, accelerazione (0–100 km/h): 10,4 secondi (cambio automatico: 10,4 secondi), velocità massima: 192 km/h, consumo combinato di carburante: 3,9 – 3,8 litri (4,1 – 3,9 litri)/100 chilometri. Alternativa al tradizionale cambio manuale a sei rapporti è il nuovo Steptronic a otto rapporti, offerto come optional sulla Cooper S, Cooper SD e Cooper D. Su richiesta è altresì possibile equipaggiare la vettura con il Mini Driving Modes, per scegliere se guidare in modalità Sport o Green attraverso un semplice comando posto alla base della leva del cambio. carburante, comando valvole variabile, regolazione variabile degli alberi a camme), cilindrata: 1.499 cm, potenza:100 kW/136 CV a 4.400 g/ min, coppia max: 220 Nm a 1.250 g/min (230 Nm con overboost), accelerazione (0–100 km/h): 9,1 secondi (cambio automatico: 9,1 secondi), velocità massima: 205 km/h, consumo combinato di carburante: 5,3 – 5,1 litri (5,3 – 5,1 litri)/100 chilometri. Mini One Clubman: motore tre cilindri a benzina con tecnologia Mini TwinPower Turbo (turbocompressione, iniezione diretta di carburante, comando valvole variabile, regolazione variabile degli alberi a camme), cilindrata: 1.499 cm, potenza: 75 kW/102 CV a 4.100 g/min, coppia max: 180 Nm a 1.200 – 3.800 g/min, accelerazione (0–100 km/h): 11,1 secondi (cambio automatico: 11,7 secondi), velocità massima: 185 km/h, consumo combinato di carburante: 5,3 – 5,1 litri (5,3 – 5,1 litri)/100 chilometri. Mini Cooper SD Clubman: motore 36 Dotazione di bordo L’equipaggiamento di serie della nuova Clubman comprende gli specchietti retrovisori esterni a regolazione elettrica, l’impianto di climatizzazione, il sensore di pioggia con regolazione automatica delle luci anabbaglianti, la radio con connettore AUX-In e interfaccia USB con impianto vivavoce per il telefono. È possibile poi personalizzare la dotazione dedicata al comfort grazie ai moltissimi optional proposti: climatizzatore automatico a due zone, sedili riscaldati di guidatore e passeggero e al pacchetto di ottimizzazione della vista con riscaldamento del parabrezza, tetto panoramico in vetro con superficie vetrata di 120 centimetri. È possibile montare il volante sportivo in pelle (di serie su Cooper S e Cooper SD), il volante sportivo in pelle Mini Yours e il volante in pelle John Cooper Works. Sono quattro cilindri diesel con tecnologia Mini TwinPower Turbo (turbocompressore con geometria variabile della turbina, iniezione diretta Common-Rail) cilindrata: 1.995 cm, potenza: 140 kW/190 CV a 4.000 g/min, coppia max: 400 Nm a 1.750 – 2.500 g/min, accelerazione (0–100 km/h): 7,4 secondi (cambio automatico: 7,4 secondi), velocità massima: 225 km/h, consumo combinato di carburante: 4,6 – 4,5 litri (4,4 – 4,3 litri)/100 chilometri. Mini Cooper D Clubman: motore quattro cilindri diesel con tecnologia Mini TwinPower Turbo (turbocompressore con geometria variabile della turbina, iniezione diretta Common-Rail) cilindrata: 1.995 cm, potenza: 110 kW/150 CV a 4.000 g/min, coppia max: 330 Nm a 1.750 g/min, accelerazione (0–100 km/h): 8,6 secondi (cambio automatico: 8,5 secondi), velocità massima: 212 km/h, consumo combinato di carburante: 4,4 – 4,1 litri (4,4 – 4,1 litri)/100 chilometri. Mini One D Clubman: motore tre 37 38 39 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione automobilistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb disponibili i mancorrenti sul tetto, il gancio traino con testina sferica separabile, gli specchietti retrovisori esterni riscaldabili e ripiegabili, specchietti retrovisori esterni ed interno autoanabbaglianti e sistema di altoparlanti HiFi Harman Kardon. In combinazione con la radio Visual Boost e il sistema di navigazione viene offerto come optional il Mini Connected, sistema che permette l’integrazione di smartphone a bordo e l’utilizzo di servizi Internet. L’optional Mini Connected XL, disponibile in combinazione con il sistema di navigazione Mini Professional, include inoltre la funzione Journey Mate con possibilità di pianificare il viaggio, assistenza e Traffic Radar in tempo reale. A confermare il carattere young di Mini troviamo numerose funzioni di social network e infotainment integrabili a bordo attraverso apposite App disponibili sia per iPhone che per Android. Il comando avviene tramite il sopra. Non appena a bordo è evidente che c’è addirittura più di quel che serve, ma le possibilità di personalizzazione sono infinite ed è quindi possibile cucirsi addosso la propria Mini a seconda di gusti ed esigenze personali. I sedili sono avvolgenti, comodi anche se di dimensioni piuttosto ridotte, l’abitacolo è spazioso e anche la panchetta posteriore accoglie comodamente tre passeggeri. Ottima l’abitabilità e la visibilità data dal parabrezza e dai vetri ampi; facile trovare la giusta posizione grazie al sedile regolabile elettricamente con funzione di memoria. Unica pecca per il comfort, ma dipende dai punti di vista, è il rombo del potente propulsore da 192 cavalli, che nei momenti di guida un po’ più esuberante non esita a farsi sentire all’interno dell’abitacolo. Ed è proprio dal motorone da 2 litri della Cooper S che vogliamo cominciare: un propulsore tutto sprint, perfetto per il caratterino della MINI e che 40 Controller montato sulla consolle centrale e il display a colori della strumentazione centrale. L’equipaggiamento del sistema di navigazione MINI Professional include il monitor di bordo da 8,8 pollici e il Mini Touch Controller. Per non farsi mancare proprio nulla, la nuova Mini Clubman è ordinabile con una carta SIM integrata che mette a disposizione l’Emergency Call con rilevazione automatica della posizione e riconoscimento della gravità dell’infortunio. Tra gli altri optional troviamo la nuova tecnica d’illuminazione full LED. (Proiettori a LED con luce diurna LED e luci posteriori LED; diffusione adattiva del fascio luminoso e luce di svolta LED; fari fendinebbia LED). Come va? Oggetto della nostra prova è una bella Cooper S full optional, dotata di tutti gli ammennicoli di cui dà il meglio di sé abbinato al cambio automatico Steptronic a otto rapporti, impeccabile e impercettibile negli innesti. La cavalleria è sempre pronta, a tutti i regimi, e più che sufficiente per divertirsi un bel po’ su qualsiasi tipo di percorso. L’elettronica e l’assetto completamente riprogettato enfatizzano la sensazione di guida da go-kart, come amano chiamarla in Mini, favorita dalle sospensioni posteriori particolarmente rigide e dal baricentro che rimane basso, nonostante il restyling. ABS, assistente di frenata e di partenza, traction control e bloccaggio elettronico del differenziale fanno il resto: sulle tortuose stradine nelle foreste della Svezia, teatro della nostra prova, la nuova Clubman ha dimostrato carattere e sicurezza, oltre ad averci regalato una buona dose di divertimento. Non vi basta? Il driving mode Sport irrigidisce lo sterzo, regala un pizzico di brio al motore e maggior sportività 41 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 42 Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove 43 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove alle cambiate dello Steptronic. Il contorno dell’oblò centrale si colora di rosso. Per la guida più rilassata, invece, il mode Green riduce il consumo di carburante, inserisce lo Start&Stop e gestisce in maniera parsimoniosa tutti i sistemi dell’auto. Il contorno dell’oblò si colora di verde. Infinita la serie di optional di assistenza al guidatore, quali HeadUp-Display (comodissimo per tenere sotto controllo la velocità), Park Assistant, telecamera di retromarcia e Driving Assistant inclusa la regolazione attiva della velocità su base di telecamera, avvertimento di rischio di tamponamento e d’investimento pedoni con funzione decelerante, High Beam Assistant e riconoscimento della segnaletica stradale. Serve altro? Probabilmente c’è. In conclusione Mini conferma, con questa new entry, l’inarrestabile curiosità nell’esplorare nuove strade e arriva ad un ottimo compromesso tra fedeltà ai punti fermi del Brand e innovazione, ampliando intelligentemente il target di clientela e il raggio di utilizzo con un’auto poliedrica e adatta davvero a tutti e a tutti gli utilizzi, personalizzabile attraverso infinite declinazioni di colori, interni, optional. E’ nelle concessionarie, con prezzi che partono dai 24.800 euro della Cooper fino ai 28.800 della Cooper S. 44 45 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica capote, la più ampia attualmente impiegata oggi nel settore automobilistico, in tessuto che si apre in 18 secondi e si richiude in 21 premendo un pulsante sulla consolle centrale e può essere azionata fino alla velocità di 48 km/h. La capote è disponibile solo nel colore “Ebony Black”. La protezione antiribaltamento è rappresentata da due barre estraibili in alluminio nascoste nelle pannellature posteriori, che in caso di di ribaltamento si sollevano in 90 millisecondi. Spazio per quattro RANGE ROVER EVOQUE CONVERTIBLE di Daniele Pizzo | E’ l’unico SUV cabriolet prodotto in serie. Dotato di una capote in tessuto che si apre in 18 secondi, mantiene inalterate le capacità off road della Evoque Coupé o 5 porte. Arriverà la prossima primavera A coniugare la versatilità di un SUV al fascino di una cabriolet nessun costruttore ci aveva mai pensato o aveva mai osato, fatta eccezione per la “meteora” Murano cabriolet di Nissan, che qualche anno fa fu realizzata in pochissimi esemplari tutti commercializzati in California. Land Rover invece ci lavora da un pezzo e dopo averla presentata a più riprese allo stadio di concept car e aver raccolto numerosi feedback positivi, si appresta 46 L’abitacolo può ospitare fino a quattro passeggeri. Tutte le Evoque Cabrio sono equipaggiate al posteriore con due poltrone posteriori fisse con braccioli centrali e altoparlanti opportunamente modificati nei pannelli. Il posizionamento della capote nel bagagliaio ne riduce la capacità a 251 litri, ma è presente un vano passante per caricare oggetti lunghi come sci e tavole da snowboard. Le versioni SE Dynamic montano sedili in pelle traforata nella combinazione bitono Ebony/Ebony che presentano una fascia centrale in pelle traforata con sezioni centrali a coste, disponibili in Ebony/Ebony e Lunar/Ivory. La HSE Dynamic offre anche tre esclusive combinazioni di colori in piena pelle Oxford: Ebony/Pimento, Ebony/ Vintage Tan e Lunar/Ice. Sulla Evoque cabriolet debutta inoltre il nuovo touchscreen da 10,2” ad alta risoluzione, con l’altrettanto nuovo sistema di infotainment Jaguar Land Rover InControl Touch Pro che integra le funzioni di audio, clima, telefono, navigatore satellitare e wi-fi. I motori La gamma motori della nuova Range Rover Evoque Convertibile è formata dal nuovo motore Ingenium 2.0 turbodiesel che eroga una potenza di 149 CV o 180 CV e consuma in media 5,1 l/100 km o 5,7 l/100 km a seconda della versione scelta. In alternativa si può scegliere per il benzina Si4 che arriva fino a 240 CV e vanta una coppia di 340 Nm. Con questa motorizzazione la nuova Range Rover Evoque Convertible acceledra da 0 a 100 km/h in 7,8 secondi e raggiunge una velocità massima di 209 km/h. Tutte le motorizzazioni sono abbinate di serie alla trasmissione automatica ZF a 9 rapporti. Inalterate rispetto alla Evoque Coupé o 5 porte sono le capacità fuoristradistiche, con trazione 4x4 di serie oppure con la trasmissione Active Driveline che passa automaticamente dalla modalità 4x4 alla 4x2 per ridurre i consumi. a lanciare sul mercato la Range Rover Evoque Convertible, quello che sarà l’unico SUV cabriolet sul mercato al lancio previsto per la primavera del 2016, ma che si può già ordinare presso la rete vendita di Land Rover Italia. Giù il tetto in 18 secondi La Range Rover Evoque Cabrio conserva le proporzioni delle versioni Coupé e cinque porte, ma al posto di tetto e montanti è presente una 47 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica Sant’Agata hanno concentrato i primi sforzi: il V10 da 5.2 litri, ora, vanta un sistema di disattivazione dei cilindri, quando la performance massima non è richiesta. Basta però un tocco importante dell’acceleratore per tornare a sprigionare tutta la potenza della supercar. Grazie a questa features, la Huracan ha ridotto le emissioni di CO2 a 283 g/km. Nella modalità di guida denominata “strada”, i tecnici assicurano di aver migliorato la risposta dello sterzo e della vettura in maniera sostanziale, assicurando una tenuta di strada ed un comportamento neutri. Guadagna tantissimo la palette colori disponibili per la Huracan, oltre all’aggiunta di interni in pelle. A richiesta, il cliente può anche ordinare il sistema audio Sensonum, un sistema di scarichi sportivi ed un pacchetto da viaggio, il quale cerca di massimizzare gli spazi di bordo, al fine di ospitare un numero maggiore di bagagli. Il prezzo di partenza per la Lamborghini Huracan 2016, tuttavia, è immutato: 169.500 €. LAMBORGHINI HURACAN NOVITÀ DI SOSTANZA PER LA MODEL YEAR 2016 Lamborghini apporta modifiche di sostanza alla Huracan. La Model Year 2016, è stata migliorata nell’efficienza, nella guidabilità e nella comodità C ercare di migliorare una supercar con piccoli e sapienti ritocchi senza stravolgerne l’essenza intera, non è mai cosa facile. Ci prova Lamborghini, che per la Model Year 2016 della sua Huracan tenta di apportare alcune piccole ma significative migliorie. L’essenziale è invisibile agli occhi, ed è proprio dal motore che i tecnici di 48 49 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica sfide che hanno visto contrapporsi le due case negli anni ’60. Spinta dal celebre propulsore V8 da 3.9 litri, la Ferrari è capace di una potenza di 550 cavalli. Raggianti i piloti che la porteranno in pista la prossima stagione: Giancarlo Fisichella, Andrea Bertolini, Davide Rigon, Olivier Beretta, Gianmaria Bruni, Toni Vilander e James Calado. «Non era facile progettare una vettura migliore della già velocissima 458 che stiamo utilizzando nei campionati in corso ma anche questa volta la Ferrari si è superata. Infatti questa macchina, oltre a essere veloce è anche molto facile da guidare per i nostri clienti sportivi e non sempre velocità e facilità vanno d’accordo. È migliorata l’aerodinamica e la potenza col motore turbo. Siamo sicuri che la 488 sarà protagonista in tutti i campionati internazionali» commenta Andrea Bertolini. Il costo dell’auto si aggira sulla cifra di 630.000 euro. FERRARI 488 GTE E GT3 LA SFIDA ALLA FORD GT È LANCIATA di Marco Congiu | Nel corso delle Finali Mondiali del Mugello, Ferrari ha tolto i veli alla 488 GT3 e GTE, vetture che saranno impegnate nel prossimo Mondiale Endurance ed alla 24 Ore di Le Mans del giugno 2016. Si preannuncia una sfida dal sapore epico con la Ford GT Q uando una Ferrari viene svelata, è innegabile provare una forte emozione. Sia che si tratti di automobile concepite per l’uso stradale che – meglio ancora – per correre sui tracciati di tutto il mondo, il Cavallino riesce sempre a calamitare l’attenzione degli appassionati. Non fanno eccezione le due nuove “belve” recanti lo stemma che fu di Francesco Baracca. Stiamo 50 parlando della 488 GTE e della 488 GT3. Presentate in occasione delle Finali Mondiali del Mugello, le due auto sono state sviluppate per competere nel WEC, nei principali campionati Gran Turismo e, ovviamente, nel prestigiosi scenario della 24 Ore di Le Mans. La corsa, in programma il prossimo giugno, vedrà in aggiunta il ritorno ufficiale della Ford, con la GT. Si tornerà a respirare, per certi versi, il profumo epico delle leggendarie 51 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica La MX-5 Spyder si distingue per il soft top minimalista, la tinta esterna Mercury Silver, il kit esterno in fibra di carbonio e i cerchi in lega leggera da 17 pollici con pneumatici Yokohama ADVAN Racing RS II, oltre che per i sedili rivestiti in pelle pieno fiore Spinneybeck Prima. Peso piuma, schema essenziale MAZDA MX-5 SPYDER E SPEEDSTER CONCEPT La Speedster invece, ancora più estrema, riporta la MX-5 all’essenziale. Al posto del parabrezza troviamo un semplice deflettore per l’aria, proprio come avveniva sulle sportive aperte “old school”. Non mancano dettagli pensati per alleggerire ulteriormente il prototipo, come le portiere e i sedili in fibra di carbonio, oltre ai cerchi in lega da 16 pollici ultraleggeri RAYS 57 Extreme Gram. La Speedster, grazie a questi accorgimenti, riesce ad abbattere il peso fino a 943 kg, ma si distingue anche per un assetto ribassato di 30 mm rispetto alla MX-5 di serie grazie a sospensioni regolabili dedicate. Entrambi i concept nascondono la motorizzazione prevista per la nuova MX-5. Si tratta di un quattro cilindri aspirato di ultima generazione a benzina con doppio albero a camme in testa e alzata variabile delle valvole, in grado di erogare 160 CV. La Casa di Hiroshima non lascia anzi raddoppia e torna a stupire al Sema di Las Vegas con le affascinanti Mazda MX-5 Spyder e MX-5 Speedster concept. Due prototipi che vogliono rappresentare la massima espressione del piacere di guida en plein air M azda continua nel segno della tradizione e torna a stupire al Sema Show di Las Vegas con due prototipi mozzafiato su base MX-5. Già nel 2011 infatti aveva lasciato a bocca aperta il mondo degli appassionati con la MX-5 Spyder concept, realizzata a partire dal modello di terza generazione (NC). 52 Non lascia, anzi raddoppia Oggi, a quattro anni di distanza, la Casa di Hiroshima non lascia anzi raddoppia con due prototipi derivati naturalmente dalla nuova MX-5 di quarta generazione (ND). Presentate alla fiera di Las Vegas, le Mazda MX-5 Spyder e MX-5 Speedster concept vogliono rappresentare la massima espressione del piacere di guida en plein air. 53 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica l’utilizzo di mappe in 3D, mentre il modulo Connect Plus aggiunge le informazioni sul traffico in tempo reale e la possibilità di collegarsi alla rete wlan offerta dall’hotspot della vettura. Ai gruppi ottici vengono aggiunti su richiesta i fari principali completamente a LED con Porsche Dynamic System Plus, ovvero l’integrazione del controllo automatico degli abbaglianti, la funzione cornering e la modifica del fascio luminoso in base al tipo di percorso affrontato grazie alle informazioni fornite dal gps. Ricca aggiunta di novità per la Macan Turbo, la quale riceve pacchetti supplementari per la cura degli interni, dove domina l’Alcantara con pregevoli inserti in carbonio, oltre a diversi elementi che sottolineano l’anima sportiva del marchio, come i cerchi da 21” nel design 911 Turbo e specchietti retrovisori di taglio sportivo. Il model year 2016 della Porsche Macan sarà disponibile da gennaio. PORSCHE MACAN TANTE PICCOLE NOVITÀ PER IL M.Y 2016 In contemporanea con il lancio della Macan GTS, Porsche ha svelato alcune novità per quanto riguarda il model year 2016 del suo SUV di medie dimensioni P arlare di restyling sarebbe davvero improprio. Tuttavia, le novità che Porsche ha deciso di introdurre sul model year 2016 della sua Macan non sono davvero di poco conto. In occasione della presentazione della versione GTS del suo SUV di medie dimensioni al Tokyo Motor Show 2015, la casa di Stoccarda arricchisce di diversi particolari di pregio la propria sport utility. 54 Viene introdotto il PCM – Porsche Communication Manager. Il fiore all’occhiello del sistema è un monitor touchscreen capacitivo – come quello degli smartphone - da 7” ad alta risoluzione. Il cliente potrà contare su differenti possibilità di personalizzazione: si comincia con il modulo Connect, vale a dire un inserto per lo smartphone sul tunnel centrale, dov’è possibile ricaricare tale dispositivo. Il modulo Navigazione impiega 55 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Intervista Periodico elettronico di informazione automobilistica di Automoto.it, soprattutto grazie agli interventi del nostro editorialista Enrico De Vita, e che ora trovano piena conferma in questa intervista a Vittorio Rocco, Direttore dell’Istituto Motori del CNR di Napoli. Dichiarazioni importanti, visto che è la prima volta che un ente statale prende posizione in maniera così netta nei confronti della questione scaturita dallo scandalo VW. Innanzitutto ci può spiegare brevemente di che cosa si occupa al CNR di Napoli? «Insegno “Macchine” alla Facoltà di Roma Tor Vergata. Nel 2014 poi ho vinto un concorso e sono diventato Direttore dell’Istituto dei Motori al CNR di Napoli dove si svolgono soprattutto ricerche relative all’innovazione tecnologica dei motori a combustione interna ed allo sviluppo di propulsori di nuova generazione. In Istituto Motori lavorano 48 ricercatori strutturati, a cui si sommano altri 25 collaboratori che svolgono attività di dottorato o che lavorano con assegni di ricerca post-laurea e tecnici specializzati addetti ai laboratori». E di quali attrezzature vi servite? «Credo di poter affermare senza problemi che siamo una delle strutture più avanzate d’Italia. Abbiamo 20 laboratori che si estendono su una superficie di quasi 4.000 metri quadrati. In alcuni di questi siamo in grado di riprodurre il ciclo di omologazione, finito proprio in questi giorni sulle prime pagine di tutti i giornali. Abbiamo attrezzature di ultima generazione e siamo in grado anche di condurre test su strada, in condizioni reali, per rilevare dati effettivi in termini di consumi ed emissioni». VITTORIO ROCCO, CNR «SCANDALO VW? IL MOTORE DIESEL NON C’ENTRA NIENTE» di Matteo Valenti | Vittorio Rocco, Direttore dell’Istituto Motori del CNR di Napoli, ha le idee chiare. Lo scandalo che ha investito la Volkswagen non deve finire per sbarrare la strada al diesel. Ecco perché P urtroppo, quello che temevamo di più, si sta avverando. Lo scandalo Volkswagen ha finito col trasformarsi in una nuova battaglia contro il motore diesel. Una stortura bella e buona, visto che le gravi responsabilità della vicenda riguardano esclusivamente il colosso di Wolfsburg, colpevole di aver truccato le centraline su milioni di auto 56 in tutto il mondo, e non hanno nulla da spartire con il motore diesel nel suo complesso. Un motore che negli ultimi decenni è stato protagonista di uno sviluppo tecnologico eccezionale. Con il risultato che i moderni propulsori a gasolio, soprattutto nelle recenti varianti Euro 6, sono divenuti addirittura più puliti di quelli a benzina. Tutte posizioni che da tempo ribadiamo sulle pagine 57 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Intervista Periodico elettronico di informazione automobilistica Alcuni sostengono che Volkswagen andrebbe condannata per disastro ambientale. È uno scenario realistico? «A mio parere l’effetto ambientale dei veicoli Volkswagen coinvolti nello scandalo centraline (più di 600.000 soltanto in Italia, nda) sono praticamente nulli o trascurabili. Il nostro parco auto circolante infatti ha una media di 10 anni e tra queste vetture ci sono ancora moltissime Euro 1, Euro 2, Euro 3 ed Euro 4. Le auto comprate negli ultimi due anni quindi non sono di certo la maggioranza. Quanto pensa che possano pesare sulle emissioni totali un pugno di Euro 5 Volkswagen? Il problema della qualità dell’aria nelle aree riguarda il circolante complessivo, oltre a tutta un’altra serie parametri come i riscaldamenti delle abitazioni e la produzione industriale. E non qualche Volkswagen Euro 5 che forse emette come una Euro 4 o una Euro 3...» Tanti dichiarano fin troppo sommariamente che ci vorrebbero test su strada per omologare le auto, ma questo non è possibile, vero? «Deve essere chiaro. Questi test “in condizioni reali” non possono essere utilizzati in fase di omologazione. Per omologare un veicolo servono condizioni ripetibili e quindi le prove vanno effettuate solo ed esclusivamente al banco, in laboratorio. I test su strada possono essere soltanto complementari». Lo scandalo Volkswagen tiene banco sui giornali da diverse settimane. Che idea si è fatto a riguardo? «Tutto è nato dalla maggiore severità che gli Stati Uniti hanno imposto alle emissioni di NOx. A questo punto credo che Volkswagen, dal momento che diventava complicato avere una versione del TDI che rispettasse le norme americane, abbia scelto una scorciatoia. In merito però si possono fare soltanto supposizioni, perché in mano non abbiamo dati certi». 58 Perché in america sono così duri con gli NOx? «L’atteggiamento degli Stati Uniti è un po’ controverso. Se da un lato sono severissimi con gli NOx dall’altro si dimostrano decisamente più tolleranti nei confronti del monossido di carbonio, un inquinante più pericoloso, che negli Usa può raggiungere tranquillamente livelli superiori di 4 – 5 volte rispetto ai nostri parametri». Ci sta dicendo che è possibile che il governo americano abbia intrapreso la strada della severità nei confronti degli Nox per tenere lontani i diesel dal loro mercato? «Sono due gli aspetti da considerare. Da un lato c’è la Volkswagen che non può avere scusanti perché ha portato avanti una truffa bella e buona. Dall’altro però rimane il fatto che gli Stati Uniti, storicamente, non siano mai stati favorevoli alla penetrazione del motore diesel sulle “passengers cars”, ovvero sulle auto più compatte». Per tutelare i cittadini però è giusto andare a fondo sulla vicenda... «È importante capire a fondo quale sia stata la macchinazione dietro al taroccamento delle centraline. Ma solo per tutelare i cittadini e i consumatori rispetto ad un bene che hanno acquistato con determinate caratteristiche. Ma se l’obiettivo deve essere quello di andare a scoprire l’impatto ambientale di queste vetture allora, a mio parere, diventa inutile». Purtroppo come spesso accade di fronte ai grandi scandali si rischia di perdere di vista il vero nocciolo della questione. E a farne le spese questa volta è il motore diesel che è stato messo in croce come se fosse l’origine di tutti i mali. Ma le cose stanno veramente così? «Non bisogna trasformare lo scandalo della Volkswagen in una crociata contro il diesel. Il motori a gasolio Euro 6, se ben fatti e se privi di “trucchi”, inquinano meno di quelli a benzina. Ma sono molti gli aspetti a favore di questo tipo di propulsore. Quando si va a raffinare il petrolio per esempio avremo delle quote più o meno fisse che possono trasformarsi in benzina, gasolio oppure olii pesanti. E siccome queste percentuali non è che si possano variare a proprio piacimento, utilizzare gasolio è un modo per ottimizzare lo sfruttamento della risorsa petrolifera. Il motore a gasolio poi ha subito negli ultimi 10 anni uno sviluppo molto più intenso rispetto al benzina. Se paragoniamo un motore diesel ad un’unità simile di 15 anni fa troveremo qualcosa di preistorico. E non possiamo dire la stessa cosa per il benzina». Il ciclo di omologazione, così com’è strutturato oggi, finisce per favorire a dismisura le auto ibride, visto che non si tiene conto dell’energia elettrica stivata preventivamente nelle batterie. Al di là di questa situazione, cosa pensa di questa tecnologia? «È vero, le ibride sono favorite molto dall’attuale ciclo di omologazione. Il problema dell’inquinamento però affligge in maniera particolare le grandi città perché a causa della loro stessa conformazione diventa difficile avere un ricambio dell’aria. Credo molto nella tecnologia ibrida ma solo in ambito strettamente urbano. In autostrada invece, l’ibrido diventa totalmente inutile, perché si finisce per portarsi sulle spalle il peso delle batterie e di tutte le componenti elettriche». Quale sarebbe a suo parere la forma di alimentazione ottimale per l’auto del prossimo futuro? «L’ideale per me sarebbe l’ibrido a metano per le citycar. Prima di tutto perché con il metano, grazie alla sua melocola CH4, riusciamo immediatamente ad abbassare la CO2 (di circa il 12%, nda), rispetto alla benzina. E poi perché gli idrocarburi metanici non sono tossici come quelli benzenici. Una caratteristica che da poco è stata riconosciuta anche dall’Unione Europea che ha iniziato a distinguere questi due tipi di idrocarburi incombusti allo scarico. In questo modo uniremmo i vantaggi dell’ibrido in città a quelli tipici di questo tipo di combustibile». 59 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Epoca Periodico elettronico di informazione automobilistica RANGE ROVER IL FUORISTRADA CHE NON HA MAI TRADITO IL SUO DNA Le diverse generazioni di Range Rover sono sempre riuscite a confermare il DNA originale di questo modello, che ancora oggi unisce massimo lusso ed efficacia impareggiabile in offroad L and Rover ha scelto di andare a toccare le corde della nostalgia ad Auto e Moto d’Epoca, esponendo la prima Range Rover della storia, nata nel lontano 1970. Ma per risalire alle origine di questo modello, divenuto leggendario, bisonga risalire addirittura agli anni ‘60, quando la Casa britannica decise di cambiare radicalmente il segmento in crescita delle 4x4 per il tempo libero. L’Originale Range Rover del 1970 offriva, per la prima volta al pubblico, maneggevolezza su strada e eccezionali capacità all-terrain; le generazioni successive sono sempre riuscite a confermare il DNA originale di questo modello, che ancora oggi unisce massimo lusso ed efficacia in offroad. BMW M3 L’EVOLUZIONE DI UNA LEGGENDA Ad Auto e Moto d’EPoca di Padova, BMW celebra i 40 anni della Serie 3 con tutte le sue declinazioni in salsa M. C’è solo l’imbarazzo della scelta... S portività, per BMW, ha una sola lettera: M. Unita alla cifra di una delle sue automobili simbolo, diviene icona leggendaria per tutti gli amanti di vetture ad alte prestazioni. La M3, infatti, ha scritto alcune tra le più belle pagine di storia dell’automobilismo. A Padova, in occasione del Salone Auto e Moto d’Epoca, la casa di Monaco ha deciso di celebrare i 40 anni della sua berlina con i modelli più rappresentativi dell sei generazioni. 60 61 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Epoca Periodico elettronico di informazione automobilistica MERCEDES GRANDI CABRIOLET, IL CHIODO FISSO DELLA STELLA Nella storia di Mercedes trova un posto del tutto speciale il capitolo delle grandi cabriolet di lusso, da sempre un vere e proprio chiodo fisso della Casa di Stoccarda Q JAGUAR IL FASCINO DI LE MANS DALLA D-TYPE ALLA F-TYPE PROJECT 7 uella di Mercedes è una storia complessa, dalle mille sfaccettature. Tra queste trova un posto del tutto speciale il capitolo delle grandi cabriolet di lusso, da sempre un vere e proprio chiodo fisso della Casa di Stoccarda. Per questo motivo la Stella ha scelto di esporre ad Auto e Moto d’Epoca il fascino della guida “en plein air” di oggi e di ieri, circondando la nuova Classe S Cabrio con un’emozionante alternanza tra passato e futuro e alcune delle cabrio più significative di questa tradizione. Questa’anno anche la Casa del Giaguaro non ha potuto fare a meno di partecipare ad Auto e Moto d’Epoca. E lo ha fatto in grande stile Q vanta. uesta’anno anche la Casa del Giaguaro non ha potuto fare a meno di partecipare ad Auto e Moto d’Epoca. E lo ha fatto in grande stile, ti rando fuori dal garage pezzi da no- F-Type Project 7 Partiamo dalla micidiale Jaguar F-Type Project 7, una supercar preziosissima, ambita da milioni di collezionisti in tutto il mondo. Creata inizialmente come una pura concept car, la Project 7 originale, è stata realizzata in meno di quattro mesi e presentata al Goodwood Festival of Speed del 2013. Con i suoi 575 cavalli e una coppia da 680 62 Nm, il motore 5.0 V8 con compressore volumetrico della F-Type Project 7 garantisce la migliore accelerazione mai ottenuta da una Jaguar di serie. D-Type: l’essenza della 24 Ore Una vettura che a Padova si poteva ammirare da vicino, proprio accanto alla Project 7. Per gli amanti delle vetture da competizione, la D-Type è uno dei modelli più famosi della tradizione Jaguar. Prodotta dal 1954 al 1957, deriva da una rivisitazione del telaio e del motore della C-Type, mentre la carrozzeria poteva contare su una linea ancora più aerodinamica. 63 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Epoca Periodico elettronico di informazione automobilistica ALFA ROMEO LA GIULIA QUADRIFOGLIO E LE SUE NOBILI ORIGINI di Matteo Valenti | Ad Auto e Moto d’Epoca 2015 Alfa Romeo mette in mostra le antenate dal sangue blu della nuova Giulia Quadrifoglio. Dalla TI Super alla TZ2 fino alla Giulia SS L PORSCHE 911 TARGA STESSO FASCINO, OGGI COME ALLORA a Casa di Arese non ha di certo scelto causalmente il nome della sua nuova sportiva di razza. “Giulia” infatti sta ad Alfa Romeo così come sportività è sinonimo di alte prestazioni. Ad Auto e Moto d’Epoca il marchio italiano ha messo in scena questo binomio ad alto tasso di adrenalina, che da sempre arrichisce la storia del Biscione, con modelli che sono rimasti scolpiti nella memoria degli appassionati. La nuova Giulia Quadrifoglio, sintesi del nuovo paradigma Alfa Romeo e massima espressione della “meccanica delle emozioni” viene messa in realazione ad alcune preziose progenitrici provenienti dalla collezione del Museo Storico Alfa Romeo di Arese, da poco riaperto al pubblico. di Matteo Valenti | La Casa di Zuffenhausen ha fatto della tradizione la sua vera essenza. E lo ha dimostrato ancora una volta con la 911 Targa realizzata per i 30 anni di Porsche Italia, ispirata al modello originale degli anni ‘70 C hi meglio di Porsche può parlare di heritage? La Casa di Zuffenhausen del resto ha fatto della tradizione la sua vera essenza. Soprattutto da quando la 911 è divenuta il suo modello più leggendario. Ogni nuova versione, attraverso sette generazioni, ha saputo intepretare il mito della 911, evolvendosi a livello tecnologico, ma sempre nel rispetto delle origini. E lo dimostra meglio di ogni altro modello la nuova Targa (991) che riprende fendelmente l’impostazione del modello originale del 1973, con il tipico roll bar centrale. 64 65 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Epoca Periodico elettronico di informazione automobilistica VOLVO DOVE NASCE L’OSSESSIONE PER LA SICUREZZA Dalla PV544 del 1958 alla nuovissima XC90. Ecco perché Volvo ha da sempre fatto della Sicurezza - con la S maiuscola - la propria bandiera universale Q uando si parla di Volvo, il primo aggettivo che viene in mente è senza dubbio la parola “sicurezza”. A voler ben vedere, forse niente meglio di tale termire riesce a rendere l’idea costruttiva delle vetture di Goteborg. Nel corso dell’ultimo Salone Auto e Moto d’Epoca di Padova, la casa svedese ha portato la nuovissima XC90 e la PV544. Entrambe possono essere considerate pietre miliari nella storia dell’auto: la prima, perché è pnsiderata la vettura di serie più sicura del mondoattualmente in commercio, emtnre la seconda perché - già negli anni ‘50 - montava di serie le cinture di sicurezza a tre punte, quelle che utilizziamo ancora oggi. DS IL NUOVO MARCHIO DI LUSSO CHE SI ISPIRA ALLA DEA di Matteo Valenti | Può un’automobile essere così straordinaria da ispirare addirittura un nuovo marchio, per di più nel mondo del lusso? La risposta è affermativa e lo dimostra DS P uò un’automobile essere così straordinaria da ispirare addirittura un nuovo marchio, per di più nel mondo del lusso? La risposta è affermativa e lo dimostra DS. È il nuovo brand premium del Gruppo PSA che, ispirandosi alla leggendaria Dea nata dal genio dell’ingegnere francese André Lefebvre e da quello dello stilista italiano Flaminio Bertoni, si 66 prerara a dare battaglia ai mostri sacri tedeschi come Audi, Mercedes e BMW. Un legame, quello tra il marchio DS di oggi e il modello del passato, messo in mostra in maniera tangibile ad Auto e Moto d’Epoca, dove, oltre ad una moderna DS 5 restyling in versione “1955” era possibile ammirare in tutto il loro fascino una DS19 Décapotable del 1961 e una DS23 Pallas del 1974. 67 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione automobilistica del debutto in F.1 nel GP del Sudafrica del 1993 al volante della Jordan Hart Barrichello aveva esperienza e anni di apprendistato alle spalle. Era un giovane vecchio, con lo sguardo di un ragazzo e l’espressione di un anziano navigato delle cose del mondo. Da quel momento in poi, la carriera di Rubens è stata tutta un saliscendi. Il momento più basso a Imola, nelle prove del GP del 1994, quello che costò la vita a Senna e Ratzenberger, con la brutta uscita di pista alla Variante Bassa. Da quel momento in poi per Barrichello è cambiata la percezione delle corse, l’approccio col rischio e con la competizione. Anche se poi, la prima pole, arriva proprio quell’anno, in Belgio, su una pista fra le più difficili del mondiale F.1. Quando Barrichello lasciò la Jordan, a fine ‘96, ebbe la fortuna di passare alla Stewart. Jackie, il fondatore dell’omonimo team, contribuì a ricostruire la mente di Rubens. Nel periodo della Jordan il giovane brasiliano dovette superare i momenti più difficili della propria carriera. Approdato nel ‘93 in F.1 con una macchina non molto competitiva, nel ‘94 Barrichello ebbe la svolta. Dopo il terribile schianto alla variante bassa, finì in ospedale e si temette per la sua salute. Ayrton Senna, grande amico e idolo di Barrichello, andò a trovarlo in ospedale. Due giorni dopo, nello stesso ospedale, portarono il cadavere di Ayrton morto nell’incidente alla curva del Tamburello e il giorno prima, sabato pomeriggio, ci fu l’altro cadavere, quello di Roland Ratzenberger: nella mente di Rubens qualcosa cominciò a girare a mille. E non è difficile capirlo. Per Barrichello fu un colpo durissimo, amplificato dal fatto che i brasiliani volevano a tutti i costi un erede di Senna. La pressione su Barrichello aumentò, Rubens magari sbagliò qualcosa nella gestione dei rapporti con la stampa, ma lo fece sempre RUBENS BARRICHELLO AL POSTO GIUSTO NEL MOMENTO SBAGLIATO di Paolo Ciccarone | L’affascinante storia di Rubens Barrichello, il pilota al posto giusto sempre nel momento sbagliato I brasiliani la chiamano Saudade, una specie di nostalgia e malinconia messe insieme che a un certo punto ti fa venire un groppo in gola e ti rapisce lontano nello spazio e nel tempo. Per Rubens Barrichello la Saudade era qualcosa da combattere seduto al tavolo di un autogrill dell’autostrada fra Viareggio e La Spezia, o sulla Firenze Mare. Erano i tempi della Draco Racing, la scuderia di Adriano Morini con la quale nel 1989 il giovane Rubens correva nel campionato europeo di F.Opel Lotus. Per sfondare nel mondo 68 dei motori bisognava lasciare il Brasile e, complici le origini venete e la conoscenza quasi perfetta dell’italiano, Barrichello non ha avuto altra scelta che muovere i primi passi dalle nostre parti. Ma la gioventù, la lontananza da casa, la solitudine e un carattere sensibile e a volte introverso non sono la miglior compagnia per chi deve stare tanti mesi lontani dagli affetti. La passione per i motori, però, è stata forte e dopo quell’esperienza in Italia, ci fu la F.3 in Inghilterra e la F.3000. Insomma, anche se giovane, appena 21 anni, il giorno 69 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito seguendo l’istinto e l’onestà che ha sempre avuto. Alla Stewart Barrichello ritrovò sé stesso, cominciò a fare ordine nella propria vita e a indirizzarsi in maniera concreta verso le vette del professionismo. Quando conobbe Silvana Giaffone e decise di sposarla, arrivò la svolta definitiva: il ragazzo era diventato uomo e la serenità interiore aveva preso il sopravvento. Il nuovo equilibrio giovò al brasiliano e quando a fine ‘99 arrivò l’annuncio della Ferrari, furono tutti contenti. A Maranello Barrichello dovette sostituire Eddie Irvine, un pilota che era stato suo compagno di squadra alla Jordan e che aveva un approccio col mondo completamente diverso da quello di Rubens. A Maranello Rubens scopre qualcosa di nuovo. Una squadra competitiva, un compagno difficile come Michael Schumacher. Non è stato facile vivere all’ombra del tedesco. Il confronto era di quelli da far male. Eppure Rubens Barrichello è riuscito negli anni a reggere la pressione e a dimostrare di essere bravo. In 70 Formula 1 Periodico elettronico di informazione automobilistica quanto a velocità il brasiliano è una certezza. In certe condizioni, specie sul bagnato, dimostra di avere quell’istinto e quel senso del limite che nemmeno lo stesso Schumacher ha mai mostrato. Rubens Barrichello è un talento, su questo non ci sono dubbi. E allora, perché non ha ancora vinto un mondiale? Perché si è trovato al posto giusto ma nel momento sbagliato. Il posto giusto era la Ferrari. Il momento era sbagliato perché c’era Schumacher, un cannibale che lascia poco spazio agli altri, per cui al compagno di squadra rimane ben poco. Ironia del destino, nel 2009 altro posto giusto e compagno sbagliato, Jenson Button, che vince il mondiale con la Brawn. Dopo di che la chiusura con la F.1 e le telecronache su Rede Globo. Con Schumacher ebbe pochi spazi, solo quelli per inserirsi al vertice quando le condizioni lo permettono o lo richiedono. La vittoria a Suzuka, ultima gara del 2003, è stata forse la più bella di Barrichello sulla Ferrari. Ha vinto dominando, mostrando la capacità di mettere a punto la macchina senza avere grossi patemi. Schumacher, invece, partito dalla 14.posizione, ha infarcito la corsa con errori e sviste degne di un pivello. Segno che anche il campionissimo sentiva la pressione davanti alla storia. Quella del sesto titolo iridato, per intenderci. Barrichello come pilota veloce. Quando Barrichello è sereno, è difficile stargli dietro. Anzi, a guardarlo guidare a volte pecca di leziosità tanto è perfetto nelle traiettorie e nel portare al limite la vettura. Si potrebbe scrivere un manuale di guida sportiva prendendolo ad esempio. Il problema è che la mente di Rubens non è sempre sgombra. Anche se lui lo negherà sempre, anche di fronte all’evidenza, il maggior limite di Barrichello è se stesso. Si spiegano così certe prestazioni altalenanti, certe mancanze di mordente annegate in un carattere abbastanza permaloso. Non si può criticare Rubens senza correre il rischio che te lo rinfacci e se lo porti dietro come una sorta di rancore per diverso tempo. Alla Ferrari ricordano ancora i primi tempi, quando Rubens tornava ai box e diceva che la macchina non andava perché “ha il volante storto”. Dopo ripetuti controlli, si scopriva che era tutto in ordine. Anche alla Stewart i suoi ex meccanici ridevano di questa mania: “ho il volante storto” diceva Rubens per giustificare una prestazione scarsa. In Germania, anno di grazia 2000, Barrichello è attardato in prova, in gara piove, ma lui si scatena. Quando un disoccupato della Mercedes invade la pista per protesta e la safety car compatta il gruppo, Barrichello si scatena e alla fine vince il suo primo GP battendo le McLaren Mercedes sulla pista di casa. Sul podio piange, sventola la bandiera brasiliana, ringrazia Dio e fa commuovere tutto il paddock e chi lo vede in TV. È l’aspetto umano del campione che fa tenerezza rispetto al freddo Schumacher. Nel frattempo cambia anche l’atteggiamento di Rubens con la stampa. Sempre sensibile a quello che viene scritto, si chiude a riccio. Ripensando agli inizi di Barrichello in F.1, il 71 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito comportamento era totalmente diverso. Appena arrivato alla Jordan, Rubens aveva portato l’allegria e la voglia di vincere. Quando si arrivava a San Paolo, per la gara di casa, era una festa. A casa della nonna, vicino all’autodromo di Interlagos, per anni Barrichello ha ospitato giornalisti a mangiare pasta e fagioli nella tradizione casalinga della nonna. In queste occasioni è stato possibile conoscere il nonno, Rubens, il padre, Rubens e lo stesso Rubens, inteso come il pilota di F.1. Tre generazioni a confronto, mamma, sorella, papà e il clima di una famiglia sana, per bene, gente che non era ricca ma viveva dignitosamente facendo anche i debiti necessari per far correre Rubens nelle formule minori. Appena arrivato alla Ferrari Rubens scoprì l’emozione e il fascino di stare nella squadra più importante del mondo. Commise un errore di comunicazione: «A Maranello avrò lo stesso trattamento del numero uno, sarò il numero uno bis». I primi a cominciare a ridere furono i brasiliani, che quell’uno bis non lo perdonarono affatto e a ogni occasione tiravano 72 News Periodico elettronico di informazione automobilistica fuori la storia della parità di trattamento. Il resto è storia recente, come recenti furono le polemiche sul famoso sorpasso sul traguardo di Schumacher a Barrichello nel GP d’Austria. Per non dire delle sportellate in Ungheria sempre con Schumacher ma con macchine diverse e rischio altissimo di andare a muro per Rubens! Ma tornando in Austria, quell’episodio fu controverso per diversi aspetti. Se Rubens aveva l’ordine di far passare Michael, perché non si comportò come aveva fatto altre volte Irvine, rallentando, inventandosi problemi ai freni, alla gamba o al motore? Barrichello si fece da parte platealmente a cento metri dall’arrivo, lasciando tutti di stucco. Anche se la squadra prese le difese del pilota, accollandosi tutta la responsabilità della decisione, all’interno del team non furono giorni tranquilli. Barrichello volle dimostrare qualcosa e colse l’occasione per farlo in maniera plateale. Come a dire: sono veloce ma devo farmi da parte. Se non vinco non è per mia scelta. A Indianapolis avvenne il contrario: con Schumacher che rallenta in vista del traguardo e Rubens che passa a palla, vincendo senza saperlo e lasciando Michael di stucco. Incomprensioni, nervosismi e la certezza di essere al posto giusto ma di aver di fronte il più grande di tutti i tempi che ti toglie ogni spazio. È un match mentale duro, che Rubens a volte vince, altre subisce. Mentre Schumacher è adorato da tutta la squadra di meccanici, Barrichello non gode dello stesso favore. Secondo alcuni ragazzi del team, il carattere di Rubens è difficile da gestire. Quando pensi che possa difenderti, invece ti molla, si lamenta con i responsabili. La litigata in TV con un meccanico che non aveva regolato bene i freni, durante le prove del GP d’Italia a Monza, è ancora nella mente di tutti. Schumacher, a Silverstone, per lo stesso problema si ruppe una gamba non accusò nessuno: «Fra Schumacher e Barrichello il più fragile è il tedesco» ha detto Jean Todt. La gente avrebbe pensato il contrario. Rubens ha l’aspetto del ragazzo tranquillo, ma dentro è più determinato di Schumacher, meno fragile sotto certi aspetti, anche se uno sembra antipatico e l’altro simpatico. L’unico “nemico” di Barrichello è stato sé stesso. Con la Ferrari ha vinto 9 GP, ha segnato 11 pole position, è salito sul podio 46 volte, ha ottenuto 15 giri veloci in corsa: è un curriculum di tutto rispetto, di un pilota che ha dato il massimo e che con la Ferrari ha vinto i mondiali costruttori dal 2000 al 2004, dimostrando sensibilità nella messa a punto e velocità in pista. Ma per qualche strana ragione, si ha l’impressione che la sua storia con la rossa non abbia dato tutto quello che avrebbe potuto. Rubens è un uomo sensibile all’ambiente esterno. Non deve stupire se quando l’amico Gilles De Ferran è diventato responsabile della Honda, abbia preferito lasciare la Ferrari, con la quale aveva ancora un anno di contratto, per seguire un ambiente nuovo dove i rapporti umani lo mettevano al centro delle attenzioni. Rubens Barrichello, la storia di un giovane vecchio o di un vecchio con l’aspetto di un giovane. Ovvero di un talento enorme al posto giusto ma col compagno sbagliato. 73 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito DAKAR 2016 AVANTI UN ALTRO! DAL WRC ECCO ANCHE “XEVI” PONS di Piero Batini | From WRC to Dakar, chapter #6. 35 anni, catalano, Xavier Pons guiderà una Ford Ranger e sarà affiancato dall’argentino Ricardo Torlashi. L’ex star spagnola del Rally ritroverà alla Dakar gli avversari motociclisti di un tempo D opo Nasser Al-Attiyah, Carlos Sainz, Sébastien Loeb, Mikko Hirvonen e Martin Prokop, ecco anche Xavier “Xevi” Pons. E fanno sei. Sei specialisti o ex specialisti del WRC che migrano verso la Dakar. Viene da farsi una domanda: sono attratti dal nuovo percorso last minute, senza dune e in grandissima parte sugli spietati e velocissimi sterrati della pampa argentina, o si tratta di una 74 Rally Periodico elettronico di informazione automobilistica tendenza ben più radicata? Senz’altro entrambe le componenti influiscono in maniera decisiva, ma direi che si tratta di una tendenza piuttosto chiara. La Dakar non arresta il suo progresso in termini di impegno tecnico, e questo vuol dire, oggi, piste e terreni più guidati. Al-Attiyah ne è il Campione in Carica, ma il Principe del Qatar è anche Campione del Mondo Cross-Country Rally e WRC2. Questo significa che è l’”incarnazione” della versatilità, il Pilota perfetto, e che il “fuoristrada” automobilistico dimostra di aver bisogno di simili talenti applicati. E la Dakar ancor di più. Ha iniziato Volkswagen “rilanciando” Sainz, e Peugeot ha raccolto il testimone assoldando i “killer” del suo Dream Team, oltre a Peterhansel e Despres, appunto Sainz e, dal Marocco, Loeb. Ex WRC alla Dakar: i precedenti Stiamo parlando del presente, ma la storia della Dakar ha già sviluppato questo genere di tesi, una per tutte quella di Peugeot che, con le 205/405 Grand Raid, aveva portato dal famigerato Gruppo B alla Dakar astronavi del deserto e Piloti marziani come Ari Vatanen, tanto per fare un esempio sufficientemente eloquente. Auto, Piloti e Dakar leggendarie, che ispirano l’attualità della Maratona di ASO proponendone una chiave di lettura più moderna ma non meno interessante e agguerrita. Peugeot ha lanciato la sfida di Sainz, e l’ha rinforzata con l’arrivo di Loeb. Mini ha raccolto il guanto e ha “reclutato” Hirvonen, Toyota ha ribadito il concetto parlando a lungo con Petter Solberg e decidendo infine per Prokop. E adesso è la volta di Ford e di “Xevi” Pons. Il trentacinquenne Pilota di Vic, Barcellona, ha iniziato con le moto, è diventato uno dei grandi dell’Enduro spagnolo, ha vinto anche il trofeo Junior alla Sei Giorni, ha corso con contro avversari che portano il nome di Coma, Roma, Farres, Viladoms, tutti oggi “coinvolti” nella Dakar. Quindi è passato alle auto da Rally. Carriera piuttosto precoce, non eccelsa ma con alcuni acuti significativi. Pons ha vinto in Spagna, un Titolo gruppo N Terra, e nello Junior e Produzione WRC, due Rally nella stagione 2004, ha disputato la sua prima stagione WRC completa nel 2005 ed ha corso con Citroen, Mitsubishi, Subaru. Pons sarà affiancato dal navigatore argentino Ricardo Torlashi, già alla Dakar nel 2015, 75 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Rally e porterà in gara una Ford Ranger implementata dalla joint venture tra DMAS South Racing di Scott Abraham, base in Germania e workshop in Portogallo e Cile, e Esponsorama di Raul Romero, più nota negli ambienti della MotoGP. La macchina e il Team hanno già corso la Dakar nel 2015. Gli obiettivi, per il Team e per il Pilota, che debutta nella difficile specialità proprio con l’ormai imminente Dakar, restano quelli di portare su un livello più alto lo sviluppo della Ford Ranger, creando nel contempo nel più breve tempo possibile un binomio competitivo. 76 77 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica EDITORE: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. Iva 11921100159 REDAZIONE Ippolito Fassati Emiliano Perucca Orfei Aimone Dal Pozzo Francesco Paolillo Andrea Perfetti Matteo Valenti Maurizio Vettor Marco Congiu COLLABORANO Massimo Clarke (Tecnica) Enrico De Vita Claudio Pavanello (Epoca) Alfonso Rago Antonio Gola GRAFICA Thomas Bressani COPYRIGHT Tutto il materiale contenuto in Moto.it Magazine è oggetto di diritti esclusivi di CRM S.r.l. con sede in Milano, Via Melzo 9. Ne è vietata quindi ogni riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione scritta di CRM S.r.l. AUTOMOTO.IT Via Melzo 9- 20129 Milano Reg. trib. Mi Num. 680 del 26/11/2003 Capitale Sociale Euro 10.000 i.v. Email: [email protected] 78 79