Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 74 20 Ottobre 2015 87 Pagine Volkswagen Passat Alltrack La station che sfida i SUV Non è una vera fuoristrada ma se la cava dove le altre non riescono Periodico elettronico di informazione automobilistica Peugeot 208 restyling Sempre più bella e confortevole Ecco la nuova Peugeot 208 diesel con motore turbo 1600 Dieselgate Perché VW ha barato Cosa comporterà il richiamo dei 2.0 TDI EA189 Euro 5? | PROVA SU STRADA | Nuova Jaguar XF da Pag. 2 a Pag. 13 All’Interno NEWS: Ferrari F12tdf | BMW M2 | Fiat Tipo | Tesla con Autopilot la guida autonoma è (quasi) realtà | BMW M4 GTS Porsche 911 | F1: Ferrari la F1 del 2016 passa da Austin | Damon Hill il Capitan Zero della Formula 1 PROVA SU STRADA NUOVA JAGUAR XF Il suo segreto è l’alluminio La nuova Jaguar XF si trasforma in un’auto capace di farsi notare, senza ricorrere ad eccessi di creatività. Il suo vero gioiello però è il telaio in alluminio, che regala una dinamica di guida sublime di Emiliano Perucca Orfei 2 3 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica Media G uardandola così, di sfuggita, la nuova Jaguar XF non è cambiata molto nel passaggio dalla prima alla seconda generazione. Il team diretto dallo stilista Ian Callum, infatti, non ha stravolto le forme del vecchio modello concentrandosi ad evolverle, a dare loro nuova forza e modernità ma nel contesto di un family feeling che oggi coinvolge tutta la gamma e che era partito da XJ prima ed è arrivato ad XE passando, appunto, per la XF: come dire che le Jaguar oggi sono fatte così, non si sono sbagliati, le forme immortali della vecchia XJ non torneranno più. 4 Com’è cambiato il nuovo modello Lanciata nel 2007 e ristilizzata nel 2011 la XF di nuova generazione è più corta di 1 cm (485) ed è larga (188) ed alta (146) esattamente come la vecchia: a cambiare è la misura di passo che segna un valore di 296 cm (+5) a tutto vantaggio dell’abitabilità interna: ci sono 1,5 cm in più per le gambe dei passeggeri posteriori che si uniscono ad una maggiore abitabilità anche in altezza (+2,7). Misure che scaturiscono dall’uso di una piattaforma completamente in alluminio derivata dall’esperienza della XE: certo, rispetto alla segmento D lanciata anch’essa quest’anno, i pezzi in comune sono poco meno del 20% ma la tecnologia costruttiva è sostanzialmente identica e vederla dal vivo fa francamente impressione: il telaio è interamente rivettato, come un aereo, e l’utilizzo di materiali di incollaggio è davvero molto limitato. Jaguar ha scelto di utilizzare anche il magnesio ed altri materiali nobili che hanno abbassato del 10% il peso complessivo della scocca (ora 282 kg) senza perdere nulla in termini di rigidità torsionale, anzi, visto che Jaguar parla con un certo orgoglio di un +28% rispetto alla vecchia struttura in acciaio. Il segreto è l’alluminio Ma non è tutto: nell’ottica della ricerca dell’efficienza e del risparmio di peso, una vera ossessione per i vertici Jaguar dell’ultimo corso, a 5 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica motore senza chiave (1.030 euro). Si pagano anche i sensori di parcheggio posteriori (500 euro) ed il cruise control attivo con funzione stop&go (1.590 euro). Motori: ce n’è per tutti La gamma motori prevede il nuovo (e leggero) motore Ingenium 20d nelle declinazioni da 163 o 180 CV: il primo vanta un picco di coppia massima pari a 380 Nm mentre il secondo tocca l’interessante soglia di 430 unità: i consumi sono per entrambi pari a 4,0 l/100 km a fronte di un valore di emissione di CO2 record per la categoria di 104 g/km. Valori del 24% inferiori a quello della precedente XF motorizzata 2.2d. Interessante per il mercato europeo anche il 30d: caratterizzato da una architettura V6, il tre litri britannico è parità di potenza in abbinamento alla nuova motorizzazione Ingenium 4 cilindri 20d la differenza di peso tra le due generazioni XF è addirittura di 190 kg. Tra le particolarità tecniche anche le nuove sospensioni multilink posteriori ed a doppio braccio anteriori ma anche i sistemi elettronici di assistenza alla guida a partire dal controllo di trazione ad intervento variabile (sulla base di quanta aderenza viene rilevata dai sensori) fino alla funzione cornering brake che interviene frenando la ruota interna alla curva assicurando un miglior ingresso in curva ed una sostanziale diminuzione del sottosterzo. Gli interni prevedono una forte evoluzione di quanto già visto nell’universo Jaguar: fanno una grande scena ma non aggiungono nulla in termini di funzionalità le bocchette dell’aria che si richiudono quando si spegne il motore (solo le esterne mentre sulla vecchia erano anche le centrali)...così come 6 stato ulteriormente evoluto rispetto al precedente ed ora eroga una potenza massima di 300 CV ed una coppia di 700 Nm grazie al nuovo sistema di iniezione a 2.000 bar ed alcuni altri ritocchi sugli attriti. Il nuovo motore richiede 5,5 l/100 km di gasolio, emette 144 g/km di CO2 e si dimostra del 9% più efficiente rispetto all’unità proposta sino ad oggi. Per gli amanti del genere per la XF S è previsto anche un V6 benzina, tremila, da 340 o 381 CV mentre Jaguar Italia fa sapere che nelle concessionarie dello stivale non arriverà il comunque interessante quadricilindrico benzina 2.0 da 240 CV. Cambio automatico ZF ad 8 marce di serie per i motori V6 (optional sul quattro cilindri) mentre per la trazione integrale è necessario ordinare il 3.0 a benzina: per il diesel questa soluzione tecnica non è ancora entrata in listino. la rotella del cambio automatico, anch’essa a scomparsa al centro del tunnel centrale; interessanti, sempre nell’ambito degli effetti speciali, anche le luci soffuse a led regolabili in 10 tonalità (500 euro). Più di sostanza invece la possibilità di scegliere tra un sistema multimediale “standard” con schermo da 8” e comandi laterali o un più sofisticato sistema con schermo da 10,2” e touchscreen (2.670 euro): oltre ad avere di tutto e di più permette zoom su mappe o fotografie (bastano due dita) ma anche una serie di personalizzazioni della rappresentazione grafica del tutto degne di un tablet di pari dimensione. In dotazione arriva anche l’impianto musicale con 17 altoparlanti con potenza complessiva di 380 W. Tra gli optional interessanti (anche se costoso, 920 euro) ci sono anche il clima quadrizona, la telecamera di parcheggio con visione a 360° (1.230 euro) o l’accesso e l’avviamento del 7 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica a scomparsa e il nuovo sistema multimediale. Completamente riprogettato, è un sistema di ultimissima generazione, finalmente al passo con la migliore concorrenza. L’abitabilità è davvero ottima. A stupire è soprattutto lo spazio riservato ai due passeggeri posteriori. Il terzo, come spesso accade con auto a trazione posteriore, è decisamente più sacrificato per via dell’irrinunciabile (nasconde l’albero di trasmissione...) tunnel centrale. Il bagagliaio, considerato il segmento di appartenenza è molto buono e capiente, anche se non è poi così sviluppato in altezza. Per intenderci ci sono vani di carico meglio strutturati, soprattutto a livello di geometrie. Le nostre impressioni di guida Iniziamo il nostro test al volante di una XF spinta dal nuovo 2.0 turbo diesel Ingenium. Un motore veramente eccezionale, degno dei migliori quattro cilindri a gasolio di ultima generazione che abbiamo provato di recente (leggi Gruppo Volkswagen...). Il motore ha un bello spunto in Dal vivo: com’ fuori Nonostante gli stilisti britannici abbiamo deciso di adottare un design tutto sommato nel segno della continuità, la nuova XF riesce a farsi notare molto di più del modello di precedente generazione. Il merito è di alcuni dettagli veramente notevoli, a partire dagli elaboratissimi gruppi ottici anteriori. Certo, i designer avrebbero potuto anche osare un pizzico di più, a nostro parere, ma la nuova berlina del Giaguaro rimane comunque un’auto che permette di non passare inosservati. Elegantissima, come si addice ad un’inglese di rango, la nuova XF riesce ad attirare gli sguardi 8 basso, grazie alla coppia piuttosto generosa ed è perfetto per muovere un’auto come la XF. Non chiedetegli però alcuna velleità sportiva. Il 2.0 diesel è un motore per chi viaggia molto in autostrada, dove bisogna macinare tanti chilometri consumando il meno possibile. In poche parole, sembra il motore tagliato su misura per le flotte. Chi invece cerca qualcosa con cui potersi anche divertire non può che optare per il rinnovato V6 diesel da 300 CV. Un motore che esalta al meglio l’anima della XF che, grazie ad un telaio semplicemente strepitoso, garantisce una dinamica di guida esaltante. Nonostante le dimensioni, di certo lontane da quelle di una compatta, la XF è non solo intuitiva e semplice da guidare, ma anche leggera e incredibilmente reattiva. Merito del telaio in alluminio rivettato, che garantisce una rigidità torsionale strepitosa a quest’auto, a tutto vantaggio del piacere di guida. Davvero perfetto poi l’abbinamento con il cambio automatico ZF a otto marce. Non solo perché siamo davanti al migliore convertitore di coppia di oggi, ma anche anche grazie ad un ventaglio di colori disponibili veramente stupefacenti. Dal vivo: com’è dentro Gli interni della nuova XF seguono in un certo senso la filosofia stilistica che abbiamo trovato fuori. La plancia, veramente pulitissima, senza eccessi di stravaganza, appare molto bilanciata e, in definitiva, veramente gradevole. Nasce così un’atmosfera raffinatissima, che sa fondere in maniera armonica eleganza e sportività. Non mancano poi tutta una serie di chicche ultra tecnologiche, come le bocchette di ventilazioni 9 10 11 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Prova perché i tecnici Jaguar hanno saputo regalargli una taratura elettronica veramente perfetta per l’indole della XF. Degno di nota anche lo sterzi, ben riuscito e sufficientemente comunicativo, considerata la tipologia di auto. Conclusioni La nuova Jaguar XF si evolve nel segno della continuità rispetto al passato ma nonostante tutto riesce ad emergere molto di più, trasformandosi pienamente in un’auto capace di farsi notare. Gli interni sono spettacolari, così come il livello tecnologico raggiunto (finalmente) in termini di multimedialità. Il motore perché cerca bassi consumi è senza dubbio il 2.0 diesel, ma chi vuole esaltare al massimo le eccezionali doti di guida della ZF, rese possibile dal suo grande telaio, non può che scegliere il 3.0 V6 a gasolio. Difetti? Uno, almeno: la trazione integrale è disponibile, per ora, solo in abbinamento ai motori a benzina. 12 13 PROVA SU STRADA VOLKSWAGEN PASSAT ALLTRACK La station che sfida i SUV La Volkswagen Passat Alttrack non è una vera fuoristrada , ma grazie ad un’elettronica sofisticatissima e ad una maggiore altezza da terra riesce a cavarsela là dove andrebbero in crisi le normali station 14 15 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica D si ricorda l’esuberante - e a tratti folle - Passat W8 ardentemente voluta dall’(ormai ex) grande capo Piech, oppure la desiderabile R36 con il suo V6 da 299 CV? Oggi, in un periodo in cui vige maggiore sobrietà, la gamma Passat si è allontanata dal mondo delle altissime prestazioni - meglio non impensierire troppo Audi con le sue S ed RS - per concentrarsi su versioni più concrete. Dal un lato troviamo la curiosa plug in hybrid GTE e dall’altro, appunto, la nuova Alltrack. in look alluminio che fanno tanto offroad. Una vera opera d’arte tecnologica poi sono i gruppi ottici a led, in questo caso identici a quelli della Variant, mentre la fiancata sfoggia con orgoglio cerchi in lega da 17 pollici con design dedicato, listelli sottoporta in antracite e passaruota rinforzati. Sul tetto infine svettano mancorrenti color argento anodizzato, mentre dietro non mancano terminali di scarico trapezoidali integrati, particolarmente aggressivi. Dal vivo: com’è fuori Dal vivo: com’è dentro Rispetto ad una tradizionale Passat Variant la Alltrack fa di tutto per farsi riconoscere ad un primo sguardo, con un look originale e tutto sommato ben riuscito, senza però scadere in eccessi sopra le righe. Il primo aspetto che balza all’occhio è la maggiore altezza da terra (+ 27,5 mm per un totale di 174 mm), fondamentale per facilitare la guida lontano dall’asfalto. Si fa notare poi il frontale parzialmente rivisto con paraurti ridisegnato, fendinebbia dedicati e protezioni sottoscocca Anche all’interno la Passat Alltrack ci tiene a farsi notare grazie ad una serie di dettagli dedicati. I sedili sono rivestiti in tessuto e Alcantara, i battitacco sono in alluminio, così come la pedaliera e i tappetini presentano un’elegante doppia cucitura ribattuta. Non mancano poi inserti in materiali di pregio, mentre volante e leva del cambio sono rivestiti in morbida pelle. Bellissima poi la strumentazione interamente digitale, proprio come sulle più recenti Audi (R8, TT, A4 e Q7) che può opo il primo tentativo andato in scena tre anni fa, la Casa di Wolfsburg torna sul tema offroad con la nuovissima Volkswagen Passat Alltrack. Basata sul modello di ottava generazione, quest’auto reinterpreta il concetto di station tutto fare amante dell’offroad - tanto caro ai fratelli dell’Audi, maestri con le loro allroad - con un look ispirato al mondo dei SUV ma anche tanta sostanza dal punto di vista tecnico. Passat: tante versioni per una best seller Del resto un modello di estremo successo come la Passat, da sempre al vertice della sua categoria, lascia molto spazio alla fantasia dei progettisti di Wolfsburg. Sono tante infatti le variazioni sul tema che da sempre ruotano intorno a questo grande successo firmato Germania. Chi 16 17 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica con funzione di frenata di emergenza e riconoscimento pedoni, oltre al curioso trailer assist, pensato per facilitare le manovre per chi viaggia con un rimorchio. Trazione integrale 4Motion. Il resto lo fa l’elettronica La gamma motorizzazioni prevista per il mercato italiano prevede solo il meglio dell’attuale tecnologia Volkswagen. I motori sono tutti turbo diesel a quattro cilindri di ultima generazione, omologati Euro 6. Si parte con il 2.0 TDI da 150 CV e 340 Nm abbinato al classico cambio manuale a sei marce, per passare al più interessante 2.0 TDI da 190 CV e 400 Nm con cambio automatico a doppia frizione DSG a sei marce. Il top di gamma però rimane il nuovissimo 2.0 BiTDI biturbo diesel da 240 CV e ben 500 Nm di coppia (!), abbinato in questo caso al DSG a sette rapporti. Naturalmente sulla Alltrack tutti i motori sono abbinati di serie alla trazione integrale 4Motion. Si tratta di un sistema ipercollaudato che utilizza una frizione Haldex per ripartire parte della coppia motrice alle ruote posteriori, ma disporre di un Active Info Display con funzionalità specifiche per la guida in offroad. A richiesta si può avere anche un head-up display a colori dove vengono visualizzate una serie di informazioni utili (velocità, segnali stradali, navigazione). Al centro spicca il sistema multimediale Discover Pro (di serie c’è il display da 6,5 pollici), mentre la qualità, come spesso accade sulle auto di Wolfsburg, merita un capitolo a parte. Qualità e sicurezza: siamo al top Sulla nuova Passat infatti gli ingegneri tedeschi sfiorano la perfezione che si trova sulle Audi di alta gamma. Materiali e assemblaggi sono sublimi, sia alla vista che soprattutto al tatto. Le plastiche morbide abbondano e non mancano inserti di pregio in alluminio. I sedili sono ben sagomati, “alla tedesca”, quindi consistenti ma comodi anche per i lunghi viaggi. Offrono un 18 solo quando serve. In pratica in condizioni normali la Alltrack è una normalissima auto a trazione anteriore, a tutto vantaggio del contenimento dei consumi. Non appena però l’elettronica rivela una perdita di aderenza la trazione passa gradualmente dietro, permettendo alla Alltrack di cavarsela alla grande anche in condizioni che sarebbero proibitive per una qualsiasi auto a due ruote motrici. Il sistema 4Motion non dispone di un vero differenziale autobloccante meccanico, ma riesce a simularne l’efficacia attraverso la gestione l’elettronica EDS integrata nel controllo di stabilità ESC che agisce sull’impianto frenante. In pratica quando il sistema rivela una ruota che gira a vuoto è in grado di bloccarla azionando la singola pinza freno, simulando per l’appunto il comportamento di un vero differenziale autobloccante meccanico. La Alltrack non è quindi una vera fuoristrada, ma bisogna ammettere anche che non nasce nemmeno con questo scopo. In ogni caso grazie ad un elettronica molto sofisticata riesce a non sfigurare davanti alle vere 4x4. Accanto infatti alle classiche modalità di guida (Eco, Comfort, Normal, Sport e Individual), ottimo sostegno lombare, grazie all’abbondanza di regolazioni, e si può avere persino la funzione di massaggio integrato nello schienale. L’abitabilità è molto buona davanti, ma ci ha sorpreso soprattutto dietro, dove i passeggeri hanno a disposizione molto più spazio per le gambe rispetto ai modelli di precedente generazione e persino bocchette di ventilazione dedicate. l bagagliaio non è da meno. Con 650 litri di capacità riesce ad accontentare anche i più esigenti ed è molto ben sfruttabile grazie al fondo perfettamente piatto e al sistema modulare per organizzare i bagagli. Abbattendo i sedili poi si può arrivare ad avere ben 1.780 litri. Il progetto Passat 8 è particolarmente recente e questo garantisce uno standard tecnologico di sicurezza elevatissimo. Sulla Alltrack, oltre a 7 airbag, ABS ed ESP, troviamo di serie cruise control attivo, fatigue detection, assistente al mantenimento di corsia, front assist 19 20 21 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione automobilistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb rese possibili grazie alla regolazione dell’assetto adattivo DCC, è disponibile anche la funzione “Offroad”. Con questo programma tutti i sistemi di assistenza alla guida, ma anche l’assetto e la taratura di motore e cambio, vengono adattati per ottimizzare la guida in offroad. Anche in questo caso quindi non abbiamo delle vere e proprie ridotte, ma l’elettronica fa di tutto per facilitare le cose quando si è lontani dall’asfalto. C’è già tanto di serie La nuova Alltrack rappresenta un po’ la punta di diamante della gamma Passat e, a causa di un equipaggiamento che offre tanto (se non tutto) già di serie, ha un prezzo d’attacco sicuramente non trascurabile. In Italia si parte da 39.050 per la 2.0 TDI manuale, ma con il biturbo diesel da 240 CV si possono arrivare a superare tranquillamente i 46.000 euro. In generale, a parità 22 di motorizzazione, possiamo dire che rispetto ad una Passat Variant 4Motion, per la Alltrack si spendono all’incirca 1.400 euro in più (il delta prezzo dipende dalle versioni, ma una Passat Variant 2.0 TDI 150 CV 4Motion Highline costa 37.650). Le concorrenti non possono che essere tutte le “station avventurose” che affollano il listino attuale a partire da Subaru Outback, Opel Insignia Country Tourer e Volvo V60 Cross Country, ma è bene che si guardino le spalle anche le consanguinee Skoda Octavia Scout e Audi A4 allroad. Le nostre impressioni di guida Abbiamo scelto di provare la Passat Alltrack nella sua massima espressione, ovvero nella versione spinta dal nuovissimo 2.0 BiTdi da 240 CV abbinato al cambio automatico DSG. Diciamo subito che questo quattro cilindri ha una potenza sconosciuta rispetto alla concorrenza (è addirittura più potente del nuovissimo 2.0 Drive-E della Volvo) e si sente non appena si affonda il piede sul pedale del gas. Il motore esprime con un’immediatezza quasi brutale i suoi 500 Nm di coppia (!), rendendo la Alltrack estremamente reattiva e prontissima nelle ripartenze. Come tutti i diesel è inutile però tirargli il collo: sopra ai 3.500 giri la spinta del BiTDI inizia a diluirsi, quindi è molto meglio apprezzarlo ai bassi e medi regimi, dove riesce a dare il meglio di sé. E’ assecondato alla perfezione dal DSG a sette rapporti, sempre prontissimo e immediato nei cambi di marcia, con logiche di gestione impeccabili. Nonostante la potenza sovrumana per un motore 2.0 a quattro cilindri, il BiTDI è quasi del tutto privo di vibrazioni e nella guida tranquilla è incredibilmente silenzioso, quasi impercettibile con il suo ronzio abbondantemente coperto dal rumore di rotolamento degli pneumatici. Bellissima poi l’elasticità che sa dimostrare in basso, dove riesce a dimostrarsi molto rotondo, quasi come se fosse un più raffinato V6. Le cose cambiano invece quando si spinge al massimo, perché ad alti regimi questo motore alza un po’ la voce e diventa un po’ ruvido. Ma si sa, stiamo sempre parlando di un quattro cilindri, e siccome i miracoli non appartengono per il momento ancora a questo mondo, i livelli di perfezione che un V6 sa dimostrare in questi frangenti restano irraggiungibili. La Passat Alltrack del resto è un’auto da viaggio, perfetta per macinare chilometri, senza rinunciare ad una ripresa eccezionale sempre pronta in qualsiasi evenienza. E in questo frangente il BiTDI è davvero perfetto. Per il resto la Alltrack si rivela eccezionale come ha saputo dimostrare la nuova Passat. Il livello di insonorizzazione dell’abitacolo è impeccabile e il comfort per i 23 24 25 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione automobilistica passeggeri raggiunge veramente livelli molto elevati. Gli unici appunti che ci sentiamo di sollevare - sono più imperfezioni che veri e propri difetti - riguardano la corona dello sterzo, fin troppo sottile per i nostri gusti, e le sospensioni. La maggiore altezza da terra infatti ha richiesto una taratura un po’ più rigida e alla lunga questo dettaglio si può far sentire. Niente di sconvolgente, sia chiaro, la Alltrack rimane estremamente comoda anche per chi sta dietro, ma bisogna mettere in conto che in qualche modo rimane un po’ più rigida della classica Variant. Consumi Il 2.0 BiTDI non ci ha sorpreso soltanto per una prontezza sconosciuta ai classici 2.0 diesel, ma anche per i consumi. Nel corso della nostra prova, dove non ci siamo risparmiati troppo con il pedale del gas (complici le favolose Autobahn tedesche), siamo riusciti a consumare mediamente 6,9 /100 km. Un risultato molto buono per un’auto così alta da terra, ma soprattutto dotata di cambio automatico, trazione integrale e un livello di potenza decisamente importante. Siamo certi poi che con uno stile di guida sempre accorto saremmo riusciti a ottenere qualcosa di ancora più strabiliante. Conclusioni La nuova Alltrack porta in dote tutte le eccellenze della nuova Passat 8 unite ad uno stile più originale, ispirato al mondo offroad. Non è una vera fuoristrada naturalmente, ma grazie ad un’elettronica sofisticatissima e ad un’altezza da terra più generosa riesce a cavarsela là dove andrebbero in crisi le normali station. Purtroppo non abbiamo avuto modo di testarla in offroad, ma siamo certi che saprà sorprendere anche lontano dall’asfalto. Il nuovo 2.0 BiTDI sorprende per una grinta in basso davvero brutale ed è silenziosissimo nei regimi di esercizio ottimali. I consumi sanno essere contenuti considerati i valori di potenza in gioco, ma i prezzi non sono per tutti. 26 BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Volkswagen Passat Alltrack Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » Test drive » Sito dedicato » Store online » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 27 PROVA SU STRADA PEUGEOT 208 RESTYLING Sempre più bella e confortevole Ecco la nuova Peugeot 208 diesel con motore turbo da 1600 centimetri cubi. Tanto spazio all’interno, dettagli curati e un motore poliedrico, parco nei consumi e silenzioso. Prezzi a partire da 13.000 sino a oltre 20.000 euro di Murizio Vettor 28 29 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Media O scar Wilde, di frasi da incorniciare, ne ha dette tante, ma una tra tutte è disarmante nella sua ovvietà... «Tutte le persone conoscono il prezzo delle cose ma soltanto alcune ne conoscono il vero valore». La stessa differenza che c’è tra analizzare una vettura sul depliant e provarla. Possiamo anche conoscere a memoria tutti gli optional, i prezzi, i dati tecnici di un’auto, ma solo provandola se ne può apprezzare il vero valore. Tanto che anche una vettura come la Peugeot 208, oggetto della nostra prova, a un primo superficiale sguardo, potrebbe sembrare una vettura di segmento B come tante altre. Entrandoci, provandola, la musica cambia. Eccome. Non è infatti solo il bel design a catturare. C’è confort, qualità, sostanza. Il prezzo lo conoscete tutti, perché 208 Allure 5 30 Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica quelle tradizionali: richiedono meno manutenzione, resistono meglio ai graffi e ai lavaggi frequenti anche ad alte pressioni (senza applicazione di cere). Ma torniamo a noi. La calandra è ora meno spigolosa, i fari anteriori con maschera interna nera e cromata sono impreziositi da nuovi led (di serie a partire dal secondo allestimento disponibile ovvero Active) e i fendinebbia hanno una diversa collocazione, studiata per conferire alla vettura un look più possente. A proposito di allestimenti: quattro, Access, Active, Allure e GT Line (in ordine crescente). Spostando lo sguardo sul retrotreno della 208, ecco campeggiare una bella coppia di nuovi fari, caratterizzati da luci a led con una forma che ricorda gli “artigli”del leone e un effetto 3D davvero niente male. Nessuna grossa novità nell’abitacolo se si escludono i nuovi abbinamenti cromatici dei rivestimenti e i colori degli interni. La vera novità è più che altro la presenza del software del sistema multimediale con funzionalità MirrorLink che proietta sul display Touchscreen multimediale da 7’’ (rimasto quello della precedente versione) le informazioni dello smarthphone. Sempre a proposito di interconnessione. Dalla 208 sono accessibili una serie di informazioni utili alla vita a bordo della vettura, tramite una chiavetta 3G e un abbonamento. Il “sistema” da in tempo reale al conducente informazioni riguardanti i parcheggi disponibili nelle vicinanze, i prezzi del carburante nelle stazioni vicine, le info sul traffico, meteo, le informazioni turistiche dalle guide Michelin, TripAdvisor, ecc. Inoltre c’è MyPeugeot che per mezzo di un collegamento Bluetooth tra il Touchscreen 7” e il proprio telefono, dà la possibilità di avere altre informazioni e servizi: scadenza per la manutenzione, Find My Car (che permette di ritrovare l’auto parcheggiata o di localizzarla in caso di furto, Last Mile Guidance (che vi guida a destinazione a piedi dopo avere parcheggiato), indicazione km di autonomia con il carburante a disposizione e archiviazione dei dati di viaggio (durata, consumi, distanza percorsa). porte parte da quota 16.550. È scritto ovunque. Quello che non sapete è quanto sia una vettura di qualità e sostanza. Non preoccupatevi. Per quello ci siamo anche qui noi... Nuova 208: restyling conservativo Affinamenti, migliorie, piccoli interventi estetici. Ecco cosa fa la differenza tra la passata versione e questo nuovo restyling. Le forme sono rimaste infatti su per giù le stesse, anche se è innegabile che hanno beneficiato di un ritocco estetico azzeccato e ora possono essere coperte con ben 12 tinte di colori diversi: lacche, metallizzate, madreperla e Matt Ice. A proposito di Matt Ice: ci sono due nuove tinte su questa base, con un effetto opaco davvero accattivante, ma soprattutto che con le variazioni di luce, fanno risaltare linee e dettagli. Inoltre Peugeot garantisce che le Matt Ice sono tinte più resistenti rispetto a 31 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione automobilistica segmento. In ogni caso il diesel è disponibile con 75,100 e 120 cavalli. Importante sottolineare che tutte le 208 sono Euro 6 e che se il precedente modello era disponibile anche con doppia alimentazione benzina-GPL questa non lo è. Questa scelta farebbe pensare che i nuovi motori, più potenti e probabilmente costruiti con materiali diversi, mal si sposano con quel tipo di alimentazione alternativa. Cosa già vista anche su altre vetture Euro 6. In buona sostanza, sarà consigliabile scartare l’installazione di un impianto GPL anche after-market. Bella fuori, spaziosa dentro Ormai il fiato è quasi finito... Stiamo dando in numeri? Quale fiato? Quello che tutte le volte perdiamo nel decantare le lodi degli interni delle vetture del gruppo PSA. Temiamo di sembrare Ecco tutte le sue motorizzazioni L’oggetto della nostra prova, come già anticipato all’inizio di questa nostra presa di contatto, è la Peugeot 208 con propulsore 1.6 turbo da 75 cavalli con motore BlueHdi e carrozzeria 5 porte. Abbiamo scelto questa motorizzazione, la meno potente della gamma diesel, perché rappresenta indubbiamente un buon compromesso tra potenza-consumi-costi. Alcuni di voi potranno storcere il naso per via della cavalleria piuttosto contenuta, ma anche noi ci siamo dovuti ricredere. Non dobbiamo, ne tanto meno vogliamo, convincervi, ma nel constatare quanto questo 1.6 turbo sia un motore di “buone speranze”, vi invitiamo ad andare a provarne uno nella più vicina concessionaria. Ovviamente questa è solo una delle possibili scelte che si alternano tra benzina e diesel. Per la prima tipologia abbiamo sostanzialmente tre diverse scale di grandezza: 32 di parte ma come disse “Qualcuno”, date a Cesare quel che è di Cesare... Quindi, in soldoni, la 208 non è da meno delle sorelle o cugine del gruppo. Quello che cattura subito gli occupanti, è l’immancabile qualità percepita. Il confort è da voto otto, sette ai materiali della plancia e nove alla sedileria. Il voto più alto però va all’ergonomia generale (sia dei posti anteriori sia di quelli posteriori) e all’estetica della plancia di comando. In buona sostanza, l’unica sufficienza la assegniamo al volante di ridotte dimensioni che nella posizione più alta della regolazione limita quasi completamente la visuale della strumentazione e che ha alcuni comandi non retroilluminati. Dicevamo: buona l’abitabilità. I sedili anteriori offrono un ottimo confort e supporto con un grande contenimento laterale. Caratteristica però che potrebbe non essere apprezzata da chi è Pure Tech 1.0 da 68 cavalli (cambio manuale a 5 rapporti) , Pure Tech 1.2 da 82 cavalli (cambio manuale a 5 rapporti) e infine, sempre a partire da questo motore, ma implementato con un turbocompressore in grado di aumentare la potenza sino a 110 cavalli, il Pure Tech più potente, abbinabile a un cambio automatico Aisin a 6 rapporti (1150 euro) o a un tradizionale manuale a 5 rapporti. Per chi invece volesse un diesel, quindi ricercasse una vettura più adatta a lunghi trasferimenti, il ventaglio di scelta è piuttosto buono e anche se le potenze in gioco non sono elevatissime, la buona coppia e notevole elasticità, ne fanno dei motori interessanti. Se a tutto questo aggiungiamo che siamo di fronte a motori che si fanno apprezzare anche per l’assenza di vibrazioni e la bassa rumorosità, capirete bene che la 208 ha tutte le carte in regola per far passare notti insonni alle dirette concorrenti del 33 34 35 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 36 Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove 37 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione automobilistica molto robusto. Il divano posteriore ha invece uno schienale piuttosto verticale ma un’ampia seduta. Lo spazio per le gambe è buono, come quello per i bagagli che vengono accolti da un vano di 285 litri estendibile a 1.152 abbattendo progressivamente gli schienali posteriori. Ecco l’auto della prova L’ospite di questo servizio è la 5 porte BlueHDi 1,6 turbo da 75 cavalli in allestimento Allure ovvero la versione più accessoriata se escludiamo ovviamente la serie GT che va stuzzicare un altro tipo di clientela. L’auto indossa un abitino bianco denominato Banchisa, cerchi in lega da 16” titano nero brillante (con inserti bianchi) e una dotazione di serie sicuramente interessante: Active city break, sensori parcheggio, retrocamera, touchscreen da 7” con navigatore, sedili in pelle. I prezzi della 208 partono da 12.300 euro che vi permetteranno di avere la 1,0 benzina Pure tech da 68 cavalli 3 porte in allestimento Access. La stessa auto ma 5 porte, parte da 13.000 euro. La versione base è comunque ben accessoriata. Per quanto concerne infatti la dotazione di sicurezza di serie, abbiamo: airbag conducente e passeggero disattivabile, fissaggi ISOFIX sui sedili laterali posteriori, ABS, chiusura automatica delle porte a vettura in movimento, chiusura centralizzata con telecomando, airbag a tendina, tre poggiatesta posteriori, indicatore di perdita di pressione pneumatici. La BlueHDi 75 cavalli 5 porte Allure del nostro test è invece in vendita a 20.380 euro. 38 BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Peugeot 208 restyling Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » Test drive » Sito dedicato » Store online » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 39 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica seguito anche per questa versione speciale della F12. L’aerodinamica è stata studiata nei minimi dettagli, risultando avere un’efficienza migliorata dell’87% rispetto alla vettura con cui condivide il nome. Ciò è stato possibile grazie ad un nuovo diffusore montato al retrotreno dell’auto, oltre a spoiler anteriore e posteriore rivisti e ad un nuovo sistema di canalizzazione dei flussi. La F12tdf, ora, è capace di generare una downforce di 230 kg a 200 km/h di velocità. Migliorata anche la dinamica. Al retrotreno è installato un sistema denominato Passo Corto Virtuale, tramite il quale le ruote posteriori divengono sterzanti, incrementando contemporaneamente la cinematica complessiva del mezzo. Oltre a ciò, la guidabilità tra beneficio anche dall’utilizzo di materiali compositi e di fibra di carbonio per molteplici componenti dell’automobile, in quanto si è giunti tramite questo processo ad un rispasmio di 110 kg di peso. È tuttavia nel cuore della vettura al quale vengono rivolti gli sguardi e le attenzioni degli appassionati. Il V12 aspirato da 6.2 litri, derivato dalla F12, ora tocca la soglia di 780 cavalli, 40 in più rispetto alla Berlinetta. La F12tdf, così, brucia lo scatto da 0 a 100 km/h in appena 2.9 secondi - anche grazie al cambio DCT di derivazione diretta dalla Formula 1 - raggiungendo e superando di slancio gli oltre 340 km/h di velocità massima. Tutti questi valori consentono alla f12tdf di fermare il cronometro sulla pista di Fiorano in appena 1’21”. Non si conosce ancora il prezzo, ma trattandosi di una Ferrari in tiratura limitata, possiamo immaginare che sia più elevato rispetto alla F12 Berlinetta. FERRARI F12TDF L’EDIZIONE LIMITATA DA 780 CAVALLI di Marco Congiu | La Ferrari ha svelato ufficialmente la F12TDF. Si tratta di un’edizione limitata volta a celebrare i successi del Cavallino nel Tour de France automobilistico. Appena 2.9 secondi per lo 0-100 km/h Q uando una nuova Ferrari vede la luce, è sempre un momento unico. Lo stesso discorso si può fare anche oggi, quando Maranello ha deciso di svelare la nuova F12tdf. Si tratta di un’edizione speciale della F12 Berlinetta, realizzata in tiratura limitata di 799 esemplari. 40 La sigla tdf è utilizzata per celebrare i successi delle Gran Turismo di Maranello nel celeberrimo Tour de France automobilistico a cavallo degli anni ‘50 e ‘60. Non si tratta, tuttavia, di un semplice acronimo psoto nel nome della vettura. Come a Maranello ci hanno abituato, il binomio “edizione limitata-prestazioni uniche” è stato 41 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica Erede della Serie 1 M Erede della indimenticata Serie 1 M quest’auto piomba nel mondo degli appassionati di altissime prestazioni con un obiettivo ben definito: riscrivere le regole del gioco nel mondo delle sportive compatte a trazione posteriore. Già ad un primo sguardo la M2 si presenta come l’oggetto del desiderio ed il merito è tutto di un’estetica mozzafiato, curata in ogni minimo dettaglio. L’aspetto è più muscoloso che mai, ma allo stesso tempo incredibilmente dinamico. Inoltre ogni particolare non è stato pensato soltanto in funzione dello stile, ma ha una precisa funzione aerodinamica. I cerchi in lega lasciano presagire prestazioni fuori dal comune, tanto da sfoggiare un diametro di ben 19 pollici. Al posteriore poi non possono mancare i quattro terminali di scarico a coppie, vero simbolo irrinunciabile di ogni M che si rispetti. Sei cilindri 3.0 turbo Dentro poi ci si immerge in un’atmosfera dove la parola d’ordine è racing allo stato puro. Bellissimi i sedili sportivi, così come il volante di diametro ridotto e la leva del cambio, tutti dettagli firmati dalla divisione M. Il vero cuore della M2 però non può che nascondersi sotto al cofano dove pulsa niente di meno che l’iconico sei cilindri da 3.0 litri di Monaco, sovralimentato con tecnologia M TwinPower Turbo. Un motore con ogni probabilità ereditato dalle sorelle maggiori M3 ed M4, in grado in questo caso di scatenare sulle ruote posteriori 370 CV e 465 Nm di coppia, che possono diventare temporaneamente 500 con la funzione overboost. Ma le buone notizie non finiscono qui. Questo gioiello infatti può essere ancora abbinato ad un classico cambio manuale a sei rapporti, che senza dubbio verra scelto dai puristi della guida (e dai più esperti). BMW M2 370 CV DI PURO GODIMENTO di Matteo Valenti | Dopo la presentazione della eccezionale M4 GTS, la Casa di Monaco di Baviera, a distanza di pochi giorni, torna a lasciare il mondo a bocca aperta con la nuovissima BMW M2 Coupé, un mostro da 370 CV a trazione posteriore D opo la presentazione della eccezionale M4 GTS, la Casa di Monaco di Baviera, a distanza di pochi giorni, torna a lasciare il mondo a bocca aperta con la nuovissima BMW M2 Coupé. 42 43 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica News aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb In alternativa in ogni caso si può avere l’automatico a doppia frizione M DKG a sette rapporti con paddles al volante. Prestazioni: è una supercar Questo pedegree consente uno scatto da 0 a 100 km/h in 4,3 secondi (che diventano 4,5 col manuale) e una velocità massima autolimitata elettronicamente a 250 km/h. Chi dovesse scegliere l’M Driver’s Package in ogni caso potrà spingersi fino a 270 km/h. Altissimo naturalmente anche il livello di raffinatezza del telaio. L’assetto, sviluppato direttamente dagli specialisti della divisione M, può contare su avantreno e retrotreno realizzati in alluminio, ma non mancano nemmeno differenziale attivo M e il fenomenale impianto frenante Compound M. 44 45 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica possano essere realizzate varianti station wagon e hatchback, molto più in voga nei mercati dell’Europa centrale. Motori A equipaggiare la nuova Fiat Tipo saranno due turbodiesel Multijet II e due motori a benzina, con cambio manuale o automatico, e potenze comprese tra 95 e 120 CV. Queste le prime informazioni diffuse da FCA, che rivelerà le altre specifiche tecniche della nuova Tipo nelle prossime settimane insieme ai prezzi, che dovrebbero essere piuttosto accessibili perchè la Fiat Tipo punta dichiaratamente ad una clientela attenta al valore reale di un’auto. Prodotta in Turchia La Fiat Tipo è stata disegnata in Italia dal Centro Stile FCA e sviluppata in Turchia insieme a Tofaş R&D. Verrà prodotta nello stabilimento turco di Bursa, dove Fiat produce attualmente anche i modelli Linea, Qubo, Nuovo Doblò, Fiorino e Doblò Cargo. Da lì raggiungerà gli oltre 40 mercato a cui è destinata. In Turchia, però, sarà commercializzata sotto il nome di Fiat Aegea « quale tributo a una nazione da sempre strategica per FCA», spiegano da Torino. Un nome “storico” La Fiat Tipo ripesca dalla tradizione Fiat lo stesso nome che fu assegnato alla segmento C prodotta a Cassino dal 1988 al 1995 e che nel 1989 vinse il premio di Auto dell’Anno. Tre le innovazioni introdotte dalla Tipo vi erano la carrozzeria zincata, il portellone posteriore in vetroresina e per la strumentazione digitale dell’allestimento DGT che era molto futuristica per l’epoca e il segmento di appartenenza della Tipo. FIAT TIPO, IL RITORNO ADESSO È UNA BERLINA Fiat annuncia il nome della prossima compatta presentata lo scorso maggio come Fiat Aegea: si chiamerà Fiat Tipo, come la popolare segmento C degli anni ‘90. In Italia la nuova Tipo sarà commercializzata a partire da dicembre E’ stata presentata allo scorso Salone di Istanbul come Fiat Aegea, ma sul mercato italiano, dove arriverà a dicembre, e negli altri Paesi dell’area EMEA sarà commercializzata come Fiat Tipo la nuova berlina compatta della Casa torinese a cui è affidato il compito di rilevare il ruolo della Bravo e della Croma ormai uscite di produzione. 46 Fiat Tipo, le dimensioni La nuova Fiat Tipo è una compatta a tre volumi lunga 4 metri e mezzo, larga 178 centimetri e alta 148 cm. Il passo misura 2 metri e 64 centimetri, i posti a bordo sono cinque e la capacità di carico del bagagliaio arriva fino a 510 litri. E’ stata concepita fin dall’inizio come berlina a tre volumi, ma non è da escludere che sulla stessa piattaforma 47 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica e, una volta individuato, la Model S è in grado di eseguire la manovra autonomamente. Con il lancio della prossima release 7.1, ha anticipato Tesla Motors, il proprietario potrà inoltre “inviare” l’auto in garage e richiamarla da remoto. A partire dalla versione 7.0, inoltre, il software è in grado di migliorarsi autonomamente grazie alla condivisione dei dati dei tragitti percorsi tra tutte le vetture che ne sono dotate. Ciò costituirà una banca dati preziosissima sulla quale basare le prossime tecnologie “driverless”. Insomma, la ormai ex startup californiana sembra già pronta per insidiare Google nel campo della guida autonoma. Il suo numero uno Elon Musk ha infatti dichiarato alla presentazione del software 7.0 che entro tre anni «sarà possibile dormire» mentre la vettura ci porterà dal punto A al punto B. TESLA CON AUTOPILOT LA GUIDA AUTONOMA È (QUASI) REALTÀ Accelera, frena, sorpassa e parcheggia da sola: sono le nuove funzioni avanzate introdotte sulla Model S con il software 7.0 N on sarà ancora in grado di portare a destinazione il proprio proprietario inserendo l’indirizzo nel navigatore, ma il software versione 7.0 che Tesla Motors ha introdotto per la sua Model S ci si avvicina molto. Attraverso una combinazione di sensori video, radar, a ultrasuoni e la tecnologia GPS, con il pacchetto “Autopilot” la berlina elettrica californiana è in grado di mantenere autonomamente la corsia di marcia e la distanza di 48 sicurezza dai veicoli che precedono. A queste funzioni, non molto differenti da quelle offerte da altri modelli di costruttori tradizionali, la Model S aggiunge anche la funzione “Auto Lane Change”, che sposta la vettura automaticamente sulla corsia adiacente semplicemente azionando l’indicatore di direzione. Un’altra funzione introdotta con il software 7.0 è “Autopark”: dei sensori ad ultrasuoni scansionano continuamente lo spazio circostante alla ricerca di un parcheggio 49 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione automobilistica una gestione del motore differente. La 911 Carrera 4 col nuovo motore turbo accelera da 0 a 100 km/h in 4,1 secondi (ben 0,4 secondi in meno del modello precedente con unità aspirata), mentre la Carrera 4S scende di 3 decimi e adesso scatta in 3,8 secondi. L’unità è ben più efficiente della precedente, tanto che i consumi scendono rispettivamente a 7,9 l/100 km (-0,8 l) e 8 l/100 km (-1,2 l). Se è “4” si vede Tutte le nuove versioni a trazione integrale della 911 sono dotate di passaruota posteriori allargati di 4,4 cm rispetto alle versioni a trazione posteriore e di una banda luminosa che, come da tradizione, collega visivamente i gruppi ottici posteriori. Le nuove Porsche 911 Carrera 4 e 911 Targa 4 saranno lanciate in Europa alla fine del prossimo gennaio. Il PASM è di serie Di serie sui nuovi modelli “4” è presente il PASM (Porsche Active Suspension Management), ovvero il sistema di sospensioni intelligenti di Porsche, che abbassa l’assetto di 1 cm ed è dotato di nuovi ammortizzatori. Premendo un pulsante si può alzare la luce a terra del frontale di 4 cm nel tempo di 5 secondi, una funzione che permette di entrare e uscire da parcheggi e garage senza pericolo di danneggiare il fondo della vettura. PORSCHE 911 IL MOTORE TURBO ARRIVA ANCHE SU CARRERA 4 E TARGA 4 Più veloci e meno assetate anche le nuove versioni 4WD della 911 grazie al nuovo boxer turbo da 3 litri. Saranno disponibili dalla fine di gennaio 2016 A nche le Porsche 911 a quattro ruote motrici, scelte da un cliente Porsche su tre, ricevono il nuovo motore turbo lanciato di recente su Coupé e Cabriolet restyling. Grazie al nuovo motore boxer 6 cilindri turbo da 3 litri, Carrera 4 e Targa 4, dotate di trasmissione integrale a comando elettroidraulico sono ancora più veloci e 50 scattanti rispetto ai modelli precedenti. Il merito è del nuovo boxer da 3.0 litri abbinato di serie al cambio doppia frizione PDK che su 911 Carrera 4 e 911 Targa 4 raggiunge una potenza di 370 CV e una coppia massima di 450 Nm, mentre su Carrera 4S e Targa 4S questi valori salgono rispettivamente a 420 CV e 500 Nm grazie a un compressore specifico, uno scarico dedicato ed 51 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito BMW M4 GTS PIÙ ACQUA, PIÙ CAVALLI E’ la prima vettura stradale a sfruttare la soluzione tecnica dell’iniezione di acqua che migliora il rendimento. Con 500 CV ed un peso ridotto al minimo accelera da 0 a 100 km/h in soli 3,8 secondi S ono passati 30 anni dalla prima BMW M3. Correva l’anno 1986 e ancora nessuno sapeva che le versioni sportivissime delle BMW sarebbero diventate un filone di grande successo. L’anniversario delle “M” è l’occasione propizia per la Casa dell’Elica per presentare la nuova BMW M4 GTS, un’edizione limitata a 700 esemplari della coupé bavarese che ne esalta ancora di più le prestazioni grazie... all’acqua. 52 News Periodico elettronico di informazione automobilistica Metti l’acqua nel motore La M4 GTS è infatti la prima vettura stradale di BMW a sfruttare l’iniezione di acqua, una soluzione tecnica già adottata sulla M4 GTS safety car della MotoGP che è ottimamente spiegata in dettaglio in questo articolo di Massimo Clarke. Grazie all’acqua iniettata negli iniettori, si abbassa la temperatura nella camera di combustione e dunque possono essere utilizzati rapporti di compressione più spinti, migliorando il rendimento. Tant’è vero che il turbo sei cilindri in linea dalla cilindrata di 3.000 cc della BMW M3/ M4 che nella versione standard eroga 431 CV, sale a 500 CV e guadagna 50 Nm di coppia massima (600 Nm). Il tempo sullo 0-100 km/h che cala da 4,1 a 3,8 secondi e una velocità massima di 305 km/h (limitata elettronicamente), non sono però solo merito del propulsore. Via i chili di troppo La BMW M4 GTS ha subito infatti una riduzione del peso fino a 1.585 kg grazie all’adozione di numerosi accorgimenti: nell’abitacolo i sedili sono in carbonio, la consolle centrale, il rivestimento della zona del divanetto posteriore, assente, con paratia che separa il bagagliaio, i pannelli interni delle porte e delle sezioni laterali sono stati alleggeriti utilizzando materiali compositi. Come sulle auto da corsa, i nastri hanno sostituito le maniglie. Non solo: l’impianto di scarico è dotato di un terminale in titanio che permette di risparmiare il 20% di peso rispetto alla costruzione tradizionale e la carrozzeria è stata alleggerita con il cofano motore disegnato ex novo, il tetto e lo splitter anteriore regolabile sono realizzati in composito di fibra di carbonio. Una maggiore deportanza è stata inoltre ottenuta attraverso l’alettone posteriore regolabile e il diffusore inserito sotto il paraurti posteriore, realizzato anch’esso in carbonio. Anche i cerchi in lega M specifici sono più leggeri: sono fucinati e lucidati tramite tornitura e montano degli pneumatici realizzati appositamente per la BMW M4 GTS del tipo Michelin Pilot Sport Cup 2, quelli anteriori dalla misura 265/35 R19 e quelli posteriori 285/30 R20. Corsaiola ma tecnologica La BMW M4 GTS è la prima automobile di serie a essere dotata in esclusiva delle innovative luci posteriori in tecnologia OLED. L’assetto M con settaggio specifico per la BMW M4 GTS è regolabile a 3 livelli ed è configurabile secondo le preferenze personali, dunque adattabile alle particolarità dei differenti circuiti. Per l’impiego in pista è disponibile in optional il pacchetto Clubsport che comprende un roll-bar dietro i sedili anteriori in acid orange, cinture a sei punti adatte alle corse e un estintore. 53 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Curiosità Periodico elettronico di informazione automobilistica che lavora tutti i giorni proprio su queste curiose vetture “zebrate”, di spiegarci nel dettaglio tutti i segreti che ruotano intorno ai muletti. Come si struttura il processo che porta alla nascita di un nuovo modello. Può sintetizzarci brevemente le diverse fasi? «Un nuovo modello nasce con due processi distitnti: design estetico e progettazione veicolo. Il muletto fa parte della progettazione veicolo. Un muletto è una vettura costruita per evidenziare e studiare di volta in volta un singolo aspetto della progettazione: le sospensioni, i radiatori, il motore, il raffreddamento, la prova di durata, ecc.» E poi? «Dopo i muletti ci sono le vetture preserie, seguite dalle avanserie e infine dal veicolo di serie». Tecnicamente che cos’è un “muletto” e a cosa serve? «Un muletto è una vettura costruita per evidenziare solo un aspetto particolare della progettazione. Per questo si costruiscono diversi tipi di muletto: dal muletto sospensioni, al muletto radiatori, fino a quello del motore, del raffreddamento, della prova di durata ecc. In pratica esiste un muletto per ogni branca della progettazione» Come nasce un “muletto”? «Il muletto viene costruito volontariamente ricalcando le forme di una vettura già conosciuta e presente sul mercato (Per l’Alfa Giulia si sono utilizzate parti della Maserati Ghibli, per il SUV Alfa quelle della Fiat 500 Living e così via, ndr). Questo avviene perché i muletti servono solo per sviluppare soltanto il lato “tecnico “ della vettura e non quello estetico o aerodinamico.» E come si studia, almeno inizialmente, la carrozzeria? «Le prove di carrozzeria vengono svolte su vetture nude in galleria del vento». CHE COS’È UN “MULETTO” E COME NASCE UNA NUOVA AUTO di Matteo Valenti | Spesso becchiamo su strada strane vetture camuffate in maniera anomala. Si tratta dei famosi “muletti”, ma cosa sono esattamente? Lo abbiamo chiesto ad un “addetto ai lavori” G razie ai nostri fotografi, sempre pronti a catturare immagini “rubate” di veicoli in fase di sviluppo, ogni settimana siamo in grado di darvi qualche anticipazione sul mondo dell’auto. Nuovi modelli allo stato primordiale o vetture praticamente pronte per il debutto su strada, poco importa. Si tratta dei famosi “muletti” - così vengono volgarmente chiamati – che servono 54 a portare avanti per gradi il processo di creazione di una nuova auto. Sul tema però c’è ancora oggi molta confusione, specialmente quando il muletto di un determinato modello (es. SUV Alfa Romeo) viene camuffato con la carrozzeria di un’auto esistente ma completamente differente (nel caso del SUV Alfa con i pannelli della Fiat 500L Living). Per fare chiarezza una volta per tutte abbiamo chiesto ad un esperto del settore, 55 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Curiosità aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Perché a volte troviamo “muletti” che esternamente sembrano altri tipi di auto rispetto alla meccanica che si nasconde sotto alle camuffature? «Per alterarne la percezione su strada ed essere quindi irriconoscibili. Del resto in queste fasi non conta “l’esterno” ma soltanto la meccanica». Come si “camuffa” un muletto? Quali sono le problematiche principali? «Un muletto si camuffa tramite camuffature rigide imbullonate (vetroresine, carbonio) oppure tramite parti in tessuto spugnoso velcrate alla carrozzeria. Il problema principale è l’apertura delle air intake e il rigonfiamento delle 56 camuffature a velocità sostenuta». Perché i “muletti” sono spesso rivestiti con pellicole zebrate, dalla trama quasi ipnotica? «La pellicola optical, questo il nome tecnico, è l’ultima fase della camuffatura. A vettura già presentata, evita che le fotografie ritraggano i volumi alla perfezione». Perché le Case si servono di “muletti” anche su strade aperte al traffico? Non rischiano troppo in questo modo? «Se non rischiassimo un po’ saremmo aziende di panettoni. Invece facciamo supercar [sorride, ndr].» 57 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Intervista Periodico elettronico di informazione automobilistica responsabilità, come si uscirà dall’empasse. E soprattutto quali sono i progetti dei due Giugiaro a breve termine. Perché i progetti ci sono e non potrebbe essere diversamente: padre e figlio hanno talento e una grande passione per l’auto e per la moto, in particolare per quelle da trial. Amano e praticano assiduamente il motoalpinismo, hanno viaggiato nel deserto. A questo primo video ne seguiranno, a distanza di una settimana, altri due. Il primo concentrato sulla moto: come è nata la passione, dove vanno a divertirsi con le moto, e poi le poche moto firmate Giugiaro, il diverso approccio che impone il progetto di una moto rispetto all’auto. Il secondo infine sulle automobili: dalla preferita di Giorgetto a quella che avrebbe voluto disegnare, dal recupero delle icone come il Maggiolone, la Mini o la Cinquecento fino all’evoluzione del gusto, i centri stile e la paura delle novità. Da non perdere. GIORGETTO GIUGIARO «NOI ANDIAMO AVANTI E ANCHE VOLKSWAGEN NON SI FERMERÀ» di Nico Cereghini | Il grande designer ci parla dei rapporti con Piech e Winterkorn, del diesel, della fiducia nel futuro e dei nuovi progetti con il figlio Fabrizio, dopo l’uscita da VW. Prima parte di una lunga conversazione su auto, moto, design e passione N ello scorso luglio, ben prima che emergesse lo scandalo Volkswagen, Giorgetto Giugiaro aveva ceduto la sua ultima quota – circa il dieci per cento - al gruppo tedesco, che in Italdesign era entrato cinque anni fa. Ma tutto ciò che cosa significa esattamente? Davvero si chiude un’epoca? È possibile insomma che si interrompa qui 58 la serie delle grandi auto progettate da Giugiaro? Per rispondere a queste domande abbiamo incontrato al Museo dell’Automobile di Torino i due Giugiaro (Giorgio e il figlio Fabrizio) per una lunga e amichevole chiacchierata. Questa è la prima parte dell’intervista, in cui si parla dell’attualità. Cosa pensa Giorgetto Giugiaro della vicenda che ha travolto la VW negli USA, quali sono le 59 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Dieselgate Periodico elettronico di informazione automobilistica PERCHÉ VW HA BARATO E COSA COMPORTERÀ IL RICHIAMO DEI 2.0 TDI EA189 EURO 5? di Enrico De Vita | Che cosa ha fatto di preciso VW e cosa devono aspettarsi i possessori del motore incriminato 2.0 TDI EA 189 Euro 5? I n queste settimane tutti parlano dello scandalo senza precedenti che ha investito la Volkswagen, colpevole di aver “truccato” le centraline di 11 milioni di motori, per superare senza problemi i test di omologazione. Come sempre accade quando ci si trova di fronte a notizie di queste proporzioni però si è finito per generare una grande confusione per colpa di informazioni sommarie, scorrette o parziali. Cerchiamo quindi di rifare il punto insieme al nostro editorialista Enrico De Vita per capire che cosa ha fatto di preciso VW, perché è arrivata a tanto e soprattutto cosa devono aspettarsi i possessori del motore incriminato (2.0 TDI EA 189 Euro 5). Volkswagen negli Usa ha iniziato a montare il sofisticato sistema con catalizzatore SCR molto prima rispetto all’Europa. In cosa consiste? «Per abbattere al massimo gli NOx e rientrare nelle normative americane per i motori diesel, molto più stringenti rispetto a quelle europee, Volkswagen ha deciso di montare il sistema con catalizzatore SCR molto prima rispetto all’Europa. Si tratta di un catalizzatore selettivo che grazie ad iniezioni di urea - il famoso AdBlue contenuto in un serbatoio a parte - riesce ad abbattere gli ossidi di azoto e a trasformarli in azoto puro. Si tratta però di un sistema alquanto controverso, perché, oltre ad essere molto complesso e delicato, per funzionare richiede calore, quindi penalizza i consumi. E certamente penalizza anche le prestazioni». 60 In Europa utilizza lo stesso sistema sia per i motori Euro 5 che 6? «Volkswagen ha iniziato ad utilizzare il catalizzatore SCR con l’arrivo dei motori Euro 6, che dovevano rispettare limiti per gli NOx molto più stringenti (da 180 a 80 mg/km). Sull’Euro 5 non era ancora presente». Se è un dispositvo così sofisticato, che senso ha farlo lavorare solo durante il test di omologazione e poi disattivarlo? «Per le versioni Usa, la stessa Volkswagen ha ammesso di aver insegnato alla centralina a comportarsi in due modi differenti: se riconosceva le condizioni di test al banco, il funzionamento dell’SCR era completo e soddisfaceva i limiti, per poi disattivare l’SCR, in tutte le altre condizioni di marcia. In questo modo durante la prova i valori di NOx erano mantenuti bassi dal SCR. La decisione di escluderlo – in tutto o solo in parte - durante l’utilizzo su strada, a mio avviso, non può che essere dettata da motivi di convenienza. Di fatto significa che l’SCR creava una serie di piccoli problemi agli automobilisti, o al motore, nel funzionamento a pieno regime». Possiamo avanzare alcune ipotesi? «Le ipotesi che avanzo sono sostanzialmente tre. VW avrebbe deciso ridurre la funzionalità dell’SCR durante la guida su strada per non ridurre la potenza del motore o per non penalizzare i consumi “reali” oppure per evitare di ridurre la vita, ovvero la durata, in buona salute, del catalizzatore. Ritengo che possano anche essere valide tutte e tre queste ipotesi. C’è poi una quarta eventualità. VW avrebbe escluso l’SCR per evitare di costringere l’automobilista americano a periodici rabbocchi di AdBlue. Non dimentichiamoci che senza urea il motore dotato di SCR (in funzione) va in blocco dopo 1000 km e che le possibilità di rifornimento negli Stati Uniti non sono così facili come in Europa». Le auto Euro 5 europee però non erano dotate di catalizzatore SCR. Perché quindi montare la centralina “truccata” anche nel Vecchio Continente? «Non ho la risposta esatta. Penso che il richiamo abbia riguardato anche i 2.0 TDI EA 189 “europei” perché la centralina del controllo motore – anche in questo propulsore - era programmata per consentire risposte più brillanti su strada, rispetto alla fase di test al banco. In questo modo potevano avere buoni consumi, prestazioni brillanti e grande affidabilità in condizioni reali, ma al tempo stesso, grazie alla mappatura truccata, che “castrava” il motore, emissioni molto contenute al banco. Le confidenze che abbiamo ricevuto da addetti ai lavori ci dicono che – con certezza assoluta fino ai motori Euro 4 – era consuetudine in Europa addestrare le centraline, sia dei diesel sia dei benzina, per porle in grado di riconoscere mediante tre o quattro parametri la fase di effettuazione di un ciclo Eudc di rilevamento dei consumi. E di consentire alla centralina di avere un “atteggiamento” diverso negli altri casi». Quindi lo facevano tutti, ma nessuno se ne accorgeva? «Automoto.it lo ha scritto diverse volte, che le centraline erano addestrate, ma in sede politica nessuno ha compreso il significato, mentre 61 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito alcuni clienti lo hanno scoperto inconsapevolmente sulla loro pelle. Si conosce ad esempio il curioso comportamento di alcune vetture che, in particolari circostanze, “hanno ritenuto” di effettuare un ciclo e hanno iniziato a zoppicare, togliendo potenza e mettendo in crisi i clienti. Il caso è diventato un difetto vero e proprio, che si ripeteva con una certa frequenza. La Casa è intervenuta con un rimedio semplice: quello di aumentare i parametri di riconoscimento, in modo da rendere meno frequente la possibilità di fraintendimento». Perché lo scandalo è scoppiato solo oggi e negli Usa? «Ripeto che in Europa tutti hanno considerato lecito ciò che non era espressamente vietato dal regolamento. Ma negli Usa, per il motore EU5 62 Dieselgate Periodico elettronico di informazione automobilistica 189EA, la casa di Wolsfburg ha firmato una dichiarazione nella quale si impegnava a non modificare, durante la marcia, il funzionamento dei dispositivi antinquinamento. La confessione del “peccato Made in Usa” ha quindi portato alla luce l’esistenza di una doppia mappatura anche nella centralina dei motori Euro 5 venduti in Europa». Ci può parlare del tasto ECO e del tasto SPORT: Quale di questi viene usato durante i cicli di misura? «C’è ancora da aggiungere che oggi quasi tutte le vetture hanno tasti di funzionamento sportivo, tasti “Normal”, che alcuni marchi definiscono ECO. Addirittura tasti per l’uso in pista. Ovviamente, le prove vengono eseguite nella configurazione scelta dai tecnici della Casa. E siccome è sempre arduo superarle, non temo smentite se affermo che tutti scelgono il tasto più vantaggioso. Intendo dire che il test di omologazione viene eseguito solo nella configurazione più risparmiosa. Ci sono poi i numerosi optional che incrementano i consumi, per esempio i pneumatici extralarge, o altri optional non presenti durante il ciclo di misura, certamente non rispettano i limiti d’inquinamento previsti. Ma il loro uso è consentito in quanto non è vietato lasciare l’automobilista libero di consumare (e di inquinare) di più per il piacere della guida. Ci sarebbe da obiettare che le Case avrebbero il dovere, almeno morale, di comunicare al cliente che tali optional o la selezione del tasto prestazionale non consentono più di rispettare i limiti d’inquinamento». aumentato il consumo. Quanto? Il FAP oppure il catalizzatore SCR o l’EGR, assorbono dal 5 al 7%, ciascuno. Ecco perché già anni fa parlavo de “La finta corsa col trucco alla riduzione di CO2». Potrebbero anche nascere questioni legate alla tassa di circolazione o alla conformità del veicolo rispetto a ciò che si è acquistato se le auto dovessero essere riprogrammate? «Certamente. Per capire cosa succederà bisogna aspettare di conoscere l’entità del richiamo. In ogni caso, considerato lo stato attuale delle cose, all’orecchio di chi mi chiede consigli, suggerisco di strappare la lettera di richiamo e di tenersi il motore così com’è. In via ufficiale, invece, dico attenetevi ai suggerimenti della Casa». Volkswagen ha annunciato un enorme richiamo anche in Europa. A questo punto cosa deve aspettarsi chi ha un’auto del Gruppo equipaggiata con il 2.0 TDI EA189? Il consumatore potrebbe trovarsi ad avere un’auto meno potente e con consumi maggiori? «Finché non scopriamo quali sono i veri motivi che hanno spinto la VW a escludere l’SCR dopo la fase di test e a truccare le centraline non sappiamo in cosa consisterà il richiamo. Se sono valide le ipotesi che io ho formulato il cliente andrà a rimetterci comunque. Potrebbe durare meno il catalizzatore, si potrebbero perdere dei cavalli e paradossalmente potrebbe anche aumentare il consumo. In ogni caso è stata la stessa Volkswagen a comunicare che la centralina verrà aggiornata con un nuovo software, anche se in alcuni casi potrebbero essere sostituite addirittura delle componenti (ipotizziamo sensori o il catalizzatore)». Potrebbe essere che VW, arrivata tardi a produrre motori con tecnologia common rail rispetto alla concorrenza, abbia dovuto recuperare il gap “inventandosi” espedienti per rispettare i limiti? «L’ing. Piech è stato uno dei primi tecnici a comprendere la rivoluzione che l’elettronica avrebbe comportato nella gestione della combustione del gasolio. Quando ebbi modo di provare in Inghilterra nel 1989 i primi iniettori singoli col dosaggio comandato da un microchip (era l’injector unit della Lucas) il futuro sviluppo del diesel era evidente. L’alternativa al sistema inglese era il common rail di concezione italiana, ma di realizzazione tedesca, ma non funzionava ancora completamente e doveva attendere altri 5 anni per diventare realtà. Bene, Piech aveva immediatamente firmato un accordo con Lucas per produrre in Germania l’iniettore-pompa, che è stato per oltre 10 anni (dal 1997 al 2008) la soluzione regina dei diesel VW. Tuttavia, appena Piech si rese conto del costo (elevato) dell’injector unit e della sua incompatibilità a cilindrate differenti, impose all’Audi di impiegare – da subito - solo sistemi common rail. Oggi tutti i modelli VW e marche associate adottano unicamente common rail». È assurdo. In pratica un’auto che risulta più virtuosa nel ciclo di omologazione, soprattutto dal punto di vista degli NOx, finisce con consumare, e quindi inquinare, di più nella vita reale. Ma come è possibile? «Purtroppo è proprio così. Ogni volta che si è cercato di ridurre il particolato o gli NOx si è 63 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Dieselgate Periodico elettronico di informazione automobilistica Coinvolti anche il 1.6 e il 1.2 TDI Fino ad oggi però siamo rimasti convinti che lo scandalo fosse legato essenzialmente al 2.0 TDI Euro 5 contraddistinto dalla sigla EA189. Putroppo è stato niente di meno del Ministero dei Trasporti Tedesco Alexander Dobrindt a precisare per la prima volta che i motori conivolti vanno ben al di là del 2 litri a gasolio. In una “lunga relazione” inviata al governo tedesco infatti la Volkswagen precisa che il richiamo riguarderà anche i motori Euro 5 diesel 1.6 TDI e 1.2 TDI. Del resto la sigla EA189 coinvolta nello scandalo contraddistingue più che un singolo motore un’intera famiglia di propulsori, che comprende, per l’appunto, i quattro cilindri 2.0 TDI e 1.6 TDI ma anche il piccolo tre cilindri 1.2 TDI. Abbiamo la prova VOLKSWAGEN ANCHE IL 1.2 TDI E IL 1.6 TDI EURO 5 COINVOLTI NEL RICHIAMO DIESEL di Matteo Valenti | VW ha mentito sulle centraline e deve essere giudicata. Ma il problema è molto più complesso e riguarda prima di tutto i cicli di omologazione, che permettono di ottenere consumi dichiarati folli. A partire dalle ibride L o scandalo legato ai motori del Gruppo Volkswagen continua a tenere banco e ogni giorno si arricchisce di nuovi dettagli. Fino ad oggi siamo venuti a sapere, per ammissione stessa della Casa di Wolfsburg, che sono 11 milioni i veicoli che montano il “defeat device”, ovvero la centralina 64 truccata, studiata per alterare i valori di consumo durante la fase si omologazione. Di questi, 8 milioni si trovano nell’Unione Europea così suddivisi tra i diversi brand del Gruppo: 5 milioni sono VW, 2,1 milioni Audi, 1,8 milioni veicoli commerciali leggeri, 1,2 milioni Skoda e 700.000 Seat. Siccome in questi casi è sempre meglio agire con grande cautela, per non avere dubbi abbiamo pensato di effettuare in prima persona una “prova del nove”. Utilizzando il portale online fornito dalla stessa VW abbiamo inserito il numero di telaio di un Volkswagen Caddy 1.6 TDI Euro 5 di un nostro lettore e abbiamo scoperto che rientrava in pieno nel maxi-richiamo legato alle centraline. Richiamo: potrebbe essere qualcosa di più di una rimappatura Le dichiarazioni di Dobrindt, riportate su Automotive News Europe, danno poi qualche anticipazione sull’entità del richiamo, che potrebbe essere molto più che una semplice “ritaratura” della centralina, almeno in alcuni casi. Il Ministro infatti ha dichiarato che “per il 2.0 TDI la soluzione dovrebbe arrivare entro l’anno e dovrebbe consistere in un semplice aggiornamento del software” della centralina motore. Per il 1.6 TDI invece la faccenda sarebbe più complessa perché “oltre al nuovo software bisognerà probabilmente modificare alcune componenti del motore e questo potrebbe comportare uno slittamente del richiamo fino a settembre 2016”. 65 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Dieselgate Periodico elettronico di informazione automobilistica era stato possibile evitare di montare attraverso il software dei motori TDI che riusciva a mascherare le emissioni di NOx, molto probabilmente per ragioni di costi industriali vista la loro complessità. Arriva la piattaforma dedicata alle elettriche ECCO COME SARÀ LA VOLKSWAGEN DEL DOPO “DIESELGATE” di Daniele Pizzo | Wolfsburg punterà su ibride ed elettriche, compresa la prossima ammiraglia Phaeton che sarà completamente ad emissioni zero. Ecco le strategie del Gruppo tedesco per recuperare l’immagine di leader S i comincia a intravedere qualcosa sul futuro della Volkswagen che sarà dopo il “Dieselgate”. Annunciati gli accantonamenti straordinari e i tagli agli investimenti per 1 miliardo di euro all’anno per fare fronte agli alti costi che si prospettano per il richiamo di 11 milioni di auto, per le eventuali sanzioni che potrebbero piovere dalle autorità di diversi paesi nonchè dai risarcimenti chiesti dai consmatori, la Casa di Wolfsburg prova a 66 scrollarsi di dosso l’immagine che nelle ultime settimane le è stata attribuita, forse frettolosamente, di costruttore poco incline alle tecnologie “verdi”. Tutti i Diesel con l’AdBlue Così il cda sotto la guida dell’amministratore delegato Herbert Diess ha deliberato che i prossimi motori diesel saranno dotati «il prima possibile» di SCR e tecnologia AdBlue, ovvero i sistemi che Il pianale MQB è uno dei più recenti sviluppi del Gruppo VW e ha permesso di realizzare numerosi modelli Audi, Seat, Skoda e Volkswagen che spaziano dal segmento della Polo a quello della Passat. Verrà sviluppato ulteriormente per offire un’offerta più ampia di modelli ibridi plug-in e veicoli elettrici con autonomia fino a 300 km. Oggi i modelli sfornati da Wolfsburg e già in commercio con tecnologia ibrida sono Audi A3 e-tron, Golf GTE e Passat GTE, ma l’offerta è destinata ad aumentare. Il momento è favorevole, come dimostra l’andamento delle vendite di Toyota, che è leader nel mercato delle ibride in Europa e aumenta anno dopo anno il suo share. La vera novità è però il varo del pianale MBE dedicato espressamente alle auto elettriche di tutti i marchi della galassia VW, veicoli commerciali compresi. Secondo quanto annunciato, sarà progettato per tutti i tipi di carrozzeria e di segmento, permettendo anche declinazioni sportiveggianti. I futuri modelli realizzati sul pianale MBE, che si aggiungeranno alle attuali e-up! e e-Golf, avranno un’autonomia da 250 a 500 chilometri. 2010 non sono riusciti a risollevarne le sorti. The Economist ha calcolato che VW con la Phaeton ci ha rimesso circa 2 miliardi di dollari, ovvero 28.100 euro a vettura. Volkswagen ci riproverà con la prossima Phaeton, che sarà 100% elettrica. E’ destinata a diventare la bandiera tecnologica della Volkswagen post Dieselgate, anche se i numeri del passato lasciano pensare ad un investimento che sarà più in immagine che in vista di un effettivo profitto. «Il brand Volkswagen si sta riposizionando per il futuro. Stiamo diventando più efficienti, stiamo riconsiderando la nostra gamma di prodotti e le nostre tecnologie principali e accelerando il programma di efficienza stiamo creando lo spazio per tecnologie che guardano al futuro», è la promessa del CEO Herbert Diess, che sa di avere gli occhi del mondo dell’auto, e non solo, puntati addosso. Phaeton: anche l’ammiraglia sarà elettrica E’ noto che uno dei più grandi flop della storia della Casa di Wolfsburg è stata la Phaeton. Nei sogni di Ferdinand Piech doveva essere la migliore Volkswagen della storia, ma il prezzo elevato, giustificato da tecnologie all’avanguardia e una cura costruttiva maniacale (fu costruito un apposito stabilimento a Dresda) unito a una certa mancanza di appeal del marchio nel segmento delle “superlusso” ne hanno decretato l’insuccesso e ben due restyling nel 2007 e nel 67 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione automobilistica modo per ripercorrere, in una frase, la carriera di Damon Hill. Infatti il debutto e gli inizi non furono per niente brillanti. Con la Brabham nel 1992 mancò alcune qualificazioni e anzi era più lento anche della compagna di squadra, l’italiana Giovanna Amati. Ma Damon aveva in serbo delle qualità nascoste e quando la Williams nel 1993 lo affiancò ad Alain Prost, cominciò il processo di apprendimento culminato poi nel Mondiale del 1996. La sua lotta con Schumacher, in quell’anno, fu abbastanza ridotta perché la Ferrari non era competitiva come la Williams anche se Schumacher riuscì a vincere tre GP con una monoposto che era lontana da quella inglese. I duelli fra i due, però, risalivano alla stagione ‘94, quando Hill contrastò Schumacher fino all’ultima gara del Mondiale. In Australia, in un tentativo di sorpasso, le monoposto dei due piloti si toccano, Schumacher vola e finisce contro il muretto, Hill torna ai box con una sospensione piegata e il Mondiale va al tedesco con la Benetton. Questo episodio ha praticamente segnato i rapporti fra i due e quando nel GP del Belgio del 1995 Schumacher si ripeterà con una serie di manovre ostruzionistiche nei confronti di Hill, appare chiaro che fra i due non scorra buon sangue. «Di sicuro Michael Schumacher ha lasciato un segno indelebile nella storia della F.1, la maggior parte sulla mia carrozzeria» disse con humor britannico Damon. Quando nel 1996 Schumacher approda alla Ferrari, Hill ha in casa il rivale più pericoloso, Jacques Villeneuve. Ma nonostante questo scomodo compagno di viaggio, alla fine i conti si devono fare sempre con Schumacher. Nella stagione ‘96 i due si incontreranno sul podio in alcune gare. A Imola vince Hill e Schumacher porta la Ferrari al secondo posto, in Spagna sotto una pioggia battente Michael umilia Hill che si ritira, in Belgio Schumacher vince davanti a Villeneuve e Hill non va oltre il quinto posto. Per ritrovarsi ancora vicini bisogna aspettare fine stagione a Suzuka, gara decisiva per l’assegnazione del Titolo iridato. Hill vince la gara e Schumacher arriva secondo, ma l’eroe della giornata è Jacques Villeneuve che esce di pista dopo un pit stop in cui i meccanici non hanno montato bene la DAMON HILL IL CAPITAN ZERO DELLA FORMULA 1 di Paolo Ciccarone | Damon Hill, ovvero un onesto lavoratore del volante divenuto Campione del Mondo di Formula 1 nel 1996. Altra pasta rispetto al padre Graham, ma non per questo degno di finire nell’oblio A desso fa il telecronista, la solita camminata, il pizzetto grigio, ma nei box continua ad essere il figlio di Graham e questo nonostante un titolo mondiale di F.1. La strana storia di Damon Hill è riassunta in un libro che uscì qualche anno fa in Inghilterra: “From zero to hero”, ovvero da zero a eroe. Nel ‘93 Prost vinse il Mondiale e si ritirò. Senna arrivò alla Williams e gli 68 assegnarono il numero 2, l’1 del campione del mondo non si poteva dare e così per Hill, ex collaudatore del team, fu usato il numero 0. Raro, ma questa è la verità. Il figlio del grande Graham in F.1 era conosciuto come “il comandante zero” per via del numero di gara che la federazione gli aveva assegnato sulla sua Williams. Quando poi nel 1996 vinse il primo, e unico Titolo Mondiale, il gioco di parole da zero a eroe era diventato un 69 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito gomma. In quella stagione ‘96 Hill è Campione del Mondo con otto vittorie e due secondi posti oltre a vari piazzamenti. Schumacher concluderà terzo con 59 punti contro gli 87 di Hill, ma la stella di Michael deve ancora accendersi in tutto il suo splendore, quella di Damon Hill ha cominciato il tramonto. Dopo uno sprazzo con l’Arrows nel GP Ungheria del ‘97, perso all’ultimo giro per un problema al cambio, nel ‘98 ci sarà l’ultima vittoria in F.1, al volante della Jordan nel GP del Belgio. Smesso con la F.1 Damon Hill si è dedicato alla musica, proprio come ha fatto Jacques Villeneuve. Hill girava il mondo con il suo gruppo rock, The 70 Periodico elettronico di informazione automobilistica Formula 1 Conrods, suonando e cantando la storia delle corse mondiali. Con lui sul palco a volte Eddie Jordan e Johnny Herbert. Altri due “suonati” come lui. Ma a vederlo oggi, nel paddock, con la gente che lo guarda ma non lo insegue come accade con tanti altri ex campioni del mondo di F.1, ci si chiede se tanta gloria fu davvero meritata. Il padre, Graham, altra pasta, altro stile, altro humor. Lui, Damon, un onesto lavoratore del volante. E pensare che voleva diventare Campione del Mondo delle moto, invece ha vinto in F.1 ma sembra che se lo siano scordati tutti. 71 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione automobilistica della power unit. Infatti, restringendo il basamento non è che si guadagna molto in termini di spazio, oltre un certo limite non si può andare, ma spostando alcuni elementi e posizionando degli accessori in altro modo, è possibile modificare la distribuzione dei pesi e portare il baricentro più in basso. Inoltre con un propulsore che ha bisogno di minor raffreddamento, si possono modificare le fiancate che, oggi, rispetto alla Mercedes sembrano il punto dolente. Infatti l’impressione è che il pacco radiante della rossa sia più massiccio rispetto a quello dei tedeschi che, però, hanno temperature di esercizio più basse e possono avere più potenza rispetto alla Ferrari. Se il divario totale è inferiore ai 40 cavalli (lo dice Niki Lauda) è anche vero che intervenendo sulla erogazione della potenza, su profili diversi e radiatori più piccoli ed efficaci, si possono ottenere miglioramenti massicci tali da annullare i 5 decimi al giro presi nelle piste veloci come Suzuka o Silverstone. Quindi la rivoluzione sarà degna dei dimagranti di Wanna Marchi sperando che i risultati siano migliori di quei prodotti. Dal punto di vista meccanico la gara di Singapore, invece, ha mostrato che la Ferrari è messa forse meglio della Mercedes, nelle curve a 90 gradi inseriva meglio e aveva una buona trazione, merito anche delle gomme morbide con cui la Ferrari, con meno carico aerodinamico, riesce a compensare i problemi. Secondo stime approssimative mancherebbero 100-200 kg di carico rispetto alla Mercedes e qualcosa in più rispetto alla Red Bull che ha forse un miglior assetto, ma minor potenza del motore. Dati teorici ed empirici frutto del passaparola del paddock per cui nessuna conferma o verifica del valore. Detto così tanto per avere qualcosa in più da raccontare nelle sere al bar. Intanto nei disegni di Pirovano ecco nel dettaglio la rossa e dove si cambierà. FERRARI LA F1 DEL 2016 PASSA DA AUSTIN di Paolo Ciccarone | Ad Austin la Ferrari introdurrà delle specifiche tecniche che dovrebbero rappresentare lo zoccolo duro della vettura del 2016. L’abbiamo immaginata così N el GP del Texas, ad Austin, la Ferrari farà debuttare il nuovo motore che prefigura quello del 2016. Sarà un passo importante perché uno dei problemi affrontati in questa stagione, ma anche nella passata a dire il vero, erano le dimensioni del propulsore che impedivano una aerodinamica sofisticata al pari della rivale Mercedes. Con Gabriele Pirovano abbiamo tracciato i profili della vettura attuale, vincitrice di tre GP, 72 ipotizzando le aree di intervento della prossima, cosa che dovrebbe annullare il divario con la Mercedes. Ad Austin, come detto, si dovrebbe vedere il motore col basamento più stretto e più leggero, prefigurazione del motore 2016. Nelle intenzioni dei tecnici, restringere e alleggerire una parte importante come questa fa capire come gli interventi futuri saranno concentrati su fiancate e coda, in modo da pulire i flussi d’aria all’ala posteriore e migliorare il raffreddamento 73 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito CIR Periodico elettronico di informazione automobilistica impossibilitato a ribaltare la sua gara pesantemente condizionata dal guasto all’idroguida di sabato, e l’altro troppo preso dalla parte di difensore del Titolo Costruttori che Peugeot sta per staccare per la nona volta. Del “fenomeno” di Squadra risente anche Michele Tassone, per una volta, anzi la seconda, alla guida della 208 T16, bravo ma a tratti “legnoso”. Ma viene il dubbio che in questa occasione, neanche i Basso e gli Andreucci più in forma avrebbero avuto potuto aver ragione di uno Scandola così accorto e determinato. Basso non si tira indietro, come sempre, e spinge fino all’ultimo cercando di mettere pressione al leader. Vince e strappa un secondo nella penultima speciale, e ne concede meno di uno al termine della prova che chiude il Rally. Orgoglioso e bravo, ma anche sfortunato, e il risultato dell’ultimo “stretch” di domenica mattina resta sostanzialmente un nulla di fatto che accompagna il secondo posto, il terzo ottenuto nel corso dalla stagione. È sufficiente per stare davanti a Scandola in Campionato e confermare il secondo posto assoluto nella graduatoria dei piloti 2015, ed è un bel risultato in assoluto, ma certamente non quel successo che Pilota e Squadra si auguravano dall’inizio della stagione e che, per un motivo o per l’altro, non è mai arrivato. Peugeot vince il titolo Costruttori Andreucci, invece, dà l’impressione di essersi defilato di “default” per concentrare la sua gara sul Titolo Costruttori, il primato che chiuderebbe il “full” di Peugeot Sport Italia anche nel 2015. Il target diventa meno diretto, e la gara di Andreucci, costellata da piccole “sviste” e da scelte non troppo indovinate, lascia quasi perplessi. Oltre un minuto dalla testa della corsa, del resto, per il Toscano è un fatto clamoroso. Ma l’obiettivo è lì, dietro l’angolo, e arriva sempre la giornata in cui bisogna far cassetta. Terzi Andreucci & Signora, quarti Tassone & Michi, Peugeot si porta a Milano il 9° Titolo riservato alle “Fabbriche”, l’estera più premiata in Italia, in perfetta sintonia con il 9° SCANDOLA & D’AMORE (FABIA R5) VINCONO IL RALLY DUE VALLI di Piero Batini | Il grosso del “lavoro” già fatto sabato, Umberto Scandola e Guido d’Amore portano la Skoda Fabia R5 a una chiara vittoria nel Rally di Casa. Basso e Andreucci sul podio, Peugeot vince il Campionato Costruttori G li ultimi due passaggi sulla Prova Speciale Erbezzo, 20 bellissimi chilometri al confine con il Trentino sui saliscendi, e il cui “acuto” è il Passo Fittanze, non dicono niente di nuovo. Anzi, sottolineano definitivamente la situazione venuta a crearsi al termine del lunghissimo, e 74 determinante, “tappone” di sabato, e congelano il risultato nell’identico podio del Città di Roma Capitale: Scandola-Basso-Andreucci. Finale comunque avvincente. Scandola è già in una botte di ferro, e non può far altro che confermare le frustrazioni di Basso e una certa “irregolarità di funzionamento” di Andreucci. L’uno ovviamente 75 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito CIR Periodico elettronico di informazione automobilistica ancora con la Super 2000, al Roma e al Rally di Casa con la nuova R5. Il CIR 2015 chiude dunque i battenti. Peugeot ha fatto banco regio aggiudicandosi i Titoli Piloti (Andreucci-Andreussi) Junior (Tassone-Michi) e Costruttori. L’Equipaggio Ferrarotti-Fenoli si aggiudica all’ultima prova il Campionato Produzione con una New Clio Renault, che quindi è il Costruttore-Produzione. I due Trofei Renault si chiudono con le vittorie di Luca Panzani e Luca Rossetti, e Verona assegna anche il Trofeo Suzuki a Uliana-Mad Jack e il Trofeo Promozionale Peugeot a Simone Giordano, primo anche nella gara del TRN. alloro conquistato dal Pilota, e chiude la stagione senza lasciare una sola briciola agli avversari. Ed ecco Umberto Scandola, il vincitore. Una gara perfetta, controllata e gestita in funzione della “strada” da fare, degli avversari da battere e del risultato da ottenere. Le strade sono quelle di casa sua, “scaldate” dal suo pubblico, e non c’è niente da aggiungere. Degli avversari anche, abbiamo detto, ma Scandola aggiunge. Non nuovo a preferire l’obiettività dell’analisi globale alla valutazione di se stesso, Scandola sembra quasi “giustificarsi”, ma solo per premettere che se i suoi avversari non avessero avuto la loro dose di sfortuna, il confronto sarebbe stato ben più serrato e la vittoria maggiormente in discussione. Gentile, modesto, generoso, onesto e galantuomo. 76 Cala il sipario sul CIR 2015 Solo in un secondo tempo Scandola si concede di parlare della propria aumentata sensibilità con la nuova Fabia R5, della buona tattica adottata e delle scelte perfette per quanto riguarda pneumatici e assetti. E allora parla di Skoda, che il veronese ritiene la R5 più performante del momento, dei suoi “gommisti” Michelin, del suoi Meccanici e dei suoi Tecnici, del suo Pubblico, tutti con la maiuscola. Alla fine, meno male, tra i commenti di Scandola c’è spazio anche per il… Pilota. Ha vinto sei delle undici Prove Speciali, è stato in testa al Due Valli a partire dalla terza PS fino alla fine della Corsa. Ha anche vinto l’ultima Speciale dell’ultimo Rally del Campionato, che chiude al terzo posto assoluto, un punto appena alle spalle di Basso, con tre vittorie, all’Adriatico 77 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito OILIBIA MAROCCO FINALE VINCE LA MINI DI AL-ATTIYAH, MA LA PEUGEOT 2008 DKR16 ORA FA PAURA Conclusosi il Rally del Marocco 2015, per Peugeot è tempo di bilanci, con il pensiero già alla Dakar 2016 I l OiLibya Rally del Marocco 2015 è finito nell’unico modo possibile. Esclusi dalla tappa del gran finale i colpi di scena, un’eccezione dell’ultimo giorno che conferma la regola di un Rally molto difficile, il risultato era già scritto. La vittoria è andata a AlAttiyah e Matheiu Baumel, vincitori con la Mini dell’edizione dell’anno passato e della Dakar del gennaio scorso. Alle spalle del Principe del Qatar 78 Rally Periodico elettronico di informazione automobilistica tre Toyota, segno che qualcosa si sta muovendo nell’ambiente monopolizzato da anni dall’evoluzione solitaria delle macchine tedesche. Sono quelle di Vasilyev-Zhiltsov, Al Rajhi-Gottschalk e De Villiers-Von Zitzewitz, “schiacciate” in coda dalla bella gara dell’ex Pilota del WRC Mikko Hirvonen. Con la vittoria in Marocco, Al-Attiyah e Baumel possono saltare la prova conclusiva della Coppa del Mondo Cross-Country Rally, già vinta, salire su una Macchina completamente diversa e concentrarsi sulla sfida contro Esapekka Lappi che vale il titolo iridato del WRC2, in programma negli stessi giorni in Spagna. Con la 2008 DKR16 di Carlos Sainz ormai a Erfoud per iniziare la nuova serie di test che preludono alla definizione della Peugeot che affronterà la Dakar Argentina-Bolivia 2016, l’ultimo giorno di gara ha “preso in castagna” l’Equipaggio Sébastien Loeb-Daniel Elena. In corsa con la 2008 DKR originale, e vincitrice del Silk Road Rally, Loeb ed Elena sono stati protagonisti di una “svista”, segno che nell’abitacolo della 2008 DKR c’è “dialogo”. L’Equipaggio ha commesso un errore di navigazione, e si è infilato nel giardino di un’abitazione, troppo piccolo per consentire al bolide di Velizy di far manovra in fretta. Una volta usciti, Loeb e Elena hanno deciso di prenderla con filosofia e di concentrarsi su alcuni esercizi di Rally Raid importantissimi, come per esempio a navigare a vista e ad avvalersi in maniera critica dell’ausilio del road book, o capire come si fa a riconoscere un terreno che “tiene” da uno dove la Macchina può sprofondare. Entrambi se la sono cavata bene, e a passo di istruzione hanno concluso la tappa globalmente più complessa e varia del Rally in 13ma posizione. La “stranezza”, se vogliamo, è che Loeb per una volta ha deciso di non rispettare l’”ordine di scuderia” di spremere la meccanica, e anche questo esercizio è sembrato molto utile all’Equipaggio. Bilanci. Credo che nessuno vorrà farne, non almeno in senso stretto e riconducendo tutto al solito “bilancio positivo”. È molto più importante isolare le evidenze, che si contano numerose e suggeriscono spunti di vario carattere e spessore. Carlos Sainz debuttava con la 2008 DKR16, l’ultima versione della Peugeot progettata per la Dakar che non era mai scesa in pista in condizioni di Gara. Il primo giorno è stato in testa fino alla foratura, a 79 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Rally Periodico elettronico di informazione automobilistica “bassi” ed autentici “alti”. Roba da fuoriclasse, insomma. Come già annunciato al termine della quarta tappa, la fine del Rally del Marocco coincide per il Team Peugeot Total con la chiusura di uno step e l’apertura di quello successivo. Tutta la Squadra si riunirà progressivamente a Erfoud, a partire dalla prossima settimana e per un doppio ciclo di test che avrà la durata di due settimane. Sébastien Loeb. “Ci sono ancora molte cose che dobbiamo imparare e capire. Ma quello che sappiamo oggi è che quando le piste sono guidate e difficili la Macchina va bene, e la DKR16 è ancora più forte. Questo è evidente. Anche sulla “coabitazione” con Daniel sappiamo che ci sono ancora molte cose sulle quali c’è da lavorare e da ottimizzare”. “È importante che impariamo a prendere insieme le buone decisioni quando si presentano situazioni complicate. C’è insomma una bella serie di punti sui quali sappiamo che dobbiamo lavorare, e devo abituarmi a guidare a vista. Il ruolo del navigatore, e Elena lo sta imparando in fretta insieme a me, si fonde con quello del Pilota. È una bella esperienza”. 35 chilometri dalla fine. Il secondo giorno Sainz ha vinto la sua prima Tappa di Campionato del Mondo con Peugeot, ed è passato al comando della corsa. Il terzo giorno, pur partendo per primo e avendo il compito di “aprire” la pista insieme al navigatore Lucas Cruz, Sainz ha vinto ancora, staccando gli avversari e consolidando la leadership. Il quarto giorno la 2008 DKR16 si è fermata al 78° chilometro, per una guasto che ancora non ha una spiegazione chiara. E il quinto giorno… Sainz non c’era, ma è il navigatore di AlAttiyah, Mathieu Baumel, che si fa “portavoce” del coro di avversari. Per tutti, si dispiace che, dopo aver visto la nuova Peugeot chiaramente performante nella prime tappe del Rally del Marocco, sia venuto a mancare l’importante 80 confronto “tecnico” nell’ultima tappa, paragonabile per tipologia a quelle che i Piloti affronteranno in Argentina. Insomma, la Peugeot 2008 DKR16 fa già paura, e quel “qualcosa che si sta muovendo” è l’avanzata della nuova Peugeot nei Rally Raid! Sébastien Loeb, dal canto suo, ha iniziato il Rally… rompendo la “vecchia” macchina a 38 chilometri dalla fine della prima tappa. Virtualmente fuori da qualsiasi affare di classifica, Loeb ha chiuso al sesto posto il secondo giorno, e si è capovolto il giorno successivo danneggiando seriamente la 2008 DKR. Il quarto giorno Loeb ha voluto ringraziare i suoi Meccanici per averlo rimesso in pista e ha concluso la 4a tappa al terzo posto assoluto, e la quinta Tappa è… storia recente. È un inizio di “attività” costellato di veri 81 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito NASSER AL-ATTIYAH PROFESSIONE CAMPIONE DEL MONDO di Piero Batini | 270 giorni di Corse quest’anno, ha vinto Dakar e Coppa del Mondo. Il “Principe del Qatar” è a caccia del record al Middle East Rally Championship, del Mondiale WRC2, e della Dakar 2016, naturalmente. Straordinario Campione e Gentiluomo O gni volta che incontri Nasser-Al Attiyah è un sorriso, sia che le cose siano andate bene, cioè nella stragrande maggioranza dei casi, sia che non tutto sia filato via liscio. “Più bravi gli altri!”, è solito dire in questi casi, immediatamente guardando avanti con sincera serenità. È il genere rarissimo di Campione che mette 82 Rally Periodico elettronico di informazione automobilistica tutti d’accordo e in grande pace. Tenutissimo e agonisticamente intransigente in pista, oltre il cronometro è il migliore dei compagni di avventura che si possa immaginare. Ha la bravura e la fortuna di poter correre per “professione” e di aver costruito sulle sue passioni e sul suo talento la principale attività, è spinto da un entusiasmo smisurato per lo Sport e per le sue sfide, e sa essere professionista e “libero” come nessun altro al mondo. Nei Rally Raid il “Principe del Qatar” ha vinto la Dakar due volte, nel 2011 con la Volkswagen ufficiale, e nel 2015 con la Mini All4Racing del Team X raid di Sven Quandt. Su 11 partecipazioni vanta anche un secondo e un terzo posto. Con la vittoria al OiLibya Rally del Marocco, Al-Attiyah e Matthieu Baumel, bravissimo navigatore francese da quest’anno inseparabile compagno di avventura, hanno già conquistato la Coppa del Mondo Cross-Country Rally, che il Qatariano aveva già vinto nel 2008 in coppia con la navigatrice svedese Tina Thorner. Nei Rally “tradizionali” Al-Attiyah ha vinto nel 2006 il Campionato del Mondo WRC classe Produzione con una Subaru Impreza e nel 2014 il Mondiale della WRC2 con una Ford Fiesta R5. Per lo stesso Titolo è in corsa, nel finale di questa stagione con una Skoda Fabia R5, con il finlandese Lappi. La “bella” al RallyRACC che si disputerà in Spagna a fine mese. Per dieci anni Al-Attiyah ha anche vinto il Campionato Rally del Medio Oriente, e il suo obiettivo è quello di uguagliare, almeno, il record che appartiene alla leggenda Mohammed bin Sulayem con 14 successi. Oltre alle corse su quattro ruote, Nasser Al-Attiyah ha un’altra grande passione, il Tiro a Volo, attività che svolge con non minore serietà e impegno, che gli ha regalato non minori soddisfazioni e che lo lega in modo particolare all’Italia, dove passa vari mesi all’anno per allenarsi. Nato a Doha 45 anni fa, AlAttiyah ha partecipato dal 1996 a ben cinque edizioni dei Giochi Olimpici, Atlanta, Sidney, Atene, Pechino e Londra, e in quest’ultima edizione ha vinto la medaglia di bronzo. Ambasciatore Sportivo del suo Paese, Nasser Al-Attiyah si prepara a partecipare alla sua Sesta Olimpiade, a Rio de Janeiro il prossimo anno. Nasser Al-Attiyah. «Beh, è logico che si sia sorridenti e felici quando le sensazioni sono così buone. Con la vittoria al 83 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Rally Periodico elettronico di informazione automobilistica e richiedono anche un grande impegno di tempo e logistico. Ma, sai, il mio Paese è con noi, e ci da un grande supporto, e non ci si stanca mai di dare il massimo per ricambiare l’onore di questo privilegio.» Anche l’Equipaggio ha la sua importanza. Si può dire che quest’anno avete praticamente vissuto insieme, tu e Matthieu Baumel. «Certo, sì. Matthieu ha fatto un vero, grande lavoro, e l’intero Team ha lavorato molto. Sai, ogni volta che si vince, non è mai merito di una sola persona, ma questo accade perché si lavora bene tutti insieme, e tutti nella stessa direzione. È sempre così che si vincono le corse, e le sfide della vita.» Come avete visto le nuove Peugeot finalmente in un confronto diretto in Gara? «Bene. Le abbiamo viste bene. In Marocco il Rally si corre nel deserto aperto, i buggy sono in parte favoriti e le Peugeot si sono comportate molto OiLibya Rally del Marocco possiamo dire di aver vinto “quasi” tutto. Abbiamo vinto la Dakar, e adesso la Coppa del Mondo Rally Raid, e quasi tutte le competizioni a cui abbiamo preso parte. Siamo felici e direi che per me e per Matthieu è stata una grande stagione.» Come è possibile che una Persona sia il Campione della Dakar, del Campionato del Mondo, del WRC, nello shooting, praticamente in tutto quello che fa? «Veramente non lo so, ma probabilmente questo dipende dal fatto che lavoriamo molto duramente per ogni competizione e per ogni evento a cui partecipiamo, per ogni Titolo a cui puntiamo. Probabilmente è perché possiamo contare su un grandissimo supporto di molta gente e di molti appassionati, e per esempio sul vostro. Il supporto di tutti contribuisce a costruire dei grandi 84 bene. Credo, però, che abbiano bisogno ancora di un po’ di tempo per costruire la Macchina ideale. È comunque un bene vedere in azione Carlos Sainz, Sébastien Loeb, lo stesso Mikko Hirvonen. È bello vedere facce nuove nel Campionato e alla Dakar. Senz’altro il tutto più interessante. Ed è stato bello vedere in Marocco tutti i Team più importanti: le Mini, le Toyota, le Peugeot.» Sei preoccupato di questa nuova, nutrita e agguerrita concorrenza al tuo Titolo di campione in carica della Dakar? «No, no. So quello che faccio. Potrei essere preoccupato solo se penso che può sempre succedere qualcosa di sbagliato. Ma non temo il confronto con gli altri Piloti, anche se so che sono bravissimi. Sento di avere tutta la forza per farlo al meglio dentro il mio cuore.» Per la prossima Dakar, dunque, siete pronti? «Adesso siamo pronti per la prossima Dakar!» momenti che viviamo tutti insieme, perché quello che faccio non è solo per me ma per tutti gli appassionati!» Anche per noi è più facile lavorare con te e con Matthieu, perché si “lavora” sempre sui massimi risultati. Come quest’anno… «Beh, quest’anno abbiamo corso in tre diversi Campionati, più la Dakar. Adesso abbiamo vinto la Dakar, la Coppa del Mondo, ci manca un punto per vincere il Meddle East Rally Championship e raggiungere quota 11 Titoli, e con un buon risultato in Spagna possiamo vincere anche il WRC2. Sì, è proprio un buon anno.» Non vi viene mai a noia, non diventa una noiosa abitudine vincere tutto? «No, no, no. Forse si può essere un po’ stanchi, ok, le corse che facciamo sono dure e faticose, 85 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica EDITORE: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. Iva 11921100159 REDAZIONE Ippolito Fassati Emiliano Perucca Orfei Aimone Dal Pozzo Francesco Paolillo Andrea Perfetti Matteo Valenti Maurizio Vettor COLLABORANO Massimo Clarke (Tecnica) Enrico De Vita Claudio Pavanello (Epoca) Alfonso Rago Antonio Gola GRAFICA Thomas Bressani COPYRIGHT Tutto il materiale contenuto in Moto.it Magazine è oggetto di diritti esclusivi di CRM S.r.l. con sede in Milano, Via Melzo 9. Ne è vietata quindi ogni riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione scritta di CRM S.r.l. AUTOMOTO.IT Via Melzo 9- 20129 Milano Reg. trib. Mi Num. 680 del 26/11/2003 Capitale Sociale Euro 10.000 i.v. Email: [email protected] 86 87