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"450° anniversario ..."
Firenze e il “ritorno” del Buonarroti
Cultura e folklore per il Michelangelo “trafugato”"
Marcello Lazzerini
La notte del 18 febbraio del 1564, si spengeva a Roma, quasi novantenne, il più grande
scultore di tutti i tempi: Michelangelo Buonarroti. “Quando Michelangelo avvertì la
febbriciattola che lo stava indebolendo, fece scrivere da Daniele al nipote Leonardo che poteva
raggiungerlo a Roma. E malgrado le attenzioni del fisico Federigo Donati e di altri, la sua
malattia si aggravò e, pienamente cosciente, lasciò la sua anima a Dio, il suo corpo alla terra, le
sue cose materiali ai parenti stretti.” Così il Vasari descrisse nelle Vite, le ultime ore dell’artista
forse da lui più amato. Poi, come talvolta accade per i grandi, la vicenda delle sue spoglie fu
circondata dal mistero e da una suggestiva leggenda: quella del trafugamento delle sue corpo a
Firenze nottetempo da parte di un gruppo di nobili fiorentini guidati dal nipote del Genio di
Caprese, che avrebbero fatto un grosso scherzo all’allora pontefice Pio IV che avrebbe voluto
costruire a Roma una grande tomba per l’artista.
Le cose non sarebbero andate proprio così, secondo le ricerche condotte da Renzo
Ristori, ex sovrintendente artistico della Toscana: dalle carte custodite presso la Casa
Buonarroti a Firenze, risulterebbe che il giorno dopo la sua morte, il corpo dell’artista
venne trasferito dalla sua casa romana di via Macel de’ Corvi nella Chiesa dei Santi
Apostoli, ove Pio IV avrebbe voluto seppellirlo. Il 24 febbraio, il nipote Leonardo arrivò a
Roma, si presentò al governatore della città e il 27 ritirò una cassa con il denaro e le carte
dell’artista – in quanto erede - poi si occupò del trasporto della salma a Firenze, rimasta fino al
2 marzo nella celebre chiesa. A Firenze il corpo dell’artista arrivò il 10 marzo e fu depositato
nella cappella dell’Assunta, ove vi rimase fino al 12, giorno in cui ebbe sepoltura in S.Croce,
ove tuttora riposa. Come avvenne il trasporto non è detto. E la voce che ciò sia avvenuto a
bordo di un carro “ad uso di mercanzia” e non di un carro-funebre, trova ancora credito: se non
del tutto per convinzione, per gioco, convenienza, gusto del mistero e dello spettacolo.
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Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale reperibile al link http://www.lindro.it/cultura/cultura-news/cultura-news-italia/2014-07-16/134878-firenze-e-il-ritorno-del-buonarroti
L'Indro è un quotidiano registrato al Tribunale di Torino, n° 11 del 02.03.2012, edito da L'Indro S.r.l.
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Ed uno spettacolo è stato organizzato proprio per celebrare il “ritorno” di Michelangelo a
Firenze, ma soprattutto per rievocare le solenni onoranze organizzate il 14 luglio del 1564
dall’Accademia delle Arti e del Disegno, di cui il Buonarroti era primo accademico, “principe” e
insuperabile punto di riferimento artistico. E così, la città ha vissuto tra cultura, gioco e
folklore, con interesse, curiosità e allegria la “Notte di Michelangelo” nel 450
anniversario della sua scomparsa. Secondo un progetto curato da Sergio Risaliti e
Umberto Montano, dal titolo Ad uso di mercanzia Michelangelo trafugato, attraverso il quale
passato e presente s’intrecciano, dove la storia e la biografia, l’architettura e l’arte, la vita
quotidiana e la metafisica sono “pane quotidiano”. Diverse le iniziative promosse, che hanno
suscitato la meraviglia dei turisti, divertiti nel trovarsi in mezzo ai figuranti del calcio storico con il
loro ossessivo rullo di tamburi, le danze eseguiti dalle fanciulle in costumi rinascimentali nella
piazza del Mercato Centrale, l’esibizione degli sbandieratori e nel vedere un rudimentale carro
di campagna trainato dai buoi percorrere, da piazza S.Croce, le vie del centro, con a bordo un
signore in costume d’epoca, leggere cose incomprensibili. Quello strano signore era l’attore e
regista dei Krypton, noto teatro di Scandicci, Giancarlo Cauteruccio. Peccato che le sue
parole fossero sovrastate dal rumore delle grandi macchine spazzatrici che stavano ripulendo
una via dell’Ariento ancora carica dei residui di una intensa giornata di commercio abbandonati
per strada. Ma siamo al Mercato! Ora anche cuore notturno di una città che sta cambiando e
rinnova se stessa, come è avvenuto all’interno dell’ottocentesco Mercato di Centrale,
realizzato nel 1874 dall’ingegnere Giuseppe Mengoni, progettista anche della Galleria dedicata
a Milano a Vittorio Emanuele II, ove si possono gustare cibi di qualità e bevande d’ogni tipo
anche di notte, in una struttura architettonica che non ha niente da invidiare ai centri più In di
New York, Londra o Parigi.
Ma il clou culturale della notte dedicata a Michelangelo, si è avuto in piazza S.Lorenzo, davanti
alla disadorna facciata della celebre Chiesa cara alla famiglia Medici, opera del Brunelleschi,
nella quale il letterato Benedetto Varchi ebbe l’incarico dall’Accademia del Disegno di tenere
l’orazione funerale in memoria di Michelagnolo Buonarroto, homo grandissimo, delle cui lodi
l’illustre studioso caricò le sue gagliarde, anzi debolissime spalle, consapevole, come dichiarò
rivolgendosi al padre priore don Vincenzio Borghini, di svolgerla confusamente e senza alcuna
eloquenza, poiché troppo maggiore e più grave peso che quello di Atlante era il compito che si
era accollato. L’orazione è stata letta dall’attore Maurizio Lombardi, cui sono seguite da parte
di altri letture di rime e lettere di Michelangelo. Del Buonarroto il Varchi decantava le virtù in tutti
i campi: un huomo solo nel quale albergavano oltra la poesia, oltra la Filosofia, così morale
come contemplativa, oltra la Teologia così gentile come christiana, le doti straordinarie di
Scultore, Architettore, Pittore unico, cosa tanto inaudita in tutti i secoli, in tutti i paesi, in tutte le
storie. Ciò detto, rivolgendosi agli ascoltatori il Varchi ricordava come fosse stato eletto in cielo
e mandato in terra da Dio per dare l’ultimo compimento e l’estrema perfezione alle tre arti più
belle. L’oratore rivolgeva anche un devoto pensiero ai genitori di Michelangelo, al padre
Ludovico d’antichissima e nobilissima famiglia dei Conti di Canossa e alla madre, donna del
Casentino, che gli dette i natali la domenica notte del 6 marzo del 1474 . Loro, i genitori, non
ebbero vita facile con un ragazzo insofferente delle regole e geniale fin da piccolo, che fuggiva
spesso dalla scuola per correre a vedere dipingere, e che praticava più volentieri quelli che
disegnavano che quelli che studiavano. Loro pensavano che il dipingere non fosse altro che
schichirillare le mura, ma dopo averlo inutilmente sgridato e battuto, finalmente per mezzo di
Francesco Granacci l’acconciarono, a salario con Domenico Tommaso Ghirlandaio, che aveva
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fama d’essere il più eccellente dipintore di Firenze. Insomma, ne assecondarono le innate
aspirazioni favorendo il suo inserimento nel mondo dell’arte.
Il resto è storia ben nota. Ma il suo Genio si avvertì anche in letteratura. Delle sue rime è stata
data lettura, così come delle sue lettere nella notte michelangiolesca. Toccante quella dedicata
al nipote Leonardo:
Giunto è già ‘l corso della vita mia,
con tempestoso mar, per fragil barca,
al comune porto, ov’a render si varca
conto e ragion d’ogni opra triste e pia.
Onde l’affettuosa fantasia
Che l’arte mi fece idol e monarca.
Conosco or ben com’era d’errar carca,
e quel c’a mal suo grado ogn’uom desia.
Gli amorosi pensier, già vani e lieti,
che fien or, s’a duo morte m’avvicino?
D’una so’l certo, e l’altra mi minaccia.
Né pinger né scolpir fie più che quieti
l’anima, volta a quell’amor divino
c’aperse, a prender noi, ‘n croce le braccia.
Al nipote Leonardo Michelangelo lasciò i suoi beni ( altre opere invece lasciò agli amici di Roma
a lui più vicini) compresa quella casa di via Ghibellina nella quale lo stesso nipote andò a vivere
e il cui figlio, chiamato Michelangelo e divenuto scultore, come lo zio, conserverà
amorevolmente, consentendo, con alcune opere del Genio, la realizzazione di quel museo che
è la casa Buonarroti.
Ma uno dei momenti più spettacoli e suggestivi si è avuto con le video proiezioni sulla
nuda facciata della Chiesa di S.Lorenzo, di alcune delle opere più importanti lasciateci
dal Genio, alcune delle quali si trovano anche all’interno della Chiesa di Lorenzo: sia nella
Sagrestia Nuova che nella stanza segreta, un un bugigattolo stretto stretto nella cui pareti
l’artista disegnò col carboncino alcune figure di straordinaria forza , nei tre mesi in cui vi restò
rinchiuso durante l’assedio di Firenze. Oltre alle opere sue più famose, è stata proiettato anche
il modello della facciata che Michelangelo aveva realizzato per la stessa Chiesa di S.Lorenzo e
che avrebbe dovuto essere in marmo. Il dibattito a Firenze se realizzarla o mantenere la
facciata così com’è stata lasciata è tutt’altro che chiuso. Nel corso della giornata il pubblico ha
potuto ammirare sul sagrato della Chiesa, una riproduzione in marmo di Carrara di una delle
pietà di Michelangelo, mentre due giovani scalpellini della Cava che porta il nome dell’artista,
hanno dato dimostrazione della loro abilità professionale. Così Firenze ha celebrato, oltre alle
varie iniziative che hanno interessato i vari luoghi michelangioleschi ( almeno otto in città), tra
cultura e folklore, il “ritorno” a casa dell’artista, ma sopratutto ha inteso rievocare le onoranze
funerali che gli furono solennemente tributate il 14 luglio del 1564. Probabilmente quest’evento
ha chiuso l’anno michelangiolesco, ma il suo Genio non ha certo bisogno delle doverose
celebrazioni per rifulgere. Basta osservare le lunghe code verso la Galleria dell’Accademia, ove
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tra i Prigioni, giganteggia, ineguagliabile, la statua del giovine più bello al mondo, icona non solo
del nostro tempo.
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