Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 216 13 Ottobre 2015 97 Pagine MotoGP Giappone Pedrosa vince, poi Rossi. Lorenzo: “Sono il più sfortunato” Articoli, commenti e pagelle Periodico elettronico di informazione motociclistica Novità Kawasaki ZX-10R Ninja 2016 Scarica l’APP del Magazine Prova Husqvarna Cross 2016 Una gamma rinnovata dalla testa ai piedi un nuovo design | PROVA NAKED | APRILIA TUONO V4 1100 RR / FACTORY da Pag. 2 a Pag. 13 All’Interno NEWS: Honda CBR500R 2016 | Yamaha WR250 e WR450F 2016 | Honda CB 1300 e 400 Super Bol d’Or | Mercato a settembre | N. Cereghini Cadere da fermo | MOTOGP: Storie di MotoGP Motegi raccontato da Locatelli Aprilia Tuono V4 1100 PREGI Guidabilità e prestazioni DIFETTI Prezzo Prezzi da 15.350 € PROVA NAKED APRILIA TUONO V4 1100 RR / V4 1100 FACTORY Più potente, più comoda e ancora più efficace nella guida, la nuova Tuono V4 1100, nelle due versioni RR e Factory, conferma di essere la numero uno tra le nude sportive. Prezzi da 15.350 euro di Francesco Paolillo 2 3 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove Media A d istanza di circa un anno dalla nostra comparativa effettuata con due dirette rivali, la BMW S 1000 R e la KTM 1290 Super Duke R, Aprilia cala l’asso e non soddisfatta del risultato, che aveva visto prevalere in maniera netta la naked di Noale soprattutto dal punto di vista dinamico e nell’uso sportivo, mette a listino la versione 1100. Niente stravolgimenti, almeno apparentemente, pochi ritocchi estetici mirati, ma tante sono le novità che la Tuono V4 1100 nasconde sottopelle. L’obiettivo era di rendere più fruibile e confortevole la superbike in abiti succinti, e quindi di rendere la guida più piacevole e comoda anche quando al posto del coltello tra i denti, si mastica un chewingum. Infatti, la versione da un litro di cilindrata 4 peccava sotto questi punti di vista, e cedeva alla concorrenza qualche punto nella classifica virtuale. Con l’aumento della cilindrata a millecento, e le modifiche al motore V4, la Tuono si riconferma la regina nella guida sportiva, e non solo nell’esclusivo allestimento Factory, ma vede anche un netto miglioramento nell’uso su strada quando si guida in maniera più rilassata. Vista da fuori Uno degli aspetti che ha convinto meno della Tuono, sin dal suo esordio, è stato l’estetica, per la precisione quel cupolino, che vedeva prevalere la razionalità dell’aerodinamica, a sfavore dell’aspetto puramente estetico. La “1100” si regala allora un nuovo cupolino, forse meno funzionale in galleria del vento (il precedente era votato maggiormente alla ricerca di deportanza alle alte velocità), ma certamente più appagante per gli occhi e protettivo per il busto del pilota. Oltre che più compatto e rastremato, è anche più leggero, infatti, a dispetto del fatto che i fari diventano tre, con la luce di posizione a LED, la bilancia fa registrare un -1.500 gr. A guadagnarci è soprattutto la vista laterale, che è alleggerita, mentre il taglio del codino è figlio della RSV4, sulla versione “Factory”, che mette a disposizione dell’eventuale (e meglio se alquanto remoto) passeggero, uno strapuntino imbottito delle dimensioni di poco superiori a un francobollo. Meglio va sulla versione doppia Erre, che mette a disposizione qualche centimetro quadrato in più e due appigli per il coraggioso di turno. In definitiva però è meglio stendere un velo pietoso sull’utilizzo in coppia di queste due magnifiche sportive, e poi le pedane passeggero sono così facili da smontare! La situazione invece migliora per quel che riguarda il pilota. La nuova sella, realizzata con un nuovo procedimento per quanto concerne lo schiumato dell’imbottitura, e con un profilo rivisto, è montata 15 mm più in basso, mentre il manubrio è più stretto e chiuso rispetto al precedente modello. Due le colorazioni disponibili per la “RR”, grigio “Portimao”, e blu “Donington”, mentre la “Factory” è disponibile nella sola livrea “Superpole”. I prezzi delle due versioni sono rispettivamente di 15.350 euro per la “RR”, che quindi è più a buon mercato della vecchia 1000 di circa 600 euro, e 17.450 f.c.per la versione “Factory”. Motore Il V4 di 65° ha visto incrementare la cilindrata fino a 1.077 cc, grazie all’introduzione di nuovi cilindri, e di conseguenza di nuovi pistoni (da 81 5 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine piccoli interventi che però ne modificano in parte il comportamento dinamico. La ricerca di una maggiore agilità senza compromettere le doti di stabilità sul veloce, magari in circuito, ha visto il variare di alcune quote ciclistiche come l’angolo di sterzo, passato dai precedenti 25,1° a 24,7°, con l’avancorsa che scende da 107,4 a 99,7 mm, e il forcellone in alluminio che si allunga di 6 mm. Anche le sospensioni sono state ritarate di conseguenza, con l’ammortizzatore di sterzo, la forcella Sachs da 43 mm e il mono, dotato di piggy back (serbatoio separato), anche in funzione di un maggior comfort di guida su strada. Se poi volete metterci mano, nessun problema, sono entrambi totalmente regolabili. La versione Factory, a fronte di un maggiore esborso in termini monetari, e di una vocazione ancora più sportiva, monta forcella, ammortizzatore di sterzo e mono, marchiati Öhlins e un pneumatico posteriore da 200/55 al posto del 190 della versione “RR”, con mescola più sportiva. L’impianto frenante prevede le medesime pinze freno per entrambe le versioni, quindi le mm di diametro). Le bielle sono ora più leggere (-400 gr), così come il semibasamento superiore, che grazie alla fusione in conchiglia ha guadagnato in robustezza e garantisce una migliore ventilazione che abbassa la pressione dell’aria all’interno dei carter motore. Anche i perni di biella dell’albero motore hanno visto calare i loro diametri a 36 mm, e di conseguenza anche il loro peso, nel complesso il V4 ha visto calare di 1.500 gr il peso totale. Chi invece sale sono potenza e soprattutto coppia erogate. La prima cresce di 5 cv e raggiunge i 175 cv (129 kW) a 11.000 giri, mentre la seconda tocca un picco di 120 Nm a 9.000 giri, ma tanto per rendere l’idea, a 8.000 giri ci sono ben 20 cv in più rispetto a prima! Valori peraltro abbastanza allineati a quello che abbiamo riscontrato sul nostro banco prova, che ci ha restituito 165,6 cavalli all’albero a 10.250 giri, che riportati alla ruota corrispondono a 151,9 6 Prove efficacissime Brembo monoblocco M432, che lavorano su dischi da 320 mm, ma le flange della Factory sono in alluminio. Non poteva mancare l’ABS, per l’occasione un Bosch 9MP, regolabile su tre mappe differenti, dotato di RLM (Rear wheel Lift-up Mitigation) e totalmente escludibile all’occorrenza. Il “Livello 1“ è dedicato alla pista e prevede la disattivazione dell’RLM, mentre il “Livello 2” è specifico per l’uso sportivo su strada. Il terzo è dedicato ai fondi a bassa aderenza. La dotazione elettronica delle sportive Aprilia ha fatto scuola, e forse ancora la fa soprattutto per la funzionalità dei sistemi adottati, e la top di gamma di Noale è quindi “apparecchiata” a dovere! Iniziamo con il conosciuto aTC, il controllo di trazione regolabile su 8 livelli (selezione effettuabile in corsa e senza la necessità di chiudere il gas), per passare poi all’aWC, il controllo dell’impennata (anch’esso regolabile su tre differenti livelli) e finiamo con l’aLC, il sistema di launch control, che permette di ottenere il massimo delle prestazioni in fase di accelerazione. Come la sorella agghindata con abito lungo, la RSV4, sanissimi e scalpitanti puledrini. La coppia si attesta a 12,4 kgm a 8990 giri. Invariate alcune peculiarità del propulsore, come il cambio a sei rapporti totalmente estraibile, il contralbero per le vibrazioni e la catena della distribuzione che muove un solo albero a camme, quello di aspirazione, rimandando il moto del secondo (per ogni cilindro …), a un singolo ingranaggio. Quest’ultima caratteristica permette di avere le teste del 4 cilindri, particolarmente compatte e rastremate, con indubbi vantaggi per la definizione della ciclistica e in particolar modo del telaio. Ciclistica ed Elettronica Ci ha abituato bene Aprilia, con i suoi telai e le sue ciclistiche sempre al top, per prestazioni e piacere di guida, e la casa di Noale non si smentisce neanche questa volta. La Tuono V4 RR e la sorella Factory ricevono cure di bellezza, 7 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito la Tuono 1100 è dotata di aQS, il quick shift, che permette cambiate rapidissime senza la necessità di chiudere il gas. Accessori Se non vi potete accontentare delle dotazioni di serie delle Tuono RR e Factory, sappiate che nel catalogo degli optional a pagamento, c’è di che dissanguare il portafogli. Si può iniziare con una coppia di cerchi forgiati, per arrivare agli scarichi Akrapovič in titanio (omologati e non), per poi passare alla componentistica in fibra di carbonio ed ergal. Il tutto in ottica racing, gli unici accessori dedicati all’utilizzo quotidiano sono, infatti, il copri serbatoio e la relativa borsa! Come vanno Premettiamo che le differenze di guida tra le due versioni della Tuono 1100 sono minime, almeno finché ci si muove su strada. Altro paio di 8 Periodico elettronico di informazione motociclistica maniche se le si mette a confronto in pista, cosa che abbiamo fatto e che leggerete più avanti. Quindi che siate in sella alla “RR” o che abbiate la fortuna di poggiare le terga sulla appariscente Factory, le sensazioni sono molto simili, e decisamente positive. Le modifiche apportate alla ciclistica e soprattutto alla posizione di guida rendono la Tuono V4 1100 più godibile su strada, l’assetto meno estremo delle sospensioni permette un maggiore confort e garantiscono un assorbimento delle sconnessioni dell’asfalto certamente superiore al precedente modello, senza nulla togliere alla precisione di guida e al gran divertimento che questa moto riesce a regalare a chi gli sta in sella… naturalmente quella anteriore! La Tuono è rapida, precisa, con un avantreno che sembra solcare l’asfalto millimetricamente, almeno fino a quando non si ruota senza tanti convenevoli la manopola del gas. Allora succede che l’elettronica debba mettere il bavaglio al V4, Scarica l’APP del Magazine un bavaglio di morbida seta, però, perché tutto avviene in maniera armoniosa senza strappi e scuotimenti. La ruota anteriore sembra galleggiare per qualche istante, mentre il pneumatico posteriore si aggrappa letteralmente all’asfalto, sottolineando la grande motricità offerta dalla ciclistica. L’erogazione sembra più fluida della precedente mille, ma ciò che colpisce è soprattutto la coppia erogata ora dal 4 cilindri veneto. Strabordante e sempre presente a ogni singolo richiamo della manopola del gas, il V4 ti gasa e ti eccita con il sound di scarico. Il cambio elettroassistito rende ancora più complicata la situazione: inserire i rapporti uno via l’altro è una goduria, e quindi andare piano e godersi la strada in sella alla Tuono 1100 richiede grande forza di volontà, altrimenti le velocità salgono in maniera esponenziale. Poi si butta un occhio alla strumentazione, ed ecco che ci si ritrova a tornare sui propri passi, e a desiderare una pista per vedere Prove quello che sa fare e che può fare questa magnifica moto. E in pista ci siamo andati con entrambe, “RR” e Factory, all’A1 Ring, meglio noto con il “vecchio” nome di Zeltweg, in Austria. Un breve assaggio della pista sulla Errerre, per poi fare l’amore con la “Factory”. E parliamo di sesso estremo! Andare forte e divertirsi con la Tuono V4 1100 RR è per molti, sfruttarne appieno le potenzialità è per pochi. 175 cv sono tanti, soprattutto parlando di una naked, e se poi li mettiamo su una moto capace di sfruttarli tutti quanti, beh il pilota ha il suo bel daffare. Le prestazioni del V4, con un tiro ai medi regimi e un allungo portentosi, la ciclistica precisa e stabile e l’elettronica che oltre a garantire margini di sicurezza elevati consente di ottenere il massimo delle prestazioni, rende la Tuono 1100 un brutto cliente anche in pista. La precisione e la guidabilità eccellenti della “RR” sono esaltate sulla versione Factory, che si dimostra ancor più affilata e reattiva, e che 9 10 11 Casco X-Lite / AGV Tuta IXON / Spidi Guanti IXON / Spidi Stivali Alpinestars /TCX SCHEDA TECNICA se ben guidata è capace di far vedere il fanale posteriore e la targa a moto ben più pistaiole e di pari cilindrata. Esaltante in uscita di curva, con il V4 che è capace di riprendere vigorosamente sin dai 3/ 4.000 giri, il cambio che non sbaglia un innesto anche senza la necessità, di chiudere il gas, la Tuono 1100 rimane sempre stabile e sicura, e si dimostra un fulmine nei cambi di direzione durante i quali l’avantreno si alleggerisce senza scomporre più di tanto l’assetto. In sintesi, Aprilia ha cercato di rendere più gestibile la sua superbike in minigonna, e a nostro modo di vedere ci è riuscita. Certo, se siete alla ricerca di una moto comoda e con cui si possa fare anche qualche itinerario più lungo del giretto domenicale con gli amici è meglio spostare lo sguardo su altre moto. Se invece siete drogati di adrenalina, e il piacere di guida e le prestazioni, in pista e fuori sono il vostro unico credo, beh qui c’è di che fare indigestione. Certo il prezzo è impegnativo, soprattutto per la “Factory”, ma se consideriamo un fantomatico rapporto prezzo-prestazioni, verrebbe da dire che le due Tuono 1100 sono quasi a buon mercato! L’elettronica in dotazione alla Tuono ci ha convinto sin dal suo esordio, certo è che l’evoluzione di questi anni ha portato il “pacchetto” aPRC a raggiungere un equilibrio eccellente. Equilibrio che si apprezza anche su strada, con un controllo di trazione che lavora in silenzio e senza fare rumore, un ABS che aiuta nelle situazioni impreviste, e un cambio elettronico che regola la velocità d’intervento in base all’utilizzo che si sta facendo della moto. Equilibrio che rende la Tuono 1100 incredibilmente performante, ma anche estremamente sicura. In pista, invece, questa caratteristica garantisce prestazioni davvero esaltanti e inarrivabili per l’attuale concorrenza, che faticava a stare dietro alla “Mille”, figuriamoci a questa “1100”. 12 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica ABBIGLIAMENTO Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Aprilia Tuono V4 1100 Factory 17.450 euro Cilindrata 1.077 cc Tempi 4 Cilindri 4 Raffreddamento a liquido Avviamento elettrico Alimentazione iniezione Frizione multidisco Potenza 175 cv - 129 kw - 11.000 rpm Coppia 12 kgm - 120 nm - 9.000 rpm Emissioni Euro 3 Capacità serbatoio carburante 18,5 lt ABS Sì Pneumatico anteriore 120/70 ZR 17” Pneumatico posteriore 200/55 ZR 17” Peso a secco 184 Kg 13 Husqvarna Cross 2016 PREGI Posizione in sella e erogazione DIFETTI Setting forcella PROVA CROSS HUSQVARNA CROSS 2016 Husqvarna, forte dei risultati raggiunti propone per il 2016 una gamma rinnovata dalla testa i piedi ed un nuovo design che la rende ancora più bella ed aggressiva di Aimone Dal Pozzo 14 15 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb Media bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb S iamo negli Stati Uniti d’America per la presentazione mondiale della nuova gamma cross marchiata Husqvarna, precisamente a Washington DC, capitale americana della forza e del potere, come anche la seconda casa del marchio svedese, grazie allo storico impegno di Torsten Hallman negli anni ‘60 che, di fatto, ha sdoganato il mondo delle competizioni fuoristrada nel paese americano, correndo e vincendo con le prime Husky da cross. Paolo Carrubba, Head of Media and PR del marchio, ci presenta le nuove MY 16 come non le abbiamo mai viste e precisa che «nonostante abbiamo un secolo di storia e d’informazioni tecniche sulla quale basarci e prendere spunto per migliorare, non è un fatto semplice ne scontato, proporre sul 16 Scarica l’APP del Magazine forma che di materiale (ora è in fibra di carbonio) e diminuisce di oltre un chilo il peso. Varia di conseguenza la dimensione della cassa filtro che ora permette alla moto di respirare in modo più libero ed efficace, ottimizzando cosi l’erogazione della potenza. Cambia il forcellone, che ottiene nuovi punti di lavorazione per ottimizzare anche in questo caso il peso, ma rimane ugualmente rigido. Le piastre di sterzo ricevono i silent-block e si abbinano alla forcella WP di tecnologia 4CS che viene interamente rivista idraulicamente per accogliere e soddisfare le esigenze del nuovo telaio. Nella parte posteriore cambia il monoamortizzatore che viene alleggerito di 500 grammi ed accorciato per avere più carico sul retrotreno. Unito alla nuova geometria del leveraggio migliora sia l’assorbimento degli urti che il bilanciamento generale del mezzo, a garanzia di una Prove trazione ed un controllo ottimali su ogni terreno. Ergonomia e impostazione di guida Cambia completamente l’aspetto estetico: le nuove Husky ricevono nuove sovrastrutture studiate specificatamente per la massima ergonomia per il pilota. Queste, oltre a rinnovare visivamente la linea della gamma 2016, offrono punti di contatto con il pilota studiati nei minimi particolari. A partire dalle pedane, per le quali ci sono voluti mesi di lavoro per trovare un nuovo sistema antibloccaggio: ora consentono di avere una base solida di appoggio anche nel fango più estremo, in quanto non si bloccano mai chiuse. Le fiancatine ora si slanciano per diventare un tutt’uno con le tabelle portanumero e, sebbene particolarmente vistose dal punto di vista mercato di oggi un prodotto integralmente nuovo ed innovativo». Il telaio Le aree principali sulla quale si è concentrata Husqvarna per la nuova gamma 2016 sono riduzione del peso, ergonomia e naturalmente erogazione e potenza del motore. Alexander Rauscher, responsabile del nuovo telaio ci spiega che «Abbiamo iniziato dalla base con l’obiettivo di ottenere maggiore stabilità nel massimo rispetto dell’agilità e con particolare attenzione ai valori del peso.” I nuovi tubi del telaio rimangono in acciaio al cromo mobildeno, ma ora sono idroformati e saldati da robot, ottenendo cosi maggiore flessibilità orizzontale ed allo stesso tempo un +20% di resistenza longitudinale. Il telaietto posteriore viene interamente rivisto sia nella 17 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Prove aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb estetico, permettono al pilota di avere una superficie da stringere molto ampia e priva di qualsiasi sporgenza, l’ideale per i rapidi ed ampi movimenti che si fanno ora in sella. Nel nuovo design è evidente lo zampino di Kiska, che ha dato alla nuova gamma una linea molto più filante e tagliente, pur mantenendo degli elementi di equilibrio tra il nuovo, altamente moderno, ed il precedente, molto più curvilineo. I parasteli ad esempio mantengono una linea molto classica che viene richiamata dalla fusione di linee rette e linee curve che troviamo negli stampi dei parafanghi e paramani. Sempre su consiglio di Kiska è stata rivista la colorazione, ora blu perla unita a bianco e giallo elettrico per segnare anch’essa una nuova era nel design di chiara ispirazione svedese. una significativa riduzione di peso ed ingombri. La FC 450 è ora più leggera di 5,2 kg mentre la FC 350 ha perso 4,7 kg rispetto al MY15. La FC 250 è stata alleggerita di 4,0 kg. Anche la ottavo di litro ha un motore sensibilmente più piccolo e leggero. Riprogettato e riconfigurato, con una nuova valvola allo scarico e una nuova espansione, ha una potenza che cresce da 38 a 40 CV. La TC 125 2016 è di 3,2 kg più leggera rispetto al modello precedente. Elemento essenziale della trasformazione è il nuovo posizionamento della frizione e dell’albero motore che sono stati alzati ed arretrati al fine di ottimizzare la centralizzazione delle masse e diminuire le vibrazioni. Questo ha ridotto ulteriormente anche gli ingombri laterali che ora sono stati ridotti di 23 mm grazie a coperchi più piccoli ed una scatola cambio ridotta. Non solo, ma l’allontanamento della frizione dall’olio in fondo al carter, ha ridotto in maniera importante l’attrito ed ha reso più Componentistica di pregio Qui troviamo diversi elementi di novità. A partire 18 dal comando frizione che ora diventa, per tutta la gamma, di fornitura tedesca Magura (solo la TC 250 resta Brembo) ci sono numerosi altri dettagli che fanno la differenza. Nuovi dischi freno GSK, manubrio Pro Taper, nuovi radiatori WP, un serbatoio in polietilene da 7 litri ridisegnato, così come il coperchio della scatola filtro, che garantisce accesso senza l’uso di attrezzi. Degni di nota anche i cerchi marchiati DID in lega anodizzati neri, i mozzi lavorati dal pieno e gli pneumatici Dunlop MX52, tutti particolari che confermano lo standard elevato del pacchetto Husqvarna. Erogazione e potenza Le termiche delle FC 450, FC 350 e FC 250 così come la TC 125 sono state completamente riconfigurate per ottimizzare la centralizzazione delle masse oltre che per ottenere maggiore potenza e arco d’utilizzo. Il grosso lavoro fatto dagli ingegneri ha permesso di ottenere anche armonioso il lavoro tra i vari meccanismi del motore. Allo stesso tempo, avendo messo mano a tutta la componentistica, i tecnici hanno ottimizzato ogni singolo carter ed ingranaggio, togliendo 200/300 grammi dalla maggior parte dei componenti. Grande attenzione merita il nuovo impianto di scarico dei quattro tempi, che si sviluppa maggiormente nella sezione avantubo con un risuonatore che permette di adottare un silenziatore molto più corto e piccolo, soprattutto più vicino al baricentro della moto. Gestione Elettronica Avanza in maniera sempre più preponderante l’utilizzo dell’elettronica per la gestione del motore, tanto che su tutti i modelli 4T troviamo un pacchetto davvero completo: selettore mappe al manubrio, dispositivo di partenza, sensore di posizione marcia, ed avviamento elettrico con nuova batteria Samsung sono tutti integrati in 19 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Prove aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb maniera efficace. La nuova centralina Keihin elabora i dati più velocemente, mentre il corpo farfallato da 44 mm – compatto e più leggero di 100 grammi – fornisce una risposta immediata al comando del gas grazie all’eliminazione del leveraggio della farfalla. Nuovo per i modelli 2016 è il launch control elettronico, integrato nel selettore mappe al manubrio. Grazie alla possibilità di cambiare l’erogazione del motore, il launch control permette di ottenere la massima trazione anche in fase di partenza. solidità cosi come le nuove manopole con fissaggio a vite. Ma è in azione che si apprezzano le nuove doti delle Husky 2016: le nuove geometrie infatti, unitamente ad un setup sospensioni più incline alle velocità americane, rendono le nuove Husky ancora più precise e prevedibili, aspetto che prediligiamo nell’uso di una moto da fuoristrada. La forcella 4CS è stata ottimizzata nel funzionamento e, sebbene nel primo tratto di corsa risulta ancora un po’ indecisa, si conferma più efficace alle alte velocità. Come vanno Le quattro tempi 6 mm più alto ed ora vanta una biella 6 mm più corta. L’ingombro del motore è stato diminuito di conseguenza ed è infatti più corto di ben 20 mm, si avvicinano quindi in maniera sostanziale le masse al baricentro della moto. Il cilindro è più corto ed il postone forgiato è 100 gr più leggero. La frizione è sempre di tipologia CSS, ma viene rimpicciolita in quanto ora ha solo 7 dischi . Il cambio è rimasto a 5 velocità ma è stato implementato di un sensore elettronico che dona la giusta potenza e mappatura ad ogni marcia. Risultato che le nuove Husky 250 e 350 hanno guadagnato potenza su tutta la curva di utilizzo, ma in particolar modo sulla parte iniziale di erogazione. Le potenze massime arrivano ormai a numeri da far girar la testa se si pensa che sono state contemporaneamente diminuite le masse, arrivando a quasi 5 kg di risparmio in termini di peso. La performance di questi modelli erano già ai massimi livelli e le implementazioni introdotte per i modelli 2016 hanno portato ulteriore feeling Sali sulle 2016 ed entri decisamente in una nuova dimensione. Le nuove sovrastrutture, che ferme sul cavalletto sembrano fin quasi ingombranti, sono estremamente snelle e soprattutto prive di ogni sporgenza scomoda. Il manubrio lo puoi regolare come vuoi (4 posizioni) e la sella piatta e slanciata premette movimenti ampi e rapidi. Le nuove pedane sono più larghe e trasmettono 20 TC 250 e 350: il disegno di base non è stato stravolto in quanto già lo scorso motore andava molto bene, ma è stato modificato nelle dimensioni per andare incontro alle nuove esigenze telaistiche. Vengono confermati quindi i motori DOHC (Double Over Head Cam) ovvero il bialbero, ed entrambe le cilindrate derivano dalla stessa base. L’albero motore è stato riposizionato e stabilità. Dal punto di vista ciclistico, le nuove geometrie e bilanciamenti portano ad avere un assetto sempre molto neutro, in gradi di far superare gli ostacoli più grandi ed impegnativi senza farti strani scherzi. Dall’inserimento nel canale ai grandi panettoni della pista di Budds Creek, abbiamo sempre avuto fiducia della moto e questo, soprattutto alle alte velocità permette di guidare tranquilli. L’anteriore rimane alto e galleggia sulle buche anche se a volte tende a calare un po’, ma sopperisce egregiamente il mono che non scalcia mai. I motori sono sempre pieni e pronti a spingere e anche la 250, che storicamente è meno corposa ai bassi, ora produce un’ottima coppia anche nella spinta inziale, tanto da non rimpiangere eccessivamente quella del 350. Quest’ ultimo infatti, perde un po’ in termini di guidabilità in quanto senti che ha un “motore più pesante”, di contro non offre la coppia del 450 e rimane di conseguenza schiacciato tra le cilindrate vicine. 21 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Prove aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb FC 450: vanta sempre il motore SOHC (Single Over Head Cam) di generazione differente rispetto alle sorelle minori. Vantaggio essenziale di questa scelta motoristica è quello di tenere le masse in basso e vicino al baricentro, privilegiando la coppia e la potenza che arriva alla bellezza di 63 cavalli. Tale potenza ha reso necessari diversi interventi in termini di affidabilità e bilanciamento ed infatti l’albero motore viene modificato con un’aggiunta di +10% di inerzia per avere maggiore progressività nell’erogazione, cambia totalmente la testa nei disegni dell’aspirazione e dello scarico, mentre rimane la frizione con tecnologia DDS con nuovo azionamento idraulico Magura. Come sugli altri modelli viene spostato l’albero motore e le nuove dimensioni, oltre che una riduzione degli ingombri, consentono una diminuzione di oltre 5 kg di peso. Il nuovo cosi piccolo e già leggero, sono davvero tanti. Il nuovo cilindro viene dotato di un’innovativa valvola sullo scarico che ne ottimizza l’erogazione a metà e la nuova trasmissione e cambio a 6 marce, permettono una riduzione di peso di ulteriori 200 gr. La 125 era già agile e leggera ed ora che è ancora più potente diventa un mezzo davvero divertente da guidare, anche per i meno esperti. La 2015 andava fatta cantare e bisognava saper tirare bene il cordino, questa invece, grazie ad una coppia decisamente più corposa diventa facile e progressiva anche per i meno aggressivi. TC 250: Unica della gamma a rimanere uguale alla configurazione 2015, ottiene ad ogni modo piccoli aggiornamenti di dettaglio, come il pulsante di cambio mappa al manubrio e la possibilità di montare il kit di cilindrata 300 cc come componente aftermarket. Nel terreno che 22 bilanciamento di questo propulsore, benché decisamente più potente, lo porta ad essere molto più libero e leggero, tanto da influire positivamente sulla sensazione di guida, in particolar modo nei cambi di direzione, nei salti e negli inserimenti in curva. Il risultato è che pur avendo cavalli da vendere, la nuova 450 diventa molto più accessibile e facile da gestire, tanto da non dover essere necessariamente degli atleti per poterla utilizzare. Le due tempi TC 125: La piccola della gamma riceve un upgrade decisamente d’impatto. Il motore è stato completamente rinnovato ed i punti focali sono lo spostamento dell’albero motore di quasi 4 cm e della frizione di 3 cm, con una riduzione di peso generale di un chilo e mezzo che per un motore 23 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Prove “legava” della pista americana, la trazione in uscita di curva si è dimostrata di ottimo livello, unita ad una maggiore agilità e leggerezza nei cambi direzione rispetto alle sorelle a quattro tempi, segno che il due tempi è ancora un gran mezzo da divertimento. Per i piloti più giovani della famiglia Husqvarna, la TC 85 è il mezzo ideale per iniziare con il motocross grazie alla sua potenza e agilità. Grazie ai nuovi colori e grafiche è la moto perfetta per i campioni di domani. La piccola 85 rimane fedele all’impostazione classica degli anni precedenti con telaietto in alluminio e PDS, ma viene implementata la frizione idraulica e vengono riviste le impostazioni delle sospensioni WP. Husqvarna festeggia la sua rinascita portando sul mercato una gamma di prodotti altamente innovativa e di grande contenuto tecnico che sicuramente non farà altro che alimentare ulteriormente il grande successo nelle vendite. 24 25 KAWASAKI ZX-10R NINJA 2016 Ecco la nuova Kawasaki Ninja ZX-10R 2016. Tutte le foto, i dati tecnici e le informazioni sulla nuova supersportiva di Akashi presentata a Barcellona e che arriverà entro la fine dell’anno di Maurizio Gissi 26 27 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine ed H2R. Una serie di miglioramenti - che vedremo nel dettaglio sotto - tali da rendere la ZX-10R 2016 molto più veloce nell’uso in pista rispetto al modello che va a sostituire: si è parlato di un vantaggio di circa 2,7” a favore della moto nuova rilevato (con i tester ufficiali alla guida) durante un test comparativo. La platea scelta per la presentazione davanti alla stampa specializzata mondiale è quella del Teatro Nazionale di Catalunya, a Barcellona. A svelare la nuova Ninja ci sono il neo campione del mondo Jonathan Rea e il suo compagno di squadra Tom Sykes, confermati per il mondiale 2016 sulla nuova e ancor più competitiva 10R, oltre ai progettisti e ai responsabili del team superbike che hanno contribuito allo sviluppo di questa nuova versione. La nuova ZX-10R si mostra con una linea totalmente E ccola qui! Dopo il teaser di qualche settimana fa, in cui Kawasaki ha iniziato a svelarci i primi tratti somatici del cupolino della ZX-10R Ninja 2016 - con la quale rinnova a distanza di quattro anni la sua ammiraglia supersportiva, e aggiorna la base per la Superbike con cui Jonathan Rea difenderà il titolo iridato il prossimo anno - ecco finalmente la presentazione statica della nuova “verdona”. L’ultima edizione della ZX-10R risale al 2011, eppure la mille Kawasaki non ha patito in queste cinque stagioni un complesso d’inferiorità nei confronti delle supersportive più recenti. Tanto da aver dominato quest’anno il mondiale Superbike con Jonathan Rea e Tom Sykes, il massimo campionato per le derivate di serie che peraltro la Ninja ha conquistato anche due anni fa, mentre nel 2012 e 2014 si è piazzata al secondo posto. Il debutto della nuova edizione della ZX-10R 28 News rinnovata, più aggressiva se possibile. L’impressione è quella di una moto più raccolta nelle dimensioni, maggiormente curata nella forma aerodinamica ma sempre con i tipici tratti che hanno reso famosa la Ninja più sportiva dell’intera famiglia. Il cupolino è addirittura più largo, ma questo ha permesso una superiore efficienza aerodinamica, mentre è più snella la coda che ha un nuovo gruppo ottico a led più compatto. Le novità tecniche sono molte e importanti, nonstante la base meccanica e quella ciclistica siano sostanzialmente immutate. Il quattro cilindri in linea ha l’alimentazione a doppio iniettore, tre mappe motore, il cambio a sei marce estraibile e soprattutto una nuova gestione elettronica più evoluta grazie all’introduzione della piattaforma inerziale a sei gradi di libertà (sono misurati Media (il primo modello risale al 2004) arriva quindi con la spinta del mondiale appena vinto e con il primato nella potenza per una mille a quattro cilindri ottenuto dalla H2 sovralimentata. Non abbiamo citato la Superbike a caso, perché il modello 2016 della Kawasaki ZX-10R Ninja mutua molto dall’esperienza maturata nel mondiale riservato alle derivate di serie. Il telaio e diverse soluzioni ciclistiche derivano infatti strettamente dalla moto schierata dal team ufficiale Motocard, con geometrie e rigidità riviste. Non mancano una nuova evoluta forcella pressurizzata e un impianto frenante Brembo con pinze monoblocco che sostituisce il precedente Tokico con dischi a margherita. Anche il pacchetto elettronico è stato rivisto: già completo sulla precedente ZX10R in termini di funzionalità si è evoluto nella sostanza, ricevendo componenti hardware e software sviluppate nell’esperienza fatta su H2 29 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito l’accelerazione lungo gli assi longitudinale, trasversale e verticale, il tasso di rollio e il tasso di passo. Il tasso d’imbardata viene invece calcolato utilizzando il software Kawasaki), in luogo dei semplici sensori ruota. Sono state riviste termodinamica, diagrammi di distribuzione e alzata delle sedici valvole. L’albero motore, sempre a fasatura regolare, ha inerzia diminuita del 20%, questo per avere maggiore accelerazione (un espediente già utilizzato sulla SBK). Non cambiano invece le misure caratteristiche di 76x55 mm, con una corsa piuttosto lunga anche se non come quella del Suzuki GSX-R. Affinamento anche per il disegno e nel trattamento dei pistoni forgiati che hanno mantello di altezza ridotta e peso sceso di 5 grammi. L’alimentazione a doppio iniettore con corpi farfallati di sezione ellittica è stata affinata con le nuove valvole a comando elettronico ed è incrementato del 25% il volme dell’air-box. Alleggerimento per la frizione 30 Periodico elettronico di informazione motociclistica antisaltellamento, c’è il quickshifter di serie, che funziona anche in scalata montando il kit racing. La potenza massima è sempre di 200 cavalli a 13.000 giri ( ma va detto che questo motore è fra i primi a rientrare nella normativa Euro 4, il che penalizza le prestazioni) e la coppia massima è di poco aumentata raggiungendo i 113 Nm a 11.500 giri. Ci sono undici gradi di intervento del controllo di trazione gestite dalla nuova unità inerziale che gestisce anche il launch control (su tre livelli), l’anti impennata e il freno motore (due livelli di interventi). Da rilevare anche le novità del controllo di trazione S-KTRC di tipo ibrido predittivo/feedback regolabile su cinque livelli, del sistema ABS KIBS Bosch ulteriormente affinato in chiave sportiva e dell’ammortizzatore di sterzo Ohlins elettronico. Le tre mappature motore, novità è anche l’acceleratore ride by wire, forniscono potenza piena, ridotta all’80% e al 60%. Il kit di potenziamento previsto per le gare eleva la Scarica l’APP del Magazine potenza di una decina di cavalli solamente con i cambi di centraina e impianto di scarico (i collettori di serie sono già in titanio). Il kit comprende fra le altre cose le boccole per la regolazione dell’inclinazione del cannotto di sterzo e dell’altezza del perno forcellone, la chiave elettronica per la modifica dell’intervento dell’ABS, guarnizioni motore, cuscinetti di biella e per albero motore di 4 differenti spessori. Prezzo e disponibilità del kti sono da confermare. Il telaio conserva il disegno a doppio trave superiore e le note dimensioni. E’ costruito con elementi ricavati da fusione e stampaggio di lega d’alluminio. Le nuove quote vedono variazioni finalizzate alla maneggevolezza dell’avantreno e alla stabilità in accelerazione. E’ stato infatti riposizionato il cannotto di sterzo, che può anche essere regolato nella sua inclinazione con le già citate boccole. La nuova forcella Showa è di tipo pressurizzato ed è stata News sviluppata appositamente per questa moto utilizzando l’esperienza superbike, il mono posteriore è stato sviluppato sempre da Showa e ha camere separate per compressione ed estesione. Il nuovo doppio disco da 330 mm Brembo opera con la pompa radiale le pinze monoblocco M50. La rigidità del forcellone (con fulcro rgolabile) è stata ottimizzata intervenendo con dei rinforzi interni, inoltre è stato allungato di 15,8 mm. Il passo è di 1.440 mm contro i 1.425 mm precedenti. E’ invece salito il peso: 206 kg in ordine di marcia, 5 kg più di prima, e con ovviamente l’ABS. Colpa soprattutto dei dispositivi necessari a far rientrare la moto nella normativa di omologazione Euro 4. Il prezzo della nuova Ninja R non è stato comunicato, sappiamo soltanto che dovrebbe superare quella della versione attuale (16.610 euro) considerata appunto la nuova dotazione ciclistica e la nuova gestione elettronica. 31 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine ma usa la moto prevalentemente su strada. Da qui l’idea di semplificarne la dotazione tecnica per tagliare il prezzo. Negli USA si sono evidentemente detti che rinunciare a un po’ di leghe e materiali nobili, a qualche cavallo di potenza e a un po’ di alleggerimento spinto, sarebbe stato apprezzato a fronte di un risparmio economico consistente. La R1 S, che arriverà nelle concessionarie americane a febbraio, costerà infatti 14.990 dollari anziché i 16.490 (18.490 euro in Italia) necessari per portarsi a casa la R1 attuale. Per raggiungere questo obiettivo, sono state eliminate alcune parti in magnesio, come i carterini motore e la coppa dell’olio, le ruote forgiate (questa sarà probabilmente la sola differenza avvertibile), mentre bielle e collettori di scarico sono in acciaio invece che in titanio, materiale che rimane per il compatto silenziatore. Confermato anche il serbatoio in lamiera di alluminio. Con questi interventi il peso è aumentato di 4 kg, arrivando News così a quota 203 in ordine di marcia. Una differenza tutto sommato contenuta, tenuto conto appunto di un taglio del prezzo pari al 9%. Le novità al motore, rimasto per il resto il famoso cross-plane di 998 cc, hanno anche modificato la curva di erogazione della potenza, non tanto per la manciata di cavalli persi rispetto ai 200 cv delle R1 nostrane quanto per l’allungo ridotto di un migliaio di giri buoni. E’ stato invece confermato il pacchetto elettronico della nota R1, con tanto di piattaforma inerziale a tre assi (Yamaha IMU), controllo di trazione, launch control, anti impennata e ABS. Curiosamente non compare sulla moto la lettera “S”, ma semplicemente la sigla R1, a distinguere visivamente questa versione sono le due colorazioni previste: grigio opaco e bianco-nero-rosso. Non si sa se la R1 S arriverà mai in Europa e da noi: dalla filiale italiana di Yamaha hanno fatto sapere di non essere interessati, al momento almeno, alla sua importazione. YAMAHA YZF-R1 S 2016 NUOVA VERSIONE IN ARRIVO (MA SOLO PER GLI USA) di Maurizio Gissi | Yamaha America ha ufficializzato l’arrivo di una nuova versione della 1000 R1, siglata S, che va in vendita a un prezzo inferiore rinunciando ad alcune componenti in magnesio e titanio. Qualche chilo in più, ma 1.500 dollari in meno E ra nota la registrazione negli Usa della sigla YZF-R1 S. Ora la filiale americana della Casa di Iwata dà volto e specifiche a quel modello. Si tratta infatti di una versione meno sofisticata dalla nota R1 32 arrivata quest’anno, e proposta nelle versioni R1 e R1 M, con la seconda maggiormente evoluta sotto il profilo della dotazione e delle prestazioni dinamiche. La nuova versione nasce per accontentare chi non ha come obiettivo finale la pista, 33 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine 1300 e 400, dotate di semicarenatura. La serie Bol d’Or, il cui nome è chiaramente ispirato alla celebre 24 Ore francese, nacque a fine anni Settanta, e arrivò in Europa prima con le CB750 e 900F, seguite dalle versioni F2 semicarenate e, nella primavera dell’83 dalla CB1100F, con un piccolo cupolino sul faro. In quel periodo vinceva proprio la Honda, con la formidabile coppia Leon-Chemarin, e subito dopo avrebbe fatto lo stesso Freddie Spencer, proprio con la CB900, a Daytona. Le moto sportive che si rifanno a quel periodo godono di una buona fama in Giappone, ed è lì che è iniziata la moda di realizzare delle special su base Honda, Kawasaki e Suzuki – le marche che partecipavano alla gare F1 dell’epoca – attingendo a quelle linee e a quegli scarichi “quattro-in-uno”. La Honda, assieme a Kawasaki, è stata quella che ha creduto per prima in quel News filone, e già nel 2009 ha proposto le Super Bol d’Or 400 e 1300. I modelli che saranno presentati a Tokyo si segnalano per la presenza di uno scarico Mugen sulla versione di maggiore cilindrata, e di un impianto Moriwaki sulla CB 400, che è destinata al mercato nazionale. Le colorazioni ricorrono al nero lucido – impianto di scarico e steli forcella compresi - con elementi decorativi e tecnici (carterini, coperchio testata, molle ammortizzatori e pinze freno) in vivace rosso. Le cromature sono di fatto bandite. Non sono stati comunicati i dati tecnici, e non si conosce quando questo concept diventerà realtà e sarà esportato. Da parte nostra ci speriamo: sarebbe una bella alternativa alla CB 1100 nel rispetto di una formula classica che potrebbe trovare spazio anche in veste un po’ più sportiva di come siamo abituati ora. HONDA CB 1300 E 400 SUPER BOL D’OR di Maurizio Gissi | Al prossimo Tokyo Motor Show sarà Honda la protagonista, se si considera il numero di novità inedite o i concept che verranno mostrati. Compresa la riedizione della famosa Bol d’Or in cilindrata 1300 e 400 I l tradizionale appuntamento del Tokyo Motor Show, giunto alla sua 44esima edizione, è l’occasione migliore per i costruttori giapponesi - di moto ma anche di auto - per mostrare i loro nuovi concept. Honda esporrà una decina di novità, di alcune delle quali vi abbiamo 34 già parlato (i più interessanti sono il Neowing e l’EV-Cub), ma all’appello mancava la riedizione della quattro cilindri in linea Super Bol d’Or. Per l’occasione, il concept (praticamente quasi tutti i modelli esposti a Tokyo hanno questa denominazione) riguarda le due versioni con motore 35 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine disciplina. Telaio - Dotata di un telaio in alluminio derivato dal modello da cross, la WR250 2 tempi è equipaggiata con una ruota posteriore da 18 pollici e pneumatici Metzeler 6 Days Extreme, forcella anteriore KYB® (aria-olio separati - AOS) con apposita taratura e ammortizzatore KYB Monocross con leveraggio progressivo. Caratteristiche tecniche WR250 2016 - Motore 2 tempi 250cc raffreddato a liquido con valvola YPVS allo scarico - Rapporto di compressione, diagramma cilindro e valvola YPVS ottimizzati - Telaio in alluminio derivato dal cross YZ News - Cambio a 5 marce con rapportatura specifica per enduro - Frizione modificata - Sistema di scarico specifico per Enduro - Forcella KYB aria/olio separati - Ammortizzatore KYB con leveraggio progressivo - Pneumatici Metzeler Six Days Extreme - Equipaggiata con dispositivi per l‘omologazione by Moto S.p.a. Colori - Racing blu Disponibilità - Da novembre 2015 presso i Concessionari Ufficiali Yamaha Offroad Prezzo - 8.190€ f.c.. NUOVA YAMAHA WR250 2016 (2T) Dopo la WR450 Yamaha presenta anche la sorella minore, la quarto di litro 2 tempi per gli amanti dell’enduro D opo l’arrivo della Yamaha WR450F m.y. 2016, c’è un’altra novità. Da novembre sarà infatti in vendita presso i Concessionari Ufficiali Yamaha Offroad anche la Yamaha WR250, una due e mezzo due tempi tassellata derivata dalla YZ250X cross-country introdotta nei mesi scorsi per il mercato nordamericano, che è stata adeguata per il nostro paese alle vigenti normative europee grazie all’istallazione di appositi dispositivi realizzati da MOTO S.p.A., azienda lombarda da anni specializzata nell’omologazione di mezzi da 36 fuoristrada. La tecnologia della nuova WR250 due tempi proviene dalla celebre YZ250 da cross, e arricchita di tutti quegli accorgimenti necessari che la rendono una vera Enduro Racing. Motore - La potenza, assicura Yamaha, è stata ottimizzata appositamente per l‘Enduro, con il propulsore che ora eroga una potenza e una coppia più lineare e controllabile: obbiettivo raggiunto grazie allo sviluppo mirato di testa, cilindro, taratura valvola YPVS e mappatura centralina. La WR250 2 tempi ha inoltre specifici rapporti del cambio e un sistema di scarico studiato per questo tipo di 37 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito NUOVA YAMAHA WR450F 2016 Arriva la nuova enduro di Iwata sulla base della YZ450F a cilindro girato, iridata nel cross. Tante nuove soluzioni per adattarla all’uso specifico D opo la 250 dello scorso anno, Yamaha completa il rinnovamento della gamma WR da enduro con la WR450F, sorella, più che cugina, della YZ450F fresca vincitrice del titolo iridato con Febvre nella MXGP. La tecnologia applicata dalla Casa dei tre diapason nel cross – il gruppo termico ruotato di 180°, con alimentazione e scarico rovesciati rispetto allo schema convenzionale – debutta quindi sull’ammiraglia enduro Yamaha, 38 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica portandosi naturalmente dietro tutta una serie di soluzioni per adattare la base cross all’uso enduristico. Il motore La base, come quella di tutto il resto della moto, deriva dunque dalla sorella da cross. Troviamo quindi anche qui il cilindro a testa girata, con aspirazione frontale e scarico posteriore, soluzione che ottimizza le prestazioni del propulsore causando però qualche grattacapo ai tecnici per posizionarlo all’interno del telaio. I benefici, stando a Yamaha, superano però gli svantaggi, con una maggior centralizzazione delle masse che migliora la guidabilità globale. All’alimentazione troviamo un nuovo corpo farfallato da 44 mm (+2mm rispetto al precedente, che si porta naturalmente dietro un impianto d’iniezione completamente rivisto nelle caratteristiche, con iniettore dal diversamente angolato rispetto al condotto, e un corpo farfallato migliorato nelle prestazioni. La pratica dell’enduro, inoltre, presenta difficoltà che impongono spesso velocità molto più basse – quando non manovre a moto ferma – rispetto al cross, il che ha dunque comportato una revisione dell’impianto di raffreddamento. La WR460F 2016 riceve dunque nuovi radiatori a diversa inclinazione, dotati di griglie specifiche e ventola di raffreddamento. Rivisto anche il motorino d’avviamento, con novità nel decompressore automatico e nel sistema di avviamento a freddo. Cambia anche la trasmissione, con rapportatura interna allungata (tranne prima e quinta) e una nuova frizione, più leggera all’azionamento e rivista sia nei dischi che nelle piastre. Completa il quadro il Power Tuner, che consente la modifica diretta dei parametri d’erogazione (accensione ed iniezione) e funge da conta-ore senza la necessità di un consultare un laptop. News frenante conta su un nuovo disco anteriore da 270 mm, così come avviene per la YZ-F, mentre il cerchio posteriore passa da 19 a 18 pollici, come del resto era sul modello precedente. Più durature le grafiche “in mold” per sovrastrutture pensate per facilitare gli spostamenti del corpo in sella, con sezione anteriore più snella, tappo serbatoio incassato e manubrio regolabile su quattro posizioni. Naturalmente presente il kit luci “stradale”, con un alternatore potenziato e una strumentazione con display multifunzione, che offre funzioni di contachilometri e indicatore della riserva. La ciclistica Nuovo naturalmente anche il telaio, riprogettato per le sopra citate necessità di ospitare un propulsore dall’architettura sostanzialmente differente rispetto al precedente. Basato naturalmente su quello della YZ450F, il doppio trave in alluminio è diverso nelle quote rispetto al precedente, ed è dotato di staffe motore alleggerite rispetto alla YZ-F. La forcella è una KYB AOS (ad aria e olio separati) identica – taratura a parte – a quella utilizzata sulla versione cross; stessa cosa avviene per il mono, dotato anche di taratura per alte e basse velocità. L’impianto 39 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News patentati A2, con potenza piena di 35 kW (48 cv). Eccoli di seguito: - design completamente rinnovato, basato sul tema “Aggressive Speed Shape”. Linee affilate fluiscono dal frontale, caratterizzato dal nuovo gruppo ottico sdoppiato full-LED fortemente inclinato, allo slanciato codino pure con luce a LED, pure marcatamente sportiveggiante; - forcella regolabile nel precarico molle; - serbatoio dalla capacità aumentata, e dotato di tappo incernierato; - leve al manubrio regolabili; - nuova chiave di contatto in stile automobilistico; - nuovo silenziatore compatto che migliora la centralizzazione delle masse ed enfatizza il sound cupo e profondo del motore bicilindrico parallelo a 8 valvole da 471cc; - nuove accattivanti colorazioni ispirate al mondo racing Honda. La nuova Honda CBR500R 2016 sarà presentata al pubblico per la prima volta all’American International Motorcycle Expo di Orlando (Florida, Stati Uniti), che aprirà il prossimo 15 ottobre 2015. HONDA CBR500R 2016 Introdotta sul mercato per la prima volta nel 2013, la CBR500R 2016 si rifà il look per la prossima stagione, presentandosi con un design del tutto rinnovato. Per vederla dovremo aspettare il 15 ottobre, per la presentazione all’American International Motorcycle Expo di Orlando H onda Motor Europe rivisita la sua super sport bicilindrica di media cubatura, la nuova CBR500R 2016, introdotta sul mercato per la prima volta nel 2013. La combinazione tra prestazioni e look sportivo, determinato dall’aerodinamica carenatura e dalla posizione di guida con semimanubri, ne ha determinato la popolarità sia tra i 40 motociclisti più giovani - l’ideale passaggio nella scalata alle cilindrate superiori - sia tra i motociclisti esperti in cerca di una moto sportiva facile e divertente, ma dai costi di gestione contenuti, grazie anche alla grande efficienza dei consumi. Gli aggiornamenti introdotti per il 2016 sono mirati a mantenere la piccols CBR in testa alle preferenze nel segmento delle sportive per 41 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Il mese di settembre pesa commercialmente per circa l’8% sull’intero anno. Le Top 50 Moto di settembre L’aumento delle vendite ha un po’ movimentato la classifica rispetto al mese di agosto. Fermo restando il primo posto della Yamaha Tracer, sono da notare la risalita dal terzo al secondo posto della BMW GS, e quella della Honda NC750X dal quinto al terzo posto. Arretra invece di due posizioni la Scrambler Ducati, che dal secondo scende al quarto; e perde una posizione anche la Yamaha MT-07, mentre e ne guadagna una la GS Adventure di BMW. Entrano nella Top Ten le Harley 883 Iron (al settimo posto) e 1200 Forty-Eight (al nono). Sale all’ottavo posto la Suzuki V-Strom 1000, mentre la prima 125 del mese è la KTM Duke. A ricordare la stagionalità del mercato Mercato delle super sportive, c’è la discesa al 48° posto della prima rappresentante della serie, la Yamaha R1. La Top 50 Scooter di settembre La classifica mensile del segmento scooter vede una forte ripresa delle vendite degli Honda SH, che ritornano a occupare le prime tre posizioni rispettivamente con le cilindrate 150, 125 e 300. Scende pertanto dal secondo al quarto posto il Piaggio Beverly 300, ma sale contemporaneamente dalla tredicesima alla settima posizione il più recente Beverly 350. Arretra dal settimo al decimo posto il maxi scooter Yamaha TMAX, che vede in ogni caso incrementate le proprie immatricolazioni mensili. Le prime venti posizioni sono sempre nelle mani dei quattro marchi Honda, Piaggio, Kymco e Yamaha. MERCATO A SETTEMBRE MOTO A +25% (SCOOTER +13,5%) LE TOP 100 di Maurizio Gissi | Prosegue il periodo positivo delle vendite del nuovo: per il quarto mese di fila l’aumento è a doppia cifra, e a settembre le moto hanno conosciuto il maggior incremento dell’anno. Il saldo dei primi nove mesi dà un +9,6%. Yamaha Tracer è la moto più venduta E sattamente due anni fa, dopo diciassette mesi di costante contrazione, le nuove immatricolazioni di moto vedevano per la prima volta il segno positivo. Aumentavano infatti dell’8,3% rispetto a un settembre 2012 che aveva visto un tracollo del 40% del mercato scooter+moto. Alla fine di settembre di quest’anno sono state immatricolate 4.526 moto, ovvero il 25% in più rispetto allo stesso mese del 2014. Si tratta del miglior 42 risultato del 2015 per quanto riguarda il comparto moto, e settembre è stato anche il quarto mese consecutivo che ha visto le vendite di moto aumentare a doppia cifra. Da parte loro gli scooter hanno visto volumi più che doppi rispetto alle moto (10.289 unità) che valgono un buon +13,5%. Scooter e moto incrementano il risultato di settembre 2014 con un +16,8%. A perdere ancora terreno sono invece i cinquantini, in flessione dell’8,7% e con sole 2.375 nuove registrazioni. 43 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica (+3,9%). Distanziate le custom con 5.472 vendite e un +4,4%. in attivo le turistiche, con 5.074 immatricolazioni (+19,4%), insieme alle sportive che sono in ripresa con 3.512 moto e un +20%. Le supermotard sono in negativo con 1.783 unità e una differenza di -23,7%. La Top 100 Scooter gennaio-settembre Il trio Honda SH vale da solo quasi un quinto delle vendite dell’intero comparto scooter. Rispetto al mese di agosto la sola variante nelle prime 25 posizioni in classifica riguarda proprio lo scambio di posizione fra l’SH 300, passato dal secondo al terzo posto dopo l’impennata dei primi mesi di diffusione della versione 2015, e l’SH 125. Rimane saldamente in quinta posizione il TMAX 530 di casa Yamaha che è il solo intruso fra un Immatricolazioni gennaio-settembre I tre quarti iniziali dell’anno 2015 si sono chiusi con un buon risultato rispetto allo stesso periodo del 2014. Da gennaio a settembre le immatricolazioni oltre 50 cc, moto e scooter, sono state 147.851 rispetto alle 134.836 dei primi nove mesi dell’anno scorso. Il saldo è quindi +9,6%. L’anno scorso nello stesso periodo c’era stato un aumento dell’1,5%, che ribaltava il brutto -21% registrato nel 2013. La ripresa sta quindi procedendo a ritmo ben più sostenuto rispetto anche soltanto a un anno fa. Da gennaio a settembre le moto immatricolate sono state 55.077, pari a +14,5% rispetto allo stesso periodo del 2014. Gi scooter sono stati invece 92.781 (+6,9%) con le migliori prestazioni nelle seconda parte del periodo considerato. I ciclomotori sono in totale 19.321, ovvero in calo del 12,8%. 44 Mercato nugolo di modelli a ruote alte. Importante anche il risultato della Vespa GTS 300, che ha una quotazione alta, e quello della Honda Integra che si piazza dodicesima e ha la cilindrata record del comparto. Il primo modello che non sia delle solite quattro marche (Honda, Piaggio, Kymco e Yamaha) è il Peugeot Tweet 125 che si piazza in 22 posizione generale. La segmentazione per fasce di cilindrata premia gli scooter 125 che conoscono un incremento del +15% (sono 32.621 unità) e ottengono un terzo del totale delle vendite. I 150250, con 22.814 unità, sono stabili con un dato di -1%. Il segmento 300-500 si conferma il secondo come volumi (29.879 immatricolazioni) pari al +4,6%. I successi di TMAX e Integra migliorano la prestazioni degli oltre oltre 500, con 7.467 unità che valgono un +9,6%. Guarda tutte le classifiche La Top 100 Moto gennaio-settembre Le nuove arrivate Yamaha Tracer e Ducati Scrambler inseguono ancora la sempreverde BMW GS 1200, che va detto fra le tre è la sola che ha beneficiato di nove mesi pieni di vendita. Ci sono poi tre modelli noti (Honda NC-X, Yamaha MT-07, GS Adventure) e la nuova Ducati Multistrada 1200. La top ten è fondamentalmente quella già vista nel mese precedente. Da rilevare ancora che cinque delle prime sette moto appartengono alla famiglia delle enduro stradali e crossover, sebbene la classificazione rielaborata dall’Ancma sui dati del Ministero dei Trasporti indica come naked la Tracer e come turistica la Multistrada. La classifica per segmenti è quindi un po’ falsata da alcuni di questi errori di classificazione. Grazie infatti anche alla Tracer le naked totalizzano 21.724 unità e quindi un notevole +32,9%. Al secondo posto troviamo le enduro stradali con 16.671 pezzi 45 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Sicurezza 7 milioni di cani e oltre 7 milioni e mezzo di gatti. E sono tanti gli italiani che non rinunciano, giustamente, alla loro compagnia anche in estate e durante le vacanze. O che semplicemente hanno necessità di portarli con l’auto dal veterinario. Gli agenti della Polizia Stradale ci spiegano come trasportarli in sicurezza nel video sopra. Vi ricordiamo cosa dice il Codice della Strada: in Italia l’articolo 169 del codice consente di portare liberamente in auto un cane o un gatto, o un numero superiore di animali, purché custoditi nell’apposita gabbia o contenitore, oppure nel vano posteriore appositamente diviso da una rete o simili. Le violazioni sono punite con una sanzione amministrativa che va da 68,5 a 275,10 euro e alla quale si aggiunge il decurtamento di un punto dalla patente di guida. POLIZIA STRADALE IN AZIONE COME TRASPORTARE IL CANE IN AUTO di Andrea Perfetti | La Polizia di Stato ci spiega come trasportare il nostro Fido in auto: consigli, precauzioni ed accortezze per viaggiare con il cane in auto, rispettando la legge e il benessere del nostro amico a quattro zampe G razie al fondamentale aiuto della Polizia di Stato e della Sezione della Polizia Stradale di Cremona, diretta dal Vice Questore Aggiunto Federica Deledda, cerchiamo di fare chiarezza su diversi comportamenti che hanno un risvolto diretto e immediato sulla sicurezza dei nostri viaggi in auto e in moto. Siamo saliti a bordo delle auto della Polizia per rispondere in modo 46 semplice e immediato a tanti dubbi e per chiarire diversi aspetti legati alla circolazione stradale. A questo indirizzo trovate gli argomenti trattati dalle redazioni di Moto.it e Automoto.it con la Polizia Stradale. Oggi affrontiamo un argomento che interessa molti di noi: il trasporto del cane in auto nel rispetto della legge, in condizioni di sicurezza e tali da non arrecare sofferenza al nostro amico a quattro zampe. In Italia si contano quasi 47 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Gilera 500 4C La progenitrice delle quattro cilindri in linea moderne, prima da corsa e poi di serie, è stata una moto italiana e si deve a due giovani ingeneri romani: Carlo Gianini e Pietro Remor. Nel 1927, nella Roma lontana dal nord industriale, i due realizzano la Opra: una moto da corsa che nel 1930 diventerà CNA e che infine, dopo aver ricevuto un compressore volumetrico e mutato il nome in Rondine, correrà la prima gara sul circuito di Tripoli, presso il lago salato di Mellaha, inaugurato da Italo Balbo nel 1933. Nel 1935, la moto italiana stabilirà il record di velocità sul chilometro con Piero Taruffi alla guida, alla velocità media di ben 244,3 km/h. Quando la CNA venne nazionalizzata, nel 1936, il progetto Rondine fu ceduto alla Caproni Aeronautica. Che volle però disfarsene incaricando lo stesso Taruffi di trovare un compratore. Dopo che la francese Gnome et Rhône Media Rassegne e la Moto Guzzi rifiutano l’offerta, fu la Gilera a rilevare i disegni e le sei moto complete, per un cifra in rapporto modesta. Fu un bene, perché Ferruccio Gilera credette in quel progetto e volle investirvi. La Rondine già prima della seconda guerra mondiale iniziò a vincere in alcune gare internazionali, fino a conquistare il campionato europeo del 1939 con Dorino Serafini, davanti alla BMW Kompressor. Nel dopoguerra, la Gilera 500 4 cilindri, ormai privata dal vietato compressore, vince sei titoli mondiali. Cioè da quando inizia il campionato del mondo velocità, nel 1949, e fino al 1957, quando la Gilera deciderà di ritirarsi dalle competizioni assieme a Guzzi e Mondial. Il motore bialbero quattro cilindri in linea prosegue comunque il suo sviluppo con Pietro Remor, che già nel 1949 era passato alla MV Agusta assieme al fido tecnico Arturo Magni. Dal 1956 al 1965, la MV 500 conquista nove titoli mondiali di fila. Ne LE 5 MOTO DA GP PIÙ RIVOLUZIONARIE di Maurizio Gissi | Se le corse sono la massima espressione della capacità tecnica di ogni costruttore, allora le moto da gran premio della classe regina sono veri simboli di raffinatezza tecnologica e innovazione. Ecco cinque moto da corsa che hanno saputo farsi notare e fare la differenza R iassumere in una manciata di modelli tutto ciò che di eccellente è stato fatto nel mondo dei gran premi della velocità non è facile. Ci siamo limitati al periodo che va dall’avvento del campionato del mondo, anno 1949, a oggi e abbiamo considerato solamente la top class, 48 eppure la scelta ha finito per escludere alcune moto da corsa molto importanti sotto il profilo dei risultati. Per questo motivo nella selezione abbiamo preferito le moto che hanno coraggiosamente rivoluzionato gli schemi e quelle che hanno mostrato la strada da seguire. 49 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb vincerà poi altri otto con la versione a tre cilindri. Anche Honda e Benelli adottano lo schema in linea negli anni 60, ma non riescono a superare la MV Agusta. Gilera e MV conquisteranno alla fine 24 mondiali 500 dal 1950 al 1974. Sebbene sia stata la MV a proporre per prima una 4 cilindri di serie (con la 600 presentata nel 1965), questo schema non andò oltre una produzione limitata e in totale assenza di costruttori europei. Diverso l’approccio in Giappone, dove le fabbriche di moto compresero il potenziale di quel motore e, con la Honda CB 750 Four del 1969, la successiva Kawasaki Z1 e le varie Suzuki e Yamaha, misero le basi del loro successo internazionale. Quanto questo schema motoristico sia ancora competitivo lo dimostrano attualmente i successi della Yamaha M1 in MotoGP e della Kawasaki ZX-10R in Superbike. 50 Scarica l’APP del Magazine raffreddamento a liquido, ma a tutte le migliori soluzioni costruttive disponibili all’epoca (vale la pena di ricordare che il solo albero motore costava l’equivalente di 40.000 euro attuali...). Già nella sua prima versione, andata in pista nel 1955, il Guzzi V8 ruotava a ben 12.000 giri. Aveva il cambio a sei marce, ma in gara capitò di usarne soltanto quattro o cinque, vista l’erogazione piena del motore. Il problema non era tanto la potenza (72 cavalli, e una velocità di ben 275 orari grazie alla carenatura a campana), quanto la solidità della ciclistica e l’affidabilità meccanica in assenza di materiali sufficientemente evoluti. La otto cilindri debuttò in gara nel 1956, ma la sua avventura terminò già l’anno dopo, ovvero quando la Moto Guzzi, assieme a Gilera e Mondial, firmò il famoso “patto di astensione” lasciando il campo libero alla MV, che continuò a correre in forma fintamente privata. In Guzzi si stoppò così lo sviluppo di questo straordinario V8, e dunque anche l’arrivo della sua versione da 350 cc. Il frazionamento spinto venne in seguito sposato dalla Honda (dalle strepitose bialbero Rassegne 50 bicilindrica e otto valvole del 1963, alla cinque cilindri 125 del 1965, passando per le sei cilindri 250 e 350 - in realtà 297 cc effettivi - del 1964), ma la Guzzi V8, pur avendo vinto poco, resta a tutt’oggi una delle espressioni più estreme del motociclismo da corsa. Yamaha YZR 500 E’ la Yamaha YZR la moto più rappresentativa tra le 500 dell’era a due tempi. Lo è perché è stata la prima con questo schema a vincere un mondiale nella massima cilindrata, e poi perché è stata la più vincente in assoluto assieme alla Honda NSR. Ma procediamo con ordine. A differenza di Honda, e al pari di Suzuki, Yamaha ha creduto da subito nel motore a due tempi, conquistando il suo titolo iridato nel 1964 con Phil Read nella classe 250. Nel 1967 arrivò la prima iride Yamaha in 125, grazie a Bill Ivy e al suo piccolo bolide a 4 cilindri, e nel 1974 fu Giacomo Agostini a conquistare per la casa dei tre diapasono il primo mondiale nella classe regina. La bicilindrica 350 raffreddata ad aria, e maggiorata a 352 cc, è stata la prima Moto Guzzi 8 cilindri La straordinaria Guzzi 500 a 8 cilindri è probabilmente il più eclatante capolavoro motoristico nell’intera storia del motomondiale. Giulio Cesare Carcano, già autore delle Guzzi Condor, Dondolino e Gambalunga da corsa, cominciò a progettare la 500 V8 nel 1954, una volta resosi conto che per sconfiggere le Gilera e le MV Agusta a quattro cilindri serviva un motore più frazionato. Più frazionato dello stesso quadricilindrico Guzzi 500 con trasmissione ad albero, che aveva sostituito il monocilindrico bialbero di Mandello ma senza grandi risultati. Il compattissimo V8 di 90° progettato da Carcano era disposto trasversalmente nel telaio che, da parte sua, serviva a contenere il lubrificante e il liquido di raffreddamento. Il compatto bialbero con distribuzione a ingranaggi ricorreva infatti non soltanto al 51 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine motore a due tempi. Oltre che il primo titolo 500 per una casa giapponese. La quattro cilindri in linea rimase in gara fino alla stagione 1981 vincendo altri tre mondiali con Kenny Roberts: nel 1978, al debutto del giovane americano, e nei due anni successivi. Poi Yamaha passò allo schema in quadrato (con il quale la Suzuki dominò nel biennio ‘81-’82), ma senza trovare la necessaria competitività per puntare al titolo, nonostante alcune vittorie di Roberts e Sheene. Tanto che a metà della stagione 1982 si passò allo schema V4, che resterà fino al 2002, quando la YZR verrà sostituita dalla M1 a 4 tempi, nata da 942 cc e presto maggiorata a 990. Dal 1975 al 1992 la YZR 500 ha conquistato dieci titoli mondiali, come la stessa Honda NSR 500, che da parte sua iniziò a martellare a partire dal 1985. A esclusione dei quattro mondiali vinti dalla Suzuki (due con Sheene, uno con Lucchinelli e Uncini) sono state quindi le 500 Yamaha e Honda le protagoniste del motomondiale a 2T. moto di Iwata a competere nella classe 500: era il 1972, e la categoria era dominata dalla MV Agusta. Tuttavia quell’anno l’inglese Chas Mortimer riuscì a vincere il GP di Spagna. Dal 1973 Yamaha fece sul serio, e con la OW20 creò la prima 500 a quattro cilindri in linea, con ammissione lamellare e raffreddamento a liquido. Era stata sviluppata assieme alla TZ 750, la portentosa quattro cilindri che sarà la moto imbattibile nella formula 750 e nelle gare del camionato AMA statunitense. Nel GP del debutto per la OW20, in Francia, Jarno Saarinen ottenne la pole position, il giro veloce in gara e la vittoria. Saarinen si ripeté nella gara dopo, in Austria, ma poi accadde il terribile incidente di Monza, nel quale il 52 Rassegne Honda NR 500 Poche moto da corsa come la Honda 500 NR hanno fatto discutere chi la considerò una grande sfida tecnica, e tecnologica, e chi invece la bollò come un grande abbaglio tecnico. La sua stessa sigla NR, che significava New Racing, venne tradotta in Nearly Ready, o Never Run, dai suoi detrattori. Risultati sportivi a parte – fatto tutt’altro che secondario visto che si parla di una moto da corsa – la NR 500 merita di essere ricordata per la sua genesi e l’indubbio coraggio nel cercare di competere con le più potenti e leggere due tempi. Quando Honda decise il ritorno alle competizioni, dopo il ritiro del 1967, volle farlo con un motore a quattro tempi per restare fedele alla propria filosofia industriale, e mostrare la propria capacità d’innovazione. E questo nonostante le vincenti 500 a due tempi Yamaha e Suzuki fossero in evidente vantaggio di potenza, e peraltro non penalizzate nei consumi o nel peso. Fatto che avrebbe dato qualche possibilità fuoriclasse finlandese perse la vita. Yamaha si ritirò dalle competizioni, ma il seme della prima YZR 500 era stato lanciato. Nel 1974 la moto venne affidata ad Agostini e Teuvo “Tepi” Lansivuori, amico fraterno di Jarno: due e una vittoria a testa rispettivamente e il titolo mondiale marche che entrava nella bacheca Yamaha. Sempre nel corso del 1974 faceva la sua comparsa la versione OW23, evoluta appositamente per la classe 500 e diversa dalla TZ 750. Grazie alla nuova progettazione, la moto era diventata più piccola, corta e leggera; cambiavano la trasmissione, l’ammissione e gli scarichi. Con la stessa moto, nel 1975, Agostini conquisterà quattro GP e il primo titolo mondiale 500 per una moto con 53 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica dunque dato i risultati sperati, e la Honda si trovò davanti a un bivio. La storia è nota: scelse il motore a due tempi, con il quale affrontò la stagione 1982 con l’iridato in carica Marco Lucchinelli, affiancato da un certo Freddie Spencer. Il quale, con la NS a tre cilindri, ottenne nel 1983 il primo titolo mondiale Honda nella classe 500. Il progetto NR continuò a covare sotto la cenere, ritornò in cilindrata 750 per una partecipazione alla 24 Ore di Le Mans del 1987 e per equipaggiare l’ambiziosa e costosissima NR 750 di serie che fece il suo debutto al Tokyo Motor Show del 1989. Honda RC211V Se la Yamaha YZR ha rivoluzionato le 500 da gran premio, è stata la Honda RC211V a dettare legge quando si è trattato di affrontare la neonata categoria MotoGP. Fu proprio la Casa di in più alla NR. Come se non bastasse, oltre alla cilindrata giocoforza equivalente, non era possibile superare il frazionamento di quattro cilindri imposto dal regolamento tecnico, e quindi non c’era proprio modo di competere ad armi pari. Tuttavia, sperimentando lo sperimentabile sull’intera moto oltre che sul motore, e investendo ingenti risorse, Honda pensò di poter vincere. Il suo quattro cilindri sfruttava pistoni - definiti impropriamente “ovali”- con due bielle ciascuno, e camere di combustione con otto valvole ciascuna: i progettisti, insomma, rincorrevano i vantaggi di un V8 pur con soli quattro cilindri, e con gli svantaggi di una termodinamica meno efficace rispetto ad un vero otto cilindri. Il suo V4 di 100° progettato dal mitico Soichiro Irimajiri, il primo di una lunga serie arrivata fino a oggi, era comunque in grado di ruotare oltre i 20.000 giri, anche se l’obiettivo dei 130 cavalli non era stato raggiunto. Il telaio verteva su una struttura monoscocca in lamiera di alluminio che integrava la 54 Rassegne Tokyo a spingere per un rinnovamento della classe regina in favore del motore a quattro tempi, suo storico Credo. Le 500 a due tempi - era il ragionamento di fine anni Novanta - non avevano più relazione con il prodotto di serie, che per ragioni legate all’inquinamento era sempre più osteggiato. Veniva perciò a mancare l’opportunità di sperimentare e sviluppare nelle competizioni le nuove soluzioni motoristiche utili anche alle moto di normale produzione. O perlomeno alla loro immagine. In questa sua volontà di cambiamento, Honda trovò appoggio nella Yamaha, e per essere certi che le nuove moto fossero competitive nei confronti delle potenti e leggere 500 a due tempi, con le quali inizialmente avrebbero dovuto confrontarsi in pista , venne concesso dai regolamenti tecnici un importante vantaggio: il raddoppio di cilindrata. Ben 990 cc contro il carenatura, il forcellone era in asse con il pignone, la forcella rovesciata aveva le molle esterne e i radiatori erano disposti lateralmente. Montava ruote componibili Comstar da 16 pollici, che riducevano il peso e soprattutto abbassavano il baricentro della moto. Il debutto al GP di Gran Bretagna del 1979, con Mick Grant e Takazumi Katayama, fu un vero disastro, visto che la moto faticava anche solo ad avviarsi (all’epoca si partiva a spinta), mentre al GP di Francia la NR non si qualificò nemmeno. L’anno dopo con la versione X1 si cambiò rotta: telaio e forcella tradizionali (ovvero in tubi d’acciaio e steli “normali”), radiatore frontale e ruote da 18 pollici. Nel 1981 la V fra i cilindri scese a 90°, e la potenza arrivò a 130 cavalli, mentre qualche buon risultato venne dal campionato giapponese. A Salisburgo, Katayama finì al tredicesimo posto, ma all’epoca i punti si davano solo fino alla decima posizione e a fine campionato la NR X2 non ottenne nemmeno un punticino. Il programma triennale non aveva 55 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Rassegne aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb limite di 500. Inoltre veniva superata anche la soglia del frazionamento, e dal limite dei quattro cilindri delle 500, che rimaneva, si poteva salire fino ai sei nelle nuove moto da GP. Comunque sia, mentre Yamaha affrontò il tema in maniera più tradizionale con un motore quattro cilindri in linea e una ciclistica più convenzionale, e mentre Suzuki e Ducati sarebbero arrivate in un secondo tempo con dei motori a V, per il campionato del 2002 Honda sfoderò l’incredibile RC211V. Si trattava di una “cinque cilindri” a V, la prima moto da corsa mai costruita con quella configurazione: estremamente compatta, era quella la moto deputata a raccogliere l’eredità super vincente della NSR 500 dei vari Doohan, Criville e Rossi. La V fra i cilindri, tre anteriori e due posteriori, era di 75,5° e la potenza superava i 200 cavalli, maggiore quindi rispetto alle 500. Il peso stabilito era di 145 kg a vuoto di benzina, inoltre il layout del motore favoriva una telaio raccolto, il 56 posizionamento centrale del serbatoio benzina, e un forcellone piuttosto lungo. Il tutto a vantaggio delle caratteristiche di guida. Nel suo primo anno di corse, la RC211V vinse 14 GP su 16 (undici grazie a Rossi), mentre i rimanenti due andarono alla Yamaha M1 pilotata da Max Biaggi. L’anno dopo, il 2003, la RC211V venne evoluta nei controlli di aspirazione e scarico, nel freno motore, nella geometria della sospensione posteriore e nell’impianto di scarico, che passò da due a tre terminali. La potenza arrivava a 230 cv e Honda schierò tre moto ufficiali (Rossi, Hayden, Kato), una semi ufficiale (Gibernau) e tre “clienti” (Biaggi, Ukawa, Tamada). Risultato: 15 vittorie (9 firmate da Rossi) su 16 gare. Il 2004 portò altri miglioramenti alla moto, come il controllo elettronico dell’acceleratore per gestire trazione e impennata, sospensione posteriore e forcellone, e impianto di scarico. La moto vinse il titolo costruttori, tuttavia la vittoria più importante, il Mondiale Piloti, andò alla Yamaha M1, sulla quale nel frattempo era arrivato Rossi, vincitore di nove GP. La RC211V ha corso fino al 2006, vincendo all’ultima gara il titolo con Nicky Hayden, prima che il cambio regolamentare riducesse la cilindrata a 800 cc. Nei cinque campionati disputati, la cinque cilindri Honda ha vinto tre titoli piloti, quattro marche e il maggior numero di gare. Nel 2007 la V5 passò il testimone alla nuova RC212V a quattro cilindri, che trovò però sulla sua strada l’ottima Ducati guidata dal formidabile Stoner. Sarà poi lo stesso asso australiano a portare alla vittoria mondiale la Honda 800 quando ne prenderà il manubrio, nel 2011. Fu quella l’ultima stagione per la RC212V, prima del ritorno alla cilindrata 999 con l’attuale RC213V. Ancora una quattro cilindri, come di fatto imponeva, e tuttoggi impone, il regolamento tecnico. 57 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine nel mondo. Sono loro, tanto per citarne una, che nel 1998 supportarono completamente il team di Larry Brooks, il quale convinse Jeremy McGrath a salire sulla Yamaha: SuperMac sulle blu di Iwata vinse 3 titoli Supercross consecutivi nel 1998, 1999 e 2000. Chaparral in due parole fa paura: nei tre immensi capannoni poter trovare TUTTO quello che vi serve per la vostra moto da fuoristrada o il vostro quad (e se non ne possedete uno o una lo potete anche comprare li). E se la vostra passione sono le custom o le stradali, lo store di San Bernardino ha QUASI tutto anche per quelle moto. Dopo anni passati a servire i clienti americani attraverso il loro famoso catalogo via posta, Chaparral adesso è ovviamente anche un colosso online, ma il core business rimane lo store “in carne ed ossa”, che ogni giorno registra centinaia di visitatori. Ma uno degli eventi che ancora oggi, dopo 29 anni, attira sempre migliaia di appassionati in piena frenesia da acquisti è la Annual Parking Lot Sale: tutte le strade e i On the road parcheggi attorno al negozio vengono allestiti in stile fiera di paese, e decine di aziende espongono i loro prodotti a prezzi scontatissimi. Il risultato è ovvio, con gente che si ammassa attorno alle “bancarelle” dei marchi più noti e passa letteralmente decine di minuti in fila per poter pagare (date un’occhiata alle foto). In molti si presentano con carrelli di vario genere, già sapendo che ne avranno bisogno per caricare tutto quello che compreranno. Altri semplicemente prendono la giornata come un’occasione di svago, e finiscono per acquistare solo magliette, occhiali da sole e cappellini. Ma lo spirito è quello giusto e i prezzi… quasi sempre da capogiro, naturalmente in positivo. L’unica cosa che tengo a sottolineare, è che i prodotti in vendita sono generalmente collegati al mondo dell’off-road. Tutto quello che riguarda stradali e custom è comunque reperibile (in abbondanza) all’interno del negozio vero e proprio, ma i prezzi, ovviamente, sono ben diversi. RIDE IN THE USA CHAPARRAL PARKING LOT SALE di Pietro Ambrosioni | La svendita annuale del colosso retail Chaparral, un fenomeno impensabile qui da noi O gni anno, il primo weekend di ottobre corrisponde con la mega-vendita organizzata dal mitico negozio Chaparral Motorsports di San Bernardino, CA. Erano anni che ci volevo andare e finalmente sono riuscito a fare un giro, immergendomi nella folla in preda alla smania di acquistare 58 di tutto e di più. Chiunque abbia messo una ruota in off-road con la sua moto ha sentito parlare almeno una volta di Chaparral. Il megastore di San Bernardino, CA - a pochi passi dalla pista di Glen Helen - ha iniziato la sua attività ai tempi dei pionieri del desert racing e negli anni è cresciuto fino a diventare uno dei simboli stessi del fuoristrada 59 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito NICO CEREGHINI CADERE DA FERMO Una bella lezione per il tuo ego, se ti succede in mezzo alla gente. Ma se viaggi da solo può essere anche peggio. Da giovane sono rimasto bloccato sotto la moto e già vedevo i titoli sui giornali: ritrovato un motociclista mummificato… Media C iao a tutti! La moto che cade da fermo è uno dei momenti più terribili nella vita di un uomo. Il fracasso del ferro e delle plastiche che si schiantano a terra, il desiderio di sparire, la mente che va all’elenco dei ricambi, sempre carissimi, che saranno necessari: rumore e pensieri che si sovrappongono in 60 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica un crescendo di angoscia. E la giornata è rovinata. Spesso anche la settimana e addirittura il mese, se malauguratamente cadi anche tu e magari sei così sfigato che ti rompi un osso. Chi di noi non ci è passato? Ma questa è da raccontare. Ero reduce da una brutta frattura alla gamba sinistra -speronato da un automobilastro distratto, tibia perone e tanti mesi di gesso- quando ripresi la mia Laverda SF 750 rosso scuro per fare una capatina a Monza, tanto per tornare a respirare un po’ d’olio di ricino. Decido di andare fino all’interno del curvone per vedere i passaggi veloci da quinta piena, l’asfalto lì non c’è e sto percorrendo uno stretto sterrato tra gli alberi quando una radice sporgente mi ferma. Metto a terra il piede destro ma c’è una buca traditrice, cado e resto sotto la SF. Sono indenne, però prigioniero. La pedana fissa mi ha salvato, le gambe non sono schiacciate sotto i 250 chili della Laverda, ma sorpresa: il pantalone sinistro (a campana, largo sotto come si usava nei primi anni Settanta) è impigliato tra pedana e terreno. Sono bloccato, e lì passano solo i veri conoscitori della pista, magari nessuno. Cosa avreste fatto voi? Con il cellulare adesso è facile, basta chiamare. Ma nel ’73 eravamo immersi nella preistoria. Verifico che per fortuna il piede destro è abbastanza libero e con la pazienza di un ragno provo a ruotarlo, puntando il tallone a terra e spingendo in alto con la punta. E’ dura, quelle Laverda erano tutto ferro e ghisa, ma vedo che con sforzi sovrumani la moto un po’ si muove. E dopo una mezz’ora di moccoli e mugolii sollevo la SF da terra quel tanto che basta per sfilare la gamba prigioniera. Tutto con il piede destro. E poi faticosamente raddrizzo la bestia, esausto ci monto sopra e torno verso casa. Sarà per quell’avventura che appena trentacinquenne ho dovuto subire due interventi di ernia, lombare prima e inguinale poi? Probabile, con il concorso della maledetta partenza a spinta che dal ’74 al ’78 mi ha rovinato una carriera promettente.Cadere da fermo. Un dramma per l’ego, se ti capita in pubblico. Ma se sei solo può andarti anche peggio… Editoriale CADERE DA FERMO. UN DRAMMA PER L’EGO, SE TI CAPITA IN PUBBLICO. MA SE SEI SOLO PUÒ ANDARTI ANCHE PEGGIO 61 SPECIALE MOTOGP GP DEL GIAPPONE 62 63 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica ventesimo giro, un piccolo dritto di Jorge, passa Valentino, con Pedrosa ormai imprendibile: risultato, in pochi passaggi si è passati da +5 a +18. UN PEDROSA DA APPLAUSI Al di là delle difficoltà della Yamaha, Pedrosa ha fatto un’altra gara straordinaria, dopo quella di Aragon: all’11esimo giro, Pedrosa era a 4”1 da Lorenzo, ma da lì in poi è stato inarrestabile, fino al sorpasso decisivo al 18esimo giro. «Non è andata come mi aspettavo: all’inizio non avevo feeling con la gomma posteriore, ho perso molto, non guidavo bene. Poi ho preso un buon ritmo, ho cercato di stare quarto, sono stato costante: forse gli altri hanno un po’ bruciato le gomme e il mio passo alla fine è stato più veloce. Grazie a tutti» ride il “robottino”, che conquista così la sua prima vittoria stagionale, 27esima in MotoGP, 50esimo della carriera. Numeri da campione, altro che da comprimario. MotoGP ROSSI, UN BEL PASSO IN AVANTI Quando Dani ha passato Valentino (16esimo giro), sembrava che, come ad Aragon, potesse diventare il miglior alleato di Lorenzo. Ma Pedrosa è alleato solo di se stesso e Jorge ha dovuto subire anche il sorpasso di Valentino. «E’ un vero peccato. La mia gomma anteriore era messa peggio di quella di Rossi: non riuscivo a seguirli e a un certo punto ho pensato solo a sopravvivere, ad arrivare al traguardo. Adesso ho un solo obiettivo: vincere le gare per provare a recuperare», è il primo commento di Lorenzo, consapevole che adesso si fa veramente dura: con Rossi sempre secondo al traguardo, non gli basterebbero tre successi per ribaltare la situazione a suo favore. «E’ stata una gara molto lunga e difficile, era facile fare errori. All’inizio, Lorenzo era meglio di me: poi il nostro passo è stato simile, il distacco immutato, ma quando la pista si è asciugata è stato veramente difficile controllare la moto. PEDROSA VINCE IL GP DEL GIAPPONE di Giovanni Zamagni | Trionfo di Pedrosa davanti a Rossi e Lorenzo. Quinto Andrea Dovizioso, ritirati Iannone e Danilo Petrucci: Rossi adesso ha 18 punti di vantaggio su Lorenzo T rionfo di Dani Pedrosa davanti a Valentino Rossi e Jorge Lorenzo. Quinto Andrea Dovizioso, ritirati Andrea Iannone e Danilo Petrucci: Rossi adesso ha 18 punti di vantaggio su Lorenzo. Gara decisiva per il mondiale? Forse. Certamente per Lorenzo non sarà facile recuperare 18 punti a questo Rossi, sempre concreto, sempre capace di raccogliere il massimo risultato possibile. Eppure, fino al 15esimo giro Jorge sembrava destinato a una vittoria importantissima, addirittura 64 inaspettata, perché ottenuta con la pista bagnata, mentre Valentino non riusciva a difendersi dagli attacchi di Pedrosa. Al 16esimo giro la situazione era: Lorenzo primo, Pedrosa secondo, Rossi terzo, per un distacco in classifica ridotto a soli 5 punti. Ma in tre giri è cambiato tutto: mentre Dani volava con una Honda perfettamente a posto in queste condizioni, i piloti Yamaha arrancavano con gomme praticamente distrutte dall’asfalto ormai solo umido, con Lorenzo ancora più in difficoltà di Rossi, ormai nella sua scia. Al 65 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP Lorenzo ha rallentato: per il campionato è un buon risultato» esulta Valentino, che in prova aveva dimostrato di potersela giocare alla pari anche sull’asciutto. DUCATI: GIORNATA DIFFICILE Al quarto posto, Marc Marquez, evidentemente in difficoltà per il dito mignolo sinistro fratturato settimana scorsa con la MTB. Marquez, comunque, ha effettuato una buona rimonta, fino al sorpasso su Andrea Dovizioso a pochi giri dalla fine: il Dovi, come i piloti Yamaha, è andato presto in difficoltà con le gomme e dopo essere stato terzo a lungo ha dovuto pensare solo a limitare i danni. E’ andata peggio ad Andrea Iannone, ritirato per probabili problemi tecnici mentre era in settima posizione, e a Danilo Petrucci, caduto senza conseguenze mentre era ottavo. 66 67 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP VALENTINO ROSSI “LUI SFORTUNATO? IRRISPETTOSO NEI MIEI CONFRONTI” di Giovanni Zamagni | Valentino, giustamente, non concorda con il compagno di squadra quando afferma di essere solo sfortunato. “Quando perdi puoi trovare mille scuse, ma la verità è che qui io ero forte quanto lui anche sull’asciutto”. Sul mondiale: “Si deciderà a Valencia” V Veloce ma staccato da Lorenzo, apparentemente in difficoltà. Poi, però, Valentino Rossi è riuscito a ribaltare la situazione a suo favore andando via da Motegi ancora una volta con il massimo risultato ottenibile, ancora una volta con più punti del compagno di squadra. Per certi versi, il GP del Giappone è l’esatta fotografia di tutta la stagione: Lorenzo è più veloce sul singolo giro, ma nel complesso, Rossi è più completo, in definitiva più forte. «E’ stata una gara molto difficile, alla fine mentalmente stressante, perché era complicato controllare la moto con le gomme da bagnato ormai alla frutta, era facile commettere un errore, che io non mi potevo permettere. L’inizio è stato positivo, 68 ma Lorenzo era più veloce di me e io non mi sentivo perfettamente a posto con la moto, come lo ero invece a Silverstone sul bagnato. Ho cercato comunque di tenere il suo passo e dopo qualche giro il nostro distacco si è stabilizzato: credo che quello sia stato un momento importante della gara. Poi, però, le condizioni sono cambiate completamente: quando Pedrosa mi ha superato ero un po’ preoccupato, ho temuto di perdere nove punti come era successo ad Aragon. Così ho cercato di andare con lui, ho tenuto un buon passo: sia io sia Lorenzo eravamo al limite con le gomme, ma, forse, io ero messo un po’ meglio di Jorge. Per il campionato sono 20 punti fondamentali». Pedrosa ti ha aiutato per la rimonta su Lorenzo? «Sì. Lui stava guidando bene, ho potuto stare in scia e raccogliere buone informazioni sulle migliori linee da percorrere. Fino a quel momento, io e Jorge avevamo rallentato più o meno uniformemente, la distanza era rimasta uguale, non sapevo se fossi riuscito a riprenderlo». Cosa ha determinato il maggior calo della sua gomma anteriore rispetto alla tua? «Non lo so esattamente, possono incidere tanti fattori: lo stile di guida, la messa a punto della moto. Durante la gara io ho “giocato” molto con le mappe per rendere la moto più o meno aggressiva a seconda della situazione. Potrei dire 69 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica quanto lui e me la sarei potuta giocare con le slick. Ho fatto una buona qualifica, ero molto efficace nelle FP4, guidavo bene. E’ un aspetto importante, che dobbiamo portarci dietro anche nelle prossime gare: il nostro approccio alle gare è diverso, lui va subito forte fin dal primo giro, mentre io, per carattere e per età, ci metto di più ad arrivarci. Ma questa volta ci sono riuscito: è stato davvero un peccato che non si sia corso sull’asciutto, perché potevamo fare una bella battaglia. Lui è fortissimo, parte sempre bene, fa le prime curve in tranquillamente che lui è partito troppo forte e io sono stato più intelligente a conservare le gomme per il finale, ma non è così. Quando mi ha passato Pedrosa ho messo una mappa che facesse slittare meno la gomma posteriore sul dritto e la situazione è migliorata». Tre gare alla fine, 18 punti di vantaggio… «E’ inutile pensare alle tre gare, meglio concentrarsi GP per GP, perché le due Honda vanno molto forte e ci possono anche essere le Ducati. Phillip Island è una pista che mi piace, 70 ma dove spesso ci sono condizioni climatiche difficili ed è complicato trovare la migliore messa a punto. Australia, Malesia e Valencia sono tre circuiti molto differenti con condizioni completamente diverse è inutile stare a fare calcoli, pensare dove vai più forte o più piano. Anche perché, nel 99% dei casi, certe previsioni vengono smentite. Bisogna arrivare davanti a Lorenzo: quello è l’obiettivo». Sei d’accordo con Jorge quando dice che è indietro in classifica solo per sfortuna o maniera incredibile, ma abbiamo tutte le carte in regola per giocarcela alla pari nelle prossime tre gare». E adesso si va a Phillip Island e a Sepang. «Sì, due tra le mie piste preferite, dove naturalmente andrà fortissimo anche lui. Sarebbe bello fare una bella lotta, provare a batterlo e poi vedere, perché Valencia è un GP nel quale può succedere di tutto: è una delle piste peggiori per me, ma nel 2014 avevo fatto la pole e avevo finito secondo. E’ tutto aperto». MotoGP Si può chiudere il mondiale prima di Valencia? «La vedo difficile». Dopo Aragon avevi detto che bisognava comunque vincere almeno una gara: adesso, però, non è più necessario: l’obiettivo rimane quello? «La vittoria sarebbe fantastica perché è quello che ti dà più gusto e adrenalina, però avere questo margine, la possibilità di amministrare, è certamente un vantaggio. Ma sarebbe meglio vincere almeno un GP». a causa del meteo? «Dare tutta la colpa alla sfortuna mi sembra irrispettoso nei mei confronti. Tutte le volte che uno arriva dietro potrebbe cercare delle scuse, lo potrei fare anch’io: ne potrei elencare almeno una ventina per tutte le volte che prendo la paga. Ma il mio approccio è differente, oggi sono semplicemente stato più bravo a guidare in condizioni difficili. E’ vero che Jorge va forte, ma di questo GP sono contento naturalmente per i 4 punti guadagnati, l’aspetto più importante, ma anche perché sull’asciutto ero competitivo 71 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP JORGE LORENZO “SONO IL PIÙ VELOCE MA IL PIÙ SFORTUNATO” di Giovanni Zamagni | Jorge non si da colpe per quanto accaduto. “Ho dimostrato di essere forte anche sul bagnato, ma sono cambiate le condizioni. Nel complesso sono il più rapido, ma ci sono stati fattori contro di me”. Sul campionato: “Devo vincerle tutte e sperare nell’aiuto delle Honda e delle Ducati” S Sfortuna: Jorge Lorenzo è convinto che si tratti solo di questo. Lo dice una, due, tre, cento volte, forse per autoconvincersi. «Ancora una volta sono stato sfortunato: prima perché ha piovuto, quando sull’asciutto ero il più forte, poi perché ha smesso di piovere quando ormai avevo un buon margine. All’inizio ho spinto in maniera brutale per andare via, ma quando sull’asfalto non c’era più acqua, si è distrutta la gomma anteriore, in particolare la parte destra. Da lì in poi ho dovuto frenare molto prima del solito, essere più lento in curva, pensare solamente a sopravvivere e a raccogliere più punti possibile. Alla fine, è andata 72 anche bene che ne ho persi solo quatto: Rossi è stato bravo a gestire la situazione». Non credi di aver spinto troppo all’inizio? «Ho fatto una gara del tutto simile a quella di Antonelli in Moto3 e Zarco in Moto2: la differenza è che nelle loro gare la pista non si è asciugata, in MotoGP sì. Ecco perché non ho vinto: ero veloce, concentrato, guidavo bene. Ma sono cambiate le condizioni: è chiaro che se avessi saputo che l’asfalto si asciugava, non avrei spinto così tanto all’inizio». Si possono recuperare 18 punti in tre gare? «E’ una situazione difficile, ma ho la possibilità di vincere tutte e tre le gare. Speriamo che Marquez e Pedrosa, ma anche le Ducati, riescano a togliere qualche punto a Rossi». Quindi sei indietro in campionato solo per sfortuna? «Sì, credo quest’anno di essere stato il più competitivo grazie alla moto, alla mia velocità, alla concentrazione. Eppure sono indietro in campionato: non dimentichiamo il casco del Qatar (si era abbassata l’imbottitura istruendo in parte la visuale, NDA), la pioggia in gara a Silverstone dopo che sull’asciutto ero stato sempre il più veloce». 73 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Valentino è riuscito a tenere, mentre Lorenzo rallentava vistosamente. 3) L’incapacità di Lorenzo di correre diversamente. Asciutto o bagnato, Jorge ha una sola tattica: spingere come un forsennato all’inizio, prendere vantaggio e fare gara solitaria. Ma a Motegi, anche prima del via, si era visto che l’asfalto si poteva asciugare velocemente, come ha confermato la gara della Moto2: spingere in maniera «brutale», per usare le parole di Lorenzo, nei primi giri è stata una tattica sicuramente sbagliata, al di là del fatto che poi ha smesso di piovere. Cosa ha detto Dani Pedrosa dopo il 50esimo successo in carriera, 27esimo in MotoGP? Pedrosa: «Quando sono arrivato sullo schieramento di partenza, ho visto che tutti avevano scelto la morbida posteriore invece della dura MotoGP montata da me. Sono stato a lungo indeciso sul da farsi, poi ho scelto di correre ad armi pari con i miei avversari. All’inizio, con una gomma completamente nuova, sono stato prudente, mentre i piloti Yamaha andavano velocissimi. Poi ho preso un buon ritmo, mi sentivo bene sulla moto: ho passato Dovizioso e ho pensato che il terzo posto sarebbe stato un buon risultato. Ma Rossi e Lorenzo erano sempre più vicino, li ho passati e negli ultimi giri mi sono goduto un sapore che non provavo da tempo». Qual è stato il distacco massimo accumulato da Pedrosa? Al settimo giro, Pedrosa era a 8”844 da Lorenzo, poi è iniziata la sua rimonta: 8”133 al 10, 7”679 all’11esimo, 6”258 al 13esimo, 4”039 al 15esimo; 2”747 al 16esimo, 0”842 al 17esimo. Dal 18esimo giro fino al traguardo, Dani ha guadagnato altri 8”573. SPUNTI, DOMANDE E CONSIDERAZIONI DOPO IL GP di Giovanni Zamagni | Quali sono state le chiavi del GP? Iannone perché è stato costretto al ritiro all’11esimo giro? Marquez è stato limitato dalla rottura del metacarpo? Q uali sono state le chiavi del GP? 1) Il cambio gomma (da dura a morbida) effettuato sulla griglia di partenza da Dani Pedrosa. Non tanto per una questione tecnica, quanto perché con il pneumatico nuovo Dani non ha forzato subito all’inizio, ci ha messo un po’ a prendere il ritmo e ha conservato “involontariamente” le gomme. Secondo Rossi, inoltre, «la Honda fa più fatica a scaldare le gomme: quello che 74 solitamente è un limite, questa volta si è rivelato un vantaggio». 2) La capacità di Rossi di reagire immediatamente alle difficoltà. Prima del 16esimo giro, quando è stato sorpassato da Pedrosa, girava più o meno negli stessi tempi di Lorenzo – 13esimo giro: Rossi 1’56”807, Lorenzo 1’56”618; 14esimo: Rossi 1’56”698, Lorenzo 1’56”749; 15esimo: Rossi 1’57”873, Lorenzo 1’57”810 -, un ritmo che 75 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP Giri veloci in gara. Lorenzo 1’54”867 (al 3° giro); Dovizioso 1’55”187 (6); Rossi 1’55”221 (6); Pedrosa 1’55”394 (8); Marquez 1’56”129 (6); Crutchlow 1’56”412 (5); Smith 1’56”524 (10); A.Espargaro 1’56”525 (5); Miller 1’56”596 (4); Vinales 1’56”748 (5). Marc Marquez è stato limitato dalla rottura del quinto metacarpo della mano sinistra rimediato settimana scorsa mentre si allenava? Risponde Marquez: «No, perché con il bagnato la mano non era troppo sollecitata. Piuttosto, non ero a posto con la moto: nel warm up non mi sentivo a mio agio, ma non ce la siamo sentita di fare un cambiamento importante per la gara. Le piccole modifiche apportate non mi hanno consentito di spingere più forte, non mi trovavo bene, specie con l’anteriore». Cosa è successo ad Andrea Dovizioso, facilmente quarto per dieci giri, e poi in affanno nel finale, fino al quinto posto finale? Risponde Dovizioso: «Sono contento della velocità iniziale, ma la gomma anteriore è calata 76 troppo velocemente: non me lo aspettavo, anche perché stavo guidando in maniera intelligente, attento a non forzare troppo, consapevole che ci sarebbero potuto essere problemi nel finale. Ma già dopo 8 giri non potevo più guidare, ho dovuto frenare molto prima, a metà curva non avevo aderenza. E’ un vero peccato, perché con l’acqua siamo forti, come si è visto nei primi giri». E Andrea Iannone perché è stato costretto al ritiro all’11esimo giro mentre era in settima posizione? Risponde Iannone: «Ho avuto un problema meccanico al motore: fin dal primo giro non spingeva, finché non si è fermato definitivamente. Potevo essere competitivo anche sull’acqua». 77 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito LE PAGELLE DEL GP DEL GIAPPONE di Giovanni Zamagni | Pedrosa 10 e lode, 9 a Rossi; sufficienza stiracchiata a Lorenzo Marquez e Dovizioso 10 E LODE DANI PEDROSA Grande il “robottino”: sembrava destinato a un altro fine settimana difficile, sempre all’inseguimento, sempre alla ricerca di uno per fare trentuno. Invece eccolo di nuovo davanti a tutti, con una gara da applausi: in 17 giri, dal settimo al 24esimo, è passato da -8”8 a +8”5. Tradotto: ha rifilato un secondo al giro a Valentino Rossi. La lode per essere stato capace, ancora una volta, 78 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica di superare mille difficoltà fisiche e psicologiche. Prima guida. 9 VALENTINO ROSSI Velocissimo nelle FP4, grande protagonista in qualifica, ineccepibile in gara: ogni volta sembra che Lorenzo lo debba suonare come un tamburo, ma poi è sempre Rossi ad avere la meglio, anche su una pista in passato a lui ostica. Sta facendo qualcosa di straordinario, contro piloti fortissimi: eppure, da almeno il 2010 viene dato per finito. Campionissimo. 6 JORGE LORENZO «Se non avesse piovuto, avrei vinto sicuramente» (tutto da dimostrare, perché Rossi aveva il suo stesso passo). «Se non avesse smesso di piovere, avrei vinto sicuramente» (probabile). «Se non fossi stato sfortunato sarei in testa al mondiale». Eh no, caro Jorge, così non va: per vincere un titolo non basta essere veloci. Se tu fossi completo come Rossi, saresti primo in classifica. Calimero. 6 MARC MARQUEZ Vista la paga che ha preso dal compagno di squadra, meriterebbe l’insufficienza. Ma non MotoGP dimentichiamo che ha corso con il metacarpo del mignolo della mano sinistra rotto da pochi giorni: per una volta si è accontentato senza esagerare. Compitino. 6 ANDREA DOVIZIOSO Anche per lui una sufficienza un po’ tirata, specie considerando il distacco, ma quello che ha fatto nei primi giri è stato incoraggiante. Poi la gomma l’ha costretto a rallentare vistosamente: giusto premiare i primi 10 giri da protagonista. In ripresa. 5 CAL CRUTCHLOW Dove è finito il pilota aggressivo e spregiudicato? Non si vede mai, né in prova né in gara, né sull’asciutto né sul bagnato. Trasparente. 79 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica 6 ANDREA IANNONE Per quello fatto in prova, dove ha lavorato bene, mettendo in mostra un passo da podio. E’ stato fermato da un problema tecnico. 4 8 4 BRADLEY SMITH Un’altra gara incolore, la seconda consecutiva dopo l’impresa di Misano. Della serie: ripetersi non è mai facile. 4 SCOTT REDDING Con una Honda “Factory” finisce dietro al collaudatore Yamaha Nakasuga (voto 7), alla Ducati “Open” di Barbera (voto 7) e prende due secondi al giro. Inspiegabile. 5 ALEIX ESPARGARO Era in buona posizione (6°), ma è scivolato. Se non altro, poi ha fatto una buona rimonta, da 18esimo a 11esimo. 80 DUCATI GP15 Sull’asciutto ha fatto vedere di essere competitiva (era da 8), ma in gara ha messo troppo in crisi la gomma anteriore. E c’è stato un altro problema tecnico: preoccupante. HONDA RC213V Ha vinto, ma se fosse stato asciutto, avrebbe faticato a salire sul podio. Non è più la moto invincibile del 2014. SUZUKI GSX-RR Siamo in fase di involuzione, in ogni condizione. E le novità arrivano con il contagocce, il seamless è in ritardo e non si vedrà in questa stagione. 8,5 5 YAMAHA M1 Vale il discorso opposto della Honda, ma in gara ha consumato troppo le gomme: dato 5 che è successo a entrambi i piloti, non può essere questione di stile di guida o messa a punto sbagliata. 6 DANILO PETRUCCI Considerando le prestazioni della GP14.2 nel 2014 a Motegi c’era grande aspettativa. Invece, questa volta, Danilo non è mai riuscito a essere competitivo, nemmeno sull’amata acqua. MotoGP APRILIA RS-GP Qualche segnale positivo sul singolo giro, piccoli miglioramenti. Meglio di niente. 5 ALVARO BAUTISTA In prova prende spesso paga dal compagno di squadra, in gara gli è quasi sempre davanti. 5 STEFAN BRADL Nelle FP1 e in Q1 ha portato un po’ di ossigeno dentro al box Aprilia. Con il bagnato si è perso. 4 POL ESPARGARO Un’altra gara nelle retrovie, un’altra caduta nel finale, questa volta a due giri dal termine. E gli è anche andata bene. Trottolino sempre a terra. 4 MAVERICK VINALES Va piano e cade. 81 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito MotoGP Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica MotoGP Motegi Classifica Generale 82 Classifica GP Pos. Pilota Punti Pos. Pilota Punti 1 Valentino ROSSI 283 1 Dani PEDROSA 25 2 Jorge LORENZO 265 2 Valentino ROSSI 20 3 Marc MARQUEZ 197 3 Jorge LORENZO 16 4 Andrea IANNONE 172 4 Marc MARQUEZ 13 5 Dani PEDROSA 154 5 Andrea DOVIZIOSO 11 6 Bradley SMITH 152 6 Cal CRUTCHLOW 10 7 Andrea DOVIZIOSO 150 7 Bradley SMITH 9 8 Cal CRUTCHLOW 98 8 Katsuyuki NAKASUGA 8 9 Danilo PETRUCCI 93 9 Hector BARBERA 7 10 Pol ESPARGARO 88 10 Scott REDDING 6 11 Aleix ESPARGARO 81 11 Aleix ESPARGARO 5 12 Maverick VIÑALES 74 12 Takumi TAKAHASHI 4 13 Scott REDDING 73 13 Nicky HAYDEN 3 14 Yonny HERNANDEZ 49 14 Yonny HERNANDEZ 2 15 Hector BARBERA 30 15 Mike DI MEGLIO 1 16 Loris BAZ 28 17 Alvaro BAUTISTA 26 18 Jack MILLER 16 19 Nicky HAYDEN 16 20 Stefan BRADL 11 83 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine STORIE DI MOTOGP MOTEGI RACCONTATO DA ROBERTO LOCATELLI di Giovanni Zamagni | Roberto Locatelli ci svela tutti i segreti del circuito di Motegi, e ci racconta di quando, proprio in Giappone, vinse il titolo 125 C on Roberto Locatelli parliamo della prima delle tre tappe del Mondiale in Oriente. L’ex pilota e campione del mondo 125 ci racconta di quando, nel 2000, proprio in Giappone sognò la giornata perfetta, poi si svegliò, scese in pista, vinse e conquistò il titolo. Come di consuetudine, non mancano l’analisi 84 del circuito e delle caratteristiche del tracciato. Il pronostico di Roberto sul campionato? «La fortuna è l’ago della bilancia di questa stagione - sostiene Locatelli. I livelli di bravura sono al 50 e 50. Chi incontrerà la sfortuna sarà sconfitto da lei, e non dal compagno di squadra. Quest’anno, dire che uno è stato più bravo dell’altro sarebbe sbagliato». 85 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica di poter restare con Honda. Con la casa giapponese ho colto i più importanti successi della mia carriera. La Superbike è un campionato che ho sempre seguito da vicino sin da bambino, anche perché in passato ci hanno corso e vinto molti piloti americani. Penso che questi siano il momento giusto e la squadra giusta per passare in Superbike. So che ho molto da imparare, e che questa sarà per me una grande sfida, ma sono molto motivato e voglio iniziare ad imparare tutto quello che posso. Vorrei dire grazie a tutti coloro che mi hanno sostenuto nella mia carriera in MotoGP. Abbiamo trascorso momenti molto belli, ma ora è il momento di andare avanti e provare qualcosa di diverso». Michael van der Mark «Non vedo l’ora che arrivi il 2016! In questa stagione abbiamo fatto molti progressi con la CBR, e credo che l’esperienza maturata con questa moto in ogni pista sia un’ottima base da cui partire. Abbiamo migliorato la nostra moto nel finale Superbike di gara, e questo ci ha permesso di stare con i primi,obiettivo al quale abbiamo puntando per tutto l’anno. Il prossimo, naturalmente, è la vittoria. Credo che nella mia seconda stagione sulla CBR potrò puntare a fare altri podi e a lottare per vincere. Sono felice che Nicky sia il mio compagno di squadra il prossimo anno, e credo che saremo in grado di imparare reciprocamente molto nel corso della stagione». Marco Chini - WSBK Honda Operations Manager «Siamo naturalmente molto lieti di annunciare che Nicky Hayden sarà il compagno di squadra di Michael sulla Honda CBR Fireblade nel campionato del mondo Superbike 2016. Il team ha lavorato duramente in questa stagione, continuando lo sviluppo della moto soprattutto nella parte elettronica con Cosworth, e siamo davvero felici che questo sforzo si sia tradotto in ottime prestazioni da parte di entrambi i nostri piloti, in HAYDEN IN SBK CON HONDA TEN KATE di Carlo Baldi | Il pilota americano ha scelto la Superbike, ed ha firmato un contratto biennale con il team Honda Ten Kate. E’ il primo campione del mondo MotoGP a passare in Superbike L a notizia era nell’aria da giorni, ma solo oggi in Giappone Nicky Hayden ha firmato il contratto biennale che lo lega al team Honda Ten Kate. Una volta appurata la sua volontà di lasciare la MotoGP per passare alla classe regina delle derivate dalla serie, il pilota americano aveva ricevuto varie proposte, ma alla fine quella che lo ha convinto maggiormente è stata quella del team Ten Kate, supportato da Honda Europe. Un team olandese, un pilota americano ed una Casa giapponese, ma la trattativa è stata abilmente condotta da un 86 italiano: Marco Chini, responsabile del progetto Honda SBK. Chini ha lavorato settimane per portare in Superbike il campione del mondo MotoGP del 2006, e finalmente questa mattina, in Giappone, quando in Italia era quasi giorno, la firma di Nicky ha chiuso la vicenda e ora l’americano è ufficialmente il compagno di squadra di Michael VdMark. Nicky Hayden «La mia prossima tappa sarà la Superbike con la Honda! Sono molto emozionato, ovviamente, 87 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Superbike nella classifica finale. Gli bastarono tre anni per vincere il titolo AMA (pilota più giovane) e nello stesso anno partecipò come wild card alla gara di Laguna Seca del mondiale Superbike, andando a punti. Nel 2003 il grande salto in MotoGP, nel team Repsol Honda, compagno di squadra di un certo Valentino Rossi al quale, come sappiamo, strappò il titolo mondiale nel 2006, nell’ultima gara di Valencia. Dopo aver sempre corso con moto Honda, nel 2009 si trasferì alla Ducati per restarci cinque anni, e nel 2011 ritrovò ancora Rossi come compagno di squadra. Nel 2014 eccolo di nuovo alla Honda, nel team Aspar, dove milita tutt’ra nella classe Open. Il suo arrivo è una grande notizia per il mondiale Superbike, che si arricchisce non solo di un ex campione del mondo MotoGP, ma anche di un pilota determinato a vincere. Nicky ha scelto la Superbike per tornare a vincere, e farà di tutto per essere il primo pilota nella storia del motociclismo a laurearsi campione del mondo sia in MotoGP che in Superbike. particolare nelle ultime gare. Questi risultati hanno dimostrato che la CBR ha ancora un grande potenziale, e sono felice che abbiano potuto influenzare la decisione di Nicky e indurlo a far parte del nostro progetto. Siamo certi che la grande esperienza che ha acquisito al più alto livello del nostro sport potrà aiutare la squadra a continuare nello sviluppo della moto». Ronald Ten Kate - team manager «E’ chiaro che Ten Kate è stat, e sarà sempre un team Honda. C’è solo una persona al mondo che potrebbe essere più Honda di noi, e questo è Nicky Hayden! È per questo che io sono assolutamente felice che lui si unisca a noi nella prossima stagione. E’ stato campione AMA Superbike con la Honda, e siamo ansiosi di poterlo riportare alla sue radici in SBK. Lavorando insieme ed unendo le nostre forze mi auguro che in futuro Nicky possa diventare il primo campione del mondo sia della MotoGP che del Mondiale Superbike. Sia88 mo inoltre lieti di unire l’esperienza di Nicky alla giovanile esuberanza di Michael, che ha mostrato davvero un buon passo ed enorme potenziale sulla CBR nella sua prima stagione. Penso che si possa tranquillamente dire che sono più che felice dei piloti che schiereremo nel 2016!». Nicky Hayden Nicholas Patrick “Nicky” Hayden è nato a Owensboro, nel Kentucky, il 30 luglio 1981. E’ il secondo di tre fratelli. Il più piccolo, Roger Lee, gareggia attualmente nel campionato AMA Superbike ed ha corso per una stagione nel mondiale Superbike, con la Kawasaki del team Pedercini. Il più grande, Tommy, corre a sua volta nell’AMA Superbike, ed è stato campione americano della Supersport nel 2004. Per Nicky si tratta di un ritorno alle Superbike, visto che nel 2000, agli inizi della sua carriera, il pilota del Kentucky esordì nel campionato nazionale delle derivate dalla serie, piazzandosi subito secondo 89 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine aveva completato il giro precedente l’arresto della prova. La terza ed ultima innovazione è quella più sensazionale, e riguarda l’assegnazione del punteggio anche alle manche di qualificazione MXGP e MX2 decisa senza dubbio per dare più peso e spettacolarità alla giornata di sabato che quindi non deciderà più solo lo schieramento di partenza delle due manche ufficiali. La tabella premi prevede infatti 5 punti al vincitore della manche, 4 al 2° classificato, 3 al 3°, 2 al 4° e 1 al 5°, mentre il vincitore assoluto della manifestazione sarà il pilota che ha ottenuto il maggior numero di punti sommando quelli della qualificazione e di Gara 1 e di Gara 2 indipendentemente dal numero di manche concluse. Una decisione rivoluzionaria in ottica di titolo, in quanto considerando 18 GP nel caso un pilota le vincesse tutte solo le manche di qualificazione mettono in palio ben 90 punti. Non solo, specie per quanto riguarda la MXGP dove i piloti, più esperti e attempati di quelli della 250, sono piuttosto “conservativi”, Motocross dovranno rivedere la loro tattica di gara in quanto la manche cronometrata che anticipa quella di qualificazione e che determina lo schieramento di partenza di quella successiva assume un importanza maggiore e li costringe quindi ad un impegno nettamente superiore. Per non parlare della qualifica, che ora obbliga a darci dentro non solo per conquistare i nuovi punti in palio ma anche per ottenere il miglior risultato in una manche di solo 20 minuti anziché 30 come sono le due della domenica. «Non ho riflettuto ancora sui pro e contro ma non mi sembra una soluzione sbagliata quella del punteggio alle qualifiche - ha commentato a Moto.it il neo iridato MXGP Romain Febvre - anche se in effetti da parte nostra ci dovrà essere un impegno superiore. In effetti capisco che a volte la manche del sabato siano noiose, per lo spettacolo sarà senz’altro meglio perché c’è la motivazione per dare di più, tra l’altro il punteggio penso sia corretto». REGOLAMENTO MXGP 2016 PUNTI ASSEGNATI ANCHE IN QUALIFICA di Massimo Zanzani | Per il 2016 la FIM aggiorna il regolamento del Mondiale motocross con tre importanti provvedimenti. Il commento di Romain Febvre S e ne discuteva da tempo, e alla fine la Federmoto Internazionali ha preso posizione aggiornando il regolamento con alcune interessanti novità. La prima richiama lo sfortunato episodio che quest’anno nell’ultima manche del campionato WMX ha impedito a Livia Lancelot di contendere il titolo a Kiara Fontanesi, in quanto appiedata dalla propria Kawasaki proprio nel giro di ricognizione. Dal prossimo anno, è invece previsto che 90 i piloti in caso di noie tecniche avranno la possibilità di utilizzare la seconda moto dopo il giro di allineamento. Nel caso invece una manche venga interrotta dopo che almeno due giri siano stati completati o prima che sia trascorso il 51% del tempo della gara, si effettuerà una ripartenza dai box dove i piloti scatteranno in ordine della posizione che occupavano nel giro precedente l’arresto della corsa. La gara sarà continuata per il tempo rimanente al momento in cui il leader 91 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica essere in qualche modo previsto. Circoscrivere il numero dei “papabili” era già difficile. Indicare un vincitore certo, impossibile. Tutti bravi, o tutti tifosi, si finisce sempre per offrire il proprio parere autorevole, ma nel caso della Corsa delle Moto vedo pochi “esperti” che si sarebbero azzardati a scommettere qualcosa. La ragione di tanta incertezza è da attribuire in parti uguali alle difficoltà intrinseche del Rally, come sempre organizzato “al lusso” da NPO Events, alla temerarietà dell’impresa di definire un erede di Marc Coma, e alle situazioni in equilibrio che avrebbero deciso in Marocco da che parte far pendere la bilancia. Una su tutte l’assegnazione del Campionato del Mondo, con due Piloti, Amici e Compagni di Squadra praticamente appaiati, Mathias Walkner e Pablo Quintanilla. L’assenza di Coma la vera incognita Ma la grandissima variabile incognita del Rally del Marocco era l’assenza di Marc Coma, tra l’altro campione in carica avendo vinto l’edizione Rally scorsa, e virtualmente “presente”. Bisogna ricordare che, da oltre dieci anni a questa parte, chiunque abbia voluto diventare qualcuno doveva ispirarsi a Coma o a Despres. E nessuno ci è riuscito. Passato alle Macchine il francese, il catalano è diventato il faro della specialità. Ora, invece, tabula rasa. Piloti e bravura, Campioni ed eccellenze hanno bisogno di nuovi riferimenti, che si trovano solo sulla pista, e chiunque voglia emergere deve inventarsi e creare nuovi assetti. Ecco da dove nasce la grande incertezza e il grande fascino agonistico del Marocco. Due Piloti collaudati e fortissimi, Barreda e Gonçalves con Honda, una schiera con KTM e Husqvarna (per ora mettiamoli insieme), giovani come Walkner, Sunderland, Quintanilla, neo-acquisti dall’Enduro come Meo, Renet e Cervantes, “senatori” del calibro di Viladoms e Faria a far da balia. Due giovani e un anziano sul podio Si deve iniziare contando gli errori ed escludere qualcuno. Barreda, per esempio, che ha fatto l’errore più grosso. Confortevolmente in testa, RALLY DEL MAROCCO SUNDERLAND VINCE L’EDIZIONE 2015 di Piero Batini | Tappa difficilissima. Terreno, navigazione, pressione psicologica. Sunderland vince il Rally delle Moto, e Walkner diventa Campione del Mondo V ince Sam Sunderland, il britannico di stanza negli Emirati Arabi che vive correndo nel deserto di Dubai, e che in Marocco ha affinato un’intelligenza di corsa esemplare su ogni tipo di terreno. Secondo è Mathias Walkner, il pupillo di Heinz Kinigadner e vincitore del Sardegna Rally Race che, passando da uno stupore all’altro, dall’anno scorso quando ha debuttato proprio in Marocco 92 e non sapeva neanche da che parte prendere il via, a oggi che la sua carriera compie un anno, riesce nell’impresa di battere Quintanilla, di vincere il Campionato del Mondo e di succedere niente meno che a Marc Coma. E terzo è Paulo Gonçalves, sicurezza Honda in un mondo che va rapidamente evolvendo e il cui treno più importante è in partenza. Nessuno potrà mai dire che il risultato del OiLibya Rally del Marocco poteva 93 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito nella penultima tappa, lo spagnolo è partito ugualmente all’attacco e dopo pochi chilometri è caduto violentemente buttando tutto al vento del deserto. Price, Gonçalves, gli enduristi, molti di questi hanno sbagliato, in maniera meno grave. Poi ci sono i problemi. Tecnici, come la pompa della benzina o elettrici di Rodrigues, o l’acqua nei serbatoi di Duclos o di Laia Sanz, tra l’altro vittima anche di un problema elettrico. E mettiamoci anche quelli che si sono fermati per dare una mano ai compagni in panne, vedi Alessandro Botturi il primo giorno. Meo, poi ripartito, Price e Viladoms KO per un attacco virale, e tutti quelli caduti, tra i quali spiccano Renet, Cervantes e Quintanilla, i primi due “giustificati” dall’inesperienza, l’ultimo probabilmente vittima 94 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Rally della pressione. “Pablito”, infatti, era in corsa per il Mondiale. Il cileno contro l’austriaco Walkner. Ha vinto il sudamericano. Chi resta? Due giovani e un “anziano”. Sam Sunderland, che vince il Rally pur sbagliando nell’ultima tappa e perdendo buona parte dei suoi 5 minuti di vantaggio. Walkner, per la verità glaciale nonostante la cortissima esperienza, e Paulo Gonçalves, semplicemente irriducibile. Due KTM e una Honda. Ecco il podio. E per la verità restano anche due Italiani bravissimi. Paolo Ceci, grande, affidabile Pilota, la cui esperienza è stata precettata dal Team HRC per offrire ai suoi Piloti di punta una protezione delle spalle per la prossima Dakar, e Jacopo Cerutti, alla sua prima esperienza da ufficiale in Africa. Tutti due missione compiuta. 95 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine EDITORE: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. Iva 11921100159 RESPONSABILE EDITORIALE Ippolito Fassati RESPONSABILE SVILUPPO EDITORIALE Andrea Perfetti CAPO REDATTORE Edoardo Licciardello REDAZIONE Maurizio Gissi Maurizio Tanca Cristina Bacchetti Marco Berti Thomas Bressani Aimone Dal Pozzo Francesco Paolillo COLLABORATORI Nico Cereghini Giovanni Zamagni Carlo Baldi Massimo Zanzani Antonio Gola Enrico De Vita Ottorino Piccinato Antonio Privitera Antonio Gola Alfonso Rago Marco Agosti Massimo Clarke Marco Delmastro Max Morri Federico Iozzi GRAFICA Thomas Bressani COPYRIGHT Tutto il materiale contenuto in Moto.it Magazine è oggetto di diritti esclusivi di CRM S.r.l. con sede in Milano, Via Melzo 9. Ne è vietata quindi ogni riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione scritta di CRM S.r.l. MOTO.IT Via Melzo 9- 20129 Milano Reg. trib. Mi Num. 680 del 26/11/2003 Capitale Sociale Euro 10.000 i.v. Email: [email protected] 96 97