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Sistemi economici e sociali di Puglia e Basilicata
Anno XVI –
/
luglio
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– Settimanale di informazione economica – www.gazeco.it – Spedizione in abb. postale
% Art c.
/B L.
di WALDEMARO MORGESE
“N
egli anni settanta
avevo acquistato
una casa di campagna fornita di un bel camino
e per i miei figli, allora tra i dieci e i dodici anni, l’esperienza
del fuoco, del ciocco che arde,
della fiamma, era un fenomeno
assolutamente nuovo. E mi sono accorto che quando il camino era acceso essi non cercavano più il televisore. La fiamma
era più bella e varia di qualsiasi
programma, raccontava storie
infinite, si rinnovava ogni istante, non seguiva schemi fissi come lo show televisivo”.
Trascrivo questa riflessione
da un recente bel libro di Umberto Eco: Costruire il nemico
e altri scritti occasionali (Bompiani
, pp. - ). Il nostro
Autore qui sembra aggiungersi
alla folta schiera di intellettuali, studiosi, filosofi, scienziati,
tecnici che giustappongono
– per così dire – naturale e artificiale al fine di far emergere la bellezza del naturale e,
in sostanza, la sua primazìa. Il
selvaggio fuoco scoppiettante
che prevale – insomma – sulla
tecnologica TV!
Questo è un bel problema,
ricco di implicazioni: come ha
osservato Aldo Schiavone, la
distinzione fra naturale (il “naturalmente divenuto”) e artificiale (il “tecnicamente prodotto”) è “costitutiva della storia
umana”, ove “l’uomo, come unico produttore di artificialità,
si trova, da solo, innanzi all’incontenibile spontaneità della
natura” (cfr. Storia e destino,
Einaudi
, pp. - ).
Quando la forza della natura si manifesta in tutta la sua
sconvolgente
perentorietà,
riesce perfino a modificare
consolidate certezze fondate
sulle acquisizioni tecnico-scientifiche: ciò che di recente è accaduto in Giappone ne è segno
convincente, con i suoi corollari anche sul piano delle decisioni civili (ad esempio qui da noi
con il recente inequivocabile
esito del referendum sulle centrali nucleari).
Riflettendo sulla relazione
fra naturale e artificiale una
coppia di architetti inglesi,
Peter e Alison Smithson, alla
metà del Novecento affermò
sul piano teorico e provò a testare in qualche realizzazione
pratica l’idea che il planning
architettonico dovesse essere
sempre in armonia con la natura dei luoghi e che, anzi, solo
a queste condizioni si fosse
legittimati a parlare di compenetrazione con il cosiddetto
genius loci.
SEGUE A PAG. 17
– Filiale di Bari
INVITO IGNORATO
UN ANTICO TEMA
Il naturale
batte
l’artificiale
/
Secondo uno studio
della Boston Consulting
Group le piccole e medie
imprese online attive
crescono nel fatturato
e nelle assunzioni
Il silenzio
sulla
“coesione”
S
allarmante il quadro
tracciato dal Censis nella ricerca sui giovani italiani
“Fenomenologia di una crisi
antropologia”. Una generazione senza una visone del
futuro.
BUONO ALLE PAGG. 6 E 7
SEGUE A PAG. 17
Dossier – Il Fattore Internet sempre più determinante per la crescita
Col web si vola
TRAVERSA ALLE PAGG. 11-14
Sorrento – Il convegno OBI sui problemi dei Mezzogiorni
Il Sud studia se stesso
e cerca una stampella
U
n autentico successo di adesioni e copertura mediatica. Più di duecento partecipanti,
tra cui rappresentanti di governi europei e nordafricani, delle istituzioni, del mondo bancario,
imprenditoriale, sindacale ed accademico, hanno nobilitato la prima edizione del Meeting organizzato dall’OBI (Osservatorio Banche Imprese) nei giorni scorsi a Sorrento. Si è trattato di
due giorni di incontri e confronti all’insegna dello scambio di esperienze e di analisi per il futuro dei sistemi economici locali, a breve e medio
termine.
SCHIRONE ALLE PAGG. 8 E 9
Comunicazione
Il Cairo – Il punto su un accordo tra 8 Regioni
Studio Censis
Messaggio L’alleanza italo-egiziana Gioventù
con la Pnl porta la frutta in tavola “bruciata”
A
umentare la competitività
e l’accesso al mercato europeo dell’ortofrutta egiziano
e italiano. È stato l’obiettivo del
progetto S.P.I.I.E. presentato al
Cairo, finanziato da regioni,
con Puglia e IAM in prima linea.
SERVIZI A PAG. 20
COLELLA ALLE PAGG. 2 E 3
di ORESTE BARLETTA
e si esclude il Consiglio regionale della Sardegna,
intervenuto con una richiesta specifica connessa alle condizioni geografiche e demografiche della regione, nessuno dal
Mezzogiorno ha risposto all’invito da parte della Commissione
europea a partecipare alla consultazione pubblica on line sulla
politica di coesione. Né un’altra
Regione, né una Provincia, né un
Comune, né un’organizzazione
imprenditoriale, né un sindacato,
né un’università ha risposto da
un’area comprendente quattro
regioni (la Calabria, la Campania,
la Puglia e la Sicilia) che rientrano nell’obiettivo Convergenza, e
che dunque usufruiscono del sostegno finanziario della politica
di coesione, mentre un’altra (la
Basilicata) è in fase di uscita.
Neppure il Centro-Nord, per
altro, si è distinto per grado di
partecipazione alla consultazione; un livello molto più basso di
quello fatto registrare da Paesi
come la Francia e la Germania,
per esempio, presenti in forze
nei differenti gruppi di soggetti
nei quali la Commissione europea ha collocato le quasi
risposte.
Certo, è strano. Il Mezzogiorno, dove nei tempi più recenti si
è ridotta la portata degli abbondanti flussi di risorse finanziarie
comunitarie che avevano alimentato la sua economia negli anni
Ottanta e Novanta, si direbbe
sia indifferente di fronte alla prospettiva di un’ulteriore riduzione
di quei finanziamenti.
Il riferimento è al Mezzogiorno
delle istituzioni innanzi tutto; ma
anche a quello delle università,
dei centri di ricerca economica,
degli studiosi di meridionalismo.
Per non parlare del Mezzogiorno
della gente comune; che, come
testimonia un recente sondaggio
Eurobarometro, della politica di
coesione per le aree più deboli
dell’Europa sa poco o niente.
Da questo Mezzogiorno con
molte facce – che ha visto assottigliarsi il sostegno europeo per
effetto dell’ingresso nell’UE di
Paesi molto più poveri ma che,
anche per incapacità proprie,
non è riuscito a tenere il passo di
crescita di alcuni dei nuovi Stati membri ma anche di regioni
dell’Europa a oggi molto meno
deboli di pochi anni fa – qualcuno
avrebbe potuto attendersi uno
scatto d’orgoglio. Immaginare
che, di fronte alla possibilità di
avanzare concrete proposte per
contribuire a riaprire una stagione di sviluppo economico e sociale, da questo Mezzogiorno sarebbero state inviate alla casella di
posta elettronica della Commis-
È
2
09-15 luglio 2011
Agricoltura
S.P.I.I.E. – Iniziativa congiunta per facilitare gli scambi commerciali
Mercato ortofrutta:
sfida italo-egiziana
Al Cairo presentati i risultati
del progetto triennale
finanziato da otto regioni,
con la Puglia e lo IAM-Bari
in prima linea
A
umentare la competitività e l’accesso al
mercato europeo dei prodotti ortofrutticoli egiziani e italiani. È stato questo
l’obiettivo del progetto S.P.I.I.E. (Attivazione di
Sistemi Produttivi Integrati Italia-Egitto), finanziato da otto regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Molise, Sicilia
e Puglia), con la Puglia nel ruolo di capofila conclusosi con la conferenza del luglio al Cairo e
durato anni.
Il progetto mirava ad armonizzare le norme
volontarie e cogenti ed a migliorare la qualità
delle produzioni egiziane di frutta e verdura, tenendo conto dei criteri di stagionalità e complementarità (in modo da non creare sovrapposi-
zioni con le produzioni italiane), favorendo l’armonizzazione delle procedure e dei protocolli
tra i due Paesi per lo scambio di informazioni tra
gli organi pubblici di controllo sulle merci importate ed esportate, con l’obiettivo finale di facilitare gli scambi commerciali tra Egitto e Italia.
Il progetto è stato realizzato con il contributo
del team di esperti egiziani dell’ARC-HRI (Centro di Ricerche Agricole–Istituto di Ricerche in
Orticultura, entrambi istituzioni del Ministero
dell’Agricoltura) e di quello di italiani, rappresentato dagli enti attuatori delle Regioni (Sviluppo Lazio, ARSSA Calabria, Coldiretti Campania e ISVE Campania, Metapontum Agrobios,
ERSA Friuli Venezia Giulia, Sviluppo Sicilia), coor-
dinati dal CIHEAM-IAMB (Centre Internationale
des Hautes Etudes Agronomique Mediterraneen-Istituto Agronomico Mediterraneo Bari). Da
settembre
ad oggi i gruppi egiziano ed italiano hanno collaborato per elaborare un’analisi
territoriale della filiera dell’ortofrutta; migliorare le direttive per l’applicazione del sistema di
tracciabilità dal campo, per le buone pratiche
agricole e la caratterizzazione dei prodotti e dei
loro processi di produzione, mettere a punto
protocolli per il controllo delle merci nei punti di
arrivo e di partenza con la collaborazione delle
autorità locali.
SANTA COLELLA
Il saldo del Paese è passato da negativo a positivo DallaGreciaalRegnoUnito
L’Europa
partner
storico
Export delle Piramidi
noi terza destinazione
L’
Egitto ha importato ,
milioni di tonnellate di
prodotti ortofrutticoli (per un
valore di
milioni di dollari)
nel
ed ha esportato ,
milioni di tonnellate, per un valore pari a , mld di dollari, registrando un saldo commerciale
pari a
, milioni di dollari e un
saldo positivo (+ , ). Rispetto
all’anno
, il Paese è passato da un saldo negativo, indice
di una posizione deficitaria negli
scambi commerciali con il resto
del Mondo (- , ) a un saldo
positivo pari a + , . Le esportazioni ortofrutticole dell’Egitto
nel
sono pari a , milioni
di tonnellate ( , mld di dollari)
e rappresentano più del % delle esportazioni agroalimentari
totali, in termini di valore (+ %
rispetto al
). Analizzando
la composizione delle esportazioni per Paese di destinazione,
l’Arabia Saudita è il primo Paese
di destinazione nel
, con
una quota del , % in volume
( , % in valore), seguita dalla
Federazione Russa ( , % in volume e , % in valore).
L’Italia è il terzo Paese di destinazione delle esportazioni
ortofrutticole nel
, con una quota del , % in volume e
dell’ , % in valore. Rispetto alla
media, le esportazioni verso l’Italia registrano un andamento positivo (+ , % in volume
e + , % in valore). Si registra,
quindi, un fenomeno di diversificazione dei mercati di esportazione, rispetto ai mercati di destinazione “tradizionali”, con un
incremento del peso relativo di
“nuovi mercati”, in particolare
I
della quota della Russia (+ , %
in volume e + , % in valore),
dell’Olanda, in particolare in volume, e del Belgio, in particolare
in valore. Le esportazioni verso
l’Olanda rappresentano il , %
in volume e il , % in valore e
fanno registrare un incremento
pari a + , % in volume e + , %
in valore. Le esportazioni verso
il Belgio rappresentano l’ , % in
volume (+ %) e il , % in valore (+ , %) e fanno registrare
un incremento di molto superiore alla media (+ , % in volume
e + , % in valore). Rilevante è il
peso del Regno Unito ( , % in
volume e , % in valore).
L’incidenza del Regno Unito,
in particolare, è diminuita in volume (- , punti percentuali), ma
aumentata in termini di valore
(+ , %). Le esportazioni verso
il Regno Unito fanno registrare
un andamento positivo e più
che proporzionale rispetto alla
media, rispettivamente + , %
in volume e + , % in valore (Regno Unito).
L’evoluzione positiva delle
esportazioni verso Regno Unito, Olanda, Belgio suggerisce,
in linea generale, una capacità, a livello macroeconomico,
di rispondere alle esigenze di
mercati (all’interno dell’UE)
considerati particolarmente restrittivi sul piano delle esigenze
in materia di qualità. Al di fuori
dell’UE, i primi Paesi per numero di notificazioni di misure
SPS, Stati Uniti, Canada, Brasile,
quindi, considerati tra i più “esigenti” a livello internazionale,
hanno un peso inferiore all’ % (in
volume e in valore) sulle esportazioni ortofrutticole egiziane.
Questo può suggerire difficoltà
nel conformarsi alle esigenze di
tali Paesi.
L’Egitto importa soprattutto dall’India ( , % in volume
e , % in valore), seguita dalla Cina, Stati Uniti e Canada. I
principali Paesi di origine delle
importazioni egiziane, in valore,
sono la Francia, il Regno Unito,
il Canada, la Cina e l’Olanda.
Questi paesi hanno un forte peso in valore sulle importazioni
egiziane, ma esiguo in volume e
si configurano come i principali
“competitor” dell’Italia nel mercato egiziano Il peso dell’Italia
sulle importazioni ortofrutticole
dell’Egitto è appena lo , % in
volume e lo , % in valore.
s.c.
l forte peso relativo dell’Italia sulle importazioni dell’UE dall’Egitto, per quanto riguarda la categoria ortaggi ( , % in volume e
, % in valore) e preparazioni di frutta e ortaggi ( , % in volume e , % in valore); oltre all’Italia, riveste importanza anche la Grecia, in particolare in volume ( , %), seguita
da Regno Unito, Olanda e Germania. Dal confronto tra il peso relativo dei diversi mercati in
volume e valore emerge come Regno Unito,
Olanda e Germania rappresentino i mercati
più “remunerativi” al contrario dei mercati
“tradizionali” (Italia e Grecia, in particolare).
Tra i primi mercati di destinazione dell’ortofrutta frutta egiziana (in particolare della
frutta), all’interno del mercato europeo, troviamo Regno Unito, Olanda, Belgio e Germania, classificati in letteratura come mercati
ad alto valore aggiunto e particolarmente
esigenti sul piano della qualità e sicurezza sanitaria. Se il peso dell’Italia come mercato di
destinazione si configura come relativamente alto (in particolare, nella categoria ortaggi), si osserva, d’altra parte, una diversificazione dei mercati di destinazione sia all’interno del bacino del Mediterraneo (es. Grecia)
sia dell’Europa continentale (Regno Unito,
Olanda) e dell’Est (Bulgaria, Romania).
La riduzione delle esportazioni di mele
dell’Italia verso l’Egitto può essere spiegata
dalla riduzione del peso relativo dell’Italia,
rispetto ad altri Paesi di origine, nelle importazioni totali di mele dell’Egitto. Se le importazioni totali di mele dell’Egitto registrano un
incremento pari a + , % in valore dal
al
(passando da
a
milioni di dollari),
le importazioni di mele dall’Italia subiscono
una riduzione pari a - , %, determinando
così una riduzione del peso relativo dell’Italia (- , %) rispetto ad altri Paesi di origine.
In particolare, aumentano le importazioni
di mele dalla Cina (+ , %), Cile (+ , %),
Kuwait ( , %), Arabia Saudita (+ , %),
Giordania (+ , %), Siria (+ , %), Turchia
(+ , %).
s.c.
Periodi di raccolta di alcuni prodotti in Italia
Agricoltura
ed Egitto
Esportazioni ortofrutticole dell’Egitto: primi
.
Arabia Saudita
Federazione Russa
Italia
Ungheria
Regno Unito
Kuwait
Libano
Olanda
Ucraina
Emirati Arabi Uniti
Libia
Oman
Grecia
Siria
Iran
Primi Paesi
Altri
Mondo
t(
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Paesi di destinazione (volume e valore),
Incidenza
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3
09-15 luglio 2011
)
, totale ortofrutta
Incidenza
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, %
Cooperazione – Realizzato un sistema informatico per monitorare le merci
Battaglia da vincere
con norme e qualità
L
a strategia dell’UE nei confronti
dei Paesi Terzi Mediterranei tende
a favorire processi di cooperazione ed
integrazione sul piano politico, economico, sociale e culturale attraverso
la realizzazione di una area di libero
scambio euro-mediterranea secondo
quanto stabilito dalla Dichiarazione di
Barcellona.
Il progetto mira a creare i presupposti per l’armonizzazione di norme
volontarie e vincolanti ed a migliorare
la qualità della produzione di frutta e
verdura in Egitto nel rispetto dei criteri di stagionalità e complementarietà
rispetto alle produzioni italiane. Ha
anche l’obiettivo di favorire l’armonizzazione di procedure e protocolli tra i
due Paesi per trasferire e condividere
informazioni tra gli organismi di controllo sull’importazione e l’esportazione di merci per facilitare l’intensificarsi
degli scambi tra Egitto e Italia. Il progetto S.P.I.I.E., con la Regione Puglia
e l’Istituto agronomico Mediterraneo
capofila, ha favorito la creazione e la
qualificazione delle relazioni economiche nelle filiere ortofrutticole attraverso la realizzazione di azioni dirette
a far sviluppare l’avvio di collaborazioni tra aziende italiane ed egiziane, e
il rafforzamento dei centri servizi del
Ministero. Il progetto ha favorito il rafforzamento istituzionale per l’armonizzazione delle normative volontarie
e cogenti finalizzate alla libera circolazione delle merci.
Questi i risultati finali del progetto:
– individuazione di
aree produttive nella zona del delta del Nilo, nelle
quali sono state identificate aziende
pilota in cui sono state applicate le
GAP (Good Agricultural Practice) e le
GMP (Good Manufacturing Practice).
– Realizzazione di una analisi swot
relativamente alle aree di intervento.
– Realizzazione di missioni tra operatori italiani ed operatori egiziani:
missioni di operatori italiani in Egitto
in rappresentanza di
aziende ortofrutticole per incontri di B B tra operatori commerciali dei due Paesi e per
la partecipazione alla fiera Food Fresh
Gate svoltasi a Sharm El Sheik; missione di operatori egiziani in Italia che
hanno visitato aziende di produzione
e condizionamento di Puglia, Basilicata e Lazio. – Realizzazione di Linee
Guida per la tracciabilità in campo,
per l’applicazione di Buone Pratiche
Agricole e Buone Pratiche di Manipolazione presso le aziende agricole pilota, in conformità con la normativa
vigente e con standard internazionali; – attivazione del tavolo di lavoro in
Egitto tra il Direttore del Servizio di
Quarantena del Ministero dell’Agricoltura egiziano, il Direttore del Servizio
Fitosanitario Centrale italiano, il Ministero della Salute italiano – Direzione
generale della sicurezza degli alimenti
e della nutrizione, la Regione Puglia e
lo IAM-B per la condivisione di protocolli comuni per i controlli di qualità e
il sistema di garanzia relativo al commercio e all’importazione dei prodotti
ortofrutticoli freschi. – Realizzazione
di un Centro Servizi per la fornitura
di servizi tecnici, il trasferimento delle
conoscenze scientifiche e tecnologiche, informazioni tecnico-scientifiche
utili a favorire le relazioni economiche
delle imprese egiziane con le aziende
italiane, – realizzazione di una proposta di associazionismo per le imprese
egiziane e formulazione del modello
di statuto; proposta normativa per favorire la costituzione di associazioni di
produttori. – pubblicazioni sui temi
della qualità e della sicurezza alimentare (Tendenze evolutive e performance della filiera ortofrutticola e Qualità
e sicurezza dell’ortofrutta egiziana per
il mercato europeo). – realizzazione di
una Piattaforma informatica del Centro Servizi (www.eg-it-gateway.com)
per favorire le relazioni tra le autorità pubbliche italiane ed egiziane e gli
scambi commerciali.
La piattaforma è costituita da due
sezioni: sezione B to B (Business to Business) destinata a favorire gli scambi
commerciali tra le imprese dei due Paesi e offre anche la tracciabilità di filiera
attraverso il collegamento al Sistema
di Tracciabilità Nazionale egiziano e
la sezione G to G (Government to Government) finalizzata al miglioramento
delle procedure di trasferimento dei
certificati fitosanitari per le patate in
transito dall’Egitto verso l’Italia.
Il sistema informatico realizzato rende disponibili “on line” ed in tempo reale i dati relativi alle merci inviate verso il
nostro Paese attraverso una procedura
pilota di trasmissione elettronica delle
certificazioni per l’esportazione.
s.c.
Riconoscimento
IAM
Importante Valenzano
forma
il ruolo
pugliese gli egiziani
A
A
bou Hadid, Ministro dell’agricoltura egiziano, in occasione della conferenza del
luglio al Cairo ha sottolineato
il ruolo della Regione Puglia e
dello IAM nel progetto S.P.I.I.E.
definendo quest’ultimo un
punto di partenza e non di conclusione. “Il progetto è stato
breve e finanziato poco, ma ci
ha permesso di cominciare a
cooperare con i paesi del mediterraneo – ha dichiarato il Ministro – In Egitto in questi anni
è aumentata la produzione di
agrumi e patate (
T) e questo è l’unico settore che non ha
subito l’influenza della rivoluzione”. In seguito Abou Hadid
ha individuato e descritto le tre
principali pratiche per sviluppare la cooperazione: “la qualità
del cibo, aumentare il reddito
dell’agricoltore tramite precise
politiche e aumentare l’organizzazione nel settore con lo
sviluppo di tecniche come quella dell’irrigazione. I nostri prodotti devono avere credibilità
– ha concluso – e l’obiettivo di
arrivare in tutta Europa tramite
il mare”.
s.c.
lla conferenza erano presenti anche, in
rappresentanza dell’Italia,
l’Ambasciatore
Claudio
Pacifico e il direttore dello
I.A.M. Cosimo Lacirignola.
Quest’ultimo ha sottolineato l’importanza di aver formato, nell’ambito del progetto S.P.I.I.E., all’Istituto
agronomico di Valenzano
circa
quadri egiziani e la
necessità dapprima di facilitare gli scambi tra imprenditori e che i governi “parlino
la stessa lingua per accordarsi su certificazioni, calendari ecc”. L’ambasciatore
Claudio Pacifico, invece, ha
rimarcato che “la collaborazione porta benessere ad
entrambi i paesi e che l’Italia è il più importante partner egiziano dopo gli Stati
Uniti. Gli investimenti – ha
concluso – non si limitano
solo all’agricoltura ma si
estendo anche all’energia,
elettricità e banche e coinvolgono soprattutto le piccole e medie imprese”.
s.c.
Europa
JOHANNES HAHN
LÀZLO ANDÒR
JANEZ POTOČNIK
09-15 luglio 2011
DANUTA HÜBNER
5
MERCEDES BRESSO
Bruxelles – I risultati della consultazione voluta dalla direzione generale per la Politica regionale
Scelte di coesione “flessibile”
la Ue deve puntare sul territorio
Prima degli interventi
legislativi la Commissione
ha voluto tastare il polso
dei destinatari. Deciso il no
alle priorità obbligatorie per
tutti gli Stati membri e le
rispettive Regioni
U
JOSÈ MANUEL BARROSO
na politica di coesione più flessibile e più orientata ai risultati, meno centralizzata e quindi
più attenta alle realtà territoriali. Una
politica le cui priorità e i cui obiettivi
non siano obbligatori e uniformi in
tutti gli Stati e le Regioni dell’Unione
europea, ma possano essere modulati a livello locale. Una politica legata,
sì, alla strategia Europa
per una
crescita “intelligente, sostenibile e inclusiva”, ma che non sia inglobata da
questa.
In estrema sintesi, sono questi i risultati della consultazione pubblica
lanciata dalla direzione generale per
la Politica regionale della Commissione europea alla fine dell’anno scorso,
all’indomani della pubblicazione della
quinta Relazione sulla politica di coesione. Risultati che le istituzioni europee non potranno ignorare in vista
degli aggiornamenti normativi e della
quantificazione delle risorse per l’ormai imminente settennio di program-
Forum coesione, la sala
mazione finanziaria
.
Con la quinta Relazione sulla politica
di coesione economica, sociale e territoriale dell’UE, pubblicata il novembre dell’anno scorso, la Commissione
europea, partendo da un bilancio dei
risultati raggiunti ma anche da una
valutazione critica degli obiettivi mancati, ha posto le basi per un rilancio di
questa politica.
Ma, prima di avviare il complesso
iter legislativo comunitario, ha scelto di “tastare il polso” dei destinatari
della politica di coesione (enti territoriali regionali e locali, organizzazioni
di rappresentanza politica, economica
e sociale, università, centri di ricerca,
imprese private, semplici cittadini) per
renderla più aderente alle esigenze
dei soggetti interessati. Prima con un
sondaggio Eurobarometro rivolto a
un campione significativo di cittadini
europei (che ha rivelato un sensibile
deficit di conoscenza proprio nelle aree oggetto di questa politica) e suc-
cessivamente con il lancio di una consultazione pubblica aperta a tutti (ma
senza ignorare i singoli individui).
A tutti gli interessati la Commissione
ha proposto una batteria di domande (il questionario era reperibile su
internet) alle quali si poteva rispondere sempre via internet. Al gennaio, quando è stata chiusa la casella di
posta elettronica dedicata, sono stati
ricevuti
messaggi.
Da queste risposte la commissione
per la Politica regionale ha potuto ricavare spunti di riflessione certamente utili in fase di definizione delle linee
di intervento e della ripartizione delle risorse finanziarie per il settennio
.
In un panorama molto variegato,
emergono con grande evidenza le richieste sintetizzate sopra. La prima e
la più pressante è quella che fa riferimento all’esigenza che la politica di coesione possieda un grado di flessibilità
sufficiente per mantenere nella dovu-
ta considerazione il contesto regionale e quello locale. Così che, appunto,
“gli operatori regionali e locali possano influire sulle priorità e sugli obiettivi
di questa politica”.
Dalle risposte emerge poi il rifiuto
pressoché unanime dell’ipotesi che
Bruxelles possa stabilire priorità obbligatorie per tutti gli Stati membri
e le regioni dell’Unione europea. Al
contrario, dalla consultazione viene
fuori la richiesta di “una maggiore decentralizzazione della gestione finanziaria per gli amministratori regionali
e locali, con più flessibilità nella progettazione e nell’attuazione dei programmi operativi realizzati su misura
per un contesto regionale o anche
nazionale”. E anche quella di “un impegno maggiore e di migliore qualità
nei confronti dei portatori di interessi
locali, compresi la società civile e il
settore privato”.
È generalizzata poi la richiesta che la
politica di coesione abbia un approccio
orientato ai risultati. Da qui discende il
favore con il quale viene vista l’ipotesi
di introdurre incentivi per “premiare”
i soggetti, pubblici e privati, più meritevoli in termini di efficacia, di economicità e di rispetto dei tempi; e anche
a quella del mantenimento dell’attuale
regola del “disimpegno” (sia pure con
l’esclusione del primo anno) per chi
invece non abbia raggiunto i risultati
previsti.
A queste richieste si aggiungono,
da parte di molti, anche quelle di una
maggiore concentrazione degli interventi su un numero limitato di priorità,
di una robusta semplificazione normativa, di un allentamento dei vincoli
burocratici. E infine quella che la politica di coesione, pur contribuendo alla
riuscita della strategia Europa
,
conservi però gli obiettivi specifici di
riequilibrio economico e sociale che
anni fa ne determinarono la nascita.
La consultazione – L’Italia comunque valuta bene la nuova programmazione
Ma da Sud nessuna partecipazione
A
nche se (con l’unica eccezione della Sardegna su
una questione specifica) dal Mezzogiorno nessun
soggetto ha risposto alle domande della consultazione, l’Italia valuta positivamente la politica di coesione
per il prossimo settennio di programmazione come è
stata disegnata dalla Commissione europea; pur se con
alcune riserve non proprio secondarie.
Questo si ricava dalla lettura delle undici cartelle che
riassumono il contributo del nostro Paese alla consultazione, lanciata alla fine del
e i cui risultati sono stati resi noti recentemente, sulla politica di coesione economica, sociale e territoriale per il settennio
.
Un contributo che ha raccolto e sintetizzato – chiarisce
il documento – le valutazioni delle amministrazioni centrali e regionali nonché dei partner economici e sociali.
Per l’Italia – si apre così il testo inviato alla Commissione europea – la quinta Relazione è “una base di
partenza molto buona per definire un’efficace riforma
della politica di coesione, una riforma necessaria per
promuovere lo sviluppo delle regioni europee, in un
quadro di rigore per le finanze pubbliche che impone la
ricerca della massima efficacia”. Una necessità, questa
di conciliare rigore e sviluppo, “particolarmente sentita dall’Italia”, un Paese che è, al tempo stesso, “forte
contribuente al bilancio comunitario e importante beneficiario della politica di coesione”.
Il nostro Paese – recita più avanti il documento –
considera “particolarmente innovativi”, e quindi “da
sostenere fortemente”, due aspetti della riforma proposta dalla Commissione nella Relazione: il rafforzamento dell’orientamento ai risultati e l’introduzione di
specifiche condizionalità. E condivide l’esigenza di raccordare la politica di coesione agli obiettivi della Strategia Europa
.
L’Italia – si legge poi nel documento – apprezza “la
concentrazione della politica di coesione su poche priorità in linea con gli obiettivi di Europa
”. E però
ritiene necessario “garantire che i diversi territori possano individuare il policy mix più appropriato, lasciando
un certo grado di flessibilità nelle scelte, tenendo conto anche della dimensione dei programmi, della situazione di partenza di ciascuna regione e dei risultati da
conseguire”.
Quanto alle proposte contenute nelle conclusioni
della quinta Relazione, prosegue il documento, l’Italia
“le condivide pienamente per migliorare la valutazione, la performance e i risultati”. Le proposte di modifica
della gestione finanziaria formulate dalla Commissione
europea, invece, “sollevano molti interrogativi”. Il timore è che il nuovo sistema proposto “rischia di appesantire ulteriormente l’onere amministrativo, senza
dare garanzie di maggiore solidità”. E inoltre i meccanismo di chiusure annuali “non appare funzionale e
sincronizzabile con le esigenze di una programmazione
pluriennale”.
Per quanto concerne l’ammissibilità delle differenti
voci di spesa, nel documento si afferma che dovrebbe
continuare a essere fissata a livello nazionale, anche se
alcune fondamentali regole comuni (rimborso dell’IVA
o alcuni costi standard e spese comuni a tutti i fondi)
potrebbero essere definite a livello europeo.
Infine la regola del disimpegno automatico “va mantenuta”. Ed è opportuno l’approccio integrato allo sviluppo economico-sociale, basato su una forte sinergia
tra i Fondi, “evitando ogni ulteriore frammentazione e
o.b.
settorializzazione”.
ORESTE BARLETTA
Anche la Bresso
Mille presenze
al forum
con Barroso
A
l termine della consultazione pubblica, si è tenuto a
Bruxelles un Forum sulla politica di coesione con quasi mille
partecipanti. Vi hanno preso
parte – con esponenti della politica e dell’economia di tutta
l’Europa – il presidente della
Commissione europea Josè Manuel Barroso, i commissari per
la Politica regionale Johannes
Hahn, per l’Occupazione Làzlo
Andòr, per l’Educazione Androulla Vassiliou, per l’Ambiente Janez Potocnik, le presidenti
delle commissioni dell’Europarlamento per lo Sviluppo regionale Danuta Hübner e per l’Occupazione Pervenche Berès, la
presidente del Comitato delle
Regioni Mercedes Bresso.
o.b.
6
09-15 luglio 2011
Rapporti
Studio Censis – Allarmante quadro antropologico della società
Il desiderio
Si
Giovani in crisi
il male dell’Italia
G
li italiani, in particolare i giovani,
sembrano sempre più imprigionati
nel presente. Con uno scarso senso
della Storia, senza visione del futuro e senza voglia di rischiare. Al desiderio si è sostituita la voglia, alle passioni le emozioni,
al progetto l’annuncio. In un mondo dominato dalle emozioni, conta solo quello che
si prova nel presente, non la tensione che
porta a guardare lontano. A rilevarlo è lo
studio Censis “Fenomenologia di una crisi
antropologica. Il rattrappimento nel presente”, nell’ambito dell’annuale appuntamento di riflessione “Un mese di sociale”,
giunto alla ventitreesima edizione.
Tra i sintomi più evidenti del “presentismo” vi è la perdita di significato della
scuola, che per il % dei ragazzi (contro,
ad esempio, il % dei giovani in Germania) non rappresenta un investimento valido (è record in Europa). A condizionare
il dato sono i limiti dell’offerta formativa,
che non garantisce il raggiungimento del
successo lavorativo attraverso un percorso di studi impegnativo.
Oggi i giovani italiani sono anche quelli
in Europa che meno hanno intenzione di
avviare una propria attività autonoma: il
, % contro una media europea del , %
e a fronte di un ragguardevole , % in
Bulgaria, del , % in Polonia, del , % in
Romania, ma anche del , % in Spagna,
, % in Francia e , % nel Regno Unito.
Significativa è la motivazione addotta: al
, % appare un’impresa troppo complicata, contro una media europea del , %,
mentre per il , % “è troppo rischioso”.
Nutrita anche la schiera di chi non sa o non
risponde: il , % (record anche in questo
caso…).
Il rattrappimento nel presente, secondo
il rapporto, ha radici profonde: la crisi della
relazione con l’altro, il disfacimento della
cultura del dono e del sacrificio in vista del
Manca una
visione del futuro.
Una pessima
considerazione
della scuola e poca
voglia di impresa
bene comune, la crisi del sacro e la labilità
dei suoi surrogati (l’esoterismo o la new age), la rimozione del senso del peccato (individuale o sociale), il primato dell’Io.
Nella crisi antropologica che investe la
società, non avere una visione del futuro
significa concentrarsi sulla conservazione
dell’esistente, cioè sul tenore di vita a cui
siamo abituati. Così, nel tempo la quota di
risorse destinata ai consumi aumenta più
di quella destinata agli investimenti. Dal
a oggi i consumi nazionali sono cresciuti del %, mentre gli investimenti solo
del %. E negli ultimi dieci anni i consumi
sono aumentati del %, con gli investimenti calati dell’ %.
Si allentano poi, sottolinea Censis, le responsabilità familiari. L’età media al primo
matrimonio, che nel
era di , anni
per le donne e di , per gli uomini, oggi è salita a
anni per le donne e a ,
per gli uomini. Negli ultimi vent’anni l’età
media al primo matrimonio è cresciuta
di anni e mezzo, mentre nel ventennio
precedente era aumentata di appena un
anno e mezzo. Anche l’età media delle
madri al primo parto ha seguito lo stesso
andamento, aumentando dai , anni del
ai , attuali, con un incremento di
anni e mezzo (mentre nel ventennio precedente l’innalzamento era stato di meno
di anni).
Oggi anche vincere o perdere è un’emozione che non vive d’attesa ma che può
consumarsi in pochi attimi. Solo milioni
di italiani, ad esempio, comprano ancora
il biglietto della lotteria nazionale, mentre
sono più del doppio quelli che giocano alle
lotterie istantanee e al “gratta e vinci”. Gli
importi giocati alle “new slot” ammontavano nel
a (quasi)
miliardi di euro, cioè al , % del totale giocato. Sono
passati nel
a , miliardi (il % del
totale), a , miliardi nel
(il %), fino a raggiungere una soglia di
miliardi
nel
(il %). Non solo le slot hanno
visto crescere le giocate di circa il % in
quattro anni, ma rappresentano ormai più
della metà delle giocate complessive: nel
mese di maggio
la quota è salita ancora al %.
In questo scenario, prevale una comunicazione istantanea, che fa leva sull’emotività, senza molti spazi di verifica. Il web
zapping è emblematico di questo modo di
consumare le notizie. Solo nel giro di un
anno (febbraio
-febbraio
) il tempo medio di permanenza di un utente su
una pagina web è passato da
a
secondi e le pagine visitate nel giorno medio
per persona sono aumentate da
a
(in rialzo anche il numero di utenti, passato da quasi a più di milioni).
Emblematica della crescita delle aspettative di brevissimo periodo è anche la
ricerca del benessere immediato: vogliamo stare meglio subito, senza che nulla
si frapponga tra noi e il nostro star bene.
Basti considerare le tantissime diete non
riuscite e il ricorso facile ai farmaci e agli
psicofarmaci.
Analisi – La “crescente sregolazioni delle pulsioni”
Regole e trasgressione
cambia la percezione
I
n occasione del “mese di
sociale”, e nell’ambito dello studio “Fenomenologia di
una crisi antropologica”, al
Censis si è discusso anche di
“crescente sregolazione delle pulsioni”.
Da un’indagine realizzata dall’istituto di ricerca emerge infatti il senso della
relatività delle regole tra gli
italiani e il tentativo di legittimare le pulsioni. È diffuso
il sentimento ( , % degli
intervistati) per cui ognuno
è l’arbitro unico dei propri
comportamenti. Si ritiene
che le regole possano essere
aggirate in molte situazioni.
Nel divertimento è ammessa
la trasgressione soprattutto
dai più giovani (il
, %). Si
crede che, quando necessario, ci si possa difendere da
sé anche con le cattive maniere (il
, %, il , % tra i
residenti nelle grandi città).
Per raggiungere i propri fini
bisogna accettare i compro-
messi per il , %.
D’altra parte sono in aumento le forme di violenza
in cui è forte la componente
pulsionale della perdita di
controllo e dell’aggressività:
tra il
e il
le minacce e le ingiurie sono aumentate del , %, le lesioni e le
percosse del
, %, i reati
sessuali del , %.
Per quanto riguarda le forme di dipendenza, a fronte
di un calo del consumo di
sostanze stupefacenti (tra il
e il
consumatori
giù del , %, da , milioni
a , milioni circa) si registra
un aumento della pericolosità sociale del consumo di
droghe: sale infatti il numero
delle persone prese in carico
nei Sert per dipendenza da
cocaina (+ , %). E i giovani consumatori a rischio di
bevande alcoliche passano
(dal
al
) dal , % al
, % nella fascia - anni.
C’è poi la pulsione a una re-
lazionalità virtuale. Gli italiani
sono tra i maggiori frequentatori dei social network. Dal
settembre
al marzo
gli utenti di Facebook sono
passati da , milioni a ,
milioni. Ogni utente trascorre
su Facebook mediamente
minuti al giorno, è membro di
gruppi, e ogni mese posta
commenti, invia richieste di amicizia, diventa fan di
pagine e riceve inviti ad
eventi.
La dimensione più narcisistica delle pulsioni è legata
al bisogno di apparire. Nel
sono stati circa
mila gli interventi di chirurgia
estetica effettuati in Italia.
Anoressia e bulimia sono le
prime cause di morte tra le
giovani di - anni.
Crescono infine le forme
di depressione: il consumo
di antidepressivi è più che
raddoppiato dal
al
(+ , %).
a.b.
No
Totale
,
,
Bulgaria
,
,
Polonia
,
,
Romania
,
Portogallo
,
Spagna
,
,
,
Francia
,
,
Irlanda
,
,
Turchia
,
,
Grecia
,
,
Gran Bretagna
,
,
Repubblica Ceca
,
,
Olanda
,
,
Austria
,
,
Belgio
,
,
Germania
,
,
Ungheria
,
,
Italia
,
,
Fonte: elaborazione Censis su dati Commissione Europea “Eurbarometro
ANDREA BUONO
Secondo lei, l'educazione e la formazione professionale
sono un'opzione attraente per i giovani nel vostro Paese
ͨΨ
ͩͨΨ
ͪͨΨ
ͫͨΨ
ͬͨΨ
ͭͨΨ
ͮͨΨ
ͯͨΨ
Germania
Austria
Turchia
Irlanda
Spagna
Danimarca
Gran Bretagna
Portogallo
Francia
Irlanda
Romania
Grecia
Polonia
Italia
Si
No
NR
‘–‡ǣ‡Žƒ„‘”ƒœ‹‘‡‡•‹••—†ƒ–‹‘‹••‹‘‡—”‘’‡ƒDz—”‘„ƒ”‘‡–”‘ͮͬͭͭdz
ͰͨΨ
ͱͨΨ
ͩͨͨΨ
”
Rapporti
No perché non c’è lo
spirito imprenditoriale
adeguato
,
,
,
,
No perché non
c’è accesso ai
finanziamenti
No perché è troppo
complicato avviare
un’attività
Ho già avuto
un’impresa
,
,
,
,
,
,
,
,
Non sa/non risponde
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
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,
,
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,
,
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,
,
,
,
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,
,
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,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
Soggettivismo
il nuovo mito
L’
Fenomeni/2–Egoismoeindifferenza
L’individuo
solo al centro
S
7
Fenomeni/1 – Addio vecchi modelli
dei giovani di creare un’impresa in futuro - per Paese
No perché è troppo
rischioso
09-15 luglio 2011
econdo la percezione comune, individualismo, egoismo e
indifferenza sono tratti ormai profondamente radicati nella
nostra società. Come riporta l’indagine Censis “Fenomenologia
di una crisi antropologica. Tra rinserramento individuale e indifferenza collettiva”, il , % degli italiani (il % tra i residenti nelle
grandi città e nel Nord-Est) crede che il nostro Paese sarà ancora
fortemente caratterizzato, tra dieci anni, dall’attenzione esclusiva all’interesse individuale. Per il , % sono destinati a indebolirsi
anche i rapporti di vicinato e di amicizia fra le persone.
Tra le più gravi forme di disagio che si immagina possa avere
la società italiana fra dieci anni, al primo posto figura la disoccupazione di lunga durata (per il , % della popolazione), poi
la povertà economica ( %), la non autosufficienza degli anziani
( , %), l’immigrazione clandestina ( %), la tossicodipendenza
( , %), fino all’isolamento sociale inteso come mancanza di relazioni e affetti ( , %).
La diffusione a macchia d’olio delle grandi patologie individuali, sia quelle di evidente rinserramento interno (depressione,
anoressia, dipendenza da droghe, fino al suicidio), sia quelle di
crescente indifferenza alla vita collettiva (stanchezza di vivere,
rimozione delle responsabilità, crisi dell’empatia nelle relazioni
interpersonali), è il sintomo della crisi antropologica che sta attraversando la società italiana. I sintomi depressivi, indipendentemente dal fatto che si arrivi a formulare la diagnosi di depressione, colpiscono il , % della popolazione.
Altri fenomeni sempre più diffusi sono l’insensibilità rispetto al
dolore e alle sventure altrui e, nella società sempre più anomica e
disgregata in cui viviamo, la paura del prossimo e il ripiegamento
a.b.
individuale.
eccesso di individualismo e della “libertà di
essere se stessi” ad ogni costo ha infranto le figure simbolo dell’autorità: il padre,
l’insegnante e il sacerdote.
È quanto emerge da un’altra
ricerca del Censis, “Fenomenologia di una crisi antropologica. I miti che non funzionano più”, presentata sempre
nell’ambito di “Un mese di
sociale”. Al tempo stesso funzionano sempre meno i miti
trainanti del soggettivismo: la
spinta acquisitiva attraverso i
consumi, il fare impresa individuale, la fiducia in un benessere sempre crescente.
Oggi abbiamo pertanto un
padre “ludico”, insegnanti
delusi e sacerdoti marginalizzati dal successo del soggettivismo etico.
Per più del % degli italiani, la figura del padre non rappresenta più le regole e il senso del limite all’interno delle
famiglie e nel rapporto con i
figli. Quasi l’ % degli uomini
in coppia con donne occupate
è oggi coinvolto nei lavori familiari in media per ore e
minuti al giorno (era il % nel
per ore al giorno). In
particolare, alla cura dei bambini si dedica oltre il % dei
padri (per un tempo quotidiano medio di ora e
minuti,
superiore a quello speso dalle
madri, mentre vent’anni fa vi
si dedicava il % dei padri per
un tempo inferiore di oltre
minuti).
Passando agli insegnanti,
il % ha scelto il proprio mestiere per aspirazione personale, ma oltre un terzo (il %
nella scuola secondaria di secondo grado) non rifarebbe
la stessa scelta. C’è una profonda insoddisfazione per lo
scarso riconoscimento sociale (per il
%) ed economico
(per il %) della professione.
Più dell’ % degli insegnanti ritiene che non vengano
realizzati gli obiettivi della
scuola, in primis l’educazione ai valori e alle regole della
convivenza civile. Gli alunni
sarebbero connotati dall’arte di arrangiarsi (per il
%
dei docenti), da uno scarso
senso civico ( %) e da pressappochismo ( %). Tra gli
insegnanti neoassunti della
scuola secondaria di secondo
grado prevalgono i problemi
della motivazione allo studio
degli alunni (per il
%), del
raggiungimento di risultati di
apprendimento soddisfacenti ( %) e del mantenimento
della disciplina in classe ( %).
Infine, il diffondersi nella
società dell’idea di una morale personale, a misura di
ciascuno, avrebbe determinato un allontanamento dai
precetti della Chiesa, con i
sacerdoti visti più come risposta ai bisogni sociali che come
veicolo di diffusione di valori
etici. Più del
% degli italiani è favorevole all’utilizzo di
cellule staminali per fini terapeutici, il % alla procreazione assistita, il % alla fecondazione eterologa, il % alla
interruzione volontaria di gravidanza e il % all’uso ospedaliero della pillola abortiva.
Al tempo stesso, l’indagine
mette in rilievo anche il declino della tendenza al consumismo sfrenato: più del % degli
italiani avverte la sensazione
che, al di là dei problemi di
reddito e dell’inflazione, rispetto a qualche anno fa nella
propria famiglia ci sia un desiderio meno intenso di acquistare beni e servizi. Nel
le
famiglie italiane hanno avuto
consumi ridotti in termini reali
di .
euro rispetto al
:
come se le famiglie fossero
rimaste senza consumare per
circa
giorni in un anno. I
ricercatori del Censis rilevano
poi una “stanchezza verso l’idea di un benessere materiale. Sono lontane le aspettative
crescenti e nell’incertezza sul
futuro tra gli italiani prevale
la scelta di acquattarsi nella
difesa di ciò che si ha”: si starebbe passando, cioè, ad un
soggettivismo
“difensivo”,
privo della “spinta di rischio”.
Circostanza che avrebbe influito, secondo lo studio, anche
sul calo del numero di imprenditori (- % nel
sul
)
e lavoratori autonomi con meno di
anni (mila nello
stesso periodo), oltreché sulla
fiducia nella mobilità sociale:
il % degli italiani pensa che
la generazione dei figli sia destinata ad avere uno status
socio-economico peggiore del
proprio, mentre solo il % di
essi vive oggi in una condizione effettivamente peggiore;
il
, % ritiene che in futuro
l’Italia sarà meno benestante
di oggi (più fiduciosi, invece,
gli stranieri, per il % dei quali
nel
staremo meglio).
a.b.
8
09-15 luglio 2011
Mezzogiorno
Meeting OBI – A Sorrento importante momento di analisi e dibattito sul Mezzogiorno
L’Europa guarda a Sud
e il Meridione si studia
O
ltre duecento partecipanti, tra cui rappresentanti di governi europei e nordafricani, delle istituzioni, del mondo bancario, imprenditoriale, sindacale ed accademico, hanno nobilitato la prima
edizione del Meeting “Mezzogiorni d’Europa – Il caso
Italia. Nodi gordiani e soluzioni alessandrine” organizzato nei giorni scorsi dall’OBI (Osservatorio Banche
Imprese) a Sorrento.
L’iniziativa ha potuto contare sulla partecipazione e
la collaborazione di Istituti e centri di ricerca operanti
in Italia, nel Mezzogiorno e in Europa e di alcune tra le
più prestigiose Università del Sud ed europee. A sottolineare l’intento di contribuire, attraverso questa
convention, ad arricchire le conoscenze sui fenomeni
economici locali – utili anche per sostenere una sempre più adeguata strategia di crescita che le imprese
e i policy maker devono attuare – sono intervenuti
politici, economisti, rappresentanti delle istituzioni,
delle imprese, dei sindacati, delle banche e del mondo
dell’istruzione.
Con il progetto “Mezzogiorni d’Europa – focus sulle
economie dell’Italia del Sud”, inoltre, è stato possibile affrontare le questioni e le politiche economiche
di maggior rilievo del Mezzogiorno sia come sintesi
delle specifiche dinamiche vissute dai territori che lo
compongono (dalle Regioni ai Comuni) sia come unità
complessa da confrontare con il resto del Paese e con
le analoghe aree europee. Si è trattato di due giorni di
incontri e confronti all’insegna dello scambio di esperienze e di analisi per il futuro dei sistemi economici
locali, a breve e medio termine.
Un successo, sia per quanto riguarda la copertura
mediatica sia per quanto concerne la partecipazione
del pubblico. Tra i protagonisti che si sono avvicendati
ALESSANDRO SCHIRONE
La curiosità
I bisogni – Cristina Coppola
Annullo
figurato
di Poste
“Qui mancano
3 mln di posti”
La medaglia della presidenza
Riconoscimento
di Napolitano
al tavolo dei relatori, alcuni nomi di spicco su scala internazionale come Pedrag Matvejevic’ e Tomasz Zarycki; il Direttore Generale delle Politiche regionali della
Comissione europea, Wolfgang Streitemberger; il Segretario di Stato per la Cooperazione Territoriale del
governo spagnolo, Don Gaspar Zarrìas; il Presidente
del Cnel, Antonio Marzano; la Vice Presidente di Confindustria, Cristiana Coppola; oltre ovviamente al numero uno dell’OBI, Michele Matarrese, e al Direttore
Antonio Corvino, che hanno fatto gli onori di casa. Al
meeting, il cui manifesto è stato firmato dal maestro
Mimmo Paladino, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito una propria medaglia di
rappresentanza, per certificare l’alto valore scientifico
della manifestazione.
I
MICHELE MATARRESE
L
a medaglia di rappresentanza conferita da Giorgio Napolitano al
Meeting organizzato dall’OBI per il suo alto valore scientifico è
stato un gesto particolarmente apprezzato dal Presidente dell’Osservatorio Banche Imprese. “È un motivo di grande soddisfazione
che ci incoraggia a procedere su questa strada – ha spiegato Michele Matarrese –. Si tratta di un nuovo approccio incentrato sul confronto tra le diverse esperienze e sul presupposto della responsabilità”. Nel corso dell’evento sono stati individuati possibili percorsi
adeguati a sostenere le sfide del mercato globale per uscire dalla
crisi dell’economia. “Adesso concentreremo i nostri sforzi – ha ammesso il Direttore dell’OBI, Antonio Corvino – per trovare sbocchi
operativi con i governi di Spagna, Germania, alcuni Paesi dei Balcani
e del Nord Africa che hanno preso parte al nostro convegno”.
a.s.
n occasione dell’apertura
del Meeting “Mezzogiorni d’Europa – Il caso Italia.
Nodi gordiani e soluzioni
alessandrine” organizzato
nella a Sorrento dall’OBI,
Poste Italiane ha disposto un servizio di annullo
filatelico figurato. In concomitanza con l’apertura
dei lavori, dunque, tutti gli
intervenuti hanno potuto
bollare le corrispondenze
presentate presso l’hotel
che ha ospitato la manifestazione con un annullo
speciale, richiesto proprio
dall’Osservatorio Banche
Imprese di Economia e Finanza per rendere memorabile un appuntamento
destinato a ripetersi con cadenza annuale. Sull’annullo
è stato raffigurato il manifesto della convention, realizzato da Mimmo Paladino,
incastonato all’interno della
scrittura che porta il nome
dell’evento.
a.s.
CRISTIANA COPPOLA
U
no degli interventi più significativi del Meeting è stato quello
di Cristiana Coppola,vicepresidente di Confindustria con delega per il Mezzogiorno, che ha focalizzato l’attenzione sulle strategie per rilanciare il Sud. In primis, servirebbero milioni di nuovi
occupati. Se si verificasse ciò, nell’arco di anni il Sud crescerebbe
del % annuo e raddoppierebbe il suo Prodotto Interno Lordo. “Per
conseguire questo obiettivo – ha spiegato la Coppola – occorre riqualificare la spesa al Sud e migliorare l’utilizzo dei fondi europei,
selezionare progetti infrastrutturali e privilegiare sia quelli in fase
avanzata sia quelli di interesse strategico, semplificare drasticamente gli strumenti di sostegno alle imprese, privilegiare misure
automatiche capaci di far ripartire gli investimenti al Sud, in particolare il credito di imposta”.
a.s.
Mezzogiorno
09-15 luglio 2011
9
Lilliput e la P.A.
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Il Manifesto OBI di Mimmo Paladino
Soluzioni alessandrine – Lo schema di Kuklinski per studiare il tessuto proeduttivo
Serve una grande rete
in aiuto di… Lilliput
I
l Meeting di Sorrento segue
idealmente quello tenutosi a
Varsavia nel settembre del
,
contesto all’interno del quale fu
avviato il progetto “the Triple
Mezzogiorno” sulla base della
teoria messa a punto dal Professor Kuklinski che, osservando le
tre macro regioni in questione
(Mezzogiorno d’Italia, Germania dell’Est e Polonia dell’Est),
individuò uno schema interpretativo delle problematiche ad
esse connesse e legate alla natura di lunga durata che ne contraddistingue il sottosviluppo,
fino a determinare le cosiddette
“soluzioni alessandrine”. Nello
schema di Kuklinski, le tre macro
regioni che totalizzano complessivamente
milioni di abitanti
pari al % della popolazione europea definiscono la dimensione
duale degli stati a cui esse appartengono caratterizzandosi come le parti arretrate rispetto alle
contrapposte aree sviluppate.
Focus sul Mezzogiorno
d’Italia
In questo contesto si colloca
la situazione italiana ed in modo
particolare il suo sistema produttivo caratterizzato, secondo
lo schema di Kuklinski, da uno
stato di debolezza di lunga durata. È questa la fotografia scattata dal direttore dell’OBI, Antonio
Corvino, che ha presentato una
relazione dettagliata sui Mezzogiorni d’Europa nell’ambito
del suo intervento al tavolo dei
relatori. E non finisce qui. Basti
pensare che l’assoluta prevalenza delle imprese lillipuziane
(quelle con meno di
addetti
che rappresentano il , % del
tessuto produttivo) caratterizza
il sistema economico del Mezzogiorno d’Italia rispetto alle “imprese gladiatori” (quelle con più
di addetti che rappresentano
solo lo , %). Il confronto tra le
due tipologie di impresa mette
in evidenza la diffusa incapacità
delle prime nel reggere l’impatto con il mercato in termini di
investimenti, di occupazione, di
export, di fatturato, di redditività. Mentre i gladiatori appaiono
ben attrezzati e in grado di resistere anche ai colpi dell’ultima
crisi, i lillipuziani sono attraversati da una feroce selezione. Ma
esiste davvero un futuro per le
imprese lillipuziane? Le reti d’impresa, filiera, prodotto, mercato
e ricerca possono rappresentare
una risposta vincente ai deficit
di competitività aziendale. Ma
la strada da percorrere è ancora lunga se si considera che, ad
oggi, solo l’ , % delle imprese
meridionali accede alle reti e tuttavia oltre il % delle stesse ha
in programma di avviare progetti di aggregazione e di rete.
Le soluzioni
per rilanciare il Sud
Nella visione delle soluzioni
alessandrine per il Mezzogiorno, il riordino della Pubblica
Amministrazione come risposta
alle inefficienze di Governance
attuale rappresenta una strada obbligata. Un altro aspetto
fondamentale è sviluppare la
capacità del sistema, nel suo
complesso, di costruire un progetto a medio-lungo termine
che trasformi il Mezzogiorno
in una piattaforma logistica e
infrastrutturale con sguardo
sul Mediterraneo, a servizio dei
traffici provenienti dall’Estremo
Oriente a causa della sua favorevole collocazione geografica.
In questa prospettiva, la costruzione di una direttrice jonicotirrenica che vada da Taranto
a Salerno-Napoli passando per
Metaponto-Ferrandina-Potenza
e che veda il collegamento di
Gioia Tauro con Taranto accanto
alla direttrice adriatico tirrenica
Brindisi-Bari-Foggia-Napoli rappresenta un obiettivo determinante per rimettere in moto un
processo di sviluppo virtuoso
che coinvolge regioni del Sud
(Puglia, Calabria, Basilicata e
Campania) e circa / milioni di
abitanti, costruendo una straordinaria piattaforma logistica in
grado di intercettare e lavorare
gran parte dei
milioni di container che, secondo gli esperti,
attraverseranno il Mediterranea.s.
o in cerca di approdo.
ANTONIO CORVINO
Un interessante studio dell’Associazione ARM
Turismo e sviluppo territorio
ciò che serve al Mezzogiorno
I
n occasione del Meeting di Sorrento, l’Associazione SRM (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno) ha realizzato un cartaceo nel quale ha
sintetizzato le caratteristiche, il funzionamento e le criticità dei driver (fattori di attrattiva)
necessari per attivare quel circuito virtuoso
tra sviluppo del turismo e sviluppo del territorio, partendo dalla consapevolezza del ruolo
strategico del turismo per lo sviluppo che può
apportare al Paese, grazie ai suoi effetti in termini di ricchezza e occupazione. Lo studio ha
messo in evidenza la complessità del rapporto
tra il turismo territorio constatando una mancata corrispondenza nel Mezzogiorno tra offerta di risorse, potenzialmente turistiche, ed
effettiva turisticità. A fronte di una dotazione
di risorse di rilievo, rispetto a numerosi competitor, il Mezzogiorno riscontra una bassa
capacità di tradurre simili potenzialità in domanda effettiva.
Nell’analisi geografica per macroaree, il
Mezzogiorno risulta essere l’area geografica
con il minore flusso turistico: .
.
arrivi turistici (pari al , % degli arrivi nazionali) e . .
di presenze turistiche (pari
al , % delle presenze nazionali), inoltre
si caratterizza anche per il minor peso della
domanda turistica straniera (arrivi turistici
stranieri , %, presenze turistiche straniere
, ). La scarsa turisticità è manifestata anche dal ridotto numero dei comuni che hanno
conquistato lo status di “comuni a vocazione
turistica” (solo
su .
comuni del Mezzogiorno). Emerge che nel Mezzogiorno ancora non si è diffusa appieno la concezione
del turismo come un motore di crescita economica, di rigenerazione ambientale, urbana
e sociale. Pertanto, ancora non è stata individuata la strada giusta per attivare quel circuito virtuoso tra sviluppo del turismo e sviluppo
del territorio in quanto i driver di sviluppo presentano delle problematicità.
Il ritardo congenito del settore turistico meridionale è dovuto principalmente alla mancanza di una struttura organizzativa adeguata;
alla particolare caratterizzazione del contesto
turistico meridionale per la presenza di problemi strutturali che non consentono e non
facilitano il tessuto economico impedendo la
creazione e lo sviluppo di imprese innovative;
ad un’imprenditorialità assuefatta, ovvero un
atteggiamento poco propenso alla ricerca della competitività, dell’innovazione, delle evoluzioni del mercato. Il turismo è un grande business integrato: un primo passo per provare
a superare i nostri limiti sarebbe quantomeno
percepirlo.
a.s.
Foto Lane Erickson_fotolia
la Gazzetta
i
dossier
Chi usa internet in modo attivo resiste e riesce anche a crescere
Pmi in crisi
la cura
è il web
Solo alcuni degli impatti di internet sono catturati dal PIL
Economia di internet inclusa nel PIL
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esclusi dal PIL
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Fonte: Analisi BOG.
L’
ta avrebbe contribuito all’ % dell’aumento
complessivo del Pil nazionale registrato lo
scorso anno. Ma, per avere un quadro esaustivo, occorre valutare anche gli effetti
indiretti del web sull’economia. Il valore
dell’e-procurement della pubblica amministrazione è stato di miliardi di euro nel
ed è stimato in nel
. Il valore delle merci ricercate online e quindi acquistate
nel mondo reale ha raggiunto i miliardi di
euro. Sommando i due dati il totale dell’impatto diretto e indiretto è di circa miliardi. Con una crescita annua attesa compresa
tra e % tra il
e il
l’internet economy italiana rappresenterà nel
tra
il , % e il , % del Pil.
Secondo uno scenario conservativo che
considera una crescita della penetrazione di internet e della propensione all’ecommerce in linea con il passato l’internet
economy varrà
miliardi di euro nel
,
dato più che raddoppiato rispetto al
.
Tenendo, invece, conto delle peculiarità del
nostro Paese e prevedendo un forte svilup-
Ricerche di mercato
si torna a chiederle
D
‡ŽŽ‘ͪǤơ‡––‹•—ŽŽƒ’”‘†—––‹˜‹–ǣ
Italia ha un serio problema di calo
della produttività: lo ha sottolineato recentemente il governatore
(uscente) della Banca d’Italia Mario Draghi
nella sua ultima relazione. La maggiore responsabilità di questo andamento ancora
più preoccupante per la competitività del
Paese della mancata crescita del Prodotto
Interno Lordo è la scarsa diffusione dell’ICT.
Se ci fosse più internet, come ha misurato
la ricerca “Fattore Internet” realizzata da
The Boston Consulting Group, il vantaggio
sarebbe forte soprattutto per le pmi: più
crescita del fatturato, maggiori esportazioni, più competitività e produttività. Intanto
bisogna partire dai seguenti dati. L’internet
economy italiana valeva , miliardi di euro
nel
(ovvero il % del Pil), in crescita del
% rispetto ai , miliardi del
(, %
del Pil). Per avere un termine di paragone
agricoltura e utilities nello stesso periodo
hanno raggiunto il , % del Pil mentre la ristorazione non ha superato il %.
Se internet fosse un settore la sua cresci-
Per pianificare le strategie
po del mobile commerce l’internet economy
potrà raggiungere i
miliardi di euro nel
. Per ogni euro di crescita del Pil italiano da qui al
in media centesimi potranno essere riconducibili all’espansione
dell’internet economy ( o % a seconda
dello scenario).
In particolare ci sono tre aspetti da considerare per valutare l’importanza di internet
per il nostro Paese: le pmi che usano internet attivamente crescono più in fretta, raggiungono una clientela più internazionale,
assumono più persone e sono più produttive rispetto alle aziende non attive sul web;
internet pervade la catena del valore dei
settori chiave per l’economia italiana quali
l’industria alimentare, la moda e il turismo,
contribuendo alla loro competitività a livello internazionale; l’Italia è caratterizzata
da un’elevata propensione all’utilizzo di
dispositivi per la connessione mobile come
smartphone e tablet.
FABIO TRAVERSA
opo una fase di diffusa
incertezza data dalla crisi
economica internazionale nel
il mercato delle ricerche
di mercato torna a crescere
con un incremento del , %
di fatturato rispetto al
raggiungendo i
milioni di
euro. È quanto emerge dall’analisi congiunturale interna
all’Assirm, l’Associazione tra
Istituti di Ricerche di Mercato Sondaggi di Opinione
Ricerca Sociale, che da oltre
anni effettua un monitoraggio continuativo sull’andamento del mercato italiano
delle ricerche e dei sondaggi misurando l’evoluzione degli ordini e del fatturato a livello
complessivo e per tipologie di ricerche e identificando le quote
rappresentate dai diversi settori. Le rilevazioni vengono effettuate con cadenza semestrale grazie alla collaborazione degli
istituti associati ad Assirm che rappresentano l’ % del mercato
complessivo.
Secondo i risultati dell’indagine il % del fatturato è dato da
ricerche sui beni di consumo, distribuzione e vendita per corrispondenza, seguite da ricerche su beni durevoli e semidurevoli
( , %) e ricerche nel mondo entertainment ( , %). Per quanto
riguarda i metodi di rilevazione qualitativa nel
sono i focus
group, con il , % del totale, a rappresentare la metodologia
più utilizzata, seguite dalle ricerche motivazionali e individuali
( , %). Mentre tra i metodi di ricerca quantitativi le ricerche CATI (Telefoniche Computer Assisted), anche se in parte ridimensionate rispetto al passato, continuano ad essere la metodologia più utilizzata con il , % del totale, seguite dalle ricerche
personali CAPI (Personal Computer Assisted) con il , % e dalle
ricerche online che registrano il maggior incremento attestandosi sul , %.
È inoltre cresciuto anche il numero delle ricerche effettuate:
nel
il numero delle ricerche gestite si attestava a . ,
hanno raggiunto .
(+ , %).
f.t.
mentre nel
12
09-15 luglio 2011
Interventi
Dossier
Google-BCG – Il giro d’affari web nel
è di , miliardi
L’economia cresce
se entra nella Rete
L’
‹Ž‹ƒ”†‹†‹‡—”‘
‘•—‘
ͩͭ
˜‡•–‹‡–‹†‡Ž
settore privato
’‡•ƒ‹•–‹–—œ‹‘ƒŽ‡
•’‘”–ƒœ‹‘‹
’‘”–ƒœ‹‘‹
economia di inno aumentate di un altro
ternet nel
mezzo miliardo nel
.
era pari a
,
Questo valore include
miliardi di euro, ovvero
principalmente gli investil’ , % del Pil. Nel
ha
menti fatti dalle società di
raggiunto in Italia un vatelecomunicazioni per la
lore di circa , miliardi
costruzione della Rete e
di euro, pari al % del Pil.
quelli sostenuti dalle altre
Questi dati si ricavano
imprese private per doL’Italia mostra una “e-Intensity” molto diversa
tarsi di strumentazione
da “Fattore internet”, il
tra il Nord ed il Sud del paese
per l’accesso ad internet.
rapporto commissionato
La spesa istituzionale,
da Google a The Boston
Punteggio e-Intensity Index regionale
βͮͩ
composta da spese ICT
Consulting Group. Se inͮͩǦͮͭ
ͯͬ
Valle d’Aosta
Friuli Venezia
legate ad internet, vale
ternet fosse un settore
ͮͩ
Giulia
γͮͭ
ͯͪ
Sardegna
circa
miliardi di euro
il suo contributo alla creMolise
ͮͩ
negli ultimi due anni. L’Iscita del Pil sarebbe stato
Emilia Romagna ͯͩ
Punteggio dell’Italia
talia, poi, è un Paese imdell’ % nell’ultimo anno.
Piemonte
ͮͩ
ͮͯ
Lombardia
nell’e-Intensity
portatore di tecnologie
La componente consu†‡šǣͮͫ
Marche
ͮͨ
Veneto
ͮͯ
ed e-commerce (princimo ha contribuito a circa
Sicilia
ͮͨ
Umbria
ͮͯ
palmente biglietti aerei
il % del totale, ovvero
Liguria
ͭͱ
Toscana
e prenotazioni di hotel):
, miliardi di euro nel
ͮͮ
Basilicata
le importazioni nette, ine , nel
. Circa
ͭͯ
Lazio
ͮͭ
fatti, ammontavano a ,
il % del consumo è dato
Campania
ͭͮ
Trentino Alto
ͮͪ
miliardi
di euro nel
dall’acquisto di prodotti,
Adige
Puglia
ͭͮ
e circa , nel
. Bisoservizi e contenuti onliCalabria
Abruzzo
ͮͪ
ͭͬ
gna, quindi, considerare i
ne ( , miliardi di euro
beni acquistati online dalnel
e , nel
).
Fonti: ISTAT; CNR; Questionario BCG; Analisi BCG.
‘–ƒǣǯ‹†‹…‡°•–”—––—”ƒ–‘†‹‘†‘…Š‡Žƒ‡†‹ƒ‰‡‘‡–”‹…ƒ•‹ƒ—‰—ƒŽ‡ƒͲͯǡ’—–‡‰‰‹‘
la PA, che valevano circa
Tra i prodotti e servizi il
medio dell’Italia nell’e-Intensity Index.
miliardi di euro nel
turismo è quello più rilee nel
. Il valore dei
vante davanti a informatica, elettronica di consumo, assicurazioni e alla Rete (computer e smartphone per esem- prodotti comprati nel mondo reale ma per i
abbigliamento. Tra i contenuti digitali spicca pio), e quella per l’accesso vero e proprio quali si sono cercate informazioni in Rete è,
, pari ad
il gaming, trainato dal poker, che nel
ha (come abbonamenti Adsl o tariffe flat per la invece, di miliardi di euro nel
euro per utente.
registrato una raccolta pari a più di miliardi navigazione dal cellulare). Gli investimenti del una spesa di circa
di euro. Il restante % del consumo si divide settore privato in tecnologie legate al web
FABIO TRAVERSA
tra la spesa per l’hardware per connettersi ammontavano a , miliardi nel
e so-
Se Internet fosse un settore il suo
contributo alla crescita del Pil sarebbe
stato dell’8 per cento nell’ultimo anno
Con meno di
dipendenti
e pmi rappresentano più del % delle aziende italiane e producono circa il % del fatturato totale, dando lavoro all’ %
degli occupati del nostro Paese. La penetrazione di internet, in
particolare tra le piccole imprese, è però ancora bassa: secondo
gli ultimi dati Eurisko, mentre l’ % delle aziende con più di
dipendenti ha un sito, per quelle con meno di
addetti la percentuale è inferiore al %, con una punta negativa del % delle
aziende che ne hanno o .
L’indagine TBCG su .
imprese italiane ha individuato le
online attive (possiedono un sito ed effettuano attività di marketing virtuali o di e-commerce), online (dotate di una pagina
web ma non fanno nè marketing nè e-commerce), offline (prive
persino di un sito ma possono avere una connessione internet).
Le online attive hanno registrato nell’ultimo triennio un incremento annuo dei ricavi dell’ , % contro il trend negativo delle
altre due categorie (- , % per quelle online e - , % per quelle
offline). Il % delle aziende online attive ha affermato di aver
migliorato la propria produttività grazie all’uso della Rete contro il % di quelle online e il % di quelle offline. L’incidenza
delle vendite internazionali è mediamente il ,% per le realtà
online attive. Per le online e le offline il valore si riduce rispettivamente al , % e al , %. Internet ha avuto un impatto positivo
sull’occupazione.
Negli ultimi anni il web ha significato per il % delle aziende
online attive un aumento del personale, un dato molto superiore a quello delle offline ( %). Una crescita imputabile all’incremento di fatturato e che mette in luce un ulteriore aspetto
legato all’economia di internet, ovvero la creazione di nuove
figure professionali.
Esperti di siti web, community manager per i social network,
gestori dei portali di e-commerce sono i ruoli più richiesti oggi
dal mercato del lavoro.
Per il % delle pmi online attive impegnate nel marketing internet ha portato dei dipendenti in più. Percentuali consistenti
anche quando si parla di società tecnologiche ( %) e del retail
( %). Un po’ più distaccate le realtà che si occupano di media
( %) e di real estate ( %).
f.t.
Internet economy
ͪͨͨͱ–‘–ƒŽ‡
”‡•…‹–ƒͪͨͩͨ
Internet economy
ͪͨͩͨ–‘–ƒŽ‡
‘–‡ǣ•–ƒ–ǡ••‡”˜ƒ–‘”‹‘‘Ž‹–‡…‹…‘†‹‹Žƒ‘Ǣ‘Ƥ†—•–”‹ƒǢǢǢ
ǯ‹’ƒ––‘–‘–ƒŽ‡†‹–‡”‡–•—ŽŽǯ‡…‘‘‹
Miliardi di euro
ͮͨ
ͯ
ͬͨ
ͫͪ
ͪͨ
ͨ
Impatto diretto
Internet economy
Q
uesta decade sarà segnata dall’esplosione del consumo di
dati attraverso gli smartphone. In questo senso il
è
stato un anno di conferme. A livello mondiale la velocità delle
connessioni mobili in downstream è mediamente raddoppiata
mentre il traffico dati è più che triplicato (+
%), anche a seguito
dell’aumento della penetrazione dei tablet, che consumano quasi volte più banda degli smartphone. A trainare questa crescita
l’interesse degli utenti per i video, per i quali hanno utilizzato il
, % della banda a disposizione dei loro telefonini. Ma non solo:
gli oltre miliardi di applicazioni scaricate e acquistate in tutto
il mondo hanno costituito un ulteriore impulso al consumo di internet in mobilità. Trend destinati a proseguire grazie all’avvento
del LTE, la connessione ultra broadband per mobile. Questo tipo
di tecnologia, che porterebbe smartphone e tablet a navigare fino a una velocità massima teorica di
Mbps, sarà a disposizione in tempi relativamente brevi. È infatti previsto che il Governo
indica entro fine
un’asta per l’assegnazione delle frequenze,
con un ricavo previsto di almeno , miliardi di euro, per renderle
così disponibili agli operatori entro fine
.
Riguardo al mobile internet gli elementi trainanti del successo ruotano attorno all’esplosione dello sviluppo di applicazioni
per le maggiori piattaforme software, in particolare Apple iOS
e Google Android, all’accessibilità ad internet per l’intero arco
della giornata e in ogni luogo, alla possibilità per smartphone
e tablet di essere intergrati con i sistemi informativi aziendali di back office, avvicinando così i consumatori finali ai servizi
software forniti in modalità remota. Il fattore comune alla base di questi fenomeni va individuato nello sviluppo software di
servizi che, combinati alla velocità crescente della connettività,
aprono la strada a soluzioni erogate in remoto. Ad esempio oltre il % delle ricerche con dispositivi equipaggiati con Android
è di tipo vocale, una soluzione preferita alla digitazione per la
maggiore praticità ed efficacia. Cresce a livello mondiale il consumo di e-mail in mobilità (+ %) mentre cala l’utilizzo della posta elettronica (- %).
f.t.
e-Procurement
‘–‡ǣ•–ƒ–ǡ••‡”˜ƒ–‘”‹‘‘Ž‹–‡…‹…‘†‹‹Žƒ‘Ǣ‘Ƥ†—•–”‹ƒǢǢǢ
Le PMI attive online crescono più in fretta e r
Un fenomeno in evoluzione
Piccole imprese La connessione
50% senza sito diventa mobile
L
ǯ–‡”‡–‡…‘‘›‹–ƒŽ‹ƒƒ˜ƒŽ‡ͪͰǡͰ
Il fatturato delle PMI online-attive è cresciuto
‡‰Ž‹—Ž–‹‹ͫƒ‹‘‘•–ƒ–‡Žƒ…”‹•‹
ƒ”‹ƒœ‹‘‡‡†‹ƒ†‡Žˆƒ––—”ƒ–‘‡‰Ž‹—Ž–‹‹ͫƒ‹ȋΨȌ
ͪ
ͩǡͪ
ͨ
Ǧͪ
Ǧͪǡͬ
Ǧͬ
Ǧͬǡͭ
Ǧͮ
Online-attive
Online
ƫ‹‡
Livello di presenza online delle PMI
Fonte: Questionario PMI BCG; Analisi BCG.
Marketing, Tecnologia e Retail i settori co
% PMI attive intervistate
ͩͨͨ
ͬ
ͮ
ͫ
ͭͫ
ͮͪ
ͩͨ
ͩͭ
ͪͯ
Ͱͨ
ͭͩ
ͮͨ
ͬͨ
ͪͨ
ͨ
ͭͮ
ͭͭ
ͯͫ
ͬͭ
Marketing Tecnologia
e pubblicità
ͬͩ
retail
ͫͭ
ͫͫ
Servizi
Tempo
professionali libero
ͫͨ
Finanza
Internet ha portato ad una diminuzione dei posti di lavoro
Fonte: Questionario PMI BCG; Analisi BCG.
Dossier
Le aziende online
più forti della crisi
ͩͩ
ͯ
ͩ
ͭ
ͩǡͱΨ†‡Ž
ͫ
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ͫͪ
Ǣ
ƒ”–‡”ǢǢ˜—ǢƒŽ‹•‹
Ǥ
‹ƒ‹–ƒŽ‹ƒƒ°†‹ͭͮ‹Ž‹ƒ”†‹†‹‡—”‘‡Žͪͨͩͨ
ͩͯ
ͭͮ
Impatto indiretto
ROPO
Totale indiretto
diretto ed indiretto
Ǣ
ƒ”–‡”ǢǢ‘•—‡”‘‡”…‡ƒ”‘‡–‡”Ǣ˜—ǢƒŽ‹•‹
Ǥ
raggiungono una clientela più internazionale
Le PMI online-attive raggiungono un
mercato più internazionale
ͩͭ
ͩͬǡͯ
ͩͨ
ͯǡͯ
ͨ
Online
ƫ‹‡
Livello di presenza online delle PMI
on il maggiore aumento di posti di lavoro
ͭ
ͱ
ͱ
ͮͯ
ͮͫ
ͮͫ
ͪ
ͯͩ
ͭ
ͩͯ
ͯͨ
ͮͩ
Media
ͪͱ
ͪͰ
ͪͰ
ͪͯ
ͪͮ
ͪͪ
Trasporti Turismo
Servizi
Real
Produzione Media
e
Estate
automotive
Internet non ha avuto impatto dal punto di vista occupazionale
Internet ha portato ad un aumento dei posti di lavoro
arc Vos è partner & managing director nonché
responsabile della practice TMT
per l’Italia, la Grecia e la Turchia
di The Boston Consulting Group.
L’impatto di internet sul Prodotto Interno Lordo italiano nel
è pari al %. Come si può
considerare questo dato?
“Non soddisfacente se confrontato con il contributo dell’economia di internet sul Pil di altri
Paesi (per quelli nordici oscilla
tra il e il %). Ma, guardando
anche il bicchiere mezzo pieno,
non si può non sottolineare la
crescita del % tra il
e il
. Per il futuro, poi, prevediamo un aumento tra il e il %
del ‘Pil Internet’ in Italia, principalmente stimolato dall’aumento dei consumi online e dall’aumento della penetrazione del
Mobile Internet”.
Molte pmi, soprattutto meridionali, non sono consapevoli
dell’importanza dell’online. È
d’accordo? E quali vantaggi si
ottengono dalla Rete?
“Dalla nostra ricerca su .
aziende italiane abbiamo ricavato quali sono le online attive,
quali le online e quali le offline.
Per online attive intendiamo
E-government
S
ͬǡͩ
Online-attive
M
La PA
fa passi
avanti
‡†‹–‡‹–‡”ƒœ‹‘ƒŽ‹ȋΨȌ
ͭ
13
Intervista – Marc Vos, The Boston Consulting Group
‹Ž‹ƒ”†‹†‹‡—”‘‡Žͪͨͨͱ‡ͫͩǡͮ‡Žͪͨͩͨ
ͪͱ
09-15 luglio 2011
econdo i dati del
la pubblica amministrazione italiana sta facendo
buoni passi avanti in termini
di e-government. A dirlo è
l’European Benchmarking
della Commissione europea
del
che ha visto l’Italia
ai primi posti di speciali classifiche in cui è stata valulata la disponibilità online di
servizi di base statali,
destinati ai cittadini e alle
imprese. La valutazione si
è basata su cinque distinti
livelli di sofisticazione e in
Italia tutti e venti i servizi
hanno raggiunto almeno il
quarto livello.
Per questi passi in avanti
ha inciso il piano per l’e-government varato nel gennaio del
per modernizzare la PA da un punto di
vista tecnologico. I settori
coinvolti sono molti come
la scuola con mila lavagne
multimediali nelle aule, la
sanità con l’abolizione della
certificazione e della prescrizione cartacea prevista per
il
, e la giustizia, con la
prevista dematerializzazione dei procedimenti.
f.t.
Le “attive”
anche negli
anni più
difficili
hanno
avuto buoni
risultati
e assunto
lavoratori
MARC VOS
quelle che usano internet come
piattaforma di miglioramento
dei processi di business (dalla
vendita al marketing dei prodotti online, dalla ricerca di personale alla collaborazione con
clienti e fornitori per lo sviluppo
di nuove risorse). Per online consideriamo quelle che hanno un
sito internet e/o una connessione broadband. Negli anni di crisi
– dal
al
– soprattutto
per le pmi quelle online attive
sono comunque riuscite a crescere di fatturato, aumentare la
produttività e assumere più per-
sone mentre quelle offline o online ma senza utilizzo proattivo di
internet hanno visto ricavi in perdita, basso aumento di produttività e licenziamenti di unità. Non
ci sono però grosse differenze
tra Nord e Sud: è più un aspetto
culturale-manageriale che geografico a indirizzare l’esistenza o
meno dell’impresa in Rete”.
L’e-commerce e il mobile marketing che impatto stanno avendo sull’economia online del
nostro Paese?
“Il consumo (cioè le spese
per collegarsi in Rete, i contenuti digitali che compriamo, l’ecommerce in senso lato, l’online
gambling e l’online gaming) è il
comparto che attualmente contribuisce di più al business online
dell’Italia. Noi accediamo alla
Rete quanto i Paesi nordici ma
soprattutto per leggere e-mail o
navigare sui social network mentre l’e-commerce, che consente
di risparmiare mediamente il
% rispetto a quanto si paga nei
negozi, non è ancora particolarmente sviluppato (solo il %
della popolazione compra online contro oltre il % del Nord
Europa): una sua crescita potrà
far impennare l’apporto dell’economia di internet sul Pil. Per
far crescere il ‘Pil Internet’ dobbiamo quindi utilizzare meglio la
Rete e farla conoscere agli over
(la penetrazione oscilla tra il
e il %) anche per ridurre il divario dagli Stati esteri. Quanto
al mobile nel
l’Italia era in
testa nel business delle prepagate: oggi viste la propensione
all’acquisto dei cellulari (che è
una delle più alte nel mondo)
e la qualità dell’infrastruttura
mobile il Paese può tornare a essere protagonista. L’Italia ha più
internet in tasca che sulla scrivaf.t.
nia”.
Digitalizzazione – Poco e-commerce e pubblicità
L’Italia nel mondo
tra ombre e luci
Q
uanto è disponibile e diffuso il broadband fisso e
mobile (enablement)? Quanto
spendono consumatori e imprese per acquisti e pubblicità
online (expenditure)? Qual è
il livello di attività di imprese,
istituzioni e consumatori che
usano internet (engagement)?
Sommando le tre graduatorie
in testa sono Danimarca, Corea
del Sud e Giappone. L’Italia è al
penultimo posto della classifica, prima della Grecia e con valori simili a quelli di alcuni Paesi
dell’Est come Polonia, Slovacchia e Ungheria. Se si considera
l’enablement l’Italia è al ° posto su
ma con un punteggio
molto vicino alla media OCSE e
davanti a Paesi come Stati Uniti e Canada, tecnologicamente
avanzati ma penalizzati da una
penetrazione molto bassa di
mobile broadband.
Da noi c’è l’effetto positivo dell’alta penetrazione di
smartphone e chiavette per
connettersi a internet e quello
negativo legato alla scarsa diffusione della banda larga e alla
bassa velocità media delle connessioni. L’Italia è al penultimo
posto dell’expenditure, ben
lontana dai vertici occupati da
Regno Unito e Danimarca. La
limitata diffusione dell’e-com-
merce e lo scarso utilizzo del
web come vetrina pubblicitaria
sono le cause di questo scarso
risultato. Va però sottolineato
il trend in atto, che vede l’Italia
recuperare terreno rispetto agli altri Paesi. L’e-commerce sta
crescendo in maniera più rapida ( %) in confronto a mercati
più maturi e continuerà a farlo
nei prossimi anni.
Anche per l’advertising online nell’ultimo anno la crescita
italiana ( %) è stata superiore
a quella di Francia ( %), Regno
Unito ( %) e Usa ( %) e alline-
ata a quella della Spagna ( %).
Penultimo posto per l’Italia anche quando si considera l’engagement, dominato da Olanda e
Paesi scandinavi: colpa soprattutto del basso numero di internauti. Il Settentrione è l’area
più sviluppata mentre le regioni del Sud e le isole registrano
valori bassi di e-intensity index.
Fanno eccezione la Liguria, dove l’evoluzione di internet non
è al pari delle altre regioni del
Nord, e la Sardegna, mosca
bianca nel Centro-Sud.
Per l’enablement picco di
Veneto, Toscana e Lazio per la
penetrazione della banda larga
fissa e della Sardegna in termini
di velocità della connessione.
Per l’expenditure Valle d’Aosta
e Sardegna guidano la graduatoria. Per l’engagement, se si
guarda al possesso di un sito
da parte delle aziende, si incontrano gli esempi positivi di
Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia e
quelli sotto la media di Calabria,
Molise e Sardegna. Differenze
geografiche anche sulla disponibilità di servizi online da parte
della PA: si va da un Trentino
molto “virtualizzato” alla Calabria o alla Puglia dal punteggio
molto basso.
f.t.
14
09-15 luglio 2011
Dossier
La ripresa
dell’inflazione dopo un
anno di “prezzi deboli”
rimane comunque al
di sotto degli indici
Istat confermando il
ruolo di calmiere per
la filiera
Il contesto di riferimento
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ͪͨͩͨ
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ͩǡͨ
Ȉ”‡•…‹–ƒ ‘†‡”ƒ–ƒ del PIL
nel primo trimestre.
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ͪͨͩͨ
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Fonte: ISTAT – aggiornato al 24 Marzo 2011
Per GfK Retail and
Technology Italia
nel 2010 il mercato
della tecnologia ha
subito un brusco
rallentamento,
risollevato solo a
dicembre
SymphonyIRI Group – Mercato anticiclico condizionato dagli aumenti di materie prime ed energia
C
Il largo consumo confezionato
adesso inizia a sentire la crisi
ome sono andati i consumi nel
in Italia? Quali sono le
previsioni per il
? A queste e ad altre domande si è dato risposta alla presentazione dell’Osservatorio sui Consumi
organizzato dall’ASSIRM, l’Associazione tra Istituti di Ricerche
di Mercato Sondaggi di Opinione Ricerca Sociale.
IL LARGO CONSUMO
Secondo le analisi di SymphonyIRI Group i mercati del largo consumo confezionato, notoriamente anticiclici, iniziano a risentire
della fase economica recessiva. La domanda stenta a decollare e
gli acquisti nei punti vendita mostrano dinamiche contenute a valore (+ % nel
). Si registra una situazione di moderata positività nei primi quattro mesi dell’anno (+ , %), che risente tuttavia di
due fattori: della ripresa dell’inflazione dei beni di largo consumo
dopo un anno di prezzi “deboli”, determinata dai forti aumenti di
materie prime ed energia, e dagli elementi di stagionalità legati
al calendario e alle condizioni atmosferiche mediamente migliori.
L’aumento dei prezzi (+ % ad aprile con segnali di leggero rientro
che emergono dai primi dati di maggio), determinato da aumenti di
listino praticati nei primi mesi dell’anno a seguito dell’aumento del
costo dei fattori produttivi, rimane comunque al di sotto dell’indice
Istat confermando il ruolo di calmiere dei prezzi per la filiera del
largo consumo. Fattore determinante di questa dinamica di ripresa dei prezzi? Le promozioni di prezzo che hanno superato negli
ultimi mesi il , % delle vendite a valore dell’intero sistema mettendo a dura prova i conti economici delle aziende e la capacità
di spingere su innovazione, qualità e presidio del punto vendita,
al fine di preservare il ruolo che la marca deve avere nei confronti
del consumatore. Il consumatore è oggi estremamente razionale:
La percezione dei cittadini
relativamente alla propria situazione
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Percezione della propria situazione economico-finanziaria
Gen Gen Gen Gen Gen Gen
del tutto soddisfacente
Soddisfacente
Totale Soddisfacente
Insoddisfacente
del tutto insoddisfacente
Totale Insoddisfacente
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una crescente sensazione un parziale cambiamento di
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quota minoritaria di cittadini
alla crisi economica.
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Fonte: SWG - % relativa a quanti hanno un atteggiamento
di generale propensione verso il trend in assenza di risposte
I BENI DUREVOLI
Secondo le rilevazioni di GfK Retail and Technology Italia, nel
, dopo un inizio anno positivo fino a maggio (switch-over della
Lombardia), il mercato della tecnologia ha subito un brusco rallentamento, risollevato soltanto con il mese di dicembre (switch-off
Lombardia, Triveneto, Friuli). I molteplici fattori che avrebbero dovuto supportare il mercato (mondiali di calcio, switch-off tv digitale, eco-incentivi sugli elettrodomestici bianchi, lancio dei tablet
pc), così come l’elevata pressione promozionale, non sono stati
sufficienti ad imprimere un sufficiente volano al mercato. Il valore complessivo (fonte Retail Market GfK) è di , miliardi di euro
contro i , dell’anno precedente. Il settore Consumer Electronics
( % del mercato) si conferma quello traente (+ , %) esclusivamente in funzione della eccezionale performance di tv lcd (fenomeno
di sostituzione in funzione dello switch-off) e di set top boxes. La
buona performance dei piccoli elettrodomestici, unico settore in
decisa crescita, non riesce a invertire la tendenza decisamente
negativa del mercato. Informatica e telefonia resistono grazie alla
spinta rispettivamente dei web book (i cosiddetti tablet) e degli
smartphone. Negativo il trend sia per i grandi elettrodomestici che
per l’elettronica di consumo.
FABIO TRAVERSA
I risultati delle rilevazioni di SWG
Per GfK-Eurisko i dati sono stabili
Gli italiani sfiduciati
“Vanno rimotivati”
Le aziende in dubbio
sulla crescita futura
Situazione economica delle aziende italiane:
Doppie dinamiche delle percezioni...
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S
ha compreso appieno la logica delle promozioni e ha sviluppato
un livello di sensibilità al prezzo molto più elevato (elasticità media
, in crescita) ed è sempre più pronto a cambiare prodotto, punto vendita o a rimandare gli acquisti a fronte di situazioni di prezzo
non coerenti con il suo budget.
econdo le rilevazioni di SWG, nel quadro
delle riflessioni sulle tendenze che manifestano gli italiani in relazione ai consumi e al
cambiamento sociale, appare utile esaminare
quale sia lo stato d’animo di fondo che sostiene
il rapporto dei cittadini con la società. E questo,
in particolare, in un momento difficile, segnato
da una crisi economica di rilevante portata che
non ha ancora esaurito i suoi effetti.
Molti cittadini descrivono l’Italia come un
Paese in difficoltà, poco concorrenziale in numerosi aspetti rispetto a molti Paesi dell’Unio-
Propensione verso gli investimenti
Emerge un atteggiamento di prudenza
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ne europea. Altri sottolineano, invece, le vitalità e le potenzialità che emergono dal Paese e
la positività di alcune realtà.
Il segnale è che dobbiamo fare i conti con
un livello di sfiducia elevato – oltre il
– e,
quindi, sapere che tra le cose da fare per una
solida ripresa c’è anche una forte necessità di
rimotivazione dell’opinione pubblica in quanto, per ora, appare minoritaria la convinzione
che il Paese sia in grado di reggere la sfide e di
rinnovarsi.
f.t.
S
econdo i dati presentati da GfK-Eurisko l’indice di fiducia delle aziende italiane (Index
of Corporate Sentiment) segnala negli ultimi
mesi una situazione di stabilità complessiva,
dietro alla quale è però possibile osservare una
doppia dinamica: da un lato migliorano le percezioni circa la situazione attuale ma, dall’altro,
risultano frenate le aspettative di crescita per
il futuro.
Cresce inoltre nel primo trimestre
la
prudenza sull’opportunità di investimenti
per il futuro, che si attesta, tuttavia, su livelli
sopramedia. È interessante, infine, osservare
come questi risultati (l’atteggiamento verso
gli investimenti aziendali e l’indice sintetico di
fiducia soprattutto) risultino dei buoni predittori degli investimenti in ricerche di mercato.
Silvestre Bertolini, presidente Assirm, commenta il Rapporto: “Informazioni particolarmente utili e importanti in questa fase storica
che segue un lungo periodo di crisi ma che comincia a vedere l’inizio della ripresa per alcuni
mercati”.
f.t.
Interventi
09-15 luglio 2011
15
I corsi – Cosa si deve fare (e dove) per ottenere i requisiti utili per questa nuova figura
Mediatori si diventa (con la formazione)
C
on riferimento ai requisiti che deve possedere
il mediatore, il d.m.
/
non ha ripetuto il disposto dell’art. , co. , lett.a) del d.m.
/ . Secondo la previgente normativa il mediatore era colui che ricopriva il ruolo di professore universitario in discipline economiche o giuridiche,
o un professionista iscritto all’albo nelle medesime
discipline da almeno anni ovvero un magistrato in
quiescenza.
Oggi invece, al mediatore è richiesta una adeguata
formazione alle tecniche di negoziazione e mediazione, oltre alla terzietà, all’indipendenza e all’imparzialità rispetto alle parti. Il “nuovo” mediatore deve
innanzitutto possedere il requisito della onorabilità,
non deve aver riportato condanne definitive per
delitti non colposi o a pena detentiva non sospesa,
non deve essere incorso nell’interdizione perpetua o
temporanea dei pubblici uffici, non deve essere stato sottoposto a misure di prevenzione o sicurezza e
non deve aver riportato sanzioni disciplinari diversi
dall’avvertimento. Ai fini dell’abilitazione il mediatore deve essere in possesso di un titolo di laurea anche triennale, in qualsiasi disciplina, o dell’iscrizione ad un ordine o
collegio professionale.
Deve acquisire una specifica formazione presso enti di formazione
secondo quanto disposto dall’art. del citato decreto ministeriale.
Il percorso formativo ha una durata complessiva non inferiore a
ore e comprende sessioni simulate e una prova finale della durata minima di ore che prevede distintamente una valutazione sia
sulla teoria e sia sulla pratica.
I corsi teorici e pratici, riservati ad un massimo di iscritti, hanno
per oggetto la normativa nazionale, comunitaria ed internazionale
in materia di mediazione e conciliazione, la metodologia delle procedure facilitative e aggiudicative di negoziazione e mediazione e
relative tecniche di gestione del conflitto e di interazione comunicativa (anche con riferimento alla mediazione demandata dal giudice), l’efficacia e l’operatività delle clausole contrattuali di mediazione e conciliazione, forma, contenuto ed effetti della domanda di
mediazione e dell’accordo di conciliazione e, infine, i compiti e le
responsabilità del mediatore.
In Puglia e Basilicata sono tanti gli enti che organizzano corsi per
mediatori professionali. Tra tutti si cita l’ANPAR, l’Associazione Nazionale per l’Arbitrato e la Conciliazione (sito internet di riferimento
www.anpar.it) che in questi giorni promuove nelle nostra regione
corsi: a Lecce sino al luglio e a Bari a partire dalla stessa data.
La determinazione dei criteri di valutazione finale è lasciata all’ente di formazione e i singoli organismi potranno svolgere un’ulteriore
valutazione di idoneità prima di ammettere il mediatore nel proprio
elenco, secondo quanto previsto dal regolamento. I mediatori potranno mantenere la loro qualifica previo percorso formativo di aggiornamento della durata non inferiore a ore biennali, consistenti
in corsi teorici e pratici avanzati, comprensivi di sessioni di mediazione. Tanto per i corsi di formazione che per quelli di aggiornamento,
gli organismi di formazione, costituiti sia da enti pubblici che privati,
devono essere abilitati e iscritti nell’elenco tenuto
dal Ministero delle Giustizia presso il dipartimento
degli affari di giustizia. Nell’elenco dovranno essere
inseriti i nominativi dei formatori e dei responsabili
scientifici dei corsi. L’organismo di formazione deve
individuare un responsabile scientifico di chiara fama
ed esperienza in materia di mediazione, conciliazione o risoluzione alternativa delle controversie, che
attesti l’adeguatezza e la competenza del percorso
formativo e di aggiornamento e, quindi, della “validità” scientifica del corso.
Il mediatore deve porsi rispetto alle parti in una
posizione equidistante, apparendo neutrale, credibile e autorevole. Deve imparare a leggere il conflitto,
“ascoltarlo”, farlo proprio e riconoscere i processi
emotivi che stanno dando origine a quel conflitto.
Nella sua qualità di facilitatore, ha il vantaggio di non
dovere attribuire torti o ragioni, ma ha solo il compito di creare opzioni. Il bravo mediatore è colui che riesce a far intravedere e a suggerire velatamente più
soluzioni possibili al caso, non dando sfogo alla sua
fantasia, ma traendo suggerimenti dal contatto empatico che sarà riuscito ad instaurare con ciascuna delle parti. Deve
saper leggere le emozioni, ascoltare il linguaggio anche non verbale, deve saper porre le domande giuste al momento giusto. Mediare
è un’arte e il mediatore deve saper rompere il conflitto generato da
un contrasto di contenuti o da un conflitto di relazioni e riattivare la
comunicazione tra le parti, gestendone l’evoluzione. Deve filtrare le
informazioni e decidere quali tenere in considerazione come dato
obiettivo, stimolando le parti a “pensare” e a tirar fuori il maggior
numero di idee, che rappresentano possibili soluzioni del problema,
per poi valutare le migliori e le più attuabili.
Quando le parti non riescono a raggiungere un accordo, il mediatore, adottando il metodo valutativo, può tentare di risolvere il conflitto formulando una proposta.: deve farlo nel caso invece siano le
parti a chiedergliela.
Azioni
D
al
al
settembre
, le Pmi pugliesi e
gli Enti di Ricerca potranno presentare per il
finanziamento – in partenariato – nuovi progetti
riguardanti programmi di innovazione.
È infatti del Giugno scorso la pubblicazione
sul Burp del Bando della Regione Puglia con il
quale sono concessi contributi a fondo perduto
fino al % per favorire la “specializzazione intelligente” del sistema socio-economico regionale,
affinché Imprese, Organismi di ricerca e Università possano operare congiuntamente (in partenariato, appunto) per alimentare l’innovazione
dei comparti economici al centro della Strategia
Regionale per l’Innovazione
.
Il progetto deve dunque prevedere la contemporanea partecipazione di una o più imprese e, obbligatoriamente, di uno o più organismi
di ricerca. Il capofila del Raggruppamento deve
essere una PMI.
Possono partecipare al Bando:
• Piccole e Medie Imprese
• Organismi di Ricerca
I soggetti beneficiari devono essere organizzati in una delle seguenti forme:
a. Associazioni temporanee di scopo;
b. Contratti di Rete;
c. Consorzio o società consortile
Le PMI devono sostenere spese per un valore
complessivo compreso tra un minimo del %
fino ad un massimo del % dei costi totali ammissibili del progetto;
Gli Organismi di Ricerca: devono sostenere
spese per un valore complessivo compreso tra
un minimo del % fino ad un massimo del %
dei costi totali ammissibili del progetto; gli organismi di ricerca hanno il diritto di pubblicare i
risultati dei progetti di ricerca nella misura in cui
derivino da ricerche da esso svolte.
Le tipologie di intervento finanziabili sono
due:
. Ricerca Industriale (RI)
. Sviluppo sperimentale (SS)
Lo sviluppo sperimentale deve corrispodndere ad almeno il % delle spese totali ammissibili.
Per le aziende del tessile abbigliamento, del
legno e della moda possono essere ricondotte
alle due linee di intervento sia la RICERCA E IDEAZIONE ESTETICA (RI), sia la PROTOTIPAZIONE
a cura di Iniziativa advisors
La concessione dei contributi regionali a fondo perduto
Programmi di innovazione
dal 5 settembre i progetti
(SS) che precedono la fase realizzativa del campionario o della collezione.
I progetti devono riguardare interventi tecnologici nei seguenti settori:
a. Aerospazio
b. Agroindustria
c. Beni culturali
d. Biotecnologie e scienze della vita
e. Energia e l’ambiente
f. Logistica e tecnologie per i sistemi produttivi
g. Meccanica e meccatronica
h. Nuovi materiali e nanotecnologie;
i. Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione
avv. MARIA CATALDO
Le spese ammissibili sono le seguenti:
a. Spese di personale dipendente addetto al
coordinamento e gestione amministrativa
del progetto (project management) (max
% del totale costi ammissibili);
b. Spese di personale dipendente con profilo
tecnico (ricercatori e tecnici);
c. Spese di personale non dipendente (collaborazioni a progetto e collaborazioni coordinate e continuative) funzionale all’acquisizione di competenze tecniche;
d. spese per strumentazione ed attrezzature,
di nuovo acquisto, utilizzate per la realizzazione delle attività previste dal progetto;
e. spese di “ricerca a contratto” acquisita contrattualmente da terzi;
f. spese relative allo sviluppo e registrazione
di brevetti o altri diritti di proprietà intellettuale generati dal progetto;
g. spese per servizi di consulenza specialistica
o altri servizi equivalenti, incluso l’addestramento del personale;
h. altri costi d’esercizio, inclusi l’acquisizione
di licenze per brevetti e software, i costi dei
materiali, delle forniture e di prodotti analoghi, direttamente imputabili al progetto,
acquisiti da fonti esterne e a prezzi di mercato;
i. spese generali (nella misura fofetaria del %
delle spese di personale).
I contributi concedibili sono pari a:
Per le IMPRESE:
• % per attività di Ricerca Industriale;
• % per le piccole imprese, % per le medie
imprese per Attività di Sviluppo Sperimentale.
ORGANISMI DI RICERCA: l’intensità d’aiuto è
pari a quella massima applicabile tra le imprese
partecipanti al Raggruppamento
Il contributo massimo per singolo progetto è
pari a Milione di Euro.
Le domande di ammissione all’agevolazione
devono essere predisposte mediante il portale
http://pianolavoro.regione.puglia.it e invate mediante Posta Elettronica Certificata a partire dalle ore . del
settembre
fino alle ore
. del settembre
.
La graduatoria di merito è predisposta sulla
base di una serie di indici tra i quali spiccano - per
peso sul punteggio complessivo – i seguenti:
• numero di PMI beneficiarie aderenti al raggruppamento
• numero di giovani ricercatori (età alla data
di candidatura inferiore ai anni), coinvolti nel progetto, da assumere a tempo determinato, indeterminato o impegnati con
contratti a progetto, da uno dei soggetti beneficiari (sia Organismi di Ricerca che PMI)
aderenti al Raggruppamento candidato,
successivamente alla data di candidatura;
• grado di Innovazione Ecosostenibile del
progetto presentato.
16
09-15 luglio 2011
Opinioni
di Vito RAIMONDO
Mistero sulla sforbiciata di Tremonti che partirà solo dalla prossima legislatura
Tagliati i costi dei politici
diciamolatutta ma perché solo dal 2013?
Il mistero del rinvio dei tagli
ai costi della politica
Norma pro Fininvest, ora
il premier comincia a fare pena!
GIULIO TREMONTI
Norma pro-Fininvest. Dopo la “furbata” nr.
della sua èra politica (l’altra fu la legge elettorale
denominata “porcellum”) Silvio Berlusconi aveva dichiarato, con disarmante candore – la voce
del ragazzino emozionato che fa la prima Comunione –: “Non si capisce per quale motivo una
norma giustissima (quella che avrebbe sospeso
i maxi risarcimenti, in particolare il suo al suo
acerrimo nemico Carlo De Benedetti proprietario del Gruppo “Repubblica-L’Espresso” per la
sporca vicenda Mondatori) diventa sbagliata se
riguarda sempre il presidente del Consiglio.
Stipendi e rimborsi più bassi per i parlamentari, ma soltanto per i prossimi eletti (
).
L’ha annunciato il Ministro Tremonti, rifacendosi ai costi della politica nostrani che saranno
livellati alla media europea.Ok. Le domande, però, sono:” perché non da subito? Non è meglio
risparmiare al più presto? Che senso ha la decorrenza
se il target europeo è bello e pronto
e vigente? Boh…
Controlli ridotti sulle evasioni
È l’unico caso al mondo
SILVIO BERLUSCONI
ATTILIO BEFERA
“Fisco meno invadente, controlli ai piccoli imprenditori ridotti del %”. Questa l’improvvisa
svolta dell’Agenzia delle Entrate, dopo le accuse
di essere una sanguisuga, tramite Equitalia.
Penso che questo sia l’unico caso al mondo
di un ente che, avendo come finalità quella di
incassare tributi e accertare evasioni, per vocazione istituzionale, si auto emendi e decida di
ridurre il suo compito.
Perdipiù, in un Paese in cui è arcinoto che l’evasione fiscale ha raggiunto livelli stratosferici,
spesso a livello di Al Capone!
Memorizzate, al proposito, la dichiarazione
del direttore dell’Agenzia, Attilio Befera:” Vogliamo ripristinare la fiducia sulla correttezza
degli accertamenti fiscali per aumentare la forza
deterrente e l’efficacia”.
Avete capito qualcosa che giustifichi la decisione di ridurre i controlli? Io no! Sospetto, però,
che, sino alle prossime elezioni politiche (
)
l’evasione crescerà. Chi ha dubbi, ci contesti.
Poverino, così indifeso, icastico, vergine, dopo
ore, quando i fulmini della critica gli sono
finiti addosso, quasi piangente, ha ritirato la proposta anti-risarcimento che, ahinoi!, vedrebbe
coinvolti i ministri Tremendi e Alfano che avrebbero agito di soppiatto (di notte?) come fanno
gli scassinatori d’alto bordo.
Quest’uomo – il premier – comincia a farci pena. Sta toccando con mano la paurosa crisi del
suo Gruppo ( si parla di
mln. di minusvalenze in Borsa) e le pensa tutte. Proprio come fece
negli anni ’ quando dette l’anima a Crex per
farsi approvarer le leggi sulla Tv commerciale.
non la mangi”.
Poi, rivolto al Presidente della Repubblica, Napolitano:” Ha detto che bisogna fare di più per
Napoli, ma fa concorrenza sleale perché è napoletano”.
Concorrenza a chi, signor Ministro? Forse voleva dire che Napolitano è di parte e nessuno del
suo folto entourage le ha dato un colpo al fianco! Che, si ritiene lei il concorrente?
Dio mio, a quali spettacoli indecenti ci tocca
assistere ancora…
Berlusconi & T remonti, ormai
come i comici De Rege
Il premier Silvio Berlusconi e il Ministro Tremonti sembrano reincarnare, con il passare del
tempo, la famosa coppia di fratelli De Rege, reinterpretati mirabilmente dai comici Carlo Campanini e Walter Chiari.
Sulla manovra di Governo hanno (ri)detto:”
Siamo ligi a non mettere le mani nelle tasche degli italiani, tranne qualche cosina come nei Suv”.
Per questi due mattacchioni, il metano che cresce del , %, l’energia dell’ , %, l’aumento della
tassa di bollo sul deposito titoli, l’aliquota al %
per le rendite finanziarie (ora è al , %) le addizionali regionali, provinciali e comunali e la “cosina”
sui Suv non è mettere le mani nelle tasche dei cittadini, ricchi o poveri che siano. Non parliamo, poi,
del blocco della rivalutazione delle pensioni: un
atto di criminalità sociale, stante la continua erosione del potere d’acquisto e delle imposte locali.
IGNAZIO LA RUSSA
Solo il Ministro della Difesa, Ignazio La Russa,
ha avuto il coraggio di ammettere:” Perché colpire chi ci vota?”
Grande Ignazio!
Sesso piccante in Calabria
Come il famoso peperoncino
GIORGIO NAPOLITANO
Secondo un sondaggio (C-Date) Catanzaro e
Cosenza sono le città in cui si fa più sesso. Le ultime: Verona e Venezia.
Quindi, la Calabria è…piccante, sessualmente parlando, tanto quanto i suoi mitici
peperoncini! Ma guarda che combinazione.
Peperoncini=sesso? Potrebbe essere una buona
formula pubblicitaria per la disastrata regionale
meridionale.
“Non vi offendo, perché io non vi ho insultato, ma vi ho descritto”
Dal sabato
in edicola
a1€
DON VERZÈ
Si chiama Rampacyn l’elisir di lunga vita creato dai ricercatori della Harvard Medical School.
Allungherebbe la vita anche di oltre anni.
Non si conoscono ancora le reazioni di Silvio
Berlusconi e di Don Verzè che, tempo fa, annunciarono studi in materia di allungamento della
vita nel San Raffaele, la fondazione meneghina
inguaiata dai debiti: vogliono arrivare, entrambi,
a
anni. E si sono prenotati…
Maroni definisce terroristi i “No Tav”
e Travaglio gli ricorda la sua bravata a Milano
ROBERTO MARONI
Bossi sbaglia vocabolo con Napolitano
“Concorrente” invece di …“di parte”
Quel raffinato (?) statista (?) che è Umberto
Bossi dichiara verso i napoletani:” La loro spazzatura resta lì. In campagna elettorale, il Sindaco
De Magistris aveva promesso di risolvere il problema in giorni. Non è possibile, a meno che
Elisir di lunga vita dagli Usa
Ma Berlusconi e Verzè ci hanno già pensato
Intervenendo sulla scivolosa materia dell’Alta
Velocità in Val di Susa, il Ministro Maroni ha chiesto che gli assaltatori dei cantieri siano considerati dei veri e propri terroristi ai quali va ventilata
l’accusa di tentato omicidio negli confronti delle
Forze dell’Ordine.
Marco Travaglio ha ricordato che l’ex avvocato dell’Avon (profumi) , perla della Lega Nord è
“l’unico Ministro dell’Interno dell’umanità condannato ( mesi e
giorni, con sentenza definitiva) per resistenza a pubblico ufficiale nella
sede della Lega, a Milano.
Maroni, secondo l’accusa, “afferrò per la
gamba e trascinò a terra due poliziotti” insieme
a Umberto Bossi che “strattonò un terzo strappandogli il giubbino e la giacca di ordinanza”.
Condanniamo, senz’ombra di dubbio, le violenze realizzate in Val di Susa, ma il Ministro abbia la decenza di stare zitto e non dica fregnacce
tipo :” poliziotti feriti dai terroristi”, altrimenti
scatta il paragone con la sua vicenda che non gli
fa onore! O no?
Indro Montanelli
“Conosco il prezzo di ogni cosa
e il valore di nessuna”
Oscar Wilde
www.gazeco.it
Rubriche
segue dalla prima
Questa problematica si è diffusa e ha prepotentemente pervaso tutte le arti: il lettore
ricorderà l’insistenza con cui Giuseppe Tornatore nel film “Baarìa” ricapitola ed evidenzia
plasticamente le trasformazioni violente del
tessuto urbano della città siciliana di Bagheria nel corso dei decenni (violente perché
basate sulla indiscriminata espansione edilizia che progressivamente e inesorabilmente
cancellava il paesaggio “naturale”). Ma ha
pervaso anche l’intervenire organizzato della
società: rammento che in Italia nel
viene
fondata l’Associazione “Italia Nostra”.
Nella città di Baarìa un corrotto assessore non vedente favoriva il sacco urbano: più
in generale, si può sostenere che l’operare
dell’uomo di potere è purtroppo – in modo
sconsiderato e sommamente colpevole –
quasi sempre alla base dello sviluppo distorto. Anzi, alcuni studiosi hanno indagato, riuscendo ad essere anche ironici e divertenti,
le dinamiche del rapporto fra il potere e il
building dei manufatti; invito il lettore, cito a
mo’ di semplice esempio, a leggere il volume
di Deyan Sudjic, guru internazionale del design, intitolato Architettura e potere. Come i
ricchi e i potenti hanno dato forma al mondo
(tradotto da Laterza nel
), ad esempio il
capitolo X “Tutte le biblioteche dei presidenti” (pp.
): vi troveranno un ricco e variegato ‘bestiario’ di ‘bestialità’!
Questa digressione non ha solo lo scopo di
segnalare un problema immanente, di enorme rilevanza e sovente irrisolto (cioè naturale versus artificiale), ma anche quello di introdurre il lettore ad un movimento mondiale di
pensiero e di azione che ha cercato, in questi
ultimi decenni, di elaborare soluzioni nuove
ed efficaci in ordine al problema segnalato:
09-15 luglio 2011
17
segue dalla prima
Il naturale batte l’artificiale
Il silenzio...
ogni tentazione “ibernatrice” (cfr. Reti lunghe. Gli ecomusei e l’integrazione europea, a
cura di Roberto Cagliero e Maurizio Maggi,
IRES
).
Sperimentazioni di successo della metodologia ecomuseale vedono protagonisti anche
il nostro Mezzogiorno e la Puglia: Poggio
delle Antiche Ville in Mola di Bari, Rete del
Salento (le due prime esperienze), Valle del
Carapelle, Valle d’Itria. Così come vedono
impegnate le istituzioni pubbliche, specie le
Regioni, per la definizione di testi normativi
promozionali.
È chiara l’implicazione che sottintende
questo modello di nuova museologia: giovandoci dell’acuta riflessione – più generale
– del sociologo Achille Ardigò, si tratta di riconoscere spazio (anzi, di registrare quanto
prepotentemente conquistato dal basso…)
a quelle espressioni comunitarie “capaci di
eticità e di felicità” (A. Ardigò, Crisi di governabilità e mondi vitali, Cappelli
, p. ), a
quei “mondi vitali quotidiani” che danno senso al tribunale della vita attraverso “riduzione della passività degli utenti, allargamento
– in luogo della burocrazia – degli spazi del
volontariato, del semi-volontariato, dell’autogestione mutualistica, dell’autoterapia individuale e di gruppi” (ivi, p.
).
Insomma, se si riesce a vincere la sfida, a
non piombare nelle banalizzazioni o nelle inerzie, o peggio nei mercimoni tra élites, gli
ecomusei potrebbero funzionare da autentici “canti gloriosi per una patria che trema”
(tanto per parafrasare il titolo di un memorabile spettacolo creato da Giovanna Marini nel
per il “Théâtre de la Ville” di Parigi..).
sione, non diciamo tante, ma almeno alcune e-mail con
idee, suggerimenti, sollecitazioni.
E invece – a parte il già citato Consiglio regionale della
Sardegna, che ha comunicato a Bruxelles di guardare con
favore, contrariamente alla posizione assunta dall’Italia,
all’istituzione di una categoria intermedia di regioni (con
un Pil pro capite fra il % e il % di quello medio europeo)
all’interno dell’obiettivo Convergenza – niente di niente.
Hanno preferito, le Regioni rosse come quelle azzurre,
far confluire le rispettive idee in un documento comune
(sintetizzato all’interno, nella pagina che la “Gazzetta
dell’Economia” dedica alla consultazione) che definisce
la posizione nazionale rispetto alle prospettive della coesione economica, sociale e territoriale illustrate dalla
Relazione licenziata dalla Commissione europea alla fine
dell’anno scorso.
Aver aggiunto una posizione comune fra maggioranza e
opposizione nell’ormai troppo lunga stagione di rabbiosi
conflitti fra (e all’interno delle) forze politiche – dirà qualcuno – è un risultato da apprezzare. In linea di principio,
certo che sì. Ma, se si entra nel merito di quel documento,
si finisce con l’avvertire un certo sentore di unanimismo
(“L’Italia ritrova con favore nella quinta Relazione una visione della politica di coesione come politica di sviluppo
che interviene in tutte le regioni, qualunque sia il loro livello di prosperità”, si legge nella prima pagina del testo
inviato a Bruxelles). Quell’unanimismo che è “parente
stretto” dello “status quo”; ossia della cristallizzazione
nel tempo dello storico divario con il Centro-Nord, che il
Mezzogiorno vive da troppi anni sulla propria pelle. E che,
anche con il sostegno delle politiche europee e di quelle
nazionali, deve imparare a considerare un ostacolo da superare.
Un auspicio, questo, perché il Sud apra con il resto del
Paese una “guerra di religione”? Decisamente no. Ma il fermo rifiuto (che si spesa condiviso) di ritenere immutabile
nel tempo la misura di quel divario, questo sì!
WALDEMARO MORGESE
ORESTE BARLETTA
mi riferisco al movimento “ecomuseale”. Si
tratta di un percorso di nuova museologia
nato all’interno dell’ICOM (“International
Council of Museums”) per merito di alcune
grandi intelligenze che hanno operato nella seconda metà del secolo scorso, fra cui
in modo particolare Georges-Henri Rivière
e Hugues De Varine. Quest’ultimo, nella sua opera della maturità (
) intitolata Les
racines du futur (Le ragioni del futuro, Clueb
), definisce l’ecomuseo “un’opportunità
da cogliere, un invito a dar prova di immaginazione, iniziativa, audacia” (p.
), ovvero
“una comunità e un obiettivo: lo sviluppo della comunità stessa” (ivi, p.
), “un modello
di organizzazione cooperativa orientata allo
sviluppo e un processo critico di valutazione
e di correzione continue” (ivi, p.
). Insomma il prefisso “eco” (eco-museo) si riferisce
“al concetto di ecologia umana e ai rapporti
dinamici che l’essere umano e la società stabiliscono con la propria tradizione, il proprio
ambiente e i processi di trasformazione di
questi elementi quando hanno raggiunto un
certo stadio di consapevolezza della propria
responsabilità di creatori” (ivi, p.
).
All’interno di una nuova concezione generale dei musei quali “macchine” attive di
cultura (cfr. Macchine culturali. Reti e sistemi
nell’organizzazione dei musei, a cura di Maurizio Maggi e Carlo Alberto Dondona, IRES
), il modello ecomuseale si qualifica – in
Europa e nel Mondo – come un catalizzatore di griglie di coesione sociale, di identità
locale, di promozione del patrimonio quale
valore territoriale, di strutture organizzative
sostanziali in cui le comunità si riappropriano dei loro beni e li tutelano in modo attivo,
sviluppandone le potenzialità al di fuori di
leNewsdaTerritorioeImprese
inviate le vostre notizie a [email protected]
Smaltimento rifiuti :
500mila euro a Foggia
PUGLIA
“I rischi del Terzo millennio”
corso di alta formazione
La Banca Popolare di Puglia e Basilicata (BPPB) lancia il suo nuovo sito internet, www.bppb.it, completamente rinnovato nella
grafica, arricchito nei contenuti e semplificato nel layout, in linea
con le attuali tendenze del Web . . Con l’obiettivo di migliorare la navigazione e la fruizione da parte dell’utente e rispondere
maggiormente ai criteri di usabilità, il nuovo portale offre una serie
di strumenti nuovi o rinnovati, come quotazioni di borsa, news in
tempo reale, notizie via RSS, invio automatico del CV. Grazie poi
alla geolocalizzazione delle filiali, sarà sempre possibile individuare
lo sportello BPPB più vicino e conoscere il percorso per arrivarci, gli
orari di apertura e i contatti.
La Giunta Regionale, nella seduta del luglio scorso, ha deliberato di destinare risorse del Bilancio autonomo
, con l’intento
di sostenere la difficile situazione ambientale determinatasi nel Bacino FG , in particolare nel Comune di Foggia, per complessivi €
.
, , in favore del Comune. Le risorse saranno destinate a
colmare il gap determinatosi nel Bacino FG/ a seguito del mancato avvio dell’esercizio della Discarica annessa all’impianto di trattamento delle frazioni di RSU derivanti dalla raccolta differenziata.
L’intervento regionale sarà finalizzato, in maniera mirata, alla messa in efficienza della dotazione impiantistica ed al potenziamento
dei mezzi ed attrezzature secondo un Piano che il Comune di Foggia presenterà alla Regione.
BASILICATA
Alla Confartigianato Puglia
rinnovato il direttivo Donne Impresa
Camera di Commercio di Potenza
assegnati i marchi di qualità
Nuovo direttivo per Donne Impresa Confartigianato Puglia. Marici Levi, già Presidente di Donne Impresa Confartigianato Bari, sarà a capo di Donne Impresa Confartigianato Puglia per il prossimo
quadriennio
. Le altre componenti del direttivo sono: Lucia
Regina Gorgoni (Tintolavanderia – Lecce) alla Vicepresidenza, Beatrice Alighieri (Abbigliamento uomi-donna – Brindisi), Raffaellina Semeraro (Estetista – Taranto), e Roberta Paolini (Estetista – Foggia).
La Camera di Commercio di Potenza, attraverso la sua azienda
speciale Forim, in collaborazione con le associazioni di categoria
Confcommercio e Confesercenti, ha concluso il primo ciclo del progetto “Il cliente ha sempre ragione”, dedicato alle imprese commerciali della provincia di Potenza, premiando con una targa e una
vetrofania sette negozi “virtuosi”, che potranno fregiarsi del bollino di qualità. Il riconoscimento è giunto al termine di un’istruttoria
www.gazeco.it
Direttore responsabile: Dionisio Ciccarese
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Redazione: Via delle Orchidee, 3 - 70026 - Z.I.
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che ha previsto l’emanazione di un Bando a cui hanno risposto
aziende. Una fase formativa tesa a qualificare il “servizio” ha preceduto la stesura di un vero e proprio disciplinare; le verifiche effettuate da un valutatore indipendente ed esperto – che ha attribuito
un punteggio sulla base di parametri ben definiti tra i quali l’affidabilità e la competenza degli addetti, l’efficacia della comunicazione,
la funzionalità e l’estetica del punto vendita, eventuali servizi post
vendita, la completezza e la varietà dell’assortimento – ha consentito di giungere ad una scrematura per l’assegnazione dei Premi.
Premio impresa longeva 2011:
Bando Cciaa Matera
La Camera di commercio di Matera premierà le aziende attive,
iscritte al Registro Imprese, da almeno anni , che si sono distinte
per longevità e tradizione.
È quanto prevede il bando per il “Premio Azienda Longeva’’, articolato nelle sezioni agricoltura, industria, artigianato, commercio
e servizi. Possono parteciparvi quelle imprese che hanno svolto
attività ininterrotta nel corso degli anni, anche se siano intervenute modifiche aziendali purchè riconducibili all’impresa madre.
Occorrerà, pertanto, presentare la documentazione comprovante
questo tipo di rapporto. Tra i requisiti richiesti figurano il non essere sottoposti a procedura concorsuale ed essere in regola con
il pagamento del diritto annuale. Le domande di partecipazione e
la scheda sono scaricabili dal sito www.mtcamcom.it alla sezione
“Bandi”e vanno consegnate, a mano, alla Camera di commercio o
spedite per raccomandata con ricevuta di ritorno entro il
settembre
.
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Unione Stampa Periodica Italiana
18
09-15 luglio 2011
Itinerari
Q
uesta volta proponiamo un itinerario
lungo i sentieri del mare, le scie dei pescherecci.
Il fermo biologico della pesca a strascico in Adriatico durerà fino al agosto. Lo stop
per lo Ionio è invece fissato dal settembre al
ottobre. L’imposizione crea non pochi problemi a un settore in crisi in una regione come
la Puglia seconda solo alla Sicilia come flotta
di pescherecci e addetti. Dalla nostra regione
proviene il % del pescato nazionale procurato
dai pescatori dei porti di Manfredonia, Molfetta, Bisceglie, Trani, Barletta, Mola, Monopoli,
Porto Cesareo, Brindisi, Taranto, Gallipoli, Isole
Tremiti, Torre Vado.
E allora come limitare il danno fermo biologico indispensabile per dare respiro al mare?
Con il pesca turismo, “una proposta innovativa
(con D.M. n°
del - ) per rispondere
alle esigenze di diversificare l’attività di pesca
e per riqualificare una quota di mercato turistico”.
Pesca turismo per piccole crociere, con pranzi o cene a bordo, per fare pesca sportiva ed
escursioni subacquee ma anche per partecipare a quel tipo di battute di pesca consentite dall’Unione Europea escludendo in toto lo
strascico.
Sono molte le località della Puglia che hanno
avviato l’attività di pesca turismo, ma forse si
potrebbe fare di più.
“Una campagna di sensibilizzazione e di propaganda per diffondere il pesca turismo è stata
già avviata – assicura Angelo Petruzzella, pre-
Iniziative – Un’esperienza per tutti sui pescherecci
Pesca turismo
festa del mare
ECCO DOVE E CON CHI È POSSIBILE IMBARCARSI
I pescatori dell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo che organizzano escursioni tutti i venerdì
dalle alle .
Giovanni Baldi.
Giovanni Colelli
Cesare De Pace
Antonio Durante
Francesco Fanizza
Luigi Peluso
Francesco Rizzello
Luigi Scatigna
In altri porti
Cooperativa Fra Pescatori- Monopoli
Leonardo Ferretti
Francesco Comes Cooperativa Francesco De Leonardis- Fasano
Oronzo Martellotta
Cooperativa Il Faro- Gallipoli
Emilio Corciulo
Cooperativa La Folgore – San Foca di Melendugno
Cosimo Montinaro
Cooperativa Madonna d’Altomare – Mola di Bari
Donato De Mattia
Cooperativa San Cataldo- Barletta
Domenico Ricco
Cooperativa Stella Maris - Taranto
Ilaria Laci
Umberto Peluso
Gabriele Albano
[email protected]
Cooperativa Universo
Rosanna Armillotta
Specialità – Imperdibile focaccia a libro
Sammichele nacque nel
sidente regionale di Lega Pesca. Ci sono porti
come quelli di città marinare e frequentate da
flussi turistici che vedono tanti addetti dedicarsi alla loro ospitalità a bordo, penso a Porto Cesareo, per esempio, dove sono almeno trenta i
pescherecci che fanno pesca turismo”.
Il pesca turismo è aperto a tutti, con la possibilità di imbarcare anche i minori di quattordici anni se accompagnati da una persona di
maggiore età. L’imbarcazione è, infatti, dotata
di tutte le attrezzature necessarie per la sicurezza dei passeggeri (cinture di salvataggio,
salvagente anulare e zattere per le imbarcazioni più grandi), nonché del materiale sanitario
a norma.
Un’esperienza indimenticabile assicura chi
l’ha fatta o di notte o di giorno a bordo di un
peschereccio. Anche per i bambini è stupendo
partire all’alba, ritornare al tramonto, oppure
di notte assistendo alla calata delle reti o alla
cattura di polpi, vedere di persona quanto fatica e sacrifici costa la pesca, consumare un
pasto bordo, tutto questo è impagabile. In effetti, un costo c’è, è ovvio, per ogni escursione
si pagano dai
ai / Euro, secondo le ore
a bordo e se sono previsti il pranzo o la cena.
Che cosa si mangia? Zuppe di pesce, spaghetti alle cozze, fritture di paranzella. Tutto quello
di buono che offrono (a dire il vero sempre di
meno per l’insensato sfruttamento di decenni)
quei gran pentoloni che sono l’Adriatico e lo
Ionio che, con tanto di fermo biologico, ogni
anno si ripopolano per il bene stesso dei pescatori e dei consumatori.
con la donazione del portoghese
Non solo zampina In principio fu il Casale di Vaaz
A
Sammichele di Bari si va non solo per la zampina. Anche per la
focaccia a libro, fecazze a livre, di probabile origine serba. È un prodotto
tradizionale della civiltà-gastronomia
contadina pugliese e le fasi della sua
preparazione sono le stesse tramandate da diverse generazioni.
Scrive Marco Miosi, antropologo
culturale a proposito di questo speciale prodotto da forno: ”Qualsiasi forma
ha sempre un significato recondito
ma nel caso della focaccia a libro di
Sammichele di Bari questo principio
trova un’applicazione ancora più chiara. Come non meravigliarsi, infatti, di
fronte alla perfezione dell’andamento
a spirale di questo prodotto culinario
della nostra regione? Ogni focaccia
presenta sempre forma circolare ma la
peculiarità della variante di Sammichele è data dalla particolare lavorazione
cui è sottoposta: anziché stendere la
pasta a mo’ di pizza, questa è richiusa su se stessa a formare un rotolo e
questo poi si avvolge a spirale in modo tale da assumere nuovamente la
forma circolare. Una volta cotta, pur
ormai solidificatasi in un’unica massa
compatta, la focaccia a libro presenta
le scanalature circolari date dai punti
di contatto della pasta durante la lavorazione, tanto che è possibile seguirne
l’andamento a spirale”.
È una focaccia piuttosto complicata
da preparare ed è forse meglio gustarla fatta da una brava massaia o acquistandola nei panifici di Sammichele.
ECCO COME SI FA LA FECAZZ A LIVRE
Ingredienti:
kg di pasta da pane
cucchiaio di sale fino
capperi,
olive nere
origano
olio extra vergine di oliva
Preparazione:
Dividete la pasta di pane in due parti e stendetela con il mattarello fino a ottenere due sfoglie sottili. Cospargetele di olio,
origano, sale, capperi e le olive nere snocciolate. Arrotolatele
su se stesse in modo da formare due grossi cordoni. Disponetele in una teglia già unta di olio avvolgendo a mo’ di spirale.
Irrorate di olio e infornate nel forno già caldo a
° fino a che
diventa dorata.
L’
origine di Sammichele risale
al
grazie a Michele Vaaz,
ebreo portoghese alle dipendenze
del Vice regno spagnolo che ripopolò il paese da qualche tempo abbandonato dagli abitanti trasferitisi a
Monte Sannace. Fu uomo generoso
e gli deve l’aver salvato Napoli dalla
carestia. Acquistò a sue spese dall’Oriente un carico di grano con il quale
sfamò la città. Nominato conte, ebbe
il privilegio di acquistare alcune contrade del Sud. Tra queste il Casale di
Sammichele dotato di un castello del
Cinquecento già della famiglia dei
banchieri genovesi Centurione che incoraggiarono genti serbe a vivere nel
contado. In seguito ha avuto ristrut-
turazioni non sempre del tutto felici,
senza con questo perdere in bellezza. Oggi ospita il museo della Civiltà
Contadina voluto da Dino Bianco.
Sammichele dista da Bari una quarantina di chilometri. È considerata
a giusta ragione, un’isola rispetto ai
centri viciniori, per le solide tradizioni
culturali. E pare che non sia solo un
vanto da campanile.
Si consiglia di ritagliare una qualche ora per visitare il paese. Le ore
migliori sono la sera quando ancor
più quiete si fanno le stradine in selciato attorno al castello. Il percorso
va iniziato passando da Porta dell’Orologio che si affaccia sull’ottocentesca Piazza Vittorio Veneto.
Il Borgo Antico vi accoglierà con
il vocio della gente e i profumi delle
zampine e delle carni arrostite sulla
brace. Operazione che è fatta non
in ristoranti o trattorie ma nel retrobottega delle macellerie. Arredo alla
buona, tavoli sedie per i buoni sapori
di cui sono capaci i maestri macellai
rosticcieri di Sammichele. Con la zampina propongono anche i “ghiemmeridde” d’interiora di agnello, latticini,
vino primitivo, la “fecazze a livre”.
fraBoschi,SentierieTorrenti
A cavallo sul Gargano
* A cavallo, a piedi, in bicicletta per un’esperienza eccezionale
di trekking nel Bosco Quarto, il bosco di Manfredonia sino a Monte Spigno nel Parco Nazionale del Gargano.
Partenza il luglio pomeriggio da Posta Ruggiano. Durante il
percorso sarà possibile assaporare qua e là una fragolina selvatica, certamente si “ruberanno” alcune ciliege ai merli e qualche
perazzo selvatico ci sta bene perché nel bosco è tutto più buono.
Prima che la sera prenda il posto del giorno si arriverà su Monte
Spigno, dove saranno preparate le masserizie, le tende, i sacchi a
pelo o una semplice amaca per affrontare la notte di luna piena al
meglio. Il modo più semplice per esaltare il gusto del caciocavallo
o fare il pane “arraschet” alias bruschetta è passarli sulla brace e
berci su vino e cantando ammirando panorami che chissà quanti
occhi di briganti hanno sfiorato. Al mattino colazione con latte
appena munto per affrontare il ritorno in luoghi selvaggi quali
Piscina Pandolfe, Valle Ragusa, per arrivare a Casa Natura, un
posto ideale per passare un momento di altro rilassamento perché la struttura è immersa nel bosco. Qui si ricreerà una piccola
Napoli perché “Maistà”, amico Lucano di Michele Prencipe, ideatore dell’ escursione notturna, farà la pizza, tante pizze con la
mozzarella di bufala garganica … condita anche con canti e balli.
Info: Michele Prencipe
/
/
.
* Sino a settembre riprendono, a iniziativa di Ruotalibera, le
pedalate notturne lungo le strade di Bari. Allegria, buona compagnia, relax assicurati. Info: Francesco Rondinone tel.
Pagina a cura
di Vittorio Stagnani
Sanità
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SUD
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NORD
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CENTRO
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Fonte: S.I.C.OB.
09-15 luglio 2011
19
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Fonte: S.I.C.OB.
Una piaga diffusa – Il peso eccessivo riduce l’aspettativa di vita ed è tra le principali cause di morte
Obesità: fino a 20 anni in meno
e i costi raggiungono l’1% del Pil
G
rossezza non è più “mezza bellezza” (come la si definiva e
si esibiva una volta) ma malattia. Il soggetto obeso mangia,
divora molto e si mangia anche anni della propria vita.
L’obesità è fra le principali cause prevedibili di morte, causando
ogni anno nel mondo .
.
decessi. L’aspettativa di vita, può
ridursi anche di anni.
Nel complesso, si tratta di un disvalore per l’economia. Il costo
sociale, in alcuni Paesi europei, raggiunge l’ % del PIL ed il % della
spesa sanitaria diretta. Inoltre, i costi indiretti (morti premature,
riduzione della produttività lavorativa e relativi guadagni) sono
doppi rispetto a quelli diretti.
La Svezia spende
dollari l’anno pro capite per costi indiretti
e
dollari per spese sanitarie; dollari in Germania, nei Paesi
Bassi. In Belgio, dollari e rappresenta così ( % delle spese sanitarie), nel Regno Unito - dollari. Da considerare anche altri costi
intangibili, come (minor rendimento a scuola o lavoro, discriminazione lavorativa, problemi psicosociale, scarsa qualità della vita).
In Usa, il costo annuale aggiuntivo per lavoratore obeso può raggiungere i
dollari. I costi aggiuntivi variano dai
dollari per
gli uomini leggermente obesi (
per donna) ai .
dollari per gli
uomini con un BMI superiore a
(.
per la donna). Il costo dei
giorni di lavoro perduti per ogni obeso è di
- .
dollari.
I costi per gli impiegati a tempo pieno, ammonta a , miliardi di
dollari. Un’azienda Usa con
dipendenti perde
.
dollari
l’anno. Venti milioni di italiani hanno problemi di sovrappeso, oltre
milioni sono obesi. Inoltre, un milione
mila ragazzi tra i e i
anni ed il , % tra i e i anni sono sovrappeso o obesi.
La Campania detiene il primato in negativo, seguita da Sicilia e
Puglia. Siamo anche i più sedentari (il % degli uomini non fa attività fisica contro il % delle donne).
Un milione e mezzo i pugliesi in sovrappeso;
mila i grassi e,
di questi,
.
lo sono in maniera grave (obesi patologici) con
maggiore rischio di malattia (ipertensione, cardiovasculopatie, osteoartriti, disturbi di mobilità, reazione, fertilità, sesso, ecc).
Oggi vivono, nel mondo, miliardo di persone con problemi di
peso eccessivo. Di loro, più di mezzo miliardo è gravemente obeso. Il fenomeno riguarda anche
milioni di bambini già sovrappeso sotto i cinque anni, il % dei quali, crescendo, è destinato a
diventare obeso. Stati Uniti ( % degli abitanti), America del Sud
e Australia sono ai primi posti nella graduatoria che vede, tra gli
altri, l’Africa e l’Asia. In Cina circa milioni di nuovi obesi ogni anno.
In Europa le stime circa il % della popolazione adulta e il % dei
bambini è sovrappeso o obesa (oltre
milioni di persone adulte
e milioni di bambini extra large ).
Obesità, un disvalore per l’economia. Il costo sociale è enorme:
in alcuni Paesi europei raggiunge l’ % del PIL ed il % della spesa sanitaria diretta. Inoltre, i costi indiretti (morti premature, riduzione
della produttività lavorativa e relativi guadagni) sono doppi rispetto a quelli diretti.
Il costo varia da Paese a Paese. La Svezia spende
dollari l’anno pro capite per costi indiretti e
dollari per spese sanitarie;
dollari in Germania, nei Paesi Bassi. In Belgio, dollari e rappresenta così ( % delle spese sanitarie), nel Regno Unito - dollari.
Da considerare anche altri costi intangibili, come (minor rendimento a scuola o lavoro, discriminazione lavorativa, problemi psicosociale, scarsa qualità della vita).
In Usa, il costo annuale aggiuntivo per lavoratore obeso può raggiungere i .
dollari. I costi aggiuntivi variano dai
dollari per
gli uomini leggermente obesi (
per donna) ai .
dollari per gli
uomini con un BMI superiore a
(
per la donna). Il costo dei
- .
dollari.
giorni di lavoro perduti per ogni obeso è di
I costi per gli impiegati a tempo pieno, ammonta a , miliardi di
dollari. Un’azienda Usa con
dipendenti perde
.
dollari
l’anno. I nostri costi sanitari ammontano a miliardi di euro di cui
a carico del SSN; i costi diretti, miliardi di euro. Al di là dei costi,
i rischi per la salute sono molteplici.
Il diabete è coattore importante del dramma obesità: otto su
diabetici sono anche obesi scambiandosi e maggiorandosi reciprocamente i rischi. Necessario correre ai ripari soprattutto perché la
tendenza sembra in aumento e si prevede che, tra anni, l’obesità/
sovrappeso interesserà poco meno di uno su due italiani (ancor più
pugliesi e lucani).
“La regione Puglia – dice il prof. Tommaso Fiore, assessore alla
sanità – promuove progetti specifici ed iniziative nel campo di prevenzione, diffusione dello sport, educazione alimentare che deve
coinvolgere tutte le età e tutti i cittadini.
Da considerare, anche, la chirurgia dell’obesità (bariatrica) riservata soprattutto a soggetti a maggior rischio. “Si tratta – dice
il prof. Francesco Puglisi, direttore Chirurgia generale, ospedale
“Sarcone” di Terlizzi, che ha all’attivo, dal marzo scorso ad oggi,
trattamenti – dell’unico mezzo in grado di ridurre il rischio di
morte prematura”.
Gli obesi italiani che ne avrebbero bisogno sono un milione e
mezzo ( % donne), nel
, gli interventi sono stati .
( %
al nord; % al sud; Puglia , , Basilicata , ) con liste di attesa di
mesi - anni.
Molti i “viaggi della speranza” di obesi che si devono recare
al nord per essere operati. Per questo, la Puglia che ha un saldo
negativo del , % per questa patologia si attrezza e, nel contesto del piano di riordino sanitario, programma una distribuzione
di centri che – dice il prof. Puglisi – devono poter contare sulla
disponibilità di più specialisti per raggiungere – come accade nel
nostro Centro – risultati soddisfacenti (esemplare quello di un
paziente cardiobroncopneumopatico del peso di
kg ( , di
altezza) giunto ai
attuali a mesi dall’intervento e in ottime
condizioni psico-fisiche).
All’esame necessario affiancare nuovi test
“Roversi”, la versione aggiornata dell’opera del dopoguerra
Psa e rischio tumore
“legame” discutibile
Diagnostica e terapia
nel Bignami del medico
U
n rischio di tumore per oltre milioni di uomini di - anni. Nel
mondo viene diagnosticato in
soggetti al giorno e, in Italia, a uomini.
La diagnosi deriva dal riscontro clinico (esplorazione da eseguire metodicamente da parte del medico, almeno
una volta l’anno dopo i
anni di età)
e da esami tra i quali spicca il PSA (antigene prostatico specifico) ricercato nel
sangue.
Ma questo esame, ora in parte contestato, è solo un elemento che va
valutato dal medico e non ha, di per
sé, da solo, significato determinante.
Valori elevati di Psa indicano che vi è
un disturbo a carico della ghiandola
prostatica ma può trattarsi di infezione,
infiammazione oppure di un tumore o
di altra alterazione o disfunzione. Per la
diagnosi precoce del tumore, il PSA non
è da ritenere elemento determinante e
discriminante ma soltanto un tassello,
non sempre di primo piano cui non è
producente rivolgersi sistematicamen-
te anche dal punto di vista economico.
Lo stesso Richard Ablin che, nel
,
aveva scoperto l’antigene, ora nel pieno della controversia, dice “sono troppi e non giustificati i miliardi di dollari
che, negli Usa, si spendono, ogni anno,
per questo esame di dubbia efficacia…
il test non può individuare il cancro e,
soprattutto, non è in grado di distinguere fra tumore che può portare a morte
ed uno che non può farlo… un americano ha probabilità su
di ricevere
diagnosi di cancro prostatico ma solo il
% di probabilità di morirne”. E lo screening non farebbe guadagnare anni di
vita. Per la diagnosi precoce, sono, oggi,
disponibili ma in fase sperimentale (per
questo, non sono rimborsati dl Servizio
Sanitario Nazionale) nuovi test PCA e
proPSA che, affiancati al PSA classico,
potrebbero orientare meglio il medico. Va tenuto conto dell’estensione e
dell’aggressività del tumore e va scelto
l’esame più idoneo nel contesto della
appropriatezza anche economica.
“R
oversi”, il tradizionale manuale medico di
diagnostica e terapia, il
Bignami per i medici, giunto, ora alla
undicesima edizione, a distanza di
anni, dopo la prima del
.
Il manuale è la versione aggiornata della prima opera realizzata negli
anni del secondo conflitto mondiale,
dal prof. Anton Spartaco Roversi, clinico milanese, un’opera unica nel panorama editoriale scientifico italiano,
divenuto il vade mecum del medico
di medicina generale ma anche dello
specialista e del clinico. Uno strumento di consultazione per eccellenza
nella pratica clinica quotidiana.
Negli anni, il Roversi – così conosciuto ed indicato – ha aiutato il
medico nella soluzione a specifici
quesiti, lo ha guidato a valutare i vari
quadri clinici, a richiedere gli esami
più opportuni (bando alla inappropriatezza e facilitazione anche per
l’adozione di corretta farmacoeconomia), impostare diagnosi differen-
ziali, giungere a quella più idonea e
confacente in quel momento per
quel paziente.
Le emergenze, le richieste di immediato intervento hanno trovato,
spesso la risposta più idonea a portata di mano nel manuale, sempre
presente nella borsa o sulla scrivania
del medico.
L’XI ristampa del manuale, adattata alle nuove vedute ed innovazioni
mediche e tecnologiche (“un importante ponte tra tradizione e moder-
nità nell’ambito della divulgazione
scientifica”), si compone di .
pagine, è stata realizzata da Marquirio
e resa possibile grazie al supporto incondizionato di Sanofi Italia. Il costo
di ogni copia è di
euro.
Era prassi consolidata, negli anni passati, la consegna gratuita, ad
ogni neo-laureato, di una copia del
“Roversi” da parte della società Lepetit. Sarà ripetuta l’iniziativa? “C’è
un’apertura possibilistica ma, intanto – dice Arturo Zanni, direttore generale Sanofi Italia – già da oggi, tutti
i medici potranno accedere, nell’area
riservata del sito www.manualeroversi.it, alla versione on-line integrale con aggiornamenti continui. Da
ottobre
, anche applicazioni destinate all’utilizzo con iPhone e al tablet iPad. Prevista anche una pagina
sull’enciclopedia on-line Wikipedia
e un canale, già attivo, su YouTube
(www.youtube.it/manualeroversi).
Pagina a cura
di Nicola Simonetti
20
09-15 luglio 2011
Libri&Riviste
Un saggio sui sistemi più utili per trasmettere messaggi
Le tecniche della Pnl
per la comunicazione
O
ggi si lavora freneticamente con smartphone, e-mail,
iPad e così via. Cresce la tecnologia ma si riduce la
capacità di comunicare. E, così facendo, si logorano
i rapporti tra le persone, che finiscono per odiare il proprio
mestiere e i propri colleghi. Comunicare con la PNL-Per avere
successo nel lavoro con la PNL e le tecniche di comunicazione
non verbale, scritto da Antonio Meridda e Fabio Pandiscia
per FrancoAngeli, insegna a comprendere gli altri per comunicare davvero e al meglio, per avere successo nel proprio
lavoro (e non solo). Del resto, se migliora la comunicazione,
migliorano le relazioni con gli altri. E, se i rapporti con gli altri
si sciolgono, si ottengono sia benefici diretti (come riuscire
a lavorare meglio e di più, o ottenere aumenti di stipendio),
sia benefici indiretti (ad esempio, si potrà godere della compagnia dei colleghi e vivere con più serenità). Nel prezioso
volume sono indicati i sistemi più pratici e utili per capire i
colleghi, compresi quelli del sesso opposto, è possibile interpretare il linguaggio del corpo e presentarsi nel modo più
corretto ed efficace, si impara a capire chi si ha davanti – italiano o straniero che sia – per evitare gaffe e poter sfruttare
meglio la situazione. Perché una buona comunicazione è la
base per relazionarsi con successo.
Comunicare con
la PNL
Per avere successo
nel lavoro con la
PNL e le tecniche di
comunicazione non
verbale
Autore: Antonio Meridda
e Fabio Pandiscia
Editore: FrancoAngeli
Collana: Trend
Pubblicazione: a
edizione
Numero di pagine:
Prezzo: €
FABIO TRAVERSA
L’intervista – Antonio Meridda, personal coach Quanto conta una buona ed efficace presentazione
“Ecco nuovi modelli L’essenzialità dei modi
per evitare le gaffe” nel primo incontro
A
“L’
ntonio Meridda, formatore di PNL, esperto
di linguaggio del corpo, comunicazione avanzata ed efficace, è autore di diversi libri sulla
comunicazione. Personal coach, giornalista scientifico e collaboratore (con Fabio Pandiscia) nella
scuola Formaementis, ha pubblicato (con Pandiscia) Prova a mentirmi. Imparare il linguaggio del
corpo per capire gli altri (
).
Com’è nata l’idea del libro e a quale pubblico
si rivolge?
“Il libro illustra come si comunica al lavoro
a tutti i livelli e si rivolge a chi non ha ricevuto
un’adeguata istruzione sulla comunicazione con
i superiori, i sottoposti o i colleghi. Obiettivo: istruirlo su come svolgere al meglio l’attività utilizzando nuove tecniche, puntualmente illustrate
nel volume. Io e Pandiscia siamo esperti di comunicazione avanzata (dal linguaggio del corpo alla
comunicazione non verbale) e in questa nuova
‘creazione’ abbiamo riportato esempi pratici,
disegni e confronti con i popoli di altri Paesi con
cui gli italiani sono particolarmente a contatto:
dall’Europa alla Cina, dal Giappone agli Stati Uniti
d’America fino al Brasile e all’Argentina”.
Dal confronto cosa emerge? Siamo consapevoli del linguaggio del corpo?
“Del nostro sì, di quello degli altri no. Spesso
gli italiani sono ‘abili’ a fare gaffe terrificanti. Ciò
è dovuto al fatto che nel nostro Paese il linguaggio del corpo è fondamentale per esprimersi (gli
unici che non lo usano quando parlano sono i
conduttori dei tg). Nel
Desmond Morris,
considerato il massimo esperto del linguaggio
del corpo, diceva che, se a un italiano si legano le
braccia dietro la schiena, è come legargli la bocca perché non può più ‘parlare’. Per altri popoli
non c’è quest’importanza. Inglesi, americani, tedeschi fanno pochissimi gesti e con loro è opportuno limitare la gestualità: il muovere le mani è
quasi considerato un’aggressione”.
Quanto le tecnologie stanno influenzando la
capacità di comunicare?
“In senso positivo perché è possibile comunicare a tutti i livelli (si può parlare con il mondo a un
costo identico a quello che spendiamo per interagire con il vicino di casa). In senso negativo perché non si esplicita il linguaggio del corpo, sostituito allora da emoticons ossia faccine che rendono
l’idea del tono con cui si sottolinea qualcosa”.
Da personal coach le è capitato qualche episodio curioso legato al linguaggio del corpo?
“A livello personale non ho avuto problemi di
comunicazione perché ho sempre avuto contatti
con italiani. Di sicuro, però, li osservo molto attentamente e noto spesso alcune gaffe marcate.
Mi sono anche imbattuto in un americano e in un
giapponese che colloquiavano: quando il primo
faceva un passo indietro per allontanarsi il secondo si spostava per avvicinarsi perché, come
l’italiano, è abituato a parlare a breve distanza.
L’effetto era quello di un ballo”.
f.t.
ANTONIO MERIDDA
Il “bacio” tra Asia e Sud America
Gestualità e riti
degli altri popoli
O
ffendere gli altri popoli o essere fraintesi è
così semplice che sembra impossibile trovare un’intesa. Nel libro vengono riassunti alcuni gesti dei popoli. E così è ricordato che in Paesi come
India, Corea e Vietnam è considerato molto maleducato toccare la testa di qualcuno perché questa è la sede del settimo chakra, ovvero la base
dell’energia. In Grecia, ex Jugoslavia, Turchia, Iran
e Bulgaria “no” si fa con la testa da giù a su e “sì”
oscillandole da una parte all’altra. In alcune zone
della Grecia, per indicare “sì” e “no”, si danno dei
colpetti con la testa: verso l’alto è “no”, verso il
basso è “sì”. In India dondolare la testa è il segnale per indicare attenzione. In Polonia toccarsi con
un dito indica che si invitano gli amici a bere insieme. In Boliva battere una mano sulla nuca vuol
dire che si è contenti. In Australia l’occhiolino, se
rivolto a una donna, è un gesto volgare e maledu-
cato. In Perù alzare all’improvviso le sopracciglia
significa che si vogliono dei soldi. Quanto ai baci
in molte zone dell’Asia non si danno mai in pubblico, in alcuni Paesi del Sudamerica è permesso
scambiarseli solo tra uomini sulle guance e indicano “pace”; come saluto in Europa c’è un bacio per
parte, in genere sulla guancia, in America Latina
un solo bacio, in Russia tre baci sulle guance altrui, in Medio Oriente baci veri e propri sulle guance.
Schioccare le labbra come se si stesse dando un
bacio in Europa è volgare se fatto da un uomo
verso una donna, in Messico è usato per richiamare l’attenzione del cameriere, nelle Filippine è
utilizzato dagli ambulanti per richiamare i clienti.
E sputare? In Cina è considerato normale mentre
è ritenuto orribile usare un fazzoletto. Davvero
curioso come tutte le consuetudini precedenti.
f.t.
abito fa il monaco”, diceva Manuel Fantoni nel film Borotalco. E probabilmente
aveva ragione. Capita molto spesso di giudicare qualcuno “a pelle” o di provare per istinto
simpatia o ribrezzo per un soggetto. Di sicuro
ciò che conta è la presentazione. È provato che
i primi due minuti di un incontro (alcuni sostengono addirittura - secondi) condizionano le
emozioni, i pensieri e il giudizio che ognuno di
noi si fa dell’altro. E un importante assioma della comunicazione afferma che “non hai mai una
seconda occasione per dare una buona prima
impressione”. Nel libro si sottolinea che il gesto
più osato in Occidente per presentarsi è darsi la
mano. A seconda di come è data la mano esprime
dominanza, sottomissione, uguaglianza, timidezza, sicurezza, virilità, prepotenza. Segue l’esibizione del biglietto da visita. Di certo le persone che
vanno d’accordo tendono a comportarsi in modo
simile: camminano alla stessa velocità, assumono
lo stesso ritmo, lo stesso linguaggio del corpo, a
volte anche gli stessi abiti. Questo comportamento è definito “eco gestuale”.
La mente è predisposta, in poche parole, a fare
quello che fanno gli altri che si ritengono simili. E
così un ottimo e semplice modo di fare amicizia
o legarsi a qualcuno è usare la tecnica del ricalco.
Il segreto di un’ottima presentazione sta, allora,
nell’attenzione che si rivolge all’altro. Spesso, invece, si fa l’esatto contrario e il risultato è drammatico: c’è chi dimentica anche il nome dell’interlocutore. Ognuno, poi, ha un proprio spazio
personale privato. Gli scienziati definiscono la
gestione di tale spazio con il nome di prossemica,
scienza che si occupa di capire quanto misurano
e come funzionano questi spazi. Mentre è bello
abbracciare il proprio partner e stare a stretto
contatto con lui/lei la cosa non è la stessa quando
bisogna stare in ascensore assieme ad altre persone sconosciute. Questa è una classica violazione prossemica. Avvicinarsi o allontanarsi di colpo
è un segnale molto potente. Il primo indica che
piace ciò che l’altro dice o fa, il secondo che non
si è d’accordo o non piace quella persona. Uomini
e donne, inoltre, hanno una diversa bolla: le donne più larga ai lati, gli uomini più ampia sul fronte. Quindi, quando si parla con un uomo, è bene
non stargli proprio davanti, specie se si è uomini,
perché questo gesto è minaccioso e poco gradito.
Meglio mettersi a
gradi rispetto a lui. Con una
donna è più indicato occupare la posizione diretta
di fronte per non apparire sfuggente e poco sincero se ci si posiziona di lato. Le donne tendono
ad avere una bolla meno sviluppata di quella maschile e a parlare a una distanza inferiore. Eppure
sono molto sensibili a ogni invasione, specie se da
parte di un uomo.
Ma cosa serve per comunicare? La fonte (colui
che parla), la codifica (il codice usato dalla fonte per trasmettere il suo messaggio), il canale
(il mezzo usato per comunicare, per esempio le
parole, un cartello, un’espressione del viso), la
decodifica (l’interpretazione del messaggio da
parte del ricevente) e il ricevente (colui che riceve
il messaggio).
f.t.
Università
uni
latesisulgiornale
In questa pagina, dedicata ai laureati di Puglia e Basilicata, pubblichiamo le migliori tesi su temi di economia,
marketing e comunicazione che vengono discusse nelle Università di tutto il mondo allo scopo di far conoscere
all’imprenditoria le energie più vivaci dei giovani che affrontano il delicato periodo post-universitario. Studenti e
docenti che volessero segnalare tesi attinenti ai temi dell’economia, del marketing, della comunicazione, della
gestione e della strategia d’impresa possono inviare il materiale direttamente all’indirizzo [email protected].
Il materiale deve essere costituito da un articolo che vada da .
a .
battute (spazi bianchi compresi), una
fotografia in buona risoluzione (
dpi) e una breve scheda biografica (
battute).
09-15 luglio 2011
21
curriculum
O
ttavio Cristofaro,
anni
di Martina Franca, è laureato in Scienze della Comunicazione. Nel
si è laureato
con il massimo dei voti alla
specialistica in Comunicazione
e Multimedialità presso l’Università “Aldo Moro” di Bari. Nel corso degli studi accademici
ha acquisito esperienze professionali in “media education” e diverse collaborazioni con testate giornalistiche. Dal
è iscritto
presso l’albo dei giornalisti pubblicisti. Attualmente è impiegato
presso l’Ufficio Comunicazione dello Stabilimento Ilva di Taranto.
Lo stabilimento siderurgico, la governance aziendale e la salute dei lavoratori
Responsabilità sociale d’impresa
tra profili teorici e modello Ilva
L
a responsabilità sociale d’impresa è un concetto che difficilmente si può inquadrare in
una definizione precisa e unica, soprattutto
di non facile spiegazione sotto il profilo delle procedure comportamentali. Non esistono norme,
regole, che una volta assecondate garantiscono
un successo assicurato nell’applicazione della RSI.
Si tratta di una condivisione di valori che pertanto appartengono a modalità comportamentali aziendali e, quindi, impossibili da descrivere
sotto il profilo puramente teorico.
Si parla di consapevolezza e di cultura condivisa, capace di mettere in evidenza i presupposti
e le condizioni che possono favorire l’adozione
di comportamenti socialmente responsabili, gli
ambiti entro cui praticarli, i possibili benefici e gli
elementi di criticità.
A livello europeo c’è una condivisione nell’associare la definizione di RSI all’integrazione volontaria delle preoccupazioni di carattere sociale e
ambientale nelle attività produttive e commerciali
delle imprese e nel loro relazionarsi con le diverse
classi di portatori d’interesse (stakeholder).
Ciò significa che, agendo in modo socialmente
responsabile, l’impresa tiene conto del contributo dato dalla propria attività alla qualità dell’ambiente e al sociale, preoccupandosi dei rapporti
con i propri collaboratori, clienti, fornitori, partner e con la comunità e le istituzioni. La responsabilità sociale d’impresa, dunque, va al di là del
solo rispetto dei requisiti legali e si riferisce a pratiche e comportamenti che un’impresa adotta su
base del tutto volontaria, anche nella convinzione di ottenere dei risultati che possano arrecarle
benefici e vantaggi.
Le imprese che, consapevolmente, si trovano
ad affrontare il concetto di responsabilità sociale sono imprese che vogliono valorizzare le loro
prassi e investire nel loro avvenire, nella convinzione che ciò potrà comportare delle effettive
opportunità di mercato. Ecco perché la RSI non
deve essere considerata come fattore superfluo
alla produzione, ma come fattore di crescita o,
quantomeno, di stabilità e supporto alla produzione stessa.
Partendo dal presupposto che la produzione
dell’acciaio, come nel caso preso in questione dello stabilimento Ilva di Taranto (il più grande sito
siderurgico d’Europa) comporta di per sé delle innegabili criticità sotto alcuni punti di vista, e che lo
stabilimento di Taranto precedentemente al
era azienda statale, si vuole evidenziare come l’Ilva sia stata in grado di mettere in campo una seria
politica di responsabilità sociale, che oggi consente all’azienda non solo un elevato livello di modernità sotto il profilo strutturale e degli impianti, ma
anche sotto il profilo della cultura d’impresa e di
una rinnovata governance aziendale, oggi modello per numerose altre realtà industriali.
Il momento principale, almeno a livello pubblico, in cui Ilva ha dato il via alle sue politiche di RSI
è stato nel novembre
con la presentazione
del primo Rapporto Ambiente e Sicurezza.
È inutile sottolineare che anche prima di quella
data, politiche di responsabilità sociali erano già
presenti in azienda, ma evidentemente l’assenza
di strutture organizzative stabili non consentivano la loro conoscenza da parte, ad esempio, della
società civile. Si pensi che nello stesso periodo
l’Ilva si è dotata di una nuova struttura organiz-
Dati sui corsi di Laurea
Laurea triennale in Scienze della Comunicazione
Facoltà di Scienze della Formazione
Università degli studi di Bari – “Aldo Moro
Votazione
e lode su
Tesi in Teorie e tecniche della comunicazione di massa
Titolo “Media e bambini: un rapporto difficile”
Laurea specialistica in Comunicazione e Multimedialità
Facoltà di Scienze della Formazione
Università degli studi di Bari – “Aldo Moro”
Votazione
e lode su
Tesi in Etica della comunicazione
Titolo “La Responsabilità Sociale d’Impresa: il caso Ilva Taranto”
www.uniba.it – tel.
/
(centralino)
Relatore tesi Laurea specialistica: Prof. Francesco Bellino
(Facoltà di Scienze della Formazione - Università di Bari)
Telefono:
/
Fax:
/
Email: [email protected]
zativa interna, l’Ufficio Comunicazione, con attività a sostegno della direzione aziendale utili alla
messa in campo di politiche adeguate.
Incidenza economica dello stabilimento
Lo stabilimento siderurgico di Taranto presenta caratteristiche tali per cui sin dalla sua acquisizione da parte del Gruppo Riva si è puntato ad
un suo consolidamento e rilancio attraverso un
piano di investimenti. I punti di forza che hanno fatto dello Stabilimento di Taranto un polo
siderurgico di specifica rilevanza nel panorama
mondiale possono essere sintetizzati nella sua
posizione costiera, che permette lo sviluppo di
appropriate strutture industriali e logistiche per
l’approvvigionamento delle materie prime. Il sito
produttivo dispone, infatti, di pontili in concessione in autonomia funzionale ove attraccano
circa
navi l’anno che forniscono intorno ai
milioni di tonnellate all’anno di materie prime
e prelevano l’ % dei prodotti finiti generati dagli
impianti di produzione. A questo si aggiunge la
capacità di alimentare i mercati di consumo nazionale, europeo, mondiale con efficacia e flessibilità, assieme alla disponibilità di risorse umane
A.A.
/
Insegnamenti: Professore Ordinario di Bioetica, Filosofia morale ed Etica della Comunicazione presso la Facoltà di Scienze della
Formazione Università di Bari e Direttore Dipartimento di Bioetica “Renato dell’Andro”
Università di Bari)
qualificate derivante da una tradizione produttiva pluridecennale nel settore. Lo Stabilimento di
Taranto rappresenta una risorsa strategica non
solo per il Gruppo Riva, ma anche un’importante realtà per l’economia regionale e nazionale.
L’Ilva di Taranto – secondo Banca d’Italia – rappresenta il % del prodotto interno lordo della
provincia e il % della movimentazione del porto
della città, secondo i dati a disposizione dell’Autorità portuale. Questi dati indicano in maniera
evidente quale rilevanza abbia l’Ilva di Taranto
per l’economia e l’occupazione del territorio provinciale, regionale e dell’intero Paese.
RSI: Sicurezza dei lavoratori
L’azienda si è dotata di precise linee guida
generali per la salute e la sicurezza sui luoghi di
lavoro basate su tre pilastri principali: la gestione della sicurezza come parte integrante della
gestione aziendale; l’impegno costante a fornire
le risorse umane, finanziarie e tecnologiche necessarie a garantire la sicurezza; assieme all’impegno a informare, formare e coinvolgere i lavoratori per svolgere i rispettivi compiti nella più
completa sicurezza.
RSI: l’Ambiente
Dal
ad oggi, ossia dall’anno della sua privatizzazione, lo stabilimento è stato interessato
da un impegnativo piano di ammodernamento
tecnologico degli impianti, anche per limitare al
massimo l’impatto ambientale delle attività, rendendo al tempo stesso i processi produttivi più
efficienti e sicuri. A Taranto l’azienda ha concentrato l’ % degli investimenti realizzati in tutti gli
stabilimenti del Gruppo Riva, in Italia e all’estero.
Dal
alla fine del
, sono stati investiti a
Taranto poco più di miliardi di euro (circa .
miliardi di lire), dei quali oltre un miliardo (pari a
circa il
% del totale) per l’ecologia e la tutela
dell’ambiente.
Certificazioni
Il sistema “Gestione della Qualità” è certificato
in conformità alla norma ISO
e per le forniture al settore automobilistico anche alla norma
ISO TS
. Il sistema di “Gestione Ambientale” è certificato in conformità alla norma internazionale di settore: la norma ISO
.
Il Sistema di “Gestione della Salute e della Sicurezza sul Lavoro”, già in linea con quanto richiesto dal decreto legge dell’aprile
, meglio
noto come “Testo Unico di Sicurezza”, ha ottenuto la certificazione in conformità alla norma internazionale British Standard OHSAS
e alle
linee guida dell’UNI.
Oggi lo stabilimento Ilva di Taranto è una realtà
dinamica pronta a soddisfare le richieste qualitative di servizio dei clienti, ma anche attenta alle
esigenze di compatibilità ambientale e sociale del
sito produttivo. Uno sviluppo costruito senza mai
perdere di vista il fatto che il mercato siderurgico
è un mercato internazionale, nel quale per competere con i migliori concorrenti è necessario privilegiare sempre la continua ricerca di innovazione
tecnologica. La politica seguita negli ultimi anni sul
tema dell’impatto ambientale si è principalmente
indirizzata verso la realizzazione di impianti in linea con le migliori tecnologie disponibili.
Gli investimenti in politiche socialmente responsabili, da parte loro, non sono paragonabili
ad alcuna altra tipologia di investimento.
Rimanendo in ambito di grande industria potremmo sostenere ad esempio, senza grandi
rischi di errore, che se l’implementazione, ad esempio, di un nuovo impianto garantisce alcune
tipologie di vantaggi, gli investimenti in RSI comportano risultati di natura difficilmente quantificabile.
Ad un nuovo impianto sono richiesti risultati immediati e misurabili in maniera oggettiva nel corso
del tempo, fermo restando che queste tipologie di
investimento nella maggior parte dei casi comportano anche un incremento dei profitti.
Gli investimenti in RSI rappresentano il valore
aggiunto dell’impresa, sono scelte fatte in ragione di una cultura aziendale precisa, che partono
dalla presa di coscienza che il profitto non sia l’unica causa da perseguire.
In applicazione al caso Ilva questo concetto
è molto evidente. Se lo stabilimento di Taranto
fosse rimasto quello di
anni fa, oggi nessuna
generazione di profitto sarebbe possibile, perché
quello stabilimento di allora sarebbe stato chiuso.
OTTAVIO CRISTOFARO
22
09-15 luglio 2011
Fiscalmente
a cura di Giuseppe Ciminiello
FiscoinAula
L
e dichiarazioni rese da terzi,
se accompagnate da ulteriori elementi di prova in grado di
confermarne l’attendibilità, assumono il carattere di “presunzioni”. Queste ultime, generalmente ammesse nel processo
tributario, divengono pertanto
elemento fondamentale per
confermare l’evasione, malgrado l’espresso divieto di prova
testimoniale tipico della procedura tributaria.
Il delicato principio è stato
fissato dalla Suprema Corte di
Cassazione in una recentissima
sentenza (Pres. Merone, Rel.
Valitutti), con la quale i giudici
hanno accolto la pretesa del
Fisco mossa a carico di un medico veterinario, sulla base di una
duplice presunzione. Ovvero da
un lato l’incongruenza rispetto
agli studi di settore, dall’altro la
contestuale esistenza di dichiarazioni dell’ex coniuge. Grazie a
queste ultime, infatti, era stato
possibile accertare un nutrito
elenco di clienti del medico,
nonché agende ed appunti, dai
quali si desumeva l’omessa fatturazione della maggior parte
delle prestazioni, nonché ingenti versamenti sul c/c bancario
dei coniugi attestanti un reddito
decisamente superiore a quello
dichiarato.
aveva fornito all’amministrazione un nutrito elenco di clienti
del marito, nonché una documentazione informale ed extracontabile dalla quale si desumeva la mancata fatturazione della
maggior parte delle prestazioni
eseguite dal contribuente, medico veterinario). Con specifico
riferimento, poi, al valore probatorio delle dichiarazioni della
sig.ra D. – moglie separata del
T. – negato dalla sentenza di secondo grado, è stato osservato
che, nel processo tributario, le
dichiarazioni del terzo hanno,
quanto meno, valore indiziario,
concorrendo a formare il convincimento del giudice, unitamente a tutti gli altri elementi di
prova acquisiti agli atti. Tuttavia,
tali dichiarazioni – in presenza di
peculiari circostanze ed, in particolare, nel concorso di elementi
ulteriori di prova idonei a renderli particolarmente attendibili – possono rivestire i caratteri
della presunzioni (generalmente ammesse nel processo tributario, nonostante il divieto di
prova testimoniale) gravi, precise e concordanti, proprio come
avvenuto nella fattispecie.
Sulla base di tanto la Corte
ha accolto la tesi del Fisco e
rinviato la decisione ai giudici di
merito.
Le dichiarazioni dell’ex coniuge incastrano l’evasore
Il fatto
La Commissione Tributaria
Regionale della Toscana rigettava l’appello proposto dall’Agenzia delle Entrate avverso
la decisione di primo grado,
con la quale era stato accolto il
ricorso proposto da T. F. – medico veterinario – nei confronti
degli avvisi di accertamento
analitico – induttivi, con i quali
era stato elevato il reddito dichiarato dal medesimo, ai fini
IRPEF ed IVA, per gli anni
,
e
. . La CTR riteneva,
invero, che le dichiarazioni dei
terzi – nella specie, la moglie del
contribuente – fossero del tutto
prive di rilevanza nel processo
tributario e rilevava, inoltre, che
il gravame dell’Ufficio era destituito di fondamento, per non
avere l’amministrazione disposto ulteriori e più approfonditi
accertamenti, volti a suffragare
la rettifica delle dichiarazioni del
contribuente. Avverso tale sentenza ricorreva l’Agenzia.
La decisione della Corte
La Cassazione, ha accolto la
tesi del Fisco. In particolare,
ha osservato che – vertendosi,
nella specie, in materia di accertamento analitico – induttivo – potesse applicarsi la l. n.
/ , che prevede la possibilità per l’amministrazione di utilizzare, ai fini della rettifica delle
dichiarazioni del contribuente,
la procedura di accertamento
tributario standardizzato, mediante applicazione dei parametri o degli studi di settore. In
via di principio detta procedura
costituisce un sistema di presunzioni semplici, la cui gravità,
precisione e concordanza non
è ex lege determinata dal mero
scostamento del reddito dichiarato rispetto agli “standards” in
sé considerati. Ed invero, questi
ultimi legittimano, quando i valori ivi esposti superano il dichiarato dal contribuente, il ricorso
all’accertamento analitico – presuntivo, ai sensi dell’art.
del
d.P.R. n.
/ , ponendosi in tal
caso, detti “standards”, come
uno strumento di ricostruzione per elaborazione statistica
della normale redditività, che
si affianca agli altri strumenti
previsti dalle norme suindicate.
Ne discende che i suddetti parametri standardizzati devono,
giocoforza, essere personalizzati con riferimento ai dati relativi
all’attività in concreto svolta dal
contribuente, sulla scorta degli
elementi forniti da quest’ultimo
in esito al contraddittorio, che
va attivato obbligatoriamente
con il medesimo, pena la nullità
dell’accertamento analitico –
presuntivo effettuato dall’amministrazione finanziaria. La
motivazione dell’atto impositivo non può, pertanto, esaurirsi
nel rilievo dello scostamento tra
reddito dichiarato e parametri
di riferimento, ma deve essere
integrata con la dimostrazione
dell’applicabilità in concreto dello “standard” prescelto, nonché
con l’indicazione delle ragioni
per le quali sono state disattese,
dall’Ufficio, le contestazioni sollevate dal contribuente.
Premesso quanto precede in
via di principio, la Corte ha ritenuto che, nel caso concreto,
la Commissione Regionale non
avesse fatto corretta applicazione delle norme concernenti
l’utilizzazione degli “standards”
elaborati a supporto dell’accertamento analitico – presuntivo, ex art.
c.c., in tema di
onere della prova. Ed invero è
stato rilevato che il giudice di
appello aveva, del tutto ingiustificatamente, escluso il valore
presuntivo dei parametri applicati dall’Ufficio, attribuendo all’
amministrazione di non avere
disposto “accertamenti più
approfonditi per acquisire gli
elementi certi per suffragare
le rettifiche delle dichiarazioni
del contribuente”. Ebbene, è di
tutta evidenza, ha continuato
al Cassazione, l’erronea applicazione della normativa suindicata operata dalla CTR, posto che
– una volta applicati i parametri
presuntivi, personalizzati in relazione alla specifica situazione
del contribuente, ed avere soppesato e disatteso le contestazioni proposte da quest’ultimo
in sede amministrativa – il potere impositivo dell’Ufficio non
può ritenersi condizionato da
alcun altro onere.
Peraltro, ha osservato la Corte in un fondamentale passaggio della sentenza, gli avvisi di
accertamento erano supportati
da “copiosa documentazione”,
nonché dalle dichiarazioni della
moglie separata del T., la quale
LE SCADENZE FISCALI
VENERDÌ
LUGLIO
Annotazione, sul registro IVA degli acquisti,
del documento riepilogativo relativo alle fatture
di ammontare unitario inferiore a €
ricevute nel mese di giugno.Emissione e registrazione
delle fatture differite relative ai beni consegnati
o spediti nel corso del mese di giugno e risultanti da Ddt o altro documento equivalente. Le
fatture differite devono recare la specificazione
della data e del numero dei documenti cui si riferiscono e possono essere riepilogative di tutte
le cessioni poste in essere fra due soggetti.
SABATO
LUGLIO
(scadenza spostata a lunedì
luglio)
Versamento del saldo
e del primo acconto
dovuti dalle società di capitale e di persone non soggetti agli studi di settore, con la
maggiorazione dello , %
Versamento, per gli stessi contribuenti, del saldo
IVA non versato entro il marzo, applicando
la maggiorazione dell’ , % ( , % per mesi).
Versamento delle ritenute operate nel mese
di giugno sui redditi di lavoro dipendente e assimilati, di lavoro autonomo, sulle provvigioni,
anche dai curatori fallimentari e dai commissari liquidatori, e da parte degli amministratori di
condominio.
Termine per la regolarizzazione dei versamenti di imposte e ritenute non effettuati o effettuati in misura insufficiente entro il giugno.
Termine per la comunicazione delle dichiarazioni d’intento ricevute in giugno.
Pagamento dell’IVA, se il debito è superiore a
€ , , relativa al mese di giugno (cod.
)
da parte dei contribuenti mensili.
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Sistemi economici e sociali di Puglia e Basilicata
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desidero sottoscrivere un abbonamento annuale a
La Gazzetta dell’ Economia
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Col web si vola - La Gazzetta dell`Economia