HANDBOOK 1 Linee guida I.S.Mu.L.T. Rotture della cuffia dei rotatori “La teoria è quando si sa tutto e niente funziona. La pratica è quando tutto funziona e nessuno sa il perché. Noi abbiamo messo insieme la teoria e la pratica: non c’è niente che funzioni... e nessuno sa il perché!” “L’immaginazione è più importante della conoscenza” Albert Einstein Dedicato alle nostre famiglie, loro sanno perché! © copyright 2014 by Percorsi Editoriali di Carocci editore, Roma ISBN 978-88-430-7683-3 Progetto grafico e impaginazione Falcinelli&Co. / Stefano Vittori Finito di stampare nel novembre 2014 da Eurolit, Roma Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633) Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico. INDICE 7Introduzione 10Metodologia Sezione I 19 Anatomia macroscopica e microscopica della cuffia dei rotatori 26Epidemiologia 32Eziopatogenesi 41 Storia naturale delle rotture della cuffia dei rotatori 52 Classificazioni delle rotture della cuffia dei rotatori Sezione II 77 Test clinici 86 Diagnosi strumentale delle rotture della cuffia dei rotatori 103 Approccio riabilitativo alle rotture della cuffia dei rotatori 111 Terapia medica 117 Terapia infiltrativa 128 Indicazioni chirurgiche e criteri di riparabilità 134Miniopen versus artroscopia 142 Trattamento artroscopico delle rotture parziali della cuffia dei rotatori 150 Trattamento chirurgico del capo lungo del bicipite nella rottura della cuffia dei rotatori 156 Suture della cuffia dei rotatori 166 Rotture massive e irreparabili della cuffia dei rotatori 176 Strategie rigenerative nella riparazione chirurgica della cuffia dei rotatori 191 Trasposizione del tendine del grande dorsale 204 Protesi inversa di spalla nelle rotture della cuffia dei rotatori 215 Riabilitazione dopo riparazione della cuffia dei rotatori 228 Riatletizzazione dopo riparazione delle rotture della cuffia dei rotatori 236 Rotture della cuffia dei rotatori in età pediatrica Introduzione Dopo l’esperienza unica al mondo delle linee guida sulle lesioni muscolari pubblicate dalla I.S.Mu.L.T. nel 2013, anche quest’anno abbiamo riconfermato di essere una società scientifica vivace e multidisciplinare, riuscendo a far collaborare i migliori operatori sanitari per la stesura delle linee guida italiane sulle rotture della cuffia dei rotatori. Nonostante l’alto livello raggiunto nel campo della chirurgia della spalla nel nostro paese, e grazie a diverse scuole che negli anni passati hanno seminato formazione e cultura sull’argomento, gli “studiosi italiani” non avevano mai prodotto un Consensus Protocol sull’argomento. Il tema è tra i più caldi nell’ambito della traumatologia dello sport, in quanto colpisce milioni di persone nel mondo con costi altissimi sia economici che di salute per i cittadini. Purtroppo la mancanza di un Registro nazionale italiano sulle patologie della spalla è un evidente limite alle conoscenze epidemiologiche nazionali del problema, pertanto lo studio delle esperienze per lo più anglosassoni appaiono oggi i nostri punti di riferimento. Inoltre, appare evidente l’alta variabilità di indicazione chirurgica, conservativa pre e postoperatoria o la diagnosi stessa della patologia, come anche l’uso di termini arcaici quali “periartrite scapolo-omerale” o “tendiniti”. Pertanto, un tentativo da parte della I.S.Mu.L.T. di chiarire l’Evidence Based Medicine (EBM) sull’argomento ci sembra un atto dovuto. Introduzione 7 Tabella 1. Referenze delle linee guida presenti in letteratura Opera Clinical practice guidelines for the surgical management of rotator cuff tears in adults Optimizing the management of rotator cuff problems Rehabilitation after arthroscopic rotator cuff repair: current concepts review and evidence-based guidelines Clinical practice guidelines for the management of rotator cuff syndrome in the workplace Autori Beaudreuil et al. Rivista Pubblicazione Orthop Traumatol 2010;96(2):175-9 Surg Res Pedowitz et al.; AAOS J Am Acad Orthop Surg 2011;19(6):368-79 van der Meijden et al. Int J Sports Phys 2012; 7(2):197-218 Ther Hopman et al. The University of New South Wales, Medicine, Rural Clinical School, Port Macquarie Campus J Am Acad Orthop Surg AAOS Pappou et al. appropriate use criteria: optimizing the management of full-thickness rotator cuff tears Australia. 2013 2013;21(12):772-5 Ovviamente queste linee guida hanno delle evidenti limitazioni: quando non è stato possibile accertare una verità scientifica basata sulla EBM, l’esperienza degli specialisti coinvolti, l’etica e il buon senso hanno permesso di redigere delle raccomandazioni che sottoponiamo alla comunità scientifica. In letteratura abbiamo trovato diversi tentativi di semplificare il management delle rotture della cuffia dei rotatori attraverso la compilazione di linee guida o di documenti di revisione rapida. ( TAB. 1). 8 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori In conclusione, non posso che ringraziare gli uomini e le donne della Fondazione IBSA per averci dato supporto e fiducia in momenti così difficili per le contingenze economiche e ovviamente tutti gli autori dell’opera, per la pazienza avuta nell’ultimo anno e per lo sforzo scientifico profuso. Sperando che giudichiate positivamente la nostra passione, vi auguro buona lettura! Francesco Oliva Introduzione 9 Metodologia Le linee guida e i documenti di revisione rapida, elaborati dalla ricerca biomedica, consentono una rapida consultazione della conoscenza nella pratica clinica quotidiana. Sono raccomandazioni di comportamento, messe a punto mediante un processo di revisione sistematica della letteratura e delle opinioni di esperti, che possono essere utilizzate per migliorare la qualità dell’assistenza e razionalizzare l’utilizzo delle risorse. Le decisioni cliniche sul singolo paziente richiedono l’applicazione delle raccomandazioni, fondate sulle migliori prove scientifiche, alla luce dell’esperienza clinica del singolo medico e di tutte le circostanze del contesto. Le linee guida e i documenti di revisione rapida rappresentano uno strumento di aggiornamento e formazione per il medico. Spetta dunque alla competenza e all’esperienza del singolo professionista decidere in che misura i comportamenti raccomandati, pur rispondendo a standard qualitativi definiti sulla base delle più aggiornate prove scientifiche, si applichino al caso clinico particolare. Struttura del testo L’opera si divide in due distinte sezioni: XX 10 nella prima si definiscono le conoscenze attuali basate sulle migliori evidenze nel campo anatomo-patologico, fisiologico, epidemiologico; Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori XX nella seconda gli autori hanno cercato di dare delle risposte basate sull’EBM agli argomenti esaminati, cercando di produrre delle raccomandazioni conclusive. Tutte le raccomandazioni sono state formulate in maniera narrativa per esprimere l’intensità con la quale si raccomandava una determinata pratica clinica. Gli autori sono stati divisi in quattro gruppi: XX coordinatore: ha ideato e organizzato l’opera e ha selezionato con il gruppo di esperti i quesiti più opportuni da sviluppare sull’argomento; XX gruppo di controllo: ha controllato lo sviluppo dei lavori e discusso le raccomandazioni della seconda sezione; XX gruppo di esperti: ha ricevuto individualmente un quesito e lo ha sviluppato secondo le regole basali dell’EBM, quando ciò era possibile; XX gruppo di stesura e di valutazione della letteratura del documento: ha redatto il testo e ha coadiuvato in senso critico il gruppo di esperti alla valutazione della letteratura. Metodi e criteri di selezione degli studi Per la ricerca sono state consultate le seguenti banche dati: XX PubMed; XX Embase; XX Google Scholar; XX Cochrane Library. Metodologia 11 Livello di evidenza Criteri di analisi e di inclusione I Metanalisi e revisioni sistematiche di studi randomizzati e controllati (RCT) di elevata qualità, o RCT a minimo o basso rischio di bias. Revisioni sistematiche di alta qualità relative a studi di coorte o caso-controllo. II Studi di coorte o caso-controllo randomizzati di elevata qualità, con minimo rischio di confondimento o bias e con alta o discreta probabilità di rapporto di causalità. III Studi caso-controllo e retrospettivi di comparazione ben condotti con discreta probabilità di rapporto di causalità. IV Studi non analitici come serie di casi o casi singoli. Livello Criteri di analisi di raccomandazione A Supportati da almeno due studi di livello Ib o da una revisione di livelli Ia (“è stato dimostrato”) B Supportati da almeno due studi indipendenti di livello II o estrapolazioni da studi di livelli I (“è plausibile”) C Non supportati da adeguati studi di livello I o II (“indicazioni”) D Indicazioni di esperti (“non ci sono prove”) Fonte: De Vries JG, Berlet GC. Understanding levels of evidence for scientific communication. Foot and Ankle Spec 2010;3(4):205-9. Sono stati ricercati studi clinici randomizzati controllati (RCT); revisioni sistematiche; a seguire, ove mancassero i primi due, gli altri livelli di evidenza. Data di pubblicazione degli studi: gennaio 1990-settembre 2014; lingua inglese. Livelli di evidenza In linea con gli intenti dell’opera, ciascun lavoro analizzato è stato valutato secondo criteri standardizzati in grado di for12 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori nire la migliore collocazione di evidenza. Gli autori, quindi, hanno revisionato e giudicato le diverse fonti della letteratura seguendo uno schema di inquadramento ben delineato. Lo scopo di queste linee guida è quello di fornire preziose indicazioni sull’inquadramento e il trattamento della patologia della rottura della cuffia dei rotatori. L’attuale mancanza di studi randomizzati o di metanalisi approfondite nei diversi punti trattati in quest’opera non consente di fornire delle raccomandazioni dogmatiche all’approccio clinico, diagnostico, terapeutico e riabilitativo al paziente affetto da tale patologia. Tuttavia, l’attenta analisi della letteratura ha consentito agli autori di stilare importanti punti chiave in grado di guidare nel management e nella scelta del miglior trattamento in base alle attuali conoscenze disponibili. Responsabile del progetto I.S.Mu.L.T. [ Italian Society of Muscles Ligaments & Tendons ] Coordinatore Francesco Oliva [ Dipartimento di Chirurgia, Unità di Ortopedia e Traumatologia, Università di Roma “Tor Vergata”, Italia ] Gruppo di controllo Alex Castagna [ Unità di Spalla e Gomito, Istituto Humanitas IRCCS, Rozzano, Milano, Italia ] Calogero Foti [ Dipartimento di Medicina Fisica e Riabilitativa, Università di Roma “Tor Vergata”, Facoltà di Medicina, Roma, Italia ] Metodologia 13 Nicola Maffulli [ Dipartimento di Medicina Fisica e Riabilitativa, Azienda Ospedaliera San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, Università di Salerno, Italia; Università di Londra Queen Mary, Barts and the London School of Medicine and Dentistry, Centro di Medicina dello Sport e dell’Esercizio, Mile End Hospital, Londra, UK ] Stefano Masiero [ Dipartimento di Medicina Fisica e Riabilitativa, Università di Padova, Padova, Italia ] Giuseppe Porcellini [ Unità Operativa Chirurgia Spalla e Gomito, Ospedale “D. Cervesi”, Cattolica (RN), AUSL della Romagna Ambito Territoriale di Rimini, Italia ] Umberto Tarantino [ Dipartimento di Chirurgia, Unità di Ortopedia e Traumatologia, Università di Roma “Tor Vergata”, Roma, Italia ] Gruppo di esperti Paola Brancaccio [ Studio Associato Kinesiolab, Napoli, Italia ] Domenico Creta [ Servizi Fisiatrici e Riabilitativi, Casa di Cura Madre Fortunata Toniolo, Bologna ] Angelo Del Buono [ Ortopedia e Traumatologia Ospedale Sant’Anna, Sanfermo della Battaglia, Como, Italia ] Raffaele Garofalo [ Servizio della Spalla, Ospedale Miulli, Acquaviva delle Fonti, Bari, Italia ] Alessio Giai Via [ Dipartimento di Ortopedia e Traumatologia, Università di Roma “Tor Vergata”, Roma, Italia ] Francesco Franceschi [ Dipartimento di Ortopedia e Traumatologia, Università di Roma Campus Bio-Medico, Roma, Italia ] Antonio Frizziero [ Dipartimento di Medicina Fisica e Riabilitativa, Università di Padova, Padova, Italia ] 14 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Asmaa Mahmoud [ Dipartimento di Medicina Fisica e Riabilitativa, Università di Roma “Tor Vergata”, Facoltà di Medicina, Roma, Italia ] Giovanni Merolla [ Unità Operativa Chirurgia Spalla e Gomito, Laboratorio di Biomeccanica "Marco Simoncelli", Ospedale “D. Cervesi”, Cattolica (RN), AUSL della Romagna Ambito Territoriale di Rimini, Italia ] Simone Nicoletti [ Malattie Apparato Locomotore, UO Ortopedia Ospedale San Jacopo, Pistoia, Italia ] Marco Spoliti [ Dipartimento di Ortopedia e Traumatologia, Ospedale San Camillo, Roma, Italia ] Leonardo Osti [ Centro di Chirurgia Artroscopica e Traumatologia dello Sport, Hesperia Hospital, Modena, Italia ] Johnny Padulo [ Scienze dello Sport, Università e-Campus, Novedrate, Italia; Laboratorio Tunisino di Ricerca per l’Ottimizzazione della Performance Sportiva, Centro Nazionale di Medicina e Scienze dello Sport, Tunisi, Tunisia ] Nicola Portinaro [ UO Ortopedia Pediatrica, Humanitas Research Hospital, Milano, Italia ] Gianfranco Tajana [ Istologia ed Embriologia, Dipartimento di Medicina e Chirurgia, Università di Salerno, Salerno, Italia ] Gruppo di stesura e di valutazione della letteratura del documento Michela Bossa [ Dipartimento di Medicina Fisica e Riabilitativa, Università di Roma “Tor Vergata”, Facoltà di Medicina, Roma, Italia ] Alessandra Colombo [ UO Ortopedia Pediatrica, Humanitas Research Hospital, Milano, Italia ] Claudio Chillemi [ Dipartimento di Ortopedia e Traumatologia, Istituto Chirurgico Ortopedico Traumatologico (ICOT), Latina, Italia ] Metodologia 15 Giuseppe Gasparre [ Dipartimento di Medicina Fisica e Riabilitativa, Università di Padova, Padova, Italia ] Edoardo Franceschetti [ Dipartimento di Ortopedia e Traumatologia, Università di Roma Campus Bio-Medico, Roma, Italia ] Leonardo Pellicciari [ Dipartimento di Medicina Fisica e Riabilitativa, Università di Roma “Tor Vergata”, Facoltà di Medicina, Roma, Italia ] Eleonora Piccirilli [ Dipartimento di Chirurgia, Unità di Ortopedia e Traumatologia, Università di Roma “Tor Vergata”, Roma, Italia ] Clelia Rugiero [ Dipartimento di Chirurgia, Unità di Ortopedia e Traumatologia, Università di Roma “Tor Vergata”, Roma, Italia ] Alessandro Scialdoni [ Dipartimento di Chirurgia, Unità di Ortopedia e Traumatologia, Università di Roma, “Tor Vergata”, Roma, Italia ] Filippo Vittadini [ Dipartimento di Medicina Fisica e Riabilitativa, Università di Padova, Padova, Italia ] 16 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori SEZIONE 1 Anatomia macroscopica e microscopica della cuffia dei rotatori La cuffia dei rotatori (CR) è una complessa rete di tendini che svolgono un ruolo chiave nella regolazione del movimento e della stabilità gleno-omerale [1]. Formata dalla cooperazione di quattro muscoli intrinseci e uno estrinseco (il sovraspinoso, il sottospinoso, il piccolo rotondo, il sottoscapolare e il capo lungo del bicipite nella sua parte intra-articolare) è una “unità macro-anatomica” difficile da delimitare e visualizzare ( FIG. 1). Si inserisce lungo il collo dell’omero, ricopre il trochite e il trochine e si integra in maniera diffusa nello spessore della capsula articolare, consentendo così una modulazione funzionale delle forze torsionali capaci di assicurare il controllo continuo della stabilità articolare ( FIG. 2). Il tendine dell’infraspinoso è una robusta lamina di circa 15 mm che si inserisce sulla porzione postero inferiore del trochite insieme a un contingente di fibre del piccolo rotondo (teres minor). L’inserzione di questo muscolo avviene più inferiormente, grazie a un tendine più piccolo ed esile, associato a fibre muscolari che convergono direttamente sul collo anatomico estendendosi in basso fino a 2 cm circa. Il tendine del sovraspinoso si inserisce direttamente sulla faccetta superiore del trochite. Se osservato posteriormente, in rapporto all’infraspinato, il suo margine è praticamente inAnatomia macroscopica e microscopica della cuffia dei rotatori 19 Figura 1. Anatomia macroscopica della cuffia dei rotatori distinguibile, mentre anteriormente il margine è nettamente visibile grazie ai rapporti che stabilisce con la capsula dell’intervallo dei rotatori. L’inserzione di questo tendine va incontro a una caratteristica retrazione plastica (ben evidente negli over 70), assumendo la forma di un solco, senza tuttavia mostrare discontinuità o lacerazioni riconducibili a un’involuzione microfibrillare del collagene. Il tendine sovraspinoso, analizzato attraverso la Scanning Acoustic Microscopy (SAM), presenta una stretta correlazione tra l’allineamento spaziale del collagene di tipo I e la presenza dei complessi molecolari (SOD-1) preposti alla neutralizzazione dello stress ossidativo endogeno [2]. Il muscolo sovraspinoso è di fatto assimilabile a un “muscolo ibrido”. Presenta infatti una differente distribuzione di fibre slow di tipo I nella regione anteriore, mentre nella regione posteriore prevalgono quelle fast di tipo-II suggerendo la possi20 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Figura 2. Anatomia chirurgica e microscopica della cuffia dei rotatori A B C D A Reperto anatomo-chirurgico secondo Ellman: I, infraspinato; S, sovraspinato; G, intervallo dei rotatori. B Particolare dell’inserzione collagenica tendine-infraspinato. Polarizzazione 80x. C Particolare dell’inserzione collagenica tendine-sovraspinato. Polarizzazione 80x. D Aspetto della rete collagenica (rosso) a livello dell’intervallo dei rotatori. Polarizzazione (filtro a)150x. Previo trattamento con red-sirius. bilità di una diversa modulazione biomeccanica [3]. Analizzato attraverso la risonanza magnetica in un campione di over 70 non mostra differenze significative da quello dei giovani se non per una modesta fibrosi associata a un incremento del tessuto adiposo interstiziale [4]. Il tendine del sottoscapolare prende rapporto con la piccola tuberosità e ha una lunghezza di circa 15 mm nella parte superiore. Caudalmente perde la sua identità a favore di un attacco muscolare diretto. Il bordo superiore è identificabile all’apertura dell’intervallo capsulare. Una parte delle fibre si Anatomia macroscopica e microscopica della cuffia dei rotatori 21 porta lateralmente in modo da avvolgere, ricoprire e stabilizzare il capo lungo del bicipite nella sua parte extra-articolare. Il bilanciamento biomeccanico tra il muscolo sottoscapolare e l’infraspinato è un momento cruciale che regola il TFC (Transverse Force Couple) della cuffia. Una valutazione dei volumi muscolari eseguita in CT (Innovative Computed Tomography) non mostra differenze volumetriche significative tra il sottoscapolare e l’infraspinato [5]. Il capo lungo del bicipite brachiale è stabilizzato all’interno della doccia bicipitale da una struttura complessa detta pulley (puleggia), situata nell’intervallo dei rotatori. Questa ha forma di U situata nella porzione laterale dell’intervallo dei rotatori, ed è formata da quattro strutture, il legamento gleno-omerale superiore (LGOS), il legamento coraco-omerale (LCO), e in misura minore da fibre del tendine del sovraspinoso e fibre del sottoscapolare [6]. L’intero complesso è permeato da una rete di terminazioni nervose “libere”, presumibilmente di tipo nocicettivo. Poiché mancano del tutto meccanocettori è ipotizzabile un loro coinvolgimento nella genesi del dolore [7]. Le terminazioni nervose della cuffia PGP9.5 positive (Protein Gene Product 9.5) sono strettamente associate all’endotelio e si possono distinguere da quelle neoformate per sprouting in corso di tendinopatie che risultano invece GAP43 positive (Growth-Associated Protein 43) [8]. Una visione dell’architettura tridimensionale della cuffia e della sua componente microfibrillare collagenica è ottenibile dallo “studio vintage” di Clark e Harryman del 1953, condotto su 32 cuffie anatomicamente integre. Attraverso una dissezione progressiva lungo l’inserzione del sovra e sottospinato, è possibile identificare e descrivere cinque piani di clivaggio che ospitano lamine di collagene a spessore e orientamento variabile [9]. 22 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori XX Primo strato. Dopo aver rimosso la borsa subacromiale compare un primo strato di circa 1 mm, composto da fibre di collagene orientate in maniera obliqua rispetto all’asse del tendine. Queste fibre si continuano e in parte si anastomizzano con quelle del legamento coraco-omerale per poi estendersi lateralmente fino al periostio ricoprendo la tuberosità e il solco bicipitale. Nelle anse che delimitano questo percorso sono presenti arteriole e meta-arteriole, che costituiscono un importante snodo del microcircolo. XX Secondo strato. È il più complesso; presenta uno spessore variabile dai 3 ai 5 mm. Le fibre di collagene sono ben evidenti, disposte parallelamente, in diretta continuità con le fibre muscolari tendinee. Una maggiore densità (concentrazione) di queste fibre è osservabile nella zona di passaggio tra l’infraspinato e il sovraspinato. Sono invece scarsamente presenti, o mancano del tutto, procedendo verso l’intervallo dei rotatori. La componente vascolare è largamente presente. XX Terzo strato. Al contrario del precedente, questo piano è formato da piccoli fasci di collagene, omogenei per spessore e scarsamente vascolarizzati. XX Quarto strato. Poco più spesso di 1 mm, questo strato è rappresentato da tessuto connettivo interposto a scarse fibre di collagene che continuano nella capsula articolare. XX Quinto strato. Il piano è spesso circa 2 mm ed è un’espansione della capsula articolare. L’assenza di una sinoviale è compensata da una fitta serie di fibre di Sharpey orientate in senso anteroposteriore che assicurano l’inserzione dell’intero complesso all’osso. La giunzione osteotendinea Anatomia macroscopica e microscopica della cuffia dei rotatori 23 F della cuffia è attraversata, inoltre, da una fitta rete di vasi sanguigni [10]. Mentre la matrice proteoglicanica, grazie alle sue componenti glicosoaminoglicaniche, regola la biomeccanica globale dell’intero tendine il sistema delle lubricine interviene nella regolazione della lubrificazione interfascicolare [11, 12]. In particolare, la composizione qualitativa e quantitativa della matrice pericellulare gioca un ruolo centrale nel mantenimento dello stato differenziato tendineo. Osservazioni in microscopia confocale dimostrano la presenza di un rivestimento pericellulare coating formato da collagene di tipo VI, elastina e fibrillina. Si ritiene che il coating pericellulare possa svolgere un ruolo determinante nella regolazione del fenotipo dei fibroblasti e dei tenociti attraverso un controllo della loro espressione genica [13]. La borsa sottoacromiale è in grado di generare un considerevole numero di cellule mesenchimali multipotenti in grado di rispondere al BMP-12 e cellule staminali ad alto potenziale differenziativo [14, 15]. Riferimenti bibliografici 1 Anderson MW, Brennan C, Mittal A. Imaging evaluation of the rotator cuff. Clin Sports Med 2012 Oct;31(4):605-31. 2 Morikawa D, Itoigawa Y, Nojiri H, Sano H, Itoi E, Saijo Y, Kaneko K, Shimizu T. Contribution of oxidative stress to the degeneration of rotator cuff entheses. J Shoulder Elbow Surg 2014 May;23(5):628-35. 3 Kim SY, Lunn DD, Dyck RJ, Kirkpatrick LJ, Rosser BW. Fiber type composition of the architecturally distinct regions of human supraspinatus muscle: a cadaveric study. Histol Histopathol 2013 Aug;28(8):1021-8. 4 Kany J, Flurin PH, Richardi G, Hardy P. Rotator cuff tear imaging in patients over 70 years: specific MRI findings? Orthop Traumatol Surg Res 2013 Dec;99(8 Suppl):S385-90. 24 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori 5 Piepers I, Boudt P, Van Tongel A, De Wilde L. Evaluation of the muscle volumes of the transverse rotator cuff force couple in nonpathologic shoulders. J Shoulder Elbow Surg 2014 Jul;23(7):e158-62. 6 Morag Y, Bedi A, Jamadar DA. The rotator interval and long head biceps tendon: anatomy, function, pathology, and magnetic resonance imaging. Magn Reson Imaging Clin N Am 2012;20:229-59. 7 Snow BJ, Narvy SJ, Omid R, Atkinson RD, Vangsness CT Jr. Anatomy and histol- ogy of the transverse humeral ligament. Orthopedics 2013 Oct 1;36(10):e1295-8. 8 Xu Y, Bonar F, Murrell GA. Neoinnervation in rotator cuff tendinopathy. Sports Med Arthrosc 2011 Dec;19(4):354-9. 9 Clark JM, Harryman DT. Tendons, ligaments, and capsule of the rotator cuff. Gross and microscopic anatomy. J Bone Joint Surg Am 1992 Jun;74(5):713-25. 10 Papakonstantinou MK, Pan WR, le Roux CM, Richardson MD. Arterial supply of the tendinous rotator cuff insertions: an anatomical study. ANZ J Surg 2012 Dec;82(12):928-34. 11 Berenson MC, Blevins FT, Plaas AH, Vogel KG. Proteoglycans of human rotator cuff tendons. J Orthop Res 1996 Jul;14(4):518-25. 12 Funakoshi T, Schmid T, Hsu HP, Spector M. Lubricin distribution in the goat infraspinatus tendon: a basis for interfascicular lubrication. J Bone Joint Surg Am 2008 Apr;90(4):803-14. 13 Thakkar D, Grant TM, Hakimi O, Carr AJ. Distribution and expression of type VI collagen and elastic fibers in human rotator cuff tendon tears. Connect Tissue Res 2014 Sep 22:1-6. 14 Song N, Armstrong AD, Li F, Ouyang H, Niyibizi C. Multipotent mesenchymal stem cells from human subacromial bursa: potential for cell based tendon tissue engineering. Tissue Eng Part A 2014 Jan;20(1-2):239-49. 15 Utsunomiya H, Uchida S, Sekiya I, Sakai A, Moridera K, Nakamura T. Isolation and characterization of human mesenchymal stem cells derived from shoulder tissues involved in rotator cuff tears. Am J Sports Med 2013 Mar;41(3):657-68. Anatomia macroscopica e microscopica della cuffia dei rotatori 25 Epidemiologia Le patologie a carico della cuffia dei rotatori sono molto comuni e possono essere considerate come un naturale declino delle competenze dell’apparato muscolo-tendineo correlato all’invecchiamento, con un incremento della frequenza statisticamente significativo dopo i 50 anni [1]. Il dolore riferito alla spalla è generato nel 30-70% dei casi da patologie a carico della cuffia dei rotatori [2]. Tuttavia, è estremamente difficile stabilire l’esatta incidenza e le caratteristiche epidemiologiche proprie di tale patologia a causa della grande variabilità di dati ottenuti e correlati al genere e alle comorbilità della popolazione coinvolta. L’incidenza della rottura della cuffia dei rotatori varia tra il 5% [3] e il 40% [4], sebbene sia molto difficile stabilire la reale incidenza di queste lesioni che, spesso, risultano asintomatiche. Yamamoto et al. hanno riscontrato sintomi significativi relativi alla rottura della cuffia dei rotatori nel 36% dei pazienti contro il 20% di lesioni asintomatiche [5]. Queste ultime sono prevalentemente associate a una lesione nell’arto non dominante, un impingement negativo e una buona funzionalità residua dei muscoli periscapolari [6]. Le moderne tecniche di imaging rivelano una rottura della cuffia in circa il 40% dei soggetti over 50, anche in assenza di sintomi specifici, e questo valore raggiunge il 54% negli individui over 60 e il 75% negli 26 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori over 70. Uno studio effettuato con risonanza magnetica ha dimostrato la presenza di patologie tendinee della spalla nel 34% dei pazienti asintomatici [7] mentre un’indagine ecografica svolta da Templehof et al. su volontari asintomatici ha confermato la diagnosi di rottura completa della cuffia nel 13% dei pazienti di età compresa tra 50 e 59 anni e del 51% nei pazienti over 80 [8]. La rottura della cuffia dei rotatori può interessare la superficie articolare, la borsa di rivestimento o può essere interamente intratendinea. Solitamente, le rotture a livello dell’inserzione articolare dei tendini sono 2-3 volte più frequenti di quelle che avvengono sulla superficie della borsa. Le rotture interessano in genere il tendine sovraspinato mentre il sottospinato, il sottoscapolare e il piccolo rotondo sono coinvolti meno frequentemente [9]. Comunque, la letteratura è discorde nel definire il tasso di prevalenza e le caratteristiche epidemiologiche della patologia della cuffia dei rotatori. Studi recenti hanno suffragato l’ipotesi che il sesso e le comorbilità possano rivestire un ruolo significativo nella progressione del danno a carico delle strutture della spalla. Le donne, dopo valutazione soggettiva delle loro capacità di performance, hanno riportato un deficit funzionale più significativo rispetto agli uomini nel corso delle più comuni patologie della spalla [10]. Romeo et al. [11] hanno sottolineato come le donne presentino una relazione negativa statisticamente significativa con lo score di valutazione funzionale della spalla e come questa correlazione sia più evidente nelle donne anziane; in aggiunta, Vogt et al. [12] hanno dimostrato l’incremento del dolore di spalla in pazienti di sesso femminile di età compresa tra i 70 e i 79 anni e l’aumentata prevalenza Epidemiologia 27 della sintomatologia dolorosa a carico del collo nelle donne di razza caucasica (15,4%) e della spalla nelle donne afroamericane (24,3%). Un recente studio epidemiologico fondato sull’analisi del database The Health Improvement Network (THIN) ha riportato l’aumento della frequenza delle patologie della spalla nelle donne rispetto agli individui di sesso maschile (90 casi su 100.000 persone/anno per le donne; 83 casi su 100.000 persone/anno negli uomini; p<0,001) [13]. Non è chiaro se il genere influenzi anche l’outcome clinico dopo il trattamento della cuffia dei rotatori. Jensen et al. [14] hanno affermato che le donne presentano un diminuito recupero funzionale dopo riabilitazione postintervento causato da un maggiore utilizzo dell’arto colpito nelle attività quotidiane cui consegue un timing di riposo ridotto; al contrario McKee et al. [15] hanno dimostrato che fattori come il genere e l’età non correlano in alcun modo con l’outcome clinico a seguito di trattamento. La prevalenza della rottura della cuffia dei rotatori nelle donne può essere parzialmente giustificata dall’ipotesi che le variazioni ormonali di genere (soprattutto riguardo estrogeni e tiroxina) [16] influenzino la risposta biologica dei tendini e compromettono la struttura del collagene e il metabolismo della matrice extracellulare da un punto di vista biochimico e strutturale. Per queste ragioni, eventuali disordini del sistema endocrino conducono a uno sviluppo precoce di disturbi a carico della spalla, all’allungamento della storia naturale della malattia e a una richiesta maggiore di intervento chirurgico. Per quanto concerne le comorbilità, un’elevata presenza di patologie legate agli ormoni sessuali femminili, patologie autoimmuni, ipotiroidismo, artrite reumatoide e diabete di 28 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori tipo I e II è stata riscontrata in donne affette da tendinopatia calcifica [17]. In particolare, è stato dimostrato come disordini della funzionalità tiroidea siano frequentemente associati a rottura non traumatica della cuffia dei rotatori in donne anziane (63% in donne di età compresa tra 60 e 80 anni) [2]. Patologie concomitanti, soprattutto lombosciatalgia, ipertensione arteriosa e artrite [18], influenzano negativamente la soglia del dolore e la funzionalità articolare in pazienti con una rottura cronica della cuffia dei rotatori e hanno un alto impatto sulla salute generale dei pazienti, anche dopo un intervento chirurgico risolutivo a carico della spalla. Il fumo è stato descritto come uno dei maggiori fattori di rischio associati alla rottura della cuffia dei rotatori a causa della sua azione vasocostrittrice che conduce a un ridotto trasporto di ossigeno nelle zone critiche (in particolare a livello dell’inserzione del tendine sovraspinato e sottospinato) [19] e contribuisce a un insufficiente “tendon healing” [20]. Inoltre, è stato dimostrato che pazienti con patologie a carico della cuffia dei rotatori hanno un’alta incidenza di ipercolesterolemia e che i prodotti derivati dal metabolismo del colesterolo possono alterare le proprietà biomeccaniche dei tendini [21]. Alcuni studi hanno anche suggerito che un aumentato profilo lipidico nel siero, come accade nella sindrome metabolica, è associato a rotture tendinee [22] mentre il diabete mellito esercita un’influenza negativa sul processo riparativo dei tendini a causa delle sue alterate vie di segnale metaboliche e dell’aumentato tasso di complicanze e di infezioni dopo sutura chirurgica [23]. Epidemiologia 29 Riferimenti bibliografici 1 Milgrom C, Schaffler M, Gilbert S, van Holsbeeck M. Rotator-cuff changes in asymptomatic adults. The effect of age, hand dominance and gender. 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Is high concentration of serum lipids a risk factor for Achilles tendon rupture? Clin Chim Acta 2003;331:25-8. 23 Chen AL, Shapiro JA, Ahn AK, Zuckerman JD, Cuomo F. Rotator cuff repair in patients with type I diabetes mellitus. J Shoulder Elbow Surg 2003 SepOct;12(5):416-21. Epidemiologia 31 Eziopatogenesi La patogenesi delle rotture della cuffia dei rotatori (CR) è sicuramente multifattoriale. Tuttavia rimangono ancora alcuni lati oscuri da comprendere. I fattori che possono determinare una rottura della cuffia dei rotatori sono stati divisi in due grandi gruppi, quelli estrinseci e quelli intrinseci ( TAB. 1). I fattori estrinseci sono stati studiati da lungo tempo e sono quelli maggiormente riportati in letteratura. La teoria dell’impingement subacromiale, formulata per la prima volta da Neer [1] agli inizi degli anni Settanta, ne è uno degli esempi più classici. I carichi eccessivi e i microtraumi ripetuti (overuse) sono stati descritti come responsabili delle tendinopatie e rotture della cuffia dei rotatori [2, 3]. Secondo questi autori lo stress meccanico potrebbe indurre una zona di ipossia, il rilascio di citochine ed enzimi proteolitici, e causare l’apoptosi dei tenociti, tutti meccanismi che porterebbero alla degenerazione tendinea. Anche i traumi possono essere considerati tra i fattori estrinseci [4]. Attualmente la patologia della cuffia dei rotatori viene considerata multifattoriale, perché fattori estrinseci e intrinseci svolgono entrambi dei ruoli molto importanti [5-7], anche se rimane ancora da chiarire quale sia il peso specifico di ognuno di questi fattori. Ipoperfusione e apoptosi sono stati considerati come possibili condizioni responsabili della degenerazione e rottura della CR [8, 9]. 32 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Tabella 1. Letteratura esaminata Teoria Autori Anno Fattori estrinseci Impingement cronico subacromiale Neer [1] 1972 Microtraumi ripetuti Codman e Akerson [2] McMaster et al. [3] 1931 1993 Traumi acuti Keene et al. [4] 1983 Soslowsky et al. [5] 2002 Teoria multifattoriale Fattori intrinseci Ipoperfusione Lohr e Uhthoff [8] 1990 Teoria degenerativa Sano et al. [6] 1999 Teoria degenerativa-microtraumatica Yadav et al. [7] 2009 Teoria apoptotica Yuan et al. [9] 2002 Alterata espressione TGs Oliva et al. [11] 2009 Alterata regolazione delle MMPs Riley et al. [12] 2002 Fattori endocrini Li et al. [17] Oliva et al. [21] Scutt et al. [32] Wong et al. [33] Denaro et al. [30] Hansen et al. [31] 2013 2013 2006 2004 2010 2013 Fattori metabolici Gaida et al. [27] Beason et al. [24] 2009 2004 Failed Healing Response Sharma e Maffulli [36] 2005 Studi recenti hanno focalizzato la loro attenzione sulla matrice extracellulare (ECM, Extra Cellular Matrix), fondamentale per l’omeostasi dei tessuti connettivi, in quanto è la sede in cui le cellule aderiscono, migrano, si differenziano e crescono. Inoltre, è il substrato nel quale i tenociti si scambiano informazioni, secernono proteine e si diffondono i fattori di crescita. Le alterazioni dell’ECM sembrerebbero essere attualmente il principale fattore intrinseco responsabile delle tendinopatie [10]. Un’alterazione dell’espressione delle transglutaminasi (TGs) è stata riscontrata sia in studi su animale, sia in campioEziopatogenesi 33 ni umani di tendini della cuffia dei rotatori. Le TGs sono enzimi coinvolti nello svolgimento di diverse importanti funzioni, ad esempio nella formazione dei tessuti connettivi creando legami covalenti con le molecole di fibrina, nei processi di differenziamento e di invecchiamento cellulare, nell’endocitosi e nell’apoptosi, nei fenomeni di adesione fra le cellule. Sono stati individuati 9 tipi di TGs, ognuno con una specifica funzione. In particolare, la TG2, conosciuta anche come TG tissutale, è particolarmente diffusa nei tessuti connettivi, dove svolge un ruolo nell’organogenesi e nella riparazione tissutale. Una diminuzione della sintesi della TG2 e una ridotta espressione del suo mRNA sono state riscontrate in campioni di tendine sovraspinato in pazienti con rottura della CR [11]. Per questo motivo, data l’importanza della TG2 nel catalizzare i legami tra le fibre collagene e nel mantenere l’integrità dei tendini, si può ipotizzare che una diminuzione dell’espressione delle TGs possa essere una delle cause della degenerazione dell’ECM. Il turnover dell’ECM dei tendini è regolato anche dalla metalloproteinasi (Matrix Metalloproteinases, MMPs). Le MMPs costituiscono una famiglia di enzimi del gruppo delle proteasi che svolgono funzioni fondamentali nel degradare le fibre collagene dell’ECM (collagenasi, MMP1, MMP8, MMP13) e rimodellare l’ECM (stromelisina, MMP3), nell’angiogenesi (MMP2, MMP9) e in molti altri processi. Un aumento dell’attività della MMP1 e una diminuzione della MMP2 e della MMP3 sono stati dimostrati dopo una rottura tendinea. Un aumento dell’attività della MPP1 potrebbe essere l’espressione di un’alterazione dei meccanismi di riparazione e rimodellamento dell’ECM dei tendini, che determina una degradazione delle fibre collagene e una maggiore suscettibilità alla rottura. 34 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Questo ha portato Riley et al. [12] a ritenere che le tendinopatie possano essere un meccanismo attivo cellulo-mediato che potrebbe derivare da un’alterata regolazione delle MMPs in risposta a stimoli meccanici o a microtraumi ripetuti. Recentemente sta emergendo sempre di più l’evidenza del coinvolgimento di fattori metabolici e ormonali [13]. Diabete mellito, patologie della tiroide, alterazioni ormonali, ipercolesterolemia e obesità sono stati messi tutti in relazione con la rottura della CR. Il diabete mellito è stato riconosciuto come fattore di rischio. Uno studio ecografico in pazienti asintomatici ha evidenziato una maggiore incidenza di degenerazioni tendinee nei soggetti diabetici rispetto al gruppo di controllo [14]. Inoltre, i pazienti diabetici hanno presentato peggiori risultati funzionali, una maggiore incidenza di rirotture e una più alta percentuale di complicanze dopo la riparazione chirurgica di una lesione della CR rispetto ai pazienti non diabetici [15]. Il motivo è dovuto alla glicosilazione delle proteine dell’ECM dei tendini, che è una reazione spontanea in presenza di elevati livelli di glucosio e che è già stata messa in relazione con molte delle complicanze sistemiche del diabete. A loro volta, le proteine glicosilate possono dare origine ad altre reazioni spontanee che portano alla formazione dei cosiddetti Advanced Glycation End products (AGEs) [16], i quali sono in grado di determinare il cross-linking delle proteine, in particolare delle fibre collagene. Un recente studio su animale ha dimostrato come il cross-linking delle fibre collagene dei tendini determini un’alterazione dello scivolamento delle fibre stesse, alterandone le proprietà meccaniche [17]. La formazione di AGEs nei pazienti diabetici è pertanto in grado di alterare l’ECM dei tendini, modificandone le caratteristiche e predisponendoli alla rottura [18]. Eziopatogenesi 35 Gli stessi processi di glicosilazione sono stati anche evidenziati e messi in relazione con la tendinopatia calcifica [19] e con le modificazioni dei tendini legate all’età [20], maccanismo che potrebbe spiegare l’aumento dell’incidenza delle rotture della CR in rapporto con l’età. Una relazione tra disordini tiroidei e dolore alla spalla era già stata ipotizzata negli anni Venti, ma purtroppo non è mai stata investigata. Solo recentemente uno studio istologico e immunoistochimico ha messo in evidenza come i recettori degli ormoni tiroidei siano presenti sulla membrana cellulare dei tenociti, e come gli ormoni tiroidei (T3, T4) abbiano la capacità di stimolare la proliferazione dei tenociti e di prevenirne l’apoptosi in modo dose-dipendente [21]. Uno studio epidemiologico ha confermato una maggiore incidenza delle rotture della CR nei pazienti affetti da ipotiroidismo rispetto ai controlli [22]. Gli effetti dell’ipercolesterolemia nella patogenesi delle tendinopatie non sono ancora chiari, anche se uno studio clinico ha evidenziato una maggiore incidenza di rotture della CR nei pazienti con alti livelli di colesterolo [23]. Tuttavia, gli studi su animale hanno dato per il momento risultati contrastanti. Infatti, mentre alcuni lavori hanno riportato ridotte proprietà meccaniche, un’alterazione della rigidità e del modulo di elasticità del capo lungo del bicipite e del tendine sovraspinato in maiali [24] e topi [25] trattati con dieta ipercolesterolemica, un altro studio ha dato risultati opposti [26]. Le analisi istologiche non hanno messo in evidenza differenze significative nell’organizzazione delle fibre collagene, nella cellularità e nella forma dei tenociti dopo la riparazione di una lesione del tendine sovraspinato [25]. Studi recenti stanno mettendo in evidenza come anche l’obesità [27-29], 36 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori i livelli ormonali di androgeni ed estrogeni [30, 31], quindi il sesso, ed elevati livelli endogeni di glucocorticoidi [32, 33] possano essere fattori di rischio per le rotture tendinee. Il ruolo dell’infiammazione è ancora dibattuto. Infatti, mentre diversi studi istologici hanno escluso la presenza di cellule dell’infiammazione [34], lavori recenti hanno evidenziato la presenza di macrofagi, linfociti e mastociti, cellule dell’infiammazione cronica che tuttavia sembrano essere maggiormente legate ai processi di guarigione dei tendini piuttosto che essere la causa delle tendinopatie [35]. In conclusione, le rotture della CR hanno una patogenesi multifattoriale. Ognuno di questi fattori è in grado di determinare un’alterazione dell’omeostasi dei tendini che, quando non è più in grado di ripararsi, porta alla degenerazione dell’ECM e alla rottura (Failed Healing Response) [36]. Tuttavia, il ruolo di alcuni fattori deve essere ancora chiarito, e solo un loro studio sistematico potrà definirne il peso nell’eziopatogenesi delle rotture dei tendini della cuffia dei rotatori. Riferimenti bibliografici 1 Neer CS, 2nd. Anterior acromioplasty for the chronic impingement syndrome in the shoulder: a preliminary report. J Bone Joint Surg Am 1972;54:41-50. 2 Codman EA, Akerson IB. The pathology associated with rupture of the supraspinatus tendon. Ann Surg 1931;93:348-59. 3 McMaster W, Troup T. A survey of interfering shoulder pain in United States competitive swimmers. Am J Sports Med 1993;21:67-70. 4 Keene JS, Huizenga RE, Engber WD, Rogers SC. Proximal humeral fractures: a correlation of residual deformity with long-term function. Orthopedics 1983 Feb 1;6:173-8. 5 Soslowsky LJ, Thomopoulos S, Esmail A et al. Rotator cuff tendinosis in an animal model: role of extrinsic and overuse factors. Ann Biomed Eng 2002;30:1057-63. Eziopatogenesi 37 6 Sano H, Ishii H, Trudel G et al. Histologic evidence of degeneration at the insertion of 3 rotator cuff tendons: A comparative study with human cadaveric shoulders. J Shoulder Elbow Surg 1999;8:574-9. 7 Yadav H, Nho S, Romeo A, MacGillivray JD. Rotator cuff tears: pathology and repair. 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Age- and diabetes-related non- enzymatic crosslinks in collagen fibrils: candidate amino acids involved in Advanced Glycation End-products. Matrix Biol 2014;34:89-95. 38 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori 21 Oliva F, Berardi AC, Misiti S, Verza Felzacappa C, Iacone A, Maffulli N. Thy- roid hormones enhance growth and counteract apoptosis in human tenocytes isolated from rotator cuff tendons. Cell Death Dis 2013; 4:e705. 22 Oliva F, Berardi AC, Misiti S, Maffulli N. Thyroid hormones and tendon: cur- rent views and future perspectives. Concise review. Muscles Ligaments Tendons J 2013;3:201-3. 23 Abboud JA, Kim JS. The effect of hypercholesterolemia on rotator cuff disease. Clin Orthop Relat Res 2010;1:1493-7. 24 Beason D, Kuntz A, Hamamdzic R, Mohler E, Abboud J. High cholesterol ad- versely affects biceps tendon mechanical properties in a porcine model. Trans Orthop Res Soc 2009. p. 184. 25 Beason DP, Tucker JJ, Lee CS, Edelstein L, Abboud JA, Soslowsky LJ. Rat rotator cuff tendon-to-bone healing properties are adversely affected by hypercholesterolemia. J Shoulder Elb Surg Am Shoulder Elb Surg Al 2013 Nov 29. 26 Beason D, Hsu J, Edelstein L, Lee C, Tucker J, Abboud J et al. Effect of diet-in- duced hypercholesterolemia on rotator cuff tendon mechanics in a rat model. Trans Orthop Res Soc 2011. p. 223. 27 Gaida JE, Ashe MC, Bass SL, Cook JL. Is adiposity an under-recognized risk factor for tendinopathy? A systematic review. Arthritis Rheum 2009;61:840-9. 28 Biancalana A, Veloso LA, Taboga SR, Gomes L. Implications of obesity for ten- don structure, ultrastructure and biochemistry: a study on Zucker rats. Micron 2012;43:463-9. 29 Wendelboe M, Hegmann KT, Gren LH, Alder SC, White Jr GL, Lyon JL. Asso- ciations between body-mass index and surgery for rotator cuff tendinitis. J Bone Joint Surg Am 2004;86:743-7. 30 Denaro V, Ruzzini L, Longo UG et al. Effect of dihydrotestosterone on cultured human tenocytes from intact supraspinatus tendon. 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Tendon injury and tendinopathy: healing and repair. J Bone Joint Surg Am 2005 Jan;87(1):187-202. 40 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Storia naturale delle rotture della cuffia dei rotatori La storia naturale delle rotture dei tendini della cuffia dei rotatori (CR) può variare a seconda della grandezza della lesione, delle caratteristiche del paziente, delle sue comorbilità ma, se non trattate, hanno la tendenza a evolvere. Infatti, i tendini si retraggono medialmente rispetto alla glena, mentre le fibre muscolari possono andare incontro a una degenerazione adiposa. Quando una rottura coinvolge due o più tendini viene detta massiva, che però deve essere distinta da una rottura irreparabile che, pur essendo massiva, ha perso la possibilità di guarire. Questo è dovuto alla retrazione tendinea, che non permette più di posizionare i tendini della cuffia correttamente sul footprint e alla degenerazione dei ventri muscolari che si infarciscono di tessuto adiposo e non sono più funzionali. Purtroppo, le lesioni massive rappresentano circa il 40% di tutte le lesioni sottoposte a riparazione [1] e circa il 7-10% di quelle giudicate irreparabili secondo Grimberg e Kany [2]. Sebbene l’incidenza della rottura della CR sia elevata, aumenti in modo lineare con l’età e sia una causa molto frequente di dolore, non tutte le rotture sono sintomatiche [3]. Inoltre, spesso una rottura sintomatica della CR è associata a una asintomatica della spalla controlaterale. Yamaguchi et al. [4], infatti, hanno osservato che rotture asintomatiche della CR erano presenti nel 35% di pazienti con una rottura sintomatica nella Storia naturale delle rotture della cuffia dei rotatori 41 spalla controlaterale. Inoltre gli autori hanno riscontrato una relazione tra l’ampiezza della lesione e la presenza di sintomi. Biomeccanica delle rotture della cuffia dei rotatori Oltre a garantire il movimento della spalla, la cuffia dei rotatori agisce anche come stabilizzatore dinamico dell’articolazione gleno-omerale e mantiene la testa dell’omero centrata nella cavità glenoidea. La rottura e la perdita della funzionalità dei suoi tendini determinano un’alterazione biomeccanica che comporta la risalita della testa dell’omero verso il piano sottoacromiale. Questo è un meccanismo di compenso che garantisce alla spalla una nuova condizione di stabilità e crea un nuovo centro di rotazione biomeccanicamente efficiente [5]. Da un punto di vista clinico, questa alterazione comporta un’evoluzione in artrosi eccentrica. Tre gruppi di forze agiscono sull’articolazione gleno-omerale, cioè il peso del braccio, le forze muscolari e le forze di reazione articolare. Il peso del braccio crea un momento attorno all’articolazione che è controbilanciato da quello generato dalle forze muscolari del deltoide e del muscolo sovraspinoso, che sono attivamente coinvolti nell’elevazione del braccio. Una formula matematica esprime il momento di equilibrio intorno al centro di rotazione, che viene espresso come: W x sin (ΘA) x 1w – Fd x rd –Fs x rs =0 dove W è il peso della parte superiore del braccio (0,052 peso corporeo), ΘA è l’angolo di abduzione braccio, 1w è la distanza tra il centro comune e il centro di massa della parte superiore del braccio (318 mm), ovvero il punto della glena dove viene applicata la forza, Fd è la forza del muscolo deltoide, rd è il brac42 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori cio della coppia della forza del muscolo deltoide, Fs è la forza del muscolo sovraspinato, rs è il braccio della coppia della forza del muscolo sovraspinoso. Due equazioni forza di equilibrio possono essere ottenute per i componenti di forza perpendicolari (x) e parallelo (y) alla superficie glenoide. Se la forza peso del braccio W è superiore alla forza espressa dai muscoli il sistema non è più in equilibrio, il movimento non si genera e la spalla non si eleva. La perdita della forza del sovraspinoso viene bilanciata dall’aumento della forza del deltoide. Tuttavia, la progressiva risalita della testa dell’omero determina la riduzione del braccio di leva del deltoide, che comporta di nuovo una perdita dell’equilibrio e la spalla tende alla pseudoparalisi. Degenerazione adiposa Con il passare del tempo, le fibre muscolari vanno incontro a una degenerazione adiposa, che è una condizione degenerativa dell’unità muscolo-scheletrica, caratterizzata da atrofia delle fibre muscolari, fibrosi e accumulo di tessuto adiposo dentro e attorno al muscolo. Goutallier è stato il primo a descrivere questo fenomeno nel 1989, classificato in 5 stadi [6]. La degenerazione adiposa dei muscoli della cuffia dei rotatori è uno dei principali fattori che influenzano i risultati della riparazione chirurgica, e diversi autori hanno dimostrato che non solo questa non è reversibile ma può addirittura progredire anche dopo l’intervento chirurgico [7]. Un recente studio osservazionale [8] su oltre 1.680 spalle ha messo in evidenza come la degenerazione adiposa dei ventri muscolari sia direttamente proporzionale all’ampiezza della lesione e al tempo trascorso dall’inizio della sintomatologia, confermando i primi studi di Goutallier [9]. In particolare, questa è maggiore quando il tendine sottospinato Storia naturale delle rotture della cuffia dei rotatori 43 è rotto e quando due o più tendini della cuffia sono coinvolti, mentre è minima in caso di rotture parziali o di rotture del tendine sottoscapolare. Gli autori sono riusciti anche a quantificare dopo quanto tempo dall’insorgenza dei sintomi compariva la degenerazione adiposa. Dopo circa 2 anni e mezzo dalla rottura traumatica del tendine sovra e sottospinato era visibile uno stadio di degenerazione pari a 2 sec. Goutallier, mentre dopo circa 4 anni dal trauma, se non riparati, i muscoli della cuffia dei rotatori presentavano uno stadio di degenerazione pari a 3-4. Una rottura isolata del tendine del sovraspinato o del sottoscapolare può sempre determinare l’infarcimento di tessuto adiposo delle fibre muscolari, ma più lentamente e in minore quantità. Per questi motivi gli autori raccomandano di non far passare troppo tempo tra l’insorgenza dei sintomi e l’intervento chirurgico. Rotator Cuff Arthropathy La Rotator Cuff Arthropathy (RCA) rappresenta lo stadio finale dell’evoluzione delle rotture della cuffia dei rotatori. La RCA è stata per la prima volta descritta da Neer [10] nel 1983, ed è una condizione caratterizzata da insufficienza della cuffia dei rotatori, migrazione della testa dell’omero verso l’alto e degenerazione artrosica eccentrica dell’articolazione gleno-omerale. L’insufficienza della cuffia dei rotatori, che non è più in grado di espletare le sue funzioni di depressione e stabilizzazione della testa omerale, ne determina la risalita verso l’acromion [11]. Il conseguente conflitto con l’arco coraco-acromiale può causare un’erosione sia dell’acromion, detta “acetabolarizzazione”, sia della testa omerale, caratterizzata da un arrotondamento delle tuberosità detto “femoralizzazione” ( FIGG. 1-2). Infine la spalla non è più in grado di muoversi attivamente, condizione detta 44 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Figura 1. Immagine radiografica di RCA con deformazione dell'acromion e dell'omero prossimale Figura 2. Immagine intraoperatoria di grave deformazione della testa omerale in paziente affetta da RCA Storia naturale delle rotture della cuffia dei rotatori 45 spalla pseudo-paralitica. Questo fenomeno è dovuto a due motivi: all’insufficienza della cuffia dei rottori e alla diminuzione del braccio di leva del muscolo deltoide. La risalita della testa dell’omero altera il centro di rotazione della testa e accorcia il braccio di leva del deltoide, che non riesce più a sviluppare la forza necessaria per l’elevazione dell’arto superiore [12]. Alcuni studi biomeccanici sulle protesi inverse di spalla, infatti, hanno dimostrato che abbassando di 10 mm il centro di rotazione dell’articolazione gleno-omerale il deltoide è in grado di esprimere il 30% di forza in più a 60° di abduzione [13]. Visotsky et al. [14] hanno proposto una classificazione della RCA in due tipi a seconda del grado di migrazione prossimale della testa omerale e del quadro clinico ( TAB. 1). Tabella 1. Evoluzione della RCA secondo Visotsky Tipo Descrizione Tipo I: Centrata Migrazione prossimale della testa omerale minima Tipo IA Migrazione superiore minima Stabilizzatori dinamici funzionanti Presenza di primi segni di acetabolarizzazione e femoralizzazione Tipo IB Rispetto al tipo IA, aggiunta di erosione della superficie glenoidea e compromissione degli stabilizzatori dinamici Evidente migrazione superiore della testa omerale Compromissione degli stabilizzatori anteriori Migrazione superiore della testa omerale Erosione della glena supero-mediale Tipo II: eccentrica Tipo IIA Tipo IIB Instabilità gleno-omerale Insufficienza degli stabilzzatori dinamici Grave erosione della glena scapolare Sublussazione antero-superiore della testa omerale Può essere presente anche un’erosione del processo coracoideo Fonte: Visotsky et al., 2004 [14]. 46 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori La guarigione dei tendini Un aspetto importante dell’evoluzione delle rotture della CR è la capacità dei tendini di guarire, e questo è un argomento attualmente molto dibattuto in letteratura. La guarigione di un tendine è determinata da una complessa serie di processi fisiologici. Se da un lato alcuni studi istologici non hanno evidenziato la presenza di cellule e neovascolarizzazione nelle porzioni dei tendini vicini alla rottura [15], lasciando intendere che questi non avessero la capacità di guarire, altri autori sono giunti a conclusioni diverse. Studi su animali, infatti, hanno messo in evidenza la presenza di cellule giganti multinucleate coinvolte nei processi di degradazione e riparazione tissutale [16], mentre studi in vitro hanno osservato la sintesi di procollagene e la deposizione di procollagene di tipo I nei frammenti di tendini prelevati in vicinanza della lesione, mostrando come questi siano in grado di dare inizio ai processi di riparazione e di produrre nuova matrice extracellulare [17-18]. Gli autori hanno inoltre osservato che il tessuto nelle vicinanze della lesione, a circa 2,5 mm, presenta le potenzialità di guarire, quindi sconsigliano un debridement troppo esteso della lesione durante la riparazione. Dall’analisi della letteratura emerge che la capacità del tendine di guarire è direttamente proporzionale alla grandezza della lesione. Un interessante lavoro di Matthews et al. ha studiato, attraverso un’analisi istochimica e immunoistochimica, la tipologia cellulare e i cambiamenti della matrice extracellulare dei tendini della CR in rapporto alla grandezza della lesione [19]. Diversi campioni di tendini sono stati prelevati entro 15 mm dai margini della rottura da diverse lesioni classificate come piccole, medie, grandi e massive, e confrontati con campioni di cuffia Storia naturale delle rotture della cuffia dei rotatori 47 sani. Gli autori hanno osservato che la quantità di fibroblasti e di neovasi era inversamente proporzionale alla grandezza delle lesioni. Cellule dell’infiammazione cronica, in particolare macrofagi, mastociti e linfociti, che intervengono normalmente nei processi di riparazione tissutale, sono stati individuati nelle rotture di medie e piccole dimensioni, mentre il loro numero diminuiva fino a scomparire man mano che le rotture aumentavano di grandezza. Inoltre, le lesioni di maggiori dimensioni presentavano caratteristiche istologiche di metaplasia condroide, che non erano presenti in quelle più piccole. In conclusione, le lesioni di piccole dimensioni presentavano le caratteristiche istologiche e citologiche di un tessuto in fase di guarigione, caratteristiche che diminuivano man mano che la lesione cresceva di dimensione e non erano più visibili in quelle massive. Questo studio istologico sembra essere confermato dai risultati di quello clinico di Jost et al. [3] che, nel loro follow-up a lungo termine dopo riparazione della cuffia dei rotatori, hanno osservato come le piccole rirotture, minori di 400 mm2, avessero la capacità di guarire se riparate. Le rirotture dopo la riparazione Per questi motivi le rirotture sono complicanze frequenti. Molti autori hanno studiato questa complicanza con lo scopo di determinarne l’incidenza e le implicazioni cliniche. La percentuale di rirottura della CR può variare dal 13% al 68% [20, 21]. Mellado et al. [22], in uno studio in RM, hanno riportato un’incidenza di rirottura del tendine sovraspinato del 46%, e del 57,6% in caso di lesioni massive. Anche in questo caso, gli autori hanno confermato una relazione tra l’ampiezza della lesione, il grado di degenerazione adiposa dei muscoli spinati e 48 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori l’incidenza delle rirotture. Tuttavia, non è stata trovata nessuna differenza nel tasso di rirottura tra la riparazione artroscopica e miniopen, risultato confermato poi nello studio di Osti et al. nel 2010 [23] che ha evidenziato, in particolare, che l’ampiezza delle rirotture non sembrava aumentare anche quando non trattate. Harryman ha dimostrato una percentuale di rirottura del 20% dopo riparazione del tendine sovraspinato, percentuale che aumentava quanto più un tendine era lesionato [24]. La tipologia di intervento, artroscopia o miniopen, non sembrerebbe invece influenzare il tasso di rirottura [25]. Un altro aspetto particolare e ancora non chiaro è che, sebbene i risultati funzionali siano diversi nei pazienti con guarigione e rirottura, i risultati soggettivi non differiscono. Un recente studio di Lubiatowski et al. ha infatti dimostrato che mentre gli score funzionali e l’elevazione erano inferiori nei pazienti con rirotture complete rispetto ai pazienti nei quali la cuffia era guarita, la rotazione esterna, l’abduzione, gli score soggettivi e il grado di soddisfazione dei pazienti non erano diversi nei due gruppi [26]. In caso di rirottura parziale, invece, vi era una differenza statisticamente significativa sul dolore. In conclusione La storia naturale delle rotture della cuffia dei rotatori è quella di progredire con il tempo. Queste possono sviluppare una retrazione tendinea e una degenerazione adiposa dei ventri muscolari che rendono più difficile la riparazione. Lo stadio finale è rappresentato dalla Rotator Cuff Arthropathy. I tendini della cuffia dei rotatori sembrano in grado di guarire dopo una riparazione chirurgica, ma molti fattori ne influenzano la guarigione. Inoltre, questa è direttamente proStoria naturale delle rotture della cuffia dei rotatori 49 porzionale alla grandezza della rottura stessa, così come l’incidenza delle rirotture. Per questo motivo può essere utile riparare i tendini della CR il prima possibile, evitando che la lesione progredisca verso stadi più avanzati e fornendo ai tendini maggiori possibilità di guarigione. Tuttavia, non vi sono studi di evidenza I che supportino questa ipotesi. Riferimenti bibliografici 1 Warner JJP. Management of massive irreparable rotator cuff tears: the role of tendon transfer. J Bone Joint Surg Am 2000;82:878-87. 2 Grimberg J, Kany J. Latissimus dorsi tendon transfer for irreparable postero-superior cuff tears: current concepts, indications, and recent advances. Curr Rev Musculoskelet Med 2014;7:22-32. 3 Jost B, Zumstein M, Pfirrmann CW, Gerber C. Long-term outcome after structur- al failure of rotator cuff repairs. J Bone Joint Surg Am 2006;88:472-9. 4 Yamaguchi K, Ditsios K, Middleton WD, Hildebolt CF, Galatz LM, Teefey SA. The demographic and morphological features of rotator cuff disease. A comparison of asymptomatic and symptomatic shoulders. J Bone Joint Surg Am 2006;88:1699-704. 5 Burkhart SS. Fluoroscopic comparison of kinematic patterns in massive rotator cuff tears. A suspension bridge model. Clin Orthop Relat Res 1992;284:144-52. 6 Goutallier D, Bernageau J, Patte D. L’évaluation par le scanner de la trophicité des muscles de la coiffe ayant une rupture tendineuse. Rev Chir Orthop 1989;75:126-7. 7 Osti L, Buda M, Del Buono A. Fatty infiltration of the shoulder: diagnosis and reversibility. Muscles, Ligaments and Tendons J 2013;3:351-4. 8 Melis B, Wall B, Walch G. Natural history of infraspinatus fatty infiltration in rotator cuff tears. J Shoulder Elbow Surg (2010);19:757-63. 9 Goutallier D, Postel JM, Lavau L, Bernageau J. Influence of muscular degeneration of the supra and infra-spinatus on the prognosis of surgical repair of the rotator cuff. Acta Orthop Belg 1998;64:42-5. 10 Neer CS II, Craig EV, Fukuda H. Cuff-tear arthropathy. J Bone Joint Sug Am 1983;65:1232-44. 11 Hansen ML, Otis JC, Johnson JS, Cordasco FA, Craig EV, Warren RF. Biomechan- ics of massive rotator cuff tears: implications for treatment. J Bone Joint Surg Am 2008;90:316-25. 12 Ramirez MA, Ramirez J, Murthi AM. Reverse total shoulder arthroplasty for 50 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori irreparable rotator cuff tears and cuff tear arthropathy. Clin Sports Med 2012 Oct;31(4):749-59. 13 Grammont PM, Baulot E. Delta shoulder prosthesis for rotator cuff rupture. Or- thopedics 1993;16:65-8. 14 Visotsky JL, Basamania C, Seebauer L, Rockwood CA, Jensen KL. Rotator tear arthropathy: pathogenesis, classiicatioin, and algoritm for treatment. J Bone Joint Surg Am 2004;86:35-40. 15 Fukuda H, Hamada K, Yamanaka K. 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J Bone Joint Surg Am 2008;90:2423-31. 21 Knudsen HB, Gelineck J, Sojbjerg JO, Olsen BS, Johannsen HV, Sneppen O. Functional and magnetic resonance imaging evaluation after single-tendon rotator cuff reconstruction. J. Shoulder and Elbow Surg 1999;8:242-6. 22 Mellado JM, Calmet J, Olona M et al. MR assessment of the repaired rotator cuff: prevalence, size, location, and clinical relevance of tendon rerupture. Eur Radiol 2006;16:2186-96. 23 Osti L, Papalia R, Paganelli M, Denaro E, Maffulli N. Arthroscopic vs mini-open rotator cuff repair. A quality of life impairment study. Int Orthop 2010;34:389-94. 24 Harryman T 2nd, Mack L, Wang KY et al. Repairs of rotator cuff. Correlation of functional results with integrity of the cuff. J Bone Joint Surg Am 1991;73:982-9. 25 Mal NA, Miho J, Choi LS, Paletta GA. Factors affecting rotator cuff healing. J Bone Joint Surg Am 2014;96:778-88. 26 Lubiatowski P, Kaczmarek P, Dzianach M et al. Clinical and biomechanical per- formance of patients with failed rotator cuff repair. International Orthopaedics (SICOT) (2013)37:2395-401. Storia naturale delle rotture della cuffia dei rotatori 51 Classificazioni delle rotture della cuffia dei rotatori Per quanto di nostra conoscenza, non è ancora disponibile una classificazione che tenga conto di tutte le complesse variabili anatomiche e cliniche relative alle rotture della cuffia dei rotatori. Tale assenza è spesso motivo di confusione tra le figure sanitarie che approcciano i pazienti affetti da questa patologia. In questo capitolo cercheremo di elencare e chiarire il ruolo delle classificazioni più usate. Mentre molti studi epidemiologici ed eziopatogenetici sono stati condotti nell’ultima decade, un minor numero di studi è stato effettuato per quantificare le alterazioni istopatologiche delle rotture tendinee. Nel 2001, Riley et al., dopo aver analizzato 118 pazienti con rottura del tendine sovraspinato, hanno proposto una scala di 4 gradi basata sull’organizzazione dei fasci di fibre, l’aspetto dei nuclei dei tenociti e il grado di ialinizzazione ( TAB. 1). In quest’ambito sono presenti altre due classificazioni in letteratura: il Movin Score e il Bonar Score ( TAB. 2). Queste due scale sono state originariamente sviluppate rispettivamente per il tendine d’Achille e per il tendine rotuleo, ma recentemente sono state modificate e validate per i tendini della cuffia dei rotatori. Lo e Burkhart hanno invece descritto una classificazione 52 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Tabella 1. Classificazione istopatologica della degenerazione della cuffia dei rotatori secondo Riley Grado Grado 1 Tendine normale Organizzazione dei fasci di fibre I fasci di fibre sono ben orientati con un andamento ondulato. Le singole fibre sono facilmente distinguibili all’interno del fascio. Nuclei dei tenociti I nuclei sono allungati con un pattern della cromatina non riconoscibile. I nuclei si dispongono con il loro asse parallelo ai fasci di fibre collagene. Grado di ialinizzazione No ialinizzazione Grado 2 Le fibre collagene Degenerazione sono relativamente lieve ben allineate ma l’ondulazione è irregolare. I nuclei delle cellule No ialinizzazione sono più corti ma ancora ovali. Può essere osservata una colorazione più scura della cromatina. I nuclei sono spesso disposti in corte catene che hanno un aspetto a fila indiana. Grado 3 Perdita di orientaDegenerazione mento delle fibre moderata collagene. I nuclei delle cellule sono tondi od ovali e spesso aumentati di numero. C’è una perdita dell’orientamento dei nuclei in relazione ai fasci di fibre collagene. La cromatina ha una colorazione scura. Grado 4 Completa perdita Degenerazione dell’orientamento severa dei fasci di fibre collagene. I nuclei sono ridotti in Diffusa numero, piccoli, scuri e ialinizzazione tondeggianti. con un aspetto omogeneo. Moderata ialinizzazione, aree di colorazione eosinofila omogenea con preparazione all’ematossilina/ eosina. Fonte: per gentile concessione di Riley et al., 2001 [1]. morfologica per la rottura dei tendini della cuffia basata sulle osservazioni artroscopiche ( FIG. 1). Le lesioni tendinee sono classificate in quattro categorie: forma a mezzaluna, forma a U, forma a L e rotture massive, retratte e immobili. Questa classificazione aiuta il chirurgo a comprendere le caratteristiche della lesione e a ripararla [2]. Classificazioni delle rotture della cuffia dei rotatori 53 Tabella 2. Classificazione istopatologica della tendinopatia della cuffia dei rotatori secondo Bonar Grado Tenociti Grado 0 Nuclei modestamente allungati senza evidente citoplasma alla microscopia ottica. Grado 1 I nuclei diventano di forma più ovoidale o rotondeggiante senza cospicuo citoplasma. Grado 2 I nuclei sono circolari, leggermente allargati e una piccola quantità di citoplasma diventa visibile. Grado 3 I nuclei sono rotondi, larghi con abbondante citoplasma e la formazione di una lacuna (cambiamento condroide). Quantità di sostanza Assenza di sostanza colorabile. Collagene Collagene disposto in fasci strettamente coesivi e ben demarcati con un pattern di polarizzazione netto, denso, chiaro e omogeneo e con normale ondulazione. Mucina Diminuita polarizcolorabile zazione delle fibre: tra le fibre separazione delle ma fasci singole fibre con ancora in mantenimento della numero demarcazione dei discreto. fasci. Mucina Cambiamenti dei colorabile fasci: separazione tra le fibre delle fibre con percon perdita dita della demarcadi demarzione dei fasci dando cazione dei inizio all’espansione fasci. di tutto il tessuto e alla chiara perdita della normale polarizzazione. Abbondante Separazione mucina in demarcata delle fibre mezzo a scar- con completa perdita so collagene dell’architettura. colorabile. Vascolarizzazione Non cospicui vasi sanguigni che decorrono tra i fasci. Occasionali cluster di capillari, meno di uno per 10 campi ad alto ingrandimento. 1-2 cluster di capillari per 10 campi ad alto ingrandimento. Più di due cluster per 10 campi ad alto ingrandimento. Fonte: per gentile concessione di Cook et al., 2004 [3]. Kuhn et al. hanno identificato nove sistemi di classificazione per le lesioni della cuffia, che sono stati raccomandati per descrivere rotture tendinee parziali o a tutto spessore. Ognuno di questi sistemi è stato usato per valutare l’outcome dei vari trattamenti per rotture di tendini della cuffia. Gli autori hanno individuato 5 sistemi di classificazione affidabili: De54 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Figura 1. Classificazione morfologica della rottura dei tendini Figura 1 della cuffia dei rotatori secondo Lo e Burkhart A B C D A Forma a mezzaluna. B Forma a U. C Forma a L. D Rottura massiva. Tendine sovraspinato (SS); tendine infraspinato (IS); intervallo dei rotatori (RI); tendine sottoscapolare (Sub); legamento coraco-omerale (CHL). Fonte: per gentile concessione di Lo, Burkhart, 2003 [4]. Orio (1984), Ellman (1995), Harryman (1991), Patte (1990) e Wolfgang (1974). Tra le classificazioni morfologiche per rotture tendinee parziali citiamo quella di Ellman. Questa è stata la prima classificazione ad essere divulgata per le rotture parziali ed è basata su riscontri intraoperatori. In questo sistema, una rottura di grado 1 è profonda <3 mm, una rottura di grado 2 è profonda Classificazioni delle rotture della cuffia dei rotatori 55 3-6 mm ma non si estende per più della metà dello spessore del tendine e una rottura di grado 3 è profonda >6 mm. Sebbene non vi siano studi che ne confermino l’affidabilità, questo sistema è usato da molti per decidere il tipo di trattamento chirurgico. Snyder ha invece elaborato una classificazione più dettagliata per le rotture tendinee parziali. Il suo sistema non è stato però validato a causa delle valutazioni sull’affidabilità. Più recentemente Habermeyer et al. hanno sviluppato una nuova classificazione artroscopica per le rotture del tendine sopraspinato, poi comparata con la classificazione di Snyder e di Ellman. Queste ultime due non descrivono l’estensione della rottura tendinea parziale nei piani trasversale e coronale in correlazione con l’eziologia morfopatologica. Il sistema di Habermeyer include una gradazione dello spessore della rottura parziale sul lato articolare come fanno Snyder ed Ellman, ma include anche una classificazione dell’estensione della rottura e della localizzazione sul piano sagittale. Benché questo sistema sembri più completo dei precedenti, è ancora una volta una classificazione artroscopica, che ne limita pertanto l’utilizzo. Molti parametri sono da considerarsi importanti per descrivere la rottura tendinea completa a carico della cuffia dei rotatori. Questi comprendono: le dimensioni, il numero di tendini coinvolti, la forma della lesione, la qualità del tessuto tendineo e la rilevazione di infiltrazione adiposa e di atrofia muscolare tramite TC/RMN. Tra i più comuni sistemi utilizzati, nessuno considera tutti insieme questi fattori. Tra i sistemi che valutano la dimensione della lesione, uno dei più comunemente utilizzati è quello sviluppato da De Orio e Cofield. Essi hanno classificato le rotture del tratto antero-posteriore del tendine, usurato dalla testa omerale, 56 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori misurandole nel corso dell’intervento chirurgico. Il sistema individua rotture piccole se sono <1 cm, medie se sono comprese tra 1 e 3 cm, massive se sono >5 cm di lunghezza. Bayne e Bateman hanno ideato un sistema simile ma meno comunemente utilizzato, in cui classificano le rotture di grado 1 se sono <1 cm dopo il debridement chirurgico, di grado 2 se sono di 1-3 cm dopo il debridement, di grado 3 se sono di 3-5 cm e di grado 4 se sono rotture globali. Le due classificazioni sono simili e possono esserte utilizzate in maniera interscambiabile. Il maggior limite è che non sono in 3 dimensioni e pertanto possono sovrastimare la difficoltà della riparazione. In aggiunta, queste non identificano quali tendini siano coinvolti. Inoltre, non sono presi in considerazione altri fattori importanti per la procedura chirurgica come la forma della lesione e l’infiltrazione adiposa. Nonostante quanto detto, la classificazione di DeOrio e Cofield è una delle più utilizzate nella letteratura ortopedica. Vi sono anche sistemi che tengono in considerazione il numero di tendini coinvolti. Tra queste troviamo la classificazione di Harryman attuata nel corso dell’intervento chirurgico. Lo stadio IA è una rottura parziale e lo stadio IB è una rottura completa e isolata del tendine sopraspinato. Lo stadio II include il sovraspinato e una porzione dell’infraspinato. Lo stadio III include interamente i tendini sovraspinato, infraspinato e sottoscapolare. Lo stadio IV è un’artropatia della cuffia dei rotatori. Questo sistema non è stato però validato. I sistemi di classificazione basati sul numero di tendini coinvolti, come quello di Harryman, sono importanti per predire l’estensione della procedura chirurgica necessaria alla riparazione della rottura, ma non differenziano il tipo di rottura o il metodo necessario per la riparazione. Classificazioni delle rotture della cuffia dei rotatori 57 Altra caratteristica di cui tener conto è la forma della lesione. Ellman e Gartsman hanno sviluppato un sistema di classificazione che prende in considerazione la natura tridimensionale delle lesioni dei tendini della cuffia dei rotatori. Le lesioni con forma a mezzaluna sono larghe (antero-posteriori) senza minima retrazione. Le rotture a L rovesciata e a L hanno una porzione del tendine lesionata dalla testa omerale che in seguito si estende medialmente nel tendine assumendo una forma a L o a L rovesciata. Le lesioni trapezoidali sono più larghe e prendono la forma di un trapezio. Le rotture massive sono più larghe e irreparabili. Questa classificazione è basata ancora una volta su quanto osservato nel corso dell’intervento chirurgico e, inoltre, non è stata validata. Un grande limite di ognuno di questi sistemi è che non possono essere usati nel preoperatorio per dare al paziente una prognosi per un outcome di successo. Il sistema di classificazione ideale, una volta validato, non dovrebbe soltanto descrivere e categorizzare il tipo di rottura, ma dovrebbe anche eventualmente essere usato per scegliere il tipo di chirurgia necessario per la riparazione e per dare al paziente un’idea di un eventuale outcome della procedura chirurgica. Dal momento che questi sistemi classificano la rottura solo durante l’atto chirurgico, non possono essere usati con proposito prognostico. È altrettanto vero che nessuna indagine di diagnostica per immagini sarebbe in grado di far apprezzare le caratteristiche e la qualità del tessuto tendineo così come è in grado di fare il chirurgo esperto nel corso dell’intervento. Burkhart ha sviluppato una classificazione geometrica basata sulla valutazione preoperatoria con la RMN. L’autore ha classificato il tipo di rottura in 4 forme e supposto che la forma sia correlata all’outcome. Dopo la misurazione della rottura sul 58 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori piano sagittale e coronale con la RMN, si possono distinguere quattro tipi di lesioni: XX tipo 1: la rottura è a forma di mezzaluna ed è relativamente corta nell’immagine coronale e larga in quella sagittale. XX tipo 2: la rottura è longitudinale (a forma di U o di L) ed è relativamente lunga nell’immagine coronale e stretta in quella sagittale. XX tipo 3: la rottura è massiva e contratta essendo lunga nell’immagine coronale e larga in quella sagittale. XX tipo 4: include rotture massive, artrosi glenomerale e riduzione della distanza glenomerale indicativa di un’artropatia della cuffia dei rotatori. Il vantaggio di questo sistema è che può essere usato prima dell’intervento chirurgico. Queste classificazioni sono affidabili soltanto nella configurazione del tipo di rottura. Sebbene aggiungano informazioni che possono aiutare la preparazione chirurgica (e la prognosi in quella di Burkhart), non danno però informazioni sulle dimensioni della rottura, la retrazione e la qualità del tendine. Sono state sviluppate anche classificazioni più complesse. Per esempio, il sistema di Patte ( FIG. 2) ha valutato diversi fattori individuando 5 principali categorie: (1) l’estensione della rottura tendinea, (2) la topografia della rottura sul piano sagittale, (3) la topografia della rottura sul piano frontale, (4) la topografia qualitativa dei muscoli dei tendini lacerati e (5) lo stato del capo lungo del bicipite, misurati con l’imaging preoperatorio. La classificazione di Patte ha una moderata adesione per la valutazione della retrazione tendinea in vari studi. È stato Classificazioni delle rotture della cuffia dei rotatori 59 Figura 2. Classificazione di Patte delle rotture della cuffia 1 2 3 Lo score di Patte valuta il grado di retrazione tendinea sul piano frontale della RMN. 1 Rottura completa con lieve retrazione tendinea. 2 Retrazione del tendine a livello della testa omerale. 3 Retrazione del tendine a livello della glenoid. Fonte: per gentile concessione di Patte, 1990 [5]. dimostrato che questo sistema permette anche una certa valutazione della prognosi a seguito della riparazione della cuffia. Non sono però presi in considerazione le dimensioni e la forma della lesione, la qualità tissutale e i tendini coinvolti. Snyder ha sviluppato una classificazione per descrivere l’estensione della lesione, la localizzazione e la dimensione. La localizzazione della rottura è classificata come articolare, bursale o completa. Le rotture parziali sono sottoclassificate: (0) normali, (1) minima irritazione superficiale bursale o sinoviale o minimo consumo capsulare, (2) consumo e rottura di alcune fibre dela cuffia in aggiunta a danno sinoviale capsulare o bursale, (3) danno da consumo più severo e frammentazione delle fibre tendinee che spesso coinvolge l’intero tendine della cuffia, generalmente <3 cm, (4) parziale e molto severa rottura tendinea della cuffia caratterizzata da una lesione considerevole e che comprende più di un tendine. Queste descrizioni sono maggiormente qualitative che quantitative e non hanno un’adeguata concordanza interosservatore. Le rotture complete 60 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori sono invece classificate: (C1) piccole complete rotture, con ampiezza di un foro, (C2) rottura moderata <2 cm che coinvolge solo un tendine senza retrazione, (C3) rottura larga e completa che coinvolge un intero tendine con una minima retrazione generalmente di 3-4 cm, (C4) rottura massiva della cuffia che coinvolge 2 o più tendini con retrazione associata e lesione dei tendini rimanenti. Questo sistema, come gli altri, non include tutti i fattori considerati importanti per una completa classificazione delle rotture tendinee della cuffia dei rotatori. Una buona classificazione dovrebbe invece dare solide informazioni riguardo al tipo di intervento chirurgico da eseguire, alle difficoltà e alla prognosi. È stato dimostrato che l’integrità della riparazione è correlata alle dimensioni preoperatorie della rottura e all’infiltrazione adiposa, valutabili con una RMN prima dell’intervento chirurgico. È stato anche dimostrato che l’infiltrazione adiposa e l’atrofia muscolare non migliorano dopo una riparazione strutturale di successo della cuffia e che la loro presenza è correlata con un peggiore outcome funzionale. Quindi, un sistema di classificazione completo per la rottura della cuffia dei rotatori dovrebbe includere informazioni sull’atrofia muscolare e sull’infiltrazione adiposa dei muscoli della cuffia. Ad esempio, Thomazeau ha elaborato una classificazione per il ventre muscolare del sovraspinato basandosi sulla porzione occupata dal muscolo nella fossa del sovraspinato nelle immagini oblique-sagittali T1 pesate in RMN. Nello stadio 1 il muscolo è normale o con una lieve atrofia, nello stadio 2 il muscolo presenta una moderata atrofia e nello stadio 3 il muscolo mostra una seria o severa atrofia. Anche Warner et al. hanno descritto una scala che classifica l’atrofia muscolare basandosi sulle immagini di risonanza magnetica sul piaClassificazioni delle rotture della cuffia dei rotatori 61 Figura 3. Classificazione dell’atrofia dei muscoli della cuffia dei rotatori secondo Warne Assente Lieve Moderata Severa La scala di Warner è basata sulla relazione del muscolo con una linea retta che connette la coracoide con la spina scapolare o la coracoide all’apice della scapola (per valutare il sovraspinato). Fonte: per gentile concessione di Wolfgang, 1974 [6]. no sagittale obliquo. Il sistema classifica l’atrofia sia del ventre muscolare del sovraspinato sia dell’infraspinato come assente, lieve, moderata o severa ( FIG. 3). Gli studi hanno mostrato che c’è una moderata concordanza interosservatore usando questo sistema. Goutallier ha invece introdotto una classificazione dell’infiltrazione adiposa del sovraspinato basata sulla presenza di strie lipidiche nel ventre muscolare usando immagini TC. Nello stadio 0 il muscolo è normale, nello stadio 1 il muscolo ha alcune strie lipidiche, nello stadio 2 l’infiltrazione adiposa è importante ma c’è ancora una maggior quantità di muscolo che di grasso, nello stadio 3 si riscontra un’uguale quantità di grasso e di muscolo e nello stadio 4 si rileva una maggiore presenza di grasso che di muscolo. Questo sistema di classificazione è spesso citato ma gli studi non hanno mostrato una buona concordanza interosservatore e non è stato ancora correlato all’oucome. Fuchs ha pubblicato una simile classificazione utilizzando la RMN ( FIG. 4). 62 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Figura 4. Scansioni in RMN che mostrano una degenerazione adiposa maggiore del 75% A B A Immagine coronale T2 pesata con degenerazione adiposa maggiore del 75% del muscolo infraspinato. B Immagine sagittale T1 pesata con degenerazione adiposa maggiore del 75% dell’infraspinato. Fonte: per gentile concessione di Davidson, Burkhart, 2010 [7]. Sulla base di quanto detto, per applicare adeguatamente i risultati degli studi alla pratica clinica, è necessaria una valutazione tramite uno studio standardizzato. Non è stato finora identificato un sistema di classificazione di uso corrente che includa tutti i fattori indispensabili per un’adeguata classificazione delle caratteristiche di una rottura tendinea a carico della cuffia dei rotatori. Quindi, è necessario un nuovo sistema che includa dimensioni della rottura, localizzazione, forma, retrazione e qualità tissutale e che dimostri avere un’affidabilità adeguata inter e intraosservatore [8]. Classificazione delle rotture irreparabili della cuffia dei rotatori È doveroso citare la classificazione di Castricini et al. [9] per le rotture irreparabili dei tendini della cuffia dei rotatori. Questo nuovo sistema di classificazione è basato sull’imaging preClassificazioni delle rotture della cuffia dei rotatori 63 operatorio e sull’osservazione intraoperatoria. È importante valutare la degenerazione adiposa nei tendini con una rottura riparabile (che predice il potenziale di guarigione) e viene utilizzato il segno “+” se la degenerazione è <50% o un segno “-” se la degenerazione è >50%. La rottura è definita irreparabile se la mobilizzazione tissutale intraoperatoria e le tecniche di rilasciamento non riescono a riportare il tendine fino alla sua sede di inserzione. Con questo sistema le condizioni di ogni tendine della cuffia sono descritte in termini di integrità/lesione e di possibilità di riparazione basata sul grado di degenerazione adiposa. I tendini sono numerati sequenzialmente: 1, sovraspinato; 2, infraspinato; 3, piccolo rotondo; 4, sottoscapolare. La descrizione della rottura è: grado 0, tendine intatto; se la rottura è riparabile con una guarigione potenzialmente buona (stadio I-II di Fuchs/stadio 0-II di Goutallier) viene attribuito un segno “+”; se la rottura è riparabile ma con una guarigione potenzialmente scarsa (stadio III di Fuchs/stadio III-IV di Goutallier) è attribuito un segno “-”; un tendine rotto e irreparabile è semplicemente indicato con il numero del tendine ( TAB. 3). Come già accennato, tale sistema di classificazione si basa sui riscontri oggettivi intraoperatori ( FIG. 5); questo sistema descrive la rottura della cuffia dei rotatori quando almeno un tendine è lesionato in maniera irreparabile e stima lo stato e l’healing potenziale degli altri tendini sulla base delle osservazioni intraoperatorie e dei riscontri derivanti dalla diagnostica per immagini preoperatoria (RMN). Una rottura della cuffia può essere considerata massiva quando sono coinvolti almeno due tendini o quando la lesione è >5cm; l’aggiunta dei dati relativi alla localizzazione può far parlare di rottura massiva posterosuperiore o anterosuperiore. 64 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Tabella 3. Alcuni tipici pattern di rotture irreparibili di tendini della cuffia dei rotatori Tipo di lesione 1, 2+ 1, 2 1, 2, 4+ 1, 4 1, 2- Caratteristiche della lesione Rottura irreparabile del sovraspinato, rottura riparabile dell’infraspinato con una guarigione potenzialmente buona Rottura irreparabile del sovraspinato e dell’infraspinato Rottura irreparabile del sovraspinato e dell’infraspinato, rottura riparabile del sottoscapolare con una guarigione potenzialmente buona Rottura irreparabile del sovraspinato e del sottoscapolare Rottura irreparabile del sovraspinato, rottura riparabile dell’infraspinato con una guarigione potenzialmente scarsa Fonte: per gentile concessione di Castricini et al., 2014 [9]. Figura 5. Rottura irreparabile del sovraspinato e dell’infraspinato (rottura 1, 2 secondo la classificazione proposta) Figura 5 Fonte: per gentile concessione di Castricini et al., 2014 [9]. Classificazioni delle rotture della cuffia dei rotatori 65 Le rotture massive sono più complesse da trattare rispetto a quelle più piccole e l’outcome è meno prevedibile. Le rotture massive possono essere irreparabili quando la retrazione tissutale ha reso l’unità muscolo-tendinea rigida e poco mobile. La maggiore limitazione di questa classificazione sta nel fatto che è basata su osservazioni intraoperatorie dal momento che la valutazione della plasticità tissutale residua e della direzione della retrazione tendinea non sono oggi possibili nel preoperatorio. Un’altra limitazione consiste nel fatto che le rotture associate devono essere descritte separatamente. Ad ogni modo, tale sistema può contribuire allo sviluppo di un più esaustivo e riproducibile modello di classificazione. La classificazione geometrica di Burkhart Nel 1944 McLaughlin descrisse le lesioni della cuffia suddividendole in: (1) rotture trasversali, (2) rotture verticali e (3) rotture retratte. La classificazione geometrica di Burkhart condivide delle caratteristiche comuni con quella di McLaughlin. Però il sistema di McLaughlin non fu largamente adottato. Le più recenti classificazioni per rottura della cuffia spesso descrivono solo una dimensione della rottura tendinea o il numero di tendini lesionati. Queste non hanno perciò lo stesso vantaggio delle informazioni tridimensionali sul tipo di rottura tendinea, che sono ottenute attraverso una RMN preoperatoria o all’artroscopia, per poter decidere il trattamento più idoneo. Come ricordato, DeOrio e Cofield hanno usato la lunghezza del maggiore diametro della lesione per ottenere 4 categorie: rottura piccola, media, larga e massiva. Ma si tratta di una descrizione monodimensionale. Il sistema di Harryman et al. e quello di Gerber et al. si basano invece solo sul numero di 66 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Tabella 4. Classificazione geometrica Tipo Descrizione RMN Trattamento preoperatoria Prognosi 1 Forma a mezzaluna Rottura corta e larga Riparazione end-to-bone Buona o eccellente 2 Longitudinale (L o U) Rottura lunga e stretta Convergenza dei margini Buona o eccellente 3 Massiva contratta Lunga e larga >2 × 2 cm Scorrimenti a Ragionevole intervallo o ripara- o buona zione parziale 4 Artropatia della cuffia dei rotatori Artropatia della cuffia Artroplastica Ragionevole o buona Fonte: per gentile concessione di Davidson, Burkhart, 2010 [7]. tendini lesionati. Questi sistemi non differenziano il tipo di rottura o il metodo necessario per la riparazione. Discorso differente può essere fatto per la classificazione geometrica. Questa distingue 4 tipi di rottura ( TAB. 4). Il tipo 1 comprende rotture a forma di mezzaluna che sono relativamente corte e larghe ( FIGG. 6,7) La lunghezza mediale-laterale di questa rottura è minore di quella antero-posteriore. La riparazione di questo tipo di lesione viene generalmente eseguita fissando direttamente il tendine sull’osso (riparazione end-to-bone). Il tipo di lesione può essere determinato attraverso una RMN preoperatoria che mostra una lesione con una lunghezza coronale minore o uguale alla larghezza della rottura sul piano sagittale e una lunghezza <2 cm è generalmente indice di una lesione a forma di mezzaluna e di necessità di una riparazione end-to-bone. Il tipo 2 comprende lesioni longitudinali (forma a U e a L) che sono relativamente lunghe e strette ( FIGG. 8,9). La lunghezza mediale-laterale di queste rotture è maggiore rispetto Classificazioni delle rotture della cuffia dei rotatori 67 Figura 6. Rottura di tipo 1: forma a mezzaluna A B A La rottura è corta e larga con una lunghezza mediale-laterale (L) minore della larghezza antero-posteriore (W). B La rottura a mezzaluna può essere generalmente riparata con tecnica end-to-bone (IS, infraspinato; SS, sovraspinato). Fonte: per gentile concessione di Davidson, Burkhart, 2010 [7]. Figura 7. Esempio clinico di rottura di tipo 1 alla RMN Lunghezza massima coronale (sinistra) minore della larghezza sagittale (destra). Fonte: per gentile concessione di Davidson, Burkhart, 2010 [7]. 68 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Figura 8. Rottura di tipo 2 (U e L) Figura 8 A C B A rottura longitudinale a forma di U (lunga e stretta). La lunghezza mediale-laterale (L) è maggiore della larghezza antero-posteriore (W). B, C Generalmente questo tipo di lesione può essere riparata con sutura longitudinale. IS, infraspinato; SS, sovraspinato. Fonte: per gentile concessione di Davidson, Burkhart, 2010 [7]. Figura 9. Rottura longitudinale di tipo 2 a forma di L A B C A Questa rottura è lunga e stretta. La lunghezza (L) è maggiore della larghezza (W). B, C Questa rottura può generalmente essere riparata con sutura longitudinale con ancore laterali. IS, infraspinato; SS, sovraspinato; RI, intervallo dei rotatori; Sub, sottoscapolare; CHL, legamento coraco-omerale. Fonte: per gentile concessione di Davidson, Burkhart, 2010 [7]. Classificazioni delle rotture della cuffia dei rotatori 69 Figura 10 Figura 10. Esempio clinico di lesione di tipo 2 La rottura longitudinale alla RMN ha una lunghezza massima coronale (sinistra) della larghezza sagittale (destra). maggiore Fonte: per gentile concessione di Davidson, Burkhart, 2010 [7]. alla lunghezza antero-posteriore. Queste lesioni possono generalmente essere riparate con una sutura longitudinale dei margini (tecnica side-to-side/margin convergence) cosicché i margini convergenti possano poi essere ancorati all’osso. L’im magine alla RMN mostra una lunghezza della rottura sul pia no coronale maggiore della larghezza sagittale e quest’ultima, quando <2 cm, predice una rottura longitudinale ( FIG. 10). Il tipo 3 comprende lesioni massive retratte lunghe e larghe ( FIGG. 11,12). Queste sono troppo lunghe per poter fissare direttamente il tendine sull’osso e troppo larghe per poter ac costare i margini longitudinalmente. Per questo tipo di lesione sono necessarie altre tecniche chirurgiche come scorrimenti a intervalli e riparazioni parziali. Le immagini di RMN mostrano una lesione con una lunghezza massima ≥2 cm sul piano coronale e una larghezza massima ≥2 cm sul piano sagittale che in più del 75% dei casi richiede una riparazione con 70 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Figura 11 Figura 11. Esempio clinico di lesione di tipo 3 Rottura massiva retratta alla RMN, con una lunghezza massima coronale (sinistra) e una lunghezza massima sagittale (destra) entrambe >2 cm. Fonte:Figura per4gentile concessione di Davidson, Burkhart, 2010 [7]. scorrimenti a intervalli o una riparazione parziale. In maniera simile, quando l’immagine alla RMN mostra una lesione massima ≥3 cm sul piano coronale e una lesione massima ≥3 cm sul piano sagittale è necessaria in tutti i casi una riparazione con scorrimenti a intervalli o una riparazione parziale. Il tipo 4 comprende lesioni indicative di un’artropatia del la cuffia dei rotatori associate a un’artrosi glenomerale significativa e ad una completa perdita dello spazio acromiomerale ( FIG. 13). Queste rotture sono irreparabili con tecniche artroscopiche o open e quando vengono trattate chirurgicamente richiedono un’artroplastica. La classificazione geometrica può pertanto aiutare i chirurghi ortopedici a comunicare tra loro riguardo rotture dei tendini sovraspinato, infraspinato e piccolo rotondo basandosi sull’identificazione dei diversi modelli di lesione. Questo sistema costituisce un’importante guida per il trattamento e la prognosi per ogni tipo di rottura. Poiché la classificazione geometrica Classificazioni delle rotture della cuffia dei rotatori 71 Figura 12. Lesione di tipo 3 Figura 12 A B C D E A Tipo 3, rottura massiva retratta lunga e larga. Le riparazioni end-to-bone o side-to-side non sono possibili. Spesso sono richiesti scivolamenti a intervalli. B I tendini vengono liberati anteriormente e posteriormente. C Dopo la liberazione, c’è una maggiore mobilità tissutale. D Il sovraspinato può essere ancorato sul letto osseo. E Il difetto posteriore è chiuso con una sutura longitudinale. Fonte: per gentile concessione di Davidson, Burkhart, 2010 [7]. utilizza la RMN preoperatoria, questa può essere usata dal chirurgo per prendere decisioni preoperatorie e consigliare il paziente. Per un uso più semplice e pratico, questa classificazione non tiene però conto di numerose comorbidità come la rottura del tendine sottoscapolare, la rottura o l’instabilità del tendine del bicipite, la rottura della glena, la degenerazione o l’instabilità glenomerale, la patologia articolare acromioclavicolare o la degenerazione adiposa della cuffia. Queste condizioni andrebbero considerate nel trattamento delle patologie a carico della spalla e possono essere considerate separatamente [7]. 72 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Figura 13 Figura 13. Radiografia della lesione di tipo 4 Si riscontra una degenerazione all’ultimo stadio dell’articolazione glenomerale Fonte: per gentile concessione di Davidson, Burkhart, 2010 [7]. Riferimenti bibliografici 1 Riley GP, Goddard MJ, Hazleman BL. Histopathologicak assessment and patho- logical significance of matrix degeneration in supraspinatus tendons. 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A review of rotator cuff classifications in current use” Shoulder Concepts 2013. 9 Castricini R, De Benedetto M, Orlando N, Gervasi E, Castagna A. Irreparable rotator cuff tears: a novel classification system. Musculoskelet Surg 2014 Mar 23. [Epub ahead of print]. 74 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori SEZIONE 2 Test clinici Le lesioni della cuffia dei rotatori sono causa comune di dolore e disabilità funzionale della spalla, con impatto significativo sulla qualità di vita dei pazienti. La storia clinica e l’esame obiettivo sono dirimenti [1]. Benché molti test siano stati descritti per la valutazione clinica della spalla, questi dovrebbero essere applicati in modo selettivo, in base al sospetto clinico. Prioritaria, infatti, è la valutazione della perdita del range di movimento attivo e passivo, l’arco di movimento doloroso, il trofismo muscolare, il deficit di forza e le eventuali tumefazioni [2]. In letteratura, non vi è consenso riguardo i criteri diagnostici e la validità dell’esame obiettivo di pazienti con dolore alla spalla da patologia della cuffia dei rotatori [3, 4], nonostante molti lavori siano stati pubblicati al riguardo. Presentiamo di seguito i diversi test clinici, suddivisi per tendine sovraspinoso ( TAB. 1), tendine sottospinoso ( TAB. 2) e tendine sottoscapolare ( TAB. 3). Tendine sovraspinoso Test di Jobe. Con il braccio del paziente abdotto a 90° sul piano orizzontale, i pollici rivolti verso il pavimento, l’esaminatore spinge il braccio del paziente verso il basso e contestualmente chiede al paziente di opporre resistenza applicando un movimento verso l’alto. Il test è positivo se seguito da dolore o deficit di forza. Quando si usa il deficit di forza quale criterio di positività del test, buona sensibilità (77-95%), valore predittiTest clinici 77 Tabella 1. Test per il tendine sovraspinato Test Autore Risposta Sensibilità Specificità PPV % % % Test di Jobe Noel et al., 1989 [5] Deficit di forza Test di Jobe 95 65 86 85 85 Itoi et al., 1999 [6] 77 68 44 90 70 Itoi et al., 2006 [7] 87 43 79 67 79 Leroux et al., 1995 [8] 79 67 56 85 73 Kim et al., 2006 [9] 76 71 92 51 69 Kelly et al., 2010 [10] 89 60 63 55 Itoi et al., 2006 [7] 78 40 Leroux et al., 1995 [8] 86 50 96 22 Kim et al., 2006 [9] 94 46 46 94 62 Kelly et al., 2010 [10] 80 60 81 58 73 77 74 49 91 75 Itoi et al., 2006 [7] 83 53 Kim et al., 2006 [9] 77 68 Kelly et al., 2010 [10] 45 75 66 64 Itoi et al., 2006 [7] 80 50 Kim et al., 2006 [9] 71 68 Kelly et al., 2010 [10] 34 25 Itoi et al., 1999 [6] Full Can Itoi et al., Test 1999 [6] Full Can Itoi et al., Test 1999 [6] 78 NPV Accuratezza % Dolore Deficit di forza Dolore 53 31 82 57 71 78 54 86 71 49 37 85 64 74 52 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori 91 69 33 Tabella 2. Test per il tendine sottospinato Test Autore Risposta Sensibilità Specificità PPV NPV Accuratezza % % % % Test di Patte Itoi et al., 2006 [7] Deficit di forza Test di Patte 84 53 Kelly et al., 2010 [10] 52 67 Leroux et al., 1995 [8] 83 61 54 54 Kelly et al., 2010 [10] 34 100 Leroux et al., 1995 [8] 92 30 29 93 70 100 100 56 78 Castoldi et al., 2009 [12] 12 98 73 73 73 Walch et al., 1998 [13] 98 98 Bak et al., 2010 [14] 45 91 87 57 65 Miller et al., 2008 [15] 46 94 77 78 Hertel et al., 1996 [11] 21 100 99 32 43 Bak et al., 2010 [14] 45 70 65 50 56 Miller et al., 2008 [15] 73 77 61 85 55 73 81 43 Itoi et al., 2006 [7] External Hertel et Rotation al., 1996 Lag Sign [11] Drop Sign Atrofia Litaker et del al., 2000 sottospi- [16] noso Test clinici Dolore 53 21 97 42 79 Tabella 3. Test per il tendine sottoscapolare Test Autore Risposta Sensibilità Specificità PPV NPV Accuratezza % % % % Lift-off Test Itoi et al., 2006 [7] Deficit di forza Internal Rotation Lag Sign 79 59 Leroux et al., 1995 [8] 0 61 0 88 Barth et al., 2006 [17] 18 100 100 77 78 97 96 96 56 Itoi et al., 2006 [7] Dolore 46 69 Hertel et al., 1996 [11] Deficit di forza 97 96 Scheibel et al., 2005 [18] 75 Rigsby et al., 2010 [19] 98 94 Bak et al., 2010 [14] 31 87 75 50 Miller et al., 2008 [15] 100 84 28 100 Belly Barth et Press Test al., 2006 [17] 40 98 89 80 81 Scheibel et al., 2005 [18] 38 Rigsby et al., 2010 [19] 88 97 Napoleon Barth et Test al., 2006 [17] 25 98 83 76 77 Scheibel et al., 2005 [18] 69 Rigsby et al., 2010 [19] 98 80 97 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori vo negativo, VPN (85-90%) e accuratezza (70-85%) sono stati dimostrati con specificità minore (65-68%). Utilizzando il dolore quale criterio di positività del test, sensibilità, specificità e accuratezza si riducono. C’è anche una debole correlazione fra il grado di positività del test e l’estensione della lesione. Pertanto, il deficit di forza è un criterio di positività del test migliore rispetto al dolore. Full Can Test. Si esegue con le braccia del paziente abdotte a 90° sul piano orizzontale, ruotate esternamente a 45°, con i pollici rivolti in alto. Il test è positivo se la pressione dell’esaminatore rivolta verso il basso evoca dolore o deficit di forza. Tale test presenta scarsa accuratezza diagnostica. Tendine sottospinoso Test di Patte. Valuta la forza in rotazione esterna con il braccio posto in flessione anteriore a 90°. L’esaminatore sostiene il gomito del paziente posto in flessione anteriore a 90° rispetto al piano della scapola e chiede al paziente di ruotare il braccio lateralmente, contro resistenza. Questo test è poco accurato. External Rotation Lag Sign (ERLS). Si esegue con il paziente seduto e l’esaminatore alle spalle. L’esaminatore flette passivamente il gomito a 90°, pone la spalla in elevazione e massima rotazione esterna e sostiene il polso e il gomito. Si chiede al paziente di mantenere in modo attivo la posizione mentre l’esaminatore lascia la presa al polso. Il test è positivo in caso di caduta del braccio. Il test ha evidenziato valori di specificità fra 91 e 98% e buona accuratezza diagnostica. Drop Sign. Si esegue come il precedente, ponendo il braccio a 90° in elevazione rispetto al piano scapolare. Il test presenta elevata specificità. Test clinici 81 Atrofia del sottospinoso. Indicata dalla presenza di una concavità nella fossa infraspinata, in associazione a una prominenza della spina scapolare. Anche se tale reperto è strettamente associato a una lesione della cuffia dei rotatori, i valori di sensibilità e specificità sono 55% e 19%, rispettivamente. Tendine sottoscapolare Lift-off Test. Con la mano appoggiata al dorso (in sede medio-lombare), si chiede al paziente di ruotare la spalla allontanando la mano dal dorso. Il test è positivo se il paziente è incapace di allontanare la mano oppure se esegue il movimento estendendo il gomito o la spalla. Il Lift-off Test presenta alta specificità (85-100%) e minore sensibilità (59-62%). Internal Rotation Lag Sign (IRLS). Si esegue con l’esaminatore alle spalle del paziente. L’esaminatore pone il braccio affetto in massima rotazione interna, il gomito flesso a 90°, la spalla a 20° in elevazione e 20° in abduzione, e il dorso della mano appoggiato al tratto lombare del rachide fino a raggiungere la rotazione interna massima. A questo punto, l’esaminatore lascia il polso e chiede al paziente di mantenere in modo attivo la posizione. Il test è positivo se si forma un intervallo. L’IRLS presenta valori di sensibilità compresi fra 96% e 98% e 84% di specificità. Belly Press Test (BPT). Si esegue con il braccio lungo il tronco, il gomito flesso a 90°, la mano che spinge contro l’addome, in rotazione interna massima della spalla. Il test è positivo in caso di debolezza di esecuzione rispetto all’arto contro-laterale o se il paziente esegue il test estendendo il gomito e la spalla. La specificità del test è inferiore a quella del Lift-off. Napoleon Test. Si esegue come il test precedente, con la variante di spingere il polso, posto in estensione, contro lo stoma82 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori co. Il test è positivo se il paziente esegue il test flettendo il polso. La specificità e la sensibilità del test sono superiori all’80%. La valutazione clinica della spalla non è univoca. In caso di integrità della cuffia dei rotatori, vi è disaccordo circa la corretta posizione in cui esaminare i muscoli. In pazienti con lesione sospetta della cuffia dei rotatori, i test clinici non sono accurati nel differenziare i disturbi della cuffia dei rotatori rispetto ad altre patologie della spalla. Pertanto, altre informazioni inerenti il meccanismo di lesione, tipologia e insorgenza del dolore, e gli studi convenzionali radiografico e RMN forniscono dettagli aggiuntivi. Disordini del capo lungo del bicipite e impingement subacromiale devono essere posti in diagnosi differenziale. Spesso non è possibile eseguire tutti i test valutativi sopra citati. Livello di raccomandazione A Punti chiave Le manovre più affidabili e sensibili per la corretta valutazione delle lesioni della cuffia dei rotatori o eventuali deficit tendinei sono: XX Test di Jobe per il tendine sovraspinoso; XX Test di Patte per il tendine sottospinoso; XX Test Lift-off e Belly Press, in base al range di movimento, per il tendine sottoscapolare. Test clinici 83 Parole chiave di ricerca diagnostic accurancy, clinical test, physical examinations in combinazione con rotator cuff tears Riferimenti bibliografici 1 Papalia R, Franceschi F, Del Buono A, Maffulli N, Denaro V. Results of surgical management of symptomatic shoulders with partial thickness tears of the rotator cuff. Br Med Bull 2011;99:141-54. 2 Franceschi F, Papalia R, Del Buono A, Maffulli N, Denaro V. Repair of partial tears of the rotator cuff. Sports Med Arthrosc 2011;19(4):401-8. 3 Franceschi F, Papalia R, Palumbo A, Del Buono A, Maffulli N, Denaro V. Oper- ative management of partial- and full-thickness rotator cuff tears. Med Sport Sci 2012;57:100-13. 4 Hegedus EJ, Goode AP, Cook CE, Michener L, Myer CA, Myer DM et al. Which physical examination tests provide clinicians with the most value when examining the shoulder? Update of a systematic review with meta-analysis of individual tests. Br J Sports Med 2012;46(14):964-78. 5 Noel E, Walch G, Bochu M. [Jobe’s maneuver. Apropos of 227 cases]. Revue du Rhumatisme et des Maladies Osteo-articulaires. 1989;56(12):803-4. 6 Itoi E, Kido T, Sano A, Urayama M, Sato K. Which is more useful, the “full can test” or the “empty can test,” in detecting the torn supraspinatus tendon? Am J Sports Med 1999;27(1):65-8. 7 Itoi E, Minagawa H, Yamamoto N, Seki N, Abe H. Are pain location and phys- ical examinations useful in locating a tear site of the rotator cuff? Am J Sports Med 2006;34(2):256-64. 8 Leroux JL, Thomas E, Bonnel F, Blotman F. Diagnostic value of clinical tests for shoulder impingement syndrome. Rev Rhum Engl Ed 1995;62(6):423-8. 9 Kim E, Jeong HJ, Lee KW, Song JS. Interpreting positive signs of the su- praspinatus test in screening for torn rotator cuff. Acta Medica Okayama 2006;60(4):223-8. 10 Kelly SM, Brittle N, Allen GM. The value of physical tests for subacromial impinge- ment syndrome: a study of diagnostic accuracy. Clin Rehabil 2010;24(2):149-58. 11 Hertel R, Ballmer FT, Lombert SM, Gerber C. Lag signs in the diagnosis of rota- tor cuff rupture. J Shoulder Elbow Surg 1996;5(4):307-13. 12 Castoldi F, Blonna D, Hertel R. External rotation lag sign revisited: accu- 84 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori racy for diagnosis of full thickness supraspinatus tear. J Shoulder Elbow Surg 2009;18(4):529-34. 13 Walch G, Boulahia A, Calderone S, Robinson AH. The ‘dropping’ and ‘hornblow- er’s’ signs in evaluation of rotator-cuff tears. J Bone Joint Surg Br 1998;80(4):624-8. 14 Bak K, Sorensen AK, Jorgensen U, Nygaard M, Krarup AL, Thune C et al. The value of clinical tests in acute full-thickness tears of the supraspinatus tendon: does a subacromial lidocaine injection help in the clinical diagnosis? A prospective study. Arthroscopy 2010;26(6):734-42. 15 Miller CA, Forrester GA, Lewis JS. The validity of the lag signs in diagnosing full-thickness tears of the rotator cuff: a preliminary investigation. Arch Phys Med Rehabil 2008;89(6):1162-8. 16 Litaker D, Pioro M, El Bilbeisi H, Brems J. Returning to the bedside: using the history and physical examination to identify rotator cuff tears. J Am Geriatr Soc 2000;48(12):1633-7. 17 Barth JR, Burkhart SS, De Beer JF. The bear-hug test: a new and sensitive test for diagnosing a subscapularis tear. Arthroscopy 2006;22(10):1076-84. 18 Scheibel M, Magosch P, Pritsch M, Lichtenberg S, Habermeyer P. The bel- ly-off sign: a new clinical diagnostic sign for subscapularis lesions. Arthroscopy 2005;21(10):1229-35. 19 Rigsby R, Sitler M, Kelly JD. Subscapularis tendon integrity: an examination of shoulder index tests. J Athl Train 2010;45(4):404-6. Test clinici 85 Diagnosi strumentale delle rotture della cuffia dei rotatori Obiettivo di questo capitolo è stato valutare, attraverso l’analisi della letteratura, l’impatto delle differenti modalità diagnostiche nella rottura della cuffia dei rotatori (RCT). Si è cercato, inoltre, di rispondere alle seguenti domande-guida. Domanda 1. Dopo il sospetto clinico di RCT qual è l’imaging di scelta per stabilire la diagnosi? Domanda 2. C’è una tecnica di imaging raccomandata per migliorare l’accuratezza diagnostica della RCT? Domanda 3. Quali sono le informazioni rilevanti che potrebbero essere fornite da ogni modalità di imaging e che potrebbero dare un valore aggiunto per la successiva decisione terapeutica? Abilità diagnostiche delle diverse modalità di imaging nelle RCT Radiografia convenzionale (RX). Sebbene nella pratica clinica le radiografie siano le immagini radiologiche più frequentemente richieste per le lesioni della spalla, non esiste nessuna regola validata per il loro utilizzo nelle lesioni dei tessuti molli della spalla [1]. Tuttavia, vale la pena ricordare che i dati forniti da Oh et al. [2], applicando la metodica radiografica per studiare la correlazione tra le lesioni della cuffia dei rotatori e lo spessore acromiale nella forma heel-type, dimostrano che i raggi X hanno un ruolo utile ma indiretto nella diagnosi di 86 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori RCT, supplementare a quello di esclusione di altre possibili cause di dolore alla spalla. Ecografia (ECO). Secondo alcuni studi [3], l’accuratezza diagnostica dell’ecografia è buona e paragonabile a quella della risonanza magnetica convenzionale per identificare e quantificare le lesioni complete (a tutto spessore) della cuffia dei rotatori, benché ci siano risultati contrastanti circa il suo valore nelle RCT parziali. Anche Robb et al. [1], hanno riportato che l’ecografia è un valido strumento per la diagnosi di una RCT a tutto spessore; lo stesso è sostenuto da Dinnes et al. [4], per i quali, a fronte di una revisione sistematica su 38 studi di coorte, l’ecografia è risultata essere più precisa nell’individuazione di rotture a tutto spessore, mentre la sua sensibilità è risultata più bassa per il rilevamento di lesioni a spessore parziale. Ciò in accordo con Sipola et al. [5], che hanno riferito che vi è evidenza di livello III sulla non sufficiente affidabilità dell’ecografia nella distinzione tra una cuffia dei rotatori intatta e una lesione parziale, e con Smith et al. [6], che hanno descritto l’ecografia come una metodica radiologica appropriata per la valutazione delle RCT, con sensibilità e specificità accettabili, affermando che la sua accuratezza è superiore per il rilevamento delle lesioni a tutto spessore rispetto a quelle parziali. Ottenheijm et al. [7] hanno, invece, valutato l’accuratezza diagnostica degli ultrasuoni per la rilevazione di disordini subacromiali; gli outcome più comunemente riportati sono state le rotture a tutto spessore (22 studi, 1.843 partecipanti, 875 malati) e le rotture a spessore parziale (15 studi, 1.456 partecipanti, 344 malati). Hanno concluso, perciò, che l’accuratezza diagnostica dell’ecografia in pazienti con disturbi acuti resta ancora da stabilire, sottolineando come nota importante che raramente viene eseguita in contesti di assistenza primaria, Diagnosi strumentale delle rotture della cuffia dei rotatori 87 essendo pressoché esclusivamente riservata ai pazienti con disturbi cronici. È importante notare, infine, che un’evidenza di livello II è stata riportata per la bassa variabilità interosservatore dell’ecografia rispetto al rilevamento di RCT [8, 5]. Risonanza magnetica nucleare (RMN). Smith et al. [9] hanno valutato, tramite una revisione sistematica con metanalisi, l’accuratezza diagnostica della RMN nella diagnosi delle RCT nella popolazione adulta. Sono stati inclusi tutti gli studi di accuratezza diagnostica che hanno direttamente confrontato l’accuratezza della RMN (test indice) con reperti chirurgici sia a cielo aperto sia in artroscopia (test di riferimento) per la RCT e patologie della cuffia (sovraspinoso, sottospinoso, piccolo rotondo, sottoscapolare). Tale revisione, in cui sono stati ammessi tutti i disegni di studio, tra cui quelli trasversali o di coorte (retrospettivi o prospettici), gli studi caso-controllo e quelli randomizzati controllati, ha riportato che l’accuratezza diagnostica della RMN per la rilevazione delle RCT a tutto spessore è eccellente, mentre è più limitata per le rotture a spessore parziale. Una simile conclusione è stata riportata da Dinnes et al. [4], che hanno valutato 29 studi di coorte: per le lesioni a tutto spessore, la sensibilità e la specificità sono risultate piuttosto elevate in studi statisticamente non eterogenei, ma per la rilevazione di RCT a spessore parziale la sensibilità è risultata molto più bassa. Risonanza magnetica articolare (artro-RM). Uno studio prospettico su 38 pazienti ha mostrato che l’artro-RM ha una sensibilità di 0,50 e una specificità di 0,96 quando viene utilizzata per diagnosticare rotture a tutto spessore [10, 11]. Anche i risultati di sei studi sulla stessa metodica, ripor88 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori tati nella revisione di Dinner et al. [4], suggeriscono che l’artro-RM abbia una notevole accuratezza per il rilevamento delle RCT a tutto spessore, ma si rivela molto meno consistente per la rilevazione di lesioni a spessore parziale. Al contrario, il livello I di evidenza scientifica riportato in altri due studi [12, 7] ha descritto l’artro-RM come una metodica accurata per escludere lesioni parziali della cuffia dei rotatori. In conclusione, nonostante l’invasività dell’artro-RM, che limita la sua utilità rispetto alla RMN e all’ecografia, questa indagine potrebbe essere ancora considerata per la sua elevata sensibilità e specificità [3]. Nella comparazione della sensibilità e specificità dei diversi strumenti di imaging nella diagnosi di RCT è inclusa poca letteratura in base alla data di pubblicazione. La sensibilità e la specificità dell’ecografia e della RMN non si sono dimostrate significativamente differenti nella rilevazione di RCT parziali o a tutto spessore (livello di evidenza scientifica I), come riportato da Dinnes et al. [4], nella cui revisione di 38 studi di coorte non è emerso chiaramente se un’ecografia negativa potrebbe attendibilmente escludere la presenza di una rottura. Mentre una metanalisi di 29 studi di coorte sull’utilizzo della RMN per le RCT concludeva che è il test più importante per escludere una lesione a tutto spessore, Ardic et al. [13], hanno dimostrato che, nonostante l’alta sensibilità dell’ECO per la diagnosi di RCT (98,1%), la RMN è risultata superiore all’ecografia per l’identificazione di anomalie di molte strutture importanti della spalla come, ad esempio, una lesione del labbro glenoideo e un’ipertrofia o un versamento della borsa subacromiale. Sorprendentemente, nel 71% dei pazienti è stata Diagnosi strumentale delle rotture della cuffia dei rotatori 89 dimostrata alla RMN una rottura completa del sovraspinoso e, nel 44%, una rottura del labbro glenoideo, mentre l’ecografia non è stata in grado di rilevare in alcun paziente né le rotture del labbro glenoideo e della grande tuberosità omerale, né le erosioni posteriori. In conclusione, quindi, le immagini ecografiche e di RMN hanno un’elevata e comparabile accuratezza per identificare le RCT, ma la RMN è preferibile per escludere altre lesioni/patologie della spalla. Kelly e Fessell [14], invece, sebbene l’ECO e la RMN siano risultate equivalenti in termini di sensibilità/specificità, ritengono che sia più opportuno utilizzare gli ultrasuoni nella diagnosi delle rotture parziali. De Jesus et al. [12], inoltre, includendo 65 articoli nella loro metanalisi, hanno concluso che l’artro-RM è la metodica più sensibile e specifica per la diagnosi di entrambe le tipologie di RCT (complete e parziali). Infine, Lenza et al. [15] hanno condotto una revisione sistematica Cochrane, senza limiti di lingua e anno di pubblicazione, includendo tutti gli studi prospettici che hanno valutato l’accuratezza diagnostica della RMN, dell’artro-RM o dell’ecografia rispetto all’artroscopia o alla chirurgia a cielo aperto come standard di riferimento per la rilevazione di eventuali RCT (a spessore parziale o totale). Hanno poi concluso che la RMN, l’ecografia e l’artro-RM hanno una buona accuratezza diagnostica, che le prime due hanno simili prestazioni diagnostiche per il rilevamento di eventuali RCT e che entrambe hanno scarsa sensibilità per il rilevamento di rotture a spessore parziale, con sensibilità molto più bassa dell’ecografia rispetto alla RMN. La forza di evidenza per tutti i confronti in questa revisione sistematica risulta comunque limitata perché la maggior parte degli studi analizzati erano piccoli, eterogenei e 90 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori metodologicamente non corretti, in aggiunta al fatto che sono stati considerati pochi studi comparativi. Questa notevole eterogeneità osservata in termini di sensibilità e specificità delle immagini nella diagnosi di RCT, come riportato dagli stessi autori, può essere dovuta a diversi fattori, tra cui la variabilità dei criteri per considerare un test diagnostico positivo per entrambe le prove di indice e lo standard di riferimento (a causa di dettagli tecnici delle prove), le differenze nella selezione dei pazienti o il livello di esperienza del ricercatore. Le risposte alle domande-guida riguardanti la letteratura inclusa nel report sono state molto limitate. Domanda 1. Dopo il sospetto clinico di RCT qual è l’imaging di scelta per stabilire la diagnosi? Dinnes et al., nel 2003 [4], hanno riportato che l’evidenza sul prediligere un test (ecografia/RMN/artro-RM) rispetto a un altro è molto limitata. Robb et al. [1], nel 2009, hanno affermato che vi sono scarse evidenze per la diagnosi delle lesioni dei tessuti molli della spalla e che la maggior parte delle raccomandazioni si basa sul consenso dei team che stabiliscono le linee guida. È stato riportato, inoltre, che il ricorso alla diagnostica per immagini è utile dopo 6 settimane di sintomi indicativi di RCT e l’ecografia (combinata o meno con la radiografia convenzionale della spalla per determinare osteoartrite, anomalie ossee e la presenza/assenza di calcificazioni) è stata consigliata come la metodica di diagnostica per immagini più utile e conveniente per escludere una rottura della cuffia dei rotatori dopo una non responsività al trattamento conservativo. La risonanza magnetica della spalla, invece, è stata indicata quando l’affidabilità della metodica ecografica non è presente Diagnosi strumentale delle rotture della cuffia dei rotatori 91 o non è conclusiva; pertanto, deve essere utilizzata nei pazienti eleggibili per la riparazione chirurgica di una rottura della cuffia per valutare il grado di retrazione e di infiltrazione grassa dei tessuti atrofizzati [3]. Domanda 2. C’è una tecnica di imaging raccomandata per migliorare l’accuratezza diagnostica della RCT? A causa della scarsità di dati di letteratura disponibili, per la RMN sviluppata secondo l’EBM (Evidence-Based Medicine), ossia con l’impiego di moderni sistemi di potenza ad alto campo, gli autori raccomandano ulteriori studi per definire il protocollo ottimale da utilizzare [9]. La RMN con contrasto intra-articolare (artro-RM) è invece da considerare per escludere la presenza di lesione associata intra-articolare (ad esempio, SLAP) o di una parziale lesione della cuffia dei rotatori, ed è preferibile eseguirne una serie nella posizione di abduzione/ rotazione esterna (ABER, Abduction/ExtraRotation) per ottenere maggiori informazioni [3]. Nel 1996, Singson et al. [16] hanno condotto uno studio retrospettivo, randomizzato e in singolo cieco, che ha rivelato che la soppressione del grasso risulta più utile nella diagnosi di rotture parziali. Alla stessa conclusione sono giunti Ardic et al. [13] che, su 43 pazienti, hanno dimostrato una correlazione tra il quadro intra-operatorio e le immagini di RM T2 pesate con tecnica fast spin-echo con e senza soppressione di grasso, con una sensibilità del 100% per le rotture a tutto spessore, del 92% per le rotture parziali con soppressione del grasso e del 67% per le rotture parziali senza soppressione del grasso. Per quanto riguarda, infine, l’analisi ecografica ottimale della spalla, al fine di aumentare l’accuratezza dell’ecografia nel rilevare patologie della cuffia dei rotatori, è stato raccomandato l’uti- 92 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori lizzo di trasduttori lineari ad alta frequenza variabile, anziché di trasduttori curvi con frequenza pari a 7,5 o 5 MHz [13, 3]. Domanda 3. Quali sono le informazioni rilevanti che potrebbero essere fornite da ogni modalità di imaging e che potrebbero dare un valore aggiunto per la successiva decisione terapeutica? È evidente che gli specialisti medici necessitano di una varietà di quadri descrittivi inerenti le RCT, dal momento che esistono diversi tipi di rotture con diverso impatto sul trattamento conservativo e chirurgico [17]. Ma fino a che punto i rapporti di imaging forniscono al medico le informazioni nella pratica clinica quotidiana? Sono stati riportati pochissimi dati per quanto riguarda l’impatto terapeutico della metodica di imaging: nel 1999, Blanchard et al. [10] hanno confrontato l’impatto terapeutico della RMN con l’artro-RM della spalla nella diagnosi di RCT a tutto spessore attraverso uno studio trasversale, rilevando che la RMN ha portato a minimi cambiamenti in più nella gestione prevista (36%) rispetto all’artro-RM (25%), e che tale differenza non era statisticamente significativa. I risultati dell’artro-RM hanno avuto un minore impatto terapeutico rispetto a quelli della RMN anche in un altro studio, in cui è risultato che la RMN è da preferire al momento della riparazione di una RCT, in quanto fornisce informazioni utili sulle dimensioni delle brecce tendinee, sulla retrazione e conseguente atrofia con infiltrazione grassa del tessuto muscolare, informazioni che guiderebbero la corretta gestione terapeutica [3]. D’altra parte Ottenheijm et al. [7], consigliano fortemente di includere l’ecografia nel processo diagnostico per escludere o includere le lesioni a spessore completo o parziale e, in mi- Diagnosi strumentale delle rotture della cuffia dei rotatori 93 sura minore, per la diagnosi di tendinopatia, borsite subacromiale e tendinopatia calcifica, nell’intento di ottenere risultati che possano fungere da ausilio per le successive decisioni terapeutiche. Per valutare il rischio di bias è stato calcolato il punteggio AMSTAR per gli studi secondari e il punteggio QUADAS per gli studi primari. Il punteggio AMSTAR medio è risultato essere di 4,25 (in un range compreso tra 0 e 11). Tra gli articoli inclusi in questo report è presente anche una revisione sistematica Cochrane che ha ottenuto il punteggio AMSTAR più alto (10/11). Tuttavia, le più comuni fonti potenziali di bias sono state l’assenza della ricerca bibliografica nella letteratura grigia, l’assenza della valutazione del publication bias e il non aver preso in considerazione nelle conclusioni il rischio di bias degli studi considerati. Inoltre, non è stata valutata la possibilità della metanalisi in 3 revisioni sistematiche. Il punteggio QUADAS medio è risultato essere di 6,7 (in un range compreso tra 0 e 14). Tuttavia, le fonti potenziali di bias più comuni in questi studi primari sono risultate essere lo scorretto lasso temporale intercorso tra la somministrazione dei due test oggetto di studio e l’assenza di cecità rispetto ai risultati precedentemente valutati con il test di riferimento. Dopo aver esaminato la letteratura, possiamo segnalare che la scelta di un metodo di imaging avanzato, dopo la valutazione clinica, può essere basata sulle caratteristiche del paziente, come l’età e il sesso, la mancante risposta al trattamento non chirurgico, le informazioni cliniche, la disponibilità dell’imaging e il costo. Suggeriamo, dunque, di fare affidamento su una corretta valutazione (grazie a un’approfondita anamnesi e all’esame obiettivo) per raccomandare lo strumento di imaging da uti94 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori lizzare, per confermare l’evidenza clinica di un danno grave o per discernere l’esatta diagnosi quando essa appaia incerta. La grande differenza di costo tra la metodica ecografica e quella di RMN, unitamente ai vantaggi della prima in materia di disponibilità, trasferibilità, esecuzione dell’esame dinamico in tempo reale, sicurezza, possibilità di valutazione di impianti metallici e di esecuzione di procedure guidate per via percutanea, nonché l’impraticabilità della risonanza nei casi di claustrofobia o di mancanza di assicurazione sanitaria o economica, oltre all’evidenza attuale dell’accuratezza dell’ecografia nella rilevazione delle RCT, ci suggeriscono che essa possa essere utilizzata come esame di primo livello dopo la valutazione clinica se si sospetta un’importante RCT. Tuttavia, dal momento che l’ecografia è una tecnica operatore-dipendente, la sua esecuzione è condizionata dalle competenze dell’operatore nell’uso di apparecchiature con una sufficiente risoluzione. D’altra parte, la preferenza della RMN rispetto all’ecografia potrebbe essere basata sulla capacità della prima di descrivere accuratamente l’atrofia muscolare delle spalle con RCT, il cercine glenoideo, la capsula articolare, la cartilagine articolare, i muscoli e le ossa circostanti, che potrebbero risultare importanti per le modifiche morfologiche influenzanti la sintomatologia, il trattamento e la prognosi della condizione morbosa [13]. Come tale, la RMN sarebbe una scelta migliore rispetto all’ecografia per la rilevazione di rotture del cercine glenoideo, di erosioni ossee e di effusioni sinoviali, se sospettate durante la valutazione clinica; altrimenti, in considerazione dei problemi di costo-efficacia e dei valori di accuratezza simili a quelli dell’ecografia, la RMN potrebbe essere limitata ai pazienti presi Diagnosi strumentale delle rotture della cuffia dei rotatori 95 in considerazione per un intervento artroscopico o chirurgico. A ogni modo, per ottenere un’evidenza maggiormente conclusiva sulla migliore metodica di imaging per la diagnosi di RCT, sono necessari studi prospettici ampi e dotati di un buon disegno, un esame clinico appropriato e la possibilità di eseguire metodiche come l’ecografia e la RMN, da sole e/o in combinazione. Per quanto riguarda poi l’impatto terapeutico dell’imaging nelle RCT, nella pratica quotidiana i report di imaging riguardano prevalentemente la conferma del sospetto clinico di RCT piuttosto che fornire i dettagli e le classificazioni del tipo di rottura. Riteniamo, quindi, che tali informazioni abbiano un impatto sulle scelte terapeutiche e sulla prognosi a esse associata. Per essere in grado di ottenere l’utilità addizionale dell’imaging per scelte terapeutiche più appropriate e conseguenti outcome migliori, si suggerisce di includere nei report radiologici maggiori informazioni riguardanti le caratteristiche delle RCT, annoverando valide classificazioni specificamente basate su risultati radiologici [17, 18]. In caso contrario, il rischio delle metodiche di diagnostica per immagini potrebbe superare i benefici e la valutazione clinica da parte di esperti potrebbe essere la base di un ulteriore intervento, mentre le successive decisioni potrebbero essere prese intra-operatoriamente per ogni singolo caso. Per quanto riguarda, infine, le affermazioni riguardo i valori diagnostici (sensibilità e specificità) degli strumenti studiati, benché le informazioni provengano da revisioni sistematiche, possiamo considerare il livello di evidenza come moderato; infatti, gli studi inclusi, per la maggior parte, hanno un campione ridotto, sono eterogenei e con potenziali rischi di bias. 96 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Diagnosi strumentale delle rotture della cuffia dei rotatori 97 Revisione sistematica 20 studi (1.147 spalle) 44 studi (2.751 spalle in 2.710 pazienti) 62 studi (6.066 spalle in 6.007 pazienti) Lenza et al., 2013 [15] Smith et al., 2012 [9] Smith et al., 2011 [6] Revisione Ecografia nella sistematica determinazione con metanalisi di rotture della cuffia a tutto spessore o parziali Revisione RMN nel riconosistematica scimento di rotcon metanalisi ture della cuffia a tutto spessore o parziali RMN Artro-RM ECO Tecniche Tipo di studio di imaging N. di studi (casi) Autore Tabella 1. Letteratura esaminata - Rotture a spessore parziale: 0,84 - Rotture a tutto spessore: 0,96 - Rotture a spessore parziale: 0,80 - Rotture a tutto spessore: 0,91 - Qualsiasi rottura della cuffia: RMN 98% (6 studi, 347 spalle) ECO 91% (13 studi, 854 spalle) - Rotture a tutto spessore: RMN 94% (7studi, 368 spalle) Artro-RM 94% (3 studi, 183 spalle) ECO 92% (10 studi, 729 spalle) Sensibilità della tecnica - Rotture a spessore parziale: 0,89 - Rotture a tutto spessore: 0,93 - Rotture a spessore parziale: 0,95 - Rotture a tutto spessore: 0,97 - Qualsiasi rottura della cuffia: RMN 79% (6 studi, 347 spalle) ECO 85% (13 studi, 854 spalle) - Rotture a tutto spessore: RMN 93% (7 studi, 368 spalle) Artro-RM 92% (3 studi, 183 spalle) ECO 93% (10 studi, 729 spalle) Specificità della tecnica 98 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori N. di studi (casi) Revisione ECO sistematica RMN con metanalisi Artro-RM 65 studi De Jesus et al., 2009 [12] ECO RMN Artro-RM Revisione sistematica 67 studi Kelly e Fessell 2009 [14] Ecografia nella determinazione di disordini subacromiali Tecniche Tipo di studio di imaging Ottenheijm 44 studi: Revisione et al., - 22 riferiti a rottura sistematica 2010 [7] completa; con metanalisi - 15 riferiti a rottura parziale; - 3 a borsiti subacromiali; - 2 a tendinopatie; - 2 a tendiniti calcifiche Autore (Segue tabella 1) - Rotture a spessore parziale: 0,72 - Rotture a tutto spessore: 0,95 - Borsiti subacromiali: 0,79-0,81 - Tendinopatie: 0,67-0,93 -Tendiniti calcifiche: 1,00 - Rotture a spessore parziale: ECO 0,67; RMN 0,44 - Rotture a tutto spessore: ECO 0,87; RMN 0,89; Artro-RM 0,95 - Tutte le rotture: ECO 85,1 RMN 85,5 Artro-RM 91,7 - Rotture a spessore parziale: ECO 66,7 RMN 63,6 Artro-RM 85,9 - Rotture a tutto spessore: ECO 92,3 RMN 92,1 Artro-RM 95,4 Sensibilità della tecnica - Rotture a spessore parziale: 0,93 - Rotture a tutto spessore: 0,96 - Borsiti subacromiali: 0,94-0,98 - Tendinopatie: 0,88-1,00 - Tendiniti calcifiche: 0,85-0,98 - Rotture a spessore parziale: ECO 0,94; RMN 0,90 - Rotture a tutto spessore: ECO 0,96; RMN 0,93; Artro-RM 0,93 - Tutte le rotture: ECO 92 RM 90,4 Artro-RM 96,5 - Rotture a spessore parziale: ECO 93,5 RM 91,7 Artro-RM 96 - Rotture a tutto spessore: ECO 94,4 RMN 92,9 Artro-RM 98,9 Specificità della tecnica Diagnosi strumentale delle rotture della cuffia dei rotatori 99 Singson et al., 1996 [16] 177 immagini RM Studio retrospettivo randomizzato Studio trasversale Studio trasversale 59 spalle di 58 pazienti Ardic et al., 2006 [13] Blanchard 104 pazienti et al., 1999 [10] Revisione ECO sistematica RMN con metanalisi Artro-RM 10 studi di coorte Dinnes et al., 2003 [4] - Rotture a tutte spessore: RMN 81% Artro-RM 50% - Tutte le rotture: ECO 0,33-1,00 RM 0,83 Artro-RM 0,95 - Tutte le rotture del sovraspinato: ECO 98,1% test clinici per impingement 78,3% - Rotture complete: ECO 54,2% in sottostima vs RMN 71,2% (10 casi) - Rotture parziali: ECO 37,3% in sovrastima vs RMN 27,1% (6 casi) Sensibilità della tecnica - Tutte le rotture: ECO 0,43-1,00 RM 0,86 Artro-RM 0,93 - Tutte le rotture del sopraspinato: ECO 60% test clinici per impingement 50% Specificità della tecnica - Rotture a tutto spessore: RMN 78%; Artro-RM 96% RMN fast spin-echo - Rotture complete: - Tendini intatti: T2 pesate con sopcon soppressione del grasso 100%; entrambe le pressione del grasso senza soppressione del grasso metodiche 86% RMN fast spin-echo 100% T2 pesate senza sop- - Rotture parziali: pressione del grasso con soppressione del grasso 92% senza soppressione del grasso 67% RMN Artro-RM ECO RMN (comparati con i test clinici) Tecniche Tipo di studio di imaging N. di studi (casi) Autore Riguardo alle altre conclusioni, il livello di evidenza è limitato in quanto la gran parte degli studi è eterogenea e con potenziali rischi di bias. Punti chiave XX Un’anamnesi completa e un esame obiettivo dettagliato contribuiscono a una corretta selezione dell’imaging più appropriato per una diagnosi accurata. XX La RMN o l’ecografia possono confermare una possibile rottura a tutto spessore; tuttavia, se un paziente ha un dispositivo impiantabile che non permette l’esecuzione della RMN, la radiografia convenzionale deve essere considerata come una valida alternativa. XX Allo stato attuale, è tuttora controverso quale sia l’approccio più preciso, conveniente, opportuno o meno invasivo per la diagnosi di una RCT completa o parziale. XX Il miglior test di imaging si basa su diversi fattori quali: la sensibilità e la specificità attesa di un test, l’esperienza dell’operatore nella realizzazione e nell’interpretazione dello studio, la disponibilità tempestiva di un test, il costo e le controindicazioni dello stesso per il paziente. Parole chiave di ricerca randomised controlled trials e systematic reviews, rotator cuff tears in combinazione con imaging o X ray o ultrasound o magnetic resonance o radiological diagnosis 100 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Riferimenti bibliografici 1 Robb G, Arroll B, Reid D, Goodyear-Smith F. Summary of an evidence-based guideline on soft tissue shoulder injuries and related disorders-Part 1: Assessment. J Prim Health Care 2009 Mar;1(1):36-41. 2 Oh JH, Kim JY, Lee HK, Choi JA. Classification and clinical significance of ac- romial spur in rotator cuff tear: heel-type spur and rotator cuff tear. Clin Orthop Relat Res 2010 Jun;468(6):1542-50. 3 Diercks R, Bron C, Dorrestijn O, Meskers C, Naber R, de Ruiter T, Willems J, Winters J, van der Woude HJ. Guideline for diagnosis and treatment of subacromial pain syndrome: a multidisciplinary review by the Dutch Orthopaedic Association. Acta Orthop 2014 Jun;85(3):314-22. 4 Dinnes J, Loveman E, McIntyre L, Waugh N. The effectiveness of diagnostic tests for the assessment of shoulder pain due to soft tissue disorders: a systematic review. Health Technol Assess 2003;7(29):iii, 1-166. 5 Sipola P, Niemitukia L, Kroger H, Hofling I, Vaatainen U. Detection and quan- tification of rotator cuff tears with ultrasonography and magnetic resonance imaging – a prospective study in 77 consecutive patients with a surgical reference. Ultrasound Med Biol 2010 Dec;36(12):1981-9. 6 Smith TO, Back T, Toms AP, Hing CB. Diagnostic accuracy of ultrasound for rotator cuff tears in adults: a systematic review and meta-analysis. Clin Radiol 2011 Nov;66(11):1036-48. 7 Ottenheijm RP, Jansen MJ, Staal JB, van den Bruel A, Weijers RE, de Bie RA, Dinant GJ. Accuracy of diagnostic ultrasound in patients with suspected subacromial disorders: a systematic review and meta-analysis. Arch Phys Med Rehabil 2010 Oct;91(10):1616-25. 8 Rutten M J, Jager G J, Kiemeney L A. Ultrasound detection of rotator cuff tears: Observer agreement related to increasing experience. Am J Roentgenol 2010 Dec;195(6):W440-6. 9 Smith TO, Daniell H, Geere JA, Toms AP, Hing CB. The diagnostic accuracy of MRI for the detection of partial- and full-thickness rotator cuff tears in adults. Magn Reson Imaging 2012 Apr;30(3):336-46. 10 Blanchard TK, Bearcroft PW, Constant CR, Griffin DR, Dixon AK. Diag- nostic and therapeutic impact of MRI and arthrography in the investigation of full-thickness rotator cuff tears. Eur Radiol 1999;9(4):638-42. 11 Oh CH, Schweitzer ME, Spetteil CM. Internal derangements of the shoulder de- cision tree and cost-effectiveness analysis of conventional arthrography conventional MRI, and MR arthrography. Skeletal Radiol 1999 Dec;28(12):670-8. 12 de Jesus JO, Parker L, Frangos AJ, Nazarian LN. Accuracy of MRI, MR arthrog- Diagnosi strumentale delle rotture della cuffia dei rotatori 101 raphy, and ultrasound in the diagnosis of rotator cuff tears: a meta-analysis. Am J Roentgenol 2009 Jun;192(6):1701-7. 13 Ardic F, Kahraman Y, Kacar M, Kahraman MC, Findikoglu G, Yorgancioglu ZR. Shoulder impingement syndrome: relationships between clinical, functional, and radiologic findings. Am J Phys Med Rehabil 2006 Jan;85(1):53-60. 14 Kelly AM, Fessell D. Ultrasound compared with magnetic resonance imaging for the diagnosis of rotator cuff tears: a critically appraised topic. Semin Roentgenol 2009 Jul;44(3):196-200. 15 Lenza M, Buchbinder R, Takwoingi Y, Johnston RV, Hanchard NC, Faloppa F. Magnetic resonance imaging, magnetic resonance arthrography and ultrasonography for assessing rotator cuff tears in people with shoulder pain for whom surgery is being considered. Cochrane Database Syst Rev 2013 Sep 24;9:CD009020. 16 Singson RD, Hoang T, Dan S, Friedman M. MR evaluation of rotator cuff pa- thology using T2-weighted fast spin-echo technique with and without fat suppression. Am J Roentgenol 1996 May;166(5):1061-5. 17 Davidson J, Burkhart SS. The geometric classification of rotator cuff tears: a system linking tear pattern to treatment and prognosis. Arthroscopy 2010 Mar;26(3):417-24. 18 Hinsley H, Nicholls A, Daines M, Wallace G, Arden N, Carr A. Classification of rotator cuff tendinopathy using high definition ultrasound. Muscles Ligaments Tendons J 2014;4(3):391-7. 102 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Approccio riabilitativo alle rotture della cuffia dei rotatori Lo scopo di questo capitolo è quello di valutare l’efficacia dell’esercizio come primo approccio terapeutico nel trattamento dei pazienti con rottura della cuffia dei rotatori. Martins e Marziale [1] nel 2012 hanno valutato l’efficacia degli esercizi propriocettivi nel trattamento dei disturbi della cuffia dei rotatori in 18 infermieri partecipanti allo studio, i quali sono stati divisi in maniera random in due gruppi: nel gruppo 1 (di controllo, 9 soggetti), i pazienti sono stati sottoposti a esercizi di stretching e di rinforzo muscolare, seguiti da crioterapia alla spalla, mentre i pazienti del gruppo 2 (sperimentale, 9 soggetti), oltre ai suddetti trattamenti, sono stati sottoposti a stimoli propriocettivi. Per valutare gli outcome sono stati utilizzzati la misurazione del range di movimento (Range Of Motion, ROM) della spalla con un goniometro, il Western Ontario Rotator Cuff Index (WORC) per la determinazione della qualità della vita, l’Occupational Stress Indicator (OSI) e la Visual Numeric Scale (VNS) per il dolore. Una riduzione significativa (p <0,01) nei livelli di intensità dello stesso è stata osservata in entrambi i gruppi dopo la terapia fisica e riabilitativa. Tuttavia, non sono state osservate significative differenze tra i gruppi in uno qualsiasi dei domini, il che impedisce di determinare quale programma di trattamento sia stato il più efficace. Approccio riabilitativo alle rotture della cuffia dei rotatori 103 Nel 2013 Krischak et al. [2] hanno condotto uno studio prospettico controllato randomizzato confrontando la terapia occupazionale con gli esercizi eseguiti in regime domiciliare in 43 pazienti con rottura della cuffia dei rotatori. Ai 23 pazienti del gruppo di terapia occupazionale è stata prescritta una fisioterapia occupazionale con esercizi supervisionati (della durata di 8 settimane, a frequenza trisettimanale), mentre i 20 pazienti del gruppo di esercizi a domicilio hanno ricevuto un libretto illustrativo degli esercizi da effettuare, con istruzioni e dimostrazioni dettagliate. Dopo 2 mesi di terapia per entrambi i gruppi di trattamento, due terzi dei pazienti erano soggettivamente migliorati rispetto ai segni di impingement, mentre circa un terzo non aveva raggiunto un miglioramento o addirittura era peggiorato dopo la terapia. Il ROM di spalla era migliorato in entrambi i regimi di terapia, con più alti benefici nell’abduzione. I punteggi della Visual Analogue Scale (VAS) e del Constant-Murley Score (CMS) apparivano migliorati durante la terapia, senza favorire una delle due tipologie di intervento, mentre i valori medi dell’EuroQol (EQ-5D) erano lievemente migliori in favore del gruppo di esercizi domiciliari. Gli autori hanno dunque concluso che un programma di terapia a domicilio, sulla base di un libretto illustrativo con esercizi indipendenti, effettuato due volte al giorno, è comparabile alla terapia occupazionale nel trattamento conservativo delle rotture della cuffia dei rotatori. Per quanto riguarda, invece, il confronto tra management chirurgico ed esercizio terapeutico (ET), Moosmayer et al. [3], nel 2010, hanno incluso 103 pazienti in uno studio di confronto tra chirurgia (52 pazienti) e fisioterapia (PT) (51 pazienti) nel trattamento delle rotture di piccola e media dimensione della cuffia dei rotatori. 6 e 12 mesi dopo l’intervento le misure di 104 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori outcome sono state il Constant Score (CS), la sezione dell’American Shoulder and Elbow Surgeons (ASES) score sui resoconti personali forniti dai pazienti, la forma breve (SF-36) dell’Health Survey, misuranti i risultati in termini di dolore, forza e mobilità della spalla senza l’insorgenza del dolore, e grado di soddisfazione del paziente nei confronti del trattamento. In questo studio, per il trattamento chirurgico delle rotture della cuffia dei rotatori, sono stati registrati maggiori benefici dopo un anno in termini di outcome score rispetto alla fisioterapia, dimostrando una significatività statistica e clinica. 51 pazienti non trattati chirurgicamente hanno accettato il risultato ottenuto dalla fisioterapia come risultato finale, mentre 9 pazienti con insufficiente efficacia della fisioterapia sono stati trattati efficacemente con la chirurgia secondaria. Gli autori hanno dunque affermato che entrambi gli approcci potrebbero essere considerati per il trattamento a breve termine di pazienti con rotture della cuffia dei rotatori di piccole e medie dimensioni, ma che i risultati migliori potrebbero scaturire dopo la riparazione chirurgica primaria. D’altra parte, Kukkonen et al. [4], nel 2014, hanno sostenuto come primitivo approccio terapeutico alla rottura non traumatica della cuffia dei rotatori nei pazienti più anziani un regime conservativo. Nel loro studio, sono stati valutati 3 possibili regimi nel trattamento di 180 articolazioni della spalla con rottura atraumatica della cuffia dei rotatori, in 173 pazienti divisi con modalità random in tre gruppi: gruppo 1 (PT), gruppo 2 (acromioplastica e PT) e gruppo 3 (riparazione chirurgica, acromioplastica e PT), nei quali il protocollo di esercizi è stato standardizzato. Alle visite di controllo a 3, 6 e 12 mesi dall’intervento, il Constant Score è stato applicato come misura di outcome primario, e ai pazienti è stato inoltre chiesto di dire se sentissero che la propria spalla era migliorata o peggiorata Approccio riabilitativo alle rotture della cuffia dei rotatori 105 rispetto alla condizione di preintervento, e se fossero soddisfatti o insoddisfatti dell’esito finale del trattamento. Tali risultati hanno dimostrato il successo del trattamento conservativo della rottura della cuffia. Infine, i risultati ottenuti dalla revisione sistematica di Seida et al. [5], nel 2010, hanno dimostrato che l’evidenza sull’efficacia comparativa e sugli effetti collaterali dei vari trattamenti (chirurgici e non chirurgici) per la rottura della cuffia dei rotatori è limitata e inconcludente, mentre Huisstede et al. [6], che nel 2011 hanno valutato l’efficacia di interventi non chirurgici e postchirurgici per le rotture sintomatiche, hanno concluso che esiste una moderata evidenza in favore del trattamento chirurgico comparato alla fisioterapia negli effetti a medio e lungo termine per il trattamento di rotture della cuffia dei rotatori di piccole e medie dimensioni. Tuttavia, da questa revisione emerge chiaramente che i diversi approcci agli esercizi sono stati studiati senza standardizzazione di un programma ideale per ogni singola condizione. Perciò, al fine di progettare corretti programmi motori (benché i risultati degli studi di seguito riportati si siano rivelati controversi e non conclusivi riguardo a una comune base per la prescrizione degli esercizi), si consiglia di prendere in considerazione le note comprese in tali studi circa le differenze dell’attività della muscolatura della spalla in pazienti con rottura della cuffia dei rotatori, in quanto, sottolineandone la singolare risposta, esse pongono l’attenzione sulla progettazione di un programma specifico caso per caso. Infatti, nello studio condotto da Shinozaki et al. [7], nel 2014, viene riportato che nei pazienti con una rottura sintomatica l’attività del deltoide è diminuita e quella del trapezio incrementata, in quanto tali pazienti potrebbero aver utiliz106 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Tabella 1. Studi che comparano gli approcci di trattamento conservativo della rottura della cuffia dei rotatori Autore N. di casi o di studi inclusi 18 pazienti: Martins e 9 nel gruppo Marziale, di controllo 2012 [1] 9 nel gruppo sperimentale 43 Krischak et al., 2013 pazienti [2] Tipo di studio Follow-up Outcome RCT Follow-up Misurazione del non ROM di spalla presente con goniometro, WORC, OSI, VNS II RCT 2 mesi postterapia II Moosmayer 103 et al., 2010 pazienti [3] RCT Outcome primario: VAS, CMS, ROM di spalla Segni clinici di impingement Grado di forza nell’abduzione/ adduzione e rotazione 6-12 mesi Outcome primario: postCS Sezione intervento di ASES chirurgico Score sui resoconti personali forniti dai pazienti SF-36 Health Survey Sottopunteggi su grado di movimento, dolore, forza della spalla e grado di soddisfazione del paziente 180 Kukkonen et al., 2014 pazienti [4] RCT 3-6-12 mesi postintervento chirurgico II Outcome primario: CS, Valutazione soggettiva comparativa pre e postchirurgica Grado di soddisfazione soggettiva Livello di evidenza II Seida et al., 3 Revisioni Revisione 2010 [5] Cochrane sistematica e 14 studi clinici randomizzati I Huisstede 137 et al., 2011 studi [6] I Revisione sistematica Approccio riabilitativo alle rotture della cuffia dei rotatori 107 zato meno l’articolazione gleno-omerale (algogena), a favore dell’articolazione scapolo-toracica (indolore) durante gli esercizi di scaption (abduzione effettuata ponendo gli arti a 30°45° in avanti sul piano orizzontale), effettuati per un totale di 200 ripetizioni in 10 minuti e con un peso pari a 0,25 kg nell’elevazione nel piano scapolare. In un altro studio, infine, in cui veniva testata l’attività della cuffia dei rotatori durante l’esecuzione di un programma motorio comprendente i movimenti di abduzione, intra- ed extrarotazione, è stata rilevata anche una diminuita attività del sovraspinoso, del sottospinoso e del sottoscapolare nei pazienti con lesioni della cuffia dei rotatori rispetto a persone con strutture muscolo-tendinee nella norma [8]. Per quanto concerne, poi, l’analisi statistica dei risultati emersi da questa revisione, il punteggio PEDro medio è risultato essere 6,25. Perciò, tenendo ben presente che è difficile ottenere studi in doppio cieco, possiamo concludere che la qualità metodologica degli studi inclusi è stata buona. Tuttavia, le più comuni fonti di potenziali bias sono risultate essere l’occultamento di assegnazione inadeguato e l’assenza di analisi intention-to-treat. Pertanto, non siamo in grado di affermare la superiorità di un trattamento. Livello di raccomandazione B Punti chiave XX L’utilizzo dell’ET, come singolo trattamento o come parte di un Progetto Riabilitativo Individuale (PRI) nel pazien- 108 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori te con rottura della cuffia dei rotatori, presenta qualche beneficio. XX Nonostante la sua conclamata efficacia, non vi è alcuna indicazione definitiva sul momento in cui iniziare il PRI, sui programmi da includervi né sulla tempistica per la richiesta di un parere chirurgico. XX Al fine di definire, per questa comune condizione disabilitante, il miglior PRI comprendente l’esercizio terapeutico, è essenziale condurre studi clinici randomizzati di alta qualità, utilizzando misure di outcome standardizzate per affrontare le notevoli carenze che si hanno a riguardo. Parole chiave di ricerca rotator cuff, supraspinatus, infraspinatus, subscapolaris, teres minor in combinazione con altri termini, quali tear, lesion, pathology, injury, exercise, exercises, physiotherapy, rehabilitation, intervention Riferimenti bibliografici 1 Martins LV, Marziale MH. Assessment of proprioceptive exercises in the treat- ment of rotator cuff disorders in nursing professionals: a randomized controlled clinical trial. Rev Bras Fisioter 2012 Nov-Dec;16(6):502-9. 2 Krischak G, Gebhard F, Reichel H, Friemert B, Schneider F, Fisser C, Kalus- cha R, Kraus M. A prospective randomized controlled trial comparing occupational therapy with home-based exercises in conservative treatment of rotator cuff tears. J Shoulder Elbow Surg 2013 Sep;22(9):1173-9. 3 Moosmayer S, Lund G, Seljom U, Svege I, Hennig T, Tariq R, Smith HJ. Com- parison between surgery and physiotherapy in the treatment of small and medium-sized tears of the rotator cuff: A randomised controlled study of 103 patients with one-year follow-up. J Bone Joint Surg Br 2010 Jan;92(1):83-91. 4 Kukkonen J, Joukainen A, Lehtinen J, Mattila KT, Tuominen EK, Kauko T, Aärimaa V. Treatment of non-traumatic rotator cuff tears: A randomised controlled trial with one-year clinical results. Bone Joint J 2014 Jan;96-B(1):75-81. Approccio riabilitativo alle rotture della cuffia dei rotatori 109 5 Seida JC, LeBlanc C, Schouten JR, Mousavi SS, Hartling L, Vandermeer B, Tjosvold L, Sheps DM. Systematic review: nonoperative and operative treatments for rotator cuff tears. Ann Intern Med 2010 Aug 17;153(4):246-55. 6 Huisstede BM, Koes BW, Gebremariam L, Keijsers E, Verhaar JA. Current evi- dence for effectiveness of interventions to treat rotator cuff tears. Man Ther 2011 Jun;16(3):217-30. 7 Shinozaki N, Sano H, Omi R, Kishimoto KN, Yamamoto N, Tashiro M, Itoi E. Differences in muscle activities during shoulder elevation in patients with symptomatic and asymptomatic rotator cuff tears: analysis by positron emission tomography. J Shoulder Elbow Surg 2014 Mar;23(3):61-7. 8 Shinozaki T, Takagishi K, Ichikawa A, Inoue T, Yamaji T, Ishikawa T et al. Use of 2-[18F]-fluoro-2-deoxy-d-glucose positron emission tomography (FDG PET) imaging for the evaluation of muscle metabolic activity in ruptured rotator cuffs: identification of shoulder muscles by fusion imaging studies involving both FDG PET and magnetic resonance imaging. J Shoulder Elbow Surg 2003 NovDec;12(6):544-9. 110 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Terapia medica Nei pazienti affetti da rottura della cuffia dei rotatori sintomatica l’obiettivo del trattamento è la riduzione del dolore, il miglioramento dell’articolarità e della qualità di vita. In letteratura, è molto discussa l’efficacia dei trattamenti farmacologici. Abbiamo preferito soffermarci sul ruolo dei FANS, in quanto l’uso dei cortisonici e di altre molecole, tra cui gli integratori alimentari per via orale, non hanno ancora un sufficiente supporto scientifico. Boudreault et al. [1] in una revisione sistematica del 2014 eseguono una metanalisi su 12 studi controllati randomizzati (RCT) di livello I riportando i risultati del trattamento in pazienti affetti da tendinopatia o da rotture della cuffia dei rotatori. La maggior parte degli studi include casi acuti in cui il dolore è il sintomo predominante. FANS versus placebo Gli autori analizzano 4 RCT [2-5] sull’utilizzo dei FANS rispetto al placebo e concludono che i pazienti trattati con FANS hanno un miglioramento della sintomatologia algica a breve termine, mentre il miglioramento osservato nella funzionalità articolare della spalla non è significativo. La metanalisi prende in considerazione un totale di 160 pazienti derivanti da 2 studi [4, 5]. Entrambi i lavori dimostrano l’efficacia dei FANS non COX specifici nel trattamento di disordini della cuffia dei roTerapia medica 111 tatori in termini di riduzione del dolore a 4 settimane rispetto al placebo, ma mostrano eterogeneità nei risultati del miglioramento del Range Of Motion (ROM) in abduzione e nella funzionalità della spalla. FANS versus infiltrazioni di corticosteroidi Boudreault et al. [1] analizzano 3 RCT [4-6] di buon livello con un basso rischio di bias, comparando le infiltrazioni di corticosteroidi con l’utilizzo di FANS non specifici per inibitori COX. Gli autori concludono che non sono presenti differenze significative nel controllo del dolore, quindi entrambi i trattamenti sono validi. Riguardo il ROM e la funzione, i risultati sono omogenei ed è stato possibile eseguire la meta-analisi su 130 pazienti, controllati tra le 3 e le 4 settimane. I risultati riportati in termine di ROM sono migliori nei pazienti sottoposti a trattamento con infiltrazione mentre non esistono differenze significative nei risultati della funzionalità. La principale complicazione riscontrata è stata la dispepsia. In 2 studi [4, 5] non sono state riscontrate differenze statistiche mentre White et al. [6] hanno registrato un trend migliore nelle infiltrazioni di corticosteroidi rispetto ai FANS, ma non statisticamente significativo. FANS non specifici versus inibitori COX-2 La stessa revisione sistematica [1] analizza i risultati di 3 RCT comparando i risultati con FANS non specifici per inibitori COX con anti-infiammatori specifici per inibitori COX-2. In tutte e 3 gli RCT non sono presenti differenze significative. Tuttavia, non è stato possibile comparare i risultati dei 3 studi, poiché 2 studi analizzavano solo i risultati con braccio a riposo, mentre il terzo prendeva in considerazione anche dolore 112 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Tabella 1. Letteratura esaminata Autore Farmaci analizzati Boudreault et al., 2014 [ 1] N. studi (f.u. in giorni) N. Risultati pazienti 12 RCT FANS vs placebo 4 (14) 120 A favore dei FANS per dolore II FANS NS vs COX-2 3 (14) 608 Simili sia per dolore che tollerabilità III FANS vs infiltrazioni corticosteroidi 3 (33) 200 Non sono presenti differenze III 4 RCT (28) n.d. A favore delle infiltrazioni sia in termini di dolore che di funzione III FANS vs placebo 4 RCT (14) n.d. A favore dei FANS III Laser II van der Windt et al., 1995 [10] 18 RCT FANS vs infiltrazioni corticosteroidi van der Sande et al., 2013 [11] 3 SR + 5 RCT Fans vs laser 1 RCT (Naproxen 550 (14) mg x2/die 14 gg vs laser 902 nm) Terapia medica Livello di evidenza Ibuprofene (600 1 RCT mg 4/die) vs (168) ibuprofene a lento rilascio (1.200 mg 2/die) 147 A favore di ibuprofene tradizionale II FANS vs infiltrazioni corticosteroidi 120 Non presenti differenze II 3 RCT (28-42) 113 e funzione. Inoltre Wober et al. studiano la tollerabilità dei farmaci, concludendo che non esiste una migliore tollerabilità dei COX-2 inibitori da parte dei pazienti [7-9]. Van der Windt et al. [10] in una revisione sistematica del 1995, concludono che l’utilizzo di FANS migliora significativamente la funzione della spalla se comparati al trattamento con placebo. Inoltre, a differenza della revisione sistematica di Boudreault et al. [1], afferma che le infiltrazioni di corticosteroidi hanno un miglior effetto, se paragonate al solo utilizzo dei FANS. Questo studio è limitato dall’inclusione di pazienti che presentavano patologie differenti dalle problematiche della cuffia dei rotatori, come l’osteoartrosi e la capsulite adesiva. La revisione sistematica di van der Sande et al. [11], a differenza delle precedenti, conclude che i FANS non riducono il dolore a breve termine. Questa revisione sistematica ha il limite di essere basata solo su un RCT e quindi non ha un livello di evidenza accettabile. L’efficacia dei FANS, sia non specifici che inibitori selettivi delle COX-2, nella riduzione della sintomatologia a breve termine in pazienti affetti da tendinopatie o lesioni della cuffia dei rotatori, ha evidenze da basse a buone. Inoltre, discrete evidenze suggeriscono che l’effetto di infiltrazioni di cortisonici è equiparabile all’effetto di FANS a breve termine. Il limite maggiore dei lavori analizzati è il breve follow-up, che per il clinico è di fondamentale importanza per la scelta del trattamento. I risultati suggeriscono, comunque, che tramite il trattamento con FANS si può ottenere un miglioramento della sintomatologia acuta nelle prime tre o quattro settimane, ma che un trattamento differente va pianificato per ottenere una completa guarigione dei sintomi e un miglioramento della funzionalità. 114 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Livello di raccomandazione C Punti chiave XX Attualmente non esiste una terapia medica che sia risolutiva per la rottura della cuffia dei rotatori. XX Il trattamento con FANS migliora a breve termine la sintomatologia algica, ma non la funzionalità. XX L’effetto di infiltrazioni di cortisonici è equiparabile all’effetto di FANS a breve termine. Parole chiave di ricerca shoulder, gleno-humeral joint, rotator cuff, acromion, supraspinatus muscle, lesion, rupture, shoulder tendinopathy, shoulder impingement, shoulder deficiency, shoulder disorder in combinazione con medical therapy, pain killers, NSAIDS, placebo, corticosteroids Riferimenti bibliografici 1 Boudreault J, Desmeules F, Roy JS, Dionne C, Frémont P, Macdermid JC. The efficacy of oral NSAIDs for rotator cuff tendinopathy: a systematic review and meta-analysis. J Rehabil Med 2014;46:294-306. 2 Mena HR, Lomen PL, Turner LF, Lamborn KR, Brinn EL. Treatment of acute shoulder syndrome with flurbiprofen. Am J Med 1986;80:141-4. 3 England S, Farrell AJ, Coppock JS, Struthers G, Bacon PA. Low power laser therapy of shoulder tendonitis. Scand J Rheumatol 1989;18:427-31. 4 Adebajo AO, Nash P, Hazleman BL. A prospective double blind dummy place- bo controlled study comparing triamcinolone hexacetonide injection with oral diclofenac 50 mg TD S in patients with rotator cuff tendinitis. J Rheumatol 1990;17:1207-10. Terapia medica 115 5 Petri M, Dobrow R, Neiman R, Whiting-O’Keefe Q, Seaman WE. Randomized, double-blind, placebo-controlled study of the treatment of the painful shoulder. Arthritis Rheum 1987;30:1040-5. 6 White RH, Paull DM, Fleming KW. Rotator cuff tendinitis: comparison of sub- acromial injection of a long acting corticosteroid versus oral indomethacin therapy. J Rheumatol 1986;13:608-13. 7 Wober W. Comparative efficacy and safety of nimesulide and diclofenac in pa- tients with acute shoulder, and a meta-analysis of controlled studies with nimesulide. Rheumatology 1999;38(Suppl 1):33-8. 8 Bertin P, Behier JM, Noel E, Leroux JL. Celecoxib is as efficacious as naproxen in the management of acute shoulder pain. J Int Med Res 2003;31:102-12. 9 Petri M, Hufman SL, Waser G, Cui H, Snabes MC, Verburg KM. Celecoxib effectively treats patients with acute shoulder tendinitis/bursitis. J Rheumatol 2004;31:1614-20. 10 van der Windt DA, van der Heijden GJ, Scholten RJ, Koes BW, Bouter LM. The efficacy of non-steroidal anti-inflammatory drugs (NSAIDS) for shoulder complaints. A systematic review. J Clin Epidemiol 1995;48:691-704. 11 van der Sande R, Rinkel WD, Gebremariam L, Hay EM, Koes BW, Huisstede BM. Subacromial impingement syndrome: effectiveness of pharmaceutical interventions-nonsteroidal anti-inflammatory drugs, corticosteroid, or other injections: a systematic review. Arch Phys Med Rehabil 2013;94:61-76. 116 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Terapia infiltrativa Il trattamento infiltrativo nelle lesioni della cuffia dei rotatori della spalla è, a oggi, argomento fortemente dibattuto e oggetto di numerosi studi di ricerca. L’obiettivo è quello non solo di studiare l’effetto delle singole componenti iniettate sulla sintomatologia algica e funzionale che affligge i pazienti con tale problematica, ma anche, se possibile, di confrontare le diverse strategie terapeutiche per delineare uno schema di approccio specifico a ciascuna condizione morbosa, con la massima efficacia. Da un’analisi della letteratura sono stati individuati 14 studi randomizzati di cui due di I livello. Il primo compara due gruppi di pazienti, con tendinopatia cronica della cuffia dei rotatori, randomizzati per il trattamento infiltrativo ecoguidato con Platelet-Rich Plasma (PRP) o con trattamento infiltrativo ecoguidato con soluzione salina (placebo). Il secondo valuta l’efficacia di un’infiltrazione con anestetico locale addizionata con corticosteroide rispetto a un’infiltrazione con solo anestetico locale in pazienti affetti da tendinopatia cronica della cuffia dei rotatori associata o meno a lesione parziale dei tendini della cuffia. Adebajo et al. [1] circa venticinque anni fa hanno dimostrato l’efficacia di un trattamento infiltrativo con corticosteroide rispetto a un trattamento orale con FANS (diclofenac) in pazienti con tendinopatia della cuffia dei rotatori. Terapia infiltrativa 117 Alvarez et al. [2] hanno disegnato uno studio randomizzato controllato a doppio cieco di livello di evidenza I, che mette a confronto due gruppi di pazienti affetti da tendinopatia cronica della cuffia dei rotatori associata o meno a rottura parziale dei tendini della cuffia, trattati con un’infiltrazione subacromiale con xylocaina da sola o addizionata con betametasone. Tutti i pazienti reclutati sono stati valutanti al tempo 0, 2, 6, 12 e 24 settimane dall’infiltrazione mediante il Western Ontario Rotator Cuff Index (WORC), il Disability of the Arm, Shoulder and Hand (DASH) per l’arto superiore, la forma standardizzata dell’American Shoulder and Elbow Surgeons (ASES) e lo studio della motilità articolare mediante misurazione del Range Of Movements (ROM) attivo. Sebbene entrambi i gruppi abbiano mostrato benefici dal trattamento ricevuto rispetto alla condizione iniziale, l’iniezione con aggiunta di betametasone non si è dimostrata più efficace rispetto alla sola xylocaina in tutti i follow-up valutati. Eyigor et al. [3] hanno comparato l’efficacia del trattamento infiltrativo intra-articolare con corticosteroidi (gruppo I) al trattamento con Transcutaneous Electrical Nerve Stimulation, TENS (gruppo II), evidenziando che esistono differenze statisticamente significative in termini di riduzione della sintomatologia algica, del recupero della motilità e della funzione a favore del gruppo I al follow-up a 1 settimana. I pazienti sono stati valutati mediante scala visuale analogica (VAS) per il dolore, misurazione del ROM, Shoulder Disability Quastionnaire (SDQ), Short Form-36 (SF-36) e Beck Depression Scale (BDS). Rha et al. [4] nel loro studio randomizzato controllato a doppio cieco hanno sottolineato l’efficacia di un trattamento infiltrativo ecoguidato con Platelet-Rich Plasma (PRP) rispet118 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori to a un intervento “dry needling” sul dolore, sul recupero della funzionalità ma non sul recupero dell’articolarità, in pazienti affetti da lesioni del tendine del sovraspinato (tendinosi o lesione parziale inferiore a 1 cm). I pazienti sono stati valutati tramite lo Shoulder Pain and Disability Index (SPADI), misurazioni del ROM passivo e un questionario sullo stato di salute globale, ad un follow-up a sei mesi dal trattamento infiltrativo. Questi dati suggeriscono l’efficacia e la sicurezza di un trattamento infiltrativo con PRP in pazienti con tendinosi e/o lesioni parziali del sovraspinato. Holt et al. [5] hanno condotto uno studio randomizzato controllato con follow-up a più lungo termine (12 settimane), reclutando pazienti di età compresa tra i 35 e i 74 anni, affetti da tendinopatia della cuffia dei rotatori o capsulite adesiva da non più di 6 mesi, trattati con un’infiltrazione nello spazio subacromiale di metilprednisolone acetato 40 mg con aggiunta di 1 ml di lidocaina versus infiltrazione con lidocaina 1 ml somministrata da sola. I pazienti sono stati valutati mediante Oxford Shoulder Score (OSS) al tempo 0, 4 e 12 settimane dal trattamento. Gli autori hanno concluso che nonostante si siano apprezzati miglioramenti in termini di riduzione della sintomatologia algica nei pazienti trattati con corticosterodi e sia ormai assodata l’utilità del trattamento con corticosteroidi nel breve periodo, non vi sono chiare evidenze di efficacia di una soluzione terapeutica con corticosteroidi rispetto alla lidocaina somministrata da sola nel lungo periodo. Kesikburun et al. [6] nel loro studio randomizzato controllato a doppio cieco, di livello di evidenza I, hanno investigato l’efficacia di un’infiltrazione ecoguidata nello spazio subacromiale con PRP versus placebo in pazienti affetti da tendinopatia cronica della cuffia dei rotatori. Tutti i pazienti Terapia infiltrativa 119 sono stati sottoposti a un programma riabilitativo specifico di 6 settimane. Le misure di outcome sono state raccolte con il WORC, lo SPADI, la 100-mm VAS per il dolore e la valutazione del ROM prima del trattamento, a 3, 6, 12, 24 settimane e 1 anno dall’iniezione. Nonostante si siano registrati miglioramenti documentati in entrambi i gruppi rispetto al baseline, a tutti i follow-up e soprattutto a un anno di distanza dall’infiltrazione, non si sono registrati miglioramenti statisticamente significativi in termini di remissione della sintomatologia algica e recupero della funzionalità tra i due gruppi. Rabini et al. [7] hanno messo a confronto il trattamento con diatermia rispetto a un trattamento infiltrativo nello spazio subacromiale con corticosteroidi in pazienti con tendinopatia della cuffia dei rotatori. Le valutazioni con scala DASH, Constant-Murley Score (CMS) e VAS per il dolore hanno rivelato a tutti i follow-up un miglioramento in termini di remissione del dolore e recupero della funzionalità di entrambi i trattamenti rispetto al baseline, ma nessuna differenza statisticamente significativa tra i due trattamenti. Sebbene in letteratura siano presenti diversi studi che sottolineano la sicurezza e l’efficacia di un trattamento infiltrativo intra-articolare con acido ialuronico (HA) [8], anche nel trattamento della tendinopatia della cuffia dei rotatori [9], a oggi non sono stati condotti studi clinici randomizzati controllati che forniscano evidenze sulla comprovata efficacia di tale terapia rispetto a quella infiltrativa con corticosteroidi o anestetico locale o PRP. Una revisione Cochrane del 2009 [10] condotta con studi randomizzati e pseudorandomizzati, che valutavano efficacia e sicurezza di iniezioni di corticosteroide nel trattamento di 120 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori soggetti adulti affetti da spalla dolorosa, ha sottolineato come questa terapia apporti modesti benefici e di breve periodo in termini di riduzione della sintomatologia dolorosa. Moraes et al. [11] in una revisione sistematica (Cochrane) del 2014 hanno concluso che non esistono ad oggi sufficienti evidenze a supporto della validità di un trattamento infiltrativo con PRP nelle patologie a carico dei tessuti molli del sistema muscolo-scheletrico, soprattutto per la non standardizzazione del processo di preparazione del PRP stesso. Il maggior limite degli studi randomizzati presenti in letteratura è l’esiguo numero di casi analizzati, che aumentano soltanto negli studi retrospettivi. I gruppi di pazienti presenti nei differenti studi includono soggetti con un’età generalmente compresa tra i 30 e i 75 anni. Da quanto emerge, ci sono evidenze sull’efficacia dei trattamenti infiltrativi con glucocorticoidi, anestetico locale, HA o PRP nel trattamento dei pazienti affetti da tendinopatia della cuffia dei rotatori rispetto al quadro sintomatologico e funzionale presentato dagli stessi prima del trattamento infiltrativo. Tuttavia, non siamo in grado di affermare che un tipo di trattamento infiltrativo sia più indicato rispetto agli altri in questa patologia ( TAB. 1). Diversi studi su tenociti umani in vitro hanno evidenziato che i glucocorticoidi determinano la diminuzione della proliferazione dei tenociti, accelerazione dell’invecchiamento cellulare. Ciò significa che a fronte di un miglioramento della sintomatologia clinica e funzionale, ci possa essere un progressivo deterioramento del tessuto tendineo che giustifica le tante rotture atraumatiche riportate in letteratura in soggetti trattati con terapia infiltrativa con cortisonici [12-14]. Terapia infiltrativa 121 122 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Tipo di studio N. di casi 24 settimane 2,4,12 settimane Prospettico PRP (20) Randomizzato Dry Needling (19) Corticosteroide+ Randomizzato Lidocaina (19) Lidocaina (21) Rha et al., 2013 [4] Holt et al., 2013 [5] Rabini et al., 2012 [7] Randomizzato OSS 92 pazienti Nessuna differenza statiDASH Corticosteroide (grup- 24 sticamente significativa tra CMS po 1) Local microwave settimane i due trattamenti VAS per il dolore diathermy (gruppo 2) II I II II II VAS per il dolore, ROM, SDQ SF-36 BDS SPADI ROM passivo, questionario sullo stato di salute globale I II Livello di evidenza WORC, DASH, ASES, ROM attivo Outcome WORC 3,6,12,24 Nessuna differenza statiSPADI settimane sticamente significativa tra 100-mm VAS per il dolore 1 anno i due gruppi ROM 1,4,12 settimane Corticosteroide+ Eyigor et Randomizzato Mepivacaina (20) al., 2010 [3] TENS (20) Kesikburun Randomizzato PRP (20) et al., 2013 Placebo (20) [6] 2,6,12,24 settimane Maggiore efficacia del trattamento infiltrativo Nessuna differenza statisticamente significativa tra i 2 gruppi a tutti i follow-up Differenze statisticamente significative a favore del gruppo I al follow-up a 1 settimana Trattamento con PRP efficace rispetto al trattamento dry needling Nessuna differenza statisticamente significativa tra i due trattamenti nel medio-lungo periodo Follow-up Risultato Corticosteroide (30) Alvarez et Randomizzato Xilocaina (28) al., 2005 [2] Corticosteroide (x) Adebajo et Randomizzato Diclofenac per os (x) al., 1990 [1] Autore Tabella 1 Studi randomizzati che testano l’efficacia di trattamenti infiltrativi nella tendinopatia della cuffia dei rotatori Solo due studi randomizzati controllati hanno valutato l’efficacia del trattamento infiltrativo in pazienti con rottura parziale o completa dei tendini della cuffia dei rotatori. Shibata et al. [15] hanno comparato i risultati ottenuti da un ciclo di 5 infiltrazioni a cadenza settimanale con HA e un ciclo, col medesimo numero di iniezioni, con corticosteroide, in pazienti con rottura completa della cuffia dei rotatori. I pazienti sono stati valutati tramite l’UCLA Score (University of California at Los Angeles) e la misurazione del ROM articolare. I dati raccolti non hanno evidenziato differenze statisticamente significative tra i due trattamenti al follow-up a 24 settimane. Chou et al. [16] nel loro studio randomizzato a doppio cieco hanno testato la validità di un trattamento infiltrativo con HA rispetto al placebo, in pazienti con rottura parziale dei tendini della cuffia dei rotatori. Le valutazioni effettuate mediante Constant-Murley Score e VAS per il dolore, al follow-up al termine del ciclo infiltrativo e a 33.1 mesi dalla conclusione dello stesso, hanno evidenziato un miglioramento in termini di remissione della sintomatologia algica e recupero dell’articolarità nel gruppo di pazienti trattati con iniezioni di HA rispetto al gruppo di pazienti trattato con placebo ( TAB. 2). Sebbene vi siano indicazioni sull’efficacia del trattamento infiltrativo con glucocorticoidi o HA nei pazienti affetti da rottura completa o parziale dei tendini della cuffia dei rotatori, rispetto al quadro sintomatologico e funzionale presentato dagli stessi pazienti prima del trattamento infiltrativo, non siamo in grado di affermare che un tipo di terapia infiltrativa sia più indicata rispetto all’altra nel trattamento di questa patologia. Terapia infiltrativa 123 124 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori 24 settimane 78 pazienti HA (gruppo 1) Dexametasone (gruppo 2) HA (25) Placebo (20) Randomizzato Randomizzato In doppio cieco Shibata et al., 2001 [15] Chou et al., 2010 [16] 5 settimane e 33,1 mesi Follow-up N. di casi Tipo di studio Autore Outcome UCLA score e misurazione del ROM articolare CMS VAS per il dolore Risultato Nessuna differenza statisticamente significative tra i due trattamenti Miglioramento non statisticamente significativo nel gruppo trattato con HA II II Livello di evidenza Tabella 2. Studi randomizzati che testano l’efficacia di trattamenti infiltrativi nella lesione parziale o completa dei tendini della cuffia dei rotatori Livello di raccomandazione B Punti chiave XX Glucocorticoidi, anestetico locale, HA o PRP risultano efficaci nel migliorare il quadro sintomatologico e funzionale nei pazienti con tendinopatia della cuffia dei rotatori. XX Non sufficienti evidenze di confronto tra le diverse terapie infiltrative. XX Glucocorticoidi e anestetici locali hanno dimostrato un effetto citotossico sui tenociti, che non è stato dimostrato per HA e PRP. XX HA si è dimostrato efficace nel migliorare la sintomatologia algica e il quadro funzionale nei pazienti affetti da rottura parziale dei tendini della cuffia dei rotatori. XX Al momento il PRP non è supportato da evidenze per il suo impiego infiltrativo nei pazienti affetti da rottura completa o parziale dei tendini della cuffia dei rotatori. Parole chiave di ricerca rotator cuff tendinopathy injection, rotator cuff tendinopathy glucocorticoids injection, rotator cuff tendinopathy hyaluronic acid injection, rotator cuff tendinopathy Platelet-Rich Plasma injection, rotator cuff tear injection Terapia infiltrativa 125 Riferimenti bibliografici 1 Adebajo AO, Nash P, Hazleman BL. A prospective double blind dummy placebo controlled study comparing triamcinolone hexacetonide injection with oral diclofenac 50 mg TDS in patients with rotator cuff tendinitis. J Rheumatol 1990 Sep;17(9):1207-10. 2 Alvarez CM, Litchfield R, Jackowski D, Griffin S, Kirkley A. A prospective, double-blind, randomized clinical trial comparing subacromial injection of betamethasone and xylocaine to xylocaine alone in chronic rotator cuff tendinosis. Am J Sports Med 2005 Feb;33(2):255-62. 3 Eyigor C, Eyigor S, KivilcimKorkmaz O. Are intra-articular corticosteroid injections better than conventional TENS in treatment of rotator cuff tendinitis in short run? A randomized study. Eur J Phys Rehabil Med 2010 Sep;46(3):315-24. 4 Rha DW, Park GY, Kim JK, Kim MT, Lee SC. Comparison of the therapeutic effects of ultrasound-guided platelet-rich plasma injection and dry needling in rotator cuff disease: a randomized controlled trial. Clin Rehabil 2013 Feb;27(2):113-22. 5 Holt TA, Mant D, Carr A, Gwilym S, Beard D, Toms C, Yu LM, Rees J. Corticosteroid injection for shoulder pain: single-blind randomized pilot trial in primary care. Trials 2013 Dec 10;14:425. 6 Kesikburun S, Tan AK, Yilmaz B, Yasar E, Yazicioglu K Platelet-Rich Plasma injections in the treatment of chronic rotator cuff tendinopathy: a randomized controlled trial with 1-year follow-up. Am J Sports Med 2013 Nov;41(11):2609-16. 7 Rabini A, Piazzini DB, Bertolini C, Deriu L, Saccomanno MF, Santagada DA, Sgadari A, Bernabei R, Fabbriciani C, Marzetti E, Milano G. Effects of local microwave diathermy on shoulder pain and function in patients with rotator cuff tendinopathy in comparison to subacromial corticosteroid injections: a single-blind randomized trial. J Orthop Sports Phys Ther 2012 Apr;42(4):363-70. 8 Foti C, Cisari C, Carda S, Giordan N, Rocco A, Frizziero A, Della Bella G. A prospective observational study of the clinical efficacy and safety of intra-articular sodium hyaluronate in synovial joints with osteoarthritis Eur J Phys Rehabil Med 2011 Sep;47(3):407-15. 9 Merolla G, Bianchi P, Porcellini G. Ultrasound-guided subacromial injections of sodium hyaluronate for the management of rotator cuff tendinopathy: a prospective comparative study with rehabilitation therapy Musculoskelet Surg 2013 Jun;97 Suppl 1:49-56. 10 Buchbinder R, Green S, Youd JM. Corticosteroid injections for shoulder pain (Review) Cochrane Collaboration 2009. 126 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori 11 Moraes VY, Lenza M, Tamaoki MJ, Faloppa F, Belloti JC. Platelet-rich therapies for musculoskeletal soft tissue injuries (Review) Cochrane Collaboration 2014. 12 Scutt N, Rolf CG, Scutt A. Glucocorticoids inhibit tenocyte proliferation and Tendon progenitor cell recruitment. J Orthop Res 2006;24:173-82. 13 Wong MWN, Lui WT, Fu SC et al. 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Molti pazienti con rotture asintomatiche divengono sintomatici nell’arco di 3 anni e nella maggioranza dei casi la dimensione della lesione progredisce significativamente nel tempo [1]. Età. Da quanto emerge dai diversi studi in letteratura, l’età media dei pazienti trattati varia da 52 a 59 anni (range: 32-80) e vi è moderata evidenza di un’influenza significativa dell’età sui risultati funzionali. In uno studio non recente [2] in cui si valutavano i risultati in pazienti di età inferiore e superiore a 65 anni sulla base della mobilità e dei disturbi lamentati dal paziente, Hattrup ha descritto risultati eccellenti nell’89% dei pazienti, con 9% di soddisfati e 3% di insoddisfatti nel gruppo più giovane rispetto al 77%, 13% e 9% nel gruppo più anziano. Il fattore “età”, come criterio di operabilità e come variabile nell’outcome nel trattamento chirurgico delle patologie della cuffia, è stato oggetto di numerose valutazioni. Recentemente Rhee et al. hanno evidenziato una minore disabilità funzionale ed emozionale nella popolazione di età più avanzata dopo riparazione chirurgica [3]. Tuttavia nei loro rispettivi studi, Rhee et al. e Dwyer et al. non hanno riscontrato una differenza significativa nei risultati tra 128 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori pazienti di età superiore e inferiore a 70 anni [3] così come in quelli di età superiore o inferiore a 55 anni [4]. Pai et al. hanno descritto come nel 78% dei pazienti di età >70 anni siano stati ottenuti risultati da buoni ad eccellenti (UCLA score), sebbene il miglioramento del dolore e della mobilità attiva fosse inferiore ai valori medi dell’intera popolazione di studio [5]. In un recente studio randomizzato di livello II, Jacquot et al. hanno dimostrato che la sutura tendinea è in grado di offrire migliori risultati funzionali e contestualmente di ridurre l’evoluzione dell’artrosi rispetto alla sola tenotomia e acromionplastica in pazienti di età >60 anni [6]. Genere. Alcuni studi in letteratura hanno valutato il genere come fattore in grado di influenzare l’esito del trattamento chirurgico della cuffia, e quindi come criterio di operabilità. Tra questi, Cofield et al. e Romeo et al. hanno riscontrato che i pazienti di genere femminile tendono ad avere risultati funzionali peggiori rispetto ai maschi [7, 8], soprattutto dopo i 65 anni, sia a medio [8] che a lungo termine [7], con rare eccezioni [2]. Tali risultati potrebbero essere condizionati da fattori estrinseci come il minor healing time e da fattori intrinseci quali variazioni ormonali, ancora non del tutto chiari. Durata dei sintomi e timing chirurgico. La durata dei sintomi sembra influenzare l’indicazione. Bartolozzi et al. e Bokor et al. hanno dimostrato che migliori risultati sono stati ottenuti nel trattamento di pazienti con sintomi insorti da meno di 3 mesi [9, 10]. Per quanto concerne il “timing” chirurgico, Pai et al. hanno evidenziato che questo non è in grado di influenzare i risultati nelle lesioni degenerative [5], mentre Petersen et al. hanno dimostrato che nelle lesioni traumatiche è raccomandato un trattamento precoce entro 4 mesi [11]. Funzionalità. Una ridotta mobilità attiva preoperatoria è staIndicazioni chirurgiche e criteri di riparabilità 129 Tabella 1. Correlazioni delle variabili demografiche e cliniche con il risultato ai fini dell'indicazione alla riparazione chirurgica delle rotture della cuffia dei rotatori Autore N. di casi Follow-up Variabile esaminata Rhee et al., 2014 [3] 238 14,6-13,2 mesi Età (60-79 anni) Dwyer et al., 2014 [4] 344 24 mesi Cofield et al., 105 2001 [7] 13,4 anni Petersen et al., 2011 [11] 36 31 mesi Bartolozzi et al., 1994 [9] 136 20 mesi Gladstone et 38 al., 2007 [19] 12 mesi Risultato Pazienti di età inferiore e superiore a 70 anni mostrano equivalente incremento degli score clinici Età (< 55 Pazienti di età suanni) periore e inferiore a 55 anni mostrano risultati equivalenti Sesso I maschi hanno meno dolore e maggiore mobilità in abduzione Timing La riparazione di chirurgico lesioni traumatiche è raccomandata entro 4 mesi Durata dei Sintomi persistenti sintomi >1 anno rispondono sfavorevolmente al trattamento chirurgico Infiltrazione La dimensione della adiposa lesione condiziona della cuffia la riparazione. con RMN La degenerazione grassa non migliora con la sutura tendinea Livello di evidenza III II IV IV IV II ta associata a un lento recupero e a peggiori risultati postoperatori [12, 13, 7] così come un’elevazione anteriore e una rotazione esterna debole sono predittivi di risultati funzionali meno soddisfacenti [9, 7, 14]. Anatomia della lesione. La dimensione della lesione è considerato il fattore predittivo più importante sia per il risultato 130 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori funzionale di una sutura di cuffia [15, 12] che per il rischio di rirottura tendinea [16]; l’estensione della lesione e il grado di atrofia adiposa della cuffia rappresentano anche i criteri più utilizzati per valutare la riparabilità della lesione stessa [17-19]. In presenza di un grado avanzato di atrofia adiposa (Goutallier IIIII) [20] del sovra-sottospinoso i risultati della riparazione tendinea sono scadenti e rappresentano uno dei principali limiti per l’indicazione alla sutura tendinea [17-19]. Sindromi da indennizzo. I pazienti con sindrome da indennizzo (worker compensation) tendono ad avere peggiori risultati sia dal trattamento conservativo [21] che da quello operativo [22], pertanto l’indicazione chirurgica è molto controversa. Livello di raccomandazione D Punti chiave XX Non è possibile identificare un’età cut-off per l’indicazione chirurgica, che va valutata in base al livello di attività del paziente e alla differenza tra età cronologica ed età fisiologica per la quale non esiste una misura. XX Nonostante il genere femminile sembri epidemiologicamente più colpito, non rappresenta una limitazione all’indicazione chirurgica. XX Nelle lesioni traumatiche è consigliabile una riparazione chirurgica entro 4 mesi. Indicazioni chirurgiche e criteri di riparabilità 131 XX La gravità anatomica e anatomopatologica della lesione è un fattore determinante l’outcome clinico. XX Una conservata funzionalità preoperatoria è considerato un indice prognostico favorevole. Parole chiave di ricerca rotator cuff repair, rotator cuff tears, subject headings, surgical indication, operative indication, indication surgery, prognostic factors Riferimenti bibliografici 1 Yamaguchi K, Tetro AM, Blam O, Evanoff BA, Teefey SA, Middleton WD. Nat- ural history of asymptomatic rotator cuff tears: a longitudinal analysis of asymptomatic tears detected sonographically. J Shoulder Elbow Surg 2001;10:199-203. 2 Hattrup SJ. Rotator cuff repair: relevance of patient age. J Shoulder Elbow Surg 1995;4:95-100. 3 Rhee YG, Cho NS, Yoo JH. Clinical outcome and repair integrity after rotator cuff repair in patients older than 70 years versus patients younger than 70 years. Arthroscopy 2014; 30:546-54 (livello III). 4 Dwyer T, Razmjou H, Holtby R. Full-thickness rotator cuff tears in patients younger than 55 years: clinical outcome of arthroscopic repair in comparison with older patients. Knee Surg Sports Traumatol Arthrosc 2014 Jun 4. 5 Pai VS, Lawson DA. 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Fatty infiltration and atrophy of the rotator cuff do not improve after rotator cuff repair and correlate with poor functional outcome. Am J Sports Med 2007; 35:719-28. 20 Goutallier D, Postel JM, Gleyze P, Leguilloux P, Van Driessche S. Influence of cuff muscle fatty degeneration on anatomic and functional outcomes after simple suture of full-thickness tears. J Shoulder Elbow Surg 2003;12:550-4. 21 Hawkins RH, Dunlop R. Nonoperative treatment of rotator cuff tears. Clin Or- thop Relat Res 1995; 321:178-88. 22 Henn RF, Kang L, Tashjian RZ, Green A. Patients with workers’ compensation claims have worse outcomes after rotator cuff repair. J Bone J Surg 2008; 90:2105-13. Indicazioni chirurgiche e criteri di riparabilità 133 Miniopen versus artroscopia Cho et al. [1] hanno riscontrato che non ci sono differenze statisticamente significative nell’outcome a 6 mesi dall’intervento chirurgico tra pazienti con rottura, inferiore a 3 cm, del tendine sovraspinato trattati con artroscopia e pazienti trattati con miniopen. La valutazione è stata eseguita prendendo in considerazione il livello di dolore, il ROM articolare, la durata della riabilitazione, la rigidità della spalla e le complicanze nei due gruppi. L’unica differenza nell’outcome che emerge più volte in letteratura è l’immediato dolore postoperatorio che risulta essere minore nell’artroscopia a seguito della quale, nella prima settimana dopo l’intervento chirurgico, viene utilizzata una minore dose di analgesici [2]. Ma l’ipotesi che il minor dolore postoperatorio dopo artroscopia porti a un recupero più rapido non è risultata essere supportata [1]. Recentemente van der Zwaal et al. [3] hanno condotto uno studio sul confronto delle due metodiche con un follow-up fino a un anno. L’unica differenza emersa è che i benefici del trattamento a 6 settimane dall’intervento sono più precoci con la tecnica artroscopica. Purtroppo, lo studio è stato considerato di II livello, dal momento che non è stato mantenuto in cieco nel postoperatorio. Tuttavia gli stessi autori hanno evidenziato che non vi sono differenze nell’outcome funzionale, nel dolore, nel range di movimento passivo e nelle complicanze dopo 12, 26 e 52 settimane dall’intervento. Gli score 134 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori utilizzati nello studio sono stati il VAS, il DASH, il CMS e la valutazione dei gradi di flessione e rotazione esterna attiva raggiunti. A rafforzare questa evidenza, anche in altri studi presenti in letteratura emerge che non vi sono differenze tra le due tecniche chirurgiche utilizzando i vari score per la valutazione dell’outcome a seguito della riparazione chirurgica della rottura di tendini della cuffia dei rotatori (CMS, DASH, UCLA, ASES ecc.). Non sono state riscontrate alterazioni statisticamente significative neanche dopo una valutazione alla diagnostica per immagini con RMN. Inoltre, in entrambi i tipi di intervento si raggiunge un buon grado di soddisfazione del paziente con ritorno alle attività precedenti. Poche sono le complicanze riscontrate. In miniopen si sono verificati alcuni casi di capsulite adesiva ritenuti, però, non statisticamente significativi [4]. Durante un intervento artroscopico, invece, si possono verificare la rottura degli strumenti artroscopici e rari fatali casi di embolia polmonare (tasso di incidenza 0,01-0,06%) come conseguenza dell’utilizzo di aria o di soluzione fisiologica per la distensione della capsula articolare nella fase iniziale dell’intervento e di soluzione fisiologica a flusso continuo nel corso dell’intervento chirurgico [5]. Secondo quanto riportato da Walton et al. si verifica una recidiva a 2 anni dall’intervento nel 29% dei casi trattati con artroscopia e nel 52% dei casi trattati con miniopen [6]. Le differenze principali che si possono riscontrare tra le due tecniche chirurgiche sono nei costi e nel timing operatorio. L’artroscopia ha dei costi mediamente maggiori ($ 8.985) rispetto alla tecnica miniopen ($ 7.841) dal momento che riMiniopen versus artroscopia 135 Figura 1. Lesione del sovraspinoso (miniopen) chiede l’utilizzo di materiale dedicato e di precisione nonché un continuo flusso di soluzione fisiologica nel corso dell’intervento chirurgico. Inoltre, l’artroscopia ha un timing operatorio mediamente maggiore (113 min) rispetto alla miniopen (103 min) e questo si ripercuote anche sui costi relativi all’utilizzo della sala operatoria, al personale dedicato e al numero di interventi effettuati [7] ( FIGG. 1-2). Shan et al. [8] hanno condotto una metanalisi secondo i criteri PRISMA con raggiungimento di un livello di evidenza IV. Indipendentemente dalla dimensione della lesione tendi136 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Figura 2. Reperi cutanei (miniopen) nea a carico della cuffia dei rotatori, non ci sono differenze statisticamente significative nell’outcome funzionale, negli score dolorifici, nel tasso di recidiva e di complicanze, quali la capsulite adesiva, nei due tipi di trattamento, che possono essere pertanto considerati alternativi. Gli stessi risultati sono stati ottenuti anche da revisioni pubblicate precedentemente [9]. È infine interessante citare la revisione condotta da Khan et al. [10] in cui sono stati presi in considerazione 14 studi clinici randomizzati o quasi-randomizzati che hanno confrontato Miniopen versus artroscopia 137 i trattamenti chirurgici a disposizione per le patologie della cuffia dei rotatori. Di questi, 11 hanno arruolato partecipanti affetti da impingement, 2 studi soggetti con rottura della cuffia dei rotatori e 1 studio pazienti affetti da tendinite calcifica. 6 studi, che hanno comparato la decompressione subacromiale con tecnica open e con tecnica artroscopica, hanno riportato che non vi sono differenze significative nell’outcome funzionale e dolorifico tra i due gruppi in nessun tempo, nonostante 4 studi abbiano dimostrato una più rapida guarigione e/o ritorno a lavoro con la decompressione artroscopica. In 3 studi si sono manifestati eventi avversi quali infezioni, capsulite, dolore, atrofia del deltoide e necessità di un nuovo intervento, ma non vi sono state differenze nell’incidenza di eventi avversi tra i due gruppi trattati con tecnica open o artroscopica. Con questa revisione si rende ancor più manifesta la necessità di nuovi studi randomizzati ben eseguiti, rigorosamente delineati e con un più alto numero di partecipanti. Il maggior limite degli studi randomizzati presenti in letteratura è l’esiguo numero di casi analizzati, che aumentano soltanto negli studi retrospettivi. I gruppi di pazienti presenti nei differenti studi comprendono soggetti con un’età generalmente superiore ai 50 anni (età media 60 anni), dal momento che l’incidenza di questa patologia risulta essere maggiore a partire dalla quinta decade di vita. Da quanto emerge, la scelta della tecnica chirurgica in caso di rottura di un tendine della cuffia dei rotatori dipende dalle preferenze del chirurgo e del paziente, dal momento che l’outcome non viene influenzato dal tipo di tecnica scelta [11]. Pertanto, non siamo in grado di affermare che un tipo di metodica sia superiore all’altra ( TAB. 1). 138 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Tabella 1. Studi che comparano gli approcci di riparazione della cuffia dei rotatori Autore N. di casi Tipo di studio Follow-up Outcome Cho ASC (30) Randomizzato 6 mesi et al., MO (30) 2012 [1] Livello di evidenza ROM, durata riabilitazione, rigidità spalla, complicazioni equivalenti; VAS minore in ASC prima settimana I van der Zwaal et al., 2013 [3] ASC (47) Randomizzato 13 mesi MO (48) DASH, CMS, Flessione/rotazione esterna attiva, dolore, ROM equivalenti II Kasten et al., 2011 [2] ASC (17) Randomizzato 6 mesi MO (17) ROM, RMN, CMS equivalenti, minor dolore in ASC prima settimana III ASC (42) Retrospettivo Kim MO (34) et al., 2003 [12] 2-6 anni UCLA, ASES, VAS, grado di forza, ROM equivalenti IV ASC (9) Warner MO (12) et al., 2005 [11] Retrospettivo 5 anni Flessione/rotazione esterna attiva, dolore, forza equivalenti III Severud ASC (35) Retrospettivo MO (29) et al., 2003 [4] 4 anni UCLA, ASES equivalenti; MO alcuni casi capsulite adesiva IV ASC (42) Retrospettivo Youm MO (42) et al., 2005 [13] 3 anni UCLA, ASES equivalenti 4 anni UCLA, ASES, CS, VAS equivalenti Shan et al., 2014 [8] ASC (422) Metanalisi MO (348) IV IV Livello di raccomandazione B Miniopen versus artroscopia 139 Punti chiave XX La scelta della tecnica chirurgica in caso di rottura di un tendine della cuffia dei rotatori dipende dalle preferenze del chirurgo e del paziente dal momento che l'outcome non viene influenzato dal tipo di tecnica scelta [11]. XX Non ci sono differenze statisticamente rilevanti tra le due tecniche in termini di recidiva, complicanze o outcome funzionale. XX La tecnica artroscopica prevede costi e tempi chirurgici mediamente maggiori rispetto al trattamento miniopen. Parole chiave di ricerca rotator cuff miniopen artroscopy, rotator cuff tear miniopen artroscopy, rotator cuff repair miniopen arthroscopy, rotator cuff tear repair miniopen artroscopy Riferimenti bibliografici 1 Cho CH, Song KS, Jung GH, Lee YK, Shin HK. Early postoperative outcomes between arthroscopic and mini-open repair for rotator cuff tears. Orthopedics 2012; Sep;35(9):e1347-52. 2 Kasten P, Keil C, Grieser T, Raiss P, Streich N, Loew M. Prospective randomised comparison of arthroscopic versus mini-open rotator cuff repair of the supraspinatus tendon. Int Orthop 2011 Nov;35(11):1663-70. 3 van der Zwaal P, Thomassen BJ, Nieuwenhuijse MJ, Lindenburg R, Swen JW, Van Arkel ER. 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Arthroscopic ver- sus mini-open rotator cuff repair: a comparison of clinical outcomes and patient satisfaction. J Shoulder Elbow Surg 2005 Sep-Oct;14(5):455-9. Miniopen versus artroscopia 141 Trattamento artroscopico delle rotture parziali della cuffia dei rotatori Le attuali evidenze scientifiche non permettono di stabilire quale sia il miglior trattamento per le rotture parziali sintomatiche della cuffia dei rotatori (LPSCR) [1]. Il debridement artroscopico associato o meno all’acromionplastica e le tecniche di riparazione (transtendinea oppure di completamento e riparazione) sono i trattamenti più utilizzati [2-4]. Il debridement viene in genere indicato come trattamento di lesioni che coinvolgono meno del 50% dello spessore tendineo o nelle lesioni di grado I/II secondo Ellman [5] ( FIG. 1). 7 studi in letteratura descrivono i risultati del debridement chirurgico nelle LPSCR, tutti retrospettivi e di livello IV di evidenza ( TAB. 1) [6-12]. Di questi 7 studi, 5 includevano lesioni di grado I/II di Ellman (<50% di spessore), 1 studio non riportava il grado delle lesioni e 1 non includeva le lesioni di grado III di Ellman. In tutti gli studi venivano riportati risultati soddisfacenti. 5 studi in letteratura descrivono i risultati della riparazione transtendinea nelle LPSCR. Di questi, 2 studi sono prospettici randomizzati (livello II di evidenza) e 3 sono retrospettivi (livello IV di evidenza) ( TAB. 1)[13-17]. Entrambi gli studi randomizzati e 1 studio retrospettivo includevano pazienti con lesioni di grado III di Ellman, mentre 2 studi retrospettivi 142 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Figura 1. Classificazione delle lesioni parziali in funzione dell’ampiezza del difetto includevano pazienti con lesioni di grado II e III di Ellman. In tutti gli studi venivano riportati risultati soddisfacenti. Tauber [14] e Castricini [13] nei loro studi retrospettivi non riportavano differenze statisticamente significative nei risultati del trattamento con riparazione transtendinea di pazienti con lesione di grado II e III. Nei 2 studi randomizzati [13, 17] venivano confrontati i risultati della riparazione transtendinea con quelli della riparazione dopo completamento della lesione in pazienti con lesioni di grado III di Ellman. In entrambi gli studi Franceschi [16] e Shin [17] concludevano che non ci sono differenze statisticamente significative negli outcome tra le due tecniche. Tuttavia, sebbene la riparazione dopo completamento dimostrasse minori complicanze nel postoperatorio, l’integrità del tendine che è di primaria importanza nella guarigione dopo la riparazione era più garantita nelle riparazioni transtendinee che però, al contrario, portavano a un recupero funzionale più lento. Trattamento artroscopico delle rotture parziali della cuffia dei rotatori 143 Tabella 1. Letteratura esaminata Autore Tipo di N. di Grado Studio lesioni Tipo di trattamento Snyder et al., 1991 [6] Gartsman et al., 1995 [7] Cordasco et al., 2002 [8] Park et al., 2003 [9] Ozbaydar et al. 2006 [10] Kartus et al., 2006 [11] Liem et al., 2008 [12] Castricini et al., 2009 [13] Tauber et al., 2008 [14] Ide et al., 2005 [15] Deutsch et al., 2007 [3] Serie di casi Serie di casi Serie di casi Serie di casi Serie di casi Serie di casi Serie di casi Serie di casi Serie di casi Serie di casi Serie di casi 31 NI 111 Franceschi et al., 2013 [16] RCT 64 >50% Shin et al., 2012 [17] RCT 48 >50% Serie Kamath et al., 2009 [18] di casi 42 >50% Serie di casi 36 >50% Porat et al., 2008 [19] 144 52 37 19 26 46 31 16 17 41 UCLA score pre/ postoper. Debridement Followup medio (mesi) 23 Ellman I, II, III Ellman II Ellman I, II <50% Debridement 32 nr Debridement 53 nr Debridement 42 nr Debridement NR Ellman II Ellman I, II Ellman II, III Ellman II, III Ellman III Ellman III Debridement 101 16,8/29 p<0,05 nr Debridement 50 nr Riparazione transtendinea Riparazione transtendinea Riparazione transtendinea Riparazione dopo completamento 30 pazienti Riparazione transtendinea 30 pazienti Riparazione dopo completamento 24 pazienti Riparazione transtendinea 24 pazienti Riparazione dopo completamento Riparazione dopo completamento Riparazione dopo completamento 33 nr nr 38 15,8/32,8 p<0,01 17,3/32,9 p<0,01 nr 38 nr 31 nr 39 nr 42 17,2/31,5 p<0,05 39 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori 32 Visual Analog Pain Scale pre/ postoper. nr ASES Score pre/ postoper. CS pre/ postoper. L’Insalata Satisfactor Score Neer Score postoper. postoper. nr nr nr 93% IV 6,7/1,2 nr nr nr nr IV nr nr nr 90 nr IV 6,2/1,1 38/88 nr nr nr IV nr nr nr nr nr IV nr nr nr nr IV nr 37,4/86,6 p<0,001 nr 72 (post-op) 87,7 nr nr IV 44,4/91,6 nr nr IV nr Livello di evidenza 7,9/1,2 p<0,01 nr nr nr nr IV nr nr nr nr nr IV 6,5/0,8 p<0,001 42/93 p<0,001 nr nr nr IV nr 45.6/91 p<0001 47/90 p<0,0001 48/92 p<0,0001 46/91 p<0,0001 nr nr II nr 54,9 64,6 57,9 70,4 nr nr II 6,5/2,7 p<0,001 47,0/82,7 p<0,001 nr nr nr IV nr nr nr nr nr IV Trattamento artroscopico delle rotture parziali della cuffia dei rotatori 145 Tutti gli studi riportano risultati soddisfacenti dopo il trattamento chirurgico con miglioramento clinico statisticamente significativo rispetto alla condizione di partenza. 5 studi in letteratura descrivono i risultati della riparazione dopo completamento chirurgico nelle LPSCR: 2 studi prospettici randomizzati di livello II di evidenza [16, 17] e 3 studi retrospettivi di livello IV di evidenza [3, 18, 19] . In tutti gli studi sono stati inclusi pazienti con lesione di grado III di Ellman (>50% di spessore) ( TAB. 1). Tutti gli studi riportano risultati soddisfacenti dopo il trattamento chirurgico con miglioramento clinico statisticamente significativo rispetto alla condizione di partenza. Confrontare i risultati dei diversi trattamenti per le LPSCR risulta difficile a causa dell’eterogeneità del tipo di lesioni trattate e degli strumenti utilizzati nella valutazione dei risultati. Proporre delle linee guida di trattamento risulta impossibile a causa dello scarso livello di evidenza proposto dagli studi presenti in letteratura: 2 studi randomizzati di livello II e 14 studi retrospettivi di livello IV. Inoltre, i 2 studi randomizzati prendono in considerazione solo pazienti con lesioni di grado III di Ellman e confrontano tra loro le due tecniche di riparazione. Pertanto, è possibile solo dare delle raccomandazioni sul tipo di trattamento da utilizzare in base al grado della lesione, tenendo sempre presente il basso livello di evidenza. LPSCR di grado I-II di Ellman (coinvolgimento di meno del 50% dello spessore tendineo) Livello di raccomandazione D 146 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Punti chiave XX Mancanza di studi di livello I, II e III. XX Il debridement artroscopico associato o meno all’acromionplastica risulta in un miglioramento clinico in pazienti con LPSCR di grado III di Ellman. XX Non ci sono studi che confrontano, in questa categoria di pazienti, la riparazione al debridement. LPSCR di grado III di Ellman (coinvolgimento di oltre il 50% dello spessore tendineo) Livello di raccomandazione D Punti chiave XX In un solo studio di livello IV di evidenza, Weber [20] dimostra la superiorità della riparazione rispetto al debridement in pazienti con LPSCR di grado III di Ellman. XX Ci sono 3 studi che valutano i risultati della riparazione transtendinea e 3 studi che valutano i risultati della riparazione dopo completamento. Tutti gli studi riportano un miglioramento clinico dopo la riparazione della lesione. XX Non ci sono studi di livello I, II, III che confrontano, in questa categoria di pazienti, la riparazione al debridement. Trattamento artroscopico delle rotture parziali della cuffia dei rotatori 147 Tecnica di riparazione in pazienti con LPSCR di grado III di Ellman Livello di raccomandazione C Punti chiave XX La presenza di 2 studi prospettici randomizzati di livello II ci permette di concludere che non esiste una differenza statisticamente significativa tra le tecniche di riparazione. Parole chiave di ricerca partial rotator cuff, rotator cuff, rotator cuff tears, rotator cuff lacerations, arthroscopic cuff repair, partial thickness rotator cuff Riferimenti bibliografici 1 Papalia R, Franceschi F, Del Buono A, Maffulli N, Denaro V. 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Clinical and structural results of partial supraspinatus tears treated by subacromial decompression without repair. Knee Surg Sports Traumatol Arthrosc 2008 Oct;16(10):967-72. 13 Castricini R, Panfoli N, Nittoli R, Spurio S, Pirani O. Transtendon arthroscopic repair of partial-thickness, articular surface tears of the supraspinatus: results at 2 years. La Chirurgia degli organi di movimento 2009 Apr;93(Suppl 1):S49-54. 14 Tauber M, Koller H, Resch H. Transosseus arthroscopic repair of partial artic- ular surface supraspinatus tendon tears. Knee Surg Sports Traumatol Arthrosc 2008;16:608-13. 15 Ide J, Maeda S, Takagi K. Arthroscopic transtendon repair of partial-thickness ar- ticular-side tears of the rotator cuff: anatomical and clinical study. Am J Sports Med 2005 Nov;33(11):1672-9. 16 Franceschi F, Papalia R, Del Buono A et al. Articular-sided rotator cuff tears: which is the best repair? A three-year prospective randomised controlled trial. International Orthopaedics 2013 Aug;37(8):1487-93. 17 Shin SJ. A comparison of 2 repair techniques for partial-thickness articular-sided rotator cuff tears. Arthroscopy 2012 Jan;28(1):25-33. 18 Kamath G, Galatz LM, Keener JD, Teefey S, Middleton W, Yamaguchi K. Ten- don integrity and functional outcome after arthroscopic repair of high-grade partial-thickness supraspinatus tears. J Bone Joint Surg Am 2009 May;91(5):1055-62. 19 Porat S, Nottage WM, Fouse MN. Repair of partial thickness rotator cuff tears: a retrospective review with minimum two-year follow-up. J Shoulder Elbow Surg 2008 Sep-Oct;17(5):729-31. 20 Weber SC. Arthroscopic debridement and acromioplasty versus mini-open repair in the treatment of significant partial-thickness rotator cuff tears. Arthroscopy 1999 Mar;15(2):126-31. Trattamento artroscopico delle rotture parziali della cuffia dei rotatori 149 Trattamento chirurgico del capo lungo del bicipite nella rottura della cuffia dei rotatori Le lesioni del tendine del capo lungo del bicipite (CLB) sono frequenti e possono presentarsi in maniera isolata ma, nella maggior parte dei casi, sono associate a lesioni della cuffia dei rotatori [1]. L’esplorazione chirurgica e l’eventuale trattamento sono consigliati qualora i sintomi persistano per più di 3 mesi dopo il trattamento conservativo [2]. Il dibattito su quale sia il miglior trattamento chirurgico per le lesioni del CLB è aperto. I due principali trattamenti consistono nella tenodesi e nella tenotomia del CLB. Non esistono attualmente in letteratura studi di livello I che abbiano confrontato i risultati clinici ottenuti dai due trattamenti. Diversi studi suggeriscono la tenotomia del CLB come trattamento di scelta in quanto è rapido, ben tollerato dal paziente, con tempi più brevi di riabilitazione postoperatoria [3-5]. Gli studi che consigliano la tenodesi del CLB, invece, evidenziano una migliore capacità di ritornare all’attività sportiva e il miglior ripristino dell’anatomia del CLB nonostante il periodo riabilitativo più lungo e la maggiore difficoltà nell’esecuzione della tecnica chirurgica [6, 7]. Esiste un solo studio di livello II che confronta le due tecniche [8] in cui De Carli et al. evidenziano come la tenodesi 150 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori non apporti nessun miglioramento clinico o funzionale rispetto alla tenotomia. In un recente studio di livello III, Cho et al., hanno paragonato i risultati clinici in pazienti trattati con tenotomia e con tenodesi per lesione del tendine del capo lungo del bicipite associato a rottura della cuffia dei rotatori. Nello studio, entrambe le tecniche hanno evidenziato buoni risultati clinici e funzionali [9]. Nel 2011 Hsu et al. hanno pubblicato una revisione sistematica in cui venivano analizzati i risultati di 9 lavori, tutti di livello IV di evidenza [1, 4-7, 10-12]. Pur sottolineando la necessità di studi di livello V e II di evidenza, i risultati emersi da questa revisione sistematica sono: una maggiore presenza di deformità estetiche e una minore resistenza del CLB nei pazienti che vengono sottoposti a tenotomia rispetto a quelli trattati con tenodesi, complicanze simili in entrambe le procedure, e una maggiore presenza di dolore a livello del bicipite nei pazienti sottoposti a tenodesi. Recentemente, anche Slenker et al. [13] hanno condotto uno studio di revisione sistematica della letteratura in merito ai risultati ottenuti con il trattamento con tenotomia e tenodesi. Tutti gli studi analizzati erano di livello IV di evidenza, eccetto uno di livello II. Dei 433 pazienti sottoposti a tenodesi, il 73% risultava in un outcome buono/eccellente, con un 24% di pazienti con dolore residuo dopo la procedura chirurgica e circa il 7% di deformità estetiche. Dei 699 pazienti sottoposti a tenotomia, il 77% aveva ottenuto risultati clinici e funzionali buoni/eccellenti, con il 19% di pazienti con dolore residuo dopo il trattamento ma con una percentuale maggiore (43%) di deformità estetiche. Gli autori concludevano, quindi, che i risultati ottenibili dai due trattamenti sono da considerarsi sovrapponibili Trattamento chirurgico del capo lungo del bicipite nella rottura della cuffia dei rotatori 151 Tabella 1. Letteratura esaminata Autore De Carli et al., 2012 [8] Slenker et al., 2012 [13] N. di casi Follow-up Variabile esaminata 24 mesi SST 35 CS pazienti Forza tenotomia Popeye (gruppo A) Sign 30 pazienti tenodesi (gruppo B) (revisione sistematica) 433 pazienti tenodesi 699 pazienti tenotomia Risultato Scale di valutazione: risultati soddisfacenti in entrambi i gruppi, senza differenze significative (ns). Popeye Sign è stato rilevato in 5 pazienti (17%) del gruppo B e in nessun paziente del gruppo A. L’esame ecografico ha evidenziato la LHB all’interno del solco bicipitale nell’80% del gruppo A e del gruppo B. Power doppler ecografia ha mostrato segni di vascolarizzazione della LHB nel 20% dei pazienti del gruppo A e nel 40% del gruppo B e segni di vascolarizzazione della cuffia dei rotatori riparato nel 28% del gruppo A e nel 40% del gruppo B. Valutazio- Risultati sovrapponibine clinica li in termini: outcome buono/ece funzionale cellente (74% tenodesi vs 77% tenotomia); Valutazio- dolore residuo (24% ne estetica tenodesi vs 19% tenotomia). Maggiore percentuale di deformità estetica nei pazienti trattati con tenotomia rispetto alla tenodesi (43% vs 8%) Livello di evidenza II IV ad eccezione delle maggiori deformità estetiche conseguenti alla tenotomia [13]. Sulla base dei risultati riportati dai lavori menzionati non risulta possibile dare una raccomandazione assoluta su quale sia 152 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori il miglior tipo di trattamento per la patologia del CLB. Senz’altro delle indicazioni di massima possono essere dedotte, ma con una carente letteratura a sostegno: la tenotomia del bicipite viene indicata preferibilmente in pazienti anziani, sedentari e con una bassa richiesta funzionale, in pazienti obesi e in quelli che non hanno problemi nell’accettare eventuali alterazioni estetiche. La tenodesi del CLB viene invece indicata in pazienti giovani con età inferiore ai 40 anni, con elevata attività fisica e che hanno problemi nel tollerare alterazioni estetiche. Infine, una seconda ricerca è stata effettuata col fine di evidenziare quale tra i diversi tipi di tenodesi dimostrasse una superiorità dal punto di visto clinico e funzionale. Anche in questo caso, la letteratura ha mostrato una scarsa presenza di studi di livello I e II. Solo uno studio di livello III confronta la soft tissue tenodesis con la tenodesi con vite a interferenza, dimostrando una superiorità della seconda dal punto di vista strutturale e clinico [14]. Pertanto, sulla base dei dati presenti in letteratura non è possibile dare una raccomandazione su quale sia il miglior trattamento delle lesioni del CLB né su quale sia il miglior tipo di tenodesi. Livello di raccomandazione C Punti chiave XX La tenotomia e la tenodesi del CLB hanno dimostrato risultati clinici e funzionali sovrapponibili. Trattamento chirurgico del capo lungo del bicipite nella rottura della cuffia dei rotatori 153 XX La tenotomia esita più frequentemente in alterazioni estetiche rispetto alla tenodesi. XX Tra i diversi tipi di tenodesi presenti in letteratura non è possibile raccomandare una tecnica rispetto a un’altra in funzione del fatto che non esiste letteratura a supporto di una tecnica. Parole chiave biceps tenotomy, biceps tenotomy versus tenodesis or tenodesis, biceps tendon, long-head biceps lesions Riferimenti bibliografici 1 Boileau P, Baque F, Valerio L, Ahrens P, Chuinard C, Trojani C. Isolat- ed arthroscopic biceps tenotomy or tenodesis improves symptoms in patients with massive irreparable rotator cuff tears. J Bone Joint Surg Am 2007 Apr;89(4):747-57. 2 Barber FA, Field LD, Ryu RK. Biceps tendon and superior labrum injuries: decision making. Instructional Course Lectures 2008;57:527-38. 3 Frost A, Zafar MS, Maffulli N. Tenotomy versus tenodesis in the management of pathologic lesions of the tendon of the long head of the biceps brachii. Am J Sports Med 2009 Apr;37(4):828-33. 4 Gill TJ, McIrvin E, Mair SD, Hawkins RJ. Results of biceps tenotomy for treat- ment of pathology of the long head of the biceps brachii. J Shoulder Elbow Surg 2001May-Jun;10(3):247-9. 5 Kelly AM, Drakos MC, Fealy S, Taylor SA, O’Brien SJ. Arthroscopic release of the long head of the biceps tendon: functional outcome and clinical results. Am J Sports Med 2005 Feb;33(2):208-13. 6 Berlemann U, Bayley I. Tenodesis of the long head of biceps brachii in the pain- ful shoulder: improving results in the long term. J Shoulder Elbow Surg 1995 Nov-Dec;4(6):429-35. 7 Boileau P, Krishnan SG, Coste JS, Walch G. Arthroscopic biceps tenodesis: a new technique using bioabsorbable interference screw fixation. Arthroscopy 2002 Nov-Dec;18(9):1002-12. 154 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori 8 De Carli A, Vadala A, Zanzotto E et al. Reparable rotator cuff tears with con- comitant long-head biceps lesions: tenotomy or tenotomy/tenodesis? Knee Surgery, Sports Traumatology, Arthroscopy: Official Journal of the ESSKA. 2012 Dec;20(12):2553-8. 9 Cho NS, Cha SW, Rhee YG. Funnel tenotomy versus intracuff tenodesis for lesions of the long head of the biceps tendon associated with rotator cuff tears. Am J Sports Med 2014 May;42(5):1161-8. 10 Checchia SL, Doneux PS, Miyazaki AN et al. Biceps tenodesis associated with arthroscopic repair of rotator cuff tears. 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Trattamento chirurgico del capo lungo del bicipite nella rottura della cuffia dei rotatori 155 Suture della cuffia dei rotatori Nel corso degli anni si è assistito a un graduale passaggio della chirurgia riparativa dei tendini della cuffia dei rotatori dalle tecniche di riparazione a cielo aperto a quelle miniopen, sino alle tecniche artroscopiche. Tale transizione è stata accompagnata da un’evoluzione dei metodi di riparazione. Le tecniche di riparazione a cielo aperto sono state considerate nel tempo il gold standard [1-4]. Per quanto riguarda quelle per via artroscopica si è assistito a un’evoluzione delle tecniche di riparazione a single row (SR), double row (DR) e le tecniche transosseous-equivalent nell’idea di riprodurre l’area di reinserzione dei tendini della cuffia dei rotatori [5-7]. Gli aspetti chiave per una riparazione efficace della cuffia dei rotatori includono: XX sufficiente iniziale rigidità e forza della riparazione; XX sufficiente stabilità durante le manovre di intra ed extrarotazione che si verificano nell’immediato periodo postoperatorio; XX ottimizzazione della superficie di contatto tendine-osso [1-3, 5]. Con l’avvento della chirurgia artroscopica, la chirurgia della cuffia dei rotatori si è maggiormente avvalsa dell’utilizzo di ancore e suture. La tecnica più comunemente utiliz156 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Figura 1. Tipica riparazione single row con 2 ancore a tripla sutura zata è stata quella della single row, ovvero ancore disposte su un’unica fila a livello della zona di inserzione del tendine della cuffia da riparare più o meno distante dalla superficie articolare a seconda delle preferenze del chirurgo e/o del grado di elasticità del tendine da riparare ( FIG. 1). Il tasso di fallimento documentato con queste tecniche di riparazione è apparso elevato, sino al 90% in caso di lesioni ampie e massive, come riportano alcuni studi in letteratura [8]. Si è osservato che il fallimento più comune della riparazione si verificava a livello dell’interfaccia tendine-sutura. In questo senso, le proprietà meccaniche del materiale di sutura utilizzato e il tipo di passaggio di sutura all’interno del tendine appaiono fondamentali. La configurazione del punto tipo Mason-Allen ha dimostrato di essere la più resistente, anche se è molto difficile da riprodurre con le tecniche artroscopiche. Tuttavia, le configurazioni di suture semplici e a materassaio Suture della cuffia dei rotatori 157 isolate hanno dimostrato di non riuscire a mantenere il contatto tendine-osso. Ko et al. hanno dimostrato in uno studio prospettico che i risultati clinici, riparando le rotture di taglia piccola e media della cuffia dei rotatori o con sutura semplice o con il Massive Cuff Stitch (MCS) non erano statisticamente significativi. Tuttavia, la sutura a tipo MCS ha dimostrato una superiorità in termini di integrità della riparazione [9]. D’altro canto studi di biomeccanica hanno rivelato che al di là della configurazione delle suture, è il numero di suture utilizzate che determina la forza della riparazione eseguita [10]. Con l’idea di migliorare la superficie di contatto tra tendine e osso si sono sviluppate nel tempo le tecniche di double row ( FIG. 2). In termini biomeccanici la riparazione double row è più resistente di una riparazione single row; tuttavia si deve anche considerare che tale riparazione comporta una maggior tensione sul tendine riparato [11]. Ancora più recentemente, alcuni autori hanno raccomandato un miglioramento delle tecniche di riparazione double row attraverso delle suture di connessione tra le ancore mediali e quelle laterali, riparazioni equivalenti alle transossee ( FIG. 3). Il razionale di questa tecnica è quello di aumentare ulteriormente la superficie di contatto tendine-osso e di avere una riparazione con basso profilo a livello delle suture che sono di fatto adagiate sulla superficie superiore del tendine e, quindi, hanno meno ingombro nella regione subacromiale. Infine, sono state introdotte le tecniche di riparazione transossea (senza ancore) in artroscopia ( FIG. 4) [12]. Con tali tecniche è possibile ripristinare un’inserzione tendinea a livello del tendine riparato di almeno il 20% superiore rispetto a qualsiasi altra tecnica chi158 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Figura 2. Riparazione double row, con 2 punti a materassaio mediali e 2 ancore laterali a doppia sutura Figura 3. Riparazione transosseous-equivalent con cross configuration delle suture Suture della cuffia dei rotatori 159 Figura 4. Riparazione con punti transossei (anchorless) con X-box configuration rurgica utilizzata al momento [13] e aumentare i punti di fissazione. Quello che è interessante con questo tipo di tecnica è che la concentrazione degli stress viene spostata dalla giunzione tendine-sutura all’osso. Aydin et al., in uno studio prospettico, non hanno riscontrato differenze cliniche significative tra tecnica single row e double row a un follow-up minimo di 1 anno [14]. Tali risultati sono stati confermati anche da Burks et al., in un altro studio prospettico randomizzato [15]. Charousset et al., in uno studio prospettico, hanno confermato che non vi sono differenze significative da un punto di vista clinico, tuttavia la tecnica double row, a parità di caratteristiche delle lesioni e dei pazienti, dimostrava risultati migliori in termini di guarigione del tendine riparato [16]. 160 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Ma et al. hanno recentemente confrontato la riparazione single row versus double row dimostrando che quest’ultima mostra una migliore ripresa della forza della spalla in pazienti con lesioni più ampie di 3 cm. Comunque, le immagini strumentali non mostrano differenze significative in termini di integrità della riparazione tra i 2 gruppi di pazienti [17]. Anche Carbonel et al., in uno studio prospettico randomizzato, hanno dimostrato che i pazienti trattati con una riparazione double row mostravano un miglior risultato clinico in termini di ripresa della forza rispetto ai pazienti con single row a 2 anni di follow-up. Tali differenze sono ancora più significative quando si stratificano i risultati tra i pazienti con lesioni superiori ai 3 cm [18]. Gartsman et al., recentemente, hanno riportato un significativo aumento nella recidiva di lesione dei tendini della cuffia in pazienti trattati con single row [19]. Tali osservazioni sono state riportate anche da Lapner et al. [20]. Al momento, non vi sono evidenze che le riparazioni transossee diano risultati clinici migliori delle riparazioni double row [21]. Gartsman et al., tuttavia, hanno dimostrato una significativa differenza in termini di guarigione tra pazienti trattati con single row rispetto a quelli trattati con double row (suture bridge) [19]. Per quanto riguarda le transosseous anchorless artroscopiche al momento non esistono studi comparativi con le altre tecniche chirurgiche. La TAB. 1 riassume i dati dei lavori inclusi nella nostra revisione. In conclusione, al momento, non vi sono evidenze che possano supportare l’utilizzo di una tecnica di riparazione rispetto a un’altra. Suture della cuffia dei rotatori 161 Tabella 1. Letteratura esaminata Autore N. di casi Follow-up Gartsman et al., 2013 [19] 83 (40 SR; 43 DR) Circa 10 Guarigione 75% SR 93% mesi (6-12) valutata con DR (suture US bridge) Carbonel et al., 2012 [18] 160 (80 SR; 24 mesi 80 DR) UCLA ASES RM Migliore risultato clinico (UCLA ASES) in DR Nessuna differenza alla RMN Lapner et al., 2012 [20] 80 (40 SR; 40 DR) 24 mesi CS ASES US RM Nessuna differenza clinica Nelle DR migliore guarigione I Ko et al., 2009 71 (37 SR; [9] 34 DR) Min 24 mesi ASES CS UCLA, RM Nessuna differenza clinica Nessuna differenza di guarigione I Burks et al., 2009 [15] 40 (20 SR; 20 DR) 1 anno ASES UCLA CS Nessuna differenza clinica Nessuna differenza di guarigione I Aydin et al., 2010 [14] 68 (34 SR; 34 DR) Min 2 anni CS Nessuna differenza II Charousset et al., 2007 [16] 66 (35 SR; 31 DR) 6 mesi CS Artro TC Nessuna differenza clinica Migliore guarigione nelle DR II Grasso et al., 2009 [22] 80 (40 SR; 40 DR) 2 anni DASH CS Nessuna differenza clinica II Franceschi et al., 2007 [23] 60 (30 SR; 30 DR) 2 anni UCLA ROM Artro RM Nessuna differenza I 162 Variabile esaminata Risultato Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Livello di evidenza I I Livello di raccomandazione B Punti chiave XX Le tecniche double row aumentano i costi in termini di materiali e di tempo di sala operatoria (EBM). XX Le evidenze attuali della letteratura portano a considerare una riparazione tipo single row nelle lesioni di grandezza inferiore ai 3 cm e in presenza di una buona qualità del tessuto tendineo, mentre la riparazione double row sarebbe da considerare nei casi di lesioni superiori ai 3 cm e con scarsa qualità del tessuto tendineo. XX Nelle lesioni ampie, croniche e retratte, anche una riparazione double row ha un alto rischio di fallimento. XX Le tecniche transossee sembrano promettenti biomeccanicamente, ma non sono ancora supportate da sufficienti studi clinici randomizzati. Parole chiave di ricerca rotator cuff, cuff tears, cuff repair associate a suture anchor, double-row, single-row, arthroscopically repair Riferimenti bibliografici 1 Gerber C, Schneeberger AG, Beck M, Schlegel U. Mechanical strength of re- pairs of the rotator cuff. J Bone Joint Surg Br 1994;76(3):371-80. Suture della cuffia dei rotatori 163 2 Denard PJ, Burkhart SS. 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J Bone Joint Surg Am 2012;94:1249-57. 21 Park JY, Lee SY, Chung SW, Zulkifli H, Cho JH, Oh KS. Clinical comparison between double-row and tranosseous-equivalent repairs for medium to large size rotator cuff tears. Arch Orthop Trauma Surg 2013;133(12):1727-34. 22 Grasso A, Milano G, Salvatore M, Falcone G, Deriu L, Fabbriciani C. Sin- gle-row versus double-row arthroscopic rotator cuff repair: a prospective randomized clinical trial. Arthroscopy 2009;25:4-12. 23 Franceschi F, Ruzzini L, Longo UG, Martina FM, Zobel BB, Maffulli N et al. Equivalent clinical results of arthroscopic single-row and double-row suture anchor repair for rotator cuff tears: a randomized controlled trial. Am J Sports Med 2007;35:1254-60 Suture della cuffia dei rotatori 165 Rotture massive e irreparabili della cuffia dei rotatori Le lesioni massive e irreparabili della cuffia rappresentano una vera e propria sfida terapeutica e differenti sono le opzioni di trattamento ( TAB. 1). Il trattamento conservativo, come descritto da Zingg et al., permette di mantenere una soddisfacente funzionalità della spalla per almeno quattro anni nonostante la progressione della degenerazione articolare [1]. In particolare, il rinforzo della porzione di cuffia residua e del deltoide è efficace nel preservare l’arco di movimento nei pazienti anziani [2]. Diversi studi in letteratura si sono focalizzati sul ruolo e l’efficacia del debridement artroscopico. In molti di questi è stato osservato come il debridement artroscopico, associato o meno alla decompressione subacromiale, abbia una buona efficacia nell’alleviare la sintomatologia dolorosa pur non determinando un miglioramento nella funzionalità articolare. Tuttavia, seppure i risultati riportati in letteratura siano contrastanti, sembrerebbero migliori nei pazienti anziani con scarsa richiesta funzionale, buona motilità attiva e articolazione stabile [3-8]. La tenotomia del capo lungo del bicipite può rappresentare un’efficace opzione nel ridurre il dolore e nel migliorare l’arco di movimento, in particolare nei pazienti con limitazione antalgica dell’estensione attiva. D’altro canto, alcuni studi hanno 166 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Rotture massive e irreparabili della cuffia dei rotatori 167 48 mesi 9 mesi 7,8 anni 24 mesi 6 anni 45,8 mesi 26,6 mesi 31 mesi 19 17 68 42 50 25 210 33 Zingg et al., 2007 [1] Levy et al., 2008 [2] Franceschi et al., 2012 [3] Berth et al., 2010 [4] Rockwood et al., 1995 [5] Zvijac et al., 1994 [6] Kempf et al., 1999 [7] Klinger et al., 2005 [8] Migliora l’arco di movimento e la funzionalità. Constant da 26 a 60 punti Elevazione ant da 40° a 160° Migliora la funzionalità anche se progressione del processo artrosico Constant: 83% SSV: 68% Risultato Riduce il dolore e migliora la funzionalità. Outcome soddisfacente nell’ 83% dei pazienti. Elevazione ant da 105° a 140° Debridement artroscopico con decompressione Efficace nei pazienti anziani con scarsa richiesta funzionale. Constant da 30 a 67 punti. Pazienti soddisfatti: 82% Debridement artroscopi- Tenotomia CLBO efficace nel ridurre il dolore e co con decompressione migliorare la funzionalità. Scarso beneficio del e tenotomia CLBO debridement e della decompressione Debridement artroscopi- Deterioramento dei risultati (dolore e funzionalità) co con decompressione sul lungo periodo UCLA Score da 84% a 68% Debridement con decompressione a cielo aperto Debridement artroscopi- Risultati buoni/ottimi con entrambe le tecniche. co con decompressione La riparazione parziale si associa a migliori risultati e riparazione parziale funzionali Debridement artroscopi- Riducono la sintomatologia. co con decompressione La riparazione parziale si associa a migliori risultati e riparazione parziale funzionali Fisiochinesiterapia Trattamento conservativo Follow-up Variabile esaminata N. di casi Autore Tabella 1. Letteratura esaminata IV III IV III II III III IV Livello di evidenza 168 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori 14 27 Burkhart et al., 1994 [12] Kim et al., 2012 [13] Malavolta et al., 2014 54 [14] Charousset et al., 2014 70 [15] 48 Jo et al., 2013 [16] Riparazione parziale 5 anni 67 Porcellini et al., 2011 [11] PRP PRP PRP 24 mesi 12 mesi Riparazione parziale Tenotomia CLBO 24 mesi 41,3 mesi Riparazione parziale 57 mesi 307 Walch et al., 2005 [10] Tenotomia CLBO 35 mesi 68 Boileau et al., 2007 [9] Follow-up Variabile esaminata N. di casi Autore (Segue tabella 1) Efficace nel ridurre il dolore e migliorare la funzionalità. Constant da 46,3 a 66,5 punti. Pazienti soddisfatti: 78% Efficace nel ridurre il dolore e migliorare la funzionalità. Constant da 48,4 a 67,6 punti. Pazienti soddisfatti: 87%. Buoni risultati clinici e funzionali. Constant da 44 a 73 punti, SST da 4,6 a 9. Distanza omero-acromiale aumentata da 6,1 a 9,1 mm Efficace nel migliorare forza, arco di movimento e funzionalità. Forza migliorata di 2,3 punti ( su una scala da 0-5), UCLA da 9,8 a 27.6, Elevazione ant da 59,6° a 105,4° Miglioramento del dolore e della funzionalità. SST da 5,1 a 8,8, Constant da 43,6 a 74,1 punti, UCLA da 10,5 a 25,9. Forza inferiore rispetto al lato controlaterale. L’uso del PRP non si associa a migliori risultati clinici né modifica il rischio di rirottura L’uso del PRP non si associa a migliori risultati clinici né modifica il rischio di rirottura. L’uso del PRP si associa a una migliore funzionalità della spalla e ad un minor tasso di rirottura (20% rispetto al 55,6%). Risultato I III I IV IV IV III III Livello di evidenza Rotture massive e irreparabili della cuffia dei rotatori 169 13 mesi 32 mesi 57 mesi 17,5 mesi 69,6 mesi 43 mesi 39,9 mesi 80 28 11 14 57 42 186 Gumina et al., 2012 [17] Jost et al., 2003 [24] Elhassan et al., 2008 [25] Galatz et al., 2003 [26] Guery et al., 2006 [27] Simovitch et al., 2007 [28] Wall et al., 2007 [29] Protesi inversa Protesi inversa Protesi inversa Trasposizione del grande pettorale Trasposizione del grande pettorale Trasposizione del grande pettorale Scaffold on PRP Follow-up Variabile esaminata N. di casi Autore Migliora la funzionalità e riduce il dolore. Constant da 23 a 60 punti. Migliora la funzionalità e riduce il dolore in pazienti con artropatia da rottura di cuffia. La disfunzione del piccolo rotondo pregiudica i risultati Efficace se pazienti >70 anni con scarsa richiesta funzionale. Tasso di sopravvivenza dell’impianto a 120 mesi 84%. Deterioramento progressivo dopo 6 anni dall’impianto. Migliora la funzionalità e riduce il dolore. VAS da 6,9 a 3,2. Elevazione ant da 24,4° a 60,8°. ASES da 27,2 a 47,7 Risultato mediocre. Pazienti soddisfatti: 7 su 11. Constant da 28,7 a 52,3 punti. VAS da 7,9 a 4,2. Migliora la funzionalità e diminuisce il dolore. Constant dal 47% al 70%, SSV dal 23% a 55%. L’uso della membrana di PRP si associa a un maggior tasso di guarigione. Nessuna differenza nei risultati clinici e funzionali. Risultato II II IV IV IV II I Livello di evidenza 170 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Gavriilidis et al., 2010 [23] 37 mesi 147 mesi 46 Gerber et al., 2013 [21] 15 24 mesi 14 Iannotti et al., 2006 [20] 50 mesi 12 mesi 79 Rodeo et al., 2012 [19] Irlenbusch et al., 2008 52 [22] 24 mesi 42 Barber et al., 2012 [18] Trasposizione del grande pettorale Trasposizione del grande dorsale Trasposizione del grande dorsale Trasposizione del grande dorsale PRP Scaffold di matrice acellulata di derma umano Follow-up Variabile esaminata N. di casi Autore (Segue tabella 1) Migliora la funzionalità e diminuisce il dolore. Non migliora l’arco di movimento. Constant da 51,7 a 68,1 punti Riduce il dolore, migliora l’arco di movimento, forza e funzionalità. Non arresta l’evoluzione del processo artrosico. Risultati scarsi in presenza di una lesione del sottoscapolare. Migliora la funzionalità e riduce il dolore. SSV dal 29% al 70%, Constant dal 56% a 80%, scala del dolore da 7 a 13 punti. Elevazione ant da 118° a 132°, abd da 112° a 123°, RE da 18° a 33°. Forza in abd da 1,2 a 2 kg. Non è in grado di impedire l’evoluzione del processo artrosico. Pazienti soddisfatti: 64% Miglioramento del PENN score da 40 a 66 punti. Risultati clinici scarsi o peggiorativi nei pazienti con bassa funzionalità preoperatoria e severa debolezza muscolare. L’uso del PRP non si associa a migliori risultati clinici né modifica il rischio di rirottura. L’uso dello scaffold si associa a migliori risultati clinici e ad un maggior tasso di guarigione (85% rispetto al 40%) Risultato IV IV IV II II II Livello di evidenza evidenziato come questo trattamento non abbia invece alcun effetto sul recupero della forza e non modifichi l’evoluzione dell’artropatia da rottura di cuffia [9-10]. Tra le diverse tecniche analizzate, la riparazione parziale sembrerebbe essere in grado di ridurre la sintomatologia dolorosa e contestualmente di migliorare la motilità e la forza [11-13]. Recentemente, due diversi studi (di livello II e livello III) hanno messo a confronto pazienti sottoposti a debridement con pazienti sottoposti a riparazione parziale, riportando miglioramenti statisticamente sovrapponibili per quanto riguarda la componente algica e la soddisfazione del paziente; il recupero funzionale, invece, è risultato essere significativamente migliore nei pazienti sottoposti a riparazione parziale [3, 4]. L’impiego di scaffold rimane, a oggi, ancora ampiamente dibattuto. Infatti, nonostante sia stato oggetto di studi di livello I, non è possibile affermare che nelle lesioni massive sia efficace nel ridurre il tasso di rirottura o nel migliorare i risultati clinici [14-19]. La trasposizione tendinea, come dimostrato da diversi studi, sembrerebbe essere particolarmente indicata nei pazienti giovani, attivi, senza segni di artrosi, ma con un importante deficit funzionale legato al dolore e alla perdita della motilità attiva [20-26]. La trasposizione del grande dorsale nelle rotture postero-superiori si associa a significativi miglioramenti della funzionalità e del dolore [20-22]. Tali risultati, tuttavia, non si sono dimostrati stabili con la tendenza a deteriorarsi nel tempo per lo sviluppo di un’artropatia da rottura di cuffia [19-21]. La trasposizione del grande pettorale nelle rotture antero-superiori, si associa a una significativa riduzione della sintomatoRotture massive e irreparabili della cuffia dei rotatori 171 logia dolorosa mentre il recupero della forza e della motilità attiva sembra essere più limitato. Inoltre nonostante il significativo miglioramento clinico cui vanno incontro i pazienti, gli score di valutazione si attestano su livelli medio-bassi [23-26]. La protesi inversa migliora la motilità e diminuisce il dolore [27-29]. Sebbene i risultati a breve e a medio termine siano molto promettenti, dall’analisi della letteratura emerge che la selezione dei pazienti è di importanza cruciale ai fini del successo dell’intervento. Infatti, il candidato ideale è il paziente anziano con scarsa richiesta funzionale, non responsivo alla terapia conservativa e con una severa limitazione della motilità attiva [27, 28]. I risultati clinici sono inferiori in presenza di una disfunzione del piccolo rotondo [28]. Livello di raccomandazione D Punti chiave XX Il trattamento delle lesioni massive e irreparabili della cuffia è controverso e non esiste un approccio terapeutico ideale. XX Non esistono studi controllati randomizzati che comparino il trattamento conservativo con il trattamento chirurgico né le differenti tecniche chirurgiche tra loro. XX Un’attenta valutazione clinica e radiologica del paziente è fondamentale al fine di scegliere il trattamento più adeguato e garantire quindi il miglior risultato possibile per ciascun individuo. 172 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori XX I risultati dei diversi tipi di trattamento, buoni nel breve e in alcuni casi anche nel medio termine, tendono a deteriorarsi nel tempo. Ulteriori studi controllati sono auspicabili per confermare l’efficacia delle diverse soluzioni anche nel lungo periodo. Parole chiave di ricerca irreparable rotator cuff tear e massive rotator cuff tear in combinazione con randomized controlled study e systematic review Riferimenti bibliografici 1 Zingg PO, Jost B, Sukthankar A, Buhler M, Pfirrmann CW, Gerber C. Clini- cal and structural outcomes of nonoperative management of massive rotator cuff tears. J Bone Joint Surg Am 2007;89:1928-34. 2 Levy O, Mullett H, Roberts S, Copeland S. The role of anterior deltoid reeduca- tion in patients with massive irreparable degenerative rotator cuff tears. J Shoulder Elbow Surg. 2008;17(6):863-70. 3 Franceschi F, Papalia R, Vasta S, Leonardi F, Maffulli N, Denaro V. Surgical management of irreparable rotator cuff tears. Knee Surg Sports Traumatol Arthrosc 2012 Dec 2. 4 Berth A, Neumann W, Awiszus F, Pap G. Massive rotator cuff tears: functional outcome after debridement or arthroscopic partial repair. J Orthop Traumatol 2010;11:13-20. 5 Rockwood CA Jr, Williams GR Jr, Burkhead WZ Jr. Debridement of degenera- tive, irreparable lesions of the rotator cuff. J Bone Joint Surg Am 1995;77:857-66. 6 Zvijac JE, Levy HJ, Lemak LJ. Arthroscopic subacromial decompression in the treatment of full thickness rotator cuff tears: a 3- to 6-year follow-up. Arthroscopy 1994;10:518-23. 7 Kempf JF, Gleyze P, Bonnomet F, Walch G, Mole D, Frank A, Beaufils P, Levi- gne C, Rio B, Jaffe A. A multicenter study of 210 rotator cuff tears treated by arthroscopic acromioplasty. Arthroscopy 1999;15:56-66. 8 Klinger HM, Steckel H, Ernstberger T, Baums MH. Arthroscopic debridement of massive rotator cuff tears: negative prognostic factors. Arch Orthop Trauma Surg 2005;125:261-6. Rotture massive e irreparabili della cuffia dei rotatori 173 9 Boileau P, Baqué F, Valerio L, Ahrens P, Chuinard C, Trojani C. Isolated ar- throscopic biceps tenotomy or tenodesis improves symptoms in patients with massive irreparable rotator cuff tears. J Bone Joint Surg Am 2007;89:747-57. 10 Walch G, Edwards TB, Boulahia A, Nové-Josserand L, Neyton L, Szabo I. Ar- throscopic tenotomy of the long head of the biceps in the treatment of rotator cuff tears: clinical and radiographic results of 307 cases. J Shoulder Elbow Surg 2005;14:238-46. 11 Porcellini G, Castagna A, Cesari E, Merolla G, Pellegrini A, Paladini P. Partial repair of irreparable supraspinatus tendon tears: clinical and radiographic evaluations at long-term follow-up. J Shoulder Elbow Surg 2011; 20:1170-7. 12 Burkhart SS, Nottage WM, Ogilvie-Harris DJ, Kohn HS, Pachelli A. Partial re- pair of irreparable rotator cuff tears. Arthroscopy 1994;10:363-70. 13 Kim SJ, Lee IS, Kim SH, Lee WY, Chun YM. Arthroscopic partial repair of irrep- arable large to massive rotator cuff tears. Arthroscopy 2012;28:761-8. 14 Malavolta EA, Gracitelli ME, Ferreira Neto AA, Assunção JH, Bordalo-Ro- drigues M, de Camargo OP. Platelet-rich plasma in rotator cuff repair: A prospective randomized study. Am J Sports Med 2014 Aug 1. 15 Charousset C, Zaoui A, Bellaïche L, Piterman M. Does autologous leuko- cyte-platelet-rich plasma improve tendon healing in arthroscopic repair of large or massive rotator cuff tears? Arthroscopy. 2014;30(4):428-35. 16 Jo CH, Shin JS, Lee YG, Shin WH, Kim H, Lee SY, Yoon KS, Shin S. Platelet-rich plasma for arthroscopic repair of large to massive rotator cuff tears: a randomized, single-blind, parallel-group trial. Am J Sports Med 2013;41(10):2240-8. 17 Gumina S, Campagna V, Ferrazza G, Giannicola G, Fratalocchi F, Milani A, Postacchini F. Use of platelet-leukocyte membrane in arthroscopic repair of large rotator cuff tears: a prospective randomized study. J Bone Joint Surg Am 2012 1;94(15):1345-52. 18 Barber FA, Burns JP, Deutsch A et al. A prospective, randomized evaluation of acellular human dermal matrix augmentation for arthroscopic rotator cuff repair. Arthroscopy 2012;28:8-15. 19 Rodeo SA, Delos D, Williams RJ et al. The effect of platelet-rich fibrin matrix on rotator cuff tendon healing: a prospective, randomized clinical study. Am J Sports Med 2012;40:1234-41. 20 Iannotti JP, Hennigan S, Herzog R, Kella S, Kelley M, Leggin B, Williams GR. Latissimus dorsi tendon transfer for irreparable posterosuperior rotator cuff tears. Factors affecting outcome. J Bone Joint Surg Am 2006;88(2):342-8. 21 Gerber C, Rahm SA, Catanzaro S, Farshad M, Moor BK. Latissimus dorsi ten- don transfer for treatment of irreparable posterosuperior rotator cuff tears: long- 174 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori term results at a minimum follow-up of ten years. J Bone Joint Surg Am 2013; 6;95(21):1920-6. 22 Irlenbusch U, Bracht M, Gansen HK, Lorenz U, Thiel J. Latissimus dorsi transfer for irreparable rotator cuff tears: a longitudinal study. J Shoulder Elbow Surg 2008;17(4):527-34. 23 Gavriilidis I, Kircher J, Magosch P, Lichtenberg S, Habermeyer P. Pectoralis ma- jor transfer for the treatment of irreparable anterosuperior rotator cuff tears. Int Orthop 2010;34:689-94. 24 Jost B, Puskas GJ, Lustenberger A, Gerber C. Outcome of pectoralis major trans- fer for the treatment of irreparable subscapularis tears. J Bone Joint Surg Am 2003;85:1944-51. 25 Elhassan B, Ozbaydar M, Massimini D, Diller D, Higgins L, Warner JJP. Trans- fer of pectoralis major for the treatment of irreparable tears of subscapularis: does it work? J Bone Joint Surg Br 2008;90:1059-65. 26 Galatz LM, Connor PM, Calfee RP, Hsu JC, Yamaguchi K. Pectoralis major transfer for anterior-superior subluxation in massive rotator cuff insufficiency. J Shoulder Elbow Surg 2003;12:1-5. 27 Guery J, Favard L, Sirveaux F, Oudet D, Mole D, Walch G. Reverse total shoulder arthroplasty. Survivorship analysis of eighty replacements followed for five to ten years. J Bone Joint Surg Am 2006;88:1742-7. 28 Simovitch RW, Helmy N, Zumstein MA, Gerber C. Impact of fatty infiltration of the teres minor muscle on the outcome of reverse total shoulder arthroplasty. J Bone Joint Surg Am 2007;89:934-9. 29 Wall B, Nové-Josserand L, O’Connor DP, Edwards TB, Walch G. Reverse total shoulder arthroplasty: a review of results according to etiology. J Bone Joint Surg Am 2007; 89:1476-85. Rotture massive e irreparabili della cuffia dei rotatori 175 Strategie rigenerative nella riparazione chirurgica della cuffia dei rotatori Benché il management chirurgico, diagnostico e riabilitativo della patologia a carico della cuffia dei rotatori abbia beneficiato, nell’ultimo decennio, di nuove strategie, alcuni studi evidenziano ancora la presenza di recidive di rottura senza guarigioni che vanno dal 20% fino al 90%, con variabili correlate all’età dei pazienti, alle dimensioni della lesione e alle tecniche chirurgiche utilizzate. Sebbene queste percentuali siano spia, apparentemente, del fallimento dell’approccio a queste lesioni, in letteratura si sottolinea, comunque, l’alto gradimento dei pazienti per l’intervento chirurgico, in quanto questa opzione terapeutica sembra risolvere il dolore e agevolare il recupero funzionale. Partendo da questo paradosso, negli ultimi anni la medicina rigenerativa si è candidata a colmare questo gap. L’appeal mediatico, il miraggio dell’eterna giovinezza e le concrete potenzialità di terapie biologiche non dannose hanno spinto ricercatori e pazienti verso questa nuova realtà. Nell’ambito delle rotture della cuffia dei rotatori sono emerse, sostanzialmente, tre strategie riparative: PRP; scaffold e cellule mesenchimali [1]. 176 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori PRP Il plasma ricco di piastrine (PRP, Platelet Rich Plasma) è un prodotto di derivazione ematica studiato da molti anni in diverse branche della medicina [2]. Il suo razionale d’uso risiede nel fatto che le piastrine rilasciano numerose sostanze che promuovono la riparazione tissutale e influenzano il comportamento di altre cellule modulando l’infiammazione e la neoformazione di vasi sanguigni [3, 4]. Tra queste sostanze, i fattori di crescita, quali il PDGF, il TGF β, il VEGF, l’IGF-1, l’FGF, e l’EGF, sono tra i più noti. I granuli contenuti nelle piastrine sono anche una fonte di citochine, chemochine e di molte altre proteine variamente coinvolte in tanti processi biologici, ad esempio la proliferazione e maturazione cellulare, la modulazione dell’infiammazione e l’attivazione dell’omeostasi tissutale. Il plasma raccolto viene centrifugato a elevata velocità in modo da ottenere una concentrazione da 2x a 10x, con sistemi di centrifugazione che prevedono anche due fasi in successione con incremento della velocità di rotazione (soft e hard spin). La risposta al PRP dipende essenzialmente dal volume di plasma processato, dalla concentrazione relativa di globuli bianchi e dall’utilizzo o meno della trombina come attivatore esogeno. Le diverse metodiche di preparazione del PRP con diversi sistemi presenti sul mercato producono diversi tipi di PRP [5]. Dall’analisi dei dati di uno studio di Castillo et al. [6], che ha messo a confronto 3 diversi tipi di sistemi di preparazione del PRP, sono stati riscontrate differenze anche molto significative nella concentrazione di globuli bianchi, dei fattori di crescita di derivazione piastrinica e dell’endotelio vascolare. Inoltre, Mazzocca et al. [7] hanno messo in evidenza come la concentrazioStrategie rigenerative nella riparazione chirurgica della cuffia dei rotatori 177 ne possa variare anche nella stessa giornata in diversi prelievi, in base a differenze fisiologiche del donatore stesso. Il ruolo delle cellule dei globuli bianchi è stato recentemente approfondito per i possibili effetti positivi (effetto antimicrobico, potenziamento della risposta riparativa e della rimozione dei tessuti di degradazione) così come per possibili effetti negativi (incremento della degradazione cellulare correlata) [7, 8]. Recentemente, un gruppo di esperti ha indicato l’esistenza di quattro grandi “famiglie” di PRP [5]. XX Pure-PRP: preparazioni prive di leucociti e con un network di fibrina a bassa densità dopo attivazione. XX Leukocyte e Platelet Rich Plasma: utilizzato soprattutto in chirurgia generale e medicina dello sport. XX Pure-Platelet Rich Fibrin: senza leucociti e con un network di fibrina ad alta densità che non consente di iniettare il prodotto. XX Leukocyte e Platelet Rich Fibrin: con leucociti e fibrina ad alta densità, utilizzati solo in forma di gel [1]. L’utilizzo terapeutico del PRP per le rotture tendinee e per le tendinopatie è stato riportato in letteratura soprattutto per il tendine d’Achille, la cuffia dei rotatori e i tendini estensori e flessori del gomito. Secondo Barber et al. [9] le maggiori evidenze a supporto dell’utilizzo del PRP nella pratica clinica sono relative al rischio/percentuale di rirottura, che può essere complessivamente ridotto, ma può variare in rapporto all’età del paziente o aumentare in relazione all’area di sezione interessata. Per Randelli et al. [10] invece, non esistono variazioni statisticamente significative dell’outcome clinico a medio termine, 178 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Tabella 1. Letteratura esaminata Autore Materiali Valutazione clinica e strumentale Risultati Randelli et al., 2011 [10] 56 pazienti 26 PRP single row Clinica: ASES, SST, Rowe, RMN Nessuna differenza = retear complessivo Ridotte con < retrazione I Castricini et al., 2011 [11] 88 pazienti 43 PFRM Constant Score RMN Nessuna differenza I Rodeo et al., 2012 [12] 79 pazienti 40 PFRM Single row ASES, L’Insalata, Ecografia Nessuna differenza I Nessuna differenza Rirotture più ridotte con >cross section area I Jo et al., 2013 48 pazienti gel ROM, Strenght, [13] PRP Satisfaction single row RMN o Artro-TC Livello di evidenza Weber et al., 2013 [14] 60 pazienti 30 PFRM single row SST, VAS, UCLA Nessuna differenza I Malavolta et al., 2014 [15] 54 pazienti 27 PRP aferesi single row <3 cm UCLA, Constant Nessuna differenza Score, VAS RMN I ma solo un vantaggio nella riduzione del dolore postoperatorio e della velocità di recupero che non trova però riscontro nella valutazione al follow-up intermedio e finale. Oltre a quanto riscontrato negli studi di livello superiore [10-15], meritano menzione anche studi con livello di evidenza inferiore [16]. Per esempio, Bergeson [17] ha comparato due gruppi di pazienti a rischio elevato di rirottura (per maggiore età e dimensione della lesione), dove era stata effettuata una riparazione della cuffia con e senza membrana addizionata di fibrina. Paradossalmente, l’utilizzo del PRFM non ha portato a Strategie rigenerative nella riparazione chirurgica della cuffia dei rotatori 179 un miglioramento clinico significativo; al contrario, è stata riportata l’associazione a una percentuale di rirottura più elevata (58% vs 38%), oltre al riscontro di due casi di infezione. Scaffold, patch e augmentation Gli scaffold sono delle strutture di supporto/rinforzo che vengono utilizzati, per aiutare il chirurgo, in particolari casi di assenza tissutale o scarsa qualità del tessuto primitivo. Il ruolo degli scaffold è potenzialmente di grande utilità ed è finalizzato ad aumentare la resistenza della struttura tendinea, migliorando la distribuzione delle forze, fornendo anche un supporto biologico alla fase di integrazione/guarigione tendinea [18-19]. Questi materiali possono essere suddivisi in 4 categorie: XX strutture autologhe; XX strutture non degradabili; XX matrici extracellulari; XX scaffold sintetici. Gli studi di scienza di base sottolineano i vantaggi dell’impiego degli scaffold. In particolare, sostengono che: XX sono in grado di integrarsi stabilmente con il tessuto danneggiato della cuffia; XX sono biocompatibili e biodegradabili; XX non rappresentano un punto di interferenza e di indebolimento biomeccanico nel contesto riparativo della lesione dei tendini della cuffia [20, 21]. Autograft. Schebel et al. [22] hanno riportato risultati positivi nell’utilizzo di un flap periostale autologo con una bassa 180 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori percentuale di rirotture e con modeste complicanze relative a calcificazioni eterotopiche. L’utilizzo del capo lungo del bicipite come augmentation è stato proposto e testato da Sano et al. [23] in una serie di 14 pazienti, con favorevoli risultati e senza complicanze di rilievo. Becktaser et al. [24], invece, hanno ottenuto risultati positivi, sia nell’outcome clinico che in quello strumentale ecografico, con un innesto libero di legamento coraco-acromiale. Xenograft. È un impianto di materiali di derivazione suina. È stato descritto da Badhe et al. [25], che hanno riportato dati incoraggianti senza complicanze di rilievo a un follow-up minimo di 3 anni con xenograft di derma suino per rotture irreparabili della cuffia dei rotatori. Walthon et al. [26], invece, hanno riscontrato complicanze infiammatorie nel 40% dei casi dopo impianto di mucosa intestinale porcina. Anche Iannoti et al. [27] hanno riportato peggiori outcome clinici e strumentali con solo il 40% di guarigione alla RMN nel gruppo con augmentation vs il 60% del gruppo di controllo. Allograft. L’impiego degli allograft è una metodica di non recente introduzione. Neviaser et al. [28] segnalarono, nel 1978, l’impiego di questa tecnica (impianto di tessuti freeze-dried provenienti dalla cuffia dei rotatori di cadaveri) per la riparazione di lesioni tendinee della spalla, riportando risultati favorevoli. Tali conclusioni non sono state confermate, con la medesima metodica, da Nasca [29]. Un recente studio di Barber et al. [30], condotto con gruppo di controllo, ha valutato clinicamente (UCLA e Constant Score) e strumentalmente (RMN) i risultati dell’impianto di una matrice dermica acellulare nella riparazione della cuffia, rilevando differenze significative nell’integrità della ripaStrategie rigenerative nella riparazione chirurgica della cuffia dei rotatori 181 razione (85% vs 40%) che non hanno però trovato riscontro nell’outcome clinico. Wong et al. [31] hanno valutato, in assenza di gruppo di controllo, i risultati dell’impianto di matrice dermica acellulare graft Jacket per lesioni irreparabili della cuffia su 45 pazienti, rilevando un consistente aumento degli score clinici (WORC, ASES, UCLA), senza l’insorgenza di complicanze di rilievo. Scaffold sintetici. Diversi studi hanno tentato l’utilizzo di patch e scaffold sintetici per augmentation in lesioni non anatomicamente riparabili della cuffia. Audenaert et al. [32] hanno utilizzato un patch sintetico in uno studio prospettico su 41 pazienti. Al follow-up il riscontro è stato positivo, sia dal punto di vista clinico che strumentale, riportando una rirottura solo in 3 pazienti su 41 e un buon valore medio di Constant Score. Encalada Diaz et al. [33] hanno utilizzato una membrana biocompatibile di urea con risultati clinici soddisfacenti e l’integrità del tendine riparato rilevata con ecografia e RMN nel 90% dei casi. Proctor [34] ha studiato l’efficacia di una matrice sintetica (acido polilattico) nella riparazione di lesioni ampie o massive della cuffia riscontrando, oltre al miglioramento clinico, anche un’elevata percentuale (82%) di integrità del costrutto tendine/ matrice alla valutazione strumentale con ecografia. Ciampi et al. [35] hanno condotto uno studio su 150 pazienti con lesioni posterosuperiori della cuffia, dividendo la popolazione esaminata sulla base dell’intervento effettuato in 3 gruppi: XX gruppo 1: riparazione open convenzionale; XX gruppo 2: riparazione con supporto di membrana collagenica; 182 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori XX gruppo 3: riparazione con supporto di membrana di polipropilene. I pazienti sono stati rivalutati clinicamente in accordo all’UCLA Score e con esame dinamometrico della forza; in seguito, sono stati analizzati strumentalmente con l’ecografia riscontrando valori significativamente migliori nel gruppo dei pazienti riparati con supporto di membrana di polilpropilene (17% rirotture vs 51% dei controlli). Petrie e Ismaiel [36] hanno ottenuto un’alta percentuale di risultati clinici positivi utilizzando un augmentation con laser nella riparazione della cuffia. L'augmentation biologico nelle lesioni della cuffia dei rotatori si sta configurando, pertanto, come una nuova e valida strategia di azione con importanti esiti riparativi [37, 38]. Cellule mesenchimali Le cellule staminali adulte multipotenti sono cellule non differenziate somatiche, isolate da tessuti diversi che possono, nelle opportune condizioni, autorigenerare e differenziarsi nei tipi cellulari del tessuto od organo preso in considerazione. Le cellule staminali mesenchimali (MSC, Mesenchymal Stem Cell) hanno origine dal mesoderma, il foglietto embrionale della blastocisti tra ectoderma ed endoderma. Questo foglietto genera linee tessutali per lo più connettivali: a differenza delle cellule staminali embrionali, fetali o della placenta, questo tipo cellulare, essendo in una fase adulta, non è totipotente (ossia generatore di tutte le linee cellulari del corpo) ma pluri/multipotente, ossia può generare solo tipi di cellule connettivali e non altri tessuti di diversa derivazione embrionale (come neuroni o epiteli). Strategie rigenerative nella riparazione chirurgica della cuffia dei rotatori 183 Le maggiori fonti di cellule mesenchimali sono state identificate nella cresta iliaca, ma esistono fonti alternative di MSC nella tibia, nel femore e nell’omero. Sorgenti alternative di cellule mesenchimali sono costituite dalle cellule adipose e dal periostio, ma ogni tessuto ha cellule mesenchimali residenti. A fronte dell’evidenza dimostrata dagli studi in vitro, negli studi clinici eseguiti in vivo esiste una debole evidenza di efficacia, dimostrabile nel miglioramento della risposta tissutale, senza un parallelo miglioramento dell’outcome clinico [39-42]. Nell’ambito della riparazione delle lesioni della cuffia dei rotatori, Gullota et al. [43] hanno dimostrato come l’aggiunta di cellule mesenchimali alla riparazione chirurgica della cuffia non abbia effetti positivi, se non in associazione a cellule predifferenziate verso la linea tenocitaria. Durtant et al. [44] hanno documentato un “effetto positivo” della coltura di cellule mesenchimali prelevate durante la riparazione della cuffia, con maggiore espressione di collagene di tipo I. Kim et al. [45] hanno dimostrato, attraverso uno studio in vitro, l’alta possibilità di sopravvivenza di cellule prelevate dalla cresta iliaca di coniglio impiantate poi durante la riparazione della cuffia dei rotatori. Mazzocca et al. [46] hanno dimostrato in vivo, durante l’intervento artroscopico di riparazione della cuffia, come le cellule mesenchimali prelevate dalla testa omerale abbiano la possibilità di differenziarsi come progenitrici delle cellule addette alla sintesi di tessuto connettivo. Sempre Mazzocca et al. [47] hanno valutato, in uno studio, la differenza di espressione delle cellule mesenchimali in rapporto all’esposizione a diversi fattori durante la purificazione post-prelievo (fattori di crescita/insulina/gruppo di controllo), riscontrando che il gruppo di cellule trattato con insulina esprime una maggiore quantità di marker specifici. 184 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Hernigou et al. [48] hanno condotto uno studio prospettico con gruppo di controllo nella riparazione della cuffia associando una mesh di cellule mesenchimali prelevate durante l’intervento alla riparazione della cuffia e ottenendo ai controlli RMN ed ecografici a 6 mesi il 100% di guarigione della cuffia contro il 67% del gruppo di controllo. PRP Livello di raccomandazione B Punti chiave XX Deboli evidenze sulla riduzione del dolore e nel rischio di rirotture. XX L’EBM al momento non supporta l’utilizzo del PRP nelle rotture della cuffia dei rotatori. XX È evidente la necessità di classificare e standardizzare le diverse preparazioni di PRP presenti sul mercato. Parole chiave di ricerca PRP, plateleth, plasma, rotator cuff, repair Scaffold, patch e augmentation Livello di raccomandazione D Strategie rigenerative nella riparazione chirurgica della cuffia dei rotatori 185 Punti chiave XX L’indicazione all’uso di scaffold oggi dovrebbe essere riservata alle rotture della cuffia ampie, con tessuto di ridotta consistenza o che non consenta una chiusura completa del difetto tendineo. XX L’EBM al momento non supporta l’uso di scaffold per mancanza di RCT di livello 1 e per l’esiguo numero di pazienti studiati. XX L’utilizzo di patch e scaffold xenografi ha evidenziato le maggiori complicanze di origine immunogenica. Parole chiave di ricerca tissue, graft, augmentation, mesenchimal, stem cells, supraspinatus, rotator cuff, repair Cellule mesenchimali Livello di raccomandazione D Punti chiave XX L’uso di MSC, al momento, non è supportato da nessuna evidenza. Parole chiave di ricerca tissue, graft, augmentation, mesenchimal, stem cells, supraspinatus, rotator cuff, repair 186 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Riferimenti bibliografici 1 Maffulli N, Longo UG, Loppini M, Berton A, Spiezia F, Denaro V. Tissue engineering for rotator cuff repair: an evidence-based systematic review. Stem Cells Int 2012;2012:418086. 2 Padilla S, Orive G, Sanchez M, Anitua E, Hsu WK. Platelet-rich plasma in orthopaedic applications: evidence-based recommendations for treatment. J Am Acad Orthop Surg 2014 Aug;22:469-70. 3 Li X, Xu CP, Hou YL, Song JQ, Cui Z, Yu B. Are platelet concentrates an ideal biomaterial for arthroscopic rotator cuff repair? A meta-Analysis of randomized controlled trials. Artrhoscopy 2014 Jun 6. pii: S0749-8063(14)00248-5. 4 Nourissat G, Mainard D, Kelberine F. Current concept for the use of PRP in arthroscopic Surgery. 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Arthroscopy 2014 Apr;30:428-35. 17 Bergeson AG, Tashjian RZ, Greis PE, Crim J, Stoddard GJ, Burk. Effects of plate- let-rich fibrin matrix on repair integrity of at-risk rotator cuff tears. Stem Cells Int 2012;2012:418086. 18 McCormack RA, Shreve M, Strauss EJ. Biologic augmentation in rotator cuff repair. Should we do it, who should get it, and has it worked? Bull Hosp Jt Dis (2013).2014;72:89-96. 19 Longo UG, Lamberti A, Maffulli N, Denaro V. Tendon augmentation grafts: a systematic review. Br Med Bull 2010;94:165-88. 20 Papalia R, Franceschi F, Zampogna B, D’Adamio S, Maffulli N, Denaro V. Aug- mentation techniques for rotator cuff repair. Br Med Bull 2013;105:107-38. 21 Longo UG, Lamberti A, Rizzello G, Maffulli N, Denaro V. Synthetic augmenta- tion in massive rotator cuff tears. Med Sport Sci 2012;57:168-77. 22 Scheibel M, Brown A, Woertler K, Imhoff AB. Preliminary results after rota- tor cuff reconstruction augmented with anautologous periosteal flap. 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Reconstruction of massive rotator cuff lesions with a synthetic interposition graft: a prospective study of 41 patients. Knee Surg Sports Traumatol Arthrosc 2006 Apr;14:360-4. 33 Encalada-Diaz I, Cole BJ, Macgillivray JD, Ruiz-Suarez M, Kercher JS, Friel NA, Valero-Gonzalez F. Rotator cuff repair augmentation using a novel polycarbonate polyurethane patch: preliminary results at 12 months’ follow-up. J Shoulder Elbow Surg 2011 Jul;20:788-94. 34 Proctor CS. Long-term successful arthroscopic repair of large and massive rotator cuff tears with a functional and degradable reinforcement device. Synthetic absorbable mesh (Polylactic). J Shoulder Elbow Surg 2014 Oct;23(10):1508-13. 35 Ciampi P, Scotti C, Nonis A, Vitali M, Di Serio C, Peretti GM, Fraschini G. The benefit of synthetic versus biological patch augmentation in the repair of posterosuperior massive rotator cuff tears: a 3-year follow-up study. Am J Sports Med 2014 May;42:1169-75. 36 Petrie MJ, Ismaiel AH. 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Int Orthop 2014 Sep;38(9):1811-8. 190 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Trasposizione del tendine del grande dorsale Le rotture massive e irreparabili della cuffia dei rotatori (CR) rappresentano un grande problema e un’importante sfida per il chirurgo. Le rotture postero-superiori massive rappresentano circa il 40% di tutte le lesioni sottoposte a riparazione [1], e quelle giudicate irreparabili sono circa il 7 e il 10% [2]. Il transfer del tendine del muscolo grande dorsale (TGD) sembra fornire una buona opzione di trattamento, e risultati incoraggianti sono stati riportati soprattutto nei pazienti giovani. Il TGD, insieme a quello del grande rotondo, è stato descritto per la prima volta da L’Episcopo per gli esiti delle paralisi ostetriche del plesso brachiale [3], mentre Gerber è stato il primo a descrivere il TGD per il trattamento delle lesioni massive e irreparabili della cuffia dei rotatori alla fine degli anni Ottanta [4]. Attualmente, viene utilizzato da diversi autori come intervento di salvataggio in pazienti giovani con rottura massive postero-superiori, quando la riparazione non è più considerata un’opzione possibile. I recenti miglioramenti della tecnica chirurgica e l’introduzione di quella artroscopica hanno reso sempre più popolare questo tipo di intervento, tanto che oggi viene anche utilizzato in associazione con l’impianto di protesi inversa di spalla nei pazienti più anziani e con una grave perdita della rotazione esterna [5]. Trasposizione del tendine del grande dorsale 191 Un recente studio biomeccanico su cadavere ha ben illustrato l’influenza del TGD in un modello di rottura massiva della cuffia dei rotatori [6]. Da questo lavoro è emerso che il TGD è utile nel ripristinare l’equilibrio della cinematica dell’articolazione gleno-omerale, in particolare per riequilibrare e ripristinare il range delle rotazioni a 0° di abduzione. Inoltre, contrariamente ad altri studi clinici, questo transfer sembrerebbe efficace nel deprimere la testa dell’omero. La lunghezza del tendine è molto importante perché un’insufficiente mobilizzazione del tendine può determinare una limitazione delle rotazioni, un decentramento della testa omerale e un aumento della pressione della testa contro la glena ( FIG. 1). Per tale motivo, gli autori consigliano di valutare attentamente la lunghezza del tendine ed eventualmente eseguire un allungamento a Z [6]. Come evidenziato da Werner et al. [7], l’integrità del tendine del muscolo sottoscapolare risulta fondamentale per un corretto bilanciamento delle forze che agiscono sull’articolazione gleno-omerale e per la buona riuscita dell’intervento. Infine, un altro studio su biomeccanico ha dimostrato come il transfer sia in grado di migliorare la rotazione esterna attiva quando impiegato insieme all’impianto di protesi inversa di spalla in pazienti con deficit dell’extrarotazione, e di come l’innesto del transfer nella porzione posteriore del trochite determini un corretto braccio di leva [5]. Attualmente, il TGD sembrerebbe offrire una soluzione efficace nel trattamento dei pazienti con rottura irreparabile della porzione postero-superiore della CR, in particolare in quelli più giovani. Infatti, questo dovrebbe agire da stabilizzatore della testa omerale e aumentare la forza nelle rotazioni esterne. Inoltre, la ricostruzione della cuffia postero-superio192 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Figura 1. Preparazione del tendine del muscolo gran dorsale re, ristabilizzerebbe il centro di rotazione della testa omerale, consentendo un migliore funzionamento degli altri muscoli della cuffia [7]. Diversi autori hanno riportato i risultati del TGD da solo o in associazione con altri transfer tendinei o con protesi inversa di spalla. Tuttavia i risultati sono variabili, e sono state riportate grandi differenze, in particolar modo a seconda dell’indicazione e della tecnica chirurgica. I risultati dell’intervento al follow-up sono stati valutati con diversi metodi e scale di valutazione, come il Constant-Murley Score (CMS) in 18 studi, l’American Shoulder and Elbow Surgeon Scale (ASES) in 3 studi, University of California, Los Angeles (UCLA) Score in 4 studi, l’Activity Daily Living (ADL) Score in uno studio, il Penn Score (University of Pennsylvania Shoulder Score) in 1 studio, l’Oxford Shoulder Score Trasposizione del tendine del grande dorsale 193 in 1 studio e il Quick DASH score in 1 studio. Tutti gli studi, tranne 2, hanno valutato il Range Of Movement (ROM). In 4 studi è stata anche eseguita una valutazione soggettiva con il Subjective Shoulder Value (SSV) Score e un’elettromiografia (EMG). Il numero totale dei pazienti è di 549 (554 spalle), mentre l’età media è 58 anni (range 26-85 anni). Il 70% dei pazienti è di sesso maschile. Il follow-up medio è di 42 mesi. Nel 70% dei casi l’intervento è stato eseguito nella spalla dominante, mentre in meno dell’1% bilateralmente. Sebbene l’età media dei pazienti sia significativamente inferiore a quella dei pazienti sottoposti a endoprotesi o protesi inversa di spalla, nessuno studio ha preso in considerazione in maniera specifica i risultati del TGD in rapporto all’età del paziente, e pertanto risulta difficile stabilire quale sia l’influenza dell’età sui risultati del trattamento. Lo stesso accade per il sesso. Tutti gli autori hanno riportato buoni risultati funzionali dopo intervento chirurgico di TGD, in particolare nel recupero della rotazione esterna. L’elevazione attiva ha subito un miglioramento statisticamente significativo da una media di 101° a 137°, mentre la rotazione esterna è passata da 16,8° a 26,7°. Un aumento statisticamente significativo è stato osservato anche nella forza in abduzione della spalla dopo l’intervento chirurgico, da 1,2 kg prima dell’intervento a 3,2 kg in media al follow-up. Gli autori che hanno eseguito l’intervento in associazione con il transfer del TM o con protesi inversa di spalla hanno riportato migliori risultati sia nella rotazione esterna che nell’elevazione della spalla, ma attualmente questi risultati non sono paragonabili per lo scarso numero e per la diversa tipologia di pazienti, e non sono significativi perché non c’è nessuno studio che paragoni i due gruppi di pazienti tra loro. 194 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Diversi autori hanno focalizzato la loro attenzione sull’integrità del tendine del muscolo sottoscapolare. Differenze significative sono state trovate in termini di risultati funzionali, articolarità, dolore e grado di soddisfazione quando sono stati paragonati i pazienti con e senza la rottura del tendine del sottoscapolare. Scarsi risultati sono stati riportati in 9 studi in cui era stato eseguito il TGD in presenza di una rottura del tendine sottoscapolare. Gerber [8] ha riportato nel suo studio che il TGD era di scarso effetto se il tendine sottoscapolare non veniva riparato o in caso di rotture irreparabili, mentre nei pazienti con sola rottura postero-superiore, i pazienti riuscivano a recuperare circa l’80% della funzionalità della spalla a quasi 3 anni di follow-up. Inoltre, tutti i pazienti con una rottura del tendine sottoscapolare hanno sviluppato una migrazione superiore della testa dell’omero. Anche altri autori hanno concluso che la rottura del sottoscapolare determinava scarsi risultati dopo TGD [7, 9]. Non sembra esserci accordo in letteratura sull’importanza dell’integrità del tendine del piccolo rotondo nei risultati dopo TGD. Infatti, mentre Costouros [10] ha trovato migliori risultati nei pazienti con una degenerazione adiposa del muscolo piccolo rotondo minore di 2, nessuna differenza è stata trovata da Miniaci et al. [11]. I risultati funzionali dei pazienti con artrosi gleno-omerale di grado severo sono stati inferiori rispetto a quelli senza o con artrosi di grado lieve. Tuttavia, la differenza non è statisticamente significativa. Inoltre, diversi autori hanno riportato una certa migrazione prossimale della testa dell’omero, soprattutto in relazione all’integrità del tendine sottoscapolare. Gerber ha osservato che un paziente su quattro con una testa omerale centrata nella glena sviluppava una modesta migrazione Trasposizione del tendine del grande dorsale 195 prossimale, mentre una migrazione maggiore si verificava in tutti i pazienti con la rottura del sottoscapolare. Nei tre studi che hanno valutato questa evoluzione, si è evidenziato come lo spazio subacromiale si riducesse da una media di 5,6 mm nel preoperatorio a 5 mm al follow-up finale [8, 9]. In particolare, nessuna migrazione superiore si era osservata nel 36% dei pazienti, una migrazione lieve nel 7%, mentre nel 57% dei casi la migrazione era evidente. Nel lavoro più recente e con 10 anni di follow-up massimo è stato osservato come fosse diminuito lo spazio subacromiale e fosse aumentato il grado di artrosi gleno-omerale in modo statisticamente significativo al follow-up finale rispetto al preoperatorio, e come i pazienti con artrosi di grado elevato al momento dell’intervento avessero risultati peggiori rispetto a quelli con artrosi lieve [12]. Quest’ultimo risultato però non era statisticamente significativo. Non c’è accordo su quale sia il miglior punto per eseguire l’impianto tendineo. Infatti, il tendine è stato impiantato in diverse posizioni, a livello del footprint del tendine, del sovra e sottospinato, a livello della porzione laterale del trochite, di quella supero-laterale, in quella postero-laterale e a livello dell’inserzione del solo tendine sottospinato. Tutti gli autori hanno riportato buoni risultati in termini di recupero della funzionalità e del ROM della spalla. Una recente revisione sistematica della letteratura ha riportato che in media ci si può aspettare un miglioramento di circa 35° di elevazione, 10° della rotazione esterna, e un recupero delle forza in abduzione fino a circa il 70% rispetto alla spalla controlaterale sana, ma che non ci si può attendere un ritorno alla normalità [13]. Tuttavia, i metodi di valutazione e i risultati sono variabili tra i diversi studi, e non vi sono ancora chiare e univoche indicazioni. 196 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Il TGD come intervento di revisione dopo il fallimento di una riparazione della cuffia dei rotatori ha dato risultati contrastanti, e pochi studi hanno paragonato i risultati dell’intervento primario rispetto a quello di revisione. Infatti, mentre diversi autori hanno riportato risultati significativamente inferiori quando il TGD è stato eseguito come intervento di revisione [13], altri non hanno riportato differenze significative [14, 15]. L’integrità del tendine del muscolo sottoscapolare è fondamentale per la buona riuscita dell’intervento. In dieci studi (59 spalle) l’intervento è stato eseguito in presenza di una rottura del tendine sottoscapolare, e in tutti sono stati riportati scarsi risultati funzionali al follow-up finale. Tuttavia, Miniaci et al. [11] hanno riportato buoni risultati anche in questo gruppo di pazienti. La presenza di una rottura del tendine del muscolo piccolo rotondo non sembra invece influire significativamente sui risultati dell’intervento, così come non c’è ancora accordo tra i vari autori su quale sia il punto migliore per l’inserzione dell’innesto tendineo. Alcuni studi hanno valutato la funzionalità del lembo di muscolo grande dorsale attraverso lo studio elettromiografico e hanno confermato la funzionalità e l’efficacia del transfer nel migliorare il ROM attivo, in particolare nel ripristinare la rotazione esterna [9, 16-18]. Attualmente, non si può affermare quale sia la tecnica chirurgica migliore da utilizzare. Recentemente Castricini et al. [19] hanno riportato i risultati del transfer assistito con l’artroscopia in 27 pazienti con età media di 60 anni. I risultati sono stati incoraggianti e sovrapponibili agli altri riportati in letteratura, con un miglioramento statisticamente significativo del CMS, della rotazione esterna, del dolore e della Trasposizione del tendine del grande dorsale 197 198 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Castricini et al., 2014 [19] Gerber et al., 2013 [20] Lehmann et al., 2013 [21] Lichtenberg et al., 2012 [22] Tauber et al., 2010 [23] Gerhardt et al., 2010 [17] Debeer et al., 2010 [12] Valenti et al., 2010 [24] Weening et al., 2010 [25] Moursy et al., 2009 [26] Nové-Josserand et al., 2009 [27] Zafra et al., 2009 [28] Birmingham et al., 2008) [29] Boileau et al., 2008 [30] Irlenbusch et al., 2008 [31] Costouros et al., 2007 [10] Boileau et al., 2007 [32] Habermeyer et al., 2006 [16] Iannotti et al., 2006 [18] Degreef et al., 2005 [33] Miniaci et al., 1999 [11] Aoky et al., 1996 [9] Autore Retrospettivo Retrospettivo Retrospettivo Retrospettivo caso-controllo Retrospettivo caso-controllo Retrospettivo Retrospettivo Retrospettivo Retrospettivo Retrospettivo Retrospettivo Retrospettivo Retrospettivo Prospettico Prospettico Retrospettivo Retrospettivo Retrospettivo Retrospettivo Retrospettivo Retrospettivo Prospettico Tipo di studio Tabella 1. Letteratura esaminata 27 (27) 44 (46) 57 (57) 34 (34) 42 (42) 20 (20) 25 (26) 25 (25) 16 (16) 42 (42) 26 (26) 18 (18) 18 (18) 11 (11) 52 (52) 22 (22) 13 (13) 14 (14) 14 (14) 12 (12) 17 (17) 10 (12) N. pazienti (spalle) 60 59 65 57 e 61 58 55 56 55 60 58 55 54 60 60 60 58 70 61 54 59 55 64 Età 27 147 36 58 e 51 47 70 43 22 26 47 34 28 25 19 50 34 m 22 32 34 39 51 35 CMS, VAS SSV, CMS, VAS CMS CMS, EMG CMS, ASES CMS, VAS, EMG CMS CMS CMS, OSS CMS, ASES, VAS CMS, VAS, SSV CMS ASES CMS, ADL CMS, VAS CMS, VAS, SSV CMS, SSV CMS, EMG PENN, EMG CMS VAS, ULCA UCLA F-U (mesi) Outcome IV IV IV III III IV IV IV IV IV IV IV IV III III IV IV IV IV IV IV III Livello di evidenza forza rispetto al preoperatorio. Tuttavia il follow-up medio è ancora breve (27 mesi) e pochi sono gli studi disponibili in letteratura. L’analisi della letteratura ha evidenziato come l’intervento chirurgico TGD non è in grado di eliminare l’evoluzione dell’artrosi gleno-omerale, e i lavori hanno mostrato una progressiva riduzione dello spazio acromion-claveare e un peggioramento dell’artrosi gleno-omerale nel 50% dei casi [13]. Tuttavia, non essendoci lavori che paragonino l’evoluzione dell’artrosi in diversi tipi di intervento chirurgico, non si può definire se il TGD modifichi l’evoluzione naturale dell’artrosi gleno-omerale. Inoltre, non si riescono a dare giudizi definitivi sui fattori prognostici dei risultati, anche se peggiori risultati clinici e funzionali si sono osservati nei pazienti con artrosi gleno-omerale, rottura del tendine sottoscapolare e degenerazione adiposa avanzata del muscolo piccolo rotondo. Dall’analisi della letteratura è emerso che il transfer del gran dorsale in caso di rottura postero-superiore massiva e irreparabile della cuffia dei rotatori è in grado di fornire un miglioramento dell’articolarità, della rotazione esterna, della forza, del dolore e della funzionalità della spalla. Tuttavia non ci sono studi di livello I pubblicati in letteratura che paragonino il TGD con pazienti trattati incruentemente o con altri tipi di trattamento (ricostruzioni parziali, ricostruzioni con augmentation, endoprotesi, protesi inverse di spalla), per cui non siamo in grado di affermare quale sia il trattamento migliore per questa tipologia di pazienti. Il follow-up medio è ancora breve (4 anni circa), pertanto è difficile prevedere quali potrebbero essere i risultati e le complicanze a lungo termine. Quindi, sebbene i risultati per ora siano incoraggianti, non è possibile stabilire delle chiare raccomandazioni sull’utilizzo del TGD. Trasposizione del tendine del grande dorsale 199 Livello di raccomandazione D Punti chiave XX Assenza di studi di livello di evidenza I. XX I risultati del transfer del tendine del muscolo gran dorsale in caso di rottura postero-superiore massiva ed irreparabile della cuffia dei rotatori sono incoraggianti per quanto riguarda il recupero del ROM, della rotazione esterna, della forza e della funzionalità della spalla. XX Fattori prognostici negativi sembrano essere l’artrosi gleno-omerale, la riduzione dello spazio gleno-omerale, la rottura del tendine del muscolo sottoscapolare e la degenerazione adiposa avanzata del muscolo piccolo rotondo. XX Il follow-up è ancora breve per valutare i risultati a lungo termine. Parole chiave di ricerca shoulder, rotator cuff tear, massive rotator cuff tear, tendon transfer, latissimus dorsi transfer, randomized controlled trial, young patients Riferimenti bibliografici 1 Warner JJP. Management of massive irreparable rotator cuff tears: the role of ten- don transfer. J Bone Joint Surg Am 2000;82:878-87. 2 Grimberg J, Kany J. Latissimus dorsi tendon transfer for irreparable postero-su- 200 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori perior cuff tears: current concepts, indications, and recent advances. Curr Rev Musculoskelet Med 2014;7:22-32. 3 L’Episcopo JB. Tendon transplantation in obstetrical paralysis. Am J Surg 1934;25:122-5. 4 Gerber C, Vinh TS, Hertel R, Hess CW. Latissimus dorsi transfer for the treat- ment of massive tears of the rotator cuff. A preliminary report. Clin Orthop Relat Res 1988;232:51-61. 5 Favre P, Loeb MD, Helmy N, Gerber C. Latissimus dorsi transfer to restore exter- nal rotation with reverse shoulder arthroplasty: a biomechanical study. J Shoulder Elbow Surg 2008;17:650-8. 6 Oh JH, Tilan J, Chen JY, Chung KC, McGarry MH, Lee TQ. Biomechanical effect of latissimus dorsi tendon transfer for irreparable massive cuff tear. 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Outcome of latissimus dorsi transfer for irreparable rotator cuff tears. Acta Orthop Belg 2010;76:449-55. 13 Namdari S, Voleti P, Baldwin K, Glaser D, Huffman GR. Latissimus dorsi ten- don transfer for irreparable rotator cuff tears: a systematic review. J Bone Joint Surg Am 2012;16(94):891-8. 14 Warner JJ, Parson IM 4th. Latissimus dorsi transfer: a comparative analysis of primary and salvage reconstruction of massive, irreparable rotator cuff tears. J SES 2001;10:514-21. 15 Irlenbusch U, Bernsdorf M, Born S et al. Electromyographic analysis of mus- cle function after latissimus dorsi tendon transfer of massive rotator cuff tears. J Shoulder Elbow Surg 2008;17:492-9. Trasposizione del tendine del grande dorsale 201 16 Habermeyer P, Magosch P, Rudolph T et al. Transfer of the tendon latissimus dorsi for the treatment of massive tears of the rotator cuff: a new single-incision technique. J Bone Joint Surg Br 2006:88:208-12. 17 Gerhardt C, Lehmann L, Lichtenberg S, Magosch P, Habermeyer P. Modified L’Episcopo tendon transfers for irreparable rotator cuff tears: 5-year follow-up. Clin Orthop Relat Res 2010;468:1572-7. 18 Iannotti JP, Hennigan S, Herzog R et al. Latissimus dorsi tendon transfer for irreparable posterosuperior rotator cuff tears. Factors affecting outcome. J Bone Joint Surg Am 2006;88:342-8. 19 Castricini R, Longo UG, De Benedetto M et al. Arthroscopic-assisted latissimus dorsi transfer for the management of irreparable rotator cuff tears: short-term results. J Bone Joint Surg Am 2014;16(96):e119. 20 Gerber C, Rahm SA, Catanzaro S, Farshad M, Moor BK. Latissimus dorsi ten- don transfer for treatment of irreparable posterosuperior rotator cuff tears: longterm results at a minimum follow-up of ten years. J Bone Joint Surg Am 2013 Nov 6;95(21):1920-6. 21 Lehmann LJ, Cafaltzis K, Hünnebeck S, Moursy M. Are there any prognostic pre- diction parameters (PPPs) in the treatment of the massive rotator cuff tear with latissimus dorsi transfer? Acta Chir Orthop Traumatol Cech 2013;80:125-30. 22 Lichtenberg S, Magosch P, Habermeyer P. Are there advantages of the combined latissimus-dorsi transfer according to L’Episcopo compared to the isolated latissimus-dorsi transfer according to Herzberg after a mean follow-up of 6 years? A matched-pair analysis. J Shoulder Elbow Surg 2012;21:1499-507. 23 Tauber M, Moursy M, Forstner R, Koller H, Resch H. Latissimus dorsi tendon transfer for irreparable rotator cuff tears: a modified technique to improve tendon transfer integrity: surgical technique. J Bone Joint Surg Am 2010 Sep;92 Suppl 1 Pt 2:226-39. 24 Valenti P, Kalouche I, Diaz LC, Kaouar A, Kilinc A. Results of latissimus dorsi tendon transfer in primary or salvage reconstruction of irreparable rotator cuff tears. Orthop Traumatol Surg Res 2010;96:133-8. 25 Weening AA, Willems WJ. Latissimus dorsi transfer for treatment of irreparable rotator cuff tears. Int Orthop 2010;34:1239-44. 26 Moursy M, Forstner R, Koller H, Resch H, Tauber M. Latissimus dorsi tendon transfer for irreparable rotator cuff tears: a modified technique to improve tendon transfer integrity. J Bone Joint Surg Am 2009;91:1924-31. 27 Nové-Josserand L, Costa P, Liotard JP, Safar JF, Walch G, Zilber S. Results of latissimus dorsi tendon transfer for irreparable cuff tears. Orthop Traumatol Surg Res 2009;95:108-13. 202 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori 28 Zafra M, Carpintero P, Carrasco C. Latissimus dorsi transfer for the treatment of massive tears of the rotator cuff. Int Orthop 2009;33:457-62. 29 Birmingham PM, Neviaser RJ. Outcome of latissimus dorsi transfer as a salvage procedure for failed rotator cuff repair with loss of elevation. J Shoulder Elbow Surg 2008;17:871-4. 30 Boileau P, Chuinard C, Roussanne Y, Bicknell RT, Rochet N, Trojani C. Reverse shoulder arthroplasty combined with a modified latissimus dorsi and teres major tendon transfer for shoulder pseudoparalysis associated with dropping arm. Clin Orthop Relat Res 2008;466:584-93. 31 Irlenbusch U, Bracht M, Gansen HK, Lorenz U, Thiel J. Latissimus dorsi transfer for irreparable rotator cuff tears: a longitudinal study. J Shoulder Elbow Surg 2008;17:527-34. 32 Boileau P, Chuinard C, Roussanne Y, Neyton L, Trojani C. Modified latissimus dorsi and teres major transfer through a single delto-pectoral approach for external rotation deficit of the shoulder: as an isolated procedure or with a reverse arthroplasty. J Shoulder Elbow Surg 2007;16:671-82. 33 Degreef I, Debeer P, Van Herck B, Van Den Eeden E, Peers K, De Smet L. Treat- ment of irreparable rotator cuff tears by latissimus dorsi muscle transfer. Acta Orthop Belg 2005;71:667-71. Trasposizione del tendine del grande dorsale 203 Protesi inversa di spalla nelle rotture della cuffia dei rotatori La progressione nel tempo delle rotture della cuffia dei rotatori ne rende molto più difficile la riparazione. In letteratura, ancora oggi, non c’è consenso su quale sia il trattamento più indicato. La protesi inversa di spalla (RSA, Reverse Shoulder Arthroplasty) è stata progettata per il trattamento dei pazienti affetti da Rotator Cuff Arthropathy (RCA) ( FIGG. 1,2) ma, nel corso degli anni, le modifiche dei design protesici e i risultati sempre più incoraggianti ne hanno esteso le indicazioni [1]. Attualmente, le RSA sono indicate per trattare diverse condiFigura 1. Rotator Cuff Arthropathy 204 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Figura 2. Immagine RM dello stesso paziente con rottura massiva della cuffia dei rotatori e RCA zioni, come le fratture dell’omero prossimale o gli esiti delle fratture stesse, la spalla pseudoparalitica e l’instabilità. Vengono utilizzate, inoltre, nella chirurgia di revisione, nelle malattie infiammatorie croniche e nella chirurgia oncologica. Dall’analisi della letteratura non sono emersi studi di livello I sul trattamento delle lesioni irreparabili della cuffia dei rotatori e sulla RCA mediante l’impianto di protesi inversa di spalla. Sono stati trovati pochi studi prospettici di livello III; la maggior parte dei lavori è di livello IV ( TAB. 1). Leung et al. [2] hanno pubblicato uno studio retrospettivo che confronta i risultati di 36 impianti di RSA e 20 endoprotesi. Il follow-up medio è stato di 4,4 anni (range 2-12 anni) nel gruppo trattato con endoprotesi e di 3 anni (range 2-5) in quello trattato con RSA. Gli autori hanno riportato risultati migliori e statisticamente significativi nei pazienti trattati con RSA rispetto all’endoprotesi per quanto riguarda il dolore, la funzionalità e l’elevazione. A 6 mesi dall’intervento, i risultati funzionali valutati con lo SPADI Score (Shoulder Pain and DiProtesi inversa di spalla nelle rotture della cuffia dei rotatori 205 206 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori 72 Serie di casi Serie di casi Serie di casi Favard et al., (2011) [9] Naveed et al., 2011 [6] Serie di casi Serie di casi Serie di casi Serie di casi Frankle et al., 2007 [18] Guery et al., 2006 [19] Vanhove et al., 2004 [20] Boileau et al., 2009 [16] Cuff et al., 2008 [17] Serie di casi Serie di casi Sayana et al., 2009 [15] Serie di casi Serie di casi Middleton et al., 2014 [13] Castricini et al., 2013 [5] Serie di casi Serie di casi Atalar et al., 2014 [12] Mulieri et al., 2010 [7] 50 Prospettico Teissier et al., 2014 [4] Young et al., 2009 [14] 56 (20 HA – 36 RTSA) Retrospettivo caso controllo Leung et al., 2012 [2] 19 32 60 60 70 42 71 71 71 72 71 72 79 74 81 73 506 254 RCA 229 massive RCT 67 74 73 64 (HA) 72 (RSA) 78 49 Follow-up 31 m 5 aa 2 aa minimo 28 m 2 aa minimo 30 m 3 aa 2 aa 39 m 7,5 aa 60 m 50 m 32 m 41aa 4,4 aa 71,6 (HA) 31 m (HA) 72 (RSA) 37 m (RSA) Età 80 97 14 105 102 HA 102 RSA N. RSA Comparativo Tipo di studio Young et al., 2013 [3] Autore Tabella 1. Letteratura esaminata CMS CMS ASES, VAS ASES, SST CMS, ROM CMS, ROM ASES, OSS IV IV IV IV IV IV IV IV IV ASES, OSS; Shortform SF-36 ASES, VAS, ROM IV IV CMS CMS, ROM, SF-36 IV IV OSS, VAS , ROM III CMS, ASES, ROM III III Livello di evidenza ROM, Quick DASH, CMS,VAS SPADI OSS Outcome sability Index) erano migliori nel gruppo delle RSA (p <0,001), differenza che rimaneva fino al follow-up finale. In particolare, a 2 anni dall’intervento, l’elevazione attiva era di 113° nel gruppo della RSA rispetto a 58° in quello dell’endoprotesi. Nonostante un iniziale vantaggio nelle rotazioni esterne nel gruppo delle endoprotesi, questa differenza non era più significativa a 2 anni di follow-up, mentre le rotazioni interne erano migliori nei pazienti trattati con RSA (T12 vs L5). Il tasso e la tipologia delle complicanze generiche erano sovrapponibili nei due gruppi (25%), mentre in 5 casi (25%) i pazienti trattati con endoprotesi hanno presentato una migrazione prossimale dell’impianto, uno dei quali è stato revisionato con una protesi inversa. Nel gruppo delle RSA, i controlli radiografici a distanza hanno evidenziato un caso di notching di grado 3 e due casi di grado 4 con la mobilizzazione della metaglena. Risultati simili sono sati riportati da Young et al. [3], che hanno paragonato i risultati di più di 200 pazienti trattati con RSA (102 pazienti) ed endoprotesi (102 pazienti), attingendo le informazioni dal New Zealand Joint Registry. Gli autori hanno concluso che i risultati delle protesi inverse erano superiori rispetto a quelli delle parziali, ma che erano necessari studi con follow-up a lungo temine per confermare questi risultati. Teissier et al. [4] hanno recentemente pubblicato uno studio prospettico su 105 protesi inverse, riportando un tasso di soddisfazione percepito come buono o eccellente nel 96% dei pazienti a 41 mesi di follow-up medio. Castricini et al. [5] hanno riportato i risultati di una serie di casi su 80 pazienti affetti da rottura irreparabile della cuffia dei rotatori, RCA e artrosi gleno-omerale primaria, trattati con impianto di RSA. Gli autori hanno riportato un miglioramento significativo dei risultati funzionali e del ROM (Range Of Motion). I risultati Protesi inversa di spalla nelle rotture della cuffia dei rotatori 207 migliori si sono osservati nei pazienti più giovani (dai 60 ai 69 anni) e con peggiori score nel preoperatorio. I risultati funzionali, inoltre, erano simili a quelli di un campione di persone sane prese come controllo. La percentuale di complicanze è stata del 5%, mentre il tasso di sopravvivenza dell’impianto a 5 anni di follow-up è stato del 97%. Gli autori hanno concluso che l’utilizzo della RSA permette di ottenere buoni risultati, sovrapponibili a quelli della popolazione generale, e che i pazienti più giovani (compresi tra 60-69 anni) e quelli con risultati funzionali peggiori nel preoperatorio ottengono i migliori benefici. Risultati incoraggianti sono stati riportati anche da altri autori [6, 7]. Una revisione sistematica della letteratura del 2011 ha riportato un miglioramento statisticamente significativo dei risultati clinici e funzionali nei pazienti affetti da rottura irreparabile della cuffia dei rotatori e da RCA trattati con RSA [8]. Inoltre, i risultati erano sovrapponibili nei due gruppi di pazienti. La percentuale di complicanze riportata dopo l’impianto protesico è stata dell’11% nei pazienti affetti da RCA e del 13% in quelli trattati per rottura irreparabile della cuffia. Le complicanze più frequenti sono state l’infezione postchirurgica e la lussazione dell’impianto. Non tutte le complicanze hanno richiesto una revisione chirurgica dell’impianto, che è stata necessaria in circa il 6-8% dei casi. Il grande limite di questa revisione, tuttavia, è costituito dalla mancanza di studi prospettici randomizzati e dal breve follow-up medio (41 mesi). Benché i risultati a breve-medio termine siano incoraggianti, quelli a lungo termine preoccupano maggiormente i chirurghi perché non sono ancora chiari. Una revisione del 2011 ha riportato i risultati di 484 impianti a medio termine (range 2-12 anni) in pazienti con un’età media di 73 anni al momento 208 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Tabella 2. Studi nei pazienti con età media inferiore a 60 anni Autore Livello di evidenza Ta se Tipo di studio N. RSA Età Follow- Outcome up Ek et al., 2013 [11] Serie di casi 64 60 93 m CMS, ROM, SSV IV A Muh et al., 2013 [10] Serie di casi 67 52 36 m ASES, VAS IV M M 20 Sershon et al., 2014 [21] Serie di casi 36 54 2,8 aa VAS, SST, ASES, CMS, ROM IV dell’impianto [9]. Gli autori hanno osservato una costante diminuzione dei risultati funzionali nel corso degli anni, con un crollo dopo 8 anni dall’intervento. Il tasso di sopravvivenza a 10 anni è stato dell’89%, sebbene il picco di revisioni chirurgiche e conversioni in protesi parziali si sia riscontrato nei primi 2 anni (10 casi su 13). La percentuale di notching a 5 anni era del 35% e del 49% a 9 anni. Tuttavia, la presenza di notching, anche di grado 3 o 4, sembrava avere un’influenza significativa sul Constant-Murley Score (CMS). La percentuale totale delle complicanze rimaneva elevata; quelle maggiormente riportate erano l’infezione, la mobilizzazione della componente glenoidea e le lussazioni. Esistono ancora pochi studi in letteratura sull’utilizzo delle RSA nei pazienti al di sotto dei 60 anni ( TAB. 2). Infatti, il decadimento funzionale e la sopravvivenza dell’impianto a lungo termine sono i problemi principali che inducono i chirurghi a non utilizzare questo tipo di impianto nei pazienti più giovani. Attualmente, non esistono studi di evidenza I sull’utilizzo delle RSA nei pazienti al di sotto dei 60 anni. Dall’analisi della letteratura sono emersi solo serie di casi (livello IV). Protesi inversa di spalla nelle rotture della cuffia dei rotatori 209 Kr al [2 M sm et [3 Ku et [4 Se al [5 H et [6 Recentemente Muh et al. [10] hanno riportato i risultati sull’impianto delle protesi inverse nei pazienti al di sotto dei 60 anni. Gli autori hanno impiantato 66 RSA in pazienti con una età media di 52 anni, concludendo che questo tipo di impianto era in grado di fornire buoni risultati, simili per quanto riguarda la funzionalità, il ROM e la diminuzione del dolore, rispetto ai risultati riportati in letteratura nei pazienti più anziani. Tuttavia, le scale di valutazione soggettive e il grado di soddisfazione erano inferiori rispetto a quelli dei pazienti più anziani. Anche le complicanze erano sovrapponibili a quelle riportate dagli altri lavori e la percentuale di notching a 3 anni di follow-up era del 43%, di cui solo il 3% di grado 3. Un limite di questo studio è la diversità delle indicazioni all’intervento chirurgico (rottura massiva della cuffia dei rotatori, revisione di una protesi anatomica, artrosi post-traumatica, artrite reumatoide, altre diagnosi non specificate). Inoltre, molti di questi pazienti avevano già subito degli interventi chirurgici, il che influisce sui risultati del lavoro, come è evidenziato dal fatto che si è osservata una relazione inversamente proporzionale tra il numero degli interventi precedentemente effettuati e i risultati funzionali e soggettivi. Ek et al. ha riportato ottimi risultati funzionali a 10 anni di follow-up in pazienti con una età media al momento dell’intervento di 60 anni [11]. Tutti i pazienti sono stati operati per una lesione massiva della cuffia dei rotatori e con una spalla pseudoparalitica, con o senza artrosi gleno-omerale. La percentuale di notching al follow-up finale è stata del 24% allo stadio 1 e del 21% allo stadio 3. Il tasso di sopravvivenza dell’impianto è stato del 98% a 5 anni e dell’88% a 10 anni. Rispetto ai lavori precedenti, gli autori non hanno trovato una relazione tra i risultati funzionali e gli interventi precedentemente eseguiti. 210 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Figura 3. Impianto di protesi inversa di spalla In conclusione, dall’analisi della letteratura sono emerse indicazioni precise per l’impianto di una protesi inversa di spalla su rottura della cuffia dei rotatori: Rottura massiva e irreparabile della cuffia dei rotatori associata a: XX pseudoparalisi; XX risalita della testa omerale con spazio subacromiale minore di 6 mm; XX artrosi gleno-omerale. Buoni risultati funzionali sono stati riportati nei pazienti affetti da rottura irreparabile della cuffia dei rotatori e con RCA trattati con impianto di RSA ( FIG. 3) e i risultati appaiono sovrapponibili in entrambi i casi [8]. Inoltre, buoni Protesi inversa di spalla nelle rotture della cuffia dei rotatori 211 risultati sono stati riportati sia nei pazienti over, sia under 60 anni. L’analisi della letteratura, tuttavia, ha messo in evidenza numerosi limiti, come l’assenza di studi prospettici randomizzati di livello I e il breve follow-up degli studi che non permette di trarre conclusioni definitive a lungo termine. Inoltre, molti lavori includono indicazioni diverse per l’impianto della protesi inversa, come ad esempio gli esiti di frattura, le revisioni di protesi anatomiche e l’artrite reumatoide. Infine, l’utilizzo di scale di valutazione diverse – CMS, ASES, SST, ROM ecc. – rende difficile il paragone dei risultati tra i diversi studi. Livello di raccomandazione D Punti chiave XX Assenza di studi di livello di evidenza I e II. XX Possiamo consigliare l’impianto di una protesi inversa di spalla nei pazienti sintomatici affetti da rottura della cuffia dei rotatori massiva e irreparabile, se associata a una o più delle seguenti condizioni: pseudoparalisi; risalita della testa omerale con spazio subacromiale minore di 6 mm; artrosi gleno-omerale. Parole chiave di ricerca rotator cuff tear, massive rotator cuff tear, reverse shoulder arthroplasty, reverse shoulder replacement, hemiarthroplasty, randomized controlled trial, reverse in young, young patients 212 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Riferimenti bibliografici 1 Drake GN, O’Connor DP, Edwards TB. Indications for reverse total shoulder arthroplasty in rotator cuff disease. Clin Orthop Relat Res 2010;468:1526-33. 2 Leung B, Horodyski M, Struk AM, Wright TW. Functional outcome of hemiar- throplasty compared with reverse total shoulder arthroplasty in the treatment of rotator cuff tear arthropathy. J Shoulder Elbow Surg 2012;21:319-23. 3 Young SW, Zhu M, Walker CG, Poon PC. Comparison of functional outcomes of reverse shoulder arthroplasty with those of hemiarthroplasty in the treatment of cuff-tear arthropathy: a matched-pair analysis. J Bone Joint Surg Am 2013 15;95:910-5. 4 Teissier P, Teissier J, Kouyoumdjian P, Asencio G. 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A reverse shoulder arthroplasty with in- creased offset for the treatment of cuff-deficient shoulders with glenohumeral arthritis. Bone Joint J 2014;96:936-42. 14 Young SW, Everts NM, Ball CM, Astley TM, Poon PC. The SMR reverse shoul- der prosthesis in the treatment of cuff-deficient shoulder conditions. J Shoulder Elbow Surg 2009;18:622-6. 15 Sayana MK, Kakarala G, Bandi S, Wynn-Jones C. Medium term results of re- verse total shoulder replacement in patients with rotator cuff arthropathy. Ir J Med Sci 2009;178:147-50. 16 Boileau P, Gonzalez JF, Chuinard C, Bicknell R, Walch G. Reverse total shoulder arthroplasty after failed rotator cuff surgery. J Shoulder Elbow Surg 2009;18:600-6. 17 Cuff D, Pupello D, Virani N, Levy J, Frankle M. Reverse shoulder arthroplasty for the treatment of rotator cuff deficiency. J Bone Joint Surg Am 2008;90(6):1244-51. 18 Frankle M, Levy JC, Pupello D et al. The reverse shoulder prosthesis for gleno- humeral arthritis associated with severe rotator cuff deficiency. A minimum twoyear follow-up study of sixty patients surgical technique. J Bone Joint Surg Am 2006;88(Suppl 1 Pt 2):178-90. 19 Guery J, Favard L, Sirveaux F, Oudet D, Mole D, Walch G. Reverse total shoulder arthroplasty. Survivorship analysis of eighty replacements followed for five to ten years. J Bone Joint Surg Am 2006;88:1742-7. 20 Vanhove B, Beugnies A. Grammont’s reverse shoulder prosthesis for rotator cuff arthropathy. A retrospective study of 32 cases. Acta Orthop Belg 2004;70:219-25. 21 Sershon RA, Van Thiel GS, Lin EC et al. Clinical outcomes of reverse total shoul- der arthroplasty in patients aged younger than 60 years. J Shoulder Elbow Surg 2014;23:395-400. 214 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Riabilitazione dopo riparazione della cuffia dei rotatori Nonostante il crescente interesse clinico e l’aumento del numero di pubblicazioni, vi è ancora una parziale evidenza scientifica in letteratura relativa alle strategie terapeutiche da adottare per migliorare l’outcome complessivo postoperatorio della riparazione delle lesioni della cuffia dei rotatori ( TAB. 1) [1, 2]. Molti fattori influenzano il tipo di tecnica chirurgica da adottare e questa, a sua volta, condiziona la tenuta della riparazione e il risultato clinico e funzionale finale. Il risultato funzionale complessivo può essere migliorato attraverso la personalizzazione del trattamento (progetto riabilitativo individuale) che va definito in considerazione delle dimensioni della lesione, del tipo di riparazione, dell’età del paziente, del suo stile di vita (ad esempio, fumo), della presenza di comorbidità (ad esempio, diabete, ipercolesterolemia, deficit di vitamina D), della compliance al trattamento, delle aspettative e degli obiettivi di recupero realmente raggiungibili in relazione alle dimensioni, alla cronicità della lesione e alla qualità dei tessuti (grado di atrofia muscolare, di infiltrazione adiposa ed entità della retrazione tendinea) e alla sicurezza della riparazione [2, 3]. Un approccio riabilitativo razionale mira, infatti, a una mobilizzazione graduale della spalla man mano che la guarigione Riabilitazione dopo riparazione della cuffia dei rotatori 215 Tabella 1. Letteratura esaminata Autore Raab et al., 1996 Tipo di studio RCT Garofalo RCT et al., 2010 N. Metodi pazienti 64 Lesioni medie/grandi Gruppo con trattamento aggressivo (2 sedute/die di terapia manuale nelle prime 6 settimane con stretching illimitato) vs gruppo con limitata mobilizzazione passiva continua 100 Immediata mobilizzazione passiva vs rigorosa immobilizzazione Chahal et al., 2010 Revisione sistematica di studi di I livello 4 RCT (mobilizzazione continua passiva vs riabilitazione standard) Lastayo et al., 1998 RCT 31 Speer et RCT al., 2002 50 Brady et al., 2008 18 Outcome Complicazioni Miglior ROM articolare nel gruppo con trattamento aggressivo, ma nessuna differenza al follow-up di 1 anno 23,3% di rirottura nel gruppo con trattamento aggressivo rispetto al gruppo con trattamento limitato 8,8% Mobilizzazione passiva immediata: miglior score funzionale e ridotta incidenza di capsuliti adesive n.d. Mobilizzazione continua passiva: in 2 studi migliore ripresa del ROM articolare: in 1 studio riduzione del dolore, in 1 studio migliore ripresa della forza muscolare 4 settimane di mo- Nessuna differenza bilizzazione continua in termini di ROM passiva vs ROM articolare, dolore, articolare passivo punteggi funzionali manuale e forza Efficacia della Gruppo trattato crioterapia in tutti i con crioterapia: pazienti sottoposti a riduzione del dolointervento di spalla re che favorisce la (stabilizzazione, riabilitazione artroplastica e riparazione della cuffia) vs non crioterapia Esercizi in acqua e a terra combinati vs soli esercizi a terra n.d. n.d. n.d. Entrambi i pron.d. grammi migliorano il ROM articolare. Gli esercizi in acqua migliorano la flessione precocemente ma non c’è differenza significativa a 12 settimane Fonte: Vo et al., 2013 [2], modificata. 216 Nessuna differenza nella guarigione Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori tendinea progredisce, con mobilizzazione talvolta anche precoce come quando ci si trova in presenza di lesioni tendinee di piccole o medie dimensioni in pazienti di età inferiore ai 65 anni ( TAB. 2) [4]. L’obiettivo finale è quello di conservare l’articolarità e contemporaneamente evitare eccessiva tensione sui tendini riparati [5]. Le scienze di base suggeriscono che nel postoperatorio precoce è necessario un periodo di immobilizzazione, con tutore in moderata abduzione, variabile fra 3 e 6 settimane [5-7]. Per il controllo del dolore postoperatorio, l’uso di crioterapia (applicazione locale di ghiaccio tale da portare la temperatura Tabella 2. Protocolli rieducativi postoperatori tradizionali o con immobilizzazione prolungata Tempo Gruppo con riabilitazione Gruppo tradizionale con immobilizzazione Immediato postoperatorio Esercizi pendolari e AROM di spalla, polso e mano AROM di spalla, polso e mano 1-6 settimane PROM della spalla supervisionata dal terapista Spalla immobilizzata 6-12 settimane Inizio di AAROM e AROM PROM della spalla superdella spalla visionata dal terapista 3-4 mesi Inizia il rinforzo della Inizio di AAROM e AROM cuffia dei rotatori, del del- della spalla toide e degli stabilizzatori della scapola >4 mesi Piena attività dopo 4 e 6 mesi, sulla base dei progressi individuali Inizia il rinforzo della cuffia dei rotatori, del deltoide e degli stabilizzatori della scapola: piena attività dopo 5-6 mesi in relazione alle condizioni funzionali del paziente AROM: escursione articolare attiva; PROM: escursione articolare passiva; AAROM: escursione articolare attiva assistita. Fonte: Keener et al., 2014 [4]. Riabilitazione dopo riparazione della cuffia dei rotatori 217 tissutale fra 10° e 15°C) riduce il dolore, diminuisce l’idrartro, lo spasmo muscolare, il metabolismo e l’infiammazione locale migliorando la qualità del riposo notturno, riducendo il ricorso ai farmaci antidolorifici, migliorando la compliance del paziente al trattamento riabilitativo con minor dolore durante e dopo il trattamento fisioterapico [3]. L’utilità di tecniche strumentali come TENS (Transcutaneous Electrical Nerve Stimulation), ionoforesi e ultrasuoni rimane invece controversa. Queste metodiche potrebbero agire sul controllo del dolore consentendo al paziente di compiere movimenti guidati più ampi e riducendo i tempi di recupero, ma il loro reale impatto sulla lesione tendinea è ancora sconosciuto. La stimolazione elettrica neuromuscolare (NMES), invece, è raccomandata in quanto sembra incrementare notevolmente la forza prodotta e il trofismo muscolare, diminuendo i tempi di recupero [8]. La mobilizzazione passiva precoce è consentita quando la riparazione è sicura o quando la situazione clinica presenta un alto rischio di sviluppare rigidità postoperatoria, quali la tendinopatia calcifica, la capsulite adesiva, lesioni PASTA (Partial Articular Supraspinatus Tendon Avulsion), la concomitante riparazione del labbro glenoideo [2]. Quanto più il chirurgo ritiene sicura la riparazione della cuffia effettuata, la cuffia è di buona qualità e la lesione è di piccole dimensioni, tanto più ci può essere indicazione a eseguire più precocemente gli esercizi di mobilizzazione passiva già a partire dalla 2a settimana postoperatoria. Quando invece la lesione è ampia, la cuffia è di scarsa qualità e la riparazione è stata complessa, occorre proteggere e favorire i processi biologici con un’adeguata e prolungata immobilizzazione per 4-6 settimane [2, 9]. L’uso di mobilizzazione continua passiva (CPM) per circa un mese dopo la riparazione artroscopica della cuffia sembra 218 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori ridurre il dolore percepito dal paziente sia durante il giorno che durante la notte valutato a un follow-up di 5 settimane [4, 10]. Viceversa, una prolungata immobilizzazione e la scelta clinica di ritardare l’inizio del programma riabilitativo possono essere motivate dalla presenza di comorbidità, quale ad esempio il diabete, e di lesioni massive (>3cm), con aumentato rischio di una nuova rottura dei tendini interessati e di dover sottoporre il paziente a un nuovo intervento [9, 11, 12]. A circa 4-6 settimane dopo l’intervento, non appena sarà stato recuperato il movimento passivo e la sutura avrà avuto il tempo di guarire, si potrà iniziare la mobilizzazione attiva assistita e attiva che determinerà, di conseguenza, un carico sulla cuffia dei rotatori e verrà svolta in un arco di movimento definito e controllato per continuare a salvaguardare la sutura e prevenire il rischio di rirottura [5]. Questa attività di graduale e progressivo incremento dei carichi riabilitativi stimola il recupero del tono, del trofismo e delle doti di resistenza della muscolatura del cingolo scapolare (muscoli tonici), mentre gli esercizi di esclusivo rinforzo muscolare della cuffia dei rotatori dovrebbero essere evitati in particolare nella fase 1 (1-4 settimane postoperatorie) e fase 2 (5-8 settimane postoperatorie) in quanto possono portare a una rirottura del tendine precedentemente suturato. A partire dalla 3a settimana postoperatoria e in caso di lesioni stabilmente riparate, può essere indicata l’idrokinesiterapia, che minimizza gli effetti della gravità per favorire il recupero dell’articolarità passiva e attiva assistita, facilitare la riattivazione e il rinforzo muscolare e recuperare la funzionalità complessiva della spalla su tutti i piani di movimento [2, 5, 13]. Gli esercizi isometrici sono indicati per la riattivazione precoce della muscolatura periscapolare (deltoide anteriore e posteriore, trapezio medio e inferiore, romboidi, gran dentato) Riabilitazione dopo riparazione della cuffia dei rotatori 219 poiché permettono, da un lato, di modulare la forza applicata evitando tensioni potenzialmente pericolose per la guarigione della cuffia riparata e, dall’altro, quando le forze di carico sono correttamente allineate, di agire sul rimodellamento tendineo per migliorarne le proprietà biomeccaniche (meccanobiologia) [7]. Possono, inoltre, essere associate elettrostimolazioni muscolari per facilitare la ripresa del tono e del trofismo muscolare della cuffia dei rotatori [14]. Gli esercizi di rinforzo e di resistenza muscolare favoriscono inoltre la ripresa della corretta cinematica dell’articolazione gleno-omerale e scapolo-toracica. In presenza di una significativa rigidità della spalla, si consiglia di evitare esercizi di rinforzo isometrici di elevazione dell’omero che possono causare dolore, impingement acromiale e ritardo di guarigione della riparazione [15]. Quando la riparazione è sufficientemente forte (10a-12a settimana postoperatoria) si può iniziare il rinforzo della cuffia utilizzando resistenze elastiche. Successivamente, a partire dalla 12a settimana postoperatoria (fase 3), possono essere collaudati esercizi di rinforzo concentrico ed eccentrico che sono associati a esercizi di mobilizzazione sia attiva che passiva per il raggiungimento e il mantenimento dell’articolarità completa della spalla [16]. Gli esercizi di rinforzo massimale non vengono eseguiti prima che siano trascorse 16 settimane dall’intervento e successivamente sono collaudate, se tollerate, le attività lavorative avanzate e impegnative nei non atleti e le gestualità sport-specifiche negli sportivi (fase 4) ( TAB. 3). Nella fase di recupero e rinforzo avanzato vanno eseguiti esercizi pliometrici ad alta intensità (massimo carico con la più rapida risposta motoria possibile) con lo scopo di aumentare velocità e potenza e migliorare il controllo neuromuscolare e le 220 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Tabella 3. Le quattro fasi di guarigione durante il trattamento riabilitativo dopo riparazione chirurgica della cuffia dei rotatori Fase 1: periodo postoperatorio immediato (0-6a settimana) Scopi ▶ Mantenere/proteggere l’integrità della riparazione ▶ Incrementare gradualmente PROM ▶ Ridurre dolore e infiammazione ▶ Prevenire l’inibizione muscolare ▶ Recuperare l'autonomia funzionale nelle ADL modificate Precauzioni ▶ Mantenere il braccio in abduzione con apposito tutore di sostegno, rimuovendolo solo per gli esercizi ▶ No AROM di spalla, sollevamento di oggetti o pesi, movimenti dietro la schiena, eccessivo stretching o movimenti improvvisi, sollevamento del peso corporeo con le mani ▶ Mantenere l’incisione pulita e asciutta Criteri per la progressione alla fase 2 ▶ Flessione passiva fino a ≥125° ▶ ER passiva sul piano scapolare fino a ≥75° (se PROM della spalla è >80°) ▶ IR passiva sul piano scapolare fino a ≥75° (se PROM della spalla è >80°) ▶ Abduzione passiva sul piano scapolare fino a ≥90° Giorni 1-6 ▶ Tutore di sostegno in abduzione ▶ Esercizi pendolari ▶ AROM di dita, polso e spalla ▶ Iniziare esercizi isometrici per muscolatura scapolare ▶ ROM cervicale ▶ Crioterapia per dolore e infiammazione Giorni 1-2 ▶ Fare quanto possibile (20 min/h) Giorni 3-6 ▶ Dopo l’attività o per controllare il dolore: dormire con tutore di sostegno in abduzione; educare il paziente alla postura corretta, alla protezione articolare, all’igiene Giorni 7-28 ▶ Continuare con tutore di sostegno in abduzione ▶ Esercizi pendolari ▶ Iniziare PROM a tolleranza (paziente supino e libero da dolore) - flessione fino a 90° - ER sul piano scapolare ≥35° - IR fino al corpo/torace ▶ Continuare AROM o controresistenza accomodante per spalla, polso e dita ▶ Crioterapia, se necessaria, per controllare dolore e infiammazione ▶ Può essere ripreso un programma di ricondizionamento generale (ad esempio, camminata, bicicletta) ▶ Acquaterapia/terapia in piscina può essere iniziata dopo 3 settimane dall’intervento Riabilitazione dopo riparazione della cuffia dei rotatori 221 Fase 2: protezione e movimento attivo (6a-12a settimana) Scopi ▶ Consentire la guarigione dei tessuti molli ▶ Non stressare i tessuti in guarigione ▶ Restaurare gradualmente PROM (4a-5a settimana) ▶ Ridurre dolore e infiammazione Precauzioni ▶ Non sollevare pesi ▶ Non sostenere il peso corporeo con le mani o le braccia ▶ Non eseguire movimenti improvvisi ▶ Non portare la spalla eccessivamente dietro la schiena ▶ Evitare l’uso di upper cyclette e di cicloergometro per gli arti superiori Criteri per la progressione alla fase 3 ▶ AROM completa Settimane 5-6 ▶ Continuare a usare tutore di sostegno in abduzione della spalla a tempo pieno e fino alla fine della 4a settimana ▶ Tra la 4a e la 6a settimana usare il tutore solo per maggior comodità ▶ Abbandonare il tutore alla fine della 6a settimana ▶ Iniziare AAROM in flessione in posizione supina ▶ Progressivo PROM fino al recupero del ROM quasi completo a 4-5 settimane ▶ Moderata mobilizzazione scapolare/glenomerale per recuperare PROM completo ▶ Iniziare es. tipo vogatore in posizione prona portando le braccia fino alla posizione neutra ▶ Continuare la crioterapia se necessario ▶ Riscaldare i tessuti prima di eseguire gli esercizi di recupero del ROM ▶ Acquaterapia concessa per eseguire leggeri esercizi di AROM ▶ Applicare ghiaccio dopo l’esercizio Settimane 6-8 ▶ Continuare AROM, AAROM ed esercizi di stretching ▶ Iniziare esercizi isometrici per la cuffia dei rotatori ▶ Continuare esercizi periscapolari ▶ Iniziare esercizi AROM (flessione sul piano scapolare, abduzione, ER, IR) 222 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Fase 3: rinforzo precoce (10a-16a settimana) Scopi ▶ AROM completo (10a-12a settimana) ▶ Mantenere PROM completo ▶ Stabilizzazione dinamica della spalla ▶ Incrementare gradualmente forza, la resistenza e la potenza dei muscoli della spalla ▶ Ottimizzare il controllo neuromuscolare ▶ Graduale ritorno alle attività funzionali Precauzioni ▶ Non sollevare oggetti >2-3 kg ▶ Non sollevare o dare spinte improvvisamente ▶ Non dare strattoni improvvisi, non sollevare sopra il capo ▶ Evitare l’uso di upper cyclette e di cicloergometro per gli arti superiori Criteri per la progressione alla fase 4 ▶ Capacità di tollerare la progressione necessaria per compiere attività funzionali che implicano carichi moderati ▶ Dimostrare di possedere un’adeguata forza e capacità di stabilizzazione dinamica della spalla per tollerare la maggiore richiesta funzionale necessaria nelle attività lavorative e nei gesti sport specifici ▶ Recuperare stabilità dinamica e forza della spalla Settimana 10 ▶ Continuare con stretching e PROM, se necessario ▶ Esercizi di stabilizzazione dinamica ▶ Iniziare un programma di rinforzo: - ER e IR con esercizi con corda/elastici - ER in decubito laterale - sollevamenti laterali* - esercizi di rinforzo detti “full can” sul piano scapolare* - vogatore in posizione prona - abduzione orizzontale in posizione prona - estensione in posizione prona - estensione e flessione del gomito Settimana 12 ▶ Continuare tutti gli esercizi della lista precedente ▶ Iniziare una leggera attività funzionale, se tollerata Settimana 14 ▶ Continuare tutti gli esercizi della lista precedente ▶ Progredire con gli esercizi fondamentali per la spalla Riabilitazione dopo riparazione della cuffia dei rotatori 223 Fase 4: rinforzo avanzato (16a-22a settimana) Scopi ▶ Mantenere AROM completo e libero da dolore ▶ Eseguire esercizi avanzati di ricondizionamento per aumentare la funzionalità della spalla ▶ Incrementare la forza, la potenza e la resistenza muscolare ▶ Graduale ritorno a tutte le attività funzionali Settimana 16 ▶ Continuare con ROM ed esercizi di stretching capsulare per mantenere ROM completo ▶ Progredire con il rinforzo muscolare ▶ Eseguire attività propriocettive e neuromuscolari avanzate ▶ Riprendere le gestualità sportive più semplici (colpire la palla e pattare nel golf, palleggiare nel tennis) solo se eseguite con una tecnica corretta Settimana 20 ▶ Continuare con il rinforzo e con lo stretching ▶ Continuare con lo stretching se vi è scarsa flessibilità articolare ▶ Iniziare un progressivo programma sportivo (ad esempio, golf e tennis in doppio) se clinicamente e funzionalmente possibile *Il paziente dovrebbe essere in grado di sollevare il braccio senza compensi (sopraelevazione della spalla o discinesia scapolare) prima di iniziare gli esercizi di rinforrzo isotonici; se non è in grado, continuare con gli esercizi articolari glenomerali. Fonte: Millet et al., 2006 [5]. abilita propriocettive. In questa fase, inoltre, devono essere eseguiti gli esercizi di ricondizionamento cardiovascolare, di flessibilità articolare dell’articolazione scapolo-toracica e di rinforzo della cuffia dei rotatori, dei muscoli di sostegno del tronco e degli arti inferiori [3]. Si raccomanda un graduale ritorno alle attività sportive e ricreative solo dopo aver completato con successo tutte le fasi e gli ambiti della rieducazione funzionale senza che vi sia dolore nello svolgere le attività lavorative o le gestualità sportive. Articolarità e forza, infatti, sono complete e sovrapponibili all’arto controlaterale (sano) a circa sei mesi dall’intervento di riparazione della cuffia dei rotatori [2] con conseguente possibile ripresa della pratica sportiva. 224 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Punti chiave XX Il programma riabilitativo dopo riparazione chirurgica della cuffia dei rotatori deve essere personalizzato in ogni paziente in funzione dei fattori intrinseci ed estrinseci che possono condizionare la guarigione dei tendini riparati e la ripresa funzionale complessiva, prevenendo la ri rottura tendinea e mantenendo nel tempo la massima funzionalità possibile. Per esempio, una mobilizzazione troppo precoce (eccesso di stimoli), così come un’immobilizzazione troppo prolungata (assenza di stimoli), possono avere parimenti effetti negativi sulle proprietà biomeccaniche dei tessuti riparati, determinare peggiori risultati clinici e funzionali finali o aumentare il rischio di rirottura tendinea. XX Le conoscenze provenienti dalle scienze di base e dagli studi di meccanobiologia forniscono pertanto alcune evidenze che ci aiutano a prendere decisioni cliniche per il controllo del dolore post operatorio, per quanto tempo immobilizzare la spalla e quando e come intraprendere il recupero neuromuscolare, adottando criteri accomodanti (relazione fra le reali condizioni cliniche del paziente, la fase del percorso riabilitativo ed il raggiungimento di definiti obiettivi funzionali) per determinare la progressione e l’intensità dei carichi da somministrare per il rinforzo muscolare e sviluppare potenza e doti di resistenza alla fatica, necessarie per la ripresa delle autonomie nelle ADL e soprattutto delle gestualità sport specifiche e/o delle attività lavorative impegnative. Riabilitazione dopo riparazione della cuffia dei rotatori 225 Parole chiave di ricerca rotator cuff tear, rotator cuff surgical repair, rotator cuff post surgical rehabilitative treatment in combinazione con randomized controlled trial e systematic review Riferimenti bibliografici 1 Huisstede BM, Koes BW, Gebremariam L, Keijsers E, Verhaar JA. Current evidence for effectiveness of interventions to treat rotator cuff tears. Man Ther 16;2011:217-30. 2 Vo A, Zhou H, Dumont G, Fogerty S, Rosso C et al. Physical therapy and reha- bilitation after rotator cuff repair: a review of current concepts. Int J Phys Med Rehabil 2013;1:142. 3 van der Meijden OA, Westgard P, Chandler Z, Gaskill TR, Kokmeyer D, Millett PJ. Rehabilitation after arthroscopic rotator cuff repair: current concepts review and evidence based guidelines. Int J Sports Phys Ther 2012 Apr;7(2):197-218. 4 Keener JD, Galatz LM, Stobbs-Cucchi G, Patton R, Yamaguchi K. 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Riabilitazione dopo riparazione della cuffia dei rotatori 227 Riatletizzazione dopo riparazione delle rotture della cuffia dei rotatori Specificità del paziente atleta Il management della lesione di spalla comprende la terapia conservativa o chirurgica della lesione e la riabilitazione motoria della stessa fino al recupero funzionale dello stato antecedente a quello del trauma. Se nella popolazione sedentaria il ripristino funzionale è legato al ritorno al livello occupazionale precedente, nella popolazione sportiva è considerato un successo terapeutico solo il recupero di livelli prestativi prelesionali, e quindi di livelli di stress articolare estremi e intrinsecamente sufficienti a rigenerare la lesione. Il concetto di recupero funzionale nell’atleta Il concetto di recupero funzionale in un atleta comporta la necessità di un ripristino non solo di tutti i gradi di mobilità articolare e della forza (massima, esplosiva, elastica, resistente), bensì del livello di fitness metabolico antecedente al trauma e delle coordinazioni fini legate alla specificità del gesto atletico, coinvolto nella disciplina praticata. Tuttavia tutte le variabili fisiologiche (forza, fitness metabolico, coordinazione) si modificano biologicamente a causa di un’interruzione parziale e/o totale per un’ipomobilità, come nel caso di una lesione della 228 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori cuffia dei rotatori. Per questo nell’atleta vi sono due stadi: il primo dedicato al ritorno delle capacità fisiche per le normali funzioni quotidiane (popolazione normale); il secondo stadio dedicato al ritorno della performance nel gesto sportivo. Il percorso riabilitativo quindi, così come già descritto nelle linee guida I.S.Mu.L.T per il recupero dei traumi muscolari [1], esaurita la fase acuta posttraumatica (fase I), passa attraverso una fase subacuta (fasi II e III) in cui si recuperano gradualmente forza e mobilità articolare, per arrivare poi alle fasi IV e V, in cui si dovrebbero recuperare le qualità sportive specifiche. La ricerca effettuata ha evidenziato solo studi di fase III e fase IV [2-10] e un solo studio clinico randomizzato [11]. Il follow-up degli articoli selezionati è stato mediamente di 36,5 mesi, alla fine dei quali il recupero funzionale in termini di ripresa completa dei livelli di performance prelesionale, è stato valutato in maniera variabile da medio-scarso [4, 6, 9] a quasi ottimo [2, 3, 5, 7, 10], con risultati migliori per la chirurgia mininvasiva [9], ma senza precisazioni in merito alla tipologia del percorso riabilitativo effettuato. Tuttavia, gli articoli orientati sul percorso riabilitativo ( TAB. 1) sono costituiti prevalentemente da studi di fase III ed expert opinion, mostrando la mancanza di dati univoci e la necessità di Evidence Based Reccomendation per gli atleti [12]. Infatti, se è riconosciuta la necessità di ripristinare forza e mobilità articolare, lavorando sulla stabilizzazione dinamica e forza eccentrica [13-17], bisogna comunque considerare che il lanciatore, ad esempio, deve generalmente ripristinare un equilibrio caratterizzato da adattamenti funzionali tipici della disciplina che pratica e che, in condizioni di normalità, consistono in una maggiore mobilità articolare dell’arto dominante con una prevalenza degli intrarotatori rispetto agli Riatletizzazione dopo riparazione delle rotture della cuffia dei rotatori 229 Tabella 1. Letteratura esaminata Autore Tipo di studio N. Sport pazienti Ruotolo Revisione et al., 2006 [18] Outcome Livello di evidenza baseball Il dolore diminuisce la capacità articolare III Myers Studio et al., 2005 descrittivo [13] 15 vari Selezione di esercizi per rinforzo III Hurd et al., Studio 2011 [19] descrittivo 165 baseball IR più forti di ER III CasoStickley et al., 2008 controllo [14] 38 volley Programma di forza eccentrica per prevenzione infortuni III vari Non differenze fra terapia autonoma e guidata II 22 vari Selezione di esercizi con maggiore coinvolgimento del sovraspinato III Studio clinico 13 randomizzato vari Lavoro con vibrazioni non aggiunge ulteriori vantaggi rispetto al solo rinforzo muscolare I Baumgarten et al., 2009 [20] Revisione sistematica Reinold Misure et al., 2007 ripetute [15] Hand et al., 2009 [21] Reynold Expert et al., 2013 opinion [22] lanciatori Utilità di esercizi di mobilità, distensibilità, rinforzo muscolare, rieducazione posturale e stabilizzazione dinamica V Dreinhofer Revisione et al., 2014 sistematica [12] Mancanza di dati concordanti e necessità di Evidence Based Recommendation II Kim et al., 2014 [23] Dati a supporto del lavoro eccentrico nei percorsi riabilitativi I 230 Studio clinico 13 randomizzato Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori extrarotatori [19]. Dagli studi selezionati non sono stati trovati effetti cronici sul ricondizionamento atletico, sia dal un punto di vista metabolico che di forza [23, 24], che sono il prerequisito per la partecipazione alle competizioni sportive. Il concetto di rieducazione in fase IV e fase V introdotto dalle linee guida I.S.Mu.L.T. Le linee guida per il recupero dei traumi muscolari hanno introdotto il concetto di rieducazione motoria in fase IV e V [1] come quella parte terminale del percorso riabilitativo che conduce e accompagna gradualmente l’atleta sul terreno di allenamento. Allo stato attuale, è quindi ragionevole considerare anche nel recupero in generale dei traumi di spalla, a conclusione delle fasi riabilitative che comportano il recupero dell’analgesia, della mobilità articolare, della forza e della resistenza, la necessità di un recupero atletico specifico degli adattamenti coinvolti nella disciplina praticata. Il gesto motorio di un nuotatore è, infatti, molto diverso da quella di un tennista o di un lanciatore, sia dal punto di vista biomeccanico che metabolico, per durata e intensità dello sforzo. È auspicabile, quindi, che in funzione dell’impegno metabolico prevalente nella disciplina praticata (aerobico-anaerobico-misto) e delle masse muscolari coinvolte, sia riadattato il tipo di forza (massima, esplosiva, elastica, resistente) legato alla specificità del gesto tecnico. Le fasi IV e V del percorso riabilitativo dovrebbero quindi raggiungere i seguenti obiettivi: XX I obiettivo: recupero della propriocezione e delle coordinazioni sport-specifiche; Riatletizzazione dopo riparazione delle rotture della cuffia dei rotatori 231 XX II obiettivo: riadattamento metabolico specifico (aerobico-anaerobico-misto); XX III obiettivo: recupero della caratteristica di forza maggiormente coinvolta nella performance (massima, esplosiva, elastica, resistente). Nello specifico, il riadattamento metabolico dovrebbe fare riferimento ai criteri di somministrazione degli esercizi rieducativi secondo un attento e progressivo dosaggio d’intensità, durata e tempi di recupero, così da tracciare un percorso di lavoro allenante e, quindi, un adattamento progressivo e completo al carico. Tuttavia, è presente in letteratura solo una short communication [25] che mostra la riduzione della fitness metabolica dopo interruzione fino a tre mesi e della forza muscolare dopo 4 settimane [26]; pertanto, è auspicabile che vi siano più approfondimenti negli andamenti temporali tra perdita e riacquisto sia di fitness metabolica che di forza muscolare. Al momento, nell’attesa di nuovi studi che forniscano Evidence Based Reccomendation per le diverse tipologie di sport, solo la sensibilità del terapeuta/preparatore fisico, legata all’approfondita conoscenza dei gesti tecnici e delle caratteristiche delle diverse discipline sportive, potrà garantire la formulazione di una completa rieducazione sportiva. Livello di raccomandazione C Punti chiave XX Nella popolazione sportiva non vi sono studi che descrivono approcci metodologici per le diverse variabili fisiologi- 232 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori che riguardo al riacquisto della performance sportiva dopo rottura della cuffia dei rotatori. XX Sarà cura del preparatore fisico adottare per gli atleti pro- tocolli personalizzati considerando gli effetti del detraining sul tempo d’interruzione alla pratica sportiva e la progressione temporale nel riacquisto della performance sportiva. Parole chiave di ricerca management of rotator cuff lesion in athletes, rehabilitation of rotator cuff lesion, return to sport after rotator cuff repair, rotator cuff lesion in athletes, recovery after rotator cuff lesion Riferimenti bibliografici 1 Barazzuol M, Brancaccio P, Del Buono A, Freschi M, Frizziero A, Galletti S, Giai Via A, lisitano G, Maffulli N, Melegati G, Nanni G, Oliva F, Pasta G, Ramponi C, Rizzo D, Testa V, Valent A. Linee guida I.S.Mu.L.T per il trattamento delle lesioni muscolari. Exercise is medicine 2013 Technogym. 2 Ozturk BY, Maak TG, Fabricant P, Altchek DW, Williams RJ, Warren RF, Cordasco FA, Allen AA. Return to sports after arthroscopic anterior stabilization in patients aged younger than 25 years. Arthroscopy 2013;29:1922-31. 3 Economopoulos KJ, Brockmeier SF. Rotator cuff tears in overhead athletes. Clin Sports Med 2012;31:675-92. 4 Neri BR, Eiattrache NS, Owsley KC, Mohr K, Yocum LA. Outcome of type II superior labral anterior posterior repairs in elite overhead athletes: Effect of concomitant partial-thickness rotator cuff tears. Am J Sports Med 2011;39:114-20. 5 Tambe A, Badge R, Funk L. Arthroscopic rotator cuff repair in elite rugby players. Int J Shoulder Surg 2009 3:8-12. 6 Mazoué CG, Andrews JR. Repair of full thickness rotator cuff tears in professional baseball players. Am J Sports Med 2006;34:182-9. 7 Sonnery-Cottet B, Edwards TB, Noel E, Walch G. Rotator cuff tears in middle-aged tennis players: results of surgical treatment. Am J Sports Med 2002;30:558-64. Riatletizzazione dopo riparazione delle rotture della cuffia dei rotatori 233 8 Hata Y, Saitoh S, Murakami N, Seki H, Nakatsuchi Y, Takaoka K. A less invasive surgery for rotator cuff tear: mini-open repair. J Shoulder Elbow Surg 2001;10:11-6. 9 Namdari S, Baldwin K, Ahn A, Huffman R, Sennett BJ. Performance after rotator cuff tear and operative treatment: a case control study of major league baseball pitchers. Journal of Athletic Training 2011;46:296-302. 10 Brockmeier SF, Voos JE, Williams RJ 3rd, Altchek DW, Cordasco FA, Allen AA. Outcomes after arthroscopic repair of type-II SLAP lesions. J Bone Joint Surg Am 2009;91:1595-603. 11 Franceschi F, Papalia R, Del Buono A, Vasta S, Costa V, Maffulli N, Denaro V. Articular-sided rotator cuff tears: which is the best repair? A three-year prospective randomized controlled trial. International Orthopaedics 2013;37:1487-93. 12 Dreinhofer KE, Schuler S, Schafer M, Ohly T. Rehabilitation concepts and re- turn to sport after interventions on the shoulder. Orthopade 2014;43:256-64. 13 Myers JB, Pasquale MR, Laudner KG, Sell TC, Bradley JP, Lephart SM. On the field resistance-tubing exercises of throwers: an electromyographic analysis. Journal of Athletic Training 2005;40:15-22. 14 Stickley CD, Ronald K, Hetzler RK, Freemyer BG, Kimura IF. Isokinetic peak torque ratios and shoulder injury history in adolescent female volleyball athletes. Journal of Athletic Training 2008;43:571-77. 15 Reinold MM, Macrina LC, Wilk KE, Fleisig GS, Dun S, Barrentine SW, Eller- busch MT, Andrews JR. Electromyographic analysis of the supraspinatus and deltoid muscles during 3 common rehabilitation exercises. Journal of Athletic Training 2007;42:464-69. 16 Reinold MM, Gill TJ. Current concepts in the evaluation and treatment of the shoulder in overhead-throwing athletes, part 1: physical characteristics and clinical examination. Sports Health 2010;2:39-50. 17 Reinold MM, Gill TJ, Wilk KE, Andrews JR. Current concepts in the evaluation and treatment of the shoulder in overhead-throwing athletes, part 2: injury prevention and treatment. Sports Health 2010;2:101-15. 18 Ruotolo C, Price E, Panchal A. Loss of total arc of motion in collegiate baseball players. J Shoulder Elbow Surg. 2006;15:67-71. 19 Hurd WJ, Kaplan KM, Eiattrache NS, Jobe FW, Morrey BF, Kaufman KR. A profile of glenohumeral internal and externalrotation motion in the uninjured high school baseball pttcher, part II: strength. Journal of Athletic Training 2011;46:289-95. 20 Baumgarten KM, Vidal AF, Wright RW. Rotator Cuff Repair Rehabilitation: A Level I and II Systematic Review. Sports Health 2009;1:125-30. 234 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori 21 Hand J, Verscheure S, Osternig L. A comparison of whole-body vibration and resistance training on total work in the rotator cuff. J Athl Train 2009;44:469-74. 22 Reinold MM, Curtis AS. Microinstability of the shoulder in the overhead athlete. Int J Sports Phys Ther 2013;8:601-16. 23 Kim SY, Ko JB, Farthing JP, Butcher SJ. Investigation of supraspinatus muscle architecture following concentric and eccentric training. J Sci Med Sport 2014;27 pii: S1440-2440(14)00090-5. 24 Ratel S, Gryson C, Rance M, Penando S, Bonhomme C, Le Ruyet P, Duclos M, Boirie Y, Walrand S. Detraining-induced alterations in metabolic and fitness markers after a multicomponent exercise-training program in older men. Appl Physiol Nutr Metab 2012;37:72-9. 25 Migliaccio GM, Roberto S, Padulo J, Mulliri G, Marcelli M, Loi A, Omeri M, Collu R, Milia R. Detraining effcts after 8 weeks of training cessation period in a trained group of ederly. Cultura, Ciencia y Deporte 2014; 9: 61. 26 Kannas T. M., Amiridis I. G., Arabatzi F., Katis A., Kellis E. Changes in specific jumping performance after detraining period. J Sports Med Phys Fitness 2014 Oct 17 [EPUB ahead of print]. Riatletizzazione dopo riparazione delle rotture della cuffia dei rotatori 235 Rotture della cuffia dei rotatori in età pediatrica In generale l’incidenza delle lesioni della cuffia dei rotatori in età pediatrica si aggira attorno all’1%, ed è quindi da considerarsi una situazione molto rara [1]. In realtà, questa incidenza potrebbe essere sottostimata sia per la mancanza di studi epidemiologici sui grandi numeri, sia perché negli ultimi anni si è assistito a un progressivo aumento di giovani pazienti con problematiche alla spalla causate dall’intensificarsi dei programmi sportivi e dalle metodiche di allenamento a cui vengono sottoposti gli atleti già dai primi anni della loro carriera sportiva. Tipicamente, il paziente si presenta con una storia di dolore persistente, il cui esordio non viene necessariamente identificato in corrispondenza di un trauma ben preciso, ma presenta piuttosto un’insorgenza subdola e diluita nel tempo. L’attività fisica overuse a carico dell’arto superiore è sicuramente il principale fattore di rischio, come accade nei giocatori di tennis, basket, pallavolo e nei lanciatori [2]. Nei giovani atleti le lesioni della cuffia spesso provocano contratture capsulari, discinesie scapolo-toraciche e sono frequentemente associate a lesioni del labrum [3] ( FIG. 1). Il meccanismo patogenetico è nella grande maggioranza dei casi quello dell’impingement interno glenomerale, in cui i tessuti molli dei tendini della cuffia dei rotatori vengono dan236 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori Figura 1. Paziente di 16 anni giocatore di baseball affetto da PASTA Fonte: per gentile concessione di Zbojniewicz et al., 2014 [5]. neggiati dal contatto tra il margine della cavità glenoidea e il trochite omerale, durante i movimenti ripetuti di flessione e rotazione esterna della spalla. La risonanza magnetica nucleare (RMN) nelle sospette lesioni della cuffia appare essere l’esame diagnostico di prima scelta, seppure una RX tradizionale rappresenta l’esame di scelta per la diagnosi differenziale dei traumi della fisi o nelle patologie tumorali [4]. Infatti, in un recente studio retrospettivo condotto su esami RMN di spalla in 201 soggetti di età compresa tra 8 e 18 anni, Zbojniewicz et al. hanno identificato 25 lesioni della cuffia dei rotatori. Di queste, il 46,9% erano lesioni parziali che interessavano principalmente il tendine del sovraspinato [5]. Lo studio conferma che la principale causa alla base di queste lesioni è da ricondurre a un overuse generato dall’attività sportiva. Dalla letteratura, seppur scarsa, su questo argomento emerge che il trattamento conservativo è la prima scelta, sopratRotture della cuffia dei rotatori in età pediatrica 237 tutto nei casi di lesioni parziali della cuffia per le potenzialità di self-healing dovute all’età. Tuttavia, non esistono studi che identificano chiaramente il miglior trattamento conservativo o un protocollo validato. Il trattamento chirurgico, invece, è auspicabile ove la sintomatologia non dovesse risolversi. Il trattamento artroscopico è ancora oggi oggetto di controversie. Le esperienze in letteratura sono infatti affidate a isolati case report o case series che non risultano sufficienti a chiarire il ruolo e l’efficacia del trattamento chirurgico artroscopico nei giovani pazienti. In una recente revisione sono state esaminate le evidenze in letteratura sul trattamento artroscopico nelle diverse patologie della spalla in età pediatrica e adolescenziale. Gli autori hanno concluso che, data la mancanza di studi specifici sul trattamento artroscopico delle lesioni della cuffia dei rotatori in età pediatrica, tale procedura potrebbe comunque rappresentare una concreta possibilità [6]. In ogni caso qualora un intervento chirurgico artroscopico fosse proposto, è sempre necessario trattare eventuali lesioni associate della capsula, del tendine del capo lungo del bicipite brachiale, della cartilagine articolare, avulsioni di un frammento osseo e, più frequentemente, lesioni del labrum glenoideo [7]. Livello di raccomandazione D Punti chiave XX Le rotture della cuffia dei rotatori sono rare ma sottostimate in età pediatrica. 238 Linee guida I.S.Mu.L.T. • Rotture della cuffia dei rotatori XX Spesso sono lesioni parziali. XX La RMN rappresenta l’esame di prima scelta. XX Il trattamento di prima scelta è quello conservativo. XX Il trattamento artroscopico appare preferibile dopo il fallimento di quello conservativo. Parole chiave di ricerca rotator cuff tears, sport injuries in combinazione con pediatric, adolescent, adolescent athletes Riferimenti bibliografici 1 Itoi E, Tabata S. Rotator cuff tears in the adolescent. 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