Martedì 21 febbraio 2012 ore 10.00
Fondazione Culturale Giuditta Pasta presenta
C.R.A.C. in
DELLA STESSA SOSTANZA DEI SOGNI
Spettacolo di avvicinamento alla danza contemporanea per bambini dai 4 anni in poi
Ideazione e coreografia di Stefania Marossi
Coreografia e danza di Maria Cerciello, Riccardo Fusiello
Mariafrancesca Guerra, Agostino Riola, Francesca Romano
Scenografie di Claudia Brogli
Età: scuole elementari e medie
Durata: 60 minuti
Tecnica utilizzata: teatro danza, danza come occasione comunicativa, come mondo della
possibilità, come spazio creativo onirico.
Vogliamo sognare con voi nuove avventure per
l’omino biondo,
vogliamo sperare in altri incontri fantastici,
che ci facciano sorridere l’anima.
Mondi e avventure che abbiano il gusto
dolce e poetico
dei sogni ad occhi aperti,
con personaggi fatti di vapore acqueo caramellato,
di zucchero filato modellato, di petali di
rosa alla cannella,
di sorrisi sporchi di marmellata, di soffici nuvole
rosso meringa.
Insomma, fatti della stessa sostanza
dei sogni.
Fondazione Culturale Giuditta Pasta
Via I Maggio, snc
21047 Saronno – VA
tel. 02.96701990 – fax 02.96702009
www.teatrogiudittapasta.it
IL PROGETTO
L’atto del danzare è sempre un’esperienza di movimento provocata da emozioni e idee e
che produce emozioni e idee, in un dialogo sottile fra interno e esterno.
Il progetto nasce dal desiderio di dare un’occasione ai bambini di avvicinarsi al mondo della
danza e del movimento creativo.
Crediamo, infatti, che l’arte coreutica sia un linguaggio universale e che possa raggiungere
con forza ed efficacia anche i più piccoli.
Il corpo è una risorsa infinita di possibilità da esplorare. Il bambino può essere stimolato in
questa ricerca motoria personale non solo attraverso la sperimentazione attiva, ma anche
con la visione di spettacoli in cui ci sia un attento uso della danza. E la danza
contemporanea è, a parer nostro, una tecnica che può aiutare il bambino a trovare il
proprio posto nel mondo vastissimo del movimento, poiché dà attenzione all’aspetto
creativo del movimento. Poche sono le occasioni per i bambini di potersi avvicinare alla
danza contemporanea e al movimento creativo, sia a causa dei modelli proposti dai mass
media, sia per la mancanza di attenzione verso i più piccoli da parte dei danzatori
contemporanei stessi.
Lo spettacolo “…della stessa sostanza dei sogni” vuole essere una possibilità per far entrare
in contatto anche i più piccoli con l’arte coreutica, ma soprattutto con questo modo
particolare di vedere la danza e il movimento: danza come occasione comunicativa, come
mondo della possibilità,
possibilità, come spazio creativo onirico.
Durante lo spettacolo i bambini sono chiamati ad agire praticamente con il loro corpo: pur
restando seduti sulle sedie del teatro diventano parte attiva dello spettacolo.
La sfida è riuscire a ridurre al minimo l’utilizzo della parola, facendo passare idee, emozioni
e relazioni attraverso il movimento. La potenza del linguaggio coreutico, infatti, è proprio
quella di poter veicolare più significati stratificati, manifestando il detto e il non detto. La
danza è qui utilizzata come il linguaggio dei sogni, ed essendo molto meno razionale della
parola parlata, può avere accesso direttamente al fantastico mondo interiore dei bambini.
Può suggerire atmosfere, può far intravedere possibilità inconcluse da lasciar completare alla
fantasia di ciascuno.
Due amici che si incontrano hanno davvero bisogno di raccontarsi tutto o è più importante
ritrovare la loro sintonia danzando insieme i gesti del tempo passato della loro amicizia?
La danza è come i puntini di sospensione di un lungo discorso.
Il movimento è in stretta relazione con l’elemento musicale. Attraverso la nostra danza
creeremo paesaggi sonori innovativi, partendo dal nostro stesso corpo e pochi oggetti
quotidiani. Verrà puntata l’attenzione anche al silenzio. In effetti, l’abitudine al silenzio, lo
scoprire che dal vuoto può nascere qualcosa è un insegnamento pedagogico importante per
i bambini di oggi, iper e mal stimola
stimolati
timolati sia acusticamente che visivamente. Sentire la forza
del silenzio può essere una scoperta interessante
interessante per molti.
Un altro tema affrontato è il rapporto fra i “grandi” e i bambini.
bambini Saint-Exuperie riesce, con
magistrale poesia, a ricordare a noi adulti quanto sia puro e vero lo sguardo di un bambino
e quanto avremmo da imparare da loro sulle cose veramente importanti della vita.
Basta poco per trovare la magia della vita chiusa nelle piccole cose. E così, anche la
scenografia va a sostenere questa idea di essenzialità e di semplicità. Tutta la scena nasce da
un foglio di carta, proprio come i disegni fatti dall’aviatore nel testo de “Il Piccolo
Principe”.
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CHE FIORE SONO? PER BIMBI DAI 4 AI 6 ANNI
Ogni fiore ha un suo significato.
Ogni fiore ha un suo colore.
Ogni fiore ha la sua forma.
Ogni fiore ha i suoi bisogni.
Ogni fiore è unico, come unici sono i bambini, come unici sono gli esseri umani.
L’insegnante farà scegliere ad ogni bambino il fiore che desidera, per colorarlo e ritagliarlo.
Ogni bambino appenderà il suo fiore su un cartellone preparato dall’insegnante raffigurante
un prato: ecco il giardino dei bimbi!
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IL VIAGGIO DI UN FIORE
“…C’
…C’erano sempre stai sul pianeta del Piccolo Principe dei fiori molto semplici, ornati di
una sola raggi
raggiera di petali,
petali, che non tenevano posto e on disturbavano nessuno. Apparivano
la mattina nell’erba
nell’erba e si spegnevano la sera. Ma questo era spuntato un giorno, da un seme
venuto chissà da dove,
dove, e il piccolo principe aveva sorvegliato da vicino questo ramoscello
che non assomigliava
assomigliava a nessun altro ramoscello. “
L’insegnante accompagnerà i bambini alla scoperta del ciclo della vita dei fiori;
ogni bambino porterà in classe una spugnetta o della bambagia, una bustina di semi del
fiore preferito, un vasetto di vetro con della terra e della pellicola trasparente per alimenti.
Ogni bambino sarà il vento che in autunno soffia forte e porta i semi dei fiori lontano,
lontano; ogni bambino sarà il Piccolo Principe che osserverà la nascita delle proprie piantine
e che si prende cura del proprio fiore. L’insegnante farà disporre i semini sotto uno strato di
terriccio di 0.5 cm. ed insegnerà ai bambini a prendersi cura dei semiaddormentati sotto la
terra, facendoli annaffiare ogni due/tre giorni, riparandoli dalle correnti d’aria,
proteggendoli dagli sbalzi di temperatura. Con la pellicola trasparente preventivamente
bucherellata, si coprirà il vasetto in modo da ricreare un ambiente protetto, come se fosse
una serra.
Una volta che i semi spunteranno l’insegnante potrà fare scrivere ai bambini dei brevi
pensieri su:
• l’attesa del germoglio
• la cura del seme
• l’emozione di vedere la piccola pianta
LA COMPOSIZIONE DELLA “SPECIALITÁ
SPECIALITÁ”:attività dai 7 ai 9 anni
L’insegnante fotocopierà e distribuirà la tessera del puzzle allegata ad ogni bambino.
I bambini personalizzeranno la tessera-puzzle, colorandola con tecnica libera;
successivamente scriveranno al centro della tessera la parola che definisce il loro essere
speciale: es. “onestà”, “ allegria”, “sincerità”… .
L’insegnante raccoglierà le varie tessere e le incollerà su di un cartellone.
I bambini si disporranno in cerchio e, al centro del cerchio si disporrà il cartellone puzzle.
Ogni bambino dirà, rispetto ad ogni tessera, in chi riconosce quella “specialità”.
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L’AMICIZIA: percorso dai 9 ai 13
13 anni
Nel testo ci sono vari richiami al tema dell’amicizia.
Ogni allievo dovrà esporre la sua posizione sull’argomento utilizzando le seguenti domande
come traccia.
1. L’amicizia nasce al primo colpo o richiede un processo più o meno lungo di
conoscenza reciproca? Perché?
2. L’amicizia per te uno scambio continuo di opinioni diverse che aiutano a capire ciò
che è diverso o un’assoluta identità di vedute? Perché?
3. Hai mai sofferto per amicizia? Descrivi la tua esperienza.
4. Se un’amicizia si rompe, significa che è un’amicizia “sbagliata” o che qualcosa si è
modificato nel rapporto?
5. Secondo te esistono delle condizioni essenziali alla base di un rapporto di amicizia?
6. Quali sono gli elementi fondamentali per costruire un rapporto d’amicizia?
7. Che cosa metti in gioco di te stesso nel rapporto di amicizia?
8. Sarà capitato anche a te di aver affrontato la separazione da un “essere caro”, un
animale, un pupazzo, un oggetto animato o no che per te è stato significativo:
descrivi la tua esperienza e le emozioni che hai provato.
9. Il valore dell’amicizia: per la volpe amicizia è essere addomesticata per il piccolo
principe prendersi cura: individua le frasi che spiegano cosa significa “addomesticare”
e “prendersi cura” e spiega per te che cosa vuol dire amicizia.
Di seguito viene riportato il capitolo più lungo e più importante del libro, che descrive
l’incontro tra il piccolo principe e la volpe.
LA VOLPE
I
n quel momento apparve la volpe. "Buon giorno", disse la volpe."Buon giorno", rispose
gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno. "Sono qui", disse la voce,
"sotto al melo..." "Chi sei?" domandò il piccolo principe, "sei molto carino..." "Sono una
volpe", disse la volpe. "Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, sono così
triste..." "Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomestica"."Ah! scusa", fece
il piccolo principe. Ma dopo un momento di riflessione soggiunse: "Che cosa vuol dire
addomesticare?" "Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?" "Cerco gli
uomini", disse il piccolo principe."Che cosa vuol dire addomesticare?" "Gli uomini" disse la
volpe, "hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso! Allevano anche delle galline. E' il loro
solo
interesse.
Tu
cerchi
delle
galline?"
"No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire "addomesticare?"
"E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami...". "Creare dei legami?"
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"Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a
centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono
per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo
bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo".
"Comincio a capire" disse il piccolo principe. "C'e' un fiore... credo che mi abbia
addomesticato..."
"E' possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra..." "Oh! non e' sulla Terra", disse il
piccolo principe. La volpe sembrò perplessa: "Su un altro pianeta?" "Si". "Ci sono dei
cacciatori su questo pianeta?" "No"."Questo mi interessa. E delle galline?""No".
"Non c'e' niente di perfetto", sospirò la volpe. Ma la volpe ritornò alla sua idea:
"La mia vita e' monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me.
Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma
se tu mi addomestichi, la mia vita sarà illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà
diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire
dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io
non mangio il pane e il grano, per me e' inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E
questo e' triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi
avrai addomesticato. Il grano, che e' dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del
vento nel grano...". La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
"Per favore... addomesticami", disse. "Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho
molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose"."Non ci
conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno più
tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non
esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico
addomesticami!"
"Che cosa bisogna fare?" domandò il piccolo principe. "Bisogna essere molto pazienti",
rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti
guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi.
Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino..." . Il piccolo principe ritornò l'indomani.
"Sarebbe
stato
meglio
ritornare
alla
stessa
ora",
disse
la
volpe.
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere
felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro,
incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni
non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti".
"Che cos'e' un rito?" disse il piccolo principe. "Anche questa e' una cosa da tempo
dimenticata", disse la volpe. "E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora
dalle altre ore. C'e' un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le
ragazze del villaggio.”Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla
vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e
non avrei mai vacanza". Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l'ora della
partenza fu vicina:"Ah!" disse la volpe, "... piangerò". "La colpa e' tua", disse il piccolo
principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..."
"E' vero", disse la volpe. "Ma piangerai!" disse il piccolo principe. "E' certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni?" "Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
Poi soggiunse: "Va' a rivedere le rose. Capirai che la tua e' unica al mondo. Quando
ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto". Il piccolo principe se ne andò a rivedere le
rose. "Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse.
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"Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era
la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico
ed ora e' per me unica al mondo". E le rose erano a disagio. "Voi siete belle, ma siete
vuote", disse ancora. "Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante
crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, e' più importante di tutte voi,
perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perché e'
lei che ho riparata col paravento. Perché su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le
farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere.
Perché è la mia rosa". E ritornò dalla volpe. "Addio", disse. "Addio", disse la volpe. "Ecco il
mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli
occhi"."L'essenziale e' invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo. "E' il
tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante"."E' il
tempo che ho perduto per la mia rosa..." sussurrò il piccolo principe per ricordarselo."Gli
uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi
responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua
rosa...". "Io sono responsabile della mia rosa..." ripeté il piccolo principe per ricordarselo.
LE SPINE
Alcuni fiori hanno le spine per cercare di proteggersi.
Dopo aver letto il brano in classe,l’insegnante invita i ragazzi a scrivere in forma anonima su
un foglio una situazione tipo rispetto a cui si sentono particolarmente vulnerabili e che
atteggiamenti, fisici, verbali, estetici…, utilizzano per sentirsi sicuri, protetti.
Sarà sempre cura dell’insegnante raccogliere le frasi scritte dagli allievi e riporle in una
scatola; ciascun ragazzo pescherà da essa un foglietto e lo leggerà ad alta voce, dando
quindi vita ad un dibattito.
L’insegnante potrà chiedere ai ragazzi di scegliere un fiore e di spiegarne perché : per es.
“Lara sceglie la Stella Alpina perché cresce anche tra le rocce ed intemperie e per difendersi
usa una folta lanugine” oppure “Cristina sceglie il crisantemo perché ha dei colori molto
caldi e resiste al freddo: i suoi petali numerosi, secondo la leggenda, hanno sconfitto la
morte in una gara di astuzia” .
A
l quinto giorno, sempre grazie alla pecora, mi fu svelato questo segreto della vita del
piccolo principe. Mi domandò bruscamente, senza preamboli, come il frutto di un
problema meditato a lungo in silenzio: "Una pecora se mangia gli arbusti, mangia anche i
fiori?"
"Una pecora mangia tutto quello che trova". "Anche i fiori che hanno le spine?" "Si. Anche i
fiori che hanno le spine". "Ma allora le spine a che cosa servono?" Non lo sapevo. Ero in
quel momento occupatissimo a cercare di svitare un bullone troppo stretto del mio motore.
Ero preoccupato perché la mia panne cominciava ad apparirmi molto grave e l'acqua da
bere che si consumava mi faceva temere il peggio. "Le spine a che cosa servono?"
Il piccolo principe non rinunciava mai a una domanda che aveva fatta.Ero irritato per il mio
bullone e risposi a casaccio: "Le spine non servono a niente, e' pura cattiveria da parte dei
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fiori". "Oh!" Ma dopo un silenzio mi gettò in viso con una specie di rancore:
"Non ti credo! I fiori sono deboli. Sono ingenui. Si rassicurano come possono. Si credono
terribili con le loro spine..." Non risposi. In quel momento mi dicevo:
"Se questo bullone resiste ancora, lo farò saltare con un colpo di martello". Il piccolo
principe disturbò di nuovo le mie riflessioni. "E tu credi, tu, che i fiori..."
"Ma no! Ma no! Non credo niente! Ho risposto una cosa qualsiasi. Mi occupo di cose serie,
io!" Mi guardò stupefatto. "Di cose serie!" Mi vedeva col martello in mano, le dita nere di
sugna,
chinato
su
un
oggetto
che
gli
sembrava
molto
brutto.
"Parli come i grandi!" Ne ebbi un po' di vergogna. Ma, senza pietà, aggiunse:
"Tu confondi tutto... tu mescoli tutto!" Era veramente irritato. Scuoteva al vento i suoi
capelli dorati.
"Io non conosco un pianeta su cui c'e' un signor Chermisi.
Non ha mai respirato un fiore. Non ha mai guardato una stella.
Non ha mai voluto bene a nessuno. Non fa altro che addizioni. E tutto il giorno ripete
come te: “Io sono un uomo serio! Io sono un uomo serio!” e si gonfia di orgoglio.
Ma non e' un uomo, e' un fungo!" "Che cosa?" "Un fungo!" Il piccolo principe adesso era
bianco di collera."Da migliaia di anni i fiori fabbricano le spine . Da migliaia di anni le
pecore mangiano tuttavia i fiori. E non e' una cosa seria cercare di capire perché i fiori si
danno tanto da fare per fabbricarsi delle spine che non servono a niente?
Non e' importante la guerra fra le pecore e i fiori?Non e' più serio e più importante delle
addizioni di un grosso signore rosso? E se io conosco un fiore unico al mondo, che non
esiste da nessuna parte, altro che nel mio pianeta, e che una piccola pecora può distruggere
di colpo, così un mattino, senza rendersi conto di quello che fa, non e' importante questo!"
Arrossì, poi riprese: "Se qualcuno ama un fiore, di cui esiste un solo esemplare in milioni e
milioni
di
stelle,
questo
basta
a
farlo
felice
quando
lo
guarda.
E lui si dice: “Il mio fiore e' là in qualche luogo” Ma se la pecora mangia il fiore, e' come se
per
lui
tutto
a
un
tratto,
tutte
le
stelle
si
spegnessero!
E non e' importante questo!" Non poté proseguire. Scoppiò bruscamente in singhiozzi. Era
caduta la notte. Avevo abbandonato i miei utensili. Me ne infischiavo del mio martello, del
mio bullone, della sete e della morte. Su di una stella, un pianeta, il mio, la Terra, c'era un
piccolo principe da consolare! Lo presi in braccio. Lo cullai. Gli dicevo:
"Il fiore che tu ami non e' in pericolo ... Disegnerò una museruola per la tua pecora... e una
corazza per il tuo fiore... Io... " Non sapevo bene che cosa dirgli. Mi sentivo molto
maldestro. Non sapevo bene come toccarlo, come raggiungerlo...Il paese delle lacrime e'
così misterioso.
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