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Le Uniformi del Regio Esercito Italiano
nella Grande Guerra ’15-‘18
Una volta indossata la divisa, di qualsiasi
Arma, Corpo o Specialità a cui sei stato
assegnato, Tu, quella divisa non la
dismetterai mai più.
Potrai levartela dal tuo corpo, ma mai e poi
mai, dal Tuo Cuore.
Nella buona e nella cattiva sorte,
Sei e rimarrai un
Soldato Italiano!
«sovra candido vel cinta d'uliva
donna m'apparve, sotto verde manto
vestita di color di fiamma viva.»
28/33))
(Divina Commedia, Purgatorio, versi 28/33
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L'Uniforme Grigio Verde entrò ufficialmente in uso con la
circolare n.458 del 4 dicembre 1908 per tutte le Armi ad
eccezione della Cavalleria che inizierà ad indossarla
soltanto dall'anno successivo (Circolare n. 97 del Giornale
Militare del 3 febbraio 1909).
Lungo fu il periodo di accavallamento fra le vecchie
uniformi blu, e la nuova tenuta destinata ad equipaggiare
l’Esercito Italiano dall’anno 1913.
Composta da una giubba ed un pantalone di panno pesante,
con piccole differenze se destinata ad Armi a Piedi
(Fanteria, alcune specialità di Artiglieria e Genio) o Armi a
Cavallo (Cavalleria, Artiglieria e Carabinieri) subirà
costanti modifiche per meglio adattarla alla vita di trincea.
La giubba, ampia e comoda "ma in modo che si acconci con
garbo alla persona" era ad un petto, con colletto in piedi,
chiusa da una bottoniera nascosta di cinque bottoni di
frutto. Spallini a salsicciotto erano fissati all'attaccatura
delle maniche che terminavano con dei paramano a punta.
Un gilet di taglio classico veniva indossato sotto la giacca. I
pantaloni erano per le Armi a piedi di due tipi, da montagna
e non, differenziati sostanzialmente dalla lunghezza ed
ampiezza dello stesso.
(http://www.esercito.difesa.it
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Elmetto mod. 16
Dal francese “Adrian” mod.15,(vedi sotto) fu
elaborato dall’Esercito Italiano questo elmetto
denominato mod. 16.
Elmetto francese “Adrian”
mod.15
Mitragliatrice Saint Etienne mod.
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Elmetto “Adrian” mod.15
per Ufficiale Alpino
Vista anteriore e posteriore.
Si noti la bordatura di
congiunzione tra la calotta e la
visiera, assente invece nel
modello 16.
Berretto
in
panno
grigioverde
impermeabilizzato con fregio
che distingueva i diversi
Reprimenti, quello sul berretto
riguarda il 90° Reggimento
fanteria “Salerno”. Questo
esemplare è del 1909, successivamente vi
furono parecchie varianti. Forma a tubo con
una visiera con soggolo in cuoio grigioverde
senza copri bordo.
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La divisa del fante italiano era anche oggetto di
ispezioni, riviste, da parte di ufficiali e sottufficiali,
perciò l’arguta ironia degli Alpini e di tutti i soldati in
generale si tradusse in una umoristica satira le cui
parole le ritroviamo in una bellissima canzone, è
consolidato il fatto che il soldato talvolta schernisce
anche pesantemente la vita militare nel suo complesso,
includendo tutto e tutti, però, in queste sue
punzecchiature, leggendo bene fra le righe troviamo
sempre una realtà, che sì è allegra, irridente, ma anche
saggia e purtroppo di una saggezza amara, triste, fatta
di lacrime e di sangue. Sorridiamo leggendo e cantando
quella canzone conosciuta come: «La rivista del
corredo/La rivista dell’armamento/E le stellette».
Sono testi anonimi, nati durante la Grande Guerra,
attorno al ritornello «La Stella dei Soldati».
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“Bella bambina,
capricciosa garibaldina,
tu sei la stella,
tu sei la bella di noi soldà.
Tu sei bambina,
bella bionda garibaldina;
tu sei la bella,
tu sei la stella di noi soldà”.
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La Rivista del corredo/dell’armamento/E le stellette
E il cappello (berretto) che noi portiamo,
quello é l'ombrello, quello é l'ombrello,
E il cappello (berretto) che noi portiamo, quello
é l'ombrello di noi alpin (di noi soldà.
E tu biondina, capricciosa,
garibaldina trullalá,
tu sei la stella, tu sei la stella
E tu biondina, capricciosa,
garibaldina trullalá,
tu sei la stella di noi soldá.
E le giberne che noi portiamo,
son portacicche, son portacicche,
E le giberne che noi portiamo son portacicche di
noi alpin (di noi soldà).
E tu biondina, capricciosa…
E lo zaino che noi portiamo,
quello é l'armadio, quello é l'armadio (l’è la
dispensa),
E lo zaino che noi portiamo,
quello é l'armadio (l’è la dispensa) di noi alpin
(di noi soldà).
E le fasce che noi portiamo,
son parafanghi, son parafanghi,
E le fasce che noi portiamo
son parafanghi di noi alpin.
E tu biondina, capricciosa…
E le scarpette che noi portiamo,
son le barchette, son le barchette, E
le scarpette che noi portiamo
son le barchette di noi alpin (di noi
soldà).
E tu biondina, capricciosa…
E il fucile che noi portiamo,
é la difesa, é la difesa,
E il fucile che noi portiamo
é la difesa di noi alpin.
E tu biondina, capricciosa…
E tu biondina, capricciosa…
E le stellette che noi portiamo,
son disciplina, son disciplina,
E le stellette che noi portiamo
son disciplina di noi alpin (di noi
soldà).
E la gavetta che noi portiamo,
é la cucina, é la cucina (l’è il lavandino),
E la gavetta che noi portiamo
é la cucina (l’è il lavandino) di noi alpin (di noi
soldà.
E tu biondina, capricciosa…
E la penna nera che noi portiamo,
é la bandiera, é la bandiera,
E la penna nera che noi portiamo
é la bandiera di noi alpin.
E tu biondina, capricciosa…
E tu biondina, capricciosa…
E la boraccia che noi
portiamo, é la cantina, é la cantina,
E la boraccia che noi
portiamo é la cantina di noi alpin (di noi soldà).
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Naturalmente ogni soldato o reparto che sia, ha fatto
altri adattamenti al testo, questi, qui sotto elencati,
sono i più conosciuti:
E le bombe sipe (1) che noi portiamo,
son caramelle di noi soldà.
E le bombe a mano che noi portiamo son caramelle di noi soldà.
E il tascapane che noi portiamo è ripostiglio….
E gli alamari che noi portiamo, sono l’onore di noi soldà.
E il pistocco (2) che noi portiamo, è il paga-debiti di noi soldà.
E il novantuno che noi portiamo, è un bastoncino di noi soldà.
E la tradotta che noi prendiamo, l’è la lumaca di noi soldà.
(1) Sipe: bomba a mano italiana (Soc. Ital. Prodotti Esplosivi)
(2) Pistocco; dal tedesco alpenstock (bastone alpino). Grosso
bastone munito di un puntale di ferro, usato nelle
escursioni alpine. Era in dotazione agli Alpini.
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Lassù sulle montagne
A destra: Alpino con
l alpenstock o pistocco
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Sergente di fanteria Divisione
Regina , in tenuta di guerra. Zaino
affardellato, con scarponi di ricambio,
un piccone, le classiche giberne (porta
cicche di noi soldà ) il fedele
compagno di tutti i fanti: il fucile 91,
al collo la maschera antigas, sul fondo
manica i filetti distintivi del grado,
calzoni alla zuava e le fasce mollettiere
che imprigionavano i polpacci.
Tenente Generale in tenuta invernale di
guerra.
Pastrano per truppe montate, notare gli
speroni in fondo agli stivali, sulle
spalline del pastrano, i segni del grado
sono rappresentati da rettangoli a fondo
argenteo con due stellette dorate e
sottopanate di rosso.
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Tenente di artiglieria dei reparti volo.
L aviazione all epoca non era arma
autonoma; piloti e specialisti
provenivano dalle varie Armi. La
divisa era quella da cui provenivano,
con la libertà di indossare quella che
loro stessi preferivano. Oggetti
comuni erano il casco di fibra e il
giubbone di cuoio foderato di
pelliccia, per ovviare alle basse
temperature quando erano in volo.
Maggiore del Genio, in uniforme da
guerra. Il cinturone con fibbia
riportante l aquila sabauda, viene nel
corso del conflitto sostituita con un
altro in cuoio sulla falsariga di quello
britannico. La pistola è ancorata alla
funicella con cappio a tracolla.
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Bersagliere ciclista in tenuta da combattimento;
l unica diversità dell uniforme rispetto a quella
degli altri bersaglieri non ciclisti, è il collo
rovesciato della giubba.
Militare appartenente al
reparto Arditi. La giubba
aperta con il bavero aperto
sul maglione, le mostrine a
due punte erano nere per la
fanteria, mentre per gli
Alpini,
Bersaglieri
e
Guardie di Finanza erano
del colore del corpo di
appartenenza.
(Verdi,
Cremisi e Gialle)
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Soldato di Cavalleria, appiedato,
del 19° Reggimento Cavalleggeri
Guide in tenuta da guerra. I
soldati di cavalleria, smontati a
supporto alla fanteria, indossavano
la loro uniforme, ma senza i
gambali e gli speroni. Le
buffetterie, e le gambiere erano di
modello diverso.
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Carabiniere reale a piedi, in
tenuta di guerra.
I segni distintivi rispetto agli
Corpi e Specialità è il copricapo,
la cosiddetta lucerna ricoperta
di tela grigia e il colletto di panno
nero su cui spiccano gli alamari
argentati.
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Soldato del 243° Reggimento di fanteria Cosenza
in tenuta da guerra. Verso la fine del conflitto si è
arrivata a fornire ai reparti delle divise più
semplici, comode e razionali. Come si può notare
l armamento pesante è stato eliminato, l elmetto è
ricoperto da una foderina su cui spesso è applicato
il numero del Reggimento e il relativo fregio.
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Dragone del Reggimento Genova Cavalleria in
uniforme di guerra. Sull elmetto è dipinta la croce
nera, il colletto è totalmente giallo e sulle spalline
le filettature sono gialle anch esse. La sciabola alla
sella e naturalmente la lancia, oltre a borraccia,
tascapane e coperta arrotolata posta sul dorso del
cavallo.
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Caporale del 27° Reggimento Cavalleggeri
Aquila in tenuta di guerra. Questa unità di
cavalleria fu tra le prime a liberare Udine.
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