n.39 22-06-2006 10:17 Pagina 1 MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA N U M E R O 39 LUGLIO 2006 anno iV - nume ro 3 9 - luglio 20 06 - poste italiane. spe dizione in a . p. 7 0 % d.c. / d.c.i. torino DIRETTORE ALBERTO BARBERA - tassa pagata / taxe pe rçue / ordinario “Summer Palace” di Loe Ye (2006) Cannes 2006 (aspettando il 60° anniversario) di Alberto Barbera Off Bollywood Il cinema indiano oggi New York Stories Guido Chiesa per Traffic Torino Free Festival Perturbazione vs. Maciste Soundtraxx - Anteprima Traffic Crossroads Nosferatu + Supershock Cult! Pinku Night: Japanese Wild Girls Un festival non è fatto solo dei film che presenta. Lo si ricorda anche per i discorsi che mette in circolo, per le discussioni che suscita. L’edizione di quest’anno non passerà certamente alla storia (la piccola storia di questi eventi marginali, che l’amplificazione dei media tende a far sembrare più grandi di quello che sono in realtà) per il rigore delle scelte o la qualità delle opere in concorso, mediamente modeste, con pochissimi film davvero convincenti e molte cose inutili o francamente deludenti. Tra le tante chiacchiere collaterali, pubblicate prima durante e dopo il festival vero e proprio, vale la pena di segnalare almeno due interventi, suscettibili di qualche riflessione. Il primo è un’intervista a Gilles Jacob, significativamente intitolata “La costellazione cannense e la galassia dei festival” (Cahiers du cinéma n. 612, maggio 2006). Attuale presidente della prima manifestazione cinematografica del mondo, dopo esserne stato direttore (dal 1978 al 2001), Jacob non esita a dichiarare che il futuro del festival è minacciato dall’internazionalizzazione del cinema, che non ci si può più limitare a mostrare dei film e che il palazzo del cinema - inaugurato appena nel 1982 è già diventato obsoleto e insufficiente. Infatti, nell’ordine: 1) l’uscita simultanea nel mondo intero dei grandi film attesi dal pubblico rischia di togliere valore all’evento festival; 2) la maggior parte dei grandi festival (ma non Venezia) hanno da tempo deciso di affiancare all’avvenimento altre forme di intervento (quali i fondi di sostegno alla produzione, la creazione di network di produttori, lo sviluppo di progetti, ecc.); 3) le sale di proiezione di Cannes non bastano più ad accogliere il pubblico crescente di giornalisti e addetti ai lavori. Dunque, bisognerà rifare il palazzo del cinema, o costruirne uno nuovo. Magari accanto al Museo del festival che la città sta già progettando su tre ettari della strada che da Cannes conduce a La Napoule. Dove vanno i festival del futuro? Se lo chiede anche il quotidiano Le Monde, nell’ultima corrispondenza dalla Croisette. Il titolo del corsivo è, più precisamente, “A che serve dunque un festival?”. L’intervento è ispirato dalla Festa Internazionale del Cinema di Roma, la cui prima edizione avrà luogo nell’ottobre di quest’anno. Ha fatto scalpore, per esempio, l’annuncio che il primo premio del concorso sarà di duecentomila euro: “una somma sufficiente per fare esitare numerosi produttori e registi che si proponevano inizialmente di presentare i loro film in uno dei festival che hanno luogo dopo Cannes – Locarno, Venezia, San Sebastian e (aggiungiamo noi) Torino”. All’opulenza ostentata dagli organizzatori senza alcun ritegno (tre party a Cannes, l’offerta a destra e a manca di biglietti aerei prepagati e di ospitalità sontuose per partecipare alla festa romana, o anche soltanto per assistervi), si aggiungono le ambizioni più (segue a pag. 10) n.39 22-06-2006 10:17 Pagina 2 MENSILE DEL MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA ANNO IV - NUMERO 39 – LUGLIO 2006 REG. TRIB. TORINO N. 5560 DEL 17/12/2001 Ricerche Iconografiche SILVIO ALOVISIO, ANTONELLA ANGELINI, SONIA DEL SECCO (BIBLIOTECA INTERNAZIONALE DI CINEMA E FOTOGRAFIA “MARIO GROMO”) Direttore Responsabile ALBERTO BARBERA Comunicazione e Promozione MARIA GRAZIA GIROTTO Resp. Programmazione e Coord. Redazionale STEFANO BONI CON LA COLLABORAZIONE DI GRAZIA PAGANELLI Hanno collaborato a questo numero ELENA AIME, SILVIO ALOVISIO, GUIDO CHIESA, MICAELA VERONESI Redazione VIA MONTEBELLO 15 - 10124 TORINO TEL. 011.813.85.19 - FAX 011.81.38.530 [email protected] Ufficio Stampa VERONICA GERACI MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA FONDAZIONE MARIA ADRIANA PROLO ARCHIVI DI CINEMA, FOTOGRAFIA ED IMMAGINE VIA MONTEBELLO 15 - 10124 TORINO TEL. 011.813.85.11 - FAX 011.839.47.47 www.museocinema.it Progetto grafico ATELIER ABC Presidente ALESSANDRO CASAZZA Stampa STIGE Direttore ALBERTO BARBERA La pubblicazione è realizzata con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Direzione Generale per il Cinema (Promozione per la Cultura Cinematografica) Si ringrazia REAR per il contributo alle attività del Museo Ringraziamenti Alipur Films, New Delhi * Arco Film,Torino * Associazione Antonello Branca, Roma * British Film Institute, London * Bollati Boringhieri Ed., Torino * Ilaria Bonacossa, Milano * Simone Catania, Torino * Centro Sperimentale di Cinematografia/SNC – Cineteca Nazionale, Roma * Cineteca del Comune di Bologna * Directorate of Film Festivals, New Delhi * Film Commission Torino Piemonte * Film Distribution, Paris * The FilmMakers’ Cooperative, New York * Flying Elephant Films, London * Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino * Manish Jha, New Delhi * Jonai Prod., New Delhi * Jumpcut Film, New Delhi * Rajat Kapoor, Bombay * Lab80,Torre Boldone (BG) * Madhu Ent. & Media, Bombay * Mescal,Torino * Sunil Narkar, Downey, CA (U.S.A.) * Neon Subber, Borgo d’Ale (VC) * NFDC, Bombay * N.I.P.,Torino * Onoma, Paris * Anand Patwardhan, New Delhi * Perturbazione, Torino * Supershock, Torino * Traffic Torino Free Festival * Tropic Films, Bombay * Vitagraph, Bologna * Yaffle Films, Fittleworth (UK) * Cineteca del Museo Nazionale del Cinema * Personale della Multisala Massimo Un ringraziamento particolare a La Stampa – Torino Sette per il contributo alla diffusione della rivista. MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA Le Rassegne del Massimo3 programmaluglio Off Bollywood. Il cinema indiano oggi di Elena Aime Il panorama cinematografico dell’India contemporanea fuori del circuito commerciale. Questo è Off Bollywood. Il cinema indiano oggi, un tentativo di liberare il cinema indiano da un’etichetta penalizzante che lo rende noto ai più come produttore di commedie musicali a lieto fine. Di fatto, gli storici e i critici che si occupano di questo settore preferiscono parlare di cinema indiani, al plurale, per porre l’accento sull’eterogeneità che caratterizza la produzione cinematografica del subcontinente. Una realtà che, a occhi attenti, si rivela caleidoscopica, frammentata e mutevole, poiché continuamente alla ricerca di nuove soluzioni per accogliere le necessità di un pubblico che proviene da retaggi culturali differenti. In questo panorama, Bollywood gioca un ruolo importante, perché è riuscito a coniare una formula pan-indiana, ma non è che un’esigua parte del complesso cinematografico, composto da tanti cinema quante le lingue parlate e da tanti film quante sono le culture che strutturano la società. Il cinema, pertanto, diventa un utile e immediato strumento per entrare nella realtà indiana e nelle sue contraddizioni. Dalle pellicole emergono le diverse usanze e tradizioni, stratificate nel corso di secoli di invasioni e di trasformazioni sociali, che si trovano oggi costrette a convivere, come in quel piccolo autobus che, in Mr. and Mrs. Iyer, procede incerto sulle strade di montagna. Hindu, sikh, musulmani, giovani modernizzati e vecchi tradizionalisti viaggiano assieme e si trasformano in una sorta di microcosmo della realtà indiana e delle sue tensioni sociali. Sotto all’apparente illogicità che sembra scatenare manifestazioni di intolleranza religiosa come quelle di Mr. and Mrs. Iyer o di Amu, si maschera lo spettro dell’interesse politico che non di rado sfrutta il fanatismo per celare un’incapacità, o forse una mancanza di volontà, nel gestire una società complessa e amministrata dalla corruzione. Queste facili strategie sono efficaci su una popolazione che ha ancora grandi percentuali di analfabetismo e che pertanto non si trova nella posizione di poter analizzare in maniera critica la realtà. Per tale ragione, molti cineasti indiani contemporanei sentono l’urgenza di portare sullo schermo argomenti d’attualità, con una resa stilistica di facile consumo, che permetta di superare la diffidenza del pubblico indiano manifestata, in passato, nei confronti di autori impegnati sul fronte politico e sociale come, ad esempio, Ghatak o Mrinal Sen. Una volta acquisita la nuova formula stilistica, si apre una vasta gamma di soggetti interessanti per stuzzicare l’interesse del pubblico, e i problemi dell’India contemporanea diventano commedia sul grande schermo, senza però arrendersi alle leggi del lieto fine. Si moltiplicano così storie di persone comuni, non più eroi, che devono fare i conti con una società dove gli estremi opposti convivono, si mescolano, rendendo impossibile una distinzione tra giusto e sbagliato, onesto e disonesto. La lotta per la sopravvivenza diventa materia viva per il cinema, come nel film di Dev Benegal, Split Wide Open, dove KP, il protagonista, riesce a sopravvivere a Mumbay razionando acqua negli slum e vendendo Evian ai ricchi. Storie come queste fanno pensare ai grandi melodrammi sociali degli anni Cinquanta, quando la modernizzazione era percepita come una minaccia e il cinema era responsabile del sentimento di unità nazionale. Questi compiti sono ora affidati alla televisione e i registi possono concedersi la libertà di non dare delle risposte, di non giudicare a priori. Qualche novità, di conseguenza, si prospetta anche per altri film contemporanei, definiti simbolici o espressionisti. Si tratta dei discendenti diretti della tradizione di cinema d’autore che, a partire dalla sua nascita, ha inseguito con rigore la libertà d’espressione, anteponendo alle esigenze del pubblico la ricerca stilistica fuori delle convenzioni, la costruzione “dell’oggetto cinematografico”. Alla radice della sperimentazione stilistica, coesistono influenze del realismo occidentale e criteri di filosofia estetica indiana, per un cinema che si è rivolto, finora, a una ristretta élite. Dalla commedia impegnata al film d’autore, il cinema indiano produce pellicole per tutti i gusti. Non gli resta che conquistare lo spettatore occidentale. La retrospettiva Off Bollywood. Il cinema indiano oggi, a cura di Elena Aime, è organizzata dal Museo Nazionale del Cinema in collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo in occasione della mostra Sub-Contingente. Il Subcontinente Indiano nell’Arte Contemporanea (Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, via Modane 16, Torino, 30 giugno – 8 ottobre 2006), a cura di Ilaria Bonacossa e Francesco Manacorda. L’inaugurazione della retrospettiva è prevista per lunedì 3 luglio alle 20.30 (sala Tre, ingresso euro 2,50) alla presenza del regista Rajat Kapoor e della curatrice Elena Aime. Il 13 luglio alle h. 19.00 alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo è previsto un incontro con Elena Aime sul cinema indiano contemporaneo, con una selezione di film dalla rassegna cinematografica. cinema del presente / 3-11 luglio Off Bollywood. Il cinema indiano oggi Rajat Kapoor Raghu Romeo India 2003, 99’, col., v.o. sott.it. mentre fa colazione e si muove verso il suo appuntamento, per le strade caotiche della città; la sua calma è quasi fuori luogo nel brulicante mondo che lo circonda. Sc.: Z. Chinde; Fot.:Vishnu Rao, Shankar Raman; Int.: Raman Lamba, Jesse Randhawa, Sohrab Ardeshir. Ashvin Kumar Little Terrorist India/GB 2004, 15’, col., v.o. sott.it. LUN 3, H. 22.10, MER 5, H. 17.40 Shonali Bose Amu India 2004, 102’, col., v.o. sott.it. Raghu lavora come cameriere in una discoteca dalla clientela sospetta. Un giorno un raggio di speranza porta serenità nella monotona esistenza di Raghu, che si innamora di Neetaji. C’è però un problema: l’amore è impossibile perché lei è la protagonista di una soap televisiva. Raghu scopre che qualcuno vuole ucciderla e lui decide di salvarla ad ogni costo. Un film che mescola realtà e fantasia con momenti musicali che, attraverso coloratissime coreografie, esprimono la straripante immaginazione di Raghu. Sc.: Saurab Shukla, R. Kapoor; Fot.: Rafey Mehmood; Int.: Vijay Raaz, Saddiya Siddiqui, Maria Goretti. LUN 3, H. 20.30 (EURO 2,50), MER 5, H. 16.00 Zakir Chinde, Sunil Bhatia Connected India 2001, 15’, col. Raman si dibatte in un sonno senza pace, poi si sveglia, si veste e si lancia in quel circo umano che è Bombay. Lo seguiamo 2 Jamal, un pakistano di dieci anni, attraversa inavvertitamente il confine con l’India inseguendo una palla da cricket durante una partita con gli amici. I soldati indiani si allarmano pensando che sia un terrorista. Sc.: A. Kumar; Fot.: Markus Hürsch; Int.: Julfugar Ali, Sushil Sharma, Megnaa Mehtaa. MAR 4, H. 18.30, SAB 8, H. 18.15 Murali Nair Arimpara – A Story That Begins at the End Kaju, una ventunenne americana di origine indiana, torna in India a visitare la propria famiglia. Il film assume toni scuri quando Kaju scopre i segreti e le menzogne del suo passato. Un orribile genocidio riemerge dopo vent’anni, racchiudendo il segreto delle sue origini misteriose. Dietro la sua vicenda emerge uno dei fatti più vergognosi della storia moderna del sub-continente indiano, il massacro dei Sikh dell’ottobre del 1984 quando, con il consenso di governo e polizia, migliaia di Sikh furono uccisi. Sc.: S. Bose; Fot.: Lourdes Ambrose; Int.: Konkona Sen Sharma,Yashpal Sharma, Ankur Khanna. MAR 4, H. 16.30, MER 5, H. 22.30 India/Giappone 2003, 90’, col., v.o. sott.it. Krishnanunni è l’ultimo discendente della potente famiglia ortodossa dei Nair.Vive serenamente con la moglie Suma e il loro figlio di sette anni Unni. Un giorno, però, la sua n.39 22-06-2006 10:17 Pagina 3 Le Rassegne del Massimo3programmaluglio tranquillità viene turbata da una piccola macchia che compare sul suo volto. All’inizio sembra un semplice neo ma poi, lentamente, cresce fino ad ingigantirsi deturpandogli.Tutti si allontanano da lui temendo che si tratti di una malattia contagiosa.Terzo, graffiante film del regista Murali Nair che, con Il trono di sangue, aveva vinto il Torino Film Festival. Sc.: M. Nair, Madhu Apsara, dal racconto di O.V.Vijayan; Fot.: M.J. Radhakrishnan; Int.: Nedumudi Venu, Sona Nair, Bharathan Njarakkal. sentimenti per far parte di un gruppo di attivisti islamici. Inoltre, l’arrivo in paese di alcuni pellegrini indiani, risveglia in Ayesha strazianti ricordi del suo passato. Pardo d’oro per il miglior film e la miglior interpretazione femminile a Kiron Kher al Festival di Locarno nel 2003. MAR 4, H. 18.45, SAB 8, H. 18.30 Vimukthi Jayasundara Manish Jha A Very Very Silent Film India 2002, 5’, col. Cortometraggio d’esordio di Manish Jha che affronta, come poi in Matrubhoomi, il tema della triste condizione della donna in India. Al centro dell’attenzione le donne senza fissa dimora che popolano lo stato indiano del Bihar e il ruolo della sessualità nelle loro misere vite. A Very Very Silent Film ha vinto il Premio della Giuria per il miglior cortometraggio al Festival di Cannes nel 2002. Sc.: M. Jha; Fot.: C.K. Muraleedharan; Int.: Pankaj Jha. SAB 8, H. 22.30, DOM 9, H. 20.30 Forsaken Land Manish Jha Sri Lanka/Francia 2005, 107’, col., v.o. sott.it. Sc.: Paromita Vohra; Fot.: Ralph Netzer; Int.: Kiron Kher, Aamir Ali Malik, Arsad Mahmud. MER 5, H. 20.30,VEN 7, H. 16.30 Matrubhoomi - A Nation Without Women India 2003, 98’, col., v.o. sott.it. Aparna Sen Mr. & Mrs. Iyer India 2002, 120’, col., v.o. sott.it. Lo Sri Lanka devastato dalla civile tra il governo e l’esercito di liberazione Tamil, confitto durato ventidue anni in cui la popolazione ha vissuto in una condizione sospesa tra la lotta armata e la tregua. Primo film del giovane regista Vimukthi Jayasundara, vincitore del premio per la migliore opera prima al Festival di Cannes nel 2005, racconta storie minimali di donne e uomini abbandonati in una terra di nessuno, tra attesa, speranza, disperazione e le infinite contraddizioni che ogni guerra comporta. “Il cinema costituisce un veicolo ideale per esprimere lo stress mentale che una situazione di vuoto e di indecisione può creare nella vita delle persone. Con questo film ho voluto esaminare la condizione di isolamento di un mondo dove guerra, pace e Dio sono diventati nozioni astratte”. (V. Jayasundara) Sc.:V. Jayasundara; Fot.: Canna Deshapriya; Int.: Mahendra Perera, Kaushalya Fernando, Nilupili Jayawardena. A bordo di un autobus viaggiano Meenakshi Iyer con il figlioletto di undici mesi e un fotografo.Tutti, sull’autobus, pensano che i due siano una coppia, i signori Iyer. All’inizio il viaggio sembra piacevole, ma la calma dura poco. L’autobus viene fermato da una folla inferocita che vuole vendicare un assassinio. Inizia, così, un altro viaggio per i passeggeri, un viaggio dentro se stessi: l’intensità della violenza, dell’odio e dell’intolleranza di cui sono stati testimoni li avvicina sempre di più. Sc.: A. Sen, da un racconto di Dulal Dey; Fot.: Goutam Ghose; Int.: Rahul Bose, Konkona Sen Sharma, Bhisham Sahni. MAR 4, H. 20.30, LUN 10, H. 16.30 VEN 7, H. 18.30, SAB 8, H. 20.15 Amit Kumar Anand Patwardhan The Bypass War and Peace India 2003, 16’, col. India 2001, 148’, col., v.o. sott.it. Una storia circolare che si svolge nel deserto, lungo una strada dissestata dove il pericolo è in agguato ad ogni angolo. Il denaro scatena una serie di omicidi e di violenze, creando uno sconcertante contrasto tra la situazione descritta e la bellezza di un luogo tanto silenzioso. Sc.: A. Kumar; Fot.: Rajeev Ravi; Int.: Irfan Khan. La cronaca filmata di un viaggio nell’attivismo pacifista durante tre tumultuosi anni in India, Pakistan, Giappone e Stati Uniti. Punteggiato da scene di macabro giubilo per i test nucleari effettuati nel sub-continente indiano, il documentario inizia con l’assassinio del Mahatma Gandhi nel 1948. Cinquant’anni dopo, di fronte al militarismo globalizzato e alla guerra, il ricordo di Gandhi sembra quasi un miraggio mai esistito, creato dal desiderio di pace. Fin da piccolo, Patwardhan è sempre stato immerso nel clima del movimento non violento creato da Gandhi. In War and Peace il regista analizza la traiettoria distorta e triste che conduce verso il militarismo, sebbene il film catturi lungo la strada storie gioiose di coraggio e resistenza umana. MAR 4, H. 22.30, MER 5, H. 18.10 Dev Benegal Split Wide Open India 1999, 100’, col., v.o. sott.it. Kut Price, altrimenti noto come KP, cerca di farsi strada nel difficile mondo del commercio dell’acqua potabile vendendo quella di cisterna ai poveri e l’Evian ai ricchi. Didi, la sorella adottiva di KP, a soli 10 anni vende invece fiori per strada e attende un miracolo che la sottragga al suo destino. Leela, una giovane studentessa, scopre gli indicibili segreti del suo ricco e premuroso padre. Nandita, invece, è una ragazza in carriera, recentemente tornata da Londra dove ha trascorso gli anni della formazione, che conduce un seguitissimo reality-show nel quale le persone comuni confessano i segreti della loro vita sessuale. Nell’isola-città dove la guerra per l’acqua è un destino quotidiano, la sessualità repressa si intreccia alla lotta per la sopravvivenza, in un luogo dove per una ragazzina di 10 anni è difficile distinguere tra l’ospitalità e l’abuso. Benvenuti a Bombay 2000, la città degli estremi dove globalizzazione è la parola chiave. Sc.: D. Benegal; Fot.: Sukumar Jatania; Int.: Rahul Bose, Ayesha Dharker, Rajika Puri. MAR 4, H. 22.45, MER 5, H. 18.25 Sabiha Sumar Acque silenziose Khamosh Pani Pakistan/Francia 2003, 99’, col., v.o. sott.it. Nel 1979, sotto il governo del generale Zia-ul-Haq, il Pakistan si avvia a diventare uno Stato islamico. In un piccolo villaggio del Punjab, la quarantenne Ayesha ha deciso, dopo la morte del marito, di dedicare la vita all’educazione del figlio diciottenne Saleem, innamorato della bella Zubeida. Ma l’avvento della legge islamica sconvolge la vita della donna. Saleem, infatti, poco alla volta trascura sempre più i suoi La storia è ambientata in un villaggio indiano dove non è rimasta più neppure una donna. L’impatto con questa assenza vede gli uomini trovare altre forme di sfogo dei loro impulsi: pornografia, omosessualità, violenza. Kalki, una giovane donna, viene venduta e fatta sposare a cinque fratelli.Tutti, incluso il suocero, esercitano a turno i loro diritti coniugali sulla ragazza. Quando poi il fratello più grande uccide quello più piccolo, Kalki chiede aiuto al padre, che glielo nega. Così, dopo il fallito tentativo di fuga, viene chiusa dentro una stalla e ripetutamente violentata. Quando alla fine rimane incinta, tutti rivendicano la paternità. Sc.: M. Jha; Fot.:Venu Gopal; Int.: Tulip Joshi, Sudir Pandey, Sushant Singyh. SAB 8, H. 22.35, DOM 9, H. 20.35 Sandeep Sawant Shwaas - Breath India 2003, 107’, col., v.o. sott.it. La storia di un bambino che, accompagnato dal nonno, si allontana per la prima volta dalla campagna, dove vive felicemente, per andare in città da un oculista che dovrà visitarlo. La malattia agli occhi del bambino mette in crisi il nonno che resta sgomento davanti alla freddezza del medico e della sua diagnosi. Film di punta della produzione indiana degli ultimi anni che si è guadagnato anche una candidatura all’Oscar. Sc.: S. Sawant; Fot.: Sanjay Memane; Int.: Arun Nalawade, Ashwin Chitale, Sandeep Kulkarni. DOM 9, H. 22.30, MAR 11, H. 18.30 Girish Kasaravalli Dweepa – L’isola India 2002, 132’, col., v.o. sott.it. VEN 7, H. 20.45, DOM 9, H. 16.30 Sudhir Mishra Chameli India 2003, 105’, col., v.o. sott.it. La storia d’amore tra un uomo e una prostituta. Il trentaduenne Aman ha perso sua moglie, incinta, in un incidente avvenuto in una notte piovosa di un paio di anni prima. La pioggia gli riporta alla memoria quell’episodio e gli tormenta la vita. In un’altra notte come quella, in una diversa zona della città, la giovane ed innocente Chameli veniva portata da suo zio a Mumbai e venduta ad un bordello, divenendo una prostituta cinica e fredda. È la pioggia ad unire i due estranei: l’improvviso scatenarsi del monsone li fa incontrare per strada e li trascina come in un romanzo. Una relazione che cambia per sempre le loro vite. Sc.: Shivkumar Subramaniam, S. Mishra; Fot.: Aseem Bajaj; Int.: Kareena Kapoor, Rahul Bose, Makrand Deshpande. Modernizzazione, globalizzazione e sviluppo sono parole abusate al giorno d’oggi. Per rendere confortevole la vita di alcuni, altri finiscono in miseria, per illuminare alcuni altri sono spinti nelle tenebre. La famiglia di Nagi è una di quelle che subiscono le conseguenze di tutto ciò. La costruzione di una diga ha sommerso il loro paese, la loro cultura viene sradicata. Non hanno niente ma vivono con dignità. Queste sono le circostanze in cui è narrata la vicenda di Nagi. Nagi sogna una vita migliore e vorrebbe andarsene, ma il suocero Duggappa non lo permette. Entra in scena Krishna, un giovane di città, che viene a rafforzare le speranze di Nagi. Il loro rapporto però viene visto con sospetto dalla famiglia e dal marito di lei, Ganapa. Duggappa annega mentre compie la “pooja”, e Nagi si sente in colpa per la sua morte. Sc.: G. Kasaravalli da una storia di Na D’Souza; Fot.: H.M. Ramachandra; Int.: Soundraya, Avinash, Vaduseva Rao, Harishray. LUN 10, H. 20.15, MAR 11, H. 16.00 SAB 8, H. 16.15, LUN 10, H. 22.30 3 n.39 22-06-2006 10:17 Pagina 4 Le Rassegne del Massimo3programmaluglio tradizione eccessiva. Il suo ritratto dell’age d’or della pop art obbedisce a una sola norma espressiva: trasgredire ogni regola aurea del fare cinema. Il tutto con un rigore che definire militante (anche se all’americana, cioè poco ideologico e molto pragmatico) non farebbe torto a nessuno. 2. La seconda cartolina viene da Manhattan, 1995. L’amico che incontro per strada è un cineasta che non vedo da quasi un decennio. Ci salutiamo con affetto e parliamo degli anni trascorsi. Lui, esponente del cinema indipendente con venature sperimentali, mi racconta di essere ora un autore di documentari naturalistici. Pagano bene, chiude senza rimorsi: vent’anni prima sarebbe stato diverso, ma oggi vivere a New York costa troppo. Cartoline da New York di Guido Chiesa 1. La prima cartolina viene da un ristorante del Montana, profondo Midwest americano, 1988. La ventenne all american girl che ci serve si informa sulla nostra provenienza. Noi, traditi dall’accento del mio amico (il mio, “straniero”, non fa nemmeno testo) e dai vestiti scuri, diciamo “New York”. La faccia della cameriera si illumina di un sorriso peccaminoso: “Anch’io voglio andarci.Voglio fare l’attrice”. New York, per gli americani, almeno nel dopoguerra, è stata la patria di tutto ciò che è off, anticonformista, eccessivo e, a seconda delle scuole di pensiero, volgare o esaltante, immorale o liberatorio. Questa è la natura del suo mito. Poco importa che a New York ci siano anche Wall Street o le agenzie pubblicitarie di Madison Avenue: per l’americano medio la Grande Mela è comunque la terra vietata di Times Square, dei locali proibiti del jazz negro, della malavita organizzata, degli stavaganti artisti di Soho e di quei froci del Greenwich Village. Se non sei matto, a New York non ci vai. Matto anche abbastanza per farci i soldi, ma sempre matto devi essere. Quando New York esce dalla stagione d’oro della controcultura, gli esiti come al solito sono estremistici: da un lato arrivano La febbre del sabato sera e gli yuppie, dall’altro l’AIDS e il punk (colto sul nascere nel Blank Generation di Amos Poe, film fuori sincrono falsamente sperimentale: la realtà era che il suono costava troppo!). La distanza tra i due poli, però, è meno ampia di quel che appare. Se il punk, infatti, si trasforma presto nella più commerciale new wave e l’AIDS fa incassare chiunque imbocchi la strada del politically correct, d’altro canto il mondo delle discoteche frana nel necrologio da cocaina e Wall Street genera gli psicopatici di American Psycho. Merce e spettacolo vanno a braccetto e la morte è il loro destino comune. Morte con stile, naturalmente. L’arrivo del sindaco Giuliani, uomo d’ordine e di immagine, non fa che esaltare questa naturale tendenza letale del postmoderno: ripulire le strade dai marginali e vendere la loro cultura nelle boutique della 5° Avenue. Making money as the ultimate art form, c’era scritto sui muri di Manhattan: fare soldi come definitiva forma d’arte. Il cinema della new wave, fratello del dilettantismo arrogante e patologico del punk e cugino dei self made men di Wall Street, coglie gli ultimi singulti della New York irregolare che flirta indecisa col mercato. Lo fa mettendo in scena gli schizofrenici di Amos Poe e i bohemiennes di Jarmusch, fino ad arrivare ai debosciati di Richard Kern e ai fiori del male di Todd Haynes, cineasti quest’ultimi ormai fuori dalle etichette e destinati a rappresentare solo sé stessi, fuori da ogni dimensione collettiva. Jarmusch e Haynes, che negli anni successivi passeranno al cinema indipendente internazionale, incarnano bene l’esito ultimo del cinema newyorkese: apolide, transgenere, senza figli come il Bill Murray di Broken Flowers. 3. Il cinema ha fatto propria quest’immagine di New York, anche quello holliwoodiano, declinandola di volta in volta nella sua versione gangsterica (da Fronte del porto a Il braccio violento della legge), o in quella dell’iperbole glamour (dai musical di Busby Berkeley a New York, New York), o dell’incubo metropolitano (da King Kong a Fuga da NewYork), o, per finire, della grandezza e miseria dei dropout, i disperati di Un uomo da marciapiede o gli angeli pagani di I guerrieri della notte. Comunque e sempre, la dimensione dell’eccesso regna, speculare a quella di una città che sembra sfidare con i suoi grattacieli e le sue mille razze sovrapposte, ogni legge dell’umana misura. Il cinema fatto e pensato a New York (troppo limitato chiamarlo underground, anche se dell’indipendenza e della marginalità ha sempre fatto bandiera; lo stesso Woody Allen è per l’America un oggetto altro) si colloca, adeguandosi e differenziandosi, nel solco tracciato da questa mitologia. Se i film di Robert Frank (con Kerouac e Ginsberg prima maniera), Shirley Clarke e John Cassavates ben rappresentano la fase trasgressiva del beat, quelli di Jack Smith, Andy Warhol e Paul Morrissey ci conducono attraverso il periodo decisamente più radicale, androgino e stupefacente a cavallo tra l’assassinio di Kennedy e la fine della guerra del Vietnam. In mezzo, la stagione del flower power che a Manhattan si colora però delle tinte nere dei Velvet Underground e della violenza urbana dei ghetti. Il film di Jonas Mekas solo apparentemente si colloca fuori da questa 4 Se c’è una pellicola che, a mio parere, ben rappresenta quel che oggi è New York, e quel che è stata nei decenni precedenti, questa è La 25ma ora, diretta da Spike Lee, e soprattutto scritta da David Benioff. Il film (che non a caso gli americani non han molto amato) è la parabola implosa dei sogni di gloria di uno spacciatore stiloso con bellissima fidanzata di colore, casa arredata con eleganza e sovrabbondanza di macerazioni filosofiche. I suoi migliori amici sono un broker nevrotico e un intellettuale infantile e idealista.Tre maschi che, di fronte al baratro delle Torri Gemelle, san solo piangersi addosso. O, meglio, che solo piangendosi addosso riescono a esorcizzare la paura di non essere mai diventati adulti. La retrospettiva New York Stories, a cura di Guido Chiesa, è organizzata dal Museo Nazionale del Cinema in occasione di Traffic Torino Free Festival (12-16 luglio, www.trafficfestival.com). L’ingresso è libero a tutte le proiezioni. n.39 22-06-2006 10:17 Pagina 5 Le Rassegne del Massimo3programmaluglio primo piano / 13-16 luglio New York Stories John Cassavetes Shirley Clarke Andy Warhol Shadows The Connection - L’intermediario Blow Job Usa 1959, 87’, col., v.o. sott.it. Copia conservata da British Film Institute Usa 1962, 110’, b/n - col., v.o. Copia restaurata e conservata da UCLA Usa 1963, 35’, b/n, v.o. sott.it. Blow Job è costituito unicamente dal primo piano fisso di un ragazzo mentre qualcuno, fuori campo, compie una fellatio su di lui. Il viso è illuminato da una forte luce che piove dall’alto e lo sfondo è un muro di mattoni. Alla fine del film il giovane si rilassa fumando una sigaretta. “Warhol parodizza il cinema pornografico che, nelle sue forme primarie, era anch’esso muto. L’illuminazione dall’alto del volto fa emergere delle ombre nelle orbite del ragazzo, che a momenti ne trasformano il volto in teschio: la morte, la petite mort che accompagna l’erotismo, fa la propria comparsa. All’opposto, ma sono opposti che coincidono, quella stessa luce, che nelle code iniziali e finali è come se “bruciasse” la pellicola, introduce una dimensione che non è azzardato definire spirituale, nella banale registrazione “documentaristica” del primo piano: come se Warhol volesse estrarre da quel volto, attraverso un cinema al di là del cinema, un’estasi divina. Fot.: A. Warhol; Int.: Willard Maas. G I O 1 3 , h . 2 2 . 3 0 , V E N 1 4 , h . 18.15 Hugh, Leila e Ben sono tre fratelli afroamericani che vivono a Manhattan. Hugh, il più grande, è un cantante di nightclub in declino che vede uno spiraglio di felicità quando gli viene proposta una nuova scrittura. Leila frequenta i circoli degli esistenzialisti ma dopo una sfortunata avventura accetta la corte di un ragazzo. Ben, il più giovane dei tre, tenta di superare il disagio di essere di colore frequentando un gruppo di ragazzi bianchi che passano le giornate tra flirt, risse e gioco d’azzardo finché decide di condurre una vita più tranquilla. Il film è stato concepito come saggio di recitazione improvvisata realizzato in 16 millimetri e con una troupe di quattro persone. “Shadows prova che la realizzazione di un’opera cinematografica può essere fatta con soli 15.000 dollari. Ed è un film che non trascende la vita o il cinema. Cosa comporta questo? Che noi possiamo finalmente fare film da noi stessi. Hollywood e le piccole Hollywood dei nostri cosiddetti “indipendenti” non potranno mai fare i nostri film” (J. Mekas). Sc.: J. Cassavetes; Fot.: Erich Kollmar; Int.: Ben Carruthers, Leila Goldoni, Hugh Hurd, Anthony Rey. Il film narra la storia di un gruppo di tossicodipendenti in attesa dell’uomo che dovrà portar loro la “roba”. Il film fu un evento di grande importanza, anche perché il dramma di Gelber introduceva tutta una serie di tecniche tipiche del teatro d’avanguardia dell’epoca: dall’uso sistematico delle improvvisazioni al coinvolgimento provocatorio del pubblico. The Connection ricreava la tossicodipendenza “in diretta”: infatti gli attori erano dei veri drogati, che accettavano di salire sul palco in cambio della dose. Dopo 722 rappresentazioni in tre anni, The Connection divenne un film nel 1962, diretto da Shirley Clarke. Compare come attore anche lo scrittore e poeta William Burroughs, icona del movimento della Beat Generation. Sc.: Jack Gelber, dal suo dramma omonimo; Fot.: Arthur J. Ornitz; Int.: Warren Finnerty, Jerome Raphael, Gary Goodrow, James Anderson. Jack Smith Flaming Creatures Usa 1963, 45’, b/n, v.o. Copia conservata da The Film-Makers’ Cooperative GIO 13, H. 18.30, DOM 16, H. 22.30 GIO 13, H. 16.15, DOM 16, H. 20.15 Paul Morrissey Robert Frank,Alfred Leslie Pull My Daisy Trash Usa 1970, 110’, col., v.o. sott.it. Usa 1959, 30’, b/n, v.o. Uno dei film più celebri e celebrati dell’underground americano, una farsa umoristica che si sviluppa in un mondo popolato da travestiti, falli cadenti, maquillages esagerati, glamour hollywoodiano. È la gloriosa manifestazione di un istante di libertà fissato sulla pellicola da un artista che influenzerà le opere di tutta una generazione di cineasti e di performer. Int.: Joel Markman, Mario Montez. GIO 13, H. 23.10,VEN 14, H. 18.50 Ritratto della condizione più intima di un’intera generazione. Libera improvvisazione su una scena tratta da una commedia mai rappresentata di Jack Kerouac. Uno degli elementi più interessanti è il sonoro: il film è stato girato muto, mentre la voce di Kerouac doppiava tutti i personaggi commentando liberamente anche le loro azioni. In tal modo i commenti di Kerouac acquistano un’immediatezza, una poesia e una magia considerati da Jonas Mekas senza precedenti nel cinema americano. “Potrebbe quasi essere considerato un film beat - è l’unico vero film beat, se mai ce ne fosse uno - intendendo per beat l’espressione del rifiuto inconscio e spontaneo della nuova generazione nei confronti della classe media, degli uomini d’affari” (J. Mekas). Sc.: Jack Kerouac; Int.: Allen Ginsberg, Gregory Corso, Larry Rivers. GIO 13, H. 17.45, DOM 16, H. 21.45 Jonas Mekas Film Magazine of the Arts A causa dell’uso della droga, un giovane non riesce ad avere piú rapporti sessuali con la propria ragazza che colleziona oggetti scovati tra i rifiuti e, per racimolare un po’ di soldi, si fa credere incinta da un’assistente sociale. Introdottosi in una casa nel tentativo di rubare, il tossicomane viene sorpreso dai proprietari che lo utilizzano, senza scrupoli, per i propri giochi erotici. Seconda parte della trilogia prodotta da Warhol. La macchina da presa di Morrissey non arretra di fronte a nulla ma proprio per questo il film è sincero ed emozionante, senza nessun moralismo. Il doppiaggio fu curato all’epoca da Pier Paolo Pasolini, che preferì voci che non avevano mai seguito corsi di dizione. Sc. e Fot.: P. Morrissey; Int.: Joe Dalessandro, Geraldine Smith, Patty D’Arbantville, Holly Woodlawn. GIO 13, H. 20.30,VEN 14, H. 16.15 Usa 1963, 20’, b/n, v.o. Copia conservata da The Film-Makers’ Cooperative Il film è composto da otto sequenze indipendenti, che descrivono diverse esperienze artistiche. Esse sono girate in modo documentaristico senza interagire direttamente con le azioni, con una regia spontanea ed improvvisata. L’idea principale che Mekas voleva sviluppare era di riuscire a raggruppare tutti i modelli principali dell’arte contemporanea newyorchese, andando dalla Pop Art all’Happening, dal teatro sperimentale, alla musica d’avanguardia. Fot.: J. Mekas, Ed Emshwiller, David Brooks; Int.: Andy Warhol, Jasper Johns, Jerry Joffen, Eric Hawkins. GIO 13, H. 24.00,VEN 14, H. 19.45 Amos Poe The Foreigner Usa 1978, 77’, b/n, v.o. L’agente segreto Max Menace arriva a New York e, in attesa di incontrare il suo contatto e di venire 5 n.39 22-06-2006 10:17 Pagina 6 Le Rassegne del Massimo3programmaluglio a conoscenza della sua prossima missione, si imbatte in una serie di strani personaggi e vive assurde situazioni senza mai riuscire a scoprire perché sia stato chiamato a New York. In questo suo vagabondaggio osserva il mondo senza trovare un senso, aspira alla violenza per noia e per paura. atmosfera che mette le persone l’una contro l’altra in modo che la gente non si organizzi mai, ma che sia invece in competizione per denaro e una migliore posizione. “Tutti i nostri film parlano degli indesiderabili. Li trovo in un certo senso più reali. La maggior parte dei film di Hollywood sono su persone dell’alta e media borghesia con cui non ho nulla in comune” (Beth B.). Int.: Bob Mason, Kristof Kolhofer, Lydia Lunch, Kiki Smith. Todd Haynes Poison Usa 1991, 85’, b/n, v.o. sott.it. VEN 14, H. 23.00, SAB 15, H. 17.30 Jim Jarmusch Permanent Vacation Usa 1980, 75’, col., v.o. sott.it. Sc.: A. Poe; Fot.: Johanna Heer, Kirine El Khadem; Int.: Eric Mitchell, Anya Phillips, Patti Astor, Deborah Harry, A. Poe. VEN 14, H. 20.30, SAB 15, H. 18.00 Amos Poe, Ivan Kral The Blank Generation Usa 1976, 55’, b/n, v.o. Girato in 16mm da Poe insieme a Ivan Kral, membro del Patti Smith Group, al CBGB’s di New York nel 1975. Il film include riprese di band come Television, Ramones,Talking Heads, Blondie, Patti Smith Group, Johnny Thunders & The Heartbreakers (con Richard Hell),Wayne County e altri gruppi. Il risultato è un vibrante filmato, simbolo dell’estetica del nuovo cinema, in bianco e nero e con il sonoro fuori sincrono (le riprese erano mute, il sonoro è stato poi aggiunto da demo e live delle band). Frammentato, convulso, sfalsato, un documento importante, che mette in luce il talento di Poe e mostra i primi passi di alcune delle band del successivo movimento new wave americano. VEN 14, H. 22.00, SAB 15, H. 16.30 Scott e Beth B. Black Box Usa 1979, 10’, b/n, v.o. Nei film di Scott e Beth B. c’è, quasi sempre, un’atmosfera di paranoia politica, di un mondo da incubo in cui la libertà può essere portata via in ogni momento da forze repressive, Basato sugli scritti di Jean Genet, il film racconta tre storie: in Hero un bambino di 7 anni uccide il padre e poi scompare. In Horror uno scienziato isola l’impulso sessuale in forma liquida, ma poi lo beve per errore e dà origine a una tremenda epidemia. In Homo un ladro fa il suo ingresso in un carcere dove le relazioni omosessuali sono all’ordine del giorno, e incontra una sua vecchia conoscenza. Differenziati e distinguibili nello stile, i tre episodi sono rispettivamente riflessione sull’impossibile realismo del cinema, un omaggio ai b-movie di fantascienza degli anni Cinquanta, un omaggio diretto a Jean Genet. Sc.: T. Haynes, dai racconti di Jean Genet; Fot.: Maryse Alberti Shore, Barry Ellsworth Tiel; Int.: Edith Meeks, Millie White, Buck Smith. Allie, un ragazzo ancora adolescente, condivide un appartamento a New York con una sua amica. Soffrendo d’insonnia, la notte cammina per strade deserte, tra edifici diroccati coperti da fitta vegetazione. Le bombe di una guerra immaginaria esplodono a distanza. Dopo aver visto il quartiere in cui è nato, decide di andare a trovare sua madre, ricoverata in un ospedale fatiscente. Ma la compagna di stanza della madre lo respinge con delle risate isteriche e Allie decide di andarsene. Durante il suo vagabondaggio per le strade incontra diversi personaggi: una ragazza che canta spagnolo, un nero drogato che racconta barzellette, un sassofonista che improvvisa serenate ipnotiche. Dopo aver rubato e rivenduto un’automobile per 800 dollari, Allie torna a casa e fa la valigia, lasciando un messaggio scritto per la sua amica. Alle luci del mattino si imbarca su una nave da carico che lo porta lontano. Sc.: J. Jarmusch; Fot.: James A. Lebovitz; Int.: Chris Parker, Leila Castil, John Lurie, Richard Boes, Sara Driver. SAB 15, H. 22.00, DOM 16, H. 18.00 SAB 15, H. 20.30, DOM 16, H. 16.30 SAB 15, H. 23.30, DOM 16, H. 19.30 a una cura. Dopo qualche tempo i due ottengono notevoli miglioramenti, ma Virginia ha troppa paura di perdere il dottor Kik, che rappresenta il suo unico appoggio, l’unica persona che creda in lei. Questa situazione di precarietà annulla lentamente i progressi fatti da Virginia e il dottor Kik è costretto a ricominciare la cura da capo. Solo parlando di se stessa, dell’infanzia e delle sua paure Virginia potrà rendersi conto dei propri traumi e uscire allo scoperto. Coppa Volpi per l’interpretazione femminile a Olivia De Havilland alla Mostra di Venezia del 1949. giusta via, fa in modo di incontrare la donna segretamente, ma arriva a rischiare il licenziamento. Alla fine è costretto a desistere, finché l’allarmante peggioramento di Emilia non induce il primario a consentire alla nuova terapia, che dà risultati insperati: Emilia si va riprendendo e può lasciare la clinica, non certo completamente guarita, ma sbloccata dalle sue nevrosi. Sc.: Francesca Archibugi, Furio Scarpelli; Fot.: Daniele Nannuzzi; Int.: Giuliana De Sio, Erland Josephson, Julian Sands. Richard Kern The Manhattan Love Suicides Usa 1985, 36’, b/n, v.o. Quattro sguardi di Richard Kern in quattro cortometraggi. In Stray Dogs vediamo un pittore che gira per New York con le sue ragazze spendendo e spandendo. Woman at the Wheel segue una donna e i suoi due fidanzati vertiginosamente in giro per la città. In I Hate You Now seguiamo la giornata tipo di uno spacciatore dal viso deforme e della sua ragazza, infine, in Trust in Me una donna si taglia le vene nella vasca da bagno ma il suo partner non la nota neppure. Attraverso un misto di storie dall’umor tetro, di amore condannato e scadenti effetti gore, Kern riesce a realizzare un aggiornamento dei tormentati melodrammi hollywoodiani. Sc.: R. Kern; Int.: Nick Zedd, David Wojnarowicz, Bill Rice. un certo sguardo / 3 e 11 luglio Psicoanalisi e cinema: un affascinante equivoco centenario Bollati Boringhieri realizzato in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema in occasione del centocinquantesimo anniversario della nascita di Sigmund Freud. La manifestazione, iniziata a maggio, si conclude a luglio e si inserisce nel quadro di Torino Capitale Mondiale del Libro con Roma (Aprile 2006-Aprile 2007). Nelo Risi Diario di una schizofrenica Italia 1968, 109’, col. Copia conservata da Centro Sperimentale di Cinematografia/SNC – Cineteca Nazionale Anna ha diciassette anni ed è schizofrenica. Primogenita di una ricca famiglia, dopo anni di inutili cure viene ricoverata in una clinica svizzera dove è affidata alle cure di Madame Blanche, analista fuori dagli schemi che inizia un lungo e faticoso percorso per ricostruire le cause della malattia della ragazza. Lentamente viene alla luce un intricato meccanismo di sensi di colpa (quello che Anna chiama “il sistema”) all’origine del quale c’è il rifiuto della propria nascita e il continuo confronto con una sorella ‘normale’ da parte dei genitori. Nonostante i progressi compiuti, Anna rimane vittima di una violenta crisi, tentando il suicidio, quando scopre che Blanche cura altri pazienti e capisce che il loro rapporto non è esclusivo come invece credeva. A questo punto, Blanche decide di dedicarsi ad Anna totalmente, ospitandola in casa propria e ricostruendo, attraverso l’uso di oggetti cui la giovane attribuisce significati simbolici, quel rapporto con la figura materna incrinatosi durante l’infanzia. Sc.: N. Risi, Fabio Carpi, dal libro di Marguerite Anurée Sécheraie; Fot.: Giulio Albonico; Int.: Maria Tocinowsky, Sara Ridolfi, Umberto Raho, Gabriella Mulachié. LUN 3, H. 16.30 Anatole Litvak La fossa dei serpenti / The Snake Pit Usa 1948, 108’, b/n, v.o. sott.it. Poco dopo essersi sposata,Virginia perde completamente la memoria. Suo marito Robert, straziato dal dolore, prova a farla tornare in sé raccontandole a ritroso la loro storia. Non riuscendo nel suo intento, Robert decide di portare Virginia in una clinica sotto la sorveglianza e la cura del dottor Mark Kik. Il giovane medico prende a cuore la situazione di Virginia e tenta in ogni modo di aiutarla sottoponendola 6 MAR 11, H. 20.30 Fritz Lang Dietro la porta chiusa Secret Beyond The Door Usa 1948, 98’, b/n, v.o. sott.it. Sc.: Millend Brand, Frank Partos, Arthur Laurent; Fot.: Leo Tover; Int.: Olivia De Havilland, Marc Stevens, Leo Genn. LUN 3, H. 18.30 Carlo Lizzani Cattiva Italia 1991, 98’, col. Copia conservata da Centro Sperimentale di Cinematografia/SNC – Cineteca Nazionale Emilia Schmidt, di origine italiana, vive in Svizzera col marito e un figlioletto all’inizio del Novecento. La sua vita è in apparenza serena, dando tuttavia segni di squilibrio. Ricoverata in una lussuosa clinica di Zurigo, viene diagnosticata come schizofrenica: è presa da improvvise crisi di collera, rifiuta il cibo, si ostina a non parlare. Viene perciò definita “cattiva”. Il primario professor Brokner la sottopone senza risultato alle cure tradizionali, opponendosi alle richieste di Gustav, un giovane medico della sua equipe, che si offre di curarla con metodi freudiani. Quando finalmente Gustav ottiene di tentare con Emilia la nuova via della psicanalisi viene circondato dallo scetticismo e dal sospetto. Convinto, però, di essere sulla La giovane Celia sposa Mark, un miliardario con ossessioni omicide, che nella sua dimora ha ricostruito ambienti in cui si sono svolti delitti celebri. L’ultima stanza - che resta rigorosamente chiusa - è quella che ricostruisce fedelmente la camera da letto della moglie. “La regia di Fritz Lang quasi si sbizzarrisce a trovare soluzioni formali adatte, senza mai strafare, senza accentuare più del necessario il conflitto drammatico. Anzi - com’era suo solito - egli adotta uno stile rigoroso, quasi freddo e distaccato, che riesce a trasformare una storia al limite del verosimile, non priva di elementi assurdi, in un dramma dell’interiorità, con tutti i risvolti del caso” (G. Rondolino). Sc.: Sylvia Richards, da un racconto di Rufus King; Fot.. : Stanley Cortez; Int.: Joan Bennett, Michael Redgrave, Anne Revere. MAR 11, H. 22.15 n.39 22-06-2006 10:17 Pagina 7 Le Rassegne del Massimo3programmaluglio restauri / 11 luglio Perturbazione vs. Maciste Nell’ambito di Soundtraxx – Anteprima Traffic, il Museo Nazionale del Cinema presenta in anteprima la sonorizzazione del restauro di Maciste composta ed eseguita dal vivo dai Perturbazione, una delle band più originali e importanti del panorama rock italiano. Il restauro di Maciste (Itala Film, 1915) è stato realizzato dal Museo Nazionale del Cinema in collaborazione con la Cineteca del Comune di Bologna presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata. I Perturbazione sono: Tommaso Cerasuolo (voce), Elena Diana (violoncello), Stefano Milano (basso), Rossano Lo Mele (batteria), Cristiano Lo Mele (chitarra), Gigi Giancursi (chitarra). Info: www.perturbazione.it, www.mescal.it Vincenzo Denizot, Luigi Romano Borgnetto Maciste Italia 1915, 60’, b/n Una povera fanciulla, vessata da un perfido zio che cerca di impadronirsi del patrimonio della nipote, va di nascosto a vedere Cabiria e, osservando Maciste in azione, capisce che lui solo potrà salvarla. Si reca, pertanto, alla Itala Film e chiede aiuto all’eroe, che sta girando un film. Maciste a ccetta e prontamente, con la sua forza, rimette le cose a posto. “L’Italia Film ha voluto con questa serie che incomincia ora a programmare, mettere in valore, sullo schermo muto, la forza straordinaria, la bellissima figura e le singolarissime attitudini che resero celebre il gigante buono di Cabiria, a cui gli spettatori di tutto il mondo si erano immediatamente e durevolmente affezionati. Per questo si son dovute creare delle audaci concatenazioni delle più terribili avventure, in cui l’atleta simpaticissimo si fosse trovato in continui pericoli, per mettere vittoriosamente a cimento la possanza dei suoi muscoli e la sua generosità” (Il rondone in «La Vita Cinematografica», 15-02-1916). Fot.: Augusto Battagliotti, Giovanni Tomatis; Int.: Bartolomeo Pagano, Leone Papa. MAR 11, H. 21.30 – SALA UNO Ingresso libero crossroads / 6 luglio Nosferatu + Supershock L’Associazione Culturale musicARTeatro propone, in collaborazione con la Città di Torino e il Museo Nazionale del Cinema, con il patrocinio di Regione Piemonte, Provincia di Torino e Città di Torino e con la consulenza di Pier Giorgio Tone, una nuova sonorizzazione di Nosferatu il vampiro ideata ed eseguita dal vivo dai Supershock. Friedrich Wilhelm Murnau Nosferatu il vampiro Nosferatu, eine Symphonie des Grauens Germania 1921, 106’, b/n, did.or. sott.it. Copia restaurata da Cineteca del Comune di Bologna, Münchner Filmmuseum, Cinémathèque Française e Cinemateca Portuguesa con il contributo del Projecto Lumière. Brema 1838. L’agente immobiliare Knock invia il giovane Hutter in Transilvania per concludere un affare col conte Orlok. Prima di lasciare la città chiede ad una coppia di amici di prendersi cura di sua moglie Ellen, quindi parte e giunge al castello sui monti Carpazi dopo una serie di strani e misteriosi episodi.Verso mezzanotte Orlok invita il giovane a cena e quando questi, affettando il pane, si ferisce ad un dito, si mostra particolarmente eccitato. Il mattino seguente, svegliandosi, Hutter nota dei segni sul collo e ne attribuisce la colpa a delle punture di zanzara. La notte seguente, rimasto affascinato da un medaglione col ritratto di Ellen, il conte firma il contratto per l’acquisto di una casa a Brema. Qui, intanto, il morbo della peste dilaga. Dalla sua finestra, il conte spia la bella Ellen che, avendo letto nel Libro dei Vampiri che solo il sacrificio di una ragazza dal cuore puro può far terminare il flagello, permette a Nosferatu di entrare nella sua camera. Questi, impegnato a succhiarle il sangue non si avvede che il sole sta sorgendo e muore. Sc.: Henrik Galeen; Fot.: Fritz Arno Wagner, Gunther Krampf; Int.: Max Schreck, Gustav Botz, Alexander Granach. GIO 6, H. 21.00 – SALA UNO Supershock Paolo Cipriano (voce e chitarra), Valentina Mitola (basso e voce) con la partecipazione di Alan Brunetta (batteria e marimba), Simone Zoja (pianoforte), Umberto Poli (chitarra). LUN 19, H. 21.00 Ingresso euro 2,50 Fotogrammi austriaci. Le vedute sono state eseguite dalla Sezione Cinematografica del Reale Esercito Italiano. Info www.promocinema.org/cervinofilmfestival Cervino International Film Festival Nel programma della IX edizione del Cervino International Film Festival (che si terrà dal 19 al 22 luglio) ci sarà anche la presentazione del film Tra i ghiacci e le nevi del Tonale (1918), dono di Elena Salvetti Piccione al Museo Nazionale del Cinema e conservato presso la Cineteca. Scene di vita quotidiana degli alpini, tra arrivo delle salmerie, pasti ed esercitazioni con l’obice, teleferiche a 1500 metri, carrelli su binari trainati da somari, laghetti tra i ghiacci, gallerie scavate nella neve. Si vedono, inoltre, le trincee in quota e le posizioni nemiche conquistate il 25 maggio 1918, vedute panoramiche della Valle Camonica e di Ponte di Legno, il bombardamento delle postazioni austriache con bollettini di guerra del 27 maggio 1918. La battaglia provoca un incendio a Santa Caterina. Il film finisce con le riprese di una colonna di prigionieri Documentary in Europe Documentary in Europe (Bardonecchia, 5-8 luglio) festeggia quest’anno dieci anni di attività, occasione perfetta per fare un bilancio di quello che è stato fatto e di come in questi anni si è evoluto lo scenario del documentario in Europa. Tre i temi centrali del programma 2006:“Questi dieci anni” sezione dedicata ad alcuni dei più significativi protagonisti delle precedenti edizioni, “Esiliati” in cui si affronta il tema dei cineasti italiani che, nel corso degli ultimi anni, hanno dovuto emigrare per poter realizzare i loro film documentari e “Nuovi scenari” che comprende due sezioni specifiche dedicate alle scuole di documentario e al cinema documentaristico indiano. L’edizione 2006 si arricchisce ancora di un progetto per il recupero della memoria filmata ‘privata’ che consiste nella raccolta, catalogazione e diffusione dei materiali filmati privati ed amatoriali, con lo scopo di spingere il pubblico a portare il proprio materiale al centro di raccolta di Documentary in Europe che provvederà a trasformarlo dal classico formato in Super 8 al formato digitale. Il workshop nasce con l’intento principale di far incontrare produttori, registi, responsabili di televisioni europee e addetti ai lavori per discutere e presentare progetti documentaristici. Non manca però lo spazio dedicato al pubblico di appassionati di cinema che, nel corso della Settimana del documentario (Bardonecchia 3-8 luglio), possono assistere a proiezioni gratuite di film documentari tra i più significativi della produzione italiana e straniera dell’anno precedente. Per partecipare al workshop: iscrizioni dal sito www.docineurope.org Info Documentary in Europe: tel. 011-4359360 – fax 011-4365628, [email protected] www.docineurope.org 7 n.39 22-06-2006 10:17 Pagina 8 Le Rassegne del Massimo3programmaluglio Gli eventi del mese seconda visione / 1-2, 19-24 luglio Anders Thomas Jensen Le mele di Adamo Adams aeler l’albero su cui è stato impiccato questo strano personaggio, lungo la strada si imbattono in Baby Firefly, una ragazza rimasta in panne con la sua auto, che per ringraziarli del passaggio li invita a casa sua. Le due coppie fanno così la conoscenza della bizzarra famiglia Firefly, un clan di assassini dediti alla pratica del cannibalismo e di riti satanici e dovranno riuscire a sopravvivere in questa casa degli orrori. Danimarca 2005, 94’, col. loro padre, il fuggiasco Captain Spaulding, Otis e Baby iniziano una terribile resa dei conti con lo sceriffo e la sua squadra. Mentre i cadaveri aumentano sempre più lo sceriffo Wydell decide di oltrepassare la legge aprendo la strada ad una delle più terribili rese dei conti. Mescolando abilmente horror, humor macabro e suspense, il film offre un ritratto scioccante della violenza criminale Sc.: R. Zombie; Fot.: Phil Parmet; Int.: Sid Haig, Bill Moseley, Shery Moon. DA MER 19 A VEN 21, H. 18.15/22.15 Bohdan Slama Una cosa chiamata felicità Repubblica Ceca/Germania, 100’, col. Adam è un neonazista che, appena uscito di prigione, viene mandato presso una comunità di recupero in un vicariato di campagna. Suo compito è di assistere padre Ivan, un pastore protestante di un piccolo centro. Ivan pensa che Adam debba darsi uno scopo nei mesi che deve trascorrere “sotto sorveglianza” e Adam, per irriderlo, sceglie come obiettivo di preparare una torta con le mele dell’albero più bello del giardino. La natura, però, si accanisce sul progetto: l’albero viene prima attaccato dagli uccelli, poi dai vermi e, infine, dai fulmini. Per Ivan c’è lo zampino del diavolo; Adam, che non crede a Paradiso e Inferno, ha la prova che, invece, le forze del bene non sono poi così forti. Il film è stato premiato al Courmayeur Noir in Festival 2005. Ispirato al Libro di Giobbe, Le Mele di Adamo è in parte una black comedy, in parte un serio racconto sul dualismo tra il bene e il male.Terzo ed ultimo capitolo della trilogia dedicata ai disadattati e agli “strambi” di Danimarca. Sc.: A.T. Jensen; Fot.: Sebastian Blenkov; Int.: Ulrich Thomsen, Mads Mikkelsen, Nicolas Bro. SAB 1 E DOM 2, H. 16.30/18.30/20.30/22.30 Rob Zombie La casa dei 1000 corpi House of 1000 Corpses Usa 2003, 88’, col. Jerry, Bill, Mary e Denise durante un tour dei luoghi meno convenzionali d’America, si imbattono nel capitano Spaulding che gli narra la leggenda del Dottor Satana. Decisi a trovare 8 Sc.: R. Zombie; Fot.: Alex Poppas, Tom Richmond; Int.: Sid Haig, Bill Moseley, Shery Moon. DA MER 19 A VEN 21, H. 16.30/20.30 Rob Zombie La casa del diavolo The Devil’s Rejects Usa 2005, 101’, col. Dalla fervida fantasia del famoso musicista Rob Rombie, il film è il famoso e violento seguito di La casa dei 1000 corpi scritto dallo stesso Zombie. Qui ritroviamo i membri omicidi della famiglia Firefly che seminano sangue e terrore. Messi alle strette dallo Sceriffo Wydell e dalla sua squadra di uomini armati, Otis e Baby cercano riparo in un motel isolato e sul loro cammino verso la fuga, uccidono chiunque incroci la loro strada. Mentre tentano di incontrare anche il Monika,Tonik e Dasha si conoscono sin dall’infanzia, trascorsa in un quartiere popolare di una cittadina di provincia. Diventati adulti, ognuno di loro ha intrapreso la propria strada: Monika si è fidanzata con un uomo che lavora in America ed è in attesa di raggiungerlo;Tonik si è trasferito in casa dell’eccentrica zia e l’aiuta nella lotta contro le industrie che vorrebbero espropriarne la casa in campagna; Dasha, diventata madre di due bambini, è innamorata di un uomo sposato e ha gravi problemi di depressione. Quando quest’ultima viene ricoverata in una casa di cura per problemi mentali, Monika è chiamata ad occuparsi dei figli dell’amica. A darle supporto interviene anche Tonik, che la ospita nella casa di campagna e insieme al quale dà vita ad una sorta di serena famigliola. Il ragazzo vede nella nuova situazione un possibile cambio di vita con la donna di cui è segretamente innamorato, ma Monika è sempre in attesa della chiamata dall’America e i due piccoli resteranno sempre i figli di Dasha. Sc.: B. Sláma; Fot.: Divis Marek; Int.: Tatiana Vilhelmová, Pavel Liska, Anna Geislerová. DA SAB 22 A LUN 24, H. 16.30/18.30/20.30/22.30 n.39 22-06-2006 10:17 Pagina 9 Le Rassegne del Massimo3programmaluglio non-fiction / 12 luglio Il programma Incatenati ai tempi I restauri dei film di Antonello Branca (1972, 17’) Lui è un giovane operaio, lei non lavora in fabbrica. La loro storia d’amore, nata all’ombra della Fiat a Torino, rischia di finire perché i ritmi della fabbrica, i turni, la stanchezza sottraggono ogni spazio alla vita in comune. Il film è tutto giocato sul dialogo serrato tra lei che pone interrogativi brucianti sul senso della vita di fabbrica e lui che concorda, ma non può sottrarsi al tempo della catena. Si tratta di un film inusuale per il periodo in cui è stato realizzato. La fabbrica è al centro del discorso, ma non per le sue logiche interne. Sotto accusa sono le conseguenze che il tempo della fabbrica riversa sulla vita privata, sulle relazioni affettive, sulla possibilità di vivere una vita sensata e felice. Al termine delle manifestazioni legate alla mostra Torino al lavoro. Dalla ricostruzione allo sviluppo (Palazzo dei Quartieri Militari, via del Carmine 14, Torino), il Museo Nazionale del Cinema e l’Associazione Culturale Antonello Branca presentano i restauri dei documentari di Branca realizzati con il contributo della Città di Torino. Antonello Branca è stato uno dei documentaristi italiani più significativi degli anni ‘60/’70. Nato a Roma il 15 maggio 1935, inizia a soli 24 anni come fotografo in Kenia, poi è corrispondente da Londra per l’Agenzia Italia. Inizia così il suo percorso di documentarista con film che sono, al tempo stesso, preziosi documenti storici e testimonianze di un metodo innovatore. L’esordio avviene nel 1961 con il reportage Aria di Londra. Successivamente collabora con la Rai (il suo servizio sul Vajont per primo denuncia le responsabilità umane del disastro), ma presto il regista viene messo all’indice e allontanato per un lungo periodo. Trasferitosi negli Stati Uniti si dedica ad un ricchissimo percorso di documentazione. Nel 1967 realizza, tra gli altri, What’s Happening? in cui Rauschenberg, Lichtenstein, Ginsberg,Warhol, Benois raccontano la loro America, la Pop Art e la Beat Generation. Una canzone di Elaine Brown Seize the Time ispira il titolo del film sul Black Panther Party, lungometraggio costruito con le Pantere Nere sulle condizioni di vita dei neri americani, la repressione, la resistenza organizzata del movimento. Nello stesso anno racconta il diffondersi della droga a Milano in Filomena e Antonio, mentre in Cartoline da Napoli produce un piccolo terremoto politico. Nell’89 inizia una ricerca sul rapporto tra guerra e tecnologia che durerà quattro anni. Centinaia di interviste, la collaborazione di studiosi come David S. Landes, Nathan Rosemberg, l’apporto degli scienziati che costruirono la bomba A, hanno permesso di dare vita ad una trilogia, Guerra e tecnologia, che documenta il rapporto tra gli apparati militari e lo sviluppo economico degli Stati Uniti dalla nascita dello stato americano, alla fine del ‘700, fino alla guerra del golfo del 1991. Ai cancelli della FIAT (1973, 8’) Operai e studenti manifestano alla Mirafiori dopo i licenziamenti. Gli operai si riuniscono in assemblea davanti ai cancelli delle “meccaniche” il 30 marzo 1973. Filomena e Antonio (1976, 65’) Documentario sulla penetrazione della droga a Milano negli anni ‘70. Filomena ha solo 24 anni e racconta con una lucidità che toglie il fiato il suo percorso di bimba rinchiusa in collegio, scappata di casa, ripresa dalla famiglia e trattata come donna perduta. Racconta il matrimonio con un ragazzo emigrato in Germania, e la sua incapacità di adattarsi a questa nuova situazione. Narra l’arrivo a Milano, l’incontro con Antonio e quello con la droga. Un dialogo a due voci traccia il quadro spietato della tossicodipendenza, della ricerca quotidiana della dose e dei tentativi di venirne fuori. Si tratta di un documento struggente, soprattutto per la lucidità, la misura, la maturità e l’intelligenza di due figure indimenticabili Simone Catania MONday Italia 2006, 10’, col. La storia di un uomo e una donna che, dopo anni, si rincontrano e trascorrono una giornata insieme. Dal momento in cui i due personaggi si vedono, il sonoro scompare. Ogni istante che passano insieme, non viene udito bensì semplicemente visto. Girato in HDv. Sc.: Giulia Manelli; Mus.: Gaia Possenti e Diego Lisfera; Int.: Alessandro Gassman, Giorgia Cardaci. LUN 10, H. 19.00, INGRESSO LIBERO Partecipano alla proiezione, oltre agli attori Alessandro Gassman e Giorgia Cardaci, Federico La Face (Ass. Fuorisede), Celestino Gianotti (BlisscoMedia), Daniele Segre (Film Commission Torino Piemonte), Aldo Vannini (Italgas), Guido Curto (Accademia Albertina di Belle Arti). Coordina l’incontro Paolo Manera. non fiction / 17-18 luglio Massimo Domenico D’Orzi Adisa o la storia dei mille anni Italia 2004, 80’, col. Giovani operai alla FIAT (1978, 8’) Documentario sulla Fiat Mirafiori di Torino. Gli operai che escono dalle carrozzerie di Mirafiori parlano della fabbrica, delle difficoltà del lavoro, delle lotte, del futuro. MER 12, H. 20.30, INGRESSO LIBERO il cinema degli altri / 10 luglio MONday – Il mio giorno Il regista Simone Catania presenta il suo cortometraggio MONday – Il mio giorno, realizzato con il sostegno della Regione Piemonte, della Film Commission Torino Piemonte e dell’Italgas, e con la collaborazione dell’Accademia Albertina di Belle Arti. Seguirà la proiezione del backstage. Adisa è una bambina ma porta in sé tutto del popolo apolide e senza religione dei rom, ancora oggi misterioso e sconosciuto ai più. Il documentario è un viaggio attraverso uomini, donne e bambini rom che riesce a ricostruire la vita di un paese, la Bosnia-Erzegovina, in cui le ferite della guerra sono ancora aperte. Lo scopo è quello di cogliere la dimensione più profonda e misteriosa che è la vera essenza di quel popolo e della sua cultura, lasciando ai rom il diritto di testimoniare la propria presenza nella Storia.“È la storia di un viaggio fra le comunità rom della Bosnia-Erzegovina che, partito per documentare il presente, ha finito per assumere i caratteri di un film storico per capire che cosa fosse stato di loro, degli zingari, un popolo notoriamente senza patria né religione, in una terra quale la ex Jugoslavia in cui le etnie diverse e i popoli si sono massacrati in nome di una nazione e del loro buon dio”. (M.D. D’Orzi) Sc.: M.D. D’Orzi; Fot.: Stefano D’Amadio. LUN 17, H. 16.30/18.00/19.30, MAR 18, H. 16.30/18.00/19.30/21.00/22.30 cult! / 12 e 17 luglio Pinku Night: Japanese Wild Girls Prima della pausa estiva, Cult! propone due classici del pinku-eiga, il cinema erotico giapponese che fonde sesso e violenza con quello stile inimitabile che tanto ha influenzato Quentin Tarantino. Norifumi Suzuki Girl Boss Guerilla Sukeban gerira Norifumi Suzuki Terrifying Girls’ High School: Lynch Law Classroom Kyoufu Joshi Koukou Bouroku Rinchi Kyoushitsu Giappone 1973, 88’, col., v.o. sott.it. Giappone 1972, 84’, col., v.o. sott.it. Motocicliste, risse e scontri fra bande. Il film di Norifumi Suzuki rielabora il concetto di bad girl portandolo alle sue estreme conseguenze. Chi ha amato Faster, Pussycat! Kill! Kill! di Russ Meyer e Switchblade Sisters di Jack Hill non può fare a meno di vedere un classico come questo. Sc.: N. Suzuki, Takayuki Minagawa; Fot.: Shigeru Akatsuka; Int.: Miki Sugimoto, Emi Jo, Rinda Kimoto. MER 12, H. 16.30, LUN 17, H. 22.30 Ambientato in un riformatorio femminile giapponese, il film si apre con una sequenza mozzafiato prima ancora che partano i titoli di testa. Qualcuno ha scritto che sembra un film di Russ Meyer scritto da Jess Franco, ma anche i fan di Miike Takashi impazziranno per le cattivissime e sexy ragazze che lo popolano. Sc.: Tatsuhiko Kamoi; Fot.: Jubei Suzuki; Int.: Miki Sugimoto, Reiko Ike, Seiko Saburi. MER 12, H. 18.00, LUN 17, H. 21.00 Ingresso alle proiezioni euro 2,50 9 n.39 22-06-2006 10:17 Pagina 10 Le Rassegne del Massimo3programmaluglio Cannes 2006 (aspettando il 60° anniversario) (da pag. 1) o meno dichiarate, come l’emulazione di manifestazioni blasonate – leggasi Toronto, il festival con il pubblico pagante più grande del mondo, ma anche il luogo di un non-mercato tra i più frequentati dagli operatori commerciali del settore. Conclude l’articolista: “Non è garantito che questo proposito raccolga l’adesione del pubblico e degli spettatori, ma la sua esistenza mostra che il dibattito sul ruolo dei festival nella vita del cinema assume un nuovo vigore”. Chi scrive non è affatto sicuro che il profilo scelto da manifestazioni sempre più grandi e sfarzose come Roma (o Dubai, che è l’altro, lussuoso contendente ad un ruolo di primo piano nel calendario già affollato degli appuntamenti festivalieri imprescindibili) sia precisamente quello di cui il cinema ha davvero bisogno. Teniamoci i nostri dubbi e veniamo ai film, che sono (o dovrebbero) essere la ragione principale per cui si va ad un festival. Quelli per cui valeva la pena affrontare la costosa trasferta cannense non erano più di una dozzina: tra questi figurano certamente gli italiani (Moretti, Bellocchio, Kim Rossi Stuart, già visti da noi), e il bellissimo Volver di Pedro Almodovar, uscito lo stesso giorno anche in Italia. Fra le delusioni, spiace invece di dover includere tre dei film più attesi: Marie-Antoinette di Sofia Coppola, non brutto – anzi, a suo modo, seducente ma stucchevole e impalpabile come lo zucchero filato; Southland Tales dell’(ex?) ragazzo-prodigio Richard Kelly (quello di Donnie Darko), presuntuosa e tronfia antologia dei principali luoghi comuni della controcultura californiana dagli anni Sessanta ad oggi, rivisitati in chiave di (irritante) fantascienza semi“Babel” di Alejandro González Iñárritu (2006) parodistica; e, almeno in parte, L’amico di famiglia del talentuoso Paolo Sorrentino, che questa volta lavora troppo di testa un materiale di grande interesse, al centro del quale campeggia un personaggio dall’orrendo fascino ambiguo. Esteticamente irrisolto, l’esito sorprende ma non convince: ma già si dice che il regista rimetterà mano al montaggio prima dell’uscita prevista per il prossimo autunno. Chi, al contrario, non sorprende ma convince è il nuovo Ken Loach, lucida, amara e per nulla reticente ricostruzione storica della rivolta irlandese del 1920 contro la feroce occupazione inglese, sfociata poi nella lotta fratricida fra nazionalisti repubblicani e irriducibili socialisti, disposti alla guerra civile pur di non accettare compromessi di sorta. La descrizione della brutale violenza degli occupanti, l’assoluta determinazione dei rivoltosi, i laceranti dilemmi cui sono posti di fronte, fanno di The Wind That Shakes The Barley non un film in costume ma una emozionante lezione di storia contemporanea, che rifiuta semplificazioni e compiacimenti per andare al cuore delle lacerazioni intestine di un popolo, immerso in tragedie storiche che incessantemente si ripetono. A chi scrive è piaciuto molto anche Babel, opera terza di Alejandro González Iñárritu, che altri giudicano un vacuo esercizio accademico, forse perché la sceneggiatura del fedele (e geniale) Guillermo Arriaga ripete la struttura a incastro dei precedenti Amores perros e 21 grammi, con quattro vicende dislocate in altrettanti Paesi diversi (il Marocco, gli Stati Uniti, il Messico e il Giappone), che si rivelano intimamente connesse. Un filo rosso salda il destino dei personaggi in un unico nucleo di sofferenza, un destino di dolore e solitudine al quale nessuno sembra potersi sottrarre. Anche se il finale, pur senza essere consolatorio, lascia aperta la porta della salvezza attraverso il riscatto dell’amore e della comprensione reciproca. Iñárritu si conferma grande cineasta, capace di coniugare le ragioni di un cinema personale con quelle dello spettacolo popolare (nel senso più nobile del termine): una lezione che gli americani sembrano aver ormai disappreso. Grande cineasta è anche il turco Nuri Bilge Ceylan, quantunque Iklimer (“Il clima”) non sia all’altezza del precedente Lontano e abbia suscitato qualche comprensibile perplessità per colpa di un soggetto troppe volte visto al cinema. Ma bisogna riconoscere che questo breve ed intenso racconto della crisi di una coppia di mezz’età, possiede l’asciuttezza e l’incisività formale di un Antonioni in stato di grazia. Non sono molti i registi contemporanei che sappiano lavorare l’immagine con tanta efficacia: quella del film di Ceylan è di una 10 “Shortbus” di John Cameron Mitchell (2006) bellezza plastica che toglie il fiato e invita a lasciarsi andare alla pura contemplazione, dimenticando le possibili riserve. Quanto a Bruno Dumont è uno di quei cineasti che si amano o si detestano. Il suo cinema non ama le mezze misure: è fatto di scelte estetiche radicali, come le storie che mette in scena e i personaggi che racconta. In Flanders, il rovesciamento dei luoghi comuni sulle atrocità della guerra non potrebbe essere più spiazzante. Suggerendo che la cosiddetta pace altro non è che la continuazione della guerra con altri mezzi, Dumont istituisce continuità laddove gli altri vedono una rottura: sopravvivere in Fiandra non comporta cioè minori drammi e violenze che in Afganistan o in Iraq. La “via crucis” dei protagonisti è disseminata dalla consueta chincaglieria cattolica (un impasto di martirio, perdizione, riscatto e redenzione), ma lo sguardo del regista è lucidissimo e il suo film colpisce allo stomaco lo spettatore, costringendolo a confrontarsi con l’orrore che si preferisce ignorare. Si vorrebbe poter dire tutto il bene possibile anche del nuovo film di Kaurismäki, Le luci del quartiere. Questo omaggio dichiarato al Chaplin di Luci della città (che mette però al centro della vicenda un personaggio impassibile almeno quanto Buster Keaton) risulta altrettanto simpatico ed efficace nella descrizione del ristretto universo di un solitario perdente quanto i due film che lo hanno preceduto, ma l’insieme è meno entusiasmante del solito e il film finisce per collocarsi un po’ al di sotto dei suoi film più riusciti. Una bella sorpresa si sono rivelati invece due titoli agli antipodi del cinema contemporaneo, nei quali la sessualità gioca un ruolo da protagonista. In Summer Palace, Lou Ye racconta le speranze e i sogni di una primavera cinese brutalmente interrotta dalle cariche di polizia che insanguinarono Piazza Tianammen. La Storia si cela (o, meglio, s’intravede) dietro le vicende private di un gruppo di studenti di Pechino, le cui istanze libertarie si incarnano in una sorta di frenesia erotica, che si rivelerà incapace di colmare le aspettative dei protagonisti, votati a un futuro di solitudine dolorosa. Osservando gli abusi sentimentali e sessuali cui si lasciano andare i ragazzi cinesi, ci si scopre a pensare che sembrano gli anni Sessanta da noi, solo con meno speranza. Che poi è una delle migliori battute dell’altro film, Shortbus, riferita ad una delle tante sequenze di orge collettive che il film mostra senza alcuna reticenza di carattere visivo. L’approccio hard del regista John Cameron Mitchell è funzionale ad un affresco credibile, a tratti esilarante e non di rado volutamente patetico, di una New York contemporanea dove la deriva sessuale e sentimentale è un fiume inarrestabile. Poteva risultarne un indigesto polpettone camp, sembra invece un film corale alla Robert Altman rivisto alla luce della sensibilità queer di un John Waters in stato di grazia. “Iklimer” di Nuri Bilge Ceylan (2006) Da non perdere, infine, United 93, efficacissima e impressionante ricostruzione del dirottamento di uno dei voli di linea presi in ostaggio dai terroristi l’11 settembre 2001, e schiantatosi al suolo a seguito della reazione dei passeggeri. Per due ore ci si trova a rivivere in diretta l’incubo dei passeggeri e il disorientamento dei controllori di volo, divisi fra incredulità dolorosa e atroce senso di impotenza. Il regista, l’inglese Peter Paul Greengrass si conferma un maestro nel genere della ricostruzione rigorosa e iperrealista: non spiega, non inventa, non declama, ma si limita a mostrare. Il suo film è orrore allo stato puro: si astenga chi ha paura di volare. n.39 22-06-2006 10:17 Pagina 11 Parole & Immagini libri, riviste&dvdluglio MUSEO NAZIONALE Parole & Immagini DEL CINEMA a cura di Silvio Alovisio e Micaela Veronesi libri, riviste&dvdluglio I LIBRI DEL MESE Claire Vassé Il dialogo: dal testo scritto alla voce messa in scena Torino, Lindau, 2006, 87 pagg., euro 12,80 Nuovo volume della fortunata collana Strumenti Cahiers du Cinéma, Il dialogo si presenta come un testo coerente e immediato, scritto bene e costruito con intelligenza, utile per capire le diverse valenze del passaggio dal testo scritto alla messa in scena. Partendo dal presupposto incontro/scontro fra immagini in movimento e parola,Vassé delinea un percorso storico ed estetico del dialogo cinematografico, considerandone ogni minima sfumatura, non solo discorso fra astanti, ma parole allo stato puro: monologhi, logorree, bugie, dialoghi tra sordi, dialoghi a senso unico, commenti fuori campo, canti, giochi di parole, comunicazione non verbale. L’autrice affronta le possibilità espressive e formali del dialogo, collocandole a seconda dell’epoca, degli autori e del tipo di cinematografia. Si occupa inoltre di specificare le varie modalità con cui un dialogo può essere filmato, analizza come, a partire dalla sceneggiatura, esso sia fonte di informazioni diegetiche e di connotazione dei personaggi, come sia sufficiente per definire un periodo storico, per drammatizzare la storia o anche semplicemente per commentarla.Analizza inoltre la messa in scena del dialogo, partendo dalle distinzioni che Chion aveva fatto per il sonoro in generale e arrivando a collocare il parlato nel contesto drammaturgico, dove a parlare è il singolo attore e dove la voce, con i suoi toni e i suoi timbri ha una parte preponderante nella resa drammatica. Infine Vassé si sofferma sull’uso sovversivo della parola, sulle sue potenzialità di destabilizzare il diegetico, falsandolo o rivelandone tutti i limiti, come capita ad esempio in L’anno scorso a Marienbad, dove parola e immagine non coincidono più, perché la “complessità del mondo ha bisogno delle parole per minare un’immagine un po’ troppo sicura di se stessa”. Come nella letteratura del Novecento, in Joyce o in Svevo, o come nel teatro di Beckett, anche il cinema della modernità ha trovato nella sfasatura tra parola e azione (tra dialogo e immagine) il modo migliore per rappresentare la crisi di senso dell’essere, tutta relegata in velleità verbali che non trovano una corrispondenza nell’agire quotidiano. Luca Malavasi ritenuto fino a pochi anni fa perduto, che permette di inquadrare in modo nuovo il complesso e contraddittorio rapporto di Soldati con il Neorealismo. Malavasi si impegna a valorizzare il percorso artistico di Soldati, cercando di cogliere le costanti della sua poetica disperse in una carriera fatta di piccoli capolavori e di film “anonimi”. L’opera di Soldati emerge così come un nodo cruciale per comprendere le logiche dell’industria culturale italiana dagli anni Trenta al periodo del boom economico. Superando la dicotomia tra scrittore e regista, l’autore del volume realizza un ritratto positivo in cui le varie anime artistiche si fondono tra loro.Tra gli esiti interpretativi migliori del volume, ricordiamo le analisi di Piccolo mondo antico, Malombra, Le miserie del signor Travet, Eugenia Grandet, La provinciale, La donna del fiume. Nori Corbucci Ciak, motore, azione: a lato, dietro e dentro il cinema Empoli, Ibiskos, 2006, 126 pagg., euro 18 Nori Corbucci, moglie del regista Sergio Corbucci, raccoglie in questo volume aneddoti e curiosità sul mondo del cinema e sui suoi protagonisti, colti nei momenti più reali, quelli delle serate fra amici, delle vacanze estive o delle feste. La biografia di Nori pare inizialmente quella della Adriana di Io la conoscevo bene: trasferitasi da sola a Roma ad appena vent’anni, la giovane donna napoletana è attratta dal glamour del mondo del cinema, frequenta senza poterselo permettere la mitica via Veneto, prende una casa ai Parioli, ma la vita riserva per lei il migliore degli happy end. Nori diviene amica di Fred Buscaglione e di sua moglie, inizia ad essere introdotta in quel mondo che la attrae e, un giorno, duranta una festa davanti a un vassoio di ostriche incontra Sergio Corbucci. Da quel giorno, scrive Nori, i due sono sempre stati insieme fino alla morte di lui, avvenuta trentuno anni dopo. Nori Corbucci racconta la sua vita e il suo sodalizio con il marito scandendolo in brevi flash dedicati ai tanti amici celebri, Monicelli,Totò,Tonino Cervi,Visconti, la Loren, Mariangela Melato, Laura Betti e molti altri ancora. La Corbucci racconta eventi dai set di suo marito e rievoca episodi vissuti, come il rocambolesco viaggio in treno verso Mosca per il capodanno del 1972 con Antonello Trombadori,Vittorio Caprioli e la sua compagna; le feste natalizie nella villa in Toscana di Claudia Cardinale e Franco Cristaldi negli anni Sessanta; le vacanze in una Costa Smeralda appena scoperta dal bel mondo, ecc. Ma il suo raccontare non è mai esibito, si avverte dietro le parole di Nori un senso di gioia nel ricordare un passato in cui è stata felice, con un marito che ha amato e con il quale è stata bene, con la semplicità di chi ammette di avere avuto fortuna, una fortuna che l’autrice, attraverso il narrare, vuole in qualche modo condividere con il lettore. 400.000 dollari, senza contare il denaro che le derivava dai diritti di vendita di tutto il merchandising prodotto a suo nome… insomma ad appena sette anni la bambina prodigio del cinema americano degli anni Trenta guadagnava una cifra non inferiore al cachet delle grandi star adulte che costellavano il ricco firmamento hollywoodiano. Questi compensi, come fa notare Baggioli (padre di Dick Fulmine, il primo supereroe autarchico del fumetto italiano), “sono guadagnati più che bene” dal momento che un film come Piccola stella fruttò alla Fox ben otto milioni di dollari. Nata nel 1929, Shirley iniziò la carriera cinematografica a solo quattro anni, interpretando ben dieci film tra il 1933 e il 1936, anno di questa pubblicazione realizzata per un pubblico italiano non ancora privato del cinema americano e incondizionato ammiratore di “riccioli d’oro” (“Cara Shirley”, scrive un bambino di Roma alla piccola diva, “nun ne perdo nemmanco uno dei tuoi film!”). In questa piccola rarità troverete la biografia (necessariamente breve…) dell’attrice, una dettagliata descrizione della sua già cospicua filmografia e soprattutto tanti aneddoti sulla sua vita privata di bambina, la scuola, le bambole, i litigi con i fratellini, sul suo rapporto con i grandi divi (più grandi di lei solo per età sottolinea il Baggioli) come Douglas Fairbanks, che lasciò una dedica sul diario di Shirley, e l’incantevole Simone Simon, che le regalò una bambola. Pare, ci dice l’autore del volumetto, che addirittura Clark Gable avesse fra i suoi più grandi desideri quello di girare un film al suo fianco! Con sconcerto e indignazione poi, l’autore racconta come un giornale americano avesse osato insinuare che la Temple non fosse altro che una nana di quarant’anni o, fatto ancor più grave, come la bimba avesse ricevuto svariate minacce di morte tanto da dover vivere in una villa blindata e con il costante controllo di poliziotti che, per non turbare la sua fresca ingenuità, si dovevano camuffare da giardinieri, autisti o... aiuto registi. Non manca infine una rapida carrellata sugli attori bambini nostrani, come Franco Brambilla (Aldebaran) e Mirandina Garavaglia (voce italiana della Temple). LA RIVISTA DEL MESE Mario Soldati Milano, Il Castoro, 2006, 174 pagg., euro 11,90 Il “castorino” dedicato a Mario Soldati esce in occasione del centenario della sua nascita ed ha il pregio di essere la prima monografia unitaria dedicata interamente a questo autore. Precede di poco, infatti, un altro volume a cura di Emiliano Morreale. Il volume di Malavasi si configura come uno studio critico completo sul cinema di Mario Soldati, il cui percorso è stato spesso controverso, dalle prime collaborazioni con Camerini, al coinvolgimento con la televisione italiana a partire dalla fine degli anni ‘50. l’intento di Malavasi, dichiarato fin dal principio, è quello di rovesciare la prospettiva critica che ha sempre caratterizzato negativamente Soldati all’interno del panorama del cinema italiano, cercando di superare i luoghi comuni e le resistenze dovute alla discontinuità qualitativa della sua produzione. In quest’ottica si pone, per esempio, l’analisi del cortometraggio Chi è dio?, L’INTROVABILE DEL MESE. RARITÀ DALLA BIBLIOTECA DEL MUSEO Nickelodeon Quadrimestrale Vincenzo Baggioli Shirley Temple: la reginetta del cinema Firenze, Nerbini, 1936, 24 pagine Shirley, la “reginetta”, all’epoca di questa pubblicazione interpretava quattro film all’anno per un guadagno netto di circa Il CEC (Centro Espressioni Cinematografiche), associazione culturale udinese nata nel 1973, ha raggiunto negli ultimi anni una visibilità internazionale grazie al Far East Film Festival, impedibile appuntamento annuale per chiunque ami il cinema dell’Estremo Oriente, e alla rassegna-convegno de Lo sguardo dei maestri. Dallo scorso anno si occupa anche della gestione del Visionario, un complesso cinematografico nel centro di Udine per molti versi all’avanguardia, sede di una mutlisala, di un bookshop e di un ampio spazio espositivo. Da questi segnali di crescita e rinnovamento non poteva restare immune Nickelodeon, lo storico organo ufficiale dell’associazione, ormai giunto al 25° anno di pubblicazioni: con il n. 117 la testata diretta dall’infaticabile Giorgio Placereani si trasforma completamente nella veste grafica e nei contenuti, e diventa un’autentica rivista specializzata, con una redazione giovane e competente, aperta all’approfondimento come all’attualità, arricchita dagli interventi di vecchi e nuovi amici del CEC (nel primo numero della nuova serie ci sono le firme di Paolo Mereghetti e Tatti Sanguineti). La novità più interessante è il rafforzamento della sezione saggistica, con ampi approfondimenti legati ai convegni e alle retrospettive organizzate dal CEC. Apre la serie dei dossier un ricco speciale dedicato a Orson Welles, al centro dell’ultima recente edizione dello Sguardo dei maestri: la sezione comprende tra l’altro una lunga e divertente testimonianza di Audrey Stainton, segretaria di Welles, circa il progetto incompiuto del Don Quixote.Tra gli altri contributi extra-dossier ci sembra meritorio l’affettuoso ricordo del critico Ugo Casiraghi, scomparso a Gorizia nel gennaio di quest’anno. A questi interventi fanno corredo rubriche più brevi, dedicate alle forme brevi come il videoclip o lo spot pubblicitario, al documentario, alla didattica del cinema, alle ultime uscite editoriali sia di libri che di DVD. IL DVD DEL MESE Valerio Zurlini The Valerio Zurlini Box Set: Estate violenta, La ragazza con la valigia 1959- 1961 [edizione 1992], 103’ - 121’, b/n NoShame Films, 2006 Si è sempre molto attenti a quali cult vengono pubblicati in DVD sul mercato italiano, ma si presta meno attenzione ai titoli italiani che sono prodotti per la distribuzione straniera. Questa edizione speciale in due DVD dedicata a Valerio Zurlini è pensata proprio per il mercato internazionale, corredata di un libretto in lingua inglese con note sui film e sull’autore, con una filmografia e con note biografiche su Zurlini stesso, su Claudia Cardinale, su Jacques Perrin, su Jean-Louis Trintignant, su Mario Nascimbene e su Mario Serandrei. La copia de La ragazza con la valigia è in un’ottima versione restaurata, disponibile anche con audio in inglese e con sottotitoli sia inglesi sia francesi. Estate violenta ha solo l’audio in italiano e la possibilità di scegliere sottotitoli in inglese. Per entrambi i film la visione è introdotta dal rispettivo aiuto regista di Zurlini cui segue poi un’intervista dello stesso. Florestano Vancini per Estate violenta e Piero Schivazappa per La ragazza con la valigia. Altri interventi sono di Riccardo Pazzaglia, Eleonora Giorgi e Giuliano Montaldo, e di Piero De Bernardi, Bruno Torri e Mario Gallo. Il pregio di questo cofanetto è insito nel valore dei due film, nel farci scoprire o riscoprire il talento di un autore come Zurlini, troppo a lungo lasciato in secondo piano dalla critica cinematografica. Inoltre va menzionata la neonata casa di produzione di questo Dvd, la NoShame Films che, con sede a Roma e a Los Angeles, ha una missione molto particolare, quella di diffondere e valorizzare la conoscenza del cinema italiano classico e di genere. 11 n.39 22-06-2006 10:17 Pagina 12 Il Calendario dei Filmappuntamentiluglio SABATO 1 E DOMENICA 2 LUGLIO DOMENICA 9 LUGLIO h. 16.30/18.30/20.30/22.30 Le mele di Adamo di A.T. Jensen h. 16.30 War and Peace di A.Patwardhan (India 2001,148’, v.o.sott.it.) h. 16.30 The Blank Generation di A. Poe (Usa 1976, 55’, v.o. sott.it.) (Danimarca 2005, 94’) SABATO 15 LUGLIO ° h. 20.30 A Very Very Silent Film di M. Jha (India 2002, 5’) segue segue h. 18.00 Foreigner di A. Poe (Usa 1978, 77’, v.o.) Matrubhoomi - A Nation Without Women di M. Jha (India 2003, 98’, v.o. sott.it.) LUNEDÌ 3 LUGLIO h. 16.30 Diario di una schizofrenica di N. Risi (I 1968, 109’) h. 20.30 Permanent Vacation di J. Jarmush (Usa 1980, 75’, v.o. sott.it.) h. 22.30 Shwaas di S. Sawant (India 2003, 107’, v.o. sott.it.) h. 18.30 La fossa dei serpenti di A. Litvak (Usa 1948, 108’, v.o. sott.it.) LUNEDÌ 10 LUGLIO segue h. 16.30 Forsaken Land di V. Jayasundara (Sri Lanka/F 2005, 107’, Connected di Z. Chinde (India 2001, 15’) h. 22.00 Poison di T. Haynes (Usa 1991, 85’, v.o. sott.it.) segue h. 20.30 Raghu Romeo di R. Kapoor (India 2003, 90’, v.o. sott.it.) * Al termine della proiezione incontro con il regista Rajat Kapoor Black Box di Scott e Beth B. (Usa 1979, 10’, v.o.) v.o. sott.it.) The Manhattan Love Suicides di R. Kern (Usa 1985, 30’, v.o.) DOMENICA 16 LUGLIO ° h. 16.30 Permanent Vacation di J. Jarmush (Usa 1980, 75’, v.o. sott.it.) h. 19.00 Monday + Backstage di S. Catania (I 2006, 10’+20’) ° h. 18.00 Poison di T. Haynes (Usa 1991, 85’, v.o. sott.it.) MARTEDÌ 4 LUGLIO h. 20.15 Dweepa – L’isola di G.Kasaravalli (India 2002,132’, v.o.sott.it.) segue h. 16.30 Amu di S. Bose (India 2004, 102’, v.o. sott.it.) h. 22.30 Chameli di S. Mishra (India 2005, 105’, v.o. sott.it.) h. 20.15 Shadows di J. Cassavetes (Usa 1959, 87’, v.o. sott.it.) MARTEDÌ 11 LUGLIO h. 22.30 The Connection di S. Clarke (Usa 1962, 110’, v.o.) h. 18.30 Little Terrorist di A. Kumar (India/Gb 2004, 15’, v.o. sott.it) segue Arimpara di M. Nair (India/J 2003, 90’, v.o. sott.it.) h. 20.30 Forsaken Land di V. Jayasundara (Sri Lanka/F 2005, 107’, segue The Manhattan Love Suicides di R. Kern (Usa 1985, 30’, v.o.) Pull My Daisy di R. Frank (Usa 1959, 30’, v.o.) h. 16.00 Dweepa – L’isola di G.Kasaravalli (India 2002,132’, v.o.sott.it.) h. 18.30 Shwaas di S. Sawant (India 2003, 107’, v.o. sott.it.) LUNEDÌ 17 LUGLIO h. 22.30 The Bypass di A. Kumar (India 2003, 16’) h. 20.30 Cattiva di C. Lizzani (I 1991, 98’) h. 16.30/18.00/19.30 Adisa o la storia dei mille anni di M.D. segue h. 22.15 Dietro la porta chiusa di F. Lang (Usa 1948, 98’, v.o. sott.it.) v.o.sott.it.) Split Wide Open di D. Benegal (India 1999, 100’, v.o. sott.it.) D’Orzi (I 2004, 80’) h. 21.30 – Sala Uno Maciste di V. Denizot e L. R. Borgnetto (I 1915, 60’) ° h. 21.00 Terrifying Girls’ High School di N. Suzuki (J 1973, 88’, v.o. MERCOLEDÌ 5 LUGLIO Accompagnamento musicale dal vivo composto ed eseguito h. 16.00 Raghu Romeo di R. Kapoor (India 2003, 90’, v.o. sott.it.) dai Perturbazione h. 22.30 Girl Boss Guerrilla di N.Suzuki (J 1972, 84’, v.o. sott.it.) * h. 18.10 The Bypass di A. Kumar (India 2003, 16’) MERCOLEDÌ 12 LUGLIO MARTEDÌ 18 LUGLIO segue h. 16.30 Girl Boss Guerrilla di N. Suzuki (J 1972, 84’, v.o. sott.it.) * h. 16.30/18.00/19.30/21.00/22.30 segue sott.it.) * Connected di Z. Chinde (India 2001, 15’) Split Wide Open di D. Benegal (India 1999, 100’, v.o. sott.it.) h. 20.30 Acque silenziose di S. Sumar (Pakistan/F 2003, 99’, h. 18.00 Terrifying Girls’ High School di N. Suzuki (J 1973, 88’, v.o. Adisa o la storia dei mille anni di M.D. D’Orzi (I 2004, 80’) sott.it.) * v.o. sott.it.) h. 22.30 Amu di S. Bose (India 2004, 102’, v.o. sott.it.) h. 20.30 I restauri dei film di Antonello Branca ° GIOVEDÌ 6 LUGLIO GIOVEDÌ 13 LUGLIO ° DA MERCOLEDÌ 19 A VENERDÌ 21 LUGLIO 16.30/20.30 La casa dei 1000 corpi di R. Zombie (Usa 2003, 88’) 18.15/22.15 La casa del diavolo di R. Zombie (Usa 2005, 101’) h. 21.00 – Sala Uno Nosferatu il vampiro di F.W. Murnau (G 1921, 106’, h. 16.15 Shadows di J. Cassavetes (Usa 1959, 87’, v.o. sott.it.) v.o. sott.it.) * segue Pull My Daisy di R. Frank (Usa 1959, 30’, v.o.) Accompagnamento musicale dal vivo scritto ed eseguito h. 18.30 The Connection di S. Clarke (Usa 1962, 110’, v.o.) dai Supershock h. 20.30 Trash di P. Morrissey (Usa 1970, 110’, v.o. sott.it.) DA SABATO 22 E LUNEDÌ 24 LUGLIO 16.30/18.30/20.30/22.30 Una cosa chiamata felicità di B. Slama (RC/G 2005, 100’) h. 22.30 Blow Job di A.Warhol (Usa 1963, 35’, v.o. sott.it.) segue VENERDÌ 7 LUGLIO h. 16.30 Acque silenziose di S.Sumar (Pakistan/F 2003,99’, v.o.sott.it.) segue Flaming Creatures di J. Smith (Usa 1963, 45’, v.o.) * ingresso euro 2,50 Film Magazin of the Arts di J. Mekas (Usa 1963, v.o.) ° ingresso libero h. 18.30 Mr. & Mrs. Iyer di A. Sen (India 2002, 120’, v.o. sott.it.) h. 20.45 War and Peace di A.Patwardhan (India 2001, 148’, v.o.sott.it) VENERDÌ 14 LUGLIO ° h. 16.15 Trash di P. Morrissey (Usa 1970, 110’, v.o. sott.it.) SABATO 8 LUGLIO h. 16.15 Chameli di S. Mishra (India 2003, 105’, v.o. sott.it.) segue Flaming Creatures di J. Smith (Usa 1963, 45’, v.o.) h. 18.15 Little Terrorist di A. Kumar (India/Gb 2004, 15’, v.o. sott.it.) segue Film Magazin of the Arts di J. Mekas (Usa 1963, v.o.) segue h. 20.30 The Foreigner di A. Poe (Usa 1978, 77’, v.o.) Arimpara di M. Nair (India/Giappone 2003, 90’, v.o. sott.it.) h. 20.15 Mr. & Mrs. Iyer di A. Sen (India 2002, 120’, v.o. sott.it.) h. 22.00 The Blank Generation di A. Poe (Usa 1976, 55’, v.o.) h. 22.30 A Very Very Silent Film di M. Jha (India 2002, 5’) segue segue IL CINEMA MASSIMO h. 18.15 Blow Job di A.Warhol (Usa 1963, 35’, v.o. sott.it.) CHIUDE PER FERIE DAL 25 LUGLIO AL 24 AGOSTO COMPRESO Black Box di Scott e Beth B. (Usa 1979, 10’, v.o.) Matrubhoomi - A Nation Without Women di M. Jha (India 2003, 98’, v.o. sott.it.) Gli Eventi del Mese Info INAUGURAZIONE «OFF BOLLYWOOD» MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA Giovedì 3 luglio, h. 20.30 Sala Tre – Ingresso euro 2,50 NOSFERATU + SUPERSHOCK Giovedì 6 luglio, h. 21.00 Sala Uno – Ingresso euro 2,50 CULT! Mercoledì 12 luglio, h. 16.30 Lunedì 17 luglio, h. 21.00 Sala Tre – Ingresso euro 2,50 I RESTAURI DEI FILM DI ANTONELLO BRANCA Mercoledì 12 luglio, h. 20.30 Sala Tre – Ingresso libero PERTURBAZIONE VS. MACISTE Martedì 11 luglio, h. 21.30 Sala Uno – Ingresso libero Mole Antonelliana Via Montebello 20,Torino - Tel 011.81.38.560-1 mar.mer.gio.ven.dom. 9.00 - 20.00 sab. 9.00 - 23.00, lun. chiuso intero euro 5,20 / ridotto euro 4,20 gratuito per Abbonamento Musei, Torino Card 48/72 ore e bambini fino a 10 anni Week-end al Museo Visite guidate senza prenotazione Tutti i sabati, ore 15.00 visita guidata alle collezioni permanenti; ore 17.00 visita guidata alla mostra temporanea. Tutte le domeniche ore 16.00 visita guidata alle collezioni permanenti; euro 7,30 a persona, riduzione per bambini. Le iscrizioni sono aperte 15 minuti prima della partenza della visita, fino ad esaurimento posti (max. 30 persone per gruppo). Durata visita: ca. 1h 30’ Visite guidate su prenotazione Gruppi (max 25 pers.): Visita in italiano: euro 80,00 + biglietto di ingresso Visita guidata in inglese, francese, tedesco e spagnolo: euro 96,00 + biglietto di ingresso Prenotazione: Tel. 011.8138564/565 Orario: mar.-gio.: 9.00 - 16.30, lun. e ven.: 9.00 - 14.00 Museo + Ascensore Panoramico Intero euro 6,80 / ridotto euro 5,20 Gratuito per Torino Card 48/72 ore e bambini fino a 10 anni. CINEMA MASSIMO Via Verdi 18 - Torino - Tel. 011 81.38.574 Sale 1 e 2 Intero euro 6,50 Ridotto Aiace, CineFreeCard, militari, under 18 e studenti universitari euro 4,50 Anziani over 60 euro 3,00 Volete ricevere via mail o per posta informazioni e inviti alle serate organizzate dal Museo Nazionale del Cinema? Compilate questo modulo e consegnatelo alla cassa del Cinema Massimo oppure speditelo a Museo Nazionale del Cinema – Programmazione, via Montebello 15, 10124 Torino. Nome e cognome: Data e firma: Età e professione: BIBLIOTECA Via San Pietro in Vincoli 28 - Torino Tel. 011 81.38.590-591-592 Fax 011 52.14.784 [email protected] Orari di apertura: lun./ven. 9.00 - 13.00 mar./gio. 9.00 - 13.00, 13.30 - 17.30 mer. chiuso MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA Fondazione Maria Adriana Prolo Archivi di cinema, fotografia ed immagine Via Montebello 15 - 10124 Torino Tel. 011 81.38.511 - Fax 011 83.94.747 [email protected] Io sottoscritto, estensore della presente richiesta, dichiaro di prendere atto dell’informativa fornitami dalla Fondazione ai sensi dell’art.10 della Legge 675/1996 ed acconsento liberamente, ai fini e per gli effetti di quanto previsto dall’art.11,comma 1° della Legge 675/1996 al trattamento dei dati forniti alla Fondazione,alla comunicazione e diffusione degli stessi ai sensi ed effetti di quanto disposto dall’art.20 della Legge 675/1996, per lo svolgimento di tutte le operazioni connesse alla preparazione e spedizione del programma. Dichiaro altresì di essere a conoscenza dei diritti riconosciutomi dall’art.13 della Legge 675/1996. Indirizzo (via, città, provincia, c.a.p.): E-mail: Sala 3 Intero euro 5,00 Ridotto Aiace, CineFreeCard, militari, under 18 e studenti universitari (spett. serali) euro 3,50 Anziani over 60 e studenti universitari (spett. pomeridiani) euro 2,50 abbonamento sale 1 e 2 (5 ingr.) euro 20,00 abbonamento sala 3 (10 ingr.) euro 30,00