Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma
Anno XVI • n.2 • aprile/maggio/giugno 2005
Il Chimico Italiano
Periodico di informazione
dei Chimici d’Italia
n.
2
d i PAT R I Z I A A N G E L U C C I
FONDO INTEGRATIVO
DEL S.S.N.
PROFESSIONISTI
er fronteggiare la difficile situazione nella
quale si trova oggi il Servizio Sanitario
Nazionale e offrire ai professionisti una
risposta concreta e propositiva al problema
sanitario, IL CONSIGLIO NAZIONALE DEI
P
CHIMICI offre (grazie a IMFONDO) la possibilità di aderire al Fondo Integrativo del
S.S.N. Professionisti: il primo Fondo
Sanitario Integrativo del S.S.N. realizzato
insieme alla Reale Mutua Assicurazioni che,
grazie all'esperienza acquisita negli anni in
questo settore, è diventata il principale
punto di riferimento nazionale in materia
assistenziale. Il Fondo Integrativo del
S.S.N. Professionisti, a differenza delle tradizionali polizze assicurative è una vera e
propria cassa di assistenza a carattere
mutualistico e non a scopo di lucro. E’ proprio il concetto di mutualità a permettere agli
associati al Fondo di pagare quote annue
assolutamente incomparabili con le somme
pagate per una polizza assicurativa tradizionale e di godere al contempo dei benefici di
una completa copertura sanitaria.
È opportuno ricordare che quanto offerto
dal Fondo Integrativo del S.S.N. Professionisti non è comparabile con una tradizionale polizza assicurativa sanitaria individuale e presenta modalità operative estremamente più semplici:
ASSICURAZIONE TRADIZIONALE
FONDO INTEGRATIVO DEL S.S.N. PROFESSIONISTI
Copre solo l'assicurato
Copre tutto il nucleo familiare (coniuge o convivente,
figli fiscalmente a carico, genitori residenti in famiglia)
Accetta tutti, non esclude nessuno
Si sceglie i clienti attraverso visite preventive escludendo
le patologie gravi e per limiti di età
Ha una durata prestabilita dal contratto (di solito 10 anni)
L’assicuratore può disdettare il singolo
a fronte di una patologia grave
La polizza si modula a seconda dell’età dell’assicurato
È possibile uscire ogni anno non pagando l'annualità futura
Per legge il FONDO non può escludere il singolo
aderente anche a fronte di patologie gravi
I soci sono tutti uguali
Quanto ai contenuti – il FONDO prevede due distinte possibilità di copertura riferite a tutto il nucleo famigliare del socio con costi incomparabili rispetto al mercato:
OPZIONE
COPERTURA
COSTO ANNO/NUCLEO
Grandi Interventi
Ricoveri
Ricoveri per interventi di Alta Chirurgia (secondo la tabella OMS)
Qualsiasi tipo di ricovero
€ 200
€ 400
Per completezza espositiva, si allega alla presente una “scheda” riassuntiva delle due opzioni su indicate.
OPZIONE GRANDI INTERVENTI
GARANZIE
MASSIMALI
Ricoveri per interventi di Alta Chirurgia (secondo la tabella)
Indennità sostitutiva del rimborso
€ 260.000 - per anno e per nucleo familiare
€ 130 - per pernottamento – max 100 anno/persona
SCOPERTI E FRANCHIGIE
Franchigia di € 500
Scoperto 20% (minimo di € 1.500) per evento
Strutture sanitarie e medici convenzionati
Strutture sanitarie e/o medici non convenzionati
OPZIONE RICOVERI
GARANZIE
MASSIMALI
Qualsiasi tipo di Ricovero (compresi i Grandi Interventi)
Indennità sostitutiva del rimborso
€ 260.000 - per anno e per nucleo familiare
€ 130 - per pernottamento – max 100 anno/persona
SCOPERTI E FRANCHIGIE - (per prestazioni di ricovero diverse dai Grandi Interventi)
Strutture sanitarie e medici convenzionati
Strutture sanitarie e/o medici non convenzionati
franchigia di € 1.500 per ogni sinistro
Scoperto 35% (minimo di € 2.500) per evento con
un massimo indennizzo € 10.000 per sinistro
PRESTAZIONI EXTRARICOVERO
Durante e nei 90 giorni precedenti e 120 successivi al ricovero o all’intervento chirurgico, per: visite specialistiche, accertamenti diagnostici ed esami
di laboratorio (compresi i relativi onorari medici), assistenza medica, ostetrica ed infermieristica; terapie, trattamenti fisioterapici e riabilitativi, medicinali,onorari dell’équipe che effettua l’intervento chirurgico, materiale di intervento (comprese le endoprotesi); diritti di sala operatoria, rette di
degenza, assistenza infermieristica resa necessaria dalla non autosufficienza dell’Assicurato in conseguenza di intervento chirurgico, infortunio, ictus
cerebrale o infarto cardiaco, trattamenti fisioterapici e rieducativi resi necessari da infortunio, da ictus cerebrale, da infarto cardiaco, dell’intervento
chirurgico, trattamenti di malattie oncologiche entro 180 giorni.
Anno XVI • n.2 • aprile/maggio/giugno 2005
Il Chimico
Italiano
Bimestrale di informazioni giuridiche, economiche, professionali e
tecniche dei Chimici d’Italia
sommario
In copertina: “Il Verso del Colore” di E. Finzi (n. a Venezia 1931)
Olio su tela - Galleria Meeting Mestre
n.
2
»EDITORIALE
• Le professioni fra riforma e tagli dei corsi di laurea
2
»DAL C.N.C.
• Commemorazione di Papa Giovanni II
• Riflessione di un chimico
• Riscossione contributo 2005 al Consiglio Nazionale
• Gli scandali che scandali sarebbero se a loro volta non fossero scandalosi?
3
3
4
5
»DAGLI ORDINI
• Eladir: rielaborazione dei principi del nuovo diritto. Riqualificazione
del diritto sostanziale rispetto a quello procedurale (4 e ultima parte)
a
6
»DAGLI ISCRITTI
Spedizione in abb. postale
Art. 2, comma 20/C - legge 662/96
Filiale di Roma
Editore
CONSIGLIO NAZIONALE DEI CHIMICI
Direzione, redazione e amministrazione
P.zza S. Bernardo, 106 - 00187 Roma
Tel. 06.47883819 - Fax 06.47885904
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ARMANDO ZINGALES
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ANTONIO RIBEZZO
Redazione
GIANCARLO GATTI - ELIO RAMBALDI
GIOVANNI ABBATE - CARLO BRESCIANI
ELIO CALABRESE - SERGIO FACCHETTI
FERNANDO MAURIZI
DOMENICO MENCARELLI - FRANCO TAU
• Dove la mettiamo la CO2?
• Opinioni sulle “polveri sottili”
• La chimica e la scuola
• Influenza della variazione di alcuni parametri sulla produzione
di piastrelle ceramiche
• Il Paradosso di Fermat (1 parte)
• Un interessante colloquio con il Dr. Sandro Sandrini
a
9
10
11
12
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23
»DALL’UNIVERSITÀ
• Gli elementi del Reame di Napoli (2
• Il Giardino dei Veleni
a
e ultima parte)
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29
»FECS
• The Role of Chemistry in the Environment: our choice, our life
32
»RESOCONTO CONVEGNI
• Seminario “Ambiente e salute” a Portonovo di Ancona
»NOTIZIE DALL’EUROPA
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36
"Gli articoli e le note firmate esprimono soltanto
l'opinione dell'Autore e non impegnano il Consiglio
Nazionale dei Chimici né il Comitato di Redazione (CdR).
L'accettazione per la stampa dei contributi originali di interesse scientifico e professionale nel campo della chimica è
subordinato all'approvazione del CdR, previa revisione di
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pubblicato nel Bollettino raccoglie gli atti ufficiali del
Consiglio Nazionale dei Chimici".
Coordinamento editoriale e stampa
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n. 0032 del 18 gennaio 1990
ASSOCIATO ALL’USPI
UNIONE STAMPA
PERIODICA ITALIANA
Ai sensi dell’art. 10 della Legge n. 675/1996, informiamo i lettori che i loro dati sono conservati nel nostro archivio informatico e saranno utilizzati da
questa redazione e da enti e società esterne collegati solo per l’invio della rivista “IL CHIMICO ITALIANO” e di materiale promozionale relativo alla
professione di chimico. Informiamo inoltre che, ai sensi dell’art. 13 della succitata Legge, i destinatari di “IL CHIMICO ITALIANO” hanno la facoltà
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2
»EDITORIALE
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
Le professioni fra riforma e
tagli dei corsi di laurea
di ANTONIO RIBEZZO
a più giorni televisione e giornali riportano notizie circa il disegno di legge sulla competitività e l’articolato ivi contenuto relativo alla riforma delle professioni.
La bozza , di iniziativa del Ministro della Giustizia , inizialmente di 9 articoli , è stata modificata significativamente con il passare dei giorni. Il 28 febbraio, infatti, il Ministro Castelli ha variato l’articolato originario sua sponte implementando su aspetti
legati al riordino delle professioni e non propriamente su quelli propri della competitività.
Il 1 marzo si è poi tenuto un confronto tra il CUP (Comitato Unitario Permanente degli Ordini professionali ed il Governo sugli
oltre 50 (!) articoli del provvedimento, ed all’assemblea del CUP del giorno dopo, lo stesso Comitato effettuava un’apertura al
Governo sull’opportunità di emanare norme idonee a favorire la competitività nelle professioni, chiedendo nel contempo l’apertura presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri di un tavolo tecnico atto a predisporre un progetto di riforma che,
memore del c.d. decreto La Loggia, tenesse conto dei risultati acquisiti sul decreto legge sulla competitività ma anche sulla proposta del Ministro Castelli oltre che del D.L. Cavallaio-Federici e della proposta c.d. Vietti.
E’ del 12 maggio scorso l’approvazione in Senato di ulteriori variazioni del decreto sulla competitività, che ritorna alla Camera per
l’approvazione definitiva.L’articolo 2 contiene solo 5 commi.Di fatto un articolato residuale che rimanda ancora una volta ad altra
data la riforma vera e propria delle professioni. Rileviamo anche che il Senato ha dato l’ok ad una norma (lettera h dell’art.2) contestata in passato dall’Ordine dei Medici ed altri che introduce il principio che punta ad evitare la discriminazione fra cittadini italiani ed europei circa i requisiti richiesti per l’esercizio di attività commerciali e professionali.Una norma che però rischia di far passare il principio di libera circolazione senza vincoli di Albi, con una discriminazione per gli iscritti agli Ordini professionali.
Intanto anche per i chimici, oltre che per gli architetti,ingegneri,biologi ed altri, si parla di introdurre un tirocinio obbligatorio
post-lauream della durata di un anno prima di esercitare in proprio la professione.
Il provvedimento è attuato con la modifica del DPR n.328 del 2001.
Ciò perché esiste un gap fra la formazione universitaria e l’esercizio della professione. Il tirocinio dovrebbe colmare tale divario.
La novità precedente è cominciata a circolare già dal settembre dell’anno scorso quando il sottosegretario Siliquini informava
Ordini e Stampa circa l’iter riguardante la riforma dell’accesso alle professioni ed il tirocinio post-lauream certificato dall’Ordine.
Sempre nell’ottobre scorso la Corte dei Conti ha rifiutato la registrazione dell’ultimo testo del DL n.509 relativo alla riforma
dell’Università. Ciò per numerose ragioni non ultima l’illegittimità del riconoscimento del titolo di “dottore” per i laureati triennali. La problematica ha acquisito una grande importanza alla luce del riconoscimento delle lauree specialistiche (laurea magistrale) dopo quelle triennali che un titolo dovranno pur assegnare.
D’altra parte la questione ha fatto sin dall’inizio storcere il naso: ricordate i chimici junior e senior?
In ogni caso non sarà “dottore” chi senza l’adeguato percorso e la necessaria ricerca si vedrà proclamare tale per stanchezza e
noia da una commissione di laurea disillusa.
E’ poi del maggio di quest’anno la notizia circa il “taglio” dei corsi di laurea inutili denominata “opera di razionalizzazione” dal
sottosegretraio Siliquini. Ciò perché ci sono corsi di laurea di grande pregio che hanno creato nuove figure professionali ma
anche altri con “etichette accattivanti” ma con poca sostanza. Ovvero offerte di lauree ripetitive e denominazioni fantasiose,
corsi fotocopia,rimessi a nuovo con titoli invitanti, ed alcuni danneggerebbero anche i chimici.
E chi non rispetta gli standard di qualità rischia di perdere anche i finanziamenti. Infine si deve rilevare che, per quanto ci
riguarda, ogni innovazione non potrà che migliorare le professioni e quella del chimico in particolare. Abbiamo bisogno di
scienziati in tutti i settori, dalla sanità all’ambiente, ricordava il collega Prof.Pettinati dell’Università di Camerino che solo recentemente ha ricevuto per la seconda volta un premio quale migliore ricercatore nel campo della chimica inorganica.
Si parla tanto di ambiente e di restauro dei beni culturali. Ebbene per la tutela dell’ambiente e per salvare un libro o un dipinto ci vogliono i chimici. Si parla tanto di salute ma se i chimici, unitamente ad altri, non avessero dato il loro contributo non
saremmo mai arrivati alla scoperta del DNA.
Ritengo che molta responsabilità nella preparazione di un futuro chimico sia della scuola che spinge l’allievo ad un sapere
nozionistico e non lo educa al ragionamento. Ma ritengo anche che la diminuzione di laureati in facoltà scientifiche di cui
tanto si parla, sia un fenomeno generato dalla errata convinzione che con una laurea in matematica piuttosto che in giurisprudenza o in chimica piuttosto che in medicina, si guadagnerà di meno nell’esercizio della relativa professione.
I chimici serviranno sempre per migliorare la salute e per il restauro; basta solo amare questa professione attuale quanto futuristica, come l’amo io e le migliaia di colleghi che conosco.
D
DAL C.N.C.«
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
3
Dalla seduta del Consiglio Nazionale dei Chimici dell’8 e 9 aprile 2005
Commemorazione
di Papa Giovanni Paolo II
l segno che il Papa Giovanni Paolo II
lascia non è soltanto nella storia contemporanea e nelle istituzioni, ma
anche negli individui.
Ognuno ha dentro di sé il proprio personale ricordo. Gran parte della nostra
stessa vita è stata accompagnata dalle
vicende del pontificato di Papa
Giovanni Paolo II, maestro di vita per
tutti gli uomini indistintamente.
Del Papa Giovanni Paolo II ricordiamo la
sua esortazione “Non abbiate paura…”
rivolta ai fedeli, ma anche alle comunità,
alla Europa ed ai singoli uomini perché
nel contemporaneo venissero riaffermati i valori collegati alle radici.
Le radici: non come semplice e sterile
memoria del passato, ma come spinta e
guida nel cambiamento per il progresso
senza rinunciare alla propria identità.
L’esortazione è anche per noi Chimici
che fin dalle origini siamo alla ricerca
delle combinazioni, delle attrazioni e
repulsioni in quella materia che costi-
I
tuisce il nostro ambiente di vita, sostanzia la nostra stessa vita, è il teatro delle
attività, dei sentimenti, del piacere e del
dolore di tutti gli uomini.
“Non avere paura…” nell’applicare l’etica professionale, ricercando la giusta
via della utilità e del profitto, senza trascurare la valorizzazione dell’individuo
e del suo giusto operare.
Al termine di ogni trasformazione della
materia quello che conta è il risultato e
per i risultati saremo valutati.
Il meccanismo di reazione è uno degli
strumenti a nostra disposizione – tutti
da scegliere e utilizzare responsabilmente - perché nelle nostre mani questi strumenti non costituiscano presupposto di
iniqui risultati non soltanto per il committente ma per l’intera collettività.
Le nostre radici si ricollegano a quelle di
ogni uomo di qualunque civiltà, qualunque cultura, qualunque religione e
attingono alla natura stessa dell’uomo:
alacre ricercatore, “faber” cosciente e
responsabile delle proprie scelte.
Il Chimico non deve avere paura di essere sempre e contemporaneamente ricercatore,“faber” cosciente e responsabile.
Ogni volta che si dovesse spegnere una
sola di queste componenti tradiremmo
le nostre radici, la identità della nostra
professione, il nostro stesso essere
uomini giusti tra gli uomini.
Il credente ha in più il sostegno della
fede che lo conduce alla radice delle
radici, gli dà ulteriore certezza, ulteriore
determinazione nelle scelte.
Il Papa Giovanni Paolo II ci ha insegnato
anche questo con la testimonianza
della Sua intera esistenza spesa per la
affermazione dei valori dell’uomo in
una società contemporanea in cui esasperate ideologie e politiche del profitto hanno calpestato e calpestano le
radici comuni di intelligenza e di sentimento, la memoria e l’identità di milioni
di persone.
Riflessione di un chimico
di FRANCO TAU
In questi giorni che ancora risuonano
della celebrazione mediatica del personaggio sfogliando una raccolta di poesie di Papa Wojtyla ho trovato i versi
titolati: " operaio in una fabbrica d'armi".
Questi stessi versi, queste stesse parole
possono esser parafrasate a proposito
dei chimici quali "artefici delle applicazioni chimiche" piuttosto che operai di
una fabbrica d'armi.
Il chimico non influisce sul destino della
terra, non è lui che incomincia la contaminazione ed il degrado.
Allora: egli è con il mondo ed i suoi
simili oppure è contro di essi?
Non sono sue le decisioni, quindi non
ne ha colpa.
Il chimico agisce su segmenti delle produzioni, prepara elementi del degrado,
ma non abbraccia l'insieme, non
abbraccia il destino dell'uomo e della
terra. Potrebbe creare una realtà diversa, una diversa destinazione del proprio
contributo (ma come potrebbe senza
gli stessi segmenti di produzione senza
gli stessi elementi? ).
Il mondo che il chimico contribuisce a
costruire non è buono, eppure non è il
chimico che lo rende cattivo!
Ma questo basta? I chimici possono
accontentarsi della domanda senza
cercare una risposta?
OPERAIO IN UNA FABBRICA D'ARMI (*)
Non influisco sul destino del globo, non son io che incomincio le guerre.
Sono con Te o contro di Te - non lo so.
Non pecco.
E proprio questo mi tormenta: che non influisco, non pecco.
Tornisco minuscole viti e preparo frammenti di devastazione,
e non abbraccio l'insieme, non abbraccio il destino dell'uomo.
Io potrei creare un altro insieme, altro destino (ma come farlo senza frammenti?)
di cui io stesso, come ogni altro uomo,
sarei la causa integra e sacra
che nessuno distrugge con le azioni,
né inganna con le parole.
Il mondo che io creo non è buono
eppure non sono io che lo rendo malvagio!
Ma questo basta?
(*) Da "Karol Wojtyla - Tutte le poesie" edizioni Corriere della Sera, 2005,
pagina 76
4
»DAL C.N.C.
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
Riscossione contributo 2005
al Consiglio Nazionale
Il presente avviso, pubblicato sul bollettino ufficiale del Consiglio Nazionale dei Chimici e sul sito www.chi mici.it costituisce notifica agli iscritti a sensi di legge.
I
l Consiglio Nazionale ha avviato le procedure per la riscossione del contributo dovuto dagli iscritti.
Nel prossimo mese di settembre perverrà agli iscritti l’avviso
di riscossione con scadenza 20 ottobre 2005.
L’importo da versare per il 2005 è di 50,00 Euro, comprensivo di diritti di segreteria e rimborsi spese di esazione. Per i
pagamenti effettuati dopo il 20 ottobre 2005 è dovuta, in
aggiunta,la penale per ritardato pagamento,pari a 10,00 Euro.
Chi non è in regola con i pagamenti per gli anni precedenti
riceverà un bollettino comprensivo dei contributi non pagati e delle penalità per ritardato pagamento.
Il pagamento può avvenire secondo una delle seguenti
modalità:
1. VERSAMENTO SU CC POSTALE MEDIANTE BOLLETTINO
PREMARCATO ALLEGATO ALL’AVVISO DI PAGAMENTO.
2. VERSAMENTO IN CC POSTALE COMPILANDO UN BOLLETTINO IN BIANCO: (CCP n. 42064022 – Consiglio
Nazionale dei Chimici, Roma)
3. Pagamento con CARTA DI CREDITO (Salvo Buon Fine)
inviando al CNC, anche mediante FAX il modulo di addebito
allegato all’avviso di pagamento, ovvero inserendo i propri
dati nel modulo scaricabile anche dal sito www.chimici.it
4. Versamento o BONIFICO (anche telematico) su:
a. CC bancario del CNC presso la Banca Nazionale del
Lavoro, Agenzia Bissolati, via Bissolati, 2 – Roma
(CIN: N; ABI: 01005; CAB: 03200; cc: 000000048431)
b. ovvero sul Conto Bancoposta sopra indicato (CIN: R; ABI:
07601; CAB: 03200; CC 000042064022).
Al momento del pagamento bisogna aver cura di rendere
certa l’identificazione dell’iscritto (attraverso i suoi dati anagrafici, oltre al codice iscritto riportato sopra l’indirizzo nell’avviso di riscossione ed il codice fiscale) e l’anno di riferimento (contributo 2005)
Raccomandiamo a tutti la puntualità nell’adempimento: l’attività del Consiglio Nazionale dipende dalla disposnibilità
delle risorse necessarie.
Per informazioni sul tributo e possibile rivolgersi al Consiglio
Nazionale dei Chimici: responsabile del procedimento è la
signora Bruna Peri, Capo Ufficio Segreteria del CNC.
Ai sensi dell’art. 7 L. 7.7.2000 n. 212 avverso il presente Atto è
possibile proporre istanza di riesame al Consiglio Nazionale
dei Chimici entro 30 giorni dalla notifica.
»NOVITÀ
cravatta e foulard in seta
con la tavola periodica
degli elementi
Dal prossimo mese di settembre saranno disponibili le cravatte e i foulards di cui abbiamo dato notizia su questa rivista. Saranno distribuite nel corso del 10th EuCheMS-DCE International Conference on
Chemistry and the Environment The Role of Chemistry in the Environment: our choise, our life. Research,
Education and Professional, del 9° Congresso italiano della Divisione di Chimica dell’Ambiente e dei Beni
Culturali della Società Chimica Italiana e del 13° Congresso dei Chimici italiani che si svolgeranno a
Rimini dal 4 al 9 settembre 2005.
Chi ne ha già fatto richiesta le riceverà a mezzo posta.
Per effettuare gli ordini inviare una e.mail a: [email protected]
Il prezzo è di 15,00 € cad. + spese di spedizione.
I colori disponibili sono pubblicati sul sito www.chimici.it
DAL C.N.C.«
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
Gli scandali che scandali
sarebbero se a loro volta
non fossero scandalosi?
di FRANCO TAU
no scandalo è un fatto contrario
alle leggi della morale e del decoro, sentito e valutato su un piano differente dalla razionalità e dalle leggi civili: cioè un fatto che colpisce la sensibilità e sconvolge la coscienza comune.
Le cronache di fine maggio si sono occupate della revoca da parte della suprema
Corte USA della sentenza del 2002 di
condanna della società di revisione
bilanci Arthur Andersen, riconosciuta
allora colpevole di avere distrutto la
documentazione posseduta riguardante la Enron di cui controllava i bilanci.
Il caso Enron è noto come uno dei più
colossali crack finanziari della storia
che hanno danneggiato – tra l’altro –
migliaia di risparmiatori. La distruzione
di documenti era stata giudicata ostruzionismo alla Giustizia.
Secondo le notizie riportate dalla stampa i giudici della Suprema Corte USA
hanno ora sentenziato affermando “il
diritto del cittadino a proteggersi davanti a intrusioni eccessive dello stato”.
Inoltre persuadere uno o più dipendenti a non fornire informazioni (anche
distruggendo materiale documentario)
non costituisce necessariamente un
reato di ostruzionismo alla Giustizia”.
Nel 2003 la stampa aveva anche riportato la notizia che sull’onda dello scandalo Enron la American Bar Association
- corrispondente al nostro Ordine degli
avvocati - aveva modificato il proprio
codice etico introducendo per i legali
di impresa la deroga dal vincolo del
segreto professionale.
Fin qui la cronaca, ma dove sta l’aspetto scandaloso, lo sconvolgimento della
coscienza ed il contrasto con la legge
della morale?
U
» Sta nei fatti
Una società di revisione è una impresa pri-
vata che ha liberamente scelto come “missione” quella di certificare, cioè attestare
presso terzi e presso il pubblico, situazioni
da esse controllate. Si tratta quindi di attività di fatto “pubbliche”, anche se non in
senso strettamente giuridico. La distruzione di documenti allo scopo di impedire a
organi pubblici di fare luce su situazioni e
fatti è contraria alla missione e certamente fa cadere la credibilità dello stesso ente
certificatore ( come in effetti è successo
alla Arthur Andersen).
» Sta nel modo
Dalla stampa si apprende che la società
di revisione avrebbe persuaso i propri
dipendenti a distruggere documenti
rilevanti per le indagini della Giustizia.
Ma allora questi enti di certificazione
sono strutturati e gestiti come una
qualsiasi azienda privata, in modo tale
che la “decisione” di un qualsiasi vertice
può condizionare l’operato complessivo dell’ente, che pure si è dato una funzione “pubblica”.
Il passo è breve per ritenere che le certificazioni possano essere di “comodo”,
contrattabili tra cliente e ente certificatore secondo le convenienze del mercato e del profitto, senza che all’interno
o all’esterno del sistema vi sia alcuna
moderazione.
» Sta nella sentenza
Sempre secondo le notizie stampa la
Suprema Corte avrebbe riconosciuto la
legittimità del comportamento della
Andersen in difesa dell’intrusione
eccessiva dello Stato.
La sentenza andrebbe conosciuta nella
completezza ed i giudici sicuramente
hanno deciso secondo le leggi e secondo razionalità.
Ciò non toglie che la delegittimazione
della Pubblica Amministrazione alla veri-
fica è perversa là dove non si tratta di
fatti strettamente personali, ma azioni
che hanno notevole impatto – e non
solo economico – sulla collettività i cui
interessi devono essere tutelati e non
tanto e in quanto previsto dalle leggi,ma
per quel diritto primario da cui discendono le leggi della morale e del decoro.
» Sta negli effetti
,
Data la eco mondiale della vicenda
Enron, che abbiamo visto specchiarsi in
altre analoghe vicende di dimensioni più
o meno grandi, la sentenza della suprema Corte USA può avere conseguenze
devastanti nella opinione pubblica.
Innanzitutto è in grado di minare la credibilità delle Istituzioni Pubbliche che
applicando razionalmente le leggi di
fatto contraddicono gli interessi concreti della collettività e vengono meno
alle leggi della morale e del decoro.
Il riconoscimento della legittimità della
eliminazione di documenti sottraendoli all Giustizia per proteggere falsificazioni e malversazioni suona ai più
come una resa di fronte alle manovre
finanziarie più disinvolte e dannose.
Tutto ciò forse non è utile nemmeno
alla finanza ed al capitale che ha di
recente adottato i ritornelli dell’”etica
di impresa” e della “finanza etica” che
occhieggiano da manifesti e articoli nel
tentativo di accattivarsi un pubblico
sempre più scettico e frastornato.
Eticità per giunta certificata da chi?
Dagli enti di certificazione che operano
non soltanto al di fuori ma contro ogni
controllo pubblico.
Al cittadino resta soltanto la libertà di
scandalizzarsi per i comportamenti
scandalosi di chi – individui e istituzioni – dovrebbe usare la ragione e le
leggi per far rispettare anche la morale
ed il decoro comune?
5
6
»DAGLI ORDINI
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
Eladir: rielaborazione dei
principi del nuovo diritto.
Riqualificazione del diritto
sostanziale rispetto a quello
procedurale
di MAURIZIO CERCHIARA
Consulente Legale dell’Ordine di Roma
N
el precedente scritto ci eravamo
soffermati sul secondo dei principi fondamentali da noi da tempo individuati, cioe’ quello della riqualificazione del diritto sostanziale rispetto a
quello procedurale.
La volta scorsa avevamo già espresso le
nostre opinioni in ordine alla questione, per la verità tra le più esponibili alla
mal comprensione.
Il diritto processuale deve esistere e
deve forgiare le controversie, ma deve
essere semplice e non provocare
numerosi e troppi casi di denegata pronuncia sostanziale.
Abbiamo affermato e lo ripetiamo che
dare giustizia significa non soltanto
accogliere una delle richieste più importanti della nostra società moderna, ma
soddisfare una insopprimibile esigenza
dell’uomo ad ottenere giustizia.
Se si vuole edificare un nuovo diritto,
un diritto che finalmente restituisca
l’uomo al centro della società, non si
può non tenere conto di questa esigenza che alberga nel profondo dell’anima e che non patisce di essere esclusa dal pianeta giustizia.
Il guaio è che l’intero sistema è costruito su aspetti scientifici, non sempre
funzionanti, e l’aspetto umano viene
sempre di meno sentito.
In questo contesto in cui l’organizzazione è molto carente, si perpetrano le
peggiori ingiustizie. Giudici troppo
carichi di lavoro, uffici ripieni di fascicoli, udienze sovraffollate, difensori supe-
rimpegnati a svolgere attività adempimentali che condizionano pesantemente l’organizzazione della difesa,
alto costo delle cause, tutto concorre a
non soddisfare l’esigenza di giustizia.
Si potrebbe obiettare al riguardo che
non tutti coltivano tale nobile esigenza. Ed infatti, le cancellerie sono piene
di cause in cui un soggetto instaura i
giudizi o si difende per guadagnare
tempo, per resistere comunque alla
giusta azione della controparte pur
sapendo di aver torto marcio.
Ma tale aspetto non cambia i termini
della questione.
La sete di giustizia è un fatto se solo si
è in grado di volerla vedere, e non c’è, al
contempo, nulla di male ad ammettere
che nell’anima alberghino anche impulsi non elevati.
Un sano ordinamento però non può
essere costruito su comportamenti di
convenienza,peraltro istigati dal sistema.
Il sistema fa di tutto per favorire chi deve
difendersi in diritto piuttosto che chi
deve provare i fatti su cui si fonda l’azione promossa, così come facilità la difesa
del debitore rispetto al creditore, se non
altro per i lunghi tempi di giustizia.
Il processo così collegato ad aspetti
scientifici e tecnici non è affatto un
male, poichè il processo è un fatto tecnico, il problema è che l’aspetto tecnico è
diventato più importante dell’aspetto
umano, troppo più importante, così più
importante da essere stato capace di
prendere il posto dell’elemento umano.
4a e
ultima parte
Che è quasi esclusivamente sparito.
Questo aspetto sarà ripreso nel corso
del discorso. Altro aspetto importante
che è collegato a profili tecnici, riguarda l’eccessiva durata dei processi stessi.
In effetti, la lunghezza dei processi é
causata, in parte, da aspetti procedurali eliminabili.
Ma se l’aspetto procedurale viene affrontato con una normativa specifica che li
ridimensiona, il problema della durata
eccessiva delle cause, può essere ben
ridimansionato, se non proprio risolto.
Come avevamo accennato nel precedente scritto, se si ristruttura l’intera
procedura civile sulla base del principio
che soltanto gli atti processuali di una
obiettiva importanza debbono essere
posti in essere davanti al Giudice, gli
altri possono essere gestiti direttamente dagli avvocati, il processo è destinato a durare molto meno.
Il tema è affascinante e per la verità la
nostra associazione (L’Alegit: l’Associazione Legistica Italiana) l’ha avanzata
come proposta.
Il nuovo sistema dovrebbe essere tuttavia oggettivamente bene studiato
poichè potrebbe prestarsi a interessate
speculazioni.
Certo è che soltanto sollevare le cancellerie da numerosi obblighi è già un
grande traguardo; ma tutto il sistema
sarebbe liberato da una serie di attività
non importanti, che possono essere
svolte dai difensori delle parti senza
congestionare gli uffici giudiziari.
DAGLI ORDINI«
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
» Rielaborazione dei
principi del nuovo diritto.
Ancora sulla
distinzione tra norme
precettive e norme
programmatiche
Nel tornare sull’argomento, rimandiamo
a quanto dedotto nei precedenti scritti.
Alcune osservazioni agli stessi, aiutano
sempre a comprendere meglio la realtà
di idee che ci circonda ed è per questo
che è opportuno riflettere ancora. Si
afferma, a ragione, che le norme programmatiche non sono altro che la
rispondenza di un intento del legislatore, che come tale, non può essere semplicemente eliminato, perche’ risponderebbe ad una ineliminabile fase dell’approccio dello stesso all’operare legistico.
Ed effettivamente tale asserzione corrisponde a verità. Nell’alveo in cui le
norme sono forgiate, infatti, non si può
negare al legislatore di essere mosso
da tali intenti e scopi che mirano magari solo alla consacrazione di un concetto, di una idea, di un obiettivo umano,
anche se al contempo lo stesso è consapevole che tali scopi possano avere
una difficile attuazione.
Ma il problema non è costituito da questo impulso del legislatore, che anzi è da
elogiare, poichè tende comunque alla
affermazione di un principio nonostante la sua difficile traduzione nelle pratica
effettiva del diritto.
Il problema è che su tale principio si
costruisce una realtà di affidamenti che
nuoce alla evoluzione del diritto. Il problema è che tale principio viene soltanto
enunciato e non applicato, mentre altri
principi vengono enunciati e applicati.
Il problema è che si lascia un ingente
margine di operatività che consente al
giudice costituzionale di penetrare nei
meandri che riguardano gli effetti
applicativi delle norme fondamentali:
ampio margine di operatività che opera
laddove è più difficile operare e cioè
nelle effettive intenzioni del legislatore.
Si potrà obiettare che generalmente è
molto facile individuare una norma programmatica rispetto ad una norma precettiva, poichè in genere le prime concernono tutti principi generali, facilmente affermabili, difficilmente tutelabili .
Ma la realtà è che entrambi i tipi di
norme appartengono ad uno stesso
insieme rinvenibile nel principio della
legalità e nell’applicazione della stessa.
Nella norma considerata programmatica si afferma comunque un principio, e
perciònon si puònon tutelare il soggetto che lo vorrebbe rivendicare quando
quest’ultimo lo vorrebbe effettivamente applicato.
Ma quando si afferma che un principio
è solo astratto non si dice la purà verità
poichè esso solo in parte puòesserlo
effettivamente. Questo in quantochè il
principio non è tutelabile in generale
nella sua forma astratta, mentre è tutelabile nella sua forma concreta.
Si prenda per esempio, il diritto al lavoro. Tale diritto che concerne un principio, che è un principio cardine del
nostro ordinamento giuridico, tanto
che è contenuto nell’art. 1 della
Costituzione, non è direttamente tutelabile ovvero è solo astrattamente tutelabile. In altri termini, anche se la
Repubblica Italiana è fondata sul lavoro
la tutela del principio non puòspingersi fino al punto di obbligare un soggetto a dar lavoro un altro. Ciò nonostante,
il principio del diritto del lavoro consacrato dalla nostra Costituzione è tutelabile nella sua forma concreta, allorchè
per esempio, il lavoratore viene licenziato non per giusta causa.
Ed allora si ritorna al punto di partenza:
la norma programmatica se è una realtà, almeno parzialmente umana, è una
finzione giuridica, utilizzabile per distorcere il contenuto di una norma dal
suo aspetto concreto.
Qual’è per il legislatore la maniera
migliore per forgiare una norma i cui
aspetti applicativi potrebbero essere
problematici? Non esiste una soluzione
per tutte le stagioni.
Intanto il legislatore potrebbe esprimere nella norma stessa, ovvero nei lavori
preparatori, che la consacrazione è
posta in essere nonostante la difficoltà
di applicazione. Questo perònon risolverebbe il problema
Inoltre il legislatore dovrebbe essere
chiaro nel senso di attribuire alla
norma comunque il carattere dell’applicatività concreta.
In altri termini, se si indica che la disposizione ha un contenuto programmatico,
questa indicazione va accompagnata,
da un altrettanto cosciente intento del
legislatore di perseguire nonostante tali
obiettive difficoltà di realizzazione, l’applicazione del principio contenuto nella
norma nella sua forma concreta.
Infine, il giudice costituzionale deve
operare ad interpretare solo quanto il
legislatore ha individuato come aspetto effettivamente e parzialmente programmatico della norma.
Ma è evidente che anche in questo
caso, il giudice dovrebbe operare per
rendere il piu’ possibile estesa la tutela
effettiva del principio.
A queste considerazioni di carattere e
di taglio discorsivo contenute negli
articoli che si riferiscono alla questione
delle norme programmatiche e precettive della Costituzione, seguiranno considerazioni ed argomentazioni con
contenuto più propriamente giuridico.
In quest’ultime si cercherà comunque
di presentare le questioni in maniera
tale da farle comprendere anche alle
persone che non hanno dimestichezza
con la materia giuridica.
» Riqualificazione del
diritto privato rispetto a
quello pubblivo
Nei precedenti articoli avevamo individuato una serie di principi fondamentali sulla base dei quali edificare un nuovo
diritto, un diritto che finalmente restituisca l’uomo al centro della società.
In parallelo con il percorso di pensiero
dell’insigne filosofo del diritto, Giuseppe Capograssi, avevamo potuto esprimerci nel senso che il diritto è in crisi
perchè l’uomo è in crisi rispetto ad una
società che sempre piu’lo ridimensiona
e ridimensiona la sua esperienza.
Cosicchè tutti i problemi diretti della
vita sociale, che prima erano di privata
competenza dell’individuo, diventano
di giurisdizione dello Stato.
Il primo principio che abbiamo visto è
quello della “Riqualificazione dei principi fondamentali della Costituzione”.
Il secondo è quello della riqualificazione del diritto sostanziale rispetto a
quello procedurale.
Il terzo è la riqualificazione del diritto
privato rispetto a quello pubblico.
Questo terzo principio è l’oggetto del
presente articolo.
Secondo gli ordinari percorsi di una
7
8
»DAGLI ORDINI
"teoria generale del diritto" il diritto privato, cioè l'insieme di quegli interessi
particolari dei singoli e dei gruppi, in
primo luogo delle famiglie, si è sviluppato e si è organizzato prima ancora
che si formasse una comunità statale.
A quest'ultima fanno capo gli interessi
della generalità ed essa realizza attraverso le norme di diritto pubblico.
Lo Stato, invece, almeno nel senso che
noi attribuiamo questa parola è una
forma di aggregazione degli interessi
umani che risale ad epoche relativamente vicine, suppergiù, al secolo
diciottesimo.
Fu in quel periodo che si concepìil termine "Stato di diritto" che significa che
i pubblici poteri sottopongono a
norme giuridiche la propria condotta e
attività ed assicurano il rispetto e l'attuazione delle prerogative attribuite ai
cittadini.
Viceversa, gli istituti fondamentali del
diritto privato - la famiglia, l'eredità, il
contratto, la proprietà, la responsabilità
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
- hanno invece una storia molto piùantica della comunità statale. Questi istituti di diritto privato che si rinvengono
tutti nel diritto romano, sono più antichi dello Stato e continuarono a servire
i bisogni degli uomini ed a svilupparsi e
mantennero la loro coerenza anche
quando le strutture e l'organizzazione
dello Stato conoscevano radicali mutamenti e vivevano nel segno della precarietà e della instabilità.
Ed in effetti, in ordine alla distribuzione
e all'esercizio dei pubblici poteri si può
pensare alla radicale diversità tra uno
Stato il cui potere è accentrato al vertice e ad uno che lascia larghi spazi alle
minori comunità, fra uno Stato che
riconosce peso prevalente alla burocrazia ed uno,viceversa,che favorisce una
diffusa partecipazione popolare, tra
uno Stato che consente ai privati di
intraprendere liberamente una attività
economica e un altro che condiziona e
penalizza tutte queste attività.
Oggi i presupposti tradizionali dello
Stato Moderno sembrerebbero interessati da un lungo processo di modificazione per l’importanza sempre maggiore che assumono le organizzazioni
sovranazionali, specialmente nel
campo delle attività economiche.
Il discorso che stiamo svolgendo e che
è stato ripreso dalla moderna dottrina
giuridica, presuppone la distinzione tra
diritto privato e diritto pubblico, nello
svolgimento storico del diritto e nel
diritto positivo attuale.
I confini tra i due settori mutano a
seconda dei tempi e dei luoghi, ma il
diritto privato non solo non scompare
ma trova molto spazio anche in ordinamenti inclini a rimetterere allo Stato
ampie zone di intervento.
La distinzione delle due categorie riposa sulla natura degli interessi che la
norma vuole perseguire: interessi
generali le norme di diritto pubblico,
interessi particolari le norme di diritto
privato. Il tema sarà approfondito nel
prossimo scritto.
Software gratuito per la valutazione
di shelf-life di prodotti ittici
Il programma SSSP è stato sviluppato per facilitare l'utilizzo
dotti ittici, nonchè moduli di comparazione tra i risultati pre-
di modelli matematici predittivi per la shelf-life di alcuni pro-
detti da SSSP ed i risultati ottenuti dagli utenti. In più, è pre-
dotti ittici (salmone, gamberetti, etc.) in atmosfera modifica-
sente un modello specifico per la crescita simultanea di L.
ta, oltre che per la costruzione di curve predittive per la cre-
monocytogenes e batteri degradativi in salmone affumicato
scita di batteri degradativi e patogeni nelle stesse tipologie
refrigerato.
d'alimento.
Il software SSSP è disponibile oggi nelle seguenti lingue:
Una funzione interessante è per esempio il calcolo delle
inglese, danese, cinese semplificato e tradizionale, olandese,
quantità di anidride carbonica all'equilibrio in prodotti ittici
francese, tedesco, italiano, spagnolo e vietnamita. Ogni sog-
confezionati in atmosfera modificata attiva.
getto interessato può scaricare gratuitamente il programma
Il software è una versione significativamente estesa del pro-
dal sito www.dfu.min.dk/micro/sssp previo inserimento
gramma Seafood Spoilage Predictor (SSP), datato 1999.
dei suoi dati. E' inoltre in funzione una pagina che ospita un
Rispetto al precedente, SSSP include diversi modelli per la
forum di discussione per tutti gli utenti, al fine di scambiarsi
predizione della crescita microbica e della shelf-life nei pro-
opinioni e suggerimenti.
DAGLI ISCRITTI«
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
Dove mettiamo la CO2?
di DOMENICO MENCARELLI
D
erivo da un’interessante articolo,
seppure non recente,alcune interessanti note che reputo attuali, e che
riporto con alcune mie considerazioni
e commenti tenuto anche conto delle
priorità individuate dal Commissario
all’Energia della Comunità europea
Andris Piebalgs che saranno riportate
nel prossimo numero del giornale.
La nostra a società è sempre più affamata di energia. Si ricorre, talora indiscriminatamente, a carbone, petrolio, legno,
gas naturale, materiali recuperati dai
rifiuti. Combustibili naturali prevalentemente costituiti da carbonio, e quindi
produttori di CO2. L’unico combustibile
che non forma tale gas è l’idrogeno, per
la cui produzione necessita più energia
di quanta non se né possa poi ottenere
bruciando l’idrogeno stesso.La CO2 prodotta per combustione non veniva un
tempo considerata un inquinante, ma
piuttosto una molecola naturale, considerato il suo utilizzo nella fotosintesi. La
dissennata deforestazione da un lato, e
la sconsiderata combustione di quantità
sempre più massiccia di combustibili
fossili dall’altro, hanno introdotto un
grave squilibrio.Ne consegue che la CO2
prodotta viene solo parzialmente assorbita dalla natura; il resto contribuisce al
ben noto “effetto serra”.
Ne consegue la necessità di reperire siti
congrui per questo gas, almeno finché
non si saranno individuate fonti energetiche diverse dalle attuali. Allo stato dell’arte si po’ affermare che esistono due
modi per evitare l’immissione in atmosfera della CO2 di origine antropica:
1. l’iniezione in profondità (sotterranea
o sottomarina);
2. il fissaggio chimico su minerali.
» Iniezione in profondità
E’ stata valutata la iniezione nei giacimenti di petrolio, oppure entro falde
acquifere profonde. Nel Mare del Nord,
un consorzio di importanti industrie
petrolifere mondiali ha iniziato, a partire dall’ottobre ’96, a iniettare CO2 dentro una falda acquifera, posta alla profondità di 300 metri tra il giacimento
metanifero di Sleipner ed il fondale
marino. Sono già stati pompati alcuni
milioni di tonnellate di CO2, ed il
Consorzio (denominato SACS, cioè
Saline Aquifer CO2 Storage) ha in programma di incrementare questa attività, mediante la individuazione mirata
di altri punti di iniezione. Ovviamente
questa ambiziosa iniziativa ha comportato il coinvolgimento di industrie
petrolifere ed energetiche anche nelle
aree del Nord America e del Pacifico.
Un’ulteriore possibilità già intravista è
l’iniezione marina a grande profondità:
risalendo in superficie, la CO2 tenderebbe in gran parte a disciogliersi.
Questo progetto conta ovviamente
sull’immenso volume degli oceani, teoricamente in grado di assorbire la CO2
senza difficoltà, seppure, a mio parere,
con conseguenze per l’ecosistema
maino nei punti di immissione.
Un’ulteriore proposta,non priva di interesse, prevede l’utilizzo, come “discariche di CO2” delle vecchie miniere
abbandonate, con particolare riferimento a quelle di carbone, tenuto
conto che la CO2 è più pesante dell’aria, per cui non occorrerebbero particolari misure di contenimento. Al di là dell’interesse legato a questa iniziativa,
non si potrà comunque prescindere
dalle inevitabili conseguenze, quali in
particolare l’obbligo di dotazione di
autorespiratori per l’accesso a questi
siti di stoccaggio. Lo sviluppo futuro di
questi progetti, considerati gli alti costi
attuali, decisamente elevati, dipende
pertanto dalla disponibilità di tecnologie a basso costo per concentrare questo gas, in modo che divenga più economico comprimerlo e trasportarlo. Il
consorzio utilizza un processo, ampiamente consolidato, di assorbimento su
soluzioni di ammine.
Altri processi di assorbimento attualmente in fase avanzata, sono basati su
materiali inorganici porosi, con costi
superiori anche ai 20 dollari per ogni
tonnellata di CO2 estratta. La produzione di CO2 in forma concentrata può
anche essere integrata nel ciclo di combustione, come nel processo SETS
(Sorbent Energy Transfer System), ove il
combustibile fossile, anziché essere
direttamente bruciato, viene fatto reagire con ossidi metallici in un letto fluidizzato. Gli ossidi vengono ridotti a
metalli, che poi vengono ossidati in
aria, producendo energia termica. La
fase di ossidazione del metallo non
produce CO2; questa viene prodotta
invece nel primo reattore, da dove esce
una miscela contenente il 33% di CO2
ed il 67% di vapor acqueo.
» Fissaggio chimico
Considerate le enormi quantità di CO2
immagazzinate in natura sotto forma
di rocce calcaree,.la sua fissazione sotto
forma di sali di calcio o di magnesio
non dovrebbe comportare apprezzabili variazioni negli ecosistemi.
Un processo di fissaggio interessante,
semplice e di costo contenuto, prevede
che la CO2 sia compressa fino a raggiungere la fase supercritica, e quindi
fatta reagire con una sospensione in
acqua di olivina (un silicato di magnesio, presente in molte rocce naturali),con una reazione a 185°C, e sotto
una pressione parziale di CO2 di 115
atm. In 24 ore l’olivina viene trasformata in carbonato di magnesio e silice,
con una resa intorno al 90% .
E’ stato sviluppato un ulteriore processo
di fissazione chimica, che prevede una
prima fase di trattamento del silicato di
magnesio naturale (olivina o serpentino) con acido cloridrico. Si forma una
soluzione di cloruro di magnesio, convertito successivamente a idrossido di
magnesio per recuperare l’acido cloridrico (che si ricicla nel processo).
L’idrossido in fase solida viene fatto reagire con l’anidride carbonica, a 50 atm.
di pressione e con tempi di contatto di
circa 30 minuti. Come nel processo
sopra descritto il prodotto finale è il carbonato di magnesio in forma solida e
stabile, con silice come sottoprodotto.
» Recupero di CO2 con
membrane a fibre cave
Processi a membrana sono già da
tempo utilizzati, per il recupero della
CO2, da diversi processi industriali.
Sono risultate brillanti le membrane a
9
10
»DAGLI ISCRITTI
fibre cave sviluppate dalla ditta israeliana Carbon Membrane, ottenute dalla
carbonizzazione di fibre cave di cellulosa naturale, mediante uno speciale processo pirolitico in atmosfera di gas inerte. Esse consentono una selettività
doppia rispetto a quella delle membrane standard.
Il processo prevede il passaggio della
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
corrente gassosa all’esterno delle fibre;
la CO2 diffonde preferenzialmente
verso l’interno, grazie alla differenza
nelle pressioni parziali dei gas presenti
dai due lati della fibra.
Un primo esperimento di utilizzazione
industriale è stato realzzato presso una
ditta produttrice di bevande gassate,
che intendeva recuperare la CO2 pro-
dotta nel processo di fermentazione. È
stato impiegato un modulo a fibre cave
con superficie di 4 metri quadrati, alla
pressione di 6 bar ed alla temperatura
di 60°C. Si è ottenuto un incremento
della concentrazione di CO2 dal 68% al
95%, con un recupero del 60%.
»DAGLI ISCRITTI
Opinioni sulle “polveri sottili”
di ALBERTO GIRELLI
Informazioni, finora scarse, sulle relazioni tra qualità dei combustibili, processi di combustione e impatto
delle emissioni delle cosiddette “polveri sottili”, sono presenti e documentate in recenti pubblicazioni. I
risultati qui riportati sfatano alcune accreditate opinioni su cause ed effetti del particolato fine e ultrafine.
A
lla domanda generica se tra i combustibili inquini di più il metano, il
gasolio o il carbone, la risposta non può
né deve essere altrettanto generica.
Infatti dipende da “quale inquinante” si
considera,oltre che dalla quantità emessa. Ovviamente, occorre anche considerare il singolo inquinante in relazione al
suo effetto sulla salute e sull’ambiente.
Tra gli inquinanti contenuti nei gas di
scarico prodotti dalle combustioni negli
impianti termici - dalle grandi centrali
termoelettriche alle caldaie per il riscaldamento domestico - da tempo sono
all’attenzione degli igienisti le cosiddette “polveri sottili”, materiale solido carbonioso le cui dimensioni sono dell’ordine del micron (PM10 e PM2).
Ora, è quasi lapalissiano che i gas della
combustione del carbone siano più
“polverosi” di quelli dei combustibili
liquidi (gasolio e olio combustibile) e
ancor più di quelli gassosi (metano,
GPL); meno noto è che - come sta scritto in [1] - i gas di combustione del metano, quasi privi di polveri grossolane,
sono ricchi di polveri sottili (Tabella 1).
E’ ben vero che, come mostra la tabella,
la quantità assoluta emessa di polveri è
assai minore per il metano che per gli
altri combustibili considerati, tuttavia
dati dell’ENEL sembrano smentire
quella specie di leggenda metropolita-
Tab. 1 - Distribuzione delle dimensioni del particolato nei gas di combustione
(adattato da [1]).
Carbone: 800 mg/Nm3
(componenti principali C, silicati di Al, ossidi di metalli): >10 µm c.a 75%, 2,5-10 µm 30%,
rimanente <2,5 µm (inalabili).
Oli minerali: 200 mg/Nm3
(componenti principali C, ossidi di metalli): >10 c.a 40%, 2,5-10 25%, rimanente<2,5 (inalabili).
Gas naturale: 5 mg/Nm3
(componente principale C): >10 0%, 2,5-10 c.a 5%, rimanente<2,5 (inalabili).
na, secondo la quale alimentando con
metano i mezzi di trasporto pubblici
delle nostre città, la qualità dell’aria
respirata dai cittadini sarebbe assai più
salubre. E’ qui opportuno rammentare
che le combustioni nelle centrali ENEL
possono differire alquanto da quelle
nelle caldaie per uso civile e ancor più
(nei casi di combustibili idrocarburici)
nei motori a scoppio e diesel.
La relazione citata si riferisce ovviamente all’effetto dei diversi tipi di combustibili, bruciati nelle condizioni esistenti mediamente nelle centrali termoelettriche. Altri recenti studi hanno
raccolto i risultati del confronto tra particolato (numero e dimensioni delle
particelle) emesso da grandi motori
diesel (per veicoli pesanti, heavy duty)
da una parte, i motori stessi e la qualità
dei carburanti dall’altra [2]. Infine, rielaborando risultati di sperimentazioni in
Italia (sulla qualità dell’aria nella città di
Milano) si è sottolineata la rilevanza
delle emissioni delle caldaie rispetto a
quella del’autotrazione, nella stagione
invernale [3]. Un’ampia rassegna sul
tema del particolato fine e ultrafine da
processi di combustione comprende oltre ai fondamenti chimico-fisici della
formazione delle particelle delle diverse dimensioni - anche l’aspetto igienico-sanitario del più ampio problema
delle relazioni tra qualità dell’aria e
qualità della vita [4].
[1] Gennaro De Michele: Comunicazione presentata
alla International Conference on clean coal
technology for our future, Chia Laguna, CA, 2123 ottobre 2002.
[2] D.E. Hall et al.: CONCAWE Report n. 01/51, CONCAWE, Bruxelles, Jan. 2004.
[3] Enrico De Vita: Auto, S. Lazzaro di Savena, nov.
2003, 88.
[4] Antonio D’Alessio et al.: Chimica e Industria, 87,
n.1, 34 (2005).
DAGLI ISCRITTI«
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
La chimica e la scuola
di DANIELA SANTORO - Commissione Pari Opportunità del Consiglio Nazionale dei Chimci - A.I.C.
uò oscillare tra l’inutile e l’indispensabile la frase di apertura con cui si
afferma che la scuola vive totalmente il
periodo di incertezze ed approssimazioni che coinvolge la società: anche nella
scuola ci si confronta tra l’aspetto formativo sociale e l’aspetto formativo cognitivo ed al momento il primo sembra aver
quasi prevalso il secondo.
La chimica, come molte altre materie
scientifiche,sta subendo questa progressiva depauperizzazione in quanto non
riesce a mostrare la sua profonda capacità di sviluppare il percorso logico deduttivo ad un assemblea di riceventi poco
inclini a voler ragionare non più di tanto.
La riforma Moratti si inserisce in questo
problematico contesto ed avendo
preso nota in maniera massiccia ed
aspecifica di alcuni risultati quali alto
indice di abbandono scolastico, test di
ingresso alle facoltà scientifiche che
mostrano il maggior numero di errori
nelle risposte ai quesiti di chimica, statistiche che ci pongono a livelli culturali sempre più in basso, ha tirato molto
sommariamente le più arruffonate conclusioni: si elimina questa disciplina
che porta in media allo studente più
preoccupazioni che soddisfazioni.
Tutto secondo una logica che fa prevalere la quantità piuttosto che la qualità:
in realtà si valuta la facilità di approccio
di una disciplina, la semplicità di realizzazione, l’impegno e la partecipazione
allo studio da parte dello studente ed
al momento attuale della scuola pubblica la chimica dal confronto con altre
discipline ne esce sconfitta. perché?
quali sono le nostre concorrenti e quali
le loro armi di vittoria?
Un analisi degli ascoltatori ci presenta
uno studente medio che ha:
- tra i 14/18 anni
- con molti interessi extrascolastici;
- affascinato ed affascinabile da “grandi
miti” resi tali non per consapevole ed
obiettiva valutazione del loro operato, ma piuttosto per il modo con cui
gli sono stati presentati;
- una passiva volontà di apprendimento tradotta in “quello che mi dicono di
studiare, lo faccio il meno possibile”;
- un convinto assertore del 6 scaccia
P
guai il minimo per non avere nelle
orecchie una famiglia blaterante.
La chimica per contro è una disciplina
che prevede applicazione continua e
costante e pretende uno studio sistematico e continuativo che mal si coordina
con le esigenze di vita dello studente:
infatti al contrario ad esempio scienze
biologiche, che in molte tipologie di istituti si traduce nello studio dell’anatomia
e di poca fisiologia, può permettere uno
studio massiccio prima di una prova di
verifica, in quanto nel suo apprendimento predomina l’aspetto conoscitivo piuttosto che la competenza e la capacità di
creare un ragionamento. Tradotto in soldini: imparo a memoria tot pagine
rispondo al test becco il 6.
Il fascino di affrontare un quesito problematico e quindi applicare le leggi
per dedurre la logica e consequenziale
risposta? Ad altri l’ardua risposta.
Anche le istituzioni scolastiche nella
loro autonomia hanno sicuramente
contribuito all’oscuro male della chimica: la mancanza di laboratori o comunque la difficoltà nell’attrezzarli sistematicamente perché i reagenti costano,
non sono riciclabili, ci sono problemi
per lo smaltimento dei rifiuti, etc.
Ed i docenti? La professione di docente
non è di quelle che stimolano e che
offrono la progressione in carriera, perché l’Istituzione ”Scuola” non contempla un avanzamento di grado fondato
sul riconoscimento dei meriti professionali. Il meraviglioso riconoscimento e la
valutazione del lavoro svolto dalle(i)
docenti proviene quasi esclusivamente
dai risultati conseguiti con gli alunni
come educatrici(-tori) piuttosto che
come professioniste(i).
E’, per parafrasare Leibnitz, una classe di
monadi autonomamente organizzate
e, ad eccezione di alcuni, poco disponibili a creare piccoli centri di scambio
culturale che, oggi più che mai, sarebbero necessari per affrontare il problema della cacciata dalla scuola della chimica ma soprattutto di noi docenti.
Ad esempio diversificare i contenuti
della materia a seconda del pubblico è
un primo passo fondamentale: è inutile
a mio avviso spiegare l’uso delle moli in
un istituto d’arte, ma è più utile spiegare alcuni aspetti di farmaci e droghe, il
perché degli addensanti negli appretti
per stirare i vestiti, il perché di alcune
procedure nel tingere in casa con coloreria i panni, etc.: conquistare l’ascoltatore con gli esempi di vita quotidiana e
tradendo, ahimè, Galilei semplificare o
addirittura abbandonare il piacevole
linguaggio matematico con cui si esprimono le scienze.
Ho la netta sensazione che questa riflessione sia giunta ormai troppo tardi e
nella classista realizzazione della scuola
Moratti si perde l’opportunità di essere
alla pari con le altre discipline che
mostrandosi più accattivanti (non c’è
matematica in una lezione di scienze
dell’alimentazione che ti parla di carboidrati, non c’è la necessità di conoscere la
formula chimica dello zucchero, la sua
chiralità e quant’altro il buon Fisher
trovò in trent’anni di studio), conquistano la simpatia di questa superficiale
prima gioventù, che posticipa a poi, altre
scelte più consapevolizzanti.
La riforma Moratti sbaglia, ma quanto
l’abbiamo aiutata nello sbagliare?
Un’idea che non dev’essere una utopia,
è l’azione sinergica tra i rappresentanti
del mondo chimico: una maggiore disponibilità del mondo del laboratorio
creerebbe la possibilità di affrontare
tematiche attuali senza dover far assumere il pesante costo delle attrezzature
alla scuola, ma soprattutto non ci indurrebbe ad affermare che siamo davvero
soli e che rischiamo di affondare.
I docenti di chimica nella scuola sono
in numero minore rispetto ai docenti di
molte altre classi di concorso, quindi il
loro peso statistico è certamente minore e ciò avvantaggia chi, al governo, è
alla ricerca di metodi di risparmio sulle
spese statali, senza pregiudicare l’empatia collettiva ed il consenso generale
politico. Non è perciò detto che la riforma Moratti sia l’unica nostra nemica;
ricordiamoci dell’accorpamento delle
classi di concorso subito nel 1997 e grazie al quale molte superficialità sono
state prodotte in maniera irreversibile e
dei corsi-concorso di riconversione
professionale.
11
12
»DAGLI ISCRITTI
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
Influenza della variazione
di alcuni parametri sulla
produzione di
piastrelle ceramiche
di LUIGI COCCONI
» Riassunto
Molte proprietà meccaniche, chimicofisiche, caratteristiche, comportamentali delle piastrelle crude e cotte sono
influenzate dall’aumento o diminuzione: del grado di macinazione dell’impasto argilloso, dell’umidità % dell’atomizzato (o polveri), della pressione specifica di pressatura, dell’età dello stampo alle presse. Un esame di questa
influenza rivela come il valore numerico che compete ad alcune di queste
proprietà cresca al crescere (e viceversa
cali al calare) di certi parametri, ma cali
al crescere (e viceversa cresca al calare)
di altri. Affiancando la conoscenza di
questi effetti, raffrontati tra di loro, all’esame dei valori sperimentali di variabili
e proprietà (oggetto di controllo quotidiano in una fabbrica di piastrelle), si
riesce a capire il perchè di certe variazioni produttive occasionali. Ciò consente
di sapere su quali fattori agire, per riportare le proprietà entro limiti di accettazione prefissati o a livelli ottimali.
» 1 - Premessa
Una sufficiente esperienza contratta
nel controllo di produzione, di qualità,
permette al tecnico ceramico di comprendere sempre (e quasi immediatamente) la causa di anomalie riscontrate, il perché dell’insorgere di variazioni
nelle proprietà chimico-fisiche, meccaniche, comportamentali delle piastrelle. E del pari gli permette di sapere
come correggere le variabili che
influenzano queste proprietà, al fine di
ottimizzare la produzione stessa.
Negli anni 1986 – 1991 le Facoltà di
Chimica delle Università di Modena e
Valencia e due ditte emiliane si sono
indirizzate ad un esame (qualitativo e
quantitativo) dell’influenza delle variabili sull’andamento delle proprietà del
prodotto ceramico.
Gli studi (1)(2)(3)(4) portano il nome dei
docenti universitari e tecnici d’industria italiani G.C. Pellacani,T. Manfredini,
P. Pozzi, G.P. Schiavina, A. Brusa, A.
Bresciani e spagnoli J.E. Enrique
Navarro, J.L. Amoros Alvaro, A. Blasco
Fuentes, A. Escardino Benlloch, V.
Beltran, E. Ramos Marquez, F. Negre.
Sia variabili che proprietà sono oggetto
di indagine, nel controllo quotidiano di
produzione.
Tralasceremo nella nostra trattazione
di occuparci dell’influenza delle proprietà sui difetti delle piastrelle crude e
cotte; per l’argomento rimandiamo ad
altre fonti : (1), (6), (7), (8), (9), (10), (11) .
Le conclusioni che vedremo valgono in
genere, in misura maggiore o minore,
per tutti i tipi di piastrelle ceramiche.
Le piastrelle sono definibili anche,
come fanno le norme europee e mondiali EN ISO, in nove gruppi, sulla base
di due soli parametri: il metodo di formatura (pressatura o estrusione) e la
porosità aperta, determinata dall’assorbimento % d’acqua (5).
Prendiamo in considerazione in particolare prodotti quali la ”monoporosa”
(chiara o rossa, con assorbimento d’acqua sul 15 %), la ”monocottura” (chiara
o rossa, con assorbimento d’acqua sul 5
%), il grès ceramico (quello studiato in
(4) aveva i seguenti valori: residuo al
setaccio con tela da 63 µm di luce
netta/10000 maglie/cm2 (vedi più
avanti) pari a 0,5% ; pressione specifica
di pressatura sui 41 N/mm2 , cottura a
1210 °C per 55 min ; ritiro in cottura sull’
8%; assorbimento d’acqua sullo 0,1%;
le definizioni sono sulla base di classificazione tecnico-commerciale (5).
» 2 - Influenza dei parametri oggetto dello studio
Nelle Tabelle I, II, III, IV, V riportiamo
alcuni effetti provocati (a parità delle
altre variabili) da: residuo di macinazione cresciuto o calato (cioè grado di
macinazione diminuito o aumentato);
umidità dell’atomizzato (o polveri) cresciuta o calata; pressatura aumentata o
diminuita; età dello stampo alle presse
maggiore o minore.
» 2.1 - Legenda relativa
alle Tabelle
Nelle Tabelle I, II, III, IV, V una lettera tra
parentesi indica una nota, un numero
indica un riferimento bibliografico.
Con il segno (+) a fianco del giudizio
sull’effetto del parametro intendiamo:
convenienza. Non indichiamo segno (+)
accanto a: calibro (che si allarga o si
restringe), ritiro % (che cala o cresce),
assorbimento % (che cala o cresce), in
quanto, per correggere un’anomalia, un
valore che esce dai limiti di accettazione, può essere utile l’andamento in un
senso oppure nell’altro. Ad esempio se
si ha un ritiro % troppo elevato, tale da
portare ad un calibro stretto (non accettato magari dalla direzione aziendale
e/o dall’ufficio di controllo della qualità
del prodotto), un calo di ritiro, con allargamento del calibro, sarebbe da giudicare propizio; viceversa, se il calibro è
troppo largo, conviene crescere il ritiro.
DAGLI ISCRITTI«
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
» 2.2 - Note relative alle
Tabelle
a) Residuo di macinazione % misurato
al vibrosetaccio con tela da 0,063 mm,
ossia 63 µm di luce netta (o apertura
nominale) e 10000 maglie/cm2.
Il setaccio da 63 µm di luce netta è classico ed è sempre riportato nelle tabelle
comparative tra le normative nazionali
dei setacci standard (ad esempio le
norme tedesche DIN 4188, le statunitensi ASTM E 11 o TYLER, le inglesi BS
410, le italiane UNI 2331/2, le francesi
NF X 11-501, AFNOR, salvo variazioni).
Con tela in tessuto ad esempio di rete di
acciaio inox AISI 304 avente diametro
del filo di 0,035 mm, ovvero 35 µm, il
setaccio avrebbe area utile di passaggio
di 43,1%, modulo (interasse) di (63+35
=) 98 µm, pari a 10 mm/0,098 mm = 102
fili/cm, pari quindi a (102x102=) 10412
(circa 10000) maglie/cm2.Qualora la tela
avesse 37 µm di diametro filo, avrebbe
modulo di 100 µm, pari a 100 fili/cm,
pari esattamente a 10000 maglie/cm2 ,
ed area utile di passaggio di 39,7 %.
Sono in uso anche tele in tessuto di
nylon monofilo, in tessuto di bronzo
fosforoso, ecc. ; esistono vari diametri
dei fili, nei cataloghi dei fornitori.
Come si ricava il valore, molto importante, dell’area utile di passaggio? Lo si
ottiene da: (luce netta/modulo)2, poichè
dipende da luce netta e diametro del
filo, i due parametri fondamentali nella
caratterizzazione di una tela. E come
possiamo ricavare il valore dei fili/cm,
cosa non ben spiegata in genere sui
cataloghi dei fornitori di tessuti? Da una
semplice proporzione che possiamo
enunciare così: (luce netta in mm + diametro filo in mm): 1 filo = 10 mm (cioè
1 cm): X, con X = n° dei fili in 1 cm. Ne
consegue: X = (n° dei fili in 1 cm) = 10
mm / (luce netta in mm + diametro filo
in mm) .
Ovviamente si ha poi: (fili/cm)2 =
maglie/cm2.
b) Residuo di macinazione % misurato
al vibrosetaccio con tela in tessuto di
rete di acciaio inox AISI 304 da 42 Ìm di
luce netta, con diametro del filo di 35
µm, area utile di passaggio di 29,8 %,
modulo di (42+35=) 77 µm, pari a 10
mm/0,077 mm = 129,87, circa 130
fili/cm, pari a esatte 16866 (circa 16900)
maglie/cm2. Pure il valore di 16866
maglie/cm2 è classico nelle tabelle
comparative tra le normative nazionali
dei setacci standard, per luce netta
indicata come 45/44 Ìm. La norma
ASTM E 161 permette, per luce di 44
µm, variazioni tra 42 e 46 µm; per luce
di 45 µm, variazioni tra 43 e 47 µm. Se si
volesse una tela esattamente da 16023
(circa 16000) maglie/cm2 occorrerebbe,
con diametro del filo di 33 µm, una tela
da 44 µm di luce netta (area utile di
passaggio pari a 31,0%), oppure, con
tela da 42 µm di apertura, occorrerebbero un diametro del filo di 37 µm, se ci
fosse in commercio, con area di passaggio di 28,3%. Se invece si volesse (tolleranze ed approssimazioni a parte) una
tela esattamente da 16437 maglie/cm2,
con la 42 µm occorrerebbe un filo di
diametro di 36 µm, se in commercio
(29,0% per l’area di passaggio), o con il
classico filo da 35 µm di diametro, una
tela da 43 µm di luce netta ed area utile
di passaggio pari a 30,4%. I cataloghi
dei principali fornitori di tessuti per
setacci riportano i valori numerici con
una certa approssimazione, forse per
via delle tolleranze ammesse.
c) Inventore del vibrosetaccio per la
misura del residuo di macinazione è il
sig. Notari di Reggio Emilia (classe
1910); all’abbandono dell’attività egli
ha passato il know-how alla ditta di
Sassuolo, che fornisce i setacci assieme
alle tele intercambiabili del tipo voluto;
la parte conica che regge il setaccio,
con il tubo per lo scarico dell’acqua, la
forniscono altre ditte.
Il setaccio è costituito da due parti, una
delle quali è atta a reggere la tela e va
innestata all’altra parte tramite 12 viti
con brugola da 2/2,5 mm (scatola da
500 pezzi DIN 7991 A 2).
Le tele di ricambio hanno i fori ben
dimensionati, ottenuti a macchina dal
fabbricante (come da prassi instaurata
dal sig. Notari). Una volta si fabbricavano setacci di altezza circa 8 cm, molto
comodi per poter lavorare con 300 g di
impasto argilloso (barbottina o atomizzato) o di smalto (con minor errore,
anche 2 punti % in meno di quello che
si ha operando con solo 100g); per la
poca richiesta sono stati tolti dal commercio. E’ conveniente, nel caso non si
pensi di tornare a fabbricarli, saldare
assieme due setacci alti 4 cm (senza
oltrepassare, con il liquido in esame,
mentre si esegue la misurazione, la
soglia di separazione tra i due setacci
saldati, ma in modo da poter parare
eventuali schizzi e lavorare con maggior
sicurezza ed appunto minor errore).
Il controllo del residuo di macinazione
va eseguito operando con acqua a
forte pressione; si procede finchè non
passa più materiale (e non ne passerà
più altro, con questa tela, anche proseguendo ad oltranza).
Si può accertare sperimentalmente
quanto segue: avendo a che fare con
valori di resistenza % che cadono tra 7
e 16 ed operando con una tela da 42
µm di luce netta e 16866 maglie/
cm2 (b) e con 300 g, anziché solo 100,
per 5 misure successive il risultato
numerico del residuo è costante; oltre
la quinta misura le maglie si intasano
progressivamente e si hanno valori crescenti. Ad esempio, prelevando in vari
becher una quantità di 300 g di una
barbottina, ben mescolata ed a temperatura costante durante i prelievi, in
modo che le aliquote siano del tutto
identiche tra di loro, i residui % misurati successivamente con una stessa tela
possono essere ad esempio questi: 7/
7/ 7/ 7/ 7/ 7,9/ 8,7/ 9,4/ 10,6, ecc..
Ovviamente se si eseguono controlli su
300 g di impasti o di atomizzati aventi
residuo al 42 µm di luce/16866
maglie/cm2 tra 0 e 5 % , la durata delle
tele è maggiore di quella indicata. Il
Centro Ceramico di Bologna ha messo
a punto un sistema laser di pulizia degli
orifizi occlusi delle tele, per poter prolungare la durata di esse, prima della
necessaria sostituzione. L’avere a disposizione più di un setaccio permette
di continuare ad eseguire misurazioni,
quando una tela è da pulire o sostituire.Va da sé che una volta determinato il
residuo di macinazione di una barbottina, va misurato il secco %, per poter
poi esprimere il residuo riferendolo a
100 g di barbottina secchi. Ad esempio,
operando la misura del residuo su 300
g di barbottina al 62% di secco, si dovrà
ovviamente dividere il risultato del
controllo del residuo per 3 e per 0,62.
Come è pure ovvio che avendo a che
fare con un atomizzato ad es. al 5,6% di
umidità, per poter avere 300 g che
siano ”secchi” occorre pesare 317,8 g.
Una rapidissima ed intelligente sostituzione delle tele la si può eseguire in
questo modo: si posa su di un tavolo la
parte del setaccio che reggerà - tramite
le 12 viti – la tela, facendone sporgere
13
14
»DAGLI ISCRITTI
metà dal tavolo; una volta introdotte in
questa metà 6 viti, si passa su di esse un
pezzo di nastro adesivo (lungo un po’
più della circonferenza dell’intero pezzo
del setaccio), agganciando per ora con
esso solo le 6 viti; sollevando dal tavolo
il pezzo, si introducono le altre 6 viti
negli orifizi appositi e si agganciano
anche queste con il pezzo di nastro
restante; si capovolge il pezzo, con il
nastro blocca viti rivolto verso il tavolo;
si introducono nelle 12 viti i 12 fori della
tela; si ricapovolge e si posa il pezzo con
la tela e le 12 viti – tenute ferme dal
nastro – sull’altro; infine si stringono le
viti una per una con la brugola, avendo
cura di togliere pian piano il nastro
(riutilizzabile a lungo). Descrivere l’operazione è brigoso, eseguirla in questo
modo è celere e pertanto vantaggioso.
d) Come si vede in tabella V, a parità
delle altre variabili, per la monoporosa
bianca da rivestimento, macinando di
più e passando da residuo uguale a 7%,
misurato al setaccio da 63 µm di luce e
10000 maglie/cm2 (vedi nota a), a residuo 3%, la resistenza alla flessione (Rf )
in essiccato cala di 0,23 N/mm2 (ovvero
23 N/cm2, ovvero 2,4 kg/cm2 della vecchia unità abbandonata) e viceversa. Di
poco, ma cala. Come mai si ha questo
comportamento, che ad una prima
riflessione parrebbe illogico? Perché
macinando di più (residuo più basso),
molte particelle inerti fini vanno a disturbare la trama della parte argillosa
dell’impasto, quella che conferisce la
resistenza meccanica (e viceversa
macinando di meno) (4).
Un lieve calo della Rf in secco macinando di più lo si ha anche per una ”monogreificata” (o monocottura) bianca (4),
che peraltro solitamente (a meno che
non si faccia uso di argille ”pregiate”) ,
ha un impasto magro ed una Rf in
essiccato poco più che ”sufficiente”;
passando da residuo di 7% a residuo di
3%, al setaccio summenzionato, la Rf in
secco cala di 0,19 N/mm2 ; per il grès
ceramico (caratteristiche dette nella
Premessa), passando da residuo di 1% a
residuo 0% al setaccio detto, la Rf in
essiccato cala di 0,39 N/mm2, uno sbalzo un po’ maggiore di quello che si ha
per le altre due tipologie citate.
e) Ad esempio, per una usuale monoporosa rossa da rivestimento, passando
(a parità di altre variabili) da residuo
uguale a 7%, misurato al setaccio da 42
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
µm di luce e 16866 maglie/cm2 (vedi
nota b), a residuo 8,6% (cioè crescendo
il residuo di 1,6 punti %), il calibro passa
circa ad esempio da 200,00 mm x
200,00 mm a 200,16 mm x 200,16 mm
,ovvero il lato si allarga circa di 0,16
mm, ossia di 1,6 d-mm; viceversa, passando da 7 % a 6 % (cioè calando il residuo di 1 punto %), il calibro scende
circa da 200,00 mm x 200,00 mm a
199,90 mm x 199,90 mm (ovvero il lato
si restringe circa di 0,1 mm, ossia di 1 dmm). Quindi contro 1 punto % di variazione del residuo, il calibro varia (nello
stesso senso) di circa 0,1 mm.
Ragionando in termini di ritiro %, si ha
che - al variare del residuo di 1 punto %
- il ritiro varia (in senso inverso) di 0,05
punti (1/20 di punti) %. Nel primo
esempio, cioè residuo che cresce di 1,6
punti %, il ritiro cala di 0,08 punti %; nel
secondo esempio (residuo che cala di 1
punto %) il ritiro cresce di 0,05 punti %.
Per valori molto alti di residuo % (ad es.
tra 9 e 16), l’influenza del residuo su
calibro/ritiro è però un po’ minore, è
solo due terzi della predetta. Al crescere di 1 punto % del residuo, il calibro si
allarga non più di 0,1 mm , ma di 2/3 di
0,1 (cioè di circa 0,066 mm) ed il ritiro
cala di meno (non più di un ventesimo,
ma di un trentesimo, cioè non più di
0,05 punti %, ma di 0,033 punti %).
Come si vede il residuo ha influenza,
ma non tanto elevata poi, su ritiro % e
calibro, così come non l’ha molto alta
sulla Rf in essiccato.
f ) A parità delle altre variabili, influenza
almeno doppia di quella del residuo
l’ha, per la monoporosa rossa, l’umidità
%; con aumento di umidità di un atomizzato di 1,6 punti %, ad esempio da
4,7 a 6,3 %, il ritiro scende circa di 0,16
punti % (ed il calibro si allarga di 0,32
mm, ossia 3,2 d-mm); se l’umidità cala
da 5,9 a 5,0 % (di 0,9 punti %), il ritiro
cresce circa di 0,09 punti % (ed il calibro si stringe di 0,18 mm, ossia 1,8 dmm); quindi per ogni punto % di variazione dell’umidità, il ritiro varia più o
meno (in senso inverso) di 0,1 punti %
ed il calibro varia (in senso diretto) di
0,2 mm (2 d-mm). Per umidità % sul 4
(valore indispensabile industrialmente), il ritiro varierebbe (in senso inverso)
di più, ad esempio circa di 0,125
punti%.
Pure per la monoporosa bianca (vedi
Tabella V) vi è un’influenza sensibile del-
l’umidità dell’atomizzato (polveri); un
aumento dell’umidità % da 4 a 7, porta
la Rf in secco da 2,4 a 4,8 N/mm2 (il doppio). Influenza assai minore invece si ha
per la monogreificata (4), che ha impasto più magro (vedi Tabella V); per il grès
ceramico l’aumento di umidità % da 4 a
7 cresce la Rf in secco di circa 1,0 N/mm2.
g) Per pressione specifica di pressatura
(in N/mm2) intendiamo quella reale,
effettiva, sul materiale, non quella in
bar (”bar-cilindro”) letta al manometro
sopra la pressa; cioè intendiamo quella
ottenuta moltiplicando il valore letto al
manometro per il cosiddetto ”fattore
moltiplicativo”. Si ottiene il fattore moltiplicativo dal rapporto tra l’area (in
mm2) del cilindro e l’area (in mm2) data
da: lato(mm) x lato(mm) (dello stampo
nominale) x numero di uscite. Si moltiplica poi ovviamente per 0,1, per passare da bar a N/mm2.
La ditta che fabbrica la pressa fornisce,
su richiesta, informazioni sul diametro
del cilindro e da questo,dividendo per 2,
si ottiene naturalmente il raggio. Il diametro interno dei cilindri viene chiamato in meccanica ”alesaggio”. Sui manuali
di istruzione delle presse sono riportate
tabelle da cui si evincono i risultati che
possiamo ottenere da questi calcoli.
h) Sulla Rf in secco hanno grande
importanza, oltre all’umidità dell’atomizzato (polveri) ed alla pressatura, l’umidità residua dopo essiccamento e la
plasticità (4).
l) L’influenza (a parità delle altre variabili) della pressione specifica di pressatura (in N/mm2) sulla Rf in secco, per la
monoporosa bianca, è tale che passando da 19,6 a 24,5 ed a 29,4 N/mm2, la Rf
in secco sale da 3,42 a 3,84 e 4,46
N/mm2 (4). Quindi per circa 10 N/mm2 di
aumento della pressione specifica si
guadagna per la Rf in secco circa 1
N/mm2 (e contro circa 100 kg/cm2 di
aumento della pressione specifica
espressa con la vecchia unità abbandonata poiché N ha sostituito kg peso, si
guadagnano per la Rf in secco circa 10
kg/cm2); molto più ridotto è l’aumento
per la monogreificata bianca (passando
da 19,6 a 29,4 N/mm2, la Rf in secco sale
di soli 0,51 N/mm2; pure un po’ ridotto
l’aumento di essa per il grès ceramico,
se si pensa che è di soli 0,64 N/mm2 per
un aumento di pressione specifica di
pressatura di circa 20 N/mm2, tra 300 e
500 vecchie unità kg/cm2).
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Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
m) Umidità dell’atomizzato (polveri) e
pressatura crescenti calano l’assorbimento ed il ritiro e crescono il peso
specifico apparente in secco (2). Si
intende per ”compattazione” o ”fattore
di impacchettamento” (1) il rapporto
tra il volume occupato dal solido ed il
suo volume reale; la compattazione in
crudo è l’inverso della porosità in crudo
(legata agli spazi vuoti che restano
all’interno del volume occupato). La
porosità in crudo (ovvero il suo inverso,
la compattazione) influenza molto le
proprietà del pezzo crudo e del cotto
ed i difetti, sia perché in produzione
può fluttuare, sia perché all’interno dei
pezzi può essere distribuita disuniformemente. Si ha:
zPorosità in crudo = 1/compattazione;
Porosità in crudo = 100 x [(Mv reale- Mv
apparente)/ (Mv reale], con Mv = massa
volumetrica.
La massa volumetrica apparente è
determinata mediante il metodo della
spinta archimediana sul campione
immerso in mercurio (con la nota apparecchiatura).
La massa volumetrica reale di un impasto
argilloso cade tra 2,55 e 2,75 g/cm3; non
può che cadere in questo intervallo, se si
pensa al valore di quella di alcune materie prime: quarzo-sabbia quarzosa/ ortoclasio/ albite/ anortite/ dolomite/ calcite/
caolino/ nefelina hanno,secondo la letteratura, massa volumetrica (g/cm3) rispettivamente di: 2,55-2,65/ 2,56/ 2,61/ 2,76/
2,7-2,9/ 2,0-2,8/ 2,3-2,5/ 2,6 .
n) L’acqua, durante la pressatura, ha
azione lubrificante, riduce l’attrito, lo
sfregamento tra le particelle e favorisce
la deformazione e/o la rottura dei granuli delle particelle, quindi la compattazione (1). Solo oltre l’umidità critica
(pori del tutto pieni d’acqua), si ha
inversione dell’andamento. A parità di
pressione specifica di pressatura, al crescere dell’umidità tra 3,6 e 6,7% crescono in crudo compattazione e massa
volumetrica apparente e calano in
cotto ritiro ed assorbimento d’acqua; i
valori al di sopra di 6,7% interessano
poco la pratica industriale delle piastrelle ceramiche. A parità di umidità di
atomizzato o polveri (entro l’ 8%), al
crescere della pressione specifica di
pressatura crescono in crudo compattazione e massa volumetrica apparente
e calano in cotto ritiro ed assorbimento
d’acqua. Navarro, in uno studio con
monocottura rossa, ha trovato che 1
punto % di umidità equivale a 5/7
N/mm2 di pressione specifica. La porosità aperta in cotto la si ha dall’assorbimento d’acqua %, quella totale dalla
massa volumetrica apparente in cotto.
p) Quando il ritiro in cottura è maggiore, cresce la tendenza alla deformazione di planarità, alla scalibratura, alla
curvatura.
q) La maggior macinazione comporta,
secondo Navarro (1), minor massa volumetrica apparente; ma non ne consegue minor tendenza al cuore nero (3)
(vedi tabella I), al contrario di quanto si
ha per minori umidità e pressatura
(vedi Tabelle II e III); se cresce la macinazione, ovvero cala numericamente il
residuo %, la permeabilità ai gas a 850 °
C è minore, ergo maggiore è la tendenza al cuore nero.
r) Passando da stampi vecchi (con maggior numero di metri quadrati di materiale prodotti) a stampi meno usati o
addirittura nuovi, va calata naturalmente la temperatura di cottura (poichè il
calibro si restringe).
» 3 - Conclusioni
E’ noto che resistenza alla flessione (Rf )
in cotto ed assorbimento d’acqua sono
inversamente proporzionali, vanno (e
variano) sempre in senso contrario; ciò
permane valido sia che residuo di
macinazione, o umidità dell’atomizzato
(polveri), o pressatura, crescano o calino. Invece il ritiro non sempre varia in
senso inverso all’assorbimento: se è
vero che una macinazione più spinta
cresce un po’ il ritiro e cala l’assorbimento d’acqua, è però anche vero che
una maggior pressatura e del pari una
maggior umidità calano il ritiro, ma
calano anche l’assorbimento. Umidità e
pressatura agiscono sulla massa volumetrica apparente e sulla compattazione in crudo ed influenzano pertanto le
proprietà in crudo (es. Rf in secco) ed in
cotto (ritiro, assorbimento d’acqua, Rf
in cotto, tendenza al cuore nero, ecc.).
Si può osservare che agli effetti pratici
più alta umidità % di atomizzato (polveri) coincide con maggior pressatura e
viceversa più bassa umidità % coincide
con minor pressatura.
Un buon promemoria ci sembra questo:
il calibro cresce (si allarga) se crescono
il residuo di macinazione, l’umidità % di
atomizzato (o polveri), la pressione specifica di pressatura, l’età dello stampo;
il calibro cala (diviene più stretto) se
calano il residuo di macinazione, l’umidità %, la pressatura, l’età dello stampo
(parlando di ritiro, è naturalmente il
viceversa);
ostacolano, sfavoriscono vantaggiosamente la formazione di cuore nero:
bassi grado di macinazione, umidità e
pressatura.
Se abbiamo a che fare ad esempio con
un atomizzato con alto residuo di macinazione (poco macinato) ed alta umidità %, per crescere il ritiro % in cottura
(restringere il calibro), si deve pressare
di meno; se abbiamo un atomizzato
con basso residuo di macinazione
(molto macinato) e bassa umidità %,
per calare il ritiro % in cottura (allargare
il calibro), occorre pressare di più. Va
controllato che non si abbiano concomitanti influenze di variazioni dei parametri considerati, perché potrebbero
assommarsi gli effetti negativi; in tal
caso va provveduto all’uopo. Si sa ad
esempio che un valore non nullo di
umidità residua dopo essiccamento,
bassa umidità dell’atomizzato, scarsa
plasticità dell’impasto, scarsa pressatura e macinazione spinta portano tutti
ad Rf in essiccato più bassa, con pericolo anche di rottura pezzi alle presse e/o
in smalteria. E se si hanno variazioni in
produzione rivolte tutte nel senso
detto, aumenta viepiù tale rischio.
L’umidità % di atomizzato (polveri), che
tanto influenza compattazione/
porosità in crudo, va controllata a
fondo, nella pratica di uno stabilimento
di produzione di piastrelle. A parità di
altri fattori, i pezzi pressati di più hanno
minor assorbimento e minor ritiro (calibro più largo); pezzi pressati di meno
maggior assorbimento e maggior ritiro
(calibro più stretto); vedi differenze di
pressatura tra i tamponi.
Se crescono umidità e pressatura, cala il
ritiro in cottura (inteso ritiro tra secco e
cotto), dato da: 100-[(calibro iniziale del
secco–calibro finale del cotto)/calibro
iniziale del secco].
E qual’è l’influenza di un aumento di
umidità e pressatura sul calibro iniziale,
del secco? Esso si restringe, poiché il
pezzo subisce maggior compattazione.
Nelle Tabelle si notano segno + (convenienza) sia a destra che a sinistra della
colonna riservata all’apporto delle
15
16
»DAGLI ISCRITTI
variabili. Ad esempio con umidità ”cresciuta” si ha maggior Rf in secco, maggior grado di cottura, convenienti; ma
con umidità ”calata” si ha minor costo
energetico, minor sporcatura dello
stampo, minor tendenza al cuore nero,
pure convenienti, e così via.
Va ricordato che in ceramica si deve
addivenire a compromessi, scegliere le
vie più convenienti, con tutte le proprietà entro i limiti di accettazione e
privilegiando quelle più importanti per
la produzione. Un ceramista maschio
(una ceramista femmina) non può
avere la botte piena e la consorte
ubriaca (il marito ebbro).
I dati delle Tabelle da I a V vanno conservati dal tecnico ceramico nel portafoglio
(o comunque sempre a portata di mano).
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
1) J.E.Enrique Navarro – “Lezioni di chimica ed applicazioni industriali nel settore ceramico” -
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
Quaderni di cultura ceramica, n° 1, (1987), aprile,
Vilmy ricerche, Montanari editore, Poligrafica
Scandianese, (95 pagg.); corso di 6 lezioni tenute
nell’aprile 1986 presso l’Università di Modena,
facoltà di Chimica, raccolta e traduzione a cura
dei Prof. Dott. G.C.Pellacani e T. Manfredini; altri
lavori con A. Escardino Benlloch, V.Beltran,
E.Ramos Marquez, F.Negre, J.L.Amoros Albaro,
A.Blasco Fuentes (dell’Universidad de Valencia,
España, Instituto de Quimica Tecnica).
2) T. Manfredini, P.Pozzi, J.L.Amoros Albaro, A.Blasco
Fuentes – “Presentazione di una nuova metodologia sperimentale per la misura della densità
apparente dei pezzi ceramici. Aspetti tecnici ed
applicativi”– Ceramurgia 17, (1987), 1, pagg. 4-8;
Ceramco Press;
3) A.Brusa, A.Bresciani - (SACMI, Imola)- ”Los controles de producción en la industria cerámica
come medio de vanguardia”- relazione presentata alla Convenzione della Società Ceramica
Messicana, Isla del Padre, 20-22/07/1988, pubblicata su Tecnica Ceramica, (Barcelona), (1989),
170, pagg. 51-64;
4) A.Brusa, A.Bresciani - (SACMI, Imola)- ”Influenza
dei parametri operativi del ciclo tecnologico di
produzione”- Simposio del 29.11.1991 all’Hotel
Executive di Fiorano Modenese sulla resistenza
meccanica in crudo delle piastrelle ceramiche(organizzato da STEPHAN SCHMIDT GRUPPE/PAPARGIL s.r.l.);
5) G.Timellini, C. Palmonari – ”Come e perché - Le
piastrelle ceramiche italiane- Guida all’acquisto- Guida all’impiego”- manuale promosso da
Assopiastrelle- Edi.Cer. (1999), (2003), 236 pagg.;
6) A.Brusa, A. Tenaglia – “Monoporosa: ottimizzazione della qualità e della resa produttiva” 8°
SIMCER- Rimini, (1992), novembre, 17 pagg. +
tabelle e grafici;
7) G.Biffi – “Difetti di fabbricazione delle piastrelle”(1995), Faenza Ed.; “Defeitos de fabricaçao das
placas cerâmicas”, (port.), (2003), Faenza Ed.;
8) G.Biffi – “Difetti provenienti dalle materie prime
e dalla preparazione dell’impasto”- CAST
Information, (1985), 7, pagg. 21-39;
9) G.Biffi – “Difetti di produzione dopo cottura”Ceramica Informazione, (2004), 432, apr. , pagg.
261 - 270;
10) G.Nassetti, G.Carnevali (CENTRO CERAMICO
BOLOGNA) – “Le piastrelle di ceramica-Difetti di
fabbricazione- Diagnosi e terapia”- Ed. Centro
Ceramico BO, (2000), sett.;
11) Società Ceramica Italiana – “Difetti superficiali
delle piastrelle ceramiche- Manuale illustrata”Faenza Ed., (2003).
TABELLA 1
Proprietà/Variabile
Viscosità della barbottina
Plasticità
Massa volumetrica apparente in essiccato(m)
Facilità di essiccamento
Rf in essiccato (d)(a)
Reattività dei componenti
Velocità di decomposizione dei carbonati in cottura
Temperatura di eliminazione della CO2 dal supporto
Permeabilità a 850°C ai gas
Tendenza al cuore nero (q)
Grado di cottura - velocità di vetrificazione
Ritiro % in cottura (e)(b)
Calibro (e)(b)
Assorbimento %
Rf in cotto
Massa volumetrica app.te in cotto
Aspetto superficiale del biscotto
Residuo di macinazione di barbottina dell’impasto (di atomizzato,
di polvere) (c)
cresciuto (macinazione minore)
calato (macinazione maggiore)
cala (+)
cresce
cala (3)
cresce (3) (+)
cresce (1)
cala (1)
maggiore (+)
minore
cresce (seppure in misura modesta) (4) (+)
cala (seppure in misura modesta) (4)
cala
cresce (+)
cala
cresce (+)
cresce
cala (+)
maggiore (+)
minore
cala (+)
cresce
cala
cresce (+)
cala
cresce
si allarga
si restringe
maggiore (cresce)
minore (cala)
minore
maggiore(+)
cala
cresce
peggiore
migliore(+)
TABELLA 2
Proprietà/Variabile
Massa volumetrica apparente in essiccato(m)
Facilità di essiccamento
Compattazione in crudo
Porosità in crudo
Costi energetici
Sporcatura stampo
Permeabilità a 850°C ai gas
Tendenza al cuore nero
Umidità % dell’atomizzato o polveri
polveri cresciuta
(n) calata
cresce
cala
cala
cresce (+)
maggiore
minore
minore
maggiore
crescono
calano (+)
maggiore
minore (+)
cala
cresce (+)
cresce
cala (+)
segue tabella a pag. 21
SESSIONE ITALIANA
9° Congresso Italiano della
Divisione di Chimica dell’Ambiente
e dei Beni Culturali
13° Congresso Italiano del
Consiglio Nazionale dei Chimici
Organizzata da SCI
Divisione di Chimica
dell’Ambiente
e dei Beni Culturali
e CNC
Società Chimica Italiana
Divisione di Chimica
dell’Ambiente e dei Beni
Culturali
Consiglio Nazionale
dei Chimici
La Formazione in Chimica nella scuola e nell’università
Programma
8:45-9:15
9:15-10:00
10:00-10:40
10:40-11:00
11:00-11:30
11:30-11:50
11:50-12:20
12:20-12:40
12:40-14:00
14:00-15:30
15:30-18:00
18:30
19:00
[giovedì 8 settembre]
Registrazione Partecipanti
Reconceptualization of Environmental Chemistry for Sustainability - Uri Zoller
Realtà virtuale e web semantico in ambiente chimico - Antonio Laganà
L'esplosione della conoscenza - Maria Pia Rossignaud
Pausa Caffè
La formazione dei Chimici nell'ambito dell'Educazione Continua
in Medicina (ECM) - Luigi Romano
Quale Chimica nella scuola secondaria di 2° grado? - Giuseppa Mauro
Integrazione Università-Impresa: la bluzone del Gruppo Loccioni –
Deborah Carrè
Pranzo
Sessione Poster
Tavola Rotonda
“La formazione chimica per soddisfare le richieste della Società Moderna"
Coordinatori: A.Zingales, L.Campanella
Interverranno: M.P. Rossignaud, U. Segrè, R. Carpignano
E’ prevista la partecipazione del Sottosegretario per l’Istruzione, Università
e Ricerca - Onorevole Maria Grazia Siliquini
Riunione docenti settore scientifico disciplinare CHIM12
Assemblea Soci SCI
9° Congresso Italiano della Divisione di Chimica dell’Ambiente
e dei Beni Culturali
13° Congresso Italiano del Consiglio Nazionale dei Chimici
Giornata di studio sui prodotti
cosmetici nell’ambito della
settimana internazionale della chimica
Programma
9:00-9:30
9:30
10:00
10:50
11:10
12:15
13:00
14:30
16:00
17:00
[venerdì 9 settembre]
Registrazione Partecipanti
Saluto delle autorità
Prof. Armando Zingales – Presidente del Consiglio Nazionale dei Chimici
Dr. Mariano Marotta – Presidentedell’Associazione dei Laureati in Chimica e
Tecnologie Farmaceutiche
Prima parte
Recepimento di direttive comunitarie in materia di “cosmetici”
in particolare allergeni e PAO
Aspetti Normativi: Dr. Cesidio Bianchi – Dirigente Ufficio Cosmetici del Ministero
della Salute
Aspetti Tecnici: D.ssa Luciana Gramiccioni – Capo del dipartimento di Ambiente
e connessa Prevenzione Primaria dell’ISS
Pausa Caffè
Seconda parte
L’industria nel settore cosmetico: implicazioni dovute al recepimento
della Direttiva Comunitaria su allergeni e PAO
D.ssa Barbara Bertoli – Kelemata, produzione di Cosmetici
Dr. Pierfrancesco Morganti – Mavi Sud, produzione di Cosmetici
I laboratori per i controlli
Allergeni: Dr. Marcello Gatti – Neotron
PAO: Ing. Alessandro Radici - Biolab
Pausa Pranzo
Tavola Rotonda
Coordinatore: Dr. Fernando Maurizi – Consiglio Nazionale dei Chimici
Con la partecipazione di: Generale Emilio Borghini - Comandante dei NAS,
D.ssa Cecilia Scarpi – ARPAT Firenze, Dr. Domenico Morini – Dirigente
Laboratorio dell’Agenzia delle Dogane
Le Industrie Kelemata e Mavi Sud
I Laboratori Neotron e Biolab
Discussione
Chiusura dei Lavori
9° Congresso Italiano della Divisione di Chimica dell’Ambiente
e dei Beni Culturali
13° Congresso Italiano del Consiglio Nazionale dei Chimici
Modulo d’iscrizione
◗ Quote d’iscrizione
❏ 2 giorni
❏ 1 giorno
Studenti e Borsisti*
Accompagnatori*
Prima del
15 Luglio
Dopo il
15 Luglio
€ 200.00
€ 150.00
€ 100.00
€ 100.00
€ 250.00
€ 180.00
€ 150.00
€ 150.00
Informazioni personali
Nome e Cognome: _______________________________
* Per i due giorni dei lavori
_______________________________________________
La quota d’iscrizione include:
Coffee breaks e pranzi
Posizione: ______________________________________
◗ Alloggio
Struttura: ______________________________________
Organizzazione: ________________________________
Stelle 4
Doppia
Singola
Indirizzo Completo: ______________________________
72.00 – 150.00 €
44.00 – 100.00 €
❏
❏
Tel: ____________________________________________
Stelle 3
Doppia
Singola
47.00 – 70.00 €
31.00 – 48.00 €
❏
❏
40.00 – 60.00 €
25.00 – 38.00 €
❏
❏
Stelle 2
Doppia
Singola
CAP: _______________ Paese: _____________________
Fax: ___________________________________________
E-mail _________________________________________
Data di arrivo _____________________ Data di partenza __________________ N° Notti ________________
◗ Modalità di iscrizione
Per posta inviare a:
Per Fax inviare a:
Adria Congrex – via Sassonia, 30 – 47900 Rimini
Adria Congrex – (+39) 0541 305825
◗ Modalità di pagamento
❏ VISA
❏ Mastercard
Data di Scadenza….............…/….........……
❏ Diners
❏ America Express
Trasferimento Bancario: Cassa di Risparmio di Rimini - Filiale 14
IBAN: IT 81 B0628524214001402118559 – SWIFT CODE: CRR NIT 2R
Firma
___________________________
9° Congresso Italiano della Divisione di Chimica dell’Ambiente
e dei Beni Culturali
13° Congresso Italiano del Consiglio Nazionale dei Chimici
Modulo per la
presentazione dei lavori
Topics: La Formazione in Chimica; La Chimica dei Cosmetici; la Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali.
Presentazione di soli Poster per i quali non è previsto limite numerico. Non sono al momento previste presentazioni orali, che verranno eventualmente selezionate, dal Comitato Organizzatore, fra i lavori presentati, in relazione al tempo disponibile.
◗ Istruzioni per gli autori
• Abstract di non più di 250 parole
• Formato MS Word per presentazioni orali, PDF per poster
• Carattere Times New Roman 12, testo giustificato, spaziatura singola
• Titolo in MAIUSCOLO, grassetto, centrato
• Indicare Nome, Cognome e struttura di appartenenza. Sottolineare i nomi di coloro che presenteranno il
lavoro
• Per poster, formato massimo 1,00 m x 0,70 m
Informazioni personali
Nome e Cognome: _____________________________________________________________________________
Posizione: _____________________________ Organizzazione: _________________________________________
Struttura: ________________________________ Indirizzo Completo: ___________________________________
CAP: __________________ Paese: ________________________________________________________________
Tel: _________________________________________ Fax: ____________________________________________
E-mail ______________________________________________________________________________________
◗ Abstact per sessione Poster (includere file elettronico)
Titolo:_____________________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________________________
Autori e Struttura di provenienza: ______________________________________________________________
__________________________________________________________________________________________
Parole Chiave: ______________________________________________________________________________
DAGLI ISCRITTI«
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
Grado di cottura - velocità di vetrificazione
Ritiro % in cottura (f )(m)
Calibro (f )(m)
Assorbimento %(m)
Tendenza alla deformazione di planarità (p)
Rf in cotto
maggiore(+)
minore(cala)
si allarga
minore(cala)
cala (+)
cresce (+)
minore
maggiore(cresce)
si restringe
maggiore(cresce)
cresce
cala
TABELLA 3
Proprietà/Variabile
Pressione specifica di pressatura
(g)(n)
aumenta
diminuita
cresce
cala
cresce (+)
cala
cala
cresce (+)
maggiore
minore
minore
maggiore
cala
cresce (+)
cresce
cala (+)
maggiore (+)
minore
minore(cala)
maggiore(cresce)
si allarga
si restringe
minore(cala)
maggiore(cresce)
cala (+)
cresce
cresce (+)
cala
Massa volumetrica apparente in essiccato(m)
Rf in essiccato (h)(j)
Facilità di essiccamento
Compattazione in crudo
Porosità in crudo
Permeabilità a 850°C ai gas
Tendenza al cuore nero
Grado di cottura-velocità di vetrificazione
Ritiro % in cottura (m)
Calibro (m)
Assorbimento % (m)
Tendenza alla deformazione di planarità (p)
Rf in cotto
TABELLA 4
Proprietà/Variabile
Calibro (r)
Età dello stampo
maggiore (stampo vecchio, con molti m2 di piastrelle prodotti)
minore (stampo fresco e recente)
più largo
più stretto
TABELLA 5 - Resistenza alla flessione (Rf) in essiccato, relativa alle tipologie indicate nella Premessa (4), espresso in:
a) N/mm2; b) Kg/cm2 (vecchia unità abbandonata, ma ancora usata nel comprensorio ceramico, poichè i dianometri dei cronometri hanno i valori espressi in Kg peso, anzichè Newton
Residuo % di macinazione
al 63 µm di luce/10.000
maglie/cm2 (d)
7
5
3
TIPOLOGIA
Varibili
Mono
porosa
bianca
Mono
cottura
bianca
a)
b)
a)
b)
Grès
Ceramico
a)
b)
Pressione specifica di
pressatura (j)
a) N/mm2 b) Kg/cm2 (vecchia unità)
a) 29,4 a) 24,5 a) 19,6
3,88
39,6
3,84
39,2
3,65
37,2
4,77
48,6
3,84
39,2
2,42
24,7
4,46
45,5
3,84
39,2
3,42
34,9
2,19
22,3
2,06
21,0
2,00
20,4
2,14
21,8
2,06
21,0
1,87
19,1
2,29
23,3
2,06
21,0
1,78
18,1
Residuo % di macinazione
al 63 µm di luce/10.000
maglie/cm2 (d)
Varibili
TIPOLOGIA
Umidità %
atomizzato
(polveri) (f)
7
5,5
4
Umidità %
atomizzato
(polveri) (f)
Pressione specifica di
pressatura (j)
a) N/mm2 b) Kg/cm2 (vecchia unità)
7
5
3
7
5,5
4
3,88
39,6
3,84
39,2
3,65
37,2
4,77
48,6
3,84
39,2
2,42
24,7
a) 29,4 a) 24,5 a) 19,6
4,46
45,5
3,84
39,2
3,42
34,9
Nota: le variazioni tra i vari: residui, umidità % e valori di pressatura, sono eseguite a parità delle altre variabili, che indicato alla nota d). Le
condizioni operative standard fondamentali sono le seguenti:
TIPOLOGIA
Monoporosa bianca
Monocottura bianca
Gres ceramico
RESIDUO %
UMIDITÀ %
PRESS. SPEC. DI PRESSATURA (B)
UMIDITÀ RESIDUA %
5,0
7,5
0,5
5,5
5,5
5,5
250
250
400
0 - 0,2
0 - 0,2
0
21
22
»DAGLI ISCRITTI
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
Il Paradosso di Fermat
di DIEGO CELLOTTO - ARPA Campania
O
rmai si era pefettamente integrato
nel suo nuovo quartiere. Per uno
che proveniva da Londra l’essere catapultato improvvisamente nella Big
Apple poteva avvenire in modo più
traumatico, ma dopo pochi mesi già
sentiva che in quella zona avrebbe
anche potuto passarci tutta la vita.
Il campus, dove aveva accettato l’incarico, distava circa un miglio dalla sua casa
presa in fitto e, fortunatamente, non
occorreva prendere la macchina: una
passeggiata al giorno (anzi due, considerando il ritorno), pensava Joachim, gli
avrebbe fatto sicuramente bene.
Anche se non trovava sempre le parole
giuste per spiegare quale fosse la sua
materia d’insegnamento in genere il
suo interlocutore alla fine se ne andava
soddisfatto, forse solo per compiacerlo.
Certo presentarsi come “Esperto di
Logica dei processi” lasciava inizialmente interdetti ma non poteva certo inventarsi un titolo diverso. Non aveva lasciato
quasi del tutto le sue abitudini pomeridiane anche se d’inverno preferiva spesso prendere un caffè nero bollente piuttosto che il suo classico tè. E fu proprio in
uno di quei pomeriggi umidi e freddi di
fine Novembre, come solo a New York
trovi, che il Professore mentre si avvicinava al bar vide che un cameriere, armato di straccio e alcol, stava cominciando
a pulire uno dei tavolini all’aperto.
Prima di entrare diede una una rapida
occhiata alla scritta che stava per essere
cancellata e scoppiò a ridere:
xn + yn = zn: nessuna soluzione
“ho scoperto una dimostrazione meravigliosa di questo fatto, ma adesso non
posso scriverla perchè sta arrivando il mio
bus” “Ah, lo so che sta ridendo per questo, ma oramai di Fermat non c’è da scoprire più nulla” gli si rivolse il cameriere,
senza volgere lo sguardo, continuando
a strofinare.
Joachim rimase sorpreso intuendo che il
ragazzo sapesse più di quanto il suo
lavoro facesse supporre. “Guarda che
Andrew Wiles, il matematico che ha risolto
il cosiddetto “Ultimo Teorema di Fermat”
non ha risolto un bel nulla, anzi ha creato
più confusione di prima. Se vuoi sapere
come stanno effettivamente le cose siediti
e ascoltami per dieci minuti”.
“Il teorema di Pitagora, noto ai cinesi e ai
babilonesi mille anni prima del matematico greco, fornì l’ispirazione di un
problema che ha frustrato le più grandi
menti matematiche della storia.
Come già sapevano gli antichi e come
sanno i ragazzi delle scuole medie l’equazione x2+y2=z2 possiede un infinità
di soluzioni intere (le cosiddette terne
pitagoriche). A partire dal 999, quando il
monaco Franco Gerberto sale al soglio
pontificio con il nome di Silvestro II, si ha
una riscoperta dei classici della scienza
greca da Euclide ad Archimede, Tolomeo,
Apollonio e Diofanto. All’inizio del 600
venne pubblicata la traduzione latina,
condotta da Claude Gaspar Bachet de
Mézierac (ritenuto l’uomo più dotto di
tutta la Francia), dell’opera "Arithmetica"di Diofanto. Nel 1647 il magistrato
tolosano Pierre de Fermat, appassionato
di matematica, studiando il libro II di tale
opera ebbe l’idea di creare un’equazione
semplicemente cambiando nel teorema
di Pitagora l’esponente 2 con 3,(x3+y3=z3)
o con qualunque altro numero superiore.
“Ora trovare una soluzione non è più relativamente semplice, ma diventa difficilissimo”, affermò lo stesso Fermat, “in quanto
nessuno può trovare la soluzione perché
tale soluzione non esiste”.
Annotò sul margine della pagina, come
suo solito, il fatto che non è possibile
dividere un cubo in una somma di due
cubi, una quarta potenza in due quarte
potenze e così una potenza qualunque,
di grado superiore al secondo, in due
potenze dello stesso grado.
“Ho scoperto una dimostrazione veramente mirabile ma non entra in questo margine
troppo stretto (cuius rei demonstrationem
mirabilem sane detexi hanc margini exiguitas non caperet)”, scrisse Fermat.
Gli sforzi che sono stati fatti per dimostrare tale teorema hanno avuto il merito di aver promosso notevoli progressi
nella matematica. Per ben tre secoli i
matematici si sono cimentati nella dimostrazione di tale teorema,e solo nel 1995 il
New York Times pubblica in prima pagina
la notizia della dimostrazione del teorema, data da un matematico inglese,
Andrew Wiles.Solo che questa dimostrazione ha richiesto ben 130 pagine (!),
basandosi sulla verifica di una congettura nata negli anni Cinquanta e sfruttando una serie di tercniche matematiche
1a parte
elaborate nell’ultimo decennio, alcune
delle quali inventate dallo stesso Wiles.
Una situazione ben diversa da quella in
cui si trovava Fermat.
Una corrente di pensiero ritiene che
l’Ultimo Teorema di Fermat fu il risultato
di un raro momento di debolezza da
parte di quel genio del 17° secolo.
Essi sostengono che poche ore (o forse
pochi giorni) dopo che aveva scritto di
avere scoperto una meravigliosa dimostrazione,Fermat si rese conto di aver compiuto uno sciocco errore nel suo ragionamento aritmetico mentale. Altri ritengono
che Fermat potrebbe aver ottento una
dimostrazione valida. Qualunque possa
essere stata quella dimostrazione, doveva
comunque basarsi sulla matematica di
quel periodo, e doveva coinvolgere un
ragionamento così ingegnoso che è sfuggito a tutti, da Eulero a Wiles. Poichè
Fermat era un “creatore di enigmi”, applicando una logica deduttiva, penso abbia
voluto proporre un enigma nell’enigma.
Questo mi ha spinto,diversi anni fa,basandomi sulle mie poche conoscenze di
matematica,ad una prima risoluzione dell’equazione di Fermat:
xn + yn = zn
(n > 2, intero positivo) [1]
Ricordando che addizionando, sottraendo, moltiplicando e dividendo entrambi
i membri di un’equazione il risultato
non cambia (assiomi della aritmetica),
vediamo come ho proceduto:moltiplichiamo primo e secondo membro della
[1] per zn (ricordando che zn x zn = z2n):
zn (xn + yn) = zn zn
aggiungiamo ai 2 membri il termine: z2n
– 2zn (xn + yn):
z2n – 2zn (xn + yn) + zn (xn + yn) = z2n
– 2zn (xn + yn) + z2n
cioè, semplificando :
z2n – zn (xn + yn) = 2z2n – 2zn (xn + yn)
[z2n – zn (xn + yn)] = 2 [z2n – zn (xn + yn)]
dividendo poi per: [z2n – zn (xn + yn):
alla fine si avrà: 1 = 2
un risultato assurdo, per cui la [1] non ha
soluzioni.”
Il giovanotto che, mentre il Professore
scriveva su un pezzetto di carta, era stato
in religioso silenzio, ebbe un guizzo con
gli occhi, e stava per indicare qualcosa,
quando si sentì richiamare dall’interno
del bar e dovette abbandonare per qualche minuto la discussione.
DAGLI ISCRITTI«
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
Agevolazioni EPAP per la maternità alle donne chimico
Un interessante colloquio
con il Presidente dell’EPAP
di RAFFAELLA VALENTI - Vicepresidente Comitato Pari Opportunità del Consiglio Nazionale dei
Chimici
o scorso mese di aprile si è insediata a Roma la Commissione Pari
Opportunità del Consiglio Nazionale
dei Chimici, fortemente voluta dai
membri del Consiglio stesso e dalla collega Chiara Rimmaudo che ne è stata
eletta Presidente.
Tra le problematiche venute alla luce
durante la prima riunione, una tra le più
importanti è stata quella della maternità delle donne chimico (e soprattutto
delle libere professioniste).
A tal proposito la Commissione ha ritenuto opportuno cercare subito di
approfondire l’argomento soprattutto
negli aspetti legati all’indennità di
maternità.
Per questo è stato chiesto un colloquio,
che riportiamo, al quale ha partecipato
la collega Raffaella Valenti, con il Dr.
Sandro Sandrini che, oltre ad essere un
collega chimico, è il Presidente
dell’EPAP, l’Ente di Previdenza e
Assistenza Pluricategoriale del quale
fanno parte, tra gli altri, anche i chimici.
Gentile Dr. Sandrini, innanzitutto la
ringrazio, a nome di tutta la
Commissione, per averci dedicato
parte del suo tempo. Le abbiamo
chiesto questo colloquio per approfondire alcuni interessanti argomenti riguardanti le lavoratrici (dipendenti e libere professioniste) e le
tutele che può offrire l’Ente di
Previdenza in caso di gravidanza.
La normativa italiana in tal senso è
regolata dal D.Lgs. 151 del 26 marzo
2001 ovvero il “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e
sostegno della maternità e della paternità” (modificato poi dalla L.289/2003)
che prevede tutta una serie di tutele
per dipendenti, per lavoratrici autonome e per libere professioniste.
Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti si hanno tutta una serie di tutele
L
che sono: il congedo di maternità, il
congedo di paternità, il congedo
parentale; oltre ad una serie di riposi,
permessi e congedi particolari che possono essere richiesti in caso di malattia
del figlio.
(Per maggiore chiarezza e completezza
si riporta un estratto delle disposizioni
vigenti per la tutela della maternità e
della paternità per i dipendenti:
I lavoratori dipendenti hanno diritto
alle seguenti prestazioni:
- Congedo di maternità: per tutto il
periodo del congedo di maternità le
lavoratrici hanno diritto ad una
indennità giornaliera pari all’80 per
cento della retribuzione precedente a
quella nel corso del quale ha avuto
inizio il congedo.
- Periodi indennizzabili:
1. i due mesi (eventualmente uno)
antecedenti la data presunta del
parto;
2. l’eventuale periodo intercorrente tra
la data presunta e la data effettiva
del parto;
3. i tre mesi (eventualmente quattro)
successivi al parto, nonché l’eventuale prolungamento in caso di
parto prematuro;
4. i periodi di interdizione anticipata
dal lavoro disposta dal Servizio ispezioni del lavoro;
5. il periodo di tre mesi dopo l’aborto
se questo è intervenuto oltre il 180°
giorno dall’inizio della gravidanza.
- Congedo di paternità: è il diritto al
congedo da parte del padre nel
periodo successivo alla nascita (o
adozione o affido) del figlio, in sostituzione della madre. Esso spetta solo
in tre casi tutti accomunati da una
situazione di assoluta impossibilità
dell’assistenza materna: decesso o
grave infermità della madre, abbandono del figlio, affidamento esclusivo
del bambino al padre. Il trattamento
economico è uguale a quello delle
lavoratrici.
- Congedo parentale: è il diritto di
entrambi i genitori di astenersi dal
lavoro per contemperare le esigenze
lavorative con quelle familiari di assistenza ed educazione dei figli.
L’astensione dal lavoro può avvenire
nei primi otto anni di vita di ciascun
bambino.
Ne hanno diritto:
- la madre lavoratrice, trascorso il periodo di congedo di maternità, per un
periodo non superiore a sei mesi;
- il padre lavoratore, dalla nascita del
figlio, per un periodo non superiore a
sei mesi;
- qualora vi sia un solo genitore, per un
periodo non superiore a dieci mesi.
I genitori che fruiscano del congedo
parentale entro il terzo anno di vita del
bambino (ovvero entro il terzo anno
dall’ingresso del figlio adottivo in famiglia) hanno diritto a percepire un’indennità pari al 30% della retribuzione,
per un periodo massimo complessivo
di sei mesi. La retribuzione di riferimento per il calcolo dell’indennità è quella
media immediatamente precedente a
quella nel corso del quale ha avuto inizio il congedo.
- Riposi e permessi: durante il primo
anno di vita, la lavoratrice madre ha
diritto a due periodi di riposo, della
durata di un’ora ciascuno, anche
cumulabili durante la giornata (pause
di allattamento).
Il diritto ai periodi di riposo giornaliero
previsto in capo alla madre lavoratrice
è altresì riconosciuto al padre lavoratore nei seguenti casi:
- nel caso in cui i figli siano affidati al
solo padre;
- in alternativa alla madre lavoratrice
dipendente che non se ne avvalga;
23
24
»DAGLI ISCRITTI
- nel caso in cui la madre non sia lavoratrice dipendente;
- in caso di morte o di grave infermità
della madre.
- Congedi per la malattia del figlio:
entrambi i genitori, alternativamente,
hanno diritto di astenersi dal lavoro
per i periodi corrispondenti alle
malattie di ciascun figlio di età non
superiore a tre anni. La durata di ogni
permesso non è predeterminata: può
cioè coincidere interamente con la
durata della malattia.
Nel caso, invece, in cui il figlio colpito da
malattia abbia un’età compresa fra i tre
e gli otto anni, il relativo diritto di
astensione si opera nei limiti di cinque
giorni lavorativi all’anno. Durante l’assenza per malattia del bambino non
viene corrisposta la retribuzione.
Il congedo per la malattia del bambino
spetta anche ai genitori adottivi e affidatari, con modalità diverse da quelle
dei figli naturali.)
» Per quanto riguarda
invece le lavoratrici
autonome, le tutele
sono diverse?
Per le lavoratrici autonome si hanno
essenzialmente due tipi di tutele che
sono l’indennità di maternità (che ha a
sua volta differenze a seconda di quale
sia la reale attività della lavoratrice) ed
il congedo parentale.
(Anche per questo caso si riporta un
estratto delle disposizioni vigenti per la
tutela della maternità delle lavoratrici
autonome:
- Indennità di maternità: è prevista una
indennità di maternità, per il periodo
di gravidanza e quello successivo,
riconosciuta alle lavoratrici autonome, coltivatrici dirette, mezzadre e
colone, artigiane ed esercenti attività
commerciali, e alle imprenditrici agricole a titolo principale, per i due mesi
antecedenti la data del parto e per i
tre mesi successivi alla stessa o, in
caso di aborto (spontaneo o terapeutico) verificatosi non prima del terzo
mese di gravidanza, per trenta giorni
successivi allo stesso.
Tale indennità risulta diversamente
determinata:
- per le coltivatrici dirette, colone e
mezzadre, e per le imprenditrici agricole risulta pari all’80% della retribu-
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
zione minima giornaliera prevista per
gli operai agricoli a tempo indeterminato, in relazione all’anno precedente
il parto;
- per le lavoratrici autonome, artigiane ed
esercenti attività commerciali, corrisponde all’80% del salario minimo giornaliero stabilito per la qualifica di impiegato (come per le libere professioniste).
- Congedo parentale: le lavoratrici
autonome e le lavoratrici agricole
hanno anche diritto al congedo
parentale ed al relativo trattamento
economico per un periodo di tre
mesi, entro il primo anno del bambino o entro il primo anno dell’ingresso
del minore nella famiglia, nel caso di
affidamento o adozione di bambini
fino ai dodici anni di età.)
» Qual è invece la
situazione per le libere
professioniste?
Per quanto riguarda le libere professioniste si parla solo di indennità di maternità che viene erogata in caso di gravidanza e puerperio, in caso di adozione
o affidamento ed in caso di aborto
spontaneo o terapeutico. L’indennità di
maternità viene erogata in modo diverso a seconda di quale sia il caso che si
sta trattando. In ogni caso, per le libere
professioniste esistono dei limiti di
indennizzo, sia minimi che massimi,
oltre i quali non si può andare, qualunque sia il reddito specifico della libera
professionista.
(Anche per questo caso si riporta un
estratto delle disposizioni vigenti per la
tutela della maternità delle libere professioniste:
1. La normativa generale vigente prevede che alle libere professioniste
iscritte ad una cassa di previdenza e
assistenza, sia corrisposta un’indennità di maternità in caso di gravidanza e puerperio, adozione o affidamento, aborto spontaneo o terapeutico, come di seguito specificato:
a) gravidanza e puerperio: l’indennità è
corrisposta per un periodo di 5 mesi
che comprende i 2 mesi precedenti
la data presunta del parto e i 3 mesi
successivi la nascita del bambino;
b) adozione o affidamento: l’indennità
è corrisposta per un periodo di 5
mesi che comprende i 2 mesi precedenti la data di effettivo ingresso del
bambino in famiglia e i 3 mesi successivi. L’indennità spetta a condizione che il bambino non abbia
superato i 6 anni di età;
c) aborto spontaneo o terapeutico:
verificatosi non prima del 3° mese di
gravidanza.
2. L’indennità viene corrisposta in misura pari all’80% dei cinque dodicesimi
del solo reddito professionale percepito - e denunciato ai fini fiscali come
reddito da lavoro autonomo dalla
libera professionista - nel secondo
anno precedente a quello dell’evento (nascita).
3. In ogni caso l’indennità di maternità
non può essere inferiore ad un minimo, calcolato di anno in anno secondo parametri stabiliti dalla norma,
che per l’anno in corso risulta pari ad
? 4.153,76.
4. In caso di aborto spontaneo o terapeutico l’indennità spetta in misura
intera qualora l’aborto avvenga
dopo il compimento del sesto mese
di gravidanza. Se invece l’aborto
interviene dopo il terzo mese di gravidanza, ma prima del sesto, l’indennità è corrisposta in misura ridotta,
pari a 1/5 di quella ordinaria. Nulla
spetta qualora l’aborto intervenga
prima del terzo mese di gravidanza.
5. L’indennità di maternità non può
essere superiore a 5 volte l’importo
minimo, anno per anno calcolato,
ferma restando la possibilità per
ogni Ente previdenziale di stabilire,
con delibera del consiglio d’amministrazione soggetta ad approvazione
del Ministero del lavoro, un importo
massimo più elevato, tenuto conto
delle capacità finanziarie dell’Ente.
(Tetto massimo introdotto dalla
Legge 15/10/2003 n. 289).
» Come si è organizzata la
nostra cassa
previdenziale EPAP per
l’erogazione delle
indennità di maternità?
L’EPAP eroga le indennità di maternità
secondo quanto disposto dalla normativa vigente.
In particolare i requisiti per poter
richiedere l’indennità di maternità
all’EPAP sono:
1. iscrizione all’Ente;
DAGLI ISCRITTI«
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
2. non essere nel diritto di percepire
altre indennità di maternità.
Il diritto alla richiesta matura con l’iscrizione all’Ente. Nel caso in cui l'iscrizione
all'EPAP o la cessazione dell’attività
avvenga nel corso del periodo assistibile (due mesi prima del parto/adozione/aborto spontaneo o terapeutico e
tre mesi dopo), l'indennità di maternità
verrà riconosciuta soltanto per la frazione di periodo per il quale sussiste
l’obbligo di contribuzione.
» Cosa bisogna richiedere
all’EPAP per ottenere tali
indennità?
Per ottenere l’indennità l’interessata
deve presentare domanda redatta in
carta semplice - corredata da apposita
documentazione - a partire dal compimento del sesto mese di gravidanza
(ventiseiesima settimana) e comunque
entro il termine perentorio di 180 giorni:
1. dalla data del parto;
2. dalla data dell’effettivo ingresso del
bambino in famiglia (in caso di adozione o affidamento);
3. dalla data di aborto spontaneo o
terapeutico.
» Cosa ci può dire invece
per quanto riguarda gli
importi relativi a tali
indennità?
L’importo delle indennità di maternità
erogate dall’EPAP è quello previsto
dalle norme vigenti.
Il tetto massimo previsto è pari a 5 volte
l’importo minimo (e ciò è stato deliberato appositamente dal Consiglio di
Amministrazione dell’EPAP).
L’EPAP provvede ad inviare alla professionista apposita certificazione attestante l’importo lordo erogato e la ritenuta di acconto eseguita.
» Ricordo che l’Ente ha
comunque già dato
chiare informazioni agli
iscritti in merito a tali
argomenti.
Sì, abbiamo già inviato, in allegato alla
rivista dell’Ente, a tutti gli iscritti
all’EPAP una scheda riepilogativa
riguardante proprio l’indennità di
maternità dove abbiamo spiegato dettagliatamente tutto ciò che riguarda il
servizio erogato dall’Ente e dove abbiamo pubblicato anche il fac-simile di
domanda che deve essere spedita proprio per la richiesta dell’indennità.
In ogni caso gli iscritti possono sempre
contattarci anche tramite il nostro sito
web che è www.epap.it
» Per quanto riguarda
invece le “normali”
attività di previdenza ed
assistenza a favore degli
iscritti (uomini e donne)
all’EPAP, cosa può dirci?
Innanzitutto bisogna dire che i servizi
vengono erogati non solo agli iscritti ma
anche, in caso di decesso, ai loro familiari.
Per quanto riguarda gli iscritti di sesso
maschile i servizi erogati sono:
- pensione di vecchiaia;
Categoria professionale
ATTUARI
CHIMICI
AGRONOMI E FORESTALI
GEOLOGI
TOTALE
Donne
35
549
1.376
1.711
3.671
2001
2002
2003
2004
E’ mia intenzione operare, acquisendo
anche il parere degli organi competenti, affinché l’Ente abbia la possibilità di
colmare le suddette diversità al fine di
consentire anche alle colleghe professioniste pari opportunità con le lavoratrici degli altri settori.
Per concludere questo interessantissimo colloquio volevo chiederLe se può
darci un’idea dei “numeri dell’EPAP” a
livello di iscritti e del lavoro svolto
dall’Ente soprattutto per quanto
riguarda appunto le indennità di
maternità richieste ed erogate.
Come sapete l’EPAP è un Ente giovane
che racchiude in sé gli iscritti di più categorie; oltre ai chimici abbiamo gli attuari, gli agronomi e forestali ed i geologi.
Possiamo racchiudere i dati nella tabella
seguente nella quale è evidenziata anche
Uomini
77
1.650
6.923
7.145
15.795
- pensione di inabilità o di invalidità;
- pensione ai superstiti, di reversibilità o
indiretta
mentre per gli iscritti di sesso femminile i servizi erogati sono:
Anno di pagamento
» L’EPAP pensa di poter
colmare queste
differenze in un
immediato futuro?
Indennità di
maternità erogate
230
120
139
166
- pensione di vecchiaia;
- pensione di inabilità o di invalidità;
- pensione ai superstiti, di reversibilità o
indiretta;
- indennità di maternità
Non esistono discriminazioni di trattamenti previdenziali tra gli iscritti
all’EPAP di sesso diverso.
Permangono, tuttavia, diversità di trattamento tra le libere professioniste (qualunque sia la libera professione svolta) e
le lavoratrici di altri settori, quali dipendenti, lavoratrici autonome, etc.
Iscritti totali
112
2.199
8.299
8.856
19.466
Presenza femminile
31,25 %
24,96 %
19,87 %
23,94 %
18,85 %
la presenza femminile delle iscritte
all’Ente per ogni categoria professionale.
Per quanto riguarda invece le indennità di maternità erogate dall’Ente la
situazione è la seguente:
Importo totale
Importo medio
€ 1.070.630,00
€ 613.560,00
€ 776.359,00
€ 1.005.039,00
€ 4.655,00
€ 5.113,00
€ 5.585,00
€ 6.054,00
Bisogna tener conto che il 2001 è stato
il primo anno in cui l’EPAP ha erogato
indennità di maternità, pertanto nel
corso di questo anno sono state pagate indennità di maternità anche relative agli anni 1999 e 2000. Infatti la data
dalla quale le iscritte potevano richiedere l’indennità di maternità era il
3/8/1999 (data di approvazione del
Regolamento dell’EPAP).
25
26
»DALL’UNIVERSITÀ
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
Gli Elementi del Reame
di Napoli
2a e ultima parte
a cura di: MARCO FONTANI - Dipartimento di Chimica Organica dell’Università di Firenze
MARIAGRAZIA COSTA - Laboratorio di Ricerca Educativa in Didattica Chimica
e Scienze Integrate dell’Università di Firenze
ALESSANDRO CIANDELLA
ondi, molto criticato, si calò nei
panni della vittima perseguitata
ingiustamente. Tuttavia le lettere che
sono arrivate fino a noi tratteggiano un
personaggio irrequieto e dal carattere
molto litigioso. Non potendo rispondere apertamente ad un professore della
statura di Klaproth, si scagliò con acredine contro il collega Savaresi. Secondo
altri Tondi fu attaccato ingiustamente
sul piano umano. Se da un lato viene
biasimato un lavoro è bene riconoscere
i meriti di coloro che hanno osservato
l’errore del collega e prontamente lo
segnalarono. Il famoso chimico tedesco
Klaproth più di ogni altro rende giustizia dell’operato di Savaresi.
T
[…] Je ne puis terminer ce mémoire sans
faire mention de M. Savarési [...] pour
rendre justice à son impartialité dans la
recherche de la vérité & à son tact juste
pour l’observation, qui l’ont engagé à
entreprendre l’examen de ces expériences, auxquelles il avoit assisté luimême.10[…]
» Gli elementi che hanno
sostituito quelli di Tondi
Calcio: l’ossido di calcio o calce era noto
fin dall’antichità e fu considerato per
un lungo periodo una terra indecompinibile o elementare.
Questo concetto fu messo in discussione nel XVIII secolo, ma solo nel 1808 Sir
Humphry Davy (1778-1829) fu in grado
di stabilire che la calce è una combinazione di ossigeno con un metallo. Nella
comunicazione alla Royal Society di
Londra il 30 giugno 1808, Davy riferì di
aver ottenuto un nuovo elemento alcalino per via elettrolitica.
Bario: Nel 1772, il chimico svedese Carl
Wilhelm Scheele (1742-1786) notò che
nella pirolusite, MnO2, erano contenuti
alcuni piccoli cristalli che riconobbe
come una nuova terra (ossido, BaO).
Due anni più tardi Johan Gottlieb Gahn
(1745-1818) trovò a Falun, lo stesso
ossido nello spato (in tedesco
"Schwerspat", BaSO4). Scheele lo chiamò Schwerspatherde (= terra pesante di
spato). Questa “terra pesante” fu rinominata da Louis Bernard Guyton de
Morveau (1737-1816) barote, che più
tardi mutò in baryte,dal graco βαρυζ
[barys] = pesante. Il nome fu infine
cambiato da Lavoisier in baryta.
L’elemento fu isolato da Sir Humphry
Davy che ne dette notizia assieme alla
scoperta del calcio.
Alluminio: Hans Christian Ørsted (17771851) viene adesso accreditato come
colui che per primo preparò dell’alluminio metallico. Nel 1825 ne isolò una
piccola quantità, alquanto impuro, ma
la sua scoperta passò inosservata perché fu pubblicata su uno sconosciuto
giornale danese. Inoltre egli non era del
tutto convinto della sua scoperta. Parlò
del suo lavoro a Friedrich Wöhler
(1800-1882), il quale perfezionò il procedimento di Ørsted e nel 1827 ottenne una certa quantità del metallo.
Boro: Nel 1702, Wilhelm Homberg
(1652-1715) usò il borace, una sostanza
ritenuta all’epoca di sintesi, per preparare una povere bianca come la neve
che chiamò sale sedativo (acido borico
H3BO3). Nel 1747-8 Théodore Baron de
Hénouville (1715-1768) scoprì che il
principio attivo del preparato era un’altra sostanza e la identificò: Na2O. LouisJoseph Gay-Lussac (1778-1850) e
Louis-Jacques Thénard (1777-1757) in
Francia e Humphry Davy in Inghilterra
isolarono l’elemento nel 1808. Il 21 giugno 1808, I due chimici francesi annunciarono di aver decomposto l’acido
borico con potassio e successivamente
si averlo risintetizzato dagli elementi. Al
termine della loro comunicazione proposero il nome dell’elemento:
Nous désignerons par la suite ce radical
sous le nome bore, qui est tiré de celui du
borax…11
Nove giorni più tardi in Inghilterra (30
giugno 1808) Sir Humphry Davy presentò una comunicazione alla Royal
Society dove annunciò la scoperta del
boro metallico per riscaldamento dell’acido borico e potassio in un tubo di
rame. Durante la Bakerian lecture, letta
il successivo 15 dicembre, Davy propose di chiamare la nuova sostanza boracium. Nel mondo anglosassone, bore e
boracium mutarono in boron per similitudine con carbon (carbonio), mentre
in italiano è sopravvissuto il termine
proposto da Gay-Lussac e Thénard, poi
mutato in boro.
Magnesio: si dovette attendere il 1808,
anno in cui Sir Humphry Davy isolò il
metallo e lo chiamò magnium per non
confonderlo con il nome manganese,
metallo che era stato trovato nella
magnesia nigra:
These new substances will demand
names; and on the same principles as I
have named the bases of the fixed alkalies, potassium and sodium, I shall venture to denominate the metals from the
alkaline earths barium, strontium, calcium, and magnium; the last of these
DALL’UNIVERSITÀ«
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
Nome proposto
da Tondi e Ruprecht
Minerale o sostanza
di provenienza
Formula
Chimica
Elemento
sconosciuto presente
Data
dell’isolamento
Autorità
borbonio
austrio
parthenio
apulio
barite
magnesia
calce
allumina
BaSO4
MgO
CaO
Al2O3
Ba
Mg
Ca
Al
1808
1808
1808
1827
bornio
acido boracico;
sale sedativo di Homberg
H3BO3
B
1808
H. Davy
H. Davy
H. Davy
H. C. Ørsted,
F. Wohler
L.-J. Gay-Lussac,
L.-J.Thénard
words is undoubtedly objectionable, but
magnesium has been already applied to
metallic manganese, and would consequently have been an equivocal term.12
Contrariamente alla proposta di Davy, il
termine magnesio persistette per indicare il metallo che era stato scoperto
nella magnesia alba. Nella lingua russa
e in altre lingue slave la forma
magnium (ΜΑτΗΗΗ) è ancora in uso.
Davy isolò il nuovo elemento allo stato
molto impuro; fu merito del chimico
francese Antoine Alexandre Brutus
Bussy (1794-1882) che nel 1828 lo
riuscì ad ottenere in uno stato di elevata purezza sebbene in forma incoerente. Sempre nello stesso anno Johann
Bartholomäus Trommsdorff (17701837) propose di chiamare questo
metallo talcinum dal nome del minerale talkerde (ossido di magnesio), ma
tale suggerimento cadde ben presto
nell’oblio.
B2O3 + 3Mg → 2B + 3MgO
Piccole quantità di boro possono essere preparate anche per decomposizione termica di BBr3 in corrente di idrogeno in un tubo di tantalio scaldato
oltre i 1000°C. La strada seguita da
Tondi non permetteva di ottenere gli
elementi cercati (Ca, Ba, B) in quanto il
carbone, l’olio di lino e la polvere di
coppella non sono agenti sufficientemente riducenti. L’analisi di Savaresi e
Klaproth ha esaurientemente spiegato
la natura del prodotto ottenuto da
Tondi nel suo tentativo di riduzione
delle cinque terre:
Ossidi ferrici presenti nel crogiuolo di
Hesse + polvere di coppella + carbone
hydrosideron + aria fissa
Che oggigiorno scriveremmo:
4Fe2O3 + P4O10 + 5C → 4Fe2P + 5CO2
» Possibili interpretazioni
attuali
I metalli che Tondi e Ruprecht andavano cercando non esistono allo stato
libero in natura. I due chimici cercarono
di estrarli dai più comuni composti nei
quali sono diffusi in natura.
Oggigiorno sappiamo che gli unici
modi per isolare il calcio e il bario sono
(1) per riduzione, dai loro composti, con
metalli alcalini più elettropositivi; (2)
per elettrolisi da soluzioni concentrate
con un catodo di mercurio; (3) per elettrolisi dagli alogenuri del metallo alcalino-terroso allo stato fuso. Per quanto
riguarda l’acido borico sono noti altri
procedimenti di riduzione. L’ossido
viene preparato a partire dall’acido
borico, B(OH)3, per riscaldamento. La
riduzione dell’ossido avviene facendolo reagire con di magnesio:
Alcuni dubbi possono sorgere se effettivamente Tondi abbia isolato l’alluminio o il magnesio. Nella vasta letteratura dell’alluminio esiste addirittura un
rapporto attribuibile all’epoca dell’imperatore Tiberio (a.C. 41- d.C. 37) ripreso nel 77 d.C. da Plinio il Vecchio (ca. 2379) nelle sue Naturalis Historiae.
Secondo questo documento veniva
estratto dall’argilla un metallo dell’aspetto lucente simile all’argento ma
assai più leggero di questo e malleabile come ferro. La notizia del lavoro di
Tondi fu ripesa da J.T. Kemp e J. L. Howe
nel 1902 e fu pubblicata sulle Chemical
News dello stesso anno. Il procedimento descritto da Plinio il Vecchio sembrerebbe, sebbene nella sua vaghezza,
assomigliare a quello di Ruprecht e
Tondi. La spiegazione a questo fatto
venne fornita da John W. Mellor (18691938), il quale asserì che Kemp e Howe
interpretarono troppo liberamente
alcune frasi dello scrittore latino.
Un esempio di rivalutazione del lavoro
di Antal Ruprecht si deve alla storica
della chimica Mary Elvira Weeks
(n.1892) la quale non menzionò Tondi.
Ella si convinse che il chimico austriaco
avesse potuto estrarre un nuovo elemento (l’austrio) presente nella
magnesia, metallo identificabile con il
magnesio. Anche in questo caso la letteratura chimica è alquanto controversa. Poco tempo dopo la scoperta di
Davy, era il 1821, il cinquantaduenne
Edward Daniel Clarke, affermato professore a Cambridge, ipotizzò che
magnesia finemente macinata (MgO) e
mischiata con olio, se passata alla fiamma ossidrica, producesse una pasta
dall’aspetto incoerente e friabile. La
reazione di deossigenazione proposta
era la seguente:
nMgO + (n – 1/2m) C → nMg +
(n-m) CO + 1/2 CO2
Clarke non visse a sufficientemente a
lungo (morì l’anno seguente) per sapere che altri chimici verificarono l’infondatezza della sua ipotesi. Passarono
molti anni dalla scoperta di Davy quando nel 1884 J. Walter tentò nuovamente di ridurre l’ossido di magnesio con
carbone, seguendo la stessa procedura
seguita nella manifattura dello zinco.
La temperatura fu portata al calor bianco e furono prese le dovute precauzioni nel caso si fosse formato il metallo
sia allo stato liquido che di vapore, ma
il risultato fu negativo.
Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del
successivo, il celebre Henri Moissan
(1852-1907), utilizzando la fornace elettrica di sua invenzione, ripeté più volte
questa esperienza osservando che la
magnesia poteva essere fusa e mantenuta liquida in un crogiuolo di carbone
senza che essa liberasse magnesio per
27
28
»DALL’UNIVERSITÀ
riduzione. Alcuni anni più tardi, nel
1907, O. P. Watts facendo passare vapori di carbonio su un letto magnesia
osservò la formazione di magnesio
metallico:
MgO + C → Mg + CO.
Infine, nel 1915, O. L. Kowalke e D. S.
Grenfell trovarono che la riduzione
della magnesia con carbone ha inizio
molto lentamente intorno a 1950° C.
Per tornare alle esperienze di Tondi e
Ruprecht (i quali non ci hanno lasciato
una dettagliata descrizione del loro
processo) possiamo ipotizzare che essi
avessero lavorato utilizzando una
comune fornace per la forgiatura del
ferro in acciaio. In queste fornaci la
temperatura raggiunta si aggira intorno ai 1200 - 1500° C, ottenuta bruciando carbone di quercia e di pino. Alla
fine del processo di fusione, dalla durata di alcuni giorni, il forno veniva
distrutto e sul fondo raccolto un blocco
di acciaio. Poiché Tondi non seguì questo procedimento (riscaldando il crogiuolo per più giorni), né tanto meno
raggiunse la temperatura di ca. 2000° C
necessaria all’innesco della reazione
dell’ossido di magnesio con carbone, si
può stabilire con relativa certezza che
egli non riuscì ad ottenere l’elemento
alcalino terroso in forma metallica.
» La rivoluzione offre una
seconda possibilità di
carriera
I fatti successivi all’annuncio della scoperta dei cinque elementi, avrebbero
potuto creare un insormontabile ostacolo per la futura carriera di Tondi. Non
passò molto tempo che, nel 1799,
Matteo Tondi lasciò l’impero asburgico
e si rifugiò per motivi politici in Francia.
Lì fu nominato aggiunto alla cattedra di
Mineralogia nel Museo di Storia
Naturale di Parigi, diretto dal celebre
Deodat de Dolomieu (1750-1801). A
Dolomieu successe René Haüy (17431822), il quale rivoluzionò le ormai vecchie concezioni delle scienze mineralogiche. In quel consesso Tondi apprese
le nuove tecniche della cristallografia.
Iniziò tra il maestro e il discente un rapporto di stima reciproca: Haüy incaricò
Tondi di raccogliere i campioni essenziali per le sue ricerche. La riconoscenza
di Haüy nei confronti di Tondi si concretizzò con un dono costituito da un
nappo di argento riportante la scritta:
Matteo Tondi A Crystallographo Haüy in
amicitiae tesseram. Nel 1811 Tondi rientrò a Napoli e fu nominato Ispettore
Generale delle Acque e delle Foreste.
Nel 1815, si resero disponibili sia la cattedra di orittologia13 della Regia
Università degli Studi, che la direzione
del Real Museo Mineralogico. Tondi,
ricoprì questo duplice quanto prestigioso incarico.
Venti anni dopo, il 17 novembre 1835
all’età di settantatre anni, si spense
nella capitale borbonica.
NOTE
1 « Le Annales de Chimie ou recueil de mémoires
concernant la Chimie et les Arts qui en dépendant » furono fondate da A. Lavoisier nel 1789.
2 Propriamente “pensionari del re di Napoli”
3 Il nome di questo elemento deriva dalla città di
Napoli, il quale, a sua volta, per traslato si riferisce
al regno omonimo del quale Tondi era suddito.
La storia dell’aggettivo partenopeo ha oltre ventisei secoli: nel 680 a.C. i cumani fondarono la
città di Parthenope (sul luogo dove si dice fosse
morta l’omonima sirena) che, col passare del
tempo divenne il rifugio di tutti gli abitanti scontenti di Cuma, ben presto tanto numerosi da
diventare una minaccia per la stessa madrepatria. Nel 470 a.C. Parthenope venne distrutta
(secondo la leggenda dallo stesso Nettuno,
padre della sirena, per punirne gli abitanti) ma
ben presto fu fondata nello stesso luogo la città
di Neapolis (l’odierna Napoli).
4 Il crogiuolo di Hesse prende il suo nome dalla
città di Hesse, in Germania, dove veniva fabbricato. Si componeva di una miscela di argilla e sabbia fine. Tali crogioli erano apprezzati perché
potevano sostenere cambiamenti improvvisi di
temperatura senza rovinarsi.
5 Ossa e corna di cervo macinate.
6 La lisciva non è altro che una soluzione concentrata di carbonato di sodio.
7 […] che questa trasformazione delle terre non è
una chimera con la quale i signori Ruprecht,Tondi
ecc., hanno illuso loro stessi ed il pubblico […]
8 Il fosfuro di ferro ha caratteristiche metalliche.
Proprio l’aspetto metallico di questo composto,
dal colore blu con tonalità grigie, potrebbe aver
ingannato sia Tondi che Ruprecht.
9 […] Concludo rapidamente che la storia di questa pretesa scoperta spinge i chimici ed i naturalisti ad usare nelle loro ricerche la prudenza
necessaria […]
10 […] Io non posso terminare queste memorie
senza fare menzione del Signor Savaresi per
render giustizia alla sua imparzialità nella ricerca della verità e al suo rigore per l’osservazione,
che l’hanno spinto ad intraprendere l’esame di
questi esperimenti, ai quali aveva egli stessi
assistito. […]
11 Infine designeremo questo radicale con il nome
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
boro, che è tratto da quello di borace…
12 Queste nuove sostanze aspettano un nome; e
sullo stesso principio di come ho nominato le
basi degli alcali fissi, potassio e sodio, mi avventurerò a denominare i metalli dalle terre alcaline: bario, stronzio, calcio e magnium; l'ultima di
queste parole è indubbiamente discutibile, ma
il [nome] magnesio già è stato applicato per il
manganese metallico e conseguentemente
sarebbe stato un termine equivoco.
13 Orittologia, termine antiquato per designare lo
studio della geologia e paleontologia.
BIBLIOGRAFIA
1 MARY ELVIRA WEEKS, Discovery of the
Elements, J. Chem Edu., Publisher, PA (1935)
2 RAFFAELLA SELIGARDI, Lavoisier in Italia, Leo S.
Olschki Ed., Firenze (2002)
3 POGGENDORF, Biographishces Woerterbuch,
Liepzig, Erster Band A-L (1863)
4 POGGENDORF, Biographishces Woerterbuch,
Liepzig, Zweiter Band M-Z (1863)
5 ANTAL RUPRECHT, MATTEO TONDI, Annales de
Chimie, (1791) 8, 3
6 ANTONIO SAVARESI,Annales de Chimie,(1791) 8,9
7 MICROSZEWSKI, BIENKOWSKI, Annales de
Chimie, (1791) 9, 51
8 MARTIN HEINRICH KLAPROTH, Annales de
Chimie, (1791) 9, 53
9 JACQUIN, Annales de Chimie, (1791) 9, 54
10 ANTONIO SAVARESI, Annales de Chimie, (1791)
9, 157
11 ANTONIO SAVARESI, Annales de Chimie, (1791)
10, 61
12 ANTONIO SAVARESI, Annales de Chimie, (1791)
10, 254
13 MARTIN HEINRICH KLAPROTH, Annales de
Chimie, (1791) 10, 275
14 ANTONIO SAVARESI, Annales de Chimie, (1791)
11, 38
15 ANTAL RUPRECHT, Crell Annalen der Chimie,
(1792), 195
16 HUMPHRY DAVY, Phil. Trans. Roy. Soc. London,
(1808), 98, 333
17 JOHANN BARTHOLMÄUS TROMMSDORFF,
Trommsdorff’s Journ., (1828), 17, 50
18 JOHN W. MELLOR, A Comprehensive Treatise on
Inorganic and Theoretical Chemistry,
Longmans, (1937), London
19 LOUIS-JOSEPH GAY-LUSSAC, LOUIS-JACQUES
THÉNARD, Bull. Soc. Philomath., (1808), 1, 10
20 LOUIS-JOSEPH GAY-LUSSAC, LOUIS-JACQUES
THÉNARD, Ann. Chim. Phis., (1808), 68, 169
21 HANS CHRISTIAN ØRSTED, Danske Vid. Selsk.
Förh., (1825), 15
22 J. T. KEMP, Chem. News, (1902), 86, 171
23 J. L. HOWE, Chem. News, (1902), 86, 293
24 O. L. KOWALKE, D. S. GRENFELL, Trans.
Electrochem. Soc., (1915), 27, 221
25 HENRI MOISSAN, (1901), Einteilung der
Elemente, Ed. M. Krayn, Berlino
26 HENRI MOISSAN, (1904),The electric furnace, Ed.
Edward Arnold, Londra
27 EDGARDO MACORINI, (1980), Enciclopedia della
Scienza e della Tecnica, VII edizione, Ed.
Mondatori-McGrow-Hill, Milano
28 EDWARD DANIEL CLARKE, Ann. Phil., (1821), 17,
421
29 J. WALTER, Dingler’s Journ., (1884), 252, 337
30 O. P. WATTS, Trans. Amer. Electrochem. Soc.,
(1907), 11, 279
DALL’UNIVERSITÀ«
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
29
Il Giardino dei Veleni
A proposito di una stupefacente collezione
di ALBERTO SPAGGIARIa e ALISON HAMERb
RIASSUNTO - La recente inaugurazione del
Poison Garden, creato all'interno del preesistente Alnwick Garden per volontà della Duchessa di
Northumberland, offre ai visitatori la possibilità
di potersi avvicinare ad una delle più straordinarie collezioni di piante velenose e psicoattive,
imparandone a conoscere le proprietà, la storia
e le caratteristiche.In questo articolo gli Autori (il
Dr. Alberto Spaggiari, chimico organico presso
l'Università di Modena e Reggio Emilia ed Alison
Hamer, Learning Programme Manager
dell'Alnwick Garden) presentano alcuni aspetti
salienti del Poison Garden, accattivante meta
per piacevoli escursioni turistiche, proponendo
contemporaneamente qualche riflessione sull'importanza di simili pregevoli iniziative.
» Introduzione
La prima volta che l’uomo credette di
incontrare dio, probabilmente, fu frutto
di un caso, in seguito ad un esperimento su se stesso.
L’uomo primitivo, sperimentatore
inconsapevole, assaggiò molte piante
che crescevano intorno a lui: “molte
erano innocue, poche erano gradevoli al
palato, alcune lo nutrivano, un discreto
numero di esse lo facevano star male,
poche lo uccidevano all’istante, alcune
gli alleviavano il dolore, ma solo pochissime avevano effetti soprannaturali sul
corpo e sulla mente. L’unica spiegazione
possibile era la presenza di una divinità
intrinseca o di uno spirito”.2 Così, con il
piglio che caratterizza l’avvincente
ABSTRACT - The recent
opening of The Poison
Garden, an extraordinary
and unusual addition to The
Alnwick Garden created by
Her Grace The Duchess of
Northumberland, trustee of
The Alnwick Garden, represents a unique occasion for
the public to understand
poisonous and psychoactive
plants. The purpose of the
Poison Garden is to educate
visitors about the killing proLa Duchessa di Northumberland
perties of plants and to show
con la sua collezione di fiori
how man has learnt to adulterate many plants to turn them
testo di Schultes e Hofmann, viene
into killers. There is a fine line between kill or
descritto, con alto grado di verosimicure and The Alnwick Garden focuses on kill.
glianza, quello che assai probabilmenThe historical and fascinating location could
te accadde parecchi millenni or sono, in
also justify a really amazing journey to the old
heart of England.
There I was,
poised in space,
a disembodied eye,
invisible, incorporeal,
seeing but not seen.1
(R.G. Wasson)
un qualsiasi punto del pianeta.
Naturalmente, oggi, sappiamo bene che
queste “divinità” altro non sono che particolari sostanze chimiche, molto spesso
appartenenti alla categoria degli alcaloidi, i quali sono stati e sono tuttora
oggetto di innumerevoli ricerche e
studi,sia di carattere chimico-farmacologico, sia di tipo storico-antropologico e
religioso.
D’altronde questo non deve meravigliare, essendo il rapporto dell’uomo con le
sostanze psicoattive di antichissima origine3, affondando le proprie radici indietro nel tempo, fin dalla comparsa dell’uomo stesso sulla Terra.
Basti pensare che, secondo una stima
prudente e al tempo stesso piuttosto
autorevole,4 le piante contenenti alcaloidi oscillerebbero attorno alle 7.000
specie differenti, sparse in tutto il
mondo.
» Un’idea coraggiosa
Proprio partendo da queste considerazioni, il percorso che proponiamo in
questo breve articolo, trova un suo
punto di arrivo per una piacevole gita,
così come un punto di partenza per stimolanti riflessioni, nel cuore storico
dell’Inghilterra.
La strada che da Londra sale verso
Newcastle, e poi ancora più su, oltrepassando l’antico Vallo di Adriano, fino
a Edinburgo, merita certamente una
deviazione per una piccola sosta nella
a Università di Modena e Reggio Emilia, Dipartimento di Chimica, via Campi, 183 – 41100 Modena (Italia)
b The Alnwick Garden, Denwick Lane, Alnwick, Northumberland, NE66 1YU (Regno Unito)
30
»DALL’UNIVERSITÀ
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
quiete, passeggiando su
curati sentieri, tra coloratissime e ricche collezioni di fiori e di
rose, labirinti e giochi d’acqua, ombrosi alberi secolari
e sedersi in verande
immerse nel verde
a sorseggiare un tè
rilassante e tonificante. La possibilità,
inoltre, di visitare
l’adiacente Alnwick
Castle, uno dei più
affascinanti castelli
inglesi, tra le altre
Uno scorcio del Parco di Alnwick
cose anche scenario di noti film di
grande successo
sulle aspre brughiere del Northum(ad esempio Harry Potter e la pietra filoberland, fino alle ventose e vicine coste
sofale, solo per citare il più recente) e
del Mare del Nord.
soprannominato la Windsor del Nord
per il suo splendore, potrà costituire,
» Qualche riflessione
anche per i più piccoli, un motivo di
grande interesse.
Al di là di ogni valutazione meramente
Ci voleva probabilmente uno spirito
etica e, perché no, anche moralistica
tipicamente anglosassone per proporre
che in simili casi spesso prende purun Giardino dei Veleni come attrazione
troppo il sopravvento, a nostro parere
turistica, ma anche e soprattutto come
un paio di brevi considerazioni meritaspunto di riflessione, mezzo di
no la dovuta attenzione.
educazione e opportunità di stuInnanzitutto, occorre dirlo, iniziative di
dio. Ci voleva, forse, il coraggio e
questo genere forniscono un invidiabil’ispirazione della Duchessa, l’inle e ricchissimo patrimonio di studio a
Il Castello
traprendenza e la preparazione
livello scientifico ed etnobotanico,
di Alnwick,
del suo staff (quasi tutto femminiessendo purtroppo estremamente difnon lontano
le) e, naturalmente, una mentalità
ficile potersi avvicinare a questi vegetadall’Alnwick
decisamente moderna e non
Garden e
li anche a solo scopo di ricerca. Già in
attuale
troppo inquadrata in precisi e
questa sede abbiamo sottolineato le
residenza dei
sbiaditi
schemi
di
apparente
perdifficoltà (burocratiche, organizzative e
Duchi di
benismo. Ci voleva, infine, una
legali) che studiosi e scienziati inconNorthumberl
and. Visitabile splendida cornice storica, come
trano nell’intraprendere simili ricerche,
anche
solo
certi
antichi
castelli
e
curatisper non parlare poi dell’inevitabile aura
all’interno
sime tenute possono offrire, quasi
di diffidenza e di malcelato ostracismo
un ritorno a quelle fiabesche
che spesso li circonda.6 Per contro, la
atmosfere di lancillottiana memopossibilità di disporre di campioni
ria, così facilmente evocate da
vegetali di tal valore, mediante un
simili scenari, carichi di storia e
accesso libero o quantomeno non sogspumeggianti di natura. Da non
getto ad eccessive restrizioni, rappredimenticare, poi, l’apporto della comceata sono solo alcuni indicativi esemsenterebbe una preziosa occasione per
petente consulenza fornita da Caroline
pi della varietà e della ricchezza scientiprogrammare e condurre nuovi studi
Holmes, esperta di storia dei giardini.
fica della collezione.
su organismi che ancora molto hanno
Una miscela vincente, insomma, condiCome si può facilmente immaginare, la
da insegnarci e da trasmetterci in fatto
ta con inevitabili ed eleganti note di
sosta è senza dubbio ben motivata, sia
di molecole biologicamente attive. Non
humor tipicamente britannico che,
a vantaggio di chi intende approfondiva trascurato, inoltre, anche il semplice
come un sottile manto di nebbia prire la conoscenza di queste piante legpiacere di potersi circondare di piante
maverile, indugia, sornione, sui verdi
gendarie e affascinanti, sia per coloro
leggendarie, la cui secolare storia testiprati all’inglese delle campagne tra
che, invece, preferiscono semplicemenmonia l’importanza che esse hanno
Edinburgo e Newcastle, veleggiando
te trascorrere alcune ore in assoluta
rivestito per molte culture.
graziosa e vivace cittadina di
Alnwick
(nella
contea
di
Northumberland, poco a sud del confine tra Inghilterra e Scozia), pittoresco
dedalo di strette stradine medievali, il
cui centro storico è altresì ricco di antichi edifici ottimamente conservati e
valorizzati.
Il motivo per un simile suggerimento
nasce da un breve e interessante trafiletto recentemente apparso su Il
Venerdì di Repubblica,5 riguardante la
creazione di una nuova sezione del
Parco di Alnwick. La Duchessa di
Northumberland, infatti, proprietaria
dell’intera tenuta, ha deciso di creare
un vero e proprio Giardino dei Veleni
(The Poison Garden è il suo nome originale) all’interno dell’antica proprietà
in cui si trovano anche il magnifico
Alnwick Castle e il grande e frequentatissimo Alnwick Garden. In questa
nuova sezione, inaugurata alla fine del
Febbraio 2005, trovano adatta dimora
molte piante velenose e psicoattive,
così come una collezione di funghi allucinogeni.
Erythroxilon coca, Papaver somniferum,
Cannabis indica, Hyoscyamus niger,
Conium maculatum, Psilocybe semilan-
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
DALL’UNIVERSITÀ«
furono creati giardini dei veleni, ma,
z’altro di essere imitate, o, almeno, di
In secondo luogo, poi, il fine educativo
spesso, a puro scopo di studio criminale
essere attentamente prese in consideappare chiaramente evidente. Uno
di nuove tecniche di “omicidio silenziorazione per una loro prossima rivisitadegli scopi principali del Poison Garden
so”: è il caso, ad esempio, del giardino di
zione; esse infatti potrebbero rapprerisiede proprio nella possibilità di offrire
Padova, creato dai Medici per studiare
sentare un’opportunità molto stimo(soprattutto ai più giovani) un’occasiosofisticati metodi di avvelenamento da
lante per proporre la conoscenza delle
ne unica per conoscere da vicino le
riservare ai loro nemici.
droghe e dei numerosi veleni naturali
piante velenose e allucinogene, i loro
E’ pur vero, d’altro canto, che la mentalisotto una nuova veste. Sarebbe bello,
effetti e i rischi, attraverso una piacevole
tà italiana, sotto questo punto di vista,
pensiamo, che si potesse avere anche
escursione in un antico parco storico.
appare considerevolmente più conserin Italia (e magari in più di un sito) la
Come la stessa Duchessa ha acuvatrice, meno coraggiosa e soprattutto
possibilità di confrontarsi con queste
tamente osservato, infatti, frequenteimprontata ad un austero moralismo.
tematiche, di potersi soffermare a rifletmente i bambini sono maggiormente
Tutto ciò, accompagnato da una legislaattratti dalle storie
zione forse eccessivamente severa,
torbide piuttosto
mortifica inevitabilmente la conoscenche da un lieto fine
L’Euphorbia nella collezione
del Poison Garden
za e la cultura, ritardandone il progrese questo viaggio tra
so. L’auspicio, tuttavia, è che vi siano
i veleni e le
amministrazioni locali lungimiranti e
sostanze psicoaperte che sappiano cogliere l’occasiotrope, a cavallo
ne e seguire la strada già così brillantedella labile linea
mente aperta nella terra di Albione.
di confine che
separa le dosi
» Ringraziamenti
terapeutiche da
quelle letali, è
senza dubbio un
Un sentito ringraziamento è rivolto al
percorso teneThe Alnwick Garden Trust e alla
broso e affasciDuchessa di Northumberland per la
nante, al tempo
preziosa collaborazione e la gentile disstesso ricco di
ponibilità, così come a Mrs. Sarah
storia, scienza e
Darling per una parte del materiale
natura.7 Una via
fotografico e alla Dr.ssa Chiara
Rimmaudo ( Presidente del Comitato
maestra
che
Pari Opportunità del Consiglio
indichi il giusto
tere davanti ad una pianta di Salvia
Nazionale dei Chimici) per gli utili sugmodo di percorrere questo sentiero è,
divinorum o di Erythroxilon coca, ben
gerimenti, nati da un sincero interesse
tuttavia, auspicabile oltre che necessasapendo quanto esse siano inquietanti,
dimostrato verso questo argomento.
ria: è proprio in questo contesto che il
ma, al tempo stesso, quanto esse abbiaUn ringraziamento particolare, infine,
Poison Garden ha una delle sue princino significato per la storia di antiche
all’Avv. Alessia Sala (Ordine Forense di
pali ragioni di esistere. Dopotutto, ci
culture.
Modena) per le interessanti discussioni
sembra che lo spirito della campagna
In passato,effettivamente,anche in Italia
in ambito normativo e giuridico.
di educazione sulle droghe del
Governo inglese sia assolutamente ben
rispecchiato dalla filosofia educativa
del Poison Garden, riassunta brillantemente nel motto: “Drugs are illegal, but
NOTE BIBLIOGRAFICHE
talking about them is not”. Guide preparate e un efficiente, ma altrettanto dis1. R.G. Wasson Life, 19 Maggio 1957.
creto, sistema di sicurezza, offrono, infi2. R.E. Schultes, A. Hofmann Botanica e chimica degli allucinogeni, 1983,
ne, ai visitatori tutto il supporto scientiCiapanna Editore, Roma.
fico e la tranquillità necessarie per
3.
Per
alcuni interessanti spunti e riflessioni in questo senso, si veda anche:
potersi avvicinare nel modo più corretG.
Toro
Il Chimico Italiano, 2005, 1, 11.
to a queste piante così affascinanti,
4. J.J. Willaman, H.L. Li Llodya Suppl. 1970, 33, 1957.
tenebrose e così ancestralmente magi5. Il Venerdì di Repubblica, 4 Marzo 2005.
che, potenzialmente in grado di avvele6. A. Spaggiari, P. Davoli Il Chimico Italiano, 2004, 3, 26.
nare il corpo e la mente con la loro bel7. Comunicazione personale ad A.S., Marzo 2005.
lezza e la loro potenza.
Alla luce dell’esperienza inglese, quinPer ulteriori informazioni i lettori interessati possono visitare i siti web:
di, subito premiata da un grande successo di pubblico, ci sembra che iniziawww.alnwickgarden.com - www.alnwickcastle.com
tive di questo tipo meriterebbero sen-
31
32
»FECS
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
10th EuCheMS-DCE
International Conference on Chemistry and the Environment.
The Role of Chemistry
in the Environment:
our choice, our life.
Research, Education and Professional.
(Rimini Sun. 4th to Wed. 7th September – 2005)
» Topic Session
• Environment Quality Assessment and
Management
• Cultural Heritage Chemistry
• Environmental Catalysis in the
Contest of the Green Chemistry
• Atmospheric Environment and
Human Health
• Soil and Contaminated Sites;
• Waste Management: Monitoring and
Remediation Aspects
• Water management: Availability,
Quality, Health Aspects
• Marine, Surface and Ground - water
Ecosystems
» Other Activities
• Education and Professional Activities
• Socio – economic aspects
• Training Courses
» Plenary Lectures
Hartmut Frank (D)
Primary and secondary air pollutants;
which are more important?
Dimitrios Kotzias (EU)
Indoor air pollution and human exposure
Peter Brimblecombe (UK)
Chemistry of cultural environment
Ferruccio Trifirò (I)
Present and future of DeNOx catalysis
Luigi Campanella (I)
Ecological risk assessment by the
appraisal of integral parameters of
site-specific analysis
Carlo Vandencasteele (B)
Treatment of the rest fraction of household waste – novel developments
Fritz Frimmel (D)
Solar photochemistry of aquatic pollutants
Alain Saliot (FR)
Evolutionary trends in the evaluation
of the impact of hydrocarbons on
coastal marine environments and
ecosystems
(minimum number of students: 10)
• Cultural Heritage Chemistry: impact
on Stone, Metal and Glass
• Priority Toxicants and Public Health
• Aquatic Pollutants, their Reactions
and Treatability
• Technologies, and Environmental
Control on Waste Life Cycle
• Reconceptualized Environmental
Chemistry for Sustainability
• Environmental Catalysis
» Key notes
Valery S. Petrosian (RUS) (Sess. 1)
Chemical boomerangs: the global environmental problem
Boguslaw Buszewski (PL) (Sess. 2)
Application of hyphenated techniques
in bioaccumulation of polyethoxylated
nonylphenols and its metabolites in
aquatic ecosystems.
Maria J. Melo (P) (Sess. 3)
Preserving the colours of the past: a
molecular approach to sustainable
heritage
Uri Zoller (IL) (Sess. 8)
Marine, estuarine and groundwater
quality assessment: the case of APEO
endocrine disruptors
Denes Kallo (H) (Sess. 4)
Removal of volatile organic compounds
» Training Couses
(Sunday September 4th)
Included in the registration fee
SUNDAY SEPTEMBER 4TH
Morning
Short Courses
Afternoon
Opening Ceremony
Welcoming Party
MONDAY SEPTEMBER 5TH
Morning
Sessions
1. ATMOSPHERIC ENVIRONMENT
AND HUMAN HEALTH
2. ENVIRONMENTAL QUALITY
ASSESSMENT AND MANAGEMENT
In collaboration with SETAC-IT
Plenary Lectures
Poster Session
Oral Presentations
Afternoon
Sessions
1. ATMOSPHERIC ENVIRONMENT
AND HUMAN HEALTH
3. CULTURAL HERITAGE CHEMISTRY
Plenary Lecture
Oral Presentations
FECS«
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
Cultural Heritage Working Parties:
activity presentations
Italian Subcommittee on Cultural
Heritage
Sagra Malatestiana Concert
TUESDAY SEPTEMBER 6TH
Morning
Sessions
4. ENVIRONMENTAL CATALYSIS IN
THE CONTEXT OF THE GREEN CHEMISTRY
7. WATER MANAGEMENT: AVAILABILITY, QUALITY AND HEALTH
ASPECTS
Plenary Lectures
Poster Session
Oral Presentations
Afternoon
Sessions
4. ENVIRONMENTAL CATALYSIS IN
THE CONTEXT OF THE GREEN CHEMISTRY
8. MARINE, SURFACE AND GROUNDWATER ECOSYSTEMS
Plenary Lecture
Oral Presentations
Cafè-Science for young researchers
WEDNESDAY SEPTEMBER 7TH
Morning
Sessions
5. SOIL AND CONTAMINATED SITES
6. WASTE MANAGEMEMENT: TECHNOLOGIES AND ENVIRONMENTAL
CONTROL
Plenary Lectures
Poster Session
Oral Presentations
Afternoon
Oral Presentations by young researchers
Round Table:The Future Research and
Education for sustainable future
Press Conference
Gala Dinner – Award Ceremony
33
words) and an abstract (250 words)
for oral presentation or poster.
We will assure for every one selected:
free registration, (that includes free
attendance at all scientific sessions
and to the exhibitor’s area, attendance
certificate, congress kit, welcome cocktail,coffee breaks and lunches),accommodation expenses for 5 days, and a
grant of € 200.00
• Awards for the 3 best oral presentations and the 3 best posters, by Young
Scientists (each € 250.00)
• Full Manuscripts can be submitted to
the Journal:
- ESPR (Environmental Science and
Pollution Research)
» Other information
Deadline for abstracts is delayed to
May 20th, 2005
• Support for 10 Young Scientists from
the new member-states of EU
Candidates must be not older than 32
Years and citizens of one of following
EU-States: Hungary, Slovenia, Poland,
Slovakia, Czech Republic, Lithuania,
Latvia, Estonia Cyprus, Malta.They will
have to present a short C.V. (100
consultate il sito
Deadline: during the conference time.
For procedure see ESPR web site
http://www.scientificjournals.com/sj/e
spr/startseite
Information for conference fees,
registration, Key dates, instructions
to the authors, accommodation,
transport (etc…) see web site
http://www.adriacongress.it/10theu
chemsconferences
www.chimici.it
• NOTIZIE DELL’ULTIM’ORA • LETTERE AL DIRETTORE • RIVISTA ON-LINE
• ARGOMENTI DI CARATTERE GENERALE, SCIENTIFICO E ATTUALE
34
»RESOCONTO CONVEGNI
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
Seminario “Ambiente e
salute” a Portonovo di Ancona
a cura di FERDINANDO DE ROSA, DOMENICO MENCARELLI - Ordine Regionale dei Chimici delle
Marche
Q
uattro anni fa si celebrava il primo
Seminario di Portonovo “Integrazione Ambiente e salute”. La ridente
località ha ospitato il 10 giugno 2005 il
“2°Seminario” accogliendo i partecipanti con lo stesso paesaggio suggestivo, il
mare con i suoi colori di prima estate, il
promontorio del Conero, i profumi della
riviera. Ci siamo ritrovati con molti colleghi, il chimico è certamente una figura
fondamentale nel campo ambientale
ed un insostituibile supporto analitico e
professionale nel campo sanitario. Lo
scenario è invitante, l’atmosfera festosa
e la sede elegante, il tema stuzzicante e
si annunciano relatori di spessore e la
presenza di vecchi amici. Il centro balneare si è svegliato di buon’ora ed i
bagnanti si apprestano a raggiungere la
spiaggia, seguiti da sguardi invidiosi dei
colleghi in giacca e cravatta che entrano
in aula!
ARPA Marche ha fatto un ottimo lavoro
di organizzazione ed il Direttore Generale, collega chimico Gisberto Paoloni,
avvia i lavori. Dopo i consueti saluti ini-
zia la rassegna dei relatori, con la 1° sessione: ”Scenari e programmi internazionali e nazionali”. La Dott.ssa L. Cori, del
MATT, descrive in rapida ed esaustiva
sintesi l’apparato organizzato dal
Ministero per affrontare il delicato tema
dell’integrazione fra Ambiente e Salute.
E’ poi la volta del Dr. P. Comba, dell’I.S.S.,
che illustra i protocolli di indagine e la
valutazione delle evidenze scientifiche
disponibili, per fornire le basi ai processi
decisionali in sanità pubblica; il relatore
sente il dovere di enfatizzare l’importanza dello sviluppo di un apporto
interdisciplinare, con la professionalità
del chimico in prima linea.
L’Ing. G. Cesari, Direttore Generale APAT,
stuzzica l’interesse dell’uditorio con una
presentazione puntuale e schematica
del “Progetto Ambiente e Salute”. Sullo
sfondo degli scenari europei e delle
esperienze nazionali si fa la conoscenza
del progetto, i cui obiettivi ambiziosi,
ma decisamente realistici, prevedevano
fra l’altro una implementazione degli
elementi per lo sviluppo di un sistema
informativo ambiente e salute, a supporto del traguardo che è la sostenibilità. Alla Dr.ssa. G. Gasparrini, del MATT, è
stato quindi affidato l’incarico di rappresentare “l’impegno internazionale sulle
problematiche Ambiente e Salute”.
Veniamo a conoscenza di conferenze
ministeriali, la prima a Francoforte nel
1989 e successivamente in alcune capitali Europee.
Nel 2009 sarà la volta dell’Italia. Auguri!
Il ns. contributo per la sua buona e fruttuosa riuscita? E’ presto detto: dedicare
una parte dei fondi stanziati alla implementazione del pacchetto di azioni
prioritario: 1-3 (biomonitoraggio
umano e sistema informativo integrati).
Nella successiva sessione del mattino
sul federalismo si sono alternati i Dr. F. Di
Stanislao (Dir. Gen. ARS Marche) e Dr. G.
Zavaglio (Dir. Gen. ARPA Lombardia).
Il primo ha tratteggiato, con molto
approfondimento, i piani comunitari
messi a punto per la nostra salute nelle
Marche. Il secondo, dopo aver illustrato
le modalità di attribuzione delle competenze fra ASL e ARPA in Lombardia, ha
riportato alcuni esempi di collaborazione tra Sanità regionale e ARPA Lombardia, che documentano come la
distinzione delle competenze costituisca un punto di forza del sistema regionale per la prevenzione.
Viene evidenziata l’importanza dell’apporto interdisciplinare e delle analisi
chimiche per la soluzione di alcuni problemi di inquinamento delle falde da
solventi, pesticidi e medicinali.
Il pranzo presenta un menù tutto da
apprezzare, gustato in conversazioni
ovviamente tecniche, continuate per
qualche decina di minuti dedicati e propiziati dalla visione di un mare particolarmente calmo ed invitante, dominato
dal Conero, promontorio a “gomito” che
tanto colpì i primi navigatori greci.
Nell’occasione non si è assistito all’inevitabile torpore post-prandiale dei conve-
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
gni, buona la digeribilità del cibo e l’amabilità genuina del vino marchigiano!,
ma soprattutto l’interesse dei relatori.
Il Dr. A. Gardini dell’ASL di Forlì ha calamitato l’uditorio con l’illustrazione di un
modello di gestione integrata ARPADSP in Area vasta Romagna.
Il Dr.- Minichilli, del CNR di Pisa con ARS
Toscana, ha illustrato un tema molto
attuale, relativamente ad un termovalorizzatore. L’esperienza maturata, in merito ad un approfondito studio “caso-controllo sugli effetti a lungo termine di
inquinamento urbano-industriale” è
stata sapientemente raccontata dal Dr.
A. Ranzi dell’ARPA Emilia Romagna, per
Ravenna che è certamente un sito
emblematico per questo studio. E’infatti:
- polo industriale – porto commerciale centro ad elevatissimo traffico veicolare.
I risultati conseguiti in Toscana dal progetto MISA 2 sono stati commentati dal
Prof. A. Biggeri (Univ. di Firenze), mentre
le ricadute sulla nostra salute per effetto
del clima (ondate di calore) sono stati
illustrati dall’approfondita presentazione, ricca di dati, grafici ed esempi, del Dr.
C. A. Perucci dell’ASL - RME di Roma.
Il Dr. P. Baili (Ist. Naz. Tumori di Milano) si
presenta quindi al microfono a ben
puntualizzare obiettivi ed oggetto dello
studio di fattibilità dell’indagine epidemiologica presso la Raffineria Api di
Falconara. L’argomento interessa ovviamente i presenti, per ragioni geografi-
RESOCONTO CONVEGNI«
che di vicinanza. Si pone dunque viva
attenzione a quanto presentato circa i
tassi standardizzati di mortalità per
100.000 abitanti, per diverse tipologie di
tumori ed altre gravi patologie, per confronto fra Falconara ed altri Comuni
Marittimi vicinali. L’emergenza amianto
vissuta a Bari, dove dal 1934 al 1985 ha
operato lo Stabilimento Fibronit, in
un’area urbana, viene raccontata dal Dr.
L. Bisceglia dell’Università di Bari. IL Dr. F.
Daris dell’ARPA Friuli Venezia–Giulia
chiude la III sessione con una relazione
circa “la stima dei potenziali benefici
sanitari della riduzione dell’inquinamento atmosferico nella città di Trieste”.
La IV Sessione ha visto l’intervento del
Dr. B. Terracini (Centro Prevenzione
Oncologica Piemonte), che ha enfatizzato il ruolo della comunicazione del
rischio ed i diritti dei cittadini. E’ seguito
il consueto acceso dibattito, ben registrato e pacato, terminato con le conclusioni e la presentazione di un documento per l’integrazione ambiente-salute.
Un II° Seminario Nazionale ben riuscito,
arrivederci in attesa dell’auspicato III°
appuntamento.
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»NOTIZIE DALL’EUROPA
Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005
Le comunicazioni a seguito riportate nella rubrica “Notizie dall’Europa” sono tratte dagli ultimi numeri di “CORDIS”,
bollettino dell’Ufficio delle Pubblicazioni Ufficiali delle Comunità Europee.
» Parliament committee supports
Commission's
plans for future
research policy
The European Parliament's committee
on industry, research and energy adopted a report on the future of EU
research policy on 21 February, giving
support to the broad ideas presented
in the Commission's communication
'Science and technology - Guidelines
for future European Union policy to
support research'.
Rapporteur Pia Elda Locatelli emphasised the need for an increased research
budget, stressed the need for continuity, and highlighted the proposed
European Research Council as 'crucial
for successful innovation'. Some 225
amendments were tabled, but few of
them questioning Ms Locatelli's general position.
The report calls for the synchronisation
of the duration of the framework programmes with the duration of the
financial perspectives, which would
extend the programmes to seven
years. The new system would comprise
a rolling programme, including a midterm review, which would allow a readjustment of objectives if and when
needed.
In adopting the report, the committee
called on the Member States to ensure
a significant increase in the EU's
research budget. The establishment of
a European Research Area (ERA) will
not be possible without a significant
budgetary increase, claims the report,
which subsequently 'calls for the same
determination that was manifested in
pursuit of the single market and monetary union to be applied by all Member
States and EU institutions to building
the ERA.'
In her explanatory statement, Ms
Locatelli refers to the 'absurdity of
trying to plan for a new FP [framework
programme] in total ignorance of the
amount of funding available for it.' The
research budget should be at least
doubled, and 'Member States should
regard this as a minimum not to be
questioned during the negotiations on
the financial perspectives,' she writes.
The report welcomes the proposal on
the establishment of a European
Research Council, which, it underlines,
should be adequately funded, independent, and accountable to its funders but autonomous in its operations.
On human resources, the report calls
on the EU institutions and the Member
States to consider the promotion of
women's access to scientific careers
and subsequent advancement as a
priority, and to make mobility a 'mass
phenomenon'.
In order to promote technology transfer, MEPs accepted an amendment by
Dutch MEP Lambert van Nistelrooij calling for a pre-determined, substantial
proportion of the funds for collaborative research within the Seventh
Framework Programme (FP7) to be put
aside for facilitating and supporting
cooperation between small and
medium sized enterprises (SMEs) and
research institutions. The report also
calls for the promotion of incubators
favouring high technology start-ups.
Although the Commission has not yet
put forward proposals for which scientific fields should receive funding
under FP7, MEPs have already begun
debating the issue. While Ms Locatelli
highlighted space and security
research, the life sciences, energy and
nanotechnology as areas which should
be funded, a compromise agreement
extends this list. Biotechnology, neuroscience, preventive research and public
health are specified under the heading
of life sciences, while energy research is
stipulated as referring to all existing
and future non CO2 emitting energy
sources. Information and communications technology (ICT), new materials
and production processes and chemistry are also added to the list.
An amendment by German MEP Peter
Liese also states than in awarding
research funding, the Commission
must 'show a proper concern for animal protection firstly by supporting
alternatives to animal testing and
secondly by reducing to a minimum
the number of animal tests in the projects it finances.'
The report was adopted by 41 votes to
3, and will now be forwarded to the EU
institutions and Member States.
Another Parliament report is set to follow after the Commission unveils its
proposals for FP7 in the spring.
To access the draft report (before amendments),
please visit:
http://www.europarl.eu.int/meetdocs/2004_2009/d
ocuments/PR/548/548321/548321en.pdf
To follow the debate on the future of EU research
policy, please visit:
http://www.cordis.lu/era/fp7.htm
Condizioni 2005
CONVENZIONE RC
PROFESSIONALE
LLOYD’S - CNC
Estensione della convenzione ai chimici dipendenti pubblici
Il Consiglio Nazionale dei Chimici ha provveduto, nelle scor-
• adeguamento del testo contrattuale dei certificati Merloni
se settimane, ad effettuare il rinnovo della Convenzione RC
allo schema tipo 2.2 del D.M. n.123 del 12 Marzo 2004;
Professionale CNC 2005/2006 alle migliori condizioni con-
• inserimento dello sconto del 10% sui tassi dei Certificati
cordate con i Lloyd's di Londra.
Merloni nel caso in cui il progettista sia anche direttore dei
lavori del progetto assicurato;
A fronte dell’attività svolta in questi primi 10 mesi di convenzione e delle esigenze riscontrate nei colloqui con i professio-
• riduzione del premio minimo dei Certificati Merloni ad?
140,60.
nisti, abbiamo ottenuto dagli Assicuratori condizioni migliorative per l’anno 2005, che sono entrate in vigore a far data dal
Inoltre, la convenzione si estende anche ai colleghi che
1° Aprile scorso e che Vi riepiloghiamo qui di seguito:
operano all’interno delle Pubbliche Amministrazioni in qualità di chimici dipendenti, con l’applicazione di un testo con-
• riduzione della tariffa del 10-15% (a seconda delle fasce
di fatturato);
trattuale e una tariffa studiata appositamente da AEC e
approvata dal Consiglio Nazionale.
• inserimento di sconti “fidelity bonus” per i rinnovi delle
polizze in assenza di sinistri ed in particolare : sconto 5%
Certi che riterrete interessanti le condizioni e le novità propo-
per il primo anno, sconto 7,5% per il secondo anno e
ste per l’anno 2005, Vi confermiamo che la AEC S.p.A. e la Sua
sconto 10% per il terzo anno;
rete di collaborazioni sono a Vostra disposizione per eventuali
• innalzamento dello sconto per gli studi professionali in
possesso di un sistema qualità certificato da Organismo
chiarimenti su quanto esposto, nonché per formularVi un’offerta economica sulla base delle Vostre esigenze.
accreditamento SINCERT dal 2,5% al 5%;
Per maggiori informazioni:
S I M O N A Z I R A N O – A E C S . P. A .
Piazza delle Muse, 7 – 00139 Roma
Tel. 06/85332.308 - Fax 06/85332.339
Email [email protected] - Sito web www.merloni.net
w w w. c h i m i c i . i t
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