Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma Anno XVI • n.2 • aprile/maggio/giugno 2005 Il Chimico Italiano Periodico di informazione dei Chimici d’Italia n. 2 d i PAT R I Z I A A N G E L U C C I FONDO INTEGRATIVO DEL S.S.N. PROFESSIONISTI er fronteggiare la difficile situazione nella quale si trova oggi il Servizio Sanitario Nazionale e offrire ai professionisti una risposta concreta e propositiva al problema sanitario, IL CONSIGLIO NAZIONALE DEI P CHIMICI offre (grazie a IMFONDO) la possibilità di aderire al Fondo Integrativo del S.S.N. Professionisti: il primo Fondo Sanitario Integrativo del S.S.N. realizzato insieme alla Reale Mutua Assicurazioni che, grazie all'esperienza acquisita negli anni in questo settore, è diventata il principale punto di riferimento nazionale in materia assistenziale. Il Fondo Integrativo del S.S.N. Professionisti, a differenza delle tradizionali polizze assicurative è una vera e propria cassa di assistenza a carattere mutualistico e non a scopo di lucro. E’ proprio il concetto di mutualità a permettere agli associati al Fondo di pagare quote annue assolutamente incomparabili con le somme pagate per una polizza assicurativa tradizionale e di godere al contempo dei benefici di una completa copertura sanitaria. È opportuno ricordare che quanto offerto dal Fondo Integrativo del S.S.N. Professionisti non è comparabile con una tradizionale polizza assicurativa sanitaria individuale e presenta modalità operative estremamente più semplici: ASSICURAZIONE TRADIZIONALE FONDO INTEGRATIVO DEL S.S.N. PROFESSIONISTI Copre solo l'assicurato Copre tutto il nucleo familiare (coniuge o convivente, figli fiscalmente a carico, genitori residenti in famiglia) Accetta tutti, non esclude nessuno Si sceglie i clienti attraverso visite preventive escludendo le patologie gravi e per limiti di età Ha una durata prestabilita dal contratto (di solito 10 anni) L’assicuratore può disdettare il singolo a fronte di una patologia grave La polizza si modula a seconda dell’età dell’assicurato È possibile uscire ogni anno non pagando l'annualità futura Per legge il FONDO non può escludere il singolo aderente anche a fronte di patologie gravi I soci sono tutti uguali Quanto ai contenuti – il FONDO prevede due distinte possibilità di copertura riferite a tutto il nucleo famigliare del socio con costi incomparabili rispetto al mercato: OPZIONE COPERTURA COSTO ANNO/NUCLEO Grandi Interventi Ricoveri Ricoveri per interventi di Alta Chirurgia (secondo la tabella OMS) Qualsiasi tipo di ricovero € 200 € 400 Per completezza espositiva, si allega alla presente una “scheda” riassuntiva delle due opzioni su indicate. OPZIONE GRANDI INTERVENTI GARANZIE MASSIMALI Ricoveri per interventi di Alta Chirurgia (secondo la tabella) Indennità sostitutiva del rimborso € 260.000 - per anno e per nucleo familiare € 130 - per pernottamento – max 100 anno/persona SCOPERTI E FRANCHIGIE Franchigia di € 500 Scoperto 20% (minimo di € 1.500) per evento Strutture sanitarie e medici convenzionati Strutture sanitarie e/o medici non convenzionati OPZIONE RICOVERI GARANZIE MASSIMALI Qualsiasi tipo di Ricovero (compresi i Grandi Interventi) Indennità sostitutiva del rimborso € 260.000 - per anno e per nucleo familiare € 130 - per pernottamento – max 100 anno/persona SCOPERTI E FRANCHIGIE - (per prestazioni di ricovero diverse dai Grandi Interventi) Strutture sanitarie e medici convenzionati Strutture sanitarie e/o medici non convenzionati franchigia di € 1.500 per ogni sinistro Scoperto 35% (minimo di € 2.500) per evento con un massimo indennizzo € 10.000 per sinistro PRESTAZIONI EXTRARICOVERO Durante e nei 90 giorni precedenti e 120 successivi al ricovero o all’intervento chirurgico, per: visite specialistiche, accertamenti diagnostici ed esami di laboratorio (compresi i relativi onorari medici), assistenza medica, ostetrica ed infermieristica; terapie, trattamenti fisioterapici e riabilitativi, medicinali,onorari dell’équipe che effettua l’intervento chirurgico, materiale di intervento (comprese le endoprotesi); diritti di sala operatoria, rette di degenza, assistenza infermieristica resa necessaria dalla non autosufficienza dell’Assicurato in conseguenza di intervento chirurgico, infortunio, ictus cerebrale o infarto cardiaco, trattamenti fisioterapici e rieducativi resi necessari da infortunio, da ictus cerebrale, da infarto cardiaco, dell’intervento chirurgico, trattamenti di malattie oncologiche entro 180 giorni. Anno XVI • n.2 • aprile/maggio/giugno 2005 Il Chimico Italiano Bimestrale di informazioni giuridiche, economiche, professionali e tecniche dei Chimici d’Italia sommario In copertina: “Il Verso del Colore” di E. Finzi (n. a Venezia 1931) Olio su tela - Galleria Meeting Mestre n. 2 »EDITORIALE • Le professioni fra riforma e tagli dei corsi di laurea 2 »DAL C.N.C. • Commemorazione di Papa Giovanni II • Riflessione di un chimico • Riscossione contributo 2005 al Consiglio Nazionale • Gli scandali che scandali sarebbero se a loro volta non fossero scandalosi? 3 3 4 5 »DAGLI ORDINI • Eladir: rielaborazione dei principi del nuovo diritto. Riqualificazione del diritto sostanziale rispetto a quello procedurale (4 e ultima parte) a 6 »DAGLI ISCRITTI Spedizione in abb. postale Art. 2, comma 20/C - legge 662/96 Filiale di Roma Editore CONSIGLIO NAZIONALE DEI CHIMICI Direzione, redazione e amministrazione P.zza S. Bernardo, 106 - 00187 Roma Tel. 06.47883819 - Fax 06.47885904 E-mail: [email protected] Web: www.chimici.it Direttore responsabile ARMANDO ZINGALES Direttore editoriale ANTONIO RIBEZZO Redazione GIANCARLO GATTI - ELIO RAMBALDI GIOVANNI ABBATE - CARLO BRESCIANI ELIO CALABRESE - SERGIO FACCHETTI FERNANDO MAURIZI DOMENICO MENCARELLI - FRANCO TAU • Dove la mettiamo la CO2? • Opinioni sulle “polveri sottili” • La chimica e la scuola • Influenza della variazione di alcuni parametri sulla produzione di piastrelle ceramiche • Il Paradosso di Fermat (1 parte) • Un interessante colloquio con il Dr. Sandro Sandrini a 9 10 11 12 22 23 »DALL’UNIVERSITÀ • Gli elementi del Reame di Napoli (2 • Il Giardino dei Veleni a e ultima parte) 26 29 »FECS • The Role of Chemistry in the Environment: our choice, our life 32 »RESOCONTO CONVEGNI • Seminario “Ambiente e salute” a Portonovo di Ancona »NOTIZIE DALL’EUROPA 34 36 "Gli articoli e le note firmate esprimono soltanto l'opinione dell'Autore e non impegnano il Consiglio Nazionale dei Chimici né il Comitato di Redazione (CdR). L'accettazione per la stampa dei contributi originali di interesse scientifico e professionale nel campo della chimica è subordinato all'approvazione del CdR, previa revisione di tre Referee, scelti dal CdR tra gli esperti del settore. Quanto pubblicato nel Bollettino raccoglie gli atti ufficiali del Consiglio Nazionale dei Chimici". Coordinamento editoriale e stampa Just in Time - Tel. 06.88522032 Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 0032 del 18 gennaio 1990 ASSOCIATO ALL’USPI UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA Ai sensi dell’art. 10 della Legge n. 675/1996, informiamo i lettori che i loro dati sono conservati nel nostro archivio informatico e saranno utilizzati da questa redazione e da enti e società esterne collegati solo per l’invio della rivista “IL CHIMICO ITALIANO” e di materiale promozionale relativo alla professione di chimico. Informiamo inoltre che, ai sensi dell’art. 13 della succitata Legge, i destinatari di “IL CHIMICO ITALIANO” hanno la facoltà di chiedere, oltre che l’aggiornamento dei propri dati, la cancellazione del proprio nominativo dall’elenco in nostro possesso, mediante comunicazione scritta a “IL CHIMICO ITALIANO” c/o Consiglio Nazionale dei Chimici - P.zza S. Bernardo, 106 - 00187 Roma 2 »EDITORIALE Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 Le professioni fra riforma e tagli dei corsi di laurea di ANTONIO RIBEZZO a più giorni televisione e giornali riportano notizie circa il disegno di legge sulla competitività e l’articolato ivi contenuto relativo alla riforma delle professioni. La bozza , di iniziativa del Ministro della Giustizia , inizialmente di 9 articoli , è stata modificata significativamente con il passare dei giorni. Il 28 febbraio, infatti, il Ministro Castelli ha variato l’articolato originario sua sponte implementando su aspetti legati al riordino delle professioni e non propriamente su quelli propri della competitività. Il 1 marzo si è poi tenuto un confronto tra il CUP (Comitato Unitario Permanente degli Ordini professionali ed il Governo sugli oltre 50 (!) articoli del provvedimento, ed all’assemblea del CUP del giorno dopo, lo stesso Comitato effettuava un’apertura al Governo sull’opportunità di emanare norme idonee a favorire la competitività nelle professioni, chiedendo nel contempo l’apertura presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri di un tavolo tecnico atto a predisporre un progetto di riforma che, memore del c.d. decreto La Loggia, tenesse conto dei risultati acquisiti sul decreto legge sulla competitività ma anche sulla proposta del Ministro Castelli oltre che del D.L. Cavallaio-Federici e della proposta c.d. Vietti. E’ del 12 maggio scorso l’approvazione in Senato di ulteriori variazioni del decreto sulla competitività, che ritorna alla Camera per l’approvazione definitiva.L’articolo 2 contiene solo 5 commi.Di fatto un articolato residuale che rimanda ancora una volta ad altra data la riforma vera e propria delle professioni. Rileviamo anche che il Senato ha dato l’ok ad una norma (lettera h dell’art.2) contestata in passato dall’Ordine dei Medici ed altri che introduce il principio che punta ad evitare la discriminazione fra cittadini italiani ed europei circa i requisiti richiesti per l’esercizio di attività commerciali e professionali.Una norma che però rischia di far passare il principio di libera circolazione senza vincoli di Albi, con una discriminazione per gli iscritti agli Ordini professionali. Intanto anche per i chimici, oltre che per gli architetti,ingegneri,biologi ed altri, si parla di introdurre un tirocinio obbligatorio post-lauream della durata di un anno prima di esercitare in proprio la professione. Il provvedimento è attuato con la modifica del DPR n.328 del 2001. Ciò perché esiste un gap fra la formazione universitaria e l’esercizio della professione. Il tirocinio dovrebbe colmare tale divario. La novità precedente è cominciata a circolare già dal settembre dell’anno scorso quando il sottosegretario Siliquini informava Ordini e Stampa circa l’iter riguardante la riforma dell’accesso alle professioni ed il tirocinio post-lauream certificato dall’Ordine. Sempre nell’ottobre scorso la Corte dei Conti ha rifiutato la registrazione dell’ultimo testo del DL n.509 relativo alla riforma dell’Università. Ciò per numerose ragioni non ultima l’illegittimità del riconoscimento del titolo di “dottore” per i laureati triennali. La problematica ha acquisito una grande importanza alla luce del riconoscimento delle lauree specialistiche (laurea magistrale) dopo quelle triennali che un titolo dovranno pur assegnare. D’altra parte la questione ha fatto sin dall’inizio storcere il naso: ricordate i chimici junior e senior? In ogni caso non sarà “dottore” chi senza l’adeguato percorso e la necessaria ricerca si vedrà proclamare tale per stanchezza e noia da una commissione di laurea disillusa. E’ poi del maggio di quest’anno la notizia circa il “taglio” dei corsi di laurea inutili denominata “opera di razionalizzazione” dal sottosegretraio Siliquini. Ciò perché ci sono corsi di laurea di grande pregio che hanno creato nuove figure professionali ma anche altri con “etichette accattivanti” ma con poca sostanza. Ovvero offerte di lauree ripetitive e denominazioni fantasiose, corsi fotocopia,rimessi a nuovo con titoli invitanti, ed alcuni danneggerebbero anche i chimici. E chi non rispetta gli standard di qualità rischia di perdere anche i finanziamenti. Infine si deve rilevare che, per quanto ci riguarda, ogni innovazione non potrà che migliorare le professioni e quella del chimico in particolare. Abbiamo bisogno di scienziati in tutti i settori, dalla sanità all’ambiente, ricordava il collega Prof.Pettinati dell’Università di Camerino che solo recentemente ha ricevuto per la seconda volta un premio quale migliore ricercatore nel campo della chimica inorganica. Si parla tanto di ambiente e di restauro dei beni culturali. Ebbene per la tutela dell’ambiente e per salvare un libro o un dipinto ci vogliono i chimici. Si parla tanto di salute ma se i chimici, unitamente ad altri, non avessero dato il loro contributo non saremmo mai arrivati alla scoperta del DNA. Ritengo che molta responsabilità nella preparazione di un futuro chimico sia della scuola che spinge l’allievo ad un sapere nozionistico e non lo educa al ragionamento. Ma ritengo anche che la diminuzione di laureati in facoltà scientifiche di cui tanto si parla, sia un fenomeno generato dalla errata convinzione che con una laurea in matematica piuttosto che in giurisprudenza o in chimica piuttosto che in medicina, si guadagnerà di meno nell’esercizio della relativa professione. I chimici serviranno sempre per migliorare la salute e per il restauro; basta solo amare questa professione attuale quanto futuristica, come l’amo io e le migliaia di colleghi che conosco. D DAL C.N.C.« Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 3 Dalla seduta del Consiglio Nazionale dei Chimici dell’8 e 9 aprile 2005 Commemorazione di Papa Giovanni Paolo II l segno che il Papa Giovanni Paolo II lascia non è soltanto nella storia contemporanea e nelle istituzioni, ma anche negli individui. Ognuno ha dentro di sé il proprio personale ricordo. Gran parte della nostra stessa vita è stata accompagnata dalle vicende del pontificato di Papa Giovanni Paolo II, maestro di vita per tutti gli uomini indistintamente. Del Papa Giovanni Paolo II ricordiamo la sua esortazione “Non abbiate paura…” rivolta ai fedeli, ma anche alle comunità, alla Europa ed ai singoli uomini perché nel contemporaneo venissero riaffermati i valori collegati alle radici. Le radici: non come semplice e sterile memoria del passato, ma come spinta e guida nel cambiamento per il progresso senza rinunciare alla propria identità. L’esortazione è anche per noi Chimici che fin dalle origini siamo alla ricerca delle combinazioni, delle attrazioni e repulsioni in quella materia che costi- I tuisce il nostro ambiente di vita, sostanzia la nostra stessa vita, è il teatro delle attività, dei sentimenti, del piacere e del dolore di tutti gli uomini. “Non avere paura…” nell’applicare l’etica professionale, ricercando la giusta via della utilità e del profitto, senza trascurare la valorizzazione dell’individuo e del suo giusto operare. Al termine di ogni trasformazione della materia quello che conta è il risultato e per i risultati saremo valutati. Il meccanismo di reazione è uno degli strumenti a nostra disposizione – tutti da scegliere e utilizzare responsabilmente - perché nelle nostre mani questi strumenti non costituiscano presupposto di iniqui risultati non soltanto per il committente ma per l’intera collettività. Le nostre radici si ricollegano a quelle di ogni uomo di qualunque civiltà, qualunque cultura, qualunque religione e attingono alla natura stessa dell’uomo: alacre ricercatore, “faber” cosciente e responsabile delle proprie scelte. Il Chimico non deve avere paura di essere sempre e contemporaneamente ricercatore,“faber” cosciente e responsabile. Ogni volta che si dovesse spegnere una sola di queste componenti tradiremmo le nostre radici, la identità della nostra professione, il nostro stesso essere uomini giusti tra gli uomini. Il credente ha in più il sostegno della fede che lo conduce alla radice delle radici, gli dà ulteriore certezza, ulteriore determinazione nelle scelte. Il Papa Giovanni Paolo II ci ha insegnato anche questo con la testimonianza della Sua intera esistenza spesa per la affermazione dei valori dell’uomo in una società contemporanea in cui esasperate ideologie e politiche del profitto hanno calpestato e calpestano le radici comuni di intelligenza e di sentimento, la memoria e l’identità di milioni di persone. Riflessione di un chimico di FRANCO TAU In questi giorni che ancora risuonano della celebrazione mediatica del personaggio sfogliando una raccolta di poesie di Papa Wojtyla ho trovato i versi titolati: " operaio in una fabbrica d'armi". Questi stessi versi, queste stesse parole possono esser parafrasate a proposito dei chimici quali "artefici delle applicazioni chimiche" piuttosto che operai di una fabbrica d'armi. Il chimico non influisce sul destino della terra, non è lui che incomincia la contaminazione ed il degrado. Allora: egli è con il mondo ed i suoi simili oppure è contro di essi? Non sono sue le decisioni, quindi non ne ha colpa. Il chimico agisce su segmenti delle produzioni, prepara elementi del degrado, ma non abbraccia l'insieme, non abbraccia il destino dell'uomo e della terra. Potrebbe creare una realtà diversa, una diversa destinazione del proprio contributo (ma come potrebbe senza gli stessi segmenti di produzione senza gli stessi elementi? ). Il mondo che il chimico contribuisce a costruire non è buono, eppure non è il chimico che lo rende cattivo! Ma questo basta? I chimici possono accontentarsi della domanda senza cercare una risposta? OPERAIO IN UNA FABBRICA D'ARMI (*) Non influisco sul destino del globo, non son io che incomincio le guerre. Sono con Te o contro di Te - non lo so. Non pecco. E proprio questo mi tormenta: che non influisco, non pecco. Tornisco minuscole viti e preparo frammenti di devastazione, e non abbraccio l'insieme, non abbraccio il destino dell'uomo. Io potrei creare un altro insieme, altro destino (ma come farlo senza frammenti?) di cui io stesso, come ogni altro uomo, sarei la causa integra e sacra che nessuno distrugge con le azioni, né inganna con le parole. Il mondo che io creo non è buono eppure non sono io che lo rendo malvagio! Ma questo basta? (*) Da "Karol Wojtyla - Tutte le poesie" edizioni Corriere della Sera, 2005, pagina 76 4 »DAL C.N.C. Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 Riscossione contributo 2005 al Consiglio Nazionale Il presente avviso, pubblicato sul bollettino ufficiale del Consiglio Nazionale dei Chimici e sul sito www.chi mici.it costituisce notifica agli iscritti a sensi di legge. I l Consiglio Nazionale ha avviato le procedure per la riscossione del contributo dovuto dagli iscritti. Nel prossimo mese di settembre perverrà agli iscritti l’avviso di riscossione con scadenza 20 ottobre 2005. L’importo da versare per il 2005 è di 50,00 Euro, comprensivo di diritti di segreteria e rimborsi spese di esazione. Per i pagamenti effettuati dopo il 20 ottobre 2005 è dovuta, in aggiunta,la penale per ritardato pagamento,pari a 10,00 Euro. Chi non è in regola con i pagamenti per gli anni precedenti riceverà un bollettino comprensivo dei contributi non pagati e delle penalità per ritardato pagamento. Il pagamento può avvenire secondo una delle seguenti modalità: 1. VERSAMENTO SU CC POSTALE MEDIANTE BOLLETTINO PREMARCATO ALLEGATO ALL’AVVISO DI PAGAMENTO. 2. VERSAMENTO IN CC POSTALE COMPILANDO UN BOLLETTINO IN BIANCO: (CCP n. 42064022 – Consiglio Nazionale dei Chimici, Roma) 3. Pagamento con CARTA DI CREDITO (Salvo Buon Fine) inviando al CNC, anche mediante FAX il modulo di addebito allegato all’avviso di pagamento, ovvero inserendo i propri dati nel modulo scaricabile anche dal sito www.chimici.it 4. Versamento o BONIFICO (anche telematico) su: a. CC bancario del CNC presso la Banca Nazionale del Lavoro, Agenzia Bissolati, via Bissolati, 2 – Roma (CIN: N; ABI: 01005; CAB: 03200; cc: 000000048431) b. ovvero sul Conto Bancoposta sopra indicato (CIN: R; ABI: 07601; CAB: 03200; CC 000042064022). Al momento del pagamento bisogna aver cura di rendere certa l’identificazione dell’iscritto (attraverso i suoi dati anagrafici, oltre al codice iscritto riportato sopra l’indirizzo nell’avviso di riscossione ed il codice fiscale) e l’anno di riferimento (contributo 2005) Raccomandiamo a tutti la puntualità nell’adempimento: l’attività del Consiglio Nazionale dipende dalla disposnibilità delle risorse necessarie. Per informazioni sul tributo e possibile rivolgersi al Consiglio Nazionale dei Chimici: responsabile del procedimento è la signora Bruna Peri, Capo Ufficio Segreteria del CNC. Ai sensi dell’art. 7 L. 7.7.2000 n. 212 avverso il presente Atto è possibile proporre istanza di riesame al Consiglio Nazionale dei Chimici entro 30 giorni dalla notifica. »NOVITÀ cravatta e foulard in seta con la tavola periodica degli elementi Dal prossimo mese di settembre saranno disponibili le cravatte e i foulards di cui abbiamo dato notizia su questa rivista. Saranno distribuite nel corso del 10th EuCheMS-DCE International Conference on Chemistry and the Environment The Role of Chemistry in the Environment: our choise, our life. Research, Education and Professional, del 9° Congresso italiano della Divisione di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali della Società Chimica Italiana e del 13° Congresso dei Chimici italiani che si svolgeranno a Rimini dal 4 al 9 settembre 2005. Chi ne ha già fatto richiesta le riceverà a mezzo posta. Per effettuare gli ordini inviare una e.mail a: [email protected] Il prezzo è di 15,00 € cad. + spese di spedizione. I colori disponibili sono pubblicati sul sito www.chimici.it DAL C.N.C.« Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 Gli scandali che scandali sarebbero se a loro volta non fossero scandalosi? di FRANCO TAU no scandalo è un fatto contrario alle leggi della morale e del decoro, sentito e valutato su un piano differente dalla razionalità e dalle leggi civili: cioè un fatto che colpisce la sensibilità e sconvolge la coscienza comune. Le cronache di fine maggio si sono occupate della revoca da parte della suprema Corte USA della sentenza del 2002 di condanna della società di revisione bilanci Arthur Andersen, riconosciuta allora colpevole di avere distrutto la documentazione posseduta riguardante la Enron di cui controllava i bilanci. Il caso Enron è noto come uno dei più colossali crack finanziari della storia che hanno danneggiato – tra l’altro – migliaia di risparmiatori. La distruzione di documenti era stata giudicata ostruzionismo alla Giustizia. Secondo le notizie riportate dalla stampa i giudici della Suprema Corte USA hanno ora sentenziato affermando “il diritto del cittadino a proteggersi davanti a intrusioni eccessive dello stato”. Inoltre persuadere uno o più dipendenti a non fornire informazioni (anche distruggendo materiale documentario) non costituisce necessariamente un reato di ostruzionismo alla Giustizia”. Nel 2003 la stampa aveva anche riportato la notizia che sull’onda dello scandalo Enron la American Bar Association - corrispondente al nostro Ordine degli avvocati - aveva modificato il proprio codice etico introducendo per i legali di impresa la deroga dal vincolo del segreto professionale. Fin qui la cronaca, ma dove sta l’aspetto scandaloso, lo sconvolgimento della coscienza ed il contrasto con la legge della morale? U » Sta nei fatti Una società di revisione è una impresa pri- vata che ha liberamente scelto come “missione” quella di certificare, cioè attestare presso terzi e presso il pubblico, situazioni da esse controllate. Si tratta quindi di attività di fatto “pubbliche”, anche se non in senso strettamente giuridico. La distruzione di documenti allo scopo di impedire a organi pubblici di fare luce su situazioni e fatti è contraria alla missione e certamente fa cadere la credibilità dello stesso ente certificatore ( come in effetti è successo alla Arthur Andersen). » Sta nel modo Dalla stampa si apprende che la società di revisione avrebbe persuaso i propri dipendenti a distruggere documenti rilevanti per le indagini della Giustizia. Ma allora questi enti di certificazione sono strutturati e gestiti come una qualsiasi azienda privata, in modo tale che la “decisione” di un qualsiasi vertice può condizionare l’operato complessivo dell’ente, che pure si è dato una funzione “pubblica”. Il passo è breve per ritenere che le certificazioni possano essere di “comodo”, contrattabili tra cliente e ente certificatore secondo le convenienze del mercato e del profitto, senza che all’interno o all’esterno del sistema vi sia alcuna moderazione. » Sta nella sentenza Sempre secondo le notizie stampa la Suprema Corte avrebbe riconosciuto la legittimità del comportamento della Andersen in difesa dell’intrusione eccessiva dello Stato. La sentenza andrebbe conosciuta nella completezza ed i giudici sicuramente hanno deciso secondo le leggi e secondo razionalità. Ciò non toglie che la delegittimazione della Pubblica Amministrazione alla veri- fica è perversa là dove non si tratta di fatti strettamente personali, ma azioni che hanno notevole impatto – e non solo economico – sulla collettività i cui interessi devono essere tutelati e non tanto e in quanto previsto dalle leggi,ma per quel diritto primario da cui discendono le leggi della morale e del decoro. » Sta negli effetti , Data la eco mondiale della vicenda Enron, che abbiamo visto specchiarsi in altre analoghe vicende di dimensioni più o meno grandi, la sentenza della suprema Corte USA può avere conseguenze devastanti nella opinione pubblica. Innanzitutto è in grado di minare la credibilità delle Istituzioni Pubbliche che applicando razionalmente le leggi di fatto contraddicono gli interessi concreti della collettività e vengono meno alle leggi della morale e del decoro. Il riconoscimento della legittimità della eliminazione di documenti sottraendoli all Giustizia per proteggere falsificazioni e malversazioni suona ai più come una resa di fronte alle manovre finanziarie più disinvolte e dannose. Tutto ciò forse non è utile nemmeno alla finanza ed al capitale che ha di recente adottato i ritornelli dell’”etica di impresa” e della “finanza etica” che occhieggiano da manifesti e articoli nel tentativo di accattivarsi un pubblico sempre più scettico e frastornato. Eticità per giunta certificata da chi? Dagli enti di certificazione che operano non soltanto al di fuori ma contro ogni controllo pubblico. Al cittadino resta soltanto la libertà di scandalizzarsi per i comportamenti scandalosi di chi – individui e istituzioni – dovrebbe usare la ragione e le leggi per far rispettare anche la morale ed il decoro comune? 5 6 »DAGLI ORDINI Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 Eladir: rielaborazione dei principi del nuovo diritto. Riqualificazione del diritto sostanziale rispetto a quello procedurale di MAURIZIO CERCHIARA Consulente Legale dell’Ordine di Roma N el precedente scritto ci eravamo soffermati sul secondo dei principi fondamentali da noi da tempo individuati, cioe’ quello della riqualificazione del diritto sostanziale rispetto a quello procedurale. La volta scorsa avevamo già espresso le nostre opinioni in ordine alla questione, per la verità tra le più esponibili alla mal comprensione. Il diritto processuale deve esistere e deve forgiare le controversie, ma deve essere semplice e non provocare numerosi e troppi casi di denegata pronuncia sostanziale. Abbiamo affermato e lo ripetiamo che dare giustizia significa non soltanto accogliere una delle richieste più importanti della nostra società moderna, ma soddisfare una insopprimibile esigenza dell’uomo ad ottenere giustizia. Se si vuole edificare un nuovo diritto, un diritto che finalmente restituisca l’uomo al centro della società, non si può non tenere conto di questa esigenza che alberga nel profondo dell’anima e che non patisce di essere esclusa dal pianeta giustizia. Il guaio è che l’intero sistema è costruito su aspetti scientifici, non sempre funzionanti, e l’aspetto umano viene sempre di meno sentito. In questo contesto in cui l’organizzazione è molto carente, si perpetrano le peggiori ingiustizie. Giudici troppo carichi di lavoro, uffici ripieni di fascicoli, udienze sovraffollate, difensori supe- rimpegnati a svolgere attività adempimentali che condizionano pesantemente l’organizzazione della difesa, alto costo delle cause, tutto concorre a non soddisfare l’esigenza di giustizia. Si potrebbe obiettare al riguardo che non tutti coltivano tale nobile esigenza. Ed infatti, le cancellerie sono piene di cause in cui un soggetto instaura i giudizi o si difende per guadagnare tempo, per resistere comunque alla giusta azione della controparte pur sapendo di aver torto marcio. Ma tale aspetto non cambia i termini della questione. La sete di giustizia è un fatto se solo si è in grado di volerla vedere, e non c’è, al contempo, nulla di male ad ammettere che nell’anima alberghino anche impulsi non elevati. Un sano ordinamento però non può essere costruito su comportamenti di convenienza,peraltro istigati dal sistema. Il sistema fa di tutto per favorire chi deve difendersi in diritto piuttosto che chi deve provare i fatti su cui si fonda l’azione promossa, così come facilità la difesa del debitore rispetto al creditore, se non altro per i lunghi tempi di giustizia. Il processo così collegato ad aspetti scientifici e tecnici non è affatto un male, poichè il processo è un fatto tecnico, il problema è che l’aspetto tecnico è diventato più importante dell’aspetto umano, troppo più importante, così più importante da essere stato capace di prendere il posto dell’elemento umano. 4a e ultima parte Che è quasi esclusivamente sparito. Questo aspetto sarà ripreso nel corso del discorso. Altro aspetto importante che è collegato a profili tecnici, riguarda l’eccessiva durata dei processi stessi. In effetti, la lunghezza dei processi é causata, in parte, da aspetti procedurali eliminabili. Ma se l’aspetto procedurale viene affrontato con una normativa specifica che li ridimensiona, il problema della durata eccessiva delle cause, può essere ben ridimansionato, se non proprio risolto. Come avevamo accennato nel precedente scritto, se si ristruttura l’intera procedura civile sulla base del principio che soltanto gli atti processuali di una obiettiva importanza debbono essere posti in essere davanti al Giudice, gli altri possono essere gestiti direttamente dagli avvocati, il processo è destinato a durare molto meno. Il tema è affascinante e per la verità la nostra associazione (L’Alegit: l’Associazione Legistica Italiana) l’ha avanzata come proposta. Il nuovo sistema dovrebbe essere tuttavia oggettivamente bene studiato poichè potrebbe prestarsi a interessate speculazioni. Certo è che soltanto sollevare le cancellerie da numerosi obblighi è già un grande traguardo; ma tutto il sistema sarebbe liberato da una serie di attività non importanti, che possono essere svolte dai difensori delle parti senza congestionare gli uffici giudiziari. DAGLI ORDINI« Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 » Rielaborazione dei principi del nuovo diritto. Ancora sulla distinzione tra norme precettive e norme programmatiche Nel tornare sull’argomento, rimandiamo a quanto dedotto nei precedenti scritti. Alcune osservazioni agli stessi, aiutano sempre a comprendere meglio la realtà di idee che ci circonda ed è per questo che è opportuno riflettere ancora. Si afferma, a ragione, che le norme programmatiche non sono altro che la rispondenza di un intento del legislatore, che come tale, non può essere semplicemente eliminato, perche’ risponderebbe ad una ineliminabile fase dell’approccio dello stesso all’operare legistico. Ed effettivamente tale asserzione corrisponde a verità. Nell’alveo in cui le norme sono forgiate, infatti, non si può negare al legislatore di essere mosso da tali intenti e scopi che mirano magari solo alla consacrazione di un concetto, di una idea, di un obiettivo umano, anche se al contempo lo stesso è consapevole che tali scopi possano avere una difficile attuazione. Ma il problema non è costituito da questo impulso del legislatore, che anzi è da elogiare, poichè tende comunque alla affermazione di un principio nonostante la sua difficile traduzione nelle pratica effettiva del diritto. Il problema è che su tale principio si costruisce una realtà di affidamenti che nuoce alla evoluzione del diritto. Il problema è che tale principio viene soltanto enunciato e non applicato, mentre altri principi vengono enunciati e applicati. Il problema è che si lascia un ingente margine di operatività che consente al giudice costituzionale di penetrare nei meandri che riguardano gli effetti applicativi delle norme fondamentali: ampio margine di operatività che opera laddove è più difficile operare e cioè nelle effettive intenzioni del legislatore. Si potrà obiettare che generalmente è molto facile individuare una norma programmatica rispetto ad una norma precettiva, poichè in genere le prime concernono tutti principi generali, facilmente affermabili, difficilmente tutelabili . Ma la realtà è che entrambi i tipi di norme appartengono ad uno stesso insieme rinvenibile nel principio della legalità e nell’applicazione della stessa. Nella norma considerata programmatica si afferma comunque un principio, e perciònon si puònon tutelare il soggetto che lo vorrebbe rivendicare quando quest’ultimo lo vorrebbe effettivamente applicato. Ma quando si afferma che un principio è solo astratto non si dice la purà verità poichè esso solo in parte puòesserlo effettivamente. Questo in quantochè il principio non è tutelabile in generale nella sua forma astratta, mentre è tutelabile nella sua forma concreta. Si prenda per esempio, il diritto al lavoro. Tale diritto che concerne un principio, che è un principio cardine del nostro ordinamento giuridico, tanto che è contenuto nell’art. 1 della Costituzione, non è direttamente tutelabile ovvero è solo astrattamente tutelabile. In altri termini, anche se la Repubblica Italiana è fondata sul lavoro la tutela del principio non puòspingersi fino al punto di obbligare un soggetto a dar lavoro un altro. Ciò nonostante, il principio del diritto del lavoro consacrato dalla nostra Costituzione è tutelabile nella sua forma concreta, allorchè per esempio, il lavoratore viene licenziato non per giusta causa. Ed allora si ritorna al punto di partenza: la norma programmatica se è una realtà, almeno parzialmente umana, è una finzione giuridica, utilizzabile per distorcere il contenuto di una norma dal suo aspetto concreto. Qual’è per il legislatore la maniera migliore per forgiare una norma i cui aspetti applicativi potrebbero essere problematici? Non esiste una soluzione per tutte le stagioni. Intanto il legislatore potrebbe esprimere nella norma stessa, ovvero nei lavori preparatori, che la consacrazione è posta in essere nonostante la difficoltà di applicazione. Questo perònon risolverebbe il problema Inoltre il legislatore dovrebbe essere chiaro nel senso di attribuire alla norma comunque il carattere dell’applicatività concreta. In altri termini, se si indica che la disposizione ha un contenuto programmatico, questa indicazione va accompagnata, da un altrettanto cosciente intento del legislatore di perseguire nonostante tali obiettive difficoltà di realizzazione, l’applicazione del principio contenuto nella norma nella sua forma concreta. Infine, il giudice costituzionale deve operare ad interpretare solo quanto il legislatore ha individuato come aspetto effettivamente e parzialmente programmatico della norma. Ma è evidente che anche in questo caso, il giudice dovrebbe operare per rendere il piu’ possibile estesa la tutela effettiva del principio. A queste considerazioni di carattere e di taglio discorsivo contenute negli articoli che si riferiscono alla questione delle norme programmatiche e precettive della Costituzione, seguiranno considerazioni ed argomentazioni con contenuto più propriamente giuridico. In quest’ultime si cercherà comunque di presentare le questioni in maniera tale da farle comprendere anche alle persone che non hanno dimestichezza con la materia giuridica. » Riqualificazione del diritto privato rispetto a quello pubblivo Nei precedenti articoli avevamo individuato una serie di principi fondamentali sulla base dei quali edificare un nuovo diritto, un diritto che finalmente restituisca l’uomo al centro della società. In parallelo con il percorso di pensiero dell’insigne filosofo del diritto, Giuseppe Capograssi, avevamo potuto esprimerci nel senso che il diritto è in crisi perchè l’uomo è in crisi rispetto ad una società che sempre piu’lo ridimensiona e ridimensiona la sua esperienza. Cosicchè tutti i problemi diretti della vita sociale, che prima erano di privata competenza dell’individuo, diventano di giurisdizione dello Stato. Il primo principio che abbiamo visto è quello della “Riqualificazione dei principi fondamentali della Costituzione”. Il secondo è quello della riqualificazione del diritto sostanziale rispetto a quello procedurale. Il terzo è la riqualificazione del diritto privato rispetto a quello pubblico. Questo terzo principio è l’oggetto del presente articolo. Secondo gli ordinari percorsi di una 7 8 »DAGLI ORDINI "teoria generale del diritto" il diritto privato, cioè l'insieme di quegli interessi particolari dei singoli e dei gruppi, in primo luogo delle famiglie, si è sviluppato e si è organizzato prima ancora che si formasse una comunità statale. A quest'ultima fanno capo gli interessi della generalità ed essa realizza attraverso le norme di diritto pubblico. Lo Stato, invece, almeno nel senso che noi attribuiamo questa parola è una forma di aggregazione degli interessi umani che risale ad epoche relativamente vicine, suppergiù, al secolo diciottesimo. Fu in quel periodo che si concepìil termine "Stato di diritto" che significa che i pubblici poteri sottopongono a norme giuridiche la propria condotta e attività ed assicurano il rispetto e l'attuazione delle prerogative attribuite ai cittadini. Viceversa, gli istituti fondamentali del diritto privato - la famiglia, l'eredità, il contratto, la proprietà, la responsabilità Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 - hanno invece una storia molto piùantica della comunità statale. Questi istituti di diritto privato che si rinvengono tutti nel diritto romano, sono più antichi dello Stato e continuarono a servire i bisogni degli uomini ed a svilupparsi e mantennero la loro coerenza anche quando le strutture e l'organizzazione dello Stato conoscevano radicali mutamenti e vivevano nel segno della precarietà e della instabilità. Ed in effetti, in ordine alla distribuzione e all'esercizio dei pubblici poteri si può pensare alla radicale diversità tra uno Stato il cui potere è accentrato al vertice e ad uno che lascia larghi spazi alle minori comunità, fra uno Stato che riconosce peso prevalente alla burocrazia ed uno,viceversa,che favorisce una diffusa partecipazione popolare, tra uno Stato che consente ai privati di intraprendere liberamente una attività economica e un altro che condiziona e penalizza tutte queste attività. Oggi i presupposti tradizionali dello Stato Moderno sembrerebbero interessati da un lungo processo di modificazione per l’importanza sempre maggiore che assumono le organizzazioni sovranazionali, specialmente nel campo delle attività economiche. Il discorso che stiamo svolgendo e che è stato ripreso dalla moderna dottrina giuridica, presuppone la distinzione tra diritto privato e diritto pubblico, nello svolgimento storico del diritto e nel diritto positivo attuale. I confini tra i due settori mutano a seconda dei tempi e dei luoghi, ma il diritto privato non solo non scompare ma trova molto spazio anche in ordinamenti inclini a rimetterere allo Stato ampie zone di intervento. La distinzione delle due categorie riposa sulla natura degli interessi che la norma vuole perseguire: interessi generali le norme di diritto pubblico, interessi particolari le norme di diritto privato. Il tema sarà approfondito nel prossimo scritto. Software gratuito per la valutazione di shelf-life di prodotti ittici Il programma SSSP è stato sviluppato per facilitare l'utilizzo dotti ittici, nonchè moduli di comparazione tra i risultati pre- di modelli matematici predittivi per la shelf-life di alcuni pro- detti da SSSP ed i risultati ottenuti dagli utenti. In più, è pre- dotti ittici (salmone, gamberetti, etc.) in atmosfera modifica- sente un modello specifico per la crescita simultanea di L. ta, oltre che per la costruzione di curve predittive per la cre- monocytogenes e batteri degradativi in salmone affumicato scita di batteri degradativi e patogeni nelle stesse tipologie refrigerato. d'alimento. Il software SSSP è disponibile oggi nelle seguenti lingue: Una funzione interessante è per esempio il calcolo delle inglese, danese, cinese semplificato e tradizionale, olandese, quantità di anidride carbonica all'equilibrio in prodotti ittici francese, tedesco, italiano, spagnolo e vietnamita. Ogni sog- confezionati in atmosfera modificata attiva. getto interessato può scaricare gratuitamente il programma Il software è una versione significativamente estesa del pro- dal sito www.dfu.min.dk/micro/sssp previo inserimento gramma Seafood Spoilage Predictor (SSP), datato 1999. dei suoi dati. E' inoltre in funzione una pagina che ospita un Rispetto al precedente, SSSP include diversi modelli per la forum di discussione per tutti gli utenti, al fine di scambiarsi predizione della crescita microbica e della shelf-life nei pro- opinioni e suggerimenti. DAGLI ISCRITTI« Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 Dove mettiamo la CO2? di DOMENICO MENCARELLI D erivo da un’interessante articolo, seppure non recente,alcune interessanti note che reputo attuali, e che riporto con alcune mie considerazioni e commenti tenuto anche conto delle priorità individuate dal Commissario all’Energia della Comunità europea Andris Piebalgs che saranno riportate nel prossimo numero del giornale. La nostra a società è sempre più affamata di energia. Si ricorre, talora indiscriminatamente, a carbone, petrolio, legno, gas naturale, materiali recuperati dai rifiuti. Combustibili naturali prevalentemente costituiti da carbonio, e quindi produttori di CO2. L’unico combustibile che non forma tale gas è l’idrogeno, per la cui produzione necessita più energia di quanta non se né possa poi ottenere bruciando l’idrogeno stesso.La CO2 prodotta per combustione non veniva un tempo considerata un inquinante, ma piuttosto una molecola naturale, considerato il suo utilizzo nella fotosintesi. La dissennata deforestazione da un lato, e la sconsiderata combustione di quantità sempre più massiccia di combustibili fossili dall’altro, hanno introdotto un grave squilibrio.Ne consegue che la CO2 prodotta viene solo parzialmente assorbita dalla natura; il resto contribuisce al ben noto “effetto serra”. Ne consegue la necessità di reperire siti congrui per questo gas, almeno finché non si saranno individuate fonti energetiche diverse dalle attuali. Allo stato dell’arte si po’ affermare che esistono due modi per evitare l’immissione in atmosfera della CO2 di origine antropica: 1. l’iniezione in profondità (sotterranea o sottomarina); 2. il fissaggio chimico su minerali. » Iniezione in profondità E’ stata valutata la iniezione nei giacimenti di petrolio, oppure entro falde acquifere profonde. Nel Mare del Nord, un consorzio di importanti industrie petrolifere mondiali ha iniziato, a partire dall’ottobre ’96, a iniettare CO2 dentro una falda acquifera, posta alla profondità di 300 metri tra il giacimento metanifero di Sleipner ed il fondale marino. Sono già stati pompati alcuni milioni di tonnellate di CO2, ed il Consorzio (denominato SACS, cioè Saline Aquifer CO2 Storage) ha in programma di incrementare questa attività, mediante la individuazione mirata di altri punti di iniezione. Ovviamente questa ambiziosa iniziativa ha comportato il coinvolgimento di industrie petrolifere ed energetiche anche nelle aree del Nord America e del Pacifico. Un’ulteriore possibilità già intravista è l’iniezione marina a grande profondità: risalendo in superficie, la CO2 tenderebbe in gran parte a disciogliersi. Questo progetto conta ovviamente sull’immenso volume degli oceani, teoricamente in grado di assorbire la CO2 senza difficoltà, seppure, a mio parere, con conseguenze per l’ecosistema maino nei punti di immissione. Un’ulteriore proposta,non priva di interesse, prevede l’utilizzo, come “discariche di CO2” delle vecchie miniere abbandonate, con particolare riferimento a quelle di carbone, tenuto conto che la CO2 è più pesante dell’aria, per cui non occorrerebbero particolari misure di contenimento. Al di là dell’interesse legato a questa iniziativa, non si potrà comunque prescindere dalle inevitabili conseguenze, quali in particolare l’obbligo di dotazione di autorespiratori per l’accesso a questi siti di stoccaggio. Lo sviluppo futuro di questi progetti, considerati gli alti costi attuali, decisamente elevati, dipende pertanto dalla disponibilità di tecnologie a basso costo per concentrare questo gas, in modo che divenga più economico comprimerlo e trasportarlo. Il consorzio utilizza un processo, ampiamente consolidato, di assorbimento su soluzioni di ammine. Altri processi di assorbimento attualmente in fase avanzata, sono basati su materiali inorganici porosi, con costi superiori anche ai 20 dollari per ogni tonnellata di CO2 estratta. La produzione di CO2 in forma concentrata può anche essere integrata nel ciclo di combustione, come nel processo SETS (Sorbent Energy Transfer System), ove il combustibile fossile, anziché essere direttamente bruciato, viene fatto reagire con ossidi metallici in un letto fluidizzato. Gli ossidi vengono ridotti a metalli, che poi vengono ossidati in aria, producendo energia termica. La fase di ossidazione del metallo non produce CO2; questa viene prodotta invece nel primo reattore, da dove esce una miscela contenente il 33% di CO2 ed il 67% di vapor acqueo. » Fissaggio chimico Considerate le enormi quantità di CO2 immagazzinate in natura sotto forma di rocce calcaree,.la sua fissazione sotto forma di sali di calcio o di magnesio non dovrebbe comportare apprezzabili variazioni negli ecosistemi. Un processo di fissaggio interessante, semplice e di costo contenuto, prevede che la CO2 sia compressa fino a raggiungere la fase supercritica, e quindi fatta reagire con una sospensione in acqua di olivina (un silicato di magnesio, presente in molte rocce naturali),con una reazione a 185°C, e sotto una pressione parziale di CO2 di 115 atm. In 24 ore l’olivina viene trasformata in carbonato di magnesio e silice, con una resa intorno al 90% . E’ stato sviluppato un ulteriore processo di fissazione chimica, che prevede una prima fase di trattamento del silicato di magnesio naturale (olivina o serpentino) con acido cloridrico. Si forma una soluzione di cloruro di magnesio, convertito successivamente a idrossido di magnesio per recuperare l’acido cloridrico (che si ricicla nel processo). L’idrossido in fase solida viene fatto reagire con l’anidride carbonica, a 50 atm. di pressione e con tempi di contatto di circa 30 minuti. Come nel processo sopra descritto il prodotto finale è il carbonato di magnesio in forma solida e stabile, con silice come sottoprodotto. » Recupero di CO2 con membrane a fibre cave Processi a membrana sono già da tempo utilizzati, per il recupero della CO2, da diversi processi industriali. Sono risultate brillanti le membrane a 9 10 »DAGLI ISCRITTI fibre cave sviluppate dalla ditta israeliana Carbon Membrane, ottenute dalla carbonizzazione di fibre cave di cellulosa naturale, mediante uno speciale processo pirolitico in atmosfera di gas inerte. Esse consentono una selettività doppia rispetto a quella delle membrane standard. Il processo prevede il passaggio della Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 corrente gassosa all’esterno delle fibre; la CO2 diffonde preferenzialmente verso l’interno, grazie alla differenza nelle pressioni parziali dei gas presenti dai due lati della fibra. Un primo esperimento di utilizzazione industriale è stato realzzato presso una ditta produttrice di bevande gassate, che intendeva recuperare la CO2 pro- dotta nel processo di fermentazione. È stato impiegato un modulo a fibre cave con superficie di 4 metri quadrati, alla pressione di 6 bar ed alla temperatura di 60°C. Si è ottenuto un incremento della concentrazione di CO2 dal 68% al 95%, con un recupero del 60%. »DAGLI ISCRITTI Opinioni sulle “polveri sottili” di ALBERTO GIRELLI Informazioni, finora scarse, sulle relazioni tra qualità dei combustibili, processi di combustione e impatto delle emissioni delle cosiddette “polveri sottili”, sono presenti e documentate in recenti pubblicazioni. I risultati qui riportati sfatano alcune accreditate opinioni su cause ed effetti del particolato fine e ultrafine. A lla domanda generica se tra i combustibili inquini di più il metano, il gasolio o il carbone, la risposta non può né deve essere altrettanto generica. Infatti dipende da “quale inquinante” si considera,oltre che dalla quantità emessa. Ovviamente, occorre anche considerare il singolo inquinante in relazione al suo effetto sulla salute e sull’ambiente. Tra gli inquinanti contenuti nei gas di scarico prodotti dalle combustioni negli impianti termici - dalle grandi centrali termoelettriche alle caldaie per il riscaldamento domestico - da tempo sono all’attenzione degli igienisti le cosiddette “polveri sottili”, materiale solido carbonioso le cui dimensioni sono dell’ordine del micron (PM10 e PM2). Ora, è quasi lapalissiano che i gas della combustione del carbone siano più “polverosi” di quelli dei combustibili liquidi (gasolio e olio combustibile) e ancor più di quelli gassosi (metano, GPL); meno noto è che - come sta scritto in [1] - i gas di combustione del metano, quasi privi di polveri grossolane, sono ricchi di polveri sottili (Tabella 1). E’ ben vero che, come mostra la tabella, la quantità assoluta emessa di polveri è assai minore per il metano che per gli altri combustibili considerati, tuttavia dati dell’ENEL sembrano smentire quella specie di leggenda metropolita- Tab. 1 - Distribuzione delle dimensioni del particolato nei gas di combustione (adattato da [1]). Carbone: 800 mg/Nm3 (componenti principali C, silicati di Al, ossidi di metalli): >10 µm c.a 75%, 2,5-10 µm 30%, rimanente <2,5 µm (inalabili). Oli minerali: 200 mg/Nm3 (componenti principali C, ossidi di metalli): >10 c.a 40%, 2,5-10 25%, rimanente<2,5 (inalabili). Gas naturale: 5 mg/Nm3 (componente principale C): >10 0%, 2,5-10 c.a 5%, rimanente<2,5 (inalabili). na, secondo la quale alimentando con metano i mezzi di trasporto pubblici delle nostre città, la qualità dell’aria respirata dai cittadini sarebbe assai più salubre. E’ qui opportuno rammentare che le combustioni nelle centrali ENEL possono differire alquanto da quelle nelle caldaie per uso civile e ancor più (nei casi di combustibili idrocarburici) nei motori a scoppio e diesel. La relazione citata si riferisce ovviamente all’effetto dei diversi tipi di combustibili, bruciati nelle condizioni esistenti mediamente nelle centrali termoelettriche. Altri recenti studi hanno raccolto i risultati del confronto tra particolato (numero e dimensioni delle particelle) emesso da grandi motori diesel (per veicoli pesanti, heavy duty) da una parte, i motori stessi e la qualità dei carburanti dall’altra [2]. Infine, rielaborando risultati di sperimentazioni in Italia (sulla qualità dell’aria nella città di Milano) si è sottolineata la rilevanza delle emissioni delle caldaie rispetto a quella del’autotrazione, nella stagione invernale [3]. Un’ampia rassegna sul tema del particolato fine e ultrafine da processi di combustione comprende oltre ai fondamenti chimico-fisici della formazione delle particelle delle diverse dimensioni - anche l’aspetto igienico-sanitario del più ampio problema delle relazioni tra qualità dell’aria e qualità della vita [4]. [1] Gennaro De Michele: Comunicazione presentata alla International Conference on clean coal technology for our future, Chia Laguna, CA, 2123 ottobre 2002. [2] D.E. Hall et al.: CONCAWE Report n. 01/51, CONCAWE, Bruxelles, Jan. 2004. [3] Enrico De Vita: Auto, S. Lazzaro di Savena, nov. 2003, 88. [4] Antonio D’Alessio et al.: Chimica e Industria, 87, n.1, 34 (2005). DAGLI ISCRITTI« Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 La chimica e la scuola di DANIELA SANTORO - Commissione Pari Opportunità del Consiglio Nazionale dei Chimci - A.I.C. uò oscillare tra l’inutile e l’indispensabile la frase di apertura con cui si afferma che la scuola vive totalmente il periodo di incertezze ed approssimazioni che coinvolge la società: anche nella scuola ci si confronta tra l’aspetto formativo sociale e l’aspetto formativo cognitivo ed al momento il primo sembra aver quasi prevalso il secondo. La chimica, come molte altre materie scientifiche,sta subendo questa progressiva depauperizzazione in quanto non riesce a mostrare la sua profonda capacità di sviluppare il percorso logico deduttivo ad un assemblea di riceventi poco inclini a voler ragionare non più di tanto. La riforma Moratti si inserisce in questo problematico contesto ed avendo preso nota in maniera massiccia ed aspecifica di alcuni risultati quali alto indice di abbandono scolastico, test di ingresso alle facoltà scientifiche che mostrano il maggior numero di errori nelle risposte ai quesiti di chimica, statistiche che ci pongono a livelli culturali sempre più in basso, ha tirato molto sommariamente le più arruffonate conclusioni: si elimina questa disciplina che porta in media allo studente più preoccupazioni che soddisfazioni. Tutto secondo una logica che fa prevalere la quantità piuttosto che la qualità: in realtà si valuta la facilità di approccio di una disciplina, la semplicità di realizzazione, l’impegno e la partecipazione allo studio da parte dello studente ed al momento attuale della scuola pubblica la chimica dal confronto con altre discipline ne esce sconfitta. perché? quali sono le nostre concorrenti e quali le loro armi di vittoria? Un analisi degli ascoltatori ci presenta uno studente medio che ha: - tra i 14/18 anni - con molti interessi extrascolastici; - affascinato ed affascinabile da “grandi miti” resi tali non per consapevole ed obiettiva valutazione del loro operato, ma piuttosto per il modo con cui gli sono stati presentati; - una passiva volontà di apprendimento tradotta in “quello che mi dicono di studiare, lo faccio il meno possibile”; - un convinto assertore del 6 scaccia P guai il minimo per non avere nelle orecchie una famiglia blaterante. La chimica per contro è una disciplina che prevede applicazione continua e costante e pretende uno studio sistematico e continuativo che mal si coordina con le esigenze di vita dello studente: infatti al contrario ad esempio scienze biologiche, che in molte tipologie di istituti si traduce nello studio dell’anatomia e di poca fisiologia, può permettere uno studio massiccio prima di una prova di verifica, in quanto nel suo apprendimento predomina l’aspetto conoscitivo piuttosto che la competenza e la capacità di creare un ragionamento. Tradotto in soldini: imparo a memoria tot pagine rispondo al test becco il 6. Il fascino di affrontare un quesito problematico e quindi applicare le leggi per dedurre la logica e consequenziale risposta? Ad altri l’ardua risposta. Anche le istituzioni scolastiche nella loro autonomia hanno sicuramente contribuito all’oscuro male della chimica: la mancanza di laboratori o comunque la difficoltà nell’attrezzarli sistematicamente perché i reagenti costano, non sono riciclabili, ci sono problemi per lo smaltimento dei rifiuti, etc. Ed i docenti? La professione di docente non è di quelle che stimolano e che offrono la progressione in carriera, perché l’Istituzione ”Scuola” non contempla un avanzamento di grado fondato sul riconoscimento dei meriti professionali. Il meraviglioso riconoscimento e la valutazione del lavoro svolto dalle(i) docenti proviene quasi esclusivamente dai risultati conseguiti con gli alunni come educatrici(-tori) piuttosto che come professioniste(i). E’, per parafrasare Leibnitz, una classe di monadi autonomamente organizzate e, ad eccezione di alcuni, poco disponibili a creare piccoli centri di scambio culturale che, oggi più che mai, sarebbero necessari per affrontare il problema della cacciata dalla scuola della chimica ma soprattutto di noi docenti. Ad esempio diversificare i contenuti della materia a seconda del pubblico è un primo passo fondamentale: è inutile a mio avviso spiegare l’uso delle moli in un istituto d’arte, ma è più utile spiegare alcuni aspetti di farmaci e droghe, il perché degli addensanti negli appretti per stirare i vestiti, il perché di alcune procedure nel tingere in casa con coloreria i panni, etc.: conquistare l’ascoltatore con gli esempi di vita quotidiana e tradendo, ahimè, Galilei semplificare o addirittura abbandonare il piacevole linguaggio matematico con cui si esprimono le scienze. Ho la netta sensazione che questa riflessione sia giunta ormai troppo tardi e nella classista realizzazione della scuola Moratti si perde l’opportunità di essere alla pari con le altre discipline che mostrandosi più accattivanti (non c’è matematica in una lezione di scienze dell’alimentazione che ti parla di carboidrati, non c’è la necessità di conoscere la formula chimica dello zucchero, la sua chiralità e quant’altro il buon Fisher trovò in trent’anni di studio), conquistano la simpatia di questa superficiale prima gioventù, che posticipa a poi, altre scelte più consapevolizzanti. La riforma Moratti sbaglia, ma quanto l’abbiamo aiutata nello sbagliare? Un’idea che non dev’essere una utopia, è l’azione sinergica tra i rappresentanti del mondo chimico: una maggiore disponibilità del mondo del laboratorio creerebbe la possibilità di affrontare tematiche attuali senza dover far assumere il pesante costo delle attrezzature alla scuola, ma soprattutto non ci indurrebbe ad affermare che siamo davvero soli e che rischiamo di affondare. I docenti di chimica nella scuola sono in numero minore rispetto ai docenti di molte altre classi di concorso, quindi il loro peso statistico è certamente minore e ciò avvantaggia chi, al governo, è alla ricerca di metodi di risparmio sulle spese statali, senza pregiudicare l’empatia collettiva ed il consenso generale politico. Non è perciò detto che la riforma Moratti sia l’unica nostra nemica; ricordiamoci dell’accorpamento delle classi di concorso subito nel 1997 e grazie al quale molte superficialità sono state prodotte in maniera irreversibile e dei corsi-concorso di riconversione professionale. 11 12 »DAGLI ISCRITTI Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 Influenza della variazione di alcuni parametri sulla produzione di piastrelle ceramiche di LUIGI COCCONI » Riassunto Molte proprietà meccaniche, chimicofisiche, caratteristiche, comportamentali delle piastrelle crude e cotte sono influenzate dall’aumento o diminuzione: del grado di macinazione dell’impasto argilloso, dell’umidità % dell’atomizzato (o polveri), della pressione specifica di pressatura, dell’età dello stampo alle presse. Un esame di questa influenza rivela come il valore numerico che compete ad alcune di queste proprietà cresca al crescere (e viceversa cali al calare) di certi parametri, ma cali al crescere (e viceversa cresca al calare) di altri. Affiancando la conoscenza di questi effetti, raffrontati tra di loro, all’esame dei valori sperimentali di variabili e proprietà (oggetto di controllo quotidiano in una fabbrica di piastrelle), si riesce a capire il perchè di certe variazioni produttive occasionali. Ciò consente di sapere su quali fattori agire, per riportare le proprietà entro limiti di accettazione prefissati o a livelli ottimali. » 1 - Premessa Una sufficiente esperienza contratta nel controllo di produzione, di qualità, permette al tecnico ceramico di comprendere sempre (e quasi immediatamente) la causa di anomalie riscontrate, il perché dell’insorgere di variazioni nelle proprietà chimico-fisiche, meccaniche, comportamentali delle piastrelle. E del pari gli permette di sapere come correggere le variabili che influenzano queste proprietà, al fine di ottimizzare la produzione stessa. Negli anni 1986 – 1991 le Facoltà di Chimica delle Università di Modena e Valencia e due ditte emiliane si sono indirizzate ad un esame (qualitativo e quantitativo) dell’influenza delle variabili sull’andamento delle proprietà del prodotto ceramico. Gli studi (1)(2)(3)(4) portano il nome dei docenti universitari e tecnici d’industria italiani G.C. Pellacani,T. Manfredini, P. Pozzi, G.P. Schiavina, A. Brusa, A. Bresciani e spagnoli J.E. Enrique Navarro, J.L. Amoros Alvaro, A. Blasco Fuentes, A. Escardino Benlloch, V. Beltran, E. Ramos Marquez, F. Negre. Sia variabili che proprietà sono oggetto di indagine, nel controllo quotidiano di produzione. Tralasceremo nella nostra trattazione di occuparci dell’influenza delle proprietà sui difetti delle piastrelle crude e cotte; per l’argomento rimandiamo ad altre fonti : (1), (6), (7), (8), (9), (10), (11) . Le conclusioni che vedremo valgono in genere, in misura maggiore o minore, per tutti i tipi di piastrelle ceramiche. Le piastrelle sono definibili anche, come fanno le norme europee e mondiali EN ISO, in nove gruppi, sulla base di due soli parametri: il metodo di formatura (pressatura o estrusione) e la porosità aperta, determinata dall’assorbimento % d’acqua (5). Prendiamo in considerazione in particolare prodotti quali la ”monoporosa” (chiara o rossa, con assorbimento d’acqua sul 15 %), la ”monocottura” (chiara o rossa, con assorbimento d’acqua sul 5 %), il grès ceramico (quello studiato in (4) aveva i seguenti valori: residuo al setaccio con tela da 63 µm di luce netta/10000 maglie/cm2 (vedi più avanti) pari a 0,5% ; pressione specifica di pressatura sui 41 N/mm2 , cottura a 1210 °C per 55 min ; ritiro in cottura sull’ 8%; assorbimento d’acqua sullo 0,1%; le definizioni sono sulla base di classificazione tecnico-commerciale (5). » 2 - Influenza dei parametri oggetto dello studio Nelle Tabelle I, II, III, IV, V riportiamo alcuni effetti provocati (a parità delle altre variabili) da: residuo di macinazione cresciuto o calato (cioè grado di macinazione diminuito o aumentato); umidità dell’atomizzato (o polveri) cresciuta o calata; pressatura aumentata o diminuita; età dello stampo alle presse maggiore o minore. » 2.1 - Legenda relativa alle Tabelle Nelle Tabelle I, II, III, IV, V una lettera tra parentesi indica una nota, un numero indica un riferimento bibliografico. Con il segno (+) a fianco del giudizio sull’effetto del parametro intendiamo: convenienza. Non indichiamo segno (+) accanto a: calibro (che si allarga o si restringe), ritiro % (che cala o cresce), assorbimento % (che cala o cresce), in quanto, per correggere un’anomalia, un valore che esce dai limiti di accettazione, può essere utile l’andamento in un senso oppure nell’altro. Ad esempio se si ha un ritiro % troppo elevato, tale da portare ad un calibro stretto (non accettato magari dalla direzione aziendale e/o dall’ufficio di controllo della qualità del prodotto), un calo di ritiro, con allargamento del calibro, sarebbe da giudicare propizio; viceversa, se il calibro è troppo largo, conviene crescere il ritiro. DAGLI ISCRITTI« Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 » 2.2 - Note relative alle Tabelle a) Residuo di macinazione % misurato al vibrosetaccio con tela da 0,063 mm, ossia 63 µm di luce netta (o apertura nominale) e 10000 maglie/cm2. Il setaccio da 63 µm di luce netta è classico ed è sempre riportato nelle tabelle comparative tra le normative nazionali dei setacci standard (ad esempio le norme tedesche DIN 4188, le statunitensi ASTM E 11 o TYLER, le inglesi BS 410, le italiane UNI 2331/2, le francesi NF X 11-501, AFNOR, salvo variazioni). Con tela in tessuto ad esempio di rete di acciaio inox AISI 304 avente diametro del filo di 0,035 mm, ovvero 35 µm, il setaccio avrebbe area utile di passaggio di 43,1%, modulo (interasse) di (63+35 =) 98 µm, pari a 10 mm/0,098 mm = 102 fili/cm, pari quindi a (102x102=) 10412 (circa 10000) maglie/cm2.Qualora la tela avesse 37 µm di diametro filo, avrebbe modulo di 100 µm, pari a 100 fili/cm, pari esattamente a 10000 maglie/cm2 , ed area utile di passaggio di 39,7 %. Sono in uso anche tele in tessuto di nylon monofilo, in tessuto di bronzo fosforoso, ecc. ; esistono vari diametri dei fili, nei cataloghi dei fornitori. Come si ricava il valore, molto importante, dell’area utile di passaggio? Lo si ottiene da: (luce netta/modulo)2, poichè dipende da luce netta e diametro del filo, i due parametri fondamentali nella caratterizzazione di una tela. E come possiamo ricavare il valore dei fili/cm, cosa non ben spiegata in genere sui cataloghi dei fornitori di tessuti? Da una semplice proporzione che possiamo enunciare così: (luce netta in mm + diametro filo in mm): 1 filo = 10 mm (cioè 1 cm): X, con X = n° dei fili in 1 cm. Ne consegue: X = (n° dei fili in 1 cm) = 10 mm / (luce netta in mm + diametro filo in mm) . Ovviamente si ha poi: (fili/cm)2 = maglie/cm2. b) Residuo di macinazione % misurato al vibrosetaccio con tela in tessuto di rete di acciaio inox AISI 304 da 42 Ìm di luce netta, con diametro del filo di 35 µm, area utile di passaggio di 29,8 %, modulo di (42+35=) 77 µm, pari a 10 mm/0,077 mm = 129,87, circa 130 fili/cm, pari a esatte 16866 (circa 16900) maglie/cm2. Pure il valore di 16866 maglie/cm2 è classico nelle tabelle comparative tra le normative nazionali dei setacci standard, per luce netta indicata come 45/44 Ìm. La norma ASTM E 161 permette, per luce di 44 µm, variazioni tra 42 e 46 µm; per luce di 45 µm, variazioni tra 43 e 47 µm. Se si volesse una tela esattamente da 16023 (circa 16000) maglie/cm2 occorrerebbe, con diametro del filo di 33 µm, una tela da 44 µm di luce netta (area utile di passaggio pari a 31,0%), oppure, con tela da 42 µm di apertura, occorrerebbero un diametro del filo di 37 µm, se ci fosse in commercio, con area di passaggio di 28,3%. Se invece si volesse (tolleranze ed approssimazioni a parte) una tela esattamente da 16437 maglie/cm2, con la 42 µm occorrerebbe un filo di diametro di 36 µm, se in commercio (29,0% per l’area di passaggio), o con il classico filo da 35 µm di diametro, una tela da 43 µm di luce netta ed area utile di passaggio pari a 30,4%. I cataloghi dei principali fornitori di tessuti per setacci riportano i valori numerici con una certa approssimazione, forse per via delle tolleranze ammesse. c) Inventore del vibrosetaccio per la misura del residuo di macinazione è il sig. Notari di Reggio Emilia (classe 1910); all’abbandono dell’attività egli ha passato il know-how alla ditta di Sassuolo, che fornisce i setacci assieme alle tele intercambiabili del tipo voluto; la parte conica che regge il setaccio, con il tubo per lo scarico dell’acqua, la forniscono altre ditte. Il setaccio è costituito da due parti, una delle quali è atta a reggere la tela e va innestata all’altra parte tramite 12 viti con brugola da 2/2,5 mm (scatola da 500 pezzi DIN 7991 A 2). Le tele di ricambio hanno i fori ben dimensionati, ottenuti a macchina dal fabbricante (come da prassi instaurata dal sig. Notari). Una volta si fabbricavano setacci di altezza circa 8 cm, molto comodi per poter lavorare con 300 g di impasto argilloso (barbottina o atomizzato) o di smalto (con minor errore, anche 2 punti % in meno di quello che si ha operando con solo 100g); per la poca richiesta sono stati tolti dal commercio. E’ conveniente, nel caso non si pensi di tornare a fabbricarli, saldare assieme due setacci alti 4 cm (senza oltrepassare, con il liquido in esame, mentre si esegue la misurazione, la soglia di separazione tra i due setacci saldati, ma in modo da poter parare eventuali schizzi e lavorare con maggior sicurezza ed appunto minor errore). Il controllo del residuo di macinazione va eseguito operando con acqua a forte pressione; si procede finchè non passa più materiale (e non ne passerà più altro, con questa tela, anche proseguendo ad oltranza). Si può accertare sperimentalmente quanto segue: avendo a che fare con valori di resistenza % che cadono tra 7 e 16 ed operando con una tela da 42 µm di luce netta e 16866 maglie/ cm2 (b) e con 300 g, anziché solo 100, per 5 misure successive il risultato numerico del residuo è costante; oltre la quinta misura le maglie si intasano progressivamente e si hanno valori crescenti. Ad esempio, prelevando in vari becher una quantità di 300 g di una barbottina, ben mescolata ed a temperatura costante durante i prelievi, in modo che le aliquote siano del tutto identiche tra di loro, i residui % misurati successivamente con una stessa tela possono essere ad esempio questi: 7/ 7/ 7/ 7/ 7/ 7,9/ 8,7/ 9,4/ 10,6, ecc.. Ovviamente se si eseguono controlli su 300 g di impasti o di atomizzati aventi residuo al 42 µm di luce/16866 maglie/cm2 tra 0 e 5 % , la durata delle tele è maggiore di quella indicata. Il Centro Ceramico di Bologna ha messo a punto un sistema laser di pulizia degli orifizi occlusi delle tele, per poter prolungare la durata di esse, prima della necessaria sostituzione. L’avere a disposizione più di un setaccio permette di continuare ad eseguire misurazioni, quando una tela è da pulire o sostituire.Va da sé che una volta determinato il residuo di macinazione di una barbottina, va misurato il secco %, per poter poi esprimere il residuo riferendolo a 100 g di barbottina secchi. Ad esempio, operando la misura del residuo su 300 g di barbottina al 62% di secco, si dovrà ovviamente dividere il risultato del controllo del residuo per 3 e per 0,62. Come è pure ovvio che avendo a che fare con un atomizzato ad es. al 5,6% di umidità, per poter avere 300 g che siano ”secchi” occorre pesare 317,8 g. Una rapidissima ed intelligente sostituzione delle tele la si può eseguire in questo modo: si posa su di un tavolo la parte del setaccio che reggerà - tramite le 12 viti – la tela, facendone sporgere 13 14 »DAGLI ISCRITTI metà dal tavolo; una volta introdotte in questa metà 6 viti, si passa su di esse un pezzo di nastro adesivo (lungo un po’ più della circonferenza dell’intero pezzo del setaccio), agganciando per ora con esso solo le 6 viti; sollevando dal tavolo il pezzo, si introducono le altre 6 viti negli orifizi appositi e si agganciano anche queste con il pezzo di nastro restante; si capovolge il pezzo, con il nastro blocca viti rivolto verso il tavolo; si introducono nelle 12 viti i 12 fori della tela; si ricapovolge e si posa il pezzo con la tela e le 12 viti – tenute ferme dal nastro – sull’altro; infine si stringono le viti una per una con la brugola, avendo cura di togliere pian piano il nastro (riutilizzabile a lungo). Descrivere l’operazione è brigoso, eseguirla in questo modo è celere e pertanto vantaggioso. d) Come si vede in tabella V, a parità delle altre variabili, per la monoporosa bianca da rivestimento, macinando di più e passando da residuo uguale a 7%, misurato al setaccio da 63 µm di luce e 10000 maglie/cm2 (vedi nota a), a residuo 3%, la resistenza alla flessione (Rf ) in essiccato cala di 0,23 N/mm2 (ovvero 23 N/cm2, ovvero 2,4 kg/cm2 della vecchia unità abbandonata) e viceversa. Di poco, ma cala. Come mai si ha questo comportamento, che ad una prima riflessione parrebbe illogico? Perché macinando di più (residuo più basso), molte particelle inerti fini vanno a disturbare la trama della parte argillosa dell’impasto, quella che conferisce la resistenza meccanica (e viceversa macinando di meno) (4). Un lieve calo della Rf in secco macinando di più lo si ha anche per una ”monogreificata” (o monocottura) bianca (4), che peraltro solitamente (a meno che non si faccia uso di argille ”pregiate”) , ha un impasto magro ed una Rf in essiccato poco più che ”sufficiente”; passando da residuo di 7% a residuo di 3%, al setaccio summenzionato, la Rf in secco cala di 0,19 N/mm2 ; per il grès ceramico (caratteristiche dette nella Premessa), passando da residuo di 1% a residuo 0% al setaccio detto, la Rf in essiccato cala di 0,39 N/mm2, uno sbalzo un po’ maggiore di quello che si ha per le altre due tipologie citate. e) Ad esempio, per una usuale monoporosa rossa da rivestimento, passando (a parità di altre variabili) da residuo uguale a 7%, misurato al setaccio da 42 Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 µm di luce e 16866 maglie/cm2 (vedi nota b), a residuo 8,6% (cioè crescendo il residuo di 1,6 punti %), il calibro passa circa ad esempio da 200,00 mm x 200,00 mm a 200,16 mm x 200,16 mm ,ovvero il lato si allarga circa di 0,16 mm, ossia di 1,6 d-mm; viceversa, passando da 7 % a 6 % (cioè calando il residuo di 1 punto %), il calibro scende circa da 200,00 mm x 200,00 mm a 199,90 mm x 199,90 mm (ovvero il lato si restringe circa di 0,1 mm, ossia di 1 dmm). Quindi contro 1 punto % di variazione del residuo, il calibro varia (nello stesso senso) di circa 0,1 mm. Ragionando in termini di ritiro %, si ha che - al variare del residuo di 1 punto % - il ritiro varia (in senso inverso) di 0,05 punti (1/20 di punti) %. Nel primo esempio, cioè residuo che cresce di 1,6 punti %, il ritiro cala di 0,08 punti %; nel secondo esempio (residuo che cala di 1 punto %) il ritiro cresce di 0,05 punti %. Per valori molto alti di residuo % (ad es. tra 9 e 16), l’influenza del residuo su calibro/ritiro è però un po’ minore, è solo due terzi della predetta. Al crescere di 1 punto % del residuo, il calibro si allarga non più di 0,1 mm , ma di 2/3 di 0,1 (cioè di circa 0,066 mm) ed il ritiro cala di meno (non più di un ventesimo, ma di un trentesimo, cioè non più di 0,05 punti %, ma di 0,033 punti %). Come si vede il residuo ha influenza, ma non tanto elevata poi, su ritiro % e calibro, così come non l’ha molto alta sulla Rf in essiccato. f ) A parità delle altre variabili, influenza almeno doppia di quella del residuo l’ha, per la monoporosa rossa, l’umidità %; con aumento di umidità di un atomizzato di 1,6 punti %, ad esempio da 4,7 a 6,3 %, il ritiro scende circa di 0,16 punti % (ed il calibro si allarga di 0,32 mm, ossia 3,2 d-mm); se l’umidità cala da 5,9 a 5,0 % (di 0,9 punti %), il ritiro cresce circa di 0,09 punti % (ed il calibro si stringe di 0,18 mm, ossia 1,8 dmm); quindi per ogni punto % di variazione dell’umidità, il ritiro varia più o meno (in senso inverso) di 0,1 punti % ed il calibro varia (in senso diretto) di 0,2 mm (2 d-mm). Per umidità % sul 4 (valore indispensabile industrialmente), il ritiro varierebbe (in senso inverso) di più, ad esempio circa di 0,125 punti%. Pure per la monoporosa bianca (vedi Tabella V) vi è un’influenza sensibile del- l’umidità dell’atomizzato (polveri); un aumento dell’umidità % da 4 a 7, porta la Rf in secco da 2,4 a 4,8 N/mm2 (il doppio). Influenza assai minore invece si ha per la monogreificata (4), che ha impasto più magro (vedi Tabella V); per il grès ceramico l’aumento di umidità % da 4 a 7 cresce la Rf in secco di circa 1,0 N/mm2. g) Per pressione specifica di pressatura (in N/mm2) intendiamo quella reale, effettiva, sul materiale, non quella in bar (”bar-cilindro”) letta al manometro sopra la pressa; cioè intendiamo quella ottenuta moltiplicando il valore letto al manometro per il cosiddetto ”fattore moltiplicativo”. Si ottiene il fattore moltiplicativo dal rapporto tra l’area (in mm2) del cilindro e l’area (in mm2) data da: lato(mm) x lato(mm) (dello stampo nominale) x numero di uscite. Si moltiplica poi ovviamente per 0,1, per passare da bar a N/mm2. La ditta che fabbrica la pressa fornisce, su richiesta, informazioni sul diametro del cilindro e da questo,dividendo per 2, si ottiene naturalmente il raggio. Il diametro interno dei cilindri viene chiamato in meccanica ”alesaggio”. Sui manuali di istruzione delle presse sono riportate tabelle da cui si evincono i risultati che possiamo ottenere da questi calcoli. h) Sulla Rf in secco hanno grande importanza, oltre all’umidità dell’atomizzato (polveri) ed alla pressatura, l’umidità residua dopo essiccamento e la plasticità (4). l) L’influenza (a parità delle altre variabili) della pressione specifica di pressatura (in N/mm2) sulla Rf in secco, per la monoporosa bianca, è tale che passando da 19,6 a 24,5 ed a 29,4 N/mm2, la Rf in secco sale da 3,42 a 3,84 e 4,46 N/mm2 (4). Quindi per circa 10 N/mm2 di aumento della pressione specifica si guadagna per la Rf in secco circa 1 N/mm2 (e contro circa 100 kg/cm2 di aumento della pressione specifica espressa con la vecchia unità abbandonata poiché N ha sostituito kg peso, si guadagnano per la Rf in secco circa 10 kg/cm2); molto più ridotto è l’aumento per la monogreificata bianca (passando da 19,6 a 29,4 N/mm2, la Rf in secco sale di soli 0,51 N/mm2; pure un po’ ridotto l’aumento di essa per il grès ceramico, se si pensa che è di soli 0,64 N/mm2 per un aumento di pressione specifica di pressatura di circa 20 N/mm2, tra 300 e 500 vecchie unità kg/cm2). DAGLI ISCRITTI« Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 m) Umidità dell’atomizzato (polveri) e pressatura crescenti calano l’assorbimento ed il ritiro e crescono il peso specifico apparente in secco (2). Si intende per ”compattazione” o ”fattore di impacchettamento” (1) il rapporto tra il volume occupato dal solido ed il suo volume reale; la compattazione in crudo è l’inverso della porosità in crudo (legata agli spazi vuoti che restano all’interno del volume occupato). La porosità in crudo (ovvero il suo inverso, la compattazione) influenza molto le proprietà del pezzo crudo e del cotto ed i difetti, sia perché in produzione può fluttuare, sia perché all’interno dei pezzi può essere distribuita disuniformemente. Si ha: zPorosità in crudo = 1/compattazione; Porosità in crudo = 100 x [(Mv reale- Mv apparente)/ (Mv reale], con Mv = massa volumetrica. La massa volumetrica apparente è determinata mediante il metodo della spinta archimediana sul campione immerso in mercurio (con la nota apparecchiatura). La massa volumetrica reale di un impasto argilloso cade tra 2,55 e 2,75 g/cm3; non può che cadere in questo intervallo, se si pensa al valore di quella di alcune materie prime: quarzo-sabbia quarzosa/ ortoclasio/ albite/ anortite/ dolomite/ calcite/ caolino/ nefelina hanno,secondo la letteratura, massa volumetrica (g/cm3) rispettivamente di: 2,55-2,65/ 2,56/ 2,61/ 2,76/ 2,7-2,9/ 2,0-2,8/ 2,3-2,5/ 2,6 . n) L’acqua, durante la pressatura, ha azione lubrificante, riduce l’attrito, lo sfregamento tra le particelle e favorisce la deformazione e/o la rottura dei granuli delle particelle, quindi la compattazione (1). Solo oltre l’umidità critica (pori del tutto pieni d’acqua), si ha inversione dell’andamento. A parità di pressione specifica di pressatura, al crescere dell’umidità tra 3,6 e 6,7% crescono in crudo compattazione e massa volumetrica apparente e calano in cotto ritiro ed assorbimento d’acqua; i valori al di sopra di 6,7% interessano poco la pratica industriale delle piastrelle ceramiche. A parità di umidità di atomizzato o polveri (entro l’ 8%), al crescere della pressione specifica di pressatura crescono in crudo compattazione e massa volumetrica apparente e calano in cotto ritiro ed assorbimento d’acqua. Navarro, in uno studio con monocottura rossa, ha trovato che 1 punto % di umidità equivale a 5/7 N/mm2 di pressione specifica. La porosità aperta in cotto la si ha dall’assorbimento d’acqua %, quella totale dalla massa volumetrica apparente in cotto. p) Quando il ritiro in cottura è maggiore, cresce la tendenza alla deformazione di planarità, alla scalibratura, alla curvatura. q) La maggior macinazione comporta, secondo Navarro (1), minor massa volumetrica apparente; ma non ne consegue minor tendenza al cuore nero (3) (vedi tabella I), al contrario di quanto si ha per minori umidità e pressatura (vedi Tabelle II e III); se cresce la macinazione, ovvero cala numericamente il residuo %, la permeabilità ai gas a 850 ° C è minore, ergo maggiore è la tendenza al cuore nero. r) Passando da stampi vecchi (con maggior numero di metri quadrati di materiale prodotti) a stampi meno usati o addirittura nuovi, va calata naturalmente la temperatura di cottura (poichè il calibro si restringe). » 3 - Conclusioni E’ noto che resistenza alla flessione (Rf ) in cotto ed assorbimento d’acqua sono inversamente proporzionali, vanno (e variano) sempre in senso contrario; ciò permane valido sia che residuo di macinazione, o umidità dell’atomizzato (polveri), o pressatura, crescano o calino. Invece il ritiro non sempre varia in senso inverso all’assorbimento: se è vero che una macinazione più spinta cresce un po’ il ritiro e cala l’assorbimento d’acqua, è però anche vero che una maggior pressatura e del pari una maggior umidità calano il ritiro, ma calano anche l’assorbimento. Umidità e pressatura agiscono sulla massa volumetrica apparente e sulla compattazione in crudo ed influenzano pertanto le proprietà in crudo (es. Rf in secco) ed in cotto (ritiro, assorbimento d’acqua, Rf in cotto, tendenza al cuore nero, ecc.). Si può osservare che agli effetti pratici più alta umidità % di atomizzato (polveri) coincide con maggior pressatura e viceversa più bassa umidità % coincide con minor pressatura. Un buon promemoria ci sembra questo: il calibro cresce (si allarga) se crescono il residuo di macinazione, l’umidità % di atomizzato (o polveri), la pressione specifica di pressatura, l’età dello stampo; il calibro cala (diviene più stretto) se calano il residuo di macinazione, l’umidità %, la pressatura, l’età dello stampo (parlando di ritiro, è naturalmente il viceversa); ostacolano, sfavoriscono vantaggiosamente la formazione di cuore nero: bassi grado di macinazione, umidità e pressatura. Se abbiamo a che fare ad esempio con un atomizzato con alto residuo di macinazione (poco macinato) ed alta umidità %, per crescere il ritiro % in cottura (restringere il calibro), si deve pressare di meno; se abbiamo un atomizzato con basso residuo di macinazione (molto macinato) e bassa umidità %, per calare il ritiro % in cottura (allargare il calibro), occorre pressare di più. Va controllato che non si abbiano concomitanti influenze di variazioni dei parametri considerati, perché potrebbero assommarsi gli effetti negativi; in tal caso va provveduto all’uopo. Si sa ad esempio che un valore non nullo di umidità residua dopo essiccamento, bassa umidità dell’atomizzato, scarsa plasticità dell’impasto, scarsa pressatura e macinazione spinta portano tutti ad Rf in essiccato più bassa, con pericolo anche di rottura pezzi alle presse e/o in smalteria. E se si hanno variazioni in produzione rivolte tutte nel senso detto, aumenta viepiù tale rischio. L’umidità % di atomizzato (polveri), che tanto influenza compattazione/ porosità in crudo, va controllata a fondo, nella pratica di uno stabilimento di produzione di piastrelle. A parità di altri fattori, i pezzi pressati di più hanno minor assorbimento e minor ritiro (calibro più largo); pezzi pressati di meno maggior assorbimento e maggior ritiro (calibro più stretto); vedi differenze di pressatura tra i tamponi. Se crescono umidità e pressatura, cala il ritiro in cottura (inteso ritiro tra secco e cotto), dato da: 100-[(calibro iniziale del secco–calibro finale del cotto)/calibro iniziale del secco]. E qual’è l’influenza di un aumento di umidità e pressatura sul calibro iniziale, del secco? Esso si restringe, poiché il pezzo subisce maggior compattazione. Nelle Tabelle si notano segno + (convenienza) sia a destra che a sinistra della colonna riservata all’apporto delle 15 16 »DAGLI ISCRITTI variabili. Ad esempio con umidità ”cresciuta” si ha maggior Rf in secco, maggior grado di cottura, convenienti; ma con umidità ”calata” si ha minor costo energetico, minor sporcatura dello stampo, minor tendenza al cuore nero, pure convenienti, e così via. Va ricordato che in ceramica si deve addivenire a compromessi, scegliere le vie più convenienti, con tutte le proprietà entro i limiti di accettazione e privilegiando quelle più importanti per la produzione. Un ceramista maschio (una ceramista femmina) non può avere la botte piena e la consorte ubriaca (il marito ebbro). I dati delle Tabelle da I a V vanno conservati dal tecnico ceramico nel portafoglio (o comunque sempre a portata di mano). RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 1) J.E.Enrique Navarro – “Lezioni di chimica ed applicazioni industriali nel settore ceramico” - Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 Quaderni di cultura ceramica, n° 1, (1987), aprile, Vilmy ricerche, Montanari editore, Poligrafica Scandianese, (95 pagg.); corso di 6 lezioni tenute nell’aprile 1986 presso l’Università di Modena, facoltà di Chimica, raccolta e traduzione a cura dei Prof. Dott. G.C.Pellacani e T. Manfredini; altri lavori con A. Escardino Benlloch, V.Beltran, E.Ramos Marquez, F.Negre, J.L.Amoros Albaro, A.Blasco Fuentes (dell’Universidad de Valencia, España, Instituto de Quimica Tecnica). 2) T. Manfredini, P.Pozzi, J.L.Amoros Albaro, A.Blasco Fuentes – “Presentazione di una nuova metodologia sperimentale per la misura della densità apparente dei pezzi ceramici. Aspetti tecnici ed applicativi”– Ceramurgia 17, (1987), 1, pagg. 4-8; Ceramco Press; 3) A.Brusa, A.Bresciani - (SACMI, Imola)- ”Los controles de producción en la industria cerámica come medio de vanguardia”- relazione presentata alla Convenzione della Società Ceramica Messicana, Isla del Padre, 20-22/07/1988, pubblicata su Tecnica Ceramica, (Barcelona), (1989), 170, pagg. 51-64; 4) A.Brusa, A.Bresciani - (SACMI, Imola)- ”Influenza dei parametri operativi del ciclo tecnologico di produzione”- Simposio del 29.11.1991 all’Hotel Executive di Fiorano Modenese sulla resistenza meccanica in crudo delle piastrelle ceramiche(organizzato da STEPHAN SCHMIDT GRUPPE/PAPARGIL s.r.l.); 5) G.Timellini, C. Palmonari – ”Come e perché - Le piastrelle ceramiche italiane- Guida all’acquisto- Guida all’impiego”- manuale promosso da Assopiastrelle- Edi.Cer. (1999), (2003), 236 pagg.; 6) A.Brusa, A. Tenaglia – “Monoporosa: ottimizzazione della qualità e della resa produttiva” 8° SIMCER- Rimini, (1992), novembre, 17 pagg. + tabelle e grafici; 7) G.Biffi – “Difetti di fabbricazione delle piastrelle”(1995), Faenza Ed.; “Defeitos de fabricaçao das placas cerâmicas”, (port.), (2003), Faenza Ed.; 8) G.Biffi – “Difetti provenienti dalle materie prime e dalla preparazione dell’impasto”- CAST Information, (1985), 7, pagg. 21-39; 9) G.Biffi – “Difetti di produzione dopo cottura”Ceramica Informazione, (2004), 432, apr. , pagg. 261 - 270; 10) G.Nassetti, G.Carnevali (CENTRO CERAMICO BOLOGNA) – “Le piastrelle di ceramica-Difetti di fabbricazione- Diagnosi e terapia”- Ed. Centro Ceramico BO, (2000), sett.; 11) Società Ceramica Italiana – “Difetti superficiali delle piastrelle ceramiche- Manuale illustrata”Faenza Ed., (2003). TABELLA 1 Proprietà/Variabile Viscosità della barbottina Plasticità Massa volumetrica apparente in essiccato(m) Facilità di essiccamento Rf in essiccato (d)(a) Reattività dei componenti Velocità di decomposizione dei carbonati in cottura Temperatura di eliminazione della CO2 dal supporto Permeabilità a 850°C ai gas Tendenza al cuore nero (q) Grado di cottura - velocità di vetrificazione Ritiro % in cottura (e)(b) Calibro (e)(b) Assorbimento % Rf in cotto Massa volumetrica app.te in cotto Aspetto superficiale del biscotto Residuo di macinazione di barbottina dell’impasto (di atomizzato, di polvere) (c) cresciuto (macinazione minore) calato (macinazione maggiore) cala (+) cresce cala (3) cresce (3) (+) cresce (1) cala (1) maggiore (+) minore cresce (seppure in misura modesta) (4) (+) cala (seppure in misura modesta) (4) cala cresce (+) cala cresce (+) cresce cala (+) maggiore (+) minore cala (+) cresce cala cresce (+) cala cresce si allarga si restringe maggiore (cresce) minore (cala) minore maggiore(+) cala cresce peggiore migliore(+) TABELLA 2 Proprietà/Variabile Massa volumetrica apparente in essiccato(m) Facilità di essiccamento Compattazione in crudo Porosità in crudo Costi energetici Sporcatura stampo Permeabilità a 850°C ai gas Tendenza al cuore nero Umidità % dell’atomizzato o polveri polveri cresciuta (n) calata cresce cala cala cresce (+) maggiore minore minore maggiore crescono calano (+) maggiore minore (+) cala cresce (+) cresce cala (+) segue tabella a pag. 21 SESSIONE ITALIANA 9° Congresso Italiano della Divisione di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali 13° Congresso Italiano del Consiglio Nazionale dei Chimici Organizzata da SCI Divisione di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali e CNC Società Chimica Italiana Divisione di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali Consiglio Nazionale dei Chimici La Formazione in Chimica nella scuola e nell’università Programma 8:45-9:15 9:15-10:00 10:00-10:40 10:40-11:00 11:00-11:30 11:30-11:50 11:50-12:20 12:20-12:40 12:40-14:00 14:00-15:30 15:30-18:00 18:30 19:00 [giovedì 8 settembre] Registrazione Partecipanti Reconceptualization of Environmental Chemistry for Sustainability - Uri Zoller Realtà virtuale e web semantico in ambiente chimico - Antonio Laganà L'esplosione della conoscenza - Maria Pia Rossignaud Pausa Caffè La formazione dei Chimici nell'ambito dell'Educazione Continua in Medicina (ECM) - Luigi Romano Quale Chimica nella scuola secondaria di 2° grado? - Giuseppa Mauro Integrazione Università-Impresa: la bluzone del Gruppo Loccioni – Deborah Carrè Pranzo Sessione Poster Tavola Rotonda “La formazione chimica per soddisfare le richieste della Società Moderna" Coordinatori: A.Zingales, L.Campanella Interverranno: M.P. Rossignaud, U. Segrè, R. Carpignano E’ prevista la partecipazione del Sottosegretario per l’Istruzione, Università e Ricerca - Onorevole Maria Grazia Siliquini Riunione docenti settore scientifico disciplinare CHIM12 Assemblea Soci SCI 9° Congresso Italiano della Divisione di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali 13° Congresso Italiano del Consiglio Nazionale dei Chimici Giornata di studio sui prodotti cosmetici nell’ambito della settimana internazionale della chimica Programma 9:00-9:30 9:30 10:00 10:50 11:10 12:15 13:00 14:30 16:00 17:00 [venerdì 9 settembre] Registrazione Partecipanti Saluto delle autorità Prof. Armando Zingales – Presidente del Consiglio Nazionale dei Chimici Dr. Mariano Marotta – Presidentedell’Associazione dei Laureati in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche Prima parte Recepimento di direttive comunitarie in materia di “cosmetici” in particolare allergeni e PAO Aspetti Normativi: Dr. Cesidio Bianchi – Dirigente Ufficio Cosmetici del Ministero della Salute Aspetti Tecnici: D.ssa Luciana Gramiccioni – Capo del dipartimento di Ambiente e connessa Prevenzione Primaria dell’ISS Pausa Caffè Seconda parte L’industria nel settore cosmetico: implicazioni dovute al recepimento della Direttiva Comunitaria su allergeni e PAO D.ssa Barbara Bertoli – Kelemata, produzione di Cosmetici Dr. Pierfrancesco Morganti – Mavi Sud, produzione di Cosmetici I laboratori per i controlli Allergeni: Dr. Marcello Gatti – Neotron PAO: Ing. Alessandro Radici - Biolab Pausa Pranzo Tavola Rotonda Coordinatore: Dr. Fernando Maurizi – Consiglio Nazionale dei Chimici Con la partecipazione di: Generale Emilio Borghini - Comandante dei NAS, D.ssa Cecilia Scarpi – ARPAT Firenze, Dr. Domenico Morini – Dirigente Laboratorio dell’Agenzia delle Dogane Le Industrie Kelemata e Mavi Sud I Laboratori Neotron e Biolab Discussione Chiusura dei Lavori 9° Congresso Italiano della Divisione di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali 13° Congresso Italiano del Consiglio Nazionale dei Chimici Modulo d’iscrizione ◗ Quote d’iscrizione ❏ 2 giorni ❏ 1 giorno Studenti e Borsisti* Accompagnatori* Prima del 15 Luglio Dopo il 15 Luglio € 200.00 € 150.00 € 100.00 € 100.00 € 250.00 € 180.00 € 150.00 € 150.00 Informazioni personali Nome e Cognome: _______________________________ * Per i due giorni dei lavori _______________________________________________ La quota d’iscrizione include: Coffee breaks e pranzi Posizione: ______________________________________ ◗ Alloggio Struttura: ______________________________________ Organizzazione: ________________________________ Stelle 4 Doppia Singola Indirizzo Completo: ______________________________ 72.00 – 150.00 € 44.00 – 100.00 € ❏ ❏ Tel: ____________________________________________ Stelle 3 Doppia Singola 47.00 – 70.00 € 31.00 – 48.00 € ❏ ❏ 40.00 – 60.00 € 25.00 – 38.00 € ❏ ❏ Stelle 2 Doppia Singola CAP: _______________ Paese: _____________________ Fax: ___________________________________________ E-mail _________________________________________ Data di arrivo _____________________ Data di partenza __________________ N° Notti ________________ ◗ Modalità di iscrizione Per posta inviare a: Per Fax inviare a: Adria Congrex – via Sassonia, 30 – 47900 Rimini Adria Congrex – (+39) 0541 305825 ◗ Modalità di pagamento ❏ VISA ❏ Mastercard Data di Scadenza….............…/….........…… ❏ Diners ❏ America Express Trasferimento Bancario: Cassa di Risparmio di Rimini - Filiale 14 IBAN: IT 81 B0628524214001402118559 – SWIFT CODE: CRR NIT 2R Firma ___________________________ 9° Congresso Italiano della Divisione di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali 13° Congresso Italiano del Consiglio Nazionale dei Chimici Modulo per la presentazione dei lavori Topics: La Formazione in Chimica; La Chimica dei Cosmetici; la Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali. Presentazione di soli Poster per i quali non è previsto limite numerico. Non sono al momento previste presentazioni orali, che verranno eventualmente selezionate, dal Comitato Organizzatore, fra i lavori presentati, in relazione al tempo disponibile. ◗ Istruzioni per gli autori • Abstract di non più di 250 parole • Formato MS Word per presentazioni orali, PDF per poster • Carattere Times New Roman 12, testo giustificato, spaziatura singola • Titolo in MAIUSCOLO, grassetto, centrato • Indicare Nome, Cognome e struttura di appartenenza. Sottolineare i nomi di coloro che presenteranno il lavoro • Per poster, formato massimo 1,00 m x 0,70 m Informazioni personali Nome e Cognome: _____________________________________________________________________________ Posizione: _____________________________ Organizzazione: _________________________________________ Struttura: ________________________________ Indirizzo Completo: ___________________________________ CAP: __________________ Paese: ________________________________________________________________ Tel: _________________________________________ Fax: ____________________________________________ E-mail ______________________________________________________________________________________ ◗ Abstact per sessione Poster (includere file elettronico) Titolo:_____________________________________________________________________________________ __________________________________________________________________________________________ Autori e Struttura di provenienza: ______________________________________________________________ __________________________________________________________________________________________ Parole Chiave: ______________________________________________________________________________ DAGLI ISCRITTI« Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 Grado di cottura - velocità di vetrificazione Ritiro % in cottura (f )(m) Calibro (f )(m) Assorbimento %(m) Tendenza alla deformazione di planarità (p) Rf in cotto maggiore(+) minore(cala) si allarga minore(cala) cala (+) cresce (+) minore maggiore(cresce) si restringe maggiore(cresce) cresce cala TABELLA 3 Proprietà/Variabile Pressione specifica di pressatura (g)(n) aumenta diminuita cresce cala cresce (+) cala cala cresce (+) maggiore minore minore maggiore cala cresce (+) cresce cala (+) maggiore (+) minore minore(cala) maggiore(cresce) si allarga si restringe minore(cala) maggiore(cresce) cala (+) cresce cresce (+) cala Massa volumetrica apparente in essiccato(m) Rf in essiccato (h)(j) Facilità di essiccamento Compattazione in crudo Porosità in crudo Permeabilità a 850°C ai gas Tendenza al cuore nero Grado di cottura-velocità di vetrificazione Ritiro % in cottura (m) Calibro (m) Assorbimento % (m) Tendenza alla deformazione di planarità (p) Rf in cotto TABELLA 4 Proprietà/Variabile Calibro (r) Età dello stampo maggiore (stampo vecchio, con molti m2 di piastrelle prodotti) minore (stampo fresco e recente) più largo più stretto TABELLA 5 - Resistenza alla flessione (Rf) in essiccato, relativa alle tipologie indicate nella Premessa (4), espresso in: a) N/mm2; b) Kg/cm2 (vecchia unità abbandonata, ma ancora usata nel comprensorio ceramico, poichè i dianometri dei cronometri hanno i valori espressi in Kg peso, anzichè Newton Residuo % di macinazione al 63 µm di luce/10.000 maglie/cm2 (d) 7 5 3 TIPOLOGIA Varibili Mono porosa bianca Mono cottura bianca a) b) a) b) Grès Ceramico a) b) Pressione specifica di pressatura (j) a) N/mm2 b) Kg/cm2 (vecchia unità) a) 29,4 a) 24,5 a) 19,6 3,88 39,6 3,84 39,2 3,65 37,2 4,77 48,6 3,84 39,2 2,42 24,7 4,46 45,5 3,84 39,2 3,42 34,9 2,19 22,3 2,06 21,0 2,00 20,4 2,14 21,8 2,06 21,0 1,87 19,1 2,29 23,3 2,06 21,0 1,78 18,1 Residuo % di macinazione al 63 µm di luce/10.000 maglie/cm2 (d) Varibili TIPOLOGIA Umidità % atomizzato (polveri) (f) 7 5,5 4 Umidità % atomizzato (polveri) (f) Pressione specifica di pressatura (j) a) N/mm2 b) Kg/cm2 (vecchia unità) 7 5 3 7 5,5 4 3,88 39,6 3,84 39,2 3,65 37,2 4,77 48,6 3,84 39,2 2,42 24,7 a) 29,4 a) 24,5 a) 19,6 4,46 45,5 3,84 39,2 3,42 34,9 Nota: le variazioni tra i vari: residui, umidità % e valori di pressatura, sono eseguite a parità delle altre variabili, che indicato alla nota d). Le condizioni operative standard fondamentali sono le seguenti: TIPOLOGIA Monoporosa bianca Monocottura bianca Gres ceramico RESIDUO % UMIDITÀ % PRESS. SPEC. DI PRESSATURA (B) UMIDITÀ RESIDUA % 5,0 7,5 0,5 5,5 5,5 5,5 250 250 400 0 - 0,2 0 - 0,2 0 21 22 »DAGLI ISCRITTI Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 Il Paradosso di Fermat di DIEGO CELLOTTO - ARPA Campania O rmai si era pefettamente integrato nel suo nuovo quartiere. Per uno che proveniva da Londra l’essere catapultato improvvisamente nella Big Apple poteva avvenire in modo più traumatico, ma dopo pochi mesi già sentiva che in quella zona avrebbe anche potuto passarci tutta la vita. Il campus, dove aveva accettato l’incarico, distava circa un miglio dalla sua casa presa in fitto e, fortunatamente, non occorreva prendere la macchina: una passeggiata al giorno (anzi due, considerando il ritorno), pensava Joachim, gli avrebbe fatto sicuramente bene. Anche se non trovava sempre le parole giuste per spiegare quale fosse la sua materia d’insegnamento in genere il suo interlocutore alla fine se ne andava soddisfatto, forse solo per compiacerlo. Certo presentarsi come “Esperto di Logica dei processi” lasciava inizialmente interdetti ma non poteva certo inventarsi un titolo diverso. Non aveva lasciato quasi del tutto le sue abitudini pomeridiane anche se d’inverno preferiva spesso prendere un caffè nero bollente piuttosto che il suo classico tè. E fu proprio in uno di quei pomeriggi umidi e freddi di fine Novembre, come solo a New York trovi, che il Professore mentre si avvicinava al bar vide che un cameriere, armato di straccio e alcol, stava cominciando a pulire uno dei tavolini all’aperto. Prima di entrare diede una una rapida occhiata alla scritta che stava per essere cancellata e scoppiò a ridere: xn + yn = zn: nessuna soluzione “ho scoperto una dimostrazione meravigliosa di questo fatto, ma adesso non posso scriverla perchè sta arrivando il mio bus” “Ah, lo so che sta ridendo per questo, ma oramai di Fermat non c’è da scoprire più nulla” gli si rivolse il cameriere, senza volgere lo sguardo, continuando a strofinare. Joachim rimase sorpreso intuendo che il ragazzo sapesse più di quanto il suo lavoro facesse supporre. “Guarda che Andrew Wiles, il matematico che ha risolto il cosiddetto “Ultimo Teorema di Fermat” non ha risolto un bel nulla, anzi ha creato più confusione di prima. Se vuoi sapere come stanno effettivamente le cose siediti e ascoltami per dieci minuti”. “Il teorema di Pitagora, noto ai cinesi e ai babilonesi mille anni prima del matematico greco, fornì l’ispirazione di un problema che ha frustrato le più grandi menti matematiche della storia. Come già sapevano gli antichi e come sanno i ragazzi delle scuole medie l’equazione x2+y2=z2 possiede un infinità di soluzioni intere (le cosiddette terne pitagoriche). A partire dal 999, quando il monaco Franco Gerberto sale al soglio pontificio con il nome di Silvestro II, si ha una riscoperta dei classici della scienza greca da Euclide ad Archimede, Tolomeo, Apollonio e Diofanto. All’inizio del 600 venne pubblicata la traduzione latina, condotta da Claude Gaspar Bachet de Mézierac (ritenuto l’uomo più dotto di tutta la Francia), dell’opera "Arithmetica"di Diofanto. Nel 1647 il magistrato tolosano Pierre de Fermat, appassionato di matematica, studiando il libro II di tale opera ebbe l’idea di creare un’equazione semplicemente cambiando nel teorema di Pitagora l’esponente 2 con 3,(x3+y3=z3) o con qualunque altro numero superiore. “Ora trovare una soluzione non è più relativamente semplice, ma diventa difficilissimo”, affermò lo stesso Fermat, “in quanto nessuno può trovare la soluzione perché tale soluzione non esiste”. Annotò sul margine della pagina, come suo solito, il fatto che non è possibile dividere un cubo in una somma di due cubi, una quarta potenza in due quarte potenze e così una potenza qualunque, di grado superiore al secondo, in due potenze dello stesso grado. “Ho scoperto una dimostrazione veramente mirabile ma non entra in questo margine troppo stretto (cuius rei demonstrationem mirabilem sane detexi hanc margini exiguitas non caperet)”, scrisse Fermat. Gli sforzi che sono stati fatti per dimostrare tale teorema hanno avuto il merito di aver promosso notevoli progressi nella matematica. Per ben tre secoli i matematici si sono cimentati nella dimostrazione di tale teorema,e solo nel 1995 il New York Times pubblica in prima pagina la notizia della dimostrazione del teorema, data da un matematico inglese, Andrew Wiles.Solo che questa dimostrazione ha richiesto ben 130 pagine (!), basandosi sulla verifica di una congettura nata negli anni Cinquanta e sfruttando una serie di tercniche matematiche 1a parte elaborate nell’ultimo decennio, alcune delle quali inventate dallo stesso Wiles. Una situazione ben diversa da quella in cui si trovava Fermat. Una corrente di pensiero ritiene che l’Ultimo Teorema di Fermat fu il risultato di un raro momento di debolezza da parte di quel genio del 17° secolo. Essi sostengono che poche ore (o forse pochi giorni) dopo che aveva scritto di avere scoperto una meravigliosa dimostrazione,Fermat si rese conto di aver compiuto uno sciocco errore nel suo ragionamento aritmetico mentale. Altri ritengono che Fermat potrebbe aver ottento una dimostrazione valida. Qualunque possa essere stata quella dimostrazione, doveva comunque basarsi sulla matematica di quel periodo, e doveva coinvolgere un ragionamento così ingegnoso che è sfuggito a tutti, da Eulero a Wiles. Poichè Fermat era un “creatore di enigmi”, applicando una logica deduttiva, penso abbia voluto proporre un enigma nell’enigma. Questo mi ha spinto,diversi anni fa,basandomi sulle mie poche conoscenze di matematica,ad una prima risoluzione dell’equazione di Fermat: xn + yn = zn (n > 2, intero positivo) [1] Ricordando che addizionando, sottraendo, moltiplicando e dividendo entrambi i membri di un’equazione il risultato non cambia (assiomi della aritmetica), vediamo come ho proceduto:moltiplichiamo primo e secondo membro della [1] per zn (ricordando che zn x zn = z2n): zn (xn + yn) = zn zn aggiungiamo ai 2 membri il termine: z2n – 2zn (xn + yn): z2n – 2zn (xn + yn) + zn (xn + yn) = z2n – 2zn (xn + yn) + z2n cioè, semplificando : z2n – zn (xn + yn) = 2z2n – 2zn (xn + yn) [z2n – zn (xn + yn)] = 2 [z2n – zn (xn + yn)] dividendo poi per: [z2n – zn (xn + yn): alla fine si avrà: 1 = 2 un risultato assurdo, per cui la [1] non ha soluzioni.” Il giovanotto che, mentre il Professore scriveva su un pezzetto di carta, era stato in religioso silenzio, ebbe un guizzo con gli occhi, e stava per indicare qualcosa, quando si sentì richiamare dall’interno del bar e dovette abbandonare per qualche minuto la discussione. DAGLI ISCRITTI« Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 Agevolazioni EPAP per la maternità alle donne chimico Un interessante colloquio con il Presidente dell’EPAP di RAFFAELLA VALENTI - Vicepresidente Comitato Pari Opportunità del Consiglio Nazionale dei Chimici o scorso mese di aprile si è insediata a Roma la Commissione Pari Opportunità del Consiglio Nazionale dei Chimici, fortemente voluta dai membri del Consiglio stesso e dalla collega Chiara Rimmaudo che ne è stata eletta Presidente. Tra le problematiche venute alla luce durante la prima riunione, una tra le più importanti è stata quella della maternità delle donne chimico (e soprattutto delle libere professioniste). A tal proposito la Commissione ha ritenuto opportuno cercare subito di approfondire l’argomento soprattutto negli aspetti legati all’indennità di maternità. Per questo è stato chiesto un colloquio, che riportiamo, al quale ha partecipato la collega Raffaella Valenti, con il Dr. Sandro Sandrini che, oltre ad essere un collega chimico, è il Presidente dell’EPAP, l’Ente di Previdenza e Assistenza Pluricategoriale del quale fanno parte, tra gli altri, anche i chimici. Gentile Dr. Sandrini, innanzitutto la ringrazio, a nome di tutta la Commissione, per averci dedicato parte del suo tempo. Le abbiamo chiesto questo colloquio per approfondire alcuni interessanti argomenti riguardanti le lavoratrici (dipendenti e libere professioniste) e le tutele che può offrire l’Ente di Previdenza in caso di gravidanza. La normativa italiana in tal senso è regolata dal D.Lgs. 151 del 26 marzo 2001 ovvero il “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità” (modificato poi dalla L.289/2003) che prevede tutta una serie di tutele per dipendenti, per lavoratrici autonome e per libere professioniste. Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti si hanno tutta una serie di tutele L che sono: il congedo di maternità, il congedo di paternità, il congedo parentale; oltre ad una serie di riposi, permessi e congedi particolari che possono essere richiesti in caso di malattia del figlio. (Per maggiore chiarezza e completezza si riporta un estratto delle disposizioni vigenti per la tutela della maternità e della paternità per i dipendenti: I lavoratori dipendenti hanno diritto alle seguenti prestazioni: - Congedo di maternità: per tutto il periodo del congedo di maternità le lavoratrici hanno diritto ad una indennità giornaliera pari all’80 per cento della retribuzione precedente a quella nel corso del quale ha avuto inizio il congedo. - Periodi indennizzabili: 1. i due mesi (eventualmente uno) antecedenti la data presunta del parto; 2. l’eventuale periodo intercorrente tra la data presunta e la data effettiva del parto; 3. i tre mesi (eventualmente quattro) successivi al parto, nonché l’eventuale prolungamento in caso di parto prematuro; 4. i periodi di interdizione anticipata dal lavoro disposta dal Servizio ispezioni del lavoro; 5. il periodo di tre mesi dopo l’aborto se questo è intervenuto oltre il 180° giorno dall’inizio della gravidanza. - Congedo di paternità: è il diritto al congedo da parte del padre nel periodo successivo alla nascita (o adozione o affido) del figlio, in sostituzione della madre. Esso spetta solo in tre casi tutti accomunati da una situazione di assoluta impossibilità dell’assistenza materna: decesso o grave infermità della madre, abbandono del figlio, affidamento esclusivo del bambino al padre. Il trattamento economico è uguale a quello delle lavoratrici. - Congedo parentale: è il diritto di entrambi i genitori di astenersi dal lavoro per contemperare le esigenze lavorative con quelle familiari di assistenza ed educazione dei figli. L’astensione dal lavoro può avvenire nei primi otto anni di vita di ciascun bambino. Ne hanno diritto: - la madre lavoratrice, trascorso il periodo di congedo di maternità, per un periodo non superiore a sei mesi; - il padre lavoratore, dalla nascita del figlio, per un periodo non superiore a sei mesi; - qualora vi sia un solo genitore, per un periodo non superiore a dieci mesi. I genitori che fruiscano del congedo parentale entro il terzo anno di vita del bambino (ovvero entro il terzo anno dall’ingresso del figlio adottivo in famiglia) hanno diritto a percepire un’indennità pari al 30% della retribuzione, per un periodo massimo complessivo di sei mesi. La retribuzione di riferimento per il calcolo dell’indennità è quella media immediatamente precedente a quella nel corso del quale ha avuto inizio il congedo. - Riposi e permessi: durante il primo anno di vita, la lavoratrice madre ha diritto a due periodi di riposo, della durata di un’ora ciascuno, anche cumulabili durante la giornata (pause di allattamento). Il diritto ai periodi di riposo giornaliero previsto in capo alla madre lavoratrice è altresì riconosciuto al padre lavoratore nei seguenti casi: - nel caso in cui i figli siano affidati al solo padre; - in alternativa alla madre lavoratrice dipendente che non se ne avvalga; 23 24 »DAGLI ISCRITTI - nel caso in cui la madre non sia lavoratrice dipendente; - in caso di morte o di grave infermità della madre. - Congedi per la malattia del figlio: entrambi i genitori, alternativamente, hanno diritto di astenersi dal lavoro per i periodi corrispondenti alle malattie di ciascun figlio di età non superiore a tre anni. La durata di ogni permesso non è predeterminata: può cioè coincidere interamente con la durata della malattia. Nel caso, invece, in cui il figlio colpito da malattia abbia un’età compresa fra i tre e gli otto anni, il relativo diritto di astensione si opera nei limiti di cinque giorni lavorativi all’anno. Durante l’assenza per malattia del bambino non viene corrisposta la retribuzione. Il congedo per la malattia del bambino spetta anche ai genitori adottivi e affidatari, con modalità diverse da quelle dei figli naturali.) » Per quanto riguarda invece le lavoratrici autonome, le tutele sono diverse? Per le lavoratrici autonome si hanno essenzialmente due tipi di tutele che sono l’indennità di maternità (che ha a sua volta differenze a seconda di quale sia la reale attività della lavoratrice) ed il congedo parentale. (Anche per questo caso si riporta un estratto delle disposizioni vigenti per la tutela della maternità delle lavoratrici autonome: - Indennità di maternità: è prevista una indennità di maternità, per il periodo di gravidanza e quello successivo, riconosciuta alle lavoratrici autonome, coltivatrici dirette, mezzadre e colone, artigiane ed esercenti attività commerciali, e alle imprenditrici agricole a titolo principale, per i due mesi antecedenti la data del parto e per i tre mesi successivi alla stessa o, in caso di aborto (spontaneo o terapeutico) verificatosi non prima del terzo mese di gravidanza, per trenta giorni successivi allo stesso. Tale indennità risulta diversamente determinata: - per le coltivatrici dirette, colone e mezzadre, e per le imprenditrici agricole risulta pari all’80% della retribu- Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 zione minima giornaliera prevista per gli operai agricoli a tempo indeterminato, in relazione all’anno precedente il parto; - per le lavoratrici autonome, artigiane ed esercenti attività commerciali, corrisponde all’80% del salario minimo giornaliero stabilito per la qualifica di impiegato (come per le libere professioniste). - Congedo parentale: le lavoratrici autonome e le lavoratrici agricole hanno anche diritto al congedo parentale ed al relativo trattamento economico per un periodo di tre mesi, entro il primo anno del bambino o entro il primo anno dell’ingresso del minore nella famiglia, nel caso di affidamento o adozione di bambini fino ai dodici anni di età.) » Qual è invece la situazione per le libere professioniste? Per quanto riguarda le libere professioniste si parla solo di indennità di maternità che viene erogata in caso di gravidanza e puerperio, in caso di adozione o affidamento ed in caso di aborto spontaneo o terapeutico. L’indennità di maternità viene erogata in modo diverso a seconda di quale sia il caso che si sta trattando. In ogni caso, per le libere professioniste esistono dei limiti di indennizzo, sia minimi che massimi, oltre i quali non si può andare, qualunque sia il reddito specifico della libera professionista. (Anche per questo caso si riporta un estratto delle disposizioni vigenti per la tutela della maternità delle libere professioniste: 1. La normativa generale vigente prevede che alle libere professioniste iscritte ad una cassa di previdenza e assistenza, sia corrisposta un’indennità di maternità in caso di gravidanza e puerperio, adozione o affidamento, aborto spontaneo o terapeutico, come di seguito specificato: a) gravidanza e puerperio: l’indennità è corrisposta per un periodo di 5 mesi che comprende i 2 mesi precedenti la data presunta del parto e i 3 mesi successivi la nascita del bambino; b) adozione o affidamento: l’indennità è corrisposta per un periodo di 5 mesi che comprende i 2 mesi precedenti la data di effettivo ingresso del bambino in famiglia e i 3 mesi successivi. L’indennità spetta a condizione che il bambino non abbia superato i 6 anni di età; c) aborto spontaneo o terapeutico: verificatosi non prima del 3° mese di gravidanza. 2. L’indennità viene corrisposta in misura pari all’80% dei cinque dodicesimi del solo reddito professionale percepito - e denunciato ai fini fiscali come reddito da lavoro autonomo dalla libera professionista - nel secondo anno precedente a quello dell’evento (nascita). 3. In ogni caso l’indennità di maternità non può essere inferiore ad un minimo, calcolato di anno in anno secondo parametri stabiliti dalla norma, che per l’anno in corso risulta pari ad ? 4.153,76. 4. In caso di aborto spontaneo o terapeutico l’indennità spetta in misura intera qualora l’aborto avvenga dopo il compimento del sesto mese di gravidanza. Se invece l’aborto interviene dopo il terzo mese di gravidanza, ma prima del sesto, l’indennità è corrisposta in misura ridotta, pari a 1/5 di quella ordinaria. Nulla spetta qualora l’aborto intervenga prima del terzo mese di gravidanza. 5. L’indennità di maternità non può essere superiore a 5 volte l’importo minimo, anno per anno calcolato, ferma restando la possibilità per ogni Ente previdenziale di stabilire, con delibera del consiglio d’amministrazione soggetta ad approvazione del Ministero del lavoro, un importo massimo più elevato, tenuto conto delle capacità finanziarie dell’Ente. (Tetto massimo introdotto dalla Legge 15/10/2003 n. 289). » Come si è organizzata la nostra cassa previdenziale EPAP per l’erogazione delle indennità di maternità? L’EPAP eroga le indennità di maternità secondo quanto disposto dalla normativa vigente. In particolare i requisiti per poter richiedere l’indennità di maternità all’EPAP sono: 1. iscrizione all’Ente; DAGLI ISCRITTI« Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 2. non essere nel diritto di percepire altre indennità di maternità. Il diritto alla richiesta matura con l’iscrizione all’Ente. Nel caso in cui l'iscrizione all'EPAP o la cessazione dell’attività avvenga nel corso del periodo assistibile (due mesi prima del parto/adozione/aborto spontaneo o terapeutico e tre mesi dopo), l'indennità di maternità verrà riconosciuta soltanto per la frazione di periodo per il quale sussiste l’obbligo di contribuzione. » Cosa bisogna richiedere all’EPAP per ottenere tali indennità? Per ottenere l’indennità l’interessata deve presentare domanda redatta in carta semplice - corredata da apposita documentazione - a partire dal compimento del sesto mese di gravidanza (ventiseiesima settimana) e comunque entro il termine perentorio di 180 giorni: 1. dalla data del parto; 2. dalla data dell’effettivo ingresso del bambino in famiglia (in caso di adozione o affidamento); 3. dalla data di aborto spontaneo o terapeutico. » Cosa ci può dire invece per quanto riguarda gli importi relativi a tali indennità? L’importo delle indennità di maternità erogate dall’EPAP è quello previsto dalle norme vigenti. Il tetto massimo previsto è pari a 5 volte l’importo minimo (e ciò è stato deliberato appositamente dal Consiglio di Amministrazione dell’EPAP). L’EPAP provvede ad inviare alla professionista apposita certificazione attestante l’importo lordo erogato e la ritenuta di acconto eseguita. » Ricordo che l’Ente ha comunque già dato chiare informazioni agli iscritti in merito a tali argomenti. Sì, abbiamo già inviato, in allegato alla rivista dell’Ente, a tutti gli iscritti all’EPAP una scheda riepilogativa riguardante proprio l’indennità di maternità dove abbiamo spiegato dettagliatamente tutto ciò che riguarda il servizio erogato dall’Ente e dove abbiamo pubblicato anche il fac-simile di domanda che deve essere spedita proprio per la richiesta dell’indennità. In ogni caso gli iscritti possono sempre contattarci anche tramite il nostro sito web che è www.epap.it » Per quanto riguarda invece le “normali” attività di previdenza ed assistenza a favore degli iscritti (uomini e donne) all’EPAP, cosa può dirci? Innanzitutto bisogna dire che i servizi vengono erogati non solo agli iscritti ma anche, in caso di decesso, ai loro familiari. Per quanto riguarda gli iscritti di sesso maschile i servizi erogati sono: - pensione di vecchiaia; Categoria professionale ATTUARI CHIMICI AGRONOMI E FORESTALI GEOLOGI TOTALE Donne 35 549 1.376 1.711 3.671 2001 2002 2003 2004 E’ mia intenzione operare, acquisendo anche il parere degli organi competenti, affinché l’Ente abbia la possibilità di colmare le suddette diversità al fine di consentire anche alle colleghe professioniste pari opportunità con le lavoratrici degli altri settori. Per concludere questo interessantissimo colloquio volevo chiederLe se può darci un’idea dei “numeri dell’EPAP” a livello di iscritti e del lavoro svolto dall’Ente soprattutto per quanto riguarda appunto le indennità di maternità richieste ed erogate. Come sapete l’EPAP è un Ente giovane che racchiude in sé gli iscritti di più categorie; oltre ai chimici abbiamo gli attuari, gli agronomi e forestali ed i geologi. Possiamo racchiudere i dati nella tabella seguente nella quale è evidenziata anche Uomini 77 1.650 6.923 7.145 15.795 - pensione di inabilità o di invalidità; - pensione ai superstiti, di reversibilità o indiretta mentre per gli iscritti di sesso femminile i servizi erogati sono: Anno di pagamento » L’EPAP pensa di poter colmare queste differenze in un immediato futuro? Indennità di maternità erogate 230 120 139 166 - pensione di vecchiaia; - pensione di inabilità o di invalidità; - pensione ai superstiti, di reversibilità o indiretta; - indennità di maternità Non esistono discriminazioni di trattamenti previdenziali tra gli iscritti all’EPAP di sesso diverso. Permangono, tuttavia, diversità di trattamento tra le libere professioniste (qualunque sia la libera professione svolta) e le lavoratrici di altri settori, quali dipendenti, lavoratrici autonome, etc. Iscritti totali 112 2.199 8.299 8.856 19.466 Presenza femminile 31,25 % 24,96 % 19,87 % 23,94 % 18,85 % la presenza femminile delle iscritte all’Ente per ogni categoria professionale. Per quanto riguarda invece le indennità di maternità erogate dall’Ente la situazione è la seguente: Importo totale Importo medio € 1.070.630,00 € 613.560,00 € 776.359,00 € 1.005.039,00 € 4.655,00 € 5.113,00 € 5.585,00 € 6.054,00 Bisogna tener conto che il 2001 è stato il primo anno in cui l’EPAP ha erogato indennità di maternità, pertanto nel corso di questo anno sono state pagate indennità di maternità anche relative agli anni 1999 e 2000. Infatti la data dalla quale le iscritte potevano richiedere l’indennità di maternità era il 3/8/1999 (data di approvazione del Regolamento dell’EPAP). 25 26 »DALL’UNIVERSITÀ Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 Gli Elementi del Reame di Napoli 2a e ultima parte a cura di: MARCO FONTANI - Dipartimento di Chimica Organica dell’Università di Firenze MARIAGRAZIA COSTA - Laboratorio di Ricerca Educativa in Didattica Chimica e Scienze Integrate dell’Università di Firenze ALESSANDRO CIANDELLA ondi, molto criticato, si calò nei panni della vittima perseguitata ingiustamente. Tuttavia le lettere che sono arrivate fino a noi tratteggiano un personaggio irrequieto e dal carattere molto litigioso. Non potendo rispondere apertamente ad un professore della statura di Klaproth, si scagliò con acredine contro il collega Savaresi. Secondo altri Tondi fu attaccato ingiustamente sul piano umano. Se da un lato viene biasimato un lavoro è bene riconoscere i meriti di coloro che hanno osservato l’errore del collega e prontamente lo segnalarono. Il famoso chimico tedesco Klaproth più di ogni altro rende giustizia dell’operato di Savaresi. T […] Je ne puis terminer ce mémoire sans faire mention de M. Savarési [...] pour rendre justice à son impartialité dans la recherche de la vérité & à son tact juste pour l’observation, qui l’ont engagé à entreprendre l’examen de ces expériences, auxquelles il avoit assisté luimême.10[…] » Gli elementi che hanno sostituito quelli di Tondi Calcio: l’ossido di calcio o calce era noto fin dall’antichità e fu considerato per un lungo periodo una terra indecompinibile o elementare. Questo concetto fu messo in discussione nel XVIII secolo, ma solo nel 1808 Sir Humphry Davy (1778-1829) fu in grado di stabilire che la calce è una combinazione di ossigeno con un metallo. Nella comunicazione alla Royal Society di Londra il 30 giugno 1808, Davy riferì di aver ottenuto un nuovo elemento alcalino per via elettrolitica. Bario: Nel 1772, il chimico svedese Carl Wilhelm Scheele (1742-1786) notò che nella pirolusite, MnO2, erano contenuti alcuni piccoli cristalli che riconobbe come una nuova terra (ossido, BaO). Due anni più tardi Johan Gottlieb Gahn (1745-1818) trovò a Falun, lo stesso ossido nello spato (in tedesco "Schwerspat", BaSO4). Scheele lo chiamò Schwerspatherde (= terra pesante di spato). Questa “terra pesante” fu rinominata da Louis Bernard Guyton de Morveau (1737-1816) barote, che più tardi mutò in baryte,dal graco βαρυζ [barys] = pesante. Il nome fu infine cambiato da Lavoisier in baryta. L’elemento fu isolato da Sir Humphry Davy che ne dette notizia assieme alla scoperta del calcio. Alluminio: Hans Christian Ørsted (17771851) viene adesso accreditato come colui che per primo preparò dell’alluminio metallico. Nel 1825 ne isolò una piccola quantità, alquanto impuro, ma la sua scoperta passò inosservata perché fu pubblicata su uno sconosciuto giornale danese. Inoltre egli non era del tutto convinto della sua scoperta. Parlò del suo lavoro a Friedrich Wöhler (1800-1882), il quale perfezionò il procedimento di Ørsted e nel 1827 ottenne una certa quantità del metallo. Boro: Nel 1702, Wilhelm Homberg (1652-1715) usò il borace, una sostanza ritenuta all’epoca di sintesi, per preparare una povere bianca come la neve che chiamò sale sedativo (acido borico H3BO3). Nel 1747-8 Théodore Baron de Hénouville (1715-1768) scoprì che il principio attivo del preparato era un’altra sostanza e la identificò: Na2O. LouisJoseph Gay-Lussac (1778-1850) e Louis-Jacques Thénard (1777-1757) in Francia e Humphry Davy in Inghilterra isolarono l’elemento nel 1808. Il 21 giugno 1808, I due chimici francesi annunciarono di aver decomposto l’acido borico con potassio e successivamente si averlo risintetizzato dagli elementi. Al termine della loro comunicazione proposero il nome dell’elemento: Nous désignerons par la suite ce radical sous le nome bore, qui est tiré de celui du borax…11 Nove giorni più tardi in Inghilterra (30 giugno 1808) Sir Humphry Davy presentò una comunicazione alla Royal Society dove annunciò la scoperta del boro metallico per riscaldamento dell’acido borico e potassio in un tubo di rame. Durante la Bakerian lecture, letta il successivo 15 dicembre, Davy propose di chiamare la nuova sostanza boracium. Nel mondo anglosassone, bore e boracium mutarono in boron per similitudine con carbon (carbonio), mentre in italiano è sopravvissuto il termine proposto da Gay-Lussac e Thénard, poi mutato in boro. Magnesio: si dovette attendere il 1808, anno in cui Sir Humphry Davy isolò il metallo e lo chiamò magnium per non confonderlo con il nome manganese, metallo che era stato trovato nella magnesia nigra: These new substances will demand names; and on the same principles as I have named the bases of the fixed alkalies, potassium and sodium, I shall venture to denominate the metals from the alkaline earths barium, strontium, calcium, and magnium; the last of these DALL’UNIVERSITÀ« Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 Nome proposto da Tondi e Ruprecht Minerale o sostanza di provenienza Formula Chimica Elemento sconosciuto presente Data dell’isolamento Autorità borbonio austrio parthenio apulio barite magnesia calce allumina BaSO4 MgO CaO Al2O3 Ba Mg Ca Al 1808 1808 1808 1827 bornio acido boracico; sale sedativo di Homberg H3BO3 B 1808 H. Davy H. Davy H. Davy H. C. Ørsted, F. Wohler L.-J. Gay-Lussac, L.-J.Thénard words is undoubtedly objectionable, but magnesium has been already applied to metallic manganese, and would consequently have been an equivocal term.12 Contrariamente alla proposta di Davy, il termine magnesio persistette per indicare il metallo che era stato scoperto nella magnesia alba. Nella lingua russa e in altre lingue slave la forma magnium (ΜΑτΗΗΗ) è ancora in uso. Davy isolò il nuovo elemento allo stato molto impuro; fu merito del chimico francese Antoine Alexandre Brutus Bussy (1794-1882) che nel 1828 lo riuscì ad ottenere in uno stato di elevata purezza sebbene in forma incoerente. Sempre nello stesso anno Johann Bartholomäus Trommsdorff (17701837) propose di chiamare questo metallo talcinum dal nome del minerale talkerde (ossido di magnesio), ma tale suggerimento cadde ben presto nell’oblio. B2O3 + 3Mg → 2B + 3MgO Piccole quantità di boro possono essere preparate anche per decomposizione termica di BBr3 in corrente di idrogeno in un tubo di tantalio scaldato oltre i 1000°C. La strada seguita da Tondi non permetteva di ottenere gli elementi cercati (Ca, Ba, B) in quanto il carbone, l’olio di lino e la polvere di coppella non sono agenti sufficientemente riducenti. L’analisi di Savaresi e Klaproth ha esaurientemente spiegato la natura del prodotto ottenuto da Tondi nel suo tentativo di riduzione delle cinque terre: Ossidi ferrici presenti nel crogiuolo di Hesse + polvere di coppella + carbone hydrosideron + aria fissa Che oggigiorno scriveremmo: 4Fe2O3 + P4O10 + 5C → 4Fe2P + 5CO2 » Possibili interpretazioni attuali I metalli che Tondi e Ruprecht andavano cercando non esistono allo stato libero in natura. I due chimici cercarono di estrarli dai più comuni composti nei quali sono diffusi in natura. Oggigiorno sappiamo che gli unici modi per isolare il calcio e il bario sono (1) per riduzione, dai loro composti, con metalli alcalini più elettropositivi; (2) per elettrolisi da soluzioni concentrate con un catodo di mercurio; (3) per elettrolisi dagli alogenuri del metallo alcalino-terroso allo stato fuso. Per quanto riguarda l’acido borico sono noti altri procedimenti di riduzione. L’ossido viene preparato a partire dall’acido borico, B(OH)3, per riscaldamento. La riduzione dell’ossido avviene facendolo reagire con di magnesio: Alcuni dubbi possono sorgere se effettivamente Tondi abbia isolato l’alluminio o il magnesio. Nella vasta letteratura dell’alluminio esiste addirittura un rapporto attribuibile all’epoca dell’imperatore Tiberio (a.C. 41- d.C. 37) ripreso nel 77 d.C. da Plinio il Vecchio (ca. 2379) nelle sue Naturalis Historiae. Secondo questo documento veniva estratto dall’argilla un metallo dell’aspetto lucente simile all’argento ma assai più leggero di questo e malleabile come ferro. La notizia del lavoro di Tondi fu ripesa da J.T. Kemp e J. L. Howe nel 1902 e fu pubblicata sulle Chemical News dello stesso anno. Il procedimento descritto da Plinio il Vecchio sembrerebbe, sebbene nella sua vaghezza, assomigliare a quello di Ruprecht e Tondi. La spiegazione a questo fatto venne fornita da John W. Mellor (18691938), il quale asserì che Kemp e Howe interpretarono troppo liberamente alcune frasi dello scrittore latino. Un esempio di rivalutazione del lavoro di Antal Ruprecht si deve alla storica della chimica Mary Elvira Weeks (n.1892) la quale non menzionò Tondi. Ella si convinse che il chimico austriaco avesse potuto estrarre un nuovo elemento (l’austrio) presente nella magnesia, metallo identificabile con il magnesio. Anche in questo caso la letteratura chimica è alquanto controversa. Poco tempo dopo la scoperta di Davy, era il 1821, il cinquantaduenne Edward Daniel Clarke, affermato professore a Cambridge, ipotizzò che magnesia finemente macinata (MgO) e mischiata con olio, se passata alla fiamma ossidrica, producesse una pasta dall’aspetto incoerente e friabile. La reazione di deossigenazione proposta era la seguente: nMgO + (n – 1/2m) C → nMg + (n-m) CO + 1/2 CO2 Clarke non visse a sufficientemente a lungo (morì l’anno seguente) per sapere che altri chimici verificarono l’infondatezza della sua ipotesi. Passarono molti anni dalla scoperta di Davy quando nel 1884 J. Walter tentò nuovamente di ridurre l’ossido di magnesio con carbone, seguendo la stessa procedura seguita nella manifattura dello zinco. La temperatura fu portata al calor bianco e furono prese le dovute precauzioni nel caso si fosse formato il metallo sia allo stato liquido che di vapore, ma il risultato fu negativo. Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del successivo, il celebre Henri Moissan (1852-1907), utilizzando la fornace elettrica di sua invenzione, ripeté più volte questa esperienza osservando che la magnesia poteva essere fusa e mantenuta liquida in un crogiuolo di carbone senza che essa liberasse magnesio per 27 28 »DALL’UNIVERSITÀ riduzione. Alcuni anni più tardi, nel 1907, O. P. Watts facendo passare vapori di carbonio su un letto magnesia osservò la formazione di magnesio metallico: MgO + C → Mg + CO. Infine, nel 1915, O. L. Kowalke e D. S. Grenfell trovarono che la riduzione della magnesia con carbone ha inizio molto lentamente intorno a 1950° C. Per tornare alle esperienze di Tondi e Ruprecht (i quali non ci hanno lasciato una dettagliata descrizione del loro processo) possiamo ipotizzare che essi avessero lavorato utilizzando una comune fornace per la forgiatura del ferro in acciaio. In queste fornaci la temperatura raggiunta si aggira intorno ai 1200 - 1500° C, ottenuta bruciando carbone di quercia e di pino. Alla fine del processo di fusione, dalla durata di alcuni giorni, il forno veniva distrutto e sul fondo raccolto un blocco di acciaio. Poiché Tondi non seguì questo procedimento (riscaldando il crogiuolo per più giorni), né tanto meno raggiunse la temperatura di ca. 2000° C necessaria all’innesco della reazione dell’ossido di magnesio con carbone, si può stabilire con relativa certezza che egli non riuscì ad ottenere l’elemento alcalino terroso in forma metallica. » La rivoluzione offre una seconda possibilità di carriera I fatti successivi all’annuncio della scoperta dei cinque elementi, avrebbero potuto creare un insormontabile ostacolo per la futura carriera di Tondi. Non passò molto tempo che, nel 1799, Matteo Tondi lasciò l’impero asburgico e si rifugiò per motivi politici in Francia. Lì fu nominato aggiunto alla cattedra di Mineralogia nel Museo di Storia Naturale di Parigi, diretto dal celebre Deodat de Dolomieu (1750-1801). A Dolomieu successe René Haüy (17431822), il quale rivoluzionò le ormai vecchie concezioni delle scienze mineralogiche. In quel consesso Tondi apprese le nuove tecniche della cristallografia. Iniziò tra il maestro e il discente un rapporto di stima reciproca: Haüy incaricò Tondi di raccogliere i campioni essenziali per le sue ricerche. La riconoscenza di Haüy nei confronti di Tondi si concretizzò con un dono costituito da un nappo di argento riportante la scritta: Matteo Tondi A Crystallographo Haüy in amicitiae tesseram. Nel 1811 Tondi rientrò a Napoli e fu nominato Ispettore Generale delle Acque e delle Foreste. Nel 1815, si resero disponibili sia la cattedra di orittologia13 della Regia Università degli Studi, che la direzione del Real Museo Mineralogico. Tondi, ricoprì questo duplice quanto prestigioso incarico. Venti anni dopo, il 17 novembre 1835 all’età di settantatre anni, si spense nella capitale borbonica. NOTE 1 « Le Annales de Chimie ou recueil de mémoires concernant la Chimie et les Arts qui en dépendant » furono fondate da A. Lavoisier nel 1789. 2 Propriamente “pensionari del re di Napoli” 3 Il nome di questo elemento deriva dalla città di Napoli, il quale, a sua volta, per traslato si riferisce al regno omonimo del quale Tondi era suddito. La storia dell’aggettivo partenopeo ha oltre ventisei secoli: nel 680 a.C. i cumani fondarono la città di Parthenope (sul luogo dove si dice fosse morta l’omonima sirena) che, col passare del tempo divenne il rifugio di tutti gli abitanti scontenti di Cuma, ben presto tanto numerosi da diventare una minaccia per la stessa madrepatria. Nel 470 a.C. Parthenope venne distrutta (secondo la leggenda dallo stesso Nettuno, padre della sirena, per punirne gli abitanti) ma ben presto fu fondata nello stesso luogo la città di Neapolis (l’odierna Napoli). 4 Il crogiuolo di Hesse prende il suo nome dalla città di Hesse, in Germania, dove veniva fabbricato. Si componeva di una miscela di argilla e sabbia fine. Tali crogioli erano apprezzati perché potevano sostenere cambiamenti improvvisi di temperatura senza rovinarsi. 5 Ossa e corna di cervo macinate. 6 La lisciva non è altro che una soluzione concentrata di carbonato di sodio. 7 […] che questa trasformazione delle terre non è una chimera con la quale i signori Ruprecht,Tondi ecc., hanno illuso loro stessi ed il pubblico […] 8 Il fosfuro di ferro ha caratteristiche metalliche. Proprio l’aspetto metallico di questo composto, dal colore blu con tonalità grigie, potrebbe aver ingannato sia Tondi che Ruprecht. 9 […] Concludo rapidamente che la storia di questa pretesa scoperta spinge i chimici ed i naturalisti ad usare nelle loro ricerche la prudenza necessaria […] 10 […] Io non posso terminare queste memorie senza fare menzione del Signor Savaresi per render giustizia alla sua imparzialità nella ricerca della verità e al suo rigore per l’osservazione, che l’hanno spinto ad intraprendere l’esame di questi esperimenti, ai quali aveva egli stessi assistito. […] 11 Infine designeremo questo radicale con il nome Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 boro, che è tratto da quello di borace… 12 Queste nuove sostanze aspettano un nome; e sullo stesso principio di come ho nominato le basi degli alcali fissi, potassio e sodio, mi avventurerò a denominare i metalli dalle terre alcaline: bario, stronzio, calcio e magnium; l'ultima di queste parole è indubbiamente discutibile, ma il [nome] magnesio già è stato applicato per il manganese metallico e conseguentemente sarebbe stato un termine equivoco. 13 Orittologia, termine antiquato per designare lo studio della geologia e paleontologia. BIBLIOGRAFIA 1 MARY ELVIRA WEEKS, Discovery of the Elements, J. Chem Edu., Publisher, PA (1935) 2 RAFFAELLA SELIGARDI, Lavoisier in Italia, Leo S. Olschki Ed., Firenze (2002) 3 POGGENDORF, Biographishces Woerterbuch, Liepzig, Erster Band A-L (1863) 4 POGGENDORF, Biographishces Woerterbuch, Liepzig, Zweiter Band M-Z (1863) 5 ANTAL RUPRECHT, MATTEO TONDI, Annales de Chimie, (1791) 8, 3 6 ANTONIO SAVARESI,Annales de Chimie,(1791) 8,9 7 MICROSZEWSKI, BIENKOWSKI, Annales de Chimie, (1791) 9, 51 8 MARTIN HEINRICH KLAPROTH, Annales de Chimie, (1791) 9, 53 9 JACQUIN, Annales de Chimie, (1791) 9, 54 10 ANTONIO SAVARESI, Annales de Chimie, (1791) 9, 157 11 ANTONIO SAVARESI, Annales de Chimie, (1791) 10, 61 12 ANTONIO SAVARESI, Annales de Chimie, (1791) 10, 254 13 MARTIN HEINRICH KLAPROTH, Annales de Chimie, (1791) 10, 275 14 ANTONIO SAVARESI, Annales de Chimie, (1791) 11, 38 15 ANTAL RUPRECHT, Crell Annalen der Chimie, (1792), 195 16 HUMPHRY DAVY, Phil. Trans. Roy. Soc. London, (1808), 98, 333 17 JOHANN BARTHOLMÄUS TROMMSDORFF, Trommsdorff’s Journ., (1828), 17, 50 18 JOHN W. MELLOR, A Comprehensive Treatise on Inorganic and Theoretical Chemistry, Longmans, (1937), London 19 LOUIS-JOSEPH GAY-LUSSAC, LOUIS-JACQUES THÉNARD, Bull. Soc. Philomath., (1808), 1, 10 20 LOUIS-JOSEPH GAY-LUSSAC, LOUIS-JACQUES THÉNARD, Ann. Chim. Phis., (1808), 68, 169 21 HANS CHRISTIAN ØRSTED, Danske Vid. Selsk. Förh., (1825), 15 22 J. T. KEMP, Chem. News, (1902), 86, 171 23 J. L. HOWE, Chem. News, (1902), 86, 293 24 O. L. KOWALKE, D. S. GRENFELL, Trans. Electrochem. Soc., (1915), 27, 221 25 HENRI MOISSAN, (1901), Einteilung der Elemente, Ed. M. Krayn, Berlino 26 HENRI MOISSAN, (1904),The electric furnace, Ed. Edward Arnold, Londra 27 EDGARDO MACORINI, (1980), Enciclopedia della Scienza e della Tecnica, VII edizione, Ed. Mondatori-McGrow-Hill, Milano 28 EDWARD DANIEL CLARKE, Ann. Phil., (1821), 17, 421 29 J. WALTER, Dingler’s Journ., (1884), 252, 337 30 O. P. WATTS, Trans. Amer. Electrochem. Soc., (1907), 11, 279 DALL’UNIVERSITÀ« Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 29 Il Giardino dei Veleni A proposito di una stupefacente collezione di ALBERTO SPAGGIARIa e ALISON HAMERb RIASSUNTO - La recente inaugurazione del Poison Garden, creato all'interno del preesistente Alnwick Garden per volontà della Duchessa di Northumberland, offre ai visitatori la possibilità di potersi avvicinare ad una delle più straordinarie collezioni di piante velenose e psicoattive, imparandone a conoscere le proprietà, la storia e le caratteristiche.In questo articolo gli Autori (il Dr. Alberto Spaggiari, chimico organico presso l'Università di Modena e Reggio Emilia ed Alison Hamer, Learning Programme Manager dell'Alnwick Garden) presentano alcuni aspetti salienti del Poison Garden, accattivante meta per piacevoli escursioni turistiche, proponendo contemporaneamente qualche riflessione sull'importanza di simili pregevoli iniziative. » Introduzione La prima volta che l’uomo credette di incontrare dio, probabilmente, fu frutto di un caso, in seguito ad un esperimento su se stesso. L’uomo primitivo, sperimentatore inconsapevole, assaggiò molte piante che crescevano intorno a lui: “molte erano innocue, poche erano gradevoli al palato, alcune lo nutrivano, un discreto numero di esse lo facevano star male, poche lo uccidevano all’istante, alcune gli alleviavano il dolore, ma solo pochissime avevano effetti soprannaturali sul corpo e sulla mente. L’unica spiegazione possibile era la presenza di una divinità intrinseca o di uno spirito”.2 Così, con il piglio che caratterizza l’avvincente ABSTRACT - The recent opening of The Poison Garden, an extraordinary and unusual addition to The Alnwick Garden created by Her Grace The Duchess of Northumberland, trustee of The Alnwick Garden, represents a unique occasion for the public to understand poisonous and psychoactive plants. The purpose of the Poison Garden is to educate visitors about the killing proLa Duchessa di Northumberland perties of plants and to show con la sua collezione di fiori how man has learnt to adulterate many plants to turn them testo di Schultes e Hofmann, viene into killers. There is a fine line between kill or descritto, con alto grado di verosimicure and The Alnwick Garden focuses on kill. glianza, quello che assai probabilmenThe historical and fascinating location could te accadde parecchi millenni or sono, in also justify a really amazing journey to the old heart of England. There I was, poised in space, a disembodied eye, invisible, incorporeal, seeing but not seen.1 (R.G. Wasson) un qualsiasi punto del pianeta. Naturalmente, oggi, sappiamo bene che queste “divinità” altro non sono che particolari sostanze chimiche, molto spesso appartenenti alla categoria degli alcaloidi, i quali sono stati e sono tuttora oggetto di innumerevoli ricerche e studi,sia di carattere chimico-farmacologico, sia di tipo storico-antropologico e religioso. D’altronde questo non deve meravigliare, essendo il rapporto dell’uomo con le sostanze psicoattive di antichissima origine3, affondando le proprie radici indietro nel tempo, fin dalla comparsa dell’uomo stesso sulla Terra. Basti pensare che, secondo una stima prudente e al tempo stesso piuttosto autorevole,4 le piante contenenti alcaloidi oscillerebbero attorno alle 7.000 specie differenti, sparse in tutto il mondo. » Un’idea coraggiosa Proprio partendo da queste considerazioni, il percorso che proponiamo in questo breve articolo, trova un suo punto di arrivo per una piacevole gita, così come un punto di partenza per stimolanti riflessioni, nel cuore storico dell’Inghilterra. La strada che da Londra sale verso Newcastle, e poi ancora più su, oltrepassando l’antico Vallo di Adriano, fino a Edinburgo, merita certamente una deviazione per una piccola sosta nella a Università di Modena e Reggio Emilia, Dipartimento di Chimica, via Campi, 183 – 41100 Modena (Italia) b The Alnwick Garden, Denwick Lane, Alnwick, Northumberland, NE66 1YU (Regno Unito) 30 »DALL’UNIVERSITÀ Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 quiete, passeggiando su curati sentieri, tra coloratissime e ricche collezioni di fiori e di rose, labirinti e giochi d’acqua, ombrosi alberi secolari e sedersi in verande immerse nel verde a sorseggiare un tè rilassante e tonificante. La possibilità, inoltre, di visitare l’adiacente Alnwick Castle, uno dei più affascinanti castelli inglesi, tra le altre Uno scorcio del Parco di Alnwick cose anche scenario di noti film di grande successo sulle aspre brughiere del Northum(ad esempio Harry Potter e la pietra filoberland, fino alle ventose e vicine coste sofale, solo per citare il più recente) e del Mare del Nord. soprannominato la Windsor del Nord per il suo splendore, potrà costituire, » Qualche riflessione anche per i più piccoli, un motivo di grande interesse. Al di là di ogni valutazione meramente Ci voleva probabilmente uno spirito etica e, perché no, anche moralistica tipicamente anglosassone per proporre che in simili casi spesso prende purun Giardino dei Veleni come attrazione troppo il sopravvento, a nostro parere turistica, ma anche e soprattutto come un paio di brevi considerazioni meritaspunto di riflessione, mezzo di no la dovuta attenzione. educazione e opportunità di stuInnanzitutto, occorre dirlo, iniziative di dio. Ci voleva, forse, il coraggio e questo genere forniscono un invidiabil’ispirazione della Duchessa, l’inle e ricchissimo patrimonio di studio a Il Castello traprendenza e la preparazione livello scientifico ed etnobotanico, di Alnwick, del suo staff (quasi tutto femminiessendo purtroppo estremamente difnon lontano le) e, naturalmente, una mentalità ficile potersi avvicinare a questi vegetadall’Alnwick decisamente moderna e non Garden e li anche a solo scopo di ricerca. Già in attuale troppo inquadrata in precisi e questa sede abbiamo sottolineato le residenza dei sbiaditi schemi di apparente perdifficoltà (burocratiche, organizzative e Duchi di benismo. Ci voleva, infine, una legali) che studiosi e scienziati inconNorthumberl and. Visitabile splendida cornice storica, come trano nell’intraprendere simili ricerche, anche solo certi antichi castelli e curatisper non parlare poi dell’inevitabile aura all’interno sime tenute possono offrire, quasi di diffidenza e di malcelato ostracismo un ritorno a quelle fiabesche che spesso li circonda.6 Per contro, la atmosfere di lancillottiana memopossibilità di disporre di campioni ria, così facilmente evocate da vegetali di tal valore, mediante un simili scenari, carichi di storia e accesso libero o quantomeno non sogspumeggianti di natura. Da non getto ad eccessive restrizioni, rappredimenticare, poi, l’apporto della comceata sono solo alcuni indicativi esemsenterebbe una preziosa occasione per petente consulenza fornita da Caroline pi della varietà e della ricchezza scientiprogrammare e condurre nuovi studi Holmes, esperta di storia dei giardini. fica della collezione. su organismi che ancora molto hanno Una miscela vincente, insomma, condiCome si può facilmente immaginare, la da insegnarci e da trasmetterci in fatto ta con inevitabili ed eleganti note di sosta è senza dubbio ben motivata, sia di molecole biologicamente attive. Non humor tipicamente britannico che, a vantaggio di chi intende approfondiva trascurato, inoltre, anche il semplice come un sottile manto di nebbia prire la conoscenza di queste piante legpiacere di potersi circondare di piante maverile, indugia, sornione, sui verdi gendarie e affascinanti, sia per coloro leggendarie, la cui secolare storia testiprati all’inglese delle campagne tra che, invece, preferiscono semplicemenmonia l’importanza che esse hanno Edinburgo e Newcastle, veleggiando te trascorrere alcune ore in assoluta rivestito per molte culture. graziosa e vivace cittadina di Alnwick (nella contea di Northumberland, poco a sud del confine tra Inghilterra e Scozia), pittoresco dedalo di strette stradine medievali, il cui centro storico è altresì ricco di antichi edifici ottimamente conservati e valorizzati. Il motivo per un simile suggerimento nasce da un breve e interessante trafiletto recentemente apparso su Il Venerdì di Repubblica,5 riguardante la creazione di una nuova sezione del Parco di Alnwick. La Duchessa di Northumberland, infatti, proprietaria dell’intera tenuta, ha deciso di creare un vero e proprio Giardino dei Veleni (The Poison Garden è il suo nome originale) all’interno dell’antica proprietà in cui si trovano anche il magnifico Alnwick Castle e il grande e frequentatissimo Alnwick Garden. In questa nuova sezione, inaugurata alla fine del Febbraio 2005, trovano adatta dimora molte piante velenose e psicoattive, così come una collezione di funghi allucinogeni. Erythroxilon coca, Papaver somniferum, Cannabis indica, Hyoscyamus niger, Conium maculatum, Psilocybe semilan- Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 DALL’UNIVERSITÀ« furono creati giardini dei veleni, ma, z’altro di essere imitate, o, almeno, di In secondo luogo, poi, il fine educativo spesso, a puro scopo di studio criminale essere attentamente prese in consideappare chiaramente evidente. Uno di nuove tecniche di “omicidio silenziorazione per una loro prossima rivisitadegli scopi principali del Poison Garden so”: è il caso, ad esempio, del giardino di zione; esse infatti potrebbero rapprerisiede proprio nella possibilità di offrire Padova, creato dai Medici per studiare sentare un’opportunità molto stimo(soprattutto ai più giovani) un’occasiosofisticati metodi di avvelenamento da lante per proporre la conoscenza delle ne unica per conoscere da vicino le riservare ai loro nemici. droghe e dei numerosi veleni naturali piante velenose e allucinogene, i loro E’ pur vero, d’altro canto, che la mentalisotto una nuova veste. Sarebbe bello, effetti e i rischi, attraverso una piacevole tà italiana, sotto questo punto di vista, pensiamo, che si potesse avere anche escursione in un antico parco storico. appare considerevolmente più conserin Italia (e magari in più di un sito) la Come la stessa Duchessa ha acuvatrice, meno coraggiosa e soprattutto possibilità di confrontarsi con queste tamente osservato, infatti, frequenteimprontata ad un austero moralismo. tematiche, di potersi soffermare a rifletmente i bambini sono maggiormente Tutto ciò, accompagnato da una legislaattratti dalle storie zione forse eccessivamente severa, torbide piuttosto mortifica inevitabilmente la conoscenche da un lieto fine L’Euphorbia nella collezione del Poison Garden za e la cultura, ritardandone il progrese questo viaggio tra so. L’auspicio, tuttavia, è che vi siano i veleni e le amministrazioni locali lungimiranti e sostanze psicoaperte che sappiano cogliere l’occasiotrope, a cavallo ne e seguire la strada già così brillantedella labile linea mente aperta nella terra di Albione. di confine che separa le dosi » Ringraziamenti terapeutiche da quelle letali, è senza dubbio un Un sentito ringraziamento è rivolto al percorso teneThe Alnwick Garden Trust e alla broso e affasciDuchessa di Northumberland per la nante, al tempo preziosa collaborazione e la gentile disstesso ricco di ponibilità, così come a Mrs. Sarah storia, scienza e Darling per una parte del materiale natura.7 Una via fotografico e alla Dr.ssa Chiara Rimmaudo ( Presidente del Comitato maestra che Pari Opportunità del Consiglio indichi il giusto tere davanti ad una pianta di Salvia Nazionale dei Chimici) per gli utili sugmodo di percorrere questo sentiero è, divinorum o di Erythroxilon coca, ben gerimenti, nati da un sincero interesse tuttavia, auspicabile oltre che necessasapendo quanto esse siano inquietanti, dimostrato verso questo argomento. ria: è proprio in questo contesto che il ma, al tempo stesso, quanto esse abbiaUn ringraziamento particolare, infine, Poison Garden ha una delle sue princino significato per la storia di antiche all’Avv. Alessia Sala (Ordine Forense di pali ragioni di esistere. Dopotutto, ci culture. Modena) per le interessanti discussioni sembra che lo spirito della campagna In passato,effettivamente,anche in Italia in ambito normativo e giuridico. di educazione sulle droghe del Governo inglese sia assolutamente ben rispecchiato dalla filosofia educativa del Poison Garden, riassunta brillantemente nel motto: “Drugs are illegal, but NOTE BIBLIOGRAFICHE talking about them is not”. Guide preparate e un efficiente, ma altrettanto dis1. R.G. Wasson Life, 19 Maggio 1957. creto, sistema di sicurezza, offrono, infi2. R.E. Schultes, A. Hofmann Botanica e chimica degli allucinogeni, 1983, ne, ai visitatori tutto il supporto scientiCiapanna Editore, Roma. fico e la tranquillità necessarie per 3. Per alcuni interessanti spunti e riflessioni in questo senso, si veda anche: potersi avvicinare nel modo più corretG. Toro Il Chimico Italiano, 2005, 1, 11. to a queste piante così affascinanti, 4. J.J. Willaman, H.L. Li Llodya Suppl. 1970, 33, 1957. tenebrose e così ancestralmente magi5. Il Venerdì di Repubblica, 4 Marzo 2005. che, potenzialmente in grado di avvele6. A. Spaggiari, P. Davoli Il Chimico Italiano, 2004, 3, 26. nare il corpo e la mente con la loro bel7. Comunicazione personale ad A.S., Marzo 2005. lezza e la loro potenza. Alla luce dell’esperienza inglese, quinPer ulteriori informazioni i lettori interessati possono visitare i siti web: di, subito premiata da un grande successo di pubblico, ci sembra che iniziawww.alnwickgarden.com - www.alnwickcastle.com tive di questo tipo meriterebbero sen- 31 32 »FECS Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 10th EuCheMS-DCE International Conference on Chemistry and the Environment. The Role of Chemistry in the Environment: our choice, our life. Research, Education and Professional. (Rimini Sun. 4th to Wed. 7th September – 2005) » Topic Session • Environment Quality Assessment and Management • Cultural Heritage Chemistry • Environmental Catalysis in the Contest of the Green Chemistry • Atmospheric Environment and Human Health • Soil and Contaminated Sites; • Waste Management: Monitoring and Remediation Aspects • Water management: Availability, Quality, Health Aspects • Marine, Surface and Ground - water Ecosystems » Other Activities • Education and Professional Activities • Socio – economic aspects • Training Courses » Plenary Lectures Hartmut Frank (D) Primary and secondary air pollutants; which are more important? Dimitrios Kotzias (EU) Indoor air pollution and human exposure Peter Brimblecombe (UK) Chemistry of cultural environment Ferruccio Trifirò (I) Present and future of DeNOx catalysis Luigi Campanella (I) Ecological risk assessment by the appraisal of integral parameters of site-specific analysis Carlo Vandencasteele (B) Treatment of the rest fraction of household waste – novel developments Fritz Frimmel (D) Solar photochemistry of aquatic pollutants Alain Saliot (FR) Evolutionary trends in the evaluation of the impact of hydrocarbons on coastal marine environments and ecosystems (minimum number of students: 10) • Cultural Heritage Chemistry: impact on Stone, Metal and Glass • Priority Toxicants and Public Health • Aquatic Pollutants, their Reactions and Treatability • Technologies, and Environmental Control on Waste Life Cycle • Reconceptualized Environmental Chemistry for Sustainability • Environmental Catalysis » Key notes Valery S. Petrosian (RUS) (Sess. 1) Chemical boomerangs: the global environmental problem Boguslaw Buszewski (PL) (Sess. 2) Application of hyphenated techniques in bioaccumulation of polyethoxylated nonylphenols and its metabolites in aquatic ecosystems. Maria J. Melo (P) (Sess. 3) Preserving the colours of the past: a molecular approach to sustainable heritage Uri Zoller (IL) (Sess. 8) Marine, estuarine and groundwater quality assessment: the case of APEO endocrine disruptors Denes Kallo (H) (Sess. 4) Removal of volatile organic compounds » Training Couses (Sunday September 4th) Included in the registration fee SUNDAY SEPTEMBER 4TH Morning Short Courses Afternoon Opening Ceremony Welcoming Party MONDAY SEPTEMBER 5TH Morning Sessions 1. ATMOSPHERIC ENVIRONMENT AND HUMAN HEALTH 2. ENVIRONMENTAL QUALITY ASSESSMENT AND MANAGEMENT In collaboration with SETAC-IT Plenary Lectures Poster Session Oral Presentations Afternoon Sessions 1. ATMOSPHERIC ENVIRONMENT AND HUMAN HEALTH 3. CULTURAL HERITAGE CHEMISTRY Plenary Lecture Oral Presentations FECS« Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 Cultural Heritage Working Parties: activity presentations Italian Subcommittee on Cultural Heritage Sagra Malatestiana Concert TUESDAY SEPTEMBER 6TH Morning Sessions 4. ENVIRONMENTAL CATALYSIS IN THE CONTEXT OF THE GREEN CHEMISTRY 7. WATER MANAGEMENT: AVAILABILITY, QUALITY AND HEALTH ASPECTS Plenary Lectures Poster Session Oral Presentations Afternoon Sessions 4. ENVIRONMENTAL CATALYSIS IN THE CONTEXT OF THE GREEN CHEMISTRY 8. MARINE, SURFACE AND GROUNDWATER ECOSYSTEMS Plenary Lecture Oral Presentations Cafè-Science for young researchers WEDNESDAY SEPTEMBER 7TH Morning Sessions 5. SOIL AND CONTAMINATED SITES 6. WASTE MANAGEMEMENT: TECHNOLOGIES AND ENVIRONMENTAL CONTROL Plenary Lectures Poster Session Oral Presentations Afternoon Oral Presentations by young researchers Round Table:The Future Research and Education for sustainable future Press Conference Gala Dinner – Award Ceremony 33 words) and an abstract (250 words) for oral presentation or poster. We will assure for every one selected: free registration, (that includes free attendance at all scientific sessions and to the exhibitor’s area, attendance certificate, congress kit, welcome cocktail,coffee breaks and lunches),accommodation expenses for 5 days, and a grant of € 200.00 • Awards for the 3 best oral presentations and the 3 best posters, by Young Scientists (each € 250.00) • Full Manuscripts can be submitted to the Journal: - ESPR (Environmental Science and Pollution Research) » Other information Deadline for abstracts is delayed to May 20th, 2005 • Support for 10 Young Scientists from the new member-states of EU Candidates must be not older than 32 Years and citizens of one of following EU-States: Hungary, Slovenia, Poland, Slovakia, Czech Republic, Lithuania, Latvia, Estonia Cyprus, Malta.They will have to present a short C.V. (100 consultate il sito Deadline: during the conference time. For procedure see ESPR web site http://www.scientificjournals.com/sj/e spr/startseite Information for conference fees, registration, Key dates, instructions to the authors, accommodation, transport (etc…) see web site http://www.adriacongress.it/10theu chemsconferences www.chimici.it • NOTIZIE DELL’ULTIM’ORA • LETTERE AL DIRETTORE • RIVISTA ON-LINE • ARGOMENTI DI CARATTERE GENERALE, SCIENTIFICO E ATTUALE 34 »RESOCONTO CONVEGNI Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 Seminario “Ambiente e salute” a Portonovo di Ancona a cura di FERDINANDO DE ROSA, DOMENICO MENCARELLI - Ordine Regionale dei Chimici delle Marche Q uattro anni fa si celebrava il primo Seminario di Portonovo “Integrazione Ambiente e salute”. La ridente località ha ospitato il 10 giugno 2005 il “2°Seminario” accogliendo i partecipanti con lo stesso paesaggio suggestivo, il mare con i suoi colori di prima estate, il promontorio del Conero, i profumi della riviera. Ci siamo ritrovati con molti colleghi, il chimico è certamente una figura fondamentale nel campo ambientale ed un insostituibile supporto analitico e professionale nel campo sanitario. Lo scenario è invitante, l’atmosfera festosa e la sede elegante, il tema stuzzicante e si annunciano relatori di spessore e la presenza di vecchi amici. Il centro balneare si è svegliato di buon’ora ed i bagnanti si apprestano a raggiungere la spiaggia, seguiti da sguardi invidiosi dei colleghi in giacca e cravatta che entrano in aula! ARPA Marche ha fatto un ottimo lavoro di organizzazione ed il Direttore Generale, collega chimico Gisberto Paoloni, avvia i lavori. Dopo i consueti saluti ini- zia la rassegna dei relatori, con la 1° sessione: ”Scenari e programmi internazionali e nazionali”. La Dott.ssa L. Cori, del MATT, descrive in rapida ed esaustiva sintesi l’apparato organizzato dal Ministero per affrontare il delicato tema dell’integrazione fra Ambiente e Salute. E’ poi la volta del Dr. P. Comba, dell’I.S.S., che illustra i protocolli di indagine e la valutazione delle evidenze scientifiche disponibili, per fornire le basi ai processi decisionali in sanità pubblica; il relatore sente il dovere di enfatizzare l’importanza dello sviluppo di un apporto interdisciplinare, con la professionalità del chimico in prima linea. L’Ing. G. Cesari, Direttore Generale APAT, stuzzica l’interesse dell’uditorio con una presentazione puntuale e schematica del “Progetto Ambiente e Salute”. Sullo sfondo degli scenari europei e delle esperienze nazionali si fa la conoscenza del progetto, i cui obiettivi ambiziosi, ma decisamente realistici, prevedevano fra l’altro una implementazione degli elementi per lo sviluppo di un sistema informativo ambiente e salute, a supporto del traguardo che è la sostenibilità. Alla Dr.ssa. G. Gasparrini, del MATT, è stato quindi affidato l’incarico di rappresentare “l’impegno internazionale sulle problematiche Ambiente e Salute”. Veniamo a conoscenza di conferenze ministeriali, la prima a Francoforte nel 1989 e successivamente in alcune capitali Europee. Nel 2009 sarà la volta dell’Italia. Auguri! Il ns. contributo per la sua buona e fruttuosa riuscita? E’ presto detto: dedicare una parte dei fondi stanziati alla implementazione del pacchetto di azioni prioritario: 1-3 (biomonitoraggio umano e sistema informativo integrati). Nella successiva sessione del mattino sul federalismo si sono alternati i Dr. F. Di Stanislao (Dir. Gen. ARS Marche) e Dr. G. Zavaglio (Dir. Gen. ARPA Lombardia). Il primo ha tratteggiato, con molto approfondimento, i piani comunitari messi a punto per la nostra salute nelle Marche. Il secondo, dopo aver illustrato le modalità di attribuzione delle competenze fra ASL e ARPA in Lombardia, ha riportato alcuni esempi di collaborazione tra Sanità regionale e ARPA Lombardia, che documentano come la distinzione delle competenze costituisca un punto di forza del sistema regionale per la prevenzione. Viene evidenziata l’importanza dell’apporto interdisciplinare e delle analisi chimiche per la soluzione di alcuni problemi di inquinamento delle falde da solventi, pesticidi e medicinali. Il pranzo presenta un menù tutto da apprezzare, gustato in conversazioni ovviamente tecniche, continuate per qualche decina di minuti dedicati e propiziati dalla visione di un mare particolarmente calmo ed invitante, dominato dal Conero, promontorio a “gomito” che tanto colpì i primi navigatori greci. Nell’occasione non si è assistito all’inevitabile torpore post-prandiale dei conve- Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 gni, buona la digeribilità del cibo e l’amabilità genuina del vino marchigiano!, ma soprattutto l’interesse dei relatori. Il Dr. A. Gardini dell’ASL di Forlì ha calamitato l’uditorio con l’illustrazione di un modello di gestione integrata ARPADSP in Area vasta Romagna. Il Dr.- Minichilli, del CNR di Pisa con ARS Toscana, ha illustrato un tema molto attuale, relativamente ad un termovalorizzatore. L’esperienza maturata, in merito ad un approfondito studio “caso-controllo sugli effetti a lungo termine di inquinamento urbano-industriale” è stata sapientemente raccontata dal Dr. A. Ranzi dell’ARPA Emilia Romagna, per Ravenna che è certamente un sito emblematico per questo studio. E’infatti: - polo industriale – porto commerciale centro ad elevatissimo traffico veicolare. I risultati conseguiti in Toscana dal progetto MISA 2 sono stati commentati dal Prof. A. Biggeri (Univ. di Firenze), mentre le ricadute sulla nostra salute per effetto del clima (ondate di calore) sono stati illustrati dall’approfondita presentazione, ricca di dati, grafici ed esempi, del Dr. C. A. Perucci dell’ASL - RME di Roma. Il Dr. P. Baili (Ist. Naz. Tumori di Milano) si presenta quindi al microfono a ben puntualizzare obiettivi ed oggetto dello studio di fattibilità dell’indagine epidemiologica presso la Raffineria Api di Falconara. L’argomento interessa ovviamente i presenti, per ragioni geografi- RESOCONTO CONVEGNI« che di vicinanza. Si pone dunque viva attenzione a quanto presentato circa i tassi standardizzati di mortalità per 100.000 abitanti, per diverse tipologie di tumori ed altre gravi patologie, per confronto fra Falconara ed altri Comuni Marittimi vicinali. L’emergenza amianto vissuta a Bari, dove dal 1934 al 1985 ha operato lo Stabilimento Fibronit, in un’area urbana, viene raccontata dal Dr. L. Bisceglia dell’Università di Bari. IL Dr. F. Daris dell’ARPA Friuli Venezia–Giulia chiude la III sessione con una relazione circa “la stima dei potenziali benefici sanitari della riduzione dell’inquinamento atmosferico nella città di Trieste”. La IV Sessione ha visto l’intervento del Dr. B. Terracini (Centro Prevenzione Oncologica Piemonte), che ha enfatizzato il ruolo della comunicazione del rischio ed i diritti dei cittadini. E’ seguito il consueto acceso dibattito, ben registrato e pacato, terminato con le conclusioni e la presentazione di un documento per l’integrazione ambiente-salute. Un II° Seminario Nazionale ben riuscito, arrivederci in attesa dell’auspicato III° appuntamento. 35 36 »NOTIZIE DALL’EUROPA Il Chimico Italiano • n. 2 • apr/mag/giu 2005 Le comunicazioni a seguito riportate nella rubrica “Notizie dall’Europa” sono tratte dagli ultimi numeri di “CORDIS”, bollettino dell’Ufficio delle Pubblicazioni Ufficiali delle Comunità Europee. » Parliament committee supports Commission's plans for future research policy The European Parliament's committee on industry, research and energy adopted a report on the future of EU research policy on 21 February, giving support to the broad ideas presented in the Commission's communication 'Science and technology - Guidelines for future European Union policy to support research'. Rapporteur Pia Elda Locatelli emphasised the need for an increased research budget, stressed the need for continuity, and highlighted the proposed European Research Council as 'crucial for successful innovation'. Some 225 amendments were tabled, but few of them questioning Ms Locatelli's general position. The report calls for the synchronisation of the duration of the framework programmes with the duration of the financial perspectives, which would extend the programmes to seven years. The new system would comprise a rolling programme, including a midterm review, which would allow a readjustment of objectives if and when needed. In adopting the report, the committee called on the Member States to ensure a significant increase in the EU's research budget. The establishment of a European Research Area (ERA) will not be possible without a significant budgetary increase, claims the report, which subsequently 'calls for the same determination that was manifested in pursuit of the single market and monetary union to be applied by all Member States and EU institutions to building the ERA.' In her explanatory statement, Ms Locatelli refers to the 'absurdity of trying to plan for a new FP [framework programme] in total ignorance of the amount of funding available for it.' The research budget should be at least doubled, and 'Member States should regard this as a minimum not to be questioned during the negotiations on the financial perspectives,' she writes. The report welcomes the proposal on the establishment of a European Research Council, which, it underlines, should be adequately funded, independent, and accountable to its funders but autonomous in its operations. On human resources, the report calls on the EU institutions and the Member States to consider the promotion of women's access to scientific careers and subsequent advancement as a priority, and to make mobility a 'mass phenomenon'. In order to promote technology transfer, MEPs accepted an amendment by Dutch MEP Lambert van Nistelrooij calling for a pre-determined, substantial proportion of the funds for collaborative research within the Seventh Framework Programme (FP7) to be put aside for facilitating and supporting cooperation between small and medium sized enterprises (SMEs) and research institutions. The report also calls for the promotion of incubators favouring high technology start-ups. Although the Commission has not yet put forward proposals for which scientific fields should receive funding under FP7, MEPs have already begun debating the issue. While Ms Locatelli highlighted space and security research, the life sciences, energy and nanotechnology as areas which should be funded, a compromise agreement extends this list. Biotechnology, neuroscience, preventive research and public health are specified under the heading of life sciences, while energy research is stipulated as referring to all existing and future non CO2 emitting energy sources. Information and communications technology (ICT), new materials and production processes and chemistry are also added to the list. An amendment by German MEP Peter Liese also states than in awarding research funding, the Commission must 'show a proper concern for animal protection firstly by supporting alternatives to animal testing and secondly by reducing to a minimum the number of animal tests in the projects it finances.' The report was adopted by 41 votes to 3, and will now be forwarded to the EU institutions and Member States. Another Parliament report is set to follow after the Commission unveils its proposals for FP7 in the spring. To access the draft report (before amendments), please visit: http://www.europarl.eu.int/meetdocs/2004_2009/d ocuments/PR/548/548321/548321en.pdf To follow the debate on the future of EU research policy, please visit: http://www.cordis.lu/era/fp7.htm Condizioni 2005 CONVENZIONE RC PROFESSIONALE LLOYD’S - CNC Estensione della convenzione ai chimici dipendenti pubblici Il Consiglio Nazionale dei Chimici ha provveduto, nelle scor- • adeguamento del testo contrattuale dei certificati Merloni se settimane, ad effettuare il rinnovo della Convenzione RC allo schema tipo 2.2 del D.M. n.123 del 12 Marzo 2004; Professionale CNC 2005/2006 alle migliori condizioni con- • inserimento dello sconto del 10% sui tassi dei Certificati cordate con i Lloyd's di Londra. Merloni nel caso in cui il progettista sia anche direttore dei lavori del progetto assicurato; A fronte dell’attività svolta in questi primi 10 mesi di convenzione e delle esigenze riscontrate nei colloqui con i professio- • riduzione del premio minimo dei Certificati Merloni ad? 140,60. nisti, abbiamo ottenuto dagli Assicuratori condizioni migliorative per l’anno 2005, che sono entrate in vigore a far data dal Inoltre, la convenzione si estende anche ai colleghi che 1° Aprile scorso e che Vi riepiloghiamo qui di seguito: operano all’interno delle Pubbliche Amministrazioni in qualità di chimici dipendenti, con l’applicazione di un testo con- • riduzione della tariffa del 10-15% (a seconda delle fasce di fatturato); trattuale e una tariffa studiata appositamente da AEC e approvata dal Consiglio Nazionale. • inserimento di sconti “fidelity bonus” per i rinnovi delle polizze in assenza di sinistri ed in particolare : sconto 5% Certi che riterrete interessanti le condizioni e le novità propo- per il primo anno, sconto 7,5% per il secondo anno e ste per l’anno 2005, Vi confermiamo che la AEC S.p.A. e la Sua sconto 10% per il terzo anno; rete di collaborazioni sono a Vostra disposizione per eventuali • innalzamento dello sconto per gli studi professionali in possesso di un sistema qualità certificato da Organismo chiarimenti su quanto esposto, nonché per formularVi un’offerta economica sulla base delle Vostre esigenze. accreditamento SINCERT dal 2,5% al 5%; Per maggiori informazioni: S I M O N A Z I R A N O – A E C S . P. A . Piazza delle Muse, 7 – 00139 Roma Tel. 06/85332.308 - Fax 06/85332.339 Email [email protected] - Sito web www.merloni.net w w w. c h i m i c i . i t