RESOCONTO VENERDì 20 NOVEMBRE 2009 Non è stata la solita riunione quella di venerdì 20 novembre nella casa parrocchiale di Valmir, perché abbiamo avuto un ospite, don Giordano Trapasso, responsabile della pastorale giovanile della diocesi di Fermo, nonché parroco a Morrovalle. Ma andiamo con ordine. La prima cosa da fare, visto che ci siamo riuniti alle 19:30, era mangiare. E così abbiam fatto: Vico ci ha preparato le pennette con panna e funghi e poi abbiamo condiviso gli ottimi piatti, dolci e salati, che avevamo portato. A questo proposito un’ovazione per le (o gli) chef che hanno preparato tanto ben di Dio!!! A pancia piena, si sa, si ragiona meglio e infatti, dopo aver cenato, abbiamo iniziato la riunione. Per prima cosa don Giordano ci ha parlato del nostro tema dell’anno, L’Altro, e per far questo ha preso spunto dalla fatidica domanda dell’ultima riunione: “Conosci te stesso?”. Ecco quanto ci ha detto don Giordano (o per lo meno questo è quanto io mi ricordo, se vi è rimasto in mente qualcos’altro che io invece ho rimosso, per favore aggiungete). Innanzitutto conoscersi non è facile, bisogna sapersi ascoltare e capirsi, due cose queste che risultano particolarmente dure, specialmente quando siamo immersi nel caos della vita, dove i sentimenti non sono a comando. Per fortuna la vita ci pone anche di fronte a nuove sfide e nuove situazioni, che spesso riescono a tirare fuori quello che realmente siamo, pregi e difetti. Ma come fare per conoscersi realmente? La Bibbia ci dà un piccolo aiuto: “18 Poi il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile». 19 Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. 20 Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile. 21 Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. 22 Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. 23 Allora l'uomo disse:«Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta».” (Genesi 2,18-23) All’inizio di questo brano si sottolinea che Adamo è solo e, nonostante qualche volta stare da soli ci aiuta ad ascoltarci meglio e a ricaricarci, la solitudine alla lunga non fa bene. Molte volte capita che l’uomo tenda a riempire la solitudine con gli animali, ma questi non sono compagni alla sua altezza; qui nella Bibbia, come anche nella nostra vita, l’uomo ha potere sugli animali (es.: gli dà il nome), non è un rapporto alla pari. Adamo non parla con gli animali, impone loro il nome senza dialogarci. Adamo parla per la prima volta quando nasce Eva e per la prima volta si riconosce e si chiama anche lui: «Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta» (in ebraico “donna” è isha e “uomo” è ish). Questo è molto importante perché Adamo conosce se stesso quando viene a contatto con un’altra persona. La stessa cosa accade a noi e per di più, più le persone che incontriamo sono diverse da noi, più ci aiutano a farci conoscere. Un’altra osservazione da fare su questo brano della Genesi è che, mentre con gli animali l’uomo si scopre potente, con un suo simile l’uomo scopre le sue debolezze; prima della nascita di Eva, Adamo era integro ma solo, dopo la nascita di Eva, Adamo non ha più una costola ma non è più solo. Da ultimo notiamo che Adamo sperimenta per la prima volta anche il proprio corpo quando incontra Eva, è consapevole infatti che Eva è “carne della sua carne” e in virtù di questo dà un nome a se stesso e a Eva; quindi di fronte agli altri ci scopriamo limitati, ma questo non è un male. L’uomo che si rapporta con gli altri ha una visione di sé completa: si riconosce negli altri, se ne differenzia e prende così coscienza di quello che è. E’ importante quindi conoscersi come uomini, ma è anche importante scoprirsi persone amate. A questo proposito abbiamo sentito quest’altro brano della Genesi: “23 Durante quella notte egli si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici figli e passò il guado dello Iabbok. 24 Li prese, fece loro passare il torrente e fece passare anche tutti i suoi averi. 25 Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell'aurora. 26 Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all'articolazione del femore e l'articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. 27 Quegli disse: «Lasciami andare, perché è spuntata l'aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!». 28 Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe». 29 Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!».” (Genesi 32, 23-29) Dalla bibbia apprendiamo la storia di Giacobbe e Esaù. Isacco, figlio di Abramo, in tarda età ebbe da sua moglie due figli, Giacobbe e Esaù. Non furono nella vita come due veri fratelli, soprattutto a causa dei continui tentativi di Giacobbe di prevalere su Esaù (e su chiunque altro). Giacobbe riesce a farsi cacciare dal luogo in cui conviveva con la famiglia di Esaù ed è così costretto a vivere in un altro posto per un po’ di tempo, perché si mette nei guai anche qui, così decide di tornarsene a casa e affrontare il fratello. Giacobbe ha passato una vita a ingannare e ora non ha che avversari intorno a sé. Mentre se ne sta andando per tornare da Esaù, incontra un uomo e lotta con questi fino all’alba, quando scopre che non è un avversario. Giacobbe riconosce nell’avversario Dio. Giacobbe ha vinto con Dio, ma è Dio che lo fa vincere, per fargli provare la sua forza e fargli riconoscere che è un uomo che vale. Dio nonostante gli imbrogli, gli inganni e la prepotenza dimostrata da Giacobbe, nel momento per lui più buio, lo rincuora. Ultima tappa del percorso sul conoscersi è il perdono. “4 Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5 Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». 6 Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. 7 Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi la sopravveste, poiché era spogliato, e si gettò in mare. 8 Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. 9 Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10 Disse loro Gesù: «Portate un po' del pesce che avete preso or ora». 11 Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. 12 Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore. 13 Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. 14 Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti. 15 Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16 Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». 17 Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi ami?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle.” (Giovanni 21, 4-17) Dopo aver capito che siamo persone con i nostri limiti e i nostri difetti, dopo aver capito che siamo persone amate, dobbiamo esser sinceri con noi stessi e con Dio e perdonarci di cuore per i nostri limiti, il che equivale ad accettarci così come siamo, così, come Dio ci ha fatto. Nel brano di Giovanni infatti troviamo Pietro che si vergogna di aver rinnegato Gesù e ha paura di farsi vedere così com’è: si riveste per tuffarsi in acqua, a pranzo non dice subito tutta la verità quando Gesù gli chiede se lo ama. In particolare notiamo che Gesù per andare incontro a Pietro ripete tre volte la domanda “ mi ami?” e ogni volta toglie una precisazione (prima toglie”più di costoro”, poi toglie “amare fino alla morte”, infine rimane “mi ami come amico?”), fino a quando Pietro abbassa le difese e riconosce che Gesù sa già tutto, quindi conosce anche il suo peccato. Riassumendo, la chiacchierata con don Giordano sul tema della serata “Conosci te stesso?” ci ha voluto dire: 1) è importante conoscersi come uomini e ci si conosce attraverso il rapporto con gli altri 2) è importante conoscersi come persone amate 3) è importante riconoscere e perdonarci i nostri limiti Dopo queste riflessioni don Giordano ci ha fatto un’interessante proposta: prender parte al Sinodo dei Giovani della nostra Diocesi. Che cos’è il sinodo dei Giovani? Sinodo significa “mettere insieme, camminare insieme, fare unità tra diversi” e nel nostro caso “diversi” significa “giovani di diverse parrocchie”. Il vescovo della nostra diocesi, i sacerdoti e gli adulti hanno pensato che sia ora di allenarsi a camminare insieme ai giovani e per questo sono pronti ad ascoltare cosa hanno da dire sulla chiesa, sul mondo in cui vivono. Per questo è stato avviato il progetto del Sinodo dei Giovani, che mira a coinvolgere almeno due giovani tra i 17 e i 27 anni per ogni parrocchia da inserire in un gruppo che lavorerà per proporre nuove idee al vescovo. Il Gruppo Giovani Valdaso ovviamente è ansioso di partecipare e chiunque volesse partecipare ce lo dica, così stiliamo una lista di partecipanti e la rinviamo a don Giordano. Come ogni riunione che si rispetti, alla fine ci sono stati degli annunci da fare (meno male!!! E’ segno che il gruppo è attivo!!!): 1) si ricorda la data della prossima riunione: venerdì 18 dicembre. 2) il 7 o l’ 8 dicembre si organizzerà un’Adorazione aperta a tutti 3) USCITA INVERNALE: Quest’anno l’uscita invernale si farà dal 3 al 5 gennaio ad Altino, fraz. di Montemonaco. Il prezzo dell’intera uscita (soggiorno per 2 notti, acqua, luce, gas, cibo, vettovaglie, ecc.) è di 50 euro da versare anticipatamente. Il denaro può essere consegnato direttamente al responsabile del paese insieme al foglio di autorizzazione firmato da un genitore (se sei minorenne). Il foglio dell’autorizzazione lo puoi scaricare da: http://www.giovanivaldaso.it/attached/Aut_UscitaInvernale09.pdf NOME NUMERO PAESE Lorenzo Peretti - 340/0933406- Ortezzano Tiziano Cinelli – 338/8480012 - Carassai Stefania Massucci - 340/5582936 - M. V. Combatte Francesco Vitali - 334/8493723 - Petritoli Laura Screpanti - 333/9771925 - Valmir Piera Marrozzini - 320/4227868 - Rubbianello Arianna Beri - 347/1276901 - Marina di Altidona Patrizia Camilletti - 339/1503976 - Pedaso Silvia Monterubbianesi - 339/6862915 - Torchiaro/Ponzano/Monte Giberto/Monte Rinaldo Da portare: Dolcetti per colazione (pandori o panettoni avanzati), coperte e lenzuola o sacco a pelo, vestiti pesanti. Organizzazione: Ritrovo la mattina di domenica 3 gennaio per la messa a Valmir, pranzo al sacco insieme nella casa parrocchiale di Valmir. Partenza subito dopo pranzo da Valmir. Alcuni genitori dovranno aiutarci a portare i ragazzi ad Altino. Martedì 5 gennaio dopo pranzo è previsto il rientro a Valmir, approssimativamente verso le 18. Anche in questo caso è previsto l’aiuto di alcuni genitori per il ritorno. Per ulteriori informazioni potete contattare Stefano Gasparrini al n. 348/7929293. 4) ALESSANDRA DAL BRASILE Nel nostro blog continua a scrivere Alessandra, la ragazza che è partita per un anno di servizio volontario a Sucupira do Norte. Alessandra sta bene, lavora tra mille difficoltà e quando può tiene aggiornato il blog, che è la nostra finestra di dialogo con lei (http://www.giovanivaldaso.it/wordpress/category/alebrasile). Tornerà a Natale, poi ripartirà e non tornerà fino alla fine del suo anno di servizio volontario. La proposta è: perché non diffondere l’esperienza di Alessandra al fine di sensibilizzare la gente su questa missione? Inoltre, alla scuola-lavoro in cui si trova Alessandra mancano gli attrezzi agricoli per lavorare la terra, che rappresenta una fonte di sostentamento e di vita per i ragazzi di Sucupira do Norte. La valdaso è una zona agricola e può capire quanto sia importante lavorare la terra e quanto importante sia avere gli attrezzi per poterlo fare, quindi perché non organizzare una raccolta fondi per aiutare la missione in cui lavora Alessandra?