Gruppo di lavoro
CONTRIBUTI SPECIALISTICI
Dott. Amb. Lucia Foltran
Ing. Erika Grigoletto
Ing. Elettra Lowenthal
Dott. For. Marco Pianca
Ing. Lino Pollastri
Geol. Eros Tomio
Urb. Fabio Vanin
TECNICO REDATTORE VINCA
Ing. Elettra Lowenthal
COMUNE DI QUINTO DI TREVISO
Approvato in Conferenza di Servizi del 01/10/2014
PROGETTISTI
Urb. Raffaele Gerometta
Urb. Daniele Rallo
Urb. Valeria Polizzi
PAT 2013
Adottato con D.C.C. n. 16 del 23/04/2013
Mauro Dal Zilio
Il Sindaco
Giulio Sartor
Il Vice Sindaco
Arch. Andrea Sancassani
Il Responsabile Servizio Urbanistica
Dott. Giampietro Cescon
Il Segretario Comunale
Piano di Assetto del Territorio
Comune di Quinto di Treviso (TV)
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Valutazione di Incidenza
2014
FASE 1 ................................................................................................................................................3
1.1
APPROCCIO METODOLOGICO ............................................................................................................5
1.2
QUADRO DI RIFERIMENTO NORMATIVO ...............................................................................................7
FASE 2 - DESCRIZIONE DEL PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO...........................................9
2.1
AREE INTERESSATE E CARATTERISTICHE DIMENSIONALI ......................................................................14
2.2
DURATA DELL’ATTUAZIONE DEL PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO (PAT) .........................................27
2.3
.INDIVIDUAZIONE DEGLI ELEMENTI CHE POSSONO PRODURRE INCIDENZE ..............................................27
2.4
INDICAZIONE DERIVANTE DAGLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE ............................................................61
2.5
INDICAZIONI E PRESCRIZIONI.............................................................................................................72
FASE 3 – VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITÁ DELLE INCIDENZE .......................................73
3.1
DEFINIZIONE DEI LIMITI SPAZIALI E TEMPORALI DELL’ANALISI ................................................................73
3.2
I SITI RETE NATURA 2000 ...............................................................................................................76
3.3
IDENTIFICAZIONE DEGLI ASPETTI VULNERABILI DEI SITI CONSIDERATI ....................................................100
3.4
IDENTIFICAZIONE DEGLI EFFETTI CON RIFERIMENTO AGLI HABITAT, HABITAT DI SPECIE E SPECIE NEI
CONFRONTI DEI QUALI SI PRODUCONO ..........................................................................................................116
3.5
IDENTIFICAZIONE DEGLI EFFETTI SINERGICI E CUMULATIVI....................................................................121
3.6
IDENTIFICAZIONE DEI PERCORSI ATTRAVERSO I QUALI SI PRODUCONO ..................................................121
3.7
PREVISIONE E VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITÀ DEGLI EFFETTI CON RIFERIMENTO AD HABITAT,
HABITAT DI SPECIE E SPECIE ........................................................................................................................121
4
FASE 4 ................................................................................................................................................134
5
BIBLIOGRAFIA CITATA E CONSULTATA ........................................................................................147
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Valutazione di Incidenza
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FASE 1
L'art. 6 della Direttiva "Habitat" 92/43/CEE stabilisce le disposizioni che disciplinano la conservazione dei siti Natura 2000.
In particolare, i paragrafi 3 e 4 definiscono una procedura progressiva, suddivisa cioè in più fasi successive, per la
valutazione delle incidenze di qualsiasi piano e progetto non direttamente connesso o necessario alla gestione del sito, ma
che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, tenendo conto
degli obiettivi di conservazione del medesimo (valutazione di incidenza).
La Direttiva "Habitat" è stata recepita in Italia dal DPR 357/97, successivamente modificato dal DPR n. 120 del 12 marzo
2003, “Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357,
concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché
della flora e della fauna selvatiche”, il quale, all’art. 5 comma 2 stabilisce che:
“I proponenti di piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e faunistico-venatori e le loro varianti,
predispongono, secondo i contenuti di cui all'allegato G, uno studio per individuare e valutare gli effetti che il piano può avere
sul sito, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo.”
Secondo l’Allegato G del precitato DPR 357/97 le caratteristiche del piano devono essere descritte con riferimento:
•
•
•
•
•
•
•
“alle tipologie delle opere progettate;
alle dimensioni ed all’ambito di riferimento;
alla complementarietà con altri progetti;
all’uso di risorse naturali;
alla produzione di rifiuti;
all’inquinamento (emissioni in atmosfera di gas e polveri) e ai disturbi ambientali (rumore, vibrazioni, inquinamento
luminoso ecc.);
al rischio di incidenti per quanto riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate.
Le interferenze eventualmente generate dal progetto devono essere descritte con riferimento al sistema ambientale
considerando:
•
•
•
componenti abiotiche (clima, suolo, sottosuolo, acque superficiali, acque sotterranee);
componenti biotiche (flora, vegetazione, fauna);
connessioni ecologiche (ecosistemi, paesaggio).
Inoltre le interferenze devono tenere conto della qualità, della capacità di rigenerazione delle risorse naturali della zona e
della capacità di carico dell’ambiente naturale.”
Su incarico del Comune di Quinto di Treviso (TV) viene redatta la presente Relazione di Valutazione di Incidenza relativa alla
procedura di Valutazione di Incidenza del Piano di Assetto del Territorio sul Sito di Interesse Comunitario (S.I.C.) IT3240028
“Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso ovest” e sulla Zona di Protezione Speciale (Z.P.S.) IT3240011 “Sile: sorgenti,
paludi di Morgano e di S. Cristina”.
La valutazione viene redatta ai sensi della normativa vigente comunitaria, nazionale e regionale. In particolare si è fatto
riferimento alla “Guida metodologica per la valutazione di incidenza ai sensi della direttiva 92/43/CEE” (Allegato A) approvata
dalla Giunta Regionale della Regione Veneto con delibera n° 3173 del 10 ottobre 2006, ove è indicata la necessità di
redigere una relazione di Valutazione di Incidenza non solo per i piani e progetti ricadenti all’interno dei siti Natura 2000, ma
anche per quelli aventi possibili incidenze significative su di essi. Di notevole importanza per la valutazione risulta essere
anche la direttiva 2009/147/CE del 30 novembre 2009 concernente la conservazione degli uccelli selvatici, pubblicata sulla
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea L20 del 26 gennaio 2010, che sostituisce la precedente Direttiva 79/409/CEE.
Nel territorio comunale di Quinto di Treviso ricadono parzialmente i seguenti Siti:
•
•
il Sito di Importanza Comunitaria (SIC) IT3240028 “Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso ovest”;
la Zona di Protezione Speciale (ZPS) IT3240011 “Sile: sorgenti, paludi di Morgano e di S. Cristina”.
Ad est del territorio comunale, a circa 6.580 m si osservano il Sito di Importanza Comunitaria (SIC) IT3240031 “Fiume Sile
da Treviso Est a San Michele Vecchio” e la Zona di Protezione Speciale (ZPS) IT3240019 “Fiume Sile: Sile Morto e ansa a
San Michele Vecchio”.
Di seguito si riporta una cartografia di inquadramento del comune di Quinto di Treviso (TV) nella Rete Natura 2000 della
Regione Veneto.
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Valutazione di Incidenza
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Comune di Quinto di Treviso e i Siti Rete Natura 2000 presenti (fonte:shape Regione Veneto)
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Valutazione di Incidenza
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Si evidenzia che le misure di mitigazione e compensazione ambientale di cui agli articoli 7, 25, 26, 30, 40, 42, 43, 48,
58 e All. B delle NT del Piano di Assetto del Territorio di Quinto di Treviso non sono equiparabili alle misure di
mitigazione e compensazione eventualmente definibili nell’ambito della valutazione di incidenza di piani, progetti e
interventi sugli habitat, habitat di specie e specie di cui alle Direttive comunitarie 92/43/CEE e 2009/147/CE, per la
cui identificazione è necessario procedere ai sensi e secondo le modalità della DGR 3173/2006.
1.1
Approccio metodologico
Il riferimento principale per la redazione dello studio di incidenza è stato il documento “Guida metodologica per la valutazione
di incidenza ai sensi della Direttiva 92/43/CEE”, Allegato A alla DGR n. 3173 del 10.10.2006, nonché l’Allegato G del D.P.R.
8 settembre 1997, n. 357.
Sussiste ormai un consenso generalizzato sul fatto che le valutazioni richieste dall’articolo 6 siano da realizzarsi per livelli. La
guida propone pertanto i seguenti livelli:
•
Livello I: screening - processo d’individuazione delle implicazioni potenziali di un pro-getto o piano su un sito Natura
2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, e determinazione del possibile grado di significatività di
tali incidenze;
•
Livello II: valutazione appropriata - considerazione dell’incidenza del progetto o piano sull’integrità del sito Natura 2000,
singolarmente o congiuntamente ad altri piani o pro-getti, tenendo conto della struttura e funzione del sito, nonché dei
suoi obiettivi di con-servazione. In caso di incidenza negativa, si aggiunge anche la determinazione delle possibilità di
mitigazione;
•
Livello III: valutazione delle soluzioni alternative - valutazione delle modalità alternative per l’attuazione del progetto o
piano in grado di prevenire gli effetti passibili di pregiudi-care l’integrità del sito Natura 2000;
•
Livello IV: valutazione in caso di assenza di soluzioni alternative in cui permane l’incidenza negativa - valutazione delle
misure compensative laddove, in seguito alla conclusione positiva della valutazione sui motivi imperanti di rilevante
interesse pubbli-co, sia ritenuto necessario portare avanti il piano o progetto.
A ciascun livello si valuta la necessità o meno di procedere al livello successivo. Per esempio, se al termine del Livello I si
giunge alla conclusione che non sussistono incidenze significative sul sito Natura 2000, non è necessario procedere ai livelli
successivi della valutazione.
LIVELLO I: SCREENING
In questa fase si analizza la possibile incidenza che un progetto o un piano può avere sul sito natura 2000 sia isolatamente,
sia congiuntamente con altri progetti o piani, valutando se tali effetti possono oggettivamente essere considerati irrilevanti.
Tale valutazione consta di quattro fasi:
1.
2.
3.
4.
Determinare se il progetto/piano è direttamente connesso o necessario alla gestione del sito.
Descrivere il progetto/piano unitamente alla descrizione e alla caratterizzazione di altri progetti o piani che insieme
possono incidere in maniera significativa sul sito Natura 2000. Descrivere compiutamente le caratteristiche del sito
Natura 2000.
Identificare la potenziale incidenza sul sito Natura 2000.
Valutare la significatività di eventuali effetti sul sito Natura 2000.
Per quanto riguarda la descrizione del piano il precitato Allegato A alla DGR n. 3173 del 10.10.2006 indica gli elementi che
possono produrre incidenze (sia isolatamente sia in congiunzione con altri piani, progetti o interventi):
•
•
•
•
•
•
•
•
•
aree interessate e caratteristiche dimensionali;
durata dell’attuazione e cronoprogramma (adozione, approvazione, costruzione, funzionamento, dismissione,
recupero);
distanza dai siti della rete Natura 2000 e dagli elementi chiave di questi;
indicazioni derivanti dagli strumenti di pianificazione;
utilizzo delle risorse;
fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali;
emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso;
alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria, acqua, suolo (escavazioni, deposito materiali, dragaggi,
…);
identificazione di tutti i piani, progetti e interventi che possono interagire congiuntamente.
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Per quanto riguarda la valutazione della significatività delle incidenze si mettono in relazione le caratteristiche del piano, del
progetto o dell'intervento descritte nella precedente fase, con la caratterizzazione delle aree o dei siti nel loro insieme in cui è
possibile che si verifichino effetti significativi, prendendo in considerazione anche eventuali effetti cumulativi.
La valutazione di tali incidenze prevede:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
definizione dei limiti spaziali e temporali dell’analisi;
identificazione dei siti della rete Natura 2000 interessati e descrizione (caratteri fisici, habitat e specie di interesse
comunitario, obbiettivi di conservazione, relazioni strutturali e funzionali per il mantenimento dell’integrità);
identificazione degli aspetti vulnerabili dei siti considerati
identificazione degli effetti con riferimento agli habitat, habitat di specie e specie nei confronti dei quali si producono;
identificazione degli effetti sinergici e cumulativi;
identificazione dei percorsi e dei vettori attraverso i quali si producono;
previsione e valutazione della significatività degli effetti con riferimento agli habitat, habitat di specie e specie.
Una volta completata la matrice di screening, la decisione può assumere la forma di due dichiarazioni:
1.
2.
È possibile concludere in maniera oggettiva che è improbabile che si producano effetti significativi sul sito Natura 2000;
In base alle informazioni fornite, è probabile che si producano effetti significativi, ovvero permane un margine di
incertezza che richiede una valutazione appropriata.
LIVELLO II: VALUTAZIONE APPROPRIATA
Nel secondo caso l’impatto del progetto/piano (sia isolatamente sia in congiunzione con altri progetti/piani) sull’integrità del
sito Natura 2000 è esaminato in termini di rispetto degli obiettivi di conservazione del sito e in relazione alla sua struttura e
funzione.
La prima fase di questa valutazione consiste nell’identificare gli obiettivi di conservazione del sito, individuando gli aspetti del
progetto/piano (isolatamente o in congiunzione con altri progetti/piani) che possono influire su tali obiettivi.
Per la seconda fase (previsione dell’incidenza) occorre innanzitutto individuare i tipi di impatto, che solitamente si
identificano come effetti diretti e indiretti, effetti a breve e a lungo termine, effetti legati alla costruzione, all’operatività e allo
smantellamento, effetti isolati, interattivi e cumulativi.
Una volta identificati gli effetti di un progetto/piano e una volta formulate le relative previsioni, è necessario valutare se vi
sarà un’incidenza negativa sull’integrità del sito, definita dagli obiettivi di conservazione e dallo status del sito.
Nello svolgere le valutazioni necessarie è importante applicare il principio di precauzione; la valutazione deve tendere a
dimostrare in maniera oggettiva e comprovata che non si produrranno effetti negativi sull’integrità del sito. Qualora l’esito sia
diverso, si presume che si verificheranno effetti negativi. Dalle informazioni raccolte e dalle previsioni formulate circa i
cambiamenti che potrebbero verificarsi in seguito alla costruzione, al funzionamento o allo smantellamento del
progetto/piano, a questo punto dovrebbe essere possibile completare la checklist sull’integrità.
Le eventuali misure di mitigazione vanno valutate a seconda degli effetti negativi che il progetto/piano può provocare
(isolatamente o in congiunzione con altri progetti/piani).
LIVELLO III: VALUTAZIONE DI SOLUZIONI ALTERNATIVE
Questo livello prevede l’esame di modi alternativi di attuare il piano/progetto per evitare, laddove possibile, gli effetti negativi
sull’integrità del sito Natura 2000. Lo schema riporta la struttura di tale processo. Prima di far procedere un piano/progetto,
sia isolatamente sia in congiunzione con altri progetti/piani, che sia suscettibile di produrre un’incidenza negativa sul sito
Natura 2000, è necessario poter affermare oggettivamente che non esistono soluzioni alternative.
Come primo passo per valutare se esistono soluzioni alternative, l’autorità competente deve individuare gli obiettivi del
piano/progetto. All’inizio è possibile identificare una serie di modi alternativi per conseguire gli obiettivi del piano/progetto e
tali alternative possono poi essere valutate in relazione all’impatto che possono avere sugli obiettivi di conservazione del sito
Natura 2000.
Per tale valutazione è fondamentale prendere in considerazione la valutazione della cosiddetta alternativa denominata
opzione zero, ovvero non intervenire.
Tra le soluzioni alternative possono essere identificate varianti a:
•
•
•
•
ubicazione o itinerari
entità o dimensioni
mezzi per conseguire gli obiettivi
metodi di edificazione
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•
•
•
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metodi operativi
metodi di smantellamento alla fine del ciclo di vita del progetto
proposte di calendarizzazione.
Per ciascuna alternativa è necessario descrivere e indicare il modo in cui è stata valutata.
Una volta identificate tutte le possibili soluzioni alternative, esse devono essere valutate alla luce del possibile impatto che
possono avere sul sito Natura 2000.
Qualora siano state individuate soluzioni alternative che possono scongiurare l’incidenza negativa o che possono attenuare
gli effetti sul sito, è necessario valutarne l’impatto ricominciando dal Livello I o II a seconda del caso. Tuttavia se si può
ragionevolmente o oggettivamente concludere che non esistono soluzioni alternative, sarà necessario procedere al Livello IV
previsto dalla metodologia di valutazione.
LIVELLO IV: VALUTAZIONE IN CASO DI ASSENZA DI SOLUZIONI ALTERNATIVE IN CUI PERMANE L’INCIDENZA NEGATIVA
Per i siti in cui si trovano habitat e/o specie prioritari è necessario verificare se sussistono considerazioni legate alla salute
umana o alla sicurezza o se vi sono benefici ambientali derivanti dal progetto/piano. Se tali considerazioni non sussistono, si
deve procedere al Livello IV per le valutazioni delle misure compensative. In presenza di tali considerazioni, invece, occorre
stabilire se si tratta di motivi imperativi di rilevante interesse pubblico prima di procedere alle valutazioni del Livello IV. Nel
caso in cui sussistono motivi imperativi di rilevante interesse pubblico prima di far procedere il piano/progetto deve essere
condotta una valutazione per accertare se le misure compensative possono effettivamente compensare il danno al sito. Esse
rappresentano il tentativo estremo per mantenere la coerenza globale della rete complessiva di Natura 2000.
Per essere accolte le misure di compensazione devono:
•
•
•
•
1.2
essere rivolte, in adeguata proporzione, agli habitat e alle specie su cui pesa l’incidenza negativa;
riferirsi alla stessa regione biogeografica nello stesso Stato membro e devono essere localizzate nelle immediate
vicinanze dell’habitat dove si produrranno gli effetti negativi del progetto/piano;
prevedere funzioni comparabili a quelle che hanno giustificato i criteri di scelta del sito originario;
avere obiettivi chiari in termini di attuazione e di gestione in modo da poter garantire il mantenimento o l’intensificazione
della coerenza di Natura 2000.
Quadro di riferimento normativo
LA DIRETTIVA 92/43/CEE (DETTA DIR. “HABITAT”)
La Direttiva “Habitat” 92/43/CEE ha come obiettivo la protezione delle tipologie di habitat naturali elencate nell’Allegato I
della Direttiva e degli habitat a cui sono legate le specie animali e vegetali riportate nell’Allegato II. Le azioni messe in atto al
fine di raggiungere gli obiettivi citati sono:
•
•
•
Creare una rete di aree protette definita “Natura 2000” e proteggere e ricreare gli habitat elencati negli Allegati.
Definire in ogni Paese membro lo status di conservazione delle specie e degli habitat elencati e fornire gli strumenti per
monitorare l’evoluzione di tale status di conservazione.
Compilare una lista di siti naturali di importanza comunitaria nei territori dei Paesi membri. Alcuni di questi siti vengono
definiti SIC – Siti di importanza comunitaria, in inglese Special Areas for Conservation (SAC). Uniti alle Zone di
Protezione Speciale previste dalla Direttiva Uccelli Selvatici formeranno la rete Natura 2000.
LA DIRETTIVA 2009/147/CEE (DETTA DIR. “UCCELLI”)
La Direttiva 2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 novembre 2009 concernente la conservazione degli
uccelli selvatici, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea L20 del 26 gennaio 2010 sostituisce la precedente
Direttiva 79/409/CEE del Consiglio, del 2 aprile 1979, concernente la conservazione degli uccelli selvatici pubblicata sulla
Gazzetta Ufficiale delle Comunita' europee n. L 103 del 25/04/1979. La direttiva mira a proteggere, gestire e regolare tutte le
specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli Stati membri - comprese le uova di questi
uccelli, i loro nidi e i loro habitat; nonchè a regolare lo sfruttamento di tali specie attraverso la caccia. Gli Stati membri sono
tenuti a preservare, mantenere o ripristinare i biotopi e gli habitat di questi uccelli istituendo zone di protezione,mantenendo
gli habitat, ripristinando i biotopi distrutti, creando biotopi. Per talune specie di uccelli identificate dall'Allegato I e le specie
migratrici sono previste misure speciali di protezione degli habitat.
IL DPR 8 SETTEMBRE 1997, N. 357
Il DPR 357/1997 “Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali
e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”, rappresenta il provvedimento legislativo statale di riferimento per
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Valutazione di Incidenza
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l’applicazione delle disposizioni normative sulla tutela delle aree di interesse comunitario. La sua formulazione è il risultato di
una lunga serie di passaggi operativi avvenuti, a partire dalla seconda metà degli anni ottanta, a livello di comunità europea
e a livello di tavolo di concertazione Stato – Regioni (e Province Autonome). In seguito all’intensa attività di consultazione
avvenuta a livello comunitario e dell’emanazione delle disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti
dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità Europee, nel 1997 viene emanato quello che potremo definire come il primo
regolamento di tutela ambientale. Il regolamento è teso a disciplinare le procedure per l’adozione delle misure previste dalla
direttiva 92/43/CEE “Habitat”, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna
selvatiche.
D.M. 17 OTTOBRE 2007 N. 184
Il Decreto Ministeriale 17 ottobre 2007 n. 184 “Criteri minimi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone
Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS)” integra la disciplina afferente la gestione dei Siti
che formano la Rete Natura 2000 in attuazione delle direttive n. 2009/147/CE e n. 92/43/CEE, dettando i criteri minimi sulla
cui base le Regioni e le Province autonome adottano le misure di conservazione o all’occorrenza i piani di gestione per tali
aree, in adempimento dell’art. 1, comma 1226, della legge 27 dicembre 2006, n. 296. I criteri minimi uniformi consentono di
garantire la coerenza ecologica della Rete Natura 2000 e l’adeguatezza della sua gestione nel territorio nazionale.
I criteri minimi per la definizione delle misure di conservazione per le Zone di Protezione Speciale (ZPS) e le Zone Speciali di
Conservazione (ZSC) sono stati confrontati con le Norme Tecniche di Piano in modo tale da verificare se la normativa
proposta sia in linea con i criteri riportati nel Decreto in esame. Dal confronto non si rilevano contraddizioni o incongruenze
con i criteri imposti dal Decreto Ministeriale.
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FASE 2 - DESCRIZIONE DEL PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
INQUADRAMENTO TERRITORIALE – GEOGRAFICO
Quinto di Treviso è un comune di prima cintura situato circa 5 chilometri a sud-ovest di Treviso. In termini di problematiche e
prospettive si configura da “cerniera” tra i comuni della fascia centrale metropolitana e quelli della pedemontana.
Dal punto di vista morfologico, si colloca nella zona di transizione tra la medio-alta e la bassa pianura veneta, nella
cosiddetta fascia delle risorgive, che interessa la parte meridionale del comune e ne comprende una superficie pari a circa
2/3.
Il territorio comunale, di estensione pari a 18,97 Kmq, confina a nord con il comune di Paese, a sud con Zero Branco, a est
con Treviso e ad ovest con Morgano.
Situato in un ambito attrattivo per la residenza e le attività produttive e a servizi, il comune di Quinto di Treviso si trova ad
un’altitudine media di 21 m s.l.m. e comprende:
•
•
•
•
il capoluogo, sorto a cavallo del Sile e sviluppato lungo la strada regionale n. 515 “Noalese”;
la frazione di Santa Cristina, espansa a nord della linea ferroviaria Treviso-Ostiglia;
il nucleo di San Cassiano, sviluppato lungo la strada provinciale n. 79 “delle Cave”;
l’insediamento di Boiago, situato nella parte nord-orientale del territorio comunale.
L’elemento caratterizzante il sistema ambientale è l’ecosistema fluviale del fiume Sile, che attraversa il territorio comunale da
ovest a est e ne attribuisce particolare valenza naturalistica e paesaggistica, con riferimento all’oasi naturalistica del mulino
di Cervara, una delle zone umide più importanti del Parco Regionale Naturale del Fiume Sile.
La rete viaria è caratterizzata dalla strada regionale n. 515 “Noalese”, che costituisce l’asse principale in termini di flussi di
traffico ed è strutturata su due direttrici: una direttrice nord-sud, che connette Quinto di Treviso con il comune di Zero
Branco, e una direttrice ovest-est, che collega il capoluogo con il comune di Treviso. Il sistema infrastrutturale è costituito
altresì dalle seguenti arterie stradali:
•
•
•
la strada provinciale n. 79 “delle Cave”, asse di scorrimento nord-sud, che collega il nucleo urbano di Quinto di
Treviso al comune di Paese;
la strada provinciale n. 5 “Castellana”, asse di scorrimento est-ovest, che connette il territorio quintino con il
comune di Castelfranco Veneto;
la strada provinciale n. 17 “del Sile”, che dal capoluogo giunge al comune di Badoere.
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RETE IDROGRAFICA
Il Comune di Quinto si trova in provincia di Treviso ed è interamente compreso all’interno del Bacino del Sile.
Il territorio di Quinto è caratterizzato dal punto di vista idrografico dal Fiume Sile, che lo attraversa interamente in direzione
ovest- est, rappresentando il ricettore finale di tutte le acque meteoriche del territorio Comunale.
Gli altri corsi d’acqua che attraversano il territorio Comunale fanno comunque parte dello stesso bacino ed in particolare:
•
•
•
Riello, Piovega, Dal Zilio e Boiago si immettono nel Sile all’interno del territorio Comunale
Il Fosso Dosson si immette nel Sile poco a valle di Treviso
Lo Scolo Serva si immette nel Sile a Casale sul Sile.
ll Sile, con i suoi 100 km di lunghezza è il fiume di risorgiva più lungo d’Europa, le sue sorgenti si trovano nell'area protetta di
Casa Corba nel comune di Vedelago, l'acqua sgorga da "fontanazzi" (buche), a portata e temperatura pressoché costante.
Proprio per la sua portata costante, è sempre stato luogo ideale per l'insediamento di mulini; di cui è rimasta traccia anche a
Quinto di Treviso.
Fiume Sile
Il corso del Sile si può suddividere in tre parti diversi per caratteristiche idrauliche e fisiche:
•
•
•
la prima parte dolce ed immersa in aree protette, dalle sorgenti a Quinto di Treviso.
Il tratto intermedio del corso del fiume, da Quinto fino alla città di Treviso, dove il suo corso si allarga per la
presenza di cave abbandonate e una serie di opere idrauliche rallentano il suo corso sfruttando i dislivelli per
produrre energia elettrica
L'ultimo tratto di circa 70km, navigabile fino alla laguna veneta caratterizzato da numerose anse che ne rallentano
il corso, a Portegrandi, l'ultima chiusa, prima di entrare nella laguna veneta.
Quinto di Treviso rappresenta proprio il punto di passaggio tra il primo ed il secondo tratto, ed ospita un sito naturalistico di
grande pregio quale l’Oasi di Cervara.
Dal punto di vista morfologico nel tratto del Sile che va da Morgano a Quinto la bassura su cui si sviluppa l'alveo del Sile ed il
reticolo dei suoi affluenti si restringe rispetto a quanto avviene più a monte, pur mantenendo dimensioni trasversali di un
certo rilievo. Gli interventi antropici legati all'attività agricola si riducono, ma si incrementa la presenza di allevamenti ittici,
taluni caratterizzati da ampie estensioni, che hanno notevolmente modificato l'assetto naturale dell'alveo del fiume. Sono
presenti in alveo cave di notevoli dimensioni, lungo le cui scarpate si osservano locali e limitati segni di dissesto.
Lo schema seguente, tratto dallo Studio Idraulico sul Sile del Prof. D’Alpaos, distingue i sottobacini afferenti al fiume Sile e
le aree direttamente scolanti:
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Valutazione di Incidenza
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Aree direttamente scolanti nel Sile
Tratto dalle Sorgenti a Quinto
15 km2
2
Tratto da Quinto a Treviso 25 km
Tratto da Treviso e Quarto d'Altino
15 km2
Sottobacini del Sile
1)
2)
3)
4)
5)
6)
7)
8)
9)
Canale di Gronda 100 km2
Antiga - Padernello
90 km2
Rio Piovega di Morgano o Rio delle Acque
Rio Piovega di Badoere
2.5 km2
Roggia Piovega - Riello
3 km2
Canale o Fosso Dosson
23 km2
2
Scolo Serva
18 km
Scolo Bigonzo
13 km2
2
Piovesan 20 km
Giavera-Pegorile (non indicato in cartografia)
10)
Limbraga - Storga 6 km2
11)
Melma 16 km2
12)
Scolo Rigolo
9 km2
13)
Nerbon 9 km2
14)
Pentia - Agozzo 7.5 km2
15)
Musestre
26 km2
2
16)
Fossetta 58 km
TOTALE 497 km2
1 km2
55 km2
Immissione nel Sile a valle di
Quinto di Treviso
Fiume Sile
Al bacino del Sile viene generalmente attribuita una superficie di 620 km2 che viene raggiunta con ulteriori sottobacini
presenti nel tratto a valle di Portegrandi.
Il Sile attraversa il territorio in direzione W-E, con andamento caratterizzato dalla presenza di un'ansa accentuata in
corrispondenza del centro abitato.
Accanto alle polle di risorgiva naturali sono presenti aree di affioramenti continui d'acqua sotterranea lungo tratti di canali
artificiali realizzati dall'uomo per il drenaggio delle aree coltivate. In questo contesto le modifiche apportate al territorio da
parte dell’uomo sono ben evidenti, non solo come conseguenza degli interventi di bonifica attuati nelle zone paludose, ma
anche a seguito dell'escavazione di inerti e della proliferazione degli allevamenti ittici.
Modifiche consistenti alla morfologia dell'alveo si riscontrano soprattutto a Quinto di Treviso, in conseguenza dell'intensa
attività di estrazione inerti proseguita fino agli anni '60. Qui il Sile si allarga fino a formare due bacini lacustri posti in cascata,
uno a monte e l'altro a valle della S.P. per Treviso. Si tratta di bacini le cui quote idrometriche sono regolate da appositi
organi di sostegno formati da una traversa con strutture in parte fisse, in parte manovrabili.
Tra S. Cristina e Quinto una vasta area sulla sinistra del fiume è destinata alle attività ittiche in una zona un tempo occupata
da una palude.
Un ulteriore impianto di itticoltura è situato subito a ridosso dell'abitato di Quinto, sulla sponda destra del fiume.
Uno dei rami con cui il Sile si immette in tale specchio d’acqua è regolato da un manufatto di controllo ai fini idroelettrici.
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Manufatto regolazione ai fini idroelettrici sul Sile
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Sile in centro a Quinto, sullo sfondo due mulini
Sile in centro a Quinto di Treviso (collegamento rami immissione in specchio d’acqua itticoltura)
A valle del centro abitato lo Scolo Boiago si immette nel Sile; esso, per buona parte tombato, è il recapito delle acque di
scarico del depuratore di Paese e di alcune attività industriali presenti nel territorio di questo comune. A breve distanza da
questa immissione è situato anche lo scarico del depuratore di Quinto. Altri scarichi di natura civile sono presenti lungo la
sponda destra del fiume in corrispondenza delle nuove lottizzazioni realizzate lungo la S.P. per Treviso, che corre parallela
al Sile, mentre sulla sponda opposta è da segnalare lo scarico delle acque meteoriche dell'aeroporto.
Si tratta in genere di immissioni per le quali la qualità delle acque dovrebbe essere attentamente controllata data la
delicatezza dei problemi che eventuali episodi di inquinamento potrebbero comportare.
Fosso Dosson
Si tratta di un sottobacino di circa 23 km2 di estensione drenato
dall'omonimo corso d'acqua alimentato inizialmente dalle acque
sorgive affioranti nel territorio dei comuni di Morgano e Zero
Branco. Dopo un percorso di circa 16 km, parallelo all'alto corso
del Sile, caratterizzato da una accentuata sinuosità, il Dosson si
immette in destra del ramo abbandonato del Sile nei pressi di S.
Antonino, a valle di Treviso.
In situazioni normali la sua portata è dell'ordine di 0.84 m3/s, ma
raggiunge in caso di piena i 2,5 mc/s. Il territorio attraversato è
pressoché pianeggiante ed è costituito prevalentemente da
terreni agrari, ed in parte da aree densamente urbanizzate.
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Scolo Serva
Il Serva ha un bacino idrografico di circa 18 km2. Il corso
d'acqua ha origine in località Cannaregio a Sud di Quinto di
Treviso e si immette in destra del Sile a Casale sul Sile
nell’ambito del Consorzio Acque Risorgive, dopo un
percorso di circa 12 km, con una portata caratteristica di 0.2
m3/s.
Il territorio attraversato nell’ambito Comunale è occupato da
terreni agrari e mancano a tal proposito elementi attendibili
sugli eventuali scarichi che si immettono nello scolo.
Solo le estremità meridionali del Comune vengono drenate
da questo corso d’acqua, che non manifesta problematiche
di insufficienza.
Scolo Serva all’estremità meridionale di Quinto di Treviso
San Gottardo, Piovega, Riello, Boiago e Dal Zilio
Gli altri corsi d’acqua che interessano il Comune si immettono nel Sile all’interno del territorio di Quinto di Treviso. In
particolare sono affluenti di destra e quindi drenano la parte alta:
•
•
•
Scarico S. Gottardo
Scarico Dal Zilio
Scolo Boiago o Brondi
Sono invece affluenti di sinistra:
•
•
Roggia Piovega
Scolo Riello
I BACINI IDRAULICI
Per una fissata sezione trasversale di un corso d’acqua,
si definisce bacino idrografico o bacino tributario
apparente l’entità geografica costituita dalla proiezione
su un piano orizzontale della superficie scolante sottesa
alla suddetta sezione. Nel linguaggio tecnico
dell’idraulica fluviale la corrispondenza biunivoca che
esiste tra sezione trasversale e bacino idrografico si
esprime affermando che la sezione “sottende” il bacino,
mentre il bacino idrografico “è sotteso” alla sezione.
L’aggettivo “apparente” si riferisce alla circostanza che il
bacino viene determinato individuando, sulla superficie
terrestre, lo spartiacque superficiale senza tenere conto
che particolari formazioni geologiche potrebbero
provocare in profondità il passaggio di volumi idrici da un
bacino all’altro.
Il consorzio di Bonifica Piave ha suddiviso il territorio
Comunale in 3 bacini idraulici (vedi immagine a lato):
•
•
•
Bacino scolante nel Sile tra Corbetta-Gronda e
scarico Ovest Botteniga (parte settentrionale e
centrale di Quinto)
Bacino del Dosson che fa parte del Bacino
dell’Ansa del Sile (parte meridionale di Quinto)
Bacino del Serva (estremità sud di Quinto)
Il recapito finale è in ogni caso il fiume Sile, ma Dosson e Serva vi si immettono più a valle, rispettivamente a S.Antonino e
Casale Sul Sile.
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2.1
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Aree interessate e caratteristiche dimensionali
Il Piano di Assetto del Territorio è lo strumento attraverso il quale viene definito l’impianto generale delle scelte di
organizzazione e trasformazione del territorio, a livello di inquadramento spaziale e temporale; esso rappresenta
l’espressione delle esigenze e delle priorità espresse dalla comunità locale, verificate e/o da verificare sia in funzione degli
indirizzi programmatici, dei vincoli e dei progetti esistenti o in corso di elaborazione da parte degli enti sovraordinati, sia in
funzione delle condizioni di compatibilità con la tutela delle risorse paesaggistico-ambientali.
Un Piano si costruisce attraverso una lettura attenta del territorio, ascoltando i cittadini, confrontandosi con le categorie,
dialogando con gli altri enti istituzionali preposti al controllo del territorio. Di questo lavoro bisogna renderne conto e lasciarne
traccia, seppur parzialmente e sinteticamente.
La nuova legge regionale 11/04 rinnova completamente il quadro di riferimento della strumentazione urbanistica
introducendo un duplice livello di programmazione per i comuni in ottemperanza al concetto di sussidiarietà. Il nuovo piano
regolatore comunale è sdoppiato tra Piano di Assetto del Territorio (PAT) e il Piano degli Interventi (PI).
Il primo detta le scelte strategiche e viene approvato dall’ente territoriale superiore e deve essere coerente con le scelte
sovra-comunali.
Il secondo entra nel dettaglio delle scelte progettuali del territorio minuto e viene approvato direttamente dal Comune in
completa autonomia.
Il PAT rappresenta quindi un Piano Strategico in cui vengono individuate le macro-scelte in riferimento ai temi della
progettazione: il sistema ambientale, il sistema della residenza e dei servizi ai cittadini, il sistema delle infrastrutture e della
produzione. Tali temi vengono sviluppati da una parte in coerenza con le direttive dei piani gerarchicamente sovraordinati e
dall’altra dettando prescrizioni rivolte al successivo livello programmatorio del Piano operativo.
Il PAT è costruito su una base cartografica in scala 1:10.000 con una legenda ad ideogrammi e pittogrammi. Il PI invece è un
piano di dettaglio costruito su una base in scala 1: 2.000.
Nel PAT si leggono le grandi scelte e le macro aree, nel PI si andranno ad individuare le aree specificatamente legate alla
scala di dettaglio. Con questa diversa ottica devono quindi essere letti e interpretati gli elaborati di piano.
Di seguito si riporta l’elenco degli obiettivi del Piano.
SISTEMA STORICO - AMBIENTALE
SA_01
SA_02
SA_03
SA_04
SA_05
Tutela delle risorse ambientali e naturalistiche e mantenimento dell’integrità paesaggistica
Tutela e valorizzazione del sistema delle acque
Valorizzazione del paesaggio agricolo e storico – culturale
Promozione e valorizzazione dei prodotti enogastronomici compatibilmente con le risorse territoriali e promozione turistico –
culturale dell’ambito fluviale del Sile
Definizione dei vincoli e delle criticità ambientali e naturalistiche al fine di garantire la sicurezza degli interventi promossi
SISTEMA DELLA RESIDENZA E DEI SERVIZI
RS_01
RS_02
RS_03
RS_04
RS_05
Promozione di interventi volti ad uno svilupo sociale ed economico il più possibile compatibile con la salvaguardia e la tutela
ambientale
Miglioramento della qualità delle vita all’interno delle aree urbane
Promozione di un maggiore sviluppo turistico
Salvaguardia degli ambiti agricoli integri
Coinvolgimento dei soggetti privati nelle politiche di sviluppo della città e del territorio
SISTEMA PRODUTTIVO
P_01
P_02
P_03
P_04
Miglioramento della funzionalità e della qualità urbana degli insediamenti produttivi
Proposizione di un confronto propositivo e costruttivo con i produttori
Recupero degli ambiti degradati/dismessi e contenimento delle nuove espansioni produttive
Coinvolgimento dei soggetti privati nelle politiche di sviluppo della città e del territorio
SISTEMA INFRASTRUTTURALE
S_01
S_02
S_03
S_04
Razionalizzazione della viabilità ed individuazione dei punti critici
Sviluppo di nuove forme di mobilità sostenibile nell’ottica di uno sviluppo turistico dell’area
Riduzione e limitazione delle emissioni legate al traffico viabilistico
Incentivo delle forme di mobilità a basso impatto ambientale
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DIMENSIONAMENTO DI PIANO
Ai sensi degli Artt.13 e 31 della L.R.11/2004, ai fini del dimensionamento, della definizione dei limiti quantitativi fisici per lo
sviluppo e per i cambi di destinazione d’uso, il Piano suddivide il territorio comunale in Ambiti Territoriali Omogenei (ATO),
riportati nella Tav. 4 del Piano sulla base dei caratteri insediativi, fisici, urbanistici e ambientali salienti. Gli ambiti territoriali
individuati sono i seguenti:
•
•
•
•
ATO 1 – Quinto di Treviso;
ATO 2 –Santa Cristina;
ATO 3 – Polo produttivo;
ATO 4 – Ambito agricolo
ATO 1 – Quinto di Treviso
L'A.T.O. n. 1 comprende il nucleo urbano di Quinto di Treviso, caratterizzato dallo storico rapporto con le acque del Fiume
Sile. Nel secondo dopoguerra il capoluogo si è espanso lungo la S.R. 515 "Noalese" sulle direttrici meridionale e occidentale,
limitando la propria espansione a sud del tracciato della Treviso-Ostiglia. L’ATO ha una dimensione territoriale pari a circa
470 ettari e vi risiedono 6.742 abitanti (dati ISTAT al 01.01.2011). Il volume residenziale esistente è pari a mc 1.770.000
(zone B e C del PRG vigente).
Le scelte effettuate con il PAT – ATO 1
ATO 2 – Santa Cristina
L'A.T.O. n. 2 comprende il nucleo urbano di Santa Cristina, sorto in prossimità dell'oasi naturalistica del mulino di Cervara ed
espanso a nord della dismessa linea ferroviaria Treviso-Ostiglia. L’ATO ha una dimensione territoriale pari a circa 193 ettari
e vi risiedono 1.129 abitanti (dati ISTAT al 01.01.2011). Il volume residenziale esistente è pari a mc 311.000 (zone B e C del
PRG vigente).
Le scelte effettuate con il PAT – ATO 2
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ATO 3 – Polo produttivo
L'A.T.O. n. 3 comprende il polo industriale e commerciale localizzato a sud del territorio comunale, lungo la SR 515
"Noalese". È l’unica area produttiva ampliabile del comune di Quinto di Treviso (secondo il P.T.C.P. di Treviso). L’ATO ha
una dimensione territoriale pari a circa 137 ettari e vi risiedono 145 abitanti (dati ISTAT al 01.01.2011). Il volume residenziale
esistente è pari a mc 0 (zone B e C del PRG vigente).
Le scelte effettuate con il PAT – ATO 3
ATO 4 – Ambito agricolo
L'A.T.O. n. 4 comprende il territorio agricolo, caratterizzato dalla presenza di molteplici elementi di discontinuità di tipo
lineare (assi infrastrutturali) e areale (edifici isolati e case sparse), che determinano un elevato grado di frammentazione
paesaggistico-ambientale del territorio non antropizzato. L’ATO ha una dimensione territoriale pari a circa 1.114 ettari e vi
risiedono 1.830 abitanti (dati ISTAT al 01.01.2011). Il volume residenziale esistente è pari a mc 116.000 (zone B e C del
PRG vigente).
Le scelte effettuate con il PAT – ATO 4
La tabella che segue rappresenta lo scenario di sviluppo del Piano.
Tipo di Trasformazione
Aree di espansione residenziale - PAT
Aree di espansione produttiva - PAT
Aree già compromesse
Sup. Terr.
(mq)
135.000
15.000
55.000
205.000
Consumo SAU
(mq)
135.000
15.000
0
150.000
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Volume resid.
realizzabile
(mc)
94.500
38.500
133.000
Abitanti
insediabili
411
167
578
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CONTENUTI DI PIANO
Dal riconoscimento degli obiettivi individuati all’interno del Documento Preliminare e dalla scelta dello Scenario Strategico di
Piano, la definizione dei contenuti del PAT si è sviluppata mediante la specificazione delle azioni di Piano; a questo scopo
sono state elaborate specifiche cartografie di progetto (Tav. 1 “Carta dei Vincoli e della Pianificazione Territoriale”, Tav. 2
“Carta delle Invarianti”, Tav. 3 “Carta delle Fragilità”, Tav. 4 “Carta della Trasformabilità”) ed elaborati tecnici tra cui in
particolare la normativa di attuazione del Piano.
CARTA DEI VINCOLI E DELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
La tavola 1 rappresenta i vincoli, articolati e classificati in diversi livelli:
i vincoli di legge, detti anche vincoli ricognitivi: sono i vincoli stabiliti in forza di legge (D.Lgs 42/2004, O.P.C.M.
3274/2003, Direttive “Habitat” 92/43/CEE e “Uccelli” 79/409/CEE, etc.) per intere categorie di beni.Si definiscono vincoli
“ricognitivi” perché la loro imposizione non è una decisione autonoma, ma è semplicemente il riconoscimento che un
determinato bene appartiene alla categoria di beni che la legge ha voluto tutelare.
i vincoli derivanti da strumenti di pianificazione sovraordinata (P.T.R.C., P.T.C.P. di Treviso, P.A. del Parco
Naturale Regionale del Fiume Sile, P.A.I. el bacino idrografico del Sile e della pianura tra Piave e Livenza, Atlante
Regionale dei Centri Storici);
i vincoli tecnologici e infrastrutturali e i vincoli che gravano su un particolare oggetto territoriale allo scopo di non
compromettere le funzioni di un altro oggetto che riveste interesse pubblico (fasce di rispetto stradali e ferroviarie, fasce
di rispetto elettrodotti e metanodotti, fasce di rispetto dei cimiteri, etc.)
Estratto TAV. 1 “Carta dei vincoli e della Pianificazione Territoriale”
I vincoli di legge individuati sono:
•
vincolo paesaggistico ai sensi del D.Lgs 42/2004 (art. 136, lett. c, d) (ex L 1497/39), relativo al corso del Fiume Sile,
dichiarato di notevole interesse pubblico con D.G.R. n. 2077 del 22.06.1999;
•
vincolo paesaggistico relativo ai corsi d’acqua vincolati dal D.Lgs 42/2004 (art. 142 lett. c) (ex L 431/85 “Galasso”),
riguardante il Fiume Sile e la Roggia Piovega;
•
vincolo paesaggistico relativo alle zone boscate vincolate dal D.Lgs 42/2004 (art. 142 lett. g): riguarda le aree boscate
individuate mediante un lavoro di fotointerpretazione dell’ortofotocarta e specifici sopralluoghi sul campo. La
perimetrazione delle aree boscate è stata effettuata secondo parametri conformi ai limiti previsti dalla definizione di
bosco di cui all’art. 14 della LR 52/1978 con le modifiche introdotte dall’art. 5 della LR 5/2005 (estensione non inferiore
a 2.000 mq e larghezza media non inferiore a 20 m).
•
vincolo monumentale ai sensi del D.Lgs 42/2004, art. 10 (ex. L. 1089/1939), che comprende gli immobili sottoposti a
tutela da parte della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio e le relative pertinenze: le Ville Venete
Ciardi e Giordani
•
vincolo sismico O.P.C.M. 3274/2003 che inserisce il territorio comunale in zona sismica 3;
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•
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Rete Natura 2000, caratterizzata dal Sito di Interesse Comunitario SIC IT3240028 “Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso
Ovest” e dalla Zona di Protezione Speciale ZPS IT3240011 “Sile: sorgenti, paludi di Morgano e S.Cristina”
I vincoli derivanti da strumenti di pianificazione sovraordinata sono:
•
il perimetro del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile;
•
la Zona umida del Fiume Sile, sottoposta alle disposizioni dell’Art. 21 delle Norme di Attuazione del P.T.R.C.;
•
le aree a rischio idraulico, individuate da:
-
il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.) del bacino idrografico del Fiume Sile e della Pianura tra Piave e
Livenza: P3 – Aree a elevata pericolosità idraulica (Artt. 9, 10, 11); P2 – Aree a media pericolosità idraulica (Artt. 9,
10, 12); P1 – Aree a moderata pericolosità idraulica (Artt. 9, 10, 13);
-
Ii Piano Territoriale Provinciale di Coordinamento (P.T.C.P.) di Treviso: P1 – Area a moderata pericolosità idraulica
– da piene storiche (Art. 60); P0 – Area a ridotta pericolosità idraulica (Art. 60).
•
L’ex Mulino di Cervara, individuato dal P.T.C.P. di Treviso come Edificio di pregio architettonico di interesse culturale –
Contesto figurativo e sottoposto alle disposizioni dell’Art. 51 “Prescrizioni per la conservazione ed il recupero delle Ville
Venete e dei complessi ed edifici di pregio architettonico di interesse provinciale” e dell’Art. 52 “Prescrizioni per la
tutela delle pertinenze e dei contesti figurativi delle Ville Venete, gli edifici di pregio architettonico di interesse
provinciale” (P.T.C.P.);
•
Le Aree a rischio archeologico (Art. 53 del P.T.C.P.), nelle quali il P.T.C.P. ritiene probabili ritrovamenti archeologici.
Esse sono articolate e classificate in:
-
Siti a rischio archeologico: Materiale sporadico (Quinto di Treviso); Elemento Strutturato (S. Cristina); Materiale
sporadico, tomba ed elementi strutturati e relativo ambito di tutela (S. Cassiano);
-
Agro-centuriato, localizzato nella porzione meridionale del territorio comunale;
-
il centro storico di Quinto di Treviso, il cui perimetro corrisponde a quello riportato nell’Atlante Regionale dei Centri
Storici.
I vincoli tecnologici e infrasturtturali sono:
•
il sedime dell’ex discarica di II categoria tipo A, situata nella porzione settentrionale del comune, in Via San Cassiano, al
confine con il comune di Paese.
•
il sedime della cava “Campagna” (e la relativa fascia di rispetto di 200 metri dal perimetro dell’area autorizzata) situata
nella porzione nord-occidentale del comune, al confine con i comuni di Paese e Morgano.
•
n. 13 pozzi di prelievo per uso idropotabile (e la relativa fascia di rispetto di 200 metri), di cui n. 10 pozzi ubicati nell’area
produttiva a Sud del territorio comunale; n. 2 pozzi situati lungo Via Costamala; n. 1 pozzo localizzato in via Giorgione,
al confine con il comune di Treviso.
•
il sedime delle Infrastrutture per la viabilità, esistenti e di progetto, e le relative fasce di protezione e rispetto,
esternamente al perimetro dei centri abitati, classificate secondo una gerarchia, in analogia a quanto previsto dal Nuovo
Codice della Strada: viabilità di collegamento (fascia rispetto di 30 metri); viabilità comunale e locale (fascia rispetto di
20 metri); viabilità interpoderale (fascia rispetto di 10 metri);
•
il sedime della ferrovia Treviso-Vicenza e la relativa fascia di rispetto di 30 metri;
•
gli elettrodotti ad alta tensione: 132 Kv “Scorzè-Trevignano”, ENEL Distribuzione Spa; 132 Kv “S. Lucia di Piave – Cart.
Di Villorba - Scorzè”, ENEL Distribuzione Spa; 132 Kv “Treviso Ovest – Venezia Nord”, ENEL Distribuzione Spa;
•
la rete dei metanodotti Snam Rete Gas;
•
i cimiteri di San Cassiano e di S. Cristina e le relative fasce di rispetto (variabili tra 50 metri e 200 metri);
•
gli impianti di comunicazione ad uso pubblico (n. 8 impianti per la telefonia), così localizzati: n. 2 impianti H3G (Vicolo F.
Baracca e Via Gramsci); n. 1 impanto WIND (Via dei Pradazzi); n. 3 impianti TELECOM (Via Mattei, Via Gramsci e V.lo
F. Baracca); n. 2 impianti VODAFONE (Via Vittorio Emanuele e Via Legnago);
•
gli allevamenti zootecnici;
•
le zone di tutela aeroporto (zone di tutela A, B, C e D).
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CARTA DELLE INVARIANTI
La tavola di progetto n. 2 (Carta delle invarianti) evidenzia quei valori paesaggistici, ambientali e storico-monumentali che il
PAT ritiene prioritario tutelare al fine di garantire uno sviluppo compatibile con l’identità dei luoghi.
Le invarianti di natura paesaggistica
comprendono:
•
•
Il Contesto figurativo dell’ex Mulino di
Cervara, corrispondente al perimetro
riportato nella Carta dei Vincoli e della
Pianificazione territoriale;
L’asse verde dell’ex ferrovia TrevisoOstiglia.
Costituiscono
invarianti
di
natura
ambientale, e quindi elementi areali e lineari
da preservare in quanto fondamentali per il
mantenimento della biodiversità faunistica e
vegetazionale, ma strettamente legati anche
agli
equilibri
propri
dell’assetto
idrogeologico:
•
•
•
•
•
l’idrografia principale, definita in
particolare dal Fiume Sile, la Roggia
Piovega, lo Scolo Riello, il Fosso
Dosson e lo Scolo Serva;
i bacini d’acqua, ossia il bacino della
cava “Campagna”; i bacini delle ex
cave “Biasuzzi” sul Fiume Sile e alcuni
specchi lacustri situati nella porzione
sud-orientale del territorio comunale;
le Zone boscate, riportate anche nella
Carta dei Vincoli e della Pianificazione
Territoriale;
le siepi;
gli ambiti ad integrità agricola e
ambientale,
che
rappresentano
un’importante
risorsa
per
il
mantenimento della biodiversità (sono
individuabili nei seguenti elementi della
Rete ecologica: Area nucleo, Corridoio
ecologico secondario, Area di
completamento, Fascia tampone).
Le invarianti di natura storico
monumentale sono finalizzate alla tutela e
valorizzazione degli ambiti di pregio storicoarchitettonico:
•
•
•
•
•
il centro storico di Quinto di Treviso, il cui perimetro corrisponde a quello riportato nella Carta dei Vincoli e della
Pianificazione Territoriale;
i Parchi storici delle Ville Venete: Villa Ciardi e Villa Giordani;
le Ville Venete (Villa Ciardi e Villa Giordani), edifici vincolati anche dal PRG vigente;
gli altri edifici con grado di protezione del PRG vigente;
i manufatti di archeologia industriale individuati dal P.T.C.P., ossia: gli ex mulini Bordignon, Grendene, La Rosta e
Cervara, il mulino Rachello e un opificio idraulico.
CARTA DELLE FRAGILITÀ
La tavola n. 3 (Carta delle fragilità) sintetizza l’insieme dei fattori di condizionamento all’uso del territorio che possono
rappresentare un vero e proprio limite all’utilizzo dello stesso o che comunque individuano criticità legate a disfunzioni,
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pressioni o rischi che, pur non impedendone l’utilizzo a fini edificatori o urbanistici, rendono necessarie particolari misure
preventive al fine della salvaguardia ambientale e della sicurezza e tutela della popolazione.
In riferimento alla compatibilità geologica ai fini edificatori, il territorio comunale risulta suddiviso in “area idonea” (PEN-01),
“area idonea a condizione” (PEN-02) e “area non idonea” (PEN-03). Le aree “idonee” sono localizzate nella porzione
settentrionale del territorio comunale. Le aree “idonee a condizione” comprendono la maggior parte del comune e sono
articolate in:
•
PAI del bacino idrografico del Fiume Sile e della Pianura tra Piave e Livenza (approvato con D.C.R. n. 48 del 27 giugno
2007): aree a elevata pericolosità idraulica (PAI – P3); aree a media pericolosità idraulica (PAI – P2); aree a moderata
pericolosità idraulica (PAI – P1).
PTCP di Treviso (approvato con D.G.R. del 23 marzo 2010): aree a moderata pericolosità idraulica – da piene storiche
(PTCP - P1); aree a ridotta pericolosità idraulica (PTCP – P0).
PAT di Quinto di Treviso: area con difficoltà di smaltimento e ridotta pericolosità idrualica (PAT – P0); ex cava (PAT);
area con profondità della falda freatica fino a 5 m dal p.c. (PAT);
ex discarica di inerti.
•
•
•
Le aree “non idonee” sono costituite da:
•
cava attiva “Campagna”.
Sono perimetrate inoltre le aree soggette a dissesto idrogeologico e comprendono le aree esondabili o a ristagno idrico.
Estratto TAV.3 “Carta delle fragilità”
CARTA DELLA TRASFORMABILITÁ
La carta delle trasformabilità rappresenta quella che contiene le strategie e le azioni specifiche previste dal Piano. In
particolare le azioni strategiche definiscono gli interventi di trasformazione previsti dal progetto di PAT, ossia le parti di
territorio nelle quali indirizzare il futuro sviluppo insediativo entro i limiti dimensionali definiti sia dal rapporto SAU/STC, che
dalle previsioni demografiche.
In questa tavola viene altresì specificata la suddivisione del territorio in Ambiti Territoriali Omogenei (ATO) che
rappresentano aree omogenee dal punto di vista della morfologia del costruito, della tipologia edilizia e delle funzioni d’uso.
Azioni strategiche
•
le aree di urbanizzazione consolidata a destinazione prevalentemente residenziale e produttiva, che comprendono la
parte di costruito recente e la parte già prevista dalla strumentazione urbanistica vigente.
Relativamente al consolidato produttivo è stata operata una distinzione (mediante tre diverse gradazioni di viola) sulla
base di quanto contenuto all’interno del PTCP della Provincia di Treviso (Art. 12 delle NTA) tra l’area ampliabile (Artt.
14, 15 del P.T.C.P.); le aree non ampliabili (Artt. 13, 15 del P.T.C.P.) e le aree con destinazione terziaria prevalente
(Artt. 13, 15 del P.T.C.P.). Gli ambiti destinati ad attività produttive già riconosciuti dal PTCP quali ampliabili e che
interessano il territorio comunale di Quinto di Treviso sono circoscritti al “Polo Produttivo Sud”.
•
•
-
l’edificazione diffusa, corrispondente ad ambiti extraurbani caratterizzati da forme di edificazione:
a morfologia lineare lungo gli assi viari;
eterogenea sotto il profilo delle funzioni ospitate e della consistenza edilizia;
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dotata delle opere di urbanizzazione essenziali, carente nei sottoservizi e sostanzialmente priva dei servizi collettivi
propri delle zone residenziali.
•
le aree di riqualificazione e riconversione: costituite da ambiti a carattere prevalentemente produttivo in via di
dismissione (ex Vaserie Trevigiane) o da riqualificare e/o che costituiscono elementi di criticità od obsolescenza in
relazione all’evoluzione del contesto urbano e territoriale di riferimento (zona B speciale del PRG vigente, prossima
all’aeroporto Canova di Treviso), cui il PAT attribuisce un ruolo strategico ai fini sia del superamento delle situazioni di
degrado sia del soddisfacimento futuro del fabbisogno collettivo di qualità urbana e territoriale.
•
le opere incongrue, costituite dalle attività produttive in zona impropria del PRG, per le quali il PAT individua in
particolare le modalità di riutilizzo dei siti dismessi in riferimento a:
riqualificazione ambientale del sito;
destinazioni d’uso attigue all’attività;
specificità urbanistiche e territoriali del contesto;
specificità ambientali e paesaggistiche del contesto.
•
gli elementi di degrado, individuati come “Attività produttive in zona impropria di Tipo 1” dal Piano Ambientale del Parco
Naturale Regionale del Fiume Sile. Tali manufatti sono stati altresì schedati puntualmente dalla Variante al PRG di
adeguamento
al
Piano
Ambientale, approvata con
D.C.C. n. 47 del 30 novebre
2010. Il PI dovrà definire in
coerenza con il Piano
Ambientale:
le modalità di riutilizzo
dei siti eventualmente
dismessi;
gli strumenti attuativi
garantendo
il
coordinamento
degli
interventi urbanistici e
valutando la possibilità di
operare con programmi
complessi nel rispetto
degli strumenti della
perequazione
urbanistica, del credito
edilizio
e
della
compensazione
urbanistica;
eventuali interventi di
compensazione
ambientale.
•
i contesti territoriali destinati
alla
realizzazione
di
programmi complessi, che
includono ambiti caratterizzati
prevalentemente
da
insediamenti produttivi (ex
Vaserie Trevigiane), industriali
e/o commerciali, che possono
includere anche la residenza,
per i quali si renda necessario
il riordino degli insediamenti
esistenti, il cambio delle
destinazioni d’uso e il
ripristino
della
qualità
ambientale;
•
le linee preferenziali di sviluppo insediativo:
a destinazione residenziale;
a destinazione residenziale (da concertare con il Parco del Sile);
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a destinazione produttiva;
definite dal PAT rispetto alle aree di urbanizzazione consolidata e alle trasformazioni previste dal PRGC Vigente alla
data di adozione del PAT.
Le linee preferenziali di sviluppo insediativo individuano la parte del territorio in cui inserire, nella redazione del PI, le
principali nuove aree di espansione. L’individuazione di tali azioni nel PAT non ha valore conformativo delle destinazioni
urbanistiche dei suoli, che sono demandate al PI, e non può pertanto rappresentare o comportare in alcun modo
conseguimento di diritti edificatori.
•
Le specifiche destinazioni d’uso, che indicano destinazioni urbanistiche dei suoli diverse rispetto alle aree di
urbanizzazione consolidata residenziale e in particolare quella definita C – prevalente destinazione d’uso commerciale,
localizzata a Sud di Via Costamala e a Ovest di Via Monte Rosa
•
i limiti fisici alla nuova edificazione, che individuano quelle parti di territorio nelle quali, in ragione degli indirizzi dettati
dalla VAS, non sono opportune ulteriori trasformazioni insediative. L’identificazione di tale limite permette di fissare i
margini incerti del tessuto sia urbanistico che edilizio in modo da poter intervenire sugli stessi con operazioni di
ricucitura che chiudano e qualifichino gli ambiti urbani.
•
i servizi di interesse comune di maggiore rilevanza: corrispondenti alle aree e/o ai complessi di servizi istituzionali
pubblici (esistenti e di progetto) di rilevanza comunale e/o sovracomunale.
•
Le infrastrutture di maggior rilevanza esistenti, corrispondenti alle strade di importanza sovracomunale che attraversano
il territorio comunale e che mettono in comunicazione i centri: S.R. n. 515 “Noalese”, S.R. n. 53 “Postumia”, S.P. n. 5
“Castellana”, S.P. n. 17 “del Sile”, S.P. n. 79 “delle Cave”, Via Capitello e Via Giorgione, Ferrovia Treviso-Vicenza;
•
Le infrastrutture di maggior rilevanza (e relative rotatorie) di progetto:
Viabilità alternativa alla S.R. 53 “Postumia” tra i comuni di Quinto di Treviso, Paese e Istrana;
Viabilità di superamento del centro storico di Quinto di Treviso (sul tema in oggetto è stata elaborata una specifica
Azione strategica o Progetto Strategico);
Viabilità di accesso all’istituto scolastico di Via Donatori del Sangue;
Viabilità di raccordo tra Via I Maggio e Via Sega;
Viabilità di raccordo tra Via Mattei e Via Zecchina;
•
percorsi ciclopedonali esistenti e di progetto;
•
gli ambiti oggetto di accordo pubblico - privato
Nella TAV. 4.1 “Carta della trasformabilità” sono stati perimetrali gli ambiti oggetto di Accordi sottoscritti tra comune e
soggetti privati ai sensi dell’Art. 6 della L.R: 11/2004. Gli Accordi sono ordinati ai principi dettati dalla Legge Regionale ed
agli obiettivi definiti nel Documento Preliminare deliberato dalla Giunta Comunale ed esaminato e approvato dalla Giunta
della Provincia di Treviso e dalla Regione Veneto.
Gli Accordi, i cui testi sottolineano ed evidenziano il carattere di rilevante interesse pubblico delle relative iniziative, come
richiesto dall’Art. 6 della L.R. 11/2004, contengono indirizzi e direttive per la formazione del successivo P.I. e dei P.U.A.. A
tale formazione si procederà confermando il metodo della concertazione già sperimentato nella fase di redazione del P.A.T.,
nel rispetto delle procedure di Legge.
Accordo N. 1
L’accordo prevede, a fronte del riconoscimento di una potenzialità edificatoria di tipo direzionale – commerciale, l’impegno
da parte del privato a:
•
•
•
•
garantire una migliore offerta nella gestione delle aree destinate alla sosta previste a ridosso di Via Costamala,
attraverso un’integrazione tra i parcheggi della Z.T.O. D2/3 e quelli pubblici;
riorganizzare la mobilità, mediante la conferma della realizzazione e cessione di una nuova viabilità di collegamento tra
Via Costamala e Via Zecchina;
cedere gli edifici e le aree lungo il Fiume Sile, relativi al compendio immobiliare dell’attività produttiva dismessa ex
Cava Biasuzzi in Via Costamala;
cedere e/o realizzare opere pubbliche e/o di interesse pubblico, in conformità alla programmazione delle opere
pubbliche del Comune, da realizzarsi prevalentemente all’interno degli immobili da cedere sopra richiamati e
ricompresi nel nuovo ambito;
In cambio il comune di impegna a:
•
ampliare la Z.T.O. C2/26 fino ad una superficie complessiva di 119.000 mq, con un indice di utilizzazione territoriale
(Ut) pari a 0,30 mq/mq;
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•
•
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ampliare la Z.T.O. D2/3 fino ad una superficie complessiva di 20.000 mq, con una superificie utile (Su) minima pari a
0,40 mq/mq;
attribuire alla Z.T.O. D2/3 una destinazione d’uso direzionale e commerciale che preveda la possibilità di insediare
una struttura avente superficie di vendita per generi alimentari fino a 2.000 mq ed una per altri generi fino a 4.000 mq.,
qualora conformi alle
leggi e regolamenti in
materia
di
programmazione
commerciale a quel
momento vigenti.
Di seguito si riporta un
estratto del PRG e della
Tavola 4 “Carta delle
Trasformabilità” che da
evidenza delle zone oggetto
di Accordo pubblico –
privato.
Estatto TAV. 4.1 “Carta delle Trasformabilità”
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Estratto PRG
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ACCORDO N. 2
L’accordo prevede, a fronte del riconoscimento di una potenzialità edificatoria di tipo residenziale, l’impegno da parte del
privato a:
•
•
•
•
•
•
cedere gratuitamente un’area a ridosso della ZTO F/66 del limitrofo comparto residenziale C2/26, di superficie pari
a 5.150 mq;
realizzare e cedere gratuitamente la viabilità (nuova e di potenziamento di quella esistente) funzionale alla
riorganizzazione dell’area di proprietà della Parte privata e del suo contesto territoriale;
demolire le opere incongrue e gli elementi di degrado, nonché i volumi residenziali e agricoli non più funzionali alla
conduzione del fondo;
garantire all’interno della progettazione, l’utilizzo di tecniche edilizie volte alla biocompatibilità ed al risparmio
energetico;
realizzare e cedere gratuitamente una viabilità stradale e ciclopedonale funzionale al collegamento tra Via
Zecchina e la viabilità di previsione del nuovo comparto residenziale C2/26;
realizzare e/o cedere altre opere pubbliche e/o di interesse pubblico per un valore proporzionato all’intervento di
trasformazione.
Di seguito si riporta un estratto del PRG e della Tavola 4 “Carta delle Trasformabilità” che da evidenza delle zone oggetto di
Accordo pubblico – privato.
Estatto TAV. 4.1 “Carta delle Trasformabilità”
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Estratto PRG
La carta della trasformabilità individua anche i valori e le tutele del territorio comunale di Quinto di Treviso:
•
gli ambiti territoriali cui attribuire obiettivi di tutela, riqualificazione e valorizzazione, ossia il centro storico di Quinto di
Treviso, da riqualificare e valorizzare;
•
il sistema delle Ville Venete individuate dall’Istituto Regionale Ville Venete (IRVV): Villa Ciardi e Villa Giordani;
•
i manufatti di archeologia industriale individuati dal P.T.C.P. di Treviso: gli ex mulini Bordignon, Grendene, La Rosta e
Cervara, il mulino Rachello e un opificio idraulico.
•
Il contesto figurativo dell’ex Mulino di Cervara, individuato dal PTCP di Treviso;
•
l’ambito agricolo, che in particolare comprende le parti extraurbane, poste oltre il limite edificato destinate all’esercizio
dell’attività agricola e zootecnica;
•
le aree afferenti alla rete ecologica comunale:
-
l’area nucleo individuata dal PTCP;
corridoio ecologico secondario individuato dal PTCP nella porzione orientale del territorio comunale;
le aree di completamento individuate dal PTCP, caratterizzanti gli ambiti a “completamento” delle aree nucleo;
le stepping zone, individuate da PTCP in corrispondenza dei parchi delle Ville Ciardi e Giordani;
le fasce tampone (buffer zone), disposte ai margini delle core area, delle aree di completamento delle core area,
dei nuclei della rete secondaria e dei corridoi di connessione, nonché delle aree urbanizzate poste direttamente a
contatto con gli ambiti suddetti e funzionali a garantire una maggiore salvaguardia degli elementi della rete
ecologica di I (area nucleo) e II (aree di connessione) livello,
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I varchi ovvero i passaggi che sono stati posti dove la presenza di infrastrutture può portare alla chiusura dei
corridoi e quindi all’isolamento di parte della rete.
L’analisi del territorio ha confermato la rete ecologica proposta dal PTCP di Treviso pur apportando lievi modifiche alla
perimetrazione dei suddetti elementi. La nuova perimetrazione è stata infatti ottenuta da un processo di fotointerpretazione
del territorio ed è stata adeguata alla scala di progettazione.
2.2
Durata dell’attuazione del Piano di Assetto del Territorio (PAT)
Il Piano di Assetto del Territorio comunale (P.A.T.) è formato secondo le disposizioni della normativa vigente, in particolare
della L.R. 23 Aprile 2004 n. 11 e s.m.i., che detta le norme per il governo del territorio del Veneto. Il P.A.T. definisce, per i
temi di pertinenza, gli obiettivi generali e l’assetto urbanistico del territorio, senza però produrre effetti sul regime giuridico
degli immobili se non per quanto consegue all’attività ricognitiva e di recepimento di vincoli preordinati, e cioè senza apporre
alcun ulteriore vincolo espropriativo e senza assegnare diritti edificatori. Il P.A.T. rappresenta, quindi, una sorta di “piano
strategico” in cui vengono individuate le macroscelte, volte ad assicurare il coordinamento delle direttive urbanistiche
tenendo conto delle caratteristiche insediativo-strutturali, geomorfologiche, storico-culturali, ambientali e paesaggistiche del
Comune stesso. Tali scelte vengono sviluppate, da una parte, in coerenza con le direttive dei piani gerarchicamente
preordinati e, dall’altra, dettando prescrizioni rivolte al successivo livello programmatorio del P.I., coerentemente con le
finalità dell’art. 2 della L.R. n. 11/2004 e s.m.i.. Il Piano degli Interventi (P.I.) è lo strumento urbanistico che, in coerenza e in
attuazione del P.A.T., individua e disciplina gli interventi di tutela e valorizzazione, di organizzazione e di trasformazione del
territorio comunale programmando, in modo contestuale, la realizzazione di tali interventi, il loro completamento, i servizi
connessi e le infrastrutture per la mobilità. L’attuazione degli interventi individuati dal PAT avviene quindi attraverso il PI che
programma negli anni la realizzazione degli interventi previsti dal PAT. Trattandosi di uno strumento urbanistico, in quella
sede potranno essere introdotte ulteriori verifiche sulla base di indicazioni più precise e puntuali.
In termini temporali il Piano è dimensionato in maniera che qualsiasi intervento sia compatibile con il carico aggiuntivo. Oltre
alla realizzazione delle opere di urbanizzazione, i tempi di attuazione sono legati alla costruzione degli edifici che avverrà,
presumibilmente, per fasi a seconda del rapporto domanda – offerta. Questo comporterà anche minori disagi dovuti alla
cantieristica.
2.3
.Individuazione degli elementi che possono produrre incidenze
Al fine di descrivere e valutare il complesso delle trasformazioni indotte dal nuovo strumento urbanistico è stata effettuata
un’analisi degli elementi che possono produrre incidenze a partire dalle norme tecniche di attuazione del Piano. Per le norme
per le quali si individuano elementi che possono produrre incidenze a livello di PAT si provvede a valutare le azioni connesse
all’attuazione delle norme individuando il fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali,
emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso, alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria,
acqua, suolo (escavazioni, deposito materiali, dragaggi, …).
Norme Tecniche di
Attuazione
Art. 1 - Finalità, obiettivi
generali, contenuti
Art. 2 – Elaborati del
P.A.T.
Art. 3 – Efficacia ed
attuazione
Possibilità effetti negativi
Nessuna
Nessuna
Nessuna
La perequazione urbanistica è l’istituto giuridico attraverso il quale si persegue l’equa e uniforme ripartizione dei diritti
edificatori e degli oneri connessi alle trasformazioni del territorio tra tutti i proprietari delle aree e degli edifici interessati
dall’intervento, indipendentemente dalle specifiche destinazioni d'uso assegnate alle singole aree (comma 2).
Il PAT prevede l’attuazione dell’istituto della perequazione urbanistica attraverso (cfr. comma 8):
•
il Piano degli Interventi;
•
i Piani Urbanistici Attuativi (PUA);
•
i Comparti Urbanistici;
•
gli atti di programmazione negoziata.
Per ogni ambito di perequazione urbanistica, precisamente individuato dal PI, dovrà essere predisposta una Scheda
Progettuale, come definita al successivo Art. 7 delle presenti NT, […]
Art. 4 – Perequazione
urbanistica
Art. 5 – Credito edilizio
In merito agli ambiti interessati dall’applicazione dell’istituto giuridico della “perequazione urbanistica” si rimanda
la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di attuazione dello strumento (P.I. e/o
PUA e/o Comparti Urbanistici e/o atti di programmazione negoziata).
Il credito edilizio è l’istituto giuridico finalizzato al miglioramento della qualità urbana, paesaggistica, architettonica e
ambientale mediante il riconoscimento di una quantità volumetrica o di superficie ai soggetti che, a titolo esemplificativo,
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Piano di Assetto del Territorio
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provvedono (cfr. comma 2):
a) al trasferimento delle attività economiche collocate fuori zona;
b) alla demolizione di opere incongrue;
c) all’eliminazione di elementi di degrado;
d) agli interventi necessari per la razionalizzazione o il completamento della viabilità;
e) alla realizzazione degli interventi di interesse pubblico.
Il P.A.T. prevede l’attuazione dell’istituto del credito edilizio attraverso (cfr. comma 4)
a) il Piano degli Interventi (PI);
b) i Piani Urbanistici Attuativi (PUA);
c) gli accordi tra soggetti pubblici e privati;
d) gli accordi di programma.
Spetta al P.I. individuare la quota di edificabilità generata dagli interventi di cui al comma 2 e le aree da riservare al credito
edilizio (comma 5).
Per ogni ambito che genera credito edilizio, precisamente individuato dal P.I., dovrà essere predisposta una Scheda
Progettuale […] (comma 8).
In merito agli ambiti interessati dall’applicazione dell’istituto giuridico del “credito edilizio” si rimanda la verifica
del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di attuazione dello strumento (P.I. e/o PUA e/o
Comparti Urbanistici e/o atti di programmazione negoziata).
La compensazione urbanistica è l’istituto giuridico attraverso il quale si permette ai proprietari di aree e edifici oggetto di
vincolo preordinato all’esproprio, o di sua reiterazione, di recuperare adeguata capacità edificatoria, su altre aree e/o
edifici, anche di proprietà pubblica, previa cessione dell’area oggetto di vincolo all’Amministrazione, in alternativa
all’indennizzo (comma 2).
Il P.A.T. prevede l’attuazione dell’istituto della compensazione urbanistica attraverso:
a) il Piano degli Interventi (P.I.);
b) i Piani Urbanistici Attuativi (P.U.A.);
a) gli Accordi tra soggetti pubblici e privati;
b) gli Atti di programmazione negoziata;
c) la progettazione delle Opere pubbliche.
Art. 6 – Compensazione
urbanistica
In merito agli ambiti interessati dall’applicazione dell’istituto giuridico della “compensazione urbanistica” si
rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di attuazione dello strumento
(P.I. e/o PUA e/o Comparti Urbanistici e/o atti di programmazione negoziata).
Per alcune zone particolarmente significative, oggetto di perequazione urbanistica e credito edilizio, il P.I. può definire
delle Schede Progettuali a scala adeguata (ad es. scala 1:1000) dove le indicazioni urbanistiche sono specificate con
maggiore dettaglio (comma 1).
Nelle Schede Progettuali hanno valore prescrittivo i parametri urbanistici e le prescrizioni particolari mentre gli schemi
organizzativi sono finalizzati a suggerire possibili soluzioni compositive per la progettazione delle aree (comma 4).
All’interno dei perimetri delle Schede Progettuali gli interventi previsti sono subordinati alla redazione di un P.U.A. di
iniziativa pubblica o privata, secondo le prescrizioni contenute nel P.I.. L'Amministrazione Comunale può, previa diffida ai
proprietari inadempienti, dare attuazione a quanto previsto dalla Scheda Progettuale, approvando d'ufficio il P.U.A. e
formando il comparto edificatorio, oppure espropriando le sole aree aventi destinazione a servizi (comma 5).
Art. 7 –
progettuali
Schede
Come evidenziato al comma 1 dell’art. 7, le schede progettuali sono previste per alcune zone particolarmente
significative, oggetto di perequazione urbanistica e credito edilizio-La perequazione urbanistica è disciplinata
dall'art. 4 mentre il credito edilizio è discilinato dall'art. 5.
Per alcuni fabbricati e manufatti rilevanti per la loro specifica destinazione d’uso o per la particolare ubicazione e
caratteristiche storico/architettonica e per gli elementi di interesse ambientale il P.I. elabora delle Schede Puntuali dove le
indicazioni del Piano sono specificate con maggiore dettaglio (comma 1).
Le Schede Puntuali sono finalizzate ad indirizzare la dismissione, trasformazione e recupero dei fabbricati, manufatti ed
elementi rientranti nelle fattispecie già oggetto delle Leggi Regionali (comma 2)
a) n. 80/1980;
b) n. 24/1985;
c) n. 61/1985;
d) n. 11/1987.
o in altre casistiche individuate in sede di elaborazione del PI.
Art. 8 – Schede puntuali
Per gli interventi interni ai Siti Natura 2000 oggetto di Schede Puntuali si rimanda la verifica del rispetto delle
disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) o di singoli progetti
L’Accordo tra soggetti pubblici e privati è l’istituto giuridico attraverso il quale, nei limiti delle competenze di cui alla LR n.
11/2004, l’AC può assumere nel P.I. proposte di progetti ed iniziative di rilevante interesse pubblico. Tali proposte sono
finalizzate alla determinazione di alcune previsioni del contenuto discrezionale degli atti di pianificazione territoriale ed
urbanistica, nel rispetto della legislazione e della pianificazione sovraordinata, senza pregiudizio dei diritti dei terzi (comma
2).
Art. 9 – Accordi tra
soggetti pubblici e privati
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di applicazione dell’istituto
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Piano di Assetto del Territorio
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giuridico degli Accordi tra Soggetti Pubblici e Privati.
Il P.A.T. individua i temi, le opere, gli interventi o programmi di intervento di particolare rilevanza per il territorio comunale e
li classifica mediante specifiche “Azioni strategiche” (comma 2).
Nello specifico le azioni strategiche individuate dal PAT e declinate all’Allegato B “Azioni strategiche” delle NT sono:
• Riorganizzazione della viabilità di attraversamento del centro storico (cfr. TAV. n. 5 “Riorganizzazione della viabilità di
attraversamento del centro storico”);
• Linee preferenziali di sviluppo insediativo da concertare con il Parco del Sile;
• Collegamento con il fiume Sile.
Le Azioni Strategiche rappresentano il quadro di riferimento e di indirizzo per la redazione del P.I. che dovrà,
congiuntamente agli altri strumenti di programmazione, pianificazione e progettazione di competenza dell’Amministrazione
Comunale declinare le azioni e determinare i tempi, le modalità ed il finanziamento ed ogni altro connesso adempimento
per la loro implementazione (comma 3).
Il presente Articolo, il successivo Allegato B “Azioni Strategiche” alle presenti NT e le Tavole di progetto collegate
richiamate nel presente Articolo non hanno valore prescrittivo ma sono finalizzate a suggerire possibili soluzioni per la
trasformazione delle aree e la realizzazione degli interventi previsti per i diversi ambiti territoriali (comma 4).
Art. 10
strategiche
–
Azioni
Art. 11 – Vincolo
paesaggistico
e
monumentale D. Lgs.
42/2004, ex L. 431/85, ex
L. 1089/1939 e L.
1497/1939
Per gli interventi descritti in All. B alle NT del PAT che non rientrano nella fattispecie di cui agli artt. 40, 41, 44, 46 e
48 delle NT di PAT, si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano
degli Interventi e/o degli strumenti individuati per l’attuazione degli stessi (PUA, piani di settore di livello comunale
o superiore, ecc….).
Gli elementi evidenziati a titolo ricognitivo nella Tavola 1, “Carta dei vincoli e della pianificazione territoriale” sono (cfr.
comma 3):
a) le aree di notevole interesse pubblico ai sensi dell’Art. 136 D.Lgs 42/2004 (ex L. 1497/39):
• il corso del Fiume Sile;
• il Parco di Villa Ciardi a Quinto;
b) i vincoli paesaggistici sui corsi d’acqua ai sensi dell’Art. 142, lett. c) D.Lgs 42/2004 (ex L. 431/1985):
• il Fiume Sile
• Roggia Cervara di Corno o Piovega;
c) i territori coperti da boschi ai sensi dell’Art. 142, lett. g) D.Lgs 42/2004 (ex L. 431/1985):
d) i vincoli monumentali sugli immobili ai sensi del D.Lgs 42/2004 (ex L. 1089/1939):
• Villa Ciardi (Domus Nostra);
• Villa Memo - Giordani, Valeri;
e gli immobili richiamati dall’Art. 12, comma 1 del D.Lgs. n. 42/2004 la cui esecuzione risalga ad oltre settanta anni.
Il P.I., in base alle caratteristiche naturali e storiche ed in relazione al livello di rilevanza e integrità dei valori monumentali e
paesaggistici degli elementi oggetto di vincolo, precisa la ripartizione del territorio in ambiti omogenei, e attribuisce a
ciascuno corrispondenti obiettivi di qualità paesaggistica quali (cfr. comma 6):
a) il mantenimento delle caratteristiche, degli elementi costitutivi e delle morfologie, tenuto conto anche delle tipologie
architettoniche, nonché delle tecniche e dei materiali costruttivi;
b) la previsione di eventuali linee di sviluppo urbanistico e edilizio compatibili con i diversi livelli di valore riconosciuti e tali
da non diminuire il pregio paesaggistico del territorio, con particolare attenzione alla salvaguardia delle aree agricole;
c) il recupero e riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a tutela compromessi o degradati, al fine di reintegrare
i valori preesistenti ovvero di realizzare nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati con quelli esistenti
Nessuna
La classificazione sismica del territorio comunale è finalizzata a disciplinare la progettazione e costruzione di nuovi edifici
soggetti ad azioni sismiche, nonché la valutazione della sicurezza degli interventi di adeguamento su edifici esistenti
soggetti al medesimo tipo di azioni (comma 9).
Dal punto di vista del rischio sismico tutto il territorio comunale è classificato sismico in Zona 3 dalla Deliberazione n. 67 del
03.12.2003 del Consiglio Regionale del Veneto, in applicazione del disposto dell’Ordinanza n. 3274 del 20.03.2003
(comma 10).
Art. 12 – Vincolo sismico
Art. 13 – Siti di Interesse
Comunitario e Zone di
Protezione Speciale
Nessuna
Le aree evidenziate a titolo ricognitivo nella Tavola 01, “Carta dei vincoli e della pianificazione territoriale” corrispondono a
(cfr. comma 10):
a) Sito di Interesse Comunitario IT3240028 “Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso Ovest”;
b) Zona di Protezione Speciale IT3240011 “Sile: sorgenti, paludi di Morgano e S. Cristina”.
Il PI assume e fa propri alcuni degli obiettivi di conservazione inerenti le componenti biotiche delle aree SIC e ZPS. In
particolare (cfr. comma 12):
a) la tutela di:
• avifauna nidificante, svernate e migratrice;
• avifauna legata al paesaggio agrario tradizionale;
• ambienti dei corsi d’acqua e aree contermini, miglioramento o ripristino della vegetazione ripariale;
b) la conservazione del paesaggio agrario tradizionale e dei suoi elementi più tipici;
c) la conservazione, il miglioramento o ripristino dei prati umidi e la regolamentazione delle attività antropiche;
d) la riduzione del disturbo alle specie di interesse conservazionistico che frequentano gli ambienti agricoli;
e) il miglioramento e la creazione di habitat di interesse faunistico ai margini delle aree coltivate all’interno del sito;
f) la diminuzione dei potenziali disturbi conseguenti ai processi di urbanizzazione o di attività antropiche diverse.
Nell'ambito ed in prossimità del SIC e della ZPS, tutti gli interventi ammessi sono subordinati alla preventiva
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Valutazione di Incidenza
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Valutazione di Incidenza ai sensi delle Direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE, delle norme nazionali riguardanti la
conservazione degli habitat naturali e seminaturali e delle disposizioni regionali di cui alla DGR n. 3173 del 10
Ottobre 2006 (cfr. comma 13).
Nell’ambito del SIC e della ZPS, identificati dal PTCP di Treviso come “aree nucleo” per la costruzione della rete ecologica
provinciale, è vietato, salvo che in motivate situazioni da assoggettare comunque a Valutazione di Incidenza (comma 14):
a) illuminare i sentieri a distanza superiore a ml 500 dal perimetro dei centri abitati, e a ml 200 dalle case sparse e dai
nuclei abitati;
b) formare nuovi sentieri;
c) realizzare nuove edificazioni sparse;
sono invece ammessi gli interventi relativi alla:
d) riconnessione di parti discontinue della rete ecologica;
a) dotazione di idonei sistemi per l’attraversamento della fauna per le strade esistenti o di nuova realizzazione;
b) riqualificazione degli ecosistemi esistenti;
c) interventi forestali che prevedano la riconversione dei boschi cedui in fustaia e la progressiva sostituzione delle specie
alloctone;
d) interventi per il mantenimento dei pascoli e delle praterie naturali;
e) realizzazione di interventi di ingegneria naturalistica finalizzati al miglioramento dell’assetto idrogeologico;
f) realizzazione di siepi e fasce boscate.
Nell'ambito ed in prossimità del SIC e della ZPS, tutti gli interventi ammessi sono subordinati alla preventiva
Valutazione di Incidenza ai sensi delle Direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE, delle norme nazionali riguardanti la
conservazione degli habitat naturali e seminaturali e delle disposizioni regionali di cui alla DGR n. 3173 del 10
Ottobre 2006 (cfr. comma 13).
Il P.I. recepisce le direttive previste dalle Norme Tecniche del P.T.C.P. (comma 4).
Art.
14
–
Piano
Territoriale
di
Coordinamento
Provinciale di Treviso
Il P.I. deve conformarsi e dare attuazione alle prescrizioni previste dalle Norme Tecniche del PTCP (comma 5).
Nessuna
L’ambito del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile coincide con il perimetro del Parco Naturale definito dal P.A.
individuato ai sensi dell’Art. 3 della LR n. 8/91. I contenuti e le finalità sono quelli previsti dalle Norme di Attuazione del
Piano Ambientale del Fiume Sile e della Variante di adeguamento del PRGC allo stesso Piano Ambientale (comma 4).
Il P.A.T. demanda alla Variante di adeguamento del P.I. al Piano Ambientale il recepimento delle direttive previste dalle
Norme di Attuazione del Piano Ambientale (P.A.) del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile […] (comma 6).
Tutti gli interventi da effettuare nell’ambito del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile sono regolamentati dal combinato
disposto delle Norme Tecniche ed elaborati cartografici del P.A.T. e dalle Norme di Attuazione ed elaborati cartografici del
Piano Ambientale del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile. In caso di discordanza, la disciplina del Piano Ambientale
prevale su quella del P.A.T. (comma 7).
Il PI recepirà integralmente la disciplina del Piano Ambientale in tutti gli aspetti di dettaglio, al fine di adeguare
compiutamente lo strumento urbanistico comunale al Piano sovraordinato (comma 8).
Sugli allevamenti zootecnici e sulle peschiere localizzate all interno del Parco del Sile sono ammessi gli interventi previsti
dagli Artt. 36 bis e 42 delle Norme di Attuazione del Piano Ambientale e dalle schede di indirizzo e schede integrative di
tipo “L” e “K” (comma 9).
Art. 15 – Ambito del
Parco
Naturale
Regionale del Fiume Sile
Al fine di tutelare le risorse idriche superficiali e sotterranee afferenti al fiume Sile, il PAT deve tendere al miglioramento dei
caratteri qualitativi della risorsa idrica e alla conservazione e/o incremento delle quantità disponibili nell ambito del bacino
idrografico del fiume, ai sensi dell’Art. 32 delle Norme di Attuazione del Piano Ambientale (comma 10).
Nessuna
Trattasi di aree sottoposte alle disposizioni dell’Art. 21 delle Norme di Attuazione del Piano Territoriale Regionale di
Coordinamento (P.T.R.C.) contenente direttive e prescrizioni per le zone umide costituite da particolari ambiti naturalisticoambientali e paesaggistici (comma 3)
Il P.I. sulla base delle previsioni del P.T.R.C. e nel rispetto del presente P.A.T. persegue i seguenti obiettivi di salvaguardia
(comma 4):
a) conservazione dell'ecosistema rappresentato dall'insieme delle biocenosi comprese nelle zone umide, dai processi
ecologici essenziali e dai sistemi che sostengono l'equilibrio naturale;
b) salvaguardia delle diversità genetiche presenti;
c) gestione di specie animali e vegetali e delle loro relative biocenosi in modo tale che l'utilizzo delle stesse, se necessario,
avvenga con forme e modi che ne garantiscono la conservazione e la riproduzione;
d) creazione di una congrua e adeguata fascia di rispetto.
Art. 16 – Zone umide
Nessuna
Trattasi di normative valide per tutto il territorio Comunale e di particolari restrizioni per le aree individuate dal P.A.I., dal
P.T.C.P. e da segnalazioni pervenute agli Uffici Tecnici Comunali, in relazione alla pericolosità idraulica ed alla frequenza
di allagamento che li caratterizza. Il fine delle presenti norme è quello di non incrementare le condizioni di rischio idraulico
(comma 8).
Art. 17 – Misure di tutela
idraulica e aree a rischio
idraulico
Il P.I. e tutti i P.U.A. dovranno, al fine di evitare l'aggravio delle condizioni di dissesto idraulico, contenere uno studio di
compatibilità idraulica per tutto il territorio interessato dallo strumento urbanistico, una valutazione dell'alterazione del
regime idraulico provocata dalle nuove previsioni urbanistiche, nonché il dimensionamento di dettaglio per ogni
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singolo intervento delle misure compensative necessarie a garantire l’invarianza idraulica (comma 10).
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di singoli progetti.
Trattasi dell’ex Mulino di Cervara, la sua pertinenza e il suo contesto figurativo, sottoposti alle disposizioni degli Artt. 43, 51
e 52 delle Norme Tecniche del PTCP di Treviso contenenti direttive e prescrizioni per le risorse culturali e paesaggistiche
con specifico riferimento ai complessi ed edifici di pregio architettonico riconosciuti di interesse provinciale dal P.T.C.P.
(comma 3).
Il P.I. dovrà prevedere procedure idonee a garantire che ogni programma o progetto di intervento sia sostenuto e motivato
da un’indagine anche documentaria delle preesistenze che consenta di identificare caratteri culturali complessivi
dell’ambito oggetto di indagine e sia articolato in quattro momenti (comma 4):
a) riabilitazione qualitativa complessiva dell'ambito considerato unitariamente;
b) riabilitazione dei singoli oggetti architettonici compresi nell'ambito;
c) disciplina degli usi, funzioni e attività ammissibili e verifica di compatibilità delle trasformazioni formali e funzionali;
d) disciplina delle procedure e dei programmi di intervento ammissibili.
Il P.I., per gli interventi di cui al precedente comma 4 del presente Articolo, prevede idonee norme di tutela finalizzate ad
assicurare (comma 5):
a) l’inserimento di nuovi usi e funzioni nel rispetto dei caratteri distintivi del bene;
b) l’esclusione di restauri mimetici con demolizione e ricostruzione degli interni;
c) indirizzi progettuali rispettosi dei caratteri tipologici storici e dei loro segni caratterizzanti;
d) l’ammissibilità di nuove consistenze edilizie di tipologie diverse dall’esistente solo in caso di dimostrata irrecuperabilità di
impianti tipologici storici non vincolati e previo parere di una commissione provinciale di esperti.
Art. 18 – Contesti
figurativi PTCP
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.)
e/o di singoli progetti.
Gli elementi evidenziati a titolo ricognitivo nella Tavola n. 1, “Carta dei vincoli e della pianificazione territoriale” sulla base
del P.T.C.P. sono (cfr. comma 4):
a) i siti a rischio archeologico e i relativi ambiti di tutela individuati dal P.T.C.P.:
materiale sporadico (Quinto di Treviso);
elemento strutturato (S. Cristina);
materiale sporadico, tomba ed elementi strutturati e relativo ambito di tutela (S. Cassiano);
b) l’agro-centuriato individuato dal PTCP.
Trattasi di aree sottoposte alle disposizioni degli Artt. 44 e 53 delle Norme Tecniche del PTCP di Treviso contenenti
direttive e prescrizioni per le risorse culturali archeologiche con specifico riferimento alle aree a rischio archeologico nelle
quali è da sottoporre a verifica la possibilità di rinvenimenti archeologici (comma 5).
Il P.I. dovrà prevedere procedure idonee a garantire che ogni programma o progetto di intervento sia sostenuto e motivato
da un’indagine anche documentaria delle preesistenze che consenta di identificare caratteri culturali complessivi
dell'ambito oggetto di indagine. L’indagine è effettuate sulla base delle schede di analisi proposte dal P.T.C.P. nell Allegato
M alla Relazione di Piano (comma 7).
Art. 19 – Aree a rischio
archeologico
Le aree nelle quali il P.T.C.P. ritiene probabili ritrovamenti archeologici e nel raggio di ml 200 (duecento) dai punti di
ritrovamento sparsi prima dell’inizio di lavori di costruzione che comportino lo scasso o lo sbancamento di terreno, deve
essere data notizia alla competente Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto (comma 8).
Nessuna
Il Centro Storico evidenziato a titolo ricognitivo nella Tavola n. 1, “Carta dei vincoli e della pianificazione territoriale” è
Quinto di Treviso.
Il PI dovrà definire:
a) le modalità di intervento sul patrimonio edilizio esistente;
b) gli ambiti da assoggettare a P.U.A.;
c) la disciplina delle nuove possibilità edificatorie;
d) gli spazi a parcheggio, a servizi, le piazze, i collegamenti pedonali e gli elementi significativi da valorizzare;
e) gli eventuali interventi di riqualificazione e riconversione di volumi ed attività incompatibili;
f) la disciplina degli interventi richiesti dai sistemi ambientale, della mobilità ed infrastrutturale;
g) il prontuario per la disciplina degli interventi nei centri storici
Art. 20 – Centri storici
Nessuna
Trattasi del sedime dell’ex discarica di II categoria tipo A, situata nella porzione settentrionale del comune, in Via San
Cassiano, al confine con il comune di Paese.
Il PI aggiorna il censimento delle discariche autorizzate, ne recepisce il perimetro e aggiorna i limiti all’edificazione previsti
dal Decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 e dagli Artt. 32 e 32 bis della L.R. n. 3/2000 (comma 7).
Art. 21 – Discariche
Nessuna
In ambito comunale è presente la cava “Campagna”, situata nella porzione nord-occidentale del comune, al confine con i
comuni di Paese e Morgano.
Art. 22 – Cave
L'apertura di cave per l'estrazione di qualsiasi materiale o il perseguimento di esercizio di quelle esistenti è regolato dalle
norme della L.R. n. 44/1982 e successive modificazioni, nell'ambito delle zone agricole con esclusione di quelle ricomprese
negli ambiti paesaggistici del Fiume Sile e nelle zone di vincolo monumentale e paesaggistico individuate nelle Tavole di
Progetto del PAT (comma 10).
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Per tali ambiti restano confermati i progetti di ripristino ambientale approvati contestualmente al rilascio delle singole
autorizzazioni, che vanno tuttavia rivisti nell ottica di una loro ricomposizione organica, al fine di perseguire gli obiettivi di
miglioramento ambientale e di possibile riutilizzo a fini ambientali e ricreativi attraverso appositi accordi con le proprietà,
definiti da specifiche convenzioni. Analoga disciplina potrà applicarsi all esaurimento delle cave ancora attive, utilizzando le
risorse destinate al ripristino ambientale per il riutilizzo a fini ambientali e ricreativi.
Nessuna
Nella TAV. 1 sono riportate le aree di sedime e relative aree di rispetto di n. 13 pozzi di prelievo per uso idropotabile, di
cui:
a) n. 10 pozzi ubicati nell’area produttiva a Sud del territorio comunale;
b) n. 2 pozzi situati lungo Via Costamala;
c) n. 1 pozzo localizzato in Via Giorgione, al confine con il comune di Treviso.
e dell’impianto di depurazione autorizzato (2a categoria Tipo A 1000-12.999 AE), ubicato in prossimità del centro abitato
di Quinto di Treviso, Via Nogarè.
Le fasce di rispetto dalle fonti di approvvigionamento idropotabile determinano vincoli alla trasformazione ed utilizzo, da
parte dei proprietari dei terreni, collocati in prossimità dei pozzi e sono finalizzate ad assicurare, mantenere e migliorare le
caratteristiche qualitative delle acque da destinare al consumo umano (commi 8 e 9).
Art. 23 –
depuratore
Pozzi
e
Art. 24 – Servitù idraulica
e idrografia
Per gli impianti di depurazione che trattino scarichi contenenti microrganismi patogeni e/o sostanze pericolose per la salute
dell'uomo, è prescritta una fascia di rispetto assoluto con vincolo di inedificabilità circostante l'area destinata all'impianto o
al suo ampliamento (comma 14).
Nessuna
Trattasi delle zone di tutela riguardanti i fiumi e canali individuate anche a fini di polizia idraulica e di tutela dal rischio
idraulico stabilite dal Regio Decreto n. 368/1904 per i canali irrigui o di bonifica titolo VI artt. dal 132 al 140, e quelle del
R.D. n. 523 /1904 per corsi d’acqua pubblici artt. dal 93 al 99 (comma 3).
Nessuna
Trattasi di aree costituenti il sedime delle infrastrutture per la viabilità, esistenti e di progetto, e le relative fasce di
protezione e rispetto classificate secondo una gerarchia, in analogia a quanto previsto dal Nuovo Codice della Strada […]
(comma 5).
A norma dell’Art. 37 della LR n. 11/2004, con le procedure di cui all’Art. 6 della stessa LR, sono consentite compensazioni
che permettano ai proprietari di aree e edifici oggetto di eventuale vincolo preordinato all’esproprio, di recuperare adeguata
capacità edificatoria, anche nella forma del credito edilizio di cui all'Art. 36 della LR 11/2004, su altre aree e/o edifici, anche
di proprietà pubblica, previa cessione all’amministrazione procedente dell area oggetto di vincolo (comma 9).
Nella fasce di rispetto delle infrastrutture della mobilità, esternamente al perimetro dei centri abitati definito secondo il
Nuovo Codice della Strada, sono ammesse esclusivamente le opere compatibili con le norme speciali dettanti disposizioni
in materia di sicurezza, tutela dall’inquinamento acustico ed atmosferico e con la realizzazione di nuove infrastrutture e
l’ampliamento di quelle esistenti compresi gli impianti di distribuzione carburante (comma 10).
Art. 25 – Viabilità
Nessuna
In TAV. 1 viene riportato il sedime delle infrastrutture ferroviarie esistenti e le relative fasce di protezione e rispetto della
linea ferroviaria “Treviso – Vicenza”.
Il P.I. completa l’individuazione del sedime delle infrastrutture ferroviarie e le relative fasce di rispetto, prevedendo anche
opere di mitigazione ambientale, norme di tutela per la sicurezza del traffico, per l’adeguamento delle linee ferroviarie e per
la salvaguardia degli insediamenti dall'inquinamento atmosferico e dal rumore (comma 6).
Nessuna
Art. 26 – Ferrovia
Nella TAV. 1 è riportato il tracciato (con relative fasce di rispetto):
a) degli elettrodotti ad alta tensione di seguito elencati:
- 132 Kv “Scorzè-Trevignano”, ENEL Distribuzione Spa;
- 132 Kv “S. Lucia di Piave – Cart. Di Villorba - Scorzè”, ENEL Distribuzione Spa;
- 132 Kv “Treviso Ovest – Venezia Nord”, ENEL Distribuzione Spa.
b) del metanodotto che attraversa la porzione settentrionale del territorio comunale da est a ovest.
Il P.I. aggiorna il censimento delle reti tecnologiche, ne recepisce il tracciato e prevede i limiti all’edificazione (comma 9).
Il P.I. provvederà a porre le prescrizioni per la destinazione urbanistica e quelle relative alle zone interessate dalla tutela
dagli elettrodotti e gasdotti anche mediante previsioni di razionalizzazione e ottimizzazione degli esistenti, e creazione per i
nuovi, di appositi canali (comma 10).
Art.
27
–
Reti
tecnologiche principali
La localizzazione di nuovi elettrodotti e gasdotti, o la modifica degli esistenti è subordinata alla verifica di conformità con le
disposizioni delle leggi vigenti e della legislazione regionale di attuazione vigente (comma 11).
Nessuna
Trattasi di aree sedime di impianti cimiteriali, di espansione cimiteriale e relative fasce di rispetto ubicate in corrispondenza
di (cfr. comma 5).
a) San Cassiano;
b) Santa Cristina.
Art. 28 – Cimiteri
Il PI provvede ad aggiornare la delimitazione delle aree di sedime di impianti cimiteriali, di espansione cimiteriale e le
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relative fasce di rispetto (comma 6).
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.)
o di singoli progetti.
Il P.A.T. individua in TAV. 1 n. 8 impianti di comunicazione elettronica ad uso pubblico:
a) n. 2 impianti H3G (Vicolo F. Baracca e Via Gramsci);
b) n. 1 impianto WIND (Via dei Pradazzi);
c) n. 3 impianti TELECOM (Via Mattei, Via Gramsci e V.lo F. Baracca)
d) n. 2 impianti VODAFONE (Via Vittorio Emanuele e Via Legnago).
Il P.A.T., in relazione alle previsioni dell Art. 3, comma 1, lettera d), numero 1), e dell’Art. 8, comma 1, lettera e) della L.
36/2001, ed ai contenuti previsti dell’Art. 13, comma 1, lett. q) della L.R. n. 11/2004, stabilisce i criteri per l individuazione
dei siti per la localizzazione di reti e servizi di comunicazione elettronica ad uso pubblico di cui al D.Lgs. 1 agosto 2003, n.
259 "Codice delle comunicazioni elettroniche" e successive modificazioni.
Art. 29 – Impianti di
comunicazione
elettronica
ad
uso
pubblico
Spetta al Piano di Settore per la Telefonia Mobile regolamentare la localizzazione degli impianti di comunicazione
elettronica ad uso pubblico (cfr. comma 9).
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano di Settore per la
Telefonia Mobile per gli interventi interni ai Siti Natura 2000.
In TAV. 1 sono rappresentati gli allevamenti zootecnici.
Il P.I. dovrà individuare (comma 10):
a) gli ambiti degli allevamenti zootecnici esistenti, aggiornando il censimento sulla base di un’indagine e schedatura
puntuale con distinzione delle tipologie di allevamento;
b) gli ambiti in cui è consentito il permanere degli allevamenti a fronte di opere di mitigazione ambientale e/o di interventi
relativi alla tutela igienico-sanitaria;
c) gli edifici soggetti a demolizione in seguito alla dismissione di allevamenti zootecnici intensivi, per il raggiungimento degli
obiettivi di tutela igienico-sanitaria, valorizzazione ambientale e paesaggistica, anche attraverso il credito edilizio di cui al
precedente Art. 5 delle presenti N.T..
Il P.I. dovrà disciplinare la trasformazione degli allevamenti prescrivendo:
a) forme di mitigazione ambientale con piantumazione di essenze tradizionali volte a ridurre l’impatto visivo dell’intervento
edilizio;
b) impiego di materiali tradizionali con preferenza a quelli con caratteristiche bioecologiche, e in grado di contenere il
consumo energetico;
c) specifica redazione di valutazione di compatibilità ambientale correlata con la V.A.S.;
d) forme architettoniche semplici, altezza limitata ad un piano o due piani fuori terra, utilizzo di coperture verdi e/o
tradizionali, serramenti in legno, intonaci a calce, uso della pietra lavorata a vista;
e) impiego di sistemi di depurazione delle acque reflue con applicazione sistemi naturali quali la fitodepurazione, recupero
delle acque gialle, recupero acque piovane, ecc.;
f) percorsi carrabili e/o pedonali realizzati con pavimentazione permeabile, ghiaia, prato, ecc.
Art. 30 – Allevamenti
zootecnici
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.)
e/o di singoli progetti.
La TAV. 1 riporta le zone di tutela A, B, Ce D individuate nel Piano di Rischio Aeroportuale (P.R..A.).
Il PI deve conformarsi e dare attuazione alle prescrizioni previste dalle Norme Tecniche del P.R.A. (comma 8).
Art. 31 – Zone di tutela
aeroporto
Nessuna
Il PAT definisce invarianti di natura paesaggistica gli ambiti e gli elementi riconducibili a:
a) Contesto figurativo dell'ex Mulino di Cervara (P.T.C.P.);
b) Asse verde dell'ex ferrovia Treviso-Ostiglia, percorso ciclopedonale di interesse sovra comunale.
Il PI, sulla base di specifici elementi analitici, potrà meglio definire i perimetri degli ambiti territoriali diimportanza
paesaggistica, individuando gli elementi detrattori che compromettono la qualità percettiva dei luoghi (attività produttive in
zona impropria, edifici non più funzionali, ecc.), indicando le necessarie misure di riqualificazione anche attraverso il credito
edilizio di cui al precedente Art. 5 delle presenti NT (comma 9).
Il PI dovrà definire, anche sulla base dei contenuti della Tavola n. 4.1 “Carta della trasformabilità”, gli interventi ammissibili
in tali zone, perseguendo i seguenti obiettivi (comma 10):
a) eliminazione o mitigazione degli elementi detrattori del paesaggio e tutela dei coni visuali;
b) riqualificazione delle parti di territorio caratterizzate dal punto di vista paesaggistico;
c) controllo della qualità dei nuovi interventi edilizi ammessi;
d) disciplina dell’attività di recupero del patrimonio edilizio esistente.
Art. 32 – Invarianti di
natura paesaggistica
All’interno di queste zone sono vietati attività e interventi che possano comportare il deterioramento delle caratteristiche
storico-archeologiche e paesaggistiche delle stesse. Sono in particolare vietati (cfr. comma 11):
a) l’edificazione di manufatti da destinare a insediamenti zootecnici;
b) la costruzione di impianti fotovoltaici, solari ed eolici, se non quelli che soddisferanno determinati requisiti paesaggistici
che saranno approfonditi ed integrati nel P.I.;
c) le strutture a serra fissa, con o senza zoccolo di fondazione. Sono ammesse le serre mobili se destinate alla forzatura
stagionale delle produzioni orto-floro-vivaistiche;
d) la costruzione di recinzioni nei fondi agricoli se non a semplice staccato o a siepe, salvo quelle strettamente attinenti gli
insediamenti agricoli e residenziali;
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e) la realizzazione di discariche e depositi di materiali non agricoli.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.)
e/o di singoli progetti per gli interventi interni ai Siti Natura 2000.
Il PAT definisce invarianti di natura ambientale gli ambiti e gli elementi riconducibili a:
a) l’idrografia principale, definita in particolare da:
- il Fiume Sile;
- la Roggia Piovega;
- lo Scolo Riello;
- il Fosso Dosson;
- lo Scolo Serva;
b) i bacini d'acqua, ossia:
- il bacino della cava “Campagna”;
- i bacini delle ex cave “Biasuzzi” sul Fiume Sile;
- una serie di specchi lacustri situati nella porzione sud-orientale del territorio comunale;
c) le zone boscate;
d) le siepi;
e) gli ambiti ad integrità agricola e ambientale, che comprendono i seguenti elementi della rete ecologica:
- Area nucleo (P.T.C.P.);
- Corridoio ecologico secondario (P.T.C.P.);
- Area di completamento (P.T.C.P.);
- Fascia tampone (P.T.C.P.);
Il PI sulla base di specifici elementi analitici potrà meglio definire i perimetri degli ambiti territoriali di importanza ambientale,
individuando gli elementi detrattori che compromettono la qualità percettiva dei luoghi (attività produttive in zona impropria,
edifici non più funzionali, ecc.), indicando le necessarie misure di riqualificazione anche attraverso il credito edilizio di cui al
precedente Art. 5 delle presenti NT (comma 9).
Il PI dovrà definire, anche sulla base dei contenuti della Tavola n. 4.1 “Carta della trasformabilità”, gli interventi ammissibili
in tali zone, perseguendo i seguenti obiettivi (comma 10):
a) difesa dell’integrità del territorio e contenimento del consumo di suolo;
b) incentivazione di attività complementari a quella agricola tradizionale compatibili con gli obiettivi di tutela definiti nel
presente Articolo;
c) riqualificazione delle parti di territorio caratterizzate dal punto di vista naturalistico;
d) salvaguardia della biodiversità e costruzione della rete ecologica.
Oltre a quanto previsto nel Titolo VI Parte II delle presenti NT, sono vietati (comma 11):
a) l’edificazione di manufatti da destinare a insediamenti zootecnici;
b) la realizzazione di discariche e depositi di materiali non agricoli.
È consentita, nel rispetto delle prescrizioni di cui alle presenti N.T. (comma 12):
a) la piantumazione di specie adatte al consolidamento delle sponde;
b) la realizzazione di opere di difesa idrogeologica, comprese le opere attinenti la regimazione e la ricalibratura degli argini
e degli alvei.
Art. 33 – Invarianti di
natura ambientale
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.)
e/o di singoli progetti per gli interventi interni ai Siti Natura 2000.
Il PAT definisce invarianti di natura storico monumentale:
a) il centro storico di Quinto di Treviso;
b) le Ville Venete individuate dall‟ I.R.V.V.:
- Villa Ciardi (Domus Nostra);
- Villa Memo - Giordani, Valeri;
c) i parchi storici delle Ville Venete;
d) gli edifici vincolati con grado di protezione dal PRG vigente;
e) i manufatti di archeologia industriale (P.T.C.P.):
- gli ex mulini Bordignon, Grendene, La Rosta e Cervara;
- il mulino Rachello;
- un opificio idraulico;
- la trotticoltura Bresciani.
Art. 34 – Invarianti di
natura
storico
–
monumentale
Il PI, provvederà a completare l’individuazione, la tutela e la valorizzare degli edifici meritevoli di tutela per la particolare
rilevanza storico-monumentale e delle pertinenze degli edifici vincolati definendo misure per:
a) la conservazione e creazione di coni visuali e di quinte per valorizzare le visibilità dell'edificio e/o del complesso storico;
b) la qualità architettonica delle nuove edificazioni e la sistemazione degli spazi scoperti che rientrano nei coni visualipaesaggistici degli edifici di pregio;
c) il controllo delle altezze, l'uso dei materiali, l’esposizione dei cartelli pubblicitari, le installazioni tecnologiche;
d) l’incentivazione di interventi di dismissione e demolizione di recenti preesistenze abitative e produttive improprie e loro
delocalizzazione verso nuovi nuclei abitativi e produttivi attrezzati ovvero verso preesistenze compatibili;
e) l’incentivazione del "concorso" come strumento per la qualificazione dei progetti urbanistici ed architettonici d'intervento
nel centro storico di Quinto di Treviso;
f) la promozione di interventi di manutenzione/rinnovo delle fronti edificate coordinati secondo indirizzi omogenei, e la
soppressione o trasformazione di configurazioni architettoniche improprie;
g) l’estensione delle aree interessate dai progetti architettonici al fine di considerare anche la riconfigurazione degli intorni e
degli spazi inedificati contigui;
Nessuna
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Trattasi della definizione della compatibilità geologica dei terreni ai fini urbanistici. La classificazione delle penalità ai fini
edificatori è fondata su indici relativi di qualità dei terreni con riferimento (cfr. comma 10):
a) alle caratteristiche geotecniche nei confronti delle opere di fondazione;
b) alla compressibilità dei terreni;
c) alla sicurezza di arginature o di altre opere idrauliche ed al relativo rischio idraulico;
d) alla capacità di drenaggio locale;
e) alla profondità della superficie di falda;
f) alla sismicità ed ad altre caratteristiche geologiche minori.
Art. 35 – Compatibilità
geologica
ai
fini
edificatori
Sono individuate ai sensi del precedente comma 10 del presente Articolo, tre categorie di terreno (cfr. comma 11):
a) le “aree idonee” (PEN-01);
b) le “aree idonee a condizione” (PEN-02) comprendenti:
01 area a elevata pericolosità idraulica “P3” dal P.A.I.;
02 area a media pericolosità idraulica “P2” dal P.A.I.;
03 area a moderata pericolosità idraulica “P1” dal P.A.I.;
04 area a moderata pericolosità idraulica da piene storiche “P1” dal P.T.C.P.;
05 area a ridotta pericolosità idraulica “P0” dal P.T.C.P.;
06 area con difficoltà di smaltimento e ridotta pericolosità idraulica “P0” dal P.A.T.;
07 area di ex cava – P.A.T.;
08 area con profondità della falda freatica fino a 5 m. dal piano campagna – P.A.T.;
09 ex discarica di inerti;
c) le aree “non idonee” (PEN-03) comprendenti:
01 cava attiva.
Nessuna
I contenuti sono quelli riguardanti le aree a rischio idraulico dell’art. 17 delle NT. Le direttive, le prescrizioni e i
vincoli sono quelli riguardanti le aree a rischio idraulico dell’art. 17.
Art. 36 – Aree esondabili
o a ristagno idrico
Per le considerazioni del caso, si rimanda quindi all’art. 17 di cui sopra.
Le aree di urbanizzazione consolidata comprendono (cfr. comma 2):
a) gli ambiti territoriali in cui l’esistenza e dotazione delle opere di urbanizzazione primaria consentono l’intervento diretto
senza ulteriori prescrizioni;
b) gli ambiti territoriali diversi dai precedenti che, per contiguità ad essi e dotazione delle principali opere di urbanizzazione
e dei sottoservizi non ottimale, possono essere fruiti, ai sensi del D.P.R. 380/2001, art. 12 comma 2, previo impegno degli
interessati di procedere all’attuazione delle opere carenti contemporaneamente alla realizzazione dell'intervento oggetto
del permesso;
c) gli ambiti territoriali destinati dal P.R.G.C. Vigente a Z.T.O. di tipo A, B, C, D ed F.
Negli ambiti di urbanizzazione consolidata e nelle aree di trasformazione, sono sempre possibili interventi di nuova
costruzione o di ampliamento di edifici esistenti nel rispetto dei parametri edilizi e delle modalità di intervento previste dai
previgenti PRGC, qualora compatibili con il P.A.T. (comma 6).
Il P.I. recepirà integralmente l’azzonamento e le relative disposizioni normative del Piano Ambientale del Parco Naturale
Regionale del Fiume Sile, al fine di adeguare compiutamente il P.I. allo strumento sovraordinato, con particolare riferimento
alle “zone di riserva” (Artt. 10 ter, 12, 13 e simili) attualmente ricomprese nell’ambito delle ZTO “F” di PRG e che dovranno
essere classificate con zonizzazione adeguata (comma 7).
Art. 37 – Urbanizzazione
consolidata
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.)
e/o di singoli progetti.
Gli ambiti destinati ad attività produttive e riconosciuti dal PTCP quali potenzialmente ampliabili sono circoscritti al “Polo
produttivo sud” (comma 4).
Il PI in coerenza con gli indirizzi e le prescrizioni fissate dal PAT persegue le finalità di cui al precedente comma 4 del
presente Articolo definendo (cfr. comma 5):
a) gli ambiti destinati alla rilocalizzazione delle attività produttive, mediante l’applicazione dello SUAP, individuando:
- le specifiche zone territoriali omogenee;
- i parametri urbanistici;
- la disciplina delle destinazioni d’uso e delle tipologie edilizie e stradali ammesse.
b) gli strumenti attuativi garantendo il coordinamento degli interventi urbanistici e valutando la possibilità di operare con
programmi complessi nel rispetto degli strumenti della perequazione urbanistica, del credito edilizio e della compensazione
urbanistica;
c) la priorità per l’insediamento di tipologie produttive:
- omogenee e di filiera;
- a basso grado di inquinamento;
- che garantiscano un’occupazione qualificata.
Il PI potrà individuare apposite zone destinate all’insediamento di attività terziarie e a servizio dell’ambito produttivo,
definite in relazione a: criteri di concentrazione geografica areale e lineare degli insediamenti; criteri di dotazioni
infrastrutturali (servizi e sottoservizi); criteri di compatibilità ambientale; criteri di funzionalità interna (condizioni minime per
l’insediamento funzionale) e criteri di accessibilità (cfr. comma 7).
Art. 38 – Area produttiva
ampliabile
In tali aree sono ammesse funzioni esclusivamente produttive secondarie (quali industria, artigianato, logistica, magazzini,
depositi e simili), fatte salve eventuali attività terziarie a servizio delle attività insediate (comma 8).
Gli interventi di trasformazione urbanistica e/o ampliamento sono subordinati alla redazione di P.U.A. ed al rispetto dei
principi e delle procedure definiti dall’Art. 4 e dall Art. 9 delle presenti N.T. (comma 9).
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Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.)
e/o di singoli progetti.
Gli ambiti destinati ad attività produttive non ampliabili sono tutti quelli destinati dal P.R.G.C. vigente alla data di entrata in
vigore del P.A.T. a zone di tipo D produttive ad esclusione di quelle individuate nel precedente Art. 38 delle presenti N.T. e
sono classificati in (cfr. comma 4):
a) aree non ampliabili;
b) aree non ampliabili con destinazione terziaria prevalente, nelle quali sono ammesse destinazioni di tipo terziario.
Tali ambiti sono considerati di carattere non strategico e sono finalizzati all’organizzazione delle attività in essere o alla
riconversione funzionale e insediativa secondo quanto previsto dal P.T.C.P. e nelle direttive e prescrizioni del presente
Articolo (comma 5).
Il P.I. dovrà prevedere destinazioni diverse da quella produttiva secondaria, con le possibilità di cui agli Artt. 13, 17 e 24 del
PTCP (comma 6)
Il PI può prevedere, compatibilmente con gli obiettivi di sostenibilità del PAT, progetti di ristrutturazione urbanistica
funzionali alla riconversione degli insediamenti esistenti nelle nuove destinazioni, anche interessando aree agricole
adiacenti (comma 7).
Gli interventi di riconversione funzionale e riqualificazione ambientale sono subordinati alla redazione di P.U.A. (comma 9).
Le aree produttive non ampliabili poste all interno del Parco Naturale Regionale del fiume Sile sono soggette alla disciplina
delle Norme di Attuazione del Piano Ambientale del Parco Naturale Regionale del fiume Sile (comma 11).
Art. 39 – Aree produttive
non ampliabili
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.)
e/o di singoli progetti.
Con riferimento all’art. 40 “Edificazione diffusa” si definiscono di seguito gli elementi che possono produrre incidenze nei
termini di: utilizzo di risorse; fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali; emissioni, scarichi,
rifiuti, rumori, inquinamento luminoso; alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria, acqua, suolo.
Si riportano anche i seguenti elementi utili ai fini della valutazione:
Art. 40 – Edificazione
diffusa
•
•
testo della Norma;
distanza dai Siti Natura 2000 e dagli elementi chiave di questi
ART. 40 – EDIFICAZIONE DIFFUSA
STRUMENTI E LEGISLAZIONE DI RIFERIMENTO
1.
2.
3.
Piano Territoriale Regionale di Coordinamento.
Piano Territoriale Provinciale di Coordinamento della Provincia di Treviso
Legge Regionale n. 11 del 23.04.2004, “Norme per il governo del territorio”, Artt. n. 13, n. 43, n. 44.
INDIVIDUAZIONE CARTOGRAFICA
4.
Tavola n. 4.1, “Carta della Trasformabilità”
CONTENUTI E FINALITÀ
5.
I nuclei di “Edificazione diffusa” comprendono ambiti extraurbani caratterizzati da forme di edificazione:
a) a morfologia lineare lungo gli assi viari e/o nucleare isolata;
b) eterogenea sotto il profilo delle funzioni ospitate e della consistenza edilizia, espresse: dalla residenza originariamente agricola
insieme con i relativi annessi rustici, di differente stato di conservazione compresi fenomeni di abbandono e degrado, ma
anche dalle attività manifatturiere che si sono innestate sui corpi di fabbrica rurali, spesso ampliandoli e adattandoli alle
specifiche esigenze produttive;
c) dotati delle opere di urbanizzazione essenziali, carenti nei sottoservizi e sostanzialmente prive dei servizi collettivi propri delle
zone residenziali.
DIRETTIVE
6.
Il P.I.:
a) precisa i perimetri degli ambiti di edificazione diffusa indicati dal P.A.T.
b) verifica le categorie di intervento previste nel P.R.G.C. Vigente;
c) individua le opere incongrue (attività produttive in zona impropria, edifici non più funzionali, ecc.), indicando le necessarie
misure di riqualificazione e riordino del territorio agricolo anche attraverso il credito edilizio di cui al precedente Art. 5 delle
presenti NT.
7.
Il P.I., mediante le Schede Progettuali di cui al precedente Art. 7, disciplina gli interventi edilizi ammissibili nei nuclei di “Edificazione
diffusa” prevedendo:
a) limitati e puntuali interventi di ampliamento e nuova edificazione ad uso residenziale, nel rispetto del Dimensionamento dei
singoli A.T.O. definiti dal P.A.T.;
b) integrazione delle opere di urbanizzazione carenti e delle aree per servizi pubblici e di uso pubblico;
c) miglioramento delle condizioni di sicurezza della viabilità, in relazione al tema degli accessi carrai con sbocco diretto sulla
strada, soprattutto per quanto concerne le attività produttive e commerciali;
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d)
e)
f)
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integrazione, miglioramento e messa in sicurezza dei percorsi ciclo-pedonali, connettendoli e mettendoli a sistema con quelli di
fruizione del territorio aperto;
realizzazione di idonee fasce di mitigazione e compensazione ambientale dei nuclei residenziali in territorio extraurbano, anche
mediante la realizzazione di una fascia d'alberatura autoctona di indicativamente 8 m e con l'utilizzo di tipologie edilizie
dell'architettura rurale;
definizione di criteri per l'insediamento di attività di agriturismo ed altre attività compatibili con le caratteristiche dell’area.
PRESCRIZIONI E VINCOLI
8.
Gli ambiti di edificazione diffusa, o le porzioni degli essi, posti all’interno del Parco Naturale Regionale del fiume Sile sono soggetti
alla disciplina delle Norme di Attuazione del Piano Ambientale del Parco Naturale Regionale del fiume Sile.
Distanze dai Siti Natura 2000
Gli ambiti di edificazione diffusa individuati dal PAT sono tutti esterni al SIC – ZPS e pertanto risultano esterni agli elementi
chiave di questi.
Il Piano individua 3 ambiti di edificazione diffusa lungo Via Cornarotta (SP 17 “del Sile”); questi ambiti, pur risultando esterni
ai Siti Rete Natura 2000, sono ad essi adiacenti. Da evidenziare che due di questi ambiti sono contigui all’Habitat di
interesse comunitario 91E0 “Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae,
Salicion albae)” e sono separati da essi dalla SP 17 del Sile.
“Edificazione diffusa”
Risulta esterno ai Siti Natura 2000 ma interno all’ambito del Parco Naturale Regionale del fiume Sile l’ambito di edificazione
diffusa individuato dal PAT compreso tra via Sega e via Emiliana (ATO 2 Santa Cristina) che dista dal SIC – ZPS più di 100
m.
I restanti ambiti di edificazione diffusa proposti dal Piano distano dai Siti Rete Natura 2000 più di 300 m.
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Utilizzo delle risorse
Il P.I., mediante le schede progettuali di cui all’art. 7, disciplinerà gli interventi edilizi ammissibili nei nuclei di edificazione
diffusa prevedendo limitati e puntuali interventi di ampliamento e nuova edificazione ad uso residenziale, nel rispetto del
dimensionamento di singoli ATO definiti dal PAT. Una delle principali conseguenze della possibilità di nuova edificazione è il
consumo di suolo. In merito alle materie prime utilizzate per la realizzazione degli interventi è auspicabile che tutti i materiali
impiegati nella realizzazione delle trasformazioni urbanistico – territoriali siano forniti da appositi produttori autorizzati alla
loro trasformazione e commercializzazione. L’insediamento di nuovi abitanti comporterà un incremento della domanda di
acqua potabile (emungimento acqua) e di energia.
Fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali
Si prevedono interventi di integrazione delle opere di urbanizzazione carenti e di miglioramento delle condizioni di sicurezza
della viabilità in relazione al tema degli accessi carrai con sbocco diretto sulla strada, soprattutto per quanto concerne le
attività commerciali e produttive. Il P.I. potrà prevedere l’integrazione, miglioramento e messa in sicurezza dei percorsi
ciclopedonali.
Emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso
Emissioni gassose
Le emissioni gassose che possono essere prodotte come conseguenza della trasformazione urbanistico – territoriale sono
imputabili alle fasi di cantiere e di esercizio. Le emissioni gassose in fase di cantiere possono derivare da:
• Presenza di mezzi meccanici motorizzati (ruspe, gru, camion, auto, ecc.), per i quali sarà opportuna la verifica del
rispetto delle normative sulle emissioni gassose dei motori a benzina, diesel e GPL/metano, certificata dalle
periodiche revisioni presso centri autorizzati;
• Presenza in cantiere di attrezzature per eseguire tagli, demolizioni, forature e quant’altro su manufatti ed elementi
in legno, metalli, leghe, calcestruzzo, semplice ed armato ecc.
In riferimento all’attività di esercizio le emissioni gassose sono riconducibili a fonti fisse (caldaie, impianti, ecc.) per le quali
andrà verificato il rispetto dei limiti di emissione nell’atmosfera e fonti mobili, veicoli, di più difficile quantificazione per i quali
s’ipotizzano le medesime verifiche effettuate sui mezzi di cantiere.
Produzione di reflui
Durante la fase di cantiere i reflui sono riconducibili alla presenza antropica (bagni chimici, ecc.). In merito all’individuazione
degli ambiti di edificazione diffusa si osserva che la trasformazione in esame comporterà l’incremento nel territorio di un
carico urbanistico. L’insediamento di nuovi abitanti comporterà un aumento della produzione di reflui che dovranno essere
correttamente gestiti.
Rifiuti
Di norma i rifiuti prodotti durante la fase di realizzazione dell’intervento vanno stoccati momentaneamente in apposite aree di
cantiere attrezzate allo scopo e conferiti successivamente in discariche autorizzate, secondo le disposizioni di legge vigenti.
Sversamenti accidentali
La presenza di macchine operatrici in cantiere può comportare un possibile rilascio, a causa di perdite di olio e di carburante
dai mezzi meccanici, di sostanze nocive. Si tratta comunque di un disturbo “temporaneo” che è legato alla durata della fase
di cantiere. Si evidenzia inoltre che gli eventuali sversamenti saranno comunque imputabili a situazioni accidentali e in ogni
caso saranno presumibilmente di piccola entità.
Rumori
Le emissioni rumorose che possono essere prodotte come conseguenza della trasformazione urbanistico – territoriale sono
imputabili alle fasi di cantiere e di esercizio. Le emissioni rumorose in fase di cantiere possono derivare da:
• Presenza di mezzi meccanici motorizzati (ruspe, gru, camion, auto, ecc.), per i quali sarà opportuna la verifica del
buon funzionamento;
• Presenza in cantiere di attrezzature per eseguire tagli, demolizioni, forature e quant’altro su manufatti ed elementi
in legno, metalli, leghe, calcestruzzo, semplice ed armato, per i quali sarà opportuna la verifica del buon
funzionamento.
In riferimento all’attività di esercizio le emissioni rumorose sono riconducibili a fonti fisse (attività, impianti, ecc.) ed al traffico
veicolare.
Inquinamento luminoso
Non si prevede un incremento aggiuntivo delle emissioni luminose se non quelle circoscritte all’interno degli ambiti di
trasformazione, limitatamente alla necessaria dotazione delle nuove aree di trasformazione.
Alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria, acqua, suolo (escavazioni, deposito materiali,
dragaggi, ….)
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Le alterazioni dirette e indirette connesse con le trasformazioni possono potenzialmente essere:
•
•
•
•
•
•
Cambio di destinazione d’uso dei suoli;
Scavi e movimenti di terra;
Deposito di materiali;
Alterazione della qualità delle acque superficiali e sotterranee;
Alterazione della qualità dell’aria;
Alterazioni del clima acustico.
Norme Tecniche
Attuazione
di
Possibilità effetti negativi
Il P.I. può introdurre nuove “Aree di riqualificazione e riconversione” o modificare i parametri edificatori ed il perimetro di
quelle individuate nel P.A.T., senza procedere ad una variante dello stesso P.A.T. (cfr. comma 5).
Per le trasformazioni ammesse ai sensi del comma 5, si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui
alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.).
Con riferimento agli ambiti di riqualificazione e riconversione individuati da PAT e riportati in TAV. 4 "Carta delle
trasformabilità", si definiscono di seguito gli elementi che possono produrre incidenze nei termini di: utilizzo di risorse;
fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali; emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento
luminoso; alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria, acqua, suolo.
Si riportano anche i seguenti elementi utili ai fini della valutazione:
Art. 41 – Aree
riqualificazione
riconversione
di
e
•
•
testo della Norma;
distanza dai Siti Natura 2000 e dagli elementi chiave di questi
ART. 41 – AREE DI RIQUALIFICAZIONE E RICONVERSIONE
STRUMENTI E LEGISLAZIONE DI RIFERIMENTO
1.
2.
Piano Territoriale Provinciale di Coordinamento della Provincia di Treviso.
Legge Regionale n. 11 del 23.04.2004, “Norme per il governo del territorio”, Art. 13
INDIVIDUAZIONE CARTOGRAFICA
3.
Tavola n. 4.1, “Carta della Trasformabilità”
CONTENUTI E FINALITÀ
4.
Le “Aree di riqualificazione e riconversione” includono la parte della città consolidata che presenta caratteri di degrado e disorganicità
nell’impianto planimetrico e di eterogeneità dei caratteri tipologici, formali e funzionali degli edifici.
DIRETTIVE
5.
Il P.I. può introdurre nuove “Aree di riqualificazione e riconversione” o modificare i parametri edificatori ed il perimetro di quelle
individuate nel P.A.T., senza procedere ad una variante dello stesso P.A.T, ferme restando le seguenti regole:
a)
la riqualificazione delle aree non può superare i limiti dell’A.T.O. di appartenenza;
b)
la riqualificazione deve essere condotta nel rispetto degli indirizzi formulati negli elaborati del P.A.T.;
6.
La riqualificazione si attua con interventi estesi all’intero ambito o a parti di esso attraverso:
a)
il riordino degli insediamenti esistenti e il ripristino della qualità ambientale anche attraverso l’ammodernamento delle
urbanizzazioni primarie e secondarie e dell’arredo urbano;
b)
il riuso di aree dismesse, degradate, inutilizzate, a forte polarizzazione urbana, anche mediante il completamento
dell’edificato;
c)
il miglioramento della qualità urbana mediante una maggiore dotazione di spazi e servizi pubblici;
d)
una più omogenea individuazione dei caratteri planivolumetrici degli edifici, anche mediante interventi di trasferimento tra
diversi lotti delle volumetrie edificate o di diradamento delle stesse.
anche attraverso PUA e convenzionamento, individuato in funzione dello stato di fatto e delle caratteristiche dei luoghi.
Distanze dai Siti Natura 2000
Le aree di riqualificazione e riconversione individuate dal PAT risultano esterne al SIC – ZPS in esame e quindi agli
elementi chiave di questi. L’ambito più prossimo ai Siti Rete Natura 2000 ha una superficie di poco superiore ai 1.000 m2 e
dista da essi più di 150 m; l’area interessata dalla trasformazione è separata dal SIC – ZPS dalla SR n. 515 “Noalese” e da
fascia edificata.
Due ambiti di riqualificazione e riconversione interessano l’ex Vaserie Trevigiane e la zona “B speciale” del PRG vigente e
distano dal SIC – ZPS rispettivamente circa 350 m e 315 m. Da evidenziare che l’ambito delle ex Vaserie Trevigiane risulta
individuato dal Piano anche come “Contesto territoriale destinato alla realizzazione di programmi complessi”.
L’ultimo ambito di riqualificazione e riconversione è ubicato a sud della SR 53 “Postumia”, a nord del territorio comunale, e
dista dai Siti Natura 2000 più di 1 km.
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Comune di Quinto di Treviso (TV)
Valutazione di Incidenza
2014
Utilizzo delle risorse
Le aree di riqualificazione e riconversione includono la parte della città consolidata che presenta caratteri di degrado e
disorganicità nell’impianto planimetrico e di eterogeneità dei caratteri tipologici, formali e funzionali degli edifici. Si tratta di
ambiti già compromessi; pertanto l’applicazione della norma non comporta il consumo di nuovo suolo.
Fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali
Le aree di riqualificazione e riconversione si inseriscono in contesti antropizzati; pertanto non è prevedibile alcun fabbisogno
nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali.
Emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso
Emissioni gassose
Le emissioni gassose che possono essere prodotte come conseguenza della trasformazione urbanistico – territoriale sono
imputabili alle fasi di cantiere. Le emissioni gassose in fase di cantiere possono derivare da:
• Presenza di mezzi meccanici motorizzati (ruspe, gru, camion, auto, ecc.), per i quali sarà opportuna la verifica del
rispetto delle normative sulle emissioni gassose dei motori a benzina, diesel e GPL/metano, certificata dalle
periodiche revisioni presso centri autorizzati;
• Presenza in cantiere di attrezzature per eseguire tagli, demolizioni, forature e quant’altro su manufatti ed elementi
in legno, metalli, leghe, calcestruzzo, semplice ed armato ecc.
In riferimento alle attività in esercizio le emissioni in atmosfera sono riconducibili ai reflui gassosi provenienti dagli impianti
per la produzione di energia termica e/o elettrica (caldaie, etc.) impiegati ad uso civile e commerciale e dal traffico veicolare.
Produzione di reflui
Durante la fase di cantiere i reflui sono riconducibili alla presenza antropica (bagni chimici, ecc.). Qualora la riqualificazione
dell’area comporti l’insediamento di nuovi abitanti, si avrà un aumento della produzione di reflui che dovranno essere
correttamente gestiti.
Rifiuti
Di norma i rifiuti prodotti durante la fase di realizzazione dell’intervento vanno stoccati momentaneamente in apposite aree di
cantiere attrezzate allo scopo e conferiti successivamente presso discariche autorizzate, secondo le disposizioni di legge
vigenti.
Sversamenti accidentali
La presenza di macchine operatrici in cantiere può comportare un possibile rilascio, a causa di perdite di olio e di carburante
dai mezzi meccanici, di sostanze nocive. Si tratta comunque di un disturbo “temporaneo” che è legato alla durata della fase
di cantiere. Si evidenzia inoltre che gli eventuali sversamenti saranno comunque imputabili a situazioni accidentali e in ogni
caso saranno presumibilmente di piccola entità.
Rumori
Le emissioni rumorose che possono essere prodotte come conseguenza della trasformazione urbanistico – territoriale sono
imputabili alle fasi di cantiere e di esercizio. Le emissioni rumorose in fase di cantiere possono derivare da:
• Presenza di mezzi meccanici motorizzati (ruspe, gru, camion, auto, ecc.), per i quali sarà opportuna la verifica del
buon funzionamento;
• Presenza in cantiere di attrezzature per eseguire tagli, demolizioni, forature e quant’altro su manufatti ed elementi
in legno, metalli, leghe, calcestruzzo, semplice ed armato, per i quali sarà opportuna la verifica del buon
funzionamento.
In riferimento all’attività di esercizio, le emissioni rumorose sono riconducibili a fonti fisse (attività, impianti, ecc.) ed al traffico
veicolare.
Inquinamento luminoso
Non è prevedibile un incremento aggiuntivo delle emissioni luminose trattandosi di ambiti già urbanizzati.
Alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria, acqua, suolo (escavazioni, deposito materiali,
dragaggi, ….)
Le alterazioni dirette connesse con le trasformazioni possono potenzialmente essere:
• Scavi e movimenti di terra;
• Deposito di materiali;
• Alterazione della qualità delle acque superficiali e sotterranee;
• Alterazione della qualità dell’aria;
• Alterazioni del clima acustico.
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Norme Tecniche
Attuazione
di
Valutazione di Incidenza
2014
Possibilità effetti negativi
Il P.A.T. identifica le attività produttive collocate in zona impropria quali opere incongrue, e ne persegue la
rilocalizzazione in zona propria di tipo produttivo (comma 4).
Le attività produttive collocate in zona impropria sono state individuate a partire da quanto previsto dal P.R.G.C.
vigente alla data di entrata in vigore del P.A.T.. Si tratta di singole attività che presentano motivi di turbativa urbanistica,
ambientale o gravi problemi ineliminabili di inquinamento del territorio (comma 5).
Il PI in coerenza con gli indirizzi fissati dal PAT definisce (comma 6):
a) le modalità di riutilizzo dei siti dismessi in riferimento a:
- riqualificazione ambientale del sito;
- destinazioni d’uso attigue all’attività;
- specificità urbanistiche e territoriali del contesto;
- specificità ambientali e paesaggistiche del contesto;
b) gli strumenti attuativi garantendo il coordinamento degli interventi urbanistici e valutando la possibilità di operare con
programmi complessi nel rispetto degli strumenti della perequazione urbanistica, del credito edilizio e della
compensazione urbanistica;
c) eventuali interventi di compensazione ambientale.
Il PI può individuare nuove attività in zona impropria da mitigare o modificare quelle già individuate senza procedere ad una
variante del PAT (comma 7).
Art. 42
incongrue
–
Opere
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.)
e/o di singoli progetti.
Il P.A.T. riconosce gli elementi di degrado già individuati quali attività produttive in zona impropria di “Tipo 1” dal
Piano Ambientale (P.A.) del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile (comma 1).
Il P.I. in coerenza con gli indirizzi fissati dal P.A.T. e le direttive del P.A. del Parco regolamenta (comma 5):
a.
b.
c.
le modalità di riutilizzo dei siti eventualmente dismessi in riferimento a:
riqualificazione ambientale del sito;
destinazioni d’uso attigue all’attività;
specificità urbanistiche e territoriali del contesto;
specificità ambientali e paesaggistiche del contesto;
gli strumenti attuativi garantendo il coordinamento degli interventi urbanistici e valutando la possibilità di operare con
programmi complessi nel rispetto degli strumenti della perequazione urbanistica, del credito edilizio e della
compensazione urbanistica;
eventuali interventi di compensazione ambientale.
Per gli elementi di degrado, nelle more di redazione del P.I., vigono le prescrizioni del P.A. del Parco Naturale Regionale
del Fiume Sile e della Variante al PRGC di adeguamento al Piano Ambientale (comma 7).
Art. 43 – Elementi di
degrado
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.)
e/o di singoli progetti.
Il PI può individuare nuovi Contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi o modificare quelli già
individuati senza procedere ad una variante del PAT (cfr. comma 9).
Per le trasformazioni ammesse ai sensi del comma 9, si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui
alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.).
Con riferimento ai Contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi individuati da PAT e riportati in
TAV. 4 "Carta delle trasformabilità", si definiscono di seguito gli elementi che possono produrre incidenze nei termini di:
utilizzo di risorse; fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali; emissioni, scarichi, rifiuti,
rumori, inquinamento luminoso; alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria, acqua, suolo.
Si riportano anche i seguenti elementi utili ai fini della valutazione:
Art. 44 – Contesti
territoriali destinati alla
realizzazione
di
programmi complessi
•
•
testo della Norma;
distanza dai Siti Natura 2000 e dagli elementi chiave di questi
ART. 44 – CONTESTI TERRITORIALE DESTINATI ALLA REALIZZAZIONE DI PROGRAMMI COMPLESSI
STRUMENTI E LEGISLAZIONE DI RIFERIMENTO
1.
Legge Regionale n. 11 del 23.04.2004, “Norme per il governo del territorio”.
INDIVIDUAZIONE CARTOGRAFICA
2.
Tavola 4.1, “Carta delle Trasformabilità”
CONTENUTI E FINALITÀ
3.
I “Contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi” includono:
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4.
5.
6.
7.
Valutazione di Incidenza
2014
a) ambiti caratterizzati prevalentemente da insediamenti produttivi, industriali, commerciali e/o rurali, che possono includere anche
la residenza, per i quali si renda necessario il riordino degli insediamenti esistenti, il cambio delle destinazioni d’uso e il ripristino
della qualità ambientale;
b) ambiti di espansione, che per la loro localizzazione e caratterizzazione assumono un ruolo strategico nello sviluppo del territorio
comunale.
I “Contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi” possono essere sostenuti da Accordi sottoscritti ai sensi
dell’Art. 6 della LR n. 11/2004 e dell’Art. 9 delle presenti NT.
Tali Accordi, sottoscritti con i proprietari, portano ad assumere nella pianificazione strutturale proposte di rilevante interesse pubblico,
oltre che di sicuro valore strategico per l’intero territorio comunale.
Gli Accordi relativi al PAT, costituiti da un testo scritto e da una scheda di presentazione, sono organicamente ricompresi nelle
presenti NT, nello specifico Allegato C.
Gli Accordi inclusi nell’Allegato C contengono un quadro degli elementi programmatici essenziali e dei relativi impegni ed oneri a
carico dei sottoscrittori. Tale quadro di previsioni ed impegni rappresenta il riferimento per la formazione del PI e dei successivi PUA.
DIRETTIVE
8.
Gli interventi estesi all’intero ambito o a parti di esso si attuano anche attraverso l’utilizzo combinato o disgiunto di:
a) perequazione urbanistica di cui al precedente Art. 4 delle presenti N.T.;
b) credito edilizio di cui al precedente Art. 5 delle presenti N.T.;
c) procedura dello sportello unico di cui al D.P.R. n. 447/1998 e successive modificazioni;
d) accordo pubblico privato di cui al precedente Art. 9 delle presenti N.T;
e) accordo di programma di cui all’Art. 7 della LR n. 11/2004;
ad integrazione o in variante allo strumento urbanistico ove ricorrano le condizioni previste dalla normativa sopra richiamata o
comunque il rilevante interesse pubblico degli interventi previsti.
9.
Il PI può individuare nuovi Contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi o modificare quelli già individuati
senza procedere ad una variante del PAT.
10. In sede di PI concordare preventivamente con l’Ente Parco, anche mediante gli accordi di cui agli Artt. 6 e 7 della LR n. 11/2004, gli
interventi e le azioni da adottare negli ambiti posti all’interno del Parco Naturale Regionale del fiume Sile e negli ambiti che possono
interferire con il sistema ciclopedonale dell’ex ferrovia Treviso-Ostiglia..
Distanze dai Siti Natura 2000
Ad eccezione dell’ambito individuato da PAT come "Contesto territoriale destinato alla realizzazione di programmi complessi"
ed oggetto di Accordo Pubblico Privato n. 1 (per la perimetrazione dello stesso si rimanda all’Elab. 24 “Carta delle
Trasformabilità”) che ricade per la parte di aree da cedere al comune all’interno del perimetro del SIC IT3240028 “Fiume Sile
dalle sorgenti a Treviso Ovest”, le restanti aree di trasformazione risultano esterne al SIC – ZPS e quindi agli elementi chiave
di questi.
Si evidenzia che per la porzione di ambito di trasformazione ricadente all’interno del Sito Natura 2000, valgono le direttive e
le prescrizioni di cui all’art. 53 “Rete ecologica” delle NT del PAT che disciplina gli interventi ammesse nelle aree nucleo.
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Utilizzo delle risorse
Le aree individuate da PAT come “Contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi” interessano sia
ambiti caratterizzati prevalentemente da insediamenti produttivi, industriali, commerciali e/o rurali per i quali si rende
necessario il riordino degli insediamenti esistenti, il cambio di destinazione d’uso e il ripristino della qualità ambientale, sia
ambiti di espansione che, per la loro localizzazione e caratterizzazione assumono un ruolo strategico nello sviluppo del
territorio comunale.
Nel caso in cui la trasformazione riguardi aree già compromesse non si prevede il consumo di nuovo suolo agricolo.
Laddove invece l’area interessata dalla trasformazione sia agricola, la realizzazione dgli interventi comporterà il consumo di
suolo. In merito alle materie prime utilizzate per la realizzazione degli interventi è auspicabile che tutti i materiali impiegati
siano forniti da appositi produttori autorizzati alla loro trasformazione e commercializzazione. L’insediamento di nuovi abitanti
e/o l’esercizio di nuove attività commerciali comporteranno un incremento della domanda di acqua potabile (emungimento
acqua) e di energia.
Relativamente alle aree oggetto di A.P.P. n. 1 che vengono cedute dalla Parte Privata al comune e rientrano all’interno del
perimetro del SIC – ZPS, valgono le prescrizioni di cui all’art. 53 delle NT del PAT, commi da 10 a 12.
PRESCRIZIONI E VINCOLI
Aree Nucleo, Aree di completamento delle aree nucleo, Corridoi ecologici e Stepping zone
9.
I progetti che implicano modificazione di usi, funzioni, attività in atto sono soggetti a valutazione di incidenza (VINCA).
10. È fatto divieto, salvo che in motivate situazioni particolari da assoggettare comunque a valutazione d’incidenza (VINCA) con esito positivo,
di:
a.
b.
c.
d.
illuminare i sentieri a distanza superiore a 500 metri dal perimetro dei centri abitati, ed a 200 metri dalle case sparse e dai nuclei abitati;
formare nuovi sentieri;
realizzare nuove edificazioni sparse;
praticare le coltivazioni in serra fissa di qualsiasi genere. Sono incentivate le coltivazioni tradizionali dei prodotti tipici legati a luoghi e
paesaggio.
11. Sono ammessi solamente:
a.
b.
c.
d.
e.
f.
g.
h.
riconnessione di parti discontinue della rete ecologica, con interventi di rivegetazione ovvero con opere infrastrutturali (idonei by pass per la
fauna selvatica, opere di mitigazione …);
dotazione di idonei sistemi per l’attraversamento della fauna per le strade esistenti o di nuova realizzazione;
riqualificazione degli ecosistemi esistenti in riferimento ai criteri di conservazione degli habitat;
interventi forestali che prevedano la riconversione dei boschi cedui in fustaia e la progressiva sostituzione delle specie alloctone;
interventi per il mantenimento dei pascoli e delle praterie naturali;
realizzazione di interventi di ingegneria naturalistica finalizzati al miglioramento dell’assetto idrogeologico;
realizzazione di siepi e fasce boscate;
interventi di ampliamento di consistenze edilizie esistenti esclusivamente per usi agricoli confermati da programmi aziendali approvati e giudicati
compatibili dalla valutazione di incidenza (VINCA), e comunque soggetti a misure compensative a compenso d’ogni riduzione della qualità
ecologica complessiva dell’area. Interventi di trasformazione nel territorio agricolo sono consentiti unicamente in conformità a piani aziendali
approvati, e preferibilmente localizzati nelle aree marginali della rete.
Fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali
Gli interventi di riordino degli insediamenti esistenti potranno comportare la riqualificazione geometrica e/o funzionale degli
assi infrastrutturali appartenenti alla rete della mobilità (raggiungimento di più elevati standard di sicurezza, interventi di
moderazione del traffico, riorganizzazione dei flussi di traffico, realizzazione di marciapiedi, miglioramento della viabilità
ciclabile e pedonabile ecc.). Oltre agli interventi di cui sopra, non è ipotizzabile un ulteriore fabbisogno nel campo dei
trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali.
Per quanto riguarda invece i “Contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi" che interessano ambiti
di espansione, si ritiene che l'attuazione degli interventi sarà subordinata alla realizzazione delle opere di urbanizzazione
primaria. Rientrano in questa categoria ai sensi dell'art. 4, legge 29 settembre 1964, n. 847:
•
•
•
•
•
•
•
le strade a servizio degli insediamenti, compresi gli allacciamenti alla viabilità principale dei lotti edificabili;
gli spazi necessari per la sosta e il parcheggio degli autoveicoli, in relazione alle caratteristiche degli insediamenti;
i condotti idonei alla raccolta ed allo scarico delle acque luride (nere) ed i relativi allacciamenti alla rete principale
urbana, compresi gli impianti di depurazione;
la rete idrica, costituita dalle condotte per l’erogazione dell’acqua potabile e relative opere per la captazione, il
sollevamento ed accessorio, nonché dai necessari condotti d’allacciamento alla rete principale urbana;
la rete per l’erogazione e la distribuzione dell’energia elettrica per usi domestici e industriali comprese le cabine
secondarie;
la rete del gas combustibile per uso domestico ed i relativi condotti d’allacciamento;
la rete telefonica, comprese le centraline telefoniche a servizio degli edifici;
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•
la pubblica illuminazione comprendente le reti e gli impianti per l’illuminazione delle aree e delle strade pubbliche e
d’uso pubblico;
•
gli spazi di verde attrezzato, le aree a servizio dei singoli edifici mantenute a verde con alberature ed eventuali
attrezzature.
In merito agli ambiti oggetto di Accordo Pubblico Privato si osserva che:
•
con l’attuazione dell’A.P.P. N. 1 è prevista la riorganizzazione della mobilità mediante la realizzazione di una nuova
viabilità di collegamento tra Via Costamala e Via Zecchina;
•
con l’attuazione dell’A.P.P. N. 2 è previsto il potenziamento della viabilità esistente e la realizzazione di una nuova
viabilità funzionali alla riorganizzazione e fluidificazione del sistema della mobilità e il
potenziamento/completamento della rete di percorsi ciclopedonali.
Emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso
Emissioni gassose
Le emissioni gassose che possono essere prodotte come conseguenza delle operazioni necessarie per la realizzazione di
nuove strutture e/o riqualificazione/riconversione delle volumetrie esistenti sono imputabili alle fasi di cantiere. Le emissioni
gassose in fase di cantiere possono derivare da:
• Presenza di mezzi meccanici motorizzati (ruspe, gru, camion, auto, ecc.), per i quali sarà opportuna la verifica del
rispetto delle normative sulle emissioni gassose dei motori a benzina, diesel e GPL/metano, certificata dalle
periodiche revisioni presso centri autorizzati;
• Presenza in cantiere di attrezzature per eseguire tagli, demolizioni, forature e quant’altro su manufatti ed elementi
in legno, metalli, leghe, calcestruzzo, semplice ed armato ecc.
Tali attività potrebbero comportare un potenziale impatto in termini di inquinamento atmosferico e aumento del particolato
presente. Quest’ultimo potrebbe inoltre essere dovuto anche, in minima parte, alla presenza di accumuli temporanei di
terreno. I gas combusti provenienti dal funzionamento dei mezzi d’opera sono costituiti essenzialmente da NOx, SOx, CO,
idrocarburi esausti, aldeidi e particolato. Con riferimento alle polveri le maggiori sorgenti di emissione saranno costituite dalle
piste di cantiere, dall’area di deposito e movimentazione dei materiali, nonché dal possibile effetto di risollevamento del
vento. Si tratta comunque di un disturbo temporaneo che si esaurisce con la fine della fase di cantiere.
In riferimento alle attività in esercizio le emissioni in atmosfera sono riconducibili ai reflui gassosi provenienti dagli impianti
per la produzione di energia termica e/o elettrica (caldaie, etc.) impiegati ad uso civile e commerciale e dal traffico veicolare.
Produzione di reflui
Durante la fase di cantiere i reflui sono riconducibili alla presenza antropica (bagni chimici localizzati in corrispondenza delle
aree di intervento e destinati ai tecnici e agli operai impegnati nella realizzazione delle opere edilizie ed infrastrutturali, etc.).
In fase di esercizio invece è possibile individuare differenti tipologie di reflui: domestiche e assimilabili.
Rifiuti
Di norma i rifiuti prodotti durante la fase di realizzazione dell’intervento vanno stoccati momentaneamente in apposite aree di
cantiere attrezzate allo scopo e conferiti successivamente presso discariche autorizzate, secondo le disposizioni di legge
vigenti.
Sversamenti accidentali
La presenza di macchine operatrici in cantiere può comportare un possibile rilascio, a causa di perdite di olio e di carburante
dai mezzi meccanici, di sostanze nocive. Si tratta comunque di un disturbo “temporaneo” che è legato alla durata della fase
di cantiere. Si evidenzia inoltre che gli eventuali sversamenti saranno comunque imputabili a situazioni accidentali e in ogni
caso saranno presumibilmente di piccola entità.
Rumori
Le emissioni rumorose che possono essere prodotte come conseguenza della trasformazione urbanistico – territoriale sono
imputabili alle fasi di cantiere e di esercizio. Le emissioni rumorose in fase di cantiere possono derivare da:
• Presenza di mezzi meccanici motorizzati (ruspe, gru, camion, auto, ecc.), per i quali sarà opportuna la verifica del
buon funzionamento;
• Presenza in cantiere di attrezzature per eseguire tagli, demolizioni, forature e quant’altro su manufatti ed elementi
in legno, metalli, leghe, calcestruzzo, semplice ed armato, per i quali sarà opportuna la verifica del buon
funzionamento.
In riferimento all’attività di esercizio, le emissioni rumorose sono riconducibili a fonti fisse (attività, impianti, ecc.) ed al traffico
veicolare. In relazione all’esercizio delle attività e al rumore da esse prodotte la legislazione nazionale vigente, rappresentata
in particolare dalla Legge Quadro sull’inquinamento acustico n. 447 del 1995, detta specifiche misure per la prevenzione
dell’impatto acustico generato da attività produttive, discoteche, impianti sportivi e ricreativi, infrastrutture per la viabilità e
ferroviarie, etc.
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Inquinamento luminoso
Con l’entrata in vigore della Legge Regionale n.17 del 7 Agosto 2009 “Nuove norme per il contenimento dell’inquinamento
luminoso, il risparmio energetico nell’illuminazione per esterni e per la tutela dell’ambiente e dell’attività svolta dagli
osservatori astronomici”, tutti i nuovi impianti di illuminazione pubblica o privata realizzati in tutto il territorio regionale anche
a scopo pubblicitario, dovranno essere autorizzati dai Comuni o dalle Province sulla base di progetto illuminotecnico redatto
da un professionista iscritto agli ordini o collegi professionali. Sono esclusi dall’obbligo di progetto gli impianti di modesta
entità di cui all’art. 7 comma 3). Inoltre all’art. 9 comma 2 si considerano conformi ai principi di contenimento
dell'inquinamento luminoso e del consumo energetico gli impianti che rispondono ai seguenti requisiti di cui ai punti da a) a
d).
Alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria, acqua, suolo (escavazioni, deposito materiali,
dragaggi, ….)
Le alterazioni dirette connesse con le trasformazioni possono potenzialmente essere:
• Scavi e movimenti di terra;
• Deposito di materiali;
• Alterazione della qualità delle acque superficiali e sotterranee;
• Alterazione della qualità dell’aria;
• Alterazioni del clima acustico.
Norme Tecniche
Attuazione
di
Possibilità effetti negativi
Il P.A.T. fissa i limiti fisici alla nuova edificazione con riferimento alla strategia insediativa definita per i singoli sistemi
insediativi e per i diversi ambiti funzionali, alle caratteristiche paesaggistico-ambientali ed agronomiche ed agli obiettivi di
salvaguardia dell’integrità dei luoghi del territorio comunale (comma 1)
Art. 45 – Limiti fisici alla
nuova edificazione
Nessuna
Con riferimento all’art. 46 “Linee preferenziali di sviluppo insediativo” si definiscono di seguito gli elementi che possono
produrre incidenze nei termini di: utilizzo di risorse; fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti
infrastrutturali; emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso; alterazioni dirette e indirette sulle componenti
ambientali aria, acqua, suolo.
Art.
46
–
Linee
preferenziali di sviluppo
insediativo
Si riportano anche i seguenti elementi utili ai fini della valutazione:
•
•
testo della Norma;
distanza dai Siti Natura 2000 e dagli elementi chiave di questi
ART. 46 – LINEE PREFERENZIALI DI SVILUPPO INSEDIATIVO
STRUMENTI E LEGISLAZIONE DI RIFERIMENTO
1.
Legge Regionale n. 11 del 23.04.2004, “Norme per il governo del territorio”.
INDIVIDUAZIONE CARTOGRAFICA
2.
Tavola 4.1, “Carta delle Trasformabilità”
CONTENUTI E FINALITÀ
3.
4.
Il P.A.T. fissa le “Linee preferenziali di sviluppo insediativo” rispetto alle aree di urbanizzazione consolidata e alle trasformazioni
previste dal P.R.G.C. Vigente alla data di adozione del P.A.T. articolandole su quattro livelli:
a) linee preferenziali di sviluppo insediativo a destinazione residenziale;
b) linee preferenziali di sviluppo insediativo a destinazione residenziale da concertare con il Parco Naturale Regionale del Fiume
Sile;
c) linee preferenziali di sviluppo insediativo a destinazione produttiva
d) prevalente destinazione d’uso commerciale.
Per le “linee preferenziali di sviluppo insediativo a destinazione residenziale da concertare con il Parco Naturale Regionale del Fiume
Sile”, di cui al precedente comma 3, lett. b) del presente Articolo, il P.A.T. elabora una specifica “Azione Strategica”, definita
nell’Allegato B “Azioni Strategiche”, punto 2.
DIRETTIVE
5.
Il P.I. in coerenza con gli indirizzi del P.A.T. ed i limiti quantitativi fissati nella disciplina degli A.T.O., definisce gli ambiti di sviluppo
edilizio individuando specifiche zone residenziali, secondarie e terziarie sulla base dei seguenti criteri:
a) configurarsi in modo coerente e compatibile con le aree di urbanizzazione consolidata contigue;
b) relazionarsi e integrarsi organicamente con gli insediamenti esistenti/programmati, per quanto riguarda le funzioni, l’immagine
urbana e le relazioni viarie e ciclopedonali;
c) inserirsi visivamente in maniera armonica nel territorio, ricomponendo e riqualificando adeguatamente il fronte dell’edificato
verso il territorio agricolo;
d) attenersi prioritariamente alle “linee preferenziali di sviluppo insediativo”.
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6.
Le previsioni di sviluppo definite dal P.I., in conformità alle indicazioni del P.A.T., dovranno essere giustificate da un’effettiva
domanda di nuova residenza e attività economiche che andrà soddisfatta prioritariamente attraverso il recupero dei nuclei esistenti e
gli interventi di riqualificazione del tessuto edilizio esistente.
7.
Il P.I. può prevedere una ripartizione e distribuzione dei quantitativi fissati nella disciplina degli A.T.O esternamente alle linee
preferenziali di sviluppo a completamento delle aree di urbanizzazione consolidata, di edificazione diffusa e degli edifici isolati in zona
agricola fatto salvo il rispetto dei “limiti fisici alla nuova edificazione”, degli obiettivi generali di contenimento del consumo di suolo e
dei vincoli e tutele del P.A.T., e delle condizioni di sostenibilità evidenziate nella V.A.S..
PRESCRIZIONI E VINCOLI
8.
Tutte le nuove aree di espansione individuate dal P.I. dovranno essere soggette a P.U.A. e all’istituto della perequazione urbanistica
previsto dall’Art. 35 della L.R. 11/2004 e dall’Art. 4 delle presenti N.T..
Distanze dai Siti Natura 2000
Le linee preferenziali di sviluppo insediativo a destinazione residenziale, produttiva e commerciale sono tutte esterne al SIC
– ZPS in esame e pertanto risultano esterne anche agli elementi chiave di questi. Ad eccezione della linea preferenziale di
sviluppo insediativo a destinazione residenziale da concentare con il Parco Naturale Regionale del fiume Sile (in quanto
interna all’ambito del Parco) che risulta prossima al SIC - ZPS, le restanti linee individuate dal Piano distano più di 300 m e
sono esterne al perimetro del Parco. Si evidenzia la presenza di linee di espansione a destinazione residenziale lungo Via F.
Baracca (ATO 1) che sono esterne al perimetro del Parco del Sile ma contigue (la distanza dal SIC – ZPS è di circa 345 m).
Le linee preferenziali di sviluppo insediativo a destinazione produttiva sono ubicate a sud dei Siti Rete Natura 2000 e distano
da essi più di 400 m.
La linea preferenziale di sviluppo insediativo a destinazione commerciale è ubicata a Sud dei Siti Rete Natur 2000 e dista da
essi circa 160 m.
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Utilizzo delle risorse
Le previsioni di sviluppo dovranno essere giustificate da un’effettiva domanda di nuova residenza e attività economiche che
andrà soddisfatta prioritariamente attraverso il recupero dei nuclei esistenti e gli interventi di riqualificazione del tessuto
edilizio esistente. Qualora le trasformazioni interessino aree agricole si potrà avere un consumo di suolo. In merito alle
materie prime utilizzate per la realizzazione degli interventi è auspicabile che tutti i materiali impiegati nella realizzazione
delle trasformazioni urbanistico – territoriali siano forniti da appositi produttori autorizzati alla loro trasformazione e
commercializzazione. L’insediamento di nuovi abitanti e di attività produttive/commerciali comporterà un incremento della
domanda di acqua potabile (emungimento acqua) e di energia
Fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali
L'attuazione degli interventi è subordinata alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria. Rientrano in questa
categoria ai sensi dell'art. 4, legge 29 settembre 1964, n. 847:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
le strade a servizio degli insediamenti, compresi gli allacciamenti alla viabilità principale dei lotti edificabili;
gli spazi necessari per la sosta e il parcheggio degli autoveicoli, in relazione alle caratteristiche degli insediamenti;
i condotti idonei alla raccolta ed allo scarico delle acque luride (nere) ed i relativi allacciamenti alla rete principale
urbana, compresi gli impianti di depurazione;
la rete idrica, costituita dalle condotte per l’erogazione dell’acqua potabile e relative opere per la captazione, il
sollevamento ed accessorio, nonché dai necessari condotti d’allacciamento alla rete principale urbana;
la rete per l’erogazione e la distribuzione dell’energia elettrica per usi domestici e industriali comprese le cabine
secondarie;
la rete del gas combustibile per uso domestico ed i relativi condotti d’allacciamento;
la rete telefonica, comprese le centraline telefoniche a servizio degli edifici;
la pubblica illuminazione comprendente le reti e gli impianti per l’illuminazione delle aree e delle strade pubbliche e
d’uso pubblico;
gli spazi di verde attrezzato, le aree a servizio dei singoli edifici mantenute a verde con alberature ed eventuali
attrezzature.
Emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso
Emissioni gassose
Le attività di cantiere potrebbero comportare un potenziale impatto in termini di inquinamento atmosferico e aumento del
particolato presente. Quest’ultimo potrebbe inoltre essere dovuto anche, in minima parte, alla presenza di accumuli
temporanei di terreno. I gas combusti provenienti dal funzionamento dei mezzi d’opera sono costituiti essenzialmente da
NOx, SOx, CO, idrocarburi esausti, aldeidi e particolato. Con riferimento alle polveri le maggiori sorgenti di emissione saranno
costituite dalle piste di cantiere, dall’area di deposito e movimentazione dei materiali, nonché dal possibile effetto di
risollevamento del vento. Si tratta comunque di un disturbo temporaneo che si esaurisce con la fine della fase di cantiere.
In fase di esercizio le emissioni gassose sono riconducibili a fonti fisse (caldaie, impianti, ecc.) per le quali andrà verificato il
rispetto dei limiti di emissione nell’atmosfera e fonti mobili, veicoli, di più difficile quantificazione per i quali s’ipotizzano le
medesime verifiche effettuate sui mezzi di cantiere.
Per quanto la possibilità di insediare nuove attività produttive - artigianali si evidenzia che le emissioni in atmosfera
provenienti dagli impianti utilizzati all'interno dei cicli produttivi saranno variabili in relazione alle diverse tipologie di industrie
che andranno ad insediarsi nelle aree produttive individuate dal nuovo strumento urbanistico.
Relativamente all’espansione di tipo commerciale gli impatti sulla qualita dell’aria a seguito della realizzazione della
superficie di vendita, sono dovuti principalmente alle emissioni di inquinanti derivanti dal traffico aggiuntivo, generato ed
attratto dall’intervento, e al funzionamento degli impianti tecnologici utilizzati nelle strutture di vendita.
Produzione di reflui
Durante la fase di cantiere i reflui sono riconducibili alla presenza antropica (bagni chimici, ecc.). Il potenziale insediamento
di nuovi abitanti comporterà inevitabilmente un aumento della produzione di reflui che dovranno essere correttamente gestiti.
In merito alla produzione di reflui derivanti dall’esercizio di attività produttive/artigianali essi variano notevolmente nella
composizione in funzione della tipologia di attività che andranno a stabilirsi all’interno degli ambiti individuati dal Piano.
Rifiuti
Di norma i rifiuti prodotti durante la fase di realizzazione dell’intervento vanno stoccati momentaneamente in apposite aree di
cantiere attrezzate allo scopo e conferiti successivamente presso discariche autorizzate, secondo le disposizioni di legge
vigenti.
Sversamenti accidentali
La presenza di macchine operatrici in cantiere può comportare un possibile rilascio, a causa di perdite di olio e di carburante
dai mezzi meccanici, di sostanze nocive. Si tratta comunque di un disturbo “temporaneo” che è legato alla durata della fase
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de cantiere. Si evidenzia inoltre che gli eventuali sversamenti saranno comunque imputabili a situazioni accidentali e in ogni
caso saranno presumibilmente di piccola entità.
Rumori
Le emissioni rumorose che possono essere prodotte come conseguenza della trasformazione urbanistico – territoriale sono
imputabili alle fasi di cantiere e di esercizio. Le emissioni rumorose in fase di cantiere possono derivare da:
• Presenza di mezzi meccanici motorizzati (ruspe, gru, camion, auto, ecc.), per i quali sarà opportuna la verifica del
buon funzionamento;
• Presenza in cantiere di attrezzature per eseguire tagli, demolizioni, forature e quant’altro su manufatti ed elementi
in legno, metalli, leghe, calcestruzzo, semplice ed armato, per i quali sarà opportuna la verifica del buon
funzionamento.
In riferimento all’attività di esercizio le emissioni rumorose sono riconducibili a fonti fisse (attività, impianti, ecc.) ed al traffico
veicolare. In relazione all’esercizio delle attività e al rumore da esse prodotte la legislazione nazionale vigente, rappresentata
in particolare dalla Legge Quadro sull’inquinamento luminoso n. 447 del 1995, detta specifiche misure per la prevenzione
dell’impatto acustico generato da attività produttive, discoteche, impianti sportivi e ricreativi, infrastrutture per la viabilità e
ferroviarie, etc.
Inquinamento luminoso
Con l’entrata in vigore della Legge Regionale n.17 del 7 Agosto 2009 “Nuove norme per il contenimento dell’inquinamento
luminoso, il risparmio energetico nell’illuminazione per esterni e per la tutela dell’ambiente e dell’attività svolta dagli
osservatori astronomici”, tutti i nuovi impianti di illuminazione pubblica o privata realizzati in tutto il territorio regionale anche
a scopo pubblicitario, dovranno essere autorizzati dai Comuni o dalle Province sulla base di progetto illuminotecnico redatto
da un professionista iscritto agli ordini o collegi professionali. Sono esclusi dall’obbligo di progetto gli impianti di modesta
entità di cui all’art. 7 comma 3). Inoltre all’art. 9 comma 2 si considerano conformi ai principi di contenimento
dell'inquinamento luminoso e del consumo energetico gli impianti che rispondono ai seguenti requisiti di cui ai punti da a) a
d).
Alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria, acqua, suolo (escavazioni, deposito materiali,
dragaggi, ….)
Le alterazioni dirette e indirette connesse con le trasformazioni possono potenzialmente essere:
Cambio di destinazione d’uso dei suolo;
Scavi e movimenti di terra;
Deposito di materiali;
Alterazione della qualità delle acque superficiali e sotterranee;
Alterazione della qualità dell’aria;
Alterazioni del clima acustico.
Norme Tecniche
Attuazione
di
Possibilità effetti negativi
Il P.A.T. classifica quali “Servizi di interesse comune di maggiore rilevanza” le aree e/o complessi di servizi istituzionali
pubblici a scala territoriale di rilevanza comunale e/o sovracomunale esistenti e di progetto (comma 3).
Il P.I. provvederà a disciplinare (comma 4):
a) le funzioni da confermare;
b) le funzioni da trasferire;
c) le funzioni da riconvertire;
d) i nuovi ambiti o gli ampliamenti di quelli esistenti, necessari per attuare le strategie di Piano e le dotazioni prescritte
dalle disposizioni di legge vigenti.
Il P.I., in coerenza con gli indirizzi del P.A.T (comma 5):
a) disciplina gli interventi ammissibili in assenza di P.U.A.;
b) indica gli strumenti attuativi e le modalità di trasformazione urbanistica, garantendo il coordinamento degli interventi
urbanistici, disciplinando le destinazioni d’uso e valutando la possibilità di operare con programmi complessi;
c) prevede interventi di miglioramento qualitativo delle strutture con adeguata accessibilità dalla rete viaria di
distribuzione urbana e dalla rete dei percorsi ciclopedonali, adeguata dotazione di opere di urbanizzazione primaria,
prevenzione o mitigazione degli inquinamenti di varia natura ed eliminazione delle barriere architettoniche.
Art. 47 – Servizi di
interesse comune di
maggiore
rilevanza
esistenti e di progetto
Art. 48 – Infrastrutture di
maggior
rilevanza
esistenti e di progetto
Gli ambiti denominati “servizi di interesse comune di maggiore rilevanza esistenti e di progetto” posti all’interno del Parco
Naturale Regionale del fiume Sile sono soggetti alla disciplina delle Norme di Attuazione del Piano Ambientale del Parco
Naturale Regionale del fiume Sile (comma 7).
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.)
e/o di singoli progetti.
Il P.A.T. individua gli assi infrastrutturali esistenti di maggior rilevanza:
a)
Strada Regionale n. 515, Noalese;
b)
Strada Provinciale n. 79, delle Cave;
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c)
Strada Provinciale n. 5, Castellana;
d)
Strada Provinciale n. 17, del Sile;
e)
Asse Via Capitello - Via Giorgione.
gli assi infrastrutturali di maggior rilevanza di progetto:
f)
g)
h)
i)
j)
Viabilità alternativa alla S.R. 53 “Postumia” tra i comuni di Quinto di Treviso, Paese e Istrana;
Viabilità di superamento del centro storico di Quinto di Treviso;
Viabilità di accesso all’istituto scolastico di Via Donatori del Sangue;
Viabilità di raccordo tra Via I Maggio e Via Sega;
Viabilità di raccordo tra Via Mattei e Via Zecchina;
le rotatorie di progetto:
k)
l)
m)
n)
o)
p)
Sulla viabilità alternativa alla S.R. 53 “Postumia”;
Sulla viabilità di superamento del centro storico di Quinto di Treviso;
Sulla la viabilità di raccordo tra Via Mattei e Via Zecchina.
Tra la Tangenziale Sud di Treviso e Via Postumia;
Tra Via Emiliana-Via San Bernardino e Via Emiliana-Via Isonzo;
Tra Via Cornarotta e Via Monsignor L. Tognana.
Come si evince dalla lettura della TAV. 4 “Carta della trasformabilità”, il PAT riporta in tavola il tracciato relativo alla viabilità
alternativa alla SR 53 “Postumia”. Trattasi di un recepimento di una viabilità di livello sovra comunale che bypassa i centri
urbani dei comuni di Istrana e di Paese e quindi interessa solo marginalmente il territorio comunale di Quinto.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla DGR 3173/06 in fase di progettazione degli interventi
relativi alla viabilità di livello sovra comunale alternativa alla S.R. 53 "Postumia" e alle rotatorie di progetto
individuate in TAV. 4 del PAT.
Con riferimento alle seguenti viabilità di progetto:
•
•
•
•
Viabilità di superamento del centro storico di Quinto di Treviso;
Viabilità di accesso all’istituto scolastico di Via Donatori del Sangue;
Viabilità di raccordo tra Via I Maggio e Via Sega;
Viabilità di raccordo tra Via Mattei e Via Zecchina;
si definiscono di seguito gli elementi che possono produrre incidenze nei termini di: utilizzo di risorse; fabbisogno nel
campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali; emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso;
alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria, acqua, suolo.
Sono utili ai fini della valutazione:
•
•
testo della Norma;
distanza dai Siti Natura 2000 e dagli elementi chiave di questi
ART. 48 – INFRASTRUTTURE DI MAGGIOR RILEVANZA ESISTENTI E DI PROGETTO
STRUMENTI E LEGISLAZIONE DI RIFERIMENTO
1.
Legge Regionale n. 11 del 23.04.2004, “Norme per il governo del territorio”.
INDIVIDUAZIONE CARTOGRAFICA
2.
Tavola 4.1, “Carta delle Trasformabilità”
3.
Il P.A.T. individua gli assi infrastrutturali esistenti di maggior rilevanza:
a) Strada Regionale n. 515, Noalese;
b) Strada Provinciale n. 79, delle Cave;
c) Strada Provinciale n. 5, Castellana;
d) Strada Provinciale n. 17, del Sile;
e) Asse Via Capitello - Via Giorgione.
gli assi infrastrutturali di maggior rilevanza di progetto:
f)
g)
h)
i)
j)
Viabilità alternativa alla S.R. 53 “Postumia” tra i comuni di Quinto di Treviso, Paese e Istrana;
Viabilità di superamento del centro storico di Quinto di Treviso;
Viabilità di accesso all’istituto scolastico di Via Donatori del Sangue;
Viabilità di raccordo tra Via I Maggio e Via Sega;
Viabilità di raccordo tra Via Mattei e Via Zecchina;
le rotatorie di progetto:
k)
l)
m)
n)
o)
p)
Sulla viabilità alternativa alla S.R. 53 “Postumia”;
Sulla viabilità di superamento del centro storico di Quinto di Treviso;
Sulla la viabilità di raccordo tra Via Mattei e Via Zecchina.
Tra la Tangenziale Sud di Treviso e Via Postumia;
Tra Via Emiliana-Via San Bernardino e Via Emiliana-Via Isonzo;
Tra Via Cornarotta e Via Monsignor L. Tognana.
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CONTENUTI E FINALITÀ
4.
Il P.A.T. definisce quale obiettivo prioritario la realizzazione di una serie di interventi di nuova costruzione e riqualificazione
geometrica e/o funzionale degli assi infrastrutturali appartenenti alla rete della mobilità, come elencata al comma terzo del presente
Articolo, al fine di conseguire il miglioramento complessivo della viabilità a livello territoriale attraverso:
a) il raggiungimento di più elevati standard di sicurezza;
b) la moderazione del traffico nei tratti urbani;
c) la riorganizzazione dei flussi di traffico;
d) la salvaguardia degli insediamenti dall’inquinamento e dal rumore;
e) la qualificazione dei materiali e degli spazi.
DIRETTIVE
5.
Il P.I. provvederà a disciplinare per le singole infrastrutture esistenti e di nuova previsione:
a) la categoria di appartenenza;
b) le modalità di realizzazione e/o riqualificazione;
c) gli interventi di compensazione ambientale;
d) gli interventi relativi alla moderazione del traffico;
e) gli interventi “complementari” riguardanti le intersezioni ed i collegamenti con gli assi principali;
f) gli interventi di qualificazione paesaggistica riguardanti il verde e l’arredo.
PRESCRIZIONI E VINCOLI
6.
Nella progettazione e realizzazione della viabilità di nuova previsione dovranno:
a) essere predisposte fasce di mitigazione lungo il tracciato stradale con il duplice intento di mitigare l’impatto paesaggistico e
acustico – atmosferico dei nuovi tratti di viabilità. Dette fasce, costituite da siepi e fasce tampone, dovranno essere previste nei
punti di interfaccia dell’infrastruttura con aree della Rete Ecologica o con suoli agrari ancora integri o in ambiti non ancora
edificati in generale. Anche in prossimità di zone residenziali (esistenti o di progetto) dovranno essere studiati interventi di
mitigazione dall’impatto acustico e paesaggistico da realizzarsi preferibilmente mediante la realizzazione di fasce vegetazionali.
b) essere rispettate le prescrizioni del Codice della Strada (Art. 16 e Art 26) in merito alle distanze minime da rispettare per la
piantumazione di elementi vegetazionali (siepi, arbusti, alberi). In linea generale si consiglia la realizzazione di una prima fascia
di siepi e cespugli e di una seconda fascia costituita da filari arborei. Per la seconda fascia si ritiene opportuno che l’interasse
tra gli alberi sia valutato anche tenendo in considerazione la visibilità del tracciato stradale da parte degli utenti, ai fini di
garantire una maggiore sicurezza per gli stessi. In tutti i casi le specie dovranno essere scelte in relazione agli habitat esistenti
e al contesto paesaggistico, oltre che in relazione alla loro funzionalità.
7.
Nella progettazione e realizzazione della viabilità di progetto inerente il superamento del centro storico di Quinto di Treviso, dovrà
essere individuata e realizzata la migliore soluzione tecnica, viabilistica e paesaggistica al fine di tutelare l’assetto infrastrutturale ad
uso ciclopedonale del sedime dell’ex ferrovia Treviso-Ostiglia. A tal fine la soluzione viabilistica individuata nell’Elab. 24 Tav. 4.1
Carta delle Trasformabilità non è prescrittiva ma puramente indicativa.
Distanza dai Siti Natura 2000
La viabilità di progetto risulta esterna al SIC – ZPS in esame e quindi agli elementi chiave di questi. Il tracciato di progetto più
prossimo ai Siti Rete Natura 2000 prevede il raccordo tra Via I Maggio e Via Sega e ricade nell’ambito del Parco Naturale
Regionale del Fiume Sile; esso dista dai Siti Natura 2000 circa 60 m.
La viabilità di accesso all’istituto scolatico di Via Donatori del Sangue dista circa 260 m dal SIC – ZPS ed è separato da essi
da una cintura urbanizzata. Il tracciato si ritiene esterno all’ambito del Parco Naturale Regionale del fiume Sile.
La viabilità di raccordo tra Via Mattei e Via Zecchina è ubicata a sud dei Siti Rete Natura 2000 e dista da essi circa 760 m.
La viabilità di superamento del centro storico di Quinto di Treviso dista dal SIC IT3240028 circa 610 m ed è separato da
esso dal centro abitato di Quinto di Treviso.
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Utilizzo di risorse
Il PAT definisce quale obiettivo prioritario la realizzazione di una serie di interventi di nuova costruzione e riqualificazione
geometrica e/o funzionale degli assi infrastrutturali appartenenti alla rete della mobilità. La realizzazione di una nuova
infrastruttura di progetto comporta inevitabilmente un consumo di suolo. In merito alle materie prime utilizzate per la
realizzazione degli interventi è auspicabile che tutti i materiali impiegati nella realizzazione delle infrastrutture di progetto
siano forniti da appositi produttori autorizzati alla loro trasformazione e commercializzazione.
Fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali
Gli interventi infrastrutturali previsti dal Piano sono finalizzati al conseguimento del miglioramento complessivo della viabilità
a livello territoriale attraverso il raggiungimento di più elevati standard di sicurezza, la moderazione del traffico nei tratti
urbani e la riorganizzazione dei flussi di traffico.
Emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso
Durante la realizzazione della viabilità di progetto si avrà emissione di sostanze in atmosfera, sollevamento di polveri,
generazione di rumore (utilizzo di macchinari e traffico legato al trasporto dei materiali) e possibile rilascio, a causa di perdite
di olio e di carburante dai mezzi meccanici, di sostanze nocive. In particolare, durante le operazioni di scavo e di riporto di
materiali inerti (movimenti di terra) verranno utilizzate macchine operatrici. Emissioni di sostanze in atmosfera e generazione
di rumore si hanno anche durante la posa di pavimentazioni bituminose, le opere di finitura e segnaletica stradale e la
realizzazione di manufatti in opera o posti in opera se prefabbricati, qualora il progetto lo richiedesse. In fase di cantiere si ha
la produzione di materiali di risulta.
L’area dove verrà realizzata la nuova viabilità di progetto sarà interessata potenzialmente da inquinamento luminoso e da
traffico veicolare che comporta inquinamento atmosferico e acustico. È noto inoltre che l’acqua raccolta dalla sede stradale
dopo un evento piovoso è ricca di sostanze inquinanti provenienti dall’usura dei pneumatici, da perdite di olio ed altri fluidi
rilasciati dai veicoli, da materiali di usura dei freni etc. e crea inquinamento di tipo diffuso. Accanto a queste sorgenti di
inquinamento, vi è poi la possibilità di inquinamento in caso di incidenti a veicoli che trasportano fluidi (inquinamento di tipo
puntuale).
Gli interventi di riqualificazione geometrica e/o funzionale degli assi infrastrutturali potranno invece generare effetti
potenzialmente positivi sulle componenti atmosfera e clima acustico in termini di moderazione del traffico veicolare,
riorganizzazione dei flussi di traffico e salvaguardia degli insediamenti dall’inquinamemnto e dal rumore. Relativamente alla
viabilità di progetto di superamento del centro abitato di Quinto, essa dovrebbe convogliare parte del traffico che allo stato
attuale versa sulla SR 515 “Noalese”. La riorganizzazione della viabilità di attraversamento del centro potrebbe quindi avere
come ripercussione positiva la fluidificazione del traffico e quindi una minore emissione di sostanze.
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Inoltre il comma 6 della norma in esame stabilisce che nella progettazione e realizzazione della viabilità di nuova previsione
dovranno essere predisposte fasce di mitigazione lungo tutto il tracciato stradale con l’intento di mitigare (oltre che
l’impatto paesaggistico) l’impatto atmosferico dei nuovi tratti di viabilità.
Alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria, acqua, suolo (escavazioni, deposito materiali,
dragaggi, ….)
Le alterazioni dirette e indirette connesse con le trasformazioni possono potenzialmente essere:
•
•
•
•
•
•
Cambio di destinazione d’uso dei suolo;
Scavi e movimenti terra;
Deposito di materiali;
Alterazione della qualità delle acque superficiali e sotterranee;
Alterazione della qualità dell’aria;
Alterazioni del clima acustico.
Norme Tecniche
Attuazione
di
Possibilità effetti negativi
Il P.A.T. individua i principali “Percorsi ciclopedonali esistenti e di progetto” sui quali basare la programmazione comunale
riguardante la mobilità ciclabile finalizzata a (cfr. comma 4):
a)
aumentare la mobilità in bicicletta offrendo al ciclista situazioni sicure, protette e confortevoli;
b)
migliorare la qualità di vita e l’immagine armoniosa e ad alta socialità dello spazio urbano;
c)
dare autonomia ed indipendenza agli utenti “deboli” della strada.
Il P.I. potrà individuare ulteriori tracciati o rettificare quelli indicati dal P.A.T. (comma 5).
La realizzazione potrà avvenire per parti con le modalità tecniche ed esecutive previste dalla normativa vigente e precisate
dal P.I. o dal progetto esecutivo con particolare attenzione al rispetto delle dimensioni minime, all’utilizzo quando possibile
di tracciati o elementi lineari già esistenti e con particolare cura nella scelta dei materiali di pavimentazione, delimitazione e
segnaletica in modo che siano coerenti con il contesto di appartenenza (comma 6).
Gli itinerari che si caratterizzano per l’interesse naturalistico e paesaggistico sono sottoposti alle successive ulteriori
prescrizioni (cfr. comma 9):
a.
non è consentita l’asfaltatura qualora non già esistente;
[…]
Art. 49 – Percorsi
ciclopedonali esistenti e
di progetto
Art. 50 – Ambiti territoriali
a cui attribuire valori di
tutela, riqualificazione e
valorizzazione
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.)
e/o di singoli progetti.
Il PAT individua il centro storico di Quinato di Treviso quale elemento di valore storico – culturale , monumentale e
paesaggistico (comma 3).
Per l’elemento in esame valgono le disposizioni normative previste negli artt. 20 e 34 delle NT del PAT alle quali si
rimanda.
Il P.A.T. individua i seguenti elementi di valore storico-culturale, monumentale e paesaggistico (cfr. comma 3):
Art. 51 – Ville Venete,
manufatti di archeologia
industriale,
contesti
figurativi
•
•
•
Ville venete individuate nella pubblicazione dell’Istituto Regionale per le Ville Venete;
Manufatti di archeologia industriale individuati dal PTCP;
contesto figurativo dell’ex Mulino di Cervara.
Per gli elementi in esame, valgono le disposizioni normative previste negli artt. 20 e 34 delle NT del PAT alle quali
si rimanda.
Il P.A.T. individua gli “Ambiti agricoli” che interessano le parti extraurbane, poste oltre il limite edificato destinate
all’esercizio dell’attività agricola e zootecnica (comma 4).
Il P.I. provvederà, congiuntamente ai piani di settore e alle misure previste dal P.S.R., ad incentivare e favorire (cfr. comma
5):
a.
b.
c.
d.
e.
f.
le produzioni diversificate, biologiche e di nicchia;
la produzione di filiere di biomasse a fini energetici;
le filiere corte agro-alimentari;
la manutenzione e ripristino del paesaggio storico-culturale;
lo sviluppo del turismo rurale;
lo sviluppo di nuclei residenziali.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.)
e/o di singoli progetti.
Art. 52 – Ambito agricolo
La rete ecologica è intesa come sistema interconnesso di habitat avente la funzione di salvaguardare la biodiversità e le
dinamiche ecologiche a supporto di uno sviluppo sostenibile. La diversità biologica comprende la variabilità degli organismi
viventi di ogni origine, compresi gli ecosistemi terrestri, acquatici ed i complessi ecologici di cui fanno parte (comma 6).
Art. 53 – Rete ecologica
La Rete ecologica è definita dall’insieme dei seguenti elementi costitutivi previsti dal PTCP: Area Nucleo, corridoi ecologici
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secondari, aree di completamento, stepping zone, fasce tampone e varchi.
Di seguito si riportano i commi 9 – 15 dell’art. 53 riportanti Direttive, Prescrizioni e Vincoli.
[…]
DIRETTIVE
9. Il P.I. dovrà prevedere una specifica disciplina riguardante:
Aree Nucleo
i.
j.
k.
la regolamentazione della realizzazione delle infrastrutture e degli impianti tecnici attraverso:
la previsione di misure di mitigazione mirate alla ricostituzione della continuità della permeabilità biologica
nei punti critici di passaggio;
l’inserimento di strutture utili all’attraversamento faunistico;
la costituzione di aree di rispetto formate con elementi arborei ed arbustivi finalizzate alla conservazione
della biodiversità;
l’incentivazione e sostegno tecnico e finanziario alla gestione dell’agricoltura per il mantenimento delle
componenti di interesse ecologico e della biodiversità complessiva;
il riconoscimento delle aree identificate come critiche per la presenza di infrastrutture, aree insediative e
corridoi ecologici quali ambiti prioritari verso i quali convergere gli interventi di riorganizzazione mediante azioni
di mitigazione e compensazione;
Aree di completamento delle aree nucleo, Corridoi ecologici e Stepping zone
l.
m.
n.
o.
p.
q.
r.
s.
t.
le attività e gli interventi mirati alla conservazione od al ripristino delle componenti naturali e dei relativi equilibri;
i percorsi e gli spazi di sosta, rifugi, posti di ristoro, bivacchi, nonché i limiti e le condizioni di tale fruizione;
le opere necessarie al soddisfacimento dei fabbisogni idropotabili;
i tipi di intervento ammissibili negli edifici esistenti e le funzioni, usi, attività ammissibili in essi;
l’eventuale esercizio dell’ordinaria utilizzazione del suolo per le attività primarie, purché di tipo non intensivo se
di nuovo impianto;
i caratteri dei tipi costruttivi ammissibili per le nuove costruzioni, da riferire comunque alle tradizioni locali e
realizzati secondo la conformazione morfologica dei luoghi e compatibilmente con il prioritario obiettivo della
salvaguardia dei beni tutelati all’intorno;
le infrastrutture e gli impianti strettamente necessari allo svolgimento delle funzioni, usi, attività primarie;
la gestione dei boschi e delle foreste;
l’adeguamento ed il consolidamento di infrastrutture di bonifica, di irrigazione e di difesa del suolo esistenti,
nonché il miglioramento/adeguamento in sede delle infrastrutture viarie e ferroviarie esistenti. Eventuali
correzioni dei tracciati di queste potranno essere consentite subordinatamente alla predisposizione di progetti
di inserimento paesaggistico e minimizzazione degli impatti, prevedendo altresì la possibilità di recupero
ambientale dei tratti dismessi. L’attuazione di nuove sedi infrastrutturali di livello statale, regionale o provinciale
e/o la riqualificazione delle esistenti è comunque ammessa e, se non soggetta a VIA, è subordinata a verifica
di compatibilità ambientale, finalizzata ad individuare adeguate opere di mitigazione e/o compensazione;
Fasce tampone
u.
v.
w.
le nuove edificazioni ad alto consumo di suolo e/o fortemente impattanti;
le aree di idoneità faunistica, dettando norme differenziate in relazione al livello di idoneità, in analogia a
quanto disposto per le aree faunistiche comprese nelle altre aree della rete ecologica;
gli interventi di tutela e conservazione/riqualificazione degli stati in atto sui corsi d’acqua, con ricostruzione
delle fasce di vegetazione ripariale in particolare in corrispondenza degli innesti nelle aree nucleo;
Varchi
x.
y.
gli interventi sistemici anche intensivi di recupero ambientale e divieto di ulteriori artificializzazioni delle
naturalità esistenti o potenziali minacciati da occlusione causata da pressione insediativa o presenza
consistente di infrastrutture;
il reticolo stradale principale, particolarmente nei tratti ad alta interferenza prevedendo:
il divieto di ulteriori artificializzazioni delle naturalità esistenti o potenziali;
l’incremento degli interventi di deframmentazione;
l’incremento degli interventi anche intensivi di recupero ambientale;
l’obbligo di verifica di compatibilità ambientale, finalizzata ad individuare adeguate opere di mitigazione
e/o compensazione, delle nuove sedi infrastrutturali di livello statale, regionale o provinciale e/o la
riqualificazione delle esistenti non soggetta a VIA.
PRESCRIZIONI E VINCOLI
Aree Nucleo, Aree di completamento delle aree nucleo, Corridoi ecologici e Stepping zone
10
I progetti che implicano modificazione di usi, funzioni, attività in atto sono soggetti a valutazione di
incidenza (VINCA).
11
È fatto divieto, salvo che in motivate situazioni particolari da assoggettare comunque a valutazione
d’incidenza (VINCA) con esito positivo, di:
z.
illuminare i sentieri a distanza superiore a 500 metri dal perimetro dei centri abitati, ed a 200 metri dalle case
sparse e dai nuclei abitati;
aa. formare nuovi sentieri;
bb. realizzare nuove edificazioni sparse;
cc. praticare le coltivazioni in serra fissa di qualsiasi genere. Sono incentivate le coltivazioni tradizionali dei prodotti
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Valutazione di Incidenza
2014
tipici legati a luoghi e paesaggio.
12. Sono ammessi solamente:
a.
b.
c.
d.
e.
f.
g.
h.
riconnessione di parti discontinue della rete ecologica, con interventi di rivegetazione ovvero con opere
infrastrutturali (idonei by pass per la fauna selvatica, opere di mitigazione …);
dotazione di idonei sistemi per l’attraversamento della fauna per le strade esistenti o di nuova realizzazione;
riqualificazione degli ecosistemi esistenti in riferimento ai criteri di conservazione degli habitat;
interventi forestali che prevedano la riconversione dei boschi cedui in fustaia e la progressiva sostituzione delle
specie alloctone;
interventi per il mantenimento dei pascoli e delle praterie naturali;
realizzazione di interventi di ingegneria naturalistica finalizzati al miglioramento dell’assetto idrogeologico;
realizzazione di siepi e fasce boscate;
interventi di ampliamento di consistenze edilizie esistenti esclusivamente per usi agricoli confermati da
programmi aziendali approvati e giudicati compatibili dalla valutazione di incidenza (VINCA), e comunque
soggetti a misure compensative a compenso d’ogni riduzione della qualità ecologica complessiva dell’area.
Interventi di trasformazione nel territorio agricolo sono consentiti unicamente in conformità a piani aziendali
approvati, e preferibilmente localizzati nelle aree marginali della rete.
Fasce tampone
13. I progetti che implicano che implicano modificazione di usi, funzioni, attività in atto sono soggetti a
valutazione di incidenza (VINCA) in prossimità del SIC IT3240028 “Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso Ovest”
e della ZPS IT3240011 “Sile: sorgenti, paludi di Morgano e S. Cristina”; nelle aree distanti da quest’ultime ma
prossime a corridoi ecologici e /o altre aree a valenza naturalistica dovrà essere redatta un analisi che
dimostri comunque la compatibilità dell’opera con i luoghi. La necessità della procedura VINCA è valutata
comunque dal responsabile del procedimento.
14. L’attuazione di nuove sedi infrastrutturali e/o la riqualificazione delle esistenti se non soggette a VIA è subordinata a
verifica di compatibilità ambientale, finalizzata ad individuare adeguate opere di mitigazione e/o compensazione.
15. Non sono consentite coltivazioni in serra fissa di qualsiasi genere.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.)
e/o di singoli progetti.
Sono vincolate ai sensi dell’Art. 41 LR 11/2004 le aree comprese fra gli argini maestri ed il corso d’acqua dei fiumi e canali,
nonché una fascia di profondità di m. 100 (cento) dall’unghia esterna dell’argine principale per (cfr. comma 3):
a) Fiume Sile;
b) Roggia Piovega;
c) Fosso Dosson;
d) Scolo Serva.
Il P.I. individua, nelle aree di cui al comma 3, esternamente alle aree di urbanizzazione consolidata e degli ambiti di
edificazione diffusa, gli interventi edilizi ammessi e gli eventuali interventi di demolizione delle superfetazioni degradanti
(cfr. comma 5).
Fatte salve le disposizioni per i corsi d’acqua pubblici di cui al D.Lgs 42/2004, il PAT dispone che i corsi d’acqua di pregio
ambientale di cui al presente Articolo con relative fasce di tutela, siano salvaguardati sulla base delle seguenti disposizioni
(cfr. comma 6):
a. conservare il carattere ambientale delle vie d’acqua mantenendo i profili naturali del terreno, le alberate, le
siepi con eventuale ripristino dei tratti mancanti lungo i viali, le strade principali di accesso, lungo i confini, i
fosse e nelle aree di pertinenza degli edifici esistenti;
b. realizzare le opere attinenti al regime idraulico, alle derivazioni d’acqua, agli impianti, ecc, nonché le opere
necessarie per l’attraversamento dei corsi d’acqua; le opere devono essere realizzate nel rispetto dei caratteri
ambientali del territorio.
Art. 54 – Fasce di tutela
idrografia principale
Art. 55 – Norme
specifiche per il P.I.
Art. 56 – Norme
specifiche per le ATO e
per la SAU
Art. 57 – Verifica e
monitoraggio previsioni di
sostenibilità del PAT in
rapporto alla VAS
Art. 58 – Accorgimenti e
misure di mitigazione e
compensazione
in
riferimento alla VAS
Art. 59 – Indicazioni e
prescrizioni emerse nello
Studio di Valutazione di
Incidenza
Art. 60 – Applicazione
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.)
e/o di singoli progetti.
Nessuna
Nessuna
Nessuna
Nessuna
Nessuna
Il PAT prevede la possibilità di utilizzare la procedura dello sportello unico in variante per la rilocalizzazione o ampliamento
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della procedura dello
sportello unico per le
attività produttive
Valutazione di Incidenza
2014
delle attività in essere (comma 7).
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di S.U.A.P.
La localizzazione delle strutture di vendita deve essere uniformata alle direttive definite dalla programmazione regionale in
materia e alla pianificazione d’area vasta di livello provinciale (comma 4).
Art. 61 – Localizzazione
delle strutture di vendita
Art. 62 – Approvazione
del PAT
Art. 63 – Misure di
salvaguardia
Allegato A – Ambiti
Territoriali Omogenei
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.)
e/o di pianificazione attuativa.
Nessuna
Nessuna
Nessuna
Le azioni strategiche di cui all’allegato B riguardano:
•
•
•
la riorganizzazione della viabilità di attraversamento del centro storico;
linee preferenziali di sviluppo insediativo da concertare con il Parco del Sile;
collegamento con il fiume Sile
Come specificato all’art. 10, comma 4 delle NT, l’Allegato B “Azioni Strategiche” alle presenti NT e le Tavole di progetto
collegate non hanno valore prescrittivo ma sono finalizzate a suggerire possibili soluzioni per la trasformazione delle
aree e la realizzazione degli interventi previsti per i diversi ambiti territoriali.
Di particolare interesse l’Azione Strategica “Collegamento con il fiume Sile” di cui si riporta il testo.
AMBITO DI AZIONE
1.
La presente Azione Strategica riguarda un ambito individuato dalla Tavola n. 4.1, “Carta delle Trasformabilità” e
compreso all’interno del perimetro:
a)
del centro storico di Quinto di Treviso (in parte);
b)
del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile;
localizzato in ambito prospiciente Piazza Roma, rispettivamente collegato:
a)
a Nord con Via G. Ciardi
b)
a Ovest con Via Rosta;
c)
a Est con Via Vittorio Emanuele;
denominato “Punto di Accesso al Parco” dal vigente Piano Ambientale (P.A.) del Parco Naturale Regionale del
Fiume Sile.
OBIETTIVI
2.
Il P.I. in coerenza con gli indirizzi del P.A.T., i limiti quantitativi fissati nella disciplina degli A.T.O, i criteri per la
conservazione del centro storico e i contenuti del P.A. del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile, definisce gli
ambiti di riqualificazione e valorizzazione perseguendo i seguenti obiettivi:
a)
PECULIARITÀ STORICO-AMBIENTALI
Centro storico.
Definizione delle modalità per la tutela e valorizzazione del centro storico compatibilmente con i valori
naturalistici del Fiume Sile: ripristino dello storico rapporto terra-acqua, individuazione delle piazze e dei
collegamenti pedonali e ciclabili verso il Fiume Sile
b)
-
Edificio con grado di protezione.
Definizione delle modalità di intervento sul patrimonio edilizio esistente, , l’eliminazione di superfetazioni
e opere incongrue, la salvaguardia e/o il recupero delle facciate prospicienti il Fiume Sile
-
Ville Venete e Parco storico.
Tutela dei caratteri storico-architettonici, conservazione di coni visuali e di quinte, sistemazione degli
spazi scoperti di pregio paesaggistico, collegamento ciclopedonale con il Fiume Sile.
-
Fiume Sile.
Tutela dei caratteri naturalistico-ambientali e ripristino dei collegamenti tra acqua e terraferma.
CONNESSIONI CON LA VIABILITÀ
Punto di accesso al Parco.
Realizzazione di area di fruizione turistica e ricreativa (struttura polifunzionale, noleggio bici, attracco
pantane e visite guidate al Parco) e collegamento ciclo-pedonale con il Parco.
-
Passerella ciclopedonale.
Realizzazione passerella sospesa in legno di collegamento tra Piazza Roma e Via Rosta.
-
Percorso ciclopedonale.
Realizzazione di percorso ciclopedonale di collegamento tra:
1. Piazza Roma e la nuova passerella sospesa in legno;
2. Via Vittorio Emanuele (punto di accesso al Parco) e la nuova passerella sospesa in legno.
Allegato B. – Azioni
strategiche
e sistemazione percorso ciclo-pedonale di Via Rosta.
-
Belvedere.
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Valutazione di Incidenza
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Realizzazione di piazzole belvedere, punti di osservazione dell’avifauna.
c)
-
Piazza.
Ridisegno di Piazza Roma, realizzazione banchina sul Fiume Sile, ricollocazione monumento,
eliminazione collegamento carrabile verso Sud (Via Ciardi a senso unico).
-
Banchina attracco pantane.
Realizzazione banchina di attracco pantane, elemento di connessione con la mobilità fluviale.
FRUIZIONE TURISTICA E RICREATIVA
Struttura di fruizione turistica e ricreativa.
Nuova struttura polifunzionale a servizio del Parco, realizzazione di struttura di servizio (ricovero e
tettoia) per il noleggio bici, realizzazione di struttura di servizio all’attracco pantane e centro per le visite
guidate al Parco.
-
d)
Ambito di fruizione turistica e ricreativa.
Sistemazione a verde del punto di accesso al Parco e realizzazione di strutture di fruizione turistica e
ricreativa del parco.
VERDE E PARCHEGGI
Parcheggi.
Realizzazione di nuovi parcheggi e sistemazione dei parcheggi esistenti in Piazza Roma.
-
Ambito fluviale del Sile.
Salvaguardia dell’area di pertinenza del Fiume Sile e ripristino della vegetazione autoctona.
-
Vegetazione esistente e/o da realizzare.
Salvaguardia del patrimonio vegetativo, realizzazione di interventi di rimodellazione e nuove essenze
arboree e arbustive autoctone.
MODALITÀ E STRUMENTI DI ATTUAZIONE
3.
Gli interventi di riqualificazione e valorizzazione, come individuati nella Tavola n. 4.1, “Carta delle Trasformabilità” e
disciplinati nella presente “Azione Strategica” potranno essere subordinati alla definizione di un Accordo di
programma, ai sensi dell’Art. 7 della LR 11/04, sottoscritto da:
- Comune di Quinto di Treviso;
- Ente Parco Naturale Regionale del Fiume Sile;
che definisca gli interventi finalizzati alla riqualificazione ambientale e urbanistica del territorio interessato.
L'Allegato B "Azioni strategiche" si riferisce all'art. 10 al quale si rimanda.
Nella Tavola n. 4.1, “Carta delle Trasformabilità” sono perimetrati gli ambiti dei presenti Accordi sottoscritti tra Comune e
soggetti privati ai sensi dell’Art. 6 della L.R. n. 11/2004 e dell’Art. 9 delle presenti N.T. (cfr. comma 1).
Gli Accordi sono 2:
•
•
Accordo Art. 6 L.r. 11/2004 tra il comune di Quinto di Treviso e Rachello Costruzioni S.r.l.
Accordo Art. 6 L.r. 11/2004 tra il comune di Quinto di Treviso e i Sigg. Povellato Eugenio e Povellato Andrea.
Gli Accordi, i cui testi sottolineano ed evidenziano il carattere di rilevante interesse pubblico delle relative iniziative, come
richiesto dall’Art. 6 della L.R. 11/2004, contengono indirizzi e direttive per la formazione del successivo P.I. e dei P.U.A.. A
tale formazione si procederà confermando il metodo della concertazione già sperimentato nella fase di redazione del
P.A.T., nel rispetto delle procedure di Legge (comma 3).
Allegato C – Accordi tra
Soggetti Pubblici e Privati
Gli Accordi Pubblico Privati sono definiti da PAT come “Contesti territoriali destinati alla realizzazione di
Programmi Complessi (art. 44 NT). Per l’individuazione degli elementi che possono produrre incidenze nei termini
di: utilizzo di risorse; fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali; emissioni,
scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso; alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali aria,
acqua, suolo, si rimanda all’art. 44.
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Piano di Assetto del Territorio
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2.4
2.4.1
Valutazione di Incidenza
2014
Indicazione derivante dagli strumenti di Pianificazione
Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC)
Con Deliberazione di Giunta Regionale n. 372 del 17/02/09 è stato adottato il nuovo Piano Territoriale Regionale di
Coordinamento, ai sensi della legge regionale 23 aprile 2004, n.11 (artt. 24 e 25). Il nuovo Piano, che sostituisce
integralmente quello del 1992, fornisce gli obiettivi e le linee principali di organizzazione e di assetto del territorio regionale,
nonché le strategie e le azioni volte alla loro realizzazione. E’ dunque un piano di idee e scelte, piuttosto che di regole; un
piano di strategie e progetti, piuttosto che di prescrizioni, di orientamento per la pianificazione provinciale e di quella
comunale. La finalità del PTRC è di “proteggere e disciplinare il territorio per migliorare la qualità della vita in un’ottica di
sviluppo sostenibile e in coerenza con i processi di integrazione e sviluppo dello spazio europeo, attuando la Convenzione
Europea del Paesaggio, contrastando i cambiamenti climatici e accrescendo la competitività”.
Con DGR n. 118/CR del 04/08/2009 il Piano è stato controdedotto sulla base delle osservazioni e proposte pervenute e
trasmesso in Consiglio per la sua approvazione. Si evidenzia inoltre che con D.G.R n. 427 del 10/04/2013 è stata adottata
una Variante parziale al PTRC al fine di attribuire al piano anche la valenza paesaggistica.
Il Piano Territoriale definisce una serie di disposizioni che devono essere osservate nella elaborazione degli strumenti
urbanistici subordinati di livello comunale, intercomunale e di settore e quindi non si riverberano in modo diretto sull’oggetto
della Variante in esame.
Di seguito si riportano sinteticamente i contenuti del Piano di interesse per lo studio di Valutazione di Incidenza dell’ambito
territoriale interessato dal PAT.
QUADRO SINTETICO DEGLI ELEMENTI E DEI TEMI CONTENUTI NEL PTRC DI INTERESSE PER IL PAT
Elemento / tema di
interesse per il PAT
Sistema
del
territorio rurale
Riferimento
Note – indicazioni – prescrizioni (per una lettura competa delle indicazioni,
direttive e prescrizioni si rimanda alle NTA dello stesso)
Artt. 9 e 10 delle
NTA del PTRC,
Tav. 1
Per quanto riguarda l’uso del suolo, il Piano mira a gestire il processo di urbanizzazione attraverso
misure specifiche per proteggere gli spazi aperti e la matrice agricola del territorio, promuovendo
azioni volte alla salvaguardia dei varchi liberi da edificazione ed un’estesa opera di riordino territoriale
e di insediamento sostenibile. Relativamente al sistema rurale il territorio interessato dal PAT ricade
all’interno di due aree rurali:
Area agropolitana (art. 9 delle NTA), nella quale la pianificazione territoriale ed urbanistica
viene svolta perseguendo lo sviluppo urbanistico attraverso l’esercizio non conflittuale delle
attività agricole;
Aree ad elevata utilizzazione agricola (art. 10 delle NTA), nella quale la pianificazione
territoriale ed urbanistica viene svolta perseguendo il mantenimento e lo sviluppo del settore
agricolo anche attraverso la conservazione della continuità e dell’estensione delle aree ad
elevata utilizzazione agricola limitando la penetrazione in tali aree di attività in contrasto con gli
obiettivi di conservazione delle attività agricole e del paesaggio agrario
Per tali aree il Piano detta specifici indirizzi da recepire nelle pianificazione territoriale ed
urbanistica (per la lettura completa degli indirizzi si rimanda agli art. citati).
Il PTRC recepisce le indicazioni del Piano di Tutela delle Acque della Regione Veneto relativamente
alle misure per la tutela qualitativa e quantitativa del patrimonio idrico regionale. Il Piano detta inoltre
le seguenti norme ritenute di interesse:
I Comuni, le Province e la città metropolitana di Venezia, nei propri strumenti di
pianificazione territoriale ed urbanistica, promuovono l’adozione di misure per
l’eliminazione degli sprechi idrici, per la riduzione dei consumi idrici, per incrementare il
riciclo ed il riutilizzo dell’acqua e incentivano l’utilizzazione di tecnologie per il recupero
e il riutilizzo delle acque reflue.
I Comuni, le Province e la città metropolitana di Venezia, nei propri strumenti di
pianificazione territoriale ed urbanistica, incentivano nelle aree con presenza di poli
produttivi la realizzazione di infrastrutture destinate al riutilizzo dell’acqua reflua
depurata, in sostituzione dell’acqua ad uso industriale prelevata dal sistema
acquedottistico, dai pozzi o dalle acque superficiali.
Il territorio comunale ricade in area di primaria tutela quantitativa degli acquiferi. Tali aree sono
individuate dal PTRC al fine di salvaguardare la disponibilità idrica delle falde acquifere e di
programmare l’ottimale utilizzo della risorsa acqua.
Il comune rientra anche in un’area di produzione idrica diffusa di importanza regionale. In territorio
comunale vi sono pozzi a servizio di pubblico acquedotto.
Di particolare interesse per l’ambito territoriale interessato dal PAT sono le indicazioni che il Piano
fornisce relativamente alla sicurezza idraulica (art. 20 NTA).
Relativamente al rischio sismico le Norme del Piano stabiliscono che i Comuni nei propri strumenti
urbanistici comprendano una valutazione di compatibilità sismica redatta secondo le specifiche
direttive regionali (art. 23 NTA).
Il PTRC individua (Tav. 2 – Biodiversità) la Rete Ecologica costituita da aree nucleo (siti Natura 2000
e Aree Naturali Protette individuate ai sensi della Legge 394/91), corridoi ecologici (definiti ambiti di
sufficiente estensione e naturalità essenziali per la migrazione, la distribuzione geografica e lo
scambio genetico di specie vegetali ed animali, con funzione di protezione ecologica attuata filtrando
Bene acqua
Art. 16 delle NTA
del PTRC
Sistema delle aree di
tutela e vincolo
Art. 20 e 23 delle
NTA del PTRC
Biodiversità
–
sistema della rete
ecologica
Art. 24 e 25 delle
NTA del PTRC,
Tav. 2
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2014
QUADRO SINTETICO DEGLI ELEMENTI E DEI TEMI CONTENUTI NEL PTRC DI INTERESSE PER IL PAT
Elemento / tema di
interesse per il PAT
Riferimento
Note – indicazioni – prescrizioni (per una lettura competa delle indicazioni,
direttive e prescrizioni si rimanda alle NTA dello stesso)
gli effetti dell’antropizzazione) e le cavità naturali di particolare valenza ecologica.
Nell’ambito territoriale interessato dal PAT il PTRC individua aree necleo in corrispondenza
del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile.
Mitigazione ambientale
Art. 34 delle
NTA del PTRC
Mobilità
Art. 36 e 42
delle NTA del
PTRC, Tav. 4
Sistema produttivo
Art. 43 e 45
delle NTA del
PTRC e Tav. 5
a
Estratto alla Tav. 2 – “Biodiversità
Di particolare interesse per il presente studio di VAS risultano le indicazioni del Piano in merito alla
compensazione ambientale che di seguito si riportano integralmente:
ARTICOLO 34 - Compensazione ambientale
1. In sede di pianificazione territoriale ed urbanistica, è necessario che le previsioni di
significative trasformazioni del suolo vengano accompagnate dall’individuazioe di forme di
mitigazione ambientale in relazione all’entità degli interventi che prevedono una riduzione
delle superfici ad area verde o alla presenza di aree degradate da riqualificare.
2. Gli interventi di mitigazione ambientale possono essere di:
a) rinaturalizzazione (afforestazione, riforestazione, costituzione di praterie, aree umide,
corridoi ecologici, fasce riparie, strutture agroforestali lineari, boschetti rurali, colture arboree
da frutto etc);
b) miglioramento di una configurazione ambientale incompleta e/o degradata (pulizia o
depurazione di un corso o di uno specchio d’acqua, completamento o disboscamento di
un’area boscata, la realizzazione di fasce ecotonali, ispessimento e/o l’infittimento di siepi e
filari già esistenti, la realizzazione di passaggi ecologici; ridisegno di un canale o roggia o
scolina agricola, sistemi di gestione agricola a maggior valore ecologico etc);
c) interventi di fruizione ambientale ed ecologica compatibile con il valore di naturalità dei
luoghi (ad esempio percorsi pedonali, ciclabili e ippovie attraverso la realizzazione di corridoi
verdi, aree di sosta attrezzate per i pedoni; aree di fruizione naturalistica o educazione
ambientale, percorsi botanici e faunistici etc).
3. Le fasce di rispetto stradale sono aree prioritariamente destinate a verde pubblico o privato
o a standard per la mitigazione degli impatti da rumore e da PM10.
Al fine di migliorare la circolazione delle persone e delle merci in tutto il territorio regionale, il PTRC
promuove una maggiore razionalizzazione dei sistemi insediativi e delle reti di collegamento viario di
supporto (art. 36 NTA).
Il PTRC individua nel Servizio Ferroviario Metropolitano Regionale (SFMR) uno strumento di
decongestione dei traffici che investono l’area veneta caratterizzata da un modello insediativo
(produttivo e residenziale) diffuso.
La Regione riconosce nei sistemi aeroportuali di Venezia – Treviso e di Verona due poli (cittadelle
aeroportuali) primari per lo sviluppo favorendo l’interconnessione delle cittadelle aeroportuali con la
Rete della Mobilità Veneta e sviluppando a tal fine specifici progetti strategici ai sensi dell’art. 26 della
L.R. n. 11/2004. I Comuni,d’intesa con la Regione, possono introdurre forme di valorizzazione
delle aree sottoposte a vincolo per la presenza di aeroporti da attuarsi attraverso misure di
perequazione e compensazione che interessano aree contigue (art. 40 delle NTA).
Relativamente allo sviluppo delle piste ciclabili (mobilità lenta) il Piano incentiva inoltre la
realizzazione di una adeguata estensione di piste ciclabili in ambito urbano (art. 42 NTA), in
particolare “I percorsi ciclabili extraurbani devono garantire una vasta rete ciclabile regionale
che colleghi centri urbani contermini e attraversi aree di particolare pregio storico,
paesaggistico o ambientale o comunque faciliti e incentivi l’uso della bicicletta anche in area
extra urbana come sistema alternativo all’automobile. Lo sviluppo della mobilità ciclabile nei
centri urbani si deve conseguire anche incentivando lo scambio treno/bicicletta e prevedendo la
realizzazione di parcheggi scambiatori ed adeguate aree di sosta.” “I percorsi ciclabili devono
considerarsi elementi di primaria valorizzazione delle aree nucleo, compatibilmente con le loro
finalità istitutive, nonché delle aree adiacenti alla litoranea veneta.”
Il PTRC individua (art. 43 delle NTA e Tav. 5a ) i sistemi produttivi di rango regionale, che rivestono
un ruolo strategico per l’economia del Veneto e per i quali le Province ed i Comuni interessati devono
impegnarsi allo scopo di accrescere le potenzialità economiche degli stessi anche attraverso la
razionalizzazione dei processi produttivi, l’integrazione funzionale delle attività e la riqualificazione
ambientale. Il comune di Quinto di Treviso ricade all’interno di un territorio urbano complesso.
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Valutazione di Incidenza
2014
QUADRO SINTETICO DEGLI ELEMENTI E DEI TEMI CONTENUTI NEL PTRC DI INTERESSE PER IL PAT
Elemento / tema di
interesse per il PAT
Turismo naturalistico
2.4.2
Riferimento
Art. 55 delle
NTA del PTRC
Note – indicazioni – prescrizioni (per una lettura competa delle indicazioni,
direttive e prescrizioni si rimanda alle NTA dello stesso)
Di interesse risultano anche i criteri per l’individuazione delle aree per insediamenti industriali
e artigianali e degli insediamenti turistico ricettivi (art. 45 NTA).
Il PTRC stabilisce che “Gli Enti territorialmente competenti promuovono il turismo naturalistico
nel rispetto della conservazione degli ambienti naturali e del benessere delle popolazioni
locali. Nel dare attuazione al turismo naturalistico si deve tener conto, al fine di prevedere il
rispetto della natura, della definizione degli itinerari, della scelta dei mezzi di trasporto, delle
sistemazioni e dell’utilizzo delle guide specializzate”.
Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Treviso (PTCP)
Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale è stato approvato con Delibera di Giunta Regionale in data 23 marzo 2010.
Il PTCP fornisce direttive per la programmazione degli assetti fondamentali del territorio e per la valorizzazione delle sue
risorse al fine di coordinare la programmazione urbanistica in modo coerente ed uniforme per tutto il territorio provinciale e
per ogni finalità di sviluppo.
Di seguito si riportano sinteticamente i contenuti del Piano di interesse per lo studio di Incidenza dell’ambito territoriale
interessato dal PAT.
QUADRO SINTETICO DEGLI ELEMENTI E DEI TEMI CONTENUTI NEL PTCP DI INTERESSE PER IL PAT
Elemento / tema
di interesse per il
PAT
Trasformazione
sostenibile
del
territorio
Riferimento
(NTA ed elab.
Cartografico)
Note – indicazioni – prescrizioni di particolare interesse (per una lettura competa
delle indicazioni, direttive e prescrizioni del Piano si rimanda alle NTA dello
stesso)
Art. 5, 6, 7, 8 e 9 delle
NTA del PTCP
Le norme del PTCP definiscono precisi obblighi ai quali deve attenersi la pianificazione di livello comunale, al
fine in particolare di garantire la trasformazione sostenibile del territorio; tra questi ad esempio la necessità
che in fase di redazione del Piano comunale sia analizzato lo stato delle opere di urbanizzazione primaria e
secondaria e delle opere di interesse pubblico al fine di eliminare eventuali criticità rispetto alle esigenze
attuali. Il PAT dovrà altresì dare indirizzi al PI perché si provveda anche alla mappatura, e all’aggiornamento,
delle infrastrutture di interesse generale presenti nel sottosuolo e si fissino criteri metodologici uniformi per la
posa in opera di ulteriori infrastrutture.Particolare attenzione viene posta all’attività di monitoraggio del Piano
(art. 6), agli strumenti della perequazione urbanistica, all’adeguamento delle opere di urbanizzazione e delle
infrastrutture di interesse generale, alla qualità insediativa e alla mitigazione e compensazione dell’impatto
complessivo determinato dalle trasformazioni. Attenzione viene rivolta anche agli elementi di degrado, alle
opere incongrue, agli interventi di miglioramento della qualità urbana e di riordino in zona agricola che
consentano il raggiungimento di obiettivi di ripristino e di riqualificazione urbanistica, paesaggistica,
architettonica e ambientale del territorio e la cui demolizione e/o realizzazione o riqualificazione determini
l’attribuzione di capacità edificatoria mediante credito edilizio. Le amministrazioni comunali in sede di
redazione del PAT dovranno fare riferimento ai principi della bioedilizia riportati nelle linee guida per i
regolamenti edilizi di cui all’allegato “GG” delle relazione di piano.
“Qualora, sulla base di dettagliata analisi delle esigenze abitative in relazione allo sviluppo demografico
presumibile, le dotazioni residenziali già esistenti, inutilizzate, o previste e confermabili dai PRG previgenti:
a. risultino necessarie e sufficienti a soddisfare le esigenze di sviluppo il PAT provvede a confermarne
la consistenza;
b. risultino in eccesso rispetto alle esigenze di sviluppo il PAT provvede a:
b1) restituire le aree a destinazione agricola, se non ancora urbanizzate;
b2) confermare la destinazione residenziale con specifica previsione di possibilità di attribuzione
di capacità edificatoria riservata all’utilizzo di crediti edilizi;
b3) destinare le aree a servizi in relazione a motivate esigenze di completamento o potenziamento
degli stessi;
c. risultino insufficienti rispetto alle esigenze di sviluppo il PAT provvede a definire linee preferenziali
di sviluppo insediativo localizzate tenuto conto anche delle aree per realizzare interventi di edilizia
sovvenzionata, agevolata e convenzionata, salvo specifiche e motivate eccezioni:
c1) in zone destinate dagli strumenti urbanistici pre-vigenti ad attività economiche del settore
secondario
da dismettere, idonee all’uso residenziale;
c2) in fondi interclusi compresi in abitati consolidati;
c3) in nuclei residenziali in territorio extraurbano.”
Il PTCP individua due tipologie di aree produttive: le aree produttive ampliabili e le aree produttive non
ampliabili.
Nell’ambito comunale indagato sono individuate aree produttive ampliabili ed aree produttive non
ampliabili.
Per le aree produttive la cui consistenza edilizia in atto il P.T.C.P. non consideri ampliabile a fini produttivi, il
P.A.T. sulla base di accurata analisi, ne definisce la riconversione prevedendo:
a) se la zona è prossima a nuclei abitativi, la riconversione a destinazione prevalente residenziale, integrata
da servizi per la popolazione;
b) se la zona non è prossima a nuclei abitativi esistenti o previsti, ma adeguatamente collegata o collegabile
alla rete viaria esistente, la riconversione a:
b.1) servizi pubblici o di interesse generale;
b.2) attività economiche del settore terziario;
b.3) magazzini e depositi, o simili;
c) se la zona non è prossima a nuclei abitativi esistenti o previsti, né adeguatamente collegata o collegabile
Residenza
Articoli 10 e 11 delle
N.T.A. del PTCP
Attività
secondarie
Articoli 12, 13, 14, 15 e
16 delle N.T.A. del
PTCP; tavola 4.1.B
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QUADRO SINTETICO DEGLI ELEMENTI E DEI TEMI CONTENUTI NEL PTCP DI INTERESSE PER IL PAT
Elemento / tema
di interesse per il
PAT
Riferimento
(NTA ed elab.
Cartografico)
Note – indicazioni – prescrizioni di particolare interesse (per una lettura competa
delle indicazioni, direttive e prescrizioni del Piano si rimanda alle NTA dello
stesso)
alla rete viaria esistente, la riconversione a:
c.1) nuclei residenziali in territorio extraurbano;
c.2) attività agricole, con prevalenza di allevamenti e serre;
c.3) installazione di centrali fotovoltaiche;
c.4) ogni altra destinazione compatibile con la zona agricola, salvo il rispetto dei vincoli.
Relativamente alle nuove aree produttive, esse potranno essere individuate solamente in continuità alle aree
produttive esistenti definite ampliabili dal PTCP come stabilito all’art. 16, commi 2 e 3.
Come prescritto all’art. 17, commi 1 e 2:
1. Nuovi insediamenti commerciali di grande distribuzione sono localizzati esclusivamente nelle aree
produttive di cui al precedente articolo 13, comma 1, lettera b) e commi 2 e 3, definite non ampliabili
secondo ilPTCP purché:
1) adeguatamente connesse al sistema viario principale […]
2) assoggettati a specifica verifica relativa alle misure di mitigazione e di compensazione […]
2. La eventuale priorità nella realizzazione di queste strutture sarà riconosciuta agli ambiti di territorio
che, in rapporto alla concentrazione demografica e alla qualità della connessione con la viabilità
principale, risultano meno dotati di simili strutture tenendo anche in considerazione eventuali misure
che permettano la sopravvivenza di attività di commercio di vicinato. Le amministrazioni comunali,
tramite il PRC, dovranno individuare, all’interno del loro territorio comunale, quelle aree in cui risulta
carente la presenza di esercizi commerciali a servizio delle fasce più deboli della popolazione, e
definire di conseguenza, adeguate misure per incentivare la loro localizzazione.
Il PAT è tenuto ad individuare:
zone agricole a carattere integro, cioè non occupate in tutto o in parte da preesistenze edificatorie, per
le quali non è ammesso l’incremento delle consistenze edilizie a carattere residenziale o produttivo
esistenti. In tali aree non è ammessa la costruzione di nuovi edifici né la realizzazione di discariche, di
cave o di depositi di materiali non agricoli.
aree agricole di pregio caratterizzate dalla presenza di produzioni tipiche.
Il PAT ed il PI disincentivano nelle zone agricole la costruzione di nuove abitazioni o insediamenti
aziendali agricoli isolati, non consentendo in ogni caso l’edificazione negli ambiti ritenuti di
particolare pregio per le caratteristiche paesaggistico-ambientali, tecnico agronomiche e di integrità
fondiaria o comunque identificati come aree agricole integre o di pregio
Attività terziarie
Art. 17 delle N.T.A. del
P.T.C.P.
Attività primarie e
zone agricole
Artt. 18, 19, 20, e 21
delle N.T.A. del P.T.C.P.
Insediamenti
abitativi
e
aziendali agricole
in zona agricola
Risorse turistiche
Art. 23 delle N.T.A. del
P.T.C.P.
Art. 25 delle NTA del
PTCP
Il PTCP prescrive che il P.A.T. preveda ed incentivi la fruizione turistica.
“2. Il PTCP individua nella tav 4.6 i percorsi turistici individuati dal PTT (piano territoriale turistico). Le
amministrazioni comunali dovranno, in sede di redazione del PAT, definire in maniera dettagliata tali percorsi,
e garantire la loro tutela e valorizzazione.”
Infrastrutture
viabilità
di
Art. 26 delle N.T.A.
del PTCP
Progetti
interesse
provinciale
di
Art. 28 delle N.T.A.
del P.T.C.P. e
allegato FF alla
Relazione Tecnica.
Gli strumenti urbanistici comunali promuovono la formazione di fasce vegetali d’adeguata profondità a fianco
di infrastrutture lineari, ossia la piantumazione, entro un’area di rispetto predeterminata, di elementi vegetali
con la finalità di mitigare gli impatti negativi indotti da tali infrastrutture.
Il territorio a nord del comune è interessato dalla viabilità di progetto “Tangenziale Istrana – Paese” (intervento
previsto dalla Provincia su pianificazione o accordi antecedenti al PTCP).
Relativamente ai tracciati ciclo-pedonali, essi dovranno essere realizzati preferibilmente lontano dalle sedi
carrabili ad alto scorrimento utilizzando/recuperando la viabilità rurale.
Il PTCP individua specifici progetti che assumono un rilievo sovra comunale o comunque una valenza
strategica per l’adeguato e sostenibile sviluppo del territorio provinciale, per la valorizzazione delle sue
principali risorse territoriali, ambientali, paesaggistiche ed economiche.
Per una conoscenza approfondita dei progetti si rimanda all’allegato FF. Tra questi progetti, si citano:
- Progetto n. 1 – Corridoi ecologici principali
Il PTCP ha individuato 3 corridoi ecologici principali, di cui uno, quello lungo i fiumi Sile e Muson, interessa direttamente l’ambito comunale di Quinto di Treviso.
Il corridoio del Sile-Muson permette una interconnessione tra le aree delle Province di Vicenza, Treviso e Venezia lungo la direttiva NO-SE. La zona si caratterizza per la
presenza, nelle aree agricole, di importanti siepi e fossi in grado di permettere la realizzazione di un esteso reticolo di corridoi secondari, sfruttando quindi elementi
importanti anche da un punto di vista paesaggistico.
Progetto n. 7 – Studio per la definizione di opere di compensazione ambientale da utilizzare nel territorio provinciale
Il PTCP individuando tale progetto intende arrivare a definire in maniera più articolata, più completa e con criteri tecnici idonei al territorio provinciale, un set di indicatori per
poter intervenire in maniera più qualificata/coordinata/omogenea sui riequilibri territoriali.
Progetto n. 11 – La Treviso – Ostiglia con prosecuzione per Venezia
Tra i percorsi ciclistici di scala sovraprovinciale previsti dal PTCP vi è l’asse Treviso-Ostiglia, che segue il tracciato di una delle ferrovie dismesse più importanti a scala
nazionale. Il tracciato di fatto costituisce un patrimonio storico e culturale e paesaggistico di notevole interesse, sede ideale per la realizzazione di un itinerario cicloturistico
di sicuro richiamo sia nazionale che internazionale nonché per i residenti. Un tratto di 32 chilometri è stato acquistato dalla Provincia di Padova mentre altri undici sono stati
comprati dal Parco Naturale Regionale del Fiume Sile, con il sostegno di Fondazione Cassamarca.
Nel Padovano alcuni punti sono già utilizzati come ciclovia, mentre nel Trevigiano quattro degli undici chilometri che attraversano i comuni di Treviso, Quinto e Morgano sono
già percorribili sia a piedi che in bici. Il Piano persegue la politica di valorizzazione di tale risorse come connessione turistica e paesaggistica, anche favorita dalla
particolarità della natura stessa della pista, che si presenta estremamente facile dal punto di vista morfologico (essendo quasi interamente in tratti pianeggianti), sicura
(essendo completamente isolata da percorsi stradali, esclusi gli attraversamenti), lunga (ovvero con valenza sovraregionale e sopranazionale per taluni versi), facilmente
accessibile (sia rispetto al target di utenti sia rispetto alle risorse che sono messe in rete con essa), percorribile sia da persone anziane, sia da famiglie con bambini,
permettendo un percorso a tappe usufruendo di eventuali strutture agrituristiche.
Il Piano oltre alla valorizzazione di tale asse come corridoio verde, prevede il suo prolungamento in direzione Venezia e la sua gronda lagunare, usufruendo di percorsi già
previsti all’interno del Parco del Sile (greenways), studiando parallelamente a questa un’ipotesi di valorizzazione e potenziamento del turismo di tipo fluviale capace di
andare a recuperare le spiagge del Piave, le Ville del Sile e i moli di attracco minori.
Progetto n. 12 – Vari progetti di piste ciclabili
La pratica della pianificazione nella realizzazione di tali percorsi, all’interno dei vari territori comunali, ha seguito il principio di realizzare, prevalentemente, collegamenti tra le
frazioni periferiche ed il capoluogo, sintomo di una pianificazione strettamente comunale, senza prevedere connessioni capaci di mettere in comunicazione più comuni
all’interno della provincia.
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QUADRO SINTETICO DEGLI ELEMENTI E DEI TEMI CONTENUTI NEL PTCP DI INTERESSE PER IL PAT
Elemento / tema
di interesse per il
PAT
Riferimento
(NTA ed elab.
Cartografico)
Note – indicazioni – prescrizioni di particolare interesse (per una lettura competa
delle indicazioni, direttive e prescrizioni del Piano si rimanda alle NTA dello
stesso)
Ciò è dovuto all’esigenza delle Amministrazioni comunali di rispondere a bisogni di carattere locale, soprattutto di messa in collegamento (in sicurezza) di aree periferiche dei
comuni ai luoghi di accentramento (scuole, chiese, impianti sportivi….).
Il PTCP si è assunto il compito di indicare a grandi linee una rete di collegamento provinciale individuando 4 livelli di piste ciclabili: di interesse sovraprovinciale, di interesse
provinciale, di interesse sovracomunale e comunale e di interesse turistico e/o collegate al tempo libero.
L’intervento prevede il progetto degli itinerari di livello sovraregionali e provinciali definendo un prontuario per la progettazione dei percorsi da realizzare, soprattutto in
riferimento alla pianificazione di carattere comunale, al fine di omogeneizzare sia i criteri di progettazione delle piste sia soprattutto di perseguire comuni intenti dal punto di
vista della loro messa in sicurezza.
Art. 32 e 33 delle
Come stabilito all’articolo 32, comma 1 “lo strumento urbanistico comunale dovrà prevedere idonee
Compensazioni e
N.T.A. del PTCP
procedure di verifica dell’equilibrio ecologico ambientale nel territorio di competenza, disponendo
mitigazioni
adeguati interventi di compensazione ambientale da realizzarsi in funzione dell’aggravio di carico
ambientali
ambientale determinato da:
• attività di estrazione di minerali non energetici (cave);
• interventi infrastrutturali ed edificatori in zona agricola;
• interventi di nuova urbanizzazione;
• qualsiasi altro intervento che riduca il valore ecologico ambientale del territorio”.
Rientrano tra le opere di compensazione ambientale gli interventi di forestazione; il recupero delle cave
come bacini idrici ovvero di ricarica; la formazione di aree filtranti lungo i corsi d’acqua; la formazione di
corridoi ecologici e ogni altra opera che incrementi il carattere ecologico del territorio.
Le Amministrazioni Comunali prevedono nel PAT ed attuano tramite il PI programmi di piantumazione di alberi
autoctoni ad alto fusto tendendo a provvedere il territorio comunale di non meno di un albero per residente.
“Gli strumenti urbanistici comunali incentivano, ove necessario e possibile, gli interventi finalizzati
all’accrescimento delle risorse silvicole, curando particolarmente:
a) la incentivazione delle specie arboree autoctone;
b) la tutela di formazioni boscose collinari; boschi relitti di pianura; singoli alberi di significativo carattere
culturale e/o ambientale; viali alberati; parchi pubblici; parchi pertinenziali di insediamenti pubblici e/o privati;
alberi morti che non comportino pericolo per la pubblica incolumità, presenti nelle aree boschive e/o a parco,
ove possibile e necessario dal punto di vista naturalistico;
c) l’impianto di superfici boscate (a fini ambientali e/o economici) nei terreni agricoli non più necessari
alla produzione, o ritirati in tutto od in parte da essa;
d) l’impianto di formazioni forestali a carattere permanente, per la costruzione di fasce filtro a
protezione della residenza da infrastrutture ed altre fonti di pressione.
3. Processi di afforestazione-riforestazione estesi a consistenze significative di suolo, da intendere
anche come compensazioni ambientali, sono previsti all’interno delle aree individuate dal PTCP come:
a) aree nucleo, aree di completamento delle aree nucleo; stepping zone; fasce tampone;
b) corridoi ecologici;
c) cave dismesse;
d) aree per l’incentivazione di fasce filtro lungo i fiumi;
e) bordi di autostrade e di strade statali, regionali e provinciali.”
Articoli 35, 36, 37,
Le componenti strutturali della rete ecologica individuate e perimetrate dal PTCP sono:
Rete ecologica
38, 39, 40, 41 e 42
a) le aree nucleo
delle N.T.A, TAV
b) le aree di connessione, che comprendono a sua volta le aree di completamento delle aree nucleo e le
3.1.A
buffer zone (fasce-tampone di protezione mirate a ridurre i fattori di minaccia alle aree nucleo ed ai corridoi);
c) i corridoi: fasce di connessione mirate a consentire lo scambio di individui tra le aree nucleo, che
omprendono i corridoi principali, costituiti dai rami più compatti delle aree idonee alla conservazione degli
ecosistemi della naturalità, che si diramano da nord verso sud del territorio provinciale e i corridoi secondari,
costituiti da fasce più o meno estese che connettono trasversalmente i rami della rete principale, ed alla quale
è demandata la funzione prioritaria del miglioramento della qualità ambientale dei sistemi di pianura.
d) i varchi;
e) le stepping zone;
f) le aree critiche (AC): ambiti nei quali i caratteri della rete, ed in particolare la sua permeabilità, appaiono più
fortemente minacciati. Le aree critiche sono considerate d’interesse prioritario per la formazione dei progetti
attuativi della rete, al fine di non precludere le potenzialità residue e guidare le nuove trasformazioni verso uno
sviluppo equilibrato della rete;
g) ambiti di potenziale completamento della rete ecologica: fiumi, torrenti, corsi d’acqua iscritti negli elenchi
previsti dal D. lgs. 42/04.
Art. 37 - Direttive per la tutela delle aree nucleo, aree di completamento delle aree nucleo, corridoi
ecologici, stepping zone
1. Con riferimento alla specifica tutela delle aree nucleo (zone SIC-ZPS, IBA, biotopi, aree naturali protette) la
realizzazione delle infrastrutture e degli impianti tecnici è subordinata a misure di mitigazione mirate alla
ricostituzione della continuità della permeabilità biologica nei punti critici di passaggio, ed inoltre con
l’inserimento di strutture utili all’attraversamento faunistico e con la costituzione di aree di rispetto formate con
elementi arborei ed arbustivi finalizzate alla conservazione della biodiversità;
2) la gestione dell’agricoltura in queste aree deve essere indirizzata, anche mediante interventi di
incentivazione e sostegno tecnico e finanziario, al mantenimento delle componenti di interesse ecologico e
della biodiversità complessiva;
3) le aree individuate come critiche per presenza di infrastrutture, aree insediative e corridoi ecologici nei siti
della Rete Natura 2000 devono essere considerate dalla normazione tutelare degli strumenti urbanistici
comunali come ambiti prioritari verso i quali convergere gli interventi di riorganizzazione mediante azioni di
mitigazione e compensazione.
2. Con riferimento alle aree IBA, alle aree di completamento delle aree nucleo, ai corridoi ecologici ed alle
stepping zone, gli strumenti urbanistici comunali perimetrano in maniera definitiva i loro confini e individuano,
nell’ambito delle zone di tutela naturalistica, le aree di più significativa valenza da destinare a riserve naturali
e/o ad aree protette ai sensi della L. 394/1991, e quelle ove l’attività agricola e la presenza antropica esistono
e sono compatibili.
[…]
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QUADRO SINTETICO DEGLI ELEMENTI E DEI TEMI CONTENUTI NEL PTCP DI INTERESSE PER IL PAT
Elemento / tema
di interesse per il
PAT
Riferimento
(NTA ed elab.
Cartografico)
Parchi urbano – rurali
Art. 42 delle N.T.A.
del PTCP
Risorse culturali
e paesaggistiche
Artt. 43, 46, 48, 49,
50, 51 e 52 delle
N.T.A. del PTCP;
TAV 4.3.XII
Risorse culturali
archeologiche
Artt. 44, 47 e 53
delle N.T.A. del
PTCP, TAV 2.4.VIII
Altre
risorse
culturali
e/o
ambientali
Art. 54 delle NTA
del PTCP
Rischio
pericolosità
idraulica
idrogeologica
Artt. da 56 a 62
delle N.T.A. del
P.T.C.P.,
TAV.
2.1.B
e
e
Risorgive,
bassure, fascia di
risorgiva e fascia
di ricarica
Artt. 68 e 69 delle
N.T.A. del PTCP
Zone umide e
cave dismesse
Art. 70 delle N.T.A.
del PTCP
Note – indicazioni – prescrizioni di particolare interesse (per una lettura competa
delle indicazioni, direttive e prescrizioni del Piano si rimanda alle NTA dello
stesso)
Articolo 38 - Direttive per la tutela delle fasce tampone (buffer zone) e delle aree di potenziale
completamento della rete ecologica
1. Nelle fasce tampone e nelle aree di potenziale completamento della rete ecologica site al di fuori delle aree
urbanizzate possono venir opportunamente ammesse dallo strumento urbanistico comunale, compatibilmente
con le previsioni del PTCP:
a) attività di agricoltura non intensiva;
b) attività agrituristiche;
c) centri di didattica ambientale;
d) attività ricreative e per il tempo libero a limitato impatto.
Come stabilito all’art. 42, comma 1 “Al fine di garantire la tutela e la sostenibilità delle risorse ambientali
del territorio gli strumenti urbanistici comunali possono individuare all’interno dei propri territori
parchi urbano-rurali che assicurino la fruibilità di una rete ambientale di interconnessione tra gli
insediamenti esistenti e garantiscano la valorizzazione dei territori agricoli o comunque di pregio in
relazione alla vicina presenza di aree urbanizzate”.
Il PTCP individua e perimetra i centri storici, le ville venete, i complessi ed edifici di pregio architettonico,
esterni ai centri storici e comprensivi dei manufatti dell’archeologia industriale.
Spetta al PAT individuare i parchi ed i giardini ritenuti di pregio o comunque rilevanti per dimensioni o
localizzazione connessi con le Ville Venete e gli edifici di pregio di qualsiasi tipo o comunque presenti sul
proprio territorio.
Il PTCP, d’intesa con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, individua e perimetra altresì i siti
di interesse archeologico vincolati ex lege nonché le aree a rischio archeologico nelle quali è da
sottoporre a verifica la possibilità di rinvenimenti archeologici.
Con riferimento alle aree a rischio archeologico, “i Comuni accertano e dettagliano la sussistenza del
rischio archeologico con la competente Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e
predispongono, in sede di PAT, specifiche norme di tutela volte a garantire la salvaguardia dei segni
presenti sul territorio” (art. 47, comma 2).
L’art. 53 stabilisce inoltre che “Ai fini di tutela delle aree a rischio archeologico, individuate nella Tav.
2.4, nelle quali la probabilità di rinvenimenti archeologici è da verificare alla luce dei dati informativi
acquisiti ed aggiornati dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, sino all’adeguamento
degli strumenti urbanistici comunali al PTCP, ogni intervento che presuppone attività di scavo e/o
movimentazione del terreno, fatta eccezione per le normali pratiche agricole, deve essere
preventivamente comunicato alla medesima Soprintendenza”.
Articolo 54 – Tutela di ambiti culturali non rilevati dal PTCP
1. Il Comune in sede di redazione del PAT potrà in ogni caso individuare e assoggettare a tutela
conservativa gli ambiti ed i caratteri culturali “minori” presenti nel territorio e non individuati dal
PTCP, con particolare riferimento a:
a) caratteri paesistici “minori” (risorgive, fossi, fossetti, scoline, filari di gelsi e viti, siepi, grandi alberi isolati…);
b) caratteri culturali (percettivi e/o documentari) “minori” (edicole sacre, piccole chiese, oratori, cimiteri,
rustici, corti, aie, barchesse, broli, muretti, …);
c) “invarianti” architettoniche e paesaggistiche (ambiti integri costituiti da fattori compositivi anche minori),
elementi costituiti da architetture moderne e recenti ritenuti significativi e quindi da tutelare e valorizzare;
d) altre risorse locali alle quali sia riconosciuto carattere culturale per tradizione, prova storica od altra
motivazione di rilievo prettamente locale;
e) giardini e parchi di dimensioni e pregio particolari, anche di pertinenza di edifici non di interesse
culturale.
Oltre alle aree a pericolosità idraulica P1, P2, P3 e P4 individuate dai Piani di Assetto idrogeologico (PAI)
redatti dall’Autorità di Bacino del Sile e della pianura tra Piave e Livenza, il PTCP individua un’ulteriore classe
di pericolosità denominata P0, attribuita alle parti del territorio provinciale ritenute maggiormente esposte a
pericolo di allagamento soprattutto a causa di insufficienze idrauliche. Per esse devono essere promosse
dalle Amministrazioni Comunali verifiche specifiche sull’effettivo comportamento idraulico delle reti e
del relativo territorio.
Come stabilito all’art. 60 comma 1, “Fatta salva l’applicazione dei vigenti Piani di Assetto Idrogeologico,
per tutte le aree riconosciute come pericolose ai sensi del precedente articolo 57, gli interventi
ammissibili non devono pregiudicare la definitiva sistemazione né la realizzazione di ogni successivo
intervento previsto dalla pianificazione di bacino. Ai fini di tutela dell’assetto idrogeologico, alle aree
P0 si applicano comunque le norme disposte dall’Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento,
Livenza, Piave e Brenta-Bacchiglione per le aree classificate come P1 dal PAI adottato per il bacino di
appartenenza”.
L’art. 61 specifica inoltre che “Le aree comprese all’interno degli argini, di qualsiasi categoria, o delle
sponde dei corpi idrici costituenti la rete idrografica dei bacini idrografici sono classificate con grado
di pericolosità idraulica P4, applicandosi ad esse le corrispondenti norme del PAI adottato
dall’Autorità di Bacino competente per il bacino di appartenenza”.
Articolo 68 – Direttive per le risorgive, le bassure, la fascia di risorgiva e la fascia di ricarica
3. Con riferimento alle aree ricomprese nella fascia di ricarica, lo strumento urbanistico comunale provvede a
subordinare l’agibilità dei nuovi insediamenti all’obbligo di allacciamento alla rete fognaria. Lo strumento
urbanistico comunale dovrà altresì localizzare e catalogare gli insediamenti civili, zootecnici e produttivi non
collegati alla rete fognaria e predisporre apposite misure finalizzate alla eliminazione delle fonti di
inquinamento delle falde.
4. Nelle aree caratterizzate dalla presenza dell'acquifero indifferenziato (presenza di falda superficiale in
ambito di risorgive) il PAT dovrà prevedere una specifica normativa in ordine al divieto di realizzare opere
interrate.
Art. 70 – Direttive per le zone umide e le cave dismesse
1. Le zone umide nonché parti di zona agricola predefinite dagli strumenti urbanistici comunali, potranno
essere utilizzate per la raccolta di acque piovane, nonché di acque fluenti derivate, purchè preventivamente
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QUADRO SINTETICO DEGLI ELEMENTI E DEI TEMI CONTENUTI NEL PTCP DI INTERESSE PER IL PAT
Elemento / tema
di interesse per il
PAT
Riferimento
(NTA ed elab.
Cartografico)
Direttive
sul
rischio sismico
Art. 71 delle NTA
del PTCP
Protezione riparia
dei corsi d’acqua
Art. 74 delle NTA
del PTCP
Direttive per la
protezione
dall’inquinamento
luminoso
Art. 76 bis delle
NTA del PTCP
2.4.3
Note – indicazioni – prescrizioni di particolare interesse (per una lettura competa
delle indicazioni, direttive e prescrizioni del Piano si rimanda alle NTA dello
stesso)
sottoposte ad un adeguato trattamento primario se ritenuto necessario.
2. Sulla base dei risultati delle Relazioni di compatibilità idraulica effettuate dalle Amministrazioni Comunali di
concerto con la Amministrazione Provinciale e con gli Enti Gestori, le cave esaurite previa variante del
progetto di ricomposizione ambientale approvato e conseguente estinzione della coltivazione o comunque
dismesse possono essere utilizzate, in caso di necessità, come bacini di laminazione a valere anche come
serbatoi di raccolta d’acqua da utilizzare per le attività agricole, fatto in ogni caso salvo il loro recupero
ambientale ed evitandone la destinazione ad altri usi, funzioni, attività incompatibili.
3. In ogni caso, lo strumento urbanistico comunale prevede strumenti di monitoraggio idonei a garantire la
verifica e l’analisi dell’attuazione delle misure di recupero e incentiva la destinazione del sito recuperato ad
attività, usi, funzioni di interesse generale.
Articolo 71 – Direttive sul rischio sismico
2. Il PTCP sulla base di un approfondito studio delle caratteristiche sismiche del primo sottosuolo del territorio
provinciale, in particolare quello di pianura, riporta nella tav 5.1 i livelli di rischio sismico locale dedotti secondo
le indicazioni ministeriali.
3. In sede di redazione del PAT, l’amministrazione comunale dovrà approfondire lo studio di valenza generale
di cui al precedente comma, da utilizzarsi esclusivamente come guida ad un corretto approfondimento delle
conoscenze locali […]
4. Nelle aree di rischio sismico di classe 2 ovvero 3 fermo quanto stabilito dalla normativa regionale di
settore lo strumento urbanistico comunale può disporre che ogni istanza di rilascio di titolo edilizio
per interventi di ristrutturazione sia dotata di perizia asseverata da tecnico competente che accerti la
compatibilità del progetto con la normativa antisismica vigente, secondo criteri analoghi a quelli
previsti dalla legge per gli edifici pubblici.
Articolo 74 - Direttive per la protezione riparia dei corsi d’acqua
1. Lungo i corsi ed attorno agli specchi d’acqua il PTCP dispone la formazione di fasce di protezione riparia la
cui profondità minima dal bordo superiore dell’argine non deve essere inferiore a 7 metri (misurati
perpendicolarmente alla linea di bordo) […]
2. Quando nell’ambito delle fasce di protezione riparia siano compresi edifici o manufatti, comprese le sedi
viarie, la disposizione e la profondità delle fasce di rispetto previste dallo strumento urbanistico comunale terrà
conto di tali preesistenze
[…] In particolare lo strumento urbanistico comunale può favorire mediante attribuzione di crediti edilizi
l’arretramento dei fabbricati esistenti all’interno delle fasce di protezione riparia.
In attesa che venga redatto da parte della Regione il Piano Regionale per la prevenzione dell'inquinamento
luminoso (PRPIL) i comuni dovranno attenersi, nella redazione dei PAT, ai criteri di cui alla L.R. 22/97 e ai
criteri riportati nell'allegato “Z” alla relazione del PTCP.
Piano Ambientale del Parco Naturale Regionale del fiume Sile
Il Parco Regionale del Fiume Sile è stato istituito dalla L.R. 8/1991. Il Piano Ambientale è stato approvato dal Consiglio
Regionale in data 1 marzo 2000.
Nel 2002 è stato dato il via alla redazione di 4 diverse Varianti di settore approvate con D.C.R. n. 58 del 26.07.2007. Le 4
varianti tematiche riguardano:
•
•
•
•
Acque: individuazione di misure di tutela e risanamento;
Agricoltura e zootecnia: individuazione della compatibilità o meno delle attività agricole e silvopastorali con le
finalità del Parco;
Attività produttive: individuazione delle modalità di riconversione o cessazione delle attività produttive non
compatibili con le finalità del Parco;
Paesaggio e struttura urbana: individuazione degli elementi detrattori dell’ambiente e del paesaggio, degli elementi
da conservare e/o riqualificare, delle linee guida/norme per gli elementi d’arredo.
Settore Acque
Per il settore delle acque la variante individua 4 finalità principali:
•
•
•
•
mettere in opera e gestire adeguate reti di monitoraggio dello stato qualitativo e quantitativo delle acque superficiali e
sotterranee, anche in collaborazione con gli altri enti preposti alla gestione delle acque;
approfondire le conoscenze ambientali dell’area del Parco adeguando progressivamente la strumentazione cartografica ed
informatica in materia di acque, vulnerabilità ed altri aspetti geomorfologici e territoriali;
intervenire sulla definizione delle portate di rispetto (cfr. il concetto di “portata minima vitale” o “deflusso minimo vitale“ (DMV)
introdotto nel quadro legislativo italiano dalla legge 183/1989 (art.3 comma1, lettera i) e poi ripreso dal D. Lgs. 75/1993, dalla
legge 36/1994 e dal recente D. Lgs. 152/1999) da mantenere nel Fiume in prossimità delle principali derivazioni ittiogeniche e
favorire, per quanto possibile, la trasformazione delle piscicolture verso attività di allevamento più ecocompatibili;
recuperare, ove possibile, gli antichi aspetti idrologici del fiume in particolare risorgive abbandonate ed impoverite e tracciati
fluviali non attivi (lasciati dalle acque a causa del procedere delle opere di bonifica).
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Gli interventi generali previsti dalla variante di settore sono:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Rete di monitoraggio delle acque sotterranee e di superficie;
Indagine particolareggiata sulla vulnerabilità delle acque sotterranee;
Partecipazione alla realizzazione del bilancio idrogeologico del bacino;
Controllo della qualità delle acque sotterranee e di superficie nel Parco;
Progetto pilota allevamento ittico biologico;
Definizione delle portate di rispetto da mantenere nel F. Sile, in corrispondenza alle itticolture per tutelare gli aspetti biologici
fondamentali dell’ambiente acquatico.
Settore Agricoltura e Zootecnia
La variante alle attività agricole e zootecniche ha due finalità generali:
• individuare le attività compatibili con le finalità del Parco;
• ottimizzare i rapporti tra agricoltura e ambiente.
Le attività compatibili sono state divise in 4 tipologie:
1.
2.
3.
4.
Agricoltura biologica;
Agricoltura integrata;
Agricoltura convenzionale;
Aziende agrituristiche
Le attività che hanno invece l’obbligo di miglioramento della compatibilità ambientale sono principalmente divise in due categorie:
1.
2.
allevamenti zootecnici non intensivi con carico dipeso vico superiore a 40 capi (UBA – unità bovine adulte) e allevamenti zootecnici
intensivi senza produzione di liquami. Per queste attività viene proposto di concedere eventuali richieste di interventi edilizi, con la
garanzia da parte dei proprietari di realizzare delle opere di mitigazione degli impatti. Specifiche agevolazioni saranno concesse in
caso di conversione al metodo di produzione biologica o di adesione volontaria a disciplinari di produzione a basso impatto
ambientale certificata da organismi terzi indipendenti;
allevamenti zootecnici classificati come insediamenti produttivi, con produzione di liquami, da classificare come non compatibili, da
riconvertire e/o da trasferire. Questi insediamenti, per localizzazione, dimensione, capacità di carico, sistema di stabulazione,
modalità di gestione dei reflui, sono incompatibili, per gli impatti che generano, con le finalità del Parco.
Per migliorare il rapporto tra agricoltura e ambiente nell’ambito del Parco, la variante si prefigge i i seguenti progetti specifici:
•
•
•
•
•
•
progetto zootecnia compatibile
promozione prodotti tipici del Parco
sviluppo turismo rurale
piano di incentivi per microprogetti di ricomposizione ambientale
sviluppo filiero legno – energia
sportello informativo.
Settore Attività Produttive
La variante alle attività produttive ha come obiettivo primario di identificare le attività non compatibili con le finalità del Parco e
successivamente definire gli interventi a cui assoggettarle.
Le attività sono quindi state classificate in tre diverse tipologie con differenti modalità di intervento indicando specificatamente le modalità
di riconversione:
Settore Paesaggio e Struttura Urbana
La Variante al Piano Ambientale per il settore Paesaggio e Struttura Urbana ha fondamentalmente 3 obiettivi:
1.
2.
3.
Individuare tutti gli elementi detrattori dell’ambiente e del paesaggio non ancora considerati nel Piano Ambientale;
Individuare le norme e i progetti per l’arredo delle aree attrezzate per la sosta e il ristoro;
Individuazione di filari di alberi, siepi, cespugli, boschi, macchie arboree di cui è vietato l’abbattimento e quelli la cui sostituzione
con specie uguali o diverse è soggetta ad autorizzazione.
Più in generale, la variante deve valorizzare la leggibilità del paesaggio fluviale ed orientare, secondo tale finalità, le modalità di
ricomposizione delle unità di paesaggio con particolare riferimento agli ambienti dell’antica bonifica e dei prati a campi chiusi.
Nello specifico sono classificati elementi detrattori (ai sensi dell’art. 25 delle N. di A. del P.A.): gli impianti di itticoltura, allevamenti
zootecnici intensivi, le attività produttive poste in prossimità dei corsi d’acqua e in aree di pregio naturalistico, elettrodotti e gasdotti, centrali
idroelettriche, viabilità di grande comunicazione.
Specifiche Norme Tecniche vengono date per la gestione del verde e per la progettazione degli arredi delle aree attrezzate per la sosta e il
ristoro, con indicazioni riguardo:
a) alle tipologie vegetazionali
b) all’azzonamento vegetazionale
c) alla divisione in ambiti a seconda delle condizioni ambientali per la realizzazione degli arredi (Ambiti di elevato valore
ambientale, Insediamenti di carattere storico, Ambiti connessi al sistema dei percorsi ciclo – pedonali).
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AZZONAMENTO DEL PARCO
Ai sensi degli articoli 8, 9, 10 e 11 della L.R. 28 gennaio 1991 n. 8, il territorio del Parco è suddiviso in zone.
In ambito comunale si possono individuare le seguenti zone:
Zona a riserva naturale orientata (art. 12 delle NTA del Piano Ambientale): in questa zona sono vietati i cambiamenti d’uso
del territorio, degli immobili, delle strutture fondiarie esistenti, salvo quelli finalizzati al conseguimento delle finalità di cui al
comma 2 dell’art. 12. Gli interventi da attuarsi in questa zona riguardano il recupero ed il miglioramento dell’assetto naturale
dell’ambiente nelle sue componenti geologiche, idrologiche, faunistiche e vegetazionali.
Zona di ripristino vegetazionale, forestale e delle praterie (art. 13 delle NTA): tale zona è adatta allo sviluppo della
forestazione naturalistica, attraverso l’utilizzo di opportune tecniche di impianto e di coltura, mediante operazioni di ripristino
del paesaggio fluviale come previsto dalle “Norme tecniche per la gestione del verde” (allegato D).
Zona agricola ad orientamento colturale (Art. 15 delle NTA del Piano Ambientale): comprende ambiti a prevalente
destinazione agro produttiva, funzionali alla conduzione delle aziende agricole.
Gli interventi da attuarsi in queste zone devono essere coerenti con l’Allegato G - Linee guida per la gestione delle zone
agricole e delle zone umide e con le“Norme tecniche per la gestione del verde” (Allegato D).
Zona ad urbanizzazione controllata (art. 17 delle NTA): comprende ambiti edificati, solo urbanizzati o urbanizzabili. Nelle
zone residenziali di completamento previste dai vigenti strumenti urbanistici le operazioni di saturazione della struttura
urbana dovranno privilegiare il recupero ed il riuso dei volumi esistenti rafforzando il ruolo degli spazi e delle attrezzature di
interesse collettivo.
In particolare dovranno essere promosse le azioni di potenziamento e riqualificazione riguardanti le attrezzature di interesse
collettivo, gli arredi urbani e il verde pubblico, attraverso interventi d’iniziativa pubblica o concertati tra operatori pubblici e
privati e le amministrazioni comunali.
Nelle zone interessate da strumenti urbanistici attuativi, si dovranno attuare criteri generali d’intervento finalizzati ad
integrare il nuovo tessuto urbano con quello di più antico impianto
In tutte le zone ad urbanizzazione controllata, l'incremento delle superfici impermeabilizzate che possono provocare un
sovraccarico idraulico del corso d'acqua è limitato al 50% della superficie del lotto interessato; a tal fine gli strumenti
urbanistici in sede di adeguamento al Piano Ambientale, devono, con riferimento alle coperture di parcheggi o grandi
superfici, privilegiare tecniche che permettano comunque un adeguato grado di infiltrazione delle acque nel sottosuolo,
previa raccolta e depurazione delle acque di prima pioggia secondo le modalità fissate nei punti 6 e 7 dell’art. 38 delle NTA
del Piano di Tutela delle Acque adottato con DGRV n. 4453 del 29/12/2004 che per il territorio del Parco divengono cogenti
fin dall’entrata in vigore della presente norma.
Zona di protezione per la tutela delle risorse idropotabili (art. 16 delle NTA): tale zona è individuata ai sensi dell’art. 12 della
L.R. n. 8/1191. La zona è esterna al parco ed è ubicata nella fascia a nord delle risorgive delimitata dalla strada
congiungente i nuclei di Albaredo, Cavasagra, Ospedaletto e Mozzati; comprendono ambiti ricadenti nell’area di ricarica
degli acquiferi, interessati dalla diffusa presenza di allevamenti zootecnici e produttivi immediatamente a ridosso delle
sorgenti del Sile.
In tali zone l’Ente Parco, in accordo con le amministrazioni comunali competenti e con la Regione del Veneto, promuove il
programma “Zootecnia compatibile”, con erogazione di incentivi finalizzati a migliorare la compatibilità ambientale degli
insediamenti zootecnici, a ridurre i potenziali impatti dell’attività di allevamento ed a migliorare l’inserimento dei manufatti
funzionali all’attività agricola nel sistema ambientale del Parco, secondo gli indirizzi contenuti nelle schede di cui all’Allegato
L.
Nelle medesime zone, l’Ente Parco promuove, in accordo con le amministrazioni comunali, interventi finalizzati alla riduzione
del carico antropico ed al potenziamento degli ecosistemi naturaliformi, quali boschi urbani e periurbani, alla riduzione degli
apporti inquinanti derivanti da altre attività produttive.
Aree con funzione di interesse pubblico (art. 21 delle NTA): vengono definite aree con funzione di interesse pubblico le zone
entro il perimetro del Parco identificate dagli strumenti urbanistici comunali come aree di interesse comune e dal Piano
Ambientale come zone di riserva naturale generale in relazione alle quali si riscontri compatibilità con le finalità generali dello
stesso piano ambientale. Per tali aree vanno attribuite le funzioni compatibili con le finalità delle zone di riserva naturale
generale e zone agricole di cui agli articoli 10 ter, 11, 12, 13, 13 bis, 14, e 15 delle NTA del PA.
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Estratto TAV. 23.2 “Azzonamento” del Piano Ambientale del Parco Naturale Regionale del fiume Sile
Estratto TAV. 23.3 “Azzonamento” del Piano Ambientale del Parco Naturale Regionale del fiume Sile
Si evidenzia che all’interno delle 4 varianti sono state redatte delle schede urbanistiche di dettaglio che hanno
parzialmente modificato la tavola dell’azzonamento. Per il comune di Quinto le schede urbanistiche di dettaglio sono:
•
•
•
•
scheda urbanistica n. 1: via Cornarotta;
scheda urbanistica n. 2: via O. Tenni – Donatori del sangue;
scheda urbanistica n. 3 via Costamala;
scheda urbanistica n. 4: via Nogarè.
ELEMENTI DI CONNESSIONE
Il Piano Ambientale individua nella tavola di progetto n. 24 “Elelmenti puntuali ed interconnessioni” la viabilità primaria e
secondaria da valorizzare sul piano funzionale e ambientale che deve essere sottoposta alla disciplina dell’art. 22 “Sistema
delle connessioni” delle NTA del Piano Ambientale.
Oltre alla rete principale costituita dalla viabilità carrabile primaria e da quella secondaria a valenza storico – ambientale,
l’Ente Parco promuove la formazione e la realizzazione di una rete di percorsi minori quali sentieri per le escursioni,
naturalistici e didattici e percorsi ciclo – pedonali fruendo, in proposito, di tracciati esistenti e di nuova edificazione che
presentino caratteristiche di compatibilità sotto il profilo paesaggistico – ambientale.
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Le tavola n. 24 e n. 38 di progetto individuano un sistema organico di punti di accesso al parco. In corrispondenza di tali
punti gli strumenti urbanistici dei Comuni interessati, in sede di adeguamento al Piano Ambientale, dovranno localizzare le
aree destinate alla formazione di strutture a parcheggio, finalizzate alla fruizione delle aree formanti il tessuto connettivo
necessario alla fruizione del Parco. Nelle immediate vicinanze, ove il contesto ambientale lo consenta, potranno essere
localizzate aree attrezzate per la sosta ed il tempo libero.
RETI E SOTTOSERVIZI
Di seguito si riporta l’art. 28 delle NTA del Piano Ambientale che disciplina le reti e i servizi di fognatura.
Art. 28 – Reti di fognatura
All’interno del territorio del Parco, fatti salvi gli interventi in itinere e/o già finanziati, le reti pubbliche di raccolta delle acque meteoriche
dovranno essere realizzate separatamente dalle reti di raccolta delle cosiddette acque nere provenienti da scarichi civili.
Le acque nere devono essere convogliate ad impianti di depurazione in cui sia prevista anche la rimozione dei nutrienti, eventualmente
attraverso processi di fitodepurazione.
Per quanto riguarda il collettamento delle acque di origine meteorica relativo agli ambiti urbani devono essere realizzate delle opportune
vasche in cui raccogliere le acque di «prima pioggia» da inviare successivamente al trattamento depurativo, previa raccolta e depurazione
delle acque di prima pioggia secondo le modalità fissate nei punti 6 e 7 dell’art. 38 delle N.T.A. del Piano di Tutela delle Acque adottato
con la DGRV n° 4453 del 29.12.2004 che per il territorio del Parco diventano cogenti sin dalla approvazione delle presenti norme.
In ogni caso i volumi delle vasche dovranno essere calcolati considerando che possano trattenere i primi 20 minuti di una precipitazione
con tempo di ritorno di 10 anni.
Gli scarichi industriali devono subire un preventivo trattamento per eliminare tutte le sostanze che possono mettere in crisi un impianto di
trattamento delle acque reflue di tipo civile.
Tali vasche dovranno essere realizzate anche a servizio di ambiti di pertinenza di attività produttive (piazzali industriali) comunque
localizzate.
Per quanto riguarda le reti di raccolta di tipo misto esistenti nelle aree esterne al Parco dovrà essere verificata la possibilità di realizzare
delle vasche volano che consentano il convogliamento differito nel tempo agli impianti di depurazione dei reflui misti in tempo di pioggia.
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2.5
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Indicazioni e prescrizioni
Di seguito si riportano in via sintetica le indicazioni/prescrizioni emerse nella presente relazione che saranno recepite
all’art. 59 delle NT del Piano di Assetto del Territorio (PAT). Per ogni prescrizione/indicazione riportata si specificano le
Norme Tecniche alle quali si riferiscono. Si evidenzia che la valutazione delle effetti delle Norme di Piano su habitat e specie
è stata condotta partendo dal presupposto che le prescrizioni/indicazioni verranno applicate in fase di realizzazione degli
interventi.
INDICAZIONI - PRESCRIZIONI
NORME
TECNICHE
ALLE
QUALI
SI
RIFERISCONO
LE
PRESCRIZIONI
I.
Per gli interventi di trasformazione ricadenti all’interno del perimetro del Parco Naturale Regionale
del fiume Sile valgono le direttive e le previsioni del Piano Ambientale (P.A.) del Parco Naturale Regionale
del fiume Sile.
Artt. 40, 44, 46, 48, All.
II.
Per la protezione della falda idrica sotterranea dovranno essere tenute in considerazione tutte le
prescrizioni del PTA ed individuati gli accorgimenti atti a non scaricare inquinanti nel suolo.
Artt. 40, 41, 44, 46, 48,
III.
Per le nuove edificazioni, riqualificazioni ed interventi diretti al miglioramento della qualità urbana
che riguardano opere edili dovrà essere previsto, ove possibile, l’allacciamento alla rete fognaria esistente.
Qualora non fosse possibile l’allacciamento alla rete fognaria esistente, andranno comunque previsti dei
sistemi alternativi di gestione delle emissioni liquide al fine di non alterare l’ecosistema idrico.
Artt. 40, 41, 44, 46, 48,
In fase di cantiere dovrà essere posta particolare attenzione alla produzione di rumore derivanti
dall’utilizzo dei macchinari. A tal proposito si rammenta che all’interno dei cantieri edili, stradali ed
assimilabili, le macchine in uso dovranno operare in conformità al Decreto Legislativo 4 settembre 2002, n.
262 "Attuazione della direttiva 2000/14/CE concernente l'emissione acustica ambientale delle macchine ed
attrezzature destinate a funzionare all'aperto” ed alle successive integrazioni e modifiche.
Artt. 40, 41, 44, 46, 48,
V.
Durante la fase di cantiere andrà posta particolare attenzione nella movimentazione dei materiali in
prossimità dei corsi d’acqua al fine di escludere qualsiasi possibilità di alterazione della qualità delle acque.
Artt. 40, 41, 44, 46, 48,
In fase di cantiere dovranno essere tenuti sotto controllo gli eventuali sversamenti di sostanze
nocive derivanti dall’utilizzo dei macchinari.
Artt. 40, 41, 44, 46, 48,
In fase di realizzazione degli interventi il recupero e/o lo smaltimento delle terre di scavo dovrà
essere effettuato secondo la normativa attualmente vigente.
Artt. 40, 41, 44, 46, 48,
Qualora in fase di cantiere i terreni movimentati fossero particolarmente secchi e causassero una
notevole produzione di polveri, dovranno essere individuate misure atte al contenimento delle stesse.
Artt. 40, 41, 44, 46, 48,
La realizzazione degli impianti di illuminazione pubblica dovrà avvenire nel rispetto della L.r. n. 17
del 7 Agosto 2009 “Norme per il contenimento dell’inquinamento luminoso, il risparmio energetico
nell’illuminazione per esterni e per la tutela dell’ambiente e dell’attività svolta dagli osservatori astronomici”.
Artt. 40, 41, 44, 46, 48,
X.
Particolare tutela dovrà essere posta alla raccolta e trattamento delle acque nel caso della
realizzazione di viabilità e riqualificazioni infrastrutturali. Per evitare l’inquinamento dei corpi idrici da parte
delle acque raccolte dalle sedi stradali che potrebbero avere delle ripercussioni negative sugli ecosistemi
dovrà essere verificata in sede di progettazione degli interventi la necessità di inserimento di vasche di prima
pioggia e di disoleazione per la raccolta degli idrocarburi.
Art. 48
IV.
VI.
VII.
VIII.
IX.
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C – APP n. 1
All. C
All. C
All. C
All. C
All. C
All. C
All. C
All. C
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FASE 3 – VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITÁ DELLE INCIDENZE
3.1
Definizione dei limiti spaziali e temporali dell’analisi
La definizione del contesto spaziale in cui inserire l’analisi rappresenta uno degli aspetti fondamentali della procedura
valutativa, in quanto la scelta dell’ambito territoriale di indagine può influenzare il risultato dello studio. L’area di analisi
coincide con l’ambito di influenza potenziale del Piano che si identifica con la porzione di territorio sulla quale il Piano
genererà effetti (incidenze) diretti e/o indiretti, positivi o negativi, sia in fase di realizzazione che di esercizio. La definizione
dell’ambito di influenza potenziale merita una valutazione caso per caso in ragione di considerazioni fondate su diversi
fattori. Tra gli elementi da analizzare per la definizione dei limiti spaziali dello studio si possono ricordare (Drouin, Le Blanc,
1994 in Bettini (eds.), 2002):
•
•
•
la natura e le dimensioni dell’intervento e i suoi possibili effetti;
la disponibilità di dati e informazioni sulle azioni di Piano e sui suoi effetti ambientali;
le caratteristiche e la sensibilità dell’ambiente ricevente.
Nel caso in esame, anche in ragione della finalità dello studio che prevede la valutazione degli effetti del Piano su habitat e
specie di interesse comunitario, per la definizione dell’area di incidenza potenziale sono stati considerati i seguenti fattori:
• localizzazione degli interventi rispetto ai siti Natura 2000;
• tipologia delle alterazioni legate alla realizzazione ed all’esercizio degli interventi previsti dal Piano;
• tipologia ambientale dei luoghi direttamente interessati dagli interventi.
L’obiettivo che ci si propone è quello di individuare una fascia entro la quale si potranno propagare i fenomeni di incidenza a
carico degli elementi della rete Natura 2000, nella consapevolezza che, allontanandosi dall’area direttamente interessata dai
lavori e, successivamente, occupata dall’opera in progetto, si assisterà ad una attenuazione dei meccanismi di alterazione
provocati dall’opera.
Alcune incidenze, quali la riduzione di superficie di habitat, si esauriscono nell’area di effettiva presenza dell’intervento,
mentre i fenomeni perturbativi a carico di habitat o specie si possono manifestare anche a distanza. Tra l’altro è necessario
tenere in considerazione anche la variabilità delle incidenze che non coinvolgono tutti lo stesso spazio, ma che possono
interessare territori di diversa estensione, a seconda della tipologia e dei recettori coinvolti.
I fattori perturbativi a carico delle componenti ambientali, direttamente o indirettamente coinvolte dall’area di progetto,
possono essere diversi in fase di costruzione ed in fase di esercizio: per tale motivo la determinazione dell’area di incidenza
potenziale è stata definita tenendo in considerazione entrambe le fasi.
I principali fattori perturbativi associati alla realizzazione delle opere di progetto sono i fattori di alterazione tipici dei cantieri
per la costruzione di edifici ed opere infrastrutturali. In prima analisi, essi comprendono le operazioni di movimentazione dei
sedimenti, le emissioni sonore associate alle lavorazioni previste, le emissione di gas combusti e polveri dovute al transito
dei mezzi ed alla movimentazione degli inerti e, infine, l’occupazione temporanea degli ambienti di cantiere. Nel corso della
fase di esercizio, invece, le potenziali fonti di pressione ambientale possono derivare dal manifestarsi delle emissioni
associate all’esercizio dell’opera (emissioni gassose da traffico veicolare, emissioni di rumore, produzione di reflui).
I fattori perturbativi individuati per la fase di cantiere e di esercizio, relativi alle norme di Piano sono:
GENERAZIONE DI RUMORE IN FASE DI CANTIERE (UTILIZZO DI MACCHINARI):
La fase di cantierizzazione determina una interazione sulla fauna dovuta a fonti di
rumore prodotte da attrezzature e macchine utilizzate in cantiere per le operazioni
di lavorazione materiali e trasporto. La tematica delle soglie acustiche del disturbo
sulla fauna indotto da sorgenti di tipo antropico costituisce un aspetto finora poco
studiato. Dalla letteratura finora pubblicata, si evince che diverse specie di uccelli
in diversi casi mostrano di potersi apparentemente adattare a disturbi acustici
regolari di intensità anche elevata. In generale dopo un limitato periodo di
adattamento, mammiferi e uccelli sembrano essere poco sensibili al rumore, a
meno che esso non costituisca un “indicatore di pericolo”, in quanto indice, per
esempio, della vicinanza dell’uomo. Determinare gli effetti del rumore sulla natura
è comunque complicato in quanto le risposte variano da specie a specie e tra
individui di una stessa popolazione. La variabilità delle risposte dipende da diversi
fattori: caratteristiche del rumore e sua durata, caratteristiche evolutive della specie, tipo di habitat, stagione, attività al tempo
di esposizione, sesso e età dell’individuo, livello di esposizione precedente, e se altri stress fisici, come la siccità si stanno
verificando durante il periodo di esposizione (Busnel, 1978).
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Studi condotti sugli effetti del traffico stradale sulla fauna hanno evidenziato che tutti gli uccelli degli ambienti boschivi
mostrano un declino in termini di densità di popolazione a circa 42 dB, mentre le specie legate agli ambienti prativi mostrano
una risposta a circa 48 dB. Le specie avifaunistiche più sensibili degli ambienti boschivi (es. cuculo) mostrano un declino in
termini di densità a 35 dB, mentre le specie più sensibili legate agli ambienti prativi (Limosa limosa – Pittima reale)
rispondono a 43 dB (Richard T.T. Forman, 1998).
Per rumore ambientale si intende l’insieme dei fenomeni che riguardano la propagazione del suono in ambienti esterni. I
sistemi interessati a questo fenomeno sono molteplici: infrastrutture di trasporto, fabbriche, cantiere edili, manifestazioni
estemporanee, ecc. A seconda del tipo di sorgente sonora (puntiforme, lineare, piana), si hanno comportamenti di
dispersione del suono diversi. Assumendo che la sorgente sonora sia puntiforme omnidirezionale (ossia una sorgente
piccola rispetto alla lunghezza d’onda generata e relativamente lontana dal ricevitore che non privilegia alcuna direzione) e
che la propagazione del suono avvenga in campo libero (cioè in ambienti aperti, senza che vi siano fenomeni di riflessione o
ostacoli che condizionino la propagazione stessa) il fronte d’onda che si genera è sferico. La legge di propagazione che
interessa questo particolare caso in cui l’onda si propaga in campo libero è:
dove I è l’intensità, W la potenza e r il raggio.
In termini di livelli, invece, si ha:
+
Dove
LW = livello di intensità sonora misurato alla sorgente;
LI= livello di intensità sonora misurato ad una distanza r dalla sorgente;
r = distanza dalla sorgente.
In campo libero, in propagazione di una sorgente sferica, con il raddoppiare della distanza il livello di intensità diminuisce di 6
dB. Si evidenzia che in ambiente esterno esistono una serie di fenomeni che possono provocare variazioni anche molto
rilevanti del livello sonoro rispetto alla situazione base. Questi fenomeni prendono il nome di attenuazione in eccesso
(Excess attenuation) e i principali sono: riflessione sul terreno, assorbimento dell’aria, vegetazione, fenomeni atmosferici e
schermatura.
Al fine di valutare la distanza alla quale deve trovarsi il ricevitore (nel caso in esame il ricevitore è la fauna che risente del
rumore prodotto dalle attività di cantiere) per non risentire degli effetti della cantierizzazione si assume che:
•
•
Un escavatore di piccola taglia genera una potenza sonora di 100 dB;
L’avifauna tipica degli ambienti boschivi mostra un declino in termini di densità di popolazione a circa 42 dB.
Applicando la formula con LI = 42 dB e LW = 100 dB, si ha che a circa 225 m dalla sorgente puntiforme (cantiere) il livello di
intensità sonora è ≤ a 42 dB. A questa distanza si ritiene che la fauna non risenta delle attività di cantierizzazione.
Tenuto conto delle considerazioni riportate, si ritiene che per il fattore perturbativo in esame si debba prendere come area di
analisi un buffer di 225 m dalle nuove trasformazioni urbanistico – territoriali previste dal piano. In fase di cantiere dovrà
essere posta particolare attenzione alla produzione di rumore derivante dall’utilizzo dei macchinari. A tal proposito si
rammenta che all’interno dei cantieri edili, stradali ed assimilabili, le macchine in uso dovranno operare in conformità al
Decreto Legislativo 4 settembre 2002, n. 262 "Attuazione della direttiva 2000/14/CE concernente l'emissione acustica
ambientale delle macchine ed attrezzature destinate a funzionare all'aperto” ed alle successive integrazioni e modifiche (cfr.
prescrizione IV, par. 2.5).
GENERAZIONE DI RUMORE DA TRAFFICO STRADALE:
I trasporti terrestri e in particolare il traffico stradale sono la principale sorgente di inquinamento acustico ambientale. La
rumorosità prodotta dal traffico stradale è un fenomeno tipicamente variabile nel tempo, essendo costituito dall’insieme delle
emissioni sonore associate al transito dei singoli veicoli che compongono il traffico veicolare.
Le parti del veicolo che contribuiscono alla generazione del rumore sono: motore, trasmissione, impianto di raffreddamento,
contatto ruota – pavimentazione (rotolamento) e rumore aerodinamico. L’importanza relativa delle varie fonti di rumore
dipendono da diversi fattori: tipo di veicolo, velocità, modalità del flusso del traffico, altimetria della strada e stile di guida.
Un’automobile in movimento su una strada genera una sorgente lineare. Nel caso di una sorgente lineare omogenea essa è
costituita da un elemento lineare di lunghezza L che genera delle onde a simmetria cilindrica, cioè che si propagano
allontanandosi perpendicolarmente all’asse principale della sorgente. Una strada trafficata oppure una linea ferroviaria
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vengono spesso approssimate ad una sorgente lineare di questo tipo appoggiata su di una superficie riflettente, quindi con
solo un emisfero a disposizione per la propagazione.
La legge di propagazione che interessa questo particolare caso è:
Dove
LW = livello di intensità sonora misurato alla sorgente;
Lp= livello di intensità sonora misurato ad una distanza r dalla sorgente;
r = distanza dalla sorgente.
In campo libero, in propagazione di una sorgente lineare, con il raddoppiare della distanza il livello di intensità diminuisce di
3 dB.
Al fine di valutare la distanza alla quale deve trovarsi il ricevitore (nel caso in esame il ricevitore è la fauna) per non risentire
degli effetti del traffico autostradale si assume che:
Nel caso di rumore riferibile ad un traffico stradale continuo, sia esso dovuto ad autostrade che a strade
secondarie, il livello medio riscontrato è di circa 56 dB, con alcune aree che superano anche i 70 dB;
L’avifauna tipica degli ambienti boschivi mostra un declino in termini di densità di popolazione a circa 42 dB.
Per valutare l’impatto di una nuova infrastruttura di progetto si applica la formula con Lp = 42 dB e LW = 70. Inserendo i valori
citati si ha che a circa 200 m dalla sorgente lineare il livello di intensità sonora è ≤ a 42 dB. A questa distanza si ritiene che la
fauna non risenta del traffico stradale.
Per i rimanenti fattori di perturbazione valgono le seguenti precisazioni.
EMISSIONI LIQUIDE IN FASE DI CANTIERE E REFLUI CIVILI:
Per la protezione della falda idrica sotterranea dovranno essere tenute in considerazione tutte le prescrizioni del PTA ed
individuati gli accorgimenti atti a non scaricare inquinanti nel suolo (cfr. prescrizione II, par. 2.5).
Per le nuove edificazioni, riqualificazioni ed interventi diretti al miglioramento della qualità urbana che riguardano opere edili
dovrà essere previsto, ove possibile, l’allacciamento alla rete fognaria esistente. Qualora non fosse possibile l’allacciamento
alla rete fognaria esistente, andranno comunque previsti dei sistemi alternativi di gestione delle emissioni liquide al fine di
non alterare l’ecosistema idrico (cfr. prescrizione III, par. 2.5).
Durante la fase di cantiere andrà posta particolare attenzione nella movimentazione dei materiali in prossimità dei corsi
d’acqua al fine di escludere qualsiasi possibilità di alterazione della qualità delle acque. (cfr. prescrizione V, par. 2.5).
In fase di cantiere dovranno essere tenuti sotto controllo gli eventuali sversamenti di sostanze nocive derivanti dall’utilizzo
dei macchinari (cfr. prescrizione VI, par. 2.5).
Tenendo conto delle indicazioni/prescrizioni riportate nella presente relazione si ritiene che, per il fattore perturbativo in
esame, l’area di analisi coincida con gli ambiti di intervento. L’ambito di intervento risulta in ogni caso tutelato dalla normativa
vigente e dalle prescrizioni riportate in relazione.
PRODUZIONE DI POLVERI IN SEGUITO ALLA MOVIMENTAZIONE DI MATERIALI IN FASE DI CANTIERE
Tenendo conto delle indicazioni/prescrizioni riportate nella presente relazione si ritiene che, per il fattore perturbativo in
esame, l’area di analisi coincida con l’ambito di intervento.
PRODUZIONE DI RIFIUTI
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In fase di realizzazione degli interventi il recupero e/o lo smaltimento delle terre di scavo dovrà essere effettuato secondo la
normativa attualmente vigente (cfr. prescrizione VII, par. 2.5).
CONSUMO DI SUOLO
Per il fattore perturbativo in esame, l’area di analisi coincide con gli ambiti di intervento.
3.2
I Siti Rete Natura 2000
Il territorio comunale di Quinto di Treviso è interessato dal Sito di Importanza Comunitaria (SIC) IT3240028 “Fiume Sile dalle
sorgenti a Treviso ovest” e dalla Zona di Protezione Speciale (ZPS) IT3240011 “Sile: sorgenti, paludi di Morgano e S.
Cristina”.
L’area SIC IT3240028 ha un’estensione di 1490 ettari. La caratteristica principale del sito è la presenza del corso fluviale del
Sile, caratterizzato da sistemi di popolamenti fluviali spesso compenetrati, tipici di acque lente: paludi, torbiere e praterie
igrofile, canneti e boschi riparali, boschi idrofili e frammenti di bosco planiziale a querceto misto.
Nel sito si rileva la presenza di un elevato numero di tipi e sintipi rari e/o endemici tra cui alcuni fortemente minacciati
(Erucastro-Schoeneto nigricantis, Plantaginini altissimae – Milinietum coerulae, Cladietum marisci, Ranuncolo – Sietum
erecto – Submersi).
Entro il perimetro del Sito si trovano inoltre terreni coltivati e boschi di impianto. Presenti anche alcuni allevamenti ittici,
insediamenti isolati o in piccoli nuclei, e cave inattive. Il sito, inoltre, è attraversato da linee elettriche ed assi viari.
L’area esterna è fortemente antropizzata, comprendendo sia centri urbani che aree industriali e commerciali. Le cave, in
prevalenza di sabbia o ghiaia, sono numerose. In prossimità del Sito è collocato un oleodotto interrato, molte linee elettriche,
l’aeroporto di Treviso e importanti assi viari.
L’area ZPS IT3240011 ha un’estensione pari a 1299 ettari ed è interamente inclusa nel SIC IT3240028. L’ambiente delle
risorgive ospita un elevato numero di tipi e sintipi rari ed endemici, fortemente minacciati e comprende ambienti tipici quali
fontanili, laghetti, aree paludose, torbiere e una fitta rete di corsi d’acqua.
Ad agosto 2010 l’Ente Parco ha trasmesso alla Regione Veneto la bozza definitiva del Piano di Gestione n. 16 relativo alla
ZPS IT3240011 “Sile: sorgenti, paludi di Morgano e S. Cristina”. Nell’iter di redazione del PdG i campi del formulario
standard sono stati oggetto di modifiche.
Le piante e le specie faunistiche presenti nei Siti Natura 2000 in esame sono ripresi dai formulari Standard aggiornati ad
ottobre 2013 scaricati dal Sito del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Per completezza i dati
riportati nel formulario standard di ottobre 2013 relativi alla ZPS IT3240011 sono stati confrontati con quelli proposti nel
Piano di Gestione non approvato.
SPECIE FLORISTICHE RIPORTATE NEL FORMULARIO STANDARD RETE NATURA 2000
Nei Siti in esame si segnala la presenza delle pianta Euphrasia marchesettii (Eufrasia di Marchesetti) che rientra tra le
specie di piante elencate nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CE “Direttiva del Consiglio relativa alla conservazione degli
habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche”. Per il SIC IT3240028 il formulario standard aggiornato
ad ottobre 2013 riporta anche la presenza del gladiolo palustre (Gladiolus palustris).
SPECIE FAUNISTICHE RIPORTATE NEL FORMULARIO STANDARD RETE NATURA 2000
SIC IT3240028 “Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso Ovest”
Dalla lettura del formulario standard emerge che nel Sito in esame sono presenti:
•
•
•
•
•
•
uccelli elencati in Allegato I della Direttiva 2009/147 CEE
Uccelli non elencati in Allegato I alla Direttiva 2009/147/CE
mammiferi elencati in Allegato II della Direttiva 92/43/CE
anfibi e rettili elencati in Allegato II della Direttiva 92/43/CE
pesci elencati in Allegato II della Direttiva 92/43/CE
invertebrati elencati in Allegato II della Direttiva 92/43/CE.
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ZPS IT3240011 “Sile: sorgenti, paludi di Morgano e S. Cristina”
Di seguito si riportano le specie faunistiche riportate nel formulario standard di ottobre 2013. Le specie elencate nella ZPS
sono le stesse di quelle riportate nel formulatio relativo al SIC.
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Rispetto alle specie avifaunistiche si evidenzia che nel formulario standard proposto con il Piano di Gestione n. 16 non
compaiono le specie Circus pygargus, Crex crex e Milvus migrans mentre sono state aggiunte le seguenti specie:
Phalacrocorax pygmeus, Egretta garzetta, Egretta alba, Ciconia ciconia, Aythya nyroca, Mergus albellus, Falco vespertinus,
Falco peregrinus, Grus grus, Sterna hirundo, Dryocopus martius, Lanius collurio, Aythya fuligula, Bubulcus ibis, Columba
oenas, Jynx torquilla. Per quanto riguarda invece la classe dei pesci, viene segnalata (rispetto al formulario 2013) la
presenza del barbo (Barbus plebejus) e dello scazzone (Cottus gobio) mentre non viene riportato il cobite mascherato
(Sabanejewia larvata).
HABITAT NATURALI DI INTERESSE COMUNITARIO
La Regione Veneto ha approvato con D.G.R. n. 2816 del 22 settembre 2009 la cartografia degli habitat e degli habitat di
specie dei Siti IT3240028 “Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso ovest” e IT3240011 “Sile: sorgenti, paludi di Morgano e S.
Cristina”.
Dagli shape forniti dalla regione Veneto emerge che i tipi di habitat naturali la cui conservazione richiede la disegnazione di
aree speciali di conservazione presenti nei Siti Rete Natura 2000 in esame sono quelli riportati di seguito:
•
•
•
Habitat 3260: Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho- Batrachion;
Habitat 6210 (*): Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (FestucoBrometalia) (*stupenda fioritura di orchidee);
Habitat 6410: Praterie con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argilloso-limosi (Molinion caeruleae)
•
Habitat 6430: Bordure planiziali,
montane e alpine di megaforbie
idrofile;
•
Habitat 7210 *: Paludi calcaree
con Cladium mariscus e specie
del Caricion davallianae (habitat
prioritario);
•
Habitat 7230: Torbiere basse
alcaline;
•
Habitat
91E0:
Foreste
alluvionali di Alnus glutinosa e
Fraxinus
excelsior
(AlnoPadion, Alnion incanae, Salicion
albae)- habitat prioritario;
•
Habitat 91L0: Querceti di rovere
illirici (Erythronio – Carpinion).
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Habitat di Interesse Comunitario del SIC IT3240028 e della ZPS IT3240011 presenti in ambito comunale
Come si evince dall’immagine riportata sopra in ambito comunale si osserva la presenza dei seguenti Habitat di Interesse
Comunitario:
Habitat 3260: questo habitat include i corsi d’acqua, dalla pianura alla fascia montana, caratterizzati da vegetazione erbacea perenne
paucispecifica formata da macrofite acquatiche a sviluppo prevalentemente subacqueo con apparati fiorali generalmente emersi del
Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion e muschi acquatici. Nella vegetazione esposta a corrente più veloce (Ranunculion fluitantis)
gli apparati fogliari rimangono del tutto sommersi mentre in condizioni reofile meno spinte una parte delle foglie è portata a livello della
superficie dell’acqua (Callitricho-Batrachion). Questo habitat, di alto valore naturalistico ed elevata vulnerabilità, è spesso associato alle
comunità a Butomus umbellatus. La disponibilità di luce è una fattore critico e perciò questa vegetazione non si insedia in corsi d'acqua
ombreggiati dalla vegetazione esterna e dove la limpidezza dell’acqua è limitata dal trasporto torbido.
Habitat 6410: prati magri (poveri di nutrienti), da sfalcio, o talora anche pascolati, diffusi dai fondovalle alla fascia altimontana (sotto il limite
del bosco), caratterizzati dalla prevalenza di Molinia caerulea, su suoli torbosi o argillo-limosi, a umidità costante o anche con significative
variazioni stagionali, sia derivanti da substrati carbonatici che silicei.
Habitat 6430: comunità di alte erbe a foglie grandi (megaforbie) igrofile e nitrofile che si sviluppano, in prevalenza, al margine dei corsi
d’acqua e di boschi igro-mesofili, distribuite dal piano basale a quello alpino.
Habitat 7210: formazioni emergenti azonali a dominanza di Cladium mariscus, con distribuzione prevalente nella Regione Bioclimatica
Temperata ma presenti anche nei territori a Bioclima Mediterraneo, generalmente sviluppate lungo le sponde di aree lacustri e palustri,
spesso in contatto con la vegetazione delle alleanze Caricion davallianae o Phragmition.
Habitat 91E0: foreste alluvionali, ripariali e paludose di Alnus spp., Fraxinus excelsior e Salix spp. presenti lungo i corsi d’acqua sia nei
tratti montani e collinari che planiziali o sulle rive dei bacini lacustri e in aree con ristagni idrici non necessariamente collegati alla dinamica
fluviale. Si sviluppano su suoli alluvionali spesso inondati o nei quali la falda idrica è superficiale, prevalentemente in macrobioclima
temperato ma penetrano anche in quello mediterraneo dove l’umidità edafica lo consente.
La descrizione degli habitat presenti nel Sito in esame è stata ripresa dal “Manuale nazionale di interpretazione degli habitat”
1.
La cartografia degli Habitat approvata dalla Regione Veneto riporta lo Stato di Conservazione degli Habitat (stato che si
evince dal campo CON_GLOB del db_HA della Cartografia). Per “stato di conservazione” dell’habitat si intende il grado di
conservazione della struttura e delle funzioni del tipo di habitat naturale in questione e la possibilità di ripristino. Il criterio è
infatti il risultato della valutazione di tre sottcocriteri:
•
•
•
Grado di conservazione della struttura;
grado di conservazione delle funzioni;
possibilità di ripristino.
Dall’analisi del campo CON_GLOB si evince che il 95% della superficie degli habitat di interesse comunitario presenti nel
SIC si trova in uno stato di conservazione media o ridotta; il restante 5 % si caratterizza per uno stato di conservazione
buono.
Le descrizioni degli habitat sono tratte dal “Manuale nazionale di interpretazione degli habitat”. La Società Botanica Italiana ha realizzato per conto del
Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare il Manuale nazionale di interpretazione degli habitat adattato alla realtà italiana e
condiviso dai maggiori esperti a livello regionale e nazionale, allo scopo di favorire l’identificazione di quegli habitat la cui descrizione nel Manuale europeo
(European Commission - DG Environment - “Interpretation manual of European Union habitats” - 07/2007) non risulta sufficientemente adeguata allo
specifico contesto nazionale.
1
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Stato dii conservazione
Fonte: Cartografia degli Habitat Regione Veneto
Conservazione media o
ridotta
Conservazione buona
0
20
40
60
80
100
Relativamente alla ZPS IT3240011 si dispone della bozza della Tavola 7.2.5 “Inquadramento biologico – habitat –V” che
riporta gli habitat di interesse comunitario e non presenti entro il perimetro del Sito in esame.
La Cartografia degli habitat (D.G.R. del 7 agosto 2006, n. 2702; D.G.R. del 17 aprile 2007, n. 1066), approvata con D.G.R.
del 22 settembre 2009, n. 2816 e messa a disposizione sul sito web della Regione del Veneto è stata il punto di partenza per
l’aggiornamento della stessa in sede di redazione dei Piani di Gestione.
L’Ente Parco del fiume Sile, ente preposto alla redazione del Piano di Gestione, ha condotto l’aggiornamento della
cartografia soprattutto nei riguardi di quelle aree che la Cartografia approvata dalla Regione ha identificato quali Alnete
(91E0*) e Molinieti (6410) potenziali. Tale scelta aveva di fatto accorpato in questa denominazione tutte le superfici
rispettivamente con copertura arborea e arbustivo erbacea non ben definite giacché il processo di redazione della
Cartografia aveva come obiettivo lo scatto di un’istantanea della copertura del suolo.
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Estratto della Tavola 7.1.2.5 “Inquadramento biologico – habitat –V”
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A seguito di nuovi rilievi sul campo e contatto con le realtà agricole territoriali la maggior parte delle prime si è identificata
effettivamente quale boscaglia (CLC31) data da impianti di diretta o indiretta origine antropica nei quali, in alcuni casi, era
comparsa una ridotta percentuale di vegetazione autoctona spontanea; mentre la maggior parte dei secondi sono stati
effettivamente identificati quali incolti arbustivo erbacei (CLC32) dati da set aside, roveti, ceppaie di pioppeti, porzioni
agricole in riposo colturale o abbandonate tali comunque da avere, almeno per il 90 % della superficie, un’altezza massima
di 2 m. Le rimanenti aree con effettiva vocazione naturale ormai ben delineata sono state di fatto confermate quali habitat
potenziali, fermo restando che tutta la superficie della Z.P.S. è potenzialmente rinaturalizzabile soprattutto in quelle superfici
che, anche se ormai chiaramente destinate alla produzione agricola, storicamente hanno ospitato fino a tempi recenti
ambienti naturali caratteristici dei luoghi e ancora impressi nella memoria di alcuni. In aggiunta agli habitat di interesse
comunitario ne sussitono altri due estremamente importanti per il fondamentale ruolo quali siti di nidificazione anche di
specie prioritarie. Questi habitat sono costituiti dai canniceti a Cannuccia palustre e dai cariceti individuati rispettivamente
con codice CLC 4111 e 41 (fonte: Bozza della Relazione Tecnica del Piano di Gestione n. 16). Come si evince dalla
confronto tra le due cartografie (cartografia degli habitat approvata dalla Regione e cartografia degli habitat aggiornata
dall’Ente Parco del Sile) vi sono delle differenze nella perimetrazione degli habitat.
3.2.1
Repertorio della fauna schedata
Di seguito si riporta una breve descrizione delle specie elencate nei formulari standard dei Siti Rete Natura 2000.
UCCELLI
Le descrizioni delle specie sono riprese dalla Relazione di Analisi Settore Faunistico – Invertebrati, Uccelli, Mammiferi del
Piano Ambientale del Parco Regionale Naturale del fiume Sile. Per le specie elencate in Allegato I della Direttiva 2009/147
CE che sostituisce la Direttiva 79/409/CEE lo stato delle specie è ripreso dalla Relazione tecnica del Quadro Conoscitivo del
Piano di Gestione (PdG) della ZPS IT3240011. Si riporta anche lo stato fenologico della specie in Italia e nel Parco (fonte:
Relazione tecnica Piano di Gestione – Agosto 2010); al fine di favorire la comprensione della simbologia adottata si riportano
di seguito le indicazioni per la corretta gestione dei simboli.
Fonte: Bozza definitiva del Piano di Gestione (PdG) n. 16 – ZPS IT3240011
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CORACIIFORMES
ALCEDINIDAE
Martin pescatore Alcedo atthis
Veneto: A11 – Italia: SB, M reg, W – Sile: SB, M reg, W
Il Martin pescatore è stanziale e nidificante lungo quasi tutto il corso del Sile. Pur insediandosi nelle aree naturali più ricche di risorse
alimentari, la sua presenza è stata rilevata anche a Treviso in pieno centro storico. Un individuo giovane è stato catturato in prossimità di
Piazza dei Signori dove aveva sbattuto contro la vetrata di un negozio. Raggiunge densità più elevate nei pressi dei grandi bacini creati nel
passato dalle attività di estrazione in alveo (Quinto, Treviso, Casier, Silea) e nelle paludi di Morgano, Quinto e Treviso. Sembra non subire
le conseguenze negative causate da un più elevato grado di inquinamento delle acque a valle della città di Treviso, dato che si riscontrano
quasi le stesse densità. Durante i censimenti effettuati nella primavera 1994 si è potuta stimare la presenza di circa 25-30 coppie.
CICONIIFORMES
ARDEIDAE
Airone rosso Ardea purpurea
Veneto: A11 – Italia: M reg, B, W irr – Sile: M reg
La specie è estivante nell’area in maniera sempre più ridotta. Frequenta i canneti ma anche gli ambienti coltivati dall’uomo, dove caccia
entro le scoline. E’ più abbondante nei periodi delle migrazioni, per diminuire un po’ nei mesi centrali della nidificazione. Si sposta
facilmente dalle aree lagunari nell’entroterra dove arriva spesso per alimentarsi. La maggior parte delle osservazioni è riferibile ad individui
giovani ed in misura minore adulti erratici.
Airone cenerino Ardea cinerea
Veneto: A11 – Italia: SB, M reg, W – Sile: SB, M reg, W
Anche questo ardeide ha iniziato fin dal 1985 una lenta fase di diffusione nel territorio trevigiano. La sua presenza nell'ambito del Parco è
estesa a tutto l'anno; sono stati rilevati individui stanziali ed altri probabilmente migranti od erratici. Non esistono però dati certi riguardo
questi aspetti fenologici. Sono state comunque osservate ampie fluttuazioni stagionali nei vari anni. La specie è diffusa in tutta l'asta
fluviale, ma le concentrazioni più elevate sono rilevabili dove esistono maggiori risorse trofiche. In particolare i gruppi più numerosi si sono
potuti contare nell'Alto Sile, a monte dell'abitato di Quinto dove esiste un'alta densità di allevamenti ittici, di zone protette e di paludi relitte.
Questi sono i tre fattori che condizionano la presenza della specie in questo tratto fluviale. Nelle altre aree i censimenti degli ultimi anni
hanno permesso di rilevare sempre individui sparsi oppure gruppetti composti da poche decine di esemplari (Mezzavilla et al. 1992, 1993,
Mezzavilla 1994). Nell'inverno 1994 hanno svernato circa 230-250 esemplari di cui almeno 200-210 nella garzaia dell'Isola di S. Cristina,
mentre le poche decine rimanenti stazionavano nei tratti più idonei alla specie ( ex Fornaci di Istrana, paludi di Morgano, Paludi di Quinto e
Treviso, Casier, Cave di Casale sul Sile, Cave di S Moffio e Ca Tron). In periodo riproduttivo invece circa 40-60 coppie hanno nidificato
nella garzaia di S. Cristina. Se a queste si sommano le 60-70 coppie nidificanti nel Piave a Pederobba si ottengono gli unici dati relativi alla
sua riproduzione nell'intero nord-est d'Italia. Dati che superano di molto quanto già pubblicato nel "Progetto Atlante degli Uccelli nidificanti
nelle province di Treviso e Belluno" (Mezzavilla 1989). Bisogna però ricordare che l'Airone cenerino, non solo aumenta il valore naturale
delle aree dove si insedia, ma crea un certo impatto negativo nell'ambito degli allevamenti ittici.
Sgarza ciuffetto Ardeola ralloides
Veneto: A11 – Italia: M reg, B, W irr – Sile: M reg
Nei decenni scorsi si osservava con regolarità nei mesi estivi in tutte le aree con ampi bacini d’acqua e, sebbene non fosse mai stata
rilevata come nidificante, la sua presenza era relativamente comune. Nell’ultimo decennio invece le osservazioni si sono rarefatte e sono
riferibili quasi sempre ad individui in migrazione.
Tarabuso Botaurus stellaris
Veneto: A11 – Italia: SBpar, Mreg, W – Sile: M reg, W
Nel Sile si osserva esclusivamente nei mesi invernali. Nel decennio passato sono state fatte molte osservazioni, nell’ambito del
censimento degli uccelli acquatici svernanti in provincia di Treviso. I siti di svernamento sono legati quasi esclusivamente alla presenza di
vegetazione riparia ed in particolare al canneto. Nel passato era censito regolarmente ad Istrana nell’area umida delle ex Fornaci (loc
Fossa Storta). Negli ultimi anni però è scomparso a causa delle modificazioni ambientali e dell’inquinamento. E’ stato osservato presso
l’invaso del Barbasso e nelle cave di Carlesso (c/o ex linea ferroviaria Ostiglia) a Morgano e nelle paludi di Morgano e S. Cristina a Quinto
di Treviso. Più a valle sverna nei due Laghi di Quinto e nei canneti di Canizzano e S Angelo a Treviso. Negli ultimi tre anni però la specie
non è più stata osservata.
Tarabusino Ixobrychus minutus
Veneto: A11 – Italia: Mreg, B – Sile: M reg, B
È in netta fase di regressione in gran parte dell’area. Ciò sembra dovuto alla progressiva riduzione del canneto anfibio che costituisce il
suo habitat. Attualmente si stima nidifichino solo poche coppie nel tratto di Sile compreso tra l’abitato di S Cristina e la città di Treviso.
Nitticora Nycticorax nycticorax
Veneto: A11 – Italia: Mreg, B, Wpar – Sile: M reg, B, Wpar
Nidifica dagli anni ‘80 presso la garzaia dell’Isola di S. Cristina di Quinto (Oasi Cervara). Dopo la forte presenza della metà degli anni ‘80,
con più di 200 coppie nidificanti, ha subito una diminuzione collegabile forse all’arrivo del dominante airone cenerino. Negli ultimi due
decenni si è riprodotta solo con poche decine di coppie (Mezzavilla e Scarton, 2002; Fasola et al., 2007). In periodo estivo caccia in quasi
tutte le zone umide dell’Alto Corso del Sile, e nelle zone umide confinanti, ma essendo una specie con caratteristiche notturne spesso
passa del tutto inosservata. Negli anni scorsi sono stati osservati dei casi di svernamento presso l’Oasi Cervara e l’allevamento ittico che
confluisce nel Lago Superiore a Quinto (troticoltura Bresciani).
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Garzetta Egretta garzetta
Veneto: A11 – Italia: Mreg; B, Wpar – Sile: Mreg; B, W
La specie è diventata piuttosto comune ed ubiquitaria tanto da osservarla anche entro il centro storico a Treviso. Nidifica con poche decine
di coppie presso l’Isola di S. Cristina. Nel complesso, a parte i naturali movimenti di spostamento, tipici della specie, si può considerare
stanziale.
Airone bianco maggiore Egretta alba
Veneto: A12 – Italia: Mreg; W, B – Sile: A(3)
Negli ultimi due decenni è diventato piuttosto comune nell’area in esame. Pur non nidificando, si osserva talvolta nella garzaia dell’Isola di
S. Cristina assieme agli altri aironi. Frequenta spesso le aree di campagna aperte e caccia volentieri entro le scoline tra i campi coltivati.
Airone guardabuoi Bubulcus ibis
Veneto: A12 – Italia: SBpar, Mreg, Wpar – Sile: SB, Mreg, W
Negli ultimi venti anni presso la garzaia dell’Isola di S. Cristina (Oasi Cervara) si è riprodotto l’airone guardabuoi.
CICONIIFORMES
CICONIIDAE
Cicogna bianca Ciconia ciconia
Veneto: A13 – Italia: Mreg, B, Wirr – Sile: Mreg, Wirr (int)
È sicuramente più abbondante della cicogna nera. Le osservazioni nell’area sono riferibili sia ad individui in migrazione sia ad individui
provenienti dal “Centro Cicogne” della LIPU di S. Elena di Silea o di altre realtà prossime (Bassano etc). Le aree di sosta preferite sono gli
ambiti agrari dominati da coltivazioni estensive. La cicogna bianca è da considerarsi in progressivo aumento. Da pochi mesi ha preso
avvio un nuovo centro cicogne presso l’Oasi Cervara, che in futuro contribuirà ad aumentare la presenza della specie nell’area.
ACCIPITRIFORMES
ACCIPITRIDAE
Falco di palude Circus aeruginosus
Veneto: A11 – Italia: SB, M reg, W – Sile: M reg, W
Questo rapace diurno è stato osservato nell'area del Parco da Marzo a Luglio e da Settembre a Dicembre. Si tratta soprattutto dei mesi
che interessano la migrazione della specie. Alcuni esemplari sembrano aver preferito quest'area anche al di fuori di tali periodi. Non è
chiaro però se si trattasse di individui in sosta lungo il Sile oppure se fossero degli erratici provenienti dalla Laguna di Venezia dove vive
un discreto gruppo di esemplari. Le aree preferite dalla specie sono state quella delle risorgive, le ex Fornaci di Istrana, le paludi di
Morgano e S. Cristina, le ex cave Carlesso ed appena al di fuori dei confini del Parco le ex cave di Casale sul Sile e la tenuta di Ca Tron
per la quale esiste un caso di nidificazione.
Nel passato deve aver nidificato presso l’area delle ex fornaci di Istrana in località Fossa Storta (Vedelago, Istrana). Attualmente la
scomparsa dell’ampia area a canneto che caratterizzava il sito, ha eliminato l’habitat della specie.
Albanella reale Circus cyaneus
Veneto: A1- – Italia: M reg, W – Sile: M reg, Wirr
L'Albanella reale era nidificante in Italia fino agli anni '50. In seguito ha mantenuto solo caratteristiche fenologiche collegate ai periodi di
migrazione e di svernamento. Nell'area del Parco è presente in maniera abbastanza regolare nei mesi di Ottobre ed Aprile interessati dalle
migrazioni. Nei mesi invernali invece le osservazioni occasionali sono collegate ad individui erratici che svernano nell'area trevigiana. La
loro permanenza è strettamente correlabile alle risorse trofiche offerte dal territorio. Trattandosi di una specie molto mobile, che caccia
sorvolando ampie zone coltivate, si è potuta osservare in quasi tutta l'area del Parco ad esclusione del territorio più antropizzato. Gli ambiti
maggiormente frequentati sono comunque risultati gli incolti, le paludi e soprattutto le ampie distese agrarie lasciate al riposo invernale.
Albanella minore Circus pygargus
Veneto: A11 – Italia: M reg, B – Sile: M reg
Specie molto più rara della precedente congenere; attualmente in Italia si assiste ad una forte contrazione del suo areale. Nel sito in
esame si osserva esclusivamente nel corso della migrazione primaverile, ma non tutti gli anni e con abbondanze molto limitate di pochi
individui.
Nibbio bruno Milvus migrans
Veneto: A11 – Italia: M reg, B, Wpar – Sile: M reg
La specie è molto rara nell’area, si osserva soprattutto nei mesi delle migrazioni ed in particolare in primavera.
Falco pecchiaiolo Pernis apivorus
Veneto: A11 – Italia: M reg, B – Sile: M reg
Piuttosto comune in cielo durante i mesi di aprile e maggio in fase migratoria, difficilmente si osserva a terra. Sporadiche osservazioni
sono state fatte anche nei mesi di giugno e luglio ma potrebbe trattarsi di individui erratici o migratori tardivi. Molto raro nel corso della
migrazione post riproduttiva.
Sparviere Accipiter nisus
Veneto: A11 – Italia: SB, M reg, W – Sile: SB, M reg, W
Nella nostra area lo Sparviere compare nei mesi delle migrazioni (Ottobre-Novembre) e sosta per tutto il periodo invernale fino a Marzo. Le
aree più frequentate sono quelle caratterizzate da una certa copertura boschiva, dove trova rifugio nelle ore in cui non caccia. Da queste fa
brevi ma proficue sortite nelle zone circostanti per catturare le sue prede preferite: i Passeriformi. Nell'area del Parco sembra meno
abbondante nell'area centrale, comprendente la città di Treviso e la prima periferia; nel restante territorio la distribuzione è stata nel
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passato piuttosto regolare. La stima degli individui svernanti nell'inverno 1993-94 nell'ambito del Parco è compresa tra 5 e 15 unità. Le
densità più elevate però vengono raggiunte nell'alto corso del Sile dove si trova l'ambiente più adatto alla specie e soprattutto può trovare
più abbondanti risorse trofiche. Lo Sparviere si può regolarmente osservare nei mesi invernali presso l'Isola di S. Cristina. Nelle ore serali
esce in caccia e le sue attenzioni vengono rivolte soprattutto nei riguardi degli storni che si apprestano al riposo dentro i boschetti ripari. In
queste occasioni è possibile osservare uno degli spettacoli più affascinanti datoci dalla natura.
ACCIPITRIFORMES
PANDIONIDAE
Falco pescatore Pandion haliaetus
Nei mesi primaverili è relativamente comune in quasi tutto il corso superiore del Sile, soprattutto in prossimità degli allevamenti ittici e nei
laghi di Quinto di Treviso. In queste località gli esemplari in migrazione possono sostare anche per diversi giorni. La specie rispetto al
passato è da ritenersi in aumento nell’area, grazie anche al maggior regime di protezione alla quale ora è sottoposta.
CHARADRIIFORMES
STERNIDAE
Mignattino Chlidonias niger
Veneto: A1- – Italia: M reg, B, Wirr – Sile: M reg (?)
Nell'area in esame il Mignattino compare solo nei mesi di Aprile- Maggio ed Agosto-Settembre, quando è in piena fase migratoria.
Frequenta i grandi bacini con acque quasi ferme, derivati dall'escavazione in alve. Caccia volentieri in superficie cercando soprattutto
Insetti ed altri animaletti (Crostacei, Rane giovani), senza mai tuffarsi sott'acqua come fa la Sterna comune. Nelle aree adatte si contano
concentrazioni anche di parecchie decine di individui. Nell'Agosto 1985 sono stati censiti lungo il Sile circa 270 esemplari.
Sterna comune Sterna hirundo
Veneto: A11- – Italia: M reg, B, Wirr – Sile: M reg
Nei mesi primaverili delle migrazioni si osserva sporadicamente in caccia sopra i due laghi a Quinto di Treviso.
GRUIFORMES
RALLIDAE
Re di quaglie Crex crex2
Mag - Giu - A-3. (Ital: M reg, W irr, B irr).
Il Re di quaglie è una specie che ha subito negli ultimi decenni una drastica riduzione nell'intero suo areale. Nell'ambito del Parco è
presente in modo molto accidentale durante il passo primaverile. Gli unici tre rilievi esistenti per il decennio trascorso, sono stati fatti al
canto, nelle ore serali e notturne presso le campagne di Cendon prospicienti il fiume Sile (fide B. Carpenè). Data pertanto la comprovata
rarità ed il suo valore faunistico, le indagini riguardanti la specie dovrebbero essere in futuro più mirate ed approfondite.
GRUIFORMES
GRUIDAE
Gru Grus grus
Veneto: A14- – Italia: M reg, Wpar – Sile: A (2)
Sporadiche osservazioni di individui in volo sono state effettuate nel passato. Negli anni ’80 sono stati osservati degli esemplari in sosta
nell’area delle Sorgenti del Sile. Nell’ultimo decennio però il fenomeno non è più stato riscontrato, ma si sono susseguite altre osservazioni
di individui in migrazione.
ANSERIFORMES
ANATIDAE
Codone Anas acuta3
Dic -> Mar - M reg, W par. (Ital: M reg, W, B irr).
Questa anatra è presente in numero molto limitato. I pochi esemplari osservati nel passato hanno frequentato l'area durante i periodi delle
migrazioni ed in misura minore nei mesi invernali. Come tutte le anatre di superficie, ama sostare nelle zone con ampie superfici d'acqua
meglio se inframmezzate da isolotti coperti da canneto ed altra vegetazione riparia. Nell'ambito del Parco è stata osservata presso la
palude del Barbasso (Morgano), le ex Fornaci di Istrana, a Quinto e le ex cave di S Moffio. Un ambiente molto favorevole per la specie si è
dimostrato nel passato l'area delle ex cave di Casale sul Sile, dove durante il passo primaverile sostavano sempre piccoli gruppi di Codoni
assieme ad altre specie di anatre. Dalla fine degli anni '80 questo fenomeno non si è più verificato, nonostante la tutela dell'area. La coppia
di esemplari liberati nel 1992 dalla LIPU di Treviso presso l'Isola di S. Cristina, sono scomparsi dopo pochi mesi.
Mestolone Anas clypeata
Veneto: A12 – Italia: M reg, W, B – Sile: M reg
La specie Crex crex non rientra tra le specie censite negli ultimi decenni nell’area del Parco in quanto non compare nell’elenco degli uccelli di cui al par.
2.2.4.4. della Relazione Tecnica del Piano di Gestione della ZPS IT3240011 La descrizione della specie è ripresa dalla Relazione di Analisi Settore
Faunistico – Invertebrati, Uccelli, Mammiferi del Piano Ambientale del Parco Regionale Naturale del fiume Sile
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3 La specie Anas acuta non rientra tra le specie censite negli ultimi decenni nell’area del Parco in quanto non compare nell’elenco degli uccelli di cui al par.
2.2.4.4. della Relazione Tecnica del Piano di Gestione della ZPS IT3240011 La descrizione della specie è ripresa dalla Relazione di Analisi Settore
Faunistico – Invertebrati, Uccelli, Mammiferi del Piano Ambientale del Parco Regionale Naturale del fiume Sile.
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Per questa specie vale in maniera puntuale quanto già affermato per il Codone.
Alzavola Anas crecca
Veneto: A13 – Italia: M reg, W, B – Sile: M reg
La specie frequenta regolarmente l'area del Parco durante i periodi delle migrazioni. Nei mesi di Febbraio e Marzo piccoli gruppi hanno
stazionato nelle paludi dell'Alto Sile. L'attuale presenza appare molto inferiore a quella del passato quando l'Alzavola costituiva una delle
anatre più ricercate dai cacciatori. Negli ultimi anni invece i gruppi di alzavole osservate non hanno mai superato le cinque unità. Un
eventuale incremento in futuro potrà essere collegato ad una seria attività di gestione delle poche aree paludose presenti lungo il Sile.
Marzaiola Anas querquedula
Veneto: A11 – Italia: M reg, B, Wirr – Sile: M reg
La Marzaiola è una delle poche specie di anatre a possedere nell'ambito del Parco, caratteri fenologici simili a quelli stilati dalla check-list
nazionale. E' una specie migratrice, osservabile soprattutto nei mesi di Marzo ed Aprile. Talvolta qualche coppia sosta per nidificare, ma
sempre in numero molto limitato (1-3 coppie). Negli ultimi anni si sono avuti casi di riproduzione, non sempre aventi buon esito, presso le
ex Fornaci di Istrana, le ex cave di Carlesso (Morgano), l'Isola di S. Cristina e le ex cave di Casale sul Sile. Nel periodo della migrazione
non si sono mai osservati più di dieci esemplari nell'intero tratto fluviale. Nel passato invece la specie era molto più numerosa ed
ubiquitaria. I cacciatori locali la catturavano non solo lungo il corso del Sile ma anche nei campi coltivati, inframmezzati da esigui ristagni
d'acqua (scoline).
Canapiglia Anas strepera4
Feb 1992 - A-1: (Ital: M reg, W, B).
È un'anatra poco comune lungo il Sile. La sua osservazione riesce inoltre difficile poiché somiglia molto alla femmina del Germano reale.
L'unico avvistamento è stato effettuato nel Febbraio '92 presso la palude di Morgano (Barbasso).
Moretta tabaccata Aythya nyroca
Veneto: A13 – Italia: Mreg; W, B – Sile: Mreg, W
Pochi individui ( max 1- 2) svernano con una certa regolarità nei Laghi di Quinto di Treviso. Si rileva soprattutto nel Lago Inferiore e presso
la ex cava Beton a Canizzano (TV); questi due siti, sebbene confinanti con la pista dell’aeroporto risultano particolarmente adatti alla sosta
degli anatidi. Tutto ciò finchè la progressiva opera di urbanizzazione non arriverà ad intaccare anche le sponde di queste due aree.
Moretta Aythya fuligula
Veneto: A13 – Italia: Mreg; W, B – Sile: Mreg; W, B
Negli ultimi anni ha frequentato con una certa regolarità l'area del Sile durante i periodi delle migrazioni. Lo svernamento della Moretta
invece è stato osservato solo nell'inverno 1993-94 presso lo slargo determinato nel Sile a Canizzano dall'ex cava Beton. Una diecina di
esemplari hanno sostato in loco assieme a Moriglioni, Svassi maggiori e Germani reali.
Pesciaiola Mergus albellus
Veneto: A1- – Italia: Mreg; W – Sile: A (2)
Nell’inverno del 2002 due individui sono stati osservati presso il Barbasso (Busa de Seeste, Morgano) e l’ex cava Beton a Canizzano (TV).
Altre osservazioni effettuate nei due laghi a Quinto di Treviso negli inverni successivi, anche se possibili, non hanno trovato un riscontro
scientifico.
PASSERIFORMES
SYLVIDAE
Usignolo di fiume Cettia cetti
Veneto: A11 – Italia: SB, Mreg,Wpar – Sile: SB; Mreg, W
È una delle specie più comuni presenti lungo il Sile ed in tutti gli altri ambienti umidi della provincia. Si riconosce facilmente per il canto
squillante composto da una serie di note metalliche emesse soprattutto a difesa del territorio. Si incontra facilmente in tutte le aree del
Parco dove esistono zone umide fittamente ricoperte da vegetazione riparia di ogni tipo. Per tale motivo raggiunge una abbondanza più
elevata nell'alto corso del Sile, mentre tende a scomparire dalle rive che sono spoglie di vegetazione, oppure da quelle dove è presente
una copertura arborea mancante di sottobosco. Le aree con maggior densità di usignoli di fiume sono le paludi di Morgano, Quinto,
Treviso ed alcuni tratti di sponda in comune di Casier, Silea e Quarto d'Altino dove esistono tratti con caratteristiche piuttosto naturali. Dai
censimenti effettuati nella primavera 1994 si stima la presenza di circa 150-200 coppie viventi all'interno del Parco. Anche per questa
specie però bisogna evidenziare come negli anni passati è stata sottoposta a notevoli variazioni numeriche collegate soprattutto al clima
dei mesi invernali che può ridurre i contingenti viventi in loco.
PASSERIFORMES
REMIZIDAE
Pendolino Remiz pendulinus
Veneto: A11 – Italia: SB, Mreg,W – Sile: SB; Mreg, W
La specie Anas strepera non rientra tra le specie censite negli ultimi decenni nell’area del Parco in quanto non compare nell’elenco degli uccelli di cui al
par. 2.2.4.4. della Relazione Tecnica del Piano di Gestione della ZPS IT3240011 La descrizione della specie è ripresa dalla Relazione di Analisi Settore
Faunistico – Invertebrati, Uccelli, Mammiferi del Piano Ambientale del Parco Regionale Naturale del fiume Sile
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Il Pendolino frequenta tutta l'area del Sile preferendo nel periodo invernale la vegetazione riparia costituita da Tife, Canne palustri e
Falasco. D'estate ed in primavera, durante la nidificazione, frequenta soprattutto le cime degli alberi ed in particolare i Salici. Il nido infatti
viene quasi sempre costruito su un ramo di Salice attorno il quale il Pendolino tesse una struttura globulare con un foro laterale d'entrata.
Per tale motivo in questo periodo si osserva soprattutto in prossimità delle rive del fiume e nelle paludi contornate da questa specie
arborea. I nidi di Pendolino sono stati trovati lungo tutto il corso del Sile ma in maniera più puntiforme e diradata nel tratto a valle rispetto la
città di Treviso. La sua consistenza in periodo riproduttivo non supera le 15-20 coppie mentre sembraancora più raro e localizzato nei mesi
invernali. Appare utile ricordare che un esemplare, inanellato presso l'Isola di S. Cristina, è stato successivamente ricatturato nell'ambito
lagunare veneziano dopo alcuni mesi.
PASSERIFORMES
LANIIDAE
Averla piccola Lanius collurio
Veneto: A11 – Italia: Mreg, B, Wirr– Mreg, B
Un tempo era ampiamente presente in tutta la campagna trevigiana, compresa l’area in esame. Attualmente nell’Alto Corso del Sile è
scomparsa come nidificante e si osserva solo nei mesi delle migrazioni, ma sempre in numero limitato.
COLUMBIFORMES
COLUMBIDAE
Colombaccio Columba palumbus
Veneto: A11 – Italia: SB, Mreg, W – Sile: SB, Mreg, W
Il Colombaccio ha notevolmente incrementato il numero delle presenze a partire dal 1990. Finora la specie non sembra svernare nel
Parco, dato che le osservazioni sono state effettuate esclusivamente nei mesi compresi tra Marzo ed Ottobre. Nel 1993 ed in numero più
elevato nel 1994, ha nidificato presso tutti i parchi delle ville venete che fiancheggiano il fiume (Mezzavilla et al. 1993). Si è insediato
anche all'interno dei boschi artificiali di Pioppi ed in quelli più naturali, dominati da Querce, presenti nell'area delle sorgenti. Nella stagione
riproduttiva 1994 si è stimata la presenza di 20-30 coppie nidificanti nell'area del Parco. Si tratta senz'altro di un buon segnale che
testimonia l'espansione della specie in tutto il territorio trevigiano. Parimenti importanti sono stati gli avvistamenti di raggruppamenti in
sosta durante il periodo delle migrazioni. Nell'Ottobre 1993 l'area del Parco ha ospitato più di 350-400 individui. L'aumento della specie si
deve considerare senz'altro positivo data la quasi totale assenza rilevata nei decenni passati. L'area del Parco infatti, grazie all'abbondante
presenza di zone alberate, adatte alla sosta ed all'alimentazione del Colombaccio, costituisce un ambiente elettivo per la specie.
Colombella Columba oenas5
STRIGIFORMES
STRIGIDAE
Gufo comune Asio otus:
Veneto: A11 – Italia: SBpar, Mreg, W – Sile: SB, Mreg, W
È un migratore regolare, un tempo apparentemente poco diffuso nell'area padana. Nell'ultimo decennio sembra si sia insediato in molte
nuove zone dove ha assunto maggiori caratteri di sedentarietà. Nel Sile la sua presenza è stata rilevata dal 1985 all'interno dell'Isola di S.
Cristina, dove si sono insediati una diecina di esemplari. Negli anni successivi questo posatoio ha ospitato fino a 20-22 individui che poi si
sono progressivamente ridotti di numero fino a scomparire del tutto (Mezzavilla 1993). Nuove zone di "roosting" si sono
contemporaneamente create nella vicina palude di Morgano e nell'area delle sorgenti. Piccoli gruppetti isolati sono stati osservati lungo il
Sile a S. Giuseppe (Treviso) ed a Quarto d'Altino. Il numero massimo di esemplari svernanti è stato censito nel 1988 con 23 individui. Ha
nidificato entro i confini del Parco solo in un numero limitato di coppie (2-3) ed in maniera molto irregolare.
Assiolo Otus scops
Veneto: A11 – Italia: SBpar, Mreg, Wpar – Sile: Mreg
PICIFORMES
PICIDAE
Picchio verde Picus viridis
Veneto: A11 – Italia: SB, Mirr – Sile: SB, Mirr
Negli ultimi 2-3 anni si è assistito ad una sua evidente espansione in tutta l'area pianeggiante trevigiana (Mezzavilla et al. 1993). Da allora
la specie si è insediata nelle aree boscose in precedenza occupate solo dal Picchio rosso maggiore. Nell'ambito del Parco è ben distribuito
ma si nota una più elevata densità nell'area delle sorgenti. Dai censimenti effettuati nella primavera 1994 si può stimare la presenza di
circa 15-25 coppie. La specie, assieme al Picchio rosso maggiore, assume particolare valore nell'attività di lotta biologica contro le larve di
Lepidotteri e Coleotteri xilofagi che creano danni alle coltivazioni del Pioppo.
Picchio nero Dryocopus martius
Veneto: A11 – Italia: SB, Mirr, Wirr – Sile: Wirr
La specie Columba oenas non rientra tra le specie censite negli ultimi decenni nell’area del Parco in quanto non compare nell’elenco degli uccelli di cui al
par. 2.2.4.4. della Relazione Tecnica del Piano di Gestione della ZPS IT3240011.
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Nel corso degli ultimi inverni sta diventando sempre più comune nell’area. Nell’inverno 2008/09 un individuo ha sostato per diverse
settimane presso la palude di Morgano. In futuro è possibile ipotizzare una presenza più costante dato che la specie in molte parti
d’Europa è insediata anche in aree di pianura fino in riva al mare.
Torcicollo Jynx torquilla
Veneto: A11 – Italia: Mreg, B, Wpar (SBpar?) – Sile: Mreg, B
È una specie estiva presente nell'area da Marzo a Settembre. In Italia sverna parzialmente solo nel Meridione. Il Torcicollo frequenta tutte
le aree con copertura vegetale arborea; in particolare nei mesi della riproduzione ricerca alberi maturi che presentino cavità adatte alla sua
nidificazione. Si riproduce però anche nelle cavità dei muri. Gradisce molto le cassette nido da dove può addirittura scacciare gli occupanti
(Cince etc.). Nel Parco raggiunge le più alte densità nell'area delle sorgenti ed in generale nell'alto corso del Sile. Lungo il corso inferiore
del Sile invece, la sua presenza è un pò bassa ma comunque raggiunge livelli più adeguati nelle aree verdi costituite da boschi ripari,
parchi di ville e coltivazioni di Pioppo. In natura un altro fattore limitante è costituito dalla presenza dei picchi che forando i tronchi degli
alberi creano le cavità adatte alla sua riproduzione. Nell'area del Parco i censimenti del 1994 hanno permesso di stimare la presenza di
circa 50-70 coppie. Si tratta però di un dato relativo che può variare negli anni a seguito delle diverse condizioni ambientali.
PODICIPEDIFORMES
PODICIPEDIDAE
Svasso maggiore Podiceps cristatus
Veneto: A11 – Italia: SB, Mreg; W – Sile: SB, Mreg; W
Lo Svasso maggiore ha iniziato a frequentare con una certa regolarità il corso del Sile solo negli ultimi anni, dimostrando una spiccata
preferenza per gli ampi bacini derivati dall'attività estrattiva. I siti maggiormente frequentati sono i laghi di Quinto, Canizzano e
Casier/Silea. Da poco tempo si osservano quasi regolarmente individui giovani, sostare in queste località già nel mese di Luglio. Il picco
maggiore nelle presenze si rileva però nei mesi di Dicembre - > Febbraio quando a Quinto sono stati contati fino a 20 esemplari. L'attuale
incremento è imputabile in parte alla tranquillità derivata dalla chiusura dell'attività venatoria dopo l'istituzione del Parco del Sile ed in parte
all'aumento della popolazione nidificante in Italia. Questa è passata dalle 400/600 coppie del 1980 alle 1000/1500 del 1989 (Brichetti et al
1992). In tal senso vale ricordare la prima nidificazione accertata in Provincia di Treviso, in una cava in Comune di Paese ( Mezzavilla &
Zanoni 1993). Lo Svasso maggiore è un buon indicatore ambientale che frequenta le acque ricche di fauna ittica. In Scandinavia è
scomparso da molte zone umide a seguito dell'acidificazione dei corsi d'acqua.
Tuffeto Tachybaptus ruficollis
Veneto: A11 – Italia: SB, Mreg; W – Sile: SB, Mreg; W
La fenologia della specie nell'ambito del Parco, conferma le indicazioni fornite dalla checklist nazionale. Gran parte degli individui presenti
dovrebbero essere stazionari. L'aumento nei mesi invernali potrebbe essere imputabile oltre che ai giovani dell'anno, anche all'arrivo di
individui migranti da altre località. La sua distribuzione nel Sile è molto diffusa; ama però le aree dove il corso è più ampio ed esistono
possibilità di riparo lungo le rive. Il Tuffetto nel periodo riproduttivo (1994), ha raggiunto densità molto elevate nel tratto di Sile Morto a S.
Antonino (Treviso) con 10 coppie in 150 m di fiume (1/2 ha.). Mentre in periodo invernale le maggiori concentrazioni sono state notate
presso l'abitato di Quinto nei Laghi Superiore ed Inferiore dove nell'inverno 1991/92 si sono contati quasi 200 esemplari (Mezzavilla et al
1993). Nella stagione riproduttiva del 1994 la popolazione nidificante nell'ambito del Parco si aggirava sulle 180-200 coppie, mentre gli
esemplari svernanti sono stati quasi 500. E' da notare che a livello nazionale non esistono stime molto valide. Brichetti et al. (1992)
ipotizzano la presenza in Italia di circa 1000-2000 coppie ma non tengono conto dei dati del Sile. In questo ambito la specie ha fatto la sua
comparsa nei primi anni '80 ed ora ha raggiunto densità molto elevate. Comincia a riprodursi nei primi giorni di Marzo (Mezzavilla et al
1993) e si notano ancora esemplari in cova alla fine di Agosto.
PELECANIFORMES
PHALACROCORACIDAE
Marangone minore Phalacrocorax pygmeus
Veneto: A12 – Italia: Mreg; W, B – Sile: A (3)
Un individuo è stato osservato nel 2000 presso il Lago Superiore di Quinto. Negli ultimi anni però le presenze nell’Alto Corso sono
destinate ad aumentare vista la diffusione nel territorio veneto della specie.
FALCONIFORMES
FALCONIDAE
Falco cuculo Falco vespertinus
Veneto: A13 – Italia: Mreg, B, Wirr – Sile: Mreg
Nel nostro territorio compare solamente nei mesi di Aprile e Maggio durante il periodo della migrazione. In questi due mesi è facile
osservare al tramonto gruppi di falchi cuculi a caccia di insetti. Gli avvistamenti sono stati effettuati nel passato soprattutto nell'area delle
risorgive, presso le paludi di Morgano e S. Cristina nonchè nell'ex cava Carlesso di Morgano. Gli individui non hanno mai superato le 1015 unità. Hanno quasi sempre stazionato in loco per qualche giorno, poi hanno ripreso a migrare. A valle della città di Treviso gli
avvistamenti, più limitati, sono stati fatti presso la tenuta di Ca Tron a Roncade ed a Portegrandi.
Pellegrino Falco peregrinus
Veneto: A11 – Italia: SB, Mreg, Wpar – Sile: Mreg, Wpar
La specie è in espansione in tutto il suo areale riproduttivo. Nell’area in esame però si osserva solo nei mesi invernali e delle migrazioni
quando individui erratici sostano temporaneamente a cacciare. Pochi anni fa un individuo adulto, probabile femmina, ha svernato sopra un
traliccio dell’Enel in località Fossa Storta tra Istrana e Vedelago.
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MAMMIFERI
La descrizione delle specie è ripresa dalla Relazione di Analisi Settore Faunistico – Invertebrati, Uccelli, Mammiferi del Piano
Ambientale del Parco Regionale Naturale del fiume Sile. Si evidenzia che il ferro di cavallo maggiore e il ferro di cavallo
minore erano attribuiti ad entrambi i Siti primi dell’aggiornamento del formulario standar della ZPS IT3240011 in occasione
della redazione del Piano di Gestione. Il nuovo formulario non segnala la presenza nella ZPS di mammiferi elencati
nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE.
CHIROPTERA
RHINOLOPHIDAE
Ferro di cavallo maggiore Rhinolophus ferrumequinum
Distribuzione in Europa: Europa centrale e meridionale. È la specie piú comune in Italia tra i rinolofidi. Tipico di ambienti di grotta, si
rinviene anche in cavitá artificiali. Distribuzione all'interno del Parco: é una specie giá nota agli Autori, segnalata anche per il centro abitato
di Treviso (Gulino & Dal Piaz, 1939). Attualmente é stato segnalato solo per Silea (Vernier, in stampa) ma sicuramente, con indagini piú
approfondite, risulterebbe una specie abbastanza comune.
FERRO DI CAVALLO MINORE Rhinolophus hipposideros
Distribuzione in Europa: Europa centrale e meridionale. In Italia é stato segnalato in tutte le regioni ma sembra in regressione,
specialmente al Nord (Vernier, in stampa). Distribuzione all'interno del Parco: si tratta di una specie segnalata da Ninni (1878) per i dintorni
di Treviso. Non ci sono segnalazioni posteriori per l'area interessata.
ANFIBI
Le specie sono descritte all’interno della Relazione tecnica del Piano di Gestione della ZPS IT3240011.
Rana di lataste Rana latastei
È presente negli ambienti adatti alla specie con una discreta popolazione. Si può rilevare presso le Sorgenti del Sile, la palude di Morgano
e le ex cave Carlesso (Morgano). Presso l’Oasi Cervara è particolarmente abbondante così come in altre aree umide come le sponde del
Sile a Quinto, Canizzano e S. Angelo (Treviso). Pur essendo molto meno abbondante che nei decenni scorsi, riesce a mantenere delle
popolazioni vitali in aree ristrette dove il suo habitat è rimasto inalterato, tra queste l’Oasi Cervara è senz’altro quella più interessante per
la sua sopravvivenza.
Tritone crestato Triturus carnifex
Da almeno una decina di anni non si sono più raccolti segni di presenza della specie nell’area in esame. Data però la sua elusività al
momento attuale appare difficile definirlo estinto in questo sito Natura 2000. Si dovranno pertanto sviluppare nuove indagini per definire
meglio una sua eventuale presenza.
RETTILI
La specie è descritta all’interno della Relazione tecnica del Piano di Gestione della ZPS IT3240011.
Testuggine palustre Emys orbicularis
Questa testuggine sta progressivamente scomparendo dall’area in esame. È presente con un numero limitato di esemplari nelle aree
umide adatte come le paludi dell’Oasi Cervara, di Morgano e nelle ex cave Carlesso (Morgano) ed i laghi di Quinto. La specie risente
molto dell’inquinamento delle acque, della progressiva riduzione del suo habitat e probabilmente anche della presenza sempre più
invadente della Testuggine palustre dalle orecchie rosse immessa dall’uomo e di origine alloctona.
PESCI
Tutte le specie, ad eccezione del barbo comune, sono descritte all’interno della Relazione tecnica del Piano di Gestione
della ZPS IT3240011. Per il barbo comune le informazioni sono ricavate dalla Relazione di Analisi Settore Faunistico Pesci –
Anfibi – Rettili del Piano Ambientale del Parco Regionale Naturale del fiume Sile.
Lampreda padana Lethenteron zanandreai
La presenza attuale di questa specie appare molto limitata. Esiste una segnalazione per l’area delle Sorgenti, riportata genericamente
nella Carta Ittica della provincia di Padova (TURIN et al., 1995). Negli ultimi anni, nell’Alto Corso del Sile sono stati catturati due esemplari,
presso le Sorgenti ed a S. Angelo (Treviso), nell’ambito della Carta Ittica di Treviso (BIOPROGRAMM, 2008 2010).
Trota marmorata Salmo marmoratus
Questa trota era presente nelle acque del Sile fino ad alcuni decenni fa. Poi, a seguito della sua progressiva riduzione si è fatto ricorso a
ripopolamenti con individui di dubbia provenienza, geneticamente poco simili alle forme autoctone. Tali attività, protrattesi negli anni ed
accompagnate da un lento, ma inesorabile declino della qualità delle acque, ha determinato la scomparsa della specie. Catture fatte dai
pescatori nell’ultimo decennio sono imputabili esclusivamente ad individui immessi.
Cobite comune Cobitis taenia
La specie sopravvive ancora in qualche fossato afferente al corso del Sile dove le acque di sorgiva determinano un fattore di diluizione
degli inquinanti. La sua presenza nel corso del Sile appare limitata a poche stazioni. Nell’incertezza si auspica l’avvio di indagini
approfondite.
Cobite mascherato Sabanejewia larvata De Filippi, 1859
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Anche per questa specie non si hanno dati di presenza nel corso del Sile. In mancanza di dati certi si può soltanto auspicare l’attuazione di
nuove indagini nelle aree adatte alla sua presenza.
Scazzone Cottus gobio
Specie dalle caratteristiche di vita abbastanza simili alle precedenti. Nel corso delle indagini svolte (Carte ittiche), è stato rilevato in poche
stazioni, ma la sua presenza è da ritenersi piuttosto limitata.
Barbo comune Barbus barbus plebejus
I dati relativi alla presenza di questa specie nel Sile sono da considerarsi insufficienti. Infatti nella Carta Ittica risulta appena menzionato e
non si sono avuti rilevamenti diretti nè con lo storditore, nè tramite le interviste. Ferme restando le sue caratteristiche biologiche ed
ecologiche, che lo individuano quale pesce che ama vivere su fondali ghiaiosi in tratti di fiume ben ossigenati e a corrente veloce, non
sembra essere frequente nelle zone del Sile che corrispondono a tali parametri. E' facilmente riconoscibile per il corpo allungato e la
presenza di quattro barbigli ai lati della bocca. La sua dieta è quasi completamente carnivora, a base di larve, crostacei e altri piccoli
invertebrati, che preda tra i sassi. Si riproduce in maggio/giugno.
INVERTEBRATI
Le specie sono descritte all’interno della Relazione tecnica del Piano di Gestione della ZPS IT3240011.
CROSTACEI
Gambero di fiume Austropotamobius pallipes Lereboullet, 1858
Da diversi decenni non si raccolgono più dati di presenza della specie nell’area. Di recente l’arrivo delle due specie alloctone, il Gambero
rosso della Luisiana e il Gambero americano Orconectes limosus Rafinesque, 1817, con il quale si può facilmente confondere hanno fatto
propendere per un ritorno del gambero di fiume, ma in effetti ciò non si è ancora avverato. Nel Sile il Gambero di fiume è da ritenersi quasi
sicuramente estinto.
INSETTI
Cerambice Cerambyx cerdo
Non si possiedono dati sulla presenza della specie nell’area. Nella check list della fauna italiana (RUFFO & STOCH, 2004) si segnala la
cattura di un esemplare, genericamente proveniente da Treviso, senza dare altre indicazioni.
3.2.2
Obiettivi di conservazione
La descrizione degli Obiettivi di Gestione è ripresa integralmente dalla Relazione Tecnica della bozza definitiva del Piano di
Gestione n. 16.
Secondo quanto definito dalla D.G.R. n. 2371, Allegato A, del 27 luglio 2006, il sito rientra nella Classe Omogenea 3,
sottoclassi A, B e C.
Si esclude la classe 4 (Comunità di querceti misti planiziali) perché:
•
•
•
•
all’interno della Z.P.S. sussiste una sola superficie codificata Eur27 9160;
tale superficie naturaliforme deriva in parte da un’azione di piantumazione;
tale superficie è vegetazionalmente ascrivibile al Querco Olmeto (cfr. Asparago tenuifolii Quercetum robori (Lausi 1966)
Marinc k 1994 in facies a maggior presenza di olmo (Ulmus minor Miller)), una sorta di commistione tra Querco
Carpineto Planiziale (Querco Fagetalia Vanden Berghen 1957 - Erythronio Carpinion betuli (Horvat 1958) Marinc k in
Mucina et al. 1993) e l’Alno Frassineto (Alno Faxinetalia Moor 1977 - Alnion glutinisae (Mall. 1929) Meij. Drees 1936);
le analisi storiche danno per l’asta fluviale e le zone limitrofe, superfici a prati umidi, paludi e radi boschetti fluviali a
Ontano nero.
Nella medesima norma sono inoltre indicati otto principali obiettivi di conservazione tra i quali il sito in analisi necessita di
perseguire i seguenti nelle proprie sotto articolazioni così come individuate nella D.G.R. n. 2371, Allegato B, del 27 luglio
2006 (pp. 225 231).
a.
Obiettivo 1 - Tutela delle specie che presentano particolari problematiche:
-
b.
Obiettivo 2 - Riduzione del disturbo alle specie di interesse conservazionistico che frequentano gli ambienti agricoli:
-
c.
tutela dell’avifauna nidificante, svernante e migratrice legata agli ambienti umidi (ardeidi, anatidi, galliformi, rapaci);
tutela di Triturus carnifex, Rana latastei;
tutela di Emys orbicularis;
tutela di Salmo trutta marmoratus, Lethenteron zanandreai;
tutela di Austropotamobius pallipes, Cerambyx cerdo;
tutela di Euphrasia marchesetti.
riduzione del disturbo alle specie di interesse conservazionistico che frequentano gli ambienti agricoli;
miglioramento e creazione di habitat di interesse faunistico ai margini delle aree coltivate all’interno del sito.
Obiettivo 5 - Tutela degli ambienti umidi e dei corsi d’acqua, miglioramento o ripristino della vegetazione ripariale:
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d.
tutela degli ambienti umidi e dei corsi d’acqua (ambienti lentici, lotici e aree contermini),
miglioramento o ripristino della vegetazione ripariale;
diminuzione dei potenziali disturbi conseguenti ai processi di urbanizzazione;
conservazione dell’habitat 3260 “Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e
Callitricho Batrachion”.
Obiettivo 6 – Conservazione, miglioramento, o ripristino degli ambienti di torbiera e dei prati umidi:
-
conservazione, miglioramento o ripristino degli ambienti di torbiera e dei prati umidi e regolamentazione delle
attività antropiche;
conservazione dell’habitat prioritario 7210 “Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion
davallianae”;
conservazione dell’habitat 7230 “Torbiere basse alcaline”;
conservazione dell’habitat 6410 “Praterie con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argillo limosi (Molinion
caeruleae)”;
conservazione dell’habitat 6430 “Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie igrofile”.
A grandi linee gli obiettivi indicati sono effettivamente quelli da perseguire, tuttavia l’attestata necessità di redazione di uno
specifico Piano di Gestione per l’area così come riportato nella D.G.R. n. 2371, Allegato B, del 27 luglio 2006 (p. 231),
nonché la constatazione che l’attuale gestione non risulta sufficiente al mantenimento di un buono stato di conservazione
delle componenti ambientali presenti nel sito, rendono necessarie puntuali precisazioni e integrazioni al fine di rispondere
completamente alle esigenze di preservazione dei biotopi, delle biocenosi e delle reti trofiche presenti.
OBIETTIVI GESTIONALI GENERALI
Data l’intima connessione tra specie e habitat è chiaro non si possa dare maggiore importanza all’uno o all’altro, tuttavia si
ritiene oggettivamente più opportuno concentrare l’attenzione, almeno negli obiettivi generali, alla preservazione di tutti i
biotopi legati all’acqua che caratterizzano il sito.
Sono infatti le zone umide in tutte le loro declinazioni a connotare le aree oggetto di studio, e le stesse hanno visto
aumentare drasticamente, soprattutto negli ultimi tre decenni, la pressione antropica nelle sue varie forme, tanto da essere
ormai confinate in situazioni pressoché puntiformi al limite del collasso.
Le azioni di preservazione, quali la tutela, il restauro e il ripristino ambientale, dovranno essere pronte, efficaci ed efficienti
per sperare nella cessazione di perdita di biodiversità degli ecosistemi, delle specie e dei geni, inoltre su lunga scala e di
ampia concertazione per auspicare un’inversione di tendenza.
Cessate celermente le criticità che affliggono habitat e specie, riequilibrati i parametri chimico fisici dei biotopi, con
particolare attenzione alla risorsa idrica, le specie potranno migliorare lo stato di conservazione singolarmente e nel
complesso la crescita si paleserà quale esponenziale.
OBIETTIVI DI DETTAGLIO
Analizzati gli obiettivi generali presenti nella norma, sono di seguito integrati e articolati gli obiettivi di dettaglio previsti dagli
estensori del Piano per ciascun obiettivo generale individuato.
Obiettivi di conservazione di habitat, habitat di specie e specie
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Obiettivi di gestione non direttamente connessi con habitat, habitat di specie e specie
Per le misure di conservazione e le azioni previste dal Piano di Gestione si rimanda alla bozza della Relazione Tecnica del
Piano di Gestione n. 16.
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3.2.3
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Identificazione degli aspetti vulnerabili dei Siti considerati
La descrizione che segue è ripresa integralmente dalla Relazione Tecnica della bozza definitiva del Piano di Gestione n. 16
relativa alla Zona di Protezione Speciale (ZPS) IT3240011 “Sile: sorgenti, paludi di Morgano e S. Cristina”.
FENOMENI E ATTIVITÁ CHE INFLUENZANO LO STATO DI PROTEZIONE DEI SITI
Per fenomeni e attività che influenzano lo stato di protezione dei siti si intendono tutte quelle attività umane e tutti i processi
naturali che in qualche misura possono avere un’influenza, sia essa positiva che negativa, sulla conservazione e sulla
gestione degli stessi.
I paragrafi seguenti riportano per categorie omogenee, così come previste dall’allegato E alle “Note per la compilazione dei
formulari standard”, tali fenomeni e attività, elencando anche quelli non presenti all’interno dell’area oggetto di studio tuttavia
inficianti lo stato di conservazione del sito.
Agricoltura, foreste
L’analisi della Cartografia (D.G.R. 22 settembre 2009, n. 2816, BUR 20 ottobre 2009, n. 86) riporta che circa il 79 % della
superficie complessiva del sito Natura 2000 è investita dalla produzione agricola intensiva monocolturale, ne consegue
quindi sia questo stesso uso del suolo, più che la naturalità, a costituire la matrice della Zona di Protezione Speciale.
Nell’occupazione degli spazi, agricoltura e natura non possono che essere conflittuali, è quindi da ricercare in questa attività
il più diffuso e capillare fattore di impatto nelle sue molteplici declinazioni. Le colture agricole non solo riducono
drasticamente gli spazi potenzialmente occupabili dalla naturalità ma alterano gravemente le condizioni pedologiche
rendendo improba la riconquista di eventuali spazi lasciati all’incolto. Le dimensioni degli appezzamenti, testimonianza di
un’agricoltura del “dopolavoro” piuttosto che di un’imprenditoria agricola, la consuetudine di ricercare il prodotto che
annualmente rende maggiormente piuttosto che seguire un progetto agricolo, concertato ad ampio respiro, che preservi il
patrimonio suolo non fanno che costringere i lembi naturaliformi rimanenti in spazi sempre più contenuti compromettendone
irreversibilmente la resilienza.
Ad aggravare ulteriormente tale condizione contribuisce anche l’agricoltura condotta in tutta l’area di ricarica dell’acquifero:
biocidi, fitofarmaci, concimi, inoltre l’eliminazione di colture e strutture vegetali fitodepuranti, contribuiscono direttamente
(acque di run off) o indirettamente (percolazione in falda) ad alterare i parametri chimico fisici delle acque, di fatto il senso
stesso dell’esistenza di tutti i biotopi presenti lungo l’asta fluviale.
Si ritiene dunque sia nella modifica della consueta pratica agricola da ricercare la strategia per assicurare la preservazione
del sito Natura 2000 oggetto di studio e di tutte le sue componenti ambientali.
Pesca, caccia e raccolta
L’area è praticamente ricompresa per la sua totalità all’interno del perimetro del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile il
cui strumento normativo, il Piano Ambientale, vieta la caccia (Piano Ambientale, N.T.A. Art. 34 - Caccia e pesca: «All’interno
delle aree a Parco, è vietato l’esercizio venatorio in qualunque forma.»).
L’acquicoltura, la pesca sportiva con tutte le sue implicazioni, la raccolta di flora e fauna selvatiche nonché altre attività non
sempre lecite, sono tuttavia presenti nell’area e unite alla caccia, comunque condotta nelle superfici attigue al Parco,
palesano un ruolo determinante nel compromettere seriamente gli equilibri ecologici.
Attività mineraria ed estrattiva
All’interno del sito considerato non è attivamente presente l’attività estrattiva; solo alcuni siti estinti presenti presso la parte
più orientale (ex cave Carlesso, “busa de Seeste”) dell’area testimoniano un passato uso del suolo in questo senso.
La peculiarità dei biotopi presenti nel sito, legati fondamentalmente alla massiva presenza d’acqua, fa tuttavia focalizzare
l’attenzione per questo tipo di attività sulle superfici presenti a nord e di fatto insistenti sull’area di ricarica dell’acquifero. I
territori comunali di Vedelago, Istrana e Paese, infatti, sono fortemente caratterizzati dalla presenza di cave attive che di fatto
rappresentano delle vie di accesso preferenziale alla falda per vari fattori inquinanti. Il Sile, fiume di risorgiva, capta quindi
immediatamente quanto più o meno accidentalmente si infiltra tra le acque del materasso ghiaioso dell’alta pianura,
apportandone di conseguenza i contenuti a tutti gli habitat, a tutte le biocenosi e a tutte le catene trofiche correlate alle sue
acque.
Ne emerge la necessità di coinvolgere nella gestione del sito tutte le superfici esterne direttamente e profondamente
determinanti le condizioni di base dello stesso.
Urbanizzazione, industrializzazione e attività similari
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Per quanto concerne le superfici circa il 7 % del sito oggetto di studio è stato classificato dalla Cartografia come urbano. Gli
effetti di tale uso del suolo, seppur limitato, si ripercuotono sulle componenti ambientali come occupazione di spazi, fonte di
disturbo luminoso e acustico nonché fonte di inquinamento civile e industriale della risorsa idrica.
Trasporti e comunicazione
La pressione antropica data dagli elementi lineari pur non inficiando quantitativamente le condizioni dell’area in oggetto,
qualitativamente la frammenta notevolmente contribuendo a un diffuso impatto, fonte tra l’altro di isolamento genetico per le
specie di fauna capaci solo di limitati spostamenti.
Ad aumentare l’incidenza di tali tipi di strutture contribuiscono inoltre i “percorsi naturalistici” che, sottolineando ancora una
volta il dominio della specie autodefinitasi sapiente sul resto dei viventi, privilegiano la fruizione di un determinato habitat alla
sua preservazione non facendo altro che portare, ove più intensa dovrebbe essere la tutela, ulteriori fonti di impatto e
frammentazione.
Divertimento e turismo
Molteplici sono le attività legate al divertimento e più in generale al tempo libero. Considerando che l’area in esame è
strettamente connessa al contesto urbano, la sua frequentazione risulta particolarmente abbondante durante alcuni periodi
dell’anno, quando i cittadini frequentano il Parco, unica alternativa locale ai luoghi di mare o montagna considerata la cronica
mancanza di parchi cittadini adibiti a tal fine, per scopi ricreativi e/o sportivi. Le aree più sensibili sono senz’altro quella delle
Sorgenti del Sile e il sistema paludoso Barbasso Cervara, poiché grazie ad una fitta rete di percorsi e strade interpoderali, ne
è possibile l’accesso. Tale frequentazione si è consolidata ed ampliata negli anni anche perché incentivata a scopi divulgativi
e di impiego del tempo libero.
La fruizione, nei periodi più sensibili per la fauna quali primavere ed estate per le fasi riproduttive di molte specie
dell’avifauna ed inverno per la durata del giorno che limita i tempi della ricerca trofica, ne compromette lo stato di
conservazione. Anche la flora ne risente in quanto i biotopi prativi già inficiati dalla non corretta gestione diventano sede di
variegate attività non ultima la raccolta di specie spesso protette (orchidee).
Inquinamento e altre attività umane
È possibile individuare molteplici fattori di inquinamento o altre attività umane similari, tuttavia sono da considerare come di
derivazione da altri già trattati, tra questi l’inquinamento delle acque dovuto agli scarichi civili, zootecnici, acquacolturali e
industriali nonché alle acque di run off, l’inquinamento del suolo, indiretto e derivante dall’inquinamento delle acque oppure
dal passato uso agricolo del suolo, i disturbi sonori, l’eccessivo calpestio e l’abbandono di rifiuti.
Modifiche da parte dell’uomo delle condizioni idrauliche
Negli anni, con netto aumento nel corso del secolo scorso, tutto l’alto corso del fiume Sile ha subito forti rimaneggiamenti per
aumentare la superficie disponibile da porre a coltura e per “allontanare” le acque onde evitare ristagni e conseguente
permanenza di “acque morte” foriere di miasmi e malattie.
Tali operazioni hanno drammaticamente alterato l’equilibrio idrologico dell’area oggetto di studio limitando i biotopi umidi a
lembi ridottissimi con scarsissima capacità di assorbire e rispondere ai fattori di impatto.
Processi naturali (biotici e abiotici)
L’unico processo veramente naturale rinvenibile nell’area consiste nell’evoluzione della biocenosi con particolare riferimento
agli habitat di palude e torbiera. Tale processo si palesa come fattore di pressione in quanto non compensato dal naturale
ricambio, in area di risorgiva, di habitat medesimi dovuta alla fisiologica comparsa di nuovi fontanili su superfici disponibili. La
naturale serie vegetazionale che prevedrebbe il susseguirsi di polle, Cladieti, Cariceti, Sceneti e Molinieti non è più possibile
dato l’uso del suolo e la forte pressione antropica presente nelle superfici contermini a quelle ospitanti tali biocenosi. Ne
consegue sia necessario e doveroso preservare attraverso una gestione attiva tali habitat in quanto ultimi e non rinnovabili
naturalmente.
MINACCE
I Fattori di Pressione che influenzano l’equilibrio naturale del sito in esame risultano molteplici, tuttavia tali attività che
possono avere impatti sulle componenti ambientali si possono sinteticamente riassumere nei seguenti macrofattori di
pressione.
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Le minacce, definite come ciò che le componenti ambientali subiscono conseguentemente all’azione dei fattori di pressione,
sono anch’esse varie, tuttavia raggruppabili in quattro classi di seguito elencate e definite in base a quanto emerso
dall’analisi dei fattori di pressione. Tale accorpamento permettere un confronto tra le situazioni rilevate e assicura la
possibilità di valutarne il trend evolutivo con analisi future.
3.3
Identificazione degli aspetti vulnerabili dei siti considerati
La vulnerabilità di un habitat o di una specie animale o vegetale è intesa come la capacità complessiva di subire degradi o
collassi. Tale predisposizione è del tutto indipendente dalle pressioni cui l’entità è sottoposta, ma dipende solo dalle sue
proprietà strutturali e funzionali.
Gli aspetti vulnerabili del Sito in esame sono stati individuati a partire dagli ambiti di trasformazione, individuando le specie e
gli habitat di interesse comunitario presenti nell’ambito di influenza di ciascuna norma per la quale è stata valutata una
potenziale incidenza.
L’analisi delle possibili incidenze all’interno di un buffer di 225 m attorno attorno alle aree di trasformazione previste
dal PAT per le quali sono stati individuati elementi che possono produrre incidenze, garantisce la presa in
considerazione di effetti che si dilatano nello spazio (emissioni rumorose principalmente). Viene ribadito inoltre
l’obbligo di recepire le indicazioni/prescrizioni riportate al par. 2.5 della presente relazione finalizzate a minimizzare
le incidenze potenziali sul Sito Natura 2000.
Per l’identificazione delle specie potenzialmente presenti nell’ambito di influenza delle azioni delle Norme di Piano si parte
dal presupposto che le specie animali prediligono per esigenze trofiche e/o riproduttive alcuni habitat piuttosto di altri.
L’identificazione degli aspetti vulnerabili si basa sullo studio dei diversi habitat, valutando il legame specie – ambiente sulla
base delle esigenze ecologiche di ogni singola specie.
Le trasformazioni subite dal territorio agricolo di Quinto di Treviso hanno relegato la vegetazione arboreo-arbustiva di tipo
“naturale” in ambiti definiti, intercalata da ampi spazi liberi coltivati o progressivamente occupati dagli insediamenti. Alla
semplificazione e riduzione quantitativa della vegetazione si è sommata anche una trasformazione in termini qualitativi.
L’opera e le modalità di manutenzione, nonché gli usi a cui erano asservite le fasce arboree nelle aziende agricole hanno
determinato la progressiva sostituzione di alcune specie a vantaggio di altre, maggiormente produttive e veloci nella crescita.
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Successivamente, l’abbandono dell’interesse per l’attività agricola, che non ha più finalità di sostentamento, hanno generato
una sorta di evoluzione naturale della vegetazione arborea residua, quasi sempre con effetti deleteri.
Sotto l’aspetto qualitativo e funzionale le formazioni vegetali presenti sono quasi sempre legate agli ambienti arginali dei
fossi o ai limiti poderali o di viabilità interna ai fondi. Le strutture vegetali nell’agroecosistema si possono classificare in:
• Siepi campestri;
• Filari;
• Macchie boscate e vegetazione ripariale.
Le siepi campestri
Sono strutture lineari, con una dominante dimensionale, a sviluppo arboreo e arbustivo, con vegetazione solitamente
disposta su uno o due piani. Ad esse, tradizionalmente, sono sempre associate funzioni plurime: barriera di confine tra
proprietà e appezzamenti diversi, produzione di legname, produzione di foraggio e alimenti per l’uomo (bacche, funghi, ecc.),
funzione frangivento e, soprattutto, rifugio alla fauna selvatica e ostacolo alla semplificazione trofico-energetica del territorio.
L’opera dell’uomo ha inoltre favorito la diffusione della robinia (Robinia pseudoacacia L.) con fenomeni di generalizzata
sostituzione a scapito delle specie planiziali potenziali. Queste ultime si riducono a saltuari esemplari di farnia (Quercus
robur L.), carpino bianco (Carpinus betulus L.), e olmo (Ulmus minor L.). Relativamente presente è il platano (Platanus
acerifolia Willd.).
Altre specie rinvenibili, anche in condizioni di maggiore diversità floristica, sono rappresentate da acero (Acer campestre L.),
ciliegio (Prunus avium L.), corniolo (Cornus sanguinea L.). sambuco (Sambucus nigra L.). Tra le arbustive si segnalano la
sanguinella (Cornus sanguinea L.), il nocciolo (Corylus avellana L.), l'evonimo (Euonymus europaeus L.), la frangola
(Frangula alnus Miller) ed i biancospini (Crataegus monogyna Jacq. e C. oxyacantha L.). Nel territorio di Quinto di Treviso vi
è una buona presenza di siepi. L’articolazione e la distribuzione di questi elementi, caratterizzanti anche il paesaggio, sono
assai differenti. Si possono individuare 2 tipologie principali di siepi:
• le siepi caratterizzanti la struttura del paesaggio a “campi chiusi”, che fungono da valenze ecologico-ambientali e
sono finalizzate ad accrescere il potenziale biotico dell’area;
• le siepi caratterizzanti la struttura del paesaggio a “campi aperti”, che risultano essere scarsamente strutturate e
presentano una composizione floristica in parte alterata, con conseguente funzionalità ecologica limitata.
Filari
I filari rappresentano un elemento paesistico che, unitamente alle siepi, caratterizza il territorio di pianura poiché sono gli
elementi arborei che solitamente colpiscono lo sguardo e guidano l‟ esplorazione del campo visivo, in quanto dotati di
simmetria, regolarità ed essenzialità di forme e linee.
Si localizzano soprattutto lungo le strutture guida (capezzagne, strade, fossi, ecc.) e assumono in qualche caso una valenza
complementare all’edificato di ville e case rurali. Le forme di gestione tradizionale prevedono la capitozzatura per le specie
da foraggio (gelso, salice bianco, pioppo nero) o da legacci (salice da vimini). Tali filari erano e sono più spesso collocati in
prossimità di corsi d’acqua, anche per una precisa funzione di salvaguardia idrogeologica. A questo tipo si associa il filare
frangivento, raro a Quinto di Treviso, tipicamente costituito da specie a rapido accrescimento (pioppo nero) e portamento
adeguato al compito da svolgere. Un’altra tipologia è rappresentata dal filare di arredo lungo la viabilità principale, cui si
hanno esempi soprattutto in ambito urbano, con l’utilizzo prevalente di tiglio (Tilia s.p.), e platano (Platanus acerifolia Willd.),
ma anche di robinia (Robinia pseudoacacia L.).
Macchie boscate e vegetazione ripariale
Trattasi di piccoli gruppi arborei e arbustivi che sporadicamente si rinvengono nella matrice agricola. Talvolta di origine
naturale, laddove localizzati in aree non sfruttabili dall’agricoltura, più spesso di introduzione artificiale e successivamente
abbandonati alla loro sorte (es. vecchi pioppeti) oppure, come nel caso di Villa Giordani a Quinto di Treviso, facenti parte del
parco di una villa storica. Le principali vegetazioni ripariali e retroripariali sono costituite da uno spettro floristico che in molte
zone è stato modificato dall'uomo. Infatti, la distruzione degli habitat naturali ha favorito la riduzione di alcune specie,
specialmente idrofite e geofite.
Le formazioni più ampie si rinvengono nell’Oasi naturalistica del Mulino di Cervara, a Quinto di Treviso in prossimità dei laghi
(ex-cave) e, in linea generale, nelle anse del corso fluviale del Sile. Nell’Oasi di Cervara convivono due ambienti:
• la palude a canneto;
• il bosco umido.
La zona a canneto (o fragmiteto), occupa circa 1/3 dell’area protetta, ed è visitabile quasi esclusivamente con l’utilizzo di
barche a fondo piatto. Vi sono poi altre associazioni vegetali legate all’acqua corrente oppure ai fontanili di risorgiva, dove si
incontrano ancora ampie zone a marisceto caratterizzate dalla presenza del Falasco. I sentieri pedonali dell’Oasi permettono
invece di visitare il bosco ripariale umido costituito da Ontano, Pioppo, Salice bianco, Salice cenerino e Salicone. Dove il
terreno si fa più asciutto compaiono alcuni esemplari isolati di Farnia e Olmo. Una interessante varietà di piante tipiche delle
zone umide si può ammirare lungo i sentieri dell' Orto Botanico, alcune delle quali sempre più rare come il Trifoglio fibrino e il
Giunco fiorito. Nell'orto botanico si possono osservare altre associazioni vegetali come il giuncheto e il molinieto,
rappresentanti rispettivamente la vegetazione delle torbiere e dei prati umidi. Infine, i canali, lungo i quali si snodano i sentieri
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dell’Oasi, ospitano le piante sommerse che contribuiscono da sempre a dare al Sile l’appellativo di Fiume Verde, come il
Ranuncolo d’acqua, la Callitriche e alcune specie di Potamogeto, tra le cui eleganti fronde nuotano indisturbate numerose
trote fario e lucci.
Al fine di valutare gli habitat di specie ricadenti nell’ambito di influenza di ciascuna norma di Piano per la quale è stata
valutata una potenziale incidenza è stata utilizzata la TAV. 5.1 “Analisi agronomiche. Uso del suolo – Aggiornamento al
2010”. L’uso del suolo è stato costruito sulla base dell’ortrofoto e della carta tecnica regionale ed ha permesso di suddividere
il territorio di indagine in classi di uso di uso del suolo che si riportano di seguito:
•
•
•
•
•
•
•
edificato residenziale e terziario;
edificato produttivo;
bacino acqueo destinato prevalentemente ad
acquacoltura;
verde pubblico e privato;
extragricolo;
viabilità e ferrovia;
corso d’acqua, canale, bacini d’acqua;
•
•
•
•
•
•
zona boscata;
siepe;
seminativo;
colture legnose (vigneti, frutteti, pioppeti);
prato;
colture orticole in pieno campo.
Ai fini dell'identificazione degli habitat di specie è stata effettuata la sovrapposizione tra l'uso del suolo e l’ambito di influenza. L’ambito di influenza è stato
calcolato a partire dall’area di trasformazione e designando un buffer di 225 m dalla stessa (per la descrizione di come è stato ottenuto l’ambito di influenza
si rimanda al par. 3.1 della presente relazione.
Per le norme di Piano:
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•
•
•
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Art. 40 – Edificazione diffusa;
Art. 41 – Aree di riqualificazione e riconversione;
Art. 44 – Contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi;
Art. 46 – Linee preferenziali di sviluppo insediativo;
Art. 48 – Infrastruture di maggiore rilevanza esistenti e di progetto
viene di seguito cartografato l’ambito di analisi calcolato a partire dall’area di trasformazione e disegnando un buffer di 225 m
dalla stessa. Le tipologie di suolo ricadenti nell’ambito di influenza sono quelle elencate nella tabella successiva e sono state
ricavate dalla sovrapposizione tra “ambito di analisi/influenza” e “uso del suolo”. Gli esiti della sovrapposizione hanno quindi
reso possibile la compilazione della tabella della presenza/assenza nell’area di analisi di ciascuna delle specie riportate nel
formulario Standard.
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Art. 40 – Edificazione diffusa
Ambito di influenza relativo agli ambiti di edificazione diffusa (art. 40 NT di PAT). Per ambito di influenza si intende l’area di massimo inviluppo degli effetti
associabili alle trasformazioni urbanistico – territoriali. Per la spiegazione di come è stato individuato l’ambito di influenza si rimanda al par. 3.1.
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Art. 41 – Aree di riqualificazione e riconversione
Ambito di influenza relativo alle aree di riqualificazione e riconversione (art. 41 NT di PAT). Per ambito di influenza si intende l’area di massimo inviluppo
degli effetti associabili alle trasformazioni urbanistico – territoriali. Per la spiegazione di come è stato individuato l’ambito di influenza si rimanda al par. 3.1.
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Art. 44 – Contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi
Ambito di influenza relativo ai Contesti territoriali destinati alla realizzazione di Programmi Complessi (art. 44 NT di PAT). Per ambito di influenza si intende
l’area di massimo inviluppo degli effetti associabili alle trasformazioni urbanistico – territoriali. Per la spiegazione di come è stato individuato l’ambito di
influenza si rimanda al par. 3.1.
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Art. 46 – Linee preferenziali di sviluppo insediativo
Ambito di influenza relativo alle linee preferenziali di sviluppo insediativo (art. 46 NT di PAT). Per ambito di influenza si intende l’area di massimo inviluppo
degli effetti associabili alle trasformazioni urbanistico – territoriali. Per la spiegazione di come è stato individuato l’ambito di influenza si rimanda al par. 3.1.
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Art. 48 – Infrastruture di maggiore rilevanza esistenti e di progetto
Ambito di influenza relativo alla viabilità di progetto (art. 48 NT di PAT). Per ambito di influenza si intende l’area di massimo inviluppo degli effetti associabili
alle trasformazioni urbanistico – territoriali. Per la spiegazione di come è stato individuato l’ambito di influenza si rimanda al par. 3.1.
ARTICOLI DELLA NORMA DI
RIFERIMENTO
TIPOLOGIE DI SUOLO RICADENTI ALL’INTERNO DELL’AREA DI ANALISI
Art. 40 – Edificazione diffusa
edificato residenziale e terziario, edificato produttivo, viabilità e ferrovia, verde pubblico e privato,
seminativo, colture orticole in pieno campo, colture legnose, prato, zona boscata, corso d’acqua,
canale, bacini d’acqua, bacino acqueo destinato prevalentemente ad acquacoltura, extragricolo,
siepe
edificato residenziale e terziario, edificato produttivo, viabilità e ferrovia, verde pubblico e privato,
seminativo, colture legnose, prato, zona boscata, corso d’acqua, canale, bacini d’acqua, ,
extragricolo, siepe
Verde pubblico e privato, corso d’acqua, canale, bacini d’acqua, bacino acqueo destinato
prevalentemente ad acquacoltura, edificato residenziale e terziario, edificato produttivo,
extragricolo, colture legnose, prato, seminativo, siepe, viabilità e ferrovia, zona boscata
Verde pubblico e privato, colture orticole in pieno campo, corso d’acqua, canale, bacini d’acqua,
edificato residenziale e terziario, edificato produttivo, extragricolo, colture legnose, prato,
seminativo, siepe, viabilità e ferrovia, zona boscata
edificato residenziale e terziario, edificato produttivo, viabilità e ferrovia, verde pubblico e privato,
seminativo, colture orticole in pieno campo, colture legnose, prato, zona boscata, corso d’acqua,
canale, bacini d’acqua, extragricolo, siepe
Art. 41 - Aree di riqualificazione e
riconversione
Art. 44 - Contesti destinati alla
realizzazione
di
programmi
complessi
Art. 46 - Linee preferenziali di
sviluppo insediativo
Art. 48 – Infrastruture di maggiore
rilevanza esistenti e di progetto
La bibliografia utilizzata per l’individuazione delle specie potenzialmente vulnerabili è stata:
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F. Mezzavilla, K. Bettiol “Nuovo Atlante degli Uccelli Nidificanti in provincia di Treviso (2003 – 2006)” –
Associazione Faunisti Veneti
Regione del Veneto – Allegato B Dgr n. 1728 del 7 agosto 2012 – Quadro conoscitivo e analisi delle potenzialità
faunistiche regionali (parte terza del Documento Preliminare di Indirizzo per la predisposizione dei Piani faunistico
venatori provinciali e del Piano faunistico venatorio regionale)
Regione del Veneto – Allegato B1 Dgr n. 1728 del 7 agosto 2012 – Allegato alla parte Terza: Quadro conoscitivo e
analisi delle potenzialità faunistiche regionali - Carte di distribuzione delle specie trattate su reticolo 10 x 10 km
(parte terza del Documento Preliminare di Indirizzo per la predisposizione dei Piani faunistico venatori provinciali e
del Piano faunistico venatorio regionale);
Formulari Standard Siti Rete Natura 2000.
La vulnerabilità nei confronti di habitat, habitat di specie e specie è stata valutata solamente nei confronti delle effettive
presenze riscontrate all’interno delle aree di analisi assunte. Chiaramente l’assenza di una determinata entità biotica ne
esclude la possibilità di essere influenzata e quindi viene meno la necessità di dichiararne l’eventuale vulnerabilità.
Nell’ultima colonna vengono riportate le Norme Tecniche rispetto alle quali gli habitat e le specie risultano vulnerabili.
Presenza
potenziale Vulnerabi
Habitat di Interesse
nell’area
lità della
Comunitario e Specie di cui
oggetto di
specie
al Formulario Standard
valutazion (SI/NO)
e (SI/NO)
Motivazione
Articoli delle NT di
Riferimento
SIC IT3240028“Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso Ovest" e ZPS IT3240011 "Sile: sorgenti, paludi di Morgano e S. Cristina"
Habitat di interesse comunitario
Habitat 3260: Fiumi delle
pianure e montani con
vegetazione del Ranunculion
fluitantis
e
CallitrichoBatrachion
Si
Habitat 6210 (*): Formazioni
erbose secche seminaturali e
facies coperte da cespugli su
substrato calcareo (FestucoBrometalia)
(*stupenda
fioritura di orchidee)
No
Si
Habitat 6410: Praterie con
Molinia su terreni calcarei,
torbosi o argilloso-limosi
(Molinion caeruleae)
Si
Si
Habitat
6430:
Bordure
planiziali, montane e alpine di
megaforbie idrofile
Si
Si
Habitat 7210 *: Paludi
calcaree
con
Cladium
mariscus e specie del
Caricion davallianae (habitat
prioritario)
Habitat 7230: Torbiere basse
alcaline
L’habitat non è interessato direttamente dalle
trasformazioni in quanto gli ambiti di edificazione
diffusa individuati da PAT sono esterne al SIC & ZPS.
L’habitat ricade comunque all’interno dell’ambito di
influenza (buffer di 225 m dall’area di intervento) e
potrebbe quindi risentire degli effetti indiretti.
Artt. 40, 46 e 48
L’habitat non è interessato direttamente dalle
trasformazioni in quanto le stesse sono esterne al SIC
& ZPS. L’habitat ricade comunque all’interno
dell’ambito di influenza (buffer di 225 m dall’area di
intervento) e potrebbe quindi risentire degli effetti
indiretti.
Art. 44 (A.P.P. 1)
Le 3 aree che il Privato dovrà cedere al comune
ricadono all'interno del perimetro del SIC & ZPS.
Secondo la perimetrazione degli Habitat approvata
dalla Regione (cfr. Cartografia degli Habitat), una delle
3 aree è interessata dalla presenza dell'habitat 6410.
Per gli interventi che verrano realizzati all'interno di tali
aree valgono le prescrizioni di cui all’art. 53 "Rete
ecologica" delle NT del PAT, commi da 10 a 12.
L’habitat non è interessato direttamente dalle
trasformazioni in quanto gli ambiti di edificazione
diffusa individuati da PAT sono esterne al SIC & ZPS.
L’habitat ricade comunque all’interno dell’ambito di
influenza (buffer di 225 m dall’area di intervento) e
potrebbe quindi risentire degli effetti indiretti.
Art. 40
Art. 40, Art. 44, Art. 46, Art.
48
Art. 40
No
No
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Habitat
91E0:
Foreste
alluvionali di Alnus glutinosa
e Fraxinus excelsior (AlnoPadion, Alnion incanae,
Salicion albae)- habitat
prioritario
Habitat 91L0: Querceti di
rovere illirici (Erythronio –
Carpinion)
Specie faunistiche
Uccelli
Accipiter nisus (sparviere)
Alcedo
atthis
pescatore)
(martin
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Si
Si
Artt. 40, 46 e 48
L’habitat non è interessato direttamente dalle
trasformazioni in quanto le stesse sono esterne al SIC
& ZPS. L’habitat ricade comunque all’interno
dell’ambito di influenza (buffer di 225 m dall’area di
intervento) e potrebbe quindi risentire degli effetti
indiretti.
Art. 44 (A.P.P. 1)
Le 3 aree che il Privato dovrà cedere al comune
ricadono all'interno del perimetro del SIC & ZPS.
Secondo la perimetrazione degli Habitat approvata
dalla Regione (cfr. Cartografia degli Habitat), una delle
3 aree è interessata dalla presenza dell'habitat 91E0.
Per gli interventi che verrano realizzati all'interno di tali
aree valgono le prescrizioni di cui all’art. 53 "Rete
ecologica" delle NT del PAT, commi da 10 a 12.
Art. 40, Art. 41,Art. 44, Art.
46, Art. 48
Si
Nell'area del Parco lo sparviere compare nei mesi
delle migrazioni e sosta per tutto il periodo invernale
fino a marzo. Le aree più frequentate sono quelle
caratterizzate da una certa copertura boschiva (dove
trova rifugio nelle ore in cui non caccia). Potenziale
frequentazione dell’area in cui si possono manifestare
effetti.
Art. 40, Art. 44, Art. 46, Art.
48
No
Si
Si
Si
Anas acuta (codone)
No
Anas clypeata (mestolone)
Si
No
Anas crecca (alzavola)
Si
No
Anas
(marzaiola)
Si
Si
querquedula
Specie tipicamente legata all’acqua per esigenze
riproduttive (nidifica in cunicoli scavati nelle sponde dei
corsi d'acqua). Le principali minacce per la specie
sono: l'inquinamento, l'abbassamento della falda, la
pesca,
gli
interventi
idraulici.
Potenziale
frequentazione dell’area in cui si possono manifestare
effetti
La specie non rientra tra le specie censite negli ultimi
decenni nell’area del Parco in quanto non compare
nell’elenco degli uccelli di cui al par. 2.2.4.4. della
Relazione Tecnica del PdG IT3240011.
La specie è migratrice regolare. Frequenta soprattutto
zone umide d’acqua dolce e salmastra, con fondali
bassi e ricchi di vegetazione sommersa. Gli ambienti
idonei alla specie saranno interessati solo
marginalmente; si ritiene pertanto che le previsioni di
Piano non costituiranno vulnerabilità per la specie.
La specie è migratrice regolare. Frequenta soprattutto
zone umide d’acqua dolce e salmastra, con fondali
bassi e ricchi di vegetazione sommersa. Gli ambienti
idonei alla specie saranno interessati solo
marginalmente; si ritiene pertanto che le previsioni di
Piano non costituiranno vulnerabilità per la specie.
La Marzaiola è una specie migratrice, osservabile
soprattutto nei mesi di Marzo ed Aprile. Negli ultimi
anni si sono avuti casi di riproduzione, non sempre
aventi buon esito, presso l'Isola di S. Cristina. Nel
periodo della migrazione non si sono mai osservati più
di dieci esemplari nell'intero tratto fluviale. Nel passato
invece la specie era molto più numerosa ed
ubiquitaria. I cacciatori locali la catturavano non solo
lungo il corso del Sile ma anche nei campi coltivati,
inframmezzati da esigui ristagni d'acqua (scoline).
Potenziale frequentazione dell’area in cui si possono
manifestare effetti.
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Art. 40, Art. 44, Art. 46, Art.
48
Art. 40, Art. 41, Art. 44, Art.
46, Art. 48
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Anas strepera (canapiglia)
No
Ardea
cinerea
cinerino)
(airone
Si
Si
Ardea
rosso)
purpurea
(airone
Si
Si
Ardeola ralloides
ciuffetto)
(sgarza
No
Asio otus (gufo comune)
Si
Si
Botaurus stellaris (tarabuso)
Si
Si
Cettia cetti (usignolo di fiume)
Si
Si
Chlidonias niger (mignattino
comune)
Si
Si
La specie non rientra tra le specie censite negli ultimi
decenni nell’area del Parco in quanto non compare
nell’elenco degli uccelli di cui al par. 2.2.4.4. della
Relazione Tecnica del PdG IT3240011.
La sua presenza nell'ambito del Parco è estesa a tutto
l'anno. La specie nidifica nell'isola di Santa Cristina. Al
di fuori del periodo riproduttivo l'airone cinerino può
disperdersi anche nelle zone agrarie dove trova
alimento nelle scoline, nei campi arati, nei prati stabili.
Potenziale frequentazione dell’area in cui si possono
manifestare effetti.
La specie è estivante nell’area in maniera sempre più
ridotta. Frequenta i canneti ma anche gli ambienti
coltivati dall’uomo, dove caccia entro le scoline. E’ più
abbondante nei periodi delle migrazioni, per diminuire
un po’ nei mesi centrali della nidificazione. Potenziale
frequentazione dell’area in cui si possono manifestare
effetti.
Fino agli anni ’80 nidificava in provincia di Treviso,
lungo il corso del Sile dove attualmente si osserva
molto di rado in periodo migratorio.
Il gufo comune manifesta una buona varietà di
preferenze ambientali, ma in particolare è legato agli
ambienti agrari inframmezzati da boschetti o da filari di
siepi di una certa consistenza dove trova ricovero nelle
ore diurne. Nell’ultimo decennio è stata rilevata una
forte diminuzione delle osservazioni in diverse aree del
Veneto. Questo fattore potrebbe essere imputabile al
disturbo portato dalle attività umane alle aree di
ricovero invernale (roost), alla diminuzione delle prede,
all’uso di rodenticidi, all’impatto con cavi aerei e con il
traffico
delle
principali
arterie.
Potenziale
frequentazione dell’area in cui si possono manifestare
effetti.
Nel Sile si osserva quasi esclusivamente nei mesi
invernali. In territorio comunale è stato osservato
presso le paludi di S. Cristina e nei due laghi di Quinto
dove sverna. Il tarabuso frequenta quasi
esclusivamente le zone umide, da quelle minori come
le scoline tra i campi coltivati, fino ai canneti che
bordano il corso dei principali fiumi del Veneto. La
conservazione dell’habitat, e in particolare delle
distese di canneto, rappresenta attualmente il fattore
di maggiore rilevanza data la progressiva scomparsa
cui si sta assistendo in tutta Europa. Altri fattori di
rischio sono il disturbo antropico (caccia, navigazione
a motore, pesca sportiva, escursionismo, ecc) e
l’impatto contro le linee elettriche e altri manufatti
simili. Non è prevedibile una sottrazione di habitat
idoneo alla specie. Potenziale frequentazione dell’area
in cui si possono manifestare effetti (disturbo sulla
fauna indotto da sorgenti di tipo antropico).
È una delle specie più comuni presenti lungo il Sile.
Durante la stagione riproduttiva è una specie piuttosto
comune ovunque vi siano corsi e specchi d’acqua con
fitta vegetazione ripariale. Non è prevedibile una
sottrazione di habitat idoneo alla specie. Potenziale
frequentazione dell’area in cui si possono manifestare
effetti (disturbo sulla fauna indotto da sorgenti di tipo
antropico).
Nel Sile è presente solo in fase migratoria. Frequenta i
grandi bacini con acque quasi ferme. Non è
prevedibile una sottrazione di habitat idoneo alla
specie. Potenziale frequentazione dell’area in cui si
possono manifestare effetti (disturbo sulla fauna
indotto da sorgenti di tipo antropico).
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Art. 40, Art. 41, Art. 44, Art.
46, Art. 48
Art. 40, Art. 41, Art. 44, Art.
46, Art. 48
Art. 40, Art. 41, Art. 44, Art.
46, Art. 48
Art. 40, Art. 41, Art. 44, Art.
46, Art. 48
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Circus aeruginosus (falco di
palude)
Si
Si
Circus cyaneus (albanella
reale)
Si
Si
Circus pygargus (albanella
minore)
Si
Si
Columba
(colombaccio)
Si
Si
palumbus
Crex crex (re di quaglie)
No
Ixobrychus
(tarabusino)
Si
minutus
Milvus migrans (nibbio bruno)
No
Nycticorax
(nitticora)
Si
nycticorax
Si
Si
Il falco di palude è stato osservato nell’area del Parco
soprattutto durante il periodo migratorio. In generale le
aree di canneto rappresentano gli unici siti di ricovero
e di nidificazione. La loro estensione però deve
superare una superficie di qualche ettaro. Le attività di
caccia vengono svolte anche nelle distese agrarie
circostanti i siti di ricovero e lo spazio di ricerca trofica
può comprendere territori distanti anche alcuni
chilometri dal luogo di nidificazione. Non è prevedibile
una sottrazione di habitat idoneo alla specie.
Potenziale frequentazione dell’area in cui si possono
manifestare effetti (disturbo sulla fauna indotto da
sorgenti di tipo antropico).
L’albanella è presente nell’area del parco in maniera
abbastanza regolare nei mesi da ottobre ad aprile
interessati dalle migrazioni. Nei mesi invernali invece
le osservazioni sono occasionali. La sua permanenza
è strettamente correlabile alle risorse trofiche offerte
dal territorio. L’ambiente preferito è costituito dalle
aree aperte di grande estensione dominate da prati,
pascoli, coltivazioni foraggiere e campi arati oppure
dove sono lasciati a terra gli stocchi di mais.
Potenziale frequentazione dell’area in cui si possono
manifestare effetti (disturbo sulla fauna indotto da
sorgenti di tipo antropico).
Nell’area del Parco la specie si osserva
esclusivamente nel corso della migrazione primaverile,
ma non tutti gli anni e con abbondanze molto limitate
di pochi individui. Frequenta ambienti relativamente
aperti, ecologicamente diversificati, poco disturbati e
faunisticamente ricchi. Potenziale frequentazione
dell’area in cui si possono manifestare effetti (disturbo
sulla fauna indotto da sorgenti di tipo antropico).
Specie sedentaria nidificante, migratrice regolare e
svernante. L’habitat del colombaccio in ogni stagione è
costituito dalle formazioni boscose intervallate da aree
aperte coltivate o meno. In mancanza di boschi, si
adatta anche alla presenza di siepi, meglio se biplane
e di una certa consistenza. Si insedia volentieri anche
in aree urbane, purché siano presenti zone verdi
aperte e alberate. Si alimenta soprattutto di cereali che
raccoglie nell’ambiente agrario. In aree urbane però la
sua dieta si rivolge ad altre specie vegetali, in funzione
delle disponibilità offerte dall’ambiente. Potenziale
frequentazione dell’area in cui si possono manifestare
effetti (disturbo sulla fauna indotto da sorgenti di tipo
antropico).
Specie accidentale nella’area del Parco.
È in netta fase di regressione in gran parte dell’area.
Ciò sembra dovuto alla progressiva riduzione del
canneto anfibio che costituisce il suo habitat.
Attualmente si stima nidifichino solo poche coppie nel
tratto di Sile compreso tra l’abitato di S Cristina e la
città di Treviso. Non è prevedibile una sottrazione di
habitat idoneo alla specie. Potenziale frequentazione
dell’area in cui si possono manifestare effetti (disturbo
sulla fauna indotto da sorgenti di tipo antropico).
La specie è molto rara nell’area.
In ambito comunale la specie nidifica dagli anni ’80
presso la garzaia dell’isola di S. Cristina (oasi di
Cervara). Presso l’Oasi di Cervara e l’allevamento
ittico che confluisce nel lago superiore a Quinto
(troticoltura Bresciani) sono stati osservati dei casi di
svernamento. Non è prevedibile una sottrazione di
habitat idoneo alla specie. Potenziale frequentazione
dell’area in cui si possono manifestare effetti (disturbo
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46, Art. 48
Art. 40, Art. 44, Art. 46, Art.
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Piano di Assetto del Territorio
Comune di Quinto di Treviso (TV)
Otus scops (assiolo)
Valutazione di Incidenza
2014
Si
Si
Si
Si
Si
Si
Picus viridis
Si
Si
Podiceps cristatus (svasso
maggiore)
Si
Si
Remiz
(pendolino)
Si
Si
Tachybaptus ruficollis (tuffeto
comune)
Si
Si
Phalacrocorax
pygmeus
(marangone minore)
Si
Si
Egretta garzetta (garzetta)
Si
Si
Pandion haliaetus
pescatore)
(falco
Pernis
apivorus
pecchiaiolo)
(falco
pendulinus
sulla fauna indotto da sorgenti di tipo antropico).
Nell’area Parco la specie è migratrice regolare. La
presenza nell’area di pianura dipende esclusivamente
dalla disponibilità di siti di ricovero e soprattutto dalla
disponibilità dell’entomofauna che rappresenta la sua
dieta prioritaria. Potenziale frequentazione dell’area in
cui si possono manifestare effetti (disturbo sulla fauna
indotto da sorgenti di tipo antropico).
Nei mesi primaverili è relativamente comune in quasi
tutto il corso superiore del Sile, soprattutto in
prossimità degli allevementi ittici e nei laghi di Quinto.
Non è prevedibile una sottrazione di habitat idoneo
alla specie. Potenziale frequentazione dell’area in cui
si possono manifestare effetti (disturbo sulla fauna
indotto da sorgenti di tipo antropico).
Specie migratrice regolare. È piuttosto comune in cielo
durante i mesi di aprile e maggio. Potenziale
frequentazione dell’area in cui si possono manifestare
effetti (disturbo sulla fauna indotto da sorgenti di tipo
antropico).
Il territorio più vocato alla specie risulta la zona
collinare e montana della regione Veneto, nonché le
zone di pianura ove sia presente un ambiente agrario
tradizionale. In pianura la specie nidifica
prevalentemente in formazioni boscate situate lungo i
corsi d’acqua principali. Potenziale frequentazione
dell’area in cui si possono manifestare effetti (disturbo
sulla fauna indotto da sorgenti di tipo antropico).
Lo svasso maggiore ha iniziato a frequentare con una
certa regolarità il corso del Sile negli ultimi anni,
dimostrando una spiccata preferenza per gli ampi
bacini derivanti dall’attività estrattiva. In ambito
comunale è stato osservato presso i laghi. Non è
prevedibile una sottrazione di habitat idoneo alla
specie. Potenziale frequentazione dell’area in cui si
possono manifestare effetti (disturbo sulla fauna
indotto da sorgenti di tipo antropico).
Il pendolino frequenta tutta l’area del Sile preferendo
nel periodo invernale la vegetazione riparia costituita
da Tife, Canne palustri e Falasco. D’estate e in
primavera, durante la nidificazione, frequanta
soprattutto le cime degli alberi ed in particolare i salici.
Non è prevedibile una sottrazione di habitat idoneo
alla specie. Potenziale frequentazione dell’area in cui
si possono manifestare effetti (disturbo sulla fauna
indotto da sorgenti di tipo antropico).
Specie molto diffusa nel Sile. Ama le aree dove il
corso è più ampio ed esistono possibilità di riparo
lungo le rive. Non è prevedibile una sottrazione di
habitat idoneo alla specie. Potenziale frequentazione
dell’area in cui si possono manifestare effetti (disturbo
sulla fauna indotto da sorgenti di tipo antropico).
Un individuo è stato osservato nel 2000 presso il Lago
Superiore di Quinto. Negli ultimi anni però le presenze
nell’Alto Corso sono destinate ad aumentare vista la
diffusione nel territorio veneto della specie. Non è
prevedibile una sottrazione di habitat idoneo alla
specie. Potenziale frequentazione dell’area in cui si
possono manifestare effetti (disturbo sulla fauna
indotto da sorgenti di tipo antropico).
La specie è diventata piuttosto comune ed ubiquitaria
tanto da osservarla anche entro il centro storico a
Treviso. Nidifica con poche decine di coppie presso
l’Isola di S. Cristina. Nel complesso, a parte i naturali
movimenti di spostamento, tipici della specie, si può
considerare stanziale. Non è prevedibile una
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46, Art. 48
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Piano di Assetto del Territorio
Comune di Quinto di Treviso (TV)
Valutazione di Incidenza
2014
Egretta alba (airone bianco
maggiore)
Si
Si
Ciconia
bianca)
Si
Si
Si
No
Mergus albellus (pesciaiola)
Si
No
Falco vespertinus
cuculo)
Si
Si
Falco peregrinus ( pellegrino)
Si
Si
Grus grus (gru)
Si
Si
ciconia
(cicogna
Aythya nyroca
tabaccata)
(moretta
(falco
sottrazione di habitat idoneo alla specie. Potenziale
frequentazione dell’area in cui si possono manifestare
effetti (disturbo sulla fauna indotto da sorgenti di tipo
antropico).
Negli ultimi due decenni è diventato piuttosto comune
nell’area in esame. Pur non nidificando, si osserva
talvolta nella garzaia dell’Isola di S. Cristina assieme
agli altri aironi. Frequenta spesso le aree di campagna
aperte e caccia volentieri entro le scoline tra i campi
coltivati. Potenziale frequentazione dell’area in cui si
possono manifestare effetti (disturbo sulla fauna
indotto da sorgenti di tipo antropico).
È sicuramente più abbondante della specie
precedente. Le osservazioni nell’area sono riferibili sia
ad individui in migrazione sia ad individui provenienti
dal “Centro Cicogne” della LIPU di S. Elena di Silea o
di altre realtà prossime (Bassano etc). Le aree di sosta
preferite sono gli ambiti agrari dominati da coltivazioni
estensive. La cicogna bianca è da considerarsi in
progressivo aumento. Potenziale frequentazione
dell’area in cui si possono manifestare effetti (disturbo
sulla fauna indotto da sorgenti di tipo antropico).
Pochi individui ( max 1 - 2) svernano con una certa
regolarità nei Laghi di Quinto di Treviso. Si rileva
soprattutto nel Lago Inferiore e presso la ex cava
Beton a Canizzano (TV); questi due siti, sebbene
confinanti con la pista dell’aeroporto risultano
particolarmente adatti alla sosta degli anatidi. Tutto ciò
finchè la progressiva opera di urbanizzazione non
arriverà ad intaccare anche le sponde di queste due
aree. Gli ambienti idonei alla specie saranno
interessati solo marginalmente; si ritiene pertanto che
le previsioni di Piano non costituiranno vulnerabilità
per la specie.
Nell’inverno del 2002 due individui sono stati osservati
presso il Barbasso (Busa de Seeste, Morgano) e l’ex
cava Beton a Canizzano (TV). Altre osservazioni
effettuate nei due laghi a Quinto di Treviso negli
inverni successivi, anche se possibili, non hanno
trovato un riscontro scientifico. Gli ambienti idonei alla
specie saranno interessati solo marginalmente; si
ritiene pertanto che le previsioni di Piano non
costituiranno vulnerabilità per la specie.
Specie migratrice regolare. In fase migratoria le aree
di sosta sono simili a quelle rilevate per la nidificazione
(aree cerealicole, dove le coltivazioni sono
inframmezzate da boschetti o siepi di una certa entità),
però si aggiungono anche i corsi dei fiumi. Potenziale
frequentazione dell’area in cui si possono manifestare
effetti (disturbo sulla fauna indotto da sorgenti di tipo
antropico).
La specie è in espansione in tutto il suo areale
riproduttivo. Nell’area in esame però si osserva solo
nei mesi invernali e delle migrazioni quando individui
erratici sostano temporaneamente a cacciare. Al di
fuori del periodo riproduttivo si osserva in molti
ambienti, soprattutto in ambiti agrari di pianura, oppure
attorno ai centri storici dove caccia colombi di città,
colombacci e tortore dal collare. Potenziale
frequentazione dell’area in cui si possono manifestare
effetti (disturbo sulla fauna indotto da sorgenti di tipo
antropico).
Sporadiche osservazioni di individui in volo sono state
effettuate nel passato. Negli anni ‘80 sono stati
osservati degli esemplari in sosta nell’area delle
Sorgenti del Sile. Nell’ultimo decennio però il
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46, Art. 48
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48
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Piano di Assetto del Territorio
Comune di Quinto di Treviso (TV)
Sterna
hirundo
comune)
(sterna
Lanius
piccola)
collurio
(averla
Aythya fuligula
comune)
(moretta
Bubulcus
ibis
guardabuoi)
(airone
Valutazione di Incidenza
2014
Si
Si
Si
Si
Si
Si
Si
Si
Jynx torquilla
fenomeno non è più stato riscontrato, ma si sono
susseguite altre osservazioni di individui in migrazione.
Potenziale frequentazione dell’area in cui si possono
manifestare effetti (disturbo sulla fauna indotto da
sorgenti di tipo antropico).
Nei mesi primaverili delle migrazioni si osserva
sporadicamente in caccia sopra i due laghi a Quinto di
Treviso. Potenziale frequentazione dell’area in cui si
possono manifestare effetti (disturbo sulla fauna
indotto da sorgenti di tipo antropico).
Un tempo era ampiamente presente in tutta la
campagna trevigiana, compresa l’area in esame.
Attualmente nell’Alto Corso del Sile è scomparsa
come nidificante e si osserva solo nei mesi delle
migrazioni, ma sempre in numero limitato. Potenziale
frequentazione dell’area in cui si possono manifestare
effetti (disturbo sulla fauna indotto da sorgenti di tipo
antropico).
Ha frequentato con una certa regolarità l'area del Sile
durante i periodi delle migrazioni. Lo svernamento
della Moretta invece è stato osservato solo nell'inverno
1993-94 presso lo slargo determinato nel Sile a
Canizzano dall'ex cava Beton. Una diecina di
esemplari hanno sostato in loco assieme a Moriglioni,
Svassi maggiori e Germani reali. Nidifica in zone
umida d’acqua dolce, naturali o artificiali, con acque
eutrofiche di media profondità e fitta vegetazione
ripariale. In inverno frequenta soprattutto bacini
lacustri, ma anche invasi artificiali, valli da pesca e
rami fluviali. Potenziale frequentazione dell’area in cui
si possono manifestare effetti (disturbo sulla fauna
indotto da sorgenti di tipo antropico).
Le aree vocate dall’airone guardabuoi sono costituite
da zone umide, pascoli e allevamenti di bovini, equini
e in parte ovini. Altri siti particolarmente frequentati
sono gli allevamenti ittici, in cui ricercano il cibo lungo i
canali di scolo e nei siti non protetti da reti.
Frequentano anche le distese di foraggere dove
cercano il cibo tra le piante basse muovendosi in
gruppo.In fase riproduttiva si insediano soprattutto
nelle zone umide dominate da paludi, ed ex cave
dismesse. Potenziale frequentazione dell’area in cui si
possono manifestare effetti (disturbo sulla fauna
indotto da sorgenti di tipo antropico).
Il torcicollo vive in campagne tradizionali caratterizzate
da una buona diversità ambientale, cioè negli ambienti
rurali “a mosaico” composti dall’alternanza di
formazioni arboree, filari, siepi, coltivazioni estensive,
piante da frutto. Potenziale frequentazione dell’area in
cui si possono manifestare effetti (disturbo sulla fauna
indotto da sorgenti di tipo antropico).
Art. 40, Art. 44, Art. 46
Art. 40, Art. 41, Art. 44, Art.
46, Art. 48
Art. 40, Art. 44, Art. 46, Art.
48
Art. 40, Art. 41, Art. 44, Art.
46, Art. 48
Art. 40, Art. 41, Art. 44, Art.
46, Art. 48
Anfibi
Rana latastei
Si
Triturus carnifex
No
No
Pur essendo molto meno abbondante che nei decenni
scorsi, riesce a mantenere delle popolazioni vitali in
aree ristrette dove il suo habitat è rimasto inalterato,
tra queste l’Oasi Cervara è senz’altro quella più
interessante per la sua sopravvivenza. Le
trasformazioni non costituiranno vulnerabilità per la
specie in quanto gli ambienti adatti alla specie saranno
interessati solo marginalmente.
Da almeno una decina d’anni non si sono più raccolti
segni di presenza della specie nell’area in esame.
Data però la sua elusività al momento attuale appare
difficile definirlo estinto in questo sito Natura 2000.
(fonte: Relazione Tecnica del Quadro Conoscitivo del
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Piano di Assetto del Territorio
Comune di Quinto di Treviso (TV)
Valutazione di Incidenza
2014
PdG della ZPS IT3240011).
Rettili
Emys orbicularis
Si
No
Questa testuggine sta progressivamente scomparendo
dall’area in esame. In ambito comunale è presente con
un numero limitato di esemplari nelle aree umide
adatte come le paludi dell’Oasi Cervara, ed i laghi di
Quinto. La specie risente molto dell’inquinamento delle
acque, della progressiva riduzione del suo habitat e
probabilmente anche della presenza sempre più
invadente della Testuggine palustre dalle orecchie
rosse immessa dall’uomo e di origine alloctona. Le
trasformazioni non costituiranno vulnerabilità per la
specie in quanto gli ambienti adatti alla specie saranno
interessati solo marginalmente.
Mammiferi
Rhinolophus ferrumequinum
No
Rhinolophus hipposideros
No
Nessuna specie citata nell’allegato II risulta
attualmente presente nella ZPS IT3240011. Mancano
però indagini approfondite nell’area del Parco. (fonte:
Relazione Tecnica del Quadro Conoscitivo del PdG
della ZPS IT3240011).
Nessuna specie citata nell’allegato II risulta
attualmente presente nella ZPS IT3240011. Mancano
però indagini approfondite nell’area del Parco. (fonte:
Relazione Tecnica del Quadro Conoscitivo del PdG
della ZPS IT3240011).
Invertebrati
Austropotamobius pallipes
No
Cerambyx cerdo
No
Da diversi decenni non si raccolgono più dati di
presenza della specie nell’area (fonte: Relazione
Tecnica del Quadro Conoscitivo del PdG della ZPS
IT3240011).
Non si possiedono dati sulla presenza della specie
nell’area (fonte: Relazione Tecnica del Quadro
Conoscitivo del PdG della ZPS IT3240011).
Pesci
Cobitis bilineata
Si
No
Lampetra zanandreai
Si
No
Sabanejewia larvata
No
Salmo marmoratus
No
3.4
La specie sopravvive ancora in qualche fossato
afferente al corso del Sile dove le acque di sorgiva
determinano un fattore di diluizione degli inquinanti. La
sua presenza nel corso del Sile appare limitata a
poche stazioni. Le trasformazioni non costituiranno
comunque vulnerabilità per la specie, anche tenuto
conto delle prescrizioni previste al fine della tutela
qualitativa delle acque.
La presenza attuale della specie appare molto limitata.
Le trasformazioni non costituiranno comunque
vulnerabilità per la specie, anche tenuto conto delle
prescrizioni previste al fine della tutela qualitativa delle
acque.
Per questa specie non si hanno dati di presenza nel
corso del Sile (fonte: Relazione Tecnica del Quadro
Conoscitivo del PdG della ZPS IT3240011).
Secondo quanto riportato nella Relazione Tecnica del
Quadro Conoscitivo del PdG della ZPS IT3240011
questa trota era presente nelle acque del Sile fino ad
alcuni decenni fa. Oggi la specie è scomparsa. Catture
fatte dai pescatori nell’ultimo decennio sono imputabili
esclusivamente ad individui immessi.
Identificazione degli effetti con riferimento agli habitat, habitat di specie e specie nei
confronti dei quali si producono
Vengono di seguito elencate le incidenze potenziali imputabili alle Norme Tecniche di Attuazione del Piano con riferimento ai
Siti Rete Natura 2000 SIC IT3240028 “Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso ovest” e ZPS IT3240011 “Sile: sorgenti,paludi di
Morgano e di S. Cristina”. Nella tabella vengono indicati anche gli habitat e le specie vulnerabili potenzialmente interessate
dall’applicazione delle Norme Tecniche.
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Piano di Assetto del Territorio
Comune di Quinto di Treviso (TV)
Valutazione di Incidenza
2014
Si evidenzia che la valutazione degli effetti indotti (diretti, indiretti) è stata affrontata in considerazione delle alterazioni che le
trasformabilità previste dal PAT possono indurre sia in fase di cantiere (C) e sia in fase di esercizio (E). Le potenziali
perturbazioni nei confronti di habitat e specie che si possono presentare, in linea generale, potrebbero essere le seguenti:
•
•
•
•
•
•
Effetti indiretti su habitat di interesse comunitario (C);
Riduzione habitat di specie;
Alterazione del clima acustico (C+ E)
Alterazione della qualità delle aque (C + E)
con conseguente disturbo della fauna
Alterazione della qualità dell'aria (C + E);
Emissioni luminose (E)
Norme Tecniche di
Attuazione
Art. 1 - Finalità, obiettivi
generali, contenuti
Art. 2 – Elaborati del
P.A.T.
Art. 3 – Efficacia ed
attuazione
Art. 4 – Perequazione
urbanistica
Possibilità effetti negativi
Habitat e specie vulnerabili potenzialmente interessate
Nessuna
Nessuna
Nessuna
In merito agli ambiti interessati dall’applicazione dell’istituto
giuridico della “perequazione urbanistica” si rimanda la verifica del
rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di
attuazione dello strumento (P.I. e/o PUA e/o Comparti Urbanistici
e/o atti di programmazione negoziata).
In merito agli ambiti interessati dall’applicazione dell’istituto
giuridico del “credito edilizio” si rimanda la verifica del rispetto delle
disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di attuazione dello
strumento (P.I. e/o PUA e/o Comparti Urbanistici e/o atti di
programmazione negoziata).
Art. 5 – Credito edilizio
Art.
6
–
Compensazione
urbanistica
Art. 7 – Schede
progettuali
Art. 8 – Schede puntuali
Art. 9 – Accordi tra
soggetti pubblici e
privati
Art. 10 – Azioni
strategiche
Art. 11 – Vincolo
paesaggistico
e
monumentale D. Lgs.
42/2004, ex L. 431/85,
ex L. 1089/1939 e L.
1497/1939
Art. 12 – Vincolo
sismico
Art. 13 – Siti di
Interesse Comunitario e
Zone di Protezione
Speciale
Art. 14 – Piano
Territoriale
di
Coordinamento
Provinciale di Treviso
Art. 15 – Ambito del
In merito agli ambiti interessati dall’applicazione dell’istituto
giuridico della “compensazione urbanistica” si rimanda la verifica
del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di
attuazione dello strumento (P.I. e/o PUA e/o Comparti Urbanistici
e/o atti di programmazione negoziata).
Nessuna
Per gli interventi interni ai Siti Natura 2000 oggetto di Schede
Puntuali si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui
alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di
singoli progetti.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla
D.G.R. 3173/06 in fase di applicazione dell’istituto giuridico degli
Accordi tra Soggetti Pubblici e Privati.
Per gli interventi descritti in All. B alle NT del PAT che non
rientrano nella fattispecie di cui agli artt. 40, 41, 44, 46 e 48 delle
NT di PAT, si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di
cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi e/o degli
strumenti individuati per l’attuazione degli stessi (PUA, piani di
settore di livello comunale o superiore, ecc….).
Nessuna
Nessuna
Nessuna
Nessuna
Nessuna
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Piano di Assetto del Territorio
Comune di Quinto di Treviso (TV)
Valutazione di Incidenza
2014
Parco
Naturale
Regionale del Fiume
Sile
Art. 16 – Zone umide
Art. 17 – Misure di
tutela idraulica e aree a
rischio idraulico
Art. 18 – Contesti
figurativi PTCP
Art. 19 – Aree a rischio
archeologico
Art. 20 – Centri storici
Art. 21 – Discariche
Art. 22 – Cave
Art. 23 – Pozzi e
depuratore
Art. 24 – Servitù
idraulica e idrografia
Nessuna
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla
D.G.R. 3173/06 in fase di singoli progetti.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla
D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
progetti.
Nessuna
Nessuna
Nessuna
Nessuna
Nessuna
Nessuna
Nessuna
Art. 25 – Viabilità
Nessuna
Art. 26 – Ferrovia
Art.
27
–
Reti
tecnologiche principali
Art. 28 – Cimiteri
Art. 29 – Impianti di
comunicazione
elettronica ad uso
pubblico
Art. 30 – Allevamenti
zootecnici
Art. 31 – Zone di tutela
aeroporto
Art. 32 – Invarianti di
natura paesaggistica
Art. 33 – Invarianti di
natura ambientale
Art. 34 – Invarianti di
natura
storico
–
monumentale
Art. 35 – Compatibilità
geologica
ai
fini
edificatori
Art. 36 – Aree
esondabili o a ristagno
idrico
Art.
37
Urbanizzazione
consolidata
–
Art. 38 – Area
produttiva ampliabile
Nessuna
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla
D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
progetti.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla
D.G.R. 3173/06 in fase di Piano di Settore per la Telefonia Mobile
per gli interventi interni ai Siti Natura 2000.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla
D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
progetti.
Nessuna
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla
D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) o di singoli
progetti per gli interventi interni ai Siti Natura 2000.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla
D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) o di singoli
progetti per gli interventi interni ai Siti Natura 2000.
Nessuna
Nessuna
Nessuna
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla
D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
progetti.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla
D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
progetti.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla
D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
progetti.
Art. 39 – Aree
produttive
non
ampliabili
Art. 40 – Edificazione
diffusa
Effetti indiretti su habitat di interesse comunitario (C)
H:\clie\QUIN0819\Produzione\Word\VIN\Integrazioni_VIN\Elab_37_ValutazioneIncidenza_v03_con_timbro.doc
Specie potenzialmente vulnerabili: Accipiter nisus, Alcedo
atthis, Anas querquedula, Ardea cinerea, Ardea purpurea,
Pagina 118 di 148
Piano di Assetto del Territorio
Comune di Quinto di Treviso (TV)
Riduzione habitat di specie;
Alterazione del clima acustico (C+ E)
Alterazione della qualità delle aque (C + E)
Alterazione della qualità dell'aria (C + E)
Emissioni luminose (E)
Valutazione di Incidenza
2014
con
conseguente
disturbo della
fauna
Per le trasformazioni ammesse ai sensi del comma 5, si rimanda
la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06
in fase di Piano degli Interventi (P.I.).
Con riferimento agli ambiti di riqualificazione e riconversione
individuati da PAT e riportati in TAV. 4 "Carta delle trasformabilità i
possibili effetti negativi sono:
Art. 41 – Aree di
riqualificazione
e
riconversione
Art. 42
incongrue
–
Opere
Art. 43 – Elementi di
degrado
Con riferimento ai Contesti territoriali destinati alla realizzazione di
programmi complessi individuati da PAT e riportati in TAV. 4
"Carta delle trasformabilità" i possibili effetti negativi sono:
Effetti indiretti su habitat di interesse comunitario (C)
Art. 44 – Contesti
territoriali destinati alla
realizzazione
di
programmi complessi
Art. 45 – Limiti fisici alla
nuova edificazione
con
conseguente
disturbo della
fauna
potenzialmente
Specie potenzialmente vulnerabili: Accipiter nisus, Alcedo
atthis, Anas querquedula, Ardea cinerea, Ardea purpurea,
Asio otus, Botaurus stellaris, Cettia cetti, Chlidonias niger,
Circus aeruginosus, Circus cyaneus, Circus pygargus,
Columba palumbus, Ixobrychus minutus, Nycticorax
nycticorax, Otus scops, Pandion haliaetus, Pernis apivorus,
Picus viridis, Podiceps cristatus, Remiz pendulinus,
Tachybaptus ruficollis, Phalacrocorax pygmeus, Egretta
garzetta, Egretta alba, Ciconia ciconia, Falco vespertinus,
Falco peregrinus, Grus grus, Sterna hirundo, Lanius collurio,
Aythya fuligula, Bubulcus ibis, Jynx torquilla
Habitat di interesse
vulnerabili:
Habitat 6410 e 91E0.
comunitario
potenzialmente
Nessuna
Effetti indiretti su habitat di interesse comunitario (C)
Riduzione habitat di specie;
Alterazione del clima acustico (C+ E)
Alterazione della qualità delle aque (C + E)
Alterazione della qualità dell'aria (C + E)
Emissioni luminose (E)
Art. 46 – Linee
preferenziali di sviluppo
insediativo
Art. 47 – Servizi di
comunitario
con
conseguente
disturbo della
fauna
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla
D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
progetti.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla
D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
progetti.
Per le trasformazioni ammesse ai sensi del comma 9, si rimanda
la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06
in fase di Piano degli Interventi (P.I.).
Riduzione habitat di specie;
Alterazione del clima acustico (C+ E)
Alterazione della qualità delle aque (C + E)
Alterazione della qualità dell'aria (C + E)
Emissioni luminose (E)
Habitat di interesse comunitario potenzialmente
vulnerabili:
Habitat 6410, 6430 e 91E0.
Specie potenzialmente vulnerabili: Anas querquedula,
Ardea cinerea, Ardea purpurea, Asio otus, Botaurus
stellaris, Circus aeruginosus, Circus cyaneus, Columba
palumbus, Otus scops, Picus viridis, Egretta garzetta,
Egretta alba, Ciconia ciconia, Falco vespertinus, Falco
peregrinus, Lanius collurio, Bubulcus ibis, Jynx torquilla
Habitat di interesse
vulnerabili:
Habitat 91E0.
Effetti indiretti su habitat di interesse comunitario (C)
Riduzione habitat di specie;
Alterazione del clima acustico (C+ E)
Alterazione della qualità delle aque (C + E)
Alterazione della qualità dell'aria (C + E)
Emissioni luminose (E)
Asio otus, Botaurus stellaris, Cettia cetti, Chlidonias niger,
Circus aeruginosus, Circus cyaneus, Circus pygargus,
Columba palumbus, Ixobrychus minutus, Nycticorax
nycticorax, Otus scops, Pandion haliaetus, Pernis apivorus,
Picus viridis, Podiceps cristatus, Remiz pendulinus,
Tachybaptus ruficollis, Phalacrocorax pygmeus, Egretta
garzetta, Egretta alba, Ciconia ciconia, Falco vespertinus,
Falco peregrinus, Grus grus, Sterna hirundo, Lanius collurio,
Aythya fuligula, Bubulcus ibis, Jynx torquilla
con
conseguente
disturbo della
fauna
Specie potenzialmente vulnerabili: Accipiter nisus, Alcedo
atthis, Anas querquedula, Ardea cinerea, Ardea purpurea,
Asio otus, Botaurus stellaris, Cettia cetti, Chlidonias niger,
Circus aeruginosus, Circus cyaneus, Circus pygargus,
Columba palumbus, Ixobrychus minutus, Nycticorax
nycticorax, Otus scops, Pandion haliaetus, Pernis apivorus,
Picus viridis, Podiceps cristatus, Remiz pendulinus,
Tachybaptus ruficollis, Phalacrocorax pygmeus, Egretta
garzetta, Egretta alba, Ciconia ciconia, Falco vespertinus,
Falco peregrinus, Grus grus, Sterna hirundo, Lanius collurio,
Aythya fuligula, Bubulcus ibis, Jynx torquilla
Habitat di interesse
vulnerabili:
Habitat 6410 e 91E0.
comunitario
potenzialmente
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla
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interesse comune di
maggiore
rilevanza
esistenti e di progetto
Valutazione di Incidenza
2014
D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
progetti.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla DGR
3173/06 in fase di progettazione degli interventi relativi alla viabilità
di livello sovra comunale alternativa alla S.R. 53 "Postumia" e alle
rotatorie di progetto individuate in TAV. 4 del PAT.
Con riferimento alle seguenti viabilità di progetto:
•
Viabilità di superamento del centro storico di Quinto di
Treviso;
•
Viabilità di accesso all’istituto scolastico di Via
Donatori del Sangue;
•
Viabilità di raccordo tra Via I Maggio e Via Sega;
•
Viabilità di raccordo tra Via Mattei e Via Zecchina;
i possibili effetti negativi sono:
Effetti indiretti su habitat di interesse comunitario (C)
Art. 48 – Infrastrutture
di maggior rilevanza
esistenti e di progetto
Art. 49 – Percorsi
ciclopedonali esistenti e
di progetto
Art. 50 – Ambiti
territoriali a cui attribuire
valori
di
tutela,
riqualificazione
e
valorizzazione
Art. 51 – Ville Venete,
manufatti di archeologia
industriale,
contesti
figurativi
Art. 52
agricolo
–
Ambito
Art. 53 – Rete ecologica
Art. 54 – Fasce di tutela
idrografia principale
Art. 55 – Norme
specifiche per il P.I.
Art. 56 – Norme
specifiche per le ATO e
per la SAU
Art. 57 – Verifica e
monitoraggio previsioni
di sostenibilità del PAT
in rapporto alla VAS
Art. 58 – Accorgimenti e
misure di mitigazione e
compensazione
in
riferimento alla VAS
Art. 59 – Indicazioni e
prescrizioni
emerse
nello
Studio
di
Valutazione
di
Incidenza
Art. 60 – Applicazione
della procedura dello
sportello unico per le
attività produttive
Art. 61 – Localizzazione
delle strutture di vendita
Riduzione habitat di specie;
Alterazione del clima acustico (C+ E)
Alterazione della qualità delle aque (C + E)
Alterazione della qualità dell'aria (C + E)
Emissioni luminose (E)
Specie potenzialmente vulnerabili: Accipiter nisus, Alcedo
atthis, Anas querquedula, Ardea cinerea, Ardea purpurea,
Asio otus, Botaurus stellaris, Cettia cetti, Chlidonias niger,
Circus aeruginosus, Circus cyaneus, Circus pygargus,
Columba palumbus, Ixobrychus minutus, Nycticorax
nycticorax, Otus scops, Pandion haliaetus, Pernis apivorus,
Picus viridis, Podiceps cristatus, Remiz pendulinus,
Tachybaptus ruficollis, Phalacrocorax pygmeus, Egretta
garzetta, Egretta alba, Ciconia ciconia, Falco vespertinus,
Falco peregrinus, Grus grus, Sterna hirundo, Lanius collurio,
Aythya fuligula, Bubulcus ibis, Jynx torquilla
Habitat di interesse
vulnerabili:
Habitat 6410 e 91E0.
comunitario
potenzialmente
con
conseguente
disturbo della
fauna
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla
D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
progetti
Per l’elemento in esame valgono le disposizioni normative previste
negli artt. 20 e 34 delle NT del PAT alle quali si rimanda.
Per l’elemento in esame valgono le disposizioni normative previste
negli artt. 20 e 34 delle NT del PAT alle quali si rimanda.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla
D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
progetti
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla
D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
progetti
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla
D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
progetti
Nessuna
Nessuna
Nessuna
Nessuna
Nessuna
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla
D.G.R. 3173/06 in fase di S.U.A.P.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla
D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di
pianificazione attuativa.
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Art. 62 – Approvazione
del PAT
Art. 63 – Misure di
salvaguardia
Allegato A – Ambiti
Territoriali Omogenei
Allegato B. – Azioni
strategiche
Allegato C – Accordi tra
Soggetti Pubblici e
Privati
3.5
Valutazione di Incidenza
2014
Nessuna
Nessuna
Nessuna
L'Allegato B "Azioni strategiche" si riferisce all'art. 10 al quale si
rimanda.
Gli Accordi Pubblico Privati sono definiti da PAT come “Contesti
territoriali destinati alla realizzazione di Programmi Complessi (art.
44 NT). Per l’individuazione degli elementi che possono produrre
incidenze nei termini di: utilizzo di risorse; fabbisogno nel campo
dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali; emissioni,
scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso; alterazioni dirette e
indirette sulle componenti ambientali aria, acqua, suolo, si rimanda
all’art. 44.
Identificazione degli effetti sinergici e cumulativi
L'impatto cumulativo viene definito dal Council on Environment Quality (CEQ) come "l'impatto sull'ambiente conseguente
all'aumento di impatto del progetto quando si somma ad altri impatti passati, presenti o ragionevolmente prevedibili in futuro
indipendentemente dagli interventi compiuti da un singolo o da un'agenzia" (CEQ, 1978).
Gli effetti cumulativi che potrebbero verificarsi sono riconducibili a due tipologie:
•
•
effetti cumulativi derivanti dalla realizzazione contemporanea di più interventi;
effetti cumulativi derivanti dalla somma di più incidenze all'interno di un singolo intervento.
Lo strumento urbanistico deputato alla programmazione degli interventi previsti del PAT è il PI, che programmerà negli anni
l'attuazione degli interventi.
Gli interventi previsti dal PAT saranno realizzati per comparti che potranno anche non essere realizzati contemporaneamente
o anche non essere mai attuati. I tempi di attuazione sono legati alla costruzione degli edifici che presumibilmente avverrà
per fasi a seconda dell'andamento del mercato edilizio. La realizzazione delle azioni di piano in momenti diversi permetterà
la non sovrapposizione delle fasi di cantiere. Si reputa quindi improbabile che si possano verificare effetti sinergici e
cumulativi derivanti dalla realizzazione di più interventi contemporaneamente.
Gli effetti generati da un singolo intervento si possono, invece, manifestare contemporaneamente sull'area interessata
dall'intervento stesso. Ad esempio in fase di cantiere per la realizzazione di una zona residenziale si possono verificare
emissioni atmosferiche, inquinamento acustico, impermeabilizzazione del suolo, smaltimento delle acque, ecc.
3.6
Identificazione dei percorsi attraverso i quali si producono
Viste le norme di Piano, il territorio in cui è inserito e le caratteristiche e vulnerabilità del Sito e degli habitat in esso presenti
in generale eventuali effetti possono essere trasmessi attraverso l’atmosfera e l’ambiente idrico superficiale e sotterraneo.
Tuttavia si ritiene, nel caso in esame, che non si assista a trasmissione di effetti, tenuto conto delle indicazioni/prescrizioni
riportate al par. 2.5 della presente Relazione.
3.7
Previsione e valutazione della significatività degli effetti con riferimento ad habitat, habitat
di specie e specie
Riguardo agli effetti del Piano sui Siti Natura 2000 e la loro significatività, la Guida Metodologica per la Valutazione di
Incidenza ai sensi della Direttiva 92/43/CEE, all’Allegato A della Deliberazione della Giunta Regionale del Veneto n. 3173 del
10 ottobre 2006, propone alcuni tipi di incidenza e la valutazione della significatività di questi ultimi attraverso l’utilizzo di
opportuni indicatori di importanza.
Di seguito vengono individuati gli indicatori di importanza utilizzati per individuare le possibili incidenze negative sui Siti Rete
Natura 2000, habitat di specie e specie coinvolti dalle possibili incidenze
TIPO DI INCIDENZA POTENZIALE
INDICATORE DI IMPORTANZA
Perdita di superficie di habitat di interesse comunitario (interferenza diretta)
Percentuale di perdita (particolarmente significativa per habitat prioritari o
habitat di specie prioritarie)
Perdita di specie di interesse conservazionistico
Riduzione nella densità della specie
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Valutazione di Incidenza
2014
Alterazione della qualità delle acque, dell’aria e dei suoli
Variazioni relative ai parametri chimico – fisici, ai regimi delle portate, alle
condizioni microclimatiche e stazionali
La significatività dell’incidenza può assumere i seguenti valori:
•
•
•
•
•
incidenza nulla;
incidenza non significativa
incidenza bassa
incidenza media
incidenza alta
Di seguito, si riportano i criteri per la quantificazione dell’incidenza impiegati in fase di valutazione.
Tipo di incidenza potenziale
Perdita di superficie di habitat di interesse
comunitario (interferenza diretta)
Significatività dell’incidenza
Nulla
Non significativa
Bassa
Media
Alta
Perdita di specie di interesse conservazionistico
Nulla
Non significativa
Bassa
Media
Alta
Alterazione della qualità delle acque, dell’aria e
dei suoli
Nulla
Non significativa
Bassa
Media
Alta
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Criteri per la valutazione della significatività
L’intervento non determina alcuna riduzione della
superficie degli habitat
L’intervento non determina alcuna riduzione della
superficie degli habitat, anche tenuto conto delle
indicazioni/prescrizioni riportate nella presente
Relazione
L’intervento comporta una riduzione inferiore al
5% della superficie complessiva dell'habitat
all'interno dell'area di analisi. La trasformazione
non ha nessun effetto sulle dinamiche evolutive
dell'habitat.
L'intervento determina una riduzione compresa
tra il 5 ed il 10% della superficie complessiva
dell'habitat all'interno dell'area di analisi. La
perdita di superficie di habitat non determina una
riduzione del grado di conservazione dell'habitat.
L'intervento determina una riduzione compresa
tra il 10 ed il 30 % dell'habitat all'interno dell'area
di analisi. La perdita di superficie di habitat causa
una riduzione del grado di conservazione
dell'habitat.
L’intervento non comporta la perdita di specie
L’intervento non comporta la perdita di specie
tenuto conto delle indicazioni/prescrizioni
riportate nella presente relazione
L’intervento non comporta la perdita di specie di
interesse ma determina una diminuzione del
grado di conservazione delle specie stesse
L’intervento comporta la perdita di specie di
interesse comunitario
L’intervento comporta la perdita di specie di
interesse comunitario considerate prioritarie
L’intervento non causa un’alterazione della
qualità delle acque, dell’aria e dei suoli
L’intervento non causa un’alterazione della
qualità delle acque, dell’aria e dei suoli, tenuto
conto delle indicazioni/prescrizioni riportate nella
presente Relazione.
L’intervento provoca un’alterazione della qualità
delle acque, dell’aria e dei suoli. Le alterazioni
non causano una riduzione dello stato di
conservazione di habitat e/o specie di interesse
comunitario nell’area di analisi
L’intervento provoca un’alterazione irreversibile
sulla qualità delle acque, dell’aria e dei suoli. Le
alterazioni causano una riduzione dello stato di
conservazione di habitat e/o specie di interesse
comunitario nell’area di analisi
L’intervento provoca un’alterazione irreversibile
sulla qualità delle acque, dell’aria e dei suoli. Le
alterazioni possono avere effetti sulla
conservazione degli habitat e/o delle specie
all’interno dell’area di analisi
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Valutazione di Incidenza
2014
L’attribuzione dei valori “Incidenza negativa bassa”, “Incidenza negativa media” e “Incidenza negativa alta” indica
l’impossibilita di escludere con ragionevole certezza scientifica il verificarsi di tali incidenza e prefigura la necessità che tali
interventi siano accompagnati da una Valutazione Appropriata nell’ambito della loro progettazione.
Di seguito si riporta la valutazione della significatività degli effetti con riferimento ad habitat, habitat di specie e specie per le
norme di Piano per le quali è stata evidenziata una potenziale incidenza.
Art. 40 – Edificazione diffusa
Art. 41 – Aree di riqualificazione e
riconversione
Art. 44 – Contesti territoriali destinati alla
realizzazione di programmi complessi
Art. 46 – Linee preferenziali di sviluppo
insediativo
Art. 48 – Infrastrutture di maggiore
rilevanza esistenti e di progetto
3.7.1
TIPO DI EFFETTO
SIGNIFICATIVITA’ DELL’INCIDENZA
Perdita di superficie di habitat di interesse
comunitario (interferenza diretta)
Nulla
Perdita di specie di interesse conservazionistico
Non significativa
Alterazione della qualità delle acque, dell’aria e dei
suoli
Non significativa
Perdita di superficie di habitat di interesse
comunitario (interferenza diretta)
Nulla
Perdita di specie di interesse conservazionistico
Non significativa
Alterazione della qualità delle acque, dell’aria e dei
suoli
Non significativa
Perdita di superficie di habitat di interesse
comunitario (interferenza diretta)
Nulla
Perdita di specie di interesse conservazionistico
Non significativa
Alterazione della qualità delle acque, dell’aria e dei
suoli
Non significativa
Perdita di superficie di habitat di interesse
comunitario (interferenza diretta)
Nulla
Perdita di specie di interesse conservazionistico
Non significativa
Alterazione della qualità delle acque, dell’aria e dei
suoli
Non significativa
Perdita di superficie di habitat di interesse
comunitario (interferenza diretta)
Nulla
Perdita di specie di interesse conservazionistico
Non significativa
Alterazione della qualità delle acque, dell’aria e dei
suoli
Non significativa
Art. 40 – Edificazione diffusa
Tipo di effetto
Significatività dell’incidenza
Perdita di superficie di habitat di interesse comunitario
(interferenza diretta
Giudizio:
Nulla
Gli habitat di interesse comunitario cartografati dalla Regione Veneto non sono interessati direttamente dalle trasformazioni urbanistico –
territoriali previste dall’art. 40 delle norme di Piano in quanto le azioni di Piano sono esterne ai Siti Natura 2000 in esame, pertanto non si
ha perdita di superficie di habitat di interesse comunitario.
In merito agli ambiti di edificazione diffusa individuati da PAT che distano meno di 50 m dal SIC & ZPS e dagli elementi chiave di questi
(habitat di interesse comunitario) si fa presente che tra essi e il Sito Natura 2000 si interpone la SP 17 “del Sile”. Inoltre è da considerare
l’esiguità degli interventi che potranno essere realizzati all’interno degli ambiti individuati (entro il perimetro sono possibili esclusivamente
limitati e puntuali interventi di ampliamento e nuova edificazione ad uso residenziale, oltreché interventi di miglioramento delle condizioni di
sicurezza della viabilità).
Tenuto conto delle tipologie degli interventi ammessi dalla norma di Piano, della localizzazione degli ambiti di trasformazione in aree
esterne al SIC & ZPS e delle prescrizioni riportate in relazione, e sulla base dell’attuale livello di pianificazione, si ritiene che le azioni
previste da PAT non determineranno una variazione del grado di conservazione degli habitat di interesse comunitario presenti nel SIC &
ZPS.
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Tipo di effetto
Significatività dell’incidenza
Perdita di specie di interesse conservazionistico
Giudizio:
Non significativa
Lo svolgimento della fase di cantiere potrebbe arrecare disturbo alle specie faunistiche presenti in prossimità degli ambiti di intervento in
termini di:
•
•
•
emissioni di gas in atmosfera e polveri;
emissioni rumorose;
sversamenti accidentali
Si evidenzia che l’aumento delle emissioni in fase di cantiere non incide sulla qualità dell'area dell'intero territorio, ma sarà a livello di
microarea e strettamente dipendente dalle condizioni microclimatiche e atmosferiche. L’area interessata dal disturbo coincide con l'area
dove si procederà con gli interventi e con le zone limitrofe ad essa. Con riferimento alle specie avifaunistiche potenzialmente presenti
nell’ambito di influenza si osserva che esse sono generalmente caratterizzate da una elevata capacità di spostamento che consente loro,
in caso di fenomeni perturbativi, di spostarsi con velocità verso i siti più favorevoli presenti in ambito comunale e ritornare nella zona
frequentata al termine dei lavori.
Al fine di tener sotto controllo i potenziali rischi connessi alla fase di cantiere, nella presente Relazione sono state date le seguenti
prescrizioni:
•
•
•
•
Durante la fase di cantiere andrà posta particolare attenzione nella movimentazione dei materiali in prossimità dei corsi d’acqua
al fine di escludere qualsiasi possibilità di alterazione della qualità delle acque (cfr. prescrizione V, par. 2.5).
In fase di cantiere dovrà essere posta particolare attenzione alla produzione di rumore derivante dall’utilizzo dei macchinari. A
tal proposito si rammenta che all’interno dei cantieri edili, stradali ed assimilabili, le macchine in uso dovranno operare in
conformità al Decreto Legislativo 4 settembre 2002, n. 262 "Attuazione della direttiva 2000/14/CE concernente l'emissione
acustica ambientale delle macchine ed attrezzature destinate a funzionare all'aperto” ed alle successive integrazioni e
modifiche (cfr. prescrizione IV, par. 2.5).
Qualora in fase di cantiere i terreni movimentati fossero particolarmente secchi e causassero una notevole produzione di
polveri, dovranno essere individuate misure atte al contenimento delle stesse (cfr. prescrizione VIII, par. 2.5).
In fase di realizzazione degli interventi il recupero e/o lo smaltimento delle terre di scavo dovrà essere effettuato secondo la
normativa attualmente vigente (cfr. prescrizione VII, par. 2.5).
In fase di esercizio si potranno avere emissioni gassose e rumorose riconducibili a fonti fisse (caldaie, impianti, ecc.) e fonti mobili (in
primis il traffico veicolare indotto dalla realizzazione delle trasformazioni) che potrebbero arrecare disturbo alle specie faunistiche presenti
in prossimità degli ambiti trasformati. Il potenziale insediamento di nuovi abitanti comporterà un aumento della produzione di reflui e rifiuti
che dovranno essere correttamente gestiti secondo la normativa vigente. Si potrà inoltre avere un aumento delle emissioni luminose,
limitatamente alla necessaria dotazione delle nuove aree di trasformazione.
Le emissioni gassose provenienti dagli impianti per la produzione di energia termica e/o elettrica (caldaie, etc.) e dal traffico veicolare non
produrranno incidenze negative significative se sottoposti ai periodici controlli e alle manutenzioni previste dalla normativa vigente.In
relazione all’esercizio delle attività e al rumore da esse prodotte la legislazione nazionale vigente, rappresentata in particolare dalla Legge
Quadro sull’inquinamento acustico n. 447 del 1995, detta specifiche misure per la prevenzione dell’impatto acustico generato da attività
produttive, discoteche, impianti sportivi e ricreativi, infrastrutture per la viabilità e ferroviarie, etc.
Al fine di tener sotto controllo i potenziali rischi connessi alla fase di esercizio, nella presente Relazione sono state date le seguenti
prescrizioni:
•
•
•
Per la protezione della falda idrica sotterranea dovranno essere tenute in considerazione tutte le prescrizioni del PTA ed
individuati gli accorgimenti atti a non scaricare inquinanti nel suolo (cfr. prescrizione II, par. 2.5).
Per le nuove edificazioni, riqualificazioni ed interventi diretti al miglioramento della qualità urbana che riguardano opere edili
dovrà essere previsto, ove possibile, l’allacciamento alla rete fognaria esistente. Qualora non fosse possibile l’allacciamento
alla rete fognaria esistente, andranno comunque previsti dei sistemi alternativi di gestione delle emissioni liquide al fine di non
alterare l’ecosistema idrico (cfr. prescrizione III, par. 2.5).
La realizzazione degli impianti di illuminazione pubblica dovrà avvenire nel rispetto della L.r. n. 17 del 7 Agosto 2009 “Norme
per il contenimento dell’inquinamento luminoso, il risparmio energetico nell’illuminazione per esterni e per la tutela dell’ambiente
e dell’attività svolta dagli osservatori astronomici” (cfr. prescrizione IX, par. 2.5).
Tipo di effetto
Significatività dell’incidenza
Alterazione della qualità delle acque, dell’aria e dei suoli
Giudizio:
Non significativa
Fase di cantiere
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Valutazione di Incidenza
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Le attività di cantiere potrebbero comportare un potenziale impatto in termini di inquinamento atmosferico, aumento del particolato
presente e emissioni rumorose. La presenza di macchine operatrici in cantiere può inoltre comportare un possibile rilascio, a causa di
perdite di olio e di carburante dai mezzi meccanici, di sostanze nocive. In fase di cantiere si ha inoltre la produzione di materiale di risulta.
Al fine di tener sotto controllo i potenziali rischi connessi alla fase di cantiere, nella presente Relazione sono state date le seguenti
prescrizioni:
•
•
•
•
Durante la fase di cantiere andrà posta particolare attenzione nella movimentazione dei materiali in prossimità dei corsi d’acqua
al fine di escludere qualsiasi possibilità di alterazione della qualità delle acque (cfr. prescrizione V, par. 2.5).
In fase di cantiere dovrà essere posta particolare attenzione alla produzione di rumore derivante dall’utilizzo dei macchinari. A
tal proposito si rammenta che all’interno dei cantieri edili, stradali ed assimilabili, le macchine in uso dovranno operare in
conformità al Decreto Legislativo 4 settembre 2002, n. 262 "Attuazione della direttiva 2000/14/CE concernente l'emissione
acustica ambientale delle macchine ed attrezzature destinate a funzionare all'aperto” ed alle successive integrazioni e
modifiche (cfr. prescrizione IV, par. 2.5).
Qualora in fase di cantiere i terreni movimentati fossero particolarmente secchi e causassero una notevole produzione di
polveri, dovranno essere individuate misure atte al contenimento delle stesse (cfr. prescrizione VIII, par. 2.5).
In fase di realizzazione degli interventi il recupero e/o lo smaltimento delle terre di scavo dovrà essere effettuato secondo la
normativa attualmente vigente (cfr. prescrizione VII, par. 2.5).
Fase di esercizio
In fase di esercizio si potranno avere emissioni gassose e rumorose riconducibili a fonti fisse (caldaie, impianti, ecc.) e fonti mobili (in
primis il traffico veicolare indotto dalla realizzazione delle trasformazioni). Il potenziale insediamento di nuovi abitanti comporterà un
aumento della produzione di reflui e rifiuti che dovranno essere correttamente gestiti secondo la normativa vigente. Si potrà inoltre avere
un aumento delle emissioni luminose, limitatamente alla necessaria dotazione delle nuove aree di trasformazione.
Al fine di tener sotto controllo i potenziali rischi connessi alla fase di esercizio,nella presente Relazione sono state date le seguenti
prescrizioni:
•
•
•
3.7.2
Per la protezione della falda idrica sotterranea dovranno essere tenute in considerazione tutte le prescrizioni del PTA ed
individuati gli accorgimenti atti a non scaricare inquinanti nel suolo (cfr. prescrizione II, par. 2.5).
Per le nuove edificazioni, riqualificazioni ed interventi diretti al miglioramento della qualità urbana che riguardano opere edili
dovrà essere previsto, ove possibile, l’allacciamento alla rete fognaria esistente. Qualora non fosse possibile l’allacciamento
alla rete fognaria esistente, andranno comunque previsti dei sistemi alternativi di gestione delle emissioni liquide al fine di non
alterare l’ecosistema idrico (cfr. prescrizione III, par. 2.5).
La realizzazione degli impianti di illuminazione pubblica dovrà avvenire nel rispetto della L.r. n. 17 del 7 Agosto 2009 “Norme
per il contenimento dell’inquinamento luminoso, il risparmio energetico nell’illuminazione per esterni e per la tutela dell’ambiente
e dell’attività svolta dagli osservatori astronomici” (cfr. prescrizione IX, par. 2.5).
Art. 41 – Aree di riqualificazione e riconversione
Tipo di effetto
Significatività dell’incidenza
Perdita di superficie di habitat di interesse comunitario
(interferenza diretta
Giudizio:
Nulla
Gli habitat di interesse comunitario cartografati dalla Regione Veneto non sono interessati direttamente dalle trasformazioni urbanistico –
territoriali previste dall’art. 41 delle norme di Piano in quanto le azioni di Piano sono esterne ai Siti Natura 2000 in esame, pertanto non si
ha perdita di superficie di habitat di interesse comunitario.
L’ambito più prossimo ai Siti Rete Natura 2000 ha una superficie di poco superiore ai 1.000 m2 e dista da essi più di 150 m; l’area
interessata dalla trasformazione è separata dal SIC – ZPS dalla SR n. 515 “Noalese” e da fascia edificata. Gli interventi ammessi dalle
norme tecniche di Piano riguardano: il riordino di insediamenti esistenti e il ripristino della qualità ambientale; il riuso di aree già
urbanizzate, anche mediante il completamento dell’edificato.
Tenuto conto delle tipologie degli interventi ammessi dalla norma di Piano, della localizzazione degli ambiti di trasformazione in aree
esterne al SIC & ZPS e delle prescrizioni riportate in relazione, e sulla base dell’attuale livello di pianificazione, si ritiene che le azioni
previste da PAT non determineranno una variazione del grado di conservazione degli habitat di interesse comunitario presenti nel SIC &
ZPS.
Tipo di effetto
Significatività dell’incidenza
Perdita di specie di interesse conservazionistico
Giudizio:
Non significativa
Lo svolgimento della fase di cantiere potrebbe arrecare disturbo alle specie faunistiche presenti in prossimità degli ambiti di intervento in
termini di:
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•
•
•
Valutazione di Incidenza
2014
emissioni di gas in atmosfera e polveri;
emissioni rumorose;
sversamenti accidentali
Si evidenzia che l’aumento delle emissioni in fase di cantiere non incide sulla qualità dell'area dell'intero territorio, ma sarà a livello di
microarea e strettamente dipendente dalle condizioni microclimatiche e atmosferiche. L’area interessata dal disturbo coincide con l'area
dove si procederà con gli interventi e con le zone limitrofe ad essa. Con riferimento alle specie avifaunistiche potenzialmente presenti
nell’ambito di influenza si osserva che esse sono generalmente caratterizzate da una elevata capacità di spostamento che consente loro,
in caso di fenomeni perturbativi, di spostarsi con velocità verso i siti più favorevoli presenti in ambito comunale e ritornare nella zona
frequentata al termine dei lavori.
Al fine di tener sotto controllo i potenziali rischi connessi alla fase di cantiere, nella presente Relazione sono state date le seguenti
prescrizioni:
•
•
•
•
Durante la fase di cantiere andrà posta particolare attenzione nella movimentazione dei materiali in prossimità dei corsi d’acqua
al fine di escludere qualsiasi possibilità di alterazione della qualità delle acque (cfr. prescrizione V, par. 2.5).
In fase di cantiere dovrà essere posta particolare attenzione alla produzione di rumore derivante dall’utilizzo dei macchinari. A
tal proposito si rammenta che all’interno dei cantieri edili, stradali ed assimilabili, le macchine in uso dovranno operare in
conformità al Decreto Legislativo 4 settembre 2002, n. 262 "Attuazione della direttiva 2000/14/CE concernente l'emissione
acustica ambientale delle macchine ed attrezzature destinate a funzionare all'aperto” ed alle successive integrazioni e
modifiche (cfr. prescrizione IV, par. 2.5).
Qualora in fase di cantiere i terreni movimentati fossero particolarmente secchi e causassero una notevole produzione di
polveri, dovranno essere individuate misure atte al contenimento delle stesse (cfr. prescrizione VIII, par. 2.5).
In fase di realizzazione degli interventi il recupero e/o lo smaltimento delle terre di scavo dovrà essere effettuato secondo la
normativa attualmente vigente (cfr. prescrizione VII, par. 2.5).
In fase di esercizio si potranno avere emissioni gassose e rumorose riconducibili a fonti fisse (caldaie, impianti, ecc.) e fonti mobili (in
primis il traffico veicolare indotto dalla realizzazione delle trasformazioni) che potrebbero arrecare disturbo alle specie faunistiche presenti
in prossimità degli ambiti trasformati. Il potenziale insediamento di nuovi abitanti comporterà un aumento della produzione di reflui e rifiuti
che dovranno essere correttamente gestiti secondo la normativa vigente. Si potrà inoltre avere un aumento delle emissioni luminose,
limitatamente alla necessaria dotazione delle nuove aree di trasformazione.
Le emissioni gassose provenienti dagli impianti per la produzione di energia termica e/o elettrica (caldaie, etc.) e dal traffico veicolare non
produrranno incidenze negative significative se sottoposti ai periodici controlli e alle manutenzioni previste dalla normativa vigente.In
relazione all’esercizio delle attività e al rumore da esse prodotte la legislazione nazionale vigente, rappresentata in particolare dalla Legge
Quadro sull’inquinamento acustico n. 447 del 1995, detta specifiche misure per la prevenzione dell’impatto acustico generato da attività
produttive, discoteche, impianti sportivi e ricreativi, infrastrutture per la viabilità e ferroviarie, etc.
Al fine di tener sotto controllo i potenziali rischi connessi alla fase di esercizio, nella presente Relazione sono state date le seguenti
prescrizioni:
•
•
•
Per la protezione della falda idrica sotterranea dovranno essere tenute in considerazione tutte le prescrizioni del PTA ed
individuati gli accorgimenti atti a non scaricare inquinanti nel suolo (cfr. prescrizione II, par. 2.5).
Per le nuove edificazioni, riqualificazioni ed interventi diretti al miglioramento della qualità urbana che riguardano opere edili
dovrà essere previsto, ove possibile, l’allacciamento alla rete fognaria esistente. Qualora non fosse possibile l’allacciamento
alla rete fognaria esistente, andranno comunque previsti dei sistemi alternativi di gestione delle emissioni liquide al fine di non
alterare l’ecosistema idrico (cfr. prescrizione III, par. 2.5).
La realizzazione degli impianti di illuminazione pubblica dovrà avvenire nel rispetto della L.r. n. 17 del 7 Agosto 2009 “Norme
per il contenimento dell’inquinamento luminoso, il risparmio energetico nell’illuminazione per esterni e per la tutela dell’ambiente
e dell’attività svolta dagli osservatori astronomici” (cfr. prescrizione IX, par. 2.5).
Tipo di effetto
Significatività dell’incidenza
Alterazione della qualità delle acque, dell’aria e dei suoli
Giudizio:
Non significativa
Fase di cantiere
Le attività di cantiere potrebbero comportare un potenziale impatto in termini di inquinamento atmosferico, aumento del particolato
presente e emissioni rumorose. La presenza di macchine operatrici in cantiere può inoltre comportare un possibile rilascio, a causa di
perdite di olio e di carburante dai mezzi meccanici, di sostanze nocive. In fase di cantiere si ha inoltre la produzione di materiale di risulta.
Al fine di tener sotto controllo i potenziali rischi connessi alla fase di cantiere, nella presente Relazione sono state date le seguenti
prescrizioni:
•
•
Durante la fase di cantiere andrà posta particolare attenzione nella movimentazione dei materiali in prossimità dei corsi d’acqua
al fine di escludere qualsiasi possibilità di alterazione della qualità delle acque (cfr. prescrizione V, par. 2.5).
In fase di cantiere dovrà essere posta particolare attenzione alla produzione di rumore derivante dall’utilizzo dei macchinari. A
tal proposito si rammenta che all’interno dei cantieri edili, stradali ed assimilabili, le macchine in uso dovranno operare in
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•
•
Valutazione di Incidenza
2014
conformità al Decreto Legislativo 4 settembre 2002, n. 262 "Attuazione della direttiva 2000/14/CE concernente l'emissione
acustica ambientale delle macchine ed attrezzature destinate a funzionare all'aperto” ed alle successive integrazioni e
modifiche (cfr. prescrizione IV, par. 2.5).
Qualora in fase di cantiere i terreni movimentati fossero particolarmente secchi e causassero una notevole produzione di
polveri, dovranno essere individuate misure atte al contenimento delle stesse (cfr. prescrizione VIII, par. 2.5).
In fase di realizzazione degli interventi il recupero e/o lo smaltimento delle terre di scavo dovrà essere effettuato secondo la
normativa attualmente vigente (cfr. prescrizione VII, par. 2.5).
Fase di esercizio
In fase di esercizio si potranno avere emissioni gassose e rumorose riconducibili a fonti fisse (caldaie, impianti, ecc.) e fonti mobili (in
primis il traffico veicolare indotto dalla realizzazione delle trasformazioni). Il potenziale insediamento di nuovi abitanti comporterà un
aumento della produzione di reflui e rifiuti che dovranno essere correttamente gestiti secondo la normativa vigente. Si potrà inoltre avere
un aumento delle emissioni luminose, limitatamente alla necessaria dotazione delle nuove aree di trasformazione.
Al fine di tener sotto controllo i potenziali rischi connessi alla fase di esercizio, nella presente Relazione sono state date le seguenti
prescrizioni:
•
•
•
3.7.3
Per la protezione della falda idrica sotterranea dovranno essere tenute in considerazione tutte le prescrizioni del PTA ed
individuati gli accorgimenti atti a non scaricare inquinanti nel suolo (cfr. prescrizione II, par. 2.5).
Per le nuove edificazioni, riqualificazioni ed interventi diretti al miglioramento della qualità urbana che riguardano opere edili
dovrà essere previsto, ove possibile, l’allacciamento alla rete fognaria esistente. Qualora non fosse possibile l’allacciamento
alla rete fognaria esistente, andranno comunque previsti dei sistemi alternativi di gestione delle emissioni liquide al fine di non
alterare l’ecosistema idrico (cfr. prescrizione III, par. 2.5).
La realizzazione degli impianti di illuminazione pubblica dovrà avvenire nel rispetto della L.r. n. 17 del 7 Agosto 2009 “Norme
per il contenimento dell’inquinamento luminoso, il risparmio energetico nell’illuminazione per esterni e per la tutela dell’ambiente
e dell’attività svolta dagli osservatori astronomici” (cfr. prescrizione IX, par. 2.5).
Art. 44 – Contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi
Tipo di effetto
Significatività dell’incidenza
Perdita di superficie di habitat di interesse comunitario
(interferenza diretta
Giudizio:
Nulla
Ad eccezione dell’ambito individuato da PAT come "Contesto territoriale destinato alla realizzazione di programmi complessi" ed oggetto di
Accordo Pubblico Privato n. 1 (per la perimetrazione dello stesso si rimanda all’Elab. 24 “Carta delle Trasformabilità”) che ricade per la
parte di aree da cedere al comune all’interno del perimetro del SIC IT3240028 “Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso Ovest”, le restanti aree
di trasformazione risultano esterne al SIC – ZPS e agli elementi chiave di questi, pertanto non si ha perdita di superficie di habitat di
interesse comunitario.
Per quanto riguarda l'A.P.P. n. 1 si fa presente che, secondo la perimetrazione degli Habitat approvata dalla Regione (cfr. Cartografia degli
Habitat), due delle 3 aree oggetto di cessione sono interessate dalla presenza degli habitat di interesse counitario 91E0 e 6410. Per gli
interventi che verrano realizzati all'interno di tali aree valgono le prescrizioni di cui all’art. 53 "Rete ecologica" delle NT del PAT, commi da
10 a 12 che di seguito si riportano.
Aree Nucleo, Aree di completamento delle aree nucleo, Corridoi ecologici e Stepping zone
10.I progetti che implicano modificazione di usi, funzioni, attività in atto sono soggetti a valutazione di incidenza (VINCA).
11.È fatto divieto, salvo che in motivate situazioni particolari da assoggettare comunque a valutazione d’incidenza (VINCA) con
esito positivo, di:
c.
illuminare i sentieri a distanza superiore a 500 metri dal perimetro dei centri abitati, ed a 200 metri dalle case sparse e dai nuclei
abitati;
d. formare nuovi sentieri;
e. realizzare nuove edificazioni sparse;
f. praticare le coltivazioni in serra fissa di qualsiasi genere. Sono incentivate le coltivazioni tradizionali dei prodotti tipici legati a
luoghi e paesaggio.
12.Sono ammessi solamente:
g. riconnessione di parti discontinue della rete ecologica, con interventi di rivegetazione ovvero con opere infrastrutturali (idonei by
pass per la fauna selvatica, opere di mitigazione …);
h. dotazione di idonei sistemi per l’attraversamento della fauna per le strade esistenti o di nuova realizzazione;
i. riqualificazione degli ecosistemi esistenti in riferimento ai criteri di conservazione degli habitat;
j. interventi forestali che prevedano la riconversione dei boschi cedui in fustaia e la progressiva sostituzione delle specie
alloctone;
k. interventi per il mantenimento dei pascoli e delle praterie naturali;
l. realizzazione di interventi di ingegneria naturalistica finalizzati al miglioramento dell’assetto idrogeologico;
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Valutazione di Incidenza
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m. realizzazione di siepi e fasce boscate;
n. interventi di ampliamento di consistenze edilizie esistenti esclusivamente per usi agricoli confermati da programmi aziendali
approvati e giudicati compatibili dalla valutazione di incidenza (VINCA), e comunque soggetti a misure compensative a
compenso d’ogni riduzione della qualità ecologica complessiva dell’area. Interventi di trasformazione nel territorio agricolo sono
consentiti unicamente in conformità a piani aziendali approvati, e preferibilmente localizzati nelle aree marginali della rete.
Tenuto conto delle prescrizioni riportate all'art. 53 non è ipotizzabile, a questo livello di pianificazione, alcuna perdita di habitat di
interesse comunitario. A tal proposito si sottolinea che il comma 10, art. 53 prescrive: "I progetti che implicano modificazione di
usi, funzioni, attività in atto sono soggetti a valutazione di incidenza (VINCA)". Sulla base dei dati a disposizione si ritiene quindi
che le azioni di Piano non determineranno una variazione del grado di conservazione degli habitat di interesse comunitario
rispetto alla situazione attuale.
Tipo di effetto
Significatività dell’incidenza
Perdita di specie di interesse conservazionistico
Giudizio:
Non significativa
Lo svolgimento della fase di cantiere potrebbe arrecare disturbo alle specie faunistiche presenti in prossimità degli ambiti di intervento in
termini di:
•
•
•
emissioni di gas in atmosfera e polveri;
emissioni rumorose;
sversamenti accidentali
Si evidenzia che l’aumento delle emissioni in fase di cantiere non incide sulla qualità dell'area dell'intero territorio, ma sarà a livello di
microarea e strettamente dipendente dalle condizioni microclimatiche e atmosferiche. L’area interessata dal disturbo coincide con l'area
dove si procederà con gli interventi e con le zone limitrofe ad essa. Con riferimento alle specie avifaunistiche potenzialmente presenti
nell’ambito di influenza si osserva che esse sono generalmente caratterizzate da una elevata capacità di spostamento che consente loro,
in caso di fenomeni perturbativi, di spostarsi con velocità verso i siti più favorevoli presenti in ambito comunale e ritornare nella zona
frequentata al termine dei lavori.
Al fine di tener sotto controllo i potenziali rischi connessi alla fase di cantiere, nella presente Relazione sono state date le seguenti
prescrizioni:
•
•
•
•
Durante la fase di cantiere andrà posta particolare attenzione nella movimentazione dei materiali in prossimità dei corsi d’acqua
al fine di escludere qualsiasi possibilità di alterazione della qualità delle acque (cfr. prescrizione V, par. 2.5).
In fase di cantiere dovrà essere posta particolare attenzione alla produzione di rumore derivante dall’utilizzo dei macchinari. A
tal proposito si rammenta che all’interno dei cantieri edili, stradali ed assimilabili, le macchine in uso dovranno operare in
conformità al Decreto Legislativo 4 settembre 2002, n. 262 "Attuazione della direttiva 2000/14/CE concernente l'emissione
acustica ambientale delle macchine ed attrezzature destinate a funzionare all'aperto” ed alle successive integrazioni e
modifiche (cfr. prescrizione IV, par. 2.5).
Qualora in fase di cantiere i terreni movimentati fossero particolarmente secchi e causassero una notevole produzione di
polveri, dovranno essere individuate misure atte al contenimento delle stesse (cfr. prescrizione VIII, par. 2.5).
In fase di realizzazione degli interventi il recupero e/o lo smaltimento delle terre di scavo dovrà essere effettuato secondo la
normativa attualmente vigente (cfr. prescrizione VII, par. 2.5).
In fase di esercizio si potranno avere emissioni gassose e rumorose riconducibili a fonti fisse (caldaie, impianti, ecc.) e fonti mobili (in
primis il traffico veicolare indotto dalla realizzazione delle trasformazioni) che potrebbero arrecare disturbo alle specie faunistiche presenti
in prossimità degli ambiti trasformati. Il potenziale insediamento di nuovi abitanti e di nuove attività commerciali/direzionali comporterà un
aumento della produzione di reflui e rifiuti che dovranno essere correttamente gestiti secondo la normativa vigente. Si potrà inoltre avere
un aumento delle emissioni luminose, limitatamente alla necessaria dotazione delle nuove aree di trasformazione.
Le emissioni gassose provenienti dagli impianti per la produzione di energia termica e/o elettrica (caldaie, etc.) e dal traffico veicolare non
produrranno incidenze negative significative se sottoposti ai periodici controlli e alle manutenzioni previste dalla normativa vigente.In
relazione all’esercizio delle attività e al rumore da esse prodotte la legislazione nazionale vigente, rappresentata in particolare dalla Legge
Quadro sull’inquinamento acustico n. 447 del 1995, detta specifiche misure per la prevenzione dell’impatto acustico generato da attività
produttive, discoteche, impianti sportivi e ricreativi, infrastrutture per la viabilità e ferroviarie, etc.
Al fine di tener sotto controllo i potenziali rischi connessi alla fase di esercizio, nella presente Relazione sono state date le seguenti
prescrizioni:
•
•
•
Per la protezione della falda idrica sotterranea dovranno essere tenute in considerazione tutte le prescrizioni del PTA ed
individuati gli accorgimenti atti a non scaricare inquinanti nel suolo (cfr. prescrizione II, par. 2.5).
Per le nuove edificazioni, riqualificazioni ed interventi diretti al miglioramento della qualità urbana che riguardano opere edili
dovrà essere previsto, ove possibile, l’allacciamento alla rete fognaria esistente. Qualora non fosse possibile l’allacciamento
alla rete fognaria esistente, andranno comunque previsti dei sistemi alternativi di gestione delle emissioni liquide al fine di non
alterare l’ecosistema idrico (cfr. prescrizione III, par. 2.5).
La realizzazione degli impianti di illuminazione pubblica dovrà avvenire nel rispetto della L.r. n. 17 del 7 Agosto 2009 “Norme
per il contenimento dell’inquinamento luminoso, il risparmio energetico nell’illuminazione per esterni e per la tutela dell’ambiente
e dell’attività svolta dagli osservatori astronomici” (cfr. prescrizione IX, par. 2.5).
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Valutazione di Incidenza
2014
Tipo di effetto
Significatività dell’incidenza
Alterazione della qualità delle acque, dell’aria e dei suoli
Giudizio:
Non significativa
Fase di cantiere
Le attività di cantiere potrebbero comportare un potenziale impatto in termini di inquinamento atmosferico, aumento del particolato
presente e emissioni rumorose. La presenza di macchine operatrici in cantiere può inoltre comportare un possibile rilascio, a causa di
perdite di olio e di carburante dai mezzi meccanici, di sostanze nocive. In fase di cantiere si ha inoltre la produzione di materiale di risulta.
Al fine di tener sotto controllo i potenziali rischi connessi alla fase di cantiere, nella presente Relazione sono state date le seguenti
prescrizioni:
•
•
•
•
Durante la fase di cantiere andrà posta particolare attenzione nella movimentazione dei materiali in prossimità dei corsi d’acqua
al fine di escludere qualsiasi possibilità di alterazione della qualità delle acque (cfr. prescrizione V, par. 2.5).
In fase di cantiere dovrà essere posta particolare attenzione alla produzione di rumore derivante dall’utilizzo dei macchinari. A
tal proposito si rammenta che all’interno dei cantieri edili, stradali ed assimilabili, le macchine in uso dovranno operare in
conformità al Decreto Legislativo 4 settembre 2002, n. 262 "Attuazione della direttiva 2000/14/CE concernente l'emissione
acustica ambientale delle macchine ed attrezzature destinate a funzionare all'aperto” ed alle successive integrazioni e
modifiche (cfr. prescrizione IV, par. 2.5).
Qualora in fase di cantiere i terreni movimentati fossero particolarmente secchi e causassero una notevole produzione di
polveri, dovranno essere individuate misure atte al contenimento delle stesse (cfr. prescrizione VIII, par. 2.5).
In fase di realizzazione degli interventi il recupero e/o lo smaltimento delle terre di scavo dovrà essere effettuato secondo la
normativa attualmente vigente (cfr. prescrizione VII, par. 2.5).
Fase di esercizio
In fase di esercizio si potranno avere emissioni gassose e rumorose riconducibili a fonti fisse (caldaie, impianti, ecc.) e fonti mobili (in
primis il traffico veicolare indotto dalla realizzazione delle trasformazioni.). Il potenziale insediamento di nuovi abitanti e di nuove attività
commerciali/direzionali comporterà un aumento della produzione di reflui e rifiuti che dovranno essere correttamente gestiti secondo la
normativa vigente. Si potrà inoltre avere un aumento delle emissioni luminose, limitatamente alla necessaria dotazione delle nuove aree di
trasformazione.
Al fine di tener sotto controllo i potenziali rischi connessi alla fase di esercizio, nella presente Relazione sono state date le seguenti
prescrizioni:
•
•
•
3.7.4
Per la protezione della falda idrica sotterranea dovranno essere tenute in considerazione tutte le prescrizioni del PTA ed
individuati gli accorgimenti atti a non scaricare inquinanti nel suolo (cfr. prescrizione II, par. 2.5).
Per le nuove edificazioni, riqualificazioni ed interventi diretti al miglioramento della qualità urbana che riguardano opere edili
dovrà essere previsto, ove possibile, l’allacciamento alla rete fognaria esistente. Qualora non fosse possibile l’allacciamento
alla rete fognaria esistente, andranno comunque previsti dei sistemi alternativi di gestione delle emissioni liquide al fine di non
alterare l’ecosistema idrico (cfr. prescrizione III, par. 2.5).
La realizzazione degli impianti di illuminazione pubblica dovrà avvenire nel rispetto della L.r. n. 17 del 7 Agosto 2009 “Norme
per il contenimento dell’inquinamento luminoso, il risparmio energetico nell’illuminazione per esterni e per la tutela dell’ambiente
e dell’attività svolta dagli osservatori astronomici” (cfr. prescrizione IX, par. 2.5).
Art. 46 – Linee preferenziali di sviluppo insediativo
Tipo di effetto
Significatività dell’incidenza
Perdita di superficie di habitat di interesse comunitario
(interferenza diretta
Giudizio:
Nulla
Le linee preferenziali di sviluppo insediativo a destinazione residenziale, commerciale e produttiva sono tutte esterne al SIC& ZPS in
esame, pertanto non si ha perdita di superficie di habitat di interesse comunitario. Ad eccezione della linea preferenziale di sviluppo
insediativo a destinazione residenziale da concertare con il Parco Naturale Regionale del fiume Sile (in quanto interna all’ambito del parco)
che dista dal Sito Natura 2000 circa 120 m, le restanti linee di espansione individuate da Piano distano più di 300 m.
Tenuto conto delle tipologie di interventi ammessi dalla norma di Piano, della localizzazione degli ambiti di trasformazione in aree esterne
al SIC & ZPS e delle prescrizioni riportate in relazione, e sulla base dell’attuale livello di pianificazione, si ritiene che le azioni previste da
PAT non determineranno una variazione del grado di conservazione degli habitat di interesse comunitario presenti nel SIC & ZPS.
Tipo di effetto
Significatività dell’incidenza
Perdita di specie di interesse conservazionistico
Giudizio:
Non significativa
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Piano di Assetto del Territorio
Comune di Quinto di Treviso (TV)
Valutazione di Incidenza
2014
Lo svolgimento della fase di cantiere potrebbe arrecare disturbo alle specie faunistiche presenti in prossimità degli ambiti di intervento in
termini di:
•
•
•
emissioni di gas in atmosfera e polveri;
emissioni rumorose;
sversamenti accidentali
Si evidenzia che l’aumento delle emissioni in fase di cantiere non incide sulla qualità dell'area dell'intero territorio, ma sarà a livello di
microarea e strettamente dipendente dalle condizioni microclimatiche e atmosferiche. L’area interessata dal disturbo coincide con l'area
dove si procederà con gli interventi e con le zone limitrofe ad essa. Con riferimento alle specie avifaunistiche potenzialmente presenti
nell’ambito di influenza si osserva che esse sono generalmente caratterizzate da una elevata capacità di spostamento che consente loro,
in caso di fenomeni perturbativi, di spostarsi con velocità verso i siti più favorevoli presenti in ambito comunale e ritornare nella zona
frequentata al termine dei lavori.
Al fine di tener sotto controllo i potenziali rischi connessi alla fase di cantiere, nella presente Relazione sono state date le seguenti
prescrizioni:
•
•
•
•
Durante la fase di cantiere andrà posta particolare attenzione nella movimentazione dei materiali in prossimità dei corsi d’acqua
al fine di escludere qualsiasi possibilità di alterazione della qualità delle acque (cfr. prescrizione V, par. 2.5).
In fase di cantiere dovrà essere posta particolare attenzione alla produzione di rumore derivante dall’utilizzo dei macchinari. A
tal proposito si rammenta che all’interno dei cantieri edili, stradali ed assimilabili, le macchine in uso dovranno operare in
conformità al Decreto Legislativo 4 settembre 2002, n. 262 "Attuazione della direttiva 2000/14/CE concernente l'emissione
acustica ambientale delle macchine ed attrezzature destinate a funzionare all'aperto” ed alle successive integrazioni e
modifiche (cfr. prescrizione IV, par. 2.5).
Qualora in fase di cantiere i terreni movimentati fossero particolarmente secchi e causassero una notevole produzione di
polveri, dovranno essere individuate misure atte al contenimento delle stesse (cfr. prescrizione VIII, par. 2.5).
In fase di realizzazione degli interventi il recupero e/o lo smaltimento delle terre di scavo dovrà essere effettuato secondo la
normativa attualmente vigente (cfr. prescrizione VII, par. 2.5).
In fase di esercizio si potranno avere emissioni gassose e rumorose riconducibili a fonti fisse (caldaie, impianti, ecc.) e fonti mobili (in
primis il traffico veicolare indotto dalla realizzazione delle trasformazioni) che potrebbero arrecare disturbo alle specie faunistiche presenti
in prossimità degli ambiti trasformati. Il potenziale insediamento di nuovi abitanti e di nuove attività commerciali/direzionali e
produttive/artigianali comporterà un aumento della produzione di reflui e rifiuti che dovranno essere correttamente gestiti secondo la
normativa vigente. Si potrà inoltre avere un aumento delle emissioni luminose, limitatamente alla necessaria dotazione delle nuove aree di
trasformazione.
Le emissioni gassose provenienti dagli impianti per la produzione di energia termica e/o elettrica (caldaie, etc.) e dal traffico veicolare non
produrranno incidenze negative significative se sottoposti ai periodici controlli e alle manutenzioni previste dalla normativa vigente.In
relazione all’esercizio delle attività e al rumore da esse prodotte la legislazione nazionale vigente, rappresentata in particolare dalla Legge
Quadro sull’inquinamento acustico n. 447 del 1995, detta specifiche misure per la prevenzione dell’impatto acustico generato da attività
produttive, discoteche, impianti sportivi e ricreativi, infrastrutture per la viabilità e ferroviarie, etc.
Al fine di tener sotto controllo i potenziali rischi connessi alla fase di esercizio, nella presente Relazione sono state date le seguenti
prescrizioni:
•
•
•
Per la protezione della falda idrica sotterranea dovranno essere tenute in considerazione tutte le prescrizioni del PTA ed
individuati gli accorgimenti atti a non scaricare inquinanti nel suolo (cfr. prescrizione II, par. 2.5).
Per le nuove edificazioni, riqualificazioni ed interventi diretti al miglioramento della qualità urbana che riguardano opere edili
dovrà essere previsto, ove possibile, l’allacciamento alla rete fognaria esistente. Qualora non fosse possibile l’allacciamento
alla rete fognaria esistente, andranno comunque previsti dei sistemi alternativi di gestione delle emissioni liquide al fine di non
alterare l’ecosistema idrico (cfr. prescrizione III, par. 2.5).
La realizzazione degli impianti di illuminazione pubblica dovrà avvenire nel rispetto della L.r. n. 17 del 7 Agosto 2009 “Norme
per il contenimento dell’inquinamento luminoso, il risparmio energetico nell’illuminazione per esterni e per la tutela dell’ambiente
e dell’attività svolta dagli osservatori astronomici” (cfr. prescrizione IX, par. 2.5).
Tipo di effetto
Significatività dell’incidenza
Alterazione della qualità delle acque, dell’aria e dei suoli
Giudizio:
Non significativa
Fase di cantiere
Le attività di cantiere potrebbero comportare un potenziale impatto in termini di inquinamento atmosferico, aumento del particolato
presente e emissioni rumorose. La presenza di macchine operatrici in cantiere può inoltre comportare un possibile rilascio, a causa di
perdite di olio e di carburante dai mezzi meccanici, di sostanze nocive. In fase di cantiere si ha inoltre la produzione di materiale di risulta.
Al fine di tener sotto controllo i potenziali rischi connessi alla fase di cantiere, nella presente Relazione sono state date le seguenti
prescrizioni:
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•
•
•
Valutazione di Incidenza
2014
Durante la fase di cantiere andrà posta particolare attenzione nella movimentazione dei materiali in prossimità dei corsi d’acqua
al fine di escludere qualsiasi possibilità di alterazione della qualità delle acque (cfr. prescrizione V, par. 2.5).
In fase di cantiere dovrà essere posta particolare attenzione alla produzione di rumore derivante dall’utilizzo dei macchinari. A
tal proposito si rammenta che all’interno dei cantieri edili, stradali ed assimilabili, le macchine in uso dovranno operare in
conformità al Decreto Legislativo 4 settembre 2002, n. 262 "Attuazione della direttiva 2000/14/CE concernente l'emissione
acustica ambientale delle macchine ed attrezzature destinate a funzionare all'aperto” ed alle successive integrazioni e
modifiche (cfr. prescrizione IV, par. 2.5).
Qualora in fase di cantiere i terreni movimentati fossero particolarmente secchi e causassero una notevole produzione di
polveri, dovranno essere individuate misure atte al contenimento delle stesse (cfr. prescrizione VIII, par. 2.5).
In fase di realizzazione degli interventi il recupero e/o lo smaltimento delle terre di scavo dovrà essere effettuato secondo la
normativa attualmente vigente (cfr. prescrizione VII, par. 2.5).
Fase di esercizio
In fase di esercizio si potranno avere emissioni gassose e rumorose riconducibili a fonti fisse (caldaie, impianti, ecc.) e fonti mobili (in
primis il traffico veicolare indotto dalla realizzazione delle trasformazioni.). Il potenziale insediamento di nuovi abitanti e di nuove attività
commerciali/direzionali e produttive/artigianali comporterà un aumento della produzione di reflui e rifiuti che dovranno essere
correttamente gestiti secondo la normativa vigente. Si potrà inoltre avere un aumento delle emissioni luminose, limitatamente alla
necessaria dotazione delle nuove aree di trasformazione.
Al fine di tener sotto controllo i potenziali rischi connessi alla fase di esercizio,nella presente Relazione sono state date le seguenti
prescrizioni:
•
•
•
3.7.5
Per la protezione della falda idrica sotterranea dovranno essere tenute in considerazione tutte le prescrizioni del PTA ed
individuati gli accorgimenti atti a non scaricare inquinanti nel suolo (cfr. prescrizione II, par. 2.5).
Per le nuove edificazioni, riqualificazioni ed interventi diretti al miglioramento della qualità urbana che riguardano opere edili
dovrà essere previsto, ove possibile, l’allacciamento alla rete fognaria esistente. Qualora non fosse possibile l’allacciamento
alla rete fognaria esistente, andranno comunque previsti dei sistemi alternativi di gestione delle emissioni liquide al fine di non
alterare l’ecosistema idrico (cfr. prescrizione III, par. 2.5).
La realizzazione degli impianti di illuminazione pubblica dovrà avvenire nel rispetto della L.r. n. 17 del 7 Agosto 2009 “Norme
per il contenimento dell’inquinamento luminoso, il risparmio energetico nell’illuminazione per esterni e per la tutela dell’ambiente
e dell’attività svolta dagli osservatori astronomici” (cfr. prescrizione IX, par. 2.5).
Art. 48 – Infrastrutture di maggiore rilevanza esistenti e di progetto
Tipo di effetto
Significatività dell’incidenza
Perdita di superficie di habitat di interesse comunitario
(interferenza diretta
Giudizio:
Nulla
Le infrastrutture di progetto previste dal Piano sono tutte esterne al SIC & ZPS in esame, pertanto non si ha la perdita di superficie di
habitat di interesse comunitario. Il tracciato di progetto più prossimo ai Siti Rete Natura 2000 prevede il raccordo tra Via I Maggio e Via
Sega e ricade nell’ambito del Parco Naturale Regionale del fiume Sile. Esso dista dal SIC & ZPS circa 60 m.
Per quanto riguarda gli effetti indiretti, tenuto conto della localizzazione delle infrastrutture di progetto in aree esterne al SIC & ZPS e delle
prescrizioni riportate in relazione, e sulla base dell’attuale livello di pianificazione, si ritiene che le azioni previste da PAT non
determineranno una variazione del grado di conservazione degli habitat di interesse comunitario presiti nel SIC & ZPS.
Tipo di effetto
Significatività dell’incidenza
Perdita di specie di interesse conservazionistico
Giudizio:
Non significativa
Lo svolgimento della fase di cantiere potrebbe arrecare disturbo alle specie faunistiche presenti in prossimità degli ambiti di intervento.
Durante la realizzazione della viabilità di progetto si avrà infatti emissione di sostanze in atmosfera, sollevamento di polveri, generazione di
rumore (utilizzo di macchinari e traffico legato al trasporto dei materiali) e possibile rilascio, a causa di perdite di olio e di carburante dai
mezzi meccanici, di sostanze nocive.
Si evidenzia che l’aumento delle emissioni in fase di cantiere non incide sulla qualità dell'area dell'intero territorio, ma sarà a livello di
microarea e strettamente dipendente dalle condizioni microclimatiche e atmosferiche. L’area interessata dal disturbo coincide con l'area
dove si procederà con gli interventi e con le zone limitrofe ad essa. Con riferimento alle specie avifaunistiche potenzialmente presenti
nell’ambito di influenza si osserva che esse sono generalmente caratterizzate da una elevata capacità di spostamento che consente loro,
in caso di fenomeni perturbativi, di spostarsi con velocità verso i siti più favorevoli presenti in ambito comunale e ritornare nella zona
frequentata al termine dei lavori.
Al fine di tener sotto controllo i potenziali rischi connessi alla fase di cantiere, nella presente Relazione sono state date le seguenti
prescrizioni:
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Valutazione di Incidenza
2014
Durante la fase di cantiere andrà posta particolare attenzione nella movimentazione dei materiali in prossimità dei corsi d’acqua
al fine di escludere qualsiasi possibilità di alterazione della qualità delle acque (cfr. prescrizione V, par. 2.5).
In fase di cantiere dovrà essere posta particolare attenzione alla produzione di rumore derivante dall’utilizzo dei macchinari. A
tal proposito si rammenta che all’interno dei cantieri edili, stradali ed assimilabili, le macchine in uso dovranno operare in
conformità al Decreto Legislativo 4 settembre 2002, n. 262 "Attuazione della direttiva 2000/14/CE concernente l'emissione
acustica ambientale delle macchine ed attrezzature destinate a funzionare all'aperto” ed alle successive integrazioni e
modifiche (cfr. prescrizione IV, par. 2.5).
Qualora in fase di cantiere i terreni movimentati fossero particolarmente secchi e causassero una notevole produzione di
polveri, dovranno essere individuate misure atte al contenimento delle stesse (cfr. prescrizione VIII, par. 2.5).
In fase di realizzazione degli interventi il recupero e/o lo smaltimento delle terre di scavo dovrà essere effettuato secondo la
normativa attualmente vigente (cfr. prescrizione VII, par. 2.5).
L’area dove verrà realizzata la nuova viabilità di progetto sarà interessata potenzialmente da inquinamento luminoso e da traffico veicolare
che comporta inquinamento atmosferico e acustico con possibili effetti negativi sulle specie faunistiche presenti in prossimità degli ambiti
trasformati. È noto inoltre che l’acqua raccolta dalla sede stradale dopo un evento piovoso è ricca di sostanze inquinanti provenienti
dall’usura dei pneumatici, da perdite di olio ed altri fluidi rilasciati dai veicoli, da materiali di usura dei freni etc. e crea inquinamento di tipo
diffuso.
Le emissioni gassose provenienti dal traffico veicolare non produrranno incidenze negative significative se sottoposti ai periodici controlli e
alle manutenzioni previste dalla normativa vigente.In relazione all’esercizio delle attività e al rumore da esse prodotte la legislazione
nazionale vigente, rappresentata in particolare dalla Legge Quadro sull’inquinamento acustico n. 447 del 1995, detta specifiche misure per
la prevenzione dell’impatto acustico generato da attività produttive, discoteche, impianti sportivi e ricreativi, infrastrutture per la viabilità e
ferroviarie, etc. Inoltre il comma 6 della norma in esame stabilisce che nella progettazione e realizzazione della viabilità di nuova
previsione dovranno essere predisposte fasce di mitigazione lungo tutto il tracciato stradale con l’intento di mitigare (oltre che l’impatto
paesaggistico) l’impatto atmosferico dei nuovi tratti di viabilità.
Al fine di tener sotto controllo i potenziali rischi connessi alla fase di esercizio,nella presente Relazione sono state date le seguenti
prescrizioni:
•
Per la protezione della falda idrica sotterranea dovranno essere tenute in considerazione tutte le prescrizioni del PTA ed
individuati gli accorgimenti atti a non scaricare inquinanti nel suolo ((cfr. prescrizione II, par. 2.5).
•
Particolare tutela dovrà essere posta alla raccolta e trattamento delle acque nel caso della realizzazione di viabilità e
riqualificazioni infrastrutturali. Per evitare l’inquinamento dei corpi idrici da parte delle acque raccolte dalle sedi stradali che
potrebbero avere delle ripercussioni negative sugli ecosistemi dovrà essere verificata in sede di progettazione degli interventi la
necessità di inserimento di vasche di prima pioggia e di disoleazione per la raccolta degli idrocarburi (cfr. prescrizione X, par.
2.5).
Tipo di effetto
Significatività dell’incidenza
Alterazione della qualità delle acque, dell’aria e dei suoli
Giudizio:
Non significativa
Fase di cantiere
Le attività di cantiere potrebbero comportare un potenziale impatto in termini di inquinamento atmosferico e aumento del particolato
presente. La presenza di macchine operatrici in cantiere può inoltre comportare un possibile rilascio, a causa di perdite di olio e di
carburante dai mezzi meccanici, di sostanze nocive. In fase di cantiere si ha inoltre la produzione di materiale di risulta.
Al fine di tener sotto controllo i potenziali rischi connessi alla fase di cantiere, nella presente Relazione sono state date le seguenti
prescrizioni:
•
•
•
•
Durante la fase di cantiere andrà posta particolare attenzione nella movimentazione dei materiali in prossimità dei corsi d’acqua
al fine di escludere qualsiasi possibilità di alterazione della qualità delle acque (cfr. prescrizione V, par. 2.5).
In fase di cantiere dovrà essere posta particolare attenzione alla produzione di rumore derivante dall’utilizzo dei macchinari. A
tal proposito si rammenta che all’interno dei cantieri edili, stradali ed assimilabili, le macchine in uso dovranno operare in
conformità al Decreto Legislativo 4 settembre 2002, n. 262 "Attuazione della direttiva 2000/14/CE concernente l'emissione
acustica ambientale delle macchine ed attrezzature destinate a funzionare all'aperto” ed alle successive integrazioni e
modifiche (cfr. prescrizione IV, par. 2.5).
Qualora in fase di cantiere i terreni movimentati fossero particolarmente secchi e causassero una notevole produzione di
polveri, dovranno essere individuate misure atte al contenimento delle stesse (cfr. prescrizione VIII, par. 2.5).
In fase di realizzazione degli interventi il recupero e/o lo smaltimento delle terre di scavo dovrà essere effettuato secondo la
normativa attualmente vigente (cfr. prescrizione VII, par. 2.5).
Fase di esercizio
L’area dove verrà realizzata la nuova viabilità di progetto sarà interessata potenzialmente da inquinamento luminoso e da traffico veicolare
che comporta inquinamento atmosferico e acustico. È noto inoltre che l’acqua raccolta dalla sede stradale dopo un evento piovoso è ricca
di sostanze inquinanti provenienti dall’usura dei pneumatici, da perdite di olio ed altri fluidi rilasciati dai veicoli, da materiali di usura dei
freni etc. e crea inquinamento di tipo diffuso.
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Valutazione di Incidenza
2014
Le emissioni gassose provenienti dal traffico veicolare non produrranno incidenze negative significative se sottoposti ai periodici controlli e
alle manutenzioni previste dalla normativa vigente.In relazione all’esercizio delle attività e al rumore da esse prodotte la legislazione
nazionale vigente, rappresentata in particolare dalla Legge Quadro sull’inquinamento acustico n. 447 del 1995, detta specifiche misure per
la prevenzione dell’impatto acustico generato da attività produttive, discoteche, impianti sportivi e ricreativi, infrastrutture per la viabilità e
ferroviarie, etc. Inoltre il comma 6 della norma in esame stabilisce che nella progettazione e realizzazione della viabilità di nuova
previsione dovranno essere predisposte fasce di mitigazione lungo tutto il tracciato stradale con l’intento di mitigare (oltre che l’impatto
paesaggistico) l’impatto atmosferico dei nuovi tratti di viabilità.
Al fine di tener sotto controllo i potenziali rischi connessi alla fase di esercizio,nella presente Relazione sono state date le seguenti
prescrizioni:
•
Per la protezione della falda idrica sotterranea dovranno essere tenute in considerazione tutte le prescrizioni del PTA ed
individuati gli accorgimenti atti a non scaricare inquinanti nel suolo ((cfr. prescrizione II, par. 2.5).
•
Particolare tutela dovrà essere posta alla raccolta e trattamento delle acque nel caso della realizzazione di viabilità e
riqualificazioni infrastrutturali. Per evitare l’inquinamento dei corpi idrici da parte delle acque raccolte dalle sedi stradali che
potrebbero avere delle ripercussioni negative sugli ecosistemi dovrà essere verificata in sede di progettazione degli interventi la
necessità di inserimento di vasche di prima pioggia e di disoleazione per la raccolta degli idrocarburi (cfr. prescrizione X, par.
2.5).
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4
Valutazione di Incidenza
2014
FASE 4
Relativamente al Piano in esame, a questo livello di pianificazione e tenuto conto delle prescrizioni e raccomandazioni
adottate, si conclude che:
con ragionevole certezza scientifica, si può escludere il verificarsi di effetti significativi negativi sui Siti della Rete
Natura 2000.
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Valutazione di Incidenza
2014
schema di sintesi
Come suggerito nella citata guida predisposta dalla Commissione Europea le informazioni rilevate e le determinazioni
assunte verranno sintetizzate secondo lo schema di seguito riportato.
DATI IDENTIFICATIVI DEL PIANO
Descrizione del Piano
PAT del comune di Quinto di Treviso in provincia di Treviso. Il piano prevede azioni di tutela e trasformazione del
territorio. Tra le stesse nella cartografia allegata alla presente relazione (elaborato cartografico allegato alla
Relazione di Valutazione di Incidenza) vengono riportate quelle maggiormente significative ai fini valutativi oltre che il
perimetro dei Siti Natura 2000 presenti nel territorio comunale (SIC IT3240028 “Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso
Ovest” e ZPS IT3240011 “Sile: sorgenti, paludi di Morgano e di S. Cristina”)
Gli interventi previsti dal Piano in oggetto sono stati descritti sulla base delle Norme Tecniche di Attuazione del PAT.
La realizzazione degli interventi di Piano è prevista per comparti che potranno anche non essere attuati
contemporaneamente, o mai attuati. Va comunque evidenziato che l’attuazione degli interventi avviene attraverso il
PI che programma negli anni la realizzazione degli interventi previsti dal PAT.
Codice,
denominazione,
localizzazione e
caratteristiche dei siti
Natura 200
SIC IT3240028 “Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso ovest”
ZPS IT3240011 “Sile: sorgenti, paludi di Morgano e S. Cristina”
Indicazione di altri
piani, progetti o
interventi che possono
dare effetti combinati
Variante alla SR 53 “Postumia”. L’ipotesi di tracciato si sviluppa nel primo tratto a nord della SR 53 e del centro
urbano del comune di Istrana, per poi deviare verso sud e sottopassare la linea ferroviaria Treviso – Vicenza in
corrispondenza della località di Padernello. Nel tratto successivo la nuova viabilità si sviluppa parallelamente alla
linea ferroviaria a sud del centro urbano del comune di Paese fino a innestarsi nella SR 53 in comune di Quinto.
L’ipotesi di tracciato di progetto dista dai Siti più di 2 Km.
VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITÁ DEGLI EFFETTI
Descrizione di come il
Piano (da solo o per
azione combinata)
incida o non incida
negativamente sui Siti
Natura 2000.
Norme Tecniche
Attuazione
di
Art. 4 – Perequazione
urbanistica
La descrizione del Piano e dei fattori perturbativi ad esso legati è stata condotta a partire dalle Norme Tecniche di
Attuazione (NTA) del Piano. Per ciascuna norma sono stati individuati i fattori di perturbazione e le alterazioni dirette
e indirette sulle componenti ambientali aria, acqua e suolo.
Per le norme di seguito elencate si demanda la verifica del rispetto delle disposizioni contenute nella DGR
3173/2006 nelle fasi successive al PAT
Possibilità effetti negativi
In merito agli ambiti interessati dall’applicazione dell’istituto giuridico della “perequazione urbanistica” si rimanda la verifica del
rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di attuazione dello strumento (P.I. e/o PUA e/o Comparti Urbanistici
e/o atti di programmazione negoziata).
In merito agli ambiti interessati dall’applicazione dell’istituto giuridico del “credito edilizio” si rimanda la verifica del rispetto delle
disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di attuazione dello strumento (P.I. e/o PUA e/o Comparti Urbanistici e/o atti di
programmazione negoziata).
Art. 5 – Credito edilizio
Art. 6 – Compensazione
urbanistica
Art. 8 – Schede puntuali
Art. 9 – Accordi tra soggetti
pubblici e privati
Art. 10 – Azioni strategiche
Art. 17 – Misure di tutela
idraulica e aree a rischio
idraulico
Art. 18 – Contesti figurativi
In merito agli ambiti interessati dall’applicazione dell’istituto giuridico della “compensazione urbanistica” si rimanda la verifica del
rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di attuazione dello strumento (P.I. e/o PUA e/o Comparti Urbanistici
e/o atti di programmazione negoziata).
Per gli interventi interni ai Siti Natura 2000 oggetto di Schede Puntuali si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui
alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) o di singoli progetti.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di applicazione dell’istituto giuridico degli
Accordi tra Soggetti Pubblici e Privati.
Per gli interventi descritti in All. B alle NT del PAT che non rientrano nella fattispecie di cui agli artt. 40, 41, 44, 46 e 48 delle NT di
PAT, si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi e/o degli
strumenti individuati per l’attuazione degli stessi (PUA, piani di settore di livello comunale o superiore, ecc….).
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di singoli progetti.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
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Norme Tecniche
Attuazione
PTCP
di
Art. 28 – Cimiteri
Art. 29 – Impianti di
comunicazione elettronica
ad uso pubblico
Art. 30 – Allevamenti
zootecnici
Art. 32 – Invarianti di
natura paesaggistica
Art. 33 – Invarianti di
natura ambientale
Art. 37 – Urbanizzazione
consolidata
Art. 38 – Area produttiva
ampliabile
Art. 39 – Aree produttive
non ampliabili
Art. 41 - Aree di
riqualificazione
e
riconversione
Art. 42 – Opere incongrue
Art. 43 – Elementi di
degrado
Art. 44 - Contesti destinati
alla
realizzazione
di
programmi complessi
Art. 47 – Servizi di
interesse comune di
maggiore
rilevanza
esistenti e di progetto
Art. 48 – Infrastrutture di
maggior rilevanza esistenti
e di progetto
Art. 49 – Percorsi
ciclopedonali esistenti e di
progetto
Art. 52 – Ambito agricolo
Art. 53 – Rete ecologica
Art. 54 – Fasce di tutela
idrografia principale
Art. 60 – Applicazione
della procedura dello
sportello unico per le
attività produttive
Art. 61 – Localizzazione
delle strutture di vendita
Valutazione di Incidenza
2014
Possibilità effetti negativi
progetti.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
progetti.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano di Settore per la Telefonia Mobile
per gli interventi interni ai Siti Natura 2000.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
progetti.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) o di singoli
progetti per gli interventi interni ai Siti Natura 2000.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) o di singoli
progetti per gli interventi interni ai Siti Natura 2000.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
progetti.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
progetti.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
progetti.
Per le trasformazioni ammesse ai sensi del comma 5, si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R.
3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.).
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
progetti.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
progetti.
Per le trasformazioni ammesse ai sensi del comma 9, si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R.
3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.).
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
progetti.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla DGR 3173/06 in fase di progettazione degli interventi relativi alla
viabilità di livello sovra comunale alternativa alla S.R. 53 "Postumia" e alle rotatorie di progetto individuate in TAV. 4 del PAT.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
progetti
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
progetti
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
progetti
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di singoli
progetti
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di S.U.A.P.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) e/o di
pianificazione attuativa.
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Valutazione di Incidenza
2014
VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITÁ DEGLI EFFETTI
Le norme che, a questo livello di pianificazione, avrebbero potuto avere un’incidenza potenziale sui Siti Natura 2000 in
esame sono:
•
•
•
•
•
Art. 40 – Edificazione diffusa e nuclei edificati
Art. 41 – Aree di riqualificazione e riconversione e per programmi complessi
Art. 44 – Contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi
Art. 46 – Linee preferenziali di sviluppo insediativo
Art. 48 – Infrastrutture di maggiore rilevanza esistenti e di progetto
Dall’individuazione dei fattori perturbativi per gli interventi oggetto di Piano è stata quindi definita l’area di analisi
tenendo conto anche delle indicazioni/prescrizioni riportate nella presente Relazione. All’interno dell’area di analisi
sono quindi stati identificati gli habitat e le specie che sono risultati vulnerabili nei confronti dei fattori perturbativi. La
significatività degli effetti è stata condotta con riferimento alle specie e agli habitat presenti nell’area di analisi.
In relazione a quanto analizzato nei capitoli precedenti, tenuto conto del livello di pianificazione e quindi di
dettaglio delle caratteristiche delle azioni previste, delle prescrizioni inserite nella presente relazione e
recepite all’interno dell’art. 59 delle NT del PAT, così come modificato rispetto alla versione adottata, a
seguito della richiesta di integrazioni da parte dell’Unità di Progetto Coordinamento Commissioni (VAS –
VINCA – NUVV) Servizio Pianificazione Ambientale:
Art. 59 – Indicazioni e prescrizioni emerse nello Studio di Valutazione di Incidenza
STRUMENTI E LEGISLAZIONE DI RIFERIMENTO
Descrizione di
come il Piano
(da solo o per
azione
combinata)
incida o non
incida
negativamente
sui Siti Natura
2000.
1.
Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna
selvatiche;
2.
Direttiva 2009/147/CE concernente la conservazione degli uccelli selvatici;
3.
DPR 8 settembre 1997 n. 357 “Regolamento recate attuazione della Direttiva 92/43/CEE relativa alla
conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e fauna selvatiche;
4.
Allegato A alla DGR 10 ottobre 2006 n. 3173 “Nuove disposizioni relative all’attuazione della direttiva
comunitaria 92/43/CEE e DPR 357/1997. Guida metodologica per la valutazione di incidenza. Procedure e
modalità operative”.
CONTENUTI E FINALITÀ
5.
Al fine di tutelare i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) IT3240028 “Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso Ovest” e
la Zona di Protezione Speciale (ZPS) IT3240011 “Sile: sorgenti, paludi di Morgano e di Santa Cristina”, lo studio
di Valutazione di Incidenza individua, per le norme di Piano ritenute maggiormente significative in quanto
contemplanti una potenziale trasformazione dello stato di fatto, indicazioni e prescrizioni da attuarsi in fase di
cantiere e fruizione delle opere connesse con la realizzazione delle previsioni di Piano.
DIRETTIVE
6.
Il P.I. assume e fa proprie le indicazioni e prescrizioni individuate nella Valutazione di Incidenza e riportate nel
successivo comma 8 e recepisce e attua le prescrizioni in esse contenute per la parte di sua competenza.
7.
In fase di applicazione degli strumenti di attuazione degli interventi dovrà essere prevista la verifica del rispetto
delle disposizioni contenute nella DGR 3173/2006.
PRESCRIZIONI
8.
Si riportano di seguito le prescrizioni dettate dalla Valutazione di Incidenza da osservare in fase di attuazione del
Piano.
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Valutazione di Incidenza
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NT alle quali si
riferiscono
le
prescrizioni
INDICAZIONI - PRESCRIZIONI
I.
Per gli interventi di trasformazione ricadenti all’interno del perimetro del Parco
Naturale Regionale del fiume Sile valgono le direttive e le previsioni del Piano
Ambientale (P.A.) del Parco Naturale Regionale del fiume Sile.
Artt. 40, 44, 46,
II.
Per la protezione della falda idrica sotterranea dovranno essere tenute in
considerazione tutte le prescrizioni del PTA ed individuati gli accorgimenti atti a non
scaricare inquinanti nel suolo.
Artt. 40, 41, 44,
III.
Per le nuove edificazioni, riqualificazioni ed interventi diretti al miglioramento
della qualità urbana che riguardano opere edili dovrà essere previsto, ove possibile,
l’allacciamento alla rete fognaria esistente. Qualora non fosse possibile l’allacciamento
alla rete fognaria esistente, andranno comunque previsti dei sistemi alternativi di
gestione delle emissioni liquide al fine di non alterare l’ecosistema idrico.
Artt. 40, 41, 44,
In fase di cantiere dovrà essere posta particolare attenzione alla produzione
di rumore derivanti dall’utilizzo dei macchinari. A tal proposito si rammenta che
all’interno dei cantieri edili, stradali ed assimilabili, le macchine in uso dovranno
operare in conformità al Decreto Legislativo 4 settembre 2002, n. 262 "Attuazione della
direttiva 2000/14/CE concernente l'emissione acustica ambientale delle macchine ed
attrezzature destinate a funzionare all'aperto” ed alle successive integrazioni e
modifiche.
Artt. 40, 41, 44,
V.
Durante la fase di cantiere andrà posta particolare attenzione nella
movimentazione dei materiali in prossimità dei corsi d’acqua al fine di escludere
qualsiasi possibilità di alterazione della qualità delle acque
Artt. 40, 41, 44,
In fase di cantiere dovranno essere tenuti sotto controllo gli eventuali
sversamenti di sostanze nocive derivanti dall’utilizzo dei macchinari.
Artt. 40, 41, 44,
In fase di realizzazione degli interventi il recupero e/o lo smaltimento delle
terre di scavo dovrà essere effettuato secondo la normativa attualmente vigente.
Artt. 40, 41, 44,
Qualora in fase di cantiere i terreni movimentati fossero particolarmente
secchi e causassero una notevole produzione di polveri, dovranno essere individuate
misure atte al contenimento delle stesse.
Artt. 40, 41, 44,
La realizzazione degli impianti di illuminazione pubblica dovrà avvenire nel
rispetto della L.r. n. 17 del 7 Agosto 2009 “Norme per il contenimento dell’inquinamento
luminoso, il risparmio energetico nell’illuminazione per esterni e per la tutela
dell’ambiente e dell’attività svolta dagli osservatori astronomici”.
Artt. 40, 41, 44,
X.
Particolare tutela dovrà essere posta alla raccolta e trattamento delle acque
nel caso della realizzazione di viabilità e riqualificazioni infrastrutturali. Per evitare
l’inquinamento dei corpi idrici da parte delle acque raccolte dalle sedi stradali che
potrebbero avere delle ripercussioni negative sugli ecosistemi dovrà essere verificata
in sede di progettazione degli interventi la necessità di inserimento di vasche di prima
pioggia e di disoleazione per la raccolta degli idrocarburi.
Art. 48
IV.
VI.
VII.
VIII.
IX.
48, All. C – APP
n. 1
46, 48, All. C
46, 48, All. C
46, 48, All. C
46, 48, All. C
46, 48, All. C
46, 48, All. C
46, 48, All. C
46, 48, All. C
si ritiene che non siano prevedibili effetti negativi significativi con riferimento ad habitat, habitat di specie e
specie.
Consultazione
con gli Organi e
Enti competenti
DATI RACCOLTI PER L’ELABORAZIONE DELLO SCREENING
Responsa
bile della
verifica
Ing. Elettra
Lowenthal
Fonte dei dati
Livello di completezza delle informazioni
Luogo dove possono
essere riperiti e visionati i
dati
QC del PAT
buono
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TABELLE DI VALUTAZIONE RIASSUNTIVA
ZPS IT3240011 “Sile: sorgenti, paludi di Morgano e di S. Cristina” e SIC IT3240028 “Fiume Sile dalle sorgenti a
Treviso ovest”
Specie
Presenza nell’area
oggetto di valutazione
Significatività
negativa delle
incidenze dirette
Uccelli
Accipiter nisus
Si
Non significativa
Alcedo atthis
Si
Non significativa
Anas acuta
No
Nulla
Anas clypeata
Si
Nulla
Anas crecca
Si
Nulla
Anas querquedula
Si
Non significativa
Anas strepera
No
Nulla
Ardea cinerea
Si
Non significativa
Ardea purpurea
Si
Non significativa
Ardeola ralloides
No
Nulla
Asio otus
Si
Non significativa
Botaurus stellaris
Si
Non significativa
Cettia cetti
Si
Non significativa
Chlidonias niger
Si
Non significativa
Circus aeruginosus
Si
Non significativa
Circus cyaneus
Si
Non significativa
Circus pygargus
Si
Non significativa
Columba palumbus
Si
Non significativa
Crex crex (re di quaglie)
No
Nulla
Ixobrychus minutus
Si
Non significativa
Milvus migrans
No
Nulla
Nycticorax nycticorax
Si
Non significativa
Otus scops (assiolo)
Si
Non significativa
Pandion haliaetus
Si
Non significativa
Pernis apivorus
Si
Non significativa
Picus viridis
Si
Non significativa
Podiceps cristatus
Si
Non significativa
Remiz pendulinus
Si
Non significativa
Tachybaptus ruficollis
Si
Non significativa
Phalacrocorax pygmeus
Si
Non significativa
Egretta garzetta
Si
Non significativa
Egretta alba
Si
Non significativa
Ciconia ciconia
Si
Non significativa
Aythya niroca
Si
Nulla
Mergusa albellus
Si
Nulla
Falco vespertinus
Si
Non significativa
Falco peregrinus
Si
Non significativa
Grus grus
Si
Non significativa
Sterna hirundo
Si
Non significativa
Lanius collurio
Si
Non significativa
Aythya fuligula
Si
Non significativa
Bubulcus ibis
Si
Non significativa
Jynx torquilla
Si
Non significativa
Anfibi e rettili elencati dell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE
Rana latastei
Si
Nulla
Triturus carnifex
No
Nulla
Emys orbicularis
Si
Nulla
Mammiferi elencati dell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE
Rhinolophus ferrumequinum
No
Nulla
Rhinolophus hipposideros
No
Nulla
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Significatività
negativa delle
incidenze
indirette
Presenza di effetti
sinergici e
cumulativi
Non significativa
Non significativa
Nulla
Nulla
Nulla
Non significativa
Nulla
Non significativa
Non significativa
Nulla
Non significativa
Non significativa
Non significativa
Non significativa
Non significativa
Non significativa
Non significativa
Non significativa
Nulla
Non significativa
Nulla
Non significativa
Non significativa
Non significativa
Non significativa
Non significativa
Non significativa
Non significativa
Non significativa
Non significativa
Non significativa
Non significativa
Non significativa
Nulla
Nulla
Non significativa
Non significativa
Non significativa
Non significativa
Non significativa
Non significativa
Non significativa
Non significativa
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
No
Nulla
Nulla
Nulla
No
No
No
Nulla
Nulla
No
No
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Pesci elencati dell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE
Cobitis bilineata
Si
Lampetra zanandreai
Si
Sabanejewia larvata
No
Salmo marmoratus
No
Invertebrati elencati dell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE
Cerambyx cerdo
No
Austropotamobius pallipes
No
Habitat (Fonte: “Cartografia degli
habitat e habitat di specie della Rete
Presenza nell’area
Natura 2000 della regione Veneto”
oggetto di valutazione
approvata con DGR n. 2816 del 22
Nulla
Nulla
Nulla
Nulla
Nulla
Nulla
Nulla
Nulla
No
No
No
No
Nulla
Nulla
Nulla
Nulla
no
no
Significatività
negativa delle
incidenze dirette
settembre 2009).
3260 - Fiumi delle pianure e montani
con vegetazione del Ranunculion
fluitantis e Callitricho- Batrachion
6210 (*) - Formazioni erbose secche
seminaturali e facies coperte da
cespugli su substrato calcareo
(Festuco-Brometalia)
(*stupenda
fioritura di orchidee)
6410 - Praterie con Molinia su terreni
calcarei, torbosi o argilloso-limosi
(Molinion caeruleae)
6430 - Bordure planiziali, montane e
alpine di megaforbie idrofile
7210* - Paludi calcaree con Cladium
mariscus e specie del Caricion
davallianae (habitat prioritario)
7230 - Torbiere basse alcaline
91E0* - Foreste alluvionali di Alnus
glutinosa e Fraxinus excelsior (AlnoPadion, Alnion incanae, Salicion
albae)- habitat prioritario
91L0 - Querceti di rovere illirici
(Erythronio – Carpinion)
Significatività
negativa delle
incidenze
indirette
Presenza di effetti
sinergici e
cumulativi
Si
Nulla
Non significativa
no
No
Nulla
Nulla
no
Si
Nulla
Non significativa
no
Si
Nulla
Non significativa
No
No
Nulla
Nulla
no
No
Nulla
Nulla
no
Si
Nulla
Non significativa
No
No
Nulla
Nulla
no
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ESITO DELLA PROCEDURA DI SCREENING
Gli interventi previsti dal Piano in oggetto sono stati descritti sulla base delle Norme Tecniche di Attuazione del PAT che si articolano
in definizioni, contenuti e finalità, direttive e prescrizioni. La realizzazione degli interventi di Piano è prevista per comparti che
potranno anche non essere attuati contemporaneamente, o mai attuati. Va comunque evidenziato che l’attuazione degli interventi
avviene attraverso il PI che programma negli anni la realizzazione degli interventi previsti dal PAT.
Nel territorio comunale di Quinto di Treviso sono presenti i seguenti Siti Natura 2000:
•
•
SIC IT3240028 “Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso Ovest”
ZPS IT3240011 “Sile: sorgenti, paludi di Morgano e di S. Cristina”
Per le norme di seguito elencate si demanda la verifica del rispetto delle disposizioni contenute nella DGR 3173/2006 nelle
fasi successive.
Norme Tecniche
Attuazione
di
Art. 4 – Perequazione
urbanistica
Possibilità effetti negativi
In merito agli ambiti interessati dall’applicazione dell’istituto giuridico della “perequazione urbanistica” si rimanda
la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di attuazione dello strumento (P.I. e/o
PUA e/o Comparti Urbanistici e/o atti di programmazione negoziata).
In merito agli ambiti interessati dall’applicazione dell’istituto giuridico del “credito edilizio” si rimanda la verifica del
rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di attuazione dello strumento (P.I. e/o PUA e/o
Comparti Urbanistici e/o atti di programmazione negoziata).
Art. 5 – Credito edilizio
Art. 6 – Compensazione
urbanistica
Art. 8 – Schede puntuali
Art. 9 – Accordi tra
soggetti pubblici e privati
Art. 10 – Azioni
strategiche
Art. 17 – Misure di tutela
idraulica e aree a rischio
idraulico
Art. 18 – Contesti
figurativi PTCP
Art. 28 – Cimiteri
Art. 29 – Impianti di
comunicazione
elettronica
ad
uso
pubblico
Art. 30 – Allevamenti
zootecnici
Art. 32 – Invarianti di
natura paesaggistica
Art. 33 – Invarianti di
natura ambientale
Art. 37 – Urbanizzazione
consolidata
Art. 38 – Area produttiva
ampliabile
Art. 39 – Aree produttive
non ampliabili
Art. 41 - Aree di
riqualificazione
e
riconversione
Art. 42 – Opere
incongrue
In merito agli ambiti interessati dall’applicazione dell’istituto giuridico della “compensazione urbanistica” si
rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di attuazione dello strumento
(P.I. e/o PUA e/o Comparti Urbanistici e/o atti di programmazione negoziata).
Per gli interventi interni ai Siti Natura 2000 oggetto di Schede Puntuali si rimanda la verifica del rispetto delle
disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.) o di singoli progetti.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di applicazione dell’istituto
giuridico degli Accordi tra Soggetti Pubblici e Privati.
Per gli interventi descritti in All. B alle NT del PAT che non rientrano nella fattispecie di cui agli artt. 40, 41, 44, 46
e 48 delle NT di PAT, si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di
Piano degli Interventi e/o degli strumenti individuati per l’attuazione degli stessi (PUA, piani di settore di livello
comunale o superiore, ecc….).
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di singoli progetti.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi
(P.I.) e/o di singoli progetti.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi
(P.I.) e/o di singoli progetti.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano di Settore per la
Telefonia Mobile per gli interventi interni ai Siti Natura 2000.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi
(P.I.) e/o di singoli progetti.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi
(P.I.) o di singoli progetti per gli interventi interni ai Siti Natura 2000.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi
(P.I.) o di singoli progetti per gli interventi interni ai Siti Natura 2000.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi
(P.I.) e/o di singoli progetti.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi
(P.I.) e/o di singoli progetti.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi
(P.I.) e/o di singoli progetti.
Per le trasfrmazioni ammesse ai sensi del comma 5, si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla
D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.).
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi
(P.I.) e/o di singoli progetti.
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Art. 43 – Elementi di
degrado
Art. 44 - Contesti
destinati
alla
realizzazione
di
programmi complessi
Art. 47 – Servizi di
interesse comune di
maggiore
rilevanza
esistenti e di progetto
Art. 48 – Infrastrutture di
maggior
rilevanza
esistenti e di progetto
Art. 49 – Percorsi
ciclopedonali esistenti e
di progetto
Art. 52 – Ambito agricolo
Art. 53 – Rete ecologica
Art. 54 – Fasce di tutela
idrografia principale
Art. 60 – Applicazione
della procedura dello
sportello unico per le
attività produttive
Art. 61 – Localizzazione
delle strutture di vendita
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2014
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi
(P.I.) e/o di singoli progetti.
Per le trasfrmazioni ammesse ai sensi del comma 9, si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla
D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi (P.I.).
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi
(P.I.) e/o di singoli progetti.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla DGR 3173/06 in fase di progettazione degli
interventi relativi alla viabilità di livello sovra comunale alternativa alla S.R. 53 "Postumia" e alle rotatorie di
progetto individuate in TAV. 4 del PAT.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi
(P.I.) e/o di singoli progetti
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi
(P.I.) e/o di singoli progetti
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi
(P.I.) e/o di singoli progetti
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi
(P.I.) e/o di singoli progetti
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di S.U.A.P.
Si rimanda la verifica del rispetto delle disposizioni di cui alla D.G.R. 3173/06 in fase di Piano degli Interventi
(P.I.) e/o di pianificazione attuativa.
Le norme che, a questo livello di pianificazione, avrebbero potuto avere un’incidenza potenziale sui Siti Natura 2000 in esame sono:
•
•
•
•
•
Art. 40 – Edificazione diffusa e nuclei edificati
Art. 41 – Aree di riqualificazione e riconversione e per programmi complessi
Art. 44 – Contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi
Art. 46 – Linee preferenziali di sviluppo insediativo
Art. 48 – Infrastrutture di maggiore rilevanza esistenti e di progetto
Dall’individuazione dei fattori perturbativi per gli interventi oggetto di Piano è stata quindi definita l’area di analisi tenendo conto
anche delle indicazioni/prescrizioni riportate nella presente Relazione. All’interno dell’area di analisi sono quindi stati identificati gli
habitat e le specie che sono risultati vulnerabili nei confronti dei fattori perturbativi. La significatività degli effetti è stata condotta con
riferimento alle specie e agli habitat presenti nell’area di analisi.
In relazione a quanto analizzato nei capitoli precedenti, tenuto conto del livello di pianificazione e quindi di dettaglio delle
caratteristiche delle azioni previste, delle prescrizioni inserite nella presente relazione e recepite all’interno dell’art. 59delle
NT del PAT, così come modificato rispetto alla versione adottata, a seguito della richiesta di integrazioni da parte dell’Unità
di Progetto Coordinamento Commissioni (VAS – VINCA – NUVV) Servizio Pianificazione Ambientale:
Art. 59 – Indicazioni e prescrizioni emerse nello Studio di Valutazione di Incidenza
STRUMENTI E LEGISLAZIONE DI RIFERIMENTO
1.
Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche;
2.
Direttiva 2009/147/CE concernente la conservazione degli uccelli selvatici;
3.
DPR 8 settembre 1997 n. 357 “Regolamento recate attuazione della Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli
habitat naturali e seminaturali e della flora e fauna selvatiche;
4.
Allegato A alla DGR 10 ottobre 2006 n. 3173 “Nuove disposizioni relative all’attuazione della direttiva comunitaria 92/43/CEE e
DPR 357/1997. Guida metodologica per la valutazione di incidenza. Procedure e modalità operative”.
CONTENUTI E FINALITÀ
5.
Al fine di tutelare i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) IT3240028 “Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso Ovest” e la Zona di
Protezione Speciale (ZPS) IT3240011 “Sile: sorgenti, paludi di Morgano e di Santa Cristina”, lo studio di Valutazione di
Incidenza individua, per le norme di Piano ritenute maggiormente significative in quanto contemplanti una potenziale
trasformazione dello stato di fatto, indicazioni e prescrizioni da attuarsi in fase di cantiere e fruizione delle opere connesse con
la realizzazione delle previsioni di Piano.
DIRETTIVE
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Comune di Quinto di Treviso (TV)
Valutazione di Incidenza
2014
6.
Il P.I. assume e fa proprie le indicazioni e prescrizioni individuate nella Valutazione di Incidenza e riportate nel successivo
comma 8 e recepisce e attua le prescrizioni in esse contenute per la parte di sua competenza.
7.
In fase di applicazione degli strumenti di attuazione degli interventi dovrà essere prevista la verifica del rispetto delle
disposizioni contenute nella DGR 3173/2006.
PRESCRIZIONI
8.
Si riportano di seguito le prescrizioni dettate dalla Valutazione di Incidenza da osservare in fase di attuazione del Piano.
INDICAZIONI - PRESCRIZIONI
NORME TECNICHE ALLE QUALI
SI
RIFERISCONO
LE
PRESCRIZIONI
I.
Per gli interventi di trasformazione ricadenti all’interno del perimetro del Parco
Naturale Regionale del fiume Sile valgono le direttive e le previsioni del Piano Ambientale
(P.A.) del Parco Naturale Regionale del fiume Sile.
Artt. 40, 44, 46, 48, All. C – APP
II.
Per la protezione della falda idrica sotterranea dovranno essere tenute in
considerazione tutte le prescrizioni del PTA ed individuati gli accorgimenti atti a non
scaricare inquinanti nel suolo.
Artt. 40, 41, 44, 46, 48, All. C
III.
Per le nuove edificazioni, riqualificazioni ed interventi diretti al miglioramento
della qualità urbana che riguardano opere edili dovrà essere previsto, ove possibile,
l’allacciamento alla rete fognaria esistente. Qualora non fosse possibile l’allacciamento
alla rete fognaria esistente, andranno comunque previsti dei sistemi alternativi di gestione
delle emissioni liquide al fine di non alterare l’ecosistema idrico.
Artt. 40, 41, 44, 46, 48, All. C
IV.
In fase di cantiere dovrà essere posta particolare attenzione alla produzione di
rumore derivanti dall’utilizzo dei macchinari. A tal proposito si rammenta che all’interno
dei cantieri edili, stradali ed assimilabili, le macchine in uso dovranno operare in
conformità al Decreto Legislativo 4 settembre 2002, n. 262 "Attuazione della direttiva
2000/14/CE concernente l'emissione acustica ambientale delle macchine ed attrezzature
destinate a funzionare all'aperto” ed alle successive integrazioni e modifiche.
Artt. 40, 41, 44, 46, 48, All. C
V.
Durante la fase di cantiere andrà posta particolare attenzione nella
movimentazione dei materiali in prossimità dei corsi d’acqua al fine di escludere qualsiasi
possibilità di alterazione della qualità delle acque
Artt. 40, 41, 44, 46, 48, All. C
VI.
In fase di cantiere dovranno essere tenuti sotto controllo gli eventuali
sversamenti di sostanze nocive derivanti dall’utilizzo dei macchinari.
Artt. 40, 41, 44, 46, 48, All. C
VII.
In fase di realizzazione degli interventi il recupero e/o lo smaltimento delle terre
di scavo dovrà essere effettuato secondo la normativa attualmente vigente.
Artt. 40, 41, 44, 46, 48, All. C
VIII.
Qualora in fase di cantiere i terreni movimentati fossero particolarmente secchi
e causassero una notevole produzione di polveri, dovranno essere individuate misure
atte al contenimento delle stesse.
Artt. 40, 41, 44, 46, 48, All. C
IX.
La realizzazione degli impianti di illuminazione pubblica dovrà avvenire nel
rispetto della L.r. n. 17 del 7 Agosto 2009 “Norme per il contenimento dell’inquinamento
luminoso, il risparmio energetico nell’illuminazione per esterni e per la tutela dell’ambiente
e dell’attività svolta dagli osservatori astronomici”.
Artt. 40, 41, 44, 46, 48, All. C
X.
Particolare tutela dovrà essere posta alla raccolta e trattamento delle acque nel
caso della realizzazione di viabilità e riqualificazioni infrastrutturali. Per evitare
l’inquinamento dei corpi idrici da parte delle acque raccolte dalle sedi stradali che
potrebbero avere delle ripercussioni negative sugli ecosistemi dovrà essere verificata in
sede di progettazione degli interventi la necessità di inserimento di vasche di prima
pioggia e di disoleazione per la raccolta degli idrocarburi.
Art. 48
n. 1
si ritiene che non siano prevedibili effetti negativi significativi con riferimento ad habitat, habitat di specie e
specie.
Per le incidenze elencate, si conclude che, con ragionevole certezza scientifica, a questo livello di pianificazione si può
escludere il verificarsi di effetti significativi negativi sui siti della rete Natura 2000.
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Risulta comunque necessario verificare, una volta precisati i Piani degli Interventi e/o i singoli progetti, il rispetto delle
disposizioni contenute nella D.G.R. n. 3173/06.
Quinto di Treviso, febbraio 2014
(per il gruppo di valutazione)
Ingegnere Elettra Lowenthal
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DICHIARAZIONE FIRMATA DEL PROFESSIONISTA
Secondo quanto disposto dalla DGRV 10 ottobre 2006, n 3173, ai sensi e per gli effetti del D.P.R. n. 445/2000, il sottoscritto
tecnico Elettra Lowenthal, della Società Venetoprogetti S.c., incaricato della redazione di relazione di Incidenza Ambientale
per il Piano di Assetto del Territorio del Comune di Quinto di Treviso in provincia di Treviso, dichiara che i professionisti
costituenti il gruppo di valutazione sono in possesso dell’esperienza specifica e delle competenze in campo biologico,
naturalistico ed ambientale necessarie per la corretta ed esaustiva redazione di valutazione di incidenza, in relazione
all’intervento trattato e che con ragionevole certezza scientifica, si può escludere il verificarsi di effetti significativi
negativi sui Siti della Rete Natura 2000.
Quinto di Treviso, febbraio 2014
(per il gruppo di valutazione)
Ingegnere Elettra Lowenthal
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