HOTEL ARISTON
PAESTUM 3-4-5 marzo 2006
Anno VIII
N.07
03 marzo
2006
SALONE DELLA MOZZARELLA
DI BUFALA CAMPANA.
VETRINA DELLE
TIPICITÀ CILENTANE
€ 1,00
ilCilento
Editore: Calore s.r.l.
Sede Legale: Via S. Giovanni, 50 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale: Via della Repubblica, 117 - Capaccio-Paestum (Sa) — Poste Italiane - Spedizione in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Direzione Commerciale Business Salerno — Abbonamento annuale 20,00 €
EBOLI
ROCCADASPIDE
E’ legittima difesa?
Il bilancio politico
di Capuano
pagina 2
CARNEVALE A PAESTUM.
Lasagnate tra i templi
di Cristina Di Geronimo
I nostri amministratori hanno ben pensato che è arrivata l’ora di rilanciare
l’area archeologica di Paestum. Non
contenti dell’annuale premio Charlot che
usurpa uno sfondo imponente come il
tempio di Cerere, per proporre spettacoli in sintonia con la dilagante sottocultura televisiva dei nostri tempi, essi ci
annunciano due nuovi eventi con sfondo
archeologico: l’appuntamento notturno
con i carri carnevaleschi e lasagnata domenicale e i chioschetti del mercatino
enogastronomico per i mesi di luglio,
agosto e dicembre.
Gli eventi sono enfaticamente presentati all’interno del programma di promozione turistica. Partiamo dal Carnevale.
Nulla da dire ovviamente sulla festa popolare e anche nulla da dire sulla simpatica sfida fra contrade per la conquista
del primo premio. Ma nella migliore tradizione delle città con antica vocazione
carnevalesca la realizzazione dei carri
avviene in loco e molti artigiani si dedicano per un anno intero al lavoro di preparazione.
A Capaccio, dicono, ormai i carri, si
vanno a comprare usati. Non so quanto
denaro circoli intorno a quest’evento e
quanto ci guadagni economicamente la
collettività, quello che invece sembra
ormai accertato è che bisogna passare
dal Carnevale per diventare amministratori della città. Sarà perché a Carnevale
ogni scherzo vale? Ma torniamo alla lasagnata, bisogna farla proprio nella zona
archeologica? E perché? Forse perché
c’è tanto spazio, grandi parcheggi, prati
su cui distendersi per il dopo pasto, panchine e tanto verde? Possibile che in
tutto il Comune non si trovi una sintonia fra luogo e sana grassa convivialità.
Cosa c’entrano i templi con questa festa
popolare? Stesso discorso vale per il
mercatino enogastronomico.
Che bisogno hanno i prodotti tipici di
uno sfondo archeologico come quello
dei templi? Piazza Santini non andrebbe bene? Non andrebbe bene la Laura o
la zona del mare? Possibile che non si
riesca a rispettare la vocazione anche urbanistica e sociale del territorio?
In piazza si fanno i mercati, nei prati e
sulle spiagge si organizzano le lasagnate, nella zona archeologica si mantiene il
silenzio, si sostiene e stimola la Cultura
e si prova a recuperare quel turismo
colto ormai sempre più raro dalle nostre
parti.
Il patrimonio archeologico va tutelato e
protetto non solo dall’abusivismo edilizio ma anche dalla sottocultura.
Ci sono dei luoghi dove bisogna essere
composti. Uno di questi è l’area archeologica di Paestum. Ricordiamo al Sindaco l’impegno preso di rimuovere le baracche. Naturalmente dopo Carnevale!
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AGROPOLI
PERSANO
La filosofia di Botti
La divisa è più rosa
V ALLO DI DIANO
Il caciocavallo
a Caracas
pagina 4
pagina 6
pagina 8
PIONIERI DI NEVE
Nelle valli piemontesi si celebrano le ventesime olimpiadi
invernali, nell’Alta valle del Calore si festeggia la neve
Nuovi
colonizzatori
di Giuseppe Liuccio
Note a margine della BIT di Milano
All’armi! All’armi! La campana sona.
So’ sbarcati li Turchi a la marina.
Chi tene scarpe vecchie se le ssola.
Le meie l’aggio solate stammatina
Scandizzo e Cinque
a pagina 9
Il senatore Fasolino ci scrive
“Corbellerie su di me”
Caro Oreste,
su UNICO del 10 Febbraio 2006 parli di me
e di Gaetano Giuliani “Onorevole” di altri
tempi nativo di Roccadaspide.
A dire il vero l’accostamento mi lusinga perché Gaetano Giuliani era quel che si dice
una brava persona, molto attaccato alla Sua
terra. Racconti che portava caciocavalli
nelle case e negli uffici dei potenti pur di
strappare qualche beneficio per i suoi concittadini. “Uomo o Asino” ? titolava l’Avanti dell’epoca per l’abbondante sovraccarico cui il Parlamentare volontariamente si
sottoponeva. In questa frase ci sarebbe, a
tuo dire, il riassunto di una vita. Non sei
stato gentile con lui ma sono certo che Gaetano Giuliani ti ha già perdonato perché
dall’alto dei cieli ti ha letto nell’animo e ha
capito che la storiella l’hai tirata fuori solo
per dare un dispiacere al Senatore in carica. Non so, invece, se ti perdoneranno anche
i Cittadini di Roccadaspide che, in segno di
riconoscenza e di affetto hanno dedicato a
Gaetano Giuliani la strada più importante
del loro paese.
Altri, ritengo, che non
ti perdoneranno mai, sono sicuramente gli
asini che avevano già dimenticato la storiella dell’Avanti e ora se la vedono inaspettatamente riproporre. Vedi, gli asini, sono
animali docili e pazienti, sobri e fedeli. Si
accontentano di un modesto giaciglio e gli
basta poco per sbarcare il lunario: acqua,
biada e qualche filo d’erba. Sopportano
anche l’ingratitudine del padrone e possiedono un pregio inestimabile, non cercano
mai di farsi passare per cavalli come purtroppo usa ai nostri giorni. Ogni tanto, però,
sanno anche arrabbiarsi. Ma, ritorniamo al
tuo teorema: per avvallarlo citi Mattia Feltri che utilizza la Stampa, noto giornale degli
Agnelli e della Sinistra padrona per farsi
passare (ahimè senza riuscirci) per l’inimi-
ALL’INTERNO
tabile genitore. Ripetendo la solita manfrina dei giornali “progressisti”, per qualunque argomento mi si intervisti, tira fuori la
storia di una seduta d’Aula durante la quale
ho votato anche per il Senatore Azzollini. E’
assolutamente vero, ho votato per il Senatore Azzollini ma l’illustre Presidente della
Commissione Bilancio era rigorosamente
presente in Aula come riconosciuto da tutti
e ufficialmente dichiarato dallo stesso Presidente Marcello Pera con verbale agli atti
del Senato. E quando un Senatore è presente in Aula, è prassi comune che il Senatore
più vicino alla postazione elettronica possa
votare per lui. Accade a Destra e a Sinistra,
è sempre accaduto, è legittimo ma solo ora
la Stampa sinistrese ne fa uso con moderna
tecnica staliniana e una perseveranza degna
di miglior causa e di più rappresentativo
bersaglio. Il buon Mattia ci mette anche una
chicca: non sarei stato riconosciuto da un
usciere di Palazzo Madama pur essendo alla
fine della Legislatura. Caro Oreste, probabilmente quell’ usciere non era mai stato,
fino ad allora, in servizio a Palazzo Madama, ma in altri uffici. Sono il Senatore più
presente in Aula e, permettimi l’immodesta
citazione, sono risultato in un referendum
tra gli Assistenti e i Collaboratori di Palazcontinua a pagina 12
Il canto rievoca ancora nella fantasia popolare lontane epoche di dominazione e
di razzie, che defraudarono il Cilento di
beni e di ricchezze materiali e ne violentarono coscienza e memoria storica,
sconvolgendo usi, costumi, abitudini di
vita.
E’ una storia antica quella della colonizzazione del Cilento ed è un campo di ricerca che ha un filone di continuità e che
potrebbe riservare sorprese a studiosi curiosi dei nessi che impercettibilmente legano gli avvenimenti nel corso dei secoli e che si materializzano in quei “corsi
e ricorsi” di cui fu teorico acuto Giambattista Vico, che proprio nella serena
quieta dell’eremitaggio cilentano di Vatolla elaborò il meglio delle sue teorie filosofiche.
Qui sbarcarono i Greci e lasciarono le
tracce della civiltà di Paestum e Velia.
Qui scesero i Lucani e imposero il loro
dominio con la forza delle armi. Qui approdarono i Romani ed inglobarono il
territorio nella provincia lucana. Qui si
misurarono in armi Goti e Longobardi,
Normanni e Svevi, Angioini e Aragonesi per il possesso del territorio. Qui, nel
silenzio complice dei conventi, degli
eremi e delle abbazie, affilarono le armi
i monaci basiliani e benedettini per il governo delle anime, il controllo dell’agricoltura e il monopolio dei traffici via
mare. Qui nacque, crebbe e si sviluppò la
nobiltà stracciona e parassitaria, che, per
pagarsi gli ozi dorati nelle residenze napoletane, succhiò sangue e averi ai contadini e, a loro insaputa, vendette feudi e
ducati, palazzi e latifondi, per i debiti di
gioco di una notte e che passarono così
di mano i n mano ed arricchirono il patrimonio di “signori”, che spesso non conobbero mai i loro possedimenti pur ricavandone rendite e titoli nobiliari.
Questa tradizione di colonizzazione si
perpetua ed oggi è più presente che mai
anche se si manifesta in forme nuove.
Sull’affare turismo, ad esempio, prosperano attività lucrose il più delle volte impiantate e gestite da “imprenditori” venuti dal di fuori che hanno violentato
coste e zone interne, dilapidato patrimoni ambientali e monumentali ubbidendo
alla sola logica del profitto. Sul business
vacanze si sono buttati a capofitto impresari di provincia e capocomici d’accatto, tutti, o quasi, piovuti da fuori e lautamente pagati dagli Enti pubblici per allestire spettacoli di dubbia utilità cultucontinua a pagina 3
N.07 03 marzo 2006
PRIMO PIANO
Commerciante uccide ladro e dice: la legge me lo consente
Tre fucilate e un ragazzo di 28 anni ha
perso la vita per alcune palme nane che
voleva rubare. A stroncare la sua vita un
tabaccaio di Eboli. Arrestato ha invocato
la nuova legge sulla legittima difesa.
Chissà se prima di far fuoco avrà pensato che in fondo era un suo diritto difendere quelle piante lasciate fuori dal negozio. Probabilmente fra sé e sé avrà pensato che quella nuova legge sulla legittima
difesa gli dava il permesso di sparare ai
ladri che trafficavano fuori dalla sua bottega. Di certo, da ieri notte, Domenico
Sabatino è rinchiuso in una cella del carcere di Fuorni di Salerno, con l’accusa di
omicidio volontario.
Passato da vittima a carnefice in pochi
drammatici secondi, il tabaccaio venticinquenne di Eboli ha fatto il percorso inverso toccato a Gerardo Coralluzzo, che
i pallettoni esplosi dal fucile di Sabatino
hanno ucciso dopo averlo raggiunto al
petto. Un tragico incrocio di vite in cui
Caino e Abele si sono scambiati i ruoli e
il destino. Accade tutto in pochi minuti,
nella notte fra sabato e domenica. Domenico Sabatino, nonostante l’ora tarda, è
ancora nel bar tabacchi vicino alla strada
litoranea a cavallo fra i comuni di Eboli
e Battipaglia, in provincia di Salerno. Ci
sono dei lavori da portare a termine prima
dell’inaugurazione e il ragazzo, di 25
anni, si è trattenuto più a lungo del solito.
È dentro, e non dovrebbe esserci. Almeno secondo quanto si aspettano Gerardo
Coralluzzo e altri due giovani della zona.
Sono di ritorno da un sabato sera come
tanti trascorso per locali quando passano
davanti al negozio chiuso e vedono fuori
dalla soglia alcune palme nane
“cickas” messe
ad
ornamento
dell’ingresso del
bar tabaccheria.
La Panda si
ferma.
L’idea
molto probabilmente è quella di
caricare quei vasi
in macchina e
scappare, un furto
da poco conto
che può fruttare
qualche centinaia
di euro. Sabatino,
invece è dentro e
sente tutto, sente
la macchina che
si ferma, sente i
rumori e capisce.
Nel retro del bar
tiene un fucile calibro 12, regolarmente denunciato
e caricato a pallettoni: il venticinquenne lo imbraccia, esce e spara tre
colpi. Coralluzzo è centrato in pieno e ferito al petto, eppure riesce a scappare assieme ad uno dei complici che lo carica in
macchina e corre fino a casa a Montecorvino Rovella dove il giovane arriva in un
lago di sangue. È già morto, e sono proprio i genitori che chiamano il 112 per
denunciare l’omicidio.
Tocca ai carabinieri di Battipaglia ricostruire la dinamica di quanto accaduto:
all’inizio immaginano si tratti di una sto-
ria di droga, di una lite fra tossicodipendenti. Ma non è così, e sono gli “amicicomplici” di Galluzzo a spiegarlo. Per
loro scatta la denuncia per tentato furto,
per Sabatino l’arresto con l’accusa di
omicidio volontario. «Ho agito in virtù
della nuova legge», ha spiegato inutilmente agli inquirenti. Nessuna legittima
difesa per lui, nemmeno con la nuova
legge da saloon voluta dalla destra di governo. Per quanto il suo avvocato si sforzi, nel suo caso non esiste alcuna possibilità di applicazione della normativa licenziata dalla Camera a fine gennaio. Ne
sono convinti gli inquirenti che ne dispongono l’arresto.
Per loro Abele è diventato Caino, anche
se probabilmente pensava di agire nel
giusto. Ché in fondo chissà quante volte
lo aveva sentito spiegare in tv. Con la
nuova legge poteva. O almeno credeva di
potere.
Nelle foto:
sopra da sinistra Domenico Sabatino,
Gerardo Coralluzzo,
sotto il luogo dell’incidente.
Mozzarella in mostra a Paestum dal 3 al 5 marzo
All’Ariston la manifestazione voluta da Corrado Martinangelo
Il Salone della Mozzarella di Bufala intende promuovere un’azione organica
di interventi per la valorizzazione del
patrimonio gastronomico legato al territorio, contribuisce all’affermazione
del marchio “Mozzarella di bufala
Campana Dop” sui mercati nazionale
ed internazionale attraverso l’organizzazione di convegni, eventi culturali,
itinerari gastronomici e altre iniziative
legate ai prodotti della filiera bufalina.
Tutte da vedere sono “Le Strade della
Mozzarella”, visite guidate ai caseifici
che hanno aderito alla manifestazione
(è possibile consultare il calendario
degli appuntamenti sul sito www.lestradedellamozzarella.it) che si terranno
oltre che nel finesettimana della manifestazione anche nel precedente e nel
successivo. “Sono orgoglioso di poter
ospitare a Paestum questo appuntamento. Oggi – ha detto Enzo Sica, sindaco di Capaccio - più che sulla quantità si punta soprattutto sulla qualità
del prodotto, e proprio su questo aspetto le aziende hanno investito molte delle
loro risorse per promuovere il settore”.
L’assessore provinciale all’Agricoltura e Foreste, Corrado Martinagelo, ha
affermato che il Salone è il primo di
una lunga serie di eventi che saranno
organizzati in tutta la provincia di Salerno, tesi alla valorizzazione dei prodotti realizzati nel territorio. “Con la
riforma della politica agraria comune
– ha detto Martinangelo - è oggi più
che mai necessario che gli enti e le
aziende si mettano insieme per operare un’azione sinergica che punti al raggiungimento di un obiettivo comune, la
qualità del prodotto, investendo anche
sul miglioramento degli allevamenti bufalini”. La Camera di Commercio, inoltre, sottolinea l’importanza della presenza di buyer internazionali, soprattutto francesi, svizzeri e tedeschi, e la
continuità con l’iniziativa “Salerno sul
Reno” che nello scorso novembre tra
Francoforte e Colonia ha visto la presenza in Germania di numerosi operatori del settore caseario e non solo. Testimonial dell’evento sarà Caterina Balivo, conduttrice del programma in
onda su Rai Uno “Festa Italiana”, le
cui telecamere saranno presenti all’hotel Ariston di Paestum sabato 4 marzo.
L’evento è promosso da Regione Campania, Ersac, Provincia di Salerno, Camera di Commercio di Salerno e Comune di Capaccio-Paestum.
Quante
volte
aveva sentito i brividi Rosellina non se
lo ricordava più. La
noia,
la
corsa quotidiana
avevano
appannato i ricordi, anche quelli più briosi.
Un pomeriggio di fine inverno decise di catalogarli tutti. Sfogliò l’album dei ricordi. Ne scovò di allegri
e di amari, spesso terribili. Scartò
i secondi e si mise a raccogliere i
primi. Organizzò una scala: in alto
posizionò i brividi di cuore, annotò poi i brividi della passione politica e inserì la voce brividi da convivialità. Un posto a parte riservò
ai brividi culturali.
I brividi di cuore li colorò di azzurro leggero, cangiante, a volte celeste, altre volte verde. Erano due
occhi.
Avevano il sapore di un bacio, il
primo bacio ed evocavano il rumore di un battito forte, accelerato.
Erano dolci e caldi. I brividi della
passione politica avevano la voce e
la fermezza di uno zio, il compagno. Rosellina li collegava ai sogni
e alle speranze di una recente vittoria elettorale. Alla convivialità
assegnò le feste: due cene e un
bouffet, ma preferì non approfondire. Non voleva ritrovarsi a catalogare i brividi amari. I versi di
Dante, qualche racconto di Italo
Calvino,
le
idee di tempo
e di speranza
di
Bloch e
una commedia di Plauto.
Pochi autori
bastavano
per i brividi
culturali.
Ma i brividi sono brividi, si intrufolano, entrano sempre, senza invito. Per quanto si ostinasse a tenerli lontani, a spingerli fuori, i brividi amari si infilavano prepotentemente nei pensieri di Rosellina:
erano gli assenti, le persone care.
Quelle assenze erano dure davvero. Ma quanti erano i brividi di
gioia che Rosellina aveva provato?
Tanti. Si sforzava di rievocarli tutti
e li catalogava con sorrisi, battute, sguardi e fantasie.
Il guaio era che, ad ogni brivido
che rievocava se ne aggiungeva
sempre un altro, evocato e prodotto dal ricordo. Si duplicavano e Rosellina era costretta ad archiviarne altri. L’impresa diveniva sempre
più ardua. Si era fatto buio, anche
la vecchia quercia, sembrava insonnolita. Rosellina continuò a
contare. Lo squillo del cellulare la
riportò al presente: “Vieni? É
tardi”. “Sto lavorando a un archivio. È importante. Vengo”. Rosellina ripose il cellulare e annotò:”Brividi di cuore: ottime prospettive”.
L’archivio
dei brividi
3
N.07 03 marzo 2006
EBOLI
di Paestum
Eboli e i ‘cattivi’ maestri Spiaggia
foto vietate
Erano in pochi, nella Sala Mangrella
del Complesso Monumentale di San
Francesco. Più o meno giovani, gli
astanti seduti sulle seggiole dell’aula,
nel centro storico della città, avevano
faccia attenta, un paio di copie de Il
Manifesto, la rassegna stampa con le
locandine e gli articoli dei quotidiani
locali, cappelli e capelli di riccioli e
rasta, fogli, carta, penna, macchina fotografica e, dietro il bancone, sul palchetto rialzato, al microfono, Marco
Ferrando.
Che, per chi di politica s’interessa, è
l’esponente di Progetto Comunista,
assurto alle cronache nazionali, nell’ultima settimana, dopo il clamore
creato dalle dichiarazioni sui carabinieri caduti a Nassiriya, che gli sono
costate l’esclusione dalle liste del Prc
alla Camera. Una parte dei cittadini
ebolitani, invece, ha letto il suo nome
nel piccolo dei giornali cittadini, accanto a dichiarazioni gelido/infuocate:
“la sua presenza è una vergogna per
Eboli” fa Franco Cardiello, parlamentare di Alleanza Nazionale ; “non abbiamo patrocinato la manifestazione.
L’idea di Ferrando mi è lontanissima
ma siamo in un Paese democratico”,
risponde il primo cittadino Martino
Melchionda (Ds), da Palazzo di Città.
Appena appena disorientato, l’ebolitano, ha alzato lo sguardo dai giornali locali e ha guardato, interrogativo,
verso Rifondazione Comunista, partito che, a personaggi pubblici, esponenti politici che scatenano reazioni
consistenti e polemiche roventi, appare abituato, nel piccolo della realtà cittadina.
Era il 1996 che ad Eboli giunse il fon-
dalla prima
datore delle Brigate Rosse Renato
Curcio, era il 1999 che l’allora sindaco, Gerardo Rosania, oggi consigliere
regionale, offri la cittadinanza onoraria a Silvia Baraldini, già condannata
a 43 anni di reclusione per terrorismo
negli Stati Uniti.
Allo stesso modo, si gridò allo scandalo e allo ‘scuorno’.
Ma qusta volta, il Prc fa segno di no.
Lo stesso Rosania spiega, fra motivazioni politiche e tecniche, di non condividere le posizioni dell’esponente di
Progetto Comunista: “Ferrando è una
questione interna al nostro partito.
C’è un’area minoritaria che sta costruendo qualcosa di diverso. Si tratta
di un’area organizzata, con propri
strumenti e proprie tessere. Non capisco perchè avremmo dovuto presenziare un’iniziativa che non condividiamo”. “E Renato Curcio? “ domanda
il cittadino. “E la Baraldini?”, incalza
pure la destra ebolitana. “Parliamo di
cose diverse, siamo a due livelli distinti”, risponde l’ex primo cittadino.
“Allora si tattava di tenere acceso il
dibattito e la discussione - spiega - di
fare luce sui temi del terrorismo, senza
alcun avallo ai meccanismi ma con
molta voglia di capire.
L’offerta della cittadinanza onoraria a
Silvia Baraldini, invece, è stato un atto
politico e di umanità”.
Nella Sala Mangrella, l’unico partito
presente, al semi completo, era quello dei Comunisti Italiani.
Il Pdci, che, dalla scorsa estate pare
volersi differenziare dalla maggioranza di centrosinistra, ha ascoltato e salutato gli organizzatori della manifestazione, Progetto Comunista, mentre
Marco Ferrando, ragionava di scelte,
candidature, programmi e resistenti
irakeni.
Raffaella Ferrè
Vi è mai capitato di fare un giro, una passeggiata, lungo il nostro litorale in una
mattina d¹inverno con un po¹ di sole? A
noi, sì. Ci è capitato di girare per spiagge
³armate² di macchina fotografica per registrare lo stato di salute della nostra costa.
Ci è capitato di incontrare tante facce inquietanti in un via-vai di automobili altrettanto sospette, per non parlare poi dei “padroni” della spiaggia. Uno addirittura ci è
venuto incontro tutto minaccioso proferendo così:”perché state fotografando il
mio stabilimento? Chi vi ha autorizzato?
Io forse vengo a casa vostra a fotografarla? Io sono un ispettore di Polizia, fatemi
vedere i vostri documenti! etc.”.
Noi ci siamo subito difese dicendo che stavamo fotografando il paesaggio e non ci
risultava di aver commesso reato. “L¹ispettore Tritone” comunque, non sentiva ragioni, noi stavamo “rubando” immagini.
Ma caro “ISPETTORE TRITONE”, da
quando la spiaggia è tua? e dei maniaciguardoni? Noi eravamo rimaste al tempo
in cui la spiaggia era di tutti e la vegetazione la faceva da padrona. Ora, è vero che i
tempi sono cambiati e non esistono più le
mezze stagioni, ma per quanto ancora,
dobbiamo subire la prepotenza di figure
senza scrupoli che ci vogliono negare la
cittadinanza, inquinare l¹aria che respiriamo, l¹acqua che beviamo, il paesaggio che
viviamo. L¹acqua, il mare, la terra, sono
di tutti. E non fa paura essere presi a male
parole perché fotografi quello che vedi. Fa
paura vedere quello che vedi e chiudere
gli occhi.
Comunque, Legambiente insieme a tanti
cittadini tiene sempre gli occhi aperti e non
ci sono “Ispettori Tritone” che tengano.
Cosimina Capo e Franca Gatto
Legambiente Paestum
I nuovi colonizzatori
rale, di scarso richiamo turistico, per niente ancorati alle tradizioni e alla cultura locale.
Scrivo queste note mentre la BIT di Milano, la più importante ed accorsata Fiera
del Turismo, a livello internazionale, è
alle sue ultime battute. Anche a Milano,
tra eventi di spettacolo, chiacchiere da
convegni, tavole rotonde per passerelle
di vanità e retttangolari per assaggi di tipicità, il Cilento ha recitato la parte di Cenerentola, di parente povero ammesso a
raccogliere le briciole al banchetto della
spartizione di fondi pubblici sia nel caso
di iniziative promozionali all’estero che
nel caso di manifestazioni di grande richiamo con positiva ricaduta di immagine.(Verificare le cronache di questi giorni de “Il Mattino”, il giornale che megafona gli eventi con strabismo napoletano). Il Cilento c’è, ma non con la visibilità che meriterebbe. Paestum c’è, ma non
con il protagonismo che le spetterebbe sul
piano del turismo culturale, se è vero che
i suoi templi ed il suo museo sono, in ordine di preferenza, tra le prime dieci mete
nelle scelte di turisti italiani e stranieri.
Di qui la necessità di invertire la tendenza, riequilibrando, e fin da subito, la di-
stribuzione degli organismi pubblici del
turismo. Un esempio per tutti: da Salerno
a Positano ci sono ben sei Aziende del
Turismo con uffici efficienti e funzionari capaci(Salerno, Maiori, Ravello, Amalfi, Positano, Cava dei Tirreni); in tutto il
territorio cilentano se ne conta una sola,
e, per giunta, in posizione eccentrica:
Paestum, che, per il ruolo di organismo
pilota per ideazione, progettazione e realizzazione di eventi promozionali per l’intero territorio a sud di Salerno, dovrebbe
essere dotata di professionalità e risorse
finanziarie adeguate alla bisogna. Invece
per incapacità, insipienza e leggerezza di
amministrazione sono state dilapidate le
risorse economiche e ne è stato impoverito il progetto promozionale.
Il nuovo amministratore (napoletano
manco a dirlo), che non vanta specifiche
competenze nel settore e non ha al suo attivo studi e pubblicazioni di storia, di archeologia, di letteratura di viaggio, annaspa disorientato in una realtà che gli è
estranea e non ha neppure l’umiltà di raccordarsi con gli amministratori e gli operatori locali per tentare un minimo di sistema ed innescare un meccanismo di sinergia virtuosa e feconda. Si limita, per-
ciò, ad una svogliata visita “pastorale”
settimanale, come i vescovi delle antiche
diocesi reclamati dalle parrocchie più lontane “ad limina visitationis”, non fosse
altro che per giustificare l’indennità mensile, compenso per fedeltà a potenti amicizie e frequentazioni napoletane più che
per l’effettivo impegno nell’interesse
della collettività pestana. Non è questa
una ulteriore scandalosa prova della colonizzazione del nostro territorio per imposizione di “feudatari” in gara di “bravate”
tali da oscurare quelle di marchesi e baroni medioevali. Che ciò avvenga nel disincanto o, peggio ancora, con la colpevole distrazione (o complicità?) di autorevoli rappresentanti della parte politica, a
cui mi onoro di appartenere da una vita,
mi addolora e mi indigna, ma non mi
vieta di gridare la pubblica denunzia. E,
d’altronde, come potrei violentare la mia
coscienza di socialista libero, un po’
anarchico e ribelle, che ha connotato la
vita di battaglie per il trionfo dei meriti e
dei bisogni contro l’ingiustizia?
Ma ciò impone anche una forte presa di
coscienza dei sindaci di Paestum e della
sua kora come degli operatori del settore
che hanno piena consapevolezza che nel
turismo e nella cultura c’è tutto intero il
futuro dello sviluppo economico e civile del nostro territorio.
Qualche cifra? Ci sono nel mondo un miliardo di persone, che godono, ognuna, di
40 giorni di ferie all’anno. Di queste 80
milioni praticano un turismo ricco e colto
e pretendono un pacchetto di qualità: il
mattino il mare, il pomeriggio la mostra,
il museo, l’escursione, la sera il concerto,
un recital letterario, uno spettacolo di folclore nobile ed in più una cucina ottima e
genuina. Questo può e deve diventare il
nostro bacino di utenza, il mercato dove
sfondare, perché qui da noi, a Paestum e
nella sua kora, ma anche in buona parte
del Cilento, queste condizioni ci sono
tutte. Sta a noi, tutti noi, amministratori
locali, operatori economici, intellettuali,
semplici cittadini lanciare la sfida contando prevalentemente e, qualche volta,
esclusivamente sulle nostre forze. E, alla
malora i colonizzatori di turno, vecchi e
nuovi!
E’ una battaglia che si può fare, si deve
fare e, quel che più conta, si deve vincere. Che ognuno faccia la sua parte. Da subito. Domani potrebbe essere tardi.
Giuseppe Liuccio
Campania
differente
Un crogiuolo di popoli e di culture concentrato in pochi chilometri quadri, un immenso caleidoscopio di colori, forme, suoni
e sapori tutto questo a Milano
nel quartiere fieristico dove si è
svolta la BIT, la borsa internazionale del turismo.
La nostra provincia e la nostra
regione hanno fatto del turismo
un punto centrale del loro programma per il rilancio dell’economia locale, e la partecipazione alla borsa rappresenta un
banco di prova per testare il lavoro svolto in questi anni.
Un primo elemento da sottolineare è il fatto che la regione
Campania a differenza delle
altre regione aveva un intero
padiglione a propria disposizione in cui erano allestiti gli stand
delle cinque camere di commercio e delle province, l’ERSAC,
l’autorità portuale ed un stand
dedicato ai grandi eventi in regione.
Il padiglione era sobrio e funzionale anche se mancava di una
scenografia che facesse immergere il vistare nei luoghi della
regione così come avveniva
negli stand di altre regione che
avevano quasi trasportato una
parte della proprio territorio
alla BIT.
Dialogando con gli espositori si
nota la competenza e la conoscenza dei luoghi ed anche il
materiale fornito ai visitatori è
di buon livello.
Da notare l’assenza nel padiglione dei grandi alberghi di aziende della provincia di Salerno,
inoltre nell’area dedicata al turismo verde erano presenti unicamente la comunità montana del
vallo di Diano e quella del Tanagro. Infine c’era uno stand dedicato alla borsa verde della
aree verdi e rurali che si svolge
ad ottobre in provincia di Salerno, meno forte la presenza della
borsa archeologica.
La valutazione che possiamo
fare da visitatori e da contribuenti è che la presenza dei nostri enti era abbastanza forte,
quali saranno poi le ricadute
sull’economia locale potranno
dirlo soltanto gli operatori che
non erano moltissimi, ma che
comunque erano presenti con il
loro materiale negli stand della
camera di commercio.
Gian Paolo Calzolaro
N.07 03 marzo 2006
AGROPOLI
Da Agropolesi ad Europei
Filosofia, legalità, Europa per crescere giovani
L’incontro con l’assessore alla Pubblica
Istruzione di Agropoli, professor Valerio
Botti, è interessante, coinvolgente e piacevole.
Valerio Botti è stato per trenta anni professore di storia e filosofia presso il liceo scientifico di Agropoli e della sua esperienza prima
di studente, poi d’insegnante, oggi di assessore, ha raccontato ricordando che la scuola
locale è cambiata moltissimo e che la sua generazione ha portato, presso le case agropolesi, i primi libri, che entravano con loro in un
paese che velocemente cambiava, dove ancora non arrivava alle famiglie neanche il giornale.
Certo, nelle sue parole rivive la storia di
Agropoli, con una scuola e con i suoi allievi
molto diversa da quella attuale, in cui il migliore di loro non era mai stato neanche a Napoli.
I ragazzi agropolesi, che facevano pochi anni
di scuola, perché neanche le medie erano obbligatorie, erano subito immessi nel mondo
del lavoro: solo i più fortunati potevano andare alle scuole superiori e, in quel periodo
ad Agropoli, c’era il liceo classico “Dante
Alighieri”, che aveva solo due corsi.
I professori che insegnavano lì, per la maggior parte, venivano da Salerno.
Da docente, quindi, il nostro assessore arrivò nel Liceo Scientifico, prima generazione
d’insegnanti agropolesi e ricorda oggi i suoi
allievi, anzi i suoi ex allievi, poiché da pochi
mesi è in pensione. In qualità di assessore
alla Pubblica Istruzione, descrive così due
interessanti progetti: la prima iniziativa è promossa e curata dal Comitato per la cultura
della legalità con la collaborazione ed il contributo morale dell’Associazione Nazionale
Magistrati sezione di Salerno, coordinatore
provinciale del progetto è Sante Massimo
Lamonaca.
Il progetto propone come obiettivi finali l’acquisire responsabilità, impegno e autocontrollo, riconoscimento del valore della dignità dell’uomo e di promuovere i rapporti di
scambio e collaborazione interpersonali.
Questo progetto all’educazione alla legalità
coinvolge 49 ragazzi degli istituti superiori di
Agropoli e, per la prima volta, si sviluppa attraverso cinque visite: la prima presso il Tri-
bunale minorile di Salerno, dove
si terrà una breve simulazione di
processo, la seconda alla Moschea di Battipaglia, poi alla Caserma del distretto militare di
Persano, dopo all’ ICATT di
Eboli, istituto penitenziario per
detenuti tossicodipendenti e in
ultimo all’oasi Wwf con centro
di educazione ambientale.
L’altro progetto è molto bello,
come commenta lo stesso assessore, si chiama “Popoli d’Europa” ed è organizzato dai comuni
di Agropoli e di Capaccio in collaborazione con l’Ispettorato
Scolastico Ambasciata d’Italia a
Bruxelles e con il Ministero dell’Istruzione dell’Università e
della Ricerca.
Il coordinamento organizzativo è a cura delle
insegnanti Rosanna Antelmi di Agropoli e
Maria Vicidomini di Capaccio.
I prossimi incontri si svolgeranno a Paestum
presso l’hotel Ariston il 3, il 4 e il 5 marzo;
destinatari saranno prima gli studenti, poi i
docenti ed infine la società civile.
Così, dalle parole e dall’entusiasmo del nostro assessore si avverte tutta la passione che
quest’uomo mette nel suo impegno e tutto il
cambiamento che interessa le nuove generazioni, che da cittadini agropolesi, anche attraverso la progettualità comunale, diventano
sempre più consapevoli cittadini del mondo.
Milena Esposito
Dicono di lui
I suoi ex allievi lo descrivono unico nel
suo genere, simpatico nel modo di fare
e serio nell’insegnamento.
Quando spiegava in classe non leggeva
sul libro, però potevi portare il segno.
Il professor Botti, a scuola, era severo con
gli alunni maschi e più buono con le ragazze, che prendevano voti dal sette in
poi, mentre ai ragazzi non metteva mai
più di sei. Questo però lo dicono i ragazzi. Il professore gesticola molto ed ha la
battuta facile, pronta. Talvolta raccontava barzellette in classe, ma con la morale, di quelle che non si dimenticano più,
come quella del triangolino nero, se lo
incontrate fatevela raccontare, è così carina, ma solo lui può dirvela. A volte con
gli alunni è stato intransigente, non sopportava gli occhiali scuri da sole in classe,
però gli alunni dicono di lui che alla fine
si divertivano in sua presenza, anche
quando metteva quattro a tutti. Lui interrogava prima quelli più bravi, poi tutti
insieme quelli “terra terra” sperando che,
nell’unione, riuscissero a spiegargli almeno un paragrafo di storia o di filosofia.
Spesso diceva ai suoi allievi più somarelli che tutti insieme avrebbero potuto scrivere nuovi libri di filosofia. Tra le passioni del professore c’è sempre stato l’amore per il suo paese, l’interessamento per
la politica e…per il calcio. I ragazzi asseriscono che se avesse fatto televisione sarebbe diventato famoso, perché è troppo
forte, piacevole e a proposito loro da 1 a
10, gli metterebbero 8 proprio per la simpatia e per il cuore grande.
MiEs
Mens sana in corpore sano!
Alla Malzoni un centro per la
Come la scuola dell’obbligo educa i piccoli non solo nel sapere ma anche nel mangiare diagnosi e cura delle cefalee
I bambini ci penseranno su due
volte prima di addentare la prossima merendina. Le mamme cercheranno di sottrarre tempo agli
altri impegni per preparare uno
spuntino più genuino ai loro figli.
I nonni sorrideranno benevoli
guardando i loro nipotini gustare
una sana fetta di pane e olio pensando, magari, che è stata fatta
la scoperta dell’acqua calda. Già
i loro padri, infatti, facendo di necessità virtù, campavano cent’anni seguendo la dieta mediterranea. Sono queste le conclusioni
che affiorano alla mente di coloro che hanno partecipato alla due giorni conclusiva del progetto “Mangiar bene per stare bene”. La conferenza tenutasi nei giorni 10 e 11 febbraio presso il secondo circolo
didattico di Agropoli nei locali in via Verga ha concluso un
percorso durato venti ore dove alunni e genitori coadiuvati da esperti hanno approfondito la relazione che intercorre tra una vita lunga e qualitativamente accettabile e il cibo
che viene quotidianamente ingerito. Il dottor Vincenzo
D’Agosto e la dottoressa Gelsomina Campanile hanno egregiamente illustrato, nei giorni precedenti la conferenza,
come l’alimentazione sia cambiata nel corso degli anni tracciandone una breve storia. Hanno poi posto le basi per capire come un’alimentazione appropriata riduca i rischi di
malattie cardiovascolari e sia un’utile strumento di prevenzione delle stesse. Venerdì 10 febbraio il lavoro svolto è
stato aperto al pubblico. Alla tavola rotonda sedevano Raffaele Lucibello, dirigente scolastico, coordinatore del progetto, Eugenio Scorpio, sociologo e promotore dei finan-
ziamenti per la realizzazione dell’ospedale civile di Agropoli, Luciana Astolfi, dirigente Regione
Campania – Miur, Francesco
Giordano, medico, e il professore
Francesco Ambrosini, cardiologo
di fama internazionale. Il professore Lucibello ha esternato tutta
la sua soddisfazione per l’attenzione che hanno mostrato i genitori nel partecipare all’iniziativa,
sottolineando l’importanza della
relazione tra famiglia e scuola
nell’educare i piccoli non solo
nella conoscenza, ma anche nel
dar loro i principi fondamentali
del vivere sano partendo da quello che mangiano. Il professore Ambrosini ha voluto porre l’accento su due aspetti: i
fattori di rischio cardiovascolare e la prevenzione delle malattie cardiovascolari. Inutile dire che ambedue sono fortemente influenzati dalle abitudini di vita tenute a tavola. Insomma un buon piatto di pasta condita con i pomodori genuini delle terre del sud, un filo d’olio extravergine d’oliva
accompagnato da pesce, tre volte la settimana, carne, due
volte la settimana e tanta frutta e verdura, sono un ottimo
modo per dare scacco matto a infarto, ictus e via discorrendo il tutto unito ad una sana attività fisica. Stile di vita,
questo, che va bene ad ogni età. A sostegno di quanto relazionato scientificamente, la dimostrazione empirica fornita
dal gruppo folcloristico dei “Diversamente giovani” che in
barba all’età cronologica si sono cimentati in canti e balli
cilentani dimostrando sicuramente la stessa energia, se non
di più, dei loro giovani spettatori.
Marianna Matrone
A dirigerlo Alfredo Bianchi con la
collaborazione di Vincenza Vona
Mal di testa?
Quando non basta
più la pastiglia del
farmacista occorrono le cure Ne
soffrivano Pascal,
Chopin, Tolstoj,
Darwin, Leopardi,
Virginia
Woolf
Wagner,
Nietzsche, Michelangelo, Hugo, George
Eliot e George
Sand, Van Gog, Giulio Cesare, Mussolini, Hitler, Andreotti e finanche il faraone Tutankhamon. La cefalea è
sempre più una malattia sociale. Un centro specializzato è in via di aperura ad Agropoli, presso la casa di
cura “Malzoni”. A dirigerlo sarà il professor Alfredo
Bianchi, farmacologo clinico, che si avvarrà della collaborazione della neurologa Vincenza Vona. Ma non
tutte le cefalee sono uguali. Esse infatti si distinguono
in primarie e secondarie. Primarie sono quelle che evidenziano solo un disturbo a se stante, secondarie
quando sono il sintomo di un’altra malattia, spesso
grave. Sarà compito del centro agropolese, dove operano valenti specialisti della casa di cura, formulare le
diagnosi più opportune. Il secondo passo sarà costituito dalla impostazione di una valida terapia, soprattutto il dolore. Quest’ultimo aspetto è un fattore altamente invalidante a cui si associa quasi sempre un corteo di sintomi neurogetativi ed affettivi.
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N.07 03 marzo 2006
SELE
Quando Valva abbracciò Romano Mussolini
Pure ammalato non volle rinunciare al concerto al castello
Nell’estate del 2003 la Provincia di Salerno
decise di promuovere una edizione davvero
eccezionale dei “Concerti al Castello”, la rassegna di musica teatro e danza che annualmente si teneva nel giardino storico di villa
d’Ayala-Valva dal lontano 1984. Si trattava
in effetti della ventesima edizione di un evento culturale tra i più significativi del panorama regionale. Negli anni precedenti grandissimi artisti ( Gaslini, Gazzelloni, Murolo,
Fracci, Albertazzi ) si erano esibiti in un
luogo, l’anfiteatro neoclassico, unico al
mondo e dotato di un’acustica perfetta. Negli
intenti della Provincia quella dell’estate 2003
doveva essere un’edizione speciale e lo fu per
davvero. Dalla metà di luglio alla fine di agosto si susseguirono decine di eventi. Alcuni
di essi con artisti conosciuti in tutto il
mondo.Basti pensare al concerto di Toquinho, affiancato da una splendida Grazia Di Michele, ed allo spettacolo della prestigiosa compagnia Aterballetto.
Ma perché ricordare oggi, dopo oltre due anni
e mezzo, quella bella ed indimenticabile estate valvese? La risposta è nel terzo grande appuntamento di quella edizione: il concerto che
Romano Mussolini tenne alla fine di agosto.
Qualche giorno fa quello che è stato sicuramente uno dei più grandi musicisti italiani del
secondo dopoguerra ci ha lasciati per sempre.
Era ammalato da tempo. Lo era anche quando venne a Valva. Ricordo che il concerto era
stato fissato per il 31 luglio, ma un violentissimo acquazzone estivo ne impose il rinvio.
Non fu facile trovare un’altra data, ma poi grazie anche ai buoni uffizi dell’amico Mario
Porcelli si riuscì a fissarla per il 25 di agosto.
Quella sera in villa la temperatura non era propriamente estiva e qualcuno, giustamente preoccupato per il Maestro, suggerì di tenere il
concerto al chiuso. Ma il Maestro, come altri
grandi prima di lui, era rimasto letteralmente
affascinato dall’anfiteatro neoclassico e non
volle sentir ragioni. Il concerto si doveva tenere all’aperto. E così fu. Mussolini, accompagnato da un gruppo prestigioso tra cui spiccava la tromba e la voce di Guido Pistocchi,
diede il meglio di se davanti a centinaia e centinaia di spettatori estasiati. Durante il concerto, come spesso accadeva nell’anfiteatro,
la temperatura si abbassò ulteriormente. Decisi allora di togliermi il giubbino che indossavo, lo diedi ad uno degli addetti dietro le
quinte, che provvide a portarlo sul palco ed a
metterlo
sulle spalle
del Maestro
mentre lo
stesso stava
suonando.
Alla fine del
pezzo Mussolini infilò
il provvidenziale
giubbino e
portò a termine il concerto, concedendo
anche una
serie di bis.
Quando ho
appreso della morte di Romano Mussolini
(nella foto) il ricordo delle ore passate con lui
si è fatto improvvisamente vivo. In modo particolare mi è tornata alla mente la cena nell’agriturismo di Iole a Contursi Terme, laddove io e gli altri commensali, tra cui il Sindaco di Valva, avemmo modo con una certa
sorpresa di apprezzare anche le doti di genti-
lezza, affabilità ed elegante ironia di un uomo,
che sembrò a tutti pervaso da un profondo
amore per la vita. Ci lasciammo con un abbraccio e con un arrivederci che non ha avuto
purtroppo il seguito, che tutti avremmo voluto che ci fosse ancora per tanti anni. Addio
Maestro Mussolini e grazie di tutto!
Michele Figliulo
Le donne chiedono strada nel mondo dell’imprese e della politica
Lonardo e Montefusco: “Le donne sanno ascoltare prima di parlare”
La Fidapa (Federazione Italiana
Donne Arti Professioni e Affari) sez.
Paestum “Hera”, ha organizzato, presso il Museo del Gran Tour, un convegno: “Imprenditoria femminile a tutela della sicurezza alimentare e ambientale”. Ad introdurre i lavori Marilena
Montefusco, presidente della federazione di Paestum, a moderare gli intervanti Vincenzo Patella, ospite d’onore
il presidente del consiglio regionale
Alessandrina Lonardo.
E’ una prerogativa della federazione
organizzare convegni nei quali la
donna è protagonista. Questa volta il
tema è vasto e complesso e spazia tra
la sicurezza alimentare e quella ambientale. Vede la donna protagonista
in senso assoluto perché particolarmente sensibile a tali problematiche
per la sua cultura e per la sua predisposizione.
“L’ambiente deve essere protetto con
una consapevolezza maggiore da parte
di tutti i cittadini – esordisce la Montefusco – Da esso dipendono la salute,
la qualità della vita di ciascuno di noi
ma anche la possibilità di uno sviluppo reale e duraturo”.
Se si tiene conto che la problematica
ambientale viaggia di pari passo con
quella sanitaria, è facile intuire che
spetta all’uomo e alla sua volontà politica trovare la soluzione: tutelare e
garantire la salute focalizzando l’attenzione sulla qualità alimentare.
L’Unione Europea una legislazione
esaustiva e tra le più severe al mondo.
La qualità e la sicurezza del cibo dipendono dagli sforzi di tutte le persone della filiera alimentare: dalla produzione, alla lavorazione, al traspor-
to, alla preparazione fino al consumo.
Fausta Giannattasio, biologa, lavora
in un’impresa di consulenza. Illustra
la nuova normativa sui controlli e produzione di alimenti in agricoltura e nell’industria. “Il pacchetto d’igiene dei
prodotti alimentari stabilisce dei criteri di sicurezza alimentare e di igiene
del processo. E’ cambiata la filosofia,
agli operatori si richiede grande senso
di responsabilità e formazione adeguata”.
Amedeo Postiglione, studioso del diritto ambientale, ha parole di apprezzamento nei confronti delle donne che
trattano di ambiente perché in loro c’è
maggiore senso di responsabilità.
“Le nostre produzioni sono garantite? Se sì dobbiamo dimostrarlo eliminando le zone d’ombra. Il danno ambientale è un danno giuridico e l’U.E.
lo dichiara nel 2004. Dell’ambiente
fanno parte gli alimenti e l’inquinamento e il male che va prevenuto ed
evitato. Per questo ci vuole partecipazione sociale. Realizzare un sistema di
sicurezza regionale. I parchi tutelano
le biodiversità quindi devono lavorare
bene”.
Maria Luisa Centritto affronta il problema delle frodi e sicurezza alimentari e punta il dito sugli eventi dolosi, la
qualità dei prodotti e la contraffazione. “Tutte queste pratiche comportano
danni non solo al produttore ma anche
al consumatore che deve essere tutelato”.
Giuseppe Manzo, direttore dell’Arpac
di Salerno afferma che l’Arpac è predisposta al controllo ma ha finanziamenti propri ed hanno bisogno di mezzi
e, pertanto, è frenata nella sua azione.
Pasquale Quaglia, presidente del Consorzio di bonifica di Paestum, afferma
che il suo ente gestisce le acque sia potabili che da irrigazione con grande attenzione. Gli investimenti che sono stati
fatti hanno migliorato le strutture per
dare al cittadino il meglio in termini di
sicurezza e qualità.
Per Vincenzo Pepe l’ambiente è un valore, è promozione, è sostenibilità. Lo
sviluppo non deve essere limitato ma
razionato.
O T T I C A
Donato De Rosa, presidente della Comunità Montana Calore Salernitano,
s’inserisce nel discorso sicurezza ambientale e alimentare asserendo che
sono un patrimonio del territorio che
gli amministratori devono difendere.
Teresa Erra parla del ruolo delle
donne nel fare impresa a livello internazionale e dice che ha grande attenzione nel mondo agricolo. In Africa
così come in Asia le donne sono responsabili della sicurezza alimentare
a partire dalla famiglia che è la prima
cellula dove si fa impresa.
Per l’onorevole Salvatore Arena c’è
l’esigenza di riflettere sulla qualità.
A concludere gli intervanti l’onorevole Alessandrina Lonardo. A lei “piace
ascoltare prima di operare” ed è ciò
che succede nel Consiglio Regionale
della Campania che presiede. “La
donna è una grande imprenditrice perchè affronta il rischio con concretezza”. Per lei ambiente vuol dire rifiuti.
I problema rifiuti viene vissuto con “disattenzione” dal cittadino ma “l’attenzione” morbosa della criminalità. Il
cittadino deve diventare virtuoso con
la raccolta differenziata. Gli amministratori devono garantire un’azione al
di sopra di ogni sospetto per fugare i
dubbi di infiltrazioni. Abbiamo l’obbligo di preservare e salvaguardare non
solo la nostra storia ma anche il nostro futuro. Dobbiamo difendere la nostra identità. “Penso che sia necessario un dialogo tra le istituzioni per meglio organizzare il territorio. Anche a
livello di regione Campania è in atto
una riorganizzazione più efficiente”.
Gina Chiacchiaro
IMMIGRAZIONE
L’art. 3 contempla e regola le politiche migratorie. La norma
mira a conferire una regolamentazione stabile
ai flussi migratori in Italia, in coordinazione con la politica europea in materia.
Ogni tre anni viene predisposto il documento programmatico relativo alla
politica della immigrazione e degli
stranieri nel territorio dello Stato. E’
istituito presso la presidenza del Consiglio dei ministri il comitato di coordinamento che ha funzioni di controllo delle norme di cui al Testo Unico e
tale organismo esprime il parere sul
decreto annuale che indica le quote
massime di ingresso di cittadini extracomunitari per lavoro autonomo.
In sostanza il documento programmatico indica le azioni e gli interventi che
il nostro paese intende svolgere per
regolare in maniera accettabile i flussi migratori e limitare gli arrivi clandestini che tanti problemi umani e sociali comportano. Gli interventi si stanno
orientando, giustamente, verso una
funzione preventiva, aiutando i paesi
di partenza nell’opera di limitazione e
controllo dei flussi. Oltre al controllo
degli arrivi clandestini non sono trascurati, ovviamente, i profili umani,
tanto è vero che si cerca di favorire le
relazioni familiari degli stranieri nonché il loro inserimento sociale e culturale in Italia. Le disposizioni dell’art. 3
in esame vanno coordinate con quelle di cui all’art. 21 che disciplina il lavoro degli immigrati. Rilevante pare la
disposizione secondo cui, nello stabilire le quote annuali di lavoratori che
possono entrare in Italia, sono previste
restrizioni numeriche per l’ingrasso di
cittadini di paesi che non collaborano
con noi per contrastare la immigrazione clandestina. Ciò rientra in una politica di massima collaborazione con i
paesi di provenienza degli immigrati.
Lo stesso art. 21 prevede un trattamento preferenziale per i cittadini
stranieri di origine italiana. Il Ministero dell’Interno raccoglie i dati sull’immigrazione a fini statistici e ovviamente per il perseguimento delle finalità
istituzionali che concernono le misure di carattere economico e sociale
verso gli stranieri soggiornanti in Italia, la definizione dei flussi migratori,
l’inserimento sociale e culturale degli
stranieri ecc. La politica migratoria, infine, ad avviso dello scrivente, pecca
di molta superficialità e mal organizzazione. Invero, si organizzano i flussi
migratori annuali, tralasciando il gravissimo problema dei tanti cittadini extracomunitari che soggiornano irregolarmente sul territorio nazionale.
E allora non sarebbe opportuno pensare prima alla regolamentazione dei
soggiornanti irregolari sul nostro territorio e poi alla regolamentazione dei
flussi migratori?
e-mail:[email protected]
Gerardo Cembalo
N.07 03 marzo 2006
ALBURNI
Persano, dove il grigioverde è sempre più rosa
Una soldatessa: “L’intelligenza delle donne è fondamentale per l’esercito”
Il grigioverde domina su Persano e dintorni. Ma si tinge del rosa delle 40 soldatesse della “Garibaldi”. Una di loro,
poco più di vent’anni, racconta soddisfatta: “Con la divisa, correrò anche dei rischi, ma oltre la forza nell’Esercito di
oggi ora si usa molto il cervello. L’intelligenza delle donne è fondamentale. E
voglio cimentarmi anche con la carriera”. A qualche metro di distanza un collega scrolla la testa: “Che vi volete fare,
sono arrivate anche qui”. Nella Brigata
“Garibaldi”, guidata dal generale Carmine De Pascale, di Mercato San Severino,
su di un totale di 4500 effettivi 350 sono
gli originari dalla nostra provincia. La
“Garibaldi” è stata la prima ad essere costituita da personale in servizio permanente, fin dal 1994. L’esercito professionale, aperto anche alle donne, è nato qui.
“A Persano formiamo i professionisti che
portano alto il nome dell’Italia nelle missioni di pace all’estero”. Così il comandante De Pascale sintetizza il lavoro che
si fa nei luoghi dove una volta i reali venivano a caccia e si allevavano cavalli di
razza. Pianure a perdita d’occhio, natura
incontaminata, fanno da sfondo ad attività di preparazione militare estremamente raffinate. “Qui teniamo l’alta
l’operatività della Brigata cosicchè –
spiega il generale - quando ci chiamano
a svolgere importanti missioni siamo in
grado di dare il meglio di noi stessi”. Un
lavoro rischioso, ma importante. Un distaccamento della brigata è stato a Nassiriya con i carri Dardo, mezzi da trasporto truppa dotati di tecnologia d’avanguardia e capaci di garantire una adeguata sicurezza anche in situazioni critiche.
Ed un poco più grigioverde sono diventati il Quadrivio di Campagna, Cerrelli
ad Altavilla, e poi Matinella di Albanella e Capaccio Scalo. I soldati di stanza a
IL GENERALE
CARMINE DE PASCALE
E’ laureato in scienze politiche, scienze strategiche e scienze diplomatiche internazionali. Ha 52 anni, sposato, due figli, pratica nuoto calcio e
... corsa, come s’impone ad un bersagliere.
Ecco Carmine De Pascale (nella foto
sopra), nato a Mercato San Severino, e comandante della Brigata Garibaldi. Dal 1974 al 1978 ha studiato
all’Accademia Militare. Nel 2003 è
stato a Londra per frequentare il
Royal College of Defense Studies.
Nel 1998/1999 è stato in missione in
Macedonia. Nello scorso anno era
impegnato con “Iraqui Freedom”,
presso il comando della forza multinazionale di pace. De Pascale ha partecipato a tutte le più importanti
azioni di pace dell’esercito italiano.
Persano, con un ottimo stipendio
in tasca, cercano case nei dintorni delle
caserme. E le trovano in questi ex borghi
agricoli. Come Ernesto e Mariangela
Meoli. Entrambi di Benevento. Sette anni
fa Ernesto inizia a svolgere il proprio lavoro presso la caserma di Persano e vi si
trasferisce. Inizialmente la sua vita si
svolge tra la caserma e i viaggi di ritorno a Benevento dove lo aspetta Mariangela. Dopo due anni il fatidico “Sì”.
E si trasferirscono a Campagna, al Quadrivio. Ma perché la loro scelta, come
quella di molti altri, è ricaduta su questa
zona? Loro dicono perché questa è la
zona più vicina alla caserma Cucci distante poco più di tre chilometri. Ma c’è
anche un motivo economico. Qui i prezzi degli affitti così come dell’acquisto di
appartamenti siano molto più accessibili
rispetto ad altre zone come Eboli e Battipaglia. Si tratta spesso di ragazzi giovani, sposati da poco, che all’inizio della
loro attività si ritrovano assegnati alla caserma di Persano. Giovani provenienti da
ogni parte d’Italia, anche se risulta come
ci sia un forte nucleo d’origine pugliese.
A Persano si vive come in mezzo ad un
film. Paesaggi ed atmosfere occhieggiano al romanzesco. Gli ultimigrandi boschi di pianura della Campania sono qui.
Molti dei nomi delle strade sono al femminile, retaggio del tempo delle languide nobildonne borboniche, e poi nel periodo unitario, con le mogli e le figlie dei
comandanti del presidio militare, s’incontravano felici coi guardiacaccia e gli
stallieri che allevavano, per l’Esercito,
ma anche per i grandi concorsi ippici, il
cavallo di razza Persano , ottenuto dall’incrocio alternato di cavalli arabi con
cavalli inglesi.
I loro passi echeggiano nei viali Casina
Reale, “fatta a guisa” di Convento di
frati, come scrisse il terribile toscano
Bernardo Tanucci, primo ministro borbonico. Sedici splendide sale ed uno scalone rifinito da Vanvitelli. Ronca, e Capone, Cucci sono i nomi delle caserme
dove il pubblico oggi entra liberamente
solo per vedere le cerimonie del giuramento di emozionati soldatini ed orgogliose soldatesse.
Oreste Mottola
Albanella: il miraggio del Progetto Magna Grecia
I conti sbagliati sulle presenze future al tempiofalsofintoantico
Una buona dose di ottimismo, qualche improvvisato operatore dei beni
culturali e una massiccia dose di incoscienza.
Questi gli ingredienti per la nascita
del Progetto Magna Grecia: un
parco a tema di oltre 10.000 mq di
cui quasi 5.000 in cemento armato;
la ricostruzione di un tempio e di
un teatro greco (sempre in cemento armato), un blocco di travertino
con l’indicazione delle città della
Magna Grecia e un museo virtuale
con tanto di ricostruzioni. Il tutto per la faraonica cifra di . 1.500.000 (tre miliardi delle vecchie
lire).
Eppure, chiunque avesse letto a fondo la relazione si sarebbe accorto della esagerazione nella
stima delle visite come per le previsioni degli introiti. Un milione di euro di introiti all’anno con
una previsione di flusso turistico pari a 50.000 visitatori annui ed una spesa pro-capite di 18,50
euro. Senza dimenticare che negli anni successivi i visitatori potrebbero diventare addirittura
150/170.000.
A questo punto non ci resta che analizzare le cifre
di Paestum, la località da cui questo turismo dovrebbe essere “drenato”. L’anno 2004 si chiude,
per la nota località archeologica, con 432.409 visitatori e un introito lordo pari a 819.770,50 euro.
Se pensiamo che gli acquirenti di guide e audioguide non superano mediamente il 9-11% dei visitatori* e che una guida non supera il costo di
12 euro, ci rendiamo conto che gli introiti non supereranno mai i 520.000 euro annui.
Se sommiamo gli introiti lordi (819.770,50) e gli
introiti dei “gadget” (520.000) si
evince che ogni turista lascia a Paestum circa 3 euro. Bisogna analizzare però un altro dato caratteristico: il turismo scolastico e quello
over 65, il popolo dei non paganti,
che rappresenta a Paestum oltre il
66,5%.
Ad Albanella anche ai bambini delle
scuole elementari verranno prelevate 13 euro tra entrata, servizi e gadget vari dato che pagheranno ed acquisteranno il 100% dei visitatori,
secondo i loro calcoli. Il resto dei soldi arriverà da
cinque grandi eventi senza considerare, però, i
grandi centri convegnistici presenti sul territorio
pestano.
Nei vari conteggi non leggiamo nulla riguardo ai
costi di manutenzione che graveranno sulle spalle degli albanellesi qualora dovesse naufragare il
progetto. Su questo, probabilmente, il progettista non ha voluto fare stime di previsione.
Mario Serra
*Dossier Musei 2005 a cura del Touring Club
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N.07 03 marzo 2006
CALORE
Fasolino e Brusco supporters di Capuano, ma per AN è troppo tardi
Il senatore: “La mancanza di fondi è colpa di Bassolino e non di Berlusconi”
Il 19 febbraio, un’aula consiliare gremita ha assistito al resoconto di fine
mandato del sindaco di Roccadaspide,
Giuseppe Capuano. Da registrare l’alto numero di giovani e rappresentanti
del gentil sesso. Due i sostenitori di
punta della ricandidatura di Capuano:
il senatore Gaetano Fasolino e l’onorevole. Franco Brusco. Per la maggioranza sono intervenuti, tra gli altri, Nicola Leone, Antonio Miano e Franco
Sabetta. Il sindaco uscente ha elencato le opere realizzate e in itinere, includendo l’impegno della sua amministrazione e dell’opposizione. “ Alla
fine del mio mandato, traccio un bilancio di questi cinque anni. Io ho dato
il mio contributo, come tutta l’amministrazione, e ha inciso anche l’operato della minoranza. Credo sia un dovere ricandidarmi verso chi mi ha dato
fiducia”. Nell’ambito scolastico, Capuano ha riproposto la soppressione
delle pluriclassi che, ancora, persistono a Serra e a Carretiello. “ Le pluriclassi si possono eliminare solo con gli
accorpamenti, già avvenuti a Doglie e
Tempalta che ospitano, rispettivamente, le scuole materne ed elementari.
Ora tocca alle scuole di Serra e Carretiello. So che è una decisione nociva e
impopolare, da un punto di vista elettorale. Trovo più nociva, però, la preparazione inferiore degli allievi delle
pluriclassi”. Sulle reti idriche e fognarie, il sindaco si è così espresso. “Il
problema madre è che Roccadaspide
conta 7400 abitanti distribuiti
lungo un’ampia superficie
di 64 kmq, per
cui la rete idrica è sottoposta
a continue rotture. I tratti più
critici
sono
stati sostituiti.
E’ previsto un
impianto di sollevamento in
località Verna
per distribuire,
contemporaneamente, l’acqua alle frazioni, senza il bisogno di chiuderla”. Anche i collettori fognari erano usurati e sono stati realizzati laddove mancavano, come in
Via Carpine e in Via Cesine. E’ stato
adeguato il depuratore in località S.
Antonio”. Quando il sindaco ha parlato di parcheggi e piazze, previsti
anche a Carretiello, un cittadino è
sbottato. “ Io abito a Carretiello, ma di
piazze e parcheggi, non ne ho mai
visti”. Il direttore Bartolo Scandizzo e
Giovanni Francione hanno interpellato Capuano sulla zona Pip e sulle evasioni fiscali. “ Ho incaricato un tecnico che ha individuato la zona, ma accanto alla zona Pip, c’è il Piano regolatore generale, ora denominato Puc,
Auricchio e Tabano
scelgono le primarie
cui non ho aderito anche perché siamo
in campagna elettorale. Circa l’evasione fiscale ci stiamo attivando con i tre
dipendenti affinché paghino tutti e di
meno”. Sul metano ha ribadito che:
“L’amministrazione è per la metanizzazione. Quando si parlava di Gpl riconvertibile a metano, si trattava di
una fase transitoria. Ora che anche il
metano è trasportabile su gomma, le
cose sono cambiate”. Ha suscitato perplessità il punto sulle opere cimiteriali. “ I cittadini chiedono cappelle già
fatte e le abbiamo realizzate. Non
violo nessuna privacy affermando che
anche il capo dell’opposizione ne ha
fatta richiesta. E’ in corso il bando per
la realizzazione dell’impianto delle
lampade votive”. Per cui un cittadino
ha tuonato: “ E’ una vergogna che
Roccadaspide non ce l’abbia”. Capuano ha lamentato il taglio di fondi ai
Comuni. Punto che Brusco ha smorzato: “ E’ la regione che non ha saputo usare i fondi speciali europei. Roccadaspide, inoltre, può essere considerata la città dei servizi per il punto
Inps, Centro informagiovani ecc.” Per
Fasolino: “ Bassolino ha sperperato i
fondi per i rifiuti. Su Capuano voglio
dire che sarà rappresentativo per tutti”.
Il sindaco ha invitato politici e cittadini a contattarlo per un discorso di alleanze.
Francesca Pazzanese
Sfrattato il museo polivalente di Nerina
Dall’artista molte domante. Attende le risposte
L’Associazione Shunt si appresta
ad organizzare, anche per questo anno, la festa che vede coinvolto il Centro Storico di Roccadaspide e il Castello dei Principi
Filomarino (oggi Giuliani). Quella di quest’anno è la XI edizione. Negli anni scorsi il borgo
medievale ha visto l’alternarsi di
tanti avvenimenti culturali legati a diversi settori: arte, artigianato, musica, gastronomia,
spettacolo.
Attraverso questa manifestazione si è voluto evidenziare il
cuore del Centro Storico, dove
regna il silenzio più profondo
perché completamente abbandonato, in alcuni punti. Di grande importanza è lo spazio:
“Museo Polivalente” che l’associazione “Shunt”, spesso con
l’aiuto di altre associazioni, con
una interazione tra pubblico e
privato, volta a favorire la conoscenza, la cultura e l’economia,
ha organizzato. In un edificio
Comunale del centro storico di
Roccadaspide, uno spazio polivalente (Museo), raccoglie ed
espone opere d’arte contemporanee
(pitture, sculture,
grafiche, fotografie) di affermati artisti, raccolte dall’associazione attraverso concorsi e
premi durante le
diverse manifestazioni nel borgo;
arredi ed oggetti
della civiltà contadina, tra cui un antico telaio con accessori; una raccolta di libri sul Cilento, edite da
Galzerano e non
solo, notizie raccolte dalla funzione di “Archivio Osservatorio”di tale
spazio.
Oggi questo spazio è stato destinato dal Comune ad
un uso diverso, per questo i materiali devono necessariamente
essere trasferiti.
Ora, io mi chiedo, quale sarà la
sede che sarà utilizzata per continuare questo discorso? Si in-
tende dare seguito ad un discorso di questo tipo e prestare la
giusta attenzione al problema
del centro storico di Roccadaspide? Deve essere informata l’associazione suddetta, circa la
prossima sistemazione di questo contenitore la cui funzione
è quella di rivalutare la storia di
un popolo altrimenti ridotto al
lumicino, relegato ai margini in
attesa di essere cancellato?
Qual è l’impegno verso questi
cittadini, che ancora abitano tra
i vicoli e mantengono vive quelle regole del vicinato completamente scomparse nel cosiddetto mondo emancipato?
Sono domande che attendono
una risposta, certamente è una
regola civile quella di tenere informata l’associazione e i cittadini su quale sarà la collocazione prossima dello spazio che,
nato per la esigenza di conservare le opere, certamente potrebbe costituire uno dei volani
che fanno finalmente decollare
ciò che parla del nostro passato
e delle nostre specificità.
Volano di cultura, di specificità,
di economia.
Nera D’Auto
E’ stata la serata di Giuseppe Capuano! A
dato molti numeri, il medico sindaco di
Roccadaspide, ma ha anche colpito nel
segno entrando a piedi uniti nel dibattito
pre - elettorale che si sta sviluppando a
Roccadaspide.
Al suo fianco nessun amministratore ma
due parlamentari della maggioranza berlusconiana: il senatore Gaetano Fasolino e
l’onorevole Franco Brusca che hanno assistito allo snocciolare di cifre scrupolosamente segnata in una decina di cartellette.
Tra il pubblico molti interessati spettatori,
ma anche molti cittadini accorsi a sentire il
sindaco che reagisce all’abbandono di una
parte della sua maggioranza che lo ritiene
perdente nel confronto con Girolamo Auricchio, anche lui presente.
Non è dato sapere come sarà accolta la sua
chiamata a raccolta per la composizione di
una lista che lo confermi capolista e lo
ponga nella condizione di potere tentare di
conservare la poltrona di primo cittadino
“per completare il lavoro iniziato”.
E’ doveroso ricordare, però, che lui stesso
dichiarò che avrebbe dedicato solo cinque
anni della sua vita agli interessi generali del
suo paese.
Primi destinatari dell’appello dovrebbe essere AN che, nella persona del suo presidente di sezione Gianfranco Capo, risponde così:”La proposta potrebbe essere fuori
tempo massimo. Noi stiamo già lavorando
alla costituzione di una lista civica autonoma.”
Per essere credibile Capuano deve fare un
passo indietro e discutere prima di programmi e poi, insieme, decideremo i ruoli.
In ogni caso sarà l’assemblea di sezione ad
avere l’ultima parola sulle scelte da fare nel
merito delle proposta.”
Intanto nel campo di Auricchio si tratta
sulla proposta/provocazione lanciata da
Giovanni Francione: “Scegliamo il candidato sindaco con le primarie!” Infatti solo
così si potrebbe ricomporre il “fronte” rotto
con l’autocandidatura di Tanino Tabano e
mettere in orbita molti soggetti “pensanti”
che non sono disposti ad accodarsi ad un
gruppo strutturato e “pretendono” di avere
voce in capitolo sul programma e nella determinazione del candidato a sindaco. Si
parla già di una possibile data: il 19 marzo
prossimo. Sul fronte dell’accoppiata Ricco
De Rosa, al di là dell’insofferenza sull’iniziativa pubblica del sindaco (“Non ci ha
nemmeno avvisati. Lo abbiamo letto sul
giornale e sui muri!”) si mostra sicurezza:
“Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
L’appello a sostenerlo sarà raccolto da
poche persone e con poco peso specifico.”
Insomma, le posizioni sono molto distanti.
Se è vero che AN pensa ad una sua lista, se
è evidente che Capuano non ha intenzione
di mollare, se Ricco e De Rosa sono incamminati su una strada che non ammette deviazioni, allora fare previsioni è davvero
difficile. Ma è anche facile prevedere che,
alla fine, qualcuno si farà da parte e, solo allora, col segno del poi, si potrà capire chi ha
avuto ragione o torto.
B. S.
N.07 03 marzo 2006
DIANO
Caciocavallo di Polla a Caracas
Una cliente americana fa da ponte
L’azienda agricola De Flora, di Polla (Salerno), specializzata nella produzione e vendita
del tipico caciocavallo e di prodotti caseari, è
gestita da Pasquale De Flora e sua moglie dal
1991. Il caciocavallo De Flora, caratterizzato
da una lavorazione attenta alle tradizioni, cinque anni fa arriva in Germania, grazie a un
emigrante del Vallo di Diano. E pochi mesi
fa è una compaesana dei titolari a portare il
tipico prodotto in Venezuela, distribuito poi in
punti vendita specializzati e ristoranti. Tramite fondamentale per la promozione del prodotto sono anche alcune fiere regionali.
Una vita scandita da ritmi precisi e identici, il
rumore dei trattori che sveglia l’attività e dà
inizio a una nuova giornata di lavoro, ottanta
capi di bestiame, di cui circa quarantacinque
sottoposti a cicli e stagioni di mungitura. Sono
queste le caratteristiche che fanno dell’azienda agricola De Flora di Polla (Salerno), specializzata nella produzione e commercializzazione di prodotti caseari, una realtà fuori
dal tempo e completamente immersa nella tradizione.
“I nostri ritmi non sono assolutamente paragonabili a quelli di una grande industria casearia - spiega Angela Carrano, moglie del
titolare Pasquale De Flora, che con lui ha intrapreso e continuato l’attività di famiglia , ma noi siamo contenti di essere una piccola realtà: solo questo genere di attività conserva intatti i sapori di una volta, quelli che
ci premiano quotidianamente, soprattutto all’estero”. Ed è proprio l’estero che cinque
anni fa premia il caciocavallo e i prodotti caseari dell’azienda De Flora, tutti genuini e
realizzati ancora secondo le antiche ricette.
Come spesso avviene in questi Paesi, e per
queste attività, il tramite è un importatore emigrante. “Cinque anni fa un privato di Polla che adesso vive in Germania è stato qui in azienda - racconta la titolare - ricordando i sapori della
sua terra, lamentava la mancanza di simili prodotti in Germania. E ha deciso di acquistarli per distribuirli in Germania, con un riscontro notevole. La
qualità ci ha premiati ancora: è stato
un ragazzo francese a scegliere il nostro caciocavallo - aggiunge Carrano è stato in azienda, ha acquistato il nostro prodotto per la successiva distribuzione nei ristoranti
francesi, non della capitaPROFILO AZIENDALE
le, ma della zona costiera Ragione sociale: Azienda agricola De Flora Pasquale
francese”. Il passaparola e
Anno di costituzione: 1991 (l’azienda apparteneva
la fiducia dei clienti dungià ai genitori del titolare)
que, permettono all’azienSede: C.da Cisterna Polla (Salerno)
da di valicare l’oceano e
Amministratore unico: Pasquale De Flora
raggiungere il Venezuela.
Settore: caseario (produzione di caciocavallo)
“All’inizio imputavamo
Addetti: 2
tutto solo a un colpo di
Mercati di sbocco: Venezuela, Germania, Francia
fortuna - ammette la titoTel.: 0975/390468
lare - invece ci siamo ricreduti e abbiamo capito
sebbene, più modeste. “Siamo stati alla Fiera
che stavamo andando nella direzione giusta. di Villa d’Agri, dedicata alla gastronomia e
E’ una soddisfazione sapere che il nostro all’artigianato, e a quella di Policastro” spieprodotto è presente anche sulle tavole dei ri- ga la titolare.
storanti di Caracas”. Questa volta è una com- Norme igieniche puntuali e scrupolose, cicli
paesana dei titolari a portare il prodotto in di produzione fatti con passione e dedizione,
Venezuela, con un riscontro notevole. “Ma caratterizzano quest’attività, che guarda agli
ci hanno aiutato anche le fiere” dice Carra- altri mercati esteri con curiosità, ma senza
no, precisando che i clienti affezionati non l’ansia di un obiettivo prossimo. “Vogliamo
troveranno mai il loro nome nelle grandi continuare a puntare sulla qualità” conclufiere di respiro internazionale, ma in quelle de Angela Carrano.
regionali e locali, ugualmente importanti
Emilia Filocamo
Il trionfo di Mimmo Morena in coppa Italia
Nella finale di Forlì, successo della sua Carpisa Napoli contro Roma
“I quarantacinque minuti più importanti
della mia carriera”: così ha sintetizzato
Mimmo Morena il suo primo alloro da professionista, a trentasei anni, in coppa Italia,
nella tiratissima finale giocata a Forlì e vinta
dalla Carpisa Napoli di Bucchi contro la Lottomatica Roma allenata da Svetislav Pesic,
con il risultato di 85 a 83 dopo un tempo supplementare.
Ma il successo è maturato nel corso di una
splendida Final Eight, che metteva di fronte
le prime otto classificate al termine del girone d’andata,
grazie ad un lavoro concretizzato con i fatti
e con la giusta prospettiva di esperienza e
spregiudicatezza che la squadra ha messo in
campo, come confermato dall’incredibile
campionato che i ragazzi del presidente Maione stanno svolgendo. E che il capitano della
formazione partenopea, giunto alla tredicesima stagione a Napoli e alla diciottesima da
professionista, ama raccontare nel calore
della sua voce: “Eravamo la squadra con la
minore esperienza - commenta il ragazzo teggianese - ma abbiamo dimostrato, partita
dopo partita, di sapercela giocare alla pari
nelle partite con Milano e con la Fortitudo
Bologna, che ci hanno condotto alla finale”.
Una vittoria che avvalora lo spirito di una
squadra coesa e capace di giocare secondo
uno schema di profonda intelligenza tattica e
una base dinamica di contenuti agonistici:
“I singoli, da Cittadini a Greer, fino a Ste-
fansson hanno
saputo esprimere
un contributo di
grande forza e
carattere
in
campo, ma è
sempre il quintetto che consegue questi risultati”. Lo spirito
di Morena si rivolge alla realizzazione di un
successo
che
trova le sue radici nel Vallo di
Diano, “nelle
origini sassanesi
di mia madre e
nell’orgoglio di
Teggiano, la mia cittadina”. L’effetto del successo ricorda il vigore di un risultato “che
nasce al Sud, 15 anni dopo lo scudetto di Caserta e dopo 38 lunghissimi anni dall’unica
coppa nazionale vinta dalla storica Fides,
anche perché il movimento cestistico meridionale ha bisogno di una forte impennata di
praticanti e di seguito”. Le sensazioni del
trionfo si avvertono “nella grande spinta di
affetto di Napoli, dei suoi tifosi e degli sportivi campani, che hanno affollato il Pala
Fiera di Forlì nella giornata di domenica”.
Ed il legittimo sogno di un’intera città è il
tricolore, al termine dei play-off scudetto: “A
questo punto, è lecito sognare, affinché sia
possibile regalare agli appassionati una
grande gioia che nobiliterebbe la nostra
squadra come ai tempi delle grandi partite
del Pala Argento”.
Quarantacinque minuti che fanno la storia,
che costruiscono la carriera e il palmares di
uno sportivo: a Forlì, il grande Mimmo si è
guadagnato il calore della leggenda, il colore delle emozioni, il momento di gloria che
solo i grandi capitani scolpiscono nelle curve
della nostra memoria.
Carmine Marino
Liberi per sempre
dal colesterolo?
E’ una nuova associazione di principi attivi da poco in commercio la
Simvastatina (già da molti anni
usata in terapia) e l’ezetimibe di recente immissione nel mercato statunitense prescritta per diminuire i
livelli di colesterolo totale, colesterolo LDL e trigliceridi. Il nuovo farmaco prevede l’inibizione della sintesi del colesterolo per mezzo della
statina e l’inibizione dell’assorbimento del colesterolo a livello intestinale per azione dell’ezetimibe.
L’ezetimibe inibisce l’assorbimento intestinale del colesterolo alimentare di circa il 54% e non interferisce con l’assorbimento delle
vitamine liposolubili. Sono stati
condotti diversi studi e in tutti i
casi l’innovazione farmaceutica
sembra dimostrare una maggiore
efficacia sulla riduzione del colesterolo LDL rispetto agli altri farmaci utilizzati nel controllare il colesterolo. L’assoziazione ezetimibe/simvastatina è disponibile in
commercio in Italia con i nomi di
Inegy, Vitoryn, Goltor ed è indicata nei casi di ipercolesterolemia
come terapia aggiuntiva alla dieta
nei pazienti con ipercolesterolemia
primaria o con iperlipidemia mista
ove sia indicato l’uso di un prodotto di associazione. Si sottolinea che
l’utilizzo di questo medicinale deve
essere riservato solo ai pazienti in
cui la somministrazione dei comuni farmaci risulta non adeguata.
Questo perché il profilo di sicurezza del farmaco non è ben definito
ed alcuni degli effetti tossici sono
stati più pronunciati di quelli osservati nel corso di trattamenti con
statine da sole. Vi ricordo l’importanza di un attento monitoraggio
degli enzimi epatici, del CPK e all’osservazioni di sintomi quali dolori e debolezza muscolare. Inoltre
questo farmaco non deve essere
assunto da pazienti con trapianti
renali che assumono ciclosporina
(Sandimun), in pazienti che assumono alcuni farmaci antibiotici del
gruppo dei macrolidi (Eritrocina,
Klacid, Macladin, Ketek) e deve essere evitato l’utilizzo di succo di
pompelmo. Queste associazioni
sono pericolose perché espongono il paziente ad aumentati effetti indesiderati.
Alberto Di Muria
[email protected]
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N.07 03 marzo 2006
CERVATI
I pionieri della neve e il “gatto” solitario
Nelle valli piemontesi si celebrano le ventesime olimpiadi invernali, nell’Alta valle del Calore si festeggia la neve
Un manipolo di volenterosi, abbigliati
alla meno peggio, si avventurano su navette di fortuna sulla provinciale del
Cervati (il primo tratto finalmente
degno di questo nome) per andare incontro ad una giornata indimenticabile
di sole, di emozioni e di maldestri tentativi di emulare anche solo la più banale immagine delle “infinite” che
scorrono sugli schermi TV in questi giorni.
La neve è bianca anche qui! Sicuramente è più naturale e riesce ancora a sciogliersi al sole perché non
trattata con additivi.
I monti sono imponenti anche qui!
Perché a guardare dal basso verso
l’alto le guglie innevate del Cervati si ha la stessa sensazione di capogiri che si prova quando, con il
naso all’insù, si tenta di catturare
qualche immagine del Dente del
Gigante che troneggia di fianco al
Monte Bianco.
La gente è allegra anche qui! Per-
ché i colori delle tute da neve, lo scivolare delle lamine degli sci e la sensazione di penetrare un mondo incantato
sono gli stessi di chi si avventura nella
Valle Stretta che porta da Melezet in
Francia.
Allora, perché è così difficile convincerci che basta poco per dare una dimensione turistica, anche quella più
consumistica, ad un territorio
che ha tutto per darsi a quanti
hanno voglia di incontrare la natura che più pura non si può?
Sicuramente, manca la presa di
coscienza dell’importanza di vivere a due passi dal paradiso in
terra: faggete che d’estate ti proteggono dalla calura del sole
grazie alle loro impenetrabili foglie e, d’inverno, si aprono per
donarti il tiepido calore dei raggi
del sole che ti raggiungono dribblando i rami degli alberi che
pungono il cielo.
Certamente, manca una efficace organizzazione che faccia
dell’accoglienza e dell’ospitalità spontanea una leva per superare le asperità della viabilità che continuano a separare
i flussi turistici della costa da
un territorio che saprebbe dare
esperienze indimenticabili a
chi avesse voglia di evadere
dalla banalità di un’estate (primavera, inverno, autunno)
tutta eguale.
Evidentemente, è ancora latente la volontà dei nostri valligiani di impegnarsi in modo
sistematico in sistematiche
iniezioni di cultura ambientale che faccia apprezzare, loro per primi,
il patrimonio ambientale in cui si trovano a vivere.
Non so se la mia generazione riuscirà a
vedere la terra dei padri alzare la testa
e guardare con fiducia il futuro che sta
giusto al centro tra il Cervati e la bella
piazza di Piaggine (potrei dire lo stesso di Valle dell’Angelo, Laurino, Sacco
...). Certamente ho visto uomini e
donne che sono accorsi ai piedi del
monte per godere insieme di una splendida giornata che la natura ha concesso a noi, e solo a noi, di vivere in una
terra fantastica.
Simbolo di questa ricerca è Giuseppe Musto, un uomo cresciuto
con la sua terra negli occhi, con la
passione per la natura nel cuore e
con la voglia di esserci anche se
non appare. Chi altri poteva pensare e realizzare l’impresa di comprare (a sue spese) e di portare un
“gatto delle nevi” del Trentino sul
pendio del Cervati per battere una
pista per lo sci di fondo?
Dopo aver battuto la neve per due
giorni, eccolo a guidare il gruppo
di pionieri della neve che si addentra verso il “Piano degli zingari”
con sci ai piedi, con il Cervati è
“occupato” a tenere a bada le nubi
provenienti da Sud e negli occhi
un sogno che per lui, e non solo,
comincia a diventare realtà. Realtà che comincia a dare soddisfazione anche ad Angelo Coccaro (detto
Alì) e a Vienna Cammarota impegnati da sempre a promuovere,
promuovere, promuovere una terra
dopo secoli di bocciature da parte
di una storia ingrata.
Bartolo Scandizzo
La rappresentanza della Comunità
Montana Calore Salernitano alle
Olimpiedi della neve a Torino
Al centro l’assessore
Gian CarmineVerlotta
La pista da fondo sulle impronte del lupo
Saliamo accompagnati da Franco, un autista della Comunità Montana, tanto competente quanto paziente,
che ci attendeva a Piaggine, dove siamo arrivati dopo
un’ora e mezzo quasi da Salerno, perchè siamo passati da Trentinara, al ritorno, per Roccadaspide il tragitto dura poco più di un’ora.
Attraversiamo i monti cilentani, di una bellezza incomparabile, troviamo mucche al pascolo, storie di
personaggi che vivono qui isolati ma felici e ad aspettarci due amici straordinari, Vienna Cammarota (storica guida del Cilento originaria di Felitto) che indomita coordina le operazioni, con una gamba ingessata, e Peter Hoogstaden, ingegnere e manager del
turismo, olandese, trapiantato in Campania da più di
un decennio, che si è impegnato in questa idea che è
stata voluta con la passione degli ambientalisti locali.
Questi già da anni battono questa pista privatamente (loro hanno acquistato sci e ciaspole e gatti delle
nevi, poco e niente invece da parte del Parco del Cilento e altri enti pubblici salvo la Comunità Montana), oltre a valorizzare percorsi di trekking nei boschi
tra Piaggine e Valle dell’Angelo e discese in canoa di
rafting nelle gole del Calore. Chi ha partecipato alla
festa della neve ha potuto provare il percorso di quattro chilometri, con il simbolo l’orma del lupo, scannerizzata dall’originale, perchè qui, in questa natura incontaminata, si trovano ancora lupi e cervi. Una bella
soddisfazione che si sono presi i primi cinquanta ap-
passionati di fondo saggiando le potenzialità di un
anello che va da quota 1100 a quota 1550. E’ soprattutto la Comunità Montana ‘Calore Salernitano’ che
ha reso possibile l’inaugurazione della prima pista da
sci escursionistico nel Cilento.
La pista la ha progettata (in verità per queste piste si
segue semplicemente la sterrata - quindi impatto ambientale zero) Hogstaden con i lavori voluti dall’assessore alla forestazione Clementina Giordano con i
lavori seguiti dal Geom. Buono ed il Geom. Pazzanese. «Scordatevi impianti di risalita e rifugi civettuoli - avverte però Angelo Coccaro, ristoratore di
Valle dell’Angelo, detto Alì, presidente dell’Associazione prodotti di qualità del Cilento - qui si va avanti
a forza di muscoli e mai vedrete una pista di discesa.
Non devastiamo le foreste per far piacere ai discesisti
della domenica. Siamo per uno sviluppo ecocompatibile». Gli slalomisti sono avvertiti. Però tra i programmi di «valorizzazione» del Cilento, che saranno
messi in campo con la prossima annualità 2007-2013
dei fondi europei, c’è proprio uno studio di fattibilità
per un impianto di risalita dalle parti del Cervati. L’argomento non è stato materia di discussione nel corso
delle escursioni e degli assaggi di prodotti tipici alla
fontana del caciocavallo, una spianata un po’ sopra
Piaggine a 1200 metri, la zona prescelta per i bivacchi
tra una sciata e l’altra. Salsiccia e formaggio, strettamente podolico, con un ottimo vino rosso, tutti pro-
dotti genuini, gustati da appassionati provenienti dall’Aspromonte a Roma, hanno allietato le splendide
giornate. «La pista di fondo doveva cominciare dai
1200 metri - dice Giuseppe D’amico che con Vienna
Cammarota di Felitto è tra gli animatori delle attività
escursionistiche nell’area - ma si è partiti da quota
1350 per giungere al rifugio di Pianolle a 1600: poi è
cominciata un’escursione che ha riportato gli appassionati nuovamente alla fontana dove si è proceduto alle
degustazioni dei prodotti tipici». Un assaggio di turismo invernale che concretamente destagionalizza l’offerta della provincia.
Il Cilento d’inverno è ancora un’esperienza per pochi.
Eppure basta chiedere all’Associazione cilentana prodotti di qualità (0974.942553 - Giuseppe D’Amico)
per scoprire un rifugio sul Monte Cervati, nel territorio del comune di Piaggine: un’ottima base per partire alla scoperta del territorio e delle sue mille seduzioni.
Visto il successo ottenuto con la prima pista da sci, la
Comunità Montana con gli ambientalisti, si pensa già
alla creazione e manutenzione di altre piste, per un
pubblico variegato. L’anno prossimo, la 3a Festa della
Neve potrà svolgersi su varie piste. In più c’è anche il
progetto per la creazione di alcune guide sui percorsi
della zona, quelli pedonalii, ma anche quelli in mountain-bike e quelli da sci.
Michele Cinque
Cervati, piacere da scoprire
In una splendida ma fredda giornata di
febbraio, con addosso più di un capo di
vestiario per evitare colpi di freddo, ci
siamo avventurati sul monte Cervati, il più
alto della Campania, senza però immaginare ciò che avremmo vissuto. Attraversato il paese di Piaggine, una strada stretta
e ciottolosa ci porta più in alto a circa 1200
metri di altezza verso una spianata dove
lasciamo la macchina e incominciamo a
prepararci per fare una bella passeggiata.
Lì troviamo compagni di avventura. Con
una chiacchierata si entra in sintonia davanti ad caminetto acceso in un rifugio di
fortuna: siamo alla famosa “Fontana del
caciocavallo”. Calzate le ciaspe (racchette
da neve) e impugnate le racchette fornite
dall’organizzatori, ci siamo incamminati
lungo un vialetto innevato che ci ha portati in luoghi incantati tra il bosco di faggi
“infreddoliti” e le rocce che, qui e là, si intravedevano tra la neve, raggi di sole penetravano ad accarezzarci il viso. Talmente l’allegria e la voglia di esplorare il posto
che tutto il gruppo si è lanciato velocemente per il sentiero, ma chi come me non
era molto allenato, dopo circa un chilometro, si è fermato per una sosta. Il paesaggio lasciava senza parole. La sensazione
più forte era quella di non rendersi conto
di trovarsi in un posto così bello a pochi
chilometri da casa. Il sentiero portava al
rifugio di “Pianelle”, ma solo pochi sono
arrivati al traguardo. La neve era soffice e,
quando si scioglieva, dava vita a piccoli ruscelli che si facevano strada sul pendio
nella faggeta secolare. Il ritorno è stato
più distensivo, visto che la discesa era piacevole e l’andatura più lenta. Quasi speravo non finisse più. Il ristoratore di Valle
dell’Angelo, Alì, tra gli organizzatori dell’escursione, ci ha accolti a braccia aperte
alla spianata della fontana con bicchieri di
vino rosso fresco di botte. Gli organizzatori, attrezzati con tutto l’occorrente, avevano preparato bruschette di pane cotto a
legna con olio di oliva, un ottimo cacioca-
vallo tagliato a fette e salsiccia fresca e arrostita sulla brace. L’aria pura e la lunga
passeggiata hanno, di fatto, reso “ingordi”
tutti noi. Questo non ha impedito di pregustare la pasta con fagioli del Cilento. E
via così ... La comitiva era spensierata e il
luogo non lasciava spazio alle preoccupazioni di tutti i giorni… Non è stato facile allontanarsi dall’incanto del monte Cervati e
non c’è dubbio che presto ci ritorneremo
con l’augurio che tanti altri come noi ne
possano godere come è successo a me.
Anna Barlotti
N.07 03 marzo 2006
CAPACCIO
Donna e politica: Angela Pace racconta come si conciliano le due realtà
L’architetto capaccese in lizza per la Camera nello schieramento Rosa nel pugno
Una donna che nel mondo politico ha
saputo farsi spazio, senza lasciarsi intimidire da figure maschili.
Si tratta di Angela Pace, segretario provinciale dello Sdi, ora Rosa nel pugno.
E’stata una delle persone più perseveranti nello sposare la causa del centrosinistra, senza mai avere qualche dubbio.
Attualmente si parla di una sua candidatura alla Camera ed in merito dice:
“Al momento la discussione è ancora
aperta, ma credo di poter immaginare
una mia possibile candidatura quale capolista regionale in Campania 2. Credo
molto in questo nuovo progetto Rosa
nel pugno che è la vera novità dello
schieramento politico del centrosinistra nonché importante e fondamentale per affrontare questioni che toccano
la società civile e che servono per modificare l’attuale situazione, in modo
da evitare che l’Italia arretri sempre più
e perda rispetto a livello internazionale”.
La Pace mette in risalto le battaglie che
si dovranno affrontare come quelle dei
“diritti civili, del diritto ad una scuola
pubblica che abbia pure maggiore attenzione da parte di uno Stato laico e
libero, dell’impegno per un lavoro riconosciuto e non precario per i nostri
giovani ed anche per quelli che fuoriescono dal mondo del lavoro con un’età
più avanzata”.
Queste alcune delle tematiche che verranno trattate in campagna elettorale.
Il discorso con Angela Pace scorre in
tutta tranquillità, la donna appare entusiasta delle sue azioni e prosegue:
“Sono per una politica del fare, non
ipocrita, che affronti con lealtà le questioni attuali anche quelle più delicate
come: i pacs, la droga, l’eutanasia,
l’amnistia, la realtà dei gay”. Ha le idee
chiare, dunque, l’esponente della Rosa
nel pugno.
E racconta pure come una donna riesce a far politica: “Non è facile dividersi tra questo mondo e la propria famiglia. Solo una grossa passione permette di superare queste difficoltà. Si
deve conciliare il tempo con le due realtà”. Dal profilo familiare la signora
Pace, quarantotto anni, laureata in architettura ha due figlie: Donatella quasi
laureanda in Giurisprudenza e Valentina studentessa di Economia Aziendale.
Su un possibile futuro politico delle figlie, sorride e dice: “Ne sarei felice di
un loro impegno nella politica, anche
se so che l’ambiente è difficile e duro.
Non idoneo ad accogliere il mondo
femminile. Per quanto mi riguarda
l’impegno l’ho assunto quando le mie
figlie sono diventate abbastanza autonome”. Un grande attaccamento alla
famiglia, dunque, mostra Angela Pace
che sottolinea pure il bel rapporto che
ha con papà Giuseppe. Anche lui esponente della sinistra e
nel suo passato ha rivestito la carica di
sindaco di Capaccio.
A proposito di Amministrazioni comunali capaccesi, la
Pace è stata consigliere nella giunta
Marino e quando alcuni suoi colleghi si
dimisero, lei, invece,
appoggiò il primo
cittadino; qualcuno
ha poi vociferato che
per quel motivo la
stessa signora ha goduto di una licenza
facile per costruire il
suo albergo.
In merito vuole precisare che: “Questa
cosa mi ha fatto soffrire perché ritengo
che dovesse essere noto a tutti la correttezza morale, non solo mia, ma di
tutta la famiglia Pace.
Proprio perché mio padre è stato un
sindaco il cui comportamento è stato
valutato da tutti ineccepibile, al punto
che la sottoscritta pur essendosi laureata a ventitrè anni in architettura, per
non creare problemi ha deciso di non
dedicarsi alla libera professione. Ho rinunciato a richiedere incarichi pubbli-
ci per non essere criticata o anche solo
nominata.
Non ho fatto scelte personali, ma solo
politiche. Marino andava appoggiato
perché con lui volevamo creare le condizioni in questo paese per un centrosinistra al governo della città.
Purtroppo non sono stata ascoltata nel
modo dovuto e quel che è successo è
sotto gli occhi di tutti.
Per quanto riguarda la costruzione non
è legittima perché lo ribadisco con
forza io, ma i tanti controlli l’hanno ritenuta tale”.
Marita Miano
Il mare, le fragole e i fiori di Lucietto Capo
E’ stato anche esponente politico. Fu il primo ad intuire le potenzialità del turismo balneare
“Lucietto” è stato uno di quelli che ha visto prima di altri
dove la società e l’economia capaccese andava a parare.
E così si è buttato sulla motorizzazione di massa nel secondo dopoguerra, poi ha seguito il turismo e l’agricoltura industrializzata. Sempre muovendosi velocemente,
ma da protagonista della scena economica locale. Un nomade dell’anima, anche se è stato sempre all’interno
dello stesso paese.“Ho dato vita a più di 25 attività diverse e con me hanno lavorato da camerieri, per pagarsi gli studi, alcuni dei futuri sindaci di Capaccio. Desimone e Scariati, e l’assessore Mazza”. E poi Nicola
Ragni, ragioniere presso le sue aziende. Così racconta
Lucio Capo, età non dichiarata manco sotto minaccia di
una pistola: “Una mia debolezza, che ci posso fare? Dico
solo che supero i sessanta”.
E’ di una eleganza naturale, segno di uno che ha sempre
saputo vivere bene ed è stato sensibile al fascino femminile. Cominciò bambino con l’andare a vendere le bottiglie di vino agli americani che, eravamo nel 1943, stazionavano a Capaccio, località Pazzano. Il vino lo prendevo da mia nonna, che aveva una cantina. I soldati mi
davano sigarette, cioccolata ed altre cibarie. In due occasioni diedi a mia madre 37 mila lire dell’epoca. Una
cifra cospicua”. L’altra sua “uscita” giovanile è diventata mitica. “Il 15 agosto, alla festa della Madonna del
Granato, affittai un camion ed una botte che riempii d’acqua e me la misi a venderla al minuto alla gente che si assiepava davanti al santuario”. Attenzione, parliamo minimo del 1944, mica c’era l’abitudine di “comprare” l’acqua. Il vino, malamente miscelato proprio con l’acqua,
sì. “Ho i testimoni. Con me c’era Renato Marandino che
vendeva gelati”. Il naturale bernoccolo degli affari c’è e
va curato. Arriva poi la stazione di servizio dell’Agip a
Capaccio. Segue l’autonoleggio. Peppino Liuccio ricorda di averlo conosciuto che gestiva una officina che ripa-
rava biciclette, dalle parti di
Borgonuovo. “Nel 1953 aprii
anche un garage a Capaccio
Scalo, dove oggi c’è D’Alessandro, con annesso servizio di lavaggio delle automobili, sostituzione gomme e pezzi di ricambio.
La miseria era ancora tanta e gli
affari non decollarono. Dovetti
chiuderla, poiché spesso non incassavo nemmeno quanto dovevo spendere di benzina per tornarmene su al paese a dormire.
Allora comprai un camion e presi
l’appalto per i lavori al terzo binario. Mi andò bene”. Con gli affari ed anche col cuore, visto che
sposò la figlia del capostazione.
Comincia ad intravedersi il boom economico e, primo fra
tutti, Lucio Capo “va verso il mare”. Alla Laura. Siamo
agli inizi degli anni Sessanta quando fa nascere il Lido
Nettuno. Nei dintorni, nei terreni più sabbiosi, dalla Riforma Fondiaria erano stati insediati i contadini di sinistra. E loro cominciarono con il guardare alla fame di
case dei turisti. E ci diedero sotto con le costruzioni e fecero i soldi.
Lucio Capo su quel bagnasciuga c’era già. “I primi anni
fu davvero dura. Non ci veniva nessuno. Tanto che ai bagnanti della zona che si presentavano con l’ombrello della
pioggia io davo i miei ombrelloni, sì per un fatto estetico.
Nessuno di loro pagava niente. Poi, a grandi passi, ci
siamo evoluti. Poi è arrivato il campeggio ed il ristorante. Noi oggi lavoriamo da soli, i clienti non ci arrivano tramite le agenzie”. Stesso mare e stessa spiaggia per trent’anni. Oggi c’è la crisi che morde. Come la spiega Capo?
“Il turista di ceto medio non c’è più, si è
creato un divario e chi ha più benessere
vuole divertirsi ed avere opportunità diverse, sempre migliori e di qualità. Cose
che a Capaccio non trova più”. I quattro
figli di Lucio Capo: “tutti laureati in economia e commercio” – e come poteva essere altrimenti per uno che così precocemente aveva dimostrato di avere un così
precoce senso degli affari – d’estate sono
alla fine del vialone della Laura per portare avanti le attività del complesso balneare. Teresa e Luciana, “che mi ha dato
la gioia di vedere sgambettare Federico
Lucio di 16 mesi, il nipotino che mi riempie di felicità” e poi Monica. Ultimo è Valerio, per buona parte dell’anno vive a
Londra ed è consulente marketing, “Si è
fatto da solo. Lavora con una società leader mondiale di
settore.” Accanto alle attività turistiche c’è l’agricoltura.
Quella moderna. “Ho coltivato fragole, più di 50 ettari a
Paestum”. E i fiori? “Quella è un’attività di mia moglie”,
corregge Capo.
E’ stato nella proprietà dell’ex Cirio, a Santa Venere:
“Volevamo farne un grande centro commerciale che delocalizzasse all’esterno anche i negozi che oggi stanno
nell’area archeologica. Non lo hanno voluto, così abbiamo venduto alla Soprintendenza”. Poi c’è il Lucio Capo
politico.
Prima socialista e poi socialdemocratico con Salvatore
Paolino. “Non mi hanno mai fatto contare. Io avevo delle
idee di cambiamento. Ragionavo da imprenditore e ci mettevo fantasia. Poi a Capaccio non si perdona niente al
paesano e poi ci si apre al forestiero”. Già.
Oreste Mottola
11
N.07 03 marzo 2006
CAPACCIO
Sottopassaggio sì o no… La parola ai cittadini
“Era insopportabile attendere l’apertura delle sbarre”.”Meglio una sopraelevata”
Sottopassaggio a Paestum? Questa opera
non s’ha da fare! La Soprintendenza boccia la proposta e giù le reazioni degli interessati. In primis quella dei cittadini,
certamente dettate esclusivamente dai loro
principi. Non tutti sono stati d’accordo. E
non solo per quel che concerne la questione sottopassaggio! Essendo abitanti di una
piccola realtà di paese, la maggior parte
degli intervistati, fermati a caso per strada, hanno chiesto di non pubblicare i cognomi. Ma c’è stato anche chi, senza problemi, si è presentato esprimendo la sua
idea. Tra questi la decisa Marcella Morra,
studentessa ventitreenne. All’attenzione
della bionda le “paurose file insistenti dinanzi ad un passaggio a livello chiuso.
Pensate a quando fa caldo, sotto al sole
cocente, quanto diventa insopportabile attendere l’apertura delle sbarre. Per non
parlare, poi, del tempo che si perde. Di sicuro con un sottopassaggio ci sarebbe
l’accorciamento di strada e così, per accedere a determinati luoghi, non saremmo costretti a percorrere tragitti più lunghi, come dobbiamo fare ora. Dicono che
è per la salvaguardia della zona archeologica; secondo me anche il passaggio a livello deturpa il territorio”. Nettamente
contrario il parere dello spiritoso Antonio
D. Di professione fa l’artigiano, il trentaseienne che non vuol farsi riconoscere dai
suoi paesani: “E’ giusto bloccare quest’opera. Vicino agli scavi non si deve costruire nulla. Sarebbe auspicabile, invece,
un cavalcavia nei pressi di Borgonuovo.
Per quale motivo bisogna realizzare il sottopassaggio? E’ meglio fare il giro per il
Cafasso, Santa Venere…Non si deve ragionare nei termini del recupero di tempo
con la macchina o, comunque, con mezzi
veicolari, anche perché non tutta l’utenza
deve viaggiare per forza da lì”. La casalinga Cinzia D., trentuno anni e tanta passione per l’archeologia, sottolinea che “allo
stato nella zona esiste già tanta offesa al
territorio; adesso ci vorremmo fare pure
un sottopassaggio? A me sembra che
venga sfruttato solo il venti per cento di
quello che il luogo può offrire”. Dello
stesso avviso Antonio F. operaio di trentotto anni: “Vicino ai Templi c’è già troppo”. Gerardo B. trentasette anni, impiegato, orgoglioso di essere un cittadino di
una delle zone divenute patrimonio dell’Unesco: “L’opera del sottopasso potrebbe essere utile purché non si disperdano
tanti soldi. Basti non tralasciare l’interesse nazionale che il sito suscita, così si
deve dare molta importanza alla visibilità, in particolare nelle ore notturne. Credo
diventi fondamentale un’adeguata illuminazione. Quello che ad ogni modo non capisco sono le guerre istituzionali. Perché
non pensano alla riqualificazione di ciò
abbiamo, come un efficace intervento al
miglioramento delle mura archeologiche?
Versano in pessime condizioni, quindi per
me va bene costruire un sottopassaggio a
patto che apporti beneficio al sito, senza,
però, spendere tanti miliardi. Meglio suddividere il denaro al fine di lavorare anche
per l’abbellimento delle mura”. Categorico nel dire il suo “no”, il trentasettenne
Antonio R. disoccupato: “Perché non operare, invece, sulla funzionalità della stazione di Paestum? Un posto così importante la meriterebbe, con tanto di partenza ed arrivo di tutti i treni. Non si può pensare a quanti problemi ci sono per raggiungere Paestum!”. Giovanni Schiavone, venticinque anni studente, sostiene:
“Il sottopassaggio deve essere interpretato come una comodità in questa nostra società consumistica. Credo che si pensi
troppo ai discorsi politici e non al miglioramento della fruibilità del traffico veicolare. Non ci importa se l’idea è della destra o della sinistra, ma solo come potremmo viaggiare bene in quella zona. Siamo
votati al progresso, prendiamo ad esempio
il pagamento della bolletta attraverso Internet. Se si è arrivati a questo punto, perché allora non realizzare un sottopassaggio utile a far transitare meglio i veicoli
stradali?”. Pareri discordanti, approcci differenti nel rivelare la propria identità; tutti,
però, consapevoli di quanto affermato e
vogliosi di un epilogo concreto.
Marita Miano
APPUNTAMENTI
Calendario del progetto
“I popoli dell’Europa”
Il prossimo 3 marzo a Capaccio Scalo è in
programma un incontro di formazione con
gli studenti. Il Paese ospitante sarà il Belgio. L’appuntamento è fissato per le ore
10,30 nella sala Erica – biblioteca. Nella
stessa giornata, alle ore 16, all’hotel Ariston: Società Civile. Il 4 marzo all’hotel
Ariston, invece, è previsto un convegno:
Università, Europarlamentari, Miur. L’inizio dei lavori è stato stabilito per le ore 10.
Nel pomeriggio, alle ore 16,30 sempre all’hotel Ariston, incontro di formazione con
operatori della scuola.
Carnevale albanellese
L’associazione sportiva Matinella, con il
patrocinio del Comune di Albanella e della
Pro Loco Albanella organizza il primo Carnevale Albanellese 2006. L’evento avrà
luogo martedì nella palestra comunale di
Matinella, con inizio ore 20. La giuria, presieduta dal sindaco di Albanella, premierà
le cinque maschere più significative. Durante la serata si degusteranno pietanze tipiche del carnevale, accompagnate da vino
locale. Ad allietare la manifestazione il
gruppo “Elio e Anna”.
Aldo Masullo alla tenuta Vannulo
“La democrazia tra l’indifferenza e il potere nell’epoca del destino globalizzato”, ne
discuterà il professor Aldo Masullo sabato
4 marzo. L’incontro avverrà a Capaccio
Scalo nella tenuta Vannulo alle ore 19,30.
Butrico: “Risparmiando, razionalizzando ed adeguando modernizziamo le nostre scuole”
L’assessore non condivide l’entusiasmo di Angelo Capo per il nuovo liceo alla fine dell’anno
Furti e vandalismi, topi e infestazioni di pidocchi
nelle scuole, sono le sue dannazioni. Il suo numero di
cellulare è il primo che i cronisti pigiano. Lo stesso
fanno genitori e docenti. Con cortesia risponde su
tutto. E, per quel che può, risolve i problemi. Con
immediatezza. Edicolante e libraio a Borgonuovo, è
stato eletto, con 199 preferenze, nelle liste della “novella” Democrazia Cristiana rinata in salsa capaccese, fra i carciofi ed all’ombra dei templi. Insieme con
Peppe Mauro è molto vicino al sindaco Sica. In testa
ai suoi pensieri c’è la gestione delle strutture nelle
quali operano le scuole di Capaccio. Con le mille attività didattiche che si proiettano verso l’esterno ridiventa una delle personalità amministrative più conosciute ed anche apprezzate. “Ho cominciato rivoluzionando il sistema che stava dietro gli interventi di
manutenzione. Anche per una lampadina fulminata
c’era una procedura burocratica tale da richiedere più
di dieci giorni. Io ho attivato una squadra di operatori che agisce con immediatezza”. L’altra azione è
stata sui costi. Un esempio? “Ho fatto spostare la sede
della seconda direzione didattica da un palazzo dove
il comune pagava l’affitto all’edificio adiacente, dove
c’è il Bar Nazionale, in un appartamento di proprietà comunale. Abbiamo risparmiato dai 15mila ai
20mila euro all’anno che abbiamo investito in arredi che servivano alla scuola”. Bravo, assessore. Ma
c’è il capitolo palestre, dove è un calvario. Protestano tutti. “Le palestre non sono di mia competenza.
Sono di competenza del turismo e dello sport. Pur
tuttavia devo precisare come sono stati attivati dei finanziamenti da parte della Regione. Per la palestra
adiacente alla scuola elementare di Capaccio Scalo:
sono venuti i Vigili del Fuoco e ci hanno fatto delle
prescrizioni alle quali abbiamo già ottemperato. Appena avremo gli estintori, che abbiamo richiesto, ci
sarà il collaudo. Almeno i bambini di Capaccio Scalo
potranno usufruirne...”.
La situazione della scuola a Capaccio risente di ritardi, strutturali ed anche organizzativi, che affonda-
no almeno nell’ultimo decennio. “Poche settimane dopo la
lettera di nomina ad assessore
da parte del sindaco ricevetti
anche un’approfondita relazione da parte del capo settore dell’edilizia scolastica dove c’era
scritto che dei diciotto edifici
scolastici uno solo, quello della
Licinella, poteva dirsi a norma.
Sugli altri c’era l’agibilità ma
mancavano degli adeguamenti
che la 626 richiede. “C’era la totale assenza”, continua Butrico.
“Nel giro di un anno e mezzo
abbiamo fatto dei grossi interventi. A Capaccio Scalo, dove
tra poco verrà collaudato l’impianto antincendio. Così a Borgonuovo. A Vannulo, sono riuscito a risolvere la questione del
solaio che io ho vissuto già da
rappresentante di classe e poi da
presidente di circolo”. Scuole
abbandonate da troppo tempo. “Sono andato anche a
Roma, la settimana scorsa, a chiedere altri fondi per
la nostra edilizia scolastica”. “Popoli d’Europa”, la
bella iniziativa animata dalla Vicidomini, proietta la
scuola di Capaccio verso il mondo. “E qui ci mancano ancora i laboratori e le palestre. La voglia di fare
c’è ma mancano i soldi. Prima di tutto devo tamponare, letteralmente, le fughe d’acqua. I genitori, giu-
stamente, lo pretendono”, commenta amareggiato.
L’emergenza assorbe. “Il 2 marzo presenteremo il
progetto per mettere in sicurezza le scuole elementari di Capaccio – capoluogo. Per me è una vittoria perchè da settembre i bambini troveranno una scuola
adeguata. I genitori reclamavano da anni. Io ci sono
riuscito a colmare questa mancanza”. Sull’ormai annosa questione del completamento del nuovo edificio
del Liceo Piranesi, che dipende dalla Provincia, Butrico è pessimista: “Il preside Capo è ottimista. Io no.
Non credo che si riuscirà ad avere un’apertura, sia
pur paraziale, per la fine di quest’anno. C’è ancora
molto lavoro da fare: ecco io credo che la primavera
del 2007 possa essere la data fatidica. A Stanzione
rappresenterò questa mia preoccupazione”. Ultima
questione la biblioteca comunale. E’ stata retrocessione a struttura declassata a sala multiuso per incontri
politici e culturali che avrebbero ben altri (e più comodi) spazi per essere tenuti. “I libri vengono concessi in prestito. Anche se in maniera informale. Ho
appena richiesto al settore lavori pubblici tutta la documentazione per la messa in sicurezza. E’ un peccato stare fermi, perchè sulle biblioteche la Regione
non fa mancare i finanziamenti. Però ogni volta che
esce un bando regionale noi però ci troviamo che non
siamo in possesso dei necessari requisiti. Ora c’è il sistema d’allarme, con la 626 siamo in regola, serve
solo un impianto antincendio. Dopo di questo vareremo nuovi acquisti e immetteremo la prima e sommaria catalogazione fatta in un sistema informatizzato. “
Or.Mo.
N.07 03 marzo 2006
CAPACCIO
“U munaciello” torna ad Arco Zappulli
Tempi al Pdz Sa-6
Vincenzo Cucco fa rivivere la leggenda con una maschera
Lo hanno sempre chiamato “il monaco”,
perché da ragazzo voleva farsi frate e frequentava i conventi, Vincenzo Cucco, nato
nel 1936 a Capaccio, nella piazzetta “Arco
Zappulli”, uno degli antichi casali detto “Casecappolla” (Case degli Zappulli), dove nel
1548 era nato Michele Zappulli, scrittore e
storico del XVI secolo. La sua casa era una
splendida villa in pietre. Fino a 17 anni viveva in quella casa, che era abitata in soffitta da “u munaciello”, che spostava gli oggetti, o rubava e scappando da una porticina
laterale nascondeva tutto, fino ad accumulare un tesoro. Almeno così raccontavano,
anzi il nonno affermava di averlo visto, mentre era ammalato e il papà sosteneva di averlo incontrato, e questi gli aveva detto che
non doveva aver paura, il tesoro sarebbe andato a uno dei fratelli Cucco. Secondo la leggenda per poter recuperare il tesoro si doveva riuscire a strappargli il cappello. Le sorelle di Vincenzo erano spaventate e non osavano andare in una camera o nel bagno da
sole. Ma Vincenzo fin d’allora ci scherzava
invocandolo.
dalla prima
Poi la partenza verso il nord
e a Torino Vincenzo si
fermò, arredò le case del
“ghetto dei ricchi” con un
gruppo di architetti. Ma la
nostalgia del paese era sempre presente, ogni volta che
tornava, sentiva gli odori
non appena superava
Roma. Poi quel terremoto, i
danni alle strutture e le ristrutturazioni. Il dolore
dello scempio, quella casa
in pietre fu trasformata da
un architetto in una comune
villetta. “Riuscii appena a
salvarla dall’alluminio che
volevano mettere alle finestre e dalla trasformazione
dell’ingresso in una strada
di accesso ad un garage”.
Tre anni fa Vincenzo, pensionato e vedovo, ha lasciato i figli e nipoti a Torino ed è tornato al suo
paese e oggi vive solo in quella soffitta,
anche perché “U munaciello”
proprio non
vuole tornare. Ma
una notte lo
ha sognato
e alla sua
richiesta il
frate gli ha
spiegato
che in quella casa così
trasformata
non può più
abitare.
Vincenzo gli ha detto “Allora esci per le strade.” Ha deciso così di far rivivere la leggenda, anche se la bulgara, che lo aiuta nelle
faccende, ascoltando i suoi racconti è terrorizzata e non vuole più restare sola in casa.
Si è procurato il vestito da frate e il cappello rosso e così la leggenda diventa la maschera di Capaccio, che indosserà a Carnevale. Ha preparato trecento sacchetti con caramelle e giocattolini, a proprie spese, da distribuire nella casa canonica la sera di Carnevale ai bambini. E’ la riprova di quel che
ha affermato, parlando di Vincenzo Palumbo, il fotografo di Capaccio, in occasione
della pubblicazione di un libro con foto inizi
novecento “Chi nasce in Arco Zappulli ha
creatività e ingegno”.
Enza Marandino
Siglato l’accordo tra Piano di Zona Ambito S/6
e Università Suor Orsola Benincasa. Anticipata la data sulla presentazione dei primi risultati: ad aprile il Piano di Zona potrà usufruire
già di un data base poi per giugno l’operatività dovrebbe essere garantita. L’Armonia del
Tempo non è solo un progetto di ricognizione
sugli orari degli uffici pubblici, servizi effettivamente operanti, apertura e chiusura di farmacie, locali di utilità pubblica, strutture necessarie per i diversi sub-ambiti, ma un lavoro sul campo per conoscere di persona gli operatori del terzo settore che costellano l’ampio
e differenziato territorio di appartenenza dell’Ambito S/6. Dati, quelli che fornirà il gruppo di ricerca dell’istituto partenopeo, che si
incroceranno e aggiorneranno quelli già in
possesso dell’ufficio di Piano S/6. «Non è uno
sfogo dell’ufficio – ha tenuto a precisare Rosa
Egidio Masullo, responsabile – così come non
si tratta neanche di una modalità effettiva per
colmare i bisogni sociali della popolazione. Si
tratta piuttosto della necessità di capire. Di
capire di più sia da parte nostra su cosa accade e su cosa non accade di concreto nelle realtà comunali di nostro interesse, che della
stessa cittadinanza». Presto le assistenti sociali, parte integrante dello staff di ricerca, inizieranno il loro lavoro sul campo, dividendosi le aree territoriali da monitorare, approfondendo in particolar modo come si inserisce la
figura di donna nell’ambito lavorativo e associativo, sociale in genere. I ventuno comuni
interessati dal Piano Sociale sono Albanella,
Capaccio, Giungano, Magliano Vetere, Monteforte Cilento, Trentinara, Aquara, Bellosguardo, Castel San Lorenzo, Castelcivita, Controne,
Corleto Monforte, Felitto, Ottati, Roccadaspide, Laurino, Piaggine, Roscigno, Sacco, Valle
dell’Angelo e Sant’Angelo a Fasanella. Le prerogative non sono quelle di un mero lavoro
scientifico. Lo ha ricordato Rosa Egidio Masullo. Peculiarità colta dal docente responsabile
della ricerca Fabio Marino.
Il senatore Fasolino scrive
“Corbellerie su di me. Mani Pulite come i bolscevichi”
zo Madama il più conosciuto da tutti e, probabilmente, il più
ben voluto. Sull’ingratitudine della Sinistra locale, come dici
Tu, nel 1994, va fatta chiarezza: l’ordine partì direttamente dall’alto e riguardò tutti i Socialisti d’Italia perché Occhetto e Soci avevano deciso di impossessarsi della base del
vecchio PSI e far fuori tutto il gruppo dirigente italiano. Fecero male i conti perché l’82% dei Socialisti di base se ne
andò in Forza Italia. Ancora oggi, la stragrande maggioranza dei Socialisti milita in Forza Italia. Vedi, caro Oreste,
l’unico posto in cui un vero Socialista non deve stare mai è
con gli eredi dei Comunisti. Subito dopo la rivoluzione d’Ottobre i Bolscevichi al potere fecero piazza pulita di anarchici e socialisti. Nelle repubbliche democratiche dell’Est europeo, dopo la comune presa del potere, i Socialisti furono tutti
imprigionati e passati per le armi. In Italia, nel 1994, i Socialisti sono stati travolti dal ciclone etero - diretto di Mani
Pulite che, guarda caso, ha lasciato indenne, pur essendo
largamente colpevole, solo l’apparato degli eredi dei Comunisti. Eppure qualche anno prima, subito dopo la caduta del
muro di Berlino, Craxi aveva caldeggiato e ottenuto il loro
inserimento nell’Internazionale socialista. Quando si dice la
gratitudine! Altro episodio: il 4 Novembre. Come al solito,
in occasione di anniversari importanti, l’Aula era semi vuota,
la gran parte dei Senatori, soprattutto della sinistra, era nella
propria città per le celebrazioni, pochi stakanovisti, fra i
quali io, sedevano sui banchi del Senato senza alcuna possibilità di approvare qualcosa perché mancava costantemente il numero legale. Mi sono permesso di chiedere non la so-
spensione della seduta ma che per il futuro, il IV Novembre
fosse libero da sedute per consentire a tutti i Parlamentari di
essere presenti tra la propria gente a celebrare i Caduti per
la Patria. Per quanto concerne le quote rosa resto del parere che il modo più sbagliato per inserire le donne in politica sia di prevederlo per legge. Le donne si sono fatte largo
nella Società contemporanea in virtù della loro intelligenza
e di un impegno forte e determinato e non hanno bisogno di
elargizioni né di elemosine. La pensano come me Emma Bonino, Oriana Fallaci, Rosy Bindi e tante, tantissime donne
italiane. Tanto premesso, ritengo che una legge di modifica elettorale e costituzionale di tale importanza non possa
venire approvata senza un dibattito approfondito in Commissione e questo ho semplicemente chiesto. Non avendo ottenuto l’approfondimento in Commissione ho presentato alcuni emendamenti migliorativi tra i quali la possibilità d’inserimento di una donna nella metà dei posti per Capolista al
Senato, emendamento che non è passato per un solo voto.
Ho votato e sottoscritto l’altro emendamento, questo sì approvato, con il quale si prevede la presenza delle Donne nel
50% dei posti al CSM, al Consiglio di Stato e nelle Authority. Infine, ho votato la proposta di legge, pur ritenendola insufficiente e limitativa. Su una lontana questione di tanti
anni fa, una presunta pressione da me esercitata sul tipografo per non far pubblicare un articolo in dissenso rispetto alle mie convinzioni, francamente mi viene da ridere.
Pensa che è la prima volta, con questo articolo che ti scrivo, che sento il bisogno di contestare una pubblicazione de-
nigratoria e offensiva pur mitigata (e te ne dò atto) da spunti idilliaci e concessori. Non è stato mai mio costume interferire sulle prerogative degli altri e neanche difendere la
mia reputazione da attacchi impropri a mezzo stampa. D’ora
in poi, visto il concerto denigratorio a sfondo politico, sarò
più attento perché mi sono reso conto che lasciare sotto silenzio e senza repliche una qualsiasi corbelleria rischia di
farmi passare, per il futuro, per quello che l’Avanti dell’epoca e Unico di oggi hanno lasciato intendere per un galantuomo come Gaetano Giuliani.
Sen. Gaetano Fasolino
RISPONDE ORESTE MOTTOLA
Il senatore Fasolino mi imputa la partecipazione al mediatico “concerto denigratorio a sfondo politico” al quale ritiene
di essere sottoposto. Io svolgo la professione di giornalista registrando fatti ed opinioni che rappresento senza “colorarli”
con occhi ideologici e di parte. Sulla coerenza delle sue attuali posizioni politiche mentre lui dà opinabili percentuali sul
numero di socialisti confluiti in Forza Italia, io penso ai tanti
contadini e braccianti socialisti di Capaccio che “assaltarono i latifondi” e che oggi non si riconoscerebbero più in quel
bravo e disponibile giovane compagno medico che, con loro,
mosse i primi passi di una carriera lunga e lusinghiera ed
oggi si ritrova alleato di Alessandra Mussolini Roberto Calderoli.
Battipaglia vuole la serie B2
Il prossimo mese avranno inizio i play-off ed
il team di Milano affronterà Marigliano
BATTIPAGLIA - Fervono i preparativi in vista dei
play-off in casa Battipaglia. A chiusura della regular
season il Centro Mini Basket Battipaglia si conferma
l’ammazza campionato, affondando ad una ad una
tutte le formazioni avversarie. Nemmeno una partita
ha perso il team allenato da Claudio Milano ed è già
pronto per confrontarsi con le migliori dei gironi della
serie C.
In questi giorni la
squadra sta lavorando metodicamente,
intensificando le sedute di allenamento.
C’è da addestrarsi
per la fase finale,
che prenderà il via il
prossimo 4 marzo
quando le battipagliesi si affronteranno con il Marigliano. Nulla viene tralasciato al caso, così
come si stanno studiando a fondo le
caratteristiche delle
antagoniste. “Si tratta di una squadra ben attrezzata dice Milano - che fa dell’aggressività uno dei punti di
forza. La rosa è composta da ragazze molto giovani,
corrono tanto, al momento siamo impegnati per meglio scontrarci con loro.
Di particolare importanza risulta quindi la preparazione e da i due giorni che avevamo destinato agli alle-
namenti siamo passati ai tre appuntamenti settimanali. Dobbiamo essere all’altezza del torneo”. Per quanto riguarda la formazione da schierare, Milano potrà
contare sicuramente sul rientro di Vicinanza, al recupero da un infortunio al ginocchio. Ferma da ben tre
mesi, la guardia è alle prese con le cure mediche e
sembra pronta per affrontare la partita. “Vogliamo essere al meglio delle condizioni - continua il tecnico
battipagliese - perché da
questo momento in poi
saremo di fronte a gruppi forti. Fino ad ora non
abbiamo avuto grosse
difficoltà, ma la mentalità deve cambiare, tant’è
che nelle amichevoli del
mercoledì faccio giocare
le mie atlete contro la
squadra maschile degli
allievi della Polisportiva”.
Come si evince, quindi,
a Battipaglia vogliono
tentare il “colpaccio”
con l’allenatore che lo
conferma: “Abbiamo tutte le carte in regola per conquistare la promozione in serie B2, anche se non l’avevamo preventivato.
Poi, risultato dopo risultato, ci siamo ritrovati in alto
e come si dice: l’appetito vien mangiando…”. Corvo
e socie, dunque, sperano di confermarsi bestia nera
pure nei play-off.
Agropoli: patto d’alleanza all’assalto della serie C
Le due squadre cittadine si fondono
per creare un’unica forza più competitiva
AGROPOLI – Si congeda con una vittoria, dal campionato dei serie C appena conclusosi, l’Agropoli Basket B e procede alla fusione con l’altra squadra della
città. Esponendo in ordine i fatti: tra le mura amiche
le biancazzurre castigano Capaccio, con sette punti di
scarto. Un trionfo, ad ogni modo, vano ai fini della
classifica perché la speranza play-off non si tramuta
in realtà. Ma dal profilo strettamente legato al morale, Agropoli gioisce del risultato, dato che nel secondo tempo le ragazze allenate da Renato De Conciliis erano in svantaggio di otto lunghezze. “Giocando d’intelligenza, le mie atlete hanno rimontato aggiudicandosi il match. E non è stato un impegno facile,
perché avevamo a disposizione soltanto sette elementi; le alternative per i cambi, quindi, erano decisamente pochi”, racconta compiaciuto il coach. Matematicamente, con i seguenti calcoli, si registra un bilancio conclusivo pressoché ottimale, per le cilentane: cinque vittorie su quattordici partite e dieci punti
conquistati. Niente male per chi ha affrontato un campionato a mo’ di sfida. La squadra alla vigilia dell’avventura agonistica si presentava più curiosa di
scoprire se era in grado di competere in serie C, che
come una papabile protagonista. “Ed è andata meglio del previsto, giungendo a ridosso dei play-off”,
continua De Conciliis, che ha ben da rallegrarsi. Al
cospetto di avversarie sulla carta maggiormente accreditate, non solo non hanno sfigurato (Battipaglia
e Minori hanno avuto la meglio con pochi punti di
scarto, ndr), ma in alcuni casi hanno dettato pure
legge, vedi Capaccio ed Ercolano. La difesa è stata
uno dei punti di forza dell’Agropoli, che vanta anche
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N.07 03 marzo 2006
SPORT/BASKET
il capocannoniere del campionato, Lotito, finita ora
nel mirino del Centro Mini Basket Battipaglia. Molto
probabilmente il pivot, classe ‘72, passerà in prestito proprio alla squadra della Piana del Sele, in vista
del prossimo torneo play-off. Qualche problema, invece, si è riscontrato con il ruolo del playmaker, destinato, comunque, a risolversi. “Avendo fatto la fusione - continua l’allenatore - godiamo di una buona
amalgama. La rosa di coach Lucio Murolo è composta da brave palleggiatrici e l’età delle atlete è molto
giovane, mentre le nostre sono più grandi”. Insomma un connubio favorevole: freschezza fisica ed esperienza tecnica. Allo stato attuale quella che oramai è
divenuta un’unica società sta programmando la prossima stagione agonistica, con particolare interesse
agli allenamenti delle cestiste. Del lavoro in questione se ne stanno occupando gli allenatori De Conciliis
e Murolo, coadiuvati da Fabrizio Rosolino e Massimo Lepre. Confermato anche il preparatore atletico,
l’ex calciatore Ivano Miglino. Di lui De Conciliis è
più che mai soddisfatto: “Ha compiuto veri e propri
miracoli con le nostre atlete. Tante di loro non giocavano da anni eppure Miglino è riuscito a farle reggere per tutti i quaranta minuti. Adesso procederemo
con le sedute di preparazione, preventivate fino a giugno; dobbiamo conoscere l’intero gruppo delle ragazze, difetti e pregi tecnici”. L’imperativo categorico dell’Agropoli resta, in ogni caso, il divertimento,
come sottolinea lo stesso allenatore, ma con la consapevolezza di essere attrezzati per la conquista dei
play-off.
Cercasi spazio adeguato per
gli allenamenti in casa Capaccio
La dirigenza programma un incontro con gli
amministratori locali per discutere della palestra
CAPACCIO – Svanisce il sogno
play-off per la Polisportiva Capaccio. Nell’ultima giornata di
campionato, in occasione della
gara con l’Agropoli Basket B, la
formazione di Marino soccombe alle avversarie. In casa gialloblù non ne fanno, comunque,
un cruccio.
Specialmente se si considera il
rapporto della squadra con la
preparazione, non si può che essere gratificati dal risultato raggiunto. Ha chiuso con dieci
punti all’attivo, giocandosi lo
spareggio play-off proprio all’epilogo, quando entrambe le
formazioni concorrevano per il
medesimo traguardo.
Al termine nulla di fatto per tutti, visto che ad
agguantare l’unico posto utile all’accesso playoff è stata la squadra di Salerno, battendo Monteforte Irpino. Si parlava di preparazione ed in effetti il rammarico c’è e come. Già in passato il direttore tecnico Voso (nella foto con la giovane
Fererica Marino e Franca Gnarra) aveva portato
l’attenzione sul limitato tempo da poter destinare agli allenamenti.
E senza un corretto addestramento, fisico nonché tecnico, appare quanto mai difficile conquistare risultati positivi. Invece per Gnarra e compagne, nemmeno le magre sedute di allenamento
hanno contribuito a fermarle. I play-off erano alla
loro portata, ma alla fine si son dovute accontentare solo di registrare un buon andamento nel
campionato. Insomma nulla si può imputare all’equipe di basket capaccese, che nella serie C si
è ben imposta. Anche se c’è sempre quel però
che logora. “Vogliamo discutere con l’amministrazione comunale - dice Voso - su quanto sia
importante avere a disposizione una struttura
dove allenarci serenamente, senza doverla dividere con altre manifestazioni.
Già dobbiamo accontentarci di orari ridotti, poi
ce la sottraggono pure per ospitare eventi come
quelli della boxe!”. Bisogna, dunque, programmare la nuova stagione e di certo ambiranno a disputare i play-off. Secondo il direttore una delle
prime azioni da porre in essere è quella di contattare l’assessore allo sport. “C’è da capire come
possiamo usare la palestra - continua Voso - Così
non è possibile andare avanti; dobbiamo sapere
quali intenzioni hanno al Comune perché allo
stato attuale appare improbabile non operare un
ridimensionamento di qualche settore. Non c’è
modo di svolgere una buona preparazione in
pochi giorni a settimana”.
Praticamente l’amaro in bocca appare chiaro, sapendo di avere una squadra competitiva non si
può accettare la parte da bella comparsa. “Noi
possiamo essere bravi quanto vogliamo, annoverare atleti di fortissima caratura tecnica, possedere pure tanti miliardi, ma sprovvisti di una
struttura non si farà nulla”.
E’ con il cuore che si esprime Domenico Voso, lui
lo sport lo ama e vorrebbe portare Capaccio ad
assaporare nuove gratificazioni. Effettivamente
le basi ci sono, come non notarlo! La squadra è
buona, per la prossima stagione dovrebbe essere rinforzata solo con qualche elemento. Un
pivot. I presupposti sono positivi e forse qualche
aiuto da parte degli organi preposti ci starebbe
bene.
D’altronde a frequentare la palestra sono dei ragazzi che praticano una disciplina sportiva con
l’unico scopo dell’aggregazione e della sana competizione.
S’impegnano senza lamentarsi più di tanto, basti
pensare a come poco tempo fa hanno usufruito
della palestra sprovvista di gas. Per ben due settimane non hanno avuto né un ambiente riscaldato, né la possibilità di fare una doccia calda.
Capo, Omonimi e disuguali
Lucio Capo l’uno, Lucio Capo l’altro. Uno fa l’imprenditore. L’altro saprebbe fare anche l’imprenditore. Uno, essendo neopagano, è devoto a Nettuno. L’altro, essendo epicureo, ha un camping che ne porta il
nome. Uno è più che un benestante. L’altro è a sé stante. E così via…Si potrebbe continuare all’infinito
senza che i due ostentino un solo punto in comune.
Eppure, tra i soggetti in questione c’è molta simpatia. E qui si entra nel campo della psicologia umana.
Risulta abbastanza evidente che l’uomo d’affari e il filosofo, in qualche modo, si completano. La desolata
praticità dell’uno va alla ricerca della costruita evanescenza gioiosa dell’altro e viceversa? Se così fosse, la
filosofia dell’evanescenza dimostrerebbe di essere
consistente e indispensabile alla vita almeno quanto il
fiuto per il bussines.
(osni)
Pagina a cura di Marita Miano
LA CURIOSITÀ
N.07 03 marzo 2006
CILENTO
Rocco Favale. Vescovo e padre di famiglie
138 parrochie da guidare e ascoltare da buon pastore
VALLO DELLA LUCANIA- In un periodo in cui tutti sono concentrati sulla
scelta dei “nuovi gestori” della cosa pubblica con un cambio di guardia previsto
fra qualche mese, è interessante soffermarsi sulla figura di un “amministratore”
diverso, però, da quelli con cui abbiamo a
che fare quotidianamente, un uomo che si
occupa di una grande famiglia che, come
lui stesso afferma, “Ha bisogno di essere
costantemente seguita e guidata.”
Una grande famiglia di 138 parrocchie di
cui, Monsignor Giuseppe Rocco Favale,
Vescovo della Diocesi di Vallo della Lucania, da molti anni è la guida spirituale.
Diviso tra gli impegni della diocesi, spirituali e non, i problemi delle parrocchie e
dei fedeli che, quasi quotidianamente ricevono udienza, assorbito dai tanti appuntamenti pastorali ed evangelici, la vita di
Monsignor Giuseppe Rocco Favale è
densa
Ci descriva come trascorre la giornata
il Vescovo
“La mia giornata inizia molto presto: alle
cinque del mattino sono già in piedi. Dopo
la colazione e le preghiere celebro la santa
messa e poi, salvo impegni di altro genere, sono a disposizione dei fedeli che, quotidianamente vengono a farmi visita.”
Cosa intende per impegni di altro genere
“Gli impegni di un Vescovo sono tanti:
missioni evangeliche, viaggi presso la
Santa Sede, riunioni per incontrare gli altri
vescovi della Campania, visite pastorali
per non parlare della cura e della gestione
delle 138 parrocchie che compongono la
Diocesi di Vallo della Lucania.
Sono, nella maggior parte dei casi, realtà
differenti che vanno interpretate e capite e
attraverso le visite pastorali cerco proprio
di rapportarmi alla gente per comprendere ciò di cui ha bisogno, per capire quello
che si può fare ed anche per aiutare i politici a riflettere diversamente sulla situazione del nostro Cilento.
Qual e’, secondo lei, la cosa che nel cilento va assolutamente cambiata? qual
e’ la sua pecca piu’ grande?
“Un accentuato individualismo e la cecità di fronte ai cambiamenti che il mondo
sta attuando, portano le persone ad essere
impreparate, trascinate dagli eventi. Bisogna, invece, comprende che è necessario
arrivare preparati per essere gli unici protagonisti attivi della propria esistenza.
Lei e’ anche un “amministratore”, un
uomo “politico” oltre che un evangelizzatore.
“E’ vero. Così come un padre di famiglia
non può dire di essere solo un educatore
per i propri figli ma anche colui che gestisce e segue i problemi della propria dimora, allo stesso modo io oltre a guidare
e sostenere i fedeli, devo interessarmi
della cura della mia casa: la diocesi di
Vallo della Lucania.
Per cui mi occupo della costruzione delle
chiese, del loro rifacimento, devo sempre
procurare alla diocesi i mezzi per poter
raggiungere quelle realtà parrocchiali più
lontane che, a causa di una sciagurata gestione delle strade, veri e propri monumenti ai caduti, sono spesso isolate; supervisiono le tante e varie attività pastora-
li che si svolgono durante tutto l’anno; insomma le cose da fare sono tante il tempo
e poco e anch’io a volte desidererei staccare la spina per poter riflettere di più.”
Tra le sue mansioni di amministratore
rientra anche la gestione di alcune attivita’ economiche come il cineteatro e un
ristorante
“ Non concordo troppo con lei nel definirle attività economiche poiché tutto
quello che vien fatto ha esclusivamente un
carattere pastorale. Se poi alcune attività,
come quelle da lei citate, sembrano avere
un riscontro economico, basta guardare ai
fatti per capire che non è così.
L’unico motivo che è alla base di ogni iniziativa è il desiderio di aiutare le persone
a crescere culturalmente e socialmente,
per poter raggiungere un grado di evangelizzazione aggiornato.
Nei mesi passati sono stato duramente accusato a causa di queste attività create qui
a Vallo della Lucania, opere che non sono
state effettivamente comprese: a tal proposito vorrei chiedere a tutti i giornalisti
che soprattutto nel mese di agosto mi
hanno attaccato, se conoscono un solo industriale che sia venuto ad investire a
Vallo! Il mio operato ha alla base il solo
desiderio di far crescere questi luoghi,
senza ricavarne nessun beneficio economico, perché qui di economia non si può
parlare. Solo un pazzo investirebbe il proprio denaro a Vallo della Lucania.
E poi se io avessi voluto il riscontro commerciale non avrei mai affidato il ristorante, per esempio nelle mani dei miei “operai”, sono loro che gestiscono il tutto. Io
non ho voce in capitolo.”
Ristorante a parte, quella del cineteatro e’ davvero una bella iniziativa e poi
a Vallo, dotata di tutti i servizi, mancava una struttura simile?
“Il cine-teatro “La Provvidenza” è un
punto di incontro, un luogo in cui ci si
confronta con gli altri grazie ai notevoli
stimoli culturali di cui la diversità di 1500
persone,(questa la capienza della struttura) sono portatrici. E’, secondo me, un
luogo fondamentale soprattutto per gli appartenenti a quelle realtà paesane più lontane che, a volte, rimangono un po’ isolate da determinati contesti e che, per questo hanno più necessità di rapportarsi con
gli altri, hanno necessità di dialogare.”
I fedeli vengono mai da lei a chiederle
qualche consiglio o a confidarle qulche
preoccupazione?
“Si, sono molte le persone che ricevo, che
ascolto e che cerco sempre di consigliare
per il meglio. I problemi delle famiglie,
dei giovani sono tanti e difficili ed io non
ho sempre la risposta giusta da dare a
tutti.”
Che il Cilento non goda di buona salute e’ un dato di fatto, pero’ se ci e’ possibile saperlo, quali sono i problemi piu’
frequenti delle famiglie cilentane?
“I problemi che mi pongono molto raramente sono di natura religiosa, quindi relativi a dubbi di fede o al rapporto con il
proprio parroco ; riguardano invece, l’incapacità di comprendere eventi traumatici come la morte o la malattia ma soprattutto la difficoltà diffusa di riuscire a far
quadrare i conti a fine mese. C’è una po-
vertà stratificata e, purtroppo, radicata che
fa paura”
Anche a Vallo esiste questo grave problema della poverta’?
“Si esiste, ma emerge di meno rispetto ad
altri posti e questo forse a causa della nostra mentalità meridionale che ci porta a
non far emergere i problemi al di fuori dell’ambito familiare, ci spinge a bendarci gli
occhi per non vedere, invece sarebbe opportuno guardare in faccia i problemi ed
affrontarli. Il futuro poi, è un’incognita
per tutti, ma lo è soprattutto per i giovani
che molto spesso non riescono e ritagliarsi il proprio spazio e a capire cosa il Cilento possa offrire loro.”
I giovani si allontanano, vanno via da
questi luoghi per cercare fortuna altrove, perchè?
“I giovani se vanno perché qui non ci sono
prospettive, c’è poco lavoro. Però ritengo
che anche da parte loro ci sia poco lavoro di fantasia. E’ in certi casi necessario
mettere in pratica le proprie idee, inventarsi un nuovo tipo di lavoro, utilizzando per
esempio, ciò che la natura offre non solo
da un punto di vista strettamente turistico.”
Ci faccia l’ esempio di un lavoro nuovo,
creato con la fantasia.
“Bhe, non spetta a me farlo, non devo essere io a dare la soluzione anche se posso
pensarla e questo perché potrebbe esserci
qualcuno che non concorda con le mie
considerazioni e quindi potrebbe accusarmi di non capire niente. Per questo preferisco stare in silenzio e non essere etichettato, anche se sono convinto dell’esistenza di una miriade di possibilità per i nostri
giovani.”
Il problema delle vocazioni e’ stato sempre grande nel Cilento e in tutta la provincia, ad oggi la frequentazione del seminario e’ aumentata?
“ Il nostro seminario minore non è granchè frequentato: purtroppo la situazione è
sempre la stessa, i giovani aspiranti sacerdoti sono pochi, per cui posso dire che
una delle pecche più grandi della diocesi
è il basso livello di vocazione religiosa e
sacerdotale dei giovani.”
Lei ritiene che i sacerdoti dovrebbero
ritornare ad insegnare nelle scuole?
“Credo di si perché il contatto dei giovani con i sacerdoti è molto importante.
Quando un sacerdote è anche un buon insegnante diventa un punto di riferimento
sia per i ragazzi ma anche per i professori; è una figura che, dato il ruolo che esercita, può essere molto positiva per tutti.”
Come sono selezionati gli insegnanti di
religione?
“Da poco tempo è stato istituito il concorso statale anche per gli insegnanti di religione. Prima invece era la diocesi a sceglierli anche se a volte, tale scelta era dettata più dalle esigenze relative alla famiglia di provenienza dell’insegnante stesso, che sulle sue reali e personali capacità.”
Come mai la Diocesi si e’ spostata da
Capaccio a Vallo e non ha mantenuto
neppure l’oroginario nome di Diocesi
Capaccio-Paestum vallo della lucania?
“Mi sono battuto fortemente per questo,
almeno per far riottenere alla diocesi il suo
antico nome e per recuperare la sua storia. Avevo mandato a Roma il dossier con
tutto il necessario, ma a causa di alcuni vicende avvenute qui al Centro diocesi, che
hanno impressionato negativamente la
Santa Sede, si è trasformato tutto in un
nulla di fatto”
Quali sono queste vicende spiacevoli?
“In pratica a “qualche persona perbene”
ha dato fastidio che io cambiassi il parroco della cattedrale di San Pantaleone qui
a Vallo. Persone che attraverso esposti,
chiacchiere e citazioni varie hanno fatto
un gran chiasso e la Santa Sede ha preferito lasciare la situazione allo stato attuale delle cose. Ma questo non vuol dire assolutamente che in futuro non si possa riuscire nell’intento.”
Marianna Lerro
LA SETTIMANA
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N.07 03 marzo 2006
LA RICETTA
“Bufalì”, ovvero: la mozzarella buona sta nel caseificio piccolo
Se al caseificio “Bufalì” producessero
vino, potremmo affermare che quel proverbio che dice: “Il vino buono sta nella
botte piccola” è veramente veritiero. Invece, al caseificio Bufalì producono mozzarelle e noi, in questo caso, possiamo dire
“la mozzarella buona sta nel caseificio piccolo”.
Queste sono piccole battute che mi sono
venute in mente visitando questo caseificio dalle piccole dimensioni e dalla produzione limitata. Siamo a Matinella, squillante frazione di Albanella, una zona che
sta diventando un punto di riferimento per
i prodotti caseari della piana del Sele. Qui
i caseifici stanno uscendo come i funghi e
tutti si stanno distinguendo per la qualità
dei prodotti.
Come, appunto, questo caseificio che è
stato la nostra meta nel consueto appuntamento degli “itinerari del gusto”. Già
tempo fa avevo sentito parlare di questo
“Bufalì”: ero con amici in un tipico ristorante di Altavilla e assaggiando una squisita mozzarella, mi venne spontaneo chiedere dove l’avessero presa. La risposta fu:
in un piccolo caseificio a Matinella che fa
pochissima produzione ma di qualità. Pen-
sai: “Ci devo fare una capatina”, e
così, eccomi qua a decantare questi
prodotti che effettivamente sono buoni
e gustosi. Per raggiungere il caseificio, arrivati alla rotonda al centro di
Matinella, si va verso Altavilla, e dopo
circa duecento metri, sulla sinistra, trovate l’insegna ovale con la scritta “Bufalì”. Nella mia visita, previo appuntamento, sono stato ricevuto da Nando
Verrone (nella foto) che gestisce l’attività insieme a sua moglie Anita Cantalupo. Il tutto è veramente molto piccolo: dall’ufficio al banco fino alla sala
lavorazione, ma tutto è curato e tenuto in ordine quasi in modo maniacale.
Pochi minuti di chiacchiere con Nando
mi hanno fatto capire la sua forte passione ed il grande attaccamento per
questo lavoro, che non è così facile
come molti pensano. Da piccolo, cioè
ancora minorenne, Nando ha iniziato a
collaborare con vari caseifici della
Piana del Sele, dei quali alcuni anche
importanti. Poi, la voglia d’essere indipendente è stata talmente forte che dal
maggio 2004 ha iniziato a produrre in proprio mozzarelle di bufala ed altri prodotti
caseari come ricotta, provole, caciocavalli e scamorze. Ci racconta che i
suoi prodotti, 4/5 q.li al
giorno, sono destinati unicamente alla distribuzione
locale, ciò vuol dire alla
clientela più esigente. Sappiamo bene che noi salernitani in fatto di mozzarelle siamo molto competenti.
Chiacchierando mi viene
raccontato che i prodotti
del caseificio Bufalì, già
alle prime ore del mattino
si trovano freschi, a differenza degli altri, nei vari
punti vendita della provin-
cia. Difatti, per offrire questo servizio,
Nando, che è anche il casaro della “Bufalì”, con i suoi collaboratori lavora di notte,
mentre generalmente in altri posti il lavoro inizia poco prima dell’alba.
Tutti i giorni, con esclusione della domenica (che, Nando dice, è fatta per riposare), al caseificio Bufalì, già a mezzanotte
sono tutti pronti per iniziare la loro giornata (o meglio la loro nottata): il latte delle
bufale appena munto viene scaldato e addizionato di fermenti lattici e caglio liquido.
Una volta formata la cagliata viene lasciata riposare un’ora, poi viene ridotta in
grani dalle dimensioni di una nocciola e
fatta riposare per alcune ore, tempo necessario per la fermentazione. La cagliata
viene poi messa in grandi tinozze e addizionata con una quantità di acqua bollente (80-90 gradi), pari al peso della caglia-
ta stessa. L’acqua bollente provocherà lo
scioglimento della massa, che verrà poi
raccolta e mozzata a mano o con appositi
macchinari e messa a riposare in acqua
fredda. Infine le singole mozzarelle verranno immerse in una salamoia per un periodo di tempo variabile a seconda della
sapidità desiderata e dalle 5 e mezza del
mattino sono già pronte per partire per le
varie destinazioni.
Dette così, sembrano cose elementari, ma
è solo la passione e la voglia di fare qualità che fanno raggiungere l’ottenimento
di un grande prodotto e Nando ci riesce
molto bene. Provate e ….fatemi sapere.
Recapito:
Caseificio Bufalì, Via Gagarin
84050 Matinella di Albanella (SA)
Tel. 0828.984954
Carciofi con
mozzarella di
bufala
Ingredienti per 4 pers.: 8 carciofi 200 g di mozzarella - 25 g di formaggio grattugiato - un uovo - un limone
– prezzemolo - 2 acciughe salate pangrattato q.b. - olio extra vergine di
oliva q.b. - sale e pepe q.b.
Procedimento: mondate e pulite i carciofi e metteteli a bagno in acqua e
succo di limone. Mescolate insieme la
mozzarella che avrete tritata grossolanamente con l’uovo, il formaggio
grattugiato, le acciughe salate spezzettate, il prezzemolo tritato, sale e pepe.
Aprite i carciofi, salateli, pepateli e
farcite con il composto di mozzarella.
Spolverizzateli con il pangrattato, sistemateli in una teglia oliata, condite
con un filo d’olio, aggiungete un po’
d’acqua e fateli cuocere in forno a
180° per 25 minuti circa.
Vino consigliato: Valentina Fiano
Paestum Igt, Alfonso Rotolo, Rutino
Cilento.
Tel 0828.720114 Fax 0828.720859
e-mail:
[email protected]
url: www.unicosettimanale.it
Direttore Responsabile
Bartolo Scandizzo
Condirettore
Oreste Mottola
[email protected]
In Redazione
Vinigustando al Tre Olivi: Chi cerca... trova
arriva Michele Alois
OFFERTE
Ecco il terzo appuntamento con Vinigustando, la serie di appuntamenti con il
vino e la cucina di qualità. Il prossimo 1°
marzo al ristorante Tre Olivi del Savoy
Beach Hotel di Paestum, alle raffinate
creazioni dello chef Matteo Sangiovanni,
capitano della cucina calda della N.I.C.
(Nazionale Italiana Cuochi), saranno abbinati i prestigiosi vini della cantina di Michele Alois che ha sede a Pontelatone in
provincia di Caserta. Ricordiamo che
l’enologo di questa cantina è Riccardo
Cotarella, uno dei più bravi dell’Italia vinicola. Dove va lui arrivano i riconoscimenti delle guide: bicchieri, grappoli e
stelle. Questo il menu: Piccole crocchette
di gamberi con purea di cavolfiori; Insalatina di spinaci con capesante grigliate
e calamaretto ripieno in guazzetto di pomodori; Gnocchetti bicolori di ricotta con
ragù di lepre e salsa crodaiola; Filetto di
manzo con porcini e tartufo nero su letto
di galletta di patate; Meringhetta con semifreddo alle noci, gelato al cioccolato e
pistacchi.
Mentre i vini
in abbinamento sono: Caulino 2004, Falanghina
Campania Igt
(3 grappoli
AIS); Campole 2004, Aglianico Campania Igt (2 bicchieri Gambero Rosso e
grappoli AIS);
Trebulanum
2003, Terre
del Volturno Igt (2 bicchieri pieni Gambero Rosso e 4 grappoli AIS).
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di 30 euro a persona (tutto compreso). Per
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Titolo preferenziale la conoscenza almeno della lingua inglese.
Inviare CV fax 0828 851730 o telefonare 0828 851876.
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Esperienza nel settore, titolo preferenziale conoscenza della lingua tedesca ed inglese. Inviare CV fax 0828 851730 o telefonare 0828 851876.
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Battipaglia:
Segreteria di Redazione
Gina Chiacchiaro
Tiratura: 5000 copie
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