HOTEL ARISTON PAESTUM 3-4-5 marzo 2006 Anno VIII N.07 03 marzo 2006 SALONE DELLA MOZZARELLA DI BUFALA CAMPANA. VETRINA DELLE TIPICITÀ CILENTANE € 1,00 ilCilento Editore: Calore s.r.l. Sede Legale: Via S. Giovanni, 50 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale: Via della Repubblica, 117 - Capaccio-Paestum (Sa) — Poste Italiane - Spedizione in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Direzione Commerciale Business Salerno — Abbonamento annuale 20,00 € EBOLI ROCCADASPIDE E’ legittima difesa? Il bilancio politico di Capuano pagina 2 CARNEVALE A PAESTUM. Lasagnate tra i templi di Cristina Di Geronimo I nostri amministratori hanno ben pensato che è arrivata l’ora di rilanciare l’area archeologica di Paestum. Non contenti dell’annuale premio Charlot che usurpa uno sfondo imponente come il tempio di Cerere, per proporre spettacoli in sintonia con la dilagante sottocultura televisiva dei nostri tempi, essi ci annunciano due nuovi eventi con sfondo archeologico: l’appuntamento notturno con i carri carnevaleschi e lasagnata domenicale e i chioschetti del mercatino enogastronomico per i mesi di luglio, agosto e dicembre. Gli eventi sono enfaticamente presentati all’interno del programma di promozione turistica. Partiamo dal Carnevale. Nulla da dire ovviamente sulla festa popolare e anche nulla da dire sulla simpatica sfida fra contrade per la conquista del primo premio. Ma nella migliore tradizione delle città con antica vocazione carnevalesca la realizzazione dei carri avviene in loco e molti artigiani si dedicano per un anno intero al lavoro di preparazione. A Capaccio, dicono, ormai i carri, si vanno a comprare usati. Non so quanto denaro circoli intorno a quest’evento e quanto ci guadagni economicamente la collettività, quello che invece sembra ormai accertato è che bisogna passare dal Carnevale per diventare amministratori della città. Sarà perché a Carnevale ogni scherzo vale? Ma torniamo alla lasagnata, bisogna farla proprio nella zona archeologica? E perché? Forse perché c’è tanto spazio, grandi parcheggi, prati su cui distendersi per il dopo pasto, panchine e tanto verde? Possibile che in tutto il Comune non si trovi una sintonia fra luogo e sana grassa convivialità. Cosa c’entrano i templi con questa festa popolare? Stesso discorso vale per il mercatino enogastronomico. Che bisogno hanno i prodotti tipici di uno sfondo archeologico come quello dei templi? Piazza Santini non andrebbe bene? Non andrebbe bene la Laura o la zona del mare? Possibile che non si riesca a rispettare la vocazione anche urbanistica e sociale del territorio? In piazza si fanno i mercati, nei prati e sulle spiagge si organizzano le lasagnate, nella zona archeologica si mantiene il silenzio, si sostiene e stimola la Cultura e si prova a recuperare quel turismo colto ormai sempre più raro dalle nostre parti. Il patrimonio archeologico va tutelato e protetto non solo dall’abusivismo edilizio ma anche dalla sottocultura. Ci sono dei luoghi dove bisogna essere composti. Uno di questi è l’area archeologica di Paestum. Ricordiamo al Sindaco l’impegno preso di rimuovere le baracche. Naturalmente dopo Carnevale! pagina 7 AGROPOLI PERSANO La filosofia di Botti La divisa è più rosa V ALLO DI DIANO Il caciocavallo a Caracas pagina 4 pagina 6 pagina 8 PIONIERI DI NEVE Nelle valli piemontesi si celebrano le ventesime olimpiadi invernali, nell’Alta valle del Calore si festeggia la neve Nuovi colonizzatori di Giuseppe Liuccio Note a margine della BIT di Milano All’armi! All’armi! La campana sona. So’ sbarcati li Turchi a la marina. Chi tene scarpe vecchie se le ssola. Le meie l’aggio solate stammatina Scandizzo e Cinque a pagina 9 Il senatore Fasolino ci scrive “Corbellerie su di me” Caro Oreste, su UNICO del 10 Febbraio 2006 parli di me e di Gaetano Giuliani “Onorevole” di altri tempi nativo di Roccadaspide. A dire il vero l’accostamento mi lusinga perché Gaetano Giuliani era quel che si dice una brava persona, molto attaccato alla Sua terra. Racconti che portava caciocavalli nelle case e negli uffici dei potenti pur di strappare qualche beneficio per i suoi concittadini. “Uomo o Asino” ? titolava l’Avanti dell’epoca per l’abbondante sovraccarico cui il Parlamentare volontariamente si sottoponeva. In questa frase ci sarebbe, a tuo dire, il riassunto di una vita. Non sei stato gentile con lui ma sono certo che Gaetano Giuliani ti ha già perdonato perché dall’alto dei cieli ti ha letto nell’animo e ha capito che la storiella l’hai tirata fuori solo per dare un dispiacere al Senatore in carica. Non so, invece, se ti perdoneranno anche i Cittadini di Roccadaspide che, in segno di riconoscenza e di affetto hanno dedicato a Gaetano Giuliani la strada più importante del loro paese. Altri, ritengo, che non ti perdoneranno mai, sono sicuramente gli asini che avevano già dimenticato la storiella dell’Avanti e ora se la vedono inaspettatamente riproporre. Vedi, gli asini, sono animali docili e pazienti, sobri e fedeli. Si accontentano di un modesto giaciglio e gli basta poco per sbarcare il lunario: acqua, biada e qualche filo d’erba. Sopportano anche l’ingratitudine del padrone e possiedono un pregio inestimabile, non cercano mai di farsi passare per cavalli come purtroppo usa ai nostri giorni. Ogni tanto, però, sanno anche arrabbiarsi. Ma, ritorniamo al tuo teorema: per avvallarlo citi Mattia Feltri che utilizza la Stampa, noto giornale degli Agnelli e della Sinistra padrona per farsi passare (ahimè senza riuscirci) per l’inimi- ALL’INTERNO tabile genitore. Ripetendo la solita manfrina dei giornali “progressisti”, per qualunque argomento mi si intervisti, tira fuori la storia di una seduta d’Aula durante la quale ho votato anche per il Senatore Azzollini. E’ assolutamente vero, ho votato per il Senatore Azzollini ma l’illustre Presidente della Commissione Bilancio era rigorosamente presente in Aula come riconosciuto da tutti e ufficialmente dichiarato dallo stesso Presidente Marcello Pera con verbale agli atti del Senato. E quando un Senatore è presente in Aula, è prassi comune che il Senatore più vicino alla postazione elettronica possa votare per lui. Accade a Destra e a Sinistra, è sempre accaduto, è legittimo ma solo ora la Stampa sinistrese ne fa uso con moderna tecnica staliniana e una perseveranza degna di miglior causa e di più rappresentativo bersaglio. Il buon Mattia ci mette anche una chicca: non sarei stato riconosciuto da un usciere di Palazzo Madama pur essendo alla fine della Legislatura. Caro Oreste, probabilmente quell’ usciere non era mai stato, fino ad allora, in servizio a Palazzo Madama, ma in altri uffici. Sono il Senatore più presente in Aula e, permettimi l’immodesta citazione, sono risultato in un referendum tra gli Assistenti e i Collaboratori di Palazcontinua a pagina 12 Il canto rievoca ancora nella fantasia popolare lontane epoche di dominazione e di razzie, che defraudarono il Cilento di beni e di ricchezze materiali e ne violentarono coscienza e memoria storica, sconvolgendo usi, costumi, abitudini di vita. E’ una storia antica quella della colonizzazione del Cilento ed è un campo di ricerca che ha un filone di continuità e che potrebbe riservare sorprese a studiosi curiosi dei nessi che impercettibilmente legano gli avvenimenti nel corso dei secoli e che si materializzano in quei “corsi e ricorsi” di cui fu teorico acuto Giambattista Vico, che proprio nella serena quieta dell’eremitaggio cilentano di Vatolla elaborò il meglio delle sue teorie filosofiche. Qui sbarcarono i Greci e lasciarono le tracce della civiltà di Paestum e Velia. Qui scesero i Lucani e imposero il loro dominio con la forza delle armi. Qui approdarono i Romani ed inglobarono il territorio nella provincia lucana. Qui si misurarono in armi Goti e Longobardi, Normanni e Svevi, Angioini e Aragonesi per il possesso del territorio. Qui, nel silenzio complice dei conventi, degli eremi e delle abbazie, affilarono le armi i monaci basiliani e benedettini per il governo delle anime, il controllo dell’agricoltura e il monopolio dei traffici via mare. Qui nacque, crebbe e si sviluppò la nobiltà stracciona e parassitaria, che, per pagarsi gli ozi dorati nelle residenze napoletane, succhiò sangue e averi ai contadini e, a loro insaputa, vendette feudi e ducati, palazzi e latifondi, per i debiti di gioco di una notte e che passarono così di mano i n mano ed arricchirono il patrimonio di “signori”, che spesso non conobbero mai i loro possedimenti pur ricavandone rendite e titoli nobiliari. Questa tradizione di colonizzazione si perpetua ed oggi è più presente che mai anche se si manifesta in forme nuove. Sull’affare turismo, ad esempio, prosperano attività lucrose il più delle volte impiantate e gestite da “imprenditori” venuti dal di fuori che hanno violentato coste e zone interne, dilapidato patrimoni ambientali e monumentali ubbidendo alla sola logica del profitto. Sul business vacanze si sono buttati a capofitto impresari di provincia e capocomici d’accatto, tutti, o quasi, piovuti da fuori e lautamente pagati dagli Enti pubblici per allestire spettacoli di dubbia utilità cultucontinua a pagina 3 N.07 03 marzo 2006 PRIMO PIANO Commerciante uccide ladro e dice: la legge me lo consente Tre fucilate e un ragazzo di 28 anni ha perso la vita per alcune palme nane che voleva rubare. A stroncare la sua vita un tabaccaio di Eboli. Arrestato ha invocato la nuova legge sulla legittima difesa. Chissà se prima di far fuoco avrà pensato che in fondo era un suo diritto difendere quelle piante lasciate fuori dal negozio. Probabilmente fra sé e sé avrà pensato che quella nuova legge sulla legittima difesa gli dava il permesso di sparare ai ladri che trafficavano fuori dalla sua bottega. Di certo, da ieri notte, Domenico Sabatino è rinchiuso in una cella del carcere di Fuorni di Salerno, con l’accusa di omicidio volontario. Passato da vittima a carnefice in pochi drammatici secondi, il tabaccaio venticinquenne di Eboli ha fatto il percorso inverso toccato a Gerardo Coralluzzo, che i pallettoni esplosi dal fucile di Sabatino hanno ucciso dopo averlo raggiunto al petto. Un tragico incrocio di vite in cui Caino e Abele si sono scambiati i ruoli e il destino. Accade tutto in pochi minuti, nella notte fra sabato e domenica. Domenico Sabatino, nonostante l’ora tarda, è ancora nel bar tabacchi vicino alla strada litoranea a cavallo fra i comuni di Eboli e Battipaglia, in provincia di Salerno. Ci sono dei lavori da portare a termine prima dell’inaugurazione e il ragazzo, di 25 anni, si è trattenuto più a lungo del solito. È dentro, e non dovrebbe esserci. Almeno secondo quanto si aspettano Gerardo Coralluzzo e altri due giovani della zona. Sono di ritorno da un sabato sera come tanti trascorso per locali quando passano davanti al negozio chiuso e vedono fuori dalla soglia alcune palme nane “cickas” messe ad ornamento dell’ingresso del bar tabaccheria. La Panda si ferma. L’idea molto probabilmente è quella di caricare quei vasi in macchina e scappare, un furto da poco conto che può fruttare qualche centinaia di euro. Sabatino, invece è dentro e sente tutto, sente la macchina che si ferma, sente i rumori e capisce. Nel retro del bar tiene un fucile calibro 12, regolarmente denunciato e caricato a pallettoni: il venticinquenne lo imbraccia, esce e spara tre colpi. Coralluzzo è centrato in pieno e ferito al petto, eppure riesce a scappare assieme ad uno dei complici che lo carica in macchina e corre fino a casa a Montecorvino Rovella dove il giovane arriva in un lago di sangue. È già morto, e sono proprio i genitori che chiamano il 112 per denunciare l’omicidio. Tocca ai carabinieri di Battipaglia ricostruire la dinamica di quanto accaduto: all’inizio immaginano si tratti di una sto- ria di droga, di una lite fra tossicodipendenti. Ma non è così, e sono gli “amicicomplici” di Galluzzo a spiegarlo. Per loro scatta la denuncia per tentato furto, per Sabatino l’arresto con l’accusa di omicidio volontario. «Ho agito in virtù della nuova legge», ha spiegato inutilmente agli inquirenti. Nessuna legittima difesa per lui, nemmeno con la nuova legge da saloon voluta dalla destra di governo. Per quanto il suo avvocato si sforzi, nel suo caso non esiste alcuna possibilità di applicazione della normativa licenziata dalla Camera a fine gennaio. Ne sono convinti gli inquirenti che ne dispongono l’arresto. Per loro Abele è diventato Caino, anche se probabilmente pensava di agire nel giusto. Ché in fondo chissà quante volte lo aveva sentito spiegare in tv. Con la nuova legge poteva. O almeno credeva di potere. Nelle foto: sopra da sinistra Domenico Sabatino, Gerardo Coralluzzo, sotto il luogo dell’incidente. Mozzarella in mostra a Paestum dal 3 al 5 marzo All’Ariston la manifestazione voluta da Corrado Martinangelo Il Salone della Mozzarella di Bufala intende promuovere un’azione organica di interventi per la valorizzazione del patrimonio gastronomico legato al territorio, contribuisce all’affermazione del marchio “Mozzarella di bufala Campana Dop” sui mercati nazionale ed internazionale attraverso l’organizzazione di convegni, eventi culturali, itinerari gastronomici e altre iniziative legate ai prodotti della filiera bufalina. Tutte da vedere sono “Le Strade della Mozzarella”, visite guidate ai caseifici che hanno aderito alla manifestazione (è possibile consultare il calendario degli appuntamenti sul sito www.lestradedellamozzarella.it) che si terranno oltre che nel finesettimana della manifestazione anche nel precedente e nel successivo. “Sono orgoglioso di poter ospitare a Paestum questo appuntamento. Oggi – ha detto Enzo Sica, sindaco di Capaccio - più che sulla quantità si punta soprattutto sulla qualità del prodotto, e proprio su questo aspetto le aziende hanno investito molte delle loro risorse per promuovere il settore”. L’assessore provinciale all’Agricoltura e Foreste, Corrado Martinagelo, ha affermato che il Salone è il primo di una lunga serie di eventi che saranno organizzati in tutta la provincia di Salerno, tesi alla valorizzazione dei prodotti realizzati nel territorio. “Con la riforma della politica agraria comune – ha detto Martinangelo - è oggi più che mai necessario che gli enti e le aziende si mettano insieme per operare un’azione sinergica che punti al raggiungimento di un obiettivo comune, la qualità del prodotto, investendo anche sul miglioramento degli allevamenti bufalini”. La Camera di Commercio, inoltre, sottolinea l’importanza della presenza di buyer internazionali, soprattutto francesi, svizzeri e tedeschi, e la continuità con l’iniziativa “Salerno sul Reno” che nello scorso novembre tra Francoforte e Colonia ha visto la presenza in Germania di numerosi operatori del settore caseario e non solo. Testimonial dell’evento sarà Caterina Balivo, conduttrice del programma in onda su Rai Uno “Festa Italiana”, le cui telecamere saranno presenti all’hotel Ariston di Paestum sabato 4 marzo. L’evento è promosso da Regione Campania, Ersac, Provincia di Salerno, Camera di Commercio di Salerno e Comune di Capaccio-Paestum. Quante volte aveva sentito i brividi Rosellina non se lo ricordava più. La noia, la corsa quotidiana avevano appannato i ricordi, anche quelli più briosi. Un pomeriggio di fine inverno decise di catalogarli tutti. Sfogliò l’album dei ricordi. Ne scovò di allegri e di amari, spesso terribili. Scartò i secondi e si mise a raccogliere i primi. Organizzò una scala: in alto posizionò i brividi di cuore, annotò poi i brividi della passione politica e inserì la voce brividi da convivialità. Un posto a parte riservò ai brividi culturali. I brividi di cuore li colorò di azzurro leggero, cangiante, a volte celeste, altre volte verde. Erano due occhi. Avevano il sapore di un bacio, il primo bacio ed evocavano il rumore di un battito forte, accelerato. Erano dolci e caldi. I brividi della passione politica avevano la voce e la fermezza di uno zio, il compagno. Rosellina li collegava ai sogni e alle speranze di una recente vittoria elettorale. Alla convivialità assegnò le feste: due cene e un bouffet, ma preferì non approfondire. Non voleva ritrovarsi a catalogare i brividi amari. I versi di Dante, qualche racconto di Italo Calvino, le idee di tempo e di speranza di Bloch e una commedia di Plauto. Pochi autori bastavano per i brividi culturali. Ma i brividi sono brividi, si intrufolano, entrano sempre, senza invito. Per quanto si ostinasse a tenerli lontani, a spingerli fuori, i brividi amari si infilavano prepotentemente nei pensieri di Rosellina: erano gli assenti, le persone care. Quelle assenze erano dure davvero. Ma quanti erano i brividi di gioia che Rosellina aveva provato? Tanti. Si sforzava di rievocarli tutti e li catalogava con sorrisi, battute, sguardi e fantasie. Il guaio era che, ad ogni brivido che rievocava se ne aggiungeva sempre un altro, evocato e prodotto dal ricordo. Si duplicavano e Rosellina era costretta ad archiviarne altri. L’impresa diveniva sempre più ardua. Si era fatto buio, anche la vecchia quercia, sembrava insonnolita. Rosellina continuò a contare. Lo squillo del cellulare la riportò al presente: “Vieni? É tardi”. “Sto lavorando a un archivio. È importante. Vengo”. Rosellina ripose il cellulare e annotò:”Brividi di cuore: ottime prospettive”. L’archivio dei brividi 3 N.07 03 marzo 2006 EBOLI di Paestum Eboli e i ‘cattivi’ maestri Spiaggia foto vietate Erano in pochi, nella Sala Mangrella del Complesso Monumentale di San Francesco. Più o meno giovani, gli astanti seduti sulle seggiole dell’aula, nel centro storico della città, avevano faccia attenta, un paio di copie de Il Manifesto, la rassegna stampa con le locandine e gli articoli dei quotidiani locali, cappelli e capelli di riccioli e rasta, fogli, carta, penna, macchina fotografica e, dietro il bancone, sul palchetto rialzato, al microfono, Marco Ferrando. Che, per chi di politica s’interessa, è l’esponente di Progetto Comunista, assurto alle cronache nazionali, nell’ultima settimana, dopo il clamore creato dalle dichiarazioni sui carabinieri caduti a Nassiriya, che gli sono costate l’esclusione dalle liste del Prc alla Camera. Una parte dei cittadini ebolitani, invece, ha letto il suo nome nel piccolo dei giornali cittadini, accanto a dichiarazioni gelido/infuocate: “la sua presenza è una vergogna per Eboli” fa Franco Cardiello, parlamentare di Alleanza Nazionale ; “non abbiamo patrocinato la manifestazione. L’idea di Ferrando mi è lontanissima ma siamo in un Paese democratico”, risponde il primo cittadino Martino Melchionda (Ds), da Palazzo di Città. Appena appena disorientato, l’ebolitano, ha alzato lo sguardo dai giornali locali e ha guardato, interrogativo, verso Rifondazione Comunista, partito che, a personaggi pubblici, esponenti politici che scatenano reazioni consistenti e polemiche roventi, appare abituato, nel piccolo della realtà cittadina. Era il 1996 che ad Eboli giunse il fon- dalla prima datore delle Brigate Rosse Renato Curcio, era il 1999 che l’allora sindaco, Gerardo Rosania, oggi consigliere regionale, offri la cittadinanza onoraria a Silvia Baraldini, già condannata a 43 anni di reclusione per terrorismo negli Stati Uniti. Allo stesso modo, si gridò allo scandalo e allo ‘scuorno’. Ma qusta volta, il Prc fa segno di no. Lo stesso Rosania spiega, fra motivazioni politiche e tecniche, di non condividere le posizioni dell’esponente di Progetto Comunista: “Ferrando è una questione interna al nostro partito. C’è un’area minoritaria che sta costruendo qualcosa di diverso. Si tratta di un’area organizzata, con propri strumenti e proprie tessere. Non capisco perchè avremmo dovuto presenziare un’iniziativa che non condividiamo”. “E Renato Curcio? “ domanda il cittadino. “E la Baraldini?”, incalza pure la destra ebolitana. “Parliamo di cose diverse, siamo a due livelli distinti”, risponde l’ex primo cittadino. “Allora si tattava di tenere acceso il dibattito e la discussione - spiega - di fare luce sui temi del terrorismo, senza alcun avallo ai meccanismi ma con molta voglia di capire. L’offerta della cittadinanza onoraria a Silvia Baraldini, invece, è stato un atto politico e di umanità”. Nella Sala Mangrella, l’unico partito presente, al semi completo, era quello dei Comunisti Italiani. Il Pdci, che, dalla scorsa estate pare volersi differenziare dalla maggioranza di centrosinistra, ha ascoltato e salutato gli organizzatori della manifestazione, Progetto Comunista, mentre Marco Ferrando, ragionava di scelte, candidature, programmi e resistenti irakeni. Raffaella Ferrè Vi è mai capitato di fare un giro, una passeggiata, lungo il nostro litorale in una mattina d¹inverno con un po¹ di sole? A noi, sì. Ci è capitato di girare per spiagge ³armate² di macchina fotografica per registrare lo stato di salute della nostra costa. Ci è capitato di incontrare tante facce inquietanti in un via-vai di automobili altrettanto sospette, per non parlare poi dei “padroni” della spiaggia. Uno addirittura ci è venuto incontro tutto minaccioso proferendo così:”perché state fotografando il mio stabilimento? Chi vi ha autorizzato? Io forse vengo a casa vostra a fotografarla? Io sono un ispettore di Polizia, fatemi vedere i vostri documenti! etc.”. Noi ci siamo subito difese dicendo che stavamo fotografando il paesaggio e non ci risultava di aver commesso reato. “L¹ispettore Tritone” comunque, non sentiva ragioni, noi stavamo “rubando” immagini. Ma caro “ISPETTORE TRITONE”, da quando la spiaggia è tua? e dei maniaciguardoni? Noi eravamo rimaste al tempo in cui la spiaggia era di tutti e la vegetazione la faceva da padrona. Ora, è vero che i tempi sono cambiati e non esistono più le mezze stagioni, ma per quanto ancora, dobbiamo subire la prepotenza di figure senza scrupoli che ci vogliono negare la cittadinanza, inquinare l¹aria che respiriamo, l¹acqua che beviamo, il paesaggio che viviamo. L¹acqua, il mare, la terra, sono di tutti. E non fa paura essere presi a male parole perché fotografi quello che vedi. Fa paura vedere quello che vedi e chiudere gli occhi. Comunque, Legambiente insieme a tanti cittadini tiene sempre gli occhi aperti e non ci sono “Ispettori Tritone” che tengano. Cosimina Capo e Franca Gatto Legambiente Paestum I nuovi colonizzatori rale, di scarso richiamo turistico, per niente ancorati alle tradizioni e alla cultura locale. Scrivo queste note mentre la BIT di Milano, la più importante ed accorsata Fiera del Turismo, a livello internazionale, è alle sue ultime battute. Anche a Milano, tra eventi di spettacolo, chiacchiere da convegni, tavole rotonde per passerelle di vanità e retttangolari per assaggi di tipicità, il Cilento ha recitato la parte di Cenerentola, di parente povero ammesso a raccogliere le briciole al banchetto della spartizione di fondi pubblici sia nel caso di iniziative promozionali all’estero che nel caso di manifestazioni di grande richiamo con positiva ricaduta di immagine.(Verificare le cronache di questi giorni de “Il Mattino”, il giornale che megafona gli eventi con strabismo napoletano). Il Cilento c’è, ma non con la visibilità che meriterebbe. Paestum c’è, ma non con il protagonismo che le spetterebbe sul piano del turismo culturale, se è vero che i suoi templi ed il suo museo sono, in ordine di preferenza, tra le prime dieci mete nelle scelte di turisti italiani e stranieri. Di qui la necessità di invertire la tendenza, riequilibrando, e fin da subito, la di- stribuzione degli organismi pubblici del turismo. Un esempio per tutti: da Salerno a Positano ci sono ben sei Aziende del Turismo con uffici efficienti e funzionari capaci(Salerno, Maiori, Ravello, Amalfi, Positano, Cava dei Tirreni); in tutto il territorio cilentano se ne conta una sola, e, per giunta, in posizione eccentrica: Paestum, che, per il ruolo di organismo pilota per ideazione, progettazione e realizzazione di eventi promozionali per l’intero territorio a sud di Salerno, dovrebbe essere dotata di professionalità e risorse finanziarie adeguate alla bisogna. Invece per incapacità, insipienza e leggerezza di amministrazione sono state dilapidate le risorse economiche e ne è stato impoverito il progetto promozionale. Il nuovo amministratore (napoletano manco a dirlo), che non vanta specifiche competenze nel settore e non ha al suo attivo studi e pubblicazioni di storia, di archeologia, di letteratura di viaggio, annaspa disorientato in una realtà che gli è estranea e non ha neppure l’umiltà di raccordarsi con gli amministratori e gli operatori locali per tentare un minimo di sistema ed innescare un meccanismo di sinergia virtuosa e feconda. Si limita, per- ciò, ad una svogliata visita “pastorale” settimanale, come i vescovi delle antiche diocesi reclamati dalle parrocchie più lontane “ad limina visitationis”, non fosse altro che per giustificare l’indennità mensile, compenso per fedeltà a potenti amicizie e frequentazioni napoletane più che per l’effettivo impegno nell’interesse della collettività pestana. Non è questa una ulteriore scandalosa prova della colonizzazione del nostro territorio per imposizione di “feudatari” in gara di “bravate” tali da oscurare quelle di marchesi e baroni medioevali. Che ciò avvenga nel disincanto o, peggio ancora, con la colpevole distrazione (o complicità?) di autorevoli rappresentanti della parte politica, a cui mi onoro di appartenere da una vita, mi addolora e mi indigna, ma non mi vieta di gridare la pubblica denunzia. E, d’altronde, come potrei violentare la mia coscienza di socialista libero, un po’ anarchico e ribelle, che ha connotato la vita di battaglie per il trionfo dei meriti e dei bisogni contro l’ingiustizia? Ma ciò impone anche una forte presa di coscienza dei sindaci di Paestum e della sua kora come degli operatori del settore che hanno piena consapevolezza che nel turismo e nella cultura c’è tutto intero il futuro dello sviluppo economico e civile del nostro territorio. Qualche cifra? Ci sono nel mondo un miliardo di persone, che godono, ognuna, di 40 giorni di ferie all’anno. Di queste 80 milioni praticano un turismo ricco e colto e pretendono un pacchetto di qualità: il mattino il mare, il pomeriggio la mostra, il museo, l’escursione, la sera il concerto, un recital letterario, uno spettacolo di folclore nobile ed in più una cucina ottima e genuina. Questo può e deve diventare il nostro bacino di utenza, il mercato dove sfondare, perché qui da noi, a Paestum e nella sua kora, ma anche in buona parte del Cilento, queste condizioni ci sono tutte. Sta a noi, tutti noi, amministratori locali, operatori economici, intellettuali, semplici cittadini lanciare la sfida contando prevalentemente e, qualche volta, esclusivamente sulle nostre forze. E, alla malora i colonizzatori di turno, vecchi e nuovi! E’ una battaglia che si può fare, si deve fare e, quel che più conta, si deve vincere. Che ognuno faccia la sua parte. Da subito. Domani potrebbe essere tardi. Giuseppe Liuccio Campania differente Un crogiuolo di popoli e di culture concentrato in pochi chilometri quadri, un immenso caleidoscopio di colori, forme, suoni e sapori tutto questo a Milano nel quartiere fieristico dove si è svolta la BIT, la borsa internazionale del turismo. La nostra provincia e la nostra regione hanno fatto del turismo un punto centrale del loro programma per il rilancio dell’economia locale, e la partecipazione alla borsa rappresenta un banco di prova per testare il lavoro svolto in questi anni. Un primo elemento da sottolineare è il fatto che la regione Campania a differenza delle altre regione aveva un intero padiglione a propria disposizione in cui erano allestiti gli stand delle cinque camere di commercio e delle province, l’ERSAC, l’autorità portuale ed un stand dedicato ai grandi eventi in regione. Il padiglione era sobrio e funzionale anche se mancava di una scenografia che facesse immergere il vistare nei luoghi della regione così come avveniva negli stand di altre regione che avevano quasi trasportato una parte della proprio territorio alla BIT. Dialogando con gli espositori si nota la competenza e la conoscenza dei luoghi ed anche il materiale fornito ai visitatori è di buon livello. Da notare l’assenza nel padiglione dei grandi alberghi di aziende della provincia di Salerno, inoltre nell’area dedicata al turismo verde erano presenti unicamente la comunità montana del vallo di Diano e quella del Tanagro. Infine c’era uno stand dedicato alla borsa verde della aree verdi e rurali che si svolge ad ottobre in provincia di Salerno, meno forte la presenza della borsa archeologica. La valutazione che possiamo fare da visitatori e da contribuenti è che la presenza dei nostri enti era abbastanza forte, quali saranno poi le ricadute sull’economia locale potranno dirlo soltanto gli operatori che non erano moltissimi, ma che comunque erano presenti con il loro materiale negli stand della camera di commercio. Gian Paolo Calzolaro N.07 03 marzo 2006 AGROPOLI Da Agropolesi ad Europei Filosofia, legalità, Europa per crescere giovani L’incontro con l’assessore alla Pubblica Istruzione di Agropoli, professor Valerio Botti, è interessante, coinvolgente e piacevole. Valerio Botti è stato per trenta anni professore di storia e filosofia presso il liceo scientifico di Agropoli e della sua esperienza prima di studente, poi d’insegnante, oggi di assessore, ha raccontato ricordando che la scuola locale è cambiata moltissimo e che la sua generazione ha portato, presso le case agropolesi, i primi libri, che entravano con loro in un paese che velocemente cambiava, dove ancora non arrivava alle famiglie neanche il giornale. Certo, nelle sue parole rivive la storia di Agropoli, con una scuola e con i suoi allievi molto diversa da quella attuale, in cui il migliore di loro non era mai stato neanche a Napoli. I ragazzi agropolesi, che facevano pochi anni di scuola, perché neanche le medie erano obbligatorie, erano subito immessi nel mondo del lavoro: solo i più fortunati potevano andare alle scuole superiori e, in quel periodo ad Agropoli, c’era il liceo classico “Dante Alighieri”, che aveva solo due corsi. I professori che insegnavano lì, per la maggior parte, venivano da Salerno. Da docente, quindi, il nostro assessore arrivò nel Liceo Scientifico, prima generazione d’insegnanti agropolesi e ricorda oggi i suoi allievi, anzi i suoi ex allievi, poiché da pochi mesi è in pensione. In qualità di assessore alla Pubblica Istruzione, descrive così due interessanti progetti: la prima iniziativa è promossa e curata dal Comitato per la cultura della legalità con la collaborazione ed il contributo morale dell’Associazione Nazionale Magistrati sezione di Salerno, coordinatore provinciale del progetto è Sante Massimo Lamonaca. Il progetto propone come obiettivi finali l’acquisire responsabilità, impegno e autocontrollo, riconoscimento del valore della dignità dell’uomo e di promuovere i rapporti di scambio e collaborazione interpersonali. Questo progetto all’educazione alla legalità coinvolge 49 ragazzi degli istituti superiori di Agropoli e, per la prima volta, si sviluppa attraverso cinque visite: la prima presso il Tri- bunale minorile di Salerno, dove si terrà una breve simulazione di processo, la seconda alla Moschea di Battipaglia, poi alla Caserma del distretto militare di Persano, dopo all’ ICATT di Eboli, istituto penitenziario per detenuti tossicodipendenti e in ultimo all’oasi Wwf con centro di educazione ambientale. L’altro progetto è molto bello, come commenta lo stesso assessore, si chiama “Popoli d’Europa” ed è organizzato dai comuni di Agropoli e di Capaccio in collaborazione con l’Ispettorato Scolastico Ambasciata d’Italia a Bruxelles e con il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca. Il coordinamento organizzativo è a cura delle insegnanti Rosanna Antelmi di Agropoli e Maria Vicidomini di Capaccio. I prossimi incontri si svolgeranno a Paestum presso l’hotel Ariston il 3, il 4 e il 5 marzo; destinatari saranno prima gli studenti, poi i docenti ed infine la società civile. Così, dalle parole e dall’entusiasmo del nostro assessore si avverte tutta la passione che quest’uomo mette nel suo impegno e tutto il cambiamento che interessa le nuove generazioni, che da cittadini agropolesi, anche attraverso la progettualità comunale, diventano sempre più consapevoli cittadini del mondo. Milena Esposito Dicono di lui I suoi ex allievi lo descrivono unico nel suo genere, simpatico nel modo di fare e serio nell’insegnamento. Quando spiegava in classe non leggeva sul libro, però potevi portare il segno. Il professor Botti, a scuola, era severo con gli alunni maschi e più buono con le ragazze, che prendevano voti dal sette in poi, mentre ai ragazzi non metteva mai più di sei. Questo però lo dicono i ragazzi. Il professore gesticola molto ed ha la battuta facile, pronta. Talvolta raccontava barzellette in classe, ma con la morale, di quelle che non si dimenticano più, come quella del triangolino nero, se lo incontrate fatevela raccontare, è così carina, ma solo lui può dirvela. A volte con gli alunni è stato intransigente, non sopportava gli occhiali scuri da sole in classe, però gli alunni dicono di lui che alla fine si divertivano in sua presenza, anche quando metteva quattro a tutti. Lui interrogava prima quelli più bravi, poi tutti insieme quelli “terra terra” sperando che, nell’unione, riuscissero a spiegargli almeno un paragrafo di storia o di filosofia. Spesso diceva ai suoi allievi più somarelli che tutti insieme avrebbero potuto scrivere nuovi libri di filosofia. Tra le passioni del professore c’è sempre stato l’amore per il suo paese, l’interessamento per la politica e…per il calcio. I ragazzi asseriscono che se avesse fatto televisione sarebbe diventato famoso, perché è troppo forte, piacevole e a proposito loro da 1 a 10, gli metterebbero 8 proprio per la simpatia e per il cuore grande. MiEs Mens sana in corpore sano! Alla Malzoni un centro per la Come la scuola dell’obbligo educa i piccoli non solo nel sapere ma anche nel mangiare diagnosi e cura delle cefalee I bambini ci penseranno su due volte prima di addentare la prossima merendina. Le mamme cercheranno di sottrarre tempo agli altri impegni per preparare uno spuntino più genuino ai loro figli. I nonni sorrideranno benevoli guardando i loro nipotini gustare una sana fetta di pane e olio pensando, magari, che è stata fatta la scoperta dell’acqua calda. Già i loro padri, infatti, facendo di necessità virtù, campavano cent’anni seguendo la dieta mediterranea. Sono queste le conclusioni che affiorano alla mente di coloro che hanno partecipato alla due giorni conclusiva del progetto “Mangiar bene per stare bene”. La conferenza tenutasi nei giorni 10 e 11 febbraio presso il secondo circolo didattico di Agropoli nei locali in via Verga ha concluso un percorso durato venti ore dove alunni e genitori coadiuvati da esperti hanno approfondito la relazione che intercorre tra una vita lunga e qualitativamente accettabile e il cibo che viene quotidianamente ingerito. Il dottor Vincenzo D’Agosto e la dottoressa Gelsomina Campanile hanno egregiamente illustrato, nei giorni precedenti la conferenza, come l’alimentazione sia cambiata nel corso degli anni tracciandone una breve storia. Hanno poi posto le basi per capire come un’alimentazione appropriata riduca i rischi di malattie cardiovascolari e sia un’utile strumento di prevenzione delle stesse. Venerdì 10 febbraio il lavoro svolto è stato aperto al pubblico. Alla tavola rotonda sedevano Raffaele Lucibello, dirigente scolastico, coordinatore del progetto, Eugenio Scorpio, sociologo e promotore dei finan- ziamenti per la realizzazione dell’ospedale civile di Agropoli, Luciana Astolfi, dirigente Regione Campania – Miur, Francesco Giordano, medico, e il professore Francesco Ambrosini, cardiologo di fama internazionale. Il professore Lucibello ha esternato tutta la sua soddisfazione per l’attenzione che hanno mostrato i genitori nel partecipare all’iniziativa, sottolineando l’importanza della relazione tra famiglia e scuola nell’educare i piccoli non solo nella conoscenza, ma anche nel dar loro i principi fondamentali del vivere sano partendo da quello che mangiano. Il professore Ambrosini ha voluto porre l’accento su due aspetti: i fattori di rischio cardiovascolare e la prevenzione delle malattie cardiovascolari. Inutile dire che ambedue sono fortemente influenzati dalle abitudini di vita tenute a tavola. Insomma un buon piatto di pasta condita con i pomodori genuini delle terre del sud, un filo d’olio extravergine d’oliva accompagnato da pesce, tre volte la settimana, carne, due volte la settimana e tanta frutta e verdura, sono un ottimo modo per dare scacco matto a infarto, ictus e via discorrendo il tutto unito ad una sana attività fisica. Stile di vita, questo, che va bene ad ogni età. A sostegno di quanto relazionato scientificamente, la dimostrazione empirica fornita dal gruppo folcloristico dei “Diversamente giovani” che in barba all’età cronologica si sono cimentati in canti e balli cilentani dimostrando sicuramente la stessa energia, se non di più, dei loro giovani spettatori. Marianna Matrone A dirigerlo Alfredo Bianchi con la collaborazione di Vincenza Vona Mal di testa? Quando non basta più la pastiglia del farmacista occorrono le cure Ne soffrivano Pascal, Chopin, Tolstoj, Darwin, Leopardi, Virginia Woolf Wagner, Nietzsche, Michelangelo, Hugo, George Eliot e George Sand, Van Gog, Giulio Cesare, Mussolini, Hitler, Andreotti e finanche il faraone Tutankhamon. La cefalea è sempre più una malattia sociale. Un centro specializzato è in via di aperura ad Agropoli, presso la casa di cura “Malzoni”. A dirigerlo sarà il professor Alfredo Bianchi, farmacologo clinico, che si avvarrà della collaborazione della neurologa Vincenza Vona. Ma non tutte le cefalee sono uguali. Esse infatti si distinguono in primarie e secondarie. Primarie sono quelle che evidenziano solo un disturbo a se stante, secondarie quando sono il sintomo di un’altra malattia, spesso grave. Sarà compito del centro agropolese, dove operano valenti specialisti della casa di cura, formulare le diagnosi più opportune. Il secondo passo sarà costituito dalla impostazione di una valida terapia, soprattutto il dolore. Quest’ultimo aspetto è un fattore altamente invalidante a cui si associa quasi sempre un corteo di sintomi neurogetativi ed affettivi. 5 N.07 03 marzo 2006 SELE Quando Valva abbracciò Romano Mussolini Pure ammalato non volle rinunciare al concerto al castello Nell’estate del 2003 la Provincia di Salerno decise di promuovere una edizione davvero eccezionale dei “Concerti al Castello”, la rassegna di musica teatro e danza che annualmente si teneva nel giardino storico di villa d’Ayala-Valva dal lontano 1984. Si trattava in effetti della ventesima edizione di un evento culturale tra i più significativi del panorama regionale. Negli anni precedenti grandissimi artisti ( Gaslini, Gazzelloni, Murolo, Fracci, Albertazzi ) si erano esibiti in un luogo, l’anfiteatro neoclassico, unico al mondo e dotato di un’acustica perfetta. Negli intenti della Provincia quella dell’estate 2003 doveva essere un’edizione speciale e lo fu per davvero. Dalla metà di luglio alla fine di agosto si susseguirono decine di eventi. Alcuni di essi con artisti conosciuti in tutto il mondo.Basti pensare al concerto di Toquinho, affiancato da una splendida Grazia Di Michele, ed allo spettacolo della prestigiosa compagnia Aterballetto. Ma perché ricordare oggi, dopo oltre due anni e mezzo, quella bella ed indimenticabile estate valvese? La risposta è nel terzo grande appuntamento di quella edizione: il concerto che Romano Mussolini tenne alla fine di agosto. Qualche giorno fa quello che è stato sicuramente uno dei più grandi musicisti italiani del secondo dopoguerra ci ha lasciati per sempre. Era ammalato da tempo. Lo era anche quando venne a Valva. Ricordo che il concerto era stato fissato per il 31 luglio, ma un violentissimo acquazzone estivo ne impose il rinvio. Non fu facile trovare un’altra data, ma poi grazie anche ai buoni uffizi dell’amico Mario Porcelli si riuscì a fissarla per il 25 di agosto. Quella sera in villa la temperatura non era propriamente estiva e qualcuno, giustamente preoccupato per il Maestro, suggerì di tenere il concerto al chiuso. Ma il Maestro, come altri grandi prima di lui, era rimasto letteralmente affascinato dall’anfiteatro neoclassico e non volle sentir ragioni. Il concerto si doveva tenere all’aperto. E così fu. Mussolini, accompagnato da un gruppo prestigioso tra cui spiccava la tromba e la voce di Guido Pistocchi, diede il meglio di se davanti a centinaia e centinaia di spettatori estasiati. Durante il concerto, come spesso accadeva nell’anfiteatro, la temperatura si abbassò ulteriormente. Decisi allora di togliermi il giubbino che indossavo, lo diedi ad uno degli addetti dietro le quinte, che provvide a portarlo sul palco ed a metterlo sulle spalle del Maestro mentre lo stesso stava suonando. Alla fine del pezzo Mussolini infilò il provvidenziale giubbino e portò a termine il concerto, concedendo anche una serie di bis. Quando ho appreso della morte di Romano Mussolini (nella foto) il ricordo delle ore passate con lui si è fatto improvvisamente vivo. In modo particolare mi è tornata alla mente la cena nell’agriturismo di Iole a Contursi Terme, laddove io e gli altri commensali, tra cui il Sindaco di Valva, avemmo modo con una certa sorpresa di apprezzare anche le doti di genti- lezza, affabilità ed elegante ironia di un uomo, che sembrò a tutti pervaso da un profondo amore per la vita. Ci lasciammo con un abbraccio e con un arrivederci che non ha avuto purtroppo il seguito, che tutti avremmo voluto che ci fosse ancora per tanti anni. Addio Maestro Mussolini e grazie di tutto! Michele Figliulo Le donne chiedono strada nel mondo dell’imprese e della politica Lonardo e Montefusco: “Le donne sanno ascoltare prima di parlare” La Fidapa (Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari) sez. Paestum “Hera”, ha organizzato, presso il Museo del Gran Tour, un convegno: “Imprenditoria femminile a tutela della sicurezza alimentare e ambientale”. Ad introdurre i lavori Marilena Montefusco, presidente della federazione di Paestum, a moderare gli intervanti Vincenzo Patella, ospite d’onore il presidente del consiglio regionale Alessandrina Lonardo. E’ una prerogativa della federazione organizzare convegni nei quali la donna è protagonista. Questa volta il tema è vasto e complesso e spazia tra la sicurezza alimentare e quella ambientale. Vede la donna protagonista in senso assoluto perché particolarmente sensibile a tali problematiche per la sua cultura e per la sua predisposizione. “L’ambiente deve essere protetto con una consapevolezza maggiore da parte di tutti i cittadini – esordisce la Montefusco – Da esso dipendono la salute, la qualità della vita di ciascuno di noi ma anche la possibilità di uno sviluppo reale e duraturo”. Se si tiene conto che la problematica ambientale viaggia di pari passo con quella sanitaria, è facile intuire che spetta all’uomo e alla sua volontà politica trovare la soluzione: tutelare e garantire la salute focalizzando l’attenzione sulla qualità alimentare. L’Unione Europea una legislazione esaustiva e tra le più severe al mondo. La qualità e la sicurezza del cibo dipendono dagli sforzi di tutte le persone della filiera alimentare: dalla produzione, alla lavorazione, al traspor- to, alla preparazione fino al consumo. Fausta Giannattasio, biologa, lavora in un’impresa di consulenza. Illustra la nuova normativa sui controlli e produzione di alimenti in agricoltura e nell’industria. “Il pacchetto d’igiene dei prodotti alimentari stabilisce dei criteri di sicurezza alimentare e di igiene del processo. E’ cambiata la filosofia, agli operatori si richiede grande senso di responsabilità e formazione adeguata”. Amedeo Postiglione, studioso del diritto ambientale, ha parole di apprezzamento nei confronti delle donne che trattano di ambiente perché in loro c’è maggiore senso di responsabilità. “Le nostre produzioni sono garantite? Se sì dobbiamo dimostrarlo eliminando le zone d’ombra. Il danno ambientale è un danno giuridico e l’U.E. lo dichiara nel 2004. Dell’ambiente fanno parte gli alimenti e l’inquinamento e il male che va prevenuto ed evitato. Per questo ci vuole partecipazione sociale. Realizzare un sistema di sicurezza regionale. I parchi tutelano le biodiversità quindi devono lavorare bene”. Maria Luisa Centritto affronta il problema delle frodi e sicurezza alimentari e punta il dito sugli eventi dolosi, la qualità dei prodotti e la contraffazione. “Tutte queste pratiche comportano danni non solo al produttore ma anche al consumatore che deve essere tutelato”. Giuseppe Manzo, direttore dell’Arpac di Salerno afferma che l’Arpac è predisposta al controllo ma ha finanziamenti propri ed hanno bisogno di mezzi e, pertanto, è frenata nella sua azione. Pasquale Quaglia, presidente del Consorzio di bonifica di Paestum, afferma che il suo ente gestisce le acque sia potabili che da irrigazione con grande attenzione. Gli investimenti che sono stati fatti hanno migliorato le strutture per dare al cittadino il meglio in termini di sicurezza e qualità. Per Vincenzo Pepe l’ambiente è un valore, è promozione, è sostenibilità. Lo sviluppo non deve essere limitato ma razionato. O T T I C A Donato De Rosa, presidente della Comunità Montana Calore Salernitano, s’inserisce nel discorso sicurezza ambientale e alimentare asserendo che sono un patrimonio del territorio che gli amministratori devono difendere. Teresa Erra parla del ruolo delle donne nel fare impresa a livello internazionale e dice che ha grande attenzione nel mondo agricolo. In Africa così come in Asia le donne sono responsabili della sicurezza alimentare a partire dalla famiglia che è la prima cellula dove si fa impresa. Per l’onorevole Salvatore Arena c’è l’esigenza di riflettere sulla qualità. A concludere gli intervanti l’onorevole Alessandrina Lonardo. A lei “piace ascoltare prima di operare” ed è ciò che succede nel Consiglio Regionale della Campania che presiede. “La donna è una grande imprenditrice perchè affronta il rischio con concretezza”. Per lei ambiente vuol dire rifiuti. I problema rifiuti viene vissuto con “disattenzione” dal cittadino ma “l’attenzione” morbosa della criminalità. Il cittadino deve diventare virtuoso con la raccolta differenziata. Gli amministratori devono garantire un’azione al di sopra di ogni sospetto per fugare i dubbi di infiltrazioni. Abbiamo l’obbligo di preservare e salvaguardare non solo la nostra storia ma anche il nostro futuro. Dobbiamo difendere la nostra identità. “Penso che sia necessario un dialogo tra le istituzioni per meglio organizzare il territorio. Anche a livello di regione Campania è in atto una riorganizzazione più efficiente”. Gina Chiacchiaro IMMIGRAZIONE L’art. 3 contempla e regola le politiche migratorie. La norma mira a conferire una regolamentazione stabile ai flussi migratori in Italia, in coordinazione con la politica europea in materia. Ogni tre anni viene predisposto il documento programmatico relativo alla politica della immigrazione e degli stranieri nel territorio dello Stato. E’ istituito presso la presidenza del Consiglio dei ministri il comitato di coordinamento che ha funzioni di controllo delle norme di cui al Testo Unico e tale organismo esprime il parere sul decreto annuale che indica le quote massime di ingresso di cittadini extracomunitari per lavoro autonomo. In sostanza il documento programmatico indica le azioni e gli interventi che il nostro paese intende svolgere per regolare in maniera accettabile i flussi migratori e limitare gli arrivi clandestini che tanti problemi umani e sociali comportano. Gli interventi si stanno orientando, giustamente, verso una funzione preventiva, aiutando i paesi di partenza nell’opera di limitazione e controllo dei flussi. Oltre al controllo degli arrivi clandestini non sono trascurati, ovviamente, i profili umani, tanto è vero che si cerca di favorire le relazioni familiari degli stranieri nonché il loro inserimento sociale e culturale in Italia. Le disposizioni dell’art. 3 in esame vanno coordinate con quelle di cui all’art. 21 che disciplina il lavoro degli immigrati. Rilevante pare la disposizione secondo cui, nello stabilire le quote annuali di lavoratori che possono entrare in Italia, sono previste restrizioni numeriche per l’ingrasso di cittadini di paesi che non collaborano con noi per contrastare la immigrazione clandestina. Ciò rientra in una politica di massima collaborazione con i paesi di provenienza degli immigrati. Lo stesso art. 21 prevede un trattamento preferenziale per i cittadini stranieri di origine italiana. Il Ministero dell’Interno raccoglie i dati sull’immigrazione a fini statistici e ovviamente per il perseguimento delle finalità istituzionali che concernono le misure di carattere economico e sociale verso gli stranieri soggiornanti in Italia, la definizione dei flussi migratori, l’inserimento sociale e culturale degli stranieri ecc. La politica migratoria, infine, ad avviso dello scrivente, pecca di molta superficialità e mal organizzazione. Invero, si organizzano i flussi migratori annuali, tralasciando il gravissimo problema dei tanti cittadini extracomunitari che soggiornano irregolarmente sul territorio nazionale. E allora non sarebbe opportuno pensare prima alla regolamentazione dei soggiornanti irregolari sul nostro territorio e poi alla regolamentazione dei flussi migratori? e-mail:[email protected] Gerardo Cembalo N.07 03 marzo 2006 ALBURNI Persano, dove il grigioverde è sempre più rosa Una soldatessa: “L’intelligenza delle donne è fondamentale per l’esercito” Il grigioverde domina su Persano e dintorni. Ma si tinge del rosa delle 40 soldatesse della “Garibaldi”. Una di loro, poco più di vent’anni, racconta soddisfatta: “Con la divisa, correrò anche dei rischi, ma oltre la forza nell’Esercito di oggi ora si usa molto il cervello. L’intelligenza delle donne è fondamentale. E voglio cimentarmi anche con la carriera”. A qualche metro di distanza un collega scrolla la testa: “Che vi volete fare, sono arrivate anche qui”. Nella Brigata “Garibaldi”, guidata dal generale Carmine De Pascale, di Mercato San Severino, su di un totale di 4500 effettivi 350 sono gli originari dalla nostra provincia. La “Garibaldi” è stata la prima ad essere costituita da personale in servizio permanente, fin dal 1994. L’esercito professionale, aperto anche alle donne, è nato qui. “A Persano formiamo i professionisti che portano alto il nome dell’Italia nelle missioni di pace all’estero”. Così il comandante De Pascale sintetizza il lavoro che si fa nei luoghi dove una volta i reali venivano a caccia e si allevavano cavalli di razza. Pianure a perdita d’occhio, natura incontaminata, fanno da sfondo ad attività di preparazione militare estremamente raffinate. “Qui teniamo l’alta l’operatività della Brigata cosicchè – spiega il generale - quando ci chiamano a svolgere importanti missioni siamo in grado di dare il meglio di noi stessi”. Un lavoro rischioso, ma importante. Un distaccamento della brigata è stato a Nassiriya con i carri Dardo, mezzi da trasporto truppa dotati di tecnologia d’avanguardia e capaci di garantire una adeguata sicurezza anche in situazioni critiche. Ed un poco più grigioverde sono diventati il Quadrivio di Campagna, Cerrelli ad Altavilla, e poi Matinella di Albanella e Capaccio Scalo. I soldati di stanza a IL GENERALE CARMINE DE PASCALE E’ laureato in scienze politiche, scienze strategiche e scienze diplomatiche internazionali. Ha 52 anni, sposato, due figli, pratica nuoto calcio e ... corsa, come s’impone ad un bersagliere. Ecco Carmine De Pascale (nella foto sopra), nato a Mercato San Severino, e comandante della Brigata Garibaldi. Dal 1974 al 1978 ha studiato all’Accademia Militare. Nel 2003 è stato a Londra per frequentare il Royal College of Defense Studies. Nel 1998/1999 è stato in missione in Macedonia. Nello scorso anno era impegnato con “Iraqui Freedom”, presso il comando della forza multinazionale di pace. De Pascale ha partecipato a tutte le più importanti azioni di pace dell’esercito italiano. Persano, con un ottimo stipendio in tasca, cercano case nei dintorni delle caserme. E le trovano in questi ex borghi agricoli. Come Ernesto e Mariangela Meoli. Entrambi di Benevento. Sette anni fa Ernesto inizia a svolgere il proprio lavoro presso la caserma di Persano e vi si trasferisce. Inizialmente la sua vita si svolge tra la caserma e i viaggi di ritorno a Benevento dove lo aspetta Mariangela. Dopo due anni il fatidico “Sì”. E si trasferirscono a Campagna, al Quadrivio. Ma perché la loro scelta, come quella di molti altri, è ricaduta su questa zona? Loro dicono perché questa è la zona più vicina alla caserma Cucci distante poco più di tre chilometri. Ma c’è anche un motivo economico. Qui i prezzi degli affitti così come dell’acquisto di appartamenti siano molto più accessibili rispetto ad altre zone come Eboli e Battipaglia. Si tratta spesso di ragazzi giovani, sposati da poco, che all’inizio della loro attività si ritrovano assegnati alla caserma di Persano. Giovani provenienti da ogni parte d’Italia, anche se risulta come ci sia un forte nucleo d’origine pugliese. A Persano si vive come in mezzo ad un film. Paesaggi ed atmosfere occhieggiano al romanzesco. Gli ultimigrandi boschi di pianura della Campania sono qui. Molti dei nomi delle strade sono al femminile, retaggio del tempo delle languide nobildonne borboniche, e poi nel periodo unitario, con le mogli e le figlie dei comandanti del presidio militare, s’incontravano felici coi guardiacaccia e gli stallieri che allevavano, per l’Esercito, ma anche per i grandi concorsi ippici, il cavallo di razza Persano , ottenuto dall’incrocio alternato di cavalli arabi con cavalli inglesi. I loro passi echeggiano nei viali Casina Reale, “fatta a guisa” di Convento di frati, come scrisse il terribile toscano Bernardo Tanucci, primo ministro borbonico. Sedici splendide sale ed uno scalone rifinito da Vanvitelli. Ronca, e Capone, Cucci sono i nomi delle caserme dove il pubblico oggi entra liberamente solo per vedere le cerimonie del giuramento di emozionati soldatini ed orgogliose soldatesse. Oreste Mottola Albanella: il miraggio del Progetto Magna Grecia I conti sbagliati sulle presenze future al tempiofalsofintoantico Una buona dose di ottimismo, qualche improvvisato operatore dei beni culturali e una massiccia dose di incoscienza. Questi gli ingredienti per la nascita del Progetto Magna Grecia: un parco a tema di oltre 10.000 mq di cui quasi 5.000 in cemento armato; la ricostruzione di un tempio e di un teatro greco (sempre in cemento armato), un blocco di travertino con l’indicazione delle città della Magna Grecia e un museo virtuale con tanto di ricostruzioni. Il tutto per la faraonica cifra di . 1.500.000 (tre miliardi delle vecchie lire). Eppure, chiunque avesse letto a fondo la relazione si sarebbe accorto della esagerazione nella stima delle visite come per le previsioni degli introiti. Un milione di euro di introiti all’anno con una previsione di flusso turistico pari a 50.000 visitatori annui ed una spesa pro-capite di 18,50 euro. Senza dimenticare che negli anni successivi i visitatori potrebbero diventare addirittura 150/170.000. A questo punto non ci resta che analizzare le cifre di Paestum, la località da cui questo turismo dovrebbe essere “drenato”. L’anno 2004 si chiude, per la nota località archeologica, con 432.409 visitatori e un introito lordo pari a 819.770,50 euro. Se pensiamo che gli acquirenti di guide e audioguide non superano mediamente il 9-11% dei visitatori* e che una guida non supera il costo di 12 euro, ci rendiamo conto che gli introiti non supereranno mai i 520.000 euro annui. Se sommiamo gli introiti lordi (819.770,50) e gli introiti dei “gadget” (520.000) si evince che ogni turista lascia a Paestum circa 3 euro. Bisogna analizzare però un altro dato caratteristico: il turismo scolastico e quello over 65, il popolo dei non paganti, che rappresenta a Paestum oltre il 66,5%. Ad Albanella anche ai bambini delle scuole elementari verranno prelevate 13 euro tra entrata, servizi e gadget vari dato che pagheranno ed acquisteranno il 100% dei visitatori, secondo i loro calcoli. Il resto dei soldi arriverà da cinque grandi eventi senza considerare, però, i grandi centri convegnistici presenti sul territorio pestano. Nei vari conteggi non leggiamo nulla riguardo ai costi di manutenzione che graveranno sulle spalle degli albanellesi qualora dovesse naufragare il progetto. Su questo, probabilmente, il progettista non ha voluto fare stime di previsione. Mario Serra *Dossier Musei 2005 a cura del Touring Club 7 N.07 03 marzo 2006 CALORE Fasolino e Brusco supporters di Capuano, ma per AN è troppo tardi Il senatore: “La mancanza di fondi è colpa di Bassolino e non di Berlusconi” Il 19 febbraio, un’aula consiliare gremita ha assistito al resoconto di fine mandato del sindaco di Roccadaspide, Giuseppe Capuano. Da registrare l’alto numero di giovani e rappresentanti del gentil sesso. Due i sostenitori di punta della ricandidatura di Capuano: il senatore Gaetano Fasolino e l’onorevole. Franco Brusco. Per la maggioranza sono intervenuti, tra gli altri, Nicola Leone, Antonio Miano e Franco Sabetta. Il sindaco uscente ha elencato le opere realizzate e in itinere, includendo l’impegno della sua amministrazione e dell’opposizione. “ Alla fine del mio mandato, traccio un bilancio di questi cinque anni. Io ho dato il mio contributo, come tutta l’amministrazione, e ha inciso anche l’operato della minoranza. Credo sia un dovere ricandidarmi verso chi mi ha dato fiducia”. Nell’ambito scolastico, Capuano ha riproposto la soppressione delle pluriclassi che, ancora, persistono a Serra e a Carretiello. “ Le pluriclassi si possono eliminare solo con gli accorpamenti, già avvenuti a Doglie e Tempalta che ospitano, rispettivamente, le scuole materne ed elementari. Ora tocca alle scuole di Serra e Carretiello. So che è una decisione nociva e impopolare, da un punto di vista elettorale. Trovo più nociva, però, la preparazione inferiore degli allievi delle pluriclassi”. Sulle reti idriche e fognarie, il sindaco si è così espresso. “Il problema madre è che Roccadaspide conta 7400 abitanti distribuiti lungo un’ampia superficie di 64 kmq, per cui la rete idrica è sottoposta a continue rotture. I tratti più critici sono stati sostituiti. E’ previsto un impianto di sollevamento in località Verna per distribuire, contemporaneamente, l’acqua alle frazioni, senza il bisogno di chiuderla”. Anche i collettori fognari erano usurati e sono stati realizzati laddove mancavano, come in Via Carpine e in Via Cesine. E’ stato adeguato il depuratore in località S. Antonio”. Quando il sindaco ha parlato di parcheggi e piazze, previsti anche a Carretiello, un cittadino è sbottato. “ Io abito a Carretiello, ma di piazze e parcheggi, non ne ho mai visti”. Il direttore Bartolo Scandizzo e Giovanni Francione hanno interpellato Capuano sulla zona Pip e sulle evasioni fiscali. “ Ho incaricato un tecnico che ha individuato la zona, ma accanto alla zona Pip, c’è il Piano regolatore generale, ora denominato Puc, Auricchio e Tabano scelgono le primarie cui non ho aderito anche perché siamo in campagna elettorale. Circa l’evasione fiscale ci stiamo attivando con i tre dipendenti affinché paghino tutti e di meno”. Sul metano ha ribadito che: “L’amministrazione è per la metanizzazione. Quando si parlava di Gpl riconvertibile a metano, si trattava di una fase transitoria. Ora che anche il metano è trasportabile su gomma, le cose sono cambiate”. Ha suscitato perplessità il punto sulle opere cimiteriali. “ I cittadini chiedono cappelle già fatte e le abbiamo realizzate. Non violo nessuna privacy affermando che anche il capo dell’opposizione ne ha fatta richiesta. E’ in corso il bando per la realizzazione dell’impianto delle lampade votive”. Per cui un cittadino ha tuonato: “ E’ una vergogna che Roccadaspide non ce l’abbia”. Capuano ha lamentato il taglio di fondi ai Comuni. Punto che Brusco ha smorzato: “ E’ la regione che non ha saputo usare i fondi speciali europei. Roccadaspide, inoltre, può essere considerata la città dei servizi per il punto Inps, Centro informagiovani ecc.” Per Fasolino: “ Bassolino ha sperperato i fondi per i rifiuti. Su Capuano voglio dire che sarà rappresentativo per tutti”. Il sindaco ha invitato politici e cittadini a contattarlo per un discorso di alleanze. Francesca Pazzanese Sfrattato il museo polivalente di Nerina Dall’artista molte domante. Attende le risposte L’Associazione Shunt si appresta ad organizzare, anche per questo anno, la festa che vede coinvolto il Centro Storico di Roccadaspide e il Castello dei Principi Filomarino (oggi Giuliani). Quella di quest’anno è la XI edizione. Negli anni scorsi il borgo medievale ha visto l’alternarsi di tanti avvenimenti culturali legati a diversi settori: arte, artigianato, musica, gastronomia, spettacolo. Attraverso questa manifestazione si è voluto evidenziare il cuore del Centro Storico, dove regna il silenzio più profondo perché completamente abbandonato, in alcuni punti. Di grande importanza è lo spazio: “Museo Polivalente” che l’associazione “Shunt”, spesso con l’aiuto di altre associazioni, con una interazione tra pubblico e privato, volta a favorire la conoscenza, la cultura e l’economia, ha organizzato. In un edificio Comunale del centro storico di Roccadaspide, uno spazio polivalente (Museo), raccoglie ed espone opere d’arte contemporanee (pitture, sculture, grafiche, fotografie) di affermati artisti, raccolte dall’associazione attraverso concorsi e premi durante le diverse manifestazioni nel borgo; arredi ed oggetti della civiltà contadina, tra cui un antico telaio con accessori; una raccolta di libri sul Cilento, edite da Galzerano e non solo, notizie raccolte dalla funzione di “Archivio Osservatorio”di tale spazio. Oggi questo spazio è stato destinato dal Comune ad un uso diverso, per questo i materiali devono necessariamente essere trasferiti. Ora, io mi chiedo, quale sarà la sede che sarà utilizzata per continuare questo discorso? Si in- tende dare seguito ad un discorso di questo tipo e prestare la giusta attenzione al problema del centro storico di Roccadaspide? Deve essere informata l’associazione suddetta, circa la prossima sistemazione di questo contenitore la cui funzione è quella di rivalutare la storia di un popolo altrimenti ridotto al lumicino, relegato ai margini in attesa di essere cancellato? Qual è l’impegno verso questi cittadini, che ancora abitano tra i vicoli e mantengono vive quelle regole del vicinato completamente scomparse nel cosiddetto mondo emancipato? Sono domande che attendono una risposta, certamente è una regola civile quella di tenere informata l’associazione e i cittadini su quale sarà la collocazione prossima dello spazio che, nato per la esigenza di conservare le opere, certamente potrebbe costituire uno dei volani che fanno finalmente decollare ciò che parla del nostro passato e delle nostre specificità. Volano di cultura, di specificità, di economia. Nera D’Auto E’ stata la serata di Giuseppe Capuano! A dato molti numeri, il medico sindaco di Roccadaspide, ma ha anche colpito nel segno entrando a piedi uniti nel dibattito pre - elettorale che si sta sviluppando a Roccadaspide. Al suo fianco nessun amministratore ma due parlamentari della maggioranza berlusconiana: il senatore Gaetano Fasolino e l’onorevole Franco Brusca che hanno assistito allo snocciolare di cifre scrupolosamente segnata in una decina di cartellette. Tra il pubblico molti interessati spettatori, ma anche molti cittadini accorsi a sentire il sindaco che reagisce all’abbandono di una parte della sua maggioranza che lo ritiene perdente nel confronto con Girolamo Auricchio, anche lui presente. Non è dato sapere come sarà accolta la sua chiamata a raccolta per la composizione di una lista che lo confermi capolista e lo ponga nella condizione di potere tentare di conservare la poltrona di primo cittadino “per completare il lavoro iniziato”. E’ doveroso ricordare, però, che lui stesso dichiarò che avrebbe dedicato solo cinque anni della sua vita agli interessi generali del suo paese. Primi destinatari dell’appello dovrebbe essere AN che, nella persona del suo presidente di sezione Gianfranco Capo, risponde così:”La proposta potrebbe essere fuori tempo massimo. Noi stiamo già lavorando alla costituzione di una lista civica autonoma.” Per essere credibile Capuano deve fare un passo indietro e discutere prima di programmi e poi, insieme, decideremo i ruoli. In ogni caso sarà l’assemblea di sezione ad avere l’ultima parola sulle scelte da fare nel merito delle proposta.” Intanto nel campo di Auricchio si tratta sulla proposta/provocazione lanciata da Giovanni Francione: “Scegliamo il candidato sindaco con le primarie!” Infatti solo così si potrebbe ricomporre il “fronte” rotto con l’autocandidatura di Tanino Tabano e mettere in orbita molti soggetti “pensanti” che non sono disposti ad accodarsi ad un gruppo strutturato e “pretendono” di avere voce in capitolo sul programma e nella determinazione del candidato a sindaco. Si parla già di una possibile data: il 19 marzo prossimo. Sul fronte dell’accoppiata Ricco De Rosa, al di là dell’insofferenza sull’iniziativa pubblica del sindaco (“Non ci ha nemmeno avvisati. Lo abbiamo letto sul giornale e sui muri!”) si mostra sicurezza: “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. L’appello a sostenerlo sarà raccolto da poche persone e con poco peso specifico.” Insomma, le posizioni sono molto distanti. Se è vero che AN pensa ad una sua lista, se è evidente che Capuano non ha intenzione di mollare, se Ricco e De Rosa sono incamminati su una strada che non ammette deviazioni, allora fare previsioni è davvero difficile. Ma è anche facile prevedere che, alla fine, qualcuno si farà da parte e, solo allora, col segno del poi, si potrà capire chi ha avuto ragione o torto. B. S. N.07 03 marzo 2006 DIANO Caciocavallo di Polla a Caracas Una cliente americana fa da ponte L’azienda agricola De Flora, di Polla (Salerno), specializzata nella produzione e vendita del tipico caciocavallo e di prodotti caseari, è gestita da Pasquale De Flora e sua moglie dal 1991. Il caciocavallo De Flora, caratterizzato da una lavorazione attenta alle tradizioni, cinque anni fa arriva in Germania, grazie a un emigrante del Vallo di Diano. E pochi mesi fa è una compaesana dei titolari a portare il tipico prodotto in Venezuela, distribuito poi in punti vendita specializzati e ristoranti. Tramite fondamentale per la promozione del prodotto sono anche alcune fiere regionali. Una vita scandita da ritmi precisi e identici, il rumore dei trattori che sveglia l’attività e dà inizio a una nuova giornata di lavoro, ottanta capi di bestiame, di cui circa quarantacinque sottoposti a cicli e stagioni di mungitura. Sono queste le caratteristiche che fanno dell’azienda agricola De Flora di Polla (Salerno), specializzata nella produzione e commercializzazione di prodotti caseari, una realtà fuori dal tempo e completamente immersa nella tradizione. “I nostri ritmi non sono assolutamente paragonabili a quelli di una grande industria casearia - spiega Angela Carrano, moglie del titolare Pasquale De Flora, che con lui ha intrapreso e continuato l’attività di famiglia , ma noi siamo contenti di essere una piccola realtà: solo questo genere di attività conserva intatti i sapori di una volta, quelli che ci premiano quotidianamente, soprattutto all’estero”. Ed è proprio l’estero che cinque anni fa premia il caciocavallo e i prodotti caseari dell’azienda De Flora, tutti genuini e realizzati ancora secondo le antiche ricette. Come spesso avviene in questi Paesi, e per queste attività, il tramite è un importatore emigrante. “Cinque anni fa un privato di Polla che adesso vive in Germania è stato qui in azienda - racconta la titolare - ricordando i sapori della sua terra, lamentava la mancanza di simili prodotti in Germania. E ha deciso di acquistarli per distribuirli in Germania, con un riscontro notevole. La qualità ci ha premiati ancora: è stato un ragazzo francese a scegliere il nostro caciocavallo - aggiunge Carrano è stato in azienda, ha acquistato il nostro prodotto per la successiva distribuzione nei ristoranti francesi, non della capitaPROFILO AZIENDALE le, ma della zona costiera Ragione sociale: Azienda agricola De Flora Pasquale francese”. Il passaparola e Anno di costituzione: 1991 (l’azienda apparteneva la fiducia dei clienti dungià ai genitori del titolare) que, permettono all’azienSede: C.da Cisterna Polla (Salerno) da di valicare l’oceano e Amministratore unico: Pasquale De Flora raggiungere il Venezuela. Settore: caseario (produzione di caciocavallo) “All’inizio imputavamo Addetti: 2 tutto solo a un colpo di Mercati di sbocco: Venezuela, Germania, Francia fortuna - ammette la titoTel.: 0975/390468 lare - invece ci siamo ricreduti e abbiamo capito sebbene, più modeste. “Siamo stati alla Fiera che stavamo andando nella direzione giusta. di Villa d’Agri, dedicata alla gastronomia e E’ una soddisfazione sapere che il nostro all’artigianato, e a quella di Policastro” spieprodotto è presente anche sulle tavole dei ri- ga la titolare. storanti di Caracas”. Questa volta è una com- Norme igieniche puntuali e scrupolose, cicli paesana dei titolari a portare il prodotto in di produzione fatti con passione e dedizione, Venezuela, con un riscontro notevole. “Ma caratterizzano quest’attività, che guarda agli ci hanno aiutato anche le fiere” dice Carra- altri mercati esteri con curiosità, ma senza no, precisando che i clienti affezionati non l’ansia di un obiettivo prossimo. “Vogliamo troveranno mai il loro nome nelle grandi continuare a puntare sulla qualità” conclufiere di respiro internazionale, ma in quelle de Angela Carrano. regionali e locali, ugualmente importanti Emilia Filocamo Il trionfo di Mimmo Morena in coppa Italia Nella finale di Forlì, successo della sua Carpisa Napoli contro Roma “I quarantacinque minuti più importanti della mia carriera”: così ha sintetizzato Mimmo Morena il suo primo alloro da professionista, a trentasei anni, in coppa Italia, nella tiratissima finale giocata a Forlì e vinta dalla Carpisa Napoli di Bucchi contro la Lottomatica Roma allenata da Svetislav Pesic, con il risultato di 85 a 83 dopo un tempo supplementare. Ma il successo è maturato nel corso di una splendida Final Eight, che metteva di fronte le prime otto classificate al termine del girone d’andata, grazie ad un lavoro concretizzato con i fatti e con la giusta prospettiva di esperienza e spregiudicatezza che la squadra ha messo in campo, come confermato dall’incredibile campionato che i ragazzi del presidente Maione stanno svolgendo. E che il capitano della formazione partenopea, giunto alla tredicesima stagione a Napoli e alla diciottesima da professionista, ama raccontare nel calore della sua voce: “Eravamo la squadra con la minore esperienza - commenta il ragazzo teggianese - ma abbiamo dimostrato, partita dopo partita, di sapercela giocare alla pari nelle partite con Milano e con la Fortitudo Bologna, che ci hanno condotto alla finale”. Una vittoria che avvalora lo spirito di una squadra coesa e capace di giocare secondo uno schema di profonda intelligenza tattica e una base dinamica di contenuti agonistici: “I singoli, da Cittadini a Greer, fino a Ste- fansson hanno saputo esprimere un contributo di grande forza e carattere in campo, ma è sempre il quintetto che consegue questi risultati”. Lo spirito di Morena si rivolge alla realizzazione di un successo che trova le sue radici nel Vallo di Diano, “nelle origini sassanesi di mia madre e nell’orgoglio di Teggiano, la mia cittadina”. L’effetto del successo ricorda il vigore di un risultato “che nasce al Sud, 15 anni dopo lo scudetto di Caserta e dopo 38 lunghissimi anni dall’unica coppa nazionale vinta dalla storica Fides, anche perché il movimento cestistico meridionale ha bisogno di una forte impennata di praticanti e di seguito”. Le sensazioni del trionfo si avvertono “nella grande spinta di affetto di Napoli, dei suoi tifosi e degli sportivi campani, che hanno affollato il Pala Fiera di Forlì nella giornata di domenica”. Ed il legittimo sogno di un’intera città è il tricolore, al termine dei play-off scudetto: “A questo punto, è lecito sognare, affinché sia possibile regalare agli appassionati una grande gioia che nobiliterebbe la nostra squadra come ai tempi delle grandi partite del Pala Argento”. Quarantacinque minuti che fanno la storia, che costruiscono la carriera e il palmares di uno sportivo: a Forlì, il grande Mimmo si è guadagnato il calore della leggenda, il colore delle emozioni, il momento di gloria che solo i grandi capitani scolpiscono nelle curve della nostra memoria. Carmine Marino Liberi per sempre dal colesterolo? E’ una nuova associazione di principi attivi da poco in commercio la Simvastatina (già da molti anni usata in terapia) e l’ezetimibe di recente immissione nel mercato statunitense prescritta per diminuire i livelli di colesterolo totale, colesterolo LDL e trigliceridi. Il nuovo farmaco prevede l’inibizione della sintesi del colesterolo per mezzo della statina e l’inibizione dell’assorbimento del colesterolo a livello intestinale per azione dell’ezetimibe. L’ezetimibe inibisce l’assorbimento intestinale del colesterolo alimentare di circa il 54% e non interferisce con l’assorbimento delle vitamine liposolubili. Sono stati condotti diversi studi e in tutti i casi l’innovazione farmaceutica sembra dimostrare una maggiore efficacia sulla riduzione del colesterolo LDL rispetto agli altri farmaci utilizzati nel controllare il colesterolo. L’assoziazione ezetimibe/simvastatina è disponibile in commercio in Italia con i nomi di Inegy, Vitoryn, Goltor ed è indicata nei casi di ipercolesterolemia come terapia aggiuntiva alla dieta nei pazienti con ipercolesterolemia primaria o con iperlipidemia mista ove sia indicato l’uso di un prodotto di associazione. Si sottolinea che l’utilizzo di questo medicinale deve essere riservato solo ai pazienti in cui la somministrazione dei comuni farmaci risulta non adeguata. Questo perché il profilo di sicurezza del farmaco non è ben definito ed alcuni degli effetti tossici sono stati più pronunciati di quelli osservati nel corso di trattamenti con statine da sole. Vi ricordo l’importanza di un attento monitoraggio degli enzimi epatici, del CPK e all’osservazioni di sintomi quali dolori e debolezza muscolare. Inoltre questo farmaco non deve essere assunto da pazienti con trapianti renali che assumono ciclosporina (Sandimun), in pazienti che assumono alcuni farmaci antibiotici del gruppo dei macrolidi (Eritrocina, Klacid, Macladin, Ketek) e deve essere evitato l’utilizzo di succo di pompelmo. Queste associazioni sono pericolose perché espongono il paziente ad aumentati effetti indesiderati. Alberto Di Muria [email protected] 9 N.07 03 marzo 2006 CERVATI I pionieri della neve e il “gatto” solitario Nelle valli piemontesi si celebrano le ventesime olimpiadi invernali, nell’Alta valle del Calore si festeggia la neve Un manipolo di volenterosi, abbigliati alla meno peggio, si avventurano su navette di fortuna sulla provinciale del Cervati (il primo tratto finalmente degno di questo nome) per andare incontro ad una giornata indimenticabile di sole, di emozioni e di maldestri tentativi di emulare anche solo la più banale immagine delle “infinite” che scorrono sugli schermi TV in questi giorni. La neve è bianca anche qui! Sicuramente è più naturale e riesce ancora a sciogliersi al sole perché non trattata con additivi. I monti sono imponenti anche qui! Perché a guardare dal basso verso l’alto le guglie innevate del Cervati si ha la stessa sensazione di capogiri che si prova quando, con il naso all’insù, si tenta di catturare qualche immagine del Dente del Gigante che troneggia di fianco al Monte Bianco. La gente è allegra anche qui! Per- ché i colori delle tute da neve, lo scivolare delle lamine degli sci e la sensazione di penetrare un mondo incantato sono gli stessi di chi si avventura nella Valle Stretta che porta da Melezet in Francia. Allora, perché è così difficile convincerci che basta poco per dare una dimensione turistica, anche quella più consumistica, ad un territorio che ha tutto per darsi a quanti hanno voglia di incontrare la natura che più pura non si può? Sicuramente, manca la presa di coscienza dell’importanza di vivere a due passi dal paradiso in terra: faggete che d’estate ti proteggono dalla calura del sole grazie alle loro impenetrabili foglie e, d’inverno, si aprono per donarti il tiepido calore dei raggi del sole che ti raggiungono dribblando i rami degli alberi che pungono il cielo. Certamente, manca una efficace organizzazione che faccia dell’accoglienza e dell’ospitalità spontanea una leva per superare le asperità della viabilità che continuano a separare i flussi turistici della costa da un territorio che saprebbe dare esperienze indimenticabili a chi avesse voglia di evadere dalla banalità di un’estate (primavera, inverno, autunno) tutta eguale. Evidentemente, è ancora latente la volontà dei nostri valligiani di impegnarsi in modo sistematico in sistematiche iniezioni di cultura ambientale che faccia apprezzare, loro per primi, il patrimonio ambientale in cui si trovano a vivere. Non so se la mia generazione riuscirà a vedere la terra dei padri alzare la testa e guardare con fiducia il futuro che sta giusto al centro tra il Cervati e la bella piazza di Piaggine (potrei dire lo stesso di Valle dell’Angelo, Laurino, Sacco ...). Certamente ho visto uomini e donne che sono accorsi ai piedi del monte per godere insieme di una splendida giornata che la natura ha concesso a noi, e solo a noi, di vivere in una terra fantastica. Simbolo di questa ricerca è Giuseppe Musto, un uomo cresciuto con la sua terra negli occhi, con la passione per la natura nel cuore e con la voglia di esserci anche se non appare. Chi altri poteva pensare e realizzare l’impresa di comprare (a sue spese) e di portare un “gatto delle nevi” del Trentino sul pendio del Cervati per battere una pista per lo sci di fondo? Dopo aver battuto la neve per due giorni, eccolo a guidare il gruppo di pionieri della neve che si addentra verso il “Piano degli zingari” con sci ai piedi, con il Cervati è “occupato” a tenere a bada le nubi provenienti da Sud e negli occhi un sogno che per lui, e non solo, comincia a diventare realtà. Realtà che comincia a dare soddisfazione anche ad Angelo Coccaro (detto Alì) e a Vienna Cammarota impegnati da sempre a promuovere, promuovere, promuovere una terra dopo secoli di bocciature da parte di una storia ingrata. Bartolo Scandizzo La rappresentanza della Comunità Montana Calore Salernitano alle Olimpiedi della neve a Torino Al centro l’assessore Gian CarmineVerlotta La pista da fondo sulle impronte del lupo Saliamo accompagnati da Franco, un autista della Comunità Montana, tanto competente quanto paziente, che ci attendeva a Piaggine, dove siamo arrivati dopo un’ora e mezzo quasi da Salerno, perchè siamo passati da Trentinara, al ritorno, per Roccadaspide il tragitto dura poco più di un’ora. Attraversiamo i monti cilentani, di una bellezza incomparabile, troviamo mucche al pascolo, storie di personaggi che vivono qui isolati ma felici e ad aspettarci due amici straordinari, Vienna Cammarota (storica guida del Cilento originaria di Felitto) che indomita coordina le operazioni, con una gamba ingessata, e Peter Hoogstaden, ingegnere e manager del turismo, olandese, trapiantato in Campania da più di un decennio, che si è impegnato in questa idea che è stata voluta con la passione degli ambientalisti locali. Questi già da anni battono questa pista privatamente (loro hanno acquistato sci e ciaspole e gatti delle nevi, poco e niente invece da parte del Parco del Cilento e altri enti pubblici salvo la Comunità Montana), oltre a valorizzare percorsi di trekking nei boschi tra Piaggine e Valle dell’Angelo e discese in canoa di rafting nelle gole del Calore. Chi ha partecipato alla festa della neve ha potuto provare il percorso di quattro chilometri, con il simbolo l’orma del lupo, scannerizzata dall’originale, perchè qui, in questa natura incontaminata, si trovano ancora lupi e cervi. Una bella soddisfazione che si sono presi i primi cinquanta ap- passionati di fondo saggiando le potenzialità di un anello che va da quota 1100 a quota 1550. E’ soprattutto la Comunità Montana ‘Calore Salernitano’ che ha reso possibile l’inaugurazione della prima pista da sci escursionistico nel Cilento. La pista la ha progettata (in verità per queste piste si segue semplicemente la sterrata - quindi impatto ambientale zero) Hogstaden con i lavori voluti dall’assessore alla forestazione Clementina Giordano con i lavori seguiti dal Geom. Buono ed il Geom. Pazzanese. «Scordatevi impianti di risalita e rifugi civettuoli - avverte però Angelo Coccaro, ristoratore di Valle dell’Angelo, detto Alì, presidente dell’Associazione prodotti di qualità del Cilento - qui si va avanti a forza di muscoli e mai vedrete una pista di discesa. Non devastiamo le foreste per far piacere ai discesisti della domenica. Siamo per uno sviluppo ecocompatibile». Gli slalomisti sono avvertiti. Però tra i programmi di «valorizzazione» del Cilento, che saranno messi in campo con la prossima annualità 2007-2013 dei fondi europei, c’è proprio uno studio di fattibilità per un impianto di risalita dalle parti del Cervati. L’argomento non è stato materia di discussione nel corso delle escursioni e degli assaggi di prodotti tipici alla fontana del caciocavallo, una spianata un po’ sopra Piaggine a 1200 metri, la zona prescelta per i bivacchi tra una sciata e l’altra. Salsiccia e formaggio, strettamente podolico, con un ottimo vino rosso, tutti pro- dotti genuini, gustati da appassionati provenienti dall’Aspromonte a Roma, hanno allietato le splendide giornate. «La pista di fondo doveva cominciare dai 1200 metri - dice Giuseppe D’amico che con Vienna Cammarota di Felitto è tra gli animatori delle attività escursionistiche nell’area - ma si è partiti da quota 1350 per giungere al rifugio di Pianolle a 1600: poi è cominciata un’escursione che ha riportato gli appassionati nuovamente alla fontana dove si è proceduto alle degustazioni dei prodotti tipici». Un assaggio di turismo invernale che concretamente destagionalizza l’offerta della provincia. Il Cilento d’inverno è ancora un’esperienza per pochi. Eppure basta chiedere all’Associazione cilentana prodotti di qualità (0974.942553 - Giuseppe D’Amico) per scoprire un rifugio sul Monte Cervati, nel territorio del comune di Piaggine: un’ottima base per partire alla scoperta del territorio e delle sue mille seduzioni. Visto il successo ottenuto con la prima pista da sci, la Comunità Montana con gli ambientalisti, si pensa già alla creazione e manutenzione di altre piste, per un pubblico variegato. L’anno prossimo, la 3a Festa della Neve potrà svolgersi su varie piste. In più c’è anche il progetto per la creazione di alcune guide sui percorsi della zona, quelli pedonalii, ma anche quelli in mountain-bike e quelli da sci. Michele Cinque Cervati, piacere da scoprire In una splendida ma fredda giornata di febbraio, con addosso più di un capo di vestiario per evitare colpi di freddo, ci siamo avventurati sul monte Cervati, il più alto della Campania, senza però immaginare ciò che avremmo vissuto. Attraversato il paese di Piaggine, una strada stretta e ciottolosa ci porta più in alto a circa 1200 metri di altezza verso una spianata dove lasciamo la macchina e incominciamo a prepararci per fare una bella passeggiata. Lì troviamo compagni di avventura. Con una chiacchierata si entra in sintonia davanti ad caminetto acceso in un rifugio di fortuna: siamo alla famosa “Fontana del caciocavallo”. Calzate le ciaspe (racchette da neve) e impugnate le racchette fornite dall’organizzatori, ci siamo incamminati lungo un vialetto innevato che ci ha portati in luoghi incantati tra il bosco di faggi “infreddoliti” e le rocce che, qui e là, si intravedevano tra la neve, raggi di sole penetravano ad accarezzarci il viso. Talmente l’allegria e la voglia di esplorare il posto che tutto il gruppo si è lanciato velocemente per il sentiero, ma chi come me non era molto allenato, dopo circa un chilometro, si è fermato per una sosta. Il paesaggio lasciava senza parole. La sensazione più forte era quella di non rendersi conto di trovarsi in un posto così bello a pochi chilometri da casa. Il sentiero portava al rifugio di “Pianelle”, ma solo pochi sono arrivati al traguardo. La neve era soffice e, quando si scioglieva, dava vita a piccoli ruscelli che si facevano strada sul pendio nella faggeta secolare. Il ritorno è stato più distensivo, visto che la discesa era piacevole e l’andatura più lenta. Quasi speravo non finisse più. Il ristoratore di Valle dell’Angelo, Alì, tra gli organizzatori dell’escursione, ci ha accolti a braccia aperte alla spianata della fontana con bicchieri di vino rosso fresco di botte. Gli organizzatori, attrezzati con tutto l’occorrente, avevano preparato bruschette di pane cotto a legna con olio di oliva, un ottimo cacioca- vallo tagliato a fette e salsiccia fresca e arrostita sulla brace. L’aria pura e la lunga passeggiata hanno, di fatto, reso “ingordi” tutti noi. Questo non ha impedito di pregustare la pasta con fagioli del Cilento. E via così ... La comitiva era spensierata e il luogo non lasciava spazio alle preoccupazioni di tutti i giorni… Non è stato facile allontanarsi dall’incanto del monte Cervati e non c’è dubbio che presto ci ritorneremo con l’augurio che tanti altri come noi ne possano godere come è successo a me. Anna Barlotti N.07 03 marzo 2006 CAPACCIO Donna e politica: Angela Pace racconta come si conciliano le due realtà L’architetto capaccese in lizza per la Camera nello schieramento Rosa nel pugno Una donna che nel mondo politico ha saputo farsi spazio, senza lasciarsi intimidire da figure maschili. Si tratta di Angela Pace, segretario provinciale dello Sdi, ora Rosa nel pugno. E’stata una delle persone più perseveranti nello sposare la causa del centrosinistra, senza mai avere qualche dubbio. Attualmente si parla di una sua candidatura alla Camera ed in merito dice: “Al momento la discussione è ancora aperta, ma credo di poter immaginare una mia possibile candidatura quale capolista regionale in Campania 2. Credo molto in questo nuovo progetto Rosa nel pugno che è la vera novità dello schieramento politico del centrosinistra nonché importante e fondamentale per affrontare questioni che toccano la società civile e che servono per modificare l’attuale situazione, in modo da evitare che l’Italia arretri sempre più e perda rispetto a livello internazionale”. La Pace mette in risalto le battaglie che si dovranno affrontare come quelle dei “diritti civili, del diritto ad una scuola pubblica che abbia pure maggiore attenzione da parte di uno Stato laico e libero, dell’impegno per un lavoro riconosciuto e non precario per i nostri giovani ed anche per quelli che fuoriescono dal mondo del lavoro con un’età più avanzata”. Queste alcune delle tematiche che verranno trattate in campagna elettorale. Il discorso con Angela Pace scorre in tutta tranquillità, la donna appare entusiasta delle sue azioni e prosegue: “Sono per una politica del fare, non ipocrita, che affronti con lealtà le questioni attuali anche quelle più delicate come: i pacs, la droga, l’eutanasia, l’amnistia, la realtà dei gay”. Ha le idee chiare, dunque, l’esponente della Rosa nel pugno. E racconta pure come una donna riesce a far politica: “Non è facile dividersi tra questo mondo e la propria famiglia. Solo una grossa passione permette di superare queste difficoltà. Si deve conciliare il tempo con le due realtà”. Dal profilo familiare la signora Pace, quarantotto anni, laureata in architettura ha due figlie: Donatella quasi laureanda in Giurisprudenza e Valentina studentessa di Economia Aziendale. Su un possibile futuro politico delle figlie, sorride e dice: “Ne sarei felice di un loro impegno nella politica, anche se so che l’ambiente è difficile e duro. Non idoneo ad accogliere il mondo femminile. Per quanto mi riguarda l’impegno l’ho assunto quando le mie figlie sono diventate abbastanza autonome”. Un grande attaccamento alla famiglia, dunque, mostra Angela Pace che sottolinea pure il bel rapporto che ha con papà Giuseppe. Anche lui esponente della sinistra e nel suo passato ha rivestito la carica di sindaco di Capaccio. A proposito di Amministrazioni comunali capaccesi, la Pace è stata consigliere nella giunta Marino e quando alcuni suoi colleghi si dimisero, lei, invece, appoggiò il primo cittadino; qualcuno ha poi vociferato che per quel motivo la stessa signora ha goduto di una licenza facile per costruire il suo albergo. In merito vuole precisare che: “Questa cosa mi ha fatto soffrire perché ritengo che dovesse essere noto a tutti la correttezza morale, non solo mia, ma di tutta la famiglia Pace. Proprio perché mio padre è stato un sindaco il cui comportamento è stato valutato da tutti ineccepibile, al punto che la sottoscritta pur essendosi laureata a ventitrè anni in architettura, per non creare problemi ha deciso di non dedicarsi alla libera professione. Ho rinunciato a richiedere incarichi pubbli- ci per non essere criticata o anche solo nominata. Non ho fatto scelte personali, ma solo politiche. Marino andava appoggiato perché con lui volevamo creare le condizioni in questo paese per un centrosinistra al governo della città. Purtroppo non sono stata ascoltata nel modo dovuto e quel che è successo è sotto gli occhi di tutti. Per quanto riguarda la costruzione non è legittima perché lo ribadisco con forza io, ma i tanti controlli l’hanno ritenuta tale”. Marita Miano Il mare, le fragole e i fiori di Lucietto Capo E’ stato anche esponente politico. Fu il primo ad intuire le potenzialità del turismo balneare “Lucietto” è stato uno di quelli che ha visto prima di altri dove la società e l’economia capaccese andava a parare. E così si è buttato sulla motorizzazione di massa nel secondo dopoguerra, poi ha seguito il turismo e l’agricoltura industrializzata. Sempre muovendosi velocemente, ma da protagonista della scena economica locale. Un nomade dell’anima, anche se è stato sempre all’interno dello stesso paese.“Ho dato vita a più di 25 attività diverse e con me hanno lavorato da camerieri, per pagarsi gli studi, alcuni dei futuri sindaci di Capaccio. Desimone e Scariati, e l’assessore Mazza”. E poi Nicola Ragni, ragioniere presso le sue aziende. Così racconta Lucio Capo, età non dichiarata manco sotto minaccia di una pistola: “Una mia debolezza, che ci posso fare? Dico solo che supero i sessanta”. E’ di una eleganza naturale, segno di uno che ha sempre saputo vivere bene ed è stato sensibile al fascino femminile. Cominciò bambino con l’andare a vendere le bottiglie di vino agli americani che, eravamo nel 1943, stazionavano a Capaccio, località Pazzano. Il vino lo prendevo da mia nonna, che aveva una cantina. I soldati mi davano sigarette, cioccolata ed altre cibarie. In due occasioni diedi a mia madre 37 mila lire dell’epoca. Una cifra cospicua”. L’altra sua “uscita” giovanile è diventata mitica. “Il 15 agosto, alla festa della Madonna del Granato, affittai un camion ed una botte che riempii d’acqua e me la misi a venderla al minuto alla gente che si assiepava davanti al santuario”. Attenzione, parliamo minimo del 1944, mica c’era l’abitudine di “comprare” l’acqua. Il vino, malamente miscelato proprio con l’acqua, sì. “Ho i testimoni. Con me c’era Renato Marandino che vendeva gelati”. Il naturale bernoccolo degli affari c’è e va curato. Arriva poi la stazione di servizio dell’Agip a Capaccio. Segue l’autonoleggio. Peppino Liuccio ricorda di averlo conosciuto che gestiva una officina che ripa- rava biciclette, dalle parti di Borgonuovo. “Nel 1953 aprii anche un garage a Capaccio Scalo, dove oggi c’è D’Alessandro, con annesso servizio di lavaggio delle automobili, sostituzione gomme e pezzi di ricambio. La miseria era ancora tanta e gli affari non decollarono. Dovetti chiuderla, poiché spesso non incassavo nemmeno quanto dovevo spendere di benzina per tornarmene su al paese a dormire. Allora comprai un camion e presi l’appalto per i lavori al terzo binario. Mi andò bene”. Con gli affari ed anche col cuore, visto che sposò la figlia del capostazione. Comincia ad intravedersi il boom economico e, primo fra tutti, Lucio Capo “va verso il mare”. Alla Laura. Siamo agli inizi degli anni Sessanta quando fa nascere il Lido Nettuno. Nei dintorni, nei terreni più sabbiosi, dalla Riforma Fondiaria erano stati insediati i contadini di sinistra. E loro cominciarono con il guardare alla fame di case dei turisti. E ci diedero sotto con le costruzioni e fecero i soldi. Lucio Capo su quel bagnasciuga c’era già. “I primi anni fu davvero dura. Non ci veniva nessuno. Tanto che ai bagnanti della zona che si presentavano con l’ombrello della pioggia io davo i miei ombrelloni, sì per un fatto estetico. Nessuno di loro pagava niente. Poi, a grandi passi, ci siamo evoluti. Poi è arrivato il campeggio ed il ristorante. Noi oggi lavoriamo da soli, i clienti non ci arrivano tramite le agenzie”. Stesso mare e stessa spiaggia per trent’anni. Oggi c’è la crisi che morde. Come la spiega Capo? “Il turista di ceto medio non c’è più, si è creato un divario e chi ha più benessere vuole divertirsi ed avere opportunità diverse, sempre migliori e di qualità. Cose che a Capaccio non trova più”. I quattro figli di Lucio Capo: “tutti laureati in economia e commercio” – e come poteva essere altrimenti per uno che così precocemente aveva dimostrato di avere un così precoce senso degli affari – d’estate sono alla fine del vialone della Laura per portare avanti le attività del complesso balneare. Teresa e Luciana, “che mi ha dato la gioia di vedere sgambettare Federico Lucio di 16 mesi, il nipotino che mi riempie di felicità” e poi Monica. Ultimo è Valerio, per buona parte dell’anno vive a Londra ed è consulente marketing, “Si è fatto da solo. Lavora con una società leader mondiale di settore.” Accanto alle attività turistiche c’è l’agricoltura. Quella moderna. “Ho coltivato fragole, più di 50 ettari a Paestum”. E i fiori? “Quella è un’attività di mia moglie”, corregge Capo. E’ stato nella proprietà dell’ex Cirio, a Santa Venere: “Volevamo farne un grande centro commerciale che delocalizzasse all’esterno anche i negozi che oggi stanno nell’area archeologica. Non lo hanno voluto, così abbiamo venduto alla Soprintendenza”. Poi c’è il Lucio Capo politico. Prima socialista e poi socialdemocratico con Salvatore Paolino. “Non mi hanno mai fatto contare. Io avevo delle idee di cambiamento. Ragionavo da imprenditore e ci mettevo fantasia. Poi a Capaccio non si perdona niente al paesano e poi ci si apre al forestiero”. Già. Oreste Mottola 11 N.07 03 marzo 2006 CAPACCIO Sottopassaggio sì o no… La parola ai cittadini “Era insopportabile attendere l’apertura delle sbarre”.”Meglio una sopraelevata” Sottopassaggio a Paestum? Questa opera non s’ha da fare! La Soprintendenza boccia la proposta e giù le reazioni degli interessati. In primis quella dei cittadini, certamente dettate esclusivamente dai loro principi. Non tutti sono stati d’accordo. E non solo per quel che concerne la questione sottopassaggio! Essendo abitanti di una piccola realtà di paese, la maggior parte degli intervistati, fermati a caso per strada, hanno chiesto di non pubblicare i cognomi. Ma c’è stato anche chi, senza problemi, si è presentato esprimendo la sua idea. Tra questi la decisa Marcella Morra, studentessa ventitreenne. All’attenzione della bionda le “paurose file insistenti dinanzi ad un passaggio a livello chiuso. Pensate a quando fa caldo, sotto al sole cocente, quanto diventa insopportabile attendere l’apertura delle sbarre. Per non parlare, poi, del tempo che si perde. Di sicuro con un sottopassaggio ci sarebbe l’accorciamento di strada e così, per accedere a determinati luoghi, non saremmo costretti a percorrere tragitti più lunghi, come dobbiamo fare ora. Dicono che è per la salvaguardia della zona archeologica; secondo me anche il passaggio a livello deturpa il territorio”. Nettamente contrario il parere dello spiritoso Antonio D. Di professione fa l’artigiano, il trentaseienne che non vuol farsi riconoscere dai suoi paesani: “E’ giusto bloccare quest’opera. Vicino agli scavi non si deve costruire nulla. Sarebbe auspicabile, invece, un cavalcavia nei pressi di Borgonuovo. Per quale motivo bisogna realizzare il sottopassaggio? E’ meglio fare il giro per il Cafasso, Santa Venere…Non si deve ragionare nei termini del recupero di tempo con la macchina o, comunque, con mezzi veicolari, anche perché non tutta l’utenza deve viaggiare per forza da lì”. La casalinga Cinzia D., trentuno anni e tanta passione per l’archeologia, sottolinea che “allo stato nella zona esiste già tanta offesa al territorio; adesso ci vorremmo fare pure un sottopassaggio? A me sembra che venga sfruttato solo il venti per cento di quello che il luogo può offrire”. Dello stesso avviso Antonio F. operaio di trentotto anni: “Vicino ai Templi c’è già troppo”. Gerardo B. trentasette anni, impiegato, orgoglioso di essere un cittadino di una delle zone divenute patrimonio dell’Unesco: “L’opera del sottopasso potrebbe essere utile purché non si disperdano tanti soldi. Basti non tralasciare l’interesse nazionale che il sito suscita, così si deve dare molta importanza alla visibilità, in particolare nelle ore notturne. Credo diventi fondamentale un’adeguata illuminazione. Quello che ad ogni modo non capisco sono le guerre istituzionali. Perché non pensano alla riqualificazione di ciò abbiamo, come un efficace intervento al miglioramento delle mura archeologiche? Versano in pessime condizioni, quindi per me va bene costruire un sottopassaggio a patto che apporti beneficio al sito, senza, però, spendere tanti miliardi. Meglio suddividere il denaro al fine di lavorare anche per l’abbellimento delle mura”. Categorico nel dire il suo “no”, il trentasettenne Antonio R. disoccupato: “Perché non operare, invece, sulla funzionalità della stazione di Paestum? Un posto così importante la meriterebbe, con tanto di partenza ed arrivo di tutti i treni. Non si può pensare a quanti problemi ci sono per raggiungere Paestum!”. Giovanni Schiavone, venticinque anni studente, sostiene: “Il sottopassaggio deve essere interpretato come una comodità in questa nostra società consumistica. Credo che si pensi troppo ai discorsi politici e non al miglioramento della fruibilità del traffico veicolare. Non ci importa se l’idea è della destra o della sinistra, ma solo come potremmo viaggiare bene in quella zona. Siamo votati al progresso, prendiamo ad esempio il pagamento della bolletta attraverso Internet. Se si è arrivati a questo punto, perché allora non realizzare un sottopassaggio utile a far transitare meglio i veicoli stradali?”. Pareri discordanti, approcci differenti nel rivelare la propria identità; tutti, però, consapevoli di quanto affermato e vogliosi di un epilogo concreto. Marita Miano APPUNTAMENTI Calendario del progetto “I popoli dell’Europa” Il prossimo 3 marzo a Capaccio Scalo è in programma un incontro di formazione con gli studenti. Il Paese ospitante sarà il Belgio. L’appuntamento è fissato per le ore 10,30 nella sala Erica – biblioteca. Nella stessa giornata, alle ore 16, all’hotel Ariston: Società Civile. Il 4 marzo all’hotel Ariston, invece, è previsto un convegno: Università, Europarlamentari, Miur. L’inizio dei lavori è stato stabilito per le ore 10. Nel pomeriggio, alle ore 16,30 sempre all’hotel Ariston, incontro di formazione con operatori della scuola. Carnevale albanellese L’associazione sportiva Matinella, con il patrocinio del Comune di Albanella e della Pro Loco Albanella organizza il primo Carnevale Albanellese 2006. L’evento avrà luogo martedì nella palestra comunale di Matinella, con inizio ore 20. La giuria, presieduta dal sindaco di Albanella, premierà le cinque maschere più significative. Durante la serata si degusteranno pietanze tipiche del carnevale, accompagnate da vino locale. Ad allietare la manifestazione il gruppo “Elio e Anna”. Aldo Masullo alla tenuta Vannulo “La democrazia tra l’indifferenza e il potere nell’epoca del destino globalizzato”, ne discuterà il professor Aldo Masullo sabato 4 marzo. L’incontro avverrà a Capaccio Scalo nella tenuta Vannulo alle ore 19,30. Butrico: “Risparmiando, razionalizzando ed adeguando modernizziamo le nostre scuole” L’assessore non condivide l’entusiasmo di Angelo Capo per il nuovo liceo alla fine dell’anno Furti e vandalismi, topi e infestazioni di pidocchi nelle scuole, sono le sue dannazioni. Il suo numero di cellulare è il primo che i cronisti pigiano. Lo stesso fanno genitori e docenti. Con cortesia risponde su tutto. E, per quel che può, risolve i problemi. Con immediatezza. Edicolante e libraio a Borgonuovo, è stato eletto, con 199 preferenze, nelle liste della “novella” Democrazia Cristiana rinata in salsa capaccese, fra i carciofi ed all’ombra dei templi. Insieme con Peppe Mauro è molto vicino al sindaco Sica. In testa ai suoi pensieri c’è la gestione delle strutture nelle quali operano le scuole di Capaccio. Con le mille attività didattiche che si proiettano verso l’esterno ridiventa una delle personalità amministrative più conosciute ed anche apprezzate. “Ho cominciato rivoluzionando il sistema che stava dietro gli interventi di manutenzione. Anche per una lampadina fulminata c’era una procedura burocratica tale da richiedere più di dieci giorni. Io ho attivato una squadra di operatori che agisce con immediatezza”. L’altra azione è stata sui costi. Un esempio? “Ho fatto spostare la sede della seconda direzione didattica da un palazzo dove il comune pagava l’affitto all’edificio adiacente, dove c’è il Bar Nazionale, in un appartamento di proprietà comunale. Abbiamo risparmiato dai 15mila ai 20mila euro all’anno che abbiamo investito in arredi che servivano alla scuola”. Bravo, assessore. Ma c’è il capitolo palestre, dove è un calvario. Protestano tutti. “Le palestre non sono di mia competenza. Sono di competenza del turismo e dello sport. Pur tuttavia devo precisare come sono stati attivati dei finanziamenti da parte della Regione. Per la palestra adiacente alla scuola elementare di Capaccio Scalo: sono venuti i Vigili del Fuoco e ci hanno fatto delle prescrizioni alle quali abbiamo già ottemperato. Appena avremo gli estintori, che abbiamo richiesto, ci sarà il collaudo. Almeno i bambini di Capaccio Scalo potranno usufruirne...”. La situazione della scuola a Capaccio risente di ritardi, strutturali ed anche organizzativi, che affonda- no almeno nell’ultimo decennio. “Poche settimane dopo la lettera di nomina ad assessore da parte del sindaco ricevetti anche un’approfondita relazione da parte del capo settore dell’edilizia scolastica dove c’era scritto che dei diciotto edifici scolastici uno solo, quello della Licinella, poteva dirsi a norma. Sugli altri c’era l’agibilità ma mancavano degli adeguamenti che la 626 richiede. “C’era la totale assenza”, continua Butrico. “Nel giro di un anno e mezzo abbiamo fatto dei grossi interventi. A Capaccio Scalo, dove tra poco verrà collaudato l’impianto antincendio. Così a Borgonuovo. A Vannulo, sono riuscito a risolvere la questione del solaio che io ho vissuto già da rappresentante di classe e poi da presidente di circolo”. Scuole abbandonate da troppo tempo. “Sono andato anche a Roma, la settimana scorsa, a chiedere altri fondi per la nostra edilizia scolastica”. “Popoli d’Europa”, la bella iniziativa animata dalla Vicidomini, proietta la scuola di Capaccio verso il mondo. “E qui ci mancano ancora i laboratori e le palestre. La voglia di fare c’è ma mancano i soldi. Prima di tutto devo tamponare, letteralmente, le fughe d’acqua. I genitori, giu- stamente, lo pretendono”, commenta amareggiato. L’emergenza assorbe. “Il 2 marzo presenteremo il progetto per mettere in sicurezza le scuole elementari di Capaccio – capoluogo. Per me è una vittoria perchè da settembre i bambini troveranno una scuola adeguata. I genitori reclamavano da anni. Io ci sono riuscito a colmare questa mancanza”. Sull’ormai annosa questione del completamento del nuovo edificio del Liceo Piranesi, che dipende dalla Provincia, Butrico è pessimista: “Il preside Capo è ottimista. Io no. Non credo che si riuscirà ad avere un’apertura, sia pur paraziale, per la fine di quest’anno. C’è ancora molto lavoro da fare: ecco io credo che la primavera del 2007 possa essere la data fatidica. A Stanzione rappresenterò questa mia preoccupazione”. Ultima questione la biblioteca comunale. E’ stata retrocessione a struttura declassata a sala multiuso per incontri politici e culturali che avrebbero ben altri (e più comodi) spazi per essere tenuti. “I libri vengono concessi in prestito. Anche se in maniera informale. Ho appena richiesto al settore lavori pubblici tutta la documentazione per la messa in sicurezza. E’ un peccato stare fermi, perchè sulle biblioteche la Regione non fa mancare i finanziamenti. Però ogni volta che esce un bando regionale noi però ci troviamo che non siamo in possesso dei necessari requisiti. Ora c’è il sistema d’allarme, con la 626 siamo in regola, serve solo un impianto antincendio. Dopo di questo vareremo nuovi acquisti e immetteremo la prima e sommaria catalogazione fatta in un sistema informatizzato. “ Or.Mo. N.07 03 marzo 2006 CAPACCIO “U munaciello” torna ad Arco Zappulli Tempi al Pdz Sa-6 Vincenzo Cucco fa rivivere la leggenda con una maschera Lo hanno sempre chiamato “il monaco”, perché da ragazzo voleva farsi frate e frequentava i conventi, Vincenzo Cucco, nato nel 1936 a Capaccio, nella piazzetta “Arco Zappulli”, uno degli antichi casali detto “Casecappolla” (Case degli Zappulli), dove nel 1548 era nato Michele Zappulli, scrittore e storico del XVI secolo. La sua casa era una splendida villa in pietre. Fino a 17 anni viveva in quella casa, che era abitata in soffitta da “u munaciello”, che spostava gli oggetti, o rubava e scappando da una porticina laterale nascondeva tutto, fino ad accumulare un tesoro. Almeno così raccontavano, anzi il nonno affermava di averlo visto, mentre era ammalato e il papà sosteneva di averlo incontrato, e questi gli aveva detto che non doveva aver paura, il tesoro sarebbe andato a uno dei fratelli Cucco. Secondo la leggenda per poter recuperare il tesoro si doveva riuscire a strappargli il cappello. Le sorelle di Vincenzo erano spaventate e non osavano andare in una camera o nel bagno da sole. Ma Vincenzo fin d’allora ci scherzava invocandolo. dalla prima Poi la partenza verso il nord e a Torino Vincenzo si fermò, arredò le case del “ghetto dei ricchi” con un gruppo di architetti. Ma la nostalgia del paese era sempre presente, ogni volta che tornava, sentiva gli odori non appena superava Roma. Poi quel terremoto, i danni alle strutture e le ristrutturazioni. Il dolore dello scempio, quella casa in pietre fu trasformata da un architetto in una comune villetta. “Riuscii appena a salvarla dall’alluminio che volevano mettere alle finestre e dalla trasformazione dell’ingresso in una strada di accesso ad un garage”. Tre anni fa Vincenzo, pensionato e vedovo, ha lasciato i figli e nipoti a Torino ed è tornato al suo paese e oggi vive solo in quella soffitta, anche perché “U munaciello” proprio non vuole tornare. Ma una notte lo ha sognato e alla sua richiesta il frate gli ha spiegato che in quella casa così trasformata non può più abitare. Vincenzo gli ha detto “Allora esci per le strade.” Ha deciso così di far rivivere la leggenda, anche se la bulgara, che lo aiuta nelle faccende, ascoltando i suoi racconti è terrorizzata e non vuole più restare sola in casa. Si è procurato il vestito da frate e il cappello rosso e così la leggenda diventa la maschera di Capaccio, che indosserà a Carnevale. Ha preparato trecento sacchetti con caramelle e giocattolini, a proprie spese, da distribuire nella casa canonica la sera di Carnevale ai bambini. E’ la riprova di quel che ha affermato, parlando di Vincenzo Palumbo, il fotografo di Capaccio, in occasione della pubblicazione di un libro con foto inizi novecento “Chi nasce in Arco Zappulli ha creatività e ingegno”. Enza Marandino Siglato l’accordo tra Piano di Zona Ambito S/6 e Università Suor Orsola Benincasa. Anticipata la data sulla presentazione dei primi risultati: ad aprile il Piano di Zona potrà usufruire già di un data base poi per giugno l’operatività dovrebbe essere garantita. L’Armonia del Tempo non è solo un progetto di ricognizione sugli orari degli uffici pubblici, servizi effettivamente operanti, apertura e chiusura di farmacie, locali di utilità pubblica, strutture necessarie per i diversi sub-ambiti, ma un lavoro sul campo per conoscere di persona gli operatori del terzo settore che costellano l’ampio e differenziato territorio di appartenenza dell’Ambito S/6. Dati, quelli che fornirà il gruppo di ricerca dell’istituto partenopeo, che si incroceranno e aggiorneranno quelli già in possesso dell’ufficio di Piano S/6. «Non è uno sfogo dell’ufficio – ha tenuto a precisare Rosa Egidio Masullo, responsabile – così come non si tratta neanche di una modalità effettiva per colmare i bisogni sociali della popolazione. Si tratta piuttosto della necessità di capire. Di capire di più sia da parte nostra su cosa accade e su cosa non accade di concreto nelle realtà comunali di nostro interesse, che della stessa cittadinanza». Presto le assistenti sociali, parte integrante dello staff di ricerca, inizieranno il loro lavoro sul campo, dividendosi le aree territoriali da monitorare, approfondendo in particolar modo come si inserisce la figura di donna nell’ambito lavorativo e associativo, sociale in genere. I ventuno comuni interessati dal Piano Sociale sono Albanella, Capaccio, Giungano, Magliano Vetere, Monteforte Cilento, Trentinara, Aquara, Bellosguardo, Castel San Lorenzo, Castelcivita, Controne, Corleto Monforte, Felitto, Ottati, Roccadaspide, Laurino, Piaggine, Roscigno, Sacco, Valle dell’Angelo e Sant’Angelo a Fasanella. Le prerogative non sono quelle di un mero lavoro scientifico. Lo ha ricordato Rosa Egidio Masullo. Peculiarità colta dal docente responsabile della ricerca Fabio Marino. Il senatore Fasolino scrive “Corbellerie su di me. Mani Pulite come i bolscevichi” zo Madama il più conosciuto da tutti e, probabilmente, il più ben voluto. Sull’ingratitudine della Sinistra locale, come dici Tu, nel 1994, va fatta chiarezza: l’ordine partì direttamente dall’alto e riguardò tutti i Socialisti d’Italia perché Occhetto e Soci avevano deciso di impossessarsi della base del vecchio PSI e far fuori tutto il gruppo dirigente italiano. Fecero male i conti perché l’82% dei Socialisti di base se ne andò in Forza Italia. Ancora oggi, la stragrande maggioranza dei Socialisti milita in Forza Italia. Vedi, caro Oreste, l’unico posto in cui un vero Socialista non deve stare mai è con gli eredi dei Comunisti. Subito dopo la rivoluzione d’Ottobre i Bolscevichi al potere fecero piazza pulita di anarchici e socialisti. Nelle repubbliche democratiche dell’Est europeo, dopo la comune presa del potere, i Socialisti furono tutti imprigionati e passati per le armi. In Italia, nel 1994, i Socialisti sono stati travolti dal ciclone etero - diretto di Mani Pulite che, guarda caso, ha lasciato indenne, pur essendo largamente colpevole, solo l’apparato degli eredi dei Comunisti. Eppure qualche anno prima, subito dopo la caduta del muro di Berlino, Craxi aveva caldeggiato e ottenuto il loro inserimento nell’Internazionale socialista. Quando si dice la gratitudine! Altro episodio: il 4 Novembre. Come al solito, in occasione di anniversari importanti, l’Aula era semi vuota, la gran parte dei Senatori, soprattutto della sinistra, era nella propria città per le celebrazioni, pochi stakanovisti, fra i quali io, sedevano sui banchi del Senato senza alcuna possibilità di approvare qualcosa perché mancava costantemente il numero legale. Mi sono permesso di chiedere non la so- spensione della seduta ma che per il futuro, il IV Novembre fosse libero da sedute per consentire a tutti i Parlamentari di essere presenti tra la propria gente a celebrare i Caduti per la Patria. Per quanto concerne le quote rosa resto del parere che il modo più sbagliato per inserire le donne in politica sia di prevederlo per legge. Le donne si sono fatte largo nella Società contemporanea in virtù della loro intelligenza e di un impegno forte e determinato e non hanno bisogno di elargizioni né di elemosine. La pensano come me Emma Bonino, Oriana Fallaci, Rosy Bindi e tante, tantissime donne italiane. Tanto premesso, ritengo che una legge di modifica elettorale e costituzionale di tale importanza non possa venire approvata senza un dibattito approfondito in Commissione e questo ho semplicemente chiesto. Non avendo ottenuto l’approfondimento in Commissione ho presentato alcuni emendamenti migliorativi tra i quali la possibilità d’inserimento di una donna nella metà dei posti per Capolista al Senato, emendamento che non è passato per un solo voto. Ho votato e sottoscritto l’altro emendamento, questo sì approvato, con il quale si prevede la presenza delle Donne nel 50% dei posti al CSM, al Consiglio di Stato e nelle Authority. Infine, ho votato la proposta di legge, pur ritenendola insufficiente e limitativa. Su una lontana questione di tanti anni fa, una presunta pressione da me esercitata sul tipografo per non far pubblicare un articolo in dissenso rispetto alle mie convinzioni, francamente mi viene da ridere. Pensa che è la prima volta, con questo articolo che ti scrivo, che sento il bisogno di contestare una pubblicazione de- nigratoria e offensiva pur mitigata (e te ne dò atto) da spunti idilliaci e concessori. Non è stato mai mio costume interferire sulle prerogative degli altri e neanche difendere la mia reputazione da attacchi impropri a mezzo stampa. D’ora in poi, visto il concerto denigratorio a sfondo politico, sarò più attento perché mi sono reso conto che lasciare sotto silenzio e senza repliche una qualsiasi corbelleria rischia di farmi passare, per il futuro, per quello che l’Avanti dell’epoca e Unico di oggi hanno lasciato intendere per un galantuomo come Gaetano Giuliani. Sen. Gaetano Fasolino RISPONDE ORESTE MOTTOLA Il senatore Fasolino mi imputa la partecipazione al mediatico “concerto denigratorio a sfondo politico” al quale ritiene di essere sottoposto. Io svolgo la professione di giornalista registrando fatti ed opinioni che rappresento senza “colorarli” con occhi ideologici e di parte. Sulla coerenza delle sue attuali posizioni politiche mentre lui dà opinabili percentuali sul numero di socialisti confluiti in Forza Italia, io penso ai tanti contadini e braccianti socialisti di Capaccio che “assaltarono i latifondi” e che oggi non si riconoscerebbero più in quel bravo e disponibile giovane compagno medico che, con loro, mosse i primi passi di una carriera lunga e lusinghiera ed oggi si ritrova alleato di Alessandra Mussolini Roberto Calderoli. Battipaglia vuole la serie B2 Il prossimo mese avranno inizio i play-off ed il team di Milano affronterà Marigliano BATTIPAGLIA - Fervono i preparativi in vista dei play-off in casa Battipaglia. A chiusura della regular season il Centro Mini Basket Battipaglia si conferma l’ammazza campionato, affondando ad una ad una tutte le formazioni avversarie. Nemmeno una partita ha perso il team allenato da Claudio Milano ed è già pronto per confrontarsi con le migliori dei gironi della serie C. In questi giorni la squadra sta lavorando metodicamente, intensificando le sedute di allenamento. C’è da addestrarsi per la fase finale, che prenderà il via il prossimo 4 marzo quando le battipagliesi si affronteranno con il Marigliano. Nulla viene tralasciato al caso, così come si stanno studiando a fondo le caratteristiche delle antagoniste. “Si tratta di una squadra ben attrezzata dice Milano - che fa dell’aggressività uno dei punti di forza. La rosa è composta da ragazze molto giovani, corrono tanto, al momento siamo impegnati per meglio scontrarci con loro. Di particolare importanza risulta quindi la preparazione e da i due giorni che avevamo destinato agli alle- namenti siamo passati ai tre appuntamenti settimanali. Dobbiamo essere all’altezza del torneo”. Per quanto riguarda la formazione da schierare, Milano potrà contare sicuramente sul rientro di Vicinanza, al recupero da un infortunio al ginocchio. Ferma da ben tre mesi, la guardia è alle prese con le cure mediche e sembra pronta per affrontare la partita. “Vogliamo essere al meglio delle condizioni - continua il tecnico battipagliese - perché da questo momento in poi saremo di fronte a gruppi forti. Fino ad ora non abbiamo avuto grosse difficoltà, ma la mentalità deve cambiare, tant’è che nelle amichevoli del mercoledì faccio giocare le mie atlete contro la squadra maschile degli allievi della Polisportiva”. Come si evince, quindi, a Battipaglia vogliono tentare il “colpaccio” con l’allenatore che lo conferma: “Abbiamo tutte le carte in regola per conquistare la promozione in serie B2, anche se non l’avevamo preventivato. Poi, risultato dopo risultato, ci siamo ritrovati in alto e come si dice: l’appetito vien mangiando…”. Corvo e socie, dunque, sperano di confermarsi bestia nera pure nei play-off. Agropoli: patto d’alleanza all’assalto della serie C Le due squadre cittadine si fondono per creare un’unica forza più competitiva AGROPOLI – Si congeda con una vittoria, dal campionato dei serie C appena conclusosi, l’Agropoli Basket B e procede alla fusione con l’altra squadra della città. Esponendo in ordine i fatti: tra le mura amiche le biancazzurre castigano Capaccio, con sette punti di scarto. Un trionfo, ad ogni modo, vano ai fini della classifica perché la speranza play-off non si tramuta in realtà. Ma dal profilo strettamente legato al morale, Agropoli gioisce del risultato, dato che nel secondo tempo le ragazze allenate da Renato De Conciliis erano in svantaggio di otto lunghezze. “Giocando d’intelligenza, le mie atlete hanno rimontato aggiudicandosi il match. E non è stato un impegno facile, perché avevamo a disposizione soltanto sette elementi; le alternative per i cambi, quindi, erano decisamente pochi”, racconta compiaciuto il coach. Matematicamente, con i seguenti calcoli, si registra un bilancio conclusivo pressoché ottimale, per le cilentane: cinque vittorie su quattordici partite e dieci punti conquistati. Niente male per chi ha affrontato un campionato a mo’ di sfida. La squadra alla vigilia dell’avventura agonistica si presentava più curiosa di scoprire se era in grado di competere in serie C, che come una papabile protagonista. “Ed è andata meglio del previsto, giungendo a ridosso dei play-off”, continua De Conciliis, che ha ben da rallegrarsi. Al cospetto di avversarie sulla carta maggiormente accreditate, non solo non hanno sfigurato (Battipaglia e Minori hanno avuto la meglio con pochi punti di scarto, ndr), ma in alcuni casi hanno dettato pure legge, vedi Capaccio ed Ercolano. La difesa è stata uno dei punti di forza dell’Agropoli, che vanta anche 13 N.07 03 marzo 2006 SPORT/BASKET il capocannoniere del campionato, Lotito, finita ora nel mirino del Centro Mini Basket Battipaglia. Molto probabilmente il pivot, classe ‘72, passerà in prestito proprio alla squadra della Piana del Sele, in vista del prossimo torneo play-off. Qualche problema, invece, si è riscontrato con il ruolo del playmaker, destinato, comunque, a risolversi. “Avendo fatto la fusione - continua l’allenatore - godiamo di una buona amalgama. La rosa di coach Lucio Murolo è composta da brave palleggiatrici e l’età delle atlete è molto giovane, mentre le nostre sono più grandi”. Insomma un connubio favorevole: freschezza fisica ed esperienza tecnica. Allo stato attuale quella che oramai è divenuta un’unica società sta programmando la prossima stagione agonistica, con particolare interesse agli allenamenti delle cestiste. Del lavoro in questione se ne stanno occupando gli allenatori De Conciliis e Murolo, coadiuvati da Fabrizio Rosolino e Massimo Lepre. Confermato anche il preparatore atletico, l’ex calciatore Ivano Miglino. Di lui De Conciliis è più che mai soddisfatto: “Ha compiuto veri e propri miracoli con le nostre atlete. Tante di loro non giocavano da anni eppure Miglino è riuscito a farle reggere per tutti i quaranta minuti. Adesso procederemo con le sedute di preparazione, preventivate fino a giugno; dobbiamo conoscere l’intero gruppo delle ragazze, difetti e pregi tecnici”. L’imperativo categorico dell’Agropoli resta, in ogni caso, il divertimento, come sottolinea lo stesso allenatore, ma con la consapevolezza di essere attrezzati per la conquista dei play-off. Cercasi spazio adeguato per gli allenamenti in casa Capaccio La dirigenza programma un incontro con gli amministratori locali per discutere della palestra CAPACCIO – Svanisce il sogno play-off per la Polisportiva Capaccio. Nell’ultima giornata di campionato, in occasione della gara con l’Agropoli Basket B, la formazione di Marino soccombe alle avversarie. In casa gialloblù non ne fanno, comunque, un cruccio. Specialmente se si considera il rapporto della squadra con la preparazione, non si può che essere gratificati dal risultato raggiunto. Ha chiuso con dieci punti all’attivo, giocandosi lo spareggio play-off proprio all’epilogo, quando entrambe le formazioni concorrevano per il medesimo traguardo. Al termine nulla di fatto per tutti, visto che ad agguantare l’unico posto utile all’accesso playoff è stata la squadra di Salerno, battendo Monteforte Irpino. Si parlava di preparazione ed in effetti il rammarico c’è e come. Già in passato il direttore tecnico Voso (nella foto con la giovane Fererica Marino e Franca Gnarra) aveva portato l’attenzione sul limitato tempo da poter destinare agli allenamenti. E senza un corretto addestramento, fisico nonché tecnico, appare quanto mai difficile conquistare risultati positivi. Invece per Gnarra e compagne, nemmeno le magre sedute di allenamento hanno contribuito a fermarle. I play-off erano alla loro portata, ma alla fine si son dovute accontentare solo di registrare un buon andamento nel campionato. Insomma nulla si può imputare all’equipe di basket capaccese, che nella serie C si è ben imposta. Anche se c’è sempre quel però che logora. “Vogliamo discutere con l’amministrazione comunale - dice Voso - su quanto sia importante avere a disposizione una struttura dove allenarci serenamente, senza doverla dividere con altre manifestazioni. Già dobbiamo accontentarci di orari ridotti, poi ce la sottraggono pure per ospitare eventi come quelli della boxe!”. Bisogna, dunque, programmare la nuova stagione e di certo ambiranno a disputare i play-off. Secondo il direttore una delle prime azioni da porre in essere è quella di contattare l’assessore allo sport. “C’è da capire come possiamo usare la palestra - continua Voso - Così non è possibile andare avanti; dobbiamo sapere quali intenzioni hanno al Comune perché allo stato attuale appare improbabile non operare un ridimensionamento di qualche settore. Non c’è modo di svolgere una buona preparazione in pochi giorni a settimana”. Praticamente l’amaro in bocca appare chiaro, sapendo di avere una squadra competitiva non si può accettare la parte da bella comparsa. “Noi possiamo essere bravi quanto vogliamo, annoverare atleti di fortissima caratura tecnica, possedere pure tanti miliardi, ma sprovvisti di una struttura non si farà nulla”. E’ con il cuore che si esprime Domenico Voso, lui lo sport lo ama e vorrebbe portare Capaccio ad assaporare nuove gratificazioni. Effettivamente le basi ci sono, come non notarlo! La squadra è buona, per la prossima stagione dovrebbe essere rinforzata solo con qualche elemento. Un pivot. I presupposti sono positivi e forse qualche aiuto da parte degli organi preposti ci starebbe bene. D’altronde a frequentare la palestra sono dei ragazzi che praticano una disciplina sportiva con l’unico scopo dell’aggregazione e della sana competizione. S’impegnano senza lamentarsi più di tanto, basti pensare a come poco tempo fa hanno usufruito della palestra sprovvista di gas. Per ben due settimane non hanno avuto né un ambiente riscaldato, né la possibilità di fare una doccia calda. Capo, Omonimi e disuguali Lucio Capo l’uno, Lucio Capo l’altro. Uno fa l’imprenditore. L’altro saprebbe fare anche l’imprenditore. Uno, essendo neopagano, è devoto a Nettuno. L’altro, essendo epicureo, ha un camping che ne porta il nome. Uno è più che un benestante. L’altro è a sé stante. E così via…Si potrebbe continuare all’infinito senza che i due ostentino un solo punto in comune. Eppure, tra i soggetti in questione c’è molta simpatia. E qui si entra nel campo della psicologia umana. Risulta abbastanza evidente che l’uomo d’affari e il filosofo, in qualche modo, si completano. La desolata praticità dell’uno va alla ricerca della costruita evanescenza gioiosa dell’altro e viceversa? Se così fosse, la filosofia dell’evanescenza dimostrerebbe di essere consistente e indispensabile alla vita almeno quanto il fiuto per il bussines. (osni) Pagina a cura di Marita Miano LA CURIOSITÀ N.07 03 marzo 2006 CILENTO Rocco Favale. Vescovo e padre di famiglie 138 parrochie da guidare e ascoltare da buon pastore VALLO DELLA LUCANIA- In un periodo in cui tutti sono concentrati sulla scelta dei “nuovi gestori” della cosa pubblica con un cambio di guardia previsto fra qualche mese, è interessante soffermarsi sulla figura di un “amministratore” diverso, però, da quelli con cui abbiamo a che fare quotidianamente, un uomo che si occupa di una grande famiglia che, come lui stesso afferma, “Ha bisogno di essere costantemente seguita e guidata.” Una grande famiglia di 138 parrocchie di cui, Monsignor Giuseppe Rocco Favale, Vescovo della Diocesi di Vallo della Lucania, da molti anni è la guida spirituale. Diviso tra gli impegni della diocesi, spirituali e non, i problemi delle parrocchie e dei fedeli che, quasi quotidianamente ricevono udienza, assorbito dai tanti appuntamenti pastorali ed evangelici, la vita di Monsignor Giuseppe Rocco Favale è densa Ci descriva come trascorre la giornata il Vescovo “La mia giornata inizia molto presto: alle cinque del mattino sono già in piedi. Dopo la colazione e le preghiere celebro la santa messa e poi, salvo impegni di altro genere, sono a disposizione dei fedeli che, quotidianamente vengono a farmi visita.” Cosa intende per impegni di altro genere “Gli impegni di un Vescovo sono tanti: missioni evangeliche, viaggi presso la Santa Sede, riunioni per incontrare gli altri vescovi della Campania, visite pastorali per non parlare della cura e della gestione delle 138 parrocchie che compongono la Diocesi di Vallo della Lucania. Sono, nella maggior parte dei casi, realtà differenti che vanno interpretate e capite e attraverso le visite pastorali cerco proprio di rapportarmi alla gente per comprendere ciò di cui ha bisogno, per capire quello che si può fare ed anche per aiutare i politici a riflettere diversamente sulla situazione del nostro Cilento. Qual e’, secondo lei, la cosa che nel cilento va assolutamente cambiata? qual e’ la sua pecca piu’ grande? “Un accentuato individualismo e la cecità di fronte ai cambiamenti che il mondo sta attuando, portano le persone ad essere impreparate, trascinate dagli eventi. Bisogna, invece, comprende che è necessario arrivare preparati per essere gli unici protagonisti attivi della propria esistenza. Lei e’ anche un “amministratore”, un uomo “politico” oltre che un evangelizzatore. “E’ vero. Così come un padre di famiglia non può dire di essere solo un educatore per i propri figli ma anche colui che gestisce e segue i problemi della propria dimora, allo stesso modo io oltre a guidare e sostenere i fedeli, devo interessarmi della cura della mia casa: la diocesi di Vallo della Lucania. Per cui mi occupo della costruzione delle chiese, del loro rifacimento, devo sempre procurare alla diocesi i mezzi per poter raggiungere quelle realtà parrocchiali più lontane che, a causa di una sciagurata gestione delle strade, veri e propri monumenti ai caduti, sono spesso isolate; supervisiono le tante e varie attività pastora- li che si svolgono durante tutto l’anno; insomma le cose da fare sono tante il tempo e poco e anch’io a volte desidererei staccare la spina per poter riflettere di più.” Tra le sue mansioni di amministratore rientra anche la gestione di alcune attivita’ economiche come il cineteatro e un ristorante “ Non concordo troppo con lei nel definirle attività economiche poiché tutto quello che vien fatto ha esclusivamente un carattere pastorale. Se poi alcune attività, come quelle da lei citate, sembrano avere un riscontro economico, basta guardare ai fatti per capire che non è così. L’unico motivo che è alla base di ogni iniziativa è il desiderio di aiutare le persone a crescere culturalmente e socialmente, per poter raggiungere un grado di evangelizzazione aggiornato. Nei mesi passati sono stato duramente accusato a causa di queste attività create qui a Vallo della Lucania, opere che non sono state effettivamente comprese: a tal proposito vorrei chiedere a tutti i giornalisti che soprattutto nel mese di agosto mi hanno attaccato, se conoscono un solo industriale che sia venuto ad investire a Vallo! Il mio operato ha alla base il solo desiderio di far crescere questi luoghi, senza ricavarne nessun beneficio economico, perché qui di economia non si può parlare. Solo un pazzo investirebbe il proprio denaro a Vallo della Lucania. E poi se io avessi voluto il riscontro commerciale non avrei mai affidato il ristorante, per esempio nelle mani dei miei “operai”, sono loro che gestiscono il tutto. Io non ho voce in capitolo.” Ristorante a parte, quella del cineteatro e’ davvero una bella iniziativa e poi a Vallo, dotata di tutti i servizi, mancava una struttura simile? “Il cine-teatro “La Provvidenza” è un punto di incontro, un luogo in cui ci si confronta con gli altri grazie ai notevoli stimoli culturali di cui la diversità di 1500 persone,(questa la capienza della struttura) sono portatrici. E’, secondo me, un luogo fondamentale soprattutto per gli appartenenti a quelle realtà paesane più lontane che, a volte, rimangono un po’ isolate da determinati contesti e che, per questo hanno più necessità di rapportarsi con gli altri, hanno necessità di dialogare.” I fedeli vengono mai da lei a chiederle qualche consiglio o a confidarle qulche preoccupazione? “Si, sono molte le persone che ricevo, che ascolto e che cerco sempre di consigliare per il meglio. I problemi delle famiglie, dei giovani sono tanti e difficili ed io non ho sempre la risposta giusta da dare a tutti.” Che il Cilento non goda di buona salute e’ un dato di fatto, pero’ se ci e’ possibile saperlo, quali sono i problemi piu’ frequenti delle famiglie cilentane? “I problemi che mi pongono molto raramente sono di natura religiosa, quindi relativi a dubbi di fede o al rapporto con il proprio parroco ; riguardano invece, l’incapacità di comprendere eventi traumatici come la morte o la malattia ma soprattutto la difficoltà diffusa di riuscire a far quadrare i conti a fine mese. C’è una po- vertà stratificata e, purtroppo, radicata che fa paura” Anche a Vallo esiste questo grave problema della poverta’? “Si esiste, ma emerge di meno rispetto ad altri posti e questo forse a causa della nostra mentalità meridionale che ci porta a non far emergere i problemi al di fuori dell’ambito familiare, ci spinge a bendarci gli occhi per non vedere, invece sarebbe opportuno guardare in faccia i problemi ed affrontarli. Il futuro poi, è un’incognita per tutti, ma lo è soprattutto per i giovani che molto spesso non riescono e ritagliarsi il proprio spazio e a capire cosa il Cilento possa offrire loro.” I giovani si allontanano, vanno via da questi luoghi per cercare fortuna altrove, perchè? “I giovani se vanno perché qui non ci sono prospettive, c’è poco lavoro. Però ritengo che anche da parte loro ci sia poco lavoro di fantasia. E’ in certi casi necessario mettere in pratica le proprie idee, inventarsi un nuovo tipo di lavoro, utilizzando per esempio, ciò che la natura offre non solo da un punto di vista strettamente turistico.” Ci faccia l’ esempio di un lavoro nuovo, creato con la fantasia. “Bhe, non spetta a me farlo, non devo essere io a dare la soluzione anche se posso pensarla e questo perché potrebbe esserci qualcuno che non concorda con le mie considerazioni e quindi potrebbe accusarmi di non capire niente. Per questo preferisco stare in silenzio e non essere etichettato, anche se sono convinto dell’esistenza di una miriade di possibilità per i nostri giovani.” Il problema delle vocazioni e’ stato sempre grande nel Cilento e in tutta la provincia, ad oggi la frequentazione del seminario e’ aumentata? “ Il nostro seminario minore non è granchè frequentato: purtroppo la situazione è sempre la stessa, i giovani aspiranti sacerdoti sono pochi, per cui posso dire che una delle pecche più grandi della diocesi è il basso livello di vocazione religiosa e sacerdotale dei giovani.” Lei ritiene che i sacerdoti dovrebbero ritornare ad insegnare nelle scuole? “Credo di si perché il contatto dei giovani con i sacerdoti è molto importante. Quando un sacerdote è anche un buon insegnante diventa un punto di riferimento sia per i ragazzi ma anche per i professori; è una figura che, dato il ruolo che esercita, può essere molto positiva per tutti.” Come sono selezionati gli insegnanti di religione? “Da poco tempo è stato istituito il concorso statale anche per gli insegnanti di religione. Prima invece era la diocesi a sceglierli anche se a volte, tale scelta era dettata più dalle esigenze relative alla famiglia di provenienza dell’insegnante stesso, che sulle sue reali e personali capacità.” Come mai la Diocesi si e’ spostata da Capaccio a Vallo e non ha mantenuto neppure l’oroginario nome di Diocesi Capaccio-Paestum vallo della lucania? “Mi sono battuto fortemente per questo, almeno per far riottenere alla diocesi il suo antico nome e per recuperare la sua storia. Avevo mandato a Roma il dossier con tutto il necessario, ma a causa di alcuni vicende avvenute qui al Centro diocesi, che hanno impressionato negativamente la Santa Sede, si è trasformato tutto in un nulla di fatto” Quali sono queste vicende spiacevoli? “In pratica a “qualche persona perbene” ha dato fastidio che io cambiassi il parroco della cattedrale di San Pantaleone qui a Vallo. Persone che attraverso esposti, chiacchiere e citazioni varie hanno fatto un gran chiasso e la Santa Sede ha preferito lasciare la situazione allo stato attuale delle cose. Ma questo non vuol dire assolutamente che in futuro non si possa riuscire nell’intento.” Marianna Lerro LA SETTIMANA 15 N.07 03 marzo 2006 LA RICETTA “Bufalì”, ovvero: la mozzarella buona sta nel caseificio piccolo Se al caseificio “Bufalì” producessero vino, potremmo affermare che quel proverbio che dice: “Il vino buono sta nella botte piccola” è veramente veritiero. Invece, al caseificio Bufalì producono mozzarelle e noi, in questo caso, possiamo dire “la mozzarella buona sta nel caseificio piccolo”. Queste sono piccole battute che mi sono venute in mente visitando questo caseificio dalle piccole dimensioni e dalla produzione limitata. Siamo a Matinella, squillante frazione di Albanella, una zona che sta diventando un punto di riferimento per i prodotti caseari della piana del Sele. Qui i caseifici stanno uscendo come i funghi e tutti si stanno distinguendo per la qualità dei prodotti. Come, appunto, questo caseificio che è stato la nostra meta nel consueto appuntamento degli “itinerari del gusto”. Già tempo fa avevo sentito parlare di questo “Bufalì”: ero con amici in un tipico ristorante di Altavilla e assaggiando una squisita mozzarella, mi venne spontaneo chiedere dove l’avessero presa. La risposta fu: in un piccolo caseificio a Matinella che fa pochissima produzione ma di qualità. Pen- sai: “Ci devo fare una capatina”, e così, eccomi qua a decantare questi prodotti che effettivamente sono buoni e gustosi. Per raggiungere il caseificio, arrivati alla rotonda al centro di Matinella, si va verso Altavilla, e dopo circa duecento metri, sulla sinistra, trovate l’insegna ovale con la scritta “Bufalì”. Nella mia visita, previo appuntamento, sono stato ricevuto da Nando Verrone (nella foto) che gestisce l’attività insieme a sua moglie Anita Cantalupo. Il tutto è veramente molto piccolo: dall’ufficio al banco fino alla sala lavorazione, ma tutto è curato e tenuto in ordine quasi in modo maniacale. Pochi minuti di chiacchiere con Nando mi hanno fatto capire la sua forte passione ed il grande attaccamento per questo lavoro, che non è così facile come molti pensano. Da piccolo, cioè ancora minorenne, Nando ha iniziato a collaborare con vari caseifici della Piana del Sele, dei quali alcuni anche importanti. Poi, la voglia d’essere indipendente è stata talmente forte che dal maggio 2004 ha iniziato a produrre in proprio mozzarelle di bufala ed altri prodotti caseari come ricotta, provole, caciocavalli e scamorze. Ci racconta che i suoi prodotti, 4/5 q.li al giorno, sono destinati unicamente alla distribuzione locale, ciò vuol dire alla clientela più esigente. Sappiamo bene che noi salernitani in fatto di mozzarelle siamo molto competenti. Chiacchierando mi viene raccontato che i prodotti del caseificio Bufalì, già alle prime ore del mattino si trovano freschi, a differenza degli altri, nei vari punti vendita della provin- cia. Difatti, per offrire questo servizio, Nando, che è anche il casaro della “Bufalì”, con i suoi collaboratori lavora di notte, mentre generalmente in altri posti il lavoro inizia poco prima dell’alba. Tutti i giorni, con esclusione della domenica (che, Nando dice, è fatta per riposare), al caseificio Bufalì, già a mezzanotte sono tutti pronti per iniziare la loro giornata (o meglio la loro nottata): il latte delle bufale appena munto viene scaldato e addizionato di fermenti lattici e caglio liquido. Una volta formata la cagliata viene lasciata riposare un’ora, poi viene ridotta in grani dalle dimensioni di una nocciola e fatta riposare per alcune ore, tempo necessario per la fermentazione. La cagliata viene poi messa in grandi tinozze e addizionata con una quantità di acqua bollente (80-90 gradi), pari al peso della caglia- ta stessa. L’acqua bollente provocherà lo scioglimento della massa, che verrà poi raccolta e mozzata a mano o con appositi macchinari e messa a riposare in acqua fredda. Infine le singole mozzarelle verranno immerse in una salamoia per un periodo di tempo variabile a seconda della sapidità desiderata e dalle 5 e mezza del mattino sono già pronte per partire per le varie destinazioni. Dette così, sembrano cose elementari, ma è solo la passione e la voglia di fare qualità che fanno raggiungere l’ottenimento di un grande prodotto e Nando ci riesce molto bene. Provate e ….fatemi sapere. Recapito: Caseificio Bufalì, Via Gagarin 84050 Matinella di Albanella (SA) Tel. 0828.984954 Carciofi con mozzarella di bufala Ingredienti per 4 pers.: 8 carciofi 200 g di mozzarella - 25 g di formaggio grattugiato - un uovo - un limone – prezzemolo - 2 acciughe salate pangrattato q.b. - olio extra vergine di oliva q.b. - sale e pepe q.b. Procedimento: mondate e pulite i carciofi e metteteli a bagno in acqua e succo di limone. Mescolate insieme la mozzarella che avrete tritata grossolanamente con l’uovo, il formaggio grattugiato, le acciughe salate spezzettate, il prezzemolo tritato, sale e pepe. Aprite i carciofi, salateli, pepateli e farcite con il composto di mozzarella. Spolverizzateli con il pangrattato, sistemateli in una teglia oliata, condite con un filo d’olio, aggiungete un po’ d’acqua e fateli cuocere in forno a 180° per 25 minuti circa. Vino consigliato: Valentina Fiano Paestum Igt, Alfonso Rotolo, Rutino Cilento. Tel 0828.720114 Fax 0828.720859 e-mail: [email protected] url: www.unicosettimanale.it Direttore Responsabile Bartolo Scandizzo Condirettore Oreste Mottola [email protected] In Redazione Vinigustando al Tre Olivi: Chi cerca... trova arriva Michele Alois OFFERTE Ecco il terzo appuntamento con Vinigustando, la serie di appuntamenti con il vino e la cucina di qualità. Il prossimo 1° marzo al ristorante Tre Olivi del Savoy Beach Hotel di Paestum, alle raffinate creazioni dello chef Matteo Sangiovanni, capitano della cucina calda della N.I.C. (Nazionale Italiana Cuochi), saranno abbinati i prestigiosi vini della cantina di Michele Alois che ha sede a Pontelatone in provincia di Caserta. Ricordiamo che l’enologo di questa cantina è Riccardo Cotarella, uno dei più bravi dell’Italia vinicola. Dove va lui arrivano i riconoscimenti delle guide: bicchieri, grappoli e stelle. Questo il menu: Piccole crocchette di gamberi con purea di cavolfiori; Insalatina di spinaci con capesante grigliate e calamaretto ripieno in guazzetto di pomodori; Gnocchetti bicolori di ricotta con ragù di lepre e salsa crodaiola; Filetto di manzo con porcini e tartufo nero su letto di galletta di patate; Meringhetta con semifreddo alle noci, gelato al cioccolato e pistacchi. Mentre i vini in abbinamento sono: Caulino 2004, Falanghina Campania Igt (3 grappoli AIS); Campole 2004, Aglianico Campania Igt (2 bicchieri Gambero Rosso e grappoli AIS); Trebulanum 2003, Terre del Volturno Igt (2 bicchieri pieni Gambero Rosso e 4 grappoli AIS). Come sempre i posti limitati. Il prezzo è di 30 euro a persona (tutto compreso). Per informazioni e prenotazioni: 0828.720023 Ristorante Tre Olivi. Dibbì DI LAVORO -Resort ( Hotel – Residence- Villaggio Club) di Paestum ricerca un maître. Titolo preferenziale la conoscenza almeno della lingua inglese. Inviare CV fax 0828 851730 o telefonare 0828 851876. Resort ( Hotel – Residence- Villaggio Club) di Paestum ricerca un barman. Titolo preferenziale la conoscenza almeno della lingua inglese. Inviare CV fax 0828 851730 o telefonare 0828 851876. -Resort ( Hotel – Residence- Villaggio Club) di Paestum ricerca un capo ricevimento. Esperienza nel settore, titolo preferenziale conoscenza della lingua tedesca ed inglese. Inviare CV fax 0828 851730 o telefonare 0828 851876. -Resort ( Hotel- Residence- Villaggio Club) di Paestum ricerca una governante. Inviare CV fax 0828 851730 o telefonare 0828 851876 -Attività turistica di Paestum Seleziona una barman ed un’addetta alle pulizie. Titoli preferenziali: eventuale esperienza nel settore. Telefonare al numero: 3336611430. -Hotel 3 stelle ANNUALE prossima apertura seleziona: chef, aiuto chef, cameriere,maitre,addetta pulizie, receptionista, no alloggio. Dott.ssa Anna SerpeRusso tel.3382084407 Roccadaspide zona Carpine, VENDESI villetta su due livelli al rustico con 1350 mq di terreno così divisa: 160 mq zona giorno, 90 mq zona notte più ampio garage. Per informazioni telefonare al 333 565 13 03 – 0828 941877 orario negozio. VENDESI cavalla. Bellissima puledra, padre salernitano, madre sella francese. Prezzointeressante. Per informazioni tel. 338 8617461. Vincenzo Cuoco, Enza Marandino Corrispondenti: Eboli: Raffaella R. Ferrè Oliveto Citra: Manuela Cavalieri Golfo Policastro: Salvatore Paradiso Campagna: Mario Onesti Francesca Pazzanese Roccadaspide: Vallo di Diano: Carmine Marino Gian Paolo Calzolaro Battipaglia: Segreteria di Redazione Gina Chiacchiaro Tiratura: 5000 copie Grafica ed Impaginazione Grafica fBasile Designer grafico Stampa Grafiche Letizia - Capaccio (Sa) Iscritto nel Registro della Stampa periodica del Tribunale di Vallo della Lucania al n.119 Responsabile Trattamento Dati Bartolo Scandizzo Abbonamento annuale 20,00 Euro Conto corrente postale num. 53071494 intestato a Calore s.r.l.