MADONNA DELLA LOBBIA XIX SEC.
CAMPOFONTANA - LESSINIA
(PH GRAZIANO MAINERI)
APRILE
2015
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Mercoledì
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Giovedì
킌
쐠 Luna piena - 쐡 Ultimo quarto o calante - 쐞 Luna nuova - 킌 Primo quarto o crescente
La Fede - La Spiritualità
LA MIA PREGHIERA
Dopo la morte… Signore…fammi rivivere sulle mie amate montagne…!!
Come piccolo fiore che si schiude al dolce tepore di primavera.
Come limpido ruscello che lambisce la dura pietra… rinfrescando
boschi e prati al suo passaggio.
Come lacrima di rugiada che disseta un’esile foglia…
Come fulgido raggio di sole per scaldare il cuore delle valli più oscure.
Come agile farfalla che si posa di fiore in fiore per portare ad ognuno
un po’ del Tuo amore.
Come candido bagliore di luna per esaltare i duri profili delle rocce…
Come anima solitaria e peregrina per vagare nei Tuoi mistici silenzi
e udire ancora la voce cara e suadente di Chi hai chiamato Lassù.
desiderio di armonia con tutte le creature di questa magnifica terra…
figli di un solo Creatore…E così sia.
Come fervido spirito di pace per infondere nel cuore degli uomini
il desiderio di armonia con tutte le creature di questa magnifica terra...
figli di un solo Creatore... e così sia.
di Giovanna Zawadski
Marzo 1990
96
INTRODUZIONE
La montagna, dai tempi più remoti, ha rappresentato il “luogo del Sacro” per eccellenza. Ne
sono testimonianza le numerose citazioni presenti nella Bibbia e nella letteratura di tutti i
tempi, gli innumerevoli luoghi di culto, i crocefissi,
le cappelle votive, gli affreschi, presenti in ogni
luogo di montagna. Espressione massima dell’onnipotenza del Creatore per la maestosità del paesaggio e le innumerevoli e straordinarie forme di
vita animali e vegetali, la montagna ha ispirato artisti, poeti, mistici, uomini comuni di ogni epoca.
Metafora per eccellenza del viaggio della vita,
delle salite quotidiane e dei sentieri impervi che
essa ci riserva, è stata non di rado fonte di ispirazione e addirittura di conversione anche per molti
alpinisti. L’ansia di salire attesta la brama di perfezione e di infinito insita nell’uomo. Non è rara la
testimonianza di coloro che, pur non essendo credenti, in momenti particolarmente drammatici di
un’ascensione, hanno sentito “la presa” della
mano di Dio, o hanno fatto esperienza di una volontà superiore alle loro forze che li ha condotti a
resistere in condizioni estreme. La montagna, se
la si sa avvicinare con tenacia e umiltà, nell’accettazione dei propri limiti, cuore e occhi bene aperti,
può facilmente avvicinare a Dio. Nel corso della
storia la montagna è stata temuta, addomesticata, adorata dall’uomo, ma non ha mai perduto
la sua caratteristica fondamentale: quella di evocare in chi la osserva intense emozioni. La montagna ci avvicina anche tra noi: incontrandoci sui
sentieri ci si saluta, si creano amicizie, si pratica
la solidarietà. Il salire, in proporzione a quanto
costa fatica, riempie l’animo di soddisfazione, e
sappiamo che la gioia cresce se condivisa con gli
altri…anche questa è spiritualità!
Alessandra Gregoris
(ONCN CAI V.V.)
GRUPPO DEL CANIN (PH M.C.)
Spiritualità
«… ma chi avrebbe potuto dormire con quell’aria purissima che ci ricreava le fibre, con quello
spettacolo che ci stava dinanzi? A quell’altezza …
nel centro di quel grandiosissimo fra i più grandiosi teatri alpini … in quell’atmosfera tutta pura e
trasparente, sotto quel cielo del più puro zaffiro, illuminato da un filo di luna e, fin dove l’occhio giungeva, tutto scintillante di stelle … in quel silenzio.
… Via, non tenterò di descrivere l’indescrivibile. Ci sentivamo dinanzi ad una, per noi, nuova
imponentissima rivelazione dell’onnipotenza e
maestà di Dio...».
Don A. Ratti, poi SS Padre Pio XI
Monte Rosa, s.d.
(Selezione di A.F.)
CONTRADA GARZON DI SOTTO, LESSINIA (PH G.M.)
97
La Fede - La Spiritualità
«Accostar la natura e perseguirla negli aspetti che
essa ci offre, anche i più grandiosi e temibili, non vuol
dire superarla; significa apprendere a venerarla sempre
più nelle sue austere potenze, respirarne più da presso
gli arcani, riconoscervi un tramite verso Dio che in essa
si svela.».
Ninì Pietrasanta
da”Pellegrina delle Alpi”, 1934 (Selezione di A.S.)
CROCE DI CIMA CAREGA, M 2259, CON VISTA SUL MONTE PASUBIO (PH G. M.)
Citazioni di uomini di fede
“In ben poche parti del creato si rivelano così splendidamente come in alta montagna la potenza, la maestà la bellezza di Dio e la sua provvida sapienza. Nulla dunque, è più
congruo e di più giusto che unire il sentimento e la pratica
della religione con il culto della montagna” .
(Pio XI)
“Vorrei, compatibilmente alle mie occupazioni, passare
intere giornate sui monti a contemplare, in quell’aria pura, la
grandezza del Creatore”.
(Pier Giorgio Frassati)
“Questa montagna è tale
Che sempre il cominciar di sotto è grave,
e quant’uom più va su, e men fa male”.
(Purgatorio IV, 88-90)
“Perché non sali il dilettoso monte
ch’è principio e cagion di tanta gioia?”.
(Inferno I, 77-78)
“Credetemi sulla mia propria esperienza, si apprendono
molte più cose sulle silenziose alture che non nei profondi
libri. Gli alberi e le rocce vi insegnano ciò che non si dice al-
(Selezione di A.G.)
trove, e vedrete da voi stessi quale gioia discende dalle nostre montagne”.
(San Bernardo da Chiaravalle)
“La montagna è bellezza e poesia, fonte di gioia, simbolo dell’ascendente cammino dell’uomo e del suo bisogno di
riflessione, di trascendenza e di contemplazione”.
(Armando Aste)
“Sono credente e la montagna mi aiuta ad avvicinarmi a
Dio. Le difficoltà della scalata divengono per me un modo
per pregare”.
(Armando Aste)
“Ricordando le vette delle Dolomiti, che disegnano il caratteristico paesaggio alpino, mi vien fatto di pensare come
codesto luogo mostri segni eloquenti della bellezza, della
maestà e della grandezza di Dio. Aver potuto ancora una
volta camminare tra quei boschi, in quelle valli e per i sentieri
e quei monti, mi ha consentito di ammirare la provvidenza
divina che nel creato svela il suo infinito mistero d’amore”.
(Giovanni Paolo II)
Potenza di Dominio
«Era l’ultima gita: salii al Sella con un ritmo cadenzato e veloce, che in breve mi faceva conquistar l’altezza: nella fulgida mattinata di sole, la
neve brillava in miriadi di cristalli e le mie crode ridevano e cantavano rossigne, già nette nella loro
verticalità e calde di sole (…). Mi guardavo d’attorno e continuamente esclamavo: «che bello!».
Quasi non potevo contenere la mia gioia. (…) Ero
solo e la Natura cantava tutta per me. Ecco, dalla
vetta delle Mésules essa si dispiega con tutta la
sua infinita ricchezza. Il vasto altipiano immacolato nel suo candore, sostenuto da alte mura, solcato da profondi e selvaggi valloni, ha perduto la
sua cruda durezza: la neve ammorbidisce la severità del paesaggio, crea uno sfolgorio di riflessi, di
controluci e di penombre, quasi un magico gioco di
incanto.
E lontano, monti e catene, si succedono a perdita d’occhio, quasi svaporando soffusi in un ondeggiare di veli azzurrini. Ed io, solo sulla vetta,
dominavo tanta infinita bellezza, che avevo conquistato col mio passo che non conosceva ostacoli. Non un ostacolo mi ha fermato: sul piano,
mentre vagavo quasi senza sapere verso dove, ho
inciampato, senza potermi rialzare. In un istante
tutto era cambiato: non ero più il dominatore ritto
sulla vetta a spaziare sull’immenso orizzonte che
si stendeva ai suoi piedi: ora ero io stesso parte di
questo incanto sublime: sdraiato sul lento declivio, impotente, mi sentivo quasi incorporato e partecipe del grande mistero, che a me si rivelava, a
me che avevo saputo esserne degno, non solo con
l’ascesa trionfale delle ore precedenti, ma soprattutto col sacrificio di me stesso, con l’annullamento di tutta la mia potenza di dominio. La mia
potenza terrena fisica e morale, s’era trasumanata
in partecipazione e comprensione dell’eterno.».
Ettore Castiglioni
da “Il Giorno delle Mésules”, 1993
(Selezione di G. B.)
98
La Fede - La Spiritualità
«Molte volte, davanti alla solenne potenza
delle Alpi, piena tutta delle emozioni provate superandone le difficoltà, sentii che l’unico atto
degno era quello che risolvesse il mio essere in
una devota umiltà: la preghiera. Molte volte, avviata alle mie belle ascensioni o tornandone, sostai in qualche chiesetta sperduta ai confini del
mondo abitato, per attingervi dolce viatico o per
un ringraziamento di fede.».
Ninì Pietrasanta
da ”Pellegrina delle Alpi”, 1934
(Selezione di A.S.)
CIMA GIOVANNI PAOLO II - OROBIE (PH F.C.)
«Nella più completa solitudine delle mie prime
notti sulle cime, di fronte alla solennità di visioni
tanto spettacolari, l’incontro col sublime mi aveva
portato a percepire la presenza del Divino. Sul Disgrazia, soprattutto, quando il cielo si era squarciato e i raggi di un sole color arancio prossimo al
tramonto filtravano ovunque tra nubi dorate,
avevo sentito che oltre quelle nubi c’era una presenza viva, una potenza dolce e grande, un sussurro che il mio cuore finalmente cominciava ad
ascoltare. Fu un immenso dono a cui risposi con
gioia ed abbandono: sul Disgrazia ero diventato
solo un cuore che pulsava, ero la pianticella che
ha sofferto a lungo la siccità e finalmente si ristora
con la pioggia. La risposta, il segno di conferma
dell’avvenuto incontro col Divino, era stata quella
croce comparsa nel pieno della notte…».
«Contemplando la maestosa corona di queste montagne non possiamo non leggervi il nome
del Creatore, perché è scritto a lettere cubitali
quassù, sulle crode ardite, sugli alberi e sui fiori,
sulle nevi e sulle sorgenti, nelle albe e nei tramonti. Non servono gli occhiali, di cui pure è ricca
produttrice questa terra. Basta rendere libero,
oltre lo sguardo, anche lo spirito.».
(Oreste Forno)
(Selezione di A.G.)
(Anonimo cadorino)
(Selezione di A.G.)
LESSINIA - CAMPOFONTANA E STELE SENT. 205 (PH G.M.)
La Sacralità delle Alture
«Che i monti avvicinino alla sfera del religioso
non è puramente sogno romantico. Il collegamento tra la montagna e la fede è antico quanto
la cultura umana.
[…] Il vero alpinista saprà sempre riconoscere
i segni del sacro sulle montagne; qui da noi come
in altre terre, culture, religioni.
Le nostre semplici chiesette alpine ispirano
un’autentica devozione. Sono troppo modeste per
far sorgere il dubbio che servano a soddisfare la
brama di gloria e di falso prestigio di qualche casata.
Da lungo tempo ormai sono libere dall’idea di
essere lì come forme di scongiuro contro gli spiriti
maligni o come strumenti di scaramantica magia.
I loro piccoli campanili svettano come slan-
ciate silhouettes sopra le valli e salutano i pellegrini che arrancano sui sentieri a serpentina.
Le piccole chiese alpine sono un tutt’uno con
la montagna. Sono loro che chiariscono il linguaggio muto della creazione.».
Guardare
«Le montagne insegnano in modo esemplare
a guardare. Il giro d’orizzonte che si fa in vetta elimina l’ansia della fretta. L’occhio si protende verso
il mondo che riposa e s’allarga nello spazio. L’altitudine presenta scorci panoramici, valli declivi e
su lontananze velate dalla nebbia, su profili az-
zurri e spazi silenziosi che ogni mattino si riempiono di luce e dai quali ogni sera il sole lentamente, dolcemente si congela.».
Reinhold Stecher
da “Il messaggio delle montagne”, 1995
(Selezione di U.S.)
… tra il finito e l’immenso
«Era allenato, rapido, il migliore a salire. Il
piede umano è una macchina che vuole spingere
in su. In lui la vocazione si era specializzata, dalla
pianta del piede era risalita al resto del corpo. Era
diventato uno scalatore, unico nel suo tempo.
Qualche volta si era perfino arrampicato scalzo.
Scalava leggero, il corpo rispondeva teso e
schietto all’invito degli appigli, il fiato se ne stava
compresso nei polmoni e staccava sillabe di soffio seguendo il ritmo di una musica in testa. Il
vento gli arruffava i capelli e sgomberava i pensieri. Con l’ultimo passo di una salita toccava
l’estremità dove la terra smette e inizia il cielo. Una
PICCOLO LAGAZUOI,
SULLO SFONDO LE TOFANE (PH M.C.)
cima raggiunta è il bordo di confine tra il finito e
l’immenso. Lì arrivava alla massima distanza dal
punto di partenza. Non è traguardo una cima, è
sbarramento. Lì sperimentava la vertigine, che in
lui non era il risucchio del vuoto verso il basso, ma
affacciarsi sul vuoto dell’insù. Lì sulla cima percepiva la divinità che si accostava. Lassù si avvolgeva
di vento. Una sommità senza urto di masse d’aria
addosso è spaventosa. Perché l’immenso sta trattenendo il fiato.».
Erri De Luca
da “E disse”, Feltrinelli 2011
(Selezione di G.B.)
SACRALITÀ DELLE ALTURE - RESEGONE (PH A.L. - WWW.CLICKALPS.COM)
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100
Spiritualità e Altro
« …il vero alpinismo è ben altra cosa: soprattutto un motivo di lotta e conquista interiore, di
affidamento e godimento spirituale. Le fatiche, le
sofferenze, le privazioni di cui quasi sempre è irta
l’ascesa delle vette, diventano perciò valide condizioni che l’alpinista accetta nelle sue scalate per
temprare le sue forze e il suo carattere. Inoltre nel
clima della lotta, a tu per tu con le difficoltà, le incognite, i mille pericoli della montagna, l’alpinista
appare quello che è veramente, spogliato con
spietata sincerità sia nei pregi che nei difetti,
verso se stesso e verso gli altri.».
Walter Bonatti
da “Alpinismo e alpinisti”, 2003
(Selezione di U.S.)
FAGGETA INNEVATA VERSO FORCELLA NEBRIA (PH D.G.)
«La tecnica dell’arrampicamento ha raggiunto
un livello altissimo e quasi si potrebbe tranquillamente affermare che nulla è più impossibile, cioè
che tutto è oramai possibile. Ma la tecnica sola
non crea l’alpinista. Molto più raro che possedere
alte capacità tecniche è il sentirsi in intima comunione col Monte. Questo senso etico di intima comunione non si apprende nelle cosiddette “scuole
di roccia” di due o tre settimane. Possano anche
le folle osannare gli scalatori più ardimentosi del
giorno e plaudirne le imprese con le parole e gli
scritti, i veri signori e maestri sono soltanto quei
pochi che hanno sentito la Montagna nel profondo dell’anima, quelli, come Julius Kugy, Oskar
Erik Meyer, Charles Simon e Guido Rey, che l’hanno
avvolta in un limbo d’amore.».
S. Walcher
«Tutto andò bene e in brevissimo tempo arrivammo alla vetta: proprio lassù, di fronte alla maestà delle Alpi, al tempio più bello che seppe creare
Dio onnipotente! Mille e mille cori, sconosciuti a
noi fino allora, intonarono il cantico della creazione! Come era bello il mondo, benedetta la vita,
quanto buono l’uomo, quanto grande, quanto immenso Dio!... Qui Ti riconosco, mio Dio, qui m’inchino e Ti adoro!
Mamma, tu che mi hai tracciato in fronte il
primo segno della Croce, che mi facesti balbettare
il primo verbo del “Credo”, tu che al bambino
ignaro e innocente insegnasti ad amare Iddio,
dammi la mano, vieni con me. Qui noi faremo risonare i nostri salmi più devoti, non sotto le volte
della nostra piccola chiesa di Pera (di Fassa, NdR),
ma nello spazio infinito, sentendoci cullare dall’incanto di un’ora divina. Mamma, ecco, ora comprendo Dio, lo sento, lo vedo… Vedi, Mamma, il Dio
che mi dipingevi tu, non lo capivo allora, e più tardi
non lo presi sul serio; non presi sul serio il tuo Dio,
occupato a misurare i peccati e le grazie, il grande
architetto dell’eterna fornace; qui, invece lo vedo
in tutto il suo splendore; qui Egli è il giovane Iddio
della luce, dai riccioli d’oro, tutto amore, bontà e
pace.
Mamma, inginocchiati al mio fianco, prega con
me, adora Dio nella sua opera divinamente insuperabile come il primo giorno della creazione…».
Tita Piaz
da “Der Maurhaken”, 1947
(Selezione di U.S.)
da “Mezzo secolo d’alpinismo”, 1947
(Selezione di U.S.)
ALPI GIULIE VISTE DALLA CIMA DEL JOF DI MONTASIO (PH M.C.)
101
Conoscenza e Fede
«Quando nelle serene notti ammiro le stelle.
Quando dentro mi allieta la melodiosa canzone di un ruscello.
Quando mi sorprendo in estatica contemplazione di un profilo arditissimo.
Quando mi trovo lassù fra la corona fantastica
di altissime cime.
Tutto mi porta ad innalzarmi con l’anima su
orizzonti più vasti e meno tozzi. Nel sublime silenzio delle altezze, dove ogni miracolo rivela la
presenza del Supremo Costruttore, è bello ritrovare se stessi e, meditando, ascoltare il riecheggiamento dell’Infinito.
Ma queste visioni di superiore bellezza, questi
tentativi direi quasi, d’evasione della nostra natura finita, questa ribellione alla materia, al peso
che ci costringe, in basso, sono così fugaci e rari!
Non voglio che il mio alpinismo immiserisca restando fine a se stesso. Voglio sia un mezzo, come
ce ne possono essere altri del resto, per giungere
al solo grande unico ideale: la Conoscenza. Che è
poi il possesso di Dio.».
Armando Aste
da “Cuore di Pietra”, 1988
(Selezione di U.S.)
IL CENTENARIO - APPENNINO CENTRALE
(PH F.C.)
«Camminare per me significa entrare nella natura. Ed è per questo che cammino lentamente, non corro
quasi mai. La natura per me non è un campo da ginnastica. Io vado per vedere, per sentire, con tutti i miei
sensi. Così il mio spirito entra negli alberi, nel prato, nei fiori. Le alte montagne sono per me un sentimento.».
Reinhold Messner
Ti prego Signore
O Signore, ti prego, che la mia coscienza sia dritta
Come il grande abete che si slancia verso il cielo;
che la mia generosità sia come la sorgente,
che sempre dona e mai si esaurisce;
che la mia anima abbia la limpidezza delle acque,
che nascono dalle nevi senza macchia;
che la mia volontà sia come il granito senza falle;
che la mia giovinezza abbia sempre te come guida;
che nella solitudine delle vette noi sentiamo la tua presenza,
nell’arditezza delle cime un anelito verso il cielo,
nel candore delle nevi
lo splendore della tua bellezza e della tua grazia.
(Selezione di A.G.)
C. PICCOLO E GRANDE DA PRATI DI TIVO (PH F.C.)
102
Croce del Cervino
Croce del Cervino:
immagine di silenzio
nel vento
e nel sole.
La neve e la nebbia
sono il tuo incenso
sull’altare di roccia.
Vedi il mondo,
laggiù,
con gli uomini
sbriciolati
dal tempo e dalle cose.
Senti l’eco frenetico
delle valli,
accordo pettegolo
di voci che gridano,
gridano per velare
il pianto,
l’affanno,
l’ingiustizia degli uomini.
Croce di ferro
nera e fredda
nell’azzurro,
calda e umana
nel tuo gesto di redenzione;
profumi di preghiera,
arricchisci il cuore
di gioia, di speranza, di luce.
Attorno valli e montagne,
sagome incomplete
di anime
nel tormentato millenario della vita,
per proiettare in te
il mistero dell’Amore.
Il tuo altare
senza candele
è li, nel vento che turbina;
raccoglie
il respiro degli uomini
che diventa
offerta all’Eterno
perché si spenga
in loro
la passione e l’odio,
la tristezza,
l’inquietudine
di non capire la luce.
(Selezione di A.G.)
MONTE SCIARA - CARNIA (PH D. BALLICO)
Egli ci Aspettava e si Manifestò a Noi
«Durante tutta l’arrampicata, che durò circa
due ore e mezza, assorti nella lotta e protesi nello
sforzo per domare il monte che si difendeva bene,
la nostra mente non rimase occupata che nel giocare d’astuzia nel trovare i punti deboli, scrutando
e provando ogni sasso perché ogni sasso poteva
celare l’agguato, ferendo la roccia con il ferro dove
si mostrava più ribelle. Infine quando il monte non
ebbe più armi per difendersi ancora, si abbandonò
al nostro volere, e noi inebriati dalla lotta volammo
verso la cima, chiamati da una voce… Egli ci aspettava e si manifestò a noi, perché appena giunti
non potemmo nemmeno pronunciare il Suo
nome, che le lacrime cominciarono a rigarci le
guance. Seduti schiena contro schiena, piangemmo in silenzio. Quel pianto faceva tanto bene:
ci sollevava da una grande oppressione, ed in
fondo al cuore il dolore era frammisto ad una specie di gioia. Sentivamo di avere fatta una buona
cosa a salire lassù, a trovarlo nel Suo regno, dove
la Sua anima buona e semplice, alleggerita dalla
spoglia terrena, vaga sfiorando i monti da Lui
tanto amati. Di tutte le mie innumerevoli imprese
alpine, nessuna mi diede tanta soddisfazione e mi
commosse tanto quanto questa: e altrettanto
credo per il mio compagno. Dopo lo sfogo, raccolti
e muti, ci sentimmo e restammo lungamente in
comunione con Lui… Ed era tanto bello e dolce
starsene così che non avremmo mai rotto l’incanto
di quell’estasi.».
Emilio Comici
da “Alpinismo eroico”, 1995
(Selezione di M.V.)
PACE E SPERANZA (PH U.S.)
103
Nel Bosco l’Essere gli Parlava
FIORITURA AL LAGO VERDE DI FONTANALBE P.N. DU MERCANTOUR (PH VIVALDA FABIO)
«Un mattino egli uscì, la notte era caduta la
neve, nella valle rifulgeva chiara la luce del sole,
ma in lontananza il paesaggio era per metà nella
nebbia. Ben presto abbandonò il sentiero e prese
a salire per un dolce declivio, più neppure una
traccia di passi, su accanto a un bosco d’abeti, il
sole intagliava cristalli, la neve era soffice e fioccosa, qua e là appena accennate sulla neve le
tracce di animali selvatici che si allontanavano
verso la montagna. Tutto così silenzioso e gli alberi in lontananza con le loro piume diafane ondeggianti nell’aria turchina. Si sentì a suo agio
poco alla volta, i pianori e le linee monotone e
maestose di cui avvertiva il possente richiamo
erano velati, l’invase un raccolto sentimento natalizio, pensava a tratti che sua madre stesse per
comparire dietro ad un possente albero, grande
grande, e dirgli che tutto questo glielo aveva regalato lei; nello scendere vide che intorno alla sua
ombra irraggiava un arcobaleno, provò come la
sensazione che qualcosa l’avesse sfiorato, l’Essere
gli parlava.».
Georg Büchner
da “Lenz”, 1839
(Selezione di M.V.)
«Sono credente per educazione e per abitudine. Ma ho avvertito la presenza di Dio più in parete che in
chiesa. Anche se la mia ricerca spirituale passa e si affina soprattutto attraverso la montagna, non mi sono
mai aggrappato al soprannaturale o alla superstizione.
Ho sempre cercato di fare affidamento sulle mie forze, sulle mie esperienze, sulla mia volontà.».
Renato Casarotto
SALENDO (PH M.C.)
da “Alpinismo e alpinisti”, 2003 (Selezione di U.S.)
Salita come “Atto di Fede”
«Un uomo vero senza complessi è quello che
è, cioè rimane se stesso ovunque. Io sono un credente e sono un alpinista. Voglio dire che non vivo
la mia vita a settori.
Se sono un credente, lo sono a trecentosessanta gradi, cioè sempre. Anzi direi che mi scopro
tale soprattutto proprio in montagna che suggerisce ancor più il bisogno di trascendenza che è insito nell’animo umano. Per sentirsi spuntare le ali.
Io sono orgoglioso della mia Fede che considero l’unica vera ricchezza che possiedo. Mi piace
guardare alle montagne come immagini materializzate dall’ascendente cammino dell’uomo e sono
grato ad esse che fin dagli albori della conoscenza
certamente aiutarono e quasi costrinsero il pronipote degli ominidi, l’uomo, a levare lo sguardo,
camminare in posizione eretta e così accorgersi
dell’esistenza del cielo.
La montagna è sempre presente nella storia
dell’evoluzione umana, la montagna, sinonimo di
positività e di elevazione.».
Armando Aste
da “Grandi amori per la montagna” di S.D.P.X., 2011
(Selezione di U.S.)
APRILE 2015
104
Note:
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S. Ugo vescovo 14 . 91 - 274 5,54 - 18,35
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Giovedì
S. Francesco di P. 14 . 92 - 273 5,52 - 18,36
3
Venerdì
S. Riccardo vescovo 14 . 93 - 272 5,50 - 18,37
4
Sabato
S. Isidoro vescovo 14 . 94 - 271 5,49 - 18,38
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APRILE 2015
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DOMENICA Pasqua di Resurrezione 14 . 95 - 270 5,47 - 18,39
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CRISTO PENSANTE - CASTELLAZZO (PH MORENO GEREMETTA - WWW.CLICKALPS.COM)
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APRILE 2015
107
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Lunedì
Lunedì dell’Angelo 15 . 96 - 269 5,45 - 18,41
7
Martedì
S. Ermanno 15 . 97 - 268 5,44 - 18,42
8
Mercoledì S. Alberto Dionigi - S. Walter 15 . 98 - 267 5,42 - 18,43
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APRILE 2015
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Giovedì
S. Maria Cleofe 15 . 99 - 266 5,40 - 18,44
10
Venerdì
S. Terenzio martire 15 . 100 - 265 5,39 - 18,45
11
Sabato
S. Stanislao vescovo 15 . 101 - 264 5,37 - 18,46
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APRILE 2015
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Domenica in Albis 15 . 102 - 263 5,35 - 18,47
DOMENICA
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GRAN PARADISO, LAGO ROSSET, AL CREPUSCOLO (PH ROBERTO MOIOLA - WWW.CLICKALPS.COM)
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APRILE 2015
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Lunedì
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Martedì
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Mercoledì
S. Martino papa 16 . 103 - 262 5,34 - 18,48
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S. Abbondio 16 . 104 - 261 5,32 - 18,49
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S. Annibale 16 . 105 - 260 5,31 - 18,50
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APRILE 2015
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Giovedì
S. Lamberto 16 . 106 - 259 5,29 - 18,52
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Venerdì
S. Aniceto papa 16 . 107 - 258 5,27 - 18,53
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Sabato
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S. Galdino vescovo 16 . 108 - 257 5,26 - 18,54
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APRILE 2015
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S. Ermogene m. 16 . 109 - 256 5,24 - 18,55
DOMENICA
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CONTRADA CROCELUNGA, LA CROCE DA CUI PRENDE IL NOME - LESSINIA (PH GRAZIANO MAIMERI)
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APRILE 2015
113
20
Lunedì
S. Adalgisa vergine 17 . 110 - 255 5,23 - 18,56
21
Martedì
S. Anselmo - S. Silvio 17 . 111 - 254 5,21 - 18,57
22
Mercoledì
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S. Caio 17 . 112 - 253 5,20 - 18,58
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APRILE 2015
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Giovedì
S. Giorgio martire 17 . 113 - 252 5,18 - 18,59
24
Venerdì
S. Fedele - S. Gastone 17 . 114 - 251 5,17 - 19,00
25
Sabato
S. Marco evangelista 17 . 115 - 250 5,15 - 19,02
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APRILE 2015
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DOMENICA
S. Cleto - S. Marcellino 17 . 116 - 249 5,14 - 19,03
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TOFANA DI ROSES - VIA TERZO SPIGOLO (PH MARCO CABBIA)
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S. Zita 18 . 117 - 248 5,12 - 19,04
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S. Valeria - S. Pietro Chanel 18 . 118 - 247 5,11 - 19,05
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S. Caterina da Siena 18 . 119 - 246 5,10 - 19,06
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APRILE 2015
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S. Pio V papa - S. Mariano 18 . 120- 245 5,08 - 19,07
Giovedì
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Note:
CAPITELLO NEI PRESSI DEL BIVACCO PERUGINI (PH MORENO GEREMETTA - WWW.CLICKALPS.COM)
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