Rivista di Storia della Chiesa in Italia, 2008, n. l , p. 3-24
LA SATIRA E LA DOTTRINA NELLA CURIA
DEL CARDINALE BENEDETTO CAETANI:
LAREPROBATIO SERMONIS DE NEMINE DI STEFANO DI SAN GIORGIO
Reprobatio nefandi sermonis editi pe·r Radulphum de quodam Nemine heretico
et dampnato, secundum Stephanum de Sancto Georgia, christiane fidei defensorem:
questo è il titolo di un testo conservato presso l'Archivio Segreto Vaticano, lnstrumenta Miscellanea, 237. Il manoscritto è pergamenaceo ed è costituito da quattro fogli, ognuno staccato dall'altro, larghi circa mm 235, ma di altezza diseguale, in quanto il primo misura circa mm 545, il secon;do circa mm 445, il terzo circa mm 195, il
quarto circa mm 500.
Il testo non è ignoto: è già stato edito nel 1888 da Heinrich Denifle, sia pure in
maniera incompleta1. Infatti, Denifle ne omise alcune parti, non sempre con adeguate indicazioni, in quanto era interessa1Lo esclusivamente a ricostruire le origini e
la diffusione di un componimento parodi,co-satirico noto col titolo di Sermo Neminis, o anche Historia Neminis. Tale Sermo Neminis- che godette di una diffusione
piuttosto ampia, attestata dal numero, piuttosto abbondante, di manoscritti che lo
tramandano in diverse redazionF - comincia, come di norma nella pratica dell ' ars
praedicandi, con un versetto tematico («Multifarie multisque modis ... »), che costituisce il rimaneggiamento dell'inizio dell 'epistola agli Ebrei. Da tale citazione ha
inizio l'esaltazione antifrastica e parodica. della sacralità di Nemo, basata sulla reinterpretazione dei passi biblici in cui comJpare il termine nemo. Così, a partire dalla
citazione «Dies formabuntur et Nemo in eis» (Ps., 138, 16), si comincia a intendere
nemo non come un aggettivo o un pronome indefinito, ma come il nome proprio Nemo, appunto - di un santo personaggio dotato delle stesse sacre virtù possedute
dal Figlio, a cui è consimile nell 'essenza. E si prosegue in simile modo fino alla fine del sermone, con la rilettura di altre citazioni tratte dai testi sacri, la cui alterata
interpretazione viene puntualmente confutata da Stefano di San Giorgio nella sua
Reprobatio.
Dal momento che il testo di Stefano di San Giorgio è stato fmora edito e studiato solo per le informazioni che offriva agli studiosi della tradizione del sermone su
1 H. D ENIFLE, Ursprung der Historia des Nemo, «Archiv fiir Literatur- und KirchenGeschichte des Mittelalters» 4 (1888), 330-48 (]''edizione è aJJe p. 340-48).
2 n Sermo Neminis è stato di recente edito, melle sue cinque redazioni, da M. BAYLESS, Parody
in the Middle Ages. The Latin Tradition, Ann Alrbor 1996, 259-310, a cui si rimanda anche per i
riferimenti alle precedenti edizioni e per la recensio dei manoscritti. Ma esso è stato edito l 'ultima
volta, secondo la "versione parigina", da N. BÉRIOU, L: avènement des maftres de la Parole. La
prédication à Paris au Xlii' siècle, II, Paris 1998, 882-87.
4
FULVIO DELLE DONNE
Nemo, sembra opportuno che esso venga ripubblicato, innanzitutto perché ne venga
consentita la lettura integrale, ma anche perché venga meglio contestualizzato nell 'ambiente e nell'atmosfera culturale in eu~ venne scritto.
Per cominciare, riassumiamo brevemente, per quanto è possibile, il contenuto
della Reprobatio, che, già nel titolo, viene: caratterizzata come una confutazione del
sermone su Nemo, del quale viene indicato come autore tale Radulphus: nome che,
oltre che nel titolo, viene ripetuto anche nei paragrafi 2, 3, 4 e 6. Quindi, nel primo
paragrafo, con una frase dal giro sin tattico molto ampio e articolato, in cui Stefano dà
piena dimostrazione della sua preparazion•e retorica, viene dichiarata l'importanza di
proteggere la fede cristiana dalle macchie delle falsità eretiche; e, nel secondo e nel
terzo paragrafo, viene riassunto il motivo principale per cui il Sermo de Nemine deve
essere condannato e confutato: Nemo, nell sermo a lui dedicato, viene defmito contemporaneo a Dio, sulla base di una serie di auctoritates, ovvero di citazioni soprattutto da testi sacri, in cui compare il termine nemo, variamente declinato.
Dunque, nel quarto e quinto paragrafc:>, Stefano afferma di indirizzare la sua reprobatio a Benedetto Caetani, cardinale diiacono di San Nicola in carcere Tulliano il futuro papa Bonifacio VIll -, davanti ati quale Radulfo aveva pronunciato il suo
sermone. Così, successivamente, si dà inizio alla confutazione delle parodiche interpretazioni delle auctoritates utilizzate da Radulfo per affermare che Nemo è contemporaneo a Dio Padre e simile al Figlio in e:ssenza, a partire dalla citazione del Salmo
138, 16, in cui si dice «Dies formabuntur et Nemo in eis». Perciò, Stefano, dopo aver
fatto ricorso alle Etymologiae di Isidoro, ]per spiegare il significato della parola Nemo, a partire dal paragrafo 9 procede con Ila discussione di tutte le auctoritates usate
nel sermone parodico di Radulfo, facendo ricorso a esposizioni e glosse. E, a partire
dal paragrafo 57, per completare l'opera, 1riporta altre citazioni ancora - molte tratte
da testi giuridici - non impiegate nel sermone su Nemo.
Tuttavia, in questa operazione di rilet1rura delle citazioni presenti nel sermone su
Nemo, Stefano di San Giorgio fornisce altri elementi utili a contestualizzare l'ambiente in cui aveva operato Radulfo. Infattii, nei paragrafi 21,22 e 68, Stefano associa
il nome di Radulfo, definito seductus, a quello di Petrus Lemovicensis, come capi
della Neminiana secta. Poi, nel paragrafo 70, Stefano, ricordando che l'autore del
sermone non aveva avuto timore nel farsi suggerire spirituales auctoritates da ecclesiastici, dice che a questa simoniaca impresa aveva partecipato anche Bartholomeus
de Capua. E, in conclusione, Stefano annuncia l'arrivo di una gran moltitudine di fedeli, di christianissimi reges, di pontifices ìinfulati, perché «presto est sancta synodus,
concilium congregatum expectat>>.
Sulla base dei personaggi nominati e di quanto viene detto nella conclusione del
testo a proposito del «concilium congregatum», già Giuseppe Garampi, che fu prefetto dell'Archivio Segreto Vaticano dal 1751 al 17723, giunse alla conclusione che
3 Sul personaggio cf. soprattutto D. VANYSACKER, Cardinal Giuseppe Garampi (1725-1792):
an Enlightened Ultramontane, Bruxelles-Roma 1995; M. C AFFIERO, Garampi Giuseppe, in
Dizionario Biografico degli Italiani, LII, Roma 1999, 224-29.
LA SATIRA E LA DOITR1NA NELLA CURIA DEL CARDlNALE BENEDEITO
5
la Reprobatio di Stefano di San Giorgio fosse da datare al 1290, sebbene dopo alcuni
ripensamenti, così come si evince dalle note da lui apposte sul verso della quarta carta4. E anche Heinrich Denifle, evidentennente avvalendosi delle notazioni e delle
considerazioni di Giuseppe Garampi, pur senza menzionarle, propose- senza dilungarsi in molte, eppure necessarie, precisazioni e spiegazioni - la stessa datazione,
collocandola più precisamente in un momento immediatamente anteriore al concilio
di Sainte Geneviève di Parigi, che si svolse dall'H al29 novembre 1290, poiché, nella conclusione del suo testo, Stefano fa riferimento alla convocazione imminente di
un concilio5. Tuttavia, più recentemente, Nicole Bériou, pur concordando con una
datazione prossima al1290, ha sostenuto -· sempre a proposito del supposto annuncio
di convocazione del concilio di Sainte Gt:meviève - che i riferimenti presenti nella
Reprobatio non debbano essere necessariamente connessi con la specifica contingenza di un particolare concilio, anche perché la reprobatio avrebbe un carattere satirico-parodico6.
Sull'eventuale carattere satirico-parc•dico del testo torneremo fra poco in maniera più particolareggiata; tuttavia, pur volendola, qui, accettare senz'altro, è difficile pensare che quei riferimenti, tanto imistiti, non siano relativi a una situazione
concreta e contingente. D'altronde, nel te:sto ci sono anche altri riferimenti ben specifici, come quelli relativi ai nomi di personaggi coevi che vengono menzionati. Infatti, come abbiamo visto, oltre a Benedetlto Caetani e a Radulfo, due sono quelli che
vengono nominati esplicitamente e in maniera riconoscibile, su cui vale la pena soffermarsi.
Il primo personaggio menzionato è Petrus Lemovicensis, ovvero Pietro di Limoges. Riguardo a questo personaggio, Heinrich Denifle, senza ulteriori e chiare motivazioni, escludeva decisamente che potesse essere identificato col più famoso di
quelli che portarono quel nome, ovvero col celebre maestro della Sorbona, decano
della facoltà di medicina, morto nel 1306?. Invece, Nicole Bériou ha sostenuto che
proprio con lui sia da identificare il personaggio menzionato, dati anche i suoi ben
noti e documentati interessi per la predicazione8 . E, sulla base di questa identificazione, che sembra plausibile e condivisibile, è giunta a ipotizzare che nel Radulfo
menzionato come autore del sermone su Nemo sia da riconoscere Radulfo di Chiìteauroux, che fu esperto di ars praedicand'i e amico di Pietro di Limoges9: questione,
quest'ultima, su cui pure torneremo brevemente.
4
La prima parte dell'annotazione è questa: «Scriptum exhibitum in concilio Parisien. contra
errores Radulphi de Nemine fili o Dei Patris»; tutltavia, in un primo momento, invece di «Parisien.»
aveva scritto «Viennen.», poi cancellato con un 1tratto di penna. Anche la data «1290», apposta in
alto, è scritta in sostituzione di un'altra che non sono riuscito a decifrare precisamente.
5 DENIFLE, Ursprung, 331. Per uno sguardo complessivo sull'attività svolta da Benedetto
Caetani in quel concilio cf., da ultimo, A. PARAvrciNI BAGUANI, Bonifacio VIII, Torino 2003, 2834.
6 Cf. BéRIOU, L' avènement, l, 204-06.
7 Cf. DENIFLE, Ursprung, 331, nota 4.
8 Cf. BéRIOU, L' avènement, l, 206.
9 /bi, I, 206 e nota 270.
6
FULVIO DELLE DONNE
L'altro personaggio citato nella Reprobatio è Bartolomeo di Capua. Infatti,
poco prima della conclusione, nel parag1rafo 70, Stefano afferma che i simoniaci
seguaci di Nemo sono molti «et dominus Bartholomeus de Capua cum eisdem
cum, sicut testatur unus ex discipulis nostris, dominus cancellarius regni Sicilie,
vir profecto valde catholicus, auctoritates spirituales Nemini supradicto vendiderit»10. Da quanto viene detto, sembra evidente che il titolo di cancelliere venga attribuito a Bartolomeo, e, quindi, sembra certo che egli sia da identificare con l' illustre giurista che fu familiare e consigliere di Carlo I e di Carlo II d 'Angiò. Tuttavia,
Bartolomeo di Capua non fu cancelliere - come viene, invece, detto nella Reprobatio- ma protonotario, a partire almeno dal 7 giugno del 1290, quando egli si trovava proprio in Francia, dove era arrivato già nel gennaio di quell'anno al seguito
di Carlo ll 11 • Tuttavia, poiché dal 1289 al 1291l'ufficio di cancelliere rimase vacante, si può verosimilmente immaginare: che l'imprecisione nel titolo assegnato a
Bartolomeo sia stata generata dalle mans:ioni che, di fatto, egli assolveva in assenza di un cancelliere 12.
Dunque, se Bartolomeo di Capua viene chiamato cancelliere per effetto della
giustificabile confusione generata dalle sue effettive mansioni, possiamo già stabilire, con più specifica cognizione di causa, che la Reprobatio di Stefano di San Giorgio non può essere datata a prima del giugno 1290; e, di conseguenza, sembra pienamente plausibile che la sua datazione sia dia fissare a un momento di poco precedente al concilio di Sainte Geneviève, confennando quanto già aveva proposto Denifle.
Tuttavia, se vogliamo essere più precisi nel circoscrivere i termini cronologici, può
risultare utile avvalerci delle informazionii a noi note relative alla vita di Stefano di
San Giorgio, che fu un eminente dictator, proveniente da San Giorgio al Liri, non
molto distante da Montecassino, e che svolse attività di notaio e consigliere presso la
corte inglese, angioina e papale 13. E, per gli anni intorno al1290, ovvero quello in cui
compose la Reprobatio, le notizie a lui relative coinvolgono proprio tutte e tre le corti presso cui fu attivo.
Cominciamo col dire che egli, evidentemente per la sua abilità, la sua esperienza, la conoscenza delle faccende politiche dell 'Italia centro-meridionale e, soprattutto, per i suoi stretti rapporti col re Edoardo I d 'Inghilterra, fu scelto come uno dei delegati a partecipare, nel1288, ai trattati di tCampofranco, sui Pirenei, destinati a risol-
10 D ENIFLE,
Ursprung, 348.
Cf. l registri della cancelleria angioina, XXXIll, Napoli 1984, 86-87, doc. 74. Cf. anche
l. WALTER - M. PlCCJALtm, Bartolomeo da Capua, in Dizionario Biografico degli Italiani, VI,
Roma 1964,698.
12 Simile confusione di attributi è riscontraloile anche a proposito di Pier della Vigna, che fu
protonotario e 1ogoteta del Regno di Sicilia e dell'Impero, ma che spesso, anche dai contemporanei, venne definito cancelliere: cf., ad esempio, J. L. A. HUULARD-BRÉHOLLES, Vie et correspondance de Pierre de la Vigne, Paris 1865,47.
13 Su questo personaggio mi si permetta di rimandare all'introduzione del volume Una silloge epistolare della seconda metà del XIII sec. l dictamina proveniente dall'Italia meridionale del
ms. Paris, Bibl. Nat. Lat. 8567, ed. F. D ELLE DoNNE, Firenze 2007, XIV-XXVI.
11
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vere la vicenda della guerra del Vespro 14. In quell 'occasione, infatti, Edoardo I d 'Inghilterra era stato chiamato da papa Niccolò IV, da poco eletto, a svolgere la funzione di arbitro per la restituzione alla libertà di Carlo n d ' Angiò, allora ancora principe
di Salerno, che era prigioniero degli Aragonesi dal 1284. Stefano, nell' ottobre del
1288, sottoscrisse, come testimone di part:e inglese, uno degli strumenti di quei trattati, che riguardava i termini della liberazione del principe di Salerno 15 • E con la stessa funzione sottoscrisse anche il giuramento di re Alfonso m d ' Aragona16 . Così, dopo la liberazione di Carlo d 'Angiò, Stefruno entrò anche nel seguito del signore del
Regno in cui era nato. A lui, infatti, il principe di Salerno affidò il compito di informare della sua liberazione l'arcivescovo dii Napoli, Filippo Capece Minutolo 17 ; nonché quello di annunziare ai sudditi la sua iincoronazione, avvenuta a Rieti il 29 maggio 1289, domenica di Pentecoste, con l 'unzione di papa Niccolò IV 18 • Stefano si trovava presso il nuovo sovrano ancora nell'estate-autunno dello stesso anno, perché è
sempre scritta da lui una lettera di Carlo alll a popolazione di Gaeta, che aveva resistito strenuamente a un fallito attacco aragomese 19. E sempre per conto di Carlo, in quel
periodo, scrisse una lettera, di cui ci è pervenuta solo l'arenga, all'università di Bologna2o.
Non sappiamo se Stefano fosse ancnra al seguito del nuovo sovrano angioino,
quando, il primo novembre 1289, Carlo si recò sino al passo di frontiera di Panicar,
per offrirsi ufficialmente di tornare in prigiionia; e non sappiamo neppure se partecipò
ai negoziati di Senlis, del 19 maggio 1290. Sicuramente, però, Stefano era a Carpentras nel giugno del 1290: a farcelo saper•e sono due lettere mandate al re Edoardo
d'Inghilterra dal cardinale Benedetto Caetani e dal legato apostolico Gerardo Bianchi21. Da quelle lettere, databili ali ' 11 e al 13 giugno 1290, veniamo a sapere che Stefano, era in procinto di partire per l'lnghillterra, dove, tuttavia, dovette rimanere molto poco, perché il successivo 10 luglio erat di nuovo in procinto di ripartire per l'Italia, per trattare importanti affari per conto di re Edoardo22. Probabilmente, se non ci
sono errori nei documenti, lungo il viaggio di ritorno, a Parigi, incontrò Carlo n
d'Angiò, che, il28luglio, lo incaricò di tornare da Edoardo, per comunicargli impor-
14
Per un quadro dettagliato e preciso delle vicende del Vespro si possono ancora proficuamente consultare M. AMARI, lA guerra del Vespro siciliano, Firenze 1886 (dell'opera esiste anche
una ristampa, Palermo 1969); S. RUNCIMAN, l V.espri siciliani, Bari 1971 (ed. or., London 1958).
Sulle questioni che videro coinvolto anche Stefano di San Giorgio cf. anche F. DELLE DoNNE, Le
armi, l'onore e la propaganda: il mancato duello tra Carlo d' Angiò e Pietro d' Aragona, «Studi
Storici» 44 (2003), 95-109.
15 T. RYMER, Foedera, conventiones, literat!, Il, Londini 1705, 381.
16 !bi, Il, 385.
17 Cf. Una silloge epistolare della seconda metà del Xlii sec., 62-64, doc. 61.
18 !bi, 64-66, doc. 62 e 63.
19 !bi, 66-67, doc. 64.
20
!bi, 67, doc. 65.
21 Cf. R. WEISS, Cinque lettere inedite del card. Benedetto Gaetani (Bonifacio VIli), «Rivista
di Storia della Chiesa in Italia» 3 (1949), 159-60, docc. II e m.
22 Cf. Calendar of Patent Rolls preserved in the Public Record Office: Edward l , 1281-92,
London 1893, 374.
8
FULVIO DELLE DONNE
tanti informazioni circa i trattati con il sovrano aragonese23 , e il 5 agosto emanò alcuni atti volti a proteggere i fratelli e i domestici di Stefano nel periodo di sua assenza24. Egli compì quel viaggio tra il 13 settembre e il 4 dicembre dello stesso 1290,
questa volta su istanza del re angioino, che gli rimborsò le spese il 4 giugno dell' anno successivo, mentre si trovava in Franciia25 . Forse quello fu il suo ultimo viaggio,
perché probabilmente morì il23 ottobre 1291 26•
Dunque, in base a queste notizie, possiamo provare a contestualizzare ulteriormente le circostanze in cui Stefano di San Giorgio scrisse la sua Reprobatio. E, innanzi tutto,
possiamo dire che è diventata più chiara la circostanza in cui Stefano può essere venuto
a conoscenza del sermone su Nemo, pronunciato da Radulfo alla presenza di Benedetto
Caetani, e anche il motivo per cui egli abbia deciso di indirizzare la sua confutazione
proprio a quel cardinale. Da quanto abbiamo visto, infatti, possiamo ritenere che i rapporti tra Stefano e il cardinale Caetani fossero piuttosto stretti, e che il futuro papa Bonifacio vm ritenesse Stefano degno di stima e di fiducia. Nella menzionata lettera
dell'll giugno 1290, infatti, Benedetto Cacetani non solo definiva Stefano «dilectus»,
ma dichiarava anche che gli si poteva conc::edere, «fiducialiter>>, il compito di riferire
«vive vocis oraculo» quanto aveva da commnicare al re d 'lnghilterra27 . Dunque, aStefano veniva affidato l'incarico delicato, di fiducia appunto, di trasmettere informazioni
o pareri che non si voleva o non si poteva affidare alla scrittura.
Detto questo, proviamo ora a definire più specificamente l'occasione in cui Stefano si dedicò alla stesura della sua Reprobatio. Anche se le vicende relative alla sua
vita e ai suoi rapporti con il cardinale Benedetto Caetani ci confermano che l 'anno di
composizione dovette essere il 1290- conclusione a cui si era giunti anche per altre
vie-, l 'operazione di ulteriore delimitaziocne dell'ambito cronologico non si presenta proprio semplicissima. Infatti, come abbiamo già visto, dal settembre al dicembre
del 1290, ovvero nel periodo in cui si svolse il concilio di Sainte Geneviève- quello a cui sembra che si faccia riferimento nella conclusione della Reprobatio - Stefano si trovava in missione presso il re inglese, quindi lontano dal cardinale Benedetto. Insomma, sembra che ci sia una incongruenza cronologica irrimediabile; irrimediabile, ma, forse, solo in apparenza, e ri:solvibile con la supposizione che Stefano
non abbia letto o consegnato personalmente la sua Reprobatio al cardinale Benedetto, ma che gliela abbia mandata allegandol\a a una lettera inviata dall'Inghilterra. Del
resto, alcuni indizi potrebbero confermare: questa ipotesi. Innanzitutto, l 'errore relativo a Bartolomeo di Capua, che- come abbiamo già visto- viene chiamato cancelliere e non protonotario, potrebbe essere spiegato proprio con l 'assenza di Stefano
da Parigi, dove invece si trovava Bartolonneo28 , proprio mentre c'era anche il cardi-
Cf. RYMER, Foedera, n, 485-86.
Cf. l registri della cancelleria angioina, XXXID, 100, doc. 104, e 120, doc. 151.
25 Su questa datazione mi si permetta di rimandare ancora all' introduzione del citato volume
Una silloge epistolare della seconda metà del Xlii sec., XXV.
26 Cf. l registri della cancelleria angioina, XXXV, Napoli 1985, 253-54.
27 Cf. Werss, Cinque lettere inedite, 159, doc. n.
28 Cf. l registri della cancelleria angioina, xxxm e XXXV, ad indices. In quel periodo
23
24
LA SATIRA E LA DOITR1NA NELLA CURIA DEL CARDlNALE BENEDEITO
9
nale Benedetto Caetani29. Insomma, può darsi che a Stefano, che si trovava lontano,
sia stato riferito in maniera imprecisa o sommaria della promozione di Bartolomeo.
E questa circostanza potrebbe essere confermata anche dall 'inciso «sicut testatur
unus ex discipulis nostris», che, nel paragrafo 70, Stefano usa a proposito dell'accusa mossa a Bartolomeo di aver suggerito auctoritates spirituales all'autore del sermone su Nemo.
D'altra parte, anche l'annuncio «christianissimi reges adsunt, pontifices infulati
presentes existunt, presto est sancta synodJUs, concilium congregatum expectat>>, contenuto nel fmale del componimento di Stefano, può fornirci qualche altra indicazione.
Abbiamo già visto che Nicole Bériou pensava che quella frase non fosse da riferire alla specifica contingenza dell'imminenza del concilio di Sainte Geneviève, e, richiamando l'attenzione sull'espressione «christianissimi reges adsunt», ipotizzava che venisse ironicamente invocato un concilio a 'cui fossero presenti re cristiani30; che invece non parteciparono, in effetti, a quello di Sainte Geneviève. Tuttavia, quell' espressione non va necessariamente intetpretata come l'annuncio dell'arrivo alla «sancta synodus» di re, ma, più probabilmente, può stare a significare che essi già erano presenti, per risolvere- come già visto - le controversie scoppiate dopo i Vespri.
Riguardo, poi, ali' espressione <<pontifices infulati presentes existunt>>, va detto
anche che essa risulta aggiunta successivamente sul rigo, nel manoscritto che possediamo. Particolare, questo, che ci induce .a un'ulteriore ipotesi, forse fantasiosa, ma
suggestiva. Ovvero, che il manoscritto custodito nell'Archivio Segreto Vaticano sia
proprio l'originale scritto da Stefano di San Giorgio, su cui egli intervenne con alcune integrazioni. Del resto, quel testo non è tramandato da un codice, ma da quattro
carte sciolte dall'insolito e diseguale formato, in cui c'è traccia di una plicatura tale
da far fuoriuscire solo il titolo e l' incipit. E, soprattutto, appare molto ordinato e preciso nella segnalazione dei paragrafi, oltre che decisamente e, per dir così, sotprendentemente corretto.
Dunque, proprio l'aggiunta di quell'espressione relativa ai pontifices infulati
potrebbe essere una spia che va a confermare l'ipotesi del riferimento specifico al
concilio di Sainte Geneviève: anche se si volesse ammettere che, originariamente,
Stefano stesse solo ironicamente sollecitallldo la convocazione di un concilio di condanna dell'eresia di Nemo, si potrebbe ip01tizzare che, poi, ricevute notizie più precise e certe, egli abbia deciso di procedere aùl'integrazione del testo già scritto e pronto per essere inviato al cardinale Benedetto Caetani. Quel cardinale dinanzi al quale
Bartolomeo si trovava assieme a Carlo ll: s:ugli spostamenti del sovrano ang10mo cf. A.
KIESEWETIER , Das ltinerar Konig Karls Il. von Anjou (1271-1309) , «Archiv fiir Diplomatik» 43
(1997), 160-62; Io., Die Anfiinge der Regierung Konig Karls Il. von Anjou (1278-1295) , Husum
1999, 232.
29
Sugli spostamenti compiuti in quel peri odio da Benedetto Caetani, che coincidono, in buona
misura, con quelli di Carlo ll, cf. T. SCHMIDT, Papst Bonifaz VII/. und die ltk>latrie, «Quellen und
Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken» 66 (1986), 87 ss.; KmSEWETTER, Die
Anfiinge, 232, nota 4.
30 Cf. BÉRIOU, L' avènement, l, 206.
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FULVIO DELLE DONNE
-come viene affermato nel paragrafo 4 della Reprobatio - Radulfo «dicitur presentasse» il suo sermone, in cui il «dicitur» è significativo del fatto che Stefano non era
stato presente, in quella circostanza. Pertanto, si potrebbe pensare che anche il sermone su Nemo sia stato scritto da Radulfo proprio nel periodo in cui Stefano si trovava in missione in Inghilterra. E , in ques:to modo, verrebbe meno l ' ipotesi di attribuzione di quel sermone a Radulfo di Chateauroux, che morì verso la fme del1286 31 .
Del resto, ad escludere questa ipotesi c'è anche l 'accusa mossa da Stefano a Bartolomeo di Capua di aver suggerito «auctorit:ates spirituales» a Radulfo; suggerimenti
c he potevano essere dati da Bartolomeo solo mentre si trovava a Parigi nello stesso
periodo in cui Radulfo stava elaborando ill suo sermone per presentarlo a Benedetto
Caetani, ovvero nel periodo successivo all 'estate del129032.
A questo punto, però, va affrontata la questione della natura della Reprobatio di
Stefano: ovvero, si tratta di un testo serio, oppure di una parodia? La risposta a questa domanda non è semplice, e, in effetti, 111on è stata data in maniera univoca. Il primo editore, Heinrich Denifle, trattando lo come una attestazione utile alla ricostruzione della tradizione del Sermo de Nemine, tendeva a considerarlo come un testo di carattere serio33 . Ma, successivamente, già Paul Lehmann, pur con una certa cautela, ha
messo in dubbio questa ipotesi34 . Così come Martha Bayless, che, tuttavia, sottolineandone il tono sorprendentemente polemico ed eccessivo nel suo zelo confutatorio, fmiva per considerare la Reprobatio w 11 testo del tutto peculiare, lasciando così il
giudizio in sospeso 35 . Invece Nicole Bériou - come abbiamo già visto - lo ha fatto
con maggiore decisione, considerandola 'c ome una risposta umoristica al sermone
parodico su Nemo, ovvero un altro divertiimento di un chierico che faceva parte del
seguito di un cardinale amante di cose scherzose: e a questa conclusione sembrerebbe indurre l' uso burlesco di glosse fantastiche e di testi giuridicP 6.
Certo, il testo di Stefano di San Giorg io è senz' altro difficile da classificare, perché, in effetti, la mole del lavoro di ricerca di argomenti e di auctoritates con cui confutare il sermone di Radulfo è decisamente: imponente. E questo ci spingerebbe a credere che Stefano abbia preso sul serio il suo compito di demistificazione dell' eresia
neminiana. Tuttavia, qualche spia che ne riiveli il carattere scherzoso, a ben guardare,
sembra proprio che si possa trovare. Nel !titolo, innanzitutto, in cui Stefano si autoproclama difensore della fede cristiana: um ' attribuzione che può apparire eccessiva,
così come eccessivo è anche, nella conclusione, l ' incitamento a costruire roghi con
cui la fiamma vendicatrice possa bruciare i seguaci della setta neminiana. Poi, sembra confermare questa interpretazione anche il voluto salto logico della Reprobatio,
in cui, dalla propedeutica dimostrazione 'e timologica, basata su Isidoro, dell ' inesi-
31
/bi, l, 206 e nota 270; sul personaggio cf. anche ibi, 86-92 e ad indicem.
/bi, l, 206, nota 268.
Cf. soprattutto D ENIFLE, Ursprung, 339-410.
34 Cf. P. L EHMANN, Die Parodie im Mittelalter, Stuttgart 1963, 176-77; e B AYLESS , Parody,
32
33
85.
35 Cf. B AYLESS,
36
Cf.
B ÉRIOU,
Parody, 85; ma cf. anche le: p. 81-82.
I.: avènement, l, 206 e nota 267.
LA SATIRA E LA DOITR1NA NELLA CURIA DEL CARDlNALE BENEDEITO
11
stenza di Nemo (nel paragrafo 7, che temnina con la conclusione che è «fantasticus
iste Nemo»), si passa immediatamente aJla lunga confutazione di tutte le citazioni
usate nel Sermo de Nemine. Oppure l'ostentata costruzione diaJettica del ragionamento del paragrafo 31, in cui si dimostra l' inconciliabilità delle auctoritates «Maiorem caritatem Nemo habet>> e «Nemo camem suam odio habuit>>. O ancora le battute
chiaramente e sarcasticamente scherzose dei paragrafi 37 (<<Nemo observat lunam.
Glosa: ergo lunaticus est Nemo iste morbosus»), 50 (<<Nemo duraturus. Glosa: in penis eternis); 51 (<<Nemo est qui semper vivat. Verum est, in cruciatibus et tormentis»);
o 52 (<<Nemini permittitur binas habere u.xores. Vadat ergo ad Nicolaitas et Arabes»)37. E gli esempi potrebbero continuare, ma, in questo contesto, significativo
sembra soprattutto il passo in cui Stefano· menziona Bartolomeo di Capua, che egli
dovette conoscere bene e con cui lavorò al servizio di Carlo n d'Angiò. Non credo
che quella menzione si possa interpretare come espressione di un intento denigratorio, per screditare Bartolomeo e il suo signore temporaJe agli occhi del cardinale Benedetto, irritato daJla circostanza che, per risolvere la questione del Vespro, Carlo n
aveva preferito alla sua mediazione quella del re d'lnghilterra38 . Denigrando Bartolomeo, Stefano avrebbe screditato anche il suo proprio sovrano, aJ cui servizio era
riuscito, faticosamente, a entrare, dopo aver servito diversi signori in terre lontane da
quelle in cui era nato, soprattutto dopo che, nel1287, era morto il suo maggiore protettore, il cardinaJe Ugo di Evesham, di ctù era camerario e di cui fu esecutore testamentario39. Dunque, sarebbe stato controproducente, per Stefano, crearsi dei nemici
proprio nel momento in cui aveva bisogno di trovare nuovi e stabili incarichi.
In questo contesto, dunque, la menzione di Bartolomeo di Capua sembra essere
non un'accusa seria, ma un ammiccamenlto, una sorta di omaggio reso a un potente
amico, di cui, pur nella facezia, si esaJtava l'immensa dottrina, capace di trovare altre auctoritates, diverse da quelle raccolte nelle concordanze che allora circolavano e
che venivano usate nella costruzione delle prediche40. Ma, al contempo, insistendo
nella ricerca e nella discussione di ulteriori auctoritates, desunte, oltre che dai testi
sacri, anche da testi letterari, grammaticali e giuridici, Stefano intendeva dimostrare
anche la propria dottrina e la propria cultura, già dimostrata e riconosciuta in altri
contesti. Ad esempio, in uno scambio di lettere con l'arcivescovo Giovanni di Castrocielo, che ebbe per oggetto la copia di un antico manoscritto contenente opere di
Cipriano, dove Stefano veniva celebrato come esimio maestro di dictamen ed eccel-
37 Alcuni
di questi passaggi parodici sono già segnalati in BAYLESS, Parody, 83-85.
Cf. BÉRIOU, L' avènement, l, 206 e nota 2:68.
39 Cf. soprattutto C. T. MARTIN, Evesham Hugh, in Dictionary of National Biography, VI,
London 1908, 954; R. AUBERT, Hugues d' Evesham, in Dictionnaire d' Histoire et de Géographie
ecclésiastiques, XXV, Paris 1995, 222-23; A. PA.RAVICINI BAGUANI, l testamenti dei cardinali del
Duecento, Roma 1980,42 e 207-15; nonché l'introduzione al volume Una silloge epistolare della
seconda metà del Xlll sec. , XXXI-XXXV.
4 Cf. BÉRIOU, L' avènement, l, 206, che sottolinea i riferimenti a quella che chiama la "terza
concordanza". Sulla cultura di Bartolomeo di Capua cf. soprattutto J. P. BoYER, Parler du roi et
pour le roi. Deux sermons de Barthélemy de Capoue, logothète du royaume de Sicile, «Revue des
sciences philosophiques et théologiques» 79 (1995), 193-248.
38
°
12
FULVIO DELLE DONNE
so letterato41 • Anzi, proprio quello scambio di lettere ci permette di comprendere alcuni aspetti della cifra stilistica di Stefano, in cui si confondono estrema conoscenza
delle regole della retorica e sottile, quasi impalpabile, umorismo.
Insomma, solo contestualizzando la Reprobatio all' interno del suo ambiente di
produzione e defmendo meglio la figura e la cultura del suo autore, possiamo comprenderne appieno il significato. E, a questo punto, possiamo caratterizzare la Reprobatio di Stefano di San Giorgio come un t•~sto ironico, come un gioco. Si badi, però,
non il gioco faceto ed estemporaneo di un improvvisatore, ma il gioco serio di un homo ludens che ne conosce e rispetta le reg•:>le. Così, la Reprobatio finisce col non essere molto differente da quei certami dettatori a cui si dedicavano spesso notai e dictatores- anche importanti e celebrati come Pier della Vigna e Nicola da Rocca, Giordano di Terracina e Giovanni di Capua42 - che provenivano dallo stesso ambito da
cui proveniva anche Stefano, e che erano s uoi amici: quei certami, spesso scherzosi e
privi di un concreto oggetto di discussione, in cui i contendenti si sfidavano a colpi di
ardite metafore e raffinata inventiva, sofis6cate citazioni e pungente ironia, per sfuggire, forse, alla ripetitività del loro lavom cancelleresco, ma anche per mettere alla
prova e affilare le armi e gli strumenti neoessari alla loro professione43 .
FULVIO
DELLE DoNNE
APPENDICE
L'edizione è stata condotta sul ms. conservato nell 'Archivio Segreto Vaticano,
Instrumenta Miscellanea, 237. Non si è pnovveduto a nessun tipo di normalizzazione
grafica, ma, per semplificare i riferimenti çhe ad esso sono stati fatti nelle pagine precedenti, si sono numerati i paragrafi del testo, secondo le divisioni che già sono presenti nel manoscritto. Si avverte, inoltre, che tra parentesi quadre sono state segnalate le lacune meccaniche. Per quanto riguatrda l'apparato, sono state create due fasce.
Nella prima sono stati segnalati gli interventi correttori dello scriba presenti nel codice e le letture erronee riscontrate nella precedente edizione di H. DENIFLE, Ursprung
der Historia des Nemo, «Archiv fiir Literatur- und Kirchen- Geschichte des Mittelal-
41 Cf. F. DELLE DoNNE, "Cipriani martiris epistolare opus offero ad scribendum" .
Un' attestazione della trasmissione e della ricezione dell'opera di Cipriano alla fine del Xlii secolo, «Italia medievale e umanistica» 45 (2004), 115-36.
42
Cf. NICOLA DA ROCCA, Epistolae, ed. F. D ELLE DoNNE, Firenze 2003 (Edizione Nazionale
dei Testi Mediolatini 9, Serie l , 5), 29-42; P. SAMBIN, Un certame dettatorio tra due notai pontifici ( 1260). Lettere inedite di Giordano da Terraci.na e di Giovanni di Capua, Roma 1955.
43
Sulla pratica e sulla natura dei certami dettatori cf. l 'introduzione a NICOLA DA RoccA,
Epistolae, XXXI-XLVID.
LA SATIRA E LA DOITR1NA NELLA CURIA DEL CARDlNALE BENEDEITO
13
ters» 4 (1888), 340-48, nonché le sue orni:ssioni. La seconda fascia d'apparato, invece, è stata riservata ali' individuazione delle fonti e ai riscontri testuali effettuati sul
Sermo de N emine (indicato come Nemo), secondo il testo della redazione "parigina"
stabilita da N. BÉRIOU, L' avènement des maftres de la Parole. La prédication à Paris
au X/W siècle, II, Paris 1998, 882-87.
Reprobatio nefandi sermonis editi per Radulphum de quodam Nemine heretico
et dampnato, secundum Stephanum de Sruncto Georgia, christiane fidei defensorem.
[l] Cum intersit cuiuslibet christiani fidem defensare catholicam et superstitiosis hereticis, qui doctrinis falsidicis et insanis inconsutilem tunicam Dei nostri dissuere moliuntur«, veris sanisque dogmatilbus obviare, ut sic fides ipsa, circumcincta
muro inexpugnabili bellatorum et dilatato per hoc tentorii sui loco, funiculos suos faciat longiores45 , debitum reputamus et congruum [contra ...]stes8 homines, non tamen
humanos set demoniales ac beluales, insUJrgere, ipsorumque doctrinas letiferas et erra[ntes a tramite]b veritatis abscindere, qui sanctam apostolicam et orthodoxam ecclesiam, que non habet maculam neque rugam46 et extra [quam nullus)C omnino fieri
salvus potest, ore polluto pertinaciter maculare nituntur et linguis mendacibus ac
do[losis destrue]red47: sibimet ipsis, facti c:rudeles, attemptant.
[2] Dampnamus ergo et reprobamus mefandum et detestandum sermonem, quem
non absque vitio criminis hereseos quidam curiose licet pestifere subtilitatis inventar,
Radulphus nomine, de quodam Nemine perditionis filio, quem asserit contemporaneum Dei Patris ac pro salute humani generis istis novissimis temporibus revelatum48, absque fundamento quod Christus est, velut qui super bibulas arenas edificat49, ut corruat opus eius, argute nimis et exquisite, licet non catholice neque sane,
nuper edidisse dicitur et variis auctoritatibus, que Nemini supradicto non competunt
nec sunt vaticinate pro ipso, ut velut teterrima comix que alienis coloribus se fucavit,
deplumatus remaneat, picturasse50.
[3] Astruit enim idem Radulphus dampnabiliter et nefarie non tam trinitatem
quam quatemitatem in Dea, et eundem Neminem, quem nos ex patre diabolo procedentem et antichristum iam natum asserirnus, contemporaneum Dei Patris et in es-
• C'è un buco nella pergamena. l'integrazione è di Denifle
b C' è un buco nella pergamena: l' integrazi<'Jne è di Denifle
c C'è un buco nella pergamena: l'integrazione è di Denifle
d C' è un buco nella pergamena: l' integrazi<'Jne è di Denifle
44
Cf. lo., 19, 23.
Cf. fs., 54, 2.
46 Cf. Eph., 5, 27.
47 Cf. Ps., 119, 2.
48 Cf. Nemo, 2.
49 Cf. BoET., Cons., 2, metr. 4, 8
5 Cf. Aes., l, 3.
45
°
14
FULVIO DELLE DONNE
sentia precipue consimilem Filio, velut ne.c genitum nec creatum, set procedentem51 ,
ut sic eum Deum faciat, asseverat.
[4] Set ut cum Symone mago heretic1oque dampnato idem profanus Nemo cum
suo amente dampnetur auctore et, in puteum perditionis precipitetur uterque, auctoritates divine pagine, quas idem RadulphUJs eidem Nemini mendaciter appropriaree
presumit et quas idem Radulphus reverendi o patri et domino, domino B. Sancti N icolai in Carcere Tulliano diacono cardinali presentasse dicitur tanquam hereticus comburendus, nunc in caput eiusdem Nemini:s retorquere veraciter, nunc contra ipsum,
assistente nobis sapientia Dei Patris, exponendo pariter et glosando confutare curabimus, ut, enucleata veritate, que Christus e:st, fides christiana fixa permaneat, frustra
iaciatur rete ante oculos pennatorum52 et in hunc Neminem antichristum et auctorem
eius dogma perversissimum astruentem quilibet christianus et ipsa etiam protinus
elementa potenter insurgant.
[5] Presens autem opusculum dicto domino Cardinali humiliter presentantes, illud reverenter exponimus suo approbandum iudicio seu [etiam]f reprobandum.
[6] [Primo,]g ut fundamento destructo totalis destructio edificii subsequatur, ab
illa profecto auctoritate sumemus exordium, [per]h quam probare nititur reprobabiliter idem Radulphus contemporaneum Dei Patris Neminem supradictum. Ait enim:
Diesformabuntur, et Nemo in eis53 .
[7] Nos itaque auctoritatem hanc in c:aput eiusdem Neminis retorquentes, ipsam
sic exponimus, immo a sanctis expositam nuntiamus, dicentes in prirnis, quod cum
opera Trinitatis, quantum distat oriens ab oc:casu54, tantum ab humanis operibus sint semota, et inter creatorem et creaturam ac inter aliquid et nichil non possit tanta similitudo notari, quin maior sit dissirnilitudo notanda, recte modulatus est ille nobilissimus
citharedus, cum ait, diesformabuntur et Nemo in eis55 • Nam secundum beatum Ysidorumi Ethimologiarum, nemo tractum est ab homine, idest ne-homo, quod est pro nullo;
nullus enim quasi ne-ullus 56. Voluit ergo Deus ut in illa mirifica formatione dierum, ne
dampnata quaternitas astrueretur in ipso, nemo esset in eis, cum nemo ne-homo, ne-homo vero nullus, nullus autem quasi ne-ullus, secundum prefatum, exponatur Ysidorurni; et de isto quoque Nemine, Ne-homine, Nullo, Ne-ullo, prefatus citharedus intellexisse noscatur, ut nichil esset tunc, sicut et nunc, fantasticus iste Nemo.
Segue un buco nella pergamena, ma non sembra che sia caduta alcuna parola
C' è un buco nella pergamena: l'integrazione è di Denijle
g C' è un buco nella pergamena: l'integrazione è di Denijle
h C' è un buco nella pergamena: l'integrazione è di Denijle
i Isidorum scrive Denijle
i Isidorum scrive Denijle
e
f
51
Cf. Credo niceno-costantinopolitano; Nemo, 2.
Cf. Prov. , 1, 17.
Cf. Ps., 138, 16; Nemo, 2.
54 Cf. Ps., 102, 12.
55 Cf. Ps., 138, 16; Nemo, 2.
56 Cf. lsro., Etym., 10, 184.
52
53
LA SATIRA E LA DOITR1NA NELLA CURIA DEL CARDlNALE BENEDEITO
15
[8) Set dato per impossibile, quod Nemo iste homo fuerit incamatus, sive naturam angelicam habuerit tanquam demon ut Beemoth, qui de celo cecidit imitatus, sedem suam ad aquilonem ponere et esse similis A1tissimo57 cogitaret, nichilominus tamen singulas auctoritates, quibus se fucare presumpsit, ut nec etiam sibi remaneat
unum iota, reprobare curabimus et in capUJt suum sicut predicitur retorquere, concordantias alias multiplices de isto Nemine atd sui confusionem de scripturis autenticis
adducturi. In primis cum dicit:
[9) Nemo ascendit celum 58 . Sic expc•nimus, ut tanquam alius spiritus elationis
lucifer ruat gravius in infernum, cum seri ptum sit quanto gradus altior, tanto casus
gravior59 •
[10) Nemo venit ad me60 . Glosa: venit inquam ut noceat, appropinquat ut tradat,
sicut scriptum est: Ecce appropinquat quii me tradef> 1• Omnis enim hereticus ludas
traditor est.
[11) Nemo Deum vidif>2 • Glosa: vidit utique in altari, set non credit, tanquam hereticus sacramento.
[12) Nemo novit Patrem 63 . Glosa: quia iste Nemo novit omnipotentiam Dei patris, qui postquam occiderit potest mittere in gehennam, decidit in desperationis abissum et propter hoc idem miserabilis Nemo veniam non meretur".
[13) Nemo novit Filium64 . Glosa: ipsum tradendo, sicut scriptum est: Nemo posuit in eum manus165 •
[14) Nemo loquens in Spiritu sancto645• Audite quod sequitur: dicit anathema Iesu61. Glosa: si ergo Nemo iste dicit anathema Iesu, constat, quoniam blasphemavit. Si
blasphemavit, quid adhuc egemus testibus? Ecce audistis blasphemiam. Quid vobis
videtur? Crucifigatur, immo potius, comburatur!
[15) Nemo posuit in eum manus68 . CHosa: supple sacrilegas. Sicque inconveniens sibi multiplicare non solvere convincitur Nemo iste, ut sacrilegas iniciat manus
in Filium dei, cui in essentia consimilem se fore testatur, ut sit Iude socius proditoris.
k Glosa: quia iste - non
1 Glosa: ipsum - manus
57
meretur om. Denifle
om. Denifle
Cf. fs., 14, 14.
Cf. Io., 3, 13; Nemo, 2.
59 Si tratta di un proverbio piuttosto diffuso in diverse varianti: cf. H. WALTHER, Lateinische
Sprichworter und Sentenzen des Mittelalters, 6 Bde, Gottingen 1963-1969, nr. 23589; cf. anche nr.
23583.
60 Cf. lo., 14, 6, dove si dice: Nemo venit ad Patrem; cf. anche lo., 6, 44; Nemo, 2.
61 Cf. Matth., 26, 46.
62 Io., l, 18; Nemo, 3.
63 Matth., Il, 27; Nemo, 3.
64 Matth., Il, 27; Nemo, 3.
65 Cf. lo., 7, 30; 7, 44; Nemo, 4.
66 Cf. l Cor., 12, 3; Nemo, 3 (Nemo loquitu.r in Spiritu sancto).
67 Cf. l Cor., 12, 3.
68 Cf. lo., 7, 30; 7, 44; Nemo, 4.
58
16
FULVIO DELLE DONNE
Crimen etiam lese maiestatis incurrit, quia in Christum domini temerariasm manus
iniecit.
[16] Id quod dicit evangelicus Nicodemus: Rabbi, Nemo potest hec signafacere,
que tufacis69 , in caput eiusdem Neminis retorquetur, quia per malos homines et spiritus malignos signa et miracula fieri Deus: permittit, et hoc modo Nicodemus de isto
malo homine et maligno spiritu Nemine perditionis filio intellexit.
[17] Deus claudit et Nemo aperit1°. CHosa: cum ecclesia catholica duas habeat
tantum claves quas ipse Christus beato Pet:ro concessit, si Deus claudit et Nemo aperit, Nemo iste fur est et latro; ascendit eni'm aliunde et non intrat per ostium11 , cum
sine clavi bus quis non aperiat set effringat.
[18] Deus aperit et Nemo claudit12. Glosa: Deus aperit librum signaculis septem
clausum. Nemo claudit, tanquam hereticus et blasphemus, ut nedum legere, immo
nec dignus sit respicere misteria libri huiu:sn.
[19] Cum sit Nemo qui de manu tua possit eruere13. Expone: penam eternam,
quam violenter eruit de manu domini iste Nemo, in suis criminibus obstinatus et Iudam proditorem in sua desperatione secutlJS0 •
[20] Nemo potest duobus dominis servire14 . Audite quod sequitur: aut enim
unum odio habebit et alium diliget, aut unum sustinebit et alterum contempnet. Subsequitur etiam: Deo et mammone15 . Glosa: Nemo iste per odium Dea relicto mammonam diligit et, contempto Creatore, susttinet creaturam, et sic Nemo iste non potest, ut asserit, dominis servire duobus, set servi t tantummodo mammone, idest diaboIo, ut sic eum precipitet diabolus in infernumP.
[21] Gaudium vestrum Nemo tollet a vobis16• Glosa: tollet gaudium flebilis Nema iste, si eum sequimini in heresi sua dampnata, sicut seductus et Petrus Lemovicensis ac alii discipuli eius qui Neminianam sectam faciunt et inducunt<l.
[22] Nemo tollet animam meam17. Expone: tollit hereticus Nemo iste animam,
idest carnem Christi, et manducat ad iudicium non medelam, et seductus ac Petrus
Lemovicensis et alii eius discipuli cum eotdemr.
scrive Denifle
Deus - huius om. Denifle
0
Expone penam - secutus om. Denifle
P Audite quod - infemum om. Denifle
q Ac alli- inducunt è agg. succ., sembra dalla stessa mano
rEt alii- eodem è agg. succ., sembra dalla stessa mano
m Temerarios
n Glosa:
Cf. Io., 3, 2; Nemo, 5.
Cf. Apoc., 3, 7; Nemo, 6.
71 Cf. lo., 10, l.
72
Cf. Apoc., 3, 7; Nemo, 6.
73
Cf. Iob, 10, 7; Nemo, 6.
74 Cf. Matth., 6, 24; Nemo, 6.
75 Cf. Matth., 6, 24.
76 Cf. lo., 16, 22; Nemo, 7.
77 Cf. lo., 10, 18; Nemo, 7.
69
70
LA SATIRA E LA DOITR1NA NELLA CURIA DEL CARDlNALE BENEDEITO
17
[23] Nemo enim ex regibus nativitatis habet initium18; et: Nemo est in cognatione tua19. Hee due auctoritates sic exponwutur. Cum nobilitas sola sit animorum que
moribus ornat, et nobilitas morum plus valeat quam genitorum, frustra se iactat esses
nobilem Nemo iste, cum degeneres mores et ignobilia facta eius ipsum vilem et rusticum manifestent, utpote qui in peccatis totus positus, spurcidus et vesanus, ad aratrum, non ad militare cingulum manum miisit, pedes vero non in calcaribus deauratis,
set in irsutis peronibus collocavit, sicut scriptum est: Nemo mittens manum ad aratrum80.
[24] Nemo militans81 . Frustra etiam se militem asserit Nemo iste, cum aperte
contra professionem faciat militarem. Nam cum1 secundum Vegetium De re militari,
in hoc totius rei publice salus vertatur, ut tiirones non tantum cotporibus, set et animis
etiam prestantissimi eligantur, ut rem publicam fortiter tueantur82 , Nemo iste, nanus
exanimis et pusillus, rem publicam destruit non tuetur, cum iam Neminianam sectam
induxerit ad demoliendam vineam Domini Sabbaoth, et ad rem publicam destruendam. Item ipse Nemo militarem professionem vituperat, ut legitur libro Policraton
VI, ubi dicitur: Professio namque militaris tam laudabilis est quam necessaria, et
quam vituperare nemo potest8 3 • Vadat igitillf Nemo iste ad aratrum et ligonem.
[25] Nemo securus84 . Glosa: immo defleat hic Nemo, peccator, sacrilegus et
blasphemus. Quomodo enim securus, cuti paratus est ignis eternus? Audite quod
beatus dici t Ambrosius: Quis autem tutius possit et sine trepidatione laudari, qui et
de preterito meminit se habere quod doleat, et de futuro videt sibi superesse quod timeat?85
[26] Quod natura negat, Nemo feliciter audet86 . Glosa: si natura naturans negat
isti Nemini esse aliquid in rerum natura, quomodo Nemo feliciter audet, cum sicut
probatum est superius per Ysidorum, nullam ei natura naturans naturam tribuerit naturatam?87
[27] Quod natura dedit, tollere Nemo potest88. Glosa iterum: si natura naturans
dedit, quod iste Nemo nullam naturam naturatam haberet, cum nichil prorsus sit,
quomodo tollit? Utrumque profecto est impossibile et absurdum.
s Esse è agg.
1
sul rigo
Curo è agg. sul rigo
Cf. Sap., 7, 5; Nemo, 8.
Cf. Luc., l, 61; Nemo, 8.
80 Cf. Luc., 9, 62; Nemo, 18.
8J Cf. Il Tim., 2, 4; Nemo, 9.
82 Cf. VEGET., Milit., l, 7.
83 IOH. SARISBRENS., Policrat., 6, 5.
84 AUG., Conf, 10, 32; Nemo, 9.
85
EUSEBIUS GALUCANUS, Collectio homiliarum, ed. F. GLORIE, CC SL 101, Horn. 51, 4, p. 595.
86 Cf. MAXIMIANUS, Eleg., 5, 54, in cui si dke: «Quod natura negat, reddere nemo potest»; cf.
Nemo, 9.
78
79
87
88
Non si tratta di una citazione da Isidoro.
MAXIMIANUS, Eleg., 5, 54; Nemo, 3.
Cf.
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FULVIO DELLE DONNE
[28] Nemo propheta89. Supple, pseudo sive falsus atque seductor, sicut scriptum
est: attendile afalsis prophetis90 , et iterum: Nemo vos seducat9 1•
[29] Nemo sine crimine vivit92 . Glosa: Cato ille rethor egregius et moralis volens
filium suum bonis moribus informare et precavere sibi ne in heresi hunc Neminem
sequeretur ait: Cum culpes alios, Nemo sine crimine vivit93 . Sic exponitur: o fili, cum
tu culpes alias, sine, idest dimitte, quia Nemo vivit crimine, idest in crimine heretice
pravitatis.
[30] Nemo ex omni parte beatus94 . Quomodo beatus, cum iure cautum existat
quod Nemo torquendus absque violentis indiciis? Et iterum: Nemo eiciatur de possessione sine cause cognitione95• Et itemu: Neminifacit iniuriam qui utitur iure suo96 •
Et sic Nemo iste fantasticus ex omni parte v calamitosus et infelix existit.
[31] Maiorem caritatem Nemo habet91 . Glosa: cum ordinata caritas incipiat a se
ipsa, quomodo invidus Nemo iste sibi attribuit caritatem, cum sibi odiosus existat,
cum legatur: Nemo carnem suam odio hai'-Juit98? Revera qui odium portat, caritatem
non habet; cum subintrat vitium, virtus abiit.
[32] Ecce quomodo moritur iustus; et Nemo percipit99. Glosa: audite fallaciam
istius Neminis scelerati. Percipit seducendo et iterum crucifigendo Christum per immanitatem scelerum, que committit, cum totiens crucifigatur Christus, quotiens mortaliter peccare contingit.
[33] Viri iusti tolluntur et Nemo considerat100• Audite iterum versutiam huius
Neminis demonis incarnati. Considerat ut pervertat, et in volutabro sui erroris iustos
involvat, cum nullam, sicut probatum est, habeat caritatem.
[34] Vidi turbam magnam, quam dinumerare Nemo poterat101 • Glosa: dinumerare poterat ad sui cruciatus augmentum, ut dum tam sanctam phalangem aspiceret, a
cuius est societate precisus, profundius torqueretur.
scrive Denifle
Parte è agg. sul rigo
u lterum
v
89
Cf. Luc., 4, 24; Nemo, 11.
90 Cf. Matth., 7, 15.
91 Cf. Ilo., 3, 7.
92 Cf. Dist. Cat., l ,
5. Cf. anche WALTHER, Lateinische Sprichworter, nr. 4077, 16447. Cf.
Nemo, 12.
93 Cf. Dist. Cat., l, 5. Cf. anche WALTHER, Lateinische Sprichworter, nr. 4077, 16447. Cf.
Nemo, 12.
94 Cf. HoR., Carm., 2, 16. Cf. anche WALTHER, Lateinische Sprichworter, nr. 16343. Cf.
Nemo, 12.
95 Si tratta di un brocardo di uso comune.
96 Cf. Dig., 50, 17, 55 e 50, 17, 155, l. Ma l'espressione è divenuta un brocardo molto consueto.
97 Cf. lo., 15, 13; Nemo, 12.
98 Cf. Eph., 5, 29.
99 Cf. VI Respons. Matut. Sabbati Sancti; Nemo, 12.
100 Cf. VI Respons. Matut. Sabbati Sancti; Nemo, 12.
IOI Cf. Apoc., 7, 9; Nemo, 14.
LA SATIRA E LA DOITR1NA NELLA CURIA DEL CARDlNALE BENEDEITO
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[35] Nemo fuit dignus aperire librum 1m.. Exposita est hec auctoritas superius.
Nam quomodo aperit, qui claves non habet? Si ergo Nemo iste aperit sine clavi, constat ipsum esse furem pariter et latronem.
[36] Neminem inveni socium 103 • Glo:sa: verum dicit. Priscianus enim hereticus
hereticum invenit hunc Neminem, quia simile applaudit suo simili. Socii ergo dampnationis fiant, socii tormentorum.
[37] Nemo observat lunam 104 . Glosa: ergo lunaticus est Nemo iste morbosus, et
augur, quod est prohibitum in divinis.
[38] Neminem salutaveritis 105 • Omni]potens Deus sciens hunc Neminem peritorum, ut de sua conversione nullam excusationem haberet, precepit eum a fidelibus
salutari. Set ipse in infidelitate permanens, salutem respuit ut dampnandus.
[39] Nemini dixeritis visionem 106; Vide Nemini dixeris 101 • Hee due auctoritates
sic exponuntur a sanctis: quia Deus sciebat hunc Neminem garrulum et loquacem,
velut qui linguam compescere nunquam scivit, voluit si bi visiones et prodigia revelari, ut dum secreta prohibita publicaret, nedum in aure, set etiam super tecta, in sua
garrula loquacitate periret.
[40] Mulier, ubi sunt qui te accusant? Nemo domine 108 • Glosa: notate verba, signate misteria. Nemo iste miserrimus, aliorum casum suum previdens et ruinam, ex
sola malitia et invidia factus est accusator, aliene salutis impatiens, sue prodigus, iurgii suscitator. Sicque credens, aggregatione consortum tormentorum sibi minui cruciatus, de adulterio mulierem accusat. Talle sibi ministerium vendicat vir petulcusw,
tale sibi officium vir usurpat immundus.
[41] Nemo tamen dixit: quid queris, aut quid loqueris cum ea? 109 Ecce loquacitas, ecce presumptio! Tacentibus aliis solus ut rana garrulat iste Nemo, solus interrogat, ut si secreta de dominici pectoris fonte posset haurire, ut detractor et garrulus
aliis revelaret.
[42] Vado ad eum qui misit me, et Nemo interroga! me: quo vadis? 110 Ecce iterum effrenata presumptio, ecce iniquitas [plena dolis. Servus Nemo sui domini vias
querit, querit ut noceat, interrogat ut accuset.
w Pecultus
102
scrive Denifle
Cf. Apoc., 5, 4; Nemo, 14.
Probabilmente si fa riferimento alla dedica «luliano consuli ac patricio», in cui Prisciano
dice di non aver trovato «nostrorum autem nemimem post illos [gli antichi grammaticz1 extitisse»:
cf. H. KEn.., Grammatici Latini, Il, Lipsiae 1855,. l. Prisciano è già dichiarato come fonte nel sermone su Nemo: cf. Nemo, 14.
104 SEN., Nat., 7, l; Nemo, 14.
105 Cfr, Luc., 10, 4; Nemo, 15.
106
Cf. Matth., 17, 9; Nemo, 15.
107 Cf. Mare. , 1, 44; Nemo, 15.
108 Cf. lo., 8, 10-11; Nemo, 16.
109 Cf. lo., 4, 27; Nemo, 17.
IlO Cf. lo. , 16, 5; Nemo, 17.
103
20
FULVIO DELLE DONNE
[43] Domine, quo vadis? 11 1 Glosa: mendax est et pater eius iste Nemo. Dicit
enim quod nullus fuit ausus interrogare Dominum, nisi ipse tantummodo solus Nema, cum Rome Princeps Apostolorum obviantem sibi Christum interrogaritx audacter, dicens: Domine, quo vadis? 112 Et sicut senatorum senatus, Quirites et proceres
populusque Romani, peregrini quoque romipete piene norunt, est locus Rome, reverentia magna dignus, qui usque in hodiermum diem, Domine, quo vadis? 113 , ab amnibus et singulis vocitatur114.
[44] Et Nemo audebat interrogare eu:mY, tu quis es? 115 Glosa: en tertio effrenis
audacia. lnterrogat, non ut bonus discipulus ut adiscat, set sicut phariseus, ut magistrum capiat in sermone.
[45] Moyses dedit vobis legem, et Nemofacit legem 116• Expone: Nemo facit legem, idem permittit legem fieri, cum Nem•:> iste sit exlex et legem fieri nequiverit impedire. Sic exponitur illa auctoritas: non est malum in civitate, quod Deus non faciat,
id est quod fieri non permittat.
[46] Nemo mittens manum ad aratrum 111 • Nam postquam de celo cecidit2 iste
demon, ad rem rusticam se converti t, ut in sudore vultus sui vesceretur decetero pane
suo, legi mendicitatis et paupertatis addictus.
[47] Nemo accendit lucernam118• Audite quod sequitur: et ponit sub modio 11 9, ut
cecus iste Nemo veritatem non videat que est Christus, set remaneat dampnandus
eternaliter in tenebris sui erroris.
[48] Nemo potest dicere canticum120 • Verum est, set non ad laudem divinam,
quia non est speciosa laus in ore peccatoriis, set ad subsannationem et irrisionem divinam, ut iniquitatis cumulus istius miseri Neminis agravetur.
[49] Nemo ilii dabat 121 • Glosa: dabat callidus iste Nemo non ex caritate Lazaro
micam panis, ut guctam aque reciperet in gehenna, ad quam se sciebat iturum.
[50] Nemo duraturus 122 • Glosa: in penis eternis.
[51] Nemo est qui semper vivat123 • Verum est, in cruciatibus et tormentis.
x Interrogavi t scrive Denifle
YEuro om. Denifle
z Cecidi t è agg. sul rigo
111
Cf. lo., 13, 36.
Cf. lo., 13, 36.
113 Cf. lo., 13, 36.
114 Si tratta della chiesa che si trova fuori d1ùle mura di Roma, in corrispondenza con il bivio
tra la via Appia Antica e la via Ardeatina.
115 Cf. Mare., 12, 34; Nemo, 17.
11 6 Cf. lo., 7, 19; Nemo, 17.
117 Cf. Luc., 9, 62; Nemo, 18.
ll8 Cf. Luc., I l, 33; Matth., 5, 15; Nemo, 18.
119 Cf. Luc., I l, 33; Matth., 5, 15.
12
Cf. Apoc., 14, 3; Nemo, 18.
12 1 Cf. Luc., 16, 21; Nemo, 20.
122 Cf. Nemo, 2 1.
123 Cf. Ecc/es., 9, 4; Nemo, 21.
112
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LA SATIRA E LA DOITR1NA NELLA CURIA DEL CARDlNALE BENEDEITO
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[52] Nemini permittitur binas habere u.xores 124• Vadat ergo ad Nicolaitas et Arabes, et luxuriosus iste ab honesto cetu Christianorum abscedat.
[53] Nemo martires distrahat 125 • Ergo est sacrilegus Nemo iste, qui res sacras
distrahere non veretur.
[54] Nemo mercetur126• Audite, quodl intonat evangelica tuba: ementes et vendentes eiecit de tempio. Quoaa ergo abiit infelicissimus iste Nemo? Profugus factus
est a facie domini, in fame semper et mendicitate victurus.
[55] Nemo contempnat ecclesiastica iudicia 121. Glosa: et sic Nemo iste sententiam excommunicationis incurrit.
[56] Secreta Nemini revelare 128 • Glosa: ut per sui loquacitatem dominorum revelando secreta a regum catholicorum curiis expellatur.
[57] Licet autem veridicis prefatarum auctoritatum expositionibus per prefatum
Radulfum pro suo Nemine nugis multiplicatis et repetitis ambagibus adductarum,
sufficienter eidem conclusum existat, ut factus sirab acephalus armis propriis, ut GoIias129, ad subvertendum tamen ydolum et cultores eius radicitus, et ut penis quas meruerunt multiplicibus puniantur, utrorumque frontes Iapillis Iampidissimis de torrente aliarum scripturarum novi et veteris testamenti e funda vindicte celestis emissis irremediabiliter feriantur.
[58] Quantis itaque criminibus, quantisque defectibus sit obnoxius idem Nemo
ex utero matris sue, ex infrascriptarum auctoritatum additionibus evidentius declaratur. Nam cum consubstantialem se faciat Deo Patri, et in essentia precipue consimiIem Filio, et Deus peccare non possit, ide:m Radulfus mentitur aperte, dicendo, Neminem Deum esse, cum ipse peccator existat, ut habetur De penitencia, distinctio I, §
Item in eodem, potest fieri 130 circa fmem, ubi dici t: Nemo in peccatis positus131 •
[59] Quantum etiam gulosus et ebriosus extiterit idem Nemo, habetur De penitencia, distinctio V, c. Nec;a.c tales accipiamus 132 , ubi Iegitur: Nemo enim vino et duobus cibis, hiisque vilibus usque ad instomachationem ventris oneratur, que diversitate carnium et saporis delectatione accipitur133 .
aa Quomodo
ab Si t
scrive Denifle
è agg. sul rigo
acNe scrive Denifle
124
Cf. Cod. lustin., 5, 5, 2; Nemo, 21.
Cf. Cod. Theod., 9, 17, 7; Nemo, 22.
126 Cf. Cod. Theod., 9, 17, 7; Nemo, 22.
127
Cf. Ivo CARNOTENS., Decretum, 14, 48 (PL 161, Parisiis 1889, col. 837: Nemo contempnat vincula ecclesiastica); Nemo, 22.
128 Cf. Nemo, 22.
129 Cf./ Sam., 17, 51 e 54.
130 Cf. Decretum Gratiani, Tractatus de p•enitencia, I, 52 (col. 1171 dell'ed. curata da E.
F'RIEDBERG, Leipzig 1879).
131 Cf. Decretum Gratiani, Tractatus de penitencia, l, 56 (col. 1173 ed. F'RIEDBERG).
132 Cf. Decretum Gratiani, Tractatus de consecratione, V, 29 (col. 1419 ed. F'RIEDBERG). La
citazione fatta nel testo, quindi, è sbagliata.
133 Cf. Decretum Gratiani, Tractatus de COI'Isecratione, V, 29 (col. 1419 ed. F'RIEDBERG).
125
22
FULVIO DELLE DONNE
[60] Quantum quoque spreverit eum Deus, cum nulla de ipso, tanquam de reprobato simulacro fuerit sibi cura, ut in suus criminibus moreretur, habetur De penitencia, distinctio m ,§ Set verba diffinitionis 134, ubi legitur: Nemini enim dedit Deus
laxamentum peccandi 135 •
[61] Quod autem bune Neminem errabundum Deus reliquerit ex omnibus in dispersionem gentium abiturum, cum alios a demonibus liberaret, habetur De penitencia, distinctio m, § Item obicitur 136, verb0tad Sunt plures 131, ubi dicitur: Neminem reliquidae Deus de omnibus138 .
[62] Et quod sacrilegus idem Nemo, una cum apostolo proditore luda, in abyssum desperationis inciderit et laqueo se suspenderit et crepuerit medius 139 cum eodem, probatur De penitencia, distinctio VII, c. Nemo desperandus 140.
[63] Quod autem perierit idem Nemo, aliis salvis existentibus, et de ipsius pernicie filius Dei gratias egerit Deo patri habetur in evangelio Iohannis, ubi dicitur: Pater gratias ago tibi, quia quos dedidiaf michi servavi et Nemo ex eis periit141 •
[64] Testatur eciam Machabeorum liber secundus, capitulo n, futuram perditionem ipsius, ubi legitur&g: Nemo hodie pereat ex lsrael142 •
[65] Quam pulcre autem et quam proprie Nemo iste ab apostolo confutetur, et
qualiter ad offendendum ipsum christianos: hortetur attendite et videte. Ai t enim idem
apostolus: Ecce nunc tempus acceptabile, ecce nunc dies salutis. Nemini dantes ullam offensionem, ut non vituperetur minisl'erium nostrum 143 •
[66] Precisus est eciam iste Nemo a g:remio sancte matris ecclesie, cum legatur:
Ecclesia nemini claudit gremium revertenti 144•
[67] Quam iuste quoque isti misero Nemini impune iniuria irrogetur, audite iuris
sanctissimam sanctionem: Neminifacit ini'uriam, qui utitur iure suoah 145 •
ad Così Denijle, in maniera condivisibile, scioglie l'abbreviazione, che consiste in una v sormontata da una r
ae Reliquit scrive Denijle
af Forse sarebbe da correggere in dedistit, così come si legge nella fonte citata, ma si
preferisce non intervenire, perché potrebbe essere una lezione voluta dall'autore
ag Ubi legitur è agg. sul rigo
ah Et quod sacri1egus - iure suo om. Denijle
134 Cf. Decretum Gratiani, Tractatus de penitencia, m, 17 (col. 1214 ed. F'RIEDBERG).
135 Cf. Decretum Gratiani, Tractatus de penitencia, m, 18 (col. 1214. ed. F'RIEDBERG).
136 Cf. Decretum Gratiani, Tractatus de pe.nitencia, m, 4 1 (col. 1225 ed. fRIEDBERG), dove
però si dice ltem opponitur.
137 Cf. Decretum Gratiani, Tractatus de penitencia, m, 42 (col. 1225 ed. F'RIEDBERG).
138 Cf. Decretum Gratiani, Tractatus de penitencia, m, 42 (col. 1225 ed. F'RIEDBERG).
139Cf. Act., 1,18
14 Cf. Decretum Gratiani, Tractatus de penitencia, vn, l (col. 1244 ed. fRIEDBERG).
141 Cf. /oh., 17, 12.
142 La citazione non corrisponde.
143 Cf. Il Cor., 6, 2.
144 Cf. Cod. lustin., 1, 1, 8, 35.
145 Cf. Dig. , 50, 17, 55 e 50, 17, 155, l. Ma. l' espressione è divenuta un brocardo molto consueto.
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LA SATIRA E LA DOITR1NA NELLA CURIA DEL CARDlNALE BENEDEITO
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[68] A quanta ergo excellentia, repeute factus summus, iste miserabilis Nemo
deciderit, et quamai turpis repente sit factu:s, habetur De penitencia, distinctio ll, § Ex
contrario eciam 146, ubi legitur Sicut enim Nemo repentefit summus, ita Nemo repentefit turpis 141 • Nam posito per impossibile, quod hic Nemo, Ne-homo, Nullus, Ne-ullus contemporaneus fuerit Dea Patri, et i111 essentia precipue consimilis Filio, ut Radulfus asseri t in sermone, si de illa surnma.excellentia et claritate repente fit turpis, et
in abyssum surnme turpitudinis est deiectus, quid est de cetero iste Nemo, nisi turpitudo abhominabilis, tetrum chaos, ac palus profundissima tenebrarum? Constat ergo
quod invalescentibus errorum tenebris claritas evanescit, et virtutum radice succisa
seges germinat vitiorum, lumen rationis extinguitur, et totus iste Nemo fertur in precipitium et ruinam. Sic rationalis creatura brutescit, sic ymago Creatoris deformatur
in bestiam, sic a conditionis sue dignitate supprema Nemo iste degenerat, eo quod ex
honore collato intumuit, et a tumore perdidit intellectum. Quis enim eo indignior, qui
sui ipsius contempnit habere noticiam, sic:ut Nemo? Si altissima illa sublimitas, qua
preditus fuerat iste Nemo, cecidit, quis cadere non possit? Siaj in celo mine, quanto
magis in terra? Caveat ergo sibi terrenus e t passibilis hic Radulfus, eiusdem Neminis
pedagogus erroneus et dux cecus, ne sequatur Neminem hunc dampnatum ad tenebras. Ibi enim erit utrique fletus ingens, stridor dentium, et calamitas sempitema. Caveat quoque sibi sollertius, ne deterius sibi aliquid contingat, quam suo Nemini reprobato, cum culpa gravior et pena crudelior frequenter retorqueri soleant in magistros erroris, et sepe contingat ut sorores t:urpitudinis, ut seductus et Petrus Lemovicensis aliique discipuli eius, cruciatu severiori mulctentur.
[69] Quantum propterea sit contempltibilis iste Nemo, Zenon philosophus attestatur. Dicit enim: Nemo contemptus est in suo esse 148•
[70] Simoniaca vero labe respersus esse convincitur iste Nemo. Nam spirituales
auctoritates a viris religiosis emere non expavit. Sicque ipse cum Symone mago, religiosi vero huiusmodi et dominus Bartholomeus de Capua cum eisdem cum, sicut
testatur unus ex discipulis nostris, dommms cancellarius regni Sicilie, vir profecto
valde catholicus, auctoritates spirituales Nemini supradicto vendideritak, cum Giezy
leproso149 percipiant portionem.
[71] Ad idemat ut multiplicatis concordantiis et vaticiniis sui casus maledictionis
ipsi Nemini cumulus augeatur, epistola PaiUli ad Thimotheurn in patulum prodeat, ubi
legitur: Deus qui vult omnes salvos fieri 150, et neminem vult perire 151 .
Quantum scrive Denifle
scrive Denifle
ak Vendiderint scrive Denifle
ai Id scrive Denifle
ai
aj Sed
146 Cf. Decretum Gratiani, Tractatus de penitencia,
147 Cf. Decretum Gratiani, Tractatus de penitencia,
148
Non mi è stato possibile rintracciare la fonte.
149 Cf. Il Reg., 5, 20-27.
150
Cf. l Tim., 2, 4.
151 Cf. Il Petr., 3, 9.
II, 20 (col. 1197 ed. FRIEDBERG).
II, 20 (col. 1197 ed. FRIEDBERG).
24
FULVIO DELLE DONNE
[72] Quid plura? En convenit multitudo fidelium, Christianissimi Reges adsunt,
Pontifices infulati presentes existuntam, presto est sancta synodus, concilium congregatum expectat: struantur ligna, ponatur ignis, et hunc Neminem antichristum et discipulos eius, ne gregem christianum velut: morbus contagiosus inficiant, ultrix fiamma consumat. Verus autem et vivus Deus mundi salvator Christus una cum Patre et
Spiritu Sancto vivat, regnet et imperet per ornnia secula seculorum. Amen.
am
Pontifices- existunt è agg. sul rigo
Scarica

la satira e la dottrina nella curia del cardinale benedetto caetani