pietra, probabilmente le raffigurazioni dei committenti.
Sopra al portone, c’è un timpano spezzato che contiene
al centro una nicchia con la statua di S. Rocco. In alto al
centro, in direzione del portone, un dipinto in ceramica
di Pierino Gizzi raffigurante la Madonna. All’interno della
chiesa sono conservati un pregevolissimo affresco quattrocentesco, opera di Andrea Delitio, e due pale d’altare
in ceramica (San Rocco e L’Annunciazione), frutto di un
arricchimento più recente.
CITTÀ DELLA CERAMICA
CASTELLI
TERAMO
IL PALAZZO ANTONIANO
l palazzo Antoniano, appartenuto al cardinale Silvio
I
Antoniano, precettore di S. Carlo Borromeo e revisore
della “Gerusalemme liberata” di Tasso, sorge sulla leggera
salita intitolata appunto al cardinale (da piazza Marconi
salendo verso il belvedere); sulla sinistra a pochi metri
dall’inizio della via, potrete notare l’antico arco del portone di ingresso del palazzo e su di esso una incisione con
la scritta “Hostium non ostium” (Porta non dei nemici)
datata 1503, anno della morte del cardinale.
LA CASA DI ORAZIO POMPEI
Nel cuore del centro storico, proprio ai piedi di una
CENNI STORICI E GEOGRAFICI
astelli, uno dei Borghi più belli d’Italia, sorge ai piedi
C
della catena del Gran Sasso a circa 500m di altitudine s.
l. m. Il bosco di faggi che copre le pendici del monte Camicia termina con l’inizio del piano di S. Salvatore, così
denominato da un fiorente monastero
benedettino che lì sorgeva. Una tesi
controversa vuole che nel 1117 persino
un pontefice, Pasquale II, si sia rifugiato
nel monastero per sfuggire all’imperatore Enrico V. La notizia si basa su una
bolla in cui lo stesso Pasquale II, grato
dell’asilo che afferma di avervi trovato, fa dono al monastero di S.
Salvatore di chiese, territori
e privilegi. Ai lati di questo
piano scorrono due fiumi:
il Leomogna ed il piccolo
Rio che, scendendo impetuosamente dai monti,
hanno corroso l’imponente sperone breccioco su cui
si trovano le case del centro.
Il nome “Leomogna” è, secondo
molti studiosi, derivante dal fatto che Castelli era anticamente sede di un Lucumone (da cui appunto Leomogna),
il principe delle città che costituivano la dodearchia etrusca.
Castelli era già conosciuto ai tempi degli antichi romani
come uno dei centri più fiorenti dell’Ager Atrianus. Ai
tempi del feudalesimo, in particolare da prima dell‘anno 1000 fin oltre il 1300, signoreggiano sulla regione di
Castelli i conti di Pagliara. I Pagliara, una nobile famiglia
di origine salernitana, che annoverò tra i suoi discendenti
anche le figure di S. Berardo, santo protettore della città
di Teramo e vescovo della stessa dal 1115 al 1122, e S. Colomba, una delle più note figure dell’eremitismo femminile abruzzese. Nella prima metà del 1500, Castelli passò
sotto il dominio del generale Ferrante Alarçon y Mendoza
e dei suoi eredi; il dominio dei Mendoza aprì Castelli ed
il commercio della sua ceramica al mondo della più alta
nobiltà europea.
LE ORIGINI DELLA CERAMICA
A CASTELLI
Favorita dalle caratteristiche naturali del territorio, in
particolare l’abbondante presenza di cave d’argilla, i grandi boschi di faggio per la legna per i forni, gli impetuosi
corsi d’acqua, utile tanto per far muovere i mulini dei colori e degli smalti, quanto per la lavorazione in senso stretto, i giacimenti di minerali e silice e non ultimo il naturale
isolamento che ha sempre richiesto l’approvvigionamento
di tutto ciò che fosse necessario per l’economia del paese, la tradizione ceramica si è sviluppata a Castelli forse
già all’epoca etrusca. Probabilmente il suo svilupparsi fu
favorito dalla presenza dei monaci benedettini che producevano suppellettili di uso quotidiano.
I primi reperti datati risalgono al XV secolo, ma in realtà è impossibile dire con esattezza quando la produzione
ceramica sia sorta e si sia affermata. E’dalla seconda metà
del 1500 che questa arte vive il suo periodo di massimo
splendore. Il benessere che derivava da questo mestiere
ha fato sì che a Castelli la ceramica diventasse l’unica vera
economia, tanto che ancora oggi la maggior parte della
popolazione risulta dedita a questa nobile arte. Castelli è
una dei membri fondatori dell’Associazione Italiana Città
della Ceramica e da poco è stato creato il marchio CAT
(Ceramica Artistica Tradizionale) per tutelare la produzione locale.
delle tre antiche porte del paese (oggi chiusa, ma individuabile nella bassa arcata da cui era un tempo costituita e
che oggi ospita una piccola fontana), è il palazzo di Orazio
Pompei, celeberrimo ceramista castellano, considerato il
capostipite della tradizione ceramica nel paese. Ad Orazio
Pompei, infatti, appartiene la nota mattonella raffigurante la Madonna col Bambino. La mattonella, già vittima di
un furto e poi miracolosamente recuperata è oggi conservata al Museo delle ceramiche di Castelli, ma fino al
1930ca si trovava incastonata a fianco della porta come a
protezione della casa. Essa presenta la firma del suo artista (ORO, diminutivo di Orazio) e la data di produzione,
1551. Parte della casa ospita oggi una bottega ceramica; in
una piccola finestra è possibile leggere una incisione che
recita “haec est domus Horatii figuli” (“questa è la casa di
Orazio pittore”).
LA CHIESA PARROCCHIALE DI
SAN GIOVANNI BATTISTA
La sua costruzione risale al 1601 e fu realizzata sfrut-
tando i ruderi dell’antica abbazia benedettina di S. Salvatore. La stessa scalinata, le due colonne e l’ambone, che
si trovava sulla facciata e che ora è conservato all’interno
della chiesa, sono appunto pezzi risalenti al monastero.
Sulla facciata, si possono notare la mattonella in pietra
maggior parte
consunti; essi sono
conservati nel museo delle
ceramiche. Il nuovo soffitto fu coperto con una nuova serie
di mattoni con immagini ispirate a personaggi dell’epoca,
figure religiose e motivi vegetativi e floreali. Risalgono
tutti agli anni 1615, 1616, 1617, come si deduce dalle
date esibite da alcuni di essi. Gran parte di essi si trova
ancora in loco; solo alcuni sono conservati al Museo. Nel
1700, dietro l’altare maggiore, fu realizzato un affresco
raffigurante la Madonna degli Angeli ed i Santi protettori del paese, S. Donato e S. Eusanio. È a questo periodo
che, probabilmente, risale l’intitolazione della cona a S.
Donato; essa era, infatti, precedentemente dedicata alla
Madonna, come è chiaro se si osservano i tanti mattoni
che recano epiteti, immagini o simboli riconducibili alla
Vergine.
IL MUSEO DELLE
CERAMICHE
perto nel 1984 all’interno di un antico convento
A
di frati francescani del sedicesimo secolo, in quegli stessi
locali che avevano ospitato dal 1906 l’Istituto d’Arte per
la ceramica F.A. Grue. Il convento fu chiuso nel 1811 per
decreto murattiano, tornò in funzione per circa 10 anni
verso la metà del secolo e fu poi definitivamente chiuso secondo la volontà del governo Sabaudo. Dell’antico
convento si conserva il chiostro, pressoché intatto, interamente affrescato con scene della vita della Madonna, riprodotte girando in senso antiorario, ad opera della scuola
di Ubaldo e Natale Ricci di Fermo nel 1712. Tra una scena
e l’altra sono inseriti 38 medaglioni raffiguranti Santi e
Beati dell’ordine dei francescani. Un recente restauro ha
riportato all’austerità che caratterizzava l’originaria struttura dell’ambiente monastico.
All’interno dei magnifici locali si è cercato di riassumere l’intera sostanza della maiolica castellana, la sua storia,
la sua evoluzione, la sua creazione. A tal fine una prima
sezione del Museo è dedicata alla descrizione dell’antico
metodo di lavorazione, attraverso la riproduzione di strumenti, ambienti e tecniche che caratterizzavano la produ-
LA CHIESA DI SAN DONATO
Durante il periodo compreso tra 1477 ed il 1547, la pic-
LA CHIESA DI SAN ROCCO
a chiesa si affaccia su piazza
L
Marconi ed è intitolata a Gesù
defunto, ma un antico evento
miracoloso ha fatto in modo
che essa sia nota al popolo
come la chiesa della Madonna delle Lacrime.
Il portone di ingresso
è contornato da un arco
scolpito sulla pietra che
presenta ai due lati due
tondini con volti umani, anch’essi incisi sulla
anni sessanta, realizzata dal professor Ricci. Sulla parete
destra, si trova la pala d’altare raffigurante la transazione della Santa Casa a Loreto, composta da mattonelle in
ceramica; essa presenta l’iscrizione F. G. de C. P. 1647,
che secondo una largamente condivisa interpretazione significherebbe “ Francesco Grue de Castelli pinxit 1647”.
Con ciò si accerta che l’opera è uno dei lavori giovanili
di Francesco Grue (1618-1673), primo dei grandi artisti
della famiglia Grue. La pala d’altare è contornata da una
cornice, anch’essa in ceramica, risalente alla stessa epoca.
Sempre sulla navata di destra, si trova la pala d’altare raffigurante il martirio di S. Mattia, di incerta datazione, contornata da una cornice realizzata da Arbace Rosa e Pierino
Gizzi raffigurante immagini di santi.
Proseguendo a sinistra, si incontra l’altare di S. Eusanio,
protettore del paese, presbitero di Siponto, odierna Manfredonia, martire a Furci. Secondo la leggenda, S. Eusanio
compì un viaggio a Roma e si fermò in diverse località
dell’Abruzzo tra cui Castelli. Qui il mito vuole che placasse un forte vento. Il culto di S. Eusanio è attestato in
Abruzzo dall’840, come testimonia un documento di Lotario, risalente appunto a quella data, ed è tuttora molto
sentito e praticato con due feste annuali, il 12 maggio ed
il 9 luglio. A Castelli sono conservate alcune reliquie del
santo, nella statua stessa ed in uno scrigno ai piedi del dipinto. La pala d’altare è firmata V. Fuina e datata 1945; ai
lati ci sono due formelle attribuite a Silvio De Martinis e
risalenti al 1700.
L’altare centrale, in marmo, è sormontato da un crocifisso in legno e ceramica realizzato dal professor Gianni
Grimaldi.
Nella navata sinistra, notiamo la pala d’altare raffigurante
S. Antonio, e poi quella raffigurante S. Michele arcangelo.
Quest’ultima è un olio su tela, di ignoto artista abruzzese,
risalente alla seconda metà del 1600, sul modello di Guido Reni. Essa è contornata da una cornice in ceramica, di
epoca anteriore, raffigurante Santi e Patriarchi.
Tra l’altare di S. Antonio e quello di S. Michele, si trova
uno dei pezzi più antichi custoditi all’interno della chiesa:
la Madonna lignea proveniente dall’abbazia di S. Salvatore
e risalente almeno alla prima metà del XII secolo. Grazie
ad un recente restauro sono ora visibili sulla scultura alcuni segni della policromatura e doratura originali.
In ultimo, avvicinandoci all’uscita, notiamo una antica
statua di fattura popolare raffigurante S. Antonio abate.
La figura di questo santo è particolarmente importante
nella tradizione castellana giacché S. Antonio è non solo
il protettore degli animali, ma anche il patrono del fuoco, fondamentale nella produzione ceramica. Il culto di
questo santo è tuttora molto sentito: ciascun forno per la
ceramica, ancora oggi, è affiancato da una miniatura della
statua, affinché S. Antonio protegga il processo di cottura
e lo mandi a buon fine. La statua viene ogni anno esposta
fuori dalla chiesa nel giorno della festività del Santo, il 17
gennaio, e si benedicono un grande fuoco acceso al centro
della piazza e tutti gli animali, domestici ed agricoli, che si
radunano attorno ad esso.
raffigurante un grifone (unico pezzo dell’ambone rimasto sulla parete esterna), le due nicchie sulle porte che
racchiudevano due statuette in pietra, rubate anni fa, e
la testa virile, incastonata nella parte in alto a destra, di
incerta provenienza; L’interno della chiesa, a pianta quadrata, è ripartito in tre navate, divise da quattro robuste
colonne in mattoni. Alla destra dell’ingresso è collocata
una statua bronzea raffigurante la Vergine, risalente agli
cola cona oggi dedicata a S. Donato venne affidata ad un monaco benedettino che ne realizzò l’ampliamento e l’abbellimento. Egli si rivolse alla nota
famiglia dei Pompei, dalla cui
fabbrica uscirono i
mattoni maiolicati
che
adornavano il
soffitto. Quando nel 1616 fu
deciso un ulteriore ampliamento, questi,
insufficienti
per coprire il
nuovo soffitto,
furono utilizzati
per coprire il pavimento nella zona antistante l’altare. Ne sono arrivati a noi circa 250, di cui la
zione ceramica nelle antiche botteghe. Si tratta di metodi
che si sono conservati in maniera pressoché invariata a
Castelli fino almeno al 1960, quando la produzione si è
trasformata sulla scia delle nuove tecnologie.
Le sale del piano superiore ripercorrono in senso cronologico la storia della maiolica castellana, a partire dai più
antichi frammenti (XV sec.), passando per le varie produzioni cinquecentesche, tra cui il primo soffitto della
chiesa di San Donato e le opere della fabbrica Pompei,
proseguendo con le elaborazioni seicentesche in pieno
stile compendiario, per finire con i capolavori del Settecento, che resero grande il nome di Castelli in tutte le più
importanti corti d’Europa, ed i lavori dell’Ottocento, resi
più semplici e lineari dalla crisi che nel corso del secolo
investì il mercato della ceramica. Due nuove sezioni ospitano le produzioni ceramiche di epoca contemporanea ad
opera di autori che hanno segnato in maniera evidente
la storia dell’arte italiana; così accanto alla modernità di
Giorgio Saturni, Roberto Bentini, Gino Marotta, spiccano
la magnifica collezione “Il Gran fuoco” del futurista Aligi
Sassu, un ensamble di sculture e ceramiche recentemente
donate alla città di Castelli.
ti ed insegnanti, tra cui spiccano le personalità di Roberto Bentini e Gianfranco Trucchia. Il complesso, squisito
L’ISTITUTO STATALE D’ARTE
PER LA CERAMICA F.A. GRUE
perto nel 1906, l’Istituto Grue è una delle scuole
A
più antiche della regione Abruzzo, ed ha conservato nella
sua lunga storia, di oltre un secolo, tutto il pregio ed il
prestigio di scuola valida ed apprezzata in tutta Italia. L’intento per il quale essa fu fondata e che continua ad essere
brillantemente perseguito è quello di studiare, conservare, preservare ed innovare la tradizione ceramica castellana, intento per il quale si sono succedute all’insegnamento
ed alla direzione alcune personalità eminenti nel campo
dell’arte italiana, che hanno portato la scuola a vette altissime della qualità e della fama.
IL PRESEPE MONUMENTALE
Tra i segni tangibili dell’eccellenza dell’Istituto Grue
va senz’altro annoverato il complesso del Presepe Monumentale, composto da 65 statue realizzate tra il 1965 ed il
1975. Ideato e appassionatamente voluto dal preside Serafino Mattucci, esso fu concretamente realizzato da studen-
esempio di arte contemporanea che ancora oggi a distanza
di quasi 50 anni mantiene intatta la sua straordinaria carica
innovativa, è stato esposto, oltre che a Castelli, a Roma,
Betlemme, Gerusalemme e Tel Aviv.
LA RACCOLTAINTERNAZIONALE
D’ARTE CERAMICA CONTEMPORANEA
A perta nel 1986 ed ideata dal Preside Vincenzo Di
Giosaffatte, la Raccolta si compone di oltre 500 opere, donate nel corso del tempo da oltre 350 artisti provenienti
da tutto il mondo. Ospitata nei locali dell’Istituto Statale
d’Arte F.A. Grue, la “Raccolta-Museo è nata e si è svilup-
pata come espressione d’arte legata alla particolarità di un
materiale, la ceramica, ed è naturalmente scatenata dalla
realtà locale che da più secoli, per fortunate vicende, si
dedica a tale produzione” (V. Di Giosaffatte). La Raccolta
funge non solo da collegamento tra la maiolica castellana e
la produzione ceramica nel resto del mondo, ma anche da
ponte tra l’attività didattica svolta nell’Istituto e l’universo dell’arte nel quale gli studenti vengono introdotti.
IL MONTE CAMICIA
E LA CATENA DEL GRAN SASSO
A ltro motivo di interesse per chi venga a visitare Castelli è il meraviglioso panorama naturalistico nel quale
esso si trova immerso. Dal belvedere si possono ammirare le cime più importanti della catena del Gran Sasso. Affacciandosi alla terrazza panoramica ci si trova di fronte la
cima più alta degli Appennini, il Corno Grande (2914m)
e subito a destra il Corno Piccolo (2655m). Osservando
da questo punto esatto le due cime, esse assumono la ca-
ratteristica forma del “Gigante che dorme”: con un pizzico
di immaginazione, infatti, si scorgere il profilo del volto di
una persona supina, se ne scorgono il collo, il mento, la
bocca, il naso, la fronte e perfino una lacrima. Spostando lo
sguardo verso sinistra si incontrano in successione il Monte
Aquila (2494m), il Monte Brancastello (2385m), il Monte
Infornace (2469m), il Monte Prena (2561m), la Cimetta
(2266m), il Monte Camicia (2564m), il Dente del Lupo
(2297m), il Monte Coppo (1987m). Scendendo verso valle
si incontrano imponenti e bellissimi boschi di faggio e sorgenti d’acqua limpide e pure. La bellezza e la ricchezza dei
luoghi ha meritato a questi territori di essere parte del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. L’appartenenza a questo ente garantisce la protezione e la tutela della
flora e della fauna, e di specie protette quali, per la fauna,
il camoscio appenninico, il lupo, l’orso bruno marsicano, il
capriolo, la poiana e molti altri e, per la flora, la stella alpina
e la genziana. Nel tempo, grazie anche al valido apporto
della sezione locale del Club Alpino Italiano, si è sviluppata
una ricchissima rete di sentieri e percorsi escursionistici, la cui varietà li rende adatti a diversi gradi
di esperienza. E’ inoltre possibile affrontare vie alpinistiche di arrampicata di
ogni grado sia nel periodo estivo che invernale.
GASTRONOMIA
La tradizione gastronomica castellana è estrema-
mente ricca e varia. Principalmente essa si specializza nei
primi piatti e nei dolci, essendo meno caratteristica nei
secondi, che si esprimono nella maggior parte dei casi in
una grigliata di agnello o negli “arrosticini”, gli spiedini di
carne di pecora tipici di tutto il territorio abruzzese. questi secondi possono essere accompagnati da una “tiella”,
un insieme di verdure a forno, talvolta anche ripiene.
Tra i primi piatti certamente si distingue il “timballo”,
uno sformato di sfoglie di pasta all’uovo farcita con ragù
aromatizzato con erbe selvatiche. Erbe selvatiche sono
anche alla base di un altro piatto sfizioso e succulento: “le
tacconelle con le voliche”, una verdura che cresce soltanto
in alta montagna, che va ad accompagnare dei maltagliati
all’uovo. La tipica merenda dell’artigiano ceramista castellano era tradizionalmente costituita da “le ‘mmazzafè”,
delle grosse frittelle di pasta lievitata farcite, e da “la scarapecce”, una pizza di pasta di pane ricoperta di pomodoro
e peperoni. Esclusivi della cucina castellana sono però i
dolci, essendone le ricette ancora coperte da un segreto che si tramanda di madre in figlia. Tra di essi spiccano
i Mostaccioli, dei rombi di pasta di cioccolato e miele, i
Bocconotti, pasta frolla ripiena di marmellata aromatizzata, la Pizza dolce, la torta della tradizione, i “Finocchietti”,
i “Torroncini”, ed i Fritti di latte, tocchetti di crema bianca
al latte fritti in pastella.
CONTATTI:
Municipio
Tel. 0861.979142 fax 0861.979225
[email protected] - www.comune.castelli.te.it
Istituto d’Arte F.A. Grue
Tel. 0861.979221 fax 0861.970656
[email protected] - www.arteceramica.it
Museo delle Ceramiche di Castelli
Tel. 0861.979378
Centro Ceramico Castellano
Tel. 0861.979121
di carne, polpettine, piselli, spinaci, mozzarella e parmigiano. Quanto mai particolari sono i “ravioli dolci”, dei
ravioli ripieni di ricotta condita con zucchero e cannella
da mangiarsi con sugo e parmigiano. Più diffusi anche nel
territorio circostante sono “i maccheroni alla chitarra con
le pallottine”, “i Tagliarelli con i fagioli”, le “crespelle ‘mbosse”, delle crépes farcite di parmigiano
grattugiato, avvolte e immerse in un delicato
brodo di pollo, le “fregnacce”, fogli di pasta all’uovo farciti. Tradizionalmente
legate alla festività del primo maggio sono “le virtù”, un minestrone di verdure, legumi secchi
e di stagione, tocchetti di
carne di vitello e maiale,
pasta all’uovo di varie forme e colori,
Pro Loco Castelli
Tel. 3349074222 - [email protected]
Carabinieri
Tel. 0861.970804
Protezione Civile
Tel e Fax. 0861.970607
CAI sez. Castelli “P. De Paulis”
www.caicastelli.it
DA NON PERDERE A CASTELLI
Festa in onore di San Antonio Abate 17 Gennaio;
Carnevale a Castelli;
Festa del Ceramista 25 Aprile;
Le virtù 01 Maggio;
Mostra Mercato dell’Artigianato Ceramico Luglio – Agosto;
Agosto a Castelli dal 01 al 31 Agosto;
Lancio del Piatto 15 Agosto;
Festival Storia dell’Arte - Agosto;
Fiera dell’Agricoltura sostenibile (Fraz. Befaro) Agosto –
Settembre;
Sagra Mortadella alla Piastra (Fraz. Colledoro) Agosto;
San Martino a Castelli;
Castelli di Natale dal 24 dicembre al 06 Gennaio;
Presepe Vivente (Fraz. Villa Rossi) 06 Gennaio;
STRUTTURE RICETTIVE, VISITE
GUIDATE
info: www.comune.castelli.te.it
Tel.0861/979142. - Cell. 3349074222
FOTO:
per Museo delle Ceramiche - Giovanni Giacomini
per CAI Castelli - Giancarlo Di Pietro
per Pro Loco Castelli – Alessandro Faiani, Fabri Gabriele
Testi:
per Pro Loco Castelli – Alessia Di Stefano
Realizzazione grafica:
Johnny Mazzocchi - [email protected]
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Comune di Castelli