PROVINCIA DI FROSINONE
PIANO FAUNISTICO VENATORIO PROVINCIALE
2014 - 2019
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
INDICE
Premessa
5
Disposizioni generali e normativa di riferimento
5
Elementi conoscitivi
7
Inquadramento territoriale
7
Assetto territoriale
7
Analisi del prelievo venatorio
7
Analisi dello stato attuale
8
Pianificazione faunistica
11
Definizione della superficie agro-silvo-pastorale
14
Metodologia applicata
15
Conclusioni
15
Destinazione territoriale
15
Analisi dello stato attuale
15
Zone di protezione della fauna
32
Siti Rete natura 2000
35
Sic
35
Zps
41
Aree naturali Protette
44
Oasi
45
Zone di Ripopolamento e cattura
60
Altre zone interdette alla caccia
60
Descrizione sommaria degli Istituti a Protezione della fauna
60
Zone a gestione privata della caccia
61
AFV
61
AATV
61
Centri Privati di produzione della fauna selvatica
64
Descrizione sommaria degli Istituti a gestione privata
65
ATC e Comprensori Omogenei
68
Altri Istituti
72
Zac
73
Monitoraggio fauna stanziale
73
Utilizzazione ai fini faunistici PSR
75
Criteri per la determinazione dei danni da fauna e procedura di risarcimento 75
Le specie di interesse conservazionistico
68
Rotte migratorie e valichi montani
72
Applicazione dei “Piani d’Azione” Nazionali
73
Munizioni al piombo ed aree di caccia “lead free hunting”
73
Monitoraggio specie di interesse conservazionistico
84
Monitoraggio degli atti illeciti di prelievo della fauna
84
Valutazione dell’ incidenza
87
allegato 1: codificazione cus
89
allegato 2: istituti
89
2.d.I) Centri di soccorso, assistenza e detenzione temporanea
della fauna selvatica in difficoltà
155
2.d.III) Appostamenti Fissi
156
allegato 4: Linee guida
159
4.c) Controllo della fauna selvatica
(ex art. 19 ln 157/92 ed ex art. 35 lr 17/95)
160
1
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4.e) Indicazioni per attenuare l’impatto dell’attività venatoria
nei siti della Rete Natura 2000
BIBLIOGRAFIA
161
163
2
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hanno collaborato alla stesura:
Provincia di Frosinone - Settore Agricoltura Caccia e Pesca
Marco Sbardella: Dirigente del Settore
Cesidio Gianni Sarrecchia: Responsabile del Servizio
Vompi Giuseppe, Gino Pullo, Maurizio De Gasperis: Funzionari del Settore
Liberi Professionisti
Paola Di Luzio D.ssa For.le
Giuseppe Francazi Dott. For.le
Marco Nicoletti Dott. For.le
Alessia Pica Dott. Sc. Nat. (PhD)
Andrea Pizzotti Agr.
Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito a vario titolo alla realizzazione
del Piano Faunistico Venatorio Provinciale, in particolare gli Uffici Provinciali, la
Polizia Provinciale, i Consigli Direttivi ed i Presidenti degli Ambiti Territoriali di
caccia (FR1 ed FR 2), le associazioni di agricoltori, le associazioni ambientaliste, le
associazioni venatorie provinciali ed i concessionari delle AA.FF.VV.
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1. PREMESSA
La Provincia di Frosinone e la Regione Lazio, in osservanza alle Direttive
Comunitarie in materia di tutela dell'Ambiente e della Fauna Selvatica, della
normativa Nazionale L. n. 157 dell'11 febbraio 1992, della normativa Regionale
L.R. n. 17 del 02 maggio 1995 predispongono ed attuano la pianificazione
faunistico-venatoria, sulla base delle conoscenze tecnico-scientifiche anche
dettati dal "Primo d ocumento orientativo sui criteri di omogeneità e congruenza per
la pianific azione faunistico-venator ia el abor ato d all'INFS" (Spagnesi et al., 1994),
ed in conformità dal lavoro svolto per la costruzione della Rete Ecologica
Nazionale dal Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo dell’Università “La
Sapienza” di Roma (Boitani et al. 2002).
Gli strumenti tecnici di base per il lavoro di programmazione sono costituiti
prevalentemente i Modelli di idoneità ambientali e la D.G.R. n. 650 del 07 agosto
2009 avente ad oggetto: L.R. 02 maggio 1995, n. 17 art. 10 (Piano FaunisticoVenatorio regionale). Approvazione "Indirizzi regionali per l'el abor azione d ei Piani
Faunistici Venatori Provincial i".
Il
Piano
Faunistico
venatorio
rappresenta,
pertanto,
lo
strumento
fondamentale con il quale la Provincia, anche attraverso la gestione differenziata
del territorio, definisce le linee di pianificazione e di programmazione delle attività
da svolgere nel proprio territorio per la conservazione e la gestione delle
popolazioni faunistiche e, nel rispetto delle finalità di tutela perseguite dalle
normative vigenti, per il prelievo venatorio.
I
piani
faunistico-venatori
provinciali,
recepiti
nel
piano
faunistico
regionale, devono necessariamente analizzare e definire il quadro della situazione
territoriale esistente, ed in particolare per:
 Definizione e quantificazione della Superficie Agro-Silvo Pastorale (S.A.S.P.);
 Individuazione e rappresentazione cartografica delle superfici sottratte alla
S.A.S.P., su base provinciale;
 Quantificazione ed individuazione cartografica delle aree a protezione della
fauna esistenti (Parchi Nazionali, Regionali, Oasi di Protezione , etc );
 Quantificazione ed elaborazione cartografica dei siti Rete Natura 2000
delimitati con atti formali adottati dall’Amministrazione Regionale (S.I.C.Z.P.S.);
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 Quantificazione ed individuazione
cartografica
degli istituti
venatori
esistenti (A.T.C., A.F.V, A.A.T.V. etc.);
 Individuazione di modelli per la valutazione delle idoneità ambientali per le
specie faunistiche a maggiore interesse venatorio.
Da quanto sopra detto scaturisce la necessità di procedere ad una
sostanziale revisione, integrazione e completamento del precedente Piano
Faunistico-Venatorio recepito in seno all'adozione del Piano Faunistico-Venatorio
Regionale con D.C.R. n. 450 del 29 luglio1998 con la finalità di raccordare i
diversi interventi succedutesi nel corso del tempo in materia di pianificazione.
Nell’impegno di adempiere agli “Orientamenti” indicati nella D.G.R. n. 650
del 7 agosto 2009 e sulla scorta degli “Elementi Conoscitivi” di cui l’Ufficio
dispone per memoria storica, accesso alle fonti bibliografiche, analisi dei risultati
delle attività di vigilanza e censimento riferiti alle A.F.V. e A.A.T.V., nonché per
coinvolgimento diretto di professionisti esperti in materia, il presente Piano ha
altresì
affrontato-analizzato
i
criteri
di
gestione
delle
ulteriori
seguenti
problematiche:
 Utilizzazione ai fini faunistici-ambientali delle risorse finanziarie del Piano
di Sviluppo Rurale del Lazio (P.S.R.L.), in previsione della imminente
prossima programmazione ma comunque in linea con gli indirizzi e
strategie emersi nel quinquennio 2007/2013;
 Prevenzione ed indirizzi inerenti il rilevamento e la determinazione dei
danni da fauna selvatica;
 Le strategie di controllo della fauna selvatica (ex art. 19 L. 157/92 e art. 35
della LR 17/95);
 Caccia di selezione agli ungulati;
 Studio di valutazione di incidenza ai sensi del D.P.R. 357/97 e ss.mm.ii. ai
fini della valutazione di eventuali impatti e disturbi dell’attività venatoria
nei siti della Rete Natura 2000 e previsione di interventi di mitigazione e
compensazione.
5
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2. DISPOSIZIONI GENERALI e NORMATIVA DI RIFERIMENTO
L'art. 1 della L. n. 157 dell'11 febbraio 1992 recita: "La fauna selvatic a è
patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutel ata nell'interesse della comunit à
nazional e ed inter nazionale";
il successivo art. 2 recita invece: "L'esercizio d ell'attività venatoria è consentito
purché non contr asti con l'esigenza di conservazione della fauna selvatic a e non
arr echi d anno effettivo alle produzioni agricole".
Dalla letture di questi due primi articoli si evidenzia come la corretta
pianificazione venatoria, o meglio ancora la sua sostenibilità abbia la duplice
finalità di tutela della fauna selvatica anche oltre il confine Provinciale che questo
piano interessa e la sostenibilità dell'attività venatoria relativamente alle attività
agricole.
Sia in passato che di recente la materia è stata sempre trattata a tutti i
livelli, il quadro di riferimento normativo che ci accingiamo a descrivere è in effetti
molto complesso come pure è complesso, senza la partecipazione di tutti i soggetti
interessati, il conseguimento degli obiettivi che il Piano si prefissa di raggiungere.
Direttive Comunitarie
Direttiva 92/43/CEE (Direttiva "Habitat")
Avente lo scopo di salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione
degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatica nel territorio
europeo degli stati membri, il recepimento della Direttiva è avvenuto in Italia nel
1997 attraverso il Regolamento D.P.R. n. 357 dell'08 settembre 1997.
Essenzialmente la Direttiva norma la gestione dei siti Natura 2000, la
valutazione di incidenza (art.6), il finanziamento (art.8), il monitoraggio e
l'elaborazione di rapporti nazionali sull'attuazione delle disposizioni della Direttiva
(artt. 11 e 17) e il rilascio di eventuali deroghe (art. 16). Riconosce, inoltre,
l'importanza degli elementi del paesaggio che svolgono un ruolo di connessione
ecologica per la flora e la fauna selvatica (art. 10).
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Direttiva 2009/147/CE (Direttiva "Uccelli")
Riconosce la perdita e il degrado degli habitat come principale fattore di
rischio per la conservazione degli uccelli selvatici, ha di conseguenza l'obiettivo di
tutelare gli habitat delle specie elencate nell'allegato I e delle specie migratorie
non elencate che ritornano regolarmente attraverso l'istituzione di una rete di
zone dette Zone a Protezione Speciali (ZPS), tali zone entrano automaticamente a
far parte della rete Natura 2000.
Il recepimento della Direttiva è avvenuto in Italia attraverso la Legge n. 157
dell'11 febbraio 1992 ed è stato integrato con il D.P.R. n. 357 dell'08 settembre
1997.
Con successivo decreto MATTM-MIPAAF del 06 novembre 2012 sono state
stabilite le modalità di acquisizione da parte della Commissione Europea dei dati
riguardanti le ricerche, i lavori, la gestione e l'utilizzazione delle specie di uccelli
di cui all'art. 1 della Direttiva 200/147/CE.
Normativa Nazionale
Legge Nazionale n. 157 dell'11 febbraio 1992
"Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo
venatorio", apporta consistenti modifiche alla precedente legge n. 968 27
dicembre 1977 "Principi generali e disposizioni per la tutela della fauna e
disciplina della caccia"; i concetti innovativi sono la pianificazione faunisticovenatoria estesa a tutta la superficie agro-silvo-pastorale (art.10) e le forme
previste per attuare la gestione programmata della caccia (art.14).
Normativa Regionale e Provinciale
Legge Regionale n. 17 del 02 maggio 1995
La Regione, nell'osservanza dei principi e delle norme stabiliti dalla legge 11
febbraio
1992,
n.157,
delle
direttive
comunitarie
internazionali, disciplina la tutela della fauna
selvatica
e
e
delle
convenzioni
l'attività
venatoria
secondo metodi di razionale programmazione delle forme di utilizzazione del
territorio e di uso delle risorse naturali, al fine della ricostituzione di più stabili
equilibri negli ecosistemi.
7
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Deliberazione della Giunta Regionale n. 6091 del 29 dicembre 1999
"Legge Regionale n. 17/95. Disciplina di funzionamento delle aziende
faunistico venatorie (AFV) e delle aziende agro-turistiche venatorie (AATV) e
relativa
regolamentazione
sanzionatoria.
Direttive
alle
province
per
la
predisposizione dei regolamenti provinciali in materia di concessioni di aziende
faunistico-venatorie e aziende agro-turistico venatorie.
Deliberazione del Consiglio Provinciale di Frosinone n. 58 del 27 luglio 1998
"Approvazione
regolamento
istituzione
e
funzionamento
aziende
faunistiche-venatorie.
Deliberazione della Giunta Regionale n. 612 del 16 dicembre 2011
"Rete Europea Natura 2000: Misure di conservazione obbligatorie da
applicarsi nelle zone di protezione speciale (ZPS) e nelle Zone Speciali di
Conservazione (ZSC)"
Deliberazione della Giunta regionale del Lazio n. 650 del 07 agosto 2009
"Legge Regionale n. 17/95 , articolo 10 (Piano Faunistico Venatorio
Regionale).
Approvazione
"Indirizzi
Regionali
per
l'elaborazione
dei
Piani
Faunistici Venatori Provinciali"
8
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3. ELEMENTI CONOSCITIVI
3.1. INQUADRAMENTO TERRITORIALE
3.1.1. ASSETTO TERRITORIALE
La Provincia di Frosinone conta 91 comuni per una popolazione totale di
quasi 500.000 abitanti e, con i suoi 3.244 kmq, è la terza provincia del Lazio per
estensione.
I confini territoriali sono posti per lo più in corrispondenza di catene
montuose, dai Monti Ernici a nord e dai rilievi dei Monti Lepini a sud-ovest, ai
Monti Ausoni e i Monti Aurunci a sud e al gruppo della Meta-Mainarde a nordest.
Il sistema montuoso che interessa il territorio della Provincia segue il
naturale sviluppo delle catene montuose della penisola, con a nord i due sistemi
principali ascrivibili all’Appennino centrale e al Preappennino laziale quelli a sud,
separati da un’ampia depressione attraversata dal fiume Sacco e dal Liri,
denominata Valle Latina.
I rilievi che caratterizzano la zona nord-est della Provincia costituiscono un
complesso montuoso caratterizzato da vette superiori ai 2.000 m, come il Monte
Meta (2.241 m) e il Monte Viglio (2.156 m), mentre la struttura montuosa formata
dai Lepini, Ausoni e Aurunci presentano vette meno imponenti ma ugualmente di
una certa importanza, come il Monte Alto (1.1416 m) e il Monte Fàmmera (1.184
m).
A dividere i due sistemi montuosi c’è la Valle Latina, con andamento NOSE, più stretta a nord-ovest della Provincia, dove è conosciuta come Valle del
Sacco (dall’omonimo fiume), e divenendo via via più ampia verso sud-est.
L'idrografia del territorio della Provincia è segnata da due bacini fluviali
principali: la Valle del Sacco e la valle del Liri-Garigliano. La prima è
caratterizzata dall’omonimo fiume, che riceve come affluente il Fiume Cosa a
nord-ovest di Ceccano. Il Fiume Sacco confluisce poi nel Liri a sud di Ceprano. Il
Fiume Liri vede le sue sorgenti nell’Appennino abruzzese per poi entrare nel Lazio
presso Sora, dove accresce notevolmente la sua portata grazie al principale
affluente, il Fibreno, che sorge presso il lago omonimo. Il Liri, che divide in due la
Provincia, dopo aver attraversato la piana di Sora raggiunge Isola del Liri dove
9
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precipita con un salto di circa 30 m, dando origine alle note cascate. Il notevole
apporto idrico del Liri è garantito tanto dal Fibreno quanto dal Gari, in zona
Cassino. Dall’unione del Liri e del Gari si origina il fiume Garigliano che segna il
confine tra le regioni Lazio e Campania.
Per quanto riguarda i bacini lacustri, la maggior parte di quelli presenti in
Provincia sono invasi artificiali per l’alimentazione delle centrali idroelettriche. Gli
unici due bacini naturali sono di origine carsica: il lago di Posta Fibreno e il lago
di Canterno presso Fiuggi.
Le catene montuose che circondano il territorio della Provincia creano al
loro interno le condizioni per un clima simile a quello continentale. I monti Lepini
e gli Aurunci, infatti, fanno da barriera naturale alle correnti occidentali
provenienti dal mare, impedendo la mitigazione delle rigidità invernali e
determinando estese gelate che si prolungano anche nelle ore diurne. Le
temperature minime invernali raggiungono facilmente valori al di sotto dello 0°C e
fenomeni nebbiosi sono piuttosto comuni e persistenti anche nelle ore diurne. Il
cuscino di aria fredda spesso presente anche per molte ore di seguito sulla
Ciociaria, determinato dall’isolamento dovuto alle catene montuose, permette il
verificarsi di fenomeni a carattere nevoso anche a bassa quota con successiva
rapida fusione.
L’estate è caratterizzata da temperature elevate, che raggiungono spesso
valori intorno ai 35°. Tuttavia, la presenza dei complessi montuosi e di corsi
fluviali importanti comportano spesso fenomeni temporaleschi localizzati. Le
stagioni maggiormente piovose sono quelle intermedie, in particolare l’autunno,
con precipitazioni medie che variano tra i 1100 e i 1600 mm annui.
Le caratteristiche orografiche del territorio provinciale, con un gradiente
altitudinale che varia dal livello del mare agli oltre 2000 m, comportano la
presenza di almeno due tipologie vegetazionali principali, la prima a carattere
termofilo, al di sotto dei 1000 m, e la seconda a carattere montano, al di sopra dei
1000 m.
Le formazioni termofile si ritrovano nelle zone più vicine alla costa e alle
altitudini meno elevate e presentano caratteristiche di vegetazione mediterraneotermoxerofila. Includono boschi di leccio (Quercus ilex), boschi di cerro (Quercus
cerris) negli ambienti più umidi e con suoli più ricchi e boschi di roverella
(Quercus pubescens) negli ambienti più xerici, su substrati calcarei permeabili.
10
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Caratteristica anche la macchia bassa a erica (Erica arborea) e lentisco (Pistacia
lentiscus). I boschi di leccio rappresentano la formazione climax dei versanti più
aridi e rocciosi e sui monti Lepini, Ausoni e Aurunci è possibile ritrovarli anche
intorno ai 1.000 m di quota, intercalati da elementi più strettamente montani
come il frassino (Fraxinus ornus), il sorbo montano (Sorbus aria) e l’acero
campestre (Acer campestre).
Le aree aperte, soprattutto quelle esposte a sud, sono principalmente
caratterizzate da popolamenti di Ampelodes mos tenax formatisi in seguito alla
distruzione della lecceta. Gli aspetti degradati della macchia mediterranea
formano le garighe, come quelle a Salvia officinalis e quelle cespugliose,
caratterizzate da specie come la Ruta chalepensis.
Per quanto riguarda le tipologie forestali poste al di sopra dei 1.000 m si
ritrovano principalmente le faggete, che si estendono in modo più o meno
continuo su tutto il territorio dai 900-1.000 m ai 1.700-1.900 m. all’interno di
tale tipologia è possibile distinguere due associazioni: Aquifolio-Fagetum e
Polysticho-F agetum. La prima è presente fino ai 1.200 m di altitudine con specie
caratteristiche come l’agrifoglio (Ilex aquifolium), Melic a uniflor a e Euphorbi a
amygd aloides. La seconda, che arriva alle altitudini maggiori, presenta specie
come Polystichum aculeatum, Epilobium montanum e Saxifr ag a r otund ifolia ed è
spesso caratterizzata da una fustaia monospecifica con un basso tasso di
biodiversità (fagetum nudum).
Negli ambienti umidi compresi tra i 1.150 e i 1.350 m è possibile rilevare la
presenza del tasso (Taxus bacc ata), allo stato arbustivo, raramente arboreo.
Al di sopra dei 1.500 m s.l.m. si ritrovano le formazioni arbustive prostrate,
estese alle catene montuose più elevate, a carattere altomontano con Juniperus
alpina. Questa, insieme a specie arbustive come Rosa pendulina e Daphne
oeloides e specie erbacee come Campanul a appennina e Luzul a sieberi formano
un’associazione che sembrerebbe indicare una fascia di conifere ormai non più
presente nell’Appennino.
Per quanto riguarda le praterie, infine, ci sono quelle primarie, al di sopra
dei cespuglieti, e quelle secondarie, derivanti dal disboscamento e dal pascolo. Le
praterie al di sopra dei 1.800 m si dividono in brometi (a Bromus er ectus),
brachiopodieti (a Brachypodium rupestre e B. genuense), i nardeti (a Nardus
striata) e i seslerieti (a Sesleria tenuifolia).
11
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3.1.2. ANALISI DEL PRELIEVO VENATORIO
Per una corretta gestione venatoria del Territorio, un utile strumento è
quello derivato dall’analisi dei carnieri. Le informazioni che si possono ricavare
dai tesserini venatori, infatti, permettono di ottenere indicazioni circa il trend
delle popolazioni animali e queste possono essere utilizzate per valutare
l’incidenza del prelievo sulle popolazioni oggetto di caccia. In questo modo è
possibile poi valutare l’eventuale necessità di adozione di provvedimenti finalizzati
alla conservazione delle stesse.
Allo stato attuale sono ancora poche le Province che provvedono al recupero
dei tesserini e che elaborano a fine stagione i dati relativi agli abbattimenti
registrativi. Inoltre, bisogna ricordare il permanere di una forte riluttanza da
parte dei cacciatori nel registrare le specie e il numero di capi abbattuti per ogni
giornata di caccia, soprattutto in considerazione della pressoché assoluta
mancanza di controlli, dovuta soprattutto alla oggettiva difficoltà, da parte degli
organi preposti, di effettuare tali verifiche dato l’elevato numero dei soggetti
interessati e la vastità dell’area da controllare.
Per la Provincia di Frosinone non si hanno a disposizione serie storiche di
dati relative ai carnieri, data la mancanza di informatizzazione dei dati passati.
Recentemente, tuttavia, è stato compiuto un notevole sforzo per migliorare la
situazione, cominciando dall’informatizzazione dei dati dei tesserini venatori a
partire dalla stagione 2010/2011 fino alla stagione 2012/2013 (tab. 1, 2 e 3),
sono ad oggi in corso di elaborazione i dati dei tesserini venatori relativi alla
stagione venatoria 2013/2014.
Solo tre anni di dati, ovviamente, non permette di ottenere informazioni
utili sullo stato conservativo delle popolazioni oggetto del prelievo venatorio.
Tuttavia è possibile ricavare qualche indicazione circa la maggiore o minore
pressione esercitata sulle singole specie, possibile indice tanto di un diverso
interesse venatorio, quanto di una eventuale maggiore o minore presenza delle
singole specie sul Territorio.
Di seguito sono riportate le tabelle riassuntive delle specie di fauna
selvatica oggetto di prelievo venatorio con il relativo numero di abbattimenti come
desunto dalla verifica dei tesserini:
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SPECIE
NUMERO DI CAPI
ABBATTUTI
coniglio selvatico
lepre comune
170
358
Cinghiale
327
Volpe
208
Allodola
Beccaccia
Beccaccino
Codone
Marzaiola
Quaglia
Tortora
Alzavola
Canapiglia
Cesena
Colombaccio
Fischione
Frullino
Mestolone
Moretta
Moriglione
Pavoncella
tordo bottaccio
tordo sassello
Folaga
Merlo
Porciglione
Fagiano
cornacchia grigia
gallinella d'acqua
Gazza
germano reale
ghiandaia
Starna
2438
2472
253
10
37
1531
1201
181
0
300
1832
25
18
115
0
0
0
20671
5092
4
2879
7
1223
953
9
208
26
231
169
TOTALE
42948
migratori lungo
raggio
migratori corto
raggio
migratori parziali
stanziali
Tab. 1: Totale degli abbattimenti registrati per la stagione venatoria
2012/2013.
13
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SPECIE
NUMERO DI CAPI
ABBATTUTI
coniglio selvatico
lepre comune
2
538
Cinghiale
375
Volpe
218
Allodola
Beccaccia
Beccaccino
Codone
Marzaiola
Quaglia
Tortora
Alzavola
Canapiglia
Cesena
Colombaccio
Fischione
Frullino
Mestolone
Moretta
Moriglione
Pavoncella
tordo bottaccio
tordo sassello
Folaga
Merlo
Porciglione
Fagiano
cornacchia grigia
gallinella d'acqua
Gazza
germano reale
ghiandaia
Starna
2763
2847
250
0
35
1510
3224
7
3
269
1395
0
49
6
0
0
2
17636
2479
107
3204
15
1024
520
18
271
90
387
0
TOTALE
39244
migratori lungo
raggio
migratori corto
raggio
migratori parziali
stanziali
Tab. 2: Totale degli abbattimenti registrati per la stagione venatoria
2011/2012.
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SPECIE
NUMERO DI CAPI
ABBATTUTI
coniglio selvatico
lepre comune
6
888
Cinghiale
355
Volpe
491
Allodola
Beccaccia
Beccaccino
Codone
Marzaiola
Quaglia
Tortora
Alzavola
Canapiglia
Cesena
Colombaccio
Fischione
Frullino
Mestolone
Moretta
Moriglione
Pavoncella
tordo bottaccio
tordo sassello
Folaga
Merlo
Porciglione
Fagiano
cornacchia grigia
gallinella d'acqua
Gazza
germano reale
Ghiandaia
Starna
732
4663
369
21
44
1741
4376
189
2
187
2061
5
36
15
0
0
5
32993
5247
133
5144
44
2065
846
280
334
150
744
0
TOTALE
64166
migratori lungo
raggio
migratori corto
raggio
migratori parziali
stanziali
Tab. 3: Totale degli abbattimenti registrati per la stagione venatoria
2010/2011.
15
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Come si può osservare dalla tabella, la maggiore pressione venatoria viene
esercitata sull’avifauna, con il 97-98% del totale (fig. 4, 5 e 6). All’interno di
questo gruppo poi, può essere valutata l’importanza relativa delle diverse specie
in base a quella che è la loro ecologia, distinguendo le specie non migratrici da
quelle migratrici, sia acquatiche sia terrestri.
Fig. 4: Analisi dei dati dei carnieri per la stagione 2012/2013.
Fig. 5: Analisi dei dati dei carnieri per la stagione 2011/2012.
16
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Fig. 6: Analisi dei dati dei carnieri per la stagione 2010/2011.
Andando ad analizzare i dati relativi all’avifauna (fig. 7, 8 e 9), si può osservare
come i migratori terrestri siano quelli maggiormente soggetti alla pressione
venatoria, e scendendo nel dettaglio dei singoli gruppi (figg. 10, 11 e 12) risulta
evidente l’importanza di specie come il tordo bottaccio (32993 capi abbattuti),
l’allodola (7320), il tordo sassello (5227), il merlo (5144), la beccaccia (4663) e la
tortora (4376).
Fig.7: Analisi dei dati relativi all’avifauna per la stagione 2012/2013.
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Fig. 8: Analisi dei dati relativi all’avifauna per la stagione 2011/2012.
Fig.9: Analisi dei dati relativi all’avifauna per la stagione 2010/2011.
Fig. 10: Analisi dei dati relativi ai non migratori per la stagione 2012/2013.
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Fig. 11: Analisi dei dati relativi ai non migratori per la stagione 2011/2012.
Fig.12: Analisi dei dati relativi ai non migratori per la stagione 2010/2011.
Fig. 13: Analisi dei dati relativi ai migratori terrestri per la stagione
2012/2013.
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Fig. 14: Analisi dei dati relativi ai migratori terrestri per la stagione
2011/2012.
Fig. 15: Analisi dei dati relativi ai migratori terrestri per la stagione
2010/2011.
Fig. 16: Analisi dei dati relativi ai migratori acquatici per la stagione
2012/2013.
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Fig. 17: Analisi dei dati relativi ai migratori acquatici per la stagione
2011/2012.
Fig. 18: Analisi dei dati relativi ai migratori acquatici per la stagione
2010/2011.
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4. PIANIFICAZIONE FAUNISTICA
4.1. D EFINIZIONE DELLA SUPERFICIE A GRO SILVO PASTORALE PER LA PROVINCIA DI
FROSINONE
Per il calcolo della SASP, la Regione Lazio ha fatto riferimento alle tipologie
ambientali codificate nella Carta di Uso del Suolo (CUS, base dati 2000)
considerando come utile l’intera superficie provinciale, con la sola eccezione delle
tipologie ricomprese nella classe 1 (Superfici Artificiali). Al calcolo sono state
inoltre sottratte le superfici relative all’ingombro del reticolo stradale e ferroviario
aumentate di un determinato buffer dipendente dalla larghezza della carreggiata
22
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(vedi “Indirizzi Regionali per l’Elaborazione dei Piani Faunistici Provinciali
approvati con D.G.R. n. 650 del 7 agosto 2009”).
Dal calcolo effettuato dalla Regione Lazio, la Provincia di Frosinone, che
presenta una superficie territoriale totale di 324.803,00 ha, risulta avere una
SASP definita da 300.289,23 ha.
Dopo un’analisi preliminare del territorio, la Provincia ha deciso di operare
un nuovo calcolo della Superficie Agro Silvo Pastorale, sulla base dell’elevata
presenza di aree edificate in tutto il territorio, non ricadenti nella classe delle
Superfici Artificiali, avvalendosi dell’utilizzo di sistemi GIS.
Il calcolo è stato effettuato tenendo conto delle tipologie ambientali
codificate nella Carta di Uso del Suolo, tramite fotointerpretazione dei voli aerei
effettuati nel 2000. Sono inoltre stati rispettati tutti i parametri espressi negli
Indirizzi Regionali, ossia:

non sono state prese in considerazione tutte le tipologie ambientali
ricadenti nella classe 1 della CUS;

sono state sottratte le superfici, al di fuori di quelle ricadenti nella classe 1
della
CUS,
relative
all’ingombro
del
reticolo
ferroviario
e
stradale
aumentate, in quest’ultimo caso, di un buffer di dimensioni variabile
secondo le diverse ampiezze;

non è stata applicata alcuna decurtazione per le aree rilevate contenenti
superfici edificate e rispettive pertinenze inferiori ai 50 mq.
Relativamente alle superfici edificate ricadenti nella classe 2 della CUS:

si è applicata una decurtazione pari alla superficie rilevata aggiunta di un
buffer di 50 m per superfici edificate e rispettive pertinenze di superficie
compresa tra i 50 e i 200 mq;

si è applicata una decurtazione pari alla superficie rilevata aggiunta di un
buffer di 100 m per le aree contenenti superfici edificate e rispettive
pertinenze superiore ai 200 mq.
Relativamente alle superfici edificate ricadenti nelle altre classi della CUS:
23
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca

si è applicata una decurtazione pari alla superficie edificata e rispettive
pertinenze senza l’aggiunta di alcun buffer.
4.2. M ETODOLOGIA APPLICATA
Per calcolare la superficie interessata dalle case e dai fabbricati non inclusi
all’interno della classe 1 della Carta di Uso del Suolo sono stati effettuati diversi
livelli di analisi.
La prima fase ha comportato la poligonazione delle superfici edificate e delle
rispettive pertinenze. A tale scopo è stata effettuata una verifica su tutto il
territorio, con un controllo fotointerpretativo di tutte le foto aeree (volo 2000)
disponibili per la Provincia, che ha portato alla creazione di 36.955 poligoni per
una superficie totale di 3.411,527 ha (fig. 19).
24
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fig. 19. Esempio di perimetrazione di superfici edificate. Le aree edificate non
perimetrate rientravano già nella classe 1 della CUS, già precedentemente
eliminata.
La seconda fase di elaborazione ha comportato l’intersezione dello shape file
relativo ai poligoni degli edifici con la Carta di Uso del Suolo, in modo da poter
dividere i poligoni in base alla loro appartenenza alla classe 2 o alle altre classi
della CUS (fig. 20), vista la diversa metodologia da applicare con le differenti
classi.
Tale divisione ha portato alla creazione di un file comprendente 3179
poligoni, ricadenti nelle classi diverse dalla 2, per una superficie totale di 239,114
ha e un file comprendente 33776 poligoni, ricadenti nella classe 2 della CUS, per
una superficie complessiva di 3.172,413 ha.
Quest’ultimo è stato poi ulteriormente suddiviso in base alle dimensioni dei
poligoni, in modo da separare quelli con superficie compresa tra i 50 e i 200 mq
da quelli con superficie superiore ai 200 mq e poter così effettuare la creazione di
buffer di dimensioni diverse in base alle superfici.
fig. 20. Esempio di sovrapposizione fra la CUS e i poligoni inerenti le
superfici edificate.
Il passo successivo è stato quello di creare dei buffer intorno ai poligoni. È
stato applicato un buffer di 50 m per tutte le superfici edificate con area
25
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compresa tra i 50 e i 200 mq, e un buffer di 100 m per tutte le superfici edificati
con area superiore ai 200 mq. In entrambi i casi si è provveduto a fondere i buffer
tra loro per eliminare le sovrapposizioni (fig. 21).
fig. 21. Esempio dei buffer per le superfici comprese tra i 50 e i 200 mq e
per quelle superiori ai 200 mq.
I due file sono stati unificati e al file risultante si è poi aggiunta la superficie
dei poligoni concernenti le superfici edificate ricomprese nelle classi 3, 4 e 5 della
CUS.
L’ultima fase ha comportato la fusione di tutte le superfici per eliminare le
zone di sovrapposizione fra le diverse aree, in modo da evitare una sovrastima
della superficie totale da sottrarre. Inoltre, si è proceduto a tagliare la superficie
risultante sulla Carta di Uso del Suolo in modo da rimuovere le aree ricadenti
all’interno della classe 1. Le superfici dei buffer, infatti, andavano spesso a cadere
all’interno di tali tipologie ambientali (fig. 22).
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fig. 22. Superficie totale dei buffer e dei poligoni relativi alle superfici
edificate ricadenti nelle classi 3, 4 e 5 della CUS.
La superficie derivante da tutte le operazioni sopra descritte è risultata
essere di
90.508.442
ha (fig. 23). A quest’area è poi stata aggiunta quella
inerente la classe 1 della Carta di Uso del Suolo e quella concernente le superfici
relative all’ingombro del reticolo ferroviario e stradale aumentate di un
determinato buffer .
In questo modo è stato possibile ricavare il totale delle aree da sottrarre al
territorio della Provincia di Frosinone per ottenere la reale superficie utilizzabile
come Superficie Agro Silvo Pastorale.
Il totale dell’area da sottrarre è risultato essere di 90.508.442 ha.
27
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fig. 23. Superficie totale dei buffer e dei poligoni relativi alle superfici
edificate non ricadenti nella classe 1 della CUS.
4.3. CONCLUSIONI
In conclusione, quindi, partendo da una superficie totale della Provincia di
Frosinone di 324.803,00 ha, è stata sottratta tutta la superficie della classe 1
della CUS per un totale di 19.428,641 ha, più le superfici (ricadenti al di fuori
della classe 1) relative all’ingombro del reticolo ferroviario e stradale aumentate di
un determinato buffer per un totale di 5.085,129 ha (valore ricavato dai calcoli
effettuati
dalla
Regione
Lazio
e
riportati
negli
“Indirizzi
Regionali
per
l’Elaborazione dei Piani Faunistici Provinciali”), più la superficie calcolata per
tutti i fabbricati rilevati sul territorio della Provincia che non ricadevano nella
classe 1, per un totale di 90.508.442 ha.
La Superficie Agro Silvo Pastorale per la Provincia di Frosinone,
derivante dal nuovo calcolo, risulta quindi essere di (HA 209.780.788)
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4.4. D ESTINAZIONE TERRITORIALE
In base all’attuale normativa (L.R. 05/95 n°17), le Province del Lazio devono
destinare una percentuale del territorio agro-silvo-pastorale non inferiore al 20%
e non superiore al 30% a protezione della fauna selvatica, comprendendo in essa
tutte le aree ove sia comunque vietata l'attività venatoria anche per effetto di altre
leggi o disposizioni. Inoltre, il territorio agro-silvo-pastorale è destinato a caccia
riservata a gestione privata nella percentuale massima del 15%. (regolamento
provinciale ripartizione 15%).
4.4.1. ANALISI DELLO STATO ATTUALE
4.4.1.1. ZONE DI PROTEZIONE DELLA FAUNA
L’articolo 11, comma 1, della L.R. n°17/95 prevede, recependo il disposto
della L. 157/92, che la superficie destinata a protezione della fauna selvatica di
ogni provincia debba essere non inferiore al 20% e non superiore al 30% della
Superficie Agro-Silvo-Pastorale.
In questa tipologia di gestioni territoriali rientrano le seguenti aree:
1. Parchi Nazionali e Regionali;
2. Riserve Naturali Regionali;
3. Parchi Urbani e Suburbani,
4. Monumenti Naturali;
5. Fondi chiusi;
6. Oasi di protezione;
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7. Zone di ripopolamento e cattura;
8. Centri pubblici di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale;
9. Zone interdette dall’autorità militare;
10. Altre aree ove sia vietata l’attività venatoria anche per effetto di altre leggi o
disposizioni.
Nelle seguenti tabelle sono elencate le superfici relative alle diverse tipologie di
istituti a protezione della fauna selvatica presenti alla data del 01 giugno 2014
nel territorio della Provincia di Frosinone.
AREE NATURALI PROTETTE
Nazionali e Regionali
Parco Nazionale Abruzzo, Lazio e
Molise
Parco Naturale Regionale Monti
Simbruini
Parco Naturale Regionale Monti
Aurunci
Parco Naturale Regionale Monti
Ausoni e Lago di Fondi
Riserva Naturale Regionale Lago di
Canterno
Riserva Naturale Regionale Lago di
Posta Fibreno
Superficie (ha)
ATC
Mappa
7.154,00
1
si
11.630,00
1
si
5.081,00
2
si
1.691,57
2
si
1.828,00
1
si
341,4
1
si
710,4
2
si
694
2
si
6,5
1
si
334,6
1
si
Riserva Naturale Regionale Antiche
Città di Fregellae e Fabrateria Nova
e Lago di San Giovanni Incarico
Monumento Naturale Montecassino
Monumento Naturale Area Verde
Viscogliosi
Monumento Naturale Bosco Faito
30
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Monumento Naturale Fiume Fibreno
e Rio Carpello
Monumento Naturale Grotte di
Falvaterra e Rio Obaco
Monumento Naturale Selva di
Paliano e Mola Piscoli
41,18
1
si
133,5
2
si
461,36
1
si
pari al 14,35% della
TOTALE (Ha)
30.107,51
OASI (Comune)
Superficie (ha)
ATC
3475
1
200
2
676
2
Sant’Oliva (Pontecorvo)
872,6
2
TOTALE (Ha)
5.223,60
Bosco di Trisulti – Oasi Inferno
(Alatri, Collepardo, Vico nel Lazio)
Montecassino (Cassino)
Santa Serena – Pratillo (Morolo,
Supino)
ZONE INTERDETTE
SASP
pari al 2,49% della
SASP
Superficie (ha)
ATC
Zone Militari
500
1e 2
TOTALE (Ha)
500
DALL’AUTORITÁ MILITARE
ZONE DI RIPOPOLAMENTO E
CATTURA (Comune)
Monte Cairo (Colle San Magno e
pari allo 0,24% della
SASP
Superficie (ha)
ATC
560
2
31
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Terelle)
Colle Terelle (Alvito e Campoli
1192
1
Montenero (Castro dei Volsci)
1219
2
TOTALE (Ha)
2.971,00
Appennino)
ALTRE AREE A CACCIA VIETATA Superficie (ha)
Fondi chiusi
pari all' 1,42% della
SASP
ATC
3,082
1
15,60
1
Riservini AFV-AATV PNALM
3.426,74
1e 2
Zone a chiusura temporanea ATC
1.068,30
2
Fasce di rispetto (ferrovie e strade)
16.125.67
1e 2
TOTALE (Ha)
20.639,392
TOTALE GENERALE (Ha)
59.441,50
Centri Pubblici Produzione Fauna
Selvatica
pari al 9,84% della
SASP
pari al 28,33% della
SASP
Allo stato attuale, la superficie destinata a protezione della fauna selvatica è
del 28,33 per cento del territorio agro-silvo-pastorale, rispettando i limiti minimi
(20 per cento) e massimi (30 per cento) previsti dalla normativa vigente.
32
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5. SITI RETE NATURA 2000
Natura 2000 è il principale strumento della politica dell'Unione Europea per
la conservazione della biodiversità. Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto
il territorio dell'Unione, istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE "Habitat" per
garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di
flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario.
La rete Natura 2000 è costituita dai Siti di Interesse Comunitario (SIC),
identificati dagli Stati Membri secondo quanto stabilito dalla Direttiva Habitat,
che vengono successivamente designati quali Zone Speciali di Conservazione
(ZSC), e comprende anche le Zone di Protezione Speciale (ZPS) istituite ai sensi
della Direttiva 2009/147/CE "Uccelli" concernente la conservazione degli uccelli
selvatici.
Le aree che compongono la rete Natura 2000 non sono riserve rigidamente
protette dove le attività umane sono escluse; la Direttiva Habitat intende
garantire la protezione della natura tenendo anche "conto delle esigenze
economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali" (Art.
2). Soggetti privati possono essere proprietari dei siti Natura 2000, assicurandone
una gestione sostenibile sia dal punto di vista ecologico che economico.
La Direttiva riconosce il valore di tutte quelle aree nelle quali la secolare
presenza dell'uomo e delle sue attività tradizionali ha permesso il mantenimento
di un equilibrio tra attività antropiche e natura. Alle aree agricole, per esempio,
sono legate numerose specie animali e vegetali ormai rare e minacciate per la cui
sopravvivenza è necessaria la prosecuzione e la valorizzazione delle attività
tradizionali, come il pascolo o l'agricoltura non intensiva. Nello stesso titolo della
Direttiva viene specificato l'obiettivo di conservare non solo gli habitat naturali ma
anche quelli seminaturali (come le aree ad agricoltura tradizionale, i boschi
utilizzati, i pascoli, ecc.).
Un altro elemento innovativo è il riconoscimento dell'importanza di alcuni
elementi del paesaggio che svolgono un ruolo di connessione per la flora e la
fauna selvatiche (art. 10). Gli Stati membri sono invitati a mantenere o
all'occorrenza sviluppare tali elementi per migliorare la coerenza ecologica della
rete Natura 2000.
33
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5.2. Zone a Protezione Speciale (ZPS)
Le zone di protezione speciale o ZPS, sono zone di protezione poste lungo
le rotte di migrazione dell’avifauna, finalizzate al mantenimento ed alla
sistemazione di idonei habitat per la conservazione e gestione delle popolazioni di
uccelli selvatici migratori.
Tali aree sono state individuate dagli stati membri dell'Unione Europea
(Direttiva 79/409/CEE nota come Direttiva Uccelli [1]) e assieme alle Zone Speciali
di Conservazione costituiscono la Rete Natura 2000.
Tutti i piani o progetti che possano avere incidenze significative sui siti e
che non siano non direttamente connessi e necessari alla loro gestione devono
essere assoggettati alla procedura di Valutazione di incidenza ambientale.
In Italia, a dicembre 2012 risultano censite 277 zone di protezione speciale.
5.3.Siti di Interesse Comunitario (SIC)
In ambito ambientalistico il termine è usato per definire un'area:
 che contribuisce in modo significativo a mantenere o ripristinare una delle
tipologie di habitat definite nell'allegato 1 o a mantenere in uno stato di
conservazione soddisfacente una delle specie definite nell'allegato 2 della
direttiva Habitat;
 che può contribuire alla coerenza della rete di Natura 2000;
 e/o
che
contribuisce
in
modo significativo
al
mantenimento
della
biodiversità della regione in cui si trova.
Secondo quanto stabilito dalla direttiva, ogni stato membro della Comunità
europea deve redigere un elenco di siti (i cosiddetti pSIC, proposte di siti di
importanza comunitaria) nei quali si trovano habitat naturali e specie animali
(esclusi gli uccelli previsti nella direttiva 79/409/CEE o direttiva Uccelli) e
vegetali. Sulla base di questi elenchi, e coordinandosi con gli stati stessi, la
Commissione redige un elenco di siti d'interesse comunitario (SIC). Entro sei anni
dalla dichiarazione di SIC l'area deve essere dichiarata dallo stato membro zona
speciale di conservazione (ZCS). L'obiettivo è quello di creare una rete europea di
ZSC e zone di protezione speciale (ZPS) destinate alla conservazione della
biodiversità denominata Natur a 2000.
34
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In Italia la redazione degli elenchi SIC e ZPS è stata effettuata a cura delle
regioni e delle province avvalendosi della consulenza di esperti e di associazioni
scientifiche del settore. Tutti i piani o progetti che possano avere incidenze
significative sui siti e che non siano non direttamente connessi e necessari alla
loro gestione devono essere assoggettati alla procedura di valutazione di incidenza
ambientale.
In Italia,
a dicembre
2012 risultano
censiti
2.299 siti
d'interesse
comunitario.
Di seguito sono elencate i SIC e le ZPS ricadenti nel territorio della
Provincia di Frosinone:
Tipologia
SIC
Denominazione
Versante Meridionale del Monte
Scalambra
Codice
IT6050001
SIC
Monte Porciano (versante Sud)
IT6050002
SIC
Castagneti di Fiuggi
IT6050003
SIC
Monte Viglio (area sommitale)
IT6050004
SIC
Alta Valle del Fiume Aniene
IT6050005
SIC
Grotta dei Bambocci di Collepardo
IT6050006
SIC
Monte Tarino e Tarinello (area
sommitale)
IT6050007
SIC
Monti Simbruini ed Ernici
IT6050008
SIC
Campo Catino
IT6050009
SIC
Valle dell'Inferno
IT60550010
SIC
SIC
Monte Passeggio e Pizzo Deta (versante
Sud)
Monte Passeggio e Pizzo Deta (area
sommitale)
IT60550011
IT6050012
ZPS
Monte Cornacchia - Tre Confini
IT6050013
SIC
Vallone Lacerno (fondovalle)
IT6050014
SIC e ZPS
Lago di Posta Fibreno
IT6050015
SIC
Monte Ortara e Monte La Monna
IT6050016
SIC
Pendici di Collenero
IT6050017
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SIC
Cime del Massiccio della Meta
IT6050018
ZPS
Monti della Meta
IT6050019
SIC
Val Canneto
IT6050020
SIC
Monte Caccume
IT6050021
SIC
Grotta di Pastena
IT6050022
SIC
Fiume Amaseno (alto corso)
IT6050023
SIC
Monte Calvo e Monte Calvilli
IT6050024
SIC
Bosco Selvapiana di Amaseno
IT6050025
SIC
Parete del Monte Fammera
IT6050026
SIC e ZPS
Gole del Fiume Melfa
IT6050027
SIC e ZPS
Massiccio del Monte Cairo
IT6050028
SIC
Sorgenti dell'Aniene
IT6050029
5.4. Zone Interdette alla caccia
1) AREE NATURALI PROTETTE. Le aree naturali protette, chiamate
comunemente anche riserve naturali o oasi naturali, hanno la funzione di
mantenere l'equilibrio ambientale di un determinato luogo, aumentandone la
biodiversità. Si tratta di aree naturali caratterizzate da paesaggi eterogenei e
abitate da diverse specie di animali e vegetali.
2) OASI. Destinate unicamente alla funzione di protezione della fauna
stanziale e migratoria; hanno la funzione di mantenere l'equilibrio ambientale di
un determinato luogo, aumentandone la biodiversità. Si tratta di aree naturali
caratterizzate da paesaggi eterogenei e abitate da diverse specie di animali e
vegetali.
Un'oasi naturale è destinata al rifugio, alla riproduzione e alla sosta della
fauna selvatica, dove è proibita la caccia - salvo per motivi di controllo delle specie
di fauna selvatica in soprannumero -. Questo controllo selettivo, può essere
praticato mediante cattura, quando l’ISPRA verifichi l'inefficacia degli altri metodi.
in materia ambientale.
Le oasi di protezione vengono soppresse, qualora non sussistano più le
condizioni idonee al conseguimento delle loro finalità e per modificazioni certificate
dall'ISPRA, sulla base di censimenti delle specie di interesse,
36
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
3) ZONE DI RIPOLAMENTO E CATTURA. Le zone di ripopolamento e
cattura sono territori di ampie dimensioni (alcune centinaia di ettari) in cui la
caccia è vietata; vengono individuate dalla Provincia per produrre in maniera
naturale, fauna stanziale, destinata a ripopolare il territorio cacciabile e nel
contempo proteggere la restante fauna selvatica. Questo tipo di gestione consente
di ripopolare il territorio con animali nati nelle stesse aree geografiche in cui
verranno reintrodotti e riduce il rischio di diffusione di malattie e di epizoozie
(rispetto alla immissione di animali di provenienza estera).
4) ZONE INTERDETTE DALLE AUTORITA' MILITARI, rientrano in questa
tipologia di aree tutti i siti, ancorché non cartografati per ragione di sicurezza,
interdetti all'attività venatoria nelle quali insistono aeroporti (militari e civili),
Stabilimento Militare Propellenti, Caserme Militari etc.
5) ALTRE AREE A CACCIA VIETATA, ricadono in questa tipologia tutte le
aree che per effetto di altri leggi o disposizioni sono interdette all'attività
venatoria. La Provincia di Frosinone ha inteso includere in questo Piano
Faunistico le seguenti tipologie:

Fondi Chiusi previsto dall'art. 31 della L.R. 17/95 e finalizzato alla
tutela e valorizzazione dell'ambiente;

Centri Pubblici di Produzione della Fauna Selvatica di cui all'art.
16 della L.R. 17/95, hanno per scopo la riproduzione di fauna
selvatica allo stato naturale ai fini di ricostituzione della fauna
autoctona, da utilizzare esclusivamente per le azioni di ripopolamento
e reintroduzione;

Riservini delle A.F.V.-A.A.T.V. ai sensi della D.C.P. n. 58/1998,
nelle Aziende Faunistico-venatorie ed Agro-turistico-venatorie deve
essere individuata un'area di divieto di caccia permanente non
inferiore al 10% della superficie aziendale. Nel caso di Aziende
confinanti con aree protette la zona di divieto di caccia permanente
deve essere collocata lungo tutto il confine con l'Area Protetta.

Zone a Chiusura Temporanea degli Ambiti Territoriali Caccia, con
D.G.P. n. 7 del 13/01/2006 la Provincia di Frosinone ha delegato, tra
l'altro, agli Ambiti Territoriali di Caccia l'istituzione di divieto
temporaneo di caccia "zone di rifugio" finalizzate alla reintroduzione,
37
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
all'ambientamento, alla riproduzione, alla sosta ed alla cura della
prole.

fasce laterali alle vie di comunicazione ferroviarie ed alle strade
cazzozzabili
Le fasce laterali alle vie di comunicazioni ferroviarie ed alle strade
carrozzabili risultano essere attualmente di ettari 59.992.81, (pari al
21,40 % della SASPS) in applicazione delle disposizioni della PFVR
approvato con DCR N.450/98, come da DGP n. 335 del 30/09/1998
(notìficata alla Regione Lazio con nota A/R 2444 del 23/11/98).
In questa fase le stesse fascie laterali vengono ricalcolate ai sensi della
D.G.R. n. 650/2009 "Approvazioni indirizzi regionali per l'elaborazione
dei Piani Faunistico-Venatori Provinciali sono individuate le superfici
ricompresi entro i primi 50 metri da vie di comunicazioni ferroviaria e da
strade carrozzabili, ettari 16.125.67, eccettuate le strade poderali ed
interpoderali, infatti, la distanza di 50 m. da dette infrastrutture, risulta
interdetta alla caccia ai sensi dell' art. 37 del L.R. 17/95 ed ai sensi
della citata D.G.R. 650/2009 "...omissis..... le aree ove sia comunque
interdetto l'esercizio venatorio per effetto di altre leggi o disposizioni,
devono corrispondere a caratteristiche di pregio ambientale e faunistico
che giustifichino specifiche attività di gestione, in sede di definizione del
Piano faunistico Venatorio provinciale dovrà essere prevista una loro
tabellazione con esclusione dei bacini interni ove ci si potr à limitare
all'apprestamento di segnaletica di avviso d a collocare nella viabilità di
accesso al perimetro del bacino interdetto all'esercizio venatorio, e
l'adozione di specifici piani di gestione e di intervento indirizzati ad una o
più specie di fauna selvatica".

zone percorse dal fuoco, ai sensi della L.21/11/2000 n. 353 che recita:
"....omissis...... Sono altresì vietati per dieci anni, limitatamente ai
soprassuoli delle zone boscate percorsi dal fuoco, il pascolo e la caccia".
Attualmente la superficie percorsa dal fuoco è di circa ettari 10.000 dati
comunicati dal CFS pari al 5 % della SASPS) certamente sotto stimata e
non calcolata nel conteggio delle altre aree a caccia vietata in questa fase
e con riserva di integrare il presente Piano, ove necessario.
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5.5. DESCRIZIONE SOMMARIA DEGLI ISTITUTI INTERDETTI ALL'ATTIVITA'
VENATORIA
5.5.1. Parco Nazionale Abruzzo, Lazio e Molise
Fig.24
Il territorio del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise è costituito
principalmente da un insieme di catene montuose di altitudine compresa tra i
900 e i 2.200 m s.l.m.
Le montagne del Parco presentano un paesaggio vario ed interessante in cui
si alternano vette tondeggianti, tipiche dell'Appennino, a pendii dirupati dal tipico
aspetto alpino. La zona centrale del Parco è percorsa dal fiume Sangro, al quale
affluiscono vari torrenti; nella zona più esterna defluiscono, invece, le acque del
fiume Giovenco, del Melfa, del Volturno e di altri fiumi.
A causa del fenomeno carsico, le acque scorrono spesso in letti sotterranei
e formano risorgive a valle, talvolta anche fuori del territorio del Parco. All'interno
del Parco esistono due bacini lacustri: il lago artificiale di Barrea alimentato dal
fiume Sangro ed il lago Vivo di origine naturale. Quest'ultimo è situato in una
depressione di origine tettonica posta a circa 1.600 m s.l.m. Essendo alimentato
in parte da sorgenti proprie ed in parte dallo scioglimento delle nevi, le sue
dimensioni seguono andamenti stagionali.
Il territorio del Parco è stato in passato modellato da fenomeni di
giacialismo e carsismo, oggi testimoniati dalla presenza di circhi glaciali nella
parte alta delle vallate, depositi morenici, rocce montonate lungo le valli, grotte,
fenditure e doline. Le rocce del Parco sono per la maggior parte di natura
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calcarea. Nella zona della Camosciara è presente la dolomia, un tipo di roccia che,
essendo impermeabile, permette all'acqua di scorrere in superficie dando luogo a
pittoresche cascate e pozze d'acqua.
Nei rilievi più importanti, come il Monte Marsicano, la Montagna Grande, la
catena del Petroso e della Meta, il Monte Greco, sono scolpiti in forma visibile i
segni dei grandi eventi della storia della Terra, che hanno condizionato la
morfologia del territorio fino ai nostri giorni. Là dove 160 milioni di anni fa si
ergevano possenti scogliere coralline immerse in caldi mari tropicali, oggi
possiamo ammirare imponenti massicci. Le acque meteoriche, sciogliendo il
calcare con cui è stata "costruita" la roccia, penetrano nelle viscere dei monti, si
arricchiscono di preziosi minerali e vanno a formare grandi emergenze situate alla
base delle catene montuose. Notevoli e suggestive sono le sorgenti del Volturno,
nei pressi di Rocchetta al Volturno o quelle di Posta Fibreno nell'alta Ciociaria,
che nel contesto formano habitat acquatici di raro valore naturalistico.
Lungo i versanti e le valli del Parco si possono ammirare le impronte delle
glaciazioni che hanno lasciato ai nostri giorni circhi glaciali, morene e massi
erratici sui Monti della Meta, sul Marsicano e sul Greco. Ancora più emozionanti
appaiono gli enormi fenomeni erosivi prodotti dalle acque piovane e dai fiumi che,
fessurando la fragile roccia, forgiano profonde gole, come quella della Foce di
Barrea, una forra spettacolare di 5 chilometri di lunghezza attraversata dal fiume
Sangro che, dopo aver formato l'omonimo lago artificiale, fragorosamente
raggiunge la pianura alluvionale tra Alfedena e Castel di Sangro, tra vertiginose
pareti verticali.
La morfologia del territorio è molto complessa ed elaborata, per cui nel
contesto dei rilievi montuosi si aprono ampi altipiani come la distesa di
Pescasseroli o suggestivi pianori carsici come quello delle "Forme" in comune di
Pizzone e quello di "Campitelli" in comune di Alfedena, incassati nella ripida
cordigliera delle Mainarde.
Tuttavia, quando si arriva nel cuore del Parco grande è l'emozione
provocata dall'impressionante anfiteatro naturale della Camosciara molto simile,
nell'aspetto e nella struttura, alle montagne dolomitiche, che racchiude nel
proprio contesto la zona di Riserva Integrale. Da qualche anno è stata abolita la
strada provinciale che consentiva la penetrazione nell'area per circa 3 km al
traffico motorizzato, con grande disturbo per la flora e la fauna selvatiche. Oggi,
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invece, partendo dall'area di sosta, situata a fianco della SS Marsicana, oltre la
riva destra del Sangro, è possibile godere del grandioso scenario percorrendo un
comodo itinerario a piedi, accompagnati dai suoni della natura e lontano dagli
assordanti rumori delle auto, moto e pulman. La catena della Camosciara,
insieme alle contigue Val di Rose e Valle Iannanghera rappresentano i luoghi del
"culto" della natura protetta, dove si possono osservare con meraviglia a pochi
metri di distanza e in ogni stagione, stupendi esemplari del Camoscio d'Abruzzo,
che
grazie all'opera
dell'Ente Parco,
ha raggiunto
oggi
una
consistente
popolazione.
Lungo i versanti, quasi sempre impervi, si dipartono innumerevoli e ripide
vallate come la profonda incisione della Valle del Sagittario che dopo vari
chilometri di ripide strettoie si apre nella conca di Sulmona; o come la profonda
Val Canneto, nel versante laziale, dove la ricchezza delle acque e il clima
particolarmente umido ne fanno una delle valloni più ricchi di vegetazione
forestale.
Il versante nord-ovest del Parco si affaccia nell'immenso altopiano lacustre
del Fucino, prosciugato dal principe Alessandro Torlonia nel 1877 e trasformato
in una vasta pianura agricola, ma recentemente sfruttata eccessivamente e
degradata con l'aggravante massiccio inquinamento da pesticidi.
In
questo versante la
natura
del Parco
assume forme altrettanto
caratteristiche, anche se diversificate rispetto all'Alto Sangro, con la splendida
Vallelonga dagli infiniti itinerari che si perdono nei tramonti incantevoli della
vastità dei Prati d'Angro; la ridente Valle del Giovenco dai climi miti e favorevoli
per la coltivazione di gustosi fruttiferi; la Cicerana con le sue belle faggete
alternate ad ampie radure, abitualmente frequentata dell'Orso ma che negli anni
'60 del secolo scorso, sull'onda di una malintesa valorizzazione turistica, è stata
oggetto di speculazioni edilizie. La pregiata area è stata successivamente
riscattata dall'Ente Parco, con la demolizione di quelle strutture estranee e
deturpanti (fonte sito istituzionale Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise).
Sul versante Laziale il PNALM ricade nei territori dei Comuni di Alvito,
Campoli Appennino, Picinisco, San Biagio Saracinisco, Settefrati come illustrato
nella fig. 24.
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5.5.2. Riserva Naturale Regionale Antiche città di Fregellae, Fabrateria Nova
e Lago di San Giovanni Incarico
La Riserva (vedi figura) è situata nella valle del fiume Liri, nel tratto in cui
questa si allarga tra il massiccio del Monte Cairo a nord e le catene dei Monti
Ausoni e dei Monti Aurunci a sud. Il lago di San Giovanni Incarico, bacino
artificiale creato negli anni Venti del secolo scorso dallo sbarramento del fiume
Liri, ha acque popolate da una grande varietà di pesci. Sulle sponde, dove
s'incontrano numerose specie di uccelli, crescono pioppi e salici con ampi
canneti. Rientrano nell'area protetta i notevoli resti della colonia romana di
Fregellae, fondata nel 328 a.C., nonché quelli di Fabrateria Nova.
5.5.3. Monumento Naturale Area Verde Viscogliosi
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Istituita nel 2004, è una piccola area protetta situata a ridosso del centro
storico di Isola Liri, una delle più singolari cittadine del Lazio per la sua posizione
sul corso del fiume Liri. Comprende lembi di vegetazione ripariale e di querceto
frequentati da uccelli, piccoli mammiferi, anfibi e rettili, nonché alcuni edifici di
una vecchia cartiera che oggi rappresentano interessanti esempi di archeologia
industriale.
5.5.4. Monumento Naturale Bosco Faito
Il Monumento Naturale Bosco Faito, istituito recentemente (il 27 febbraio
2009), copre un'area di rilevante interesse naturalistico e ambientale all'interno
del comune di Ceccano, per un totale di 336 ettari. Il territorio nel suo insieme
presenta valori naturalistici relittuali in un contesto piuttosto antropizzato.
5.5.5. Monumento Naturale Fiume Fibreno e Rio Carpello
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Si tratta di una piccola Area Protetta situata nel territorio comunale di
Broccostella, ai confini con la ben più nota Riserva Regionale del Lago di Posta
Fibreno.
5.5.6. Monumento Naturale Grotte di Falvaterra e Rio Obaco
Il monumento naturale si trova in provincia di Frosinone, sulle pendici
settentrionali dei monti Ausoni a ridosso dell'omonimo Parco Naturale di recente
istituzione da parte della Regione Lazio. A poca distanza dalle più note grotte di
Pastena, quelle di Falvaterra rappresentano un'ulteriore manifestazione carsica di
notevole interesse del territorio.
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5.5.7. Riserva Naturale Regionale Lago di Canterno
Il Lago di Canterno si trova in una piana a ridosso del comprensorio
montuoso degli Ernici, nel Comune di Fumone. Misura circa 1,7 chilometri di
lunghezza e 700 metri di larghezza, con una profondità che non supera poche
decine di metri. Aironi, rallidi e limicoli frequentano le sue sponde, talvolta
bordate da piccoli boschi igrofili. Al largo si possono osservare anatre e svassi.
5.5.8. Riserva Naturale Regionale Lago di Posta Fibreno
La Riserva Naturale Regionale lago di Posta Fibreno, istituita con Legge
Regionale n. 10 del 29 gennaio 1983, destinata "alla conservazione, valorizzazione
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e razionale utilizzazione dell'ambiente, allo sviluppo economico delle comunità
locali interessate ed alla corretta fruizione da parte di tutta la popolazione". Il
bacino del lago, fulcro dell'intera Riserva, presenta una forma stretta ed
allungata, una lunghezza di circa 1.800 m ed una larghezza massima di circa 320
m. La profondità media è di circa 2,70 m mentre quella massima è di circa 15 m,
in località Codigliane.Il lago, di origine carsica, è alimentato da un sistema di
sorgenti pedemontane derivanti dal bacino imbrifero dell'Alta Valle del Sangro, in
Abruzzo.La roccia che contraddistingue il suolo di Posta Fibreno è quella
carbonatica, soggetta al fenomeno del carsismo che in questi luoghi trova anche
ulteriori
manifestazioni nella
presenza di
doline.
Le
acque del Fibreno,
incontaminate, cristalline e gelide, hanno una temperatura pressoché costante
nell'arco dell'anno (10°-11°C) anche a varie profondità e, grazie al continuo
ricambio dovuto alla considerevole portata delle sorgenti (9000 litri di acqua al
secondo), costituiscono l'habitat ideale per alcune importanti specie ittiche come i
Salmonidi. Le stesse acque custodiscono, nel punto più profondo del lago, una
Croce a protezione del bacino lacustre e di coloro che lo frequentano. Ogni primo
week-end di agosto, numerose associazioni di subacquei partecipano alla
tradizionale "Festa del Crocifisso e del subacqueo" in occasione della quale la
Croce raffiora dalle acque e viene portata in processione. La domenica mattina,
dopo la messa officiata sul lago, i sub ricollocano il simbolo della cristianità nei
fondali, dove veglierà sul Paese per un altro anno. Dalla confluenza delle acque
del lago con quelle del torrente Carpello nasce il fiume Fibreno, che inizialmente
percorre un tragitto regolare per poi snodarsi in un percorso tortuoso fino ad
incontrarsi con il fiume Liri dopo 11 Km. Qui, un'antica costruzione, "la
peschera", sta a testimoniare le attività dei pescatori che in quel sito solevano
lasciare il pescato in quantità adeguate a soddisfare i loro bisogni alimentari.
5.5.9. Monumento Naturale Montecassino
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Il Monumento Naturale Montecassino, istituito recentemente (11 marzo
2010), copre un'area di 694 ettari di rilevante interesse naturalistico e storicoarcheologico che ricade all'interno del comune di Cassino.
5.5.10. Parco Naturale Regionale Monti Ausoni e Lago di Fondi
' il più giovane Parco del Lazio, istituito nel novembre 2008. Coi vicini
Aurunci, i Monti Ausoni rappresentano il rilievo più vicino alla costa laziale. Non
raggiungono quote rilevanti, ma presentano veri e propri tesori naturalistici come
i roccioni di Campo Soriano o la splendida sughereta di San Vito e archeologici
come i resti di uno dei santuari più importanti della romanità, il Tempio di Giove
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Anxur. Piante e animali singolari vi sono presenti, come pure - ai piedi dei monti
– nel lago di Fondi, dalle sponde curiosamente frastagliate.
5.5.11. Parco Naturale dei Monti Aurunci
Il Parco con i suoi quasi ventimila ettari, racchiude in sé gli ultimi rilievi
prima del confine con la vicina Campania. Con vette che superano i 1500 metri di
quota a pochi chilometri in linea d’aria dal mare, brulli e dalle pendici quasi
completamente spoglie nei versanti meridionali gli Aurunci, sul versante opposto,
nascondono gelosamente un inaspettato paesaggio. La particolare posizione
geografica dona a questi luoghi una grande varietà di ambienti che si svelano
nelle faggete dei monti Petrella e Faggeto, nelle leccete dei monti Ruazzo e
Campone, nella sughereta di Costamezza, nelle praterie della valle di Sciro e
dell’altopiano di S.Onofrio. Ovunque, nelle radure come sulle rupi più esposte del
monte S. Angelo, un’inaspettata ricchezza di fiori (1300 le specie censite, una
cinquantina le sole orchidee) richiama ormai da qualche anno l’interesse di
ricercatori e botanici. Apparentemente isolati dall’Appennino centrale per la
presenza a nord degli insediamenti antropici della Valle del Liri, dal punto di vista
floristico, gli Aurunci oggi sono ufficialmente riconosciuti come l’area più
interessante del Lazio. Osservando il paesaggio dalle sue cime, il territorio svela
un incessante duello fra il mare, che sembra voler confinare i ripidi e scoscesi
monti che prepotentemente discendono sulla costa; più in là, volgendo lo sguardo
all’orizzonte, le Isole pontine, il parco del Vesuvio e a ponente il Parco nazionale
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del Circeo con la pianura pontina. Romantici negli scenari che si rivelano verso
l’azzurra distesa del mare, questi rilievi nascondono ambienti aspri e selvaggi,
dove la fauna selvatica schiva si rifugia in cerca di luoghi tranquilli; anche il lupo
negli ultimi anni ha fatto silenziosamente ritorno. Estesa per quasi ventimila
ettari, l’area protetta interessa il territorio montano di undici Comuni nelle
province di Latina e Frosinone, grandi e rumorose città della costa come Formia e
Fondi, fanno da contraltare ai piccoli borghi dell’entroterra, ricchi di tradizioni e
consuetudini millenarie. Due Monumenti naturali di particolare interesse come il
laghetto di Sette Cannelle nel Comune di Fondi e il Monumento Naturale di
Montecassino, completano questa splendida Area Naturale Protetta di grande
rilievo regionale.
5.5.12. Parco Naturale Regionale Monti Simbruini
Il parco regionale dei monti Simbruini è delimitato a ovest e nord-ovest
dalla Valle dell'Aniene, a sud-ovest da quella del Sacco, a est dal confine
abruzzese (monti Simbruini d'Abruzzo e monti Carseolani), a sud-est dai monti
Ernici. Si estende su circa 30.000 ettari e per la sua vastità rappresenta la più
grande area protetta del Lazio.Montagne vere, quelle alle spalle di Cervara,
Subiaco e Filettino, con le cime maggiori come il Viglio, il Cotento, il Tarino, che
sfiorano o superano i 2000 metri. Sono montagne ricche di paesaggi integri, di
fauna e flora, di storia e arte. I boschi, per la vetustà degli alberi e le associazioni
vegetali presenti, sono di grande fascino ed elevato valore naturalistico. L'acqua è
sicuramente uno degli elementi caratterizzanti di questo territorio. Non a caso il
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nome stesso dei monti deriva dal latino sub imbribus, ossia "sotto le piogge": ne
cadono più di 2000 mm annui contro gli 800 di Roma. Gli abbondanti rovesci e le
nevi, insieme all'ambiente carsico reso manifesto da inghiottitoi, doline e profonde
grotte, hanno creato infatti le condizioni per un sistema di sorgenti pedemontane
da cui ancora oggi viene prelevata acqua potabile. Arricchiscono e completano
questo considerevole patrimonio idrico il fiume Aniene e il torrente Simbrivio.
5.5.13. Monumento Naturale Selva di Paliano e Mola di Piscoli
Il Monumento naturale "Selva di Paliano e Mola di Piscoli"-la più recente
area protetta del Lazio- è stato istituito con Decreto del Presidente della Regione
Lazio n. T0361 il 3 novembre 2011. Ha un'estensione di circa 413 ettari ricadente
all'interno del Comune di Paliano (FR). La zona si trova a una quota di circa 250
m s.l.m. su terreni di origine vulcanica derivati da tufi Pleistocenici. L'area si
presenta molto eterogenea e ricca di ambienti diversi, la maggior parte dei quali
sono il risultato dell'intervento antropico per finalità agricole o turistico-ricettive.
In passato la zona era meta di artisti e architetti, provenienti da ogni parte del
mondo, che a La Selva trovavano il luogo ideale dove far vivere le loro idee, in un
rapporto ti totale assonanza uomo-ambiente.
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5.6. OASI
5.6.1. Oasi di Trisulti
Interessa il territorio dei Comuni di Vico Nel Lazio, Collepardo, Alatri per
una estensione di Ha 3.475 ed insiste in un comprensorio montuoso compreso tra
le quote altitudinali di mt. 550 e mt. 1970.
L’area è nella maggior parte caratterizzata da estesa copertura vegetale
inframmezzata da ampie zone di pascolo e nella parte nord è rappresentata da una
formazione forestale coltivata a ceduo, costituita da querce, cerri, carpini e
superiormente da faggi.
La parte est, invece, ha copertura vegetale rappresentata da una formazione
forestale, coltivata a ceduo, costituita quasi esclusivamente da faggi.
Nel piano sommitale della parte più elevata del territorio sono, invece,
presenti formazioni rocciose.
Tutta la zona è in prevalenza destinata al pascolo bovino-equino ed ovino.
L’importanza di questa oasi è caratterizzata, da sempre, dalla presenza di
una non comune mescolanza di avifauna montana di notevole interesse
naturalistico, infatti sono presenti le seguenti specie di fauna: aquila reale,
cinghiale, lepre, gatto selvatico, lupo, coturnice e volpe.
In detta oasi, in questi ultimi anni, è in corso un tentativo, ad opera di
questa Amministrazione, di popolamento del capriolo che risulta essere presente
in un piccolo gruppo e che sta tuttora conservando continuità di insediamento.
La buona riuscita di tale insediamento come quella di altri ungulati e
mammiferi nell’oasi, è facilitata dalle buone condizioni naturali del comprensorio
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e delle aree limitrofe, nonché dalla scarsa presenza dell’uomo e dall’assenza di
strade.
Alla luce di quanto sopra, è da tener presente che l’interesse naturalistico ed
ecologico dell’oasi, rispetto alle presenze delle specie in essa presenti, va inteso
come serbatoio naturale per la loro diffusione nelle aree limitrofe.
I confini sono così delimitati: a partire dalla vetta del Monte Monna il
confine dell’oasi segue la cresta che si dirige verso nord scavalcando il Monte
Panfili fino al Passo del Diavolo dove incontra il confine di Regione; prosegue verso
Est seguendo il confine regionale fino alla vetta di Monte Prato da quì discende
lungo il costone di Monna Leprara immediatamente ad Est del Fosso di Colaceco e
raggiunge la valle del fiume a quota 945 circa, segue il fiume fino alla località
Ponte dei Santi; prosegue seguendo il corso del Fiume Cosa fino a quota 643 e da
quì risale lungo la strada comunale per Collepardo fino ad incrociare la S.P.
Collepardo-Trisulti, segue per un breve tratto detta strada poi risale fino alla
località S.S. Trinità a quota 722. Da quì raggiunge la strada che conduce a Vico
nel Lazio fino a ricongiungersi alla vetta del Monte La Monna seguendo il costone
Sud-Ovest attraverso le quote di mt. 867, 946, 1223, 1674.
5.6.2. Oasi di Montecassino.
Trattasi di comprensorio montano di Ha 200 al cui interno racchiude
l’Abbazia di Montecassino tra le quote altitudinali di mt. 100 e mt. 600. Con
paesaggio caratterizzato da macchia di leccio, cespugli e da bosco ad alto fusto e
da spazi aperti e da una coltivazione marginale.
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Sono presenti le seguenti specie di fauna: cinghiale, lepre, colombaccio e
volpe.
I confini sono così delimitati: dalla località Albaneta a Pozzo Alito seguendo
la strada fino a San Caneo e S. Onofrio, S. Rachizio e comprende le località
Cerrito, Montecassino, Le Cese , S. Mauro e S. Domenico.
5.6.3. Oasi di Santa Serena-Pratillo.
Trattasi di comprensorio montuoso con Ha 676 di notevole interesse
naturalistico compreso fra le quote altitudinali di mt. 500 e mt. 1430 in Comune
di Supino e Morolo, nella catena dei Monti Lepini.
Tra le specie di particolare interesse sono presenti: il biancone, il gatto
selvatico e mustelidi.
Tra le specie di interesse venatorio, è presente, in numero limitatissimo, la
coturnice bisognosa di attenta protezione pena la sua scomparsa, la lepre, il
cinghiale ed altri uccelli silvani.
I confini sono così delimitati:
Partendo da Fontana S. Serena raggiunge il confine con la provincia di
Latina attraverso le quote altitudinali di m.t. 1200 e 1281. Segue il confine della
provincia di Latina fino ad incrociare il confine del Comune di Morolo, da quì
prosegue verso Fosso S. Angelo attraverso le quote di m.t. 1334, 1328, 1335. Da
Fosso S. Angelo prosegue verso Valle S. Angelo fino alla quota 354 e da quì verso
viale Bauco, Fontana S. Martino, Fontana Canali. Segue la mulattiera fino ad
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incrociare la strada Supino-S. Serena a quota 467 , da qui segue la predetta
strada fino a Fontana S. Serena.
5.6.4. Oasi di Santa Oliva.
Insiste su un territorio compreso fra le quote altitudinali di mt. 60 e mt. 460
di Ha. 872,60 intervallata da zone pianeggianti e zone su cui vegetano alberi ad
alto fusto ed arbusti tali da formare una vegetazione cespugliosa e discontinua.
L’oasi ricadente nel comune di Pontecorvo, destinata al rifugio, alla
riproduzione ed alla sosta della fauna selvatica, trasformata precedentemente in
oasi di protezione, resa necessaria ed opportuna per l’insediamento nell’area di
un impianto produttivo di allevamento di fauna selvatica a scopo alimentare e di
ripopolamento di cervi, daini e fagiani, istituito con decreto del Presidente della
Giunta Regionale del Lazio n. 1355/95 e gestito dalla XVI^ Comunità Montana
“Grande dei Monti Ausoni” con sede in Lenola (LT).
I confini sono così delimitati: strada provinciale Pontecorvo-Esperia, strada
comunale S. Oliva-Tordoni, strada comunale Tordoni-Coronelle fino all’incrocio di
questa con la S.S. Leuciana Pontecorvo-Pico, S.S. Pontecorvo-Pico, strada
comunale via Farnete.
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5.6.5. di futura istituzione - Oasi di Monte Ricco.
I 773 metri di Monte Ricco rappresentano il culmine di un gruppo di cime d’alta
collina unite tra loro da rimpiani coltivati o a pascolo. unendo esternamente le
vette, mostra panorami che spaziano dall’Appennino alla Val di Comino e alle Gole
del Melfa.
Come evidenziate nelle ricerche (Sorace 1996, Roma e Rossetti 1998), il
comprensorio delle gole del Fiume Melfa è caratterizzato da comunità ornitiche di
gran rilievo che lo caratterizzano, non solo a livello provinciale, ma in tutto il
territorio laziale.
Le specie rinvenute durante le escursioni effettuate all'interno del territorio del
Sic/Zps Gole del Fiume Melfa da parte della LIPU, definiscono un comprensorio a
basso disturbo antropico habitat ideale di complesse e diversificate comunità
ornitiche, come ad esempio l'aquila reale classificata SPEC 3 (species of European
Conservation Concern) da Birdlife International (2004), con uno stato di
conservazione "raro" ed inserita inoltre nella lista rossa nazionale (Bulgarini et al.
1998 LIPU e WWF 1999) come specie vulnerabile.
Numerosi sono stati gli avvistamenti di individui erratici nel comprensorio delle
Gole del Fiume Melfa, ma solo nel 2010 si è constatato l'insediamento di una
nuova coppia che ha nidificato involando un giovane.
La superficie del comprensorio individuato è di circa 521 ettari.
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5.7. ZONE DI RIPOPOLAMENTO E CATTURA
5.7.1. ZRC FR 2 – Terelle “Monte Cairo”
Insiste sul comprensorio montuoso in territorio del Comune di TerelleColle S. Magno compreso fra le quote altitudinali di mt. 1000 e mt. 1669 s.l.m.
con paesaggio caratterizzato da bosco ceduo, conifere, cespugli e prato-pascolo.
Vi sono presenti le seguenti specie di fauna: lepre, coturnice, cinghiale e volpe.
Ha una superficie di ha. 560
5.7.2. ZRC FR 1 “Colle Terelle”
Insiste su un territorio collinare compreso nei territori dei comuni di Alvito
e di Campoli Appennino, Posta Fibreno, Vicalvi fra le quote altitudinali mt. 600 e
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mt. 1055 s.l.m. con paesaggio caratterizzato da macchie-cespugli-bosco ceduo e
carpino, da spazi aperti destinati a coltivazioni ed a pascolo.
Vi sono presenti le seguenti specie di fauna: starna, lepre, fagiani , volpi e
caprioli.
Ha una superficie di ha. 1.192
5.7.3. ZRC FR 2 “Montenero”
Insiste sul comprensorio montuoso in territorio del Comune di Castro dei
Volsci fra le quote altitudinali di mt. e mt. s.l.m., con paesaggio caratterizzato da
bosco ceduo, macchia, prato-pascolo e, da coltivazioni marginali. Vi sono presenti
le seguenti specie: lepre, starna, cinghiale, volpe e fagiano.
Ha una superficie di Ha 1.219
5.8. FONDI CHIUSI
57
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Fondo Chiuso B.P. - insiste nel Comune di Piglio e ha una superficie di ha
3,082.
5.9. CENTRI PUBBLICI DI PRODUZIONE DELLA FAUNA SELVATICA
(Centri pubblici e privati di riproduzione di fauna selvatica) LR 17/95
1. I centri pubblici di riproduzione di fauna selvatica, di cui all'articolo 12, comma
1, lettera c), sono istituiti dalla provincia e fanno parte integrante del piano
faunistico venatorio provinciale. Hanno per scopo la riproduzione di fauna
selvatica allo stato naturale ai finì di ricostituzione della fauna autoctona, da
utilizzare esclusivamente per le azioni di ripopolamento e reintroduzione.
2. I centri pubblici di produzione di fauna selvatica, costituiti di preferenza su
terreni demaniali, hanno carattere sperimentale per lo studio e la ricerca sulle
tecniche di immissione in natura di fauna selvatica autoctona finalizzata alla
reintroduzione e al ripopolamento. Detti centri possono essere gestiti, dalle
province, dalle comunità montane, dai comuni, singoli od associati, dai consorzi
di gestione dei parchi, dalle università agrarie, nonché dai comitati di gestione
degli ATC, quando ricadenti nei rispettivi territori. Il controllo e la vigilanza dei
centri è affidato alle province.
3. Le aree dei centri pubblici di riproduzione della fauna selvatica autoctona
devono essere recintate in modo atto ad impedire la fuoriuscita degli animali
allevati e tabellate con la scritta "Centro pubblico di riproduzione della fauna
selvatica - divieto di caccia art. 16 legge regionale 2 maggio 1995, n. 17".
5.10. ZONE INTERDETTE ALL'ATTIVITA VENATORIA ALL'INTERNO DELLE
AFV E DELLE AATV con D.C.P. n. 58 del 27/07/1998 la Provincia ha stabilito
che nelle Aziende Faunistico-venatorie ed Agro-turistico-venatorie deve essere
individuata un'area di divieto di caccia permanente non inferiore al 10% della
superficie aziendale. Nel caso di Aziende confinanti con aree protette la zona di
divieto di caccia permanente deve essere collocata lungo tutto il confine con l'Area
Protetta.
5.11. ZONE A CHIUSURA TEMPORANEA DEGLI AMBITI TERRITORIALI DI
CACCIA. con D.G.P. n. 7 del 13/01/2006 la Provincia di Frosinone ha delegato ,
tra l'altro, agli Ambiti Territoriali di Caccia l'istituzione di divieto temporaneo di
58
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
caccia "zone di rifugio" finalizzate alla reintroduzione, all'ambientamento, alla
riproduzione, alla sosta ed alla cura della prole.
5.12. ASSETTO TERRITORIALE PROVINCIALE conseguente all'approvazione
del P.F.V.R. con Deliberazione C.R. n° 450/98.
Con Delibera n. 335 del 30 settembre 1998, è stata individuata la superficie
destinata alla protezione della fauna selvatica, ricadente nelle fasce laterali alle vie
di comunicazione ferroviarie ed alle strade carrozzabili. Le superfici ricomprese in
tali fasce laterali non ricadono all'interno di altri istituti di protezione faunistica o
all'interno di AFV o centri privati di riproduzione della fauna selvatica. Inoltre le
aree considerate, sono state individuate per contesti territoriali comunali
omogenei e costituiscono complessivamente un insieme adeguato ed idoneo a
concorrere alla quota di territorio da destinare alla protezione, alla sosta e alla
riproduzione della fauna selvatica.
6. ZONE A GESTIONE PRIVATA DELLA CACCIA
L’art. 11, comma 3, della L.R. n°17/95, recependo il disposto della L.
157/92, stabilisce che una quota pari al 15% della Superficie Agro-SilvoPastorale sia destinata a caccia riservata a gestione privata.
Gli Istituti corrispondenti a tale tipologia sono:
1. Aziende Faunistico Venatorie (AFV);
2. Aziende Agroturistico Venatorie (AAV);
3. Centri Privati di Riproduzione della Fauna Selvatica allo stato naturale.
In tab. 44 è elencato lo stato attuale relativo alle superfici sopra elencate
presente al 01 Giugno 2014 nella Provincia di Frosinone.
AZIENDE FAUNISTICO
VENATORIE (Comune)
Acqua Bianca (San Biagio
Saracinisco)
Caccia e Natura (Picinisco)
Superficie (ha)
ATC
1735,5866
1
1240,9516
1
59
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Campoli Appennino (Campoli
821,2662
1
1389,9014
1
2693,5149
1
Macchia Marina (Settefrati)
1901,1866
1
Monti Ernici (Sora)
2016,0000
1
Pescosolidana (Pescosolido)
2842,8330
1
Acquafondata (Acquafondata)
1874,0547
2
Casalattico (Casalattico)
1800,0000
2
Il Casale (Pontecorvo)
1000,0000
2
Il Farneto (Falvaterra)
745,4948
2
Montevetro (Esperia)
1587,0203
2
Santa Croce (Pastena)
1517,9712
2
Terelle (Terelle)
506,9410
2
Vallerotonda (Vallerotonda)
3388,1800
2
Vitifauna (Viticuso)
2004,0000
2
TOTALE
29064,9023
Appennino)
Civita (Collepardo)
Forca D’Acero (San Donato Val di
Comino)
AZIENDE AGROTURISTICO
pari al 13,85% della
SASP
Superficie (ha)
ATC
Acquafondata (Acquafondata)
600
2
La Polledrara (Paliano)
225,6625
1
VENATORIE (Comune)
60
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
TOTALE
825,6625
ALLEVAMENTO DI FAUNA A
SCOPO DI RIPOPOLAMENTO
Art. 19 L.R. 17/95 (Comune)
Superficie
(mq)
pari allo 0,39% della
SASP
ATC
M. A. (Guarcino)
11586
1
D. M.C. (San Biagio S.)
11467
1
G. L. (Vico nel Lazio)
2090
1
P. C. (Anagni)
21790
1
S. L. (Collepardo)
15678
1
S. S. (Serrone)
6260
1
Agrilepri (Settefrati)
11683
1
Coop. arl Valle di Comino (Gallinaro)
90000
1
TOTALE
170554
TOTALE GENERALE (Ha)
29.907,6202
pari allo 0,01% SASP
pari al 14,25% della
SASP
Tab. 44: Totale delle aree destinate a gestione privata della caccia in
Provincia di Frosinone.
Allo stato attuale, la superficie destinata a gestione privata della caccia è del
14,25 per cento del territorio agro-silvo-pastorale, rispettando i limiti massimi del
15 per cento previsti dalla normativa vigente
61
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6.1. A ZIENDE FAUNISTICO V ENATORIE (AFV).
Le AFV hanno allo stato attuale un’estensione totale di 29064,9023 ha. Tutte
le aziende hanno in comune come indirizzo faunistico la lepre, starna e il
cinghiale come prevalenti e il fagiano come complementare. Alcune aziende hanno
inoltre in indirizzo specie come la coturnice e il capriolo.
6.2. Descrizione Sommaria Delle Zone a Gestione Privata della Caccia.
6.2.1. Aziende Faunistice Venatorie.
Le Aziende Faunistiche Venatorie (AA.FF.VV.) che attualmente insistono sul
territorio provinciale sono in totale 17 e sono distribuite in modo omogeneo su
tutto il territorio in particolare nella parte sud-est del comprensorio provinciale a
ridosso
del
Parco
costituzione di tali
Nazionale
istituti
d'Abruzzo
Versante
Laziale
faunistici lungo il confine
(P.N.A.L.M.).
del P.N.A.L.M. è
La
stata
stabilita di concerto fra il Ministero dell'Ambiente, la Regione Lazio, il P.N.A.L.M., e
l'Amministrazione Provinciale di Frosinone, con l'adesione anche dei Comuni
interessati, al fine di scongiurare "uno stato di grave pericolo ambientale ed il
possibile bracconaggio ai danni dell'orso Marsicano e della fauna protetta".
In sostanza, però, detti istituti hanno rilevante interesse naturalistico oltre che
faunistico-venatorio, il gestore deve presentare, ogni anno, un programma di
conservazione e
di
ripristino ambientale
al
fine
di
garantire l’obbiettivo
naturalistico e faunistico.
Le aziende hanno dimensioni non inferiori a 400 Ha.
6.2.1.1. AFV Acqua Bianca (San Biagio Saracinisco)
L’Azienda Faunistico Venatoria Acqua Bianca istituita nel 2008 (vedi figura)
occupa una superficie di circa 1735.58.66 ettari, ricadente nel comune di San
Biagio Saracinisco. L’azienda è classificata montana.
Le specie di indirizzo sono la lepre, la starna, il cinghiale, la coturnice, il
fagiano e il capriolo.
62
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Azienda Faunistico Venatoria “Acqua Bianca” (San Biagio
Saracinisco).
Il territorio dell’azienda Acqua Bianca è fortemente caratterizzato da tipologie di
copertura del suolo di origine naturale come boschi, cespuglieti, arbusteti e
praterie. La superficie occupata da questi ambienti è infatti prevalente rispetto a
quella occupata dai coltivi e dal tessuto urbano, che interessa solo l’1% del
territorio (vedi figura)
Il territorio dell’istituto interessa per circa 148,3 ha il sito di interesse
comunitario SIC IT6050018 denominato “Cime del Massiccio della Meta”. Questa
porzione dell’area è tipicamente caratterizzata da boschi di latifoglie, aree a
vegetazione rada e praterie d’alta quota, con presenza di specie faunistiche di alto
valore conservazionistico.
63
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Pasc oli e Prate ri e
55,3%
Aree a Ve ge tazione Rada
Bosc hi (Latifogli e e C oni fe re )
Ce spugli e ti e Arbuste ti
Rocc e Nude e Affiorame nti
18,8%
10,4%
8,5%
1,3%
3,3%
2,4%
Coltivazi oni
Te ssuto Urbano
Tipologie ambientali presenti nell’azienda Acqua Bianca (Uso del Suolo,
CUS).
Nel territorio dell’ AFV Acqua Bianca è rappresentata la quasi totalità delle
specie faunistiche degli ambienti tipicamente appenninici. In particolare sono
incluse la maggior parte delle specie di interesse gestionale. Rispetto alle specie di
indirizzo non viene ammessa la caccia alla coturnice (riferimenti) e alla starna,
stimate rispettivamente nel 2009 con popolazioni costituite da 10 coppie e da soli
10/15 esemplari per la starna (dr. for.le Francazi. Piano di assestamento). Nel
2009, inoltre, sono stati condotti censimenti del Capriolo (dr. agr. Serrani) che
hanno portato ad una stima della specie di ben 163 individui (10,9 capi/100 ha)
con conseguente richiesta di prelievo venatorio.
Bisogna infine ricordare che l’azienda confina con il Parco Nazionale d’Abruzzo,
Lazio e Molise. Non è esclusa quindi la presenza di specie di grande interesse
conservazionistico come L’orso marsicano. Sempre più numerose, inoltre sono le
segnalazioni in tutta la zona della presenza del lupo.
6.2.1.2. AFV Caccia e Natura (Picinisco)
L’Azienda Faunistico Venatoria Caccia e Natura istituita nel 1999 (vedi
figura) occupa una superficie di circa 1.240,9516 ettari, ricadente nel comune di
Picinisco, in territorio parzialmente montano.
Le specie di indirizzo sono lepre, starna, cinghiale, coturnice e capriolo
come determinanti e fagiano come complementare.
64
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Azienda Faunistico Venatoria “Caccia e Natura”
(Picinisco).
Il territorio dell’azienda è caratterizzato da tipologie di copertura del suolo di
origine naturale come boschi di latifoglie, cespuglieti, arbusteti e praterie.
L’azienda presenta una porzione di territorio interessata da attività agricole
piuttosto rilevante, pari a circa il 31,2% della superficie totale. Il nuovo calcolo
della SASP, inoltre, ha portato all’individuazione di un’ampia area del territorio
Provinciale
da sottrarre
alla
Superficie
Agro-Silvo Pastorale.
Andando
a
sovrapporre l’area da sottrarre alla provincia con le aziende faunistico venatorie si
può notare (vedi figura) come, nel caso dell’AFV Caccia e Natura, vada ad incidere
significativamente sul territorio dell’istituto, occupandone più di un terzo
dell’intera superficie.
39,8%
12,3%
Pa scoli e Prate rie
0,2%
Aree a Ve ge tazi one Rada
Boschi di Latifoglie
Cespuglieti e Arbusteti
Acque
Colti va zioni
1,6%
12,8%
31,2%
2,0%
Tessuto Urbano
65
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Tipologie ambientali presenti nell’azienda Caccia e Natura (Uso del
Suolo, CUS).
In un caso come questo sarebbe opportuno riconsiderare quelli che sono i
confini dell’azienda ridimensionandone la superficie e andando ad escludere
quella parte che non rientra nella SASP.
Nel territorio dell’ AFV Caccia & Natura è rappresentata la quasi totalità delle
specie faunistiche degli ambienti tipicamente appenninici. In particolare sono
incluse la maggior parte delle specie di interesse gestionale. Rispetto alle specie di
indirizzo non viene ammessa la caccia alla coturnice (riferimenti) e alla starna,
stimata nel 2009 con una popolazione di soli 10/15 esemplari nel piano di
assestamento.
6.2.1.3. AFV Campoli Appennino (Campoli Appennino)
L’Azienda Faunistico Venatoria Campoli Appennino istituita nel 2006 (vedi
figura) occupa una superficie di circa 821,2662 ettari, ricadente nel comune di
Campoli Appennino. L’azienda è classificata come montana.
Le specie di indirizzo sono lepre, starna, cinghiale come determinanti e
fagiano come complementare.
Il territorio dell’azienda Campoli Appennino è fortemente caratterizzato da
tipologie di copertura del suolo di origine naturale come boschi di latifoglie che
occupano più della metà della superficie totale e le aree a vegetazione rada. La
superficie occupata da questi ambienti è prevalente rispetto a quella occupata dal
tessuto urbano, che interessa solo l’1% del territorio (vedi figura), mentre un 15%
del territorio è occupato da coltivazioni (principalmente seminativi e oliveti).
Il territorio dell’azienda interessa per circa 275,9 ha il sito di interesse
comunitario SIC IT6050014 denominato “Vallone Lacerno”. Questa porzione
dell’area è tipicamente caratterizzata da faggete con una buona struttura ed
alcuni esemplari vetusti.
66
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Azienda Faunistico Venatoria “Campoli Appennino”
(Campoli Appennino).
Nel territorio dell’ AFV Campoli Appennino è ben rappresentata la quasi totalità
delle specie faunistiche degli ambienti tipicamente appenninici.
56,3%
Pascoli e Praterie
Aree a Vegetazione Rada
Boschi di Latifoglie
Cespuglieti e Arbusteti
6,9%
15,2%
5,6%
1,0%
15,0%
Coltivazioni
Tessuto Urbano
Tipologie ambientali presenti nell’azienda Campoli Appennino (Uso del
Suolo, CUS).
67
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Bisogna inoltre ricordare che l’azienda confina con il Parco Nazionale Abruzzo,
Lazio e Molise. Non è esclusa quindi la presenza di specie di grande interesse
conservazionistico come l’orso Marsicano. Sempre più numerose, inoltre sono le
segnalazioni in tutta la zona della presenza del lupo.
6.2.1.4. AFV Civita (Collepardo)
L’Azienda Faunistica Venatoria Civita istituita nel 1999 (vedi figura) occupa
una superficie di circa 1.389,9014 ettari ricadente nel comune di Collepardo e
viene classificata come montana.
Le specie di indirizzo sono lepre, coturnice, starna, cinghiale, fagiano e
capriolo.
Il territorio dell’azienda interessa marginalmente il sito di interesse comunitario
SIC IT 6050011 denominato “Monte Passeggio e Pizzo Deta (versante sud)”, per
circa 40,4 ha (vedi figura). Questa porzione dell’area è tipicamente caratterizzata
da forestali montane con presenza di entomofauna ed avifauna caratteristiche
dell'Appennino centrale e da habitat prioritari in buono stato di conservazione
con presenza di numerosi endemismi.
Maggiore è il coinvolgimento dell’istituto nella ZPS IT6050008 denominata
“Monti Simbruini ed Ernici”, all’interno della quale ricade completamente. Questa
è un’area di estremo interesse naturalistico nazionale con presenza di elevata
ricchezza di specie fra tutti i gruppi zoologici e di numerose specie floristiche
endemiche, minacciate e vulnerabili, nonché di habitat prioritari. Risulta evidente
quindi, come per questo istituto, ancor più che per gli altri, si renda necessario
un accurato studio di incidenza per verificare le possibili interferenze tra le
diverse attività di gestione faunistica e il sistema ambientale presente.
68
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Azienda Faunistico Venatoria “Civita” (Collepardo).
Il territorio dell’azienda Civita è fortemente caratterizzato da elementi di elevata
naturalità (vedi figura). La superficie occupata dal tessuto urbano interessa infatti
solo lo 0,5% del territorio e le aree coltivate occupano una percentuale di
territorio limitata (7,8%). Caratteristica principale del territorio sono i boschi,
principalmente di latifoglie, che occupano più del 70% della superficie totale.
Pascoli e Prate rie
71,3%
Aree a Ve ge tazi one Ra da
Boschi (Latifoglie e Conifere)
Ce spuglieti e Arbuste ti
Coltivaz ioni con Aree Naturali
0,6%
10,0%
0,5%
7,8%
9,8%
Tessuto Urbano
Tipologie ambientali presenti nell’azienda Civita (Uso del Suolo, CUS).
6.2.1.5. AFV Forca D’Acero (San Donato Val di Comino)
L’Azienda Faunistico Venatoria Forca d’Acero (vedi figura) istituita nel 1999
occupa una superficie di circa 2.693,5149 ha, ricadente nel comune di San
Donato Val di Comino, classificata come montana.
69
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Le specie di indirizzo sono lepre, coturnice, starna, cinghiale, fagiano e
capriolo.
Azienda Faunistico Venatoria “Forca d’Acero” (San
Donato Val di Comino).
Il territorio dell’azienda interessa il sito di interesse comunitario SIC IT 6050017
denominato “Pendici di Colle Nero”, per circa 80 ha dei circa 132 ha totali. Questa
porzione dell’area è tipicamente caratterizzata da praterie d’alta quota con ginepro
nano e rocce nude e falesie. L’area del SIC presenta elementi steppici relitti e
specie di mammiferi ed uccelli di rilevanza naturalistica eccezionale, motivo per il
quale si rende necessario un accurato studio di incidenza per verificare le
possibili interferenze tra le diverse attività di gestione faunistica e il sistema
ambientale caratteristico.
Nonostante il territorio sia principalmente caratterizzato da boschi di latifoglie e
conifere (41,6%) e da praterie d’alta quota, un’importante porzione dell’azienda è
costituita dalle aree coltivate (36,5%) (vedi figura).
70
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
26,5%
4,3%
Pascoli e Praterie
1,6%
1,4%
Aree a Vege tazione Rada
Boschi (Latifoglie e Conifere)
Cespuglie ti e Arbusteti
Coltivazioni
24,1%
0,5%
41,6%
Rocce Nude e Affiorame nti
Tessuto Urbano
Tipologie ambientali presenti nell’azienda Forca d’Acero (Uso del
Suolo, CUS).
Come già verificato per l’azienda Caccia & Natura, sita nel comune di Picinisco,
anche in questo caso si osserva un interessamento sostanziale, nel territorio
dell’azienda, della superficie che è sottratta alla SASP (vedi figura).
Anche nel caso dell’azienda Forca d’Acero, dunque, alla luce di queste
considerazioni
sarebbe
opportuno
riconsiderare
i
confini
dell’azienda
ridimensionandone la superficie e andando ad escludere quella parte che non
rientra strettamente nella SASP.
6.2.1.6. AFV Macchia Marina
L’Azienda Faunistico Venatoria Macchia Marina (vedi figura) occupa una
superficie di circa 1.901,1866 ettari nel comune di Settefrati. L’istituto,
classificato come montano, è stato istituito nel 1991,ha come specie di indirizzo
faunistico la lepre, la coturnice, la starna, il cinghiale, il fagiano e il capriolo
(integrato nel 2002).
Il territorio dell’istituto, confinante con l’azienda Forca d’Acero, interessa il SIC
IT 6050017 denominato “Pendici di Colle Nero”, per circa 52 ettari. Questa
porzione dell’area è tipicamente caratterizzata da praterie d’alta quota con ginepro
nano e rocce nude e falesie. L’area del SIC presenta elementi steppici relitti e
specie di mammiferi ed uccelli di rilevanza naturalistica eccezionale, motivo per il
quale si rende necessario un accurato studio di incidenza per verificare le
possibili interferenze tra le diverse attività di gestione faunistica e il sistema
ambientale caratteristico.
71
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Il territorio dell’azienda è fortemente caratterizzato da tipologie di copertura del
suolo di origine naturale come i boschi di latifoglie che occupano quasi la metà
della superficie totale, con il 47,4% del territorio, e le aree a vegetazione rada.
Importanti sono anche le estensioni di cespuglieti e dei pascoli d’alta quota (vedi
figura)
Azienda Faunistico Venatoria “Macchia Marina”
(Settefrati).
8,3%
Pascoli e Prate ri e
47,4 %
1 ,8%
Aree a Vegetazione Rada
Boschi (L atifogli e e C onifere)
Cespugli eti e Arbuste ti
22,9%
19,7%
Rocce Nude e Affi orame nt i
Tipologie ambientali presenti nell’azienda Macchia Marina (Uso del
Suolo, CUS).
72
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Bisogna inoltre ricordare che l’azienda confina con il Parco Nazionale Abruzzo,
Lazio e Molise. Non è esclusa quindi la presenza di specie di grande interesse
conservazionistico come l’orso morsicano. Sempre più numerose, inoltre sono le
segnalazioni in tutta la zona della presenza del lupo.
6.2.1.7. AFV Monti Ernici
L’Azienda Faunistico Venatoria Monti Ernici istituita nel 2008 (vedi figura)
occupa una superficie di circa 2.016,0 ettari, ricadente nel comune di Sora, e
classificata come montana.
Le specie di indirizzo sono lepre, starna, cinghiale, coturnice, capriolo e
fagiano.
Azienda Faunistico Venatoria “Monti Ernici” (Sora).
L’azienda ricade completamente nella ZPS IT 6050008 denominata “Monti
Simbruini ed Ernici”. Questa è un’area di estremo interesse naturalistico
nazionale con presenza di elevata ricchezza di specie fra tutti i gruppi zoologici e
di numerose specie floristiche endemiche, minacciate e vulnerabili, nonché di
habitat prioritari.
Il territorio è fortemente caratterizzato da tipologie di copertura del suolo di
origine naturale come i boschi di latifoglie che occupano il 70% del territorio. La
restante copertura comprende pascoli e praterie (18,2%) e cespuglieti e arbusteti
(9,4%). Quasi irrilevante l’antropizzazione del territorio, con un 1,8% di
coltivazioni e con l’assenza di tessuto residenziale (vedi figura).
73
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
70,6%
Pascoli e Pra terie
Boschi (Lat ifoglie e Conifere)
Ce spugliet i e Arbustet i
9,4%
18,2 %
Colt ivazioni
1,8%
Tipologie ambientali presenti nell’azienda Monti Ernici (Uso del
Suolo, CUS).
Nel territorio dell’ AFV Monti Ernici è ben rappresentata la quasi totalità delle
specie faunistiche degli ambienti tipicamente appenninici.
6.2.1.8. AFV Pescosolidana
L’Azienda Faunistico Venatoria Pescosolidana istituita nel 1999 (vedi figura)
occupa una superficie di circa 2.842,8330 ettari, ricadente nel comune di
Pescosolido in territorio montano.
Le specie di indirizzo sono lepre, starna, cinghiale, coturnice e fagiano.
Il territorio dell’azienda interessa, per 555,4 ettari dei 829 totali, il SIC IT
6050014 denominato “Vallone Lacerno”. Questa porzione dell’area è tipicamente
caratterizzata da faggete con una buona struttura ed alcuni esemplari vetusti,
che in aree scoscese scongiurano il pericolo di frana.
L’istituto è caratterizzato da formazioni naturali, quali boschi di latifoglie e
praterie d’alta quota (vedi figura), e l’incidenza di aree coltivate e tessuto urbano è
inferiore al 3%. Tale condizione di naturalità consente la presenza delle specie
animali tipiche di tali ambienti.
Bisogna infine ricordare che l’azienda confina con il Parco Nazionale Abruzzo,
Lazio e Molise. Non è esclusa quindi la presenza di specie di grande interesse
conservazionistico come l’orso Marsicano. Sempre più numerose, inoltre sono le
segnalazioni in tutta la zona della presenza del lupo.
74
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Azienda Faunistico Venatoria “Pescosolidana”
(Pescosolido).
41,6%
Pascoli e Prate rie
Are e a Ve ge tazione Rada
Boschi (Latifoglie e Conife re )
Ce spuglie ti e Arbuste ti
Coltivazioni
13,3%
38,1%
4,2%
0,4%
2,5%
Te ss ut o Urbano
Tipologie ambientali presenti nell’azienda Pescosolidana (Uso del
Suolo, CUS).
6.2.1.9. AFV Acquafondata
L’Azienda Faunistico Venatoria Acquafondata istituita nel 1994 (vedi figura)
occupa una superficie di circa 1.874,0547 ettari, ricadente nel comune di
Acquafondata, in territorio parzialmente montano.
Le specie di indirizzo sono lepre, starna, cinghiale e fagiano.
75
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Il territorio dell’azienda Acquafondata è fortemente caratterizzato da tipologie di
copertura del suolo di origine naturale come boschi di latifoglie, cespuglieti,
arbusteti e praterie. La superficie occupata da questi ambienti è infatti prevalente
rispetto a quella occupata dal tessuto urbano, che interessa meno dell’1% del
territorio (vedi figura), Le aree a coltivazione occupano comunque una parte
rilevante del territorio, con una percentuale del 9%.
Azienda Faunistico Venatoria “Acquafondata”
(Acquafondata).
Pascoli e Prateri e
62,5%
Aree a Ve ge tazione Rada
Boschi (Latifogli e e Coni fe re)
Ce spuglieti e Arbusteti
13,6%
3,5%
10,5%
0,6%
9,2%
Coltivazioni
Tessuto Urbano
Tipologie ambientali presenti nell’azienda Acquafondata (Uso del
Suolo, CUS).
76
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Nel territorio dell’ AFV Acquafondata è ben rappresentata la quasi totalità delle
specie faunistiche degli ambienti tipicamente appenninici.
Bisogna inoltre ricordare che l’azienda confina con il Parco Nazionale Abruzzo,
Lazio e Molise. Non è esclusa quindi la presenza di specie di grande interesse
conservazionistico come l’orso Marsicano. Sempre più numerose, inoltre sono le
segnalazioni in tutta la zona della presenza del lupo.
6.2.1.10. AFV Casalattico
L’Azienda
FaunisticoVenatoria
Casalattico
(vedi
figura)
occupa
una
superficie di circa 1.800,0 ettari, ricadente nel comune di Casalattico. L’istituto è
stato istituito nel 2003. Le specie di indirizzo sono lepre, coturnice, capriolo,
starna, cinghiale e fagiano.
Azienda Faunistico Venatoria “Casalattico” (Casalattico).
L’azienda interessa due siti di importanza comunitaria, il SIC IT6050027,
denominato “Gole del fiume Melfa” e il SIC IT6050028, denominato “Massiccio del
Monte Cairo (area sommitale), per un totale 909 ettari. Un simile interessamento
comporta un attento studio di incidenza per scongiurare possibili interferenze tra
le attività di gestione venatoria dell’azienda e le attività di conservazione dei SIC.
Il territorio dell’istituto “Casalattico” è fortemente caratterizzato da tipologie di
copertura del suolo di origine naturale con oltre il 50% del territorio costituito da
boschi di latifoglie (vedi figura) e la quasi totale assenza di coltivazioni e tessuto
urbano.
77
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
55,4%
Pascoli e Prate ri e
Rocce Nude e Affiorame nti
Are e a Ve ge tazione Rada
Boschi di Lati fogli e
C e spugli e ti e Arbuste ti
28,2%
0,3%
5,5%
0,1%
10,5%
C olti vazi oni
Tipologie ambientali presenti nell’azienda Casalattico (Uso del Suolo,
CUS).
L’ambiente strettamente naturale favorisce la presenza delle specie animali
tipiche di tali ambienti. Per quanto riguarda le specie di indirizzo, al 2009
venivano stimate consistenze importanti per cinghiale e capriolo (rispettivamente
150 e 140 individui, dott. agr. Ripa, piano di assestamento 2009). Consistenze
discrete venivano rilevate anche per la starna e la lepre, con 100 e 80 individui,
mentre scarsa risultava la presenza di fagiano (10 esemplari) e coturnice (20
individui).
6.2.1.11. AFV Il Casale
L’Azienda Faunistico Venatoria Il Casale istituita nel 2002 (vedi figura)
occupa una superficie di circa 1.000,0 ettari nel comune di Pontecorvo. L’azienda,
classificata come montana, ha come specie di indirizzo faunistico la lepre, la
starna, il cinghiale, il fagiano e il capriolo.
Il territorio dell’istituto interessa la ZPS IT6040043 denominata “Monti Ausoni e
Aurunci”, per circa 190 ettari, e confina con l’Oasi di Sant’Oliva.
78
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Azienda Faunistico Venatoria “Il Casale” (Pontecorvo).
Il territorio dell’azienda Il Casale è caratterizzato da tipologie di copertura del
suolo di origine naturale come boschi di latifoglie, cespuglieti, arbusteti e praterie.
La superficie occupata da questi ambienti è infatti prevalente rispetto a quella
occupata dal tessuto urbano, che interessa meno dell’1% del territorio. Le aree a
coltivazione occupano comunque una parte molto rilevante del territorio, con una
percentuale del 25,9%.
40,8%
Pascoli e Praterie
9,5%
Are e a Vegeta zione Rada
Boschi di La tifoglie
Cespuglie ti e Arbusteti
Coltivazioni
11,1%
12,1%
25,9%
0,6%
Te ssuto Urbano
Tipologie ambientali presenti nell’azienda Il Casale (Uso del Suolo,
CUS).
79
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Per quanto riguarda le specie faunistiche di interesse gestionale, al 2009 non
era ammessa la caccia alla starna.
6.2.1.12. AFV Il Farneto
L’Azienda Faunistico Venatoria “Il Farneto” istituita nel 2008 nel comune di
Falvaterra (vedi figura) occupa una superficie di circa 745,5,0 ettari, ha come
specie di indirizzo faunistico la lepre, la starna, il cinghiale e il fagiano.
Azienda Faunistico Venatoria “Il Farneto” (Falvaterra).
Il territorio dell’azienda presenta una buona percentuale di ambienti naturali,
con un 36,1 % di boschi di latifoglie e conifere e un 31% di cespuglieti e arbusteti.
Buona parte del territorio, comunque, è caratterizzato da coltivazioni, con un
24,7%.
Per quanto riguarda le specie faunistiche di indirizzo al 2009 non veniva
richiesto il prelievo della starna. Anche la stima delle altre specie, comunque,
mostrava indicazioni di popolazioni poco consistenti (per. agr. Tata, piano di
assestamento 2009).
80
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
31,0%
Pascoli e Pra teri e
0,6%
Boschi (Lati fogli e e Conifere)
Cespuglieti e Arbusteti
Acque
Colti va zioni
36,1%
7,3%
0,3%
24,7%
Te ssuto Urba no
Tipologie ambientali presenti nell’azienda Il Farneto (Uso del Suolo,
CUS).
6.2.1.13. AFV Montevetro
L’Azienda Faunistico Venatoria Montevetro occupa una superficie di circa
1.587,0203 ettari, ricadente nel comune di Esperia e classificata come montana.
L’azienda è stata istituita nel 1999, le specie di indirizzo sono lepre, starna,
cinghiale, coturnice e fagiano.
Azienda Faunistico Venatoria “Montevetro” (Esperia).
81
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Nonostante infatti il territorio sia largamente interessato da boschi di latifoglie e
conifere (36,1%) un’uguale porzione dell’azienda è costituita dalle aree coltivate
(vedi figura).
10,6%
36,1%
36,1%
Pascoli e Prate rie
Are e a Veg etazione Rada
Rocce Nude e Affiorame n ti
Boschi di Latifog lie
Ce spuglie ti e Arbuste ti
Coltivazion i
1,1%
11,6%
3,3%
1,2%
T es suto Urbano
Tipologie ambientali presenti nell’azienda Montevetro (Uso del
Suolo, CUS).
6.2.1.14. AFV Santa Croce
L’Azienda Faunistico Venatoria Santa Croce, istituita nel 2003, occupa una
superficie di circa 1.517,9712 ettari, ricadente nel comune di Pastena.
Le specie di indirizzo sono lepre, starna, cinghiale e fagiano.
Azienda Faunistico Venatoria “Santa Croce” (Pastena).
82
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Il territorio dell’azienda è interamente incluso all’interno della ZPS IT6040043,
denominata “Monti Ausoni e Aurunci”, interessamento che richiede un attento
studio di incidenza per scongiurare possibili interferenze tra le attività di gestione
venatoria dell’azienda e le attività di conservazione della ZPS. Inoltre, l’istituto
include parzialmente il SIC IT6050024, denominato Monte Calvo e Monte Cavilli,
per circa 415 ettari. Il SIC presenta un buon numero di specie vegetali endemiche
ed habitat prioritari che richiedono quindi una particolare attenzione.
Il territorio dell’azienda Santa Croce è fortemente caratterizzato da tipologie di
copertura del suolo di origine naturale come i boschi di latifoglie che occupano
più della metà della superficie totale, con il 50,6% del territorio, e le aree a
cespuglieti ed arbusteti. Mentre l’urbanizzazione risulta assente, una piccola
porzione dell’istituto (7,5%) è costituita da coltivazioni (vedi figura).
50,6%
Pascoli e Praterie
Are e a Ve ge ta zione Ra da
Boschi di Latifogli e
Cespugli eti e Arbusteti
32,0%
7,3%
2,7%
Coltivazi oni
7,5%
Tipologie ambientali presenti nell’azienda Santa Croce (Uso del Suolo,
CUS).
Per quanto riguarda le specie faunistiche di interesse gestionale, al 2009 non
era richiesta la caccia alla starna. Le altre specie di indirizzo risultavano presenti
con consistenze discrete (dott. agr. Ripa, piano di assestamento 2009/2010) che
hanno permesso di evitare delle nuove immissioni.
6.2.1.15. AFV Terelle
83
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L’Azienda Faunistico Venatoria “Terelle” istituita nel 2003 (vedi figura)
occupa una superficie di circa 506,9410 ettari, ricadente nel comune di Terelle.
Le specie di indirizzo sono lepre, coturnice, starna, cinghiale e fagiano.
Il territorio dell’azienda interessa marginalmente il SIC IT6050028, denominato
“Massiccio del Monte Cairo (area sommitale). Il SIC presenta aree ricche di specie
vegetali endemiche e formazioni prative di rilievo. Rilevata, inoltre, la presenza di
specie significative tra gli uccelli e gli insetti.
Il territorio dell’azienda Terelle è fortemente caratterizzato da elementi di elevata
naturalità (fig. 3.X.). La superficie occupata dal tessuto urbano interessa infatti
solo lo 0,1% del territorio e le aree coltivate occupano una percentuale di
territorio estremamente limitata (0,4%). Caratteristica principale del territorio
sono i boschi, principalmente di latifoglie, che occupano più dell’83% della
superficie totale.
Azienda Faunistico Venatoria “Terelle” (Terelle).
84
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
83,2%
Pascoli e Prate rie
Colti vazioni
Are e a Ve ge tazi one Rada
Rocce Nude e Affi oram e nti
Boschi (Lati fogli e e Coni fe re )
2,0%
0,1%
10,0%
0,4%
4,3%
Ce s puglie ti e Arbuste ti
Tipologie ambientali presenti nell’azienda Terelle (Uso del Suolo, CUS).
6.2.1.16. AFV Vallerotonda
L’Azienda Faunistico Venatoria “Vallerotonda” istituita nel 1993 occupa
una superficie di circa 3.388,1800 ettari ricadente nel comune di Vallerotonda.
L’azienda è classificata come boschiva.
Le specie di indirizzo sono lepre, starna, cinghiale, coturnice e fagiano.
Il territorio dell’azienda interessa marginalmente il SIC IT6050018, denominato
“Cime del Massiccio della Meta”. Questa porzione dell’area è tipicamente
caratterizzata da boschi di latifoglie, aree a vegetazione rada e praterie d’alta
quota, con presenza di specie faunistiche di alto valore conservazionistico.
La stessa azienda è caratterizzata da elementi di elevata naturalità (vedi figura),
con il 65,8% del territorio costituito da boschi di latifoglie e conifere e circa il 25%
formato da prati e pascoli e cespuglieti ed arbusteti. Marginale è l’interessamento
del tessuto urbano e delle coltivazioni.
Tale condizione di naturalità consente la presenza delle specie animali tipiche
degli ambienti presenti. Per quanto riguarda le specie di interesse venatorio, al
2009 si rilevavano buone consistenze per starna, lepre, cinghiale, fagiano e
capriolo (dott. agr. Ripa, piano di assestamento 2009). Per la coturnice la stima
nello stesso anno ammontava a 35 individui. Non veniva ammesso per la stagione
2009/2010, dunque, il prelievo per questa specie e non era richiesto neanche il
prelievo per la starna.
85
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Azienda Faunistico Venatoria “Vallerotonda”
(Vallerotonda).
65,8%
Pasc oli e Prate rie
Rocc e Nude e Affiorame nt i
Aree a Ve ge tazione Rada
Bosc hi (Lati foglie e Conife re)
Ce s pugli et i e Arbuste ti
Coltiv azi oni
9,8%
4,6%
0,2%
15,5%
0,1%
4,1%
T e ssuto Urbano
Tipologie ambientali presenti nell’azienda Vallerotonda (Uso del
Suolo, CUS).
6.2.1.17. AFV Vitifauna
L’Azienda Faunistico Venatoria Vitifauna istituita nel 2003 (vedi figura)
occupa una superficie di circa 2.004,0 ettari, ricadente nel comune di Viticuso.
Le specie di indirizzo sono lepre, starna, cinghiale, capriolo e fagiano.
86
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Azienda Faunistico Venatoria “Vitifauna” (Viticuso).
L’istituto è caratterizzato da formazioni naturali, quali boschi di latifoglie
(57,7%) e pascoli e praterie (20,6%) (vedi figura), e l’incidenza del tessuto urbano
è inferiore all’1%. Una porzione maggiore del territorio è occupata dalle
coltivazioni, che interessano una superficie pari all’8,2%. Tale situazione consente
la presenza delle specie animali tipiche di simili ambienti. Per quanto riguarda le
specie di interesse venatorio, al 2009 si rilevavano buone consistenze per starna,
lepre, cinghiale e fagiano (dott. agr. Ripa, piano di assestamento 2009). Per la
starna tuttavia, al 2009, non veniva ammesso il prelievo venatorio. Nello stesso
anno, inoltre, sono stati condotti censimenti del Capriolo (dr. agr. Serrani) che
hanno portato alla stima di 162 individui (11,1 capi/100 ettari) con conseguente
richiesta di prelievo venatorio.
57,7%
Pasc oli e Prate rie
Aree a Ve ge tazion e Rada
Bosc hi di Latifoglie
Ces puglieti e Arbus teti
11,2%
1,8%
20,6%
0,6%
8,2%
Coltivazioni
Te ssuto Urbano
87
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Tipologie ambientali presenti nell’azienda Vitifauna (Uso del
Suolo, CUS).
6.2.2. AZIENDE AGRO-TURISTICO-VENATORIE
Le aziende Agro-Turistico-Venatorio che attualmente insistono sul territorio
provinciale sono due.
Tali aziende generalmente sono situate nei
territori di scarso rilevo faunistico
coincidenti con il territorio di una o più azienda agricole preferibilmente ricadenti
in aree ad agricoltura svantaggiate.
Le AA.T.V. hanno dimensione non inferiore a 200 ettari. La concessione ai fini di
impresa agricola è soggetta a tassa di concessione, nella quale sono consentiti
l’immissione e l’abbattimento per tutta la stagione venatoria di fauna selvatica di
allevamento prevista nell’indirizzo faunistico.
6.2.2.1. AATV Polledrara
L’Azienda Agri-Turistica-Venatoria denominata Polledrara (vedi figura)
occupa una superficie di circa 225,6625 ettari, ricadente nel comune di Paliano.
L’azienda è stata istituita nel 2007.
Azienda Faunistico Venatoria “Vitifauna” (Viticuso).
6.2.2.2. AATV Acquafondata
88
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
L’Azienda Agri-Turistica-Venatoria denominata Acquafondata (vedi figura)
occupa
una
superficie
di
circa
600,0 ettari,
ricadente
nel
comune
di
Acquafondata. L’azienda è stata istituita nel 2008.
Azienda Faunistico Venatoria “Vitifauna” (Viticuso).
7. ATC E COMPRENSORI OMOGENEI
Nella Provincia di Frosinone, il Territorio a gestione programmata della caccia,
non impegnato in Aree Protette e in Istituti a Gestione Privata, è stato ripartito in
due Ambiti Territoriali di Caccia (ATC): ATC Fr1 (169.761,9 ettari) e ATC Fr2
(154.054,1 ettari) (vedi figura). Sulla base di tale suddivisione della Provincia, dei
91 comuni complessivi 45 rientrano nell’area di competenza dell’ATC Fr1 mentre i
restanti 46 sono inclusi nel territorio dell’ATC Fr2 (vedi figura).
La ripartizione, attuata in base all’art. 25 della L.R. 17/95 e definita “in via
sperimentale”, nella sua definizione non ha completamente tenuto conto delle
diverse caratteristiche ambientali ed ecologiche del Territorio portando così alla
creazione di aree internamente non omogenee. Tale suddivisione, inoltre, è
soggetta a revisione e passibile di modifiche con cadenza quinquennale.
89
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) nella Provincia di Frosinone.
COMUNE
Acuto
Alatri
Alvito
Anagni
Arpino
Atina
Belmonte Castello
Boville Ernica
Broccostella
Campoli Appennino
Casalvieri
Castelliri
Collepardo
Ferentino
Fiuggi
Fontana Liri
Fontechiari
Frosinone
Fumone
ATCFr
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
COMUNE
Acquafondata
Aquino
Arce
Arnara
Ausonia
Casalattico
Cassino
Castelnuovo Parano
Castrocielo
Castro dei Volsci
Ceccano
Ceprano
Cervaro
Colfelice
Colle San Magno
Coreno Ausonio
Esperia
Falvaterra
Morolo
ATCFr
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
90
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Gallinaro
Guarcino
Isola del Liri
Monte San Giovanni
Paliano
Pescosolido
Picinisco
Piglio
Posta Fibreno
Ripi
San Biagio Saracinisco
San Donato Val di Comino
Serrone
Settefrati
Sgurgola
Sora
Strangolagalli
Torre Cajetani
Torrice
Trivigliano
Veroli
Vicalvi
Vico nel Lazio
Villa Latina
Filettino
Trevi nel Lazio
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Pastena
Patrica
Pico
Piedimonte San Germano
Pignataro Interamna
Pofi
Pontecorvo
Rocca d'Arce
Roccasecca
San Giorgio a Liri
San Giovanni Incarico
Sant'Ambrogio Sul
Sant'Andrea del Garigliano
Sant'Apollinare
Sant'Elia Fiumerapido
Santopadre
San Vittore del Lazio
Supino
Terelle
Vallemaio
Vallerotonda
Villa Santa Lucia
Viticuso
Amaseno
Giuliano di Roma
Vallecorsa
Villa Santo Stefano
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
Elenco dei comuni della Provincia con relativo ATC di appartenenza.
In conformità con quanto indicato negli Indirizzi Regionali per l’Elaborazione dei
Piani Faunistici Provinciali (D.G.R. n. 650/09) la Provincia, in occasione della
nuova programmazione, intende dare indicazioni per l’individuazione all’interno
del Territorio dei Comprensori Faunistici Omogenei, quali articolazione di base
per la pianificazione faunistica provinciale.
I
comprensori
vanno
determinati
prendendo
in
considerazione
variabili
ambientali e faunistiche che ne definiscano l’omogeneità vocazionale e gestionale
e devono essere individuati sulla base di elementi distintivi quali l’altitudine,
l’estensione delle aree boscate, le superfici coltivate, la diffusione delle superfici
91
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
artificiali, ecc.
Bisogna inoltre tenere conto,
per quanto possibile,
delle
suddivisioni amministrative, al fine di rendere possibile una gestione che eviti
conflittualità interne.
Per l’individuazione dei comprensori omogenei, in un territorio articolato come
quello della Provincia di Frosinone, si è proceduto preliminarmente ad un’analisi
delle altitudini (vedi figura) in modo da individuare le zone morfologicamente più
simili e presumibilmente caratterizzate da condizioni climatiche e tipologie
vegetazionali omogenee.
92
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Carta delle Altitudini della Provincia di Frosinone.
Da un primo esame si nota come il Territorio sia caratterizzato da tre
macroaree, una a nord con un sistema montuoso ascrivibile all’Appennino
centrale e una a sud corrispondente al Preappennino laziale, separate da un
ampio territorio vallivo.
Anche osservando la Carta di Uso del Suolo, fatti gli opportuni accorpamenti
delle numerose categorie vegetazionali, si può notare come le caratteristiche
orografiche vadano ad incidere sulle tipologie vegetazionali (vedi figura).
93
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Carta di Uso del Suolo, modificata.
Le zone identificate come montuose sono quelle a maggiore copertura prativa e
boschiva, mentre l’ampia zona valliva è quella caratterizzata dalle superfici
artificiali e dalle coltivazioni. Le caratteristiche orografiche e climatiche, infatti,
vanno ovviamente a condizionare l’utilizzo del territorio da parte dell’uomo,
portando ad un maggiore sfruttamento, e quindi ad una notevole perdita di
naturalità, delle aree di pianura e di basso-media collina. L’individuazione delle
tre
macroaree
omogenee
sembra
quindi
essere
confermata
anche
dalle
caratteristiche vegetazionali della Provincia.
L’analisi della realtà provinciale ha portato quindi l’individuazione preliminare
di tre Comprensori Faunistici Omogenei (vedi figura):
94
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
 COFrA: Comprensorio Faunistico Omogeneo Appenninico (Monti Simbruini,
Monti Erinici, versante laziale del PNALM e Monte Cairo) (100.903,4 ettari);
 COFrB: Comprensorio Faunistico Omogeneo Preappenninico (Monti Lepini,
Monti Aurunci e Monti Ausoni) (26.402,1 ettari);
 COFrC: Comprensorio Faunistico Omogeneo dei Distretti Planiziali e Collinari
(196.510, 6 ettari).
ATC Fr1
ATC Fr2
Individuazione dei Comprensori Faunistici Omogenei.
I Comprensori, ovviamente, devono avere caratteristiche di omogeneità anche da
un punto di vista faunistico. Non avendo a disposizione dati sistematici inerenti
la realtà faunistica di tutto il Territorio provinciale, si è scelto di confrontare i
comprensori così individuati con le carte di idoneità ambientale, proposte da
Boitani et al. (2002), per le principali specie di interesse conservazionistico e
venatorio.
Per verificare la bontà dei tre comprensori individuati sono state quindi prese in
esame come specie di interesse conservazionistico l’Orso, la Coturnice e il Lupo
(da figura a figura), mentre, come specie di interesse venatorio, sono stati
95
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
confrontati i comprensori con le carte di idoneità ambientale per il Capriolo, la
Lepre europea e il Cinghiale (da figura a figura).
Come mostrano le figure di seguito riportate, si percepisce come i comprensori
siano omogenei in quanto ad idoneità ambientale per le diverse specie prese in
esame. Per l’Orso (vedi figura), infatti, l’area identificata come altamente idonea
rientra completamente nel COFrA, il Comprensorio Appenninico, mentre una
certa idoneità si riscontra anche all’interno del comprensorio COFrB, il
Preappenninico. Quasi totalmente non idonea l’area di pianura e bassa collina,
come d’altronde ci si aspetterebbe considerando l’ecologia della specie. Per la
Coturnice (vedi figura) la situazione, in misura più localizzata, è analoga a quella
dell’Orso, e la delimitazione dei comprensori ben si adatta alla distribuzione
potenziale della specie. Per il Lupo (vedi figura), infine, la situazione appare più
complessa, con una maggiore estensione delle aree di bassa e media idoneità.
COFrA
COFrC
COFrB
Comprensori Faunistici Omogenei in relazione alla carta di idoneità per
l’Orso.
96
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
COFrA
COFrC
COFrB
Comprensori Faunistici Omogenei in relazione alla carta di idoneità per la
Coturnice.
COFrA
COFrC
COFrB
Comprensori Faunistici Omogenei in relazione alla carta di idoneità per il
Lupo
97
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Tuttavia si può chiaramente vedere come, anche in questo caso, le aree a
maggiore idoneità per la specie sono quelle ricomprese all’interno dei comprensori
COFrA e COFrB, che interessano i monti Appenninici e Preappenninici e quindi le
aree che conservano le maggiori caratteristiche di naturalità.
Andando a vedere le carte di idoneità ambientale per alcune tra le specie di
maggiore interesse venatorio si vede come, anche in questo caso, i comprensori
individuati corrispondano ad un’omogeneità ambientale (potenziale) per le diverse
specie.
Nel caso del Capriolo (vedi figura) infatti, si rileva come le zone ad alta idoneità
siano in gran parte concentrate all’interno dei comprensori montani, ad
esclusione delle aree a maggior elevazione, mentre le zone meno idonee sono
quelle ricomprese all’interno del Comprensorio Planiziale.
COFrA
COFrC
COFrB
Comprensori Faunistici Omogenei in relazione alla carta di idoneità per il
Capriolo.
98
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Per la Lepre europea la situazione è totalmente opposta, ossia con l’area
maggiormente idonea ricompresa all’interno del comprensorio di pianura e bassomedia collina, come d’altronde suggerisce l’ecologia della specie. Anche in questo
caso, comunque l’identificazione dei comprensori ben si armonizza con la
distribuzione potenziale della specie.
COFrA
COFrC
COFrB
Comprensori Faunistici Omogenei in relazione alla carta di idoneità per la
Lepre.
99
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
COFrA
COFrC
COFrB
Comprensori Faunistici Omogenei in relazione alla carta di idoneità per il
Cinghiale.
Per il Cinghiale (vedi figura), infine, il discorso è più complesso, vista soprattutto
la notevole plasticità della specie nell’adattarsi ai diversi ambienti. In generale
comunque i comprensori montani (caratterizzati da boschi alternati a prati e
pascoli) sono quelli che includono le aree maggiormente idonee alla specie.
Nell’individuazione dei Comprensori Faunistici Omogenei si è cercato, per
quanto possibile, di rispettare i confini amministrativi in modo da ridurre
eventuali conflitti interni relativi alla loro gestione. Nonostante gli sforzi però
molti dei comuni sono ricaduti tra due comprensori soprattutto quelli a contatto
fra il Comprensorio Preappenninici e il Comprensorio Planiziale.
COMUNE
Serrone
Piglio
Acuto
Alatri
Veroli
ATC
1
1
1
1
1
COMPRENSORI
COFrA – COFrC
COFrA – COFrC
COFrA – COFrC
COFrA – COFrC
COFrA – COFrC
100
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Monte San Giovanni
Sora
Alvito
Atina
Cervaro
San Vittore del Lazio
Morolo
Supino
Patrica
Giuliano di Roma
Amaseno
Castro dei Volsci
Esperia
Coreno Ausonio
Vallemaio
Sant'Andrea del Garigliano
1
1
1
1
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
COFrA – COFrC
COFrA – COFrC
COFrA – COFrC
COFrA – COFrC
COFrA – COFrC
COFrA – COFrC
COFrB – COFrC
COFrB – COFrC
COFrB – COFrC
COFrB – COFrC
COFrB - COFrC
COFrB – COFrC
COFrB – COFrC
COFrB – COFrC
COFrB – COFrC
COFrB - COFrC
Elenco dei comuni della Provincia interessati da due comprensori.
Nonostante le difficoltà gestionali che potrebbero nascere dall’inclusione di un
comune all’interno di due diversi comprensori, le peculiarità del territorio e la
morfologia di molti comuni non hanno reso possibile la loro totale inclusione
all’interno di un unico COFr. Si auspica, in fase programmatica, una larga
concertazione con i diretti interessati degli indirizzi gestionali da intraprendere
per i diversi comprensori, in modo da minimizzare le possibili difficoltà gestionali.
Considerando, quindi, tanto le caratteristiche orografiche e vegetazionali della
Provincia, quanto quelle di idoneità ambientale per le specie di interesse
conservazionistico e venatorio, i tre Comprensori Faunistici Omogenei individuati
sembrano rispettare quei criteri di omogeneità richiesti.
L’individuazione dei Comprensori Faunistici Omogenei è il primo passo per
poter operare tutta una serie di proposte e modifiche tanto relative agli ATC
quanto ai diversi istituti faunistici presenti sul Territorio.
8. ALTRI ISTITUTI
8.1. ZONE ADDESTRAMENTO CANI.
101
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Hanno lo scopo di promuovere l’educazione cinofila e venatoria dei
cacciatori. Esse vengono affidate alle associazioni venatorie riconosciute a livello
nazionale, alle associazioni agricole riconosciute, ovvero ad imprenditori agricoli
singoli, ai gruppi cinofili dell’ENCI, limitatamente alle seguenti specie riprodotto in
allevamento artificiale od in cattività appositamente liberate: fagiano, starna,
pernice, colino, quaglia, lepre, cinghiale e germano reale ceppo domestico.
La superficie complessiva delle zone addestramento cani non può superare l'1 per
cento del territorio agro-silvo-forestale provinciale; quello di una zona non può
essere superiore a duecento ed inferiore a venti ettari.
Nelle zone con superficie inferiore a cento ettari è consentito l'addestramento dei
cani da ferma, in regola con l'iscrizione all'anagrafe canina, con l'azione di
recupero
cinofilo
per la sola specie
quaglia,
purché
di allevamento ed
appositamente liberata nell'imminenza della prova addestrativa.
Tale attività è consentita nel solo periodo 1^ giugno - 15 settembre ed unicamente
a coloro che sono in possesso di apposito tesserino cinofilo, debitamente
compilato,
predisposto
dall'Amministrazione
provinciale
territorialmente
competente e rilasciato per il solo tramite dei gestori delle zone di addestramento
dei cani.
Il tesserino deve contenere i dati anagrafici dell'addestratore e gli estremi
dell'iscrizione del cane all'anagrafe canina. In ogni provincia il territorio destinato
alle zone di addestramento cani dovrà essere ripartito equamente tra gli aventi
titolo.
Nelle zone addestramento cani aventi superficie superiore a cento ettari è
consentita per tutto l’anno l’attività cinegetica con facoltà di sparo alle specie
indicate nel comma 1, provenienti da allevamento artificiale o in cattività ed
appositamente liberate. L’attività stessa è consentita a coloro che siano in
possesso di apposito tesserino cinofilo, debitamente compilato, predisposto
dall’amministrazione provinciale competente per territorio e rilasciato per il solo
tramite dei gestori delle zone addestramento cani. Il tesserino deve contenere i
dati anagrafici dell’addestratore e gli estremi dell’iscrizione del cane all’anagrafe
canina.
Le zone di addestramento cani sono 11 e precisamente:
102
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Zona Addestramento Cani "Valvazzata" ricadente nei Comuni di Patrica e
Giuliano di Roma
Zona Addestramento Cani "Monna Pica" ricadente nel Comune di Fiuggi
103
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Zona Addestramento Cani "Valle Zancati" ricadente nel Comune di Paliano
Zona Addestramento Cani "Le Capezzate" ricadente nel Comune di Viticuso
104
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Zona Addestramento Cani "Il Gallo" ricadente nel Comune di Vallerotonda
Zona Addestramento Cani "I Greci" ricadente nel Comune di Pontecorvo
105
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Zona Addestramento Cani "Cornacchione" ricadente nel Comune di Terelle
Zona Addestramento Cani "Colli Rossi" ricadente nel Comune di Anagni
106
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Zona Addestramento Cani "Cerreto" ricadente nel Comune di San Biagio
Saracinisco
Zona Addestramento Cani "Civita" ricadente nel Comune di Collepardo
107
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Zona Addestramento Cani "Campus laurita" ricadente nei Comuni di Broccostella
e Fontechiari
8.1.1. SCENARIO FUTURO
Ai sensi della D.G.R. 650/99 punto d-II, le Provincie sono richiamate ad
individuare nei propri piani le aree vocate per le istituzioni di nuove ZAC (Zone
Addestramento Cani), preferibilmente da collocare in aree di scarso valore
faunistico ed ambientale costituiti da terreni marginali ovvero quei terreni adibiti
ad uso agricolo che hanno una scarsa produttività, o ancora terreni che non si
possono lavorare con le macchine o terreni con scarse qualità fisico-chimiche.
L'istituzione di nuove Zone di addestramento, così come l'ampliamento di quelle
esistenti non potranno essere autorizzati qualora interessino in tutto o in parte
aree ricomprese nei Siti Natura 2000, mentre il rinnovo di quelle esistenti,
ricadenti nei medesimi siti Natura 2000 dovrà essere sottoposto a Valutazione di
incidenza.
Sono ad oggi individuate aree idonee per l'istituzione di nuove ZAC nei Comuni
di San Vittore del Lazio e Ripi aventi le caratteristiche sopra richiamate.
8.2. APPOSTAMENTI FISSI E TEMPORANEI
108
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Sono considerati fissi gli appostamenti di caccia costruiti in muratura o altro
materiale solido con preparazione di sito destinati all'esercizio venatorio almeno
per un'intera stagione di caccia.
Sono anche considerati appostamenti fissi di caccia le tine, le zattere e le
imbarcazioni, comunque ancorate nelle paludi o negli stagni o sui margini di
specchi di acqua naturali o artificiali e quelli ubicati al largo dei laghi e dei fiumi,
purché stabilmente ancorati al fondale, destinati all'esercizio venatorio agli
acquatici, verso i quali è consentito l'accostamento con mezzo galleggiante a
trazione manuale, utilizzabile anche per il recupero in esercizio di caccia della
selvaggina ferita.
Gli appostamenti fissi di caccia possono avere anche più di un impianto stabile
purché si trovino tutti entro il raggio di metri 150 da quello principale
preventivamente indicato.
L'autorizzazione per la caccia da appostamento fisso è rilasciata dalla provincia,
ha validità per cinque anni e la domanda deve essere corredata da planimetria a
scala 1:10.000 indicante l'ubicazione dell'appostamento. E' subordinata al
possesso da parte del richiedente del consenso scritto, con firma autenticata, del
proprietario o del conduttore del terreno, lago o stagno privato, nonché
dall'attestazione dell'avvenuto pagamento della tassa di concessione regionale.
La provincia sentito il CTFVP autorizza la costituzione e il mantenimento degli
appostamenti fissi senza richiami vivi che non richiedono l'opzione per la forma di
caccia in via esclusiva, la cui ubicazione non deve comunque ostacolare
l'attuazione del piano faunistico-venatorio.
Non sono considerati fissi, agli effetti della opzione della forma di caccia in via
esclusiva, gli appostamenti per l'esercizio venatorio agli ungulati e ai colombacci.
Ogni appostamento fisso è soggetto al versamento della tassa di concessione
regionale annuale. Alla provincia è dovuta annualmente una somma entro il
limite del 50 per cento della tassa regionale a titolo di rimborso spese, oltre gli
oneri di bollo.
Non è consentito costruire nuovi appostamenti fissi di caccia a distanza inferiore
a metri 1.000 dai valichi montani, dai confini delle oasi di protezione e delle zone
di ripopolamento e cattura o da altre zone a divieto di caccia e dalle aziende
faunisticovenatorie ed agro-turistico-venatorie nonché a distanza inferiore a metri
109
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
500 da altro appostamento fisso preesistente e dai confini delle zone di
addestramento cani.
Ferma restando l'esclusività della forma di caccia ai sensi e per gli effetti del
disposto di cui all'articolo 30, è consentito, al titolare ed alle persone autorizzate,
il vagare o il soffermarsi in attitudine di caccia entro il raggio di 100 metri
dall'appostamento fisso per il recupero della fauna selvatica ferita anche con l'uso
del cane da riporto.
E' vietata la caccia ai non autorizzati nel raggio di metri 200 dal capanno
principale dell'appostamento fisso regolarmente tabellato.
L'accesso all'appostamento fisso con armi proprie e con l'uso di richiami vivi è
consentito unicamente a coloro che abbiano esercitato l'opzione per la specifica
forma di caccia. Nell'appostamento fisso possono cacciare oltre al titolare non più
di tre cacciatori autorizzati dal titolare medesimo.
Ogni cacciatore non può essere titolare di più di un'autorizzazione per
appostamento fisso nel territorio regionale.
Non è previsto il rilascio di autorizzazioni, per la caccia da appostamento fisso, in
numero superiore a quello rilasciato nella stagione venatoria 1989/90.
Ove si verifichi una possibile capienza, le autorizzazioni disponibili sono rilasciate
in via prioritaria:
a) agli ultrasessantenni;
b) agli inabili e ai portatori di handicap fisici;
c) a coloro che, per caso fortuito o per forza maggiore, siano costretti a trovare
altro sito in sostituzione dell'appostamento fisso di cui erano titolari o a coloro
che, per sopravvenuto impedimento fisico, non siano più in condizioni di
esercitare la caccia in forma vagante.
Sono temporanei gli appostamenti che non comportino modificazione del sito e
siano destinati all'esercizio venatorio per non più di una giornata di caccia. Al
termine
della
giornata
il
cacciatore
deve
rimuovere
la
costruzione
dell'appostamento.
E' consentito il recupero in esercizio di caccia, utilizzando il natante a trazione
manuale, della selvaggina eventualmente ferita dagli appostamenti temporanei,
nei fiumi e nei laghi anche con l'ausilio del cane.
La caccia da appostamento temporaneo va intesa come caccia vagante.
110
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
La preparazione dell'appostamento fisso di caccia o temporaneo non può essere
effettuata mediante taglio di piante da frutto o, comunque, di interesse
economico, a meno che non si tratti di residui della potatura, nè con l'impiego di
parti di piante appartenenti alla flora spontanea protetta di cui alla legge
regionale 19 settembre 1974, n. 61.
La collocazione dell'appostamento deve avvenire in modo tale da non comportare,
per effetto dello sparo, il danneggiamento dei frutteti, vigneti o altre colture.
I danni provocati alle coltivazioni e/o agli impianti agricoli devono essere risarciti
dal cacciatore che li ha cagionati al proprietario e/o conduttore agricolo.
L'appostamento temporaneo di caccia viene usato dal cacciatore che per primo
abbia approntato il capanno od occupato il terreno sul quale questo viene
costruito; di norma si usano capanni portatili prefabbricati.
In
ogni
appostamento
temporaneo
di
caccia
non
possono
cacciare
contemporaneamente più di tre cacciatori.
L'esercizio venatorio vagante non è ammesso a meno di 200 metri da ogni
capanno temporaneo di caccia, quando il medesimo sia in effettivo esercizio.
E' vietato l'esercizio venatorio da appostamento temporaneo a meno di 150 metri
dai confini delle zone di protezione, dagli immobili, fabbricati, stabili adibiti ad
abitazione o da qualsiasi struttura adibita a posto di lavoro, e da vie di
comunicazione ferroviaria, nonché da strade carrozzabili, fatta eccezione per le
strade poderali o interpoderali.
L'esercizio venatorio è altresì vietato nel raggio di 1000 metri di distanza dai
valichi montani, posti sopra gli 800 metri s.l.m. indicati al precedente comma 8.
Il percorso di andata e ritorno dagli appostamenti temporanei nelle giornate o
nelle località in cui il cacciatore non è autorizzato alla caccia vagante deve
avvenire con il fucile smontato o chiuso in apposita custodia.
La raccolta della selvaggina abbattuta, se effettuata dal cacciatore, deve avvenire
con il fucile scarico. E' ammesso l'abbattimento dei selvatici feriti entro 150 metri
dall'appostamento anche quando non è consentita la caccia vagante.
Agli appostamenti fissi già costituiti alla data di entrata in vigore della presente
legge non si applica la norma di cui all'art. 12, comma 1, lett. l).
111
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9. MONITORAGGIO FAUNA STANZIALE
9.1. UNGULATI
9.1.1. CAPRIOLO
9.1.1.1. CONTEGGI DIRETTI DA PUNTI DI VANTAGGIO
Il censimento del Capriolo deve essere realizzato esclusivamente in date
concordate con la Provincia, utilizzando punti fissi di osservazione sul “primo
verde”. In particolare, le conte dirette da punti fissi si applicano quando la
copertura boschiva interessa meno del 50% dell’area da censire e quando si è in
presenza di un indice medio-alto di dispersione delle aree aperte.
I censimenti devono essere realizzati “in contemporanea”, cioè effettuando
sessioni in cui gli operatori sono presenti contemporaneamente nell’area
prescelta. Qualora non sia possibile realizzare i conteggi su tutto il territorio del
distretto in contemporanea, gli istituti di gestione possono suddividere l’unità
gestionale (distretti degli ATC o AFV) in settori di censimento, di superficie non
inferiore a 400 ha, nei quali si applica l’obbligo della contemporaneità delle conte.
Particolare cura dovrà essere posta al fine di evitare doppi conteggi all’interno
dello stesso settore di censimento e fra settori di censimento adiacenti.
Nel caso in cui non fosse possibile censire in contemporanea tutti i settori
individuati, al fine di limitare il più possibile lo scambio di animali i confini dei
settori di censimento saranno selezionati in modo tale da coincidere con elementi
topografici rilevanti (creste, fiumi) o vere e proprie barriere in grado di limitare
significativamente gli spostamenti degli animali fra settori adiacenti.
All’interno
di
ciascuna
unità
territoriale
di
censimento
sarà
effettata
l’osservazione di tutte le aree aperte di estensione minima pari a 1.56 ettari
(coerente con il limite massimo di risoluzione della carta di uso del suolo
disponibile), compatibilmente con le possibilità operative. Qualora questa
eventualità non fosse possibile, le aree aperte da sottoporre a conta saranno
selezionate in modo da risultare adeguatamente distribuite in tutta l’unità di
censimento, evitando che si verifichi una distribuzione raggruppata delle
osservazioni nella stessa. In ogni caso, sarà redatta una mappa su base CTR in
formato digitale in cui saranno riportate per ciascuna unità il numero di aree
112
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
aperte di estensione minima pari a 1.56 ettari. Al fine di ottimizzare la
disponibilità di operatori per l’ispezione del maggior numero di aree aperte si
ricorda di porre particolare attenzione alla selezione di punti di vantaggio dai
quali, mediante l’uso di ottiche adeguate, sia possibile ispezionare la maggior
estensione di aree aperte.
Nell’ambito di ciascun settore/distretto/AFV vengono effettuate non meno di
quattro sessioni, validate dalla Provincia, di cui almeno 2 mattutine, nel periodo
compreso di norma tra il 20 marzo e il 20 aprile, in dipendenza dalle condizioni
locali della ripresa vegetativa. Le date di censimento in ciascun distretto o AFV
possono variare di anno in anno in dipendenza dello stadio di crescita della
vegetazione nelle aree aperte. Si ritengono valide sessioni di censimento eseguite
con condizioni meteorologiche favorevoli: assenza di precipitazioni e vento con
velocità non superiore a 20 km/h. Le sessioni di censimento vanno eseguite nel
corso delle 2 ore successive all’alba e delle 2 ore serali che precedono le
condizioni di luce sufficienti all’osservazione degli animali. Il completamento delle
quattro sessioni deve avvenire nel minor arco di tempo possibile (ad es. 2 giorni),
compatibilmente con le possibilità operative.
Le classi di età da utilizzare per la definizione della struttura di popolazione
durante le conte dirette sono riportate nella tabella seguente.
MASCHI
Classe I
FEMMINE
Classe II
Classe III
Classe I
Classe
II
Individui
giovani
Capriolo
di circa
10 mesi
di età
Individui
Individui
di età
giovani
minima
di circa
pari a 1
-
Individui
10 mesi
anno e 10
di età
mesi circa
(sottili)
di età
minima
pari a 1
anno e
10 mesi
circa
Classificazione degli esemplari in base all’età da adottare durane la
realizzazione delle conte dirette in primavera.
113
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Il cambio di classe si effettua per convenzione l’11 marzo e comunque prima
della realizzazione dei conteggi; conseguentemente se le conte dirette vengono
realizzate fra il 20 marzo ed il 20 aprile, la classe “zero” non compare fra le
categorie da utilizzare per la classificazione dell’età dei capi osservati.
9.1.1.2. B ATTUTE SU AREE CAMPIONE
Le conte in battuta sono da preferirsi alle conte da punti fissi laddove oltre il
50% della superficie dell’unità territoriale considerata è rappresentata da bosco.
Nel caso in cui le conte in battuta non rappresentassero una scelta praticabile, è
possibile eseguire le conte dirette da punti fissi anche in queste aree, purché non
siano operate estrapolazioni di alcun tipo e si consideri ai fini del prelievo
esclusivamente il numero di capi contati, che rappresenta il numero minimo di
individui presenti. L’applicazione di questo metodo infatti non genera rischi per la
conservazione delle popolazioni dal momento che il numero di capi conteggiato
risulta ulteriormente sottostimato in contesti – come quelli boscati – in cui la
contattabilità degli animali è bassa. In tal caso verranno adottate le procedure
relative alla realizzazione delle conte dirette e la densità verrà calcolata riferendo
gli individui al settore di conta.
La realizzazione delle conte in battuta richiede un’attenta fase di pianificazione.
Durante tale fase, devono essere identificate tutte le aree del comprensorio in cui
è potenzialmente realizzabile la conta in battuta. In particolare, tali aree devono
avere una dimensione minima di 15 ettari, mentre l’estensione massima è
variabile e dipendente dalla difficoltà operativa (necessità di un maggior numero
di operatori, rischio di formazione di un fronte di battuta non allineato, ecc.) di
condurre battute adeguate su superfici molto ampie. La forma rettangolare (i.e.
stretta e lunga) delle parcelle può rendere più facile dirigere il fronte di battuta,
mantenendolo al contempo più serrato. La modalità di svolgimento delle battute
impone che uno o più lati delle parcelle di battuta consenta un’elevata visibilità,
circostanza favorita dalla presenza di strade forestali o tagliate o più in generale
da fasce di aree aperte o con scarsa copertura arborea o arbustiva.
Una volta individuate su carta le aree di battuta potenziali, le parcelle di battuta
verranno selezionate fra queste applicando una strategia di campionamento
casuale, eventualmente stratificata per habitat boscoso (tipologia e/o gestione) in
114
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
modo tale che tutte le categorie siano campionate in maniera proporzionale alla
loro frequenza relativa sul territorio. Nel caso in cui i requisiti necessari limitino
l’applicabilità di questa procedura, occorre selezionare le aree di battuta in modo
che queste risultino ben distribuite su tutta l’unità territoriale di censimento. Al
fine di attenuare il rischio che animali sospinti da una parcella possano entrare
in una adiacente, dovrà essere osservato un buffer di 1 km fra i punti più vicini
posti lungo il confine delle due aree di battuta adiacenti al fine di evitare doppi
conteggi (vedi figura).
Il numero delle aree da sottoporre a battuta deve essere tale da consentire il
campionamento di una porzione di bosco non inferiore al 10-15% dell’estensione
totale del bosco presente nell’unità territoriale di gestione (distretto o AFV)
interessata dal censimento. Tale percentuale di campionamento va ritenuta
adeguata
se le
battute sono
realizzate nel
periodo
corretto,
quando la
distribuzione degli animali nello spazio è tendenzialmente casuale. Lo sforzo di
campionamento va aumentato fino al 20-25% in presenza di popolazioni a densità
inferiori a 7 capi/100 ettari.
Il campionamento ottimale prevede una stratificazione nell’ambito della generica
categoria ambientale del bosco che tenga conto delle potenzialità di rifugio e di
risorse alimentari disponibili per la specie. La stratificazione può dunque essere
condotta sia considerando la differente tipologia forestale, sia la sua gestione e/o
stadio di sviluppo.
L’esempio che segue riguarda la selezione di parcelle di battuta all’interno di un
distretto di 10.000 ettari, interessato per il 90% dalla presenza di bosco (9000 ha)
secondo le tipologie indicate in tabella. La superficie da coprire in battuta è pari a
900 ettari la cui ripartizione in parcelle di battuta deve riflettere il numero di
ettari che è necessario campionare in ciascuna categoria di bosco.
Tipologia di bosco
Bosco ceduo
ha
%
4410
49
Ha da
campionare
441
115
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Bosco alto fusto
2790
31
279
Pineta
1800
20
180
9000
100
900
totale
Ripartizione dell’estensione complessiva delle aree di battuta in
funzione dell’habitat. Gli ettari da campionare vanno poi
suddivisi in aree di battuta di estensione  15 ettari: 441
ettari si traducono in 28 battute da 15 ettari e di una da
20.
In presenza di un’elevata omogeneità territoriale della tipologia/gestione del
bosco non è necessario operare una stratificazione per habitat.
Per ciascuna parcella di battuta sono previsti due tipi di operatori: i.) i battitori,
che formando un fronte rettilineo compatto, sospingono gli animali avanzando
verso le poste dove sono collocati ii.) gli osservatori dislocati presso poste
numerate distribuite lungo i confini delle parcelle di battuta, che hanno il
compito di contare tutti gli individui che superano il fronte delle poste stesse. Il
numero di osservatori e di battitori necessario per la corretta esecuzione delle
battute dipende dalla topografia e dal grado di copertura del bosco. Battitori
consecutivi lungo il fronte di battuta devono mantenersi in contatto visivo e
saranno disposti ad una distanza l’uno dall’altro compresa fra i 5 ed i 15 metri.
La distanza fra le poste dipende dalle condizioni di visibilità ed è generalmente
compresa fra 25 e 50 metri. Mediamente sono necessarie da 1 a 3 persone per
ettaro di superficie da coprire in battuta. Ciascun battitore dovrà contare solo gli
animali che sfondando il fronte di battuta passino alla sua destra o in alternativa
alla sua sinistra. Analogamente, le poste dovranno tener nota degli animali che
transitino o a destra o a sinistra di ciascun osservatore, secondo le istruzione
impartite dal responsabile del censimento.
Le condizioni ottimali per la realizzazione delle conte in battuta sono quelle che
coincidono con una fase del ciclo biologico della specie in cui gli individui tendono
ad essere distribuiti in modo casuale e non aggregato sul territorio e con l’inizio
della ripresa vegetativa, quando la visibilità in bosco è ancora sufficiente a
rilevare la presenza di animali. Il periodo migliore per la realizzazione delle
116
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
battute si colloca dunque fra la fine di aprile e la metà di maggio. Le battute
devono essere effettuate in un periodo della giornata in cui gli animali sono in
rimessa, pertanto lontano dall’alba e dal tramonto.
Durante le battute è difficile classificare gli animali osservati per sesso e ancor
più per classe d’età. Pertanto tale modalità di conta fornisce solo il numero
minimo di animali presenti mentre per ottenere dati relativi alla struttura di
popolazione è necessario ricorrere alle osservazioni dirette, da realizzarsi con le
modalità descritte in precedenza, o, secondariamente, attraverso osservazioni
lungo percorsi campione. Anche le aree di osservazione o i percorsi campione
devono essere quanto più possibile ben distribuiti all’interno dell’unità territoriale
di censimento e condurre alla classificazione di un numero di esemplari che sia
proporzionale e comunque non inferiore al 30% del totale degli individui
conteggiati in battuta.
Anche per quanto riguarda le conte in battuta sarà necessario produrre una
cartografia che riporti i settori di battuta potenziali, i settori selezionati, nonché le
aree dove sono state eseguite le osservazioni al fine di ottenere informazioni sulla
struttura demografica.
Nel caso in cui non fosse possibile attuare le conte in battuta e si volesse
ricorrere ad altre metodologie, queste esulano dal presente protocollo e dovranno
essere oggetto di uno specifico parere.
9.1.1.3. O RGANIZZAZIONE O PERATIVA E FLUSSO DI INFORMAZIONI
La realizzazione delle conte dirette e di quelle in battuta richiede un adeguato
coordinamento del personale coinvolto. In particolare, il flusso di informazione
include nell’ordine le figure di seguito evidenziate.
I censitori (selecacciatori o censitori abilitati), cui spetta il compito di svolgere le
osservazioni/battute, di determinare gli animali e compilare le schede secondo le
istruzioni ricevute.
Per le conte realizzate in battuta, devono essere designate delle figure
nell’ambito dei censitori cui si affida il controllo del corretto avanzamento del
fronte e la coordinazione dei battitori. Tali figure provvederanno a coordinare
gruppi di 10 battitori circa ognuno e saranno collocate centralmente rispetto a
117
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
questi ultimi; saranno inoltre incaricate della disposizione dei battitori ad inizio
battuta e di collezionare le schede di rilevamento dati del proprio gruppo a fine
battuta, per consegnarle al responsabile dell’unità territoriale di censimento.
Il responsabile del settore di censimento, che istruisce e coordina i censitori,
reperisce la cartografia, individua i punti fissi d’osservazione/aree di battuta,
raccoglie criticamente i dati di ciascuna sessione di conta, eliminando i dai dati
derivanti dal doppio conteggio degli stessi individui, anche attraverso un
confronto diretto con i censitori. In particolare tale figura ha il compito di
raccogliere le schede di ciascun osservatore e compilare per ciascuna sessione di
conta la scheda riassuntiva, indicando anche il numero di censitori che ha
partecipato alla sessione di conta, cosicché alla fine delle 4 sessioni o alla fine
delle battute siano state compilate le corrispondenti schede di sintesi, da cui è
possibile calcolare la consistenza di popolazione secondo le modalità esposte nel
paragrafo 3.1. A tal riguardo è necessario che il responsabile del settore di
censimento indichi la modalità con cui è stata calcolata la consistenza della
popolazione (massimo giornaliero – MAX – o conta composita –CC – par. 3.1) e la
data, che nel caso sia stata realizzata una conta composita coinciderà con quella
della prima sessione di conta. Nel caso in cui sia stato utilizzato il massimo
giornaliero, dovrà essere indicato anche il periodo della giornata in cui questo si è
realizzato (i.e. alba o tramonto).
Infine, il responsabile del settore di censimento è tenuto anche a verificare il
corretto utilizzo di adeguati strumenti ottici (cannocchiale con minimo 30
ingrandimenti e binocolo) da parte dei selecacciatori e dei censitori abilitati che
prendano parte ai censimenti e più in generale il corretto svolgimento delle
osservazioni dirette e delle battute.
Dal momento che le attività di conta necessitano di un’attenta pianificazione, è
necessario che ciascun ATC si adoperi affinché le direttive e le procedure
applicative relative alla realizzazione delle conte – da punti fissi ed in battuta –
esposte nel presente protocollo siano applicate al territorio dei distretti e che la
documentazione relativa, corredata di mappe topografiche dettagliate, sia
sottoposta alla verifica da parte delle autorità provinciali competenti.
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9.1.1.4. E LABORAZIONE DEI D ATI
I dati sulla consistenza delle popolazioni dovranno essere elaborati e riportati
nella relazione consuntiva con le modalità di seguito specificate. In particolare
nella relazione è necessario includere:
1. Una tabella che sintetizzi i risultati dei censimenti di popolazione relativi ai tre
anni precedenti, riportanti la consistenza ed i parametri di popolazione riferiti
alle corrispondenti unità di conta e gestione.
2. Una tabella con indicazione precisa dei risultati relativi ai piani di prelievo
effettuati
nei
tre
anni
precedenti,
ripartiti
nelle
corrispondenti
unità
territoriali. Dovranno essere riportati sia il piano di prelievo approvato sia
quello realizzato con indicazione della percentuale di completamento, nonché
la rispettiva distinzione in classi di età e sesso, anche per i capi di classe 0
suddivisi per sesso nei piani realizzati.
3. Una o più tabelle che riassumano i risultati dei censimenti relativi al piano cui
si riferisce la relazione presentata e contenenti:
I. Il
valore
della
consistenza
di
popolazione
considerata
per
la
quantificazione del prelievo, specificando la modalità con cui è stata
ricavata (vedi par. 3.1); deve inoltre essere specificata la ripartizione in
classi di sesso e di età, includendo gli indeterminati (per sesso, per età o
per entrambe le categorie);
II. L’estensione di ciascuna unità territoriale di censimento (settore, distretto
o AFV) in ettari;
III. Il numero di osservatori per ciascuna unità di censimento.
CALCOLO DELLA CONSISTENZA E DELLA STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE

Consistenza:
Osservazioni dirette da punti fissi. La consistenza della popolazione si ricava
attraverso una delle seguenti modalità i) dai dati raccolti nella sessione in cui è
stato contato in contemporanea il numero maggiore di individui (MAX), ivi inclusi
119
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gli indeterminati (al netto di eventuali doppi conteggi) ii) realizzando una conta
composita (CC), ossia sommando il maggior numero degli individui per ciascuna
classe sociale ottenuto confrontando i risultati delle quattro sessioni. Sono esclusi
gli indeterminati.
La consistenza deriva in ogni caso dal numero degli individui effettivamente
osservati, pertanto non sono ammesse estrapolazioni a partire da conteggi
eseguiti su aree campione.
Battute in aree c ampione. La casualità nella selezione delle aree campione,
l’adeguata percentuale di campionamento, che interessa almeno il 10% circa di
tutta la superficie caratterizzata dal bosco del comprensorio, e la corretta
applicazione della tecnica, consentono l’estrapolazione dei dati, per ciascuna
tipologia di bosco eventualmente considerata ai fini della stratificazione del
campionamento. Tale operazione conduce ad una stima della consistenza
complessiva per ciascun tipo di bosco.

Densità di popolazione:
Osservazioni dirette da punti fissi. La densità di popolazione (n. di individui
per 100 ha) viene ricavata dividendo la consistenza ottenuta per la superficie di
ciascuna unità territoriale di censimento, (settore, distretto o AFV) espressa in
ettari. Tale valore di densità rappresenta anche il valore da confrontare a quello
della densità soglia utile all’avvio del prelievo venatorio in ciascuna unità.
Battute in aree c ampione. La densità si calcola rapportando gli animali
contati in battuta sulla superficie interessata dalle battute stesse.

Rapporto fra classi di sesso (Rapporto Sessi, RS):
Si esprime come rapporto fra il numero di femmine e quello dei maschi,
mantenendo nel risultato almeno due cifre decimali. Il risultato esprime il numero
di femmine per ciascun maschio. Il numero di maschi e di femmine da utilizzare
per il calcolo è ottenuto dalla sessione in cui è stato contato in contemporanea il
numero maggiore di individui. Il rapporto sessi verrà calcolato per l’intera
popolazione in ciascuna unità territoriale di censimento.

Rapporto giovani adulti (Juv:Ad):
120
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Si esprime come numero di adulti per ciascun giovane ed è ottenuto dividendo
la somma del numero di adulti (classe II e successive) per quello dei giovani
(somma del numero di individui di classe I). I dati di base sono relativi anche in
questo caso alla sessione in cui è stato contato in contemporanea il numero
maggiore di individui.

Numero di piccoli per femmina adulta (Juv:F):
Si esprime come rapporto fra la frazione giovanile della popolazione (ossia il
totale degli individui di classe I, maschi e femmine) e le femmine adulte (classe II)
relativi alla sessione in cui è stato conteggiato il maggior numero di individui.
9.1.2. CINGHIALE
9.1.2.1. RILIEVO SEGNI DI PRESENZA
Una possibile applicazione di questo metodo prevede l’individuazione, in
ciascuna tipologia di habitat (o almeno in quelle più rappresentative), di un certo
numero di itinerari di lunghezza complessiva proporzionale all’estensione
dell’habitat stesso nell’area di studio. . L’ubicazione dei percorsi avviene in genere
in modo casuale oppure sistematicamente utilizzando uno specifico criterio
generale (altitudine costante, seguendo una direzione specificata, ecc.). I percorsi
vanno inoltre tracciati su una carta topografica in scala 1:5.000 o 1:10.000,
individuando eventuali discontinuità ambientali presenti lungo l’itinerario.
All’atto del rilevamento sul campo, gli osservatori percorrono l’itinerario
registrando su un’apposita scheda la tipologia (impronte, escrementi, scavi o
altro) e il numero dei segni di presenza rilevati.
Il tipo di metodo è adeguato per una ripetizione stagionale della raccolta dati,
utile a mettere in luce eventuali variazioni di densità nel corso dell’anno
all’interno dei vari habitat. Lo sforzo necessario è molto variabile in funzione della
superficie dell’area da campionare, del numero di ripetizioni annuali e,
soprattutto, della lunghezza complessiva dei percorsi da effettuare. Nel caso sia
possibile un’unica sessione annuale è preferibile effettuarla dopo il picco delle
nascite e prima dell’inizio della stagione venatoria (tra marzo e settembre).
121
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Per l’applicazione di questo metodo è sufficiente un campionamento di 400-500
m di percorso per Km2, il calcolo dello sforzo effettivo si attua considerando
transetti di lunghezza non superiore ai 6-8 Km, ciascuno percorribile da un
singolo operatore in un tempo massimo di circa 3-4 ore.
Il successivo trattamento dei dati raccolti si effettua suddividendoli in funzione
del tipo di habitat e ricavando un indice chilometrico di abbondanza dei segni di
presenza (cumulativo o distinto per le varie tipologie di segno).
9.1.2.2. CONTEGGI SU G OVERNA
Questo metodo si basa sul conteggio contemporaneo degli animali presenti
su governe di mais di una lunghezza standard di 100 m. gli osservatori, oltre al
numero degli animali presenti possono raccogliere informazioni anche sulla
struttura della popolazione dividendo gli individui secondo la tabella seguente:
Striati
Rossi
Adulti
Senza distinzione di
sesso
Divisi in maschi e
femmine
Divisi in maschi e
femmine
I conteggi diretti su governa sono applicabili in contesti di limitata estensione
(poche migliaia di ettari e necessita comunque di un elevato numero di operatori.
Per la realizzazione dei conteggi devono essere effettuate le seguenti azioni:

identificazione di punti di osservazione in grado di assicurare una copertura
omogenea;

realizzare il pre-foraggiamento delle governe per almeno 10-15 giorni prima
della data del censimento;

effettuare 4 ripetizioni (2 all’alba e 2 al tramonto);

l’area di studio, se molto vasta, potrebbe essere divisa in 2;
La consistenza della popolazione si ricava come già descritto per i conteggi diretti
del capriolo:
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i) dai dati raccolti nella sessione in cui è stato contato in contemporanea il
numero maggiore di individui (MAX), ivi inclusi gli indeterminati (al
netto di eventuali doppi conteggi)
ii) ii) realizzando una conta composita (CC), ossia sommando il maggior
numero
degli
confrontando
i
individui
per
risultati
delle
ciascuna
classe
quattro sessioni.
sociale
ottenuto
Sono esclusi
gli
indeterminati.
La consistenza deriva in ogni caso dal numero degli individui effettivamente
osservati, pertanto non sono ammesse estrapolazioni a partire da conteggi
eseguiti su aree campione.
9.1.2.3. USO DELLE B RACCATE DI CACCIA
Questo metodo si basa sulla raccolta di dati durante le braccate di caccia
alla specie. Esso proposto prevede innanzitutto la costituzione di un archivio
cartografico relativo a tutte le aree di braccata utilizzate nel corso della stagione
venatoria, operazione da effettuarsi con l’aiuto dei responsabili di ciascuna
squadra di caccia. La disponibilità di un sistema informatizzato di gestione dei
dati territoriali (SIT) permette quindi di calcolare con facilità, per ciascuna area
di braccata, la superficie interessata dalla presenza di formazioni boschive ed
arbustive, sulla quale si baserà il calcolo delle densità.
Successivamente, dall’insieme dei dati sulle attività di prelievo si selezionano
unicamente le informazioni riguardanti la prima braccata effettuata da ciascuna
delle squadre di caccia, considerando le aree braccate in quell’occasione come
aree campione da utilizzare per il censimento. Poiché generalmente tutte le
squadre effettuano la prima cacciata nel giorno di apertura della stagione
venatoria, così facendo si potrà ottenere una sostanziale contemporaneità delle
battute su tutto il territorio, utile per evitare il rischio di contare più volte i
medesimi animali.
Nel caso la superficie campionata non risultasse sufficientemente ampia (circa il
10% della superficie boscata), in aggiunta potranno essere considerati i dati
123
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relativi alla prima cacciata effettuata in altre aree di braccata, avendo cura di
selezionare quelle poste a distanza maggiore rispetto alle aree già considerate.
Il calcolo delle densità si ottiene a partire dal rapporto tra il numero totale di
cinghiali osservati all’interno dell’area braccata (composto dagli animali abbattuti,
gli eventuali cinghiali feriti ma non recuperati e da quelli solamente avvistati) e la
superficie coperta da boschi e arbusteti effettivamente battuta.
Il valore di densità ottenuto si estrapola poi all’intera superficie boschiva ed
arbustiva
presente, è possibile
formulare
una stima, a
posteriori, della
consistenza complessiva della popolazione di Cinghiale presente sul territorio
all’inizio della stagione venatoria.
9.1.2.4. STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE IN CLASSI DI SESSO ED ETÀ
La struttura di una popolazione viene definita da due parametri: il rapporto
tra i sessi (il numero di maschi diviso il numero di femmine) e la composizione in
classi d’età.
Lo studio della struttura di una popolazione comporta notevoli difficoltà e
l’unico strumento a disposizione di chi si occupa della gestione del Cinghiale su
vasta scala per poter ricavare dati attendibili di questo tipo consiste nell’utilizzo
delle informazioni derivanti dagli abbattimenti. La struttura ricostruita a partire
dall’esame degli animali prelevati può discostarsi da quella reale della popolazione
a causa sia della diversa vulnerabilità delle diverse classi di sesso e di età, sia
della selettività operata dal cacciatore al momento del prelievo, che lo porta, a
seconda delle situazioni, a risparmiare le femmine gravide ed i piccoli o ad
abbattere di preferenza i maschi adulti da trofeo. Per questi motivi è necessario
valutare criticamente i risultati che emergono dall’analisi degli abbattimenti, a
partire
da
un’approfondita
conoscenza
delle
abitudini
venatorie
che
caratterizzano ciascuna unità di gestione.
La determinazione del sesso negli animali abbattuti non presenta alcuna
difficoltà e risulta possibile addirittura nei feti, a partire dal 2° mese di gestazione.
La tecnica maggiormente utilizzata per la determinazione dell’età degli individui,
almeno in ambito gestionale, si basa sull’esame dello stato della tavola dentaria
(eruzione ed usura dei denti). Nel Cinghiale la dentatura completa si sviluppa
124
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lungo un periodo di 36-38 mesi e la conoscenza dei tempi di eruzione dei diversi
denti permette una discriminazione piuttosto precisa dell’età dell’animale entro
tale intervallo.
Perché i dati raccolti possano effettivamente dimostrarsi utili ai fini gestionali è
opportuno venga adottato uno schema per la determinazione dell’età abbastanza
dettagliato, in modo tale da permettere una trattazione accurata dei dati,
soprattutto in relazione alle analisi dei parametri demografici che dipendono
strettamente dall’età.
Il cambio dei denti da latte con quelli definitivi e la formazione della dentatura
completa nel Cinghiale si realizzano entro i primi tre anni di vita. In questo
periodo, l’intervallo temporale di eruzione per ogni tipo di dente (incisivi, canini,
premolari e molari) differisce, anche in modo considerevole, da individuo ad
individuo: da un minimo di tre mesi (per il 1° molare ed il 1° premolare) ad un
massimo di nove mesi (per il 3° molare).
Considerata la rilevante variabilità interindividuale, è pertanto preferibile
valutare l’età utilizzando sempre classi comprendenti più mesi. Uno schema di
classificazione affidabile per la definizione dell’età in base all’analisi della tavola
dentaria della mandibola è quello riportato in allegato, che prevede l’uso di
diciannove classi d’età (vedi allegato). Tale schema permette una determinazione
abbastanza accurata dell’età entro i primi due anni di vita di un Cinghiale
(l’intervallo di variazione, per ciascuna classe, è di circa due mesi), mentre dal
terzo anno in poi l’ampiezza delle classi aumenta. Il passaggio al terzo anno è
scandito dall’eruzione successiva delle diverse cuspidi del terzo molare, tuttavia,
poiché l’eruzione completa dell’ultimo dente definitivo è soggetta ad una più alta
variabilità individuale rispetto a quella mostrata dagli altri tipi di denti, la
determinazione dell’età non può necessariamente risultare precisa come nei primi
24-26 mesi di vita.
Per gli animali caratterizzati da una dentizione completa e definitiva la
determinazione macroscopica dell’età è possibile solo attraverso la stima del
grado di usura della tavola dentaria. Tale metodo risulta comunque molto meno
affidabile in quanto l’usura dei denti dipende sia dall’età che dal tipo di dieta degli
animali.
125
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9.1.2.5. STATO RIPRODUTTIVO DELLE FEMMINE
L’esame degli apparati riproduttivi delle femmine abbattute costituisce uno
strumento alternativo di indagine molto efficace ed insostituibile a fini gestionali.
Attraverso un semplice esame visivo delle ovaie e dell’utero, è possibile conoscere
il tasso di fertilità e, conseguentemente, stimare l’accrescimento potenziale della
popolazione.
Operando con la dovuta attenzione, l’utero viene interamente ispezionato alla
ricerca di eventuali feti. Successivamente si passa all’esame delle due ovaie che
vengono sezionate per poter rilevare la presenza ed il numero dei corpi lutei. La
presenza di corpi lutei indica l’avvenuta ovulazione. A partire da queste
informazioni e da quelle relative alle caratteristiche della madre (età, peso,
condizione fisica e sanitaria) è possibile indagare molteplici aspetti, primo fra tutti
la relazione che lega la fecondità (numero di feti prodotti per femmina) all’età delle
scrofe, necessaria per calcolare l’accrescimento potenziale della popolazione a
partire dalla sua struttura d’età.
L’esame visivo dell’apparato riproduttore di una scrofa prevede due fasi
principali:
i) esame delle ovaie - La presenza di corpi lutei è spesso rilevabile già ad un
semplice esame della superficie esterna dell’ovaia, in quanto essi costituiscono
degli ammassi talvolta voluminosi. La corretta determinazione del loro numero
richiede
però
un’ispezione
interna,
che
si
effettua
sezionando
longitudinalmente ogni ovaia in due parti per mezzo di un bisturi. I corpi lutei
hanno forma rotondeggiante ed un colore variabile dal rosa-rosso al marrone
scuro;
ii) esame del contenuto dell’utero - Per rilevare la presenza ed il numero dei feti è
necessario aprire i due corni dell’utero per tutta la loro lunghezza, utilizzando
un bisturi o delle forbici.
I feti devono essere esaminati per rilevarne il sesso; in tal modo è possibile
calcolare il rapporto tra i sessi che caratterizza la popolazione alla nascita. La
determinazione del sesso nei feti è possibile solo dopo la sesta settimana di
sviluppo, quando risultano completamente formati e diventano, pertanto, ben
riconoscibili gli organi sessuali esterni. Successivamente viene rilevata la
126
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lunghezza testa-coda; tale misura permette di risalire facilmente ad una stima
dell’età in giorni dei feti a partire dalla quale è possibile determinare il periodo
delle nascite.
La misura del feto deve essere effettuata utilizzando un calibro di precisione ed
avendo cura di non distenderlo, lasciandolo cioè nella stessa posizione in cui è
stato trovato nell’utero. Il conteggio del numero delle scrofe gravide e dei feti
permette di calcolare annualmente la produttività delle femmine e l’incremento
potenziale della popolazione; inoltre, il confronto tra il numero di corpi lutei
presenti nelle ovaie ed il numero di feti osservati nello stesso utero permette di
stimare anche il tasso di sopravvivenza embrionale, cioè la percentuale di feti che
effettivamente si sviluppa sul totale delle uova prodotte. Tale dato rappresenta un
buon indice delle condizioni generali della popolazione ma può anche essere
utilizzato per altre valutazioni. Infatti, non sempre è possibile determinare se una
femmina è gravida poiché gli embrioni divengono visibili solo dopo la terza
settimana di vita. L’esame delle ovaie, quindi, permette di calcolare la percentuale
di femmine fertili ed il conteggio dei corpi lutei il numero di “uova” prodotte.
Applicando il tasso di sopravvivenza embrionale al numero di uova pro dotte dalle
femmine fertili è possibile stimare il numero di feti che avrebbe potuto svilupparsi
e determinare quindi l’incremento potenziale della popolazione.
9.1.3. LAGOMORFI: LEPRE
Le tecniche di censimento delle lepri possono essere suddivise in due
tipologie: quelle basate sul conteggio degli esemplari inattivi (diurne) e quelle
basate sul conteggio degli esemplari attivi (notturne).
9.1.3.1. CENSIMENTO DELLE LEPRI INATTIVE
Rientrano in questa tipologia i censimenti totali o esaustivi e quelli su aree,
fasce o percorsi campione, ivi compreso il line transect. Si tratta sostanzialmente
di censimenti in battuta o di percorsi individuali finalizzati allo scovo diretto delle
lepri al covo da parte degli operatori. Nel caso dei censimenti in battuta e per i fini
127
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della
gestione
sono
proponibili
solo
quelli
su aree
o
fasce
campione,
rappresentative delle diverse realtà ambientali delle unità di gestione. La tecnica
del line tr ansect si basa sulla realizzazione di una serie di percorsi casuali da
parte di un operatore e sul rilevamento, per ogni singola lepre scovata, della
distanza più breve tra il punto di scovo e la linea del percorso. Esistono alcune
condizioni di base da rispettare affinché l’elaborazione dei dati sia corretta, ma
non è indispensabile lo scovo di tutte le lepri presenti ai lati del percorso;
necessita,
invece, la
disponibilità
di
un
programma
computerizzato
per
l’elaborazione statistica dei dati da parte di personale qualificato. Questa tecnica
non dovrebbe essere applicata nel corso del periodo riproduttivo della lepre per
evitare sovrastime
(è
necessario infatti
che
tutti gli
avvistamenti siano
indipendenti tra loro, condizione che non sempre si realizza in tale periodo).

Battute su aree c ampione
Il censimento in battuta prevede l’impiego di numerosi operatori (40-60 o più a
seconda
dell’estensione
delle aree
campione) e
viene
applicato su base
campionaria. Le aree campione, affinché i dati ottenuti possano poi essere
estrapolati, devono essere rappresentative di tutti gli habitat disponibili. Inoltre,
le aree di battuta dovrebbero essere limitate da elementi fissi del paesaggio
(strade, fossati, sentieri) ed il numero dei battitori deve essere adeguato
all’ampiezza dell’area campione ed alla sua copertura vegetazionale.
9.1.3.2. CENSIMENTO DELLE LEPRI ATTIVE
La migliore contattabilità delle lepri nelle ore crepuscolari e notturne
consente l’applicazione di tecniche di censimento col faro. La tecnica di
censimento col faro presenta problemi teorici irrisolti allorquando viene applicata
in aree collinari e montane, a causa della presenza di ostacoli di varia natura e
formazioni boschive o aree cespugliate. Viceversa la tecnica di censimento su
percorsi campione o da una griglia di punti casuali, risulta molto pratica e
sufficientemente efficace nelle aree aperte, in particolare nelle pianure coltivate.
Nelle aree collinari la tecnica col faro è stata utilizzata nel presupposto (non
sufficientemente
chiarito)
che
nelle
ore
notturne
le
lepri
frequentino
128
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
essenzialmente le zone aperte, non solo per il pascolo, ma anche per una più
efficace difesa dai predatori.
Le lepri stimate nelle zone aperte dovrebbero essere considerate come “numero
di lepri su superficie illuminata”e quindi un indice di abbondanza relativa.
Naturalmente le tipologie di censimento notturno sono adottabili principalmente
nel periodo di riposo vegetativo (da fine novembre a marzo - aprile, a seconda
dell’altitudine) e in presenza di una rete viaria percorribile con mezzi fuoristrada e
sufficientemente sviluppata, una condizione tuttavia non frequente nelle aree
montane.

Conteggi notturni su perc orsi c ampione
La preparazione dei percorsi campione standardizzati dev’essere molto accurata
nell’intento di rendere rappresentative le superfici prescelte rispetto alle diverse
realtà ambientali dell’area oggetto di censimento (è opportuno avvalersi di una
cartografia 1:5.000) e coprire una superficie di almeno il 10% del territorio idoneo
alla specie. La larghezza dei percorsi non deve superare di norma i 150 m al fine
di ridurre il più possibile il rischio di omissioni. La fascia oraria utile si colloca tra
un’ora dopo il tramonto e mezzanotte. Per l’esecuzione del censimento sono
necessari equipaggi di almeno tre persone, munite di un mezzo fuoristrada (con il
tetto apribile), di cui una con funzione di autista, che all’occorrenza può
occuparsi anche dell’annotazione degli avvistamenti (diversamente occorre un
altro collaboratore) e due addetti al censimento, entrambi muniti di un faro
alogeno da 1.000.000 di candele (o più) per l’esplorazione del terreno ai lati del
percorso.
Dal punto di vista operativo occorre procedere con l’auto ad una velocità di 8-10
km/h, eseguendo eventuali soste per chiarire possibili dubbi (anche con l’ausilio
di un binocolo), mentre i censitori debbono mantenere il fascio luminoso, di
norma, in direzione perpendicolare al percorso. Naturalmente è necessario che vi
siano condizioni meteorologiche adatte, evitando le serate con scarsa visibilità,
pioggia, vento forte e temperature inferiori allo zero. Per una stima attendibile
occorre eseguire almeno tre ripetizioni dei percorsi campione nell’arco di due - tre
settimane e, nel caso si riscontri un’elevata variabilità dei dati, è necessario
procedere ad ulteriori accertamenti. La variabilità può essere espressa in
129
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percentuale, rispetto alla media, dal coefficiente di variabilità CV = (deviazione
standard x100)/media.
La stima va eseguita calcolando il valore medio delle tre ripetizioni più
concordanti. Inoltre, appare consigliabile una “stratificazione” dei dati di presenza
delle lepri per tipologie ambientali, calcolando prima le consistenze parziali per
ogni tipologia ambientale e poi quella complessiva. Considerate le difficoltà insite
nel censimento delle lepri, soprattutto nelle aree montane, è raccomandabile
almeno il censimento di fine inverno. Si tratta del censimento più importante,
intervenendo dopo la chiusura della caccia e dopo la mortalità invernale, per
conoscere la consistenza della popolazione potenzialmente riproduttiva.
I dati ottenuti possono essere utilizzati per ottenere indici di abbondanza
relativi. L’indice chilometrico di abbondanza è dato dal numero di individui
contati mediamente per chilometro di percorso standardizzato.
9.1.3.3. A NALISI QUALI-QUANTITATIVA DEI CARNIERI
L’analisi dei carnieri annuali rappresenta una fase fondamentale nello studio
e nella gestione delle popolazioni di lepre. Oltre alle verifiche sull’entità e
sull’andamento temporale dei prelievi, molto importanti sono le informazioni
qualitative ottenibili dal campione di lepri incarnierate (rapporto giovani/adulti,
rapporto sessi, condizioni sanitarie ecc.).
In particolare un campione significativo delle lepri abbattute dovrebbe essere
esaminato con le seguenti finalità.
i) Accertamento specie (L. corsicanus/L. europaeus)
ii) Determinazione età individuo attraverso il peso del cristallino (o in
alternativa con la palpazione del tubercolo di Stroh).
iii) Indagine sulla biologia riproduttiva delle femmine attraverso l’analisi delle
cicatrici placentari.
9.1.4. LAGOMORFI: CONIGLIO SELVATICO
130
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Il monitoraggio delle popolazioni di Coniglio selvatico presenta varie difficoltà
metodologiche e pratiche, dovute alle abitudini di vita della specie (uso di tane,
ritmi di attività notturni, distribuzione estremamente aggregata, ecc.) ed alle
caratteristiche degli ambienti preferiti (spesso zone cespugliate e/o accidentate).
Inoltre, la notevole prolificità della specie impone che gli accertamenti si svolgano
nell’arco di un breve periodo.
9.1.4.1. TRAPPOLAGGIO, M ARCAGGIO E CONTEGGIO NOTTURNO
Questa tecnica consiste nel predisporre un piano di trappolaggio dei conigli
in cui il numero e la distribuzione delle trappole dipendono dalla distribuzione dei
conigli sul territorio. Con popolazioni concentrate le trappole sono collocate in
cerchi concentrici attorno ai sistemi di tane alla distanza di circa 50 m l’una
dall’altra; in presenza di popolazioni rarefatte si usa invece uno schema a griglie
di 50-100 m di intervallo tra le trappole. Le trappole sono preparate con esche
alimentari fresche (es. granaglie, mele, foglie di cavoli e altri ortaggi appetiti) per
una decina di giorni prima di essere innescate.
Il periodo delle catture deve essere circoscritto ad ulteriori 10 giorni in ogni
sessione di censimento e deve portare alla cattura della maggior quantità
possibile dei conigli. Tutti gli esemplari catturati debbono essere marcati con
contrassegni auricolari riconoscibili a distanza mediante un binocolo ed
immediatamente rilasciatisul posto. Subito dopo le catture occorre procedere ad
una serie di tre conteggi notturni con fari, in serate successive, su percorsi
campione standardizzati, avendo cura di rilevare gli esemplari marcati e quelli
non marcati. Tuttavia le probabilità di cattura delle diverse categorie di conigli in
relazione all’età ed al sesso sono diverse, per cui di fatto la tecnica restituisce
delle stime sottodimensionate.
9.1.4.2. CONTEGGIO DELLE FECI
Questa tecnica si basa sulla relazione esistente fra la densità cumulativa dei
conigli (n. di conigli/giorno) e la densità delle feci campionate in stazioni di
131
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
rilevamento fisse di 1 o 1,5 m2 (Wood, 1988), assumendo che esista una
emissione relativamente costante nel numero di feci per coniglio (soprattutto tra
anni
diversi
nello
stesso
periodo).
È
comunque
necessario
calcolare
preventivamente la densità della specie in ambienti omogenei (stratificazione dei
risultati), standardizzare i rilevamenti, nonché rimuovere sistematicamente le feci
dopo ogni conteggio.
9.1.4.3. CENSIMENTO DELLE TANE O CCUPATE
È possibile identificare le tane occupate di recente dai conigli per la presenza
all’imboccatura di impronte, di terreno smosso o di peli e feci fresche. Il
censimento dovrebbe essere effettuato alla fine dell’estate quando è minimo il
numero di giovani che ancora non escono dalle tane. Se le condizioni ambientali
consentono di individuare tutte le tane di una determinata area, la tecnica
fornirebbe una sottostima compresa tra l’1% e il 10%.
Il metodo prevede l’applicazione della relazione tra il log del numero dei
conigli e il log delle tane attive:
log10 n conigli = - 0,133 + 0,956 log10 tane attive
L’equazione utilizzabile per calcolare, con il 95% di intervallo di confidenza, la
stima di consistenza dei conigli è:
log10 n conigli ± 0,263 = ÷ 1,0263 + ((log10 n tane attive - 1,699)2 /24,69)
Poiché i conigli lasciano più facilmente i segni di presenza nelle tane su sabbia,
piuttosto che su quelle realizzate su terreni argillosi vengono consigliate delle
equazioni differenziate:
• terreni sabbiosi:
log10 n conigli = – 0,0277 + 0,947 log10 tane attive;
• terreni argillosi:
log10 n conigli = – 0,168 + 0,956 log10 tane attive
Naturalmente la difficoltà di applicazione di questa metodica è legata alla
estensione dell’area da censire ed alla presenza di ambienti ove risulti difficile
individuare tutte le tane esistenti.
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Per l’applicazione degli indici chilometrici di abbondanza e le analisi qualiquantitative dei carnieri si rimanda alle indicazioni date precedentemente per il
monitoraggio delle lepri.
9.2. CARNIVORI
9.2.1. VOLPE
Le stime di consistenza del carnivoro, realizzate in modo standardizzato e
ricorrendo a tecniche di campionamento scientificamente supportate, non sono
ad oggi disponibili se non localmente.
Ciononostante, analogamente a quanto valutato a livello nazionale (Spagnesi e De
Marinis, 2002) l'entità di prelievo ottenuto localmente nelle operazioni di controllo
numerico, suggeriscono il raggiungimento di densità ragguardevoli.
L'impatto causato dalla specie alle produzioni agricole si esplica essenzialmente a
carico degli allevamenti avicoli familiari. Si tratta di un fenomeno di proporzioni
contenute, al punto che, nella banca dati provinciale relativa ai danni prodotti da
fauna selvatica, la volpe risulta inclusa nella classe "varie".
9.2.1.1. CONTEGGI NOTTURNI SU PERCORSI CAMPIONE
Il Monitoraggio della volpe sarà condotto tramite la tecnica dello spot light census
in modo ricorrente e pianificato ogni anno, percorrendo a bordo di un fuoristrada
ed a velocità costante di 8-10 km/h transetti campione, preventivamente
individuati tramite adeguato campionamento stratificato.
Per evitare doppi conteggi devono essere escluse conversioni ad U che danno
luogo a tratti di percorso aventi distanze minori del doppio della profondità
illuminata.
Ogni transetto viene indagato, a partire da un'ora dopo il tramonto, da una
squadra composta da un conducente, un addetto alla stesura della scheda di
rilevamento, due osservatori preposti all'uso dei fari lungo i lati del transetto
indagato, dotata di una scheda di osservazione, una bussola e due fari.
Il
periodo
in
cui
effettuare
le
operazioni
di
censimento
viene
scelto
preliminarmente tenendo conto della fase lunare. Nota infatti l'influenza negativa
esercitata dall'intensa illuminazione notturna della luna sugli animali che,
133
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sentendosi vulnerabili, frequentano mal volentieri le aree aperte, rimanendo
costantemente in prossimità di "coperture" e potenziali rifugi.
Tali transetti consento di definire degli indici chilometrici di abbondanza relativa
(IKA) riferita a ciascuna unità territoriale di gestione e quindi una corretta
valutazione dei trend di popolazione.
9.3. G ALLIFORMI
9.3.1. FAGIANO
Il monitoraggio delle popolazioni di Fagiano deve essere impostato in modo
differente a seconda della densità prevedibile delle popolazioni e dell’estensione
dei territori.
 Medie o elevate densità in aree di limitata estensione: censimenti in battuta
su aree campione rappresentative delle diverse tipologie ambientali presenti
sul territorio (in marzo ed eventualmente in novembre, ad es. nelle ZRC) (le
modalità sono le stesse descritte per la Lepre).
 Basse densità in vasti territori di caccia (ATC): conteggio dei maschi in
canto territoriale (aprile-maggio), conteggi da autovettura, conteggi su
striscia con l’ausilio dei cani ecc.
9.3.1.1. CONTEGGIO DEI M ASCHI IN CANTO TERRITORIALE
Per attuare questo metodo occorre.

accertare la distribuzione della specie e identificare le aree di ascolto;

predisporre un reticolo regolare di punti di ascolto, che copra l’intero
territorio da sottoporre a censimento;

oppure, predisporre punti di ascolto con distribuzione casuale, il cui numero
sarà in relazione all’ampiezza del territorio da censire.
Si mette in evidenza che il canto del maschio non deve essere stimolato con
l’emissione di richiami, il metodo si basa infatti sull’ascolto passivo. In entrambi i
134
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casi il raggio utile di ascolto sarà di circa 150 metri; si calcola la densità media
dei maschi nelle aree circolari, con successiva estrapolazione all’intero territorio.
La consistenza complessiva della popolazione primaverile di Fagiano, femmine
incluse, potrà essere calcolata verificando il rapporto sessi con osservazioni
(dall’auto) in prossimità delle aree di alimentazione (prime ore del mattino e tardo
pomeriggio).
9.3.1.2. CONTEGGIO D A AUTOVETTURA
L’utilizzo di questo metodo è particolarmente vantaggioso quando l’orografia
e la vegetazione permettono una buona contattabilità degli individui. Il periodo
migliore è l’inverno e la prima parte della primavera (utilizzando i campi arati e
quelli seminati a cereali autunno-vernini).
I conteggi vengono effettuati dall’autovettura con l’ausilio di un binocolo,
nelle prime ore dopo l’alba o prima del tramonto e vengono effettuati su aree
campione.
Durante le attività devono essere registrate le seguenti informazioni:
 giorno;
 ora;
 posizione su carta topografica (gps);
 dati meteorologici;
 numero e sesso degli individui.
9.3.1.3. CONTEGGIO SU STRISCIA CON L ’AUSILIO DEI CANI
Questo metodo si basa sul principio che i fagiani vengono fatti involare dai
cani che li cercano su una porzione di territorio idealmente rettangolare (striscia).
È indispensabile che i cani siano perfettamente addestrati e possano essere
condotti in modo da coprire completamente la striscia di campionamento. Il
conduttore procede contro vento per facilitare la percezione delle tracce olfattive
da 10 a 40 metri, mentre il cane compie la cerca in modo da descrivere degli
ideali lacci.
Il principale difetto di questa tecnica consiste nel fatto che la percezione del
selvatico da parte del cane è in varia misura influenzata da una serie di variabili,
sia ambientali (vento, umidità relativa, pioggia, ecc.), sia legate al differente
comportamento dei fagiani nel ciclo annuale ed in quello giornaliero.
135
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
9.3.1.4. CONTEGGIO SU POSATOI NOTTURNI
Si basa sul conteggio notturno dei fagiani posati sui rami degli alberi
(posatoi) percorrendo un predefinito itinerario in auto con l’ausilio di uno o più
fari. In presenza di una sufficiente copertura arborea i fagiani trascorrono la notte
sugli alberi al fine di diminuire il rischio di predazione notturna. L’uso dei
dormitoi
mostra un chiaro andamento stagionale, essendo particolarmente
frequente in inverno.
Il conteggio degli individui può essere svolto nel periodo compreso tra
gennaio e metà febbraio e viene effettuato dividendo i boschi e la macchia
dell’area di studio in diversi settori (da 10 a 5 ettari) oppure ispezionando dei
transetti di lunghezza nota, ciascuno affidato ad un operatore. Ogni osservatore
munito di faro riporta il numero e la posizione di ciascun uccello su una carta
topografica 1:5.000.
La valutazione del successo riproduttivo delle popolazioni di Fagiano può essere
effettuato con i seguenti metodi.
9.3.1.5. CONTEGGIO DELLE UOVA NEI NIDI
Consiste nella ricerca dei nidi su transetti campione con l’obiettivo di
determinare:
 data inizio deposizione
 data di schiusa
 numero di covate all’anno
 fertilità della popolazione (rapporto tra uova deposte e uova schiuse).
L’individuazione dei nidi è facilitata dalle osservazioni dei corteggiamenti per la
definizione delle aree di nidificazione. Trattandosi di una tecnica molto
impegnativa è consigliabile applicarla solo nell’ambito di piccole aree campione ed
estrapolare poi i risultati al resto del territorio.
9.3.1.6. O SSERVAZIONE D IRETTA DELLE NIDIATE
Si effettua percorrendo nei mesi di luglio-agosto itinerari campione ben
distribuiti sul territorio (strade sterrate) e perlustrando con il binocolo, i luoghi di
alimentazione (prime ore del mattino fino alle 9 e pomeriggio, dalle 18 fino
all’imbrunire). Di ogni nidiata viene rilevato il numero dei giovani e la loro età
136
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(classi: 0-30, 30-60, 60-90, >90 gg) determinata per mezzo delle dimensioni e
dello stato del piumaggio. Le femmine osservate vanno distinte tra quelle con o
senza prole ed ogni avvistamento deve essere riportato su carta topografia. Il
conteggio di un numero rappresentativo di nidiate consente di ottenere una stima
attendibile del successo riproduttivo della popolazione.
9.3.1.7. A NALISI DEI CARNIERI
L’analisi di una frazione dei carnieri di caccia permette di stimare il rapporto
tra giovani/adulti di una popolazione mediante la determinazione dell’età di un
campione significativo di capi abbattuti.
Tale metodo presuppone una serie di adempimenti logistici quali:

suddivisione del periodo di caccia in due parti – di cui la prima delle durata
di alcune giornate – inframmezzate da un periodo di sospensione della caccia
necessario alla verifica del rapporto giovani/adulti di un campione di
individui. Il riconoscimento si attua attraverso la colorazione del piumaggio o
le dimensioni degli individui;

deve essere previsto l’identificazione di un campione rappresentativo di
cacciatori affidabili, incaricati di fornire il carniere di fagiani e in grado di
determinare l’età degli individui.
11.3.2. COTURNICE & STARNA
Il monitoraggio di queste specie deve essere basato su:
1. un accurato conteggio dei maschi territoriali, ovvero il numero minimo
accertato in primavera mediante l’emissione di richiami registrati (metodo
del playback).
2. la valutazione del successo riproduttivo a fine estate mediante cani da
ferma.
9.3.2.1. SCELTA DELLE AREE CAMPIONE
Considerato lo status di queste due specie nel territorio provinciale risulta
essenziale una accurata indagine preliminare della loro distribuzione. Accertata la
distribuzione e l’idoneità del territorio per le singole specie, nel territorio
provinciale
dovranno essere
individuate
le
aree campione
da sottoporre
annualmente al censimento primaverile ed estivo. Avendo particolare attenzione
137
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alla qualità dei dati raccolti, le aree campione dovranno possedere le seguenti
caratteristiche:
1. idoneità per ciascuna specie nelle stagioni indicate;
2. rappresentatività (anche sotto il profilo numerico) delle realtà ambientali del
territorio di riferimento, con copertura omogenea dell’area di distribuzione
delle singole specie a livello provinciale;
3. estensione di almeno 500 ettari nel caso delle aree individuate per i
censimenti primaverili e di almeno 100 ettari per quelle destinate al
monitoraggio estivo delle popolazioni (successo riproduttivo);
4. estensione complessiva delle aree destinate al monitoraggio estivo tale da
consentire l’acquisizione di un sufficiente numero di osservazioni sotto il
profilo statistico (ad es. non meno di 1/5 delle femmine stimabili in un data
unità di gestione);
5. definizione nell’ambito degli strumenti di pianificazione faunistico-venatoria,
anche a livello cartografico, al fine di mantenere nel tempo la necessaria
continuità statistica dei dati demografici rispetto ai territori prescelti
(coordinamento a livello provinciale).
Le aree di censimento primaverile dovrebbero essere di norma diverse rispetto a
quelle destinate al monitoraggio estivo.
9.3.2.2. CONTA PRIMAVERILE DEI M ASCHI AL CANTO
I periodi indicati per l’esecuzione delle conte primaverili sono:
Specie
Periodo indic ato per il
censimento
Coturnice
15 mar zo - 31 maggio
Starna
Nelle
aree
campione
marzo – magg io
dovranno
essere
tracciati
dei
percorsi
campione
standardizzati, percorribili in contemporanea da più operatori, oppure in giornate
successive, nell’arco della mattinata. Lungo tali percorsi (distanti tra loro non
meno di m 300) si effettueranno, da punti fissi preordinati (localizzati tramite
GPS) distanti tra loro circa m 300 (massimo m 500, secondo l’orografia dei
versanti perlustrati e situati in posizioni sopraelevate) emissioni preregistrate con
138
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magnetofono (playback) del canto territoriale del maschio di coturnice. Si
consideri che in condizioni meteorologiche favorevoli e in posizioni ben esposte la
portata del canto è di circa 500 m; tuttavia, essa diminuisce notevolmente in
presenza di vento, su versanti con morfologia complessa o in presenza di corsi
d’acqua (rumore di sottofondo). Durante il percorso l’operatore dovrà muoversi
con la massima discrezione, in silenzio e rimanendo il più possibile nascosto alla
vista rispetto alle aree ancora da perlustrare.
Le operazioni dovranno essere svolte nel periodo di massima territorialità dei
maschi, nell’arco di circa un mese. Si consideri che in tale periodo il loro canto
spontaneo si protrae fino alle 12:00, ma le ore preferite sono comprese tra l’alba e
le 10:00. Ove il risultato del primo censimento non risulti soddisfacente, va
ripetuto nell’arco del periodo indicato per la specie.
Il rilevatore dovrà essere dotato di una scheda di osservazione, unitamente ad
una carta in scala 1:25.000 (o di maggior dettaglio) dell’area, ove egli avrà cura di
annotare:
 orario di ogni osservazione;
 numero di esemplari (maschi e femmine);
 tipo di osservazione (vedi tabella);
 precisa localizzazione del contatto sulla carta.
Tipi di osservazione
Desc rizione
1 - maschio in canto non si sente un individuo in canto territoriale
visto
2 - maschio da solo
si sente e/o si osserva un individuo isolato
3 - maschio accoppiato
si osservano due individui vicini, tra i quali uno
solo canta con regolarità e/o due individui si
involano
insieme
e
rimangono
uniti
successivamente
4 - individuo indeterminato
uccello osservato da solo e non in canto
Il confronto delle localizzazioni riportate sulle carte nel corso delle ripetizioni
consente di individuare gli eventuali doppi conteggi. Il censimento fornisce il
numero minimo certo di maschi territoriali.
139
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Al termine di ogni giornata di censimento è necessario verificare collegialmente
le osservazioni di ogni singolo partecipante, valutando criticamente quelle
provenienti da postazioni adiacenti, al fine di eliminare i doppi conteggi. In
seguito sarà redatta una scheda di sintesi, recante il numero minimo certo di
maschi contattati e di femmine eventualmente osservate.
Nel caso in cui il risultato del primo censimento non risulti soddisfacente (ad
esempio a causa di condizioni meteorologiche sfavorevoli, scarsa attività di canto
ecc.), esso va ripetuto nell’arco del periodo indicato per la specie.
Sulla base del monitoraggio primaverile dovranno essere definiti i seguenti
parametri demografici:
 N. di maschi soli (sentiti e/o visti, non in coppia)
 N. di maschi visti in coppia
 N. totale di animali osservati
 Superficie effettivamente indagata (ha)

Densità dei maschi (x100 ha)
9.3.2.3. CONTEGGIO E STIVO DEI G RUPPI FAMIGLIARI CON L’AUSILIO DEI CANI DA
FERMA
Queste operazioni saranno finalizzate ad accertare il successo riproduttivo delle
popolazioni di Coturnice e di Starna in aree campione, con l’ausilio di cani da
ferma perfettamente addestrati (di età non inferiore a 3 anni (ogni cane dovrà
superare un test di abilitazione su prova pratica da effettuarsi in presenza del
tecnico faunistico locale o di altro esperto da lui delegato). Esse vanno effettuate
orientativamente nel periodo di cui alla Tab. 4, quando anche i giovani delle
nidiate più tardive sono ormai idonei al volo e riconoscibili rispetto agli adulti. Il
calendario preciso per lo svolgimento di queste operazioni dovrà comunque essere
stabilito annualmente dai tecnici della Provincia di Frosinone.
Il territorio campione oggetto dell’indagine dovrà essere suddiviso in settori con
estensione tale da consentire la perlustrazione completa in un tempo massimo di
4 ore. Ciascun settore dovrà essere perlustrato da un massimo due cani
contemporaneamente,
affinché
non
si
verifichi
un
disturbo
reciproco.
L’esplorazione del terreno dovrà iniziare dal basso e procedere verso l’alto per
fasce tendenzialmente disposte lungo le curve di livello, spaziate tra loro in modo
tale da coprire tutta la superficie assegnata. Poiché all’involo gli esemplari si
140
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
dirigono normalmente verso il basso, tale modo di procedere consente di limitare i
doppi conteggi.
L’obiettivo delle operazioni consiste nell’accertare l’indice riproduttivo della
popolazione, verificando la presenza e le caratteristiche di un campione, il più
ampio possibile, di femmine adulte, con e senza prole. E’ fondamentale che
questa forma di monitoraggio sia realizzata annualmente, poiché il successo
riproduttivo rilevato nelle aree campione, confrontato con il trend degli anni
precedenti, rappresenta un elemento essenziale per valutare il successo
riproduttivo nella stagione.
Specie
Periodo indic ato per il
censimento
Coturnice
10 agosto – 31 agosto
Starna
15 agosto – 15 settembre
In questi periodi dovranno essere predisposte una o più sessioni di verifica per
formare
un
campione
di
femmine/voli/covate,
per
ciascuna
specie,
numericamente significativo rispetto alle popolazioni presenti.
Sarà cura del Comitato di gestione degli ATC e dei tecnici della Provincia,
organizzare le operazioni affinché:

lo sforzo del monitoraggio si equivalga nelle diverse aree, sia in termini di
tempo impiegato, sia in termini di numero di operatori e cani coinvolti;

il risultato del monitoraggio di ogni zona sia registrato accuratamente su
schede di osservazione idonee e le superfici delle aree campione indagate siano
indicate su cartografia in scala 1:25.000 o più di dettaglio;

il consuntivo del monitoraggio sia effettuato con una valutazione critica delle
schede e delle cartine pervenute, anche al fine di evitare i doppi conteggi.
Sulla base del monitoraggio primaverile dovranno essere definiti i seguenti
parametri demografici:
•
N. totale di voli e/o covate
•
N. dimensione media dei voli e/o covate
•
N. totale dei giovani
141
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•
N. medio dei giovani / covata
•
% dei giovani nella popolazione estiva
•
successo riproduttivo: totale Juv. / tot. Adulti (esclusi gli indeterminati)
•
N. totale di esemplari indeterminati
•
N. totale di esemplari.
10. UTILIZZAZIONE AI FINI FAUNISTICI – AMBIENTALI DELLE RISORSE
FINANZIARE DEL REGOLAMENTO (CE) 1698/2005 – PIANO DI SVILUPPO
RURALE DEL LAZIO
Al fine di promuovere interventi integrati comprensoriali e/o altresì mirati e
puntuali
di salvaguardia ed aumento delle presenze faunistiche rivolti
prevalentemente alla conservazione di un sufficiente livello di biodiversità, al
mantenimento dei parametri di integrità ambientale, mantenimento e creazione di
habitat ed habitat di specie di particolare interesse sia naturalistico che
venatorio,
alla
conservazione
ed
al
ripristino
di
elementi
fondamentali
dell’ecosistema agrario, compresa la previsione di reintroduzione/inserimento di
vetuste cultivar meno produttive ma sicuramente particolarmente apprezzate
dall’avifauna selvatica stanziale, nei campi destinati alle cosiddette “Coltivazioni a
perdere”, gli Istituti, gli ATC, gli Enti Gestori delle Aree Protette dovranno
stimolare singolarmente e/o in coordinamento con il Settore Agricoltura/Caccia e
Pesca della Provincia i conduttori dei fondi, sia pubblici che privati al fine di
accedere ai contributi di compartecipazione di spesa, ed in alcuni casi all’intera
copertura economica delle spese, offerta dal Regolamento (CE) 1698/2005 del
Piano di Sviluppo Rurale del Lazio sia con i residui della programmazione
2007/13 che con la imminente programmazione già in fase di promozione da
parte dei diversi Assessorati Regionali per il 2014/2020.
Gli strumenti operativi saranno costituiti dai Bandi Pubblici pubblicati dalla
Regione sul BURL e relativi alle diverse misure di intervento di cui si riportano di
seguito breve descrizione, obiettivi e tipologie di interventi previsti
A tal fine
MISURA 216 - Sostegno ad investimenti non produttivi
142
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Obiettivi: favorire
la
creazione
o
il
mantenimento
di
habitat
naturali,
seminaturali e di elementi a valenza paesaggistica;
• sostenere interventi per la conservazione e il ripristino di elementi fondamentali
dell’ecosistema agrario;
• valorizzare e tutelare la biodiversità;
• incentivare interventi per la rinaturalizzazione di aree marginali di ridotte
dimensioni;
• miglioramento del grado di connettività ambientale della matrice agricola.
• mantenere e incrementare la fauna selvatica autoctona sul territorio attraverso
l’adeguamento delle risorse agroforestali alle necessità specifiche della fauna
stessa;
• favorire la fruizione delle aree agricole di elevata pregio naturalistico;
La misura si articola in tre azioni, funzionali al perseguimento degli obiettivi
definiti dall’art. 41 del Reg. (CE) n. 1698/2005 :
Azione 1) “Ripristino e miglior amento di elementi del paes aggio rur ale”;
Azione 2) “Conservazione di ecosistemi di alta valenza natur al e e paes aggistic a”;
Azione 3) “Creazione di strutture per la diffusione e l’osservazione della faun a
selvatic a“
Tipologie degli interventi
Azione 1 “Ripristino e miglior amento di elementi del paes aggio rur ale”
In coerenza con gli impegni agroambientali attivabili con la misura 214 ed al fine
di realizzare interventi complementari e sinergici volti al miglioramento ed alla
valorizzazione di elementi tipici del paesaggio rurale, sono ritenuti ammissibili a
finanziamento nell’ambito della presente azione investimenti materiali per:
Ripristino (recupero vuoti e fallanze) o impianto di siepi, filari, cespugli, boschetti
e altri elementi idonei alla riproduzione, al rifugio e alla protezione di specie
selvatiche, in modo da diversificare gli agro-ecosistemi e incrementare e
conservare la biodiversità, a beneficio soprattutto dell’avifauna insostituibile nella
lotta biologica contro i fitofagi. Le specie arboree o arbustive prescelte devono
essere quelle tipiche della unità fitoclimatica di riferimento per la stazione di
impianto e, nelle aree della Rete Natura 2000 e nelle Aree Protette Regionali,
quelle provenienti da popolazioni locali. In ogni caso per gli interventi di ripristino
143
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
o di realizzazione ex-novo potranno essere utilizzate esclusivamente le essenze
botaniche riportate nell’elenco allegato.
Ripristino e riadattamento di muretti a secco e terrazzamenti. L’aiuto non è
concedibile per l’esecuzione di operazioni di manutenzione ordinaria e l’intervento
non dovrà comportare alterazioni della tipologia costruttiva originaria. E’ esclusa
la costruzione di nuovi manufatti, nonché alterazioni al tracciato, alla sagoma,
alle dimensioni e ai materiali originali dei manufatti esistenti. Sono ammissibili
anche interventi che prevedano la parziale demolizione e ricostruzione di parti di
manufatto, ma solo nel rispetto delle dimensioni, della tessitura e della sagoma
originaria e dell’originaria area di sedime del muro. Il materiale da costruzione
originale dovrà essere reimpiegato. Qualora si dovesse ricorrere a materiale non
originariamente parte del manufatto, dovranno essere utilizzati esclusivamente
litotipi analoghi a quelli che originariamente costituivano il muro, con riferimento
ai manufatti presenti nelle vicinanze. Il beneficiario si impegna a mantenere il
manufatto in buone condizioni per almeno 10 anni.
Azione 2) “Conservazione di ecosistemi di alta val enza natur ale e paes aggistica”
Per valorizzare e tutelare la biodiversità, attraverso la rinaturalizzazione di aree
marginali e migliorare il grado di connettività ambientale della matrice agricola
sono ritenuti ammissibili a finanziamento, nell’ambito della presente azione,
investimenti materiali destinati a:
- Realizzazione o recupero di piccoli invasi (stagni, pozze, laghetti, ecc) e fontanili
per la ricostituzione di habitat naturali favorevoli alla diffusione di vegetazioni
acquatiche ed alla vita ed alla riproduzione della fauna selvatica ed in particolare
degli uccelli.
- Creazione di fasce tampone vegetate lungo i corsi d’acqua e recupero della
naturalità di canali di bonifica ed irrigui per il miglioramento del paesaggio
rurale, la creazione di corridoi ecologici e la riduzione dell’inquinamento
attraverso processi di fitodepurazione. Gli interventi mirano al miglioramento dei
paesaggi rurali e alla ricostruzione di ambienti ripariali in grado di svolgere
molteplici funzioni ecologiche (stabilizzazione delle sponde e contenimento dei
fenomeni erosivi, riduzione della concentrazione di inquinanti chimico – fisici
nelle acque, creazione di habitat per numerose specie faunistiche di interesse
comunitario). Ove possibile ed opportuno, gli interventi potranno prevedere la
sostituzione di opere di contenimento e/o canalizzazione rigide (arginature in
144
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
cemento armato), con opere a funzione analoga realizzate applicando le tecniche
dell’ingegneria naturalistica. Le specie vegetali erbacee, arbustive ed arboree
utilizzate devono essere quelle tipiche degli ambienti ripariali nelle condizioni
ecologiche della stazione di impianto e, nelle aree della Rete Natura 2000 e nelle
Aree Protette Regionali quelle provenienti da popolazioni locali.
- Costituzione e riqualificazione di zone umide diffuse lungo le rive di corpi idrici
o nella matrice agricola, tramite interventi di mantenimento di minimi livelli idrici
anche con creazione di opportuni manufatti idraulici, risagomatura delle sponde
e dei fondali al fine di ricreare microhabitat di interesse faunistico, ripristino e
controllo
della
vegetazione
palustre
con
formazione
anche
di
fasce
sufficientemente estese di canneto, modellamento delle stesse con tagli per
parcelle a rotazione in modo da favorire la formazione di anse e canaletti interni,
costituzione, ripristino e/o conservazione di collegamenti con siepi e filari tra la
zona umida considerata e altri biotopi interattivi presenti nell’intorno (bacini,
canali, corsi d’acqua minori) o l’asta fluviale principale.
Azione 3) “Creazione di strutture per la diffusione e l’osservazione della faun a
selvatic a”
Con l’obiettivo di mantenere e incrementare la fauna selvatica autoctona sul
territorio attraverso l’adeguamento delle risorse agroforestali alle necessità
specifiche della fauna stessa e favorire la fruizione pubblica delle aree agricole di
elevata pregio naturalistico ed in particolare delle Zone Natura 2000, sono
ritenuti
ammissibili
a
finanziamento,
nell’ambito
della
presente
azione,
investimenti materiali per:
- Realizzazione, restauro o ripristino di strutture e manufatti per la gestione e
l’incremento della fauna selvatica, per l’alimentazione dei riproduttori ed il riparo
delle specie selvatiche;
- Creazione di strutture per realizzare punti di osservazione degli uccelli e della
fauna selvatica, per la realizzazione e ristrutturazione di sentieri e piazzole per
escursioni naturalistiche, per la realizzazione di cartellonistica;
- Realizzazione di strutture e manufatti per garantire una coesistenza tra la
fauna selvatica e le attività produttive agro-pastorali e prevenire i danni casusati
dalla fauna selvatica, attraverso la messa in opera di recinzioni o l’acquisto di
145
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
recinzioni mobili per evitare che la fauna selvatica non entri in contatto con gli
animali allevati;
MISURA 214 - Pagamenti agro-ambientali
Obiettivi: L’obiettivo operativo della Misura è la promozione di sistemi di
produzione agricola o di specifiche tecniche colturali e di allevamento orientati
alla gestione sostenibile delle risorse naturali, alla salvaguardia della biodiversità
e del paesaggio agricolo, aventi la comune caratteristica di determinare, da parte
dei soggetti beneficiari, l’assunzione di impegni volontari che vanno al di là delle
specifiche norme obbligatorie. Quest’ultime stabilite in applicazione degli art.4 e 5
e degli Allegato III e IV del Reg.(CE) 1782/2003, dei requisiti minimi relativi
all’uso dei fertilizzanti e prodotti fitosanitari e altre specifiche norme, come
precedentemente specificato del Programma.
L’assunzione degli impegni agroambientali comporta, quindi, la potenziale
manifestazione di impatti ambientali superiori a quelli derivanti dal rispetto delle
norme obbligatorie Attraverso le Azioni agroambientali in cui la Misura si articola,
ed illustrate nelle successive schede, la Misura concorre al raggiungimento dei
seguenti obiettivi specifici caratterizzanti la strategia dell’Asse 2 del Programma
regionale:
- Salvaguardare la biodiversità nelle singole aziende nei territori rurali (diversità
genetica, delle specie e degli ecosistemi) e in particolare tutelare e sviluppare i
sistemi agricoli e forestali che abbiano un sistema di produzione basato su
“elevata valenza naturale” e sulla sua eventuale ricostituzione; I benefici (o
vantaggi) ambientali attesi riguardano, in particolare, la riduzione degli impatti
negativi sulla flora e la fauna spontanee causati dall’utilizzazione di fitofarmaci e
la
semplificazione degli ordinamenti colturali, la salvaguardia e la connessione degli
habitat naturali e seminaturali dei territori agricoli, la conservazione del
patrimonio genetico derivante o connesso con le attività di coltivazione ed
allevamento (difesa di razze animali e varietà vegetali a rischio di estinzione).
- Tutela e miglioramento quali-quantitativo delle risorse idriche superficiali e
profonde”, attraverso la riduzione dei livelli di utilizzazione unitaria, da parte degli
agricoltori,
della
risorsa,
degli
inputs
agricoli
potenzialmente
inquinanti
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(fertilizzanti pesticidi) e/o del loro grado di tossicità; nonché attraverso
l’estensivizzazione degli ordinamenti colturali e la riduzione dei carichi zootecnici.
- Sviluppare pratiche/attività agricole e forestali favorevoli alla attenuazione dei
cambiamenti climatici e al miglioramento della qualità dell’aria. A tale obiettivo
concorrono l’insieme degli impegni agroambientali che determinano la riduzione
nelle emissioni di gas ad effetto serra (metano e protossido di azoto soprattutto) e
di ammoniaca, grazie ad una riduzione nei livelli di utilizzazione di fertilizzanti
azotati e ad una migliore gestione degli allevamenti e Reg. (CE) 1698/2005 Programma di Sviluppo Rurale per il periodo 2007-2013
- Promuovere la permanenza dell'attività agricola nelle aree svantaggiate, grazie
ad impegni agroambientali inerenti il miglioramento e conservazione del
paesaggio rurale, prioritariamente localizzate in tali aree;
- Conservare il paesaggio rurale, attraverso il sostegno a pratiche e sistemi
agricoli che assicurano la conservazione degli elementi strutturali caratterizzanti
la coerenza, la differenziazione e l’identità storico-culturale del paesaggio stesso;
- Migliorare la gestione della risorsa suolo per ridurre l'erosione e limitare il
dissesto idrogeologico, incrementare e mantenere il tenore di sostanza organica e
limitare la contaminazione chimica. L’obiettivo è perseguito principalmente
attraverso le azioni agroambientali di seguito illustrate che determinano pratiche
od ordinamenti in grado di aumentare la copertura vegetale del suolo, mantenere
o realizzare “barriere” antierosive (es. siepi, fasce arborate), contenere il carico
zootecnico, ridurre i processi di perdita della sostanza organica nel suolo, ridurre
i livelli di utilizzazione degli inputs agricoli (pesticidi in particolare).
Collegamenti con altre misure
I principali collegamenti con le altre misure del Programma sono:
• favorire la presenza sul territorio di aziende economicamente vitali capaci di
prevenire fenomeni di abbandono delle terre si evidenzia il collegamento con le
misure (211-212-213) “zone svantaggiate e zone soggette a vincoli ambientali”;
• promuovere un approccio integrato mirato alla protezione dell’ambiente ed alla
conservazione del paesaggio e delle risorse naturali attraverso gli interventi
relativi alle misure forestali, in particolare con la misura 221 “Imboschimento di
terreni agricoli”;
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• sostenere la funzione ambientale con quella produttiva qualora la misura sia
utilizzata nell’ambito della progettazione integrata di filiera;
Tipologia degli interventi
La misura agroambientale raggruppa, in un quadro pro grammatico unitario,
tipologie di azioni a sostegno dei metodi di produzione compatibili con la tutela
dell’ambiente e la conservazione dello spazio naturale per le quali è richiesta
l’adozione di tecniche e pratiche specifiche con caratteristiche particolari e
differenziate.
E’ prevista la corresponsione di aiuti, erogati annualmente su base forfetaria, a
favore di agricoltori che, su base volontaria, assoggettano la propria azienda per
l’intera durata dell’impegno ad una o più delle azioni di seguito riportate.
• 214.1 “Produzione integrata”
• 214.2 “Agricoltura biologica”
• 214.3 “Gestione del suolo” Reg. (CE) 1698/2005 - Programma di Sviluppo
Rurale per il periodo 2007-2013
• 214.4 “Conversione dei seminativi in prati, prati-pascoli e pascoli”
• 214.5 “Miglioramento ambientale e conservazione del paesaggio rurale”
• 214.6 “Coltivazioni a perdere”
• 214.8 “Tutela della biodiversità agraria animale”
• 214.9 “Tutela della biodiversità agraria vegetale”
• 214.11 “Conservazione ed incremento della sostanza organica
Tipologia dell’intervento
Per il beneficiario,sia nella modalità di accesso “Mantenimento delle riduzioni
effettuate” (azione 214.1.a.)“, che in quella “Introduzione della produzione
integrata“ (azione 214.1.b.) sono previsti i seguenti impegni:
• obbligo di partecipare con tutte le superfici che, a qualsiasi titolo, sono gestite
sotto la diretta responsabilità e che insistono nella medesima provincia;
• la superficie minima da destinare all’impegno, da intendersi come superficie
effettivamente coltivata, è di 2 ettari, che può essere ridotta a 0,5 ettari nel caso
di aziende con una superficie coperta con serre o tunnel di almeno 3000 mq. Nel
caso di azioni coordinate il limite di 2 ettari può essere ridotto ad 1 ha;
148
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• adottare una rotazione colturale che preveda il ritorno della medesima coltura
sullo stesso appezzamento solo dopo che è intercorso un intervallo di almeno due
anni,
rispettando
una
razionale
alternanza
tra
colture
miglioratrici
e
depauperanti; la successione colturale non può prevedere il susseguirsi di due
colture depauperanti ed in particolare non è mai consentita la successione tra
cereali autunno-vernini (frumento tenero, frumento duro, orzo, farro, avena,
segale e triticale).
• in materia di difesa fitosanitaria e controllo delle erbe infestanti, l’obbligo di
rispettare per le colture presenti in azienda le norme e le prescrizioni previste
nelle relative schede fitosanitarie predisposte dalla Regione. Tali schede,
predisposte per le diverse colture, riporteranno prescrizioni per le fitopatie
maggiormente pericolose ed in particolare le limitazioni o divieto d’uso dei principi
attivi autorizzati, il dosaggio e le epoche di impiego, il numero massimo dei
trattamenti, nonché le pratiche di diserbo consentite con l’indicazione della
percentuale di sostanza attiva ed il relativo dosaggio per ettaro e le pratiche
agronomiche consentite e/o vietate. Le schede dovranno essere redatte in
conformità al documento sulle linee guida nazionali per la difesa ed il diserbo
integrato delle colture agrarie emanato dal Comitato di difesa integrata istituito
con Decreto ministeriale 31 gennaio 2005, di cui di seguito si riportano i principi
fondamentali:
o esclusione o forte limitazione, in caso di mancanza di alternative valide, dei
prodotti tossici e molto tossici, o esclusione o forte limitazione, in caso di
mancanza di alternative valide, di prodotti Xn con frasi di rischio relative ad
effetti cronici sull’uomo;
o obbligo di dare preferenza alle formulazioni Nc, Xi, Xn quando della stessa
sostanza attiva esistano anche formulazioni di classe tossicologica T o T+;
o obbligo di dare preferenza alle formulazioni Nc, Xi, quando della stessa sostanza
attiva esistano formulazioni a diversa classe tossicologica (Xn, T o T+) con frasi di
rischio relative ad effetti cronici sull’uomo;
o possibilità di utilizzo di tutte le sostanze attive previste dal Reg. CEE n.2092/91
e successive modifiche, a condizione che siano regolarmente registrati in Italia,
con eccezione per quanto si riferisce ai formulati classificati come T e T+ che
potranno essere utilizzati solo se specificatamente indicati nelle norme tecniche.
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Misura 213 Indennità Natura 2000
L’obiettivo della misura è contribuire e promuovere la conservazione degli habitat
naturali ricompresi all’interno dei siti delle rete natura 2000, garantendo livelli
adeguati di biodiversità vegetale ed animale.
Con le indennità attivate con la presente misura si intende favorire il
mantenimento di ecosistemi agricoli (prati e pascoli in primo luogo), per una
maggiore tutela e conservazione di ambienti agricoli ad alto valore naturalistico e
favorire, nel contempo, l’incremento delle popolazioni animali e vegetali che
caratterizzano questi habitat
A tal fine è introdotto un regime di indennità a favore degli agricoltori che operano
in territori ricadenti in zone dei siti della Rete Natura 2000 e che risentono degli
svantaggi legati all’applicazione degli obblighi e dei vincoli derivanti dal
recepimento delle Direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE ed in particolare dalle
misure di conservazione definite a livello regionale con la DGR n. 533/2006 e
ricomprese nell’ambito del regime di condizionalità di cui agli allegati III e IV del
Reg. CE n. 1782/2003.
L’erogazione dell’indennità è commisurata agli specifici svantaggi legati alle
perdite di reddito ed ai maggiori costi di produzione connessi al rispetto delle
condizioni previste dalle suddette misure di conservazione
Gli obiettivi specifici che si intendono perseguire sono i seguenti:
• garantire sostenibilità e continuità alle aziende agricole gravate dagli specifici
svantaggi conseguenti l’attuazione delle Direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE;
• favorire l’utilizzo dei terreni agricoli nelle aree dove esiste un evidente
limitazione nell’utilizzo agricolo del territorio.
La misura prevede la corresponsione di una indennità annuale che vuole
compensare gli agricoltori per i costi aggiuntivi e per i mancati redditi derivanti
dai vincoli e dagli obblighi previsti dalle Misure di Conservazione della Regione
Lazio stabilite dalla Deliberazione di Giunta Regionale n. 533 del 4 agosto 2006,
attuativa delle Direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE.
Gli obblighi che gli agricoltori sono tenuti a rispettare, in ottemperanza alle
disposizioni recate dalle misure di conservazione di cui alla richiamate DGR n.
533 del 4 agosto 2006” prevedono, tra l’altro:
150
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1. il divieto della pratica dello spietramento nei pascoli e prati permanenti;
2. l’obbligo della realizzazione nelle zone agricole di recinzioni permanenti
utilizzando tipologie e materiali tradizionali, elementi arborei e arbustivi ed
elementi di importanza ecologica: siepi, frangivento, boschetti, muretti a secco;
3. il divieto di eliminazione degli elementi naturali dell’agroecosistema (siepi,
filari, piantate, muretti a secco, stagni, macere, fossi, etc.)
4. il divieto di utilizzo sul campo dei seguenti rodenticidi: a. anticoagulanti della
seconda generazione (Bromadiolone, Difenacoum, Difethialone, Brodifacoum,
Flocoumafen); b. fosfuro di zinco;
Misura 211 - Indennità per svantaggi naturali a favore di agricoltori delle
zone montane
Obiettivi:La
presente
misura
contribuisce
all’obiettivo di
“Promuovere la
permanenza dell'attività agricola nelle aree montane” e risponde al fabbisogno di
una gestione attiva (di un “presidio”) dei territori più sottoposti a rischi ambientali
ed in particolare ai rischi di erosione del suolo, al dissesto idrogeologico ma anche
e soprattutto alla perdita della biodiversità.
La logica del sostegno, che giustifica l’inserimento della misura all’interno
dell’asse 2 volto precipuamente al miglioramento ed alla tutela dell’ambiente,
risiede nella constatazione che nei territori montani la permanenza in attività di
aziende agricole che adottano sistemi di produzione rispettosi dell’ambiente
(osservanza delle norme sulla “condizionalità” di cui agli al Reg.(CE) 1782/94)
determina di fatto l’erogazione di servizi ambientali utili al presidio del territorio.
La misura contribuisce a favorire il mantenimento di una comunità rurale
economicamente vitale nelle zone montane, incoraggiando la permanenza delle
imprese e l’utilizzazione agricola delle terre. La presenza stabile sul territorio
garantisce una funzione di presidio ambientale e ciò offre garanzie sulla difesa
della biodiversità e del suolo.
Il sostegno previsto dalla misura è finalizzato al mantenimento, in tali aree, di
attività di coltivazione e, soprattutto, di allevamento, ispirate a criteri di
sostenibilità ambientale, fornendo un contributo anche alla tutela e alla
preservazione di elementi caratteristici del paesaggio, a testimonianza del
rapporto di coerenza che sussiste tra le attività agricole e l’ambiente naturale.
151
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Per quanto
concerne le norme sulla
condizionalità
rivestono
particolare
importanza, per gli aspetti connessi alla salvaguardia della biodiversità e del
paesaggio nelle aree montane e collinari, quelle inerenti il rispetto delle misure di
conservazione vigenti per le aree ricadenti nell’ambito di un sito della Rete Natura
2000. Si evidenzia, in particolare, che nell’ambito del regime di condizionalità di
cui agli allegati III e IV del Reg. (CE) n. 1782/2003, il provvedimento regionale
(DGR 120/2007) attuativo dal decreto ministeriale n. 12541 del 21.12.2006 per la
disciplina del regime di condizionalità per l’anno 2007, riporta tra i Criteri di
Gestione Obbligatoria (CGO) di cui all’Atto A1 “Direttiva 79/409/CEE del
consiglio concernente la conservazione degli uccelli selvatici”, le “misure di
conservazione” come definite dalla DGR 533/2006.
Per quanto attiene alle norme di condizionalità relative alla Buona Conduzione
Agronomica e
Ambientale (BCAA), si evidenziano quelle relative a:
• l’obbligo di proteggere il pascolo permanente, che comporta l'impossibilità di
convertire ad altri usi le superfici a pascolo permanente (norma 4.1) ; a tale
proposito si evidenzia l’importanza per la biodiversità di mantenere tali superfici,
in quanto contrastano l’avanzamento naturale del bosco e conservano, pertanto,
habitat naturali per l’alimentazione e la riproduzione di specie di interesse
comunitario ;
• l’obbligo di gestire le superfici ritirate dalla produzione con finalità di tutela
della biodiversità (norma 4.2);
Reg. (CE) 1698/2005 - Programma di Sviluppo
Rurale per il periodo 2007-2013
• il divieto di eliminare i terrazzamenti esistenti e di effettuare livellamenti se non
sono autorizzati
Gli obiettivi specifici che si intendono perseguire sono i seguenti:
• limitare il fenomeno dell'abbandono delle superfici agricole e contribuire a
mantenere le comunità rurali vitali, stabilizzando la popolazione rurale e
garantendo altresì la conservazione dello spazio naturale con la presenza di
attività agricole, ed in particolare di quelle zootecniche;
• riconoscere e valorizzare la valenza sociale ed ambientale delle attività agricole e
zootecniche svolte in montagna;
• sostenere l’attività agricola nelle zone svantaggiate di montagna;
Descrizione tecnica della misura
152
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E’ corrisposta un’indennità annuale per ettaro di superficie agricola utilizzata
(S.A.U) ricadente in zone montane destinate alla coltivazione di una delle tipologie
colturali di seguito riportate, nel rispetto delle condizioni e delle limitazioni per
ciascuna specificata:
1. colture foraggiere, sia avvicendate che permanenti, a condizione che sia
dimostrata la presenza di bestiame aziendale (bovino, bufalino, equino, asinino,
ovicaprino, ecc.), per una superficie minima di 1,5 ettari. Tali superfici sono
eleggibili a premio se il rapporto UBA/superficie foraggiera aziendale è compreso
nell’intervallo tra 0,5 e 2 , con una consistenza aziendale minima di 3 UBA;
2. colture arboree specializzate (vigneti, oliveti ed altri frutteti, a esclusione
dell’actinidia e compresi i piccoli frutti) nella superficie minima di etteri 0,5. Nel
caso di superfici investite a castagneto, sono eleggibili esclusivamente quelle
destinate alla produzione da frutto.
La superficie minima aziendale da assoggettare ad impegno, intesa in termini di
superficie effettivamente coltivata, deve essere pari ad almeno 2 ettari.
Il premio è corrisposto agli agricoltori che si impegnino a proseguire l’attività
agricola in zona montana per almeno cinque anni a decorrere dal primo
pagamento dell'indennità compensativa.
L’impegno deve garantire il rispetto dei requisiti relativi ai Criteri di Gestione
Obbligatoria (CGO) nonché alle norme per il mantenimento dei terreni in Buone
Condizioni Agronomiche (BCAA) nell’ambito dell’applicazione del regime della
condizionalità di cui al Regolamento del Consiglio (CE) n° 1782/2003.
Misura 226 - Ricostituzione del potenziale forestale e interventi preventivi
Obiettivi: Obiettivo della misura è quello di ripristinare le foreste danneggiate da
disastri naturali e incendi, esaltandone il significato di serbatoio di biodiversità,
migliorandone la funzione di difesa idrogeologica e favorendo l’adozione di
adeguati sistemi di prevenzione e tutela, in armonia con:
• i principi della Strategia Forestale Europea attuata nel periodo 1999- 2005 e il
conseguente Piano di Azione dell’UE per una gestione sostenibile delle foreste
definito con la COM(2006)302 al Consiglio e al Parlamento;
153
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• il Piano Strategico Nazionale per lo Sviluppo Rurale 2007-2013 approvato dalla
Conferenza Unificata Stato-Regioni in data 21/122006 e inviato ufficialmente
all’Unione Europea il 22/12/2006;
• il D.Lgs. 18/05/01 n. 227 “Orientamento e modernizzazione del settore
forestale, a norma dell’art. 7 della L.05/03/01 n. 57” e le successive linee guida
di programmazione forestale previste dall’art. 3 del predetto D.Lgs;
• la L.R. 28 ottobre 2002 n. 39 “Norme in materia di gestione delle risorse
forestali” (Legge Forestale Regionale) e il conseguente Regolamento di attuazione
18 aprile 2005, n. 7 che disciplina in forma unitaria e coordinata le attività
forestali secondo gli standard ecosostenibili;
• il Piano Forestale Regionale “Linee generali di tutela, valorizzazione e sviluppo
del sistema forestale del Lazio - 2007/2013”, approvato con deliberazione di
Giunta Regionale n. 666, in data 3 agosto 2007;
• il Programma-Piano delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva agli
incendi boschivi approvato con DGR n. 629 dell’16 luglio 2004, soprattutto in
relazione alle misure di prevenzione passiva in bosco;
• il Piano Regionale di Tutela delle Acque (PTAR), approvato con Deliberazione del
Consiglio Regionale del Lazio del 27 settembre 2007, n. 42.
Gli obiettivi operativi perseguiti sono:
• Incentivare interventi volti alla prevenzione e riduzione del rischio da incendio,
anche attraverso lo sviluppo di strutture forestali più complesse e mature
(avviamento all’alto fusto, interventi silvicolturali nelle fustaie già esistenti volti a
favorire la stabilità del soprassuolo e una sua progressiva evoluzione) ed
interventi di naturalizzazione di impianti forestali artificiali;
• Favorire la ricostituzione dei boschi danneggiati da eventi straordinari e
introduzione di idonee misure di prevenzione in terreni con scarso equilibrio
(frane, erosione, alluvioni ecc…) idrogeologico e in aree a rischio di incendio,
potenziando le funzioni protettive delle foreste;
• Migliorare e razionalizzare le infrastrutture forestali ai fini della prevenzione dei
dissesti idrogeologici e dei danni da incendio
Descrizione tecnica della misura
La misura persegue gli obiettivi indicati nel documento COM (1998) 649 def.
“Strategia forestale dell’Unione Europea”, nonché quelli definiti nel Piano
Forestale Nazionale di cui alla Deliberazione CIPE 2 dicembre 1987, nello schema
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di Piano Forestale Regionale di cui alla deliberazione di Giunta Regionale n.
11409 del 23.12.1988.
Gli interventi attuati nell’ambito della misura rispettano quanto previsto nel
Piano di protezione delle foreste contro gli incendi, elaborato ai sensi del Reg.
(CEE) n. 2158/92, attualmente in vigore. Gli stessi interventi saranno adeguati
alle modifiche che eventualmente venissero apportate al Piano, come approvato
dalla Commissione Europea.
In particolare, si prevedono investimenti per mantenere e migliorare la stabilità
ecologica delle foreste in zone nelle quali la funzione protettiva ed ecologica sia di
interesse pubblico, investimenti per la salvaguardia e la tutela ambientale
attraverso azioni di prevenzione nonché con interventi straordinari da effettuarsi
a seguito di disastri naturali, inoltre, contribuisce a ridurre i rischi di incendi
boschivi associandosi a sistemi di protezione specifici previsti nei Programmi
annuali, in conformità alla legge 21 novembre 2000, n. 353 (Legge quadro in
materia di incendi boschivi) ed al “Piano delle attività di previsione, prevenzione e
lotta attiva agli incendi boschivi”, approvato con D.G.R. n. 629 , in data 16 luglio
2004.
Tale misura è in armonia con i principi della L.R. 39/2002 “Norme in materia di
gestione delle risorse forestali, che persegue gli obiettivi della gestione sostenibile
delle risorse naturali e delle necessità della collettività, ed in linea con gli
orientamenti previsti dalla strategia forestale e dalle politiche ambientali
dell’Unione Europea (Forest Action Plan, presentato dalla Commissione nel
Giugno 2006) e con gli indirizzi di politica forestale internazionale, promuove lo
sviluppo del sistema forestale nonché la multifunzionalità del sistema forestale
stesso e la sua valorizzazione con particolare riguardo agli obiettivi:
a) di tutela idrogeologica dei territori montani ai sensi della legge 30 dicembre
1923, n. 3267 (Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e
di terreni montani);
b) di difesa del suolo, ai sensi della legge 18 maggio 1989 n. 183 (Norme per il
riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo) e legge regionale 11
dicembre 1998,n. 53;
c) di tutela del paesaggio ai sensi del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490
(Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali)
e della legge regionale 6 luglio 1998, n. 24 e successive modifiche e integrazioni;
155
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d) di tutela della biodiversità ai sensi della legge 14 febbraio 1994, n. 124 (Ratifica
ed esecuzione della convenzione sulle biodiversità, con annessi, fatta a Rio de
Janeiro il 5 giugno 1992);
e) di sviluppo delle aree montane ai sensi della legge 31 gennaio 1994, n. 97
(Nuove disposizioni per le zone montane) e della legge regionale 22 giugno 1999,
n. 9;
f) di tutela delle aree di rilevante valore ambientale ai sensi della legge 6 dicembre
1991, n. 394 (Legge quadro sulle aree protette) e della legge regionale 6 ottobre
1997, n. 29 ;
g) di promozione dell’economia forestale ai sensi del decreto legislativo 18 maggio
2001, n. 227 (Orientamento e modernizzazione del settore forestale, a norma
dell’articolo 7 della legge. 5 marzo 2001, n. 57).
Finalità e azioni
Azione 1. Prevenzione e riduzione del rischio di incendio
Azione 2. Ricostituzione dei boschi danneggiati dagli incendi
Azione 3.Ricostituzione di boschi danneggiati da calamità naturali (frane,
smottamenti, alluvioni, ecc…) e
realizzazione di interventi di prevenzione
Tipologie degli interventi ammissibili
Il sostegno è finalizzato alla realizzazione degli interventi per la ricostituzione del
potenziale forestale e la prevenzione dai processi di degrado da attuarsi in
conformità alla normativa regionale vigente:
Azione 1. Prevenzione e riduzione del rischio di incendio
Sono ammissibili investimenti per:
a) Interventi di prevenzione dagli incendi boschivi, tramite la realizzazione di
punti d’acqua e di reti di torrette antincendio, oltrechè attraverso la realizzazione
di fasce tagliafuoco;
b) Interventi mirati alla riduzione del rischio d’incendio tramite l’interruzione della
continuità verticale e orizzontale degli strati di vegetazione, mediante la
conversione di boschi cedui in alto fusto, oppure, sempre per il soprassuolo
governato a ceduo, la loro trasformazione in ceduo composto o a sterzo, nonché la
trasformazione di fustaie coetanee in fusto disetanee
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c) Interventi volti alla riduzione del rischio d’incendio mediante la diminuzione
della densità del soprassuolo artificiale, anche ai fini della loro rinaturalizzazione
Azione 2. Ricostituzione dei boschi danneggiati dagli incendi
Sono ammissibili investimenti per:
a) Ricostituzione di boschi danneggiati dagli incendi attraverso interventi di
ricostituzione della copertura arborea e/o arbustiva, effettuati utilizzando, a
seconda delle caratteristiche stazionali e delle condizioni di stabilità dei versanti,
specie autoctone arboree e/o arbustive tali da edificare popolamenti in armonia
con la vegetazione potenziale della zona.
Azione 3. Ricostituzione di boschi danneggiati da calamità naturali (frane,
smottamenti, alluvioni, ecc…) e realizzazione di interventi di prevenzione
Sono ammissibili investimenti per:
a) Stabilizzazione delle aree a rischio di dissesto idrogeologico mediante
l’insediamento e il ripristino funzionale del soprassuolo forestale. Potranno essere
eseguiti nei seguenti ambiti:
- in aree a rischio idrogeleogico con esclusione di quelle classificate come a
rischio molto elevato e a rischio elevato dal Piano di Assetto Idrogeologico o Piano
straordinario di Assetto Idrogeologico;
- in aree di esondazione dei corsi d’acqua indicate dal Piano di Assetto
Idrogeologico
b) stabilizzazione di aree soggette a rischio di dissesto idrogeologico con il ricorso
anche a tecniche di sistemazione idraulico-forestale e/o tramite interventi di
ingegneria naturalistica.
c) Ricostituzione di boschi danneggiati da calamità naturali (frane, smottamenti,
alluvioni, ecc…) attraverso interventi di ricostituzione della copertura arborea e/o
arbustiva effettuati utilizzando, a seconda delle caratteristiche stazionali e delle
condizioni di stabilità dei versanti, con specie autoctone arboree e/o arbustive tali
da edificare popolamenti in armonia con la vegetazione potenziale della zona;
Beneficiari
Soggetti pubblici e privati, singoli o associati, possessori di boschi; Conduttori di
superfici forestali di proprietà pubblica o privata muniti di regolare contratto
d’affitto.
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Condizioni di ammissibilità e requisiti
Gli interventi di prevenzione e lotta agli incendi boschivi, di cui all’azioni 1 della
presente misura, sono limitati alle aree forestali poste nei territori comunali
classificati come ad alto e medio rischio di incendio dal Piano di protezione delle
foreste dagli incendi in conformità al Piano delle attività di previsione,
prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi, approvato con D.G.R. n.629, in
data 16 luglio 2004 .
In particolare sono previsti i seguenti criteri di ammissibilità:
- per l’Azione 1: per le proprietà pubbliche sono ammissibili gli interventi previsti
dai piani di gestione ed assestamento forestale.
- per l’Azione 2: sono eleggibili i territori percorsi dal fuoco da oltre 5 anni
rispetto alla richiesta del contributo; inoltre il Catasto delle aree boscate percorse
dal fuoco del Comune ove viene effettuato l’intervento, deve essere attivo e già
operativo ai sensi della normativa vigente;
- per l’Azione 3 sono eleggibili le aree interne ai territori boscati classificate in
aree a rischio idrogeleogico con esclusione di quelle classificate come a rischio
molto elevato e a rischio elevato dal Piano di Assetto Idrogeologico o Piano
straordinario di Assetto idrogeologico.
Gli interventi prevsiti dalla presente misura devono realizzarsi all’interno delle
aree boscate come definite dalla L.R. 39/2002.
Gli interventi possono eseguirsi all’interno di aree boscate regionali come
individuate dalla l.r. 39/2002“Norme in materia di gestione delle risorse forestali”
11. CRITERI PER LA DETERMINAZIONE DEL RISARCIMENTO DEI DANNI
ALLE PRODUZIONI AGRICOLE DERIVANTI DALLA FAUNA SELVATICA E
DALL’ESERCIZIO DELL’ATTIVITA’ VENATORIA
Il fenomeno dei danni arrecati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole,
zootecniche, forestali ed ittiche è diffuso su tutto il territorio regionale ed assume,
spesso, in talune aree e per talune specie dimensioni rilevanti.
Ogni qualvolta infatti la consistenza di una popolazione di specie selvatica supera
la capacità portante del proprio areale, si verificano fenomeni di degrado a carico
dell’ambiente e danni alle colture agrarie.
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Da ciò scaturisce la necessità di applicare una serie di misure preventive e di
assestare le popolazioni di specie selvatiche ad un livello compatibile con la
capacità po rtante dell'ambiente in cui vi vono.
E' ovvio che tra le misure pre ventive rientrano anche quelle dirette ad
aument are la capacità po rtante del territorio a favo re di quelle po pol azioni
delle quali, co munque, si valuti positivamente l'incremento di consistenza.
Il quadro no rmativo vi gente in materia di danni arre cati dall a fauna selvati ca
a pro duzio ni agricole ed apprestamenti per la pro duzio ne non è sempre
univo camente interpretabile, anche a motivo delle o ggettive diffi coltà di
attribuzione s pecifica della causa del danno, in relazione all a co mpresenza
sul territo rio regionale di un esteso fenomeno di randagismo di ani mali
domestici rinselvatichiti, le cui aggressioni al patri monio zootecnico si
confondo no spesso con quelle attri bui bili a specie selvati che.
il quadro normativo è altresì articolato sotto il profilo dei soggetti chiamati alla
rifusione dei danni individuati, in linea di principio, negli enti aventi, a livello
territoriale per finalità istituzionali, specifici interessi di tutela e valorizzazione dei
patrimoni faunistici e di controllo delle popolazioni animali selvatiche o
rinselvatichite.
La L.R. n. 17/95 è coerente con detto princi pio, ma pone ugualmente il
pro blema dei soggetti competenti, a motivo di diffe renziazioni lessicali e di
riferimento a norme abrogate, nonché in relazione all'attuale momento di
riorganizz azione delle funzioni amministrative.
Va infine considerata la diversificazione delle norme di riferimento in ordine ai
regimi di rifusione dei danni ricondotti a volte nel concetto di indennizzo ed altre
volte in quello di risarcimento.
Sotto il profilo degli Enti competenti e della rubricazione dei danni la situazione
deve ritenersi in evoluzione, per cui, ai fini del piano faunistico venatorio
regionale, è opportuno limitare trattazione ai soli criteri di determinazione.
Nella consapevolezza degli esposti princi pi, il presente capitolo definisce,
pertanto, in applicazio ne delle norme vigenti e per garantire l'omo geneità del
regi me ope rativo , criteri di determinazio ne dei risarcimenti i n favo re dei
pro prietari o conduttori dei fondi rustici per i danni arre cati alle colture, agli
allevamenti ed agli impianti di allevamento vegetale e/o ani male, fermi
restando i criteri definiti nei Piani faunistico venato ri pro vinciali per i danni
159
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
che si verifichino su terreni vincolati pe r effetto della loro appartenenza ad
oasi di protezione, a zone di ripo pol amento e catt ura ed a centri pubbli ci di
ripro duzi one di fauna selvatica allo stato naturale e fatto salvo quanto
disposto dall'articolo 15, co mma 3 della Le gge n. 394 del 1991.
CRI TE RI GENE RALI
Una
corretta determi nazione del risarci mento spettante trova i
propri
presupposti nelle seguenti condizioni:
1) tempestività della segnalazione- denuncia;
2) rappresentazione precisa del danno e, quindi, del luo go e delle circostanze
in cui si è verificato l'evento;
3) tempestiva constatazione tecnica della natura del bene danneggiato e delle
caratteristiche dell'evento ai fini dell'attribuzione della responsabilità del
danno e dell'indi viduazione degli agenti che hanno pro vo cato il danno;
4) cont rollo della sussistenza delle condizioni che legittimano la richiesta di
risarci mento;
5) equa val utazione dell'entità del risarci mento.
CRI TE RI PE R L 'A CCE RTAM E NTO E L A L IQ UIDA ZI O NE D EI D A NNI
1) Ri chiesta di const atazio ne del danno. L'imprendito re agri colo nella cui
azienda si si ano ve rifi cati danni all a pro duzione agri col a e alle o pere
appront ate sui terreni coltivati e a pascolo ad o pera di fauna selvatica e /o
conse guenti all' atti vità venato ria dovrà inolt rare tempestivamente, ai fini
del
risarci mento,
una
richiesta
di
accertamento
danni
al
so ggetto
co mpetente al risarci mento stesso.
Nella richiesta di risarcimento, corredata dai dati anagrafici, titolo- di proprietà o
possesso, residenza, codice fiscale e recapito telefonico del richiedente dovranno
essere specificati:
a) il luogo e la data dell'evento verificatosi;
b) il
tipo
di
pro duzione
danneggiata
o
di
i mpianto
e/o
infrastruttura danneggiati;
c) la quantità o stima del danno;
d) le caratteristiche del danno in relazione alle specie che lo hanno
causato.
160
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Anche gli acce rtamenti ne cessari all a ve rifi ca dei danni denunciati devo no
essere tempestivi, al fine di una pre cisa valut azione del danno . Gli Enti con
finalit à pubbli ca potranno avvale rsi della collaborazio ne:
 dei Servizi Tecni ci dell'Amministrazione pro vinciale co mpetente per
territorio,
 dei Se rvi zi o Vete ri nario del la A.S.L. pe r i danni al pat ri mo nio
z oo tecni co;
 del Sett o re Decentrato Agricoltura per danni alle coltivazioni agrarie e ai
patrimonio, boschivo.
I
soggetti
sui
quali
inco mbe
l'onere
del
risarcimento,
dettaglieranno
pre ventivamente, nel rispetto dei presenti indiriz zi, le mo dalità o perative per
la presentazione delle domande, l'accert amento e l a, valutazio ne del danno ,
l a l iqui daz io ne
delle s o mme
do vute . Supe rati
i te mpi
stabilit i
pe r
l' acce rt amento possono essere present ate, da parte dei so ggetti i nteressat i,
pe rizie di parte asseverate da tecnici iscritti agli albi professionali.
Non sono ammessi a risarcimento danni stimati di valore inferiore a L.
100,000.
2) Ti polo gia dei pro dotti danne ggi ati
Sono indivi duate le seguenti tipologie dei prodotti danneggiati:
a) colture,
impianti
di
prati
e
pascoli, colture foraggere, cerealicole,
industriali oleaginose
e
proteoleaginose,
colture
orticole.
b)
colture
arboree
in
attualità
di
coltivazione,frutteti, oliveti, vigneti, castagneti da frutto, rimboschimenti fino a tre
anni dall'impianto.
Le t i po lo gie del le o pe re danne ggiate ammesse a ris arci me nto del danno
so no le se gue nt i:
a) apprest ame nt i allevamento vegetale o animale;
b) impianti aziendali di irrigazione;
c) opere realizzate a sostegno del filari nelle colture arboree;
d) piccole opere di sistemazione idrailico-agrarie e di regimazione delle acque
(terrazze, gradoni, lunette, arginature, fossetti, palificazioni, etc.).
3) Sti ma dei danni
Danni alle colture cerealicole, foraggere ed ai pascoli permanenti:
161
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
a) danni alla semi na.
Qualora il danno accertato risulti interessare una quota superio re al 60%
della superfi cie investita dalla coltura danneggiata deve essere ammessa la
risemina.
in tal caso il risarcimento è corrispondente al costo delle sementi e della
mano dopera necessaria al ri pristi no dell a col tivazi one.
Nel caso che il danno inte ressi meno de l 60% de lla s upe rfi cie investita
dall a colti vazio ne il risarci mento viene calcolato sulla base di :- valut azione
econo mica del pro dotto sul campo,fornita dai Mercuriali della Camera di
Commercio con rife rimento all'epoca di raccolta, entità della superfi cie
danneggiata, produzione media zonale.
b) danni in fase di maturazione delle colture.
Sulla base dei precedenti criteri viene ammesso a risarcimento la perdita di
prodotto. in fase di maturazione (detraendo dal valore stimata della produzione
media probabile attesa il costo delle spese di raccolta e condizionamento non
ancora sostenute per la commercializzazione),
Nei casi intermedi il risarcimento va commisurato alle spese colturali sostenute
fino al momento del danno al netto della quota valutata utile per colture
praticabili in sostituzione,
Nel caso di danneggiamento al cotico erboso verrà corrisposto un risarcimento
equivalente al costo del lavoro occorrente per il ripristino, secondo il prezzario
regionale.
2. Danni alle colture orticole
In caso di danno alle produzioni orticole, siano esse destinate alla vendita che ad
autoconsumo, l'ammontare del risarcimento è determinato sulla base dei criteri
precedenti relativi a superficie danneggiata, prezzo del prodotto e produzione
media zonale.
3. Danni alle colture arboree in attualità di coltivazione (frutteti, oliveti, vigneti e
castagneti da frutto).
Qualora il danno sia tale da consigliare la sostituzione di piante, l'ammontare del
risarcimento viene calcolato sulla base del costo delle sostituzioni messe a
dimora, incrementato di un valore, calcolato sulla base dei criteri precedenti, pari
alla perdita di prodotto.
4. Danni alle produzioni zootecniche ed ittiche
162
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Per danno al patrimonio zootecnico deve intendersi la perdita definitiva di animali
da allevamento per aggressione della fauna selvatica. Il relativo risarcimento è
determinato sulla base dei Mercuriali della Camera di Commercio con riferimento
al periodo in cui è avvenuto il danno.
5. Danni a rimboschimenti fino a tre anni dell'impianto.
Ove si verifichi la necessità di sostituzioni parziali nella piantagione danneggiata
il risarcimento viene calcolato sulla base del costo delle sostituzioni messe a
dimora.
12. CONTROLLO DELLA FAUNA SELVATICA
I riferimenti normativi del controllo della fauna selvatica sono l’art. 19 della L.
157/1992 e l’art. 35 della L.R. 17/1995.
Trattasi di attività non venatoria, in quanto non riconducibile all’esercizio
venatorio così come regolato dalle vigenti norme.
Infatti, le vigenti normative di settore a livello europeo e nazionale attribuiscono
un significato all’attività venatoria profondamente diverso da quello del controllo
numerico delle popolazioni faunistiche. Il prelievo venatorio viene infatti accettato
come un possibile uso della risorsa rinnovabile costituita dalla fauna selvatica,
motivato da un interesse in tal senso espresso da privati cittadini cui è concesso
di esercitare tale attività. Per evitare che l’attività venatoria possa interferire
negativamente con le esigenze di conservazione della fauna selvatica, patrimonio
della comunità nazionale ed internazionale, la stessa è soggetta ad una precisa
regolamentazione che definisce le specie cacciabili, i tempi di caccia, i mezzi
consentiti.
Al contrario, il controllo della fauna selvatica è motivato dalla necessità di
eliminare o ridurre l’impatto negativo che alcune sue componenti possono talvolta
esercitare su attività economiche primarie (agricoltura, zootecnia, forestazione),
sulla sicurezza pubblica (aeroporti, strade, arginature dei corsi d’acqua) o sulle
condizioni sanitarie delle popolazioni umane o degli animali domestici allevati a
scopo di reddito. Un’ulteriore possibile motivazione è la tutela della biodiversità,
quando essa viene messa in pericolo da specie esotiche invasive in grado di
interferire negativamente con specie autoctone.
163
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
La legge prevede inoltre che il controllo venga praticato di norma mediante
l’utilizzo di metodi ecologici su parere dell’ISPRA e che solo qualora l’Istituto
verifichi
l’inefficacia
di
questi
metodi,
possono
essere
attuati
piani
di
abbattimento. Per metodi ecologici si devono intendere quelli che condizionano la
dinamica della popolazione in maniera indiretta, ad esempio limitandone le
risorse trofiche o la disponibilità dei siti di riproduzione; per logica estensione
concettuale a questa categoria si possono ascrivere anche i sistemi di prevenzione
dei danni (recinzioni, dissuasori di varia natura). Il controllo si configura in ogni
caso come un’attività di “polizia faunistica” e come tale è soggetto ad una
regolamentazione assai diversa da quella riguardante il prelievo venatorio. Infatti i
soggetti abilitati ad eseguire le attività di controllo diretto della fauna (tramite
catture e/o abbattimenti) non sono i cacciatori selettori, ma il personale degli
organi di polizia, in primis delle Provincie; questi ultimi possono eventualmente
essere coadiuvati da privati cittadini che, tuttavia, debbono svolgere la propria
azione per le finalità definite dalla pubblica amministrazione, seguendo le
disposizioni impartite. La differenza concettuale tra caccia e controllo è
ulteriormente ribadita dal fatto che il controllo può essere esercitato anche con
mezzi e in tempi non consentiti per l’attività venatoria (con l’unico obbligo della
selettività) e che le spoglie dei capi abbattuti non sono di proprietà di colui che ha
effettuato l’abbattimento (come nel caso della caccia), ma della pubblica
amministrazione delegata dalla legge ad esercitare il controllo (generalmente le
Amministrazioni provinciali ovvero, se il controllo avviene in un Area protetta,
l’Ente di gestione della stessa). In linea teorica e dal punto di vista giuridico,
purché sussistano le condizioni appena evidenziate, tutte le specie, se invasive
delle attività umane, possono essere sottoposte a controllo di popolazione.
Tuttavia, la decisione di controllare numericamente una popolazione non può
basarsi solo sulla valutazione dei problemi da essa creati, ma deve tenere conto
anche dello stato di conservazione della specie a cui appartiene. Di fatto, oggi nel
nostro Paese vengono frequentemente sottoposte a piani di controllo solo poche
specie che si presentano abbondanti e largamente diffuse, come il cinghiale, la
volpe, la nutria ed alcuni corvidi. Ferme restando le differenze generali di
carattere concettuale e giuridico tra caccia e controllo sopra richiamate, non va
dimenticato che vi sono casi in cui anche una caccia ben programmata e
condotta in maniera tecnicamente appropriata può contribuire a ridurre, in
164
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
sinergia con altre azioni, l’impatto di alcune specie. Per tutti si può citare il caso
della caccia selettiva ai cervidi, già da anni normalmente praticata in tante altre
realtà italiane ed anche in Aree protette, perchè si pone l’obiettivo di mantenere le
popolazioni locali di questi animali a valori di densità compatibili anche con l’uso
agricolo del territorio, pur rispettando l’esigenza della loro conservazione.
13. CACCIA DI SELEZIONE AGLI UNGULATI
Gli ungulati quali il cervo, il muflone e il capriolo (cervidi e bovidi) sono specie
cacciabili in Italia e la Provincia di Frosinone adotta la caccia di selezione, come
strumento ordinario di gestione faunistica di dette specie, nel rispetto dell’art. 18
della L. 157/1992 e s.m.i. e dell’art.34 della L.r. 17/1995 e s.m.i., dei Calendari
venatori regionali e dei Regolamenti provinciali nel tempo vigenti, al fine di
perseguire e garantire la duratura conservazione delle loro popolazioni.
La gestione di tali ungulati tende a far coincidere densità reali e densità potenziali
(o densità agro-silvo-pastorali), come previsto dall’art. 10, comma 1, della legge
157/92,
in
quanto tutto il territorio
agro-silvo-pastorale è sottoposto
a
pianificazione faunistico venatoria finalizzata al conseguimento delle densità
ottimali delle specie selvatiche e della loro conservazione.
Il prelievo dei suddetti ungulati cervidi e bovidi, è consentito esclusivamente in
forma selettiva, nel rispetto di piani di abbattimento annuali, quantitativi e
qualitativi per classi di sesso e di età, formulati sulla base di appositi censimenti
e tenendo conto dell’incremento utile annuo di ciascuna popolazione sottoposta a
prelievo. La caccia di selezione è quindi sempre rapportata alle caratteristiche
della popolazione oggetto del prelievo (densità, rapporto sessi, classi di età).
Considerando lo status attuale delle popolazioni di cervidi e bovidi in Provincia di
Frosinone, l’unica specie attualmente oggetto di prelievo nel territorio a caccia
programmata dell’ATC FR1 (distretti di gestione) è il Capriolo. Il Cervo, oltre al
capriolo, è specie attenzionata per la presenza importante nel complesso
dell’Appennino frusinate, in particolare sui Monti della Meta e la relativa gestione
è in corso di attivazione, ad iniziare dalle AFV in cui detta specie è ricompresa
nell’indirizzo faunistico. Anche per il Cinghiale verrà considerato il prelievo nella
forma della caccia di selezione, al fine di raggiungere le densità obiettivo
individuate, soprattutto nelle aree in cui è auspicabile la riduzione dell’impatto
165
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
negativo
esercitato
conservazionistico,
dalla
sia
caccia
venatorio
in
battuta
e/o
in
su specie
periodi
di
interesse
potenzialmente
sia
sensibili
(riproduzione), anche in recepimento di alcune previsioni introdotte dal calendario
venatorio della stagione 2014 – 2015, tendenti, nelle zone potenzialmente
frequentabili dall’Orso marsicano, al graduale superamento della caccia al
cinghiale in battuta, al fine di passare gradualmente alla caccia in girata ed a
quella di selezione.
La caccia di selezione a carico dei cervidi viene esercitata, nei distretti di gestione,
sulla base dei risultati del monitoraggio delle popolazioni di interesse gestionale e
dei piani di assestamento predisposti da tecnici qualificati, appositamente
incaricati dagli ATC, conformemente al Regolamento provinciale per la gestione
dei cervidi e dei bovidi e coerentemente con le direttive emanate dalla Regione nei
calendari venatori annuali.
Il
prelievo,
come
già
regolamentato
dalla Provincia,
viene effettuato da
appostamento con arma lunga a canna rigata ed ottica di mira, senza l’ausilio di
cani. Solo nel caso di ferimento dell’animale viene coinvolto il binomio
conduttore/cane abilitato al recupero dei capi feriti, mediante l‘impiego di cani da
traccia. Ciascun cacciatore abilitato al prelievo, previa frequentazione di uno
specifico corso attivato dalla Provincia, svolto conformemente ai protocolli
dell’Ispra ed il superamento di un esame articolato in prove teoriche e pratiche,
viene iscritto nell’elenco provinciale dei selecontrollori ed in uno dei distretti di
gestione
attivi,
per
l’assegnazione,
in
funzione
della
propria
posizione
nell’apposita graduatoria di merito, di uno o più capi da abbattere, secondo il
Piano di gestione annuale, approvato dal medesimo Ispra nel corso di ciascuna
stagione venatoria
Nel territorio dell’ATC FR1, attualmente l’unico della Provincia di Frosinone in cui
è attiva la caccia di selezione alla specie capriolo, operano 3 distretti di Gestione
(sub-unità di estensioni comprese tra i 4.000 e i 7.000 ha) e altri sono in fase di
studio.
La suddivisione del territorio in sub-unità (denominati di volta in volta settori,
distretti, zone, etc.) è ritenuta estremamente importante per una più efficace
organizzazione delle attività gestionali.
Negli ATC e nelle AFV, le densità ottimali vengono individuate a seconda delle
condizioni locali e dovrebbero assumere valori tali da:
166
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca

garantire la conservazione a lungo termine delle specie considerate;

permettere, nel contempo, un razionale utilizzo venatorio della popolazione
(teso a massimizzare la qualità e la quantità dei capi da prelevare);

ove necessario, mantenere le popolazioni su consistenze che garantiscano un
buon equilibrio con le altre componenti dell’ecosistema e con le attività
agricole di interesse economico.
Tali densità (densità-obiettivo o densità di gestione a regime), espresse come
numero di capi ogni 100 ha di territorio, vengono determinate rispetto all’idoneità
del territorio per la specie di riferimento. Per il Capriolo, come stabilito dall’Ispra,
le densità obiettivo sono indicativamente comprese tra 10 e 25 capi/100 ha, nei
casi di densità inferiori a 10 capi su 100 ha, di norma non dovrebbe essere
autorizzato il prelievo venatorio per la stagione relativa.
La gestione dei cervidi e dei bovidi avviene sulla base del citato
Regolamento
provinciale, adottato conformemente alle direttive emanate dall’Ispra, che
considera i seguenti punti:
 valutazione, per ciascun ATC (o sub-unità di gestione), degli areali di
distribuzione potenziale di ciascuna specie e delle consistenze potenziali;
 identificazione delle figure adibite al prelievo, ai censimenti (selecontrollori ed
operatori all’uopo formati) ed alla pianificazione della gestione degli ungulati,
dopo un percorso di istruzione ed abilitazione (programma di lezione dei corsi e
prove di esame);
 realizzazione annuale di valutazioni quantitative standardizzate volte alla stima
delle consistenze reali e a quella di indici di abbondanza relativa per valutare
struttura ed evoluzione delle popolazioni;
 determinazione, per ciascun ATC (o sub-unità di gestione) delle densità (o delle
consistenze, incentivando l’uso di tecniche innovative, come l’uso di foto
trappole), da raggiungere entro un lasso di tempo fissato all’inizio della
pianificazione ed in grado di garantire la conservazione delle popolazioni;
 in base al confronto tra situazione reale e obiettivi della pianificazione
(consistenze da raggiungere a regime), potrà essere formulato un piano di
prelievo pluri-annuale volto all’ottenimento, in maniera graduale e in tempi
definiti a priori, degli obiettivi di consistenza prefissati;
 determinazione di periodi per il prelievo che siano biologicamente compatibili
con le caratteristiche della specie, come stabilito dall’articolo 11 quaterdecies,
167
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comma 5, della legge 2 dicembre 2005 n. 248, secondo il quale, previo parere
dell'ISPRA, possono, sulla base di adeguati piani di abbattimento selettivi,
distinti per sesso e classi di età, regolamentare il prelievo di selezione degli
ungulati appartenenti alle specie cacciabili anche al di fuori dei periodi e degli
orari di cui alla legge 11 febbraio 1992, n. 157;
 realizzazione per ogni sub-unità di gestione di un servizio per il recupero dei
capi feriti;
 controllo dei capi abbattuti, all’interno di appositi centri di controllo, al fine di
valutare la rispondenza tra piani formulati e abbattimenti effettivamente
realizzati, in modo da apportare, se necessario, eventuali modifiche alle
soluzioni gestionali adottate;
 caratterizzazione delle popolazioni gestite attraverso l’analisi dei capi abbattuti
durante il prelievo venatorio o trovati morti per altre cause (struttura per sessi
ed età, valutazione di condizione e costituzione, misurazioni biometriche),
affidata ad Enti di ricerca o ad altri soggetti abilitati, per almeno
tre anni
dall’attivazione dei piani di prelievo.
Le
densità
obiettivo,
calcolate
con
criteri
di
rispetto
degli
equilibri
dell’ecosistema, possono essere raggiunte esclusivamente con una gestione
razionale delle specie, gestione che con la caccia di selezione può essere
ottenuta e garantita.
Attualmente la caccia di selezione alle specie in argomento rappresenta l’unico
strumento di contrasto al fenomeno del bracconaggio massivo e diffuso che, ove
non fermato in tempo utile, porta alla distruzione delle popolazioni,
semplicemente perché gli abbattimenti avvengono senza alcun controllo ed
indiscriminatamente.
Al contrario la presenza tutto l’anno dei selettori sul territorio costituisce l’unica
sentinella, garantendo un ulteriore vigilanza contro il bracconaggio, perchè essi
costituiscono un argine ed un forte freno avendo legittimamente il diritto di
denunciare (senza di loro regna l’indifferenza) ogni episodio di illegalità, in quanto
titolari del diritto di prelevare i capi loro assegnati, secondo le suddette regole che
assicurano nel tempo il consolidamento e la conservazione delle popolazioni
selvatiche di ungulati cervidi e bovidi.
168
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P ROVINCIA DI F ROSINONE
P.zza Gramsci,13 - 03100 Frosinone cod. fisc. 01 633 570 609 tel.07752191 –
www.provincia.fr.it
Servizio
Uff icio
Agricoltura, Caccia e
Pesca
Agricoltura, Caccia e Pesca, Forestazione
CACCIA
Si lva
Settore
STUDIO TECNICO FORESTALE
Dr. For.le Giuseppe Francazi
Via Belvedere, 13 - 03100 Frosinone
Tel./Fax 0775/211732 - Cell. 347/2367947
P.IVA: 01957760604
E. mail:
[email protected]
Aggiornamento del
Piano Faunistico Venatorio Provinciale
STUDIO DI INCIDENZA
FINALIZZATO ALLA VALUTAZIONE DELL’INCIDENZA AMB IENTALESUI SITI DELLA RETE NATURA 2000
ai sensi art. 5 D.P.R. 357/1997 e s.m.i.
RELAZIONE TECNICA
Il tecnico incaricato
esperto nella gestione dei siti rete Natura 2000
Collaboratori
Dr. For.le Marco Nicoletti
Dr. For.le Giuseppe Francazi
Dr. Sc. Naturali Pica Alessia
INDICE
Introduzione
169
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
1. Riferimenti normativi
1.1 Divieti, Obblighi e Attivita’ da Favorire
1.1.a Divieti
1.1.b Obblighi
1.1.c Attivita’ da Promuovere e Incentivare
1.2 Assegnazione delle Zps per tipologie e relative misure di conservazione
1.2.a ZPS caratterizzate da presenza di ambienti aperti delle montagne mediterranee
1.2.b ZPS caratterizzate da pres enza di ambienti forestali delle montagne mediterranee
1.2.c ZPS caratterizzate da presenza di zone umide
1.2.d ZPS caratterizzate da pres enza di ambienti misti mediterranei
1.2.e ZPS caratterizzate da presenza di ambienti steppici
1.2.f ZPS caratterizzate da presenza di ambienti agricoli
2. La Valutazione di Incidenza
3. Fonti consultate
4. Siti della Rete Natura 2000 in Provincia di Frosinone
4.1 SIC Monte Autore e Monti Simbruini centrali
4.2 ZPS Monti Lepini
4.3 ZPS Monti Ausoni e Aurunci
4.4 SIC Versante meridionale del Monte Scalambra
4.5 SIC Monte Porciano
4.6 SIC Castagneti di Fiuggi
4.7 SIC Monte Viglio
4.8 SIC Alta valle del Fiume Aniene
4.9 SIC Grotta dei Bambocci di Collepardo
4.10) SIC Monte Tarino e Tarinello - area sommitale
4.11) ZPS Monti Simbruini e Ernici
4.12) SIC Campo Catino
4.13) SIC Valle dell’Inferno
4.14) SIC Monte Passeggio e Pizzo Deta - versante Sud
4.15) SIC Monte Passeggio e Pizzo Deta – area sommitale
4.16) SIC Vallone Lacerno – fondovalle
4.17) SIC/ZPS Lago di Posta Fibreno
4.18) SIC Monte Ortara e Monte La Monna
4.19) SIC Pendici di Colle Nero
4.20) SIC Cime del Massiccio della Meta
4.21) SIC Val Canneto
4.22) SIC Monte Caccume
4.23) SIC Grotta diPastena
4.24) SIC Fiume Amaseno - alto corso
4.25) SIC Monte Calvo e Monte Calvilli
4.26) SIC Bosco di Selvapiana di Amaseno
4.27) SIC Parete del Monte Fammera
4.28) SIC/ZPS Gole del Fiume Melfa
4.29) SIC/ZPS Massiccio del Monte Cairo – aree sommitali
4.30) SIC Sorgenti dell’Aniene
4.31) ZPS Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ed aree limitrofe
4.32) SIC Forcelle di Campello e di Fraile
5. Contenuti del Piano Faunistico Venatorio provinciale
5.1 Sintesi delle proposte del piano per gli istituti faunistici
5.2 Area vocata agli ungulati
5.2.1 Area vocata al cinghiale
5.2.2 Area vocata “ altri ungulati”
5.2.3 Aree non vocate alla presenza del cinghiale e degli altri ungulati
5.3 Appostamenti Fissi
5.4 Valichi montani e rotte di migrazione
170
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
6. Rischi, incidenze negative e disturbo diretto / indiretto su specie e habitat derivante da attività
venatoria
6.1 Rischio di perturbazioni temporanee (disturbo)
6.1.2 Rischio di perturbazioni sull’Orso bruno marsicano
6.1.3 Rischio di perturbazioni sulla Lepre italica
6.2Rischio di confusione e/o abbattimenti involontari
6.3 Interventi sull’ambiente (principalmente n elle zone umide), legati all’approntam ento ed alla gestione degli
appostamenti
6.4 Diffusione nell’ambiente di materiali inquinanti, fenomeni di saturnismo e contaminazione
6.5 Incidenze negative da animali per ripopolamento
6.6 Controllo delle specie alloctone
7. Valutazione delle incidenze e diegl effetti diretti/indiretti del PFV su specie, habitat e habitat di
specieEL PIE EFFETTO POTENZIALE
7.1
7.2
7.3
7.4
7.5
Valutazione delle incidenze imputabili ad attività di caccia agli ungulati
Valutazione dell’impatto della caccia da appostamento
Valutazione dell’impatto della caccia in forma vagante
Valutazione dell’impatto delle attività di controllo delle specie problematiche
Valutazione dell’impatto delle attività di ripopolamento
8. PREVISIONI DEL P.F.V. SU S.I.C. E Z.P.S.
8.1 SIC Monte Autore e Monti Simbruini centrali
8.2 ZPS Monti Lepini
8.3 ZPS Monti Ausoni e Aurunci
8.4 SIC Versante meridionale del Monte Scalambra
8.5 SIC Monte Porciano
8.6 SIC Castagneti di Fiuggi
8.7 SIC Monte Viglio
8.8 SIC Alta valle del Fiume Aniene
8.9 SIC Grotta dei Bambocci di Collepardo
8.10 SIC Monte Tarino e Tarinello – area sommitale
8.11 ZPS Monti Simbruini e Ernici
8.12 SIC Campo Catino
8.13 SIC Valle dell’Inferno
8.14 SIC Monte Passeggio e Pizzo Deta – versante sud
8.15 SIC Monte Passeggio e Pizzo Deta – area sommitale
8.16 SIC Vallone Lacerno - fondovalle
8.17 SIC/ZPS Lago di Posta Fibreno
8.18 SIC Monte Ortara e Monte La Monna
8.19 SIC Pendici di Colle Nero
8.20 SIC Cime del Massiccio della Meta
8.21 SIC Val Canneto
8.22 SIC Monte Caccume
8.23 SIC Grotta diPastena
8.24 SIC Fiume Amaseno – alto corso
8.25 SIC Monte Calvo e Monte Calvilli
8.26 SIC Bosco di Selvapiana di Amaseno
8.27 SIC Parete del Monte Fammera
8.28 SIC/ZPS Gole del Fiume Melfa
8.29 SIC/ZPS Massiccio del Monte Cairo – aree sommitali
8.30 SIC Sorgenti dell’Aniene
8.31 ZPS Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ed aree limitrofe
8.32 SIC Forcelle di Campello e di Fraile
9. CONCLUSIONI
9.1 Principali Misure di gestione e mitigazione, finalizzat e alla riduzione del disturbo antropico dovuto all’attività
venatoria
9.2 Principali misure di conservazione da applicarsi in ambito ZPS direttamente o indirettamente conness e con
l’attività venatoria.
BIBLIOGRAFIA
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INTRODUZIONE
Il presente documento discende dalla necessità di valutare i possibili effetti delle previsioni
delPiano Faunistico Venatorio Provinciale sul sistema di siti della Rete Natura 2000 ricadenti nella
provincia di Frosinone.
La Rete Natu ra 2000
La Rete Natura 2000 è lo strumento a livello europeo attraverso il quale viene garantita la tutela
di habitate specie di flora e fauna minacciati o in pericolo di estinzione.
Essa comprende - ai sensi di quanto previsto dalla Direttiva 92/43/CEE "Habitat" -l’insieme dei
territori protetti costituito dai S iti diImportanza Comunitaria (SIC) e dalle Zone di Protezione
S peciale (ZPS) istituite ai sensi dellaDirettiva 79/409/CEE "Uccelli", abrogata e sostituita dalla
Direttiva 2009/147/CE.
I Siti di Importanza Comunitaria (SIC)in provincia di Frosinone sono 23 per uno sviluppo di
superficie di circa 14.149Ha e contribuiscono in modo significativo al mantenimento in uno stato di
conservazione soddisfacente dispecie e/o di habitat, habitat di specie.
Le Zone di Protezione Speciale (ZPS) previste e regolamentate dalla Direttiva comunitaria
79/409 "Uccelli" (abrogata esostituita dalla Dir. 2009/147/CE) in provincia di Frosinone sono 4 e
coprono una superficie di circa 73.143 Ha. L’obiettivo delle ZPS è la "conservazione di tutte le
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speciedi uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico" che viene raggiunto non solo attraverso
latutela dell’avifauna ma anche attraverso la protezione dei loro habitat naturali.
Sono inoltre presenti n.3 aree SIC/ZPS che in provincia di Frosinone coprono una superficie di circa
4.107 Ha , non considerando le eventuali sovrapposizioni.
In attuazione delle direttive europee e della normativa nazionale di recepimento, la Regione
Laziocon la L.R. n.29 del 06-10-1997 definisce la modalità di gestione delle aree protette, norme
per la conservazionee la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna
selvatiche, e datoavvio ad una articolata politica di tutela della biodiversità.
Con la D.G.R. n. 363 del 16/05/2008 “Rete Europea Natura 2000: Misura di conservazione
obbligatorie da applicarsi nelle zone di protezione speciale” il Lazio ha quindi recepito la
normativa nazionale e definito la propria rete ecologia regionale composta dall’insieme dei SIC e
delle ZPS.
I Siti individuati dalla Rete Natura 2000 attualmente designati sul territorio provinciale di
Frosinone sono N.32 (trentadue), per una superficie complessiva occupata pari circa 91.399 Ha,
ripartita in 73.143 Ha per le ZPS e in 14.149 Ha per i SIC.
1. RIFERIMENTI NORMATIVI
NORMATIVA EUROPEA
· Direttiva 79/409/C EE "Uccelli" del 2 aprile 1979, concernente la conservazione degliuccelli
selvatici, successivamente abrogata e sostituita dalla Direttiva 2009/147/CE;
· Direttiva 92/43/CEE "Habitat" del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione deglihabitat
naturali e seminaturalidella flora e della fauna selvatiche;
NORMATIVA NAZIONALE
· Decreto 31 gennaio 2013 - Sesto elenco aggiornato dei siti di importanza comunitariaper la
regione biogeografica;
· Decreto 31 gennaio 2013 - Sesto elenco aggiornato dei siti di importanza comunitariaper la
regione biogeografica continentale in Italia. (13A01430) (GU n.44 del 21-2-2013);
· Decreto 7 marzo 2012 - Quinto elenco aggiornato dei siti di importanza comunitariaper la regione
biogeografica continentale in Italia ai sensi della direttiva 92/43 CEE;
· Decreto 7 marzo 2012 - Quinto elenco aggiornato dei siti di importanza comunitariaper la regione
biogeografica mediterranea in Italia ai sensi della direttiva 92/43 CEE;
· Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997 n. 357 e s.m.i.- Testo aggiornatoe
coordinato al Decreto del Presidente della Repubblica 12 marzo 2003 n 120 -Regolamento recante
attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazionedegli habitat naturali e
seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche;
· Decreto 6 giugno 2011 - Istituzione del Comitato paritetico per la Biodiversità,dell’Osservatorio
nazionale per la Biodiversità e del Tavolo di consultazione (G. U. dellaRepubblica Italiana S. G. n.
143 del 22 giugno 2011.
NORMATIVA REGIONALE
- L.R. n. 17 del 2 maggio 1995,art.10 (P.F.V.P.). Approvazione Indirizzi regionali per
l’elaborazione dei Piani Faunistici Venatori Provinciali;
- L.R. 29 del 06/10/1997 “Norme in materia di aree naturali protette regionali”;
- DCR n. 450 del 29luglio 1998. Adozione di un primo strumento per il coordinamento dei Piani
Faunistici Venatori Provinciali (P.F.V.P.) in adempimento a quanto disposto dall’art.10.
comma3, della L.R. 2 maggio 1995, n.17;
173
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- D.C.P. di Frosinone n. 58 del 27 luglio 1998"Approvazione regolamento istituzione e
funzionamento aziende faunistiche-venatorie;
- D.G.R. n. 363 del 16/05/2008 “Rete Europea Natura 2000: Misura di conservazione obbligatorie
da applicarsi nelle zone di protezione speciale”
- D.G.R. n. 612 del 16 dicembre 2011"Rete Europea Natura 2000: M isure di conservazione
obbligatorie da applicarsi nelle zone di protezione speciale (ZPS) e nelle Zone Speciali di
Conservazione (ZSC)";
- D.G.R.Lazio n. 117/2010con cui si ratifica il PATOM , ossia il Piano d’azione nazionale per la
tutela dell’Orso bruno marsicano;
- D.G.R. Lazio n. 650 del 07 agosto 2009"Legge Regionale n. 17/95 , articolo 10 (Piano Faunistico
Venatorio Regionale). Approvazione "Indirizzi Regionali per l'elaborazione dei Piani Faunistici
Venatori Provinciali";
- D.G.R. , n. 497 del 3 luglio 2007, che ha definito le disposizioni per l'attivazione di una rete
regionale di monitoraggio sullo stato di conservazione degli habitat e delle specie della flora e
della fauna in applicazione della Direttiva Habitat (Direttiva 92/43/CEE),
- D.G.R. n. 6091 del 29 dicembre 1999 "Legge Regionale n. 17/95. Disciplina di funzionamento
delle aziende faunistico venatorie (AFV) e delle aziende agro-turistiche venatorie (AATV) e
relativa regolamentazione sanzionatoria. Direttive alle province per la predisposizione dei
regolamenti provinciali in materia di concessioni di aziende faunistico-venatorie e aziende agroturistico venatorie;
1. RIFERIMENTI NORMATIVI
1.1 DIVIETI, OBBLIGHI E ATTIVITA’ DA FAVORIRE
1.1.aDIVIETI
Per tutte le ZPS, in base a quanto previsto dall’art. 5 comma 1 del Decreto del 17Ottobre 2007 del Ministro
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare recante“Cri teri minimi uniformi per la definizione di
misure di conservazione relative a Zonespeciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)”
vigono, tra gli altri, i seguentidivieti:
ATTIVITÀ VENATORIA:
Nelle aree in cui l’attività venatoria è consentita:
a) è vietato l’esercizio dell'attività venatoria nel mese di gennaio, con l'eccezione della caccia da
appostamento fisso e temporaneo e in forma vagante per due giornate alla settimana, prefissate dal
calendario venatorio, nonché con l'eccezione della caccia agli ungulati;
b) è vietata l’effettuazione della preapertura dell'attività venatoria, con l'eccezione della caccia di
selezione agli ungulati, che deve essere, comunque, attivata con le modalità previste nel Piano
Faunistico Venatorio;
d) è vietato l’utilizzo di munizionamento a pallini di piombo all’interno delle zone umide, quali
laghi naturali e artificiali, stagni, paludi, acquitrini, lanche e lagune d’acqua dolce, salata, salmastra,
nonché nel raggio di 150 metri dalle rive più esterne a partire dalla stagione venatoria 2008/2009;
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e) è vietata l’attività venatoria relativamente alla Coturnice (Alectoris graeca), al Combattente
(Philomachus pugnax), alla M oretta (Aythya fuligula);
f) è vietato lo svolgimento dell’attività di addestramento di cani da caccia prima del 1 settembre e
dopo la chiusura della stagione venatoria, ad esclusione delle Zone per l'allenamento e
l'addestramento dei cani e per le gare cinofile esistenti nelle quali lo svolgimento di attività di
addestramento cani e di gare cinofile, è vietato nel periodo 15 marzo – 31 luglio. Tale intervallo
temporale può essere ridotto in sede di Valutazione d’Incidenza;
g) è vietata la costituzione di nuove Zone per l'allenamento e l'addestramento dei cani e per le gare
cinofile, nonché l’ampliamento di quelle esistenti.
IMMISSIONI DI SPECIE ANIMALI:
a) è vietata l’immissione nell’ambiente naturale di specie animali non autoctone. Sono fatti salvi:
- gli interventi finalizzati a recuperi e ripristini ambientali in campo faunistico attraverso la
reintroduzione di specie o popolazioni autoctone estinte localmente o i ripopolamenti di specie
autoctone in imminente rischio di estinzione. In particolare, per quanto riguarda le specie
dell’Allegato D del D.P.R. 357/1997 e le specie dell’Allegato I della Direttiva 79/409, detti
interventi dovranno essere attuati secondo i disposti dell’art. 12 del medesimo D.P.R. 357/1997;
- le attività zootecniche;
b) i ripopolamenti faunistici a scopo alieutico e venatorio, compresi quelli finalizzati
all’addestramento cani, possono essere realizzati esclusivamente con esemplari appartenenti a
specie e popolazioni autoctone provenienti da allevamenti nazionali, o da zone di ripopolamento e
cattura, o dai centri pubblici e privati di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale
insistenti sul medesimo territorio.
ATTIVITÀ ED INTERVENTI:
e) è vietato la circolazione motorizzata al di fuori delle strade, fatta eccezione per i mezzi agricoli e
forestali, per i mezzi di soccorso, controllo e sorveglianza, nonché ai fini dell'accesso al fondo e
all'azienda da parte degli aventi diritto, in qualità di proprietari, lavoratori e gestori e delle attività di
ricerca scientifica e monitoraggio;
f) è vietato lo svolgimento di attività sportive agonistiche a motore fuori dalle strade asfaltate,
salvospecifica deroga da concedersi da parte della struttura regionale competente in materia di
Natura 2000,solo nel caso di comprovata assenza di siti riproduttivi di specie ornitiche comprese
nell’allegato Idella direttiva 79/409/CEE;
g) sono vietate le attività sportive organizzate di giochi di guerra simulata dal 15 marzo al 31 luglio;
h) è vietata l’eliminazione degli elementi naturali e seminaturali caratteristici del paesaggio agrario
e conalta valenza ecologica quali siepi, filari, piantate, muretti a secco, stagni, maceri, fossi;
i) è vietata l’eliminazione dei terrazzamenti esistenti, delimitati a valle da muretto a secco oppure da
unascarpata inerbita, sono fatti salvi i casi regolarmente autorizzati di rimodellamento dei
terrazzamentieseguiti allo scopo di assicurare una gestione economicamente sostenibile;
j) sono vietati i livellamenti del terreno che non abbiano ottenuto parere positivo di
valutazioned’incidenza, ad esclusione dei livellamenti ordinari per la preparazione del letto di
semina;
k) è vietato convertire le superfici a pascolo permanente, come definito dall’art. 2 punto 2
delregolamento (CE) n. 796/04, ad altri usi;
l) è vietata la bruciatura delle stoppie e delle paglie, nonché della vegetazione presente al termine
deicicli produttivi di prati naturali o seminati, sulle superfici specificate ai punti seguenti:
1) superfici a seminativo ai sensi dell’art. 2 punto 1 del regolamento (CE) n. 796/04, comprese
quelleinvestite a colture consentite dai paragrafi a e b dell’art. 55 del regolamento (CE) n. 1782/03
edescluse le superfici di cui al successivo punto 2);
2) superfici a seminativo soggette all’obbligo del ritiro dalla produzione (set-aside) e non
coltivatedurante tutto l’anno e altre superfici ritirate dalla produzione ammissibili all’aiuto diretto,
mantenutein buone condizioni agronomiche e ambientali a norma dell’art. 5 del regolamento (CE)
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n. 1782/03.Sono fatti salvi, in ogni caso, gli interventi di bruciatura connessi ad emergenze di
carattere fitosanitarioprescritti dall’autorità competente o a superfici investite a riso. Sono fatte
salve altresì diverseprescrizioni previste dalle misure di conservazione specifiche per le s ingole ZPS
e dagli eventuali pareridi Valutazione di Incidenza;
o) è vietato il taglio ed il danneggiamento della vegetazione naturale e seminaturale acquatica
sommersae semisommersa, riparia ed igrofila, erbacea, arbustiva ed arborea, salvo specifica deroga
rilasciata insede di Valutazione d’Incidenza agli enti preposti e competenti, per comprovati motivi
di naturaidraulica ed idrogeologica, nonché per ragioni connesse alla pubblica incolumità e alla
gestione delsito. Sono fatti salvi, altresì, gli interventi effettuati nei fossi di scolo dei campi.
p) è vietato il prosciugamento artificiale delle zone umide utilizzate come appostamento fisso di
caccianel periodo 1 febbraio – 15 luglio;
q) è vietata la pratica dello “spietramento” nei prati permanenti e nei pascoli permanenti come
definitidall’art. 2 punto 2 del regolamento (CE) n. 796/04;
r) è vietato il sorvolo delle zone umide (laghi, lagune, paludi, tratti marini costieri) e di una fascia di
150mt di distanza dai loro confini, da parte dei velivoli ultraleggeri e di mezzi per il volo libero
(deltaplanie paracadute per il parapendio), nonché il decollo e l’atterraggio di tali velivoli; eventuali
deroghe daconcedersi da parte della struttura regionale competente in materia di Natura 2000,
possono essereconsentite per motivi inerenti la ricerca scientifica;
s) è vietato l’utilizzo sul campo dei seguenti rodenticidi: 1) anticoagulanti della seconda
generazione(Bromadiolone, Difenacoum, Difethialone, Brodifacoum, Flocoumafen); 2) fosfuro di
zinco. Sono fattisalvi gli interventi di controllo finalizzati alla gestione naturalistica del sito (ad es.:
eradicazioni econtenimento delle popolazioni di roditori in ambienti insulari o costieri), nell’ambito
dei quali leesche a base di tali principi attivi dovranno essere distribuite all’interno di appositi
erogatori,sufficientemente robusti e provvisti di chiusura, onde evitarne l’apertura da parte di
animali nonbersagliood esseri umani;
t) è vietata la coltivazione e la sperimentazione sul campo di Organismi Geneticamente M odificati
(OGM );
u) è vietata l’arrampicata sportiva e l’utilizzo della sommità di pareti o scarpate rocciose per il
decollocon deltaplani o veicoli simili, nel periodo compreso tra il 1° gennaio ed il 31 luglio, salvo
specificaderoga da concedersi da parte della struttura regionale competente in materia di Natura
2000, solo nelcaso di comprovata assenza di siti riproduttivi di specie ornitiche comprese
nell'allegato I delladirettiva 79/409/CEE;
v) è vietato, nel periodo compreso tra il 1° gennaio ed il 31 luglio avvicinarsi, ad una distanza
inferiore a500 m, a pareti e scarpate con presenza di siti di nidificazione di specie ornitiche rupicole
compresenell'allegato I della direttiva 79/409/CEE, mediante elicotteri, deltaplani, parapendii e
mezziaeromobili in genere, salvo specifica deroga da concedersi da parte della struttura
regionalecompetente in materia di Natura 2000.
w) è vietata l’apertura di nuove strade/piste forestali a carattere permanente, salvo che non siano
previstenegli strumenti di pianificazione forestale per i quali sia stata conseguita la positiva
Valutazioned’Incidenza;
x) è vietata l’asfaltatura delle strade/piste forestali salvo che per ragioni di sicurezza e incolumità
pubblica ovvero di stabilità dei versanti, previa Valutazione d’Incidenza;
y) è vietato il ripristino:
a) dei cedui invecchiati, ad elevata matricinatura, composti ed a sterzo in cedui matricinati,
b) dei cedui a sterzo in cedui coetanei o coetaneiformi,
c) delle fustaie disetanee in fustaie coetanee
salvo che non siano previste negli strumenti di pianificazione forestale per i quali sia stata
conseguita lapositiva Valutazione d’Incidenza. Eventuali deroghe possono essere concesse per
motivi fitosanitari,comprovati dall’apposito servizio regionale, previa Valutazione d’Incidenza;
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z) è vietata la pratica dello sparo al nido nello svolgimento dell'attività di controllo demografico
dellepopolazioni di corvidi. Il controllo demografico delle popolazioni di corvidi è comunque
vietato nellearee di presenza del lanario (Falco biarmicus);
aa) è vietata la distruzione o il danneggiamento intenzionale dei nidi e dei ricoveri degli uccelli; è
vietato,altresì, disturbare deliberatamente le specie di uccelli, durante il periodo di riproduzione e
didipendenza;
1.1.b OBBLIGHI
Per tutte le ZPS, in base a quanto previsto dall’art. 5 comma 2 del Decreto delMinistro dell’Ambiente e della
Tutela del Territorio e del Mare vigono i seguentiobblighi:
a) la costruzione nelle zone agricole di recinzioni permanenti deve essere realizzata utilizzando
tipologie e materiali tradizionali, elementi arborei e arbustivi e elementi di importanza ecologica:
siepi, frangivento, boschetti, muretti a secco;
b) gli elettrodotti e linee aeree ad alta e media tensione di nuova realizzazione o in manutenzione
straordinaria o in ristrutturazione, devono essere messi in sicurezza rispetto al rischio di
elettrocuzione e impatto degli uccelli; sono da considerare preferenziali le scelte progettuali che
siano orientateall’interramento o all’isolamento delle linee elettriche e che prevedano la scelta di
tracciati idonei alimitare al minimo gli impatti;
c) sulle superfici a seminativo soggette all’obbligo del ritiro dalla produzione (set-aside) e per le
superfici non coltivate (superfici disattivate) durante tutto l’anno e sulle superfici ritirate dalla
produzione ammissibili all’aiuto diretto, mantenute in buone condizioni agronomiche e ambientali a
norma dell’art. 5 del regolamento (CE) n. 1782/03, si deve garantire la presenza di una copertura
vegetale, naturale o artificiale, durante tutto l’anno e attuare pratiche agronomiche consistenti
esclusivamente in operazioni di sfalcio, trinciatura della vegetazione erbacea, o pascolamento sui
terreni ritirati dalla produzione sui quali non vengono fatti valere titoli di ritiro, ai sensi del
regolamento (CE) 1782/03. Dette operazioni devono essere effettuate almeno una volta all’anno,
fatto salvo il periodo di divieto annuale di intervento compreso fra l’1 marzo e il 31 luglio di ogni
anno, ove non diversamente disposto nel piano di gestione.
Il periodo di divietoannuale di sfalcio o trinciatura non può comunque essere inferiore a 150 giorni
consecutivicompresi fra il 15 Febbraio e il 30 Settembre di ogni anno.
E’ fatto comunque obbligo di effettuare sfalci e/o lavorazioni del terreno per la realizzazione di
fasce antincendio, conformemente a quanto previsto dalle normative in vigore.
In deroga all’obbligo della presenza di una copertura vegetale, naturale o artificiale, durante tutto
l’anno sono ammesse lavorazioni meccaniche sui terreni ritirati dalla produzione nei seguenti casi:
1. pratica del sovescio, in presenza di specie da sovescio o piante biocide;
2. terreni interessati da interventi di ripristino di habitat e biotopi;
3. colture a perdere per la fauna, ai sensi dell’art. 1 lettera c) del decreto del M inistero delle
politiche agricole e forestali del 7 marzo 2002;
4. nel caso in cui le lavorazioni siano funzionali all’esecuzione di interventi di miglioramento
fondiario;
5. sui terreni a seminativo ritirati dalla produzione per un solo anno o, limitatamente all’annata
agraria precedente all’entrata in produzione, nel caso di terreni a seminativo ritirati per due o più
anni, lavorazioni del terreno allo scopo di ottenere una produzione agricola nella successiva annata
agraria, comunque da effettuarsi non prima del 15 luglio dell’annata agraria precedente all’entrata
in produzione;
Sono fatte salve altresì diverse prescrizioni previste dalle misure di conservazione specifiche per le
singole ZPS e dagli eventuali pareri di Valutazione di Incidenza;
d) il ripristino degli habitat delle specie dell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE e degli habitat di
interesse comunitario e delle specie degli Allegati A, B e E del DPR 357/97 va attuato
prioritariamente attraverso interventi mirati alla ricostituzione spontanea;
177
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e) deve essere realizzato il monitoraggio delle popolazioni delle specie ornitiche protette dalla
Direttiva 79/409/CEE e in particolare quelle dell’Allegato I della medesima direttiva o comunque a
priorità di conservazione.
1.1.c ATTIVITA’ DA PROMUOVERE E INCENTIVARE
Per tutte le ZONE DI PROTEZIONE SPECIALE (ZPS), in base a quanto specificato previsto dall’art. 5 comma
3 del Decreto del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare le attività da promuoveree
incentivare sono:
a) la repressione del bracconaggio;
b) la messa in sicurezza degli elettrodotti di media ed alta tensione, già realizzati, dai rischi di
elettrocuzionee di collisione per l'avifauna;
c) la rimozione dei cavi sospesi di impianti di risalita, impianti a fune ed elettrodotti dismessi;
d) l'informazione e la sensibilizzazione della popolazione locale e dei maggiori fruitori del territorio
sullarete Natura 2000;
e) l'agricoltura biologica e integrata con riferimento ai Programmi di Sviluppo Rurale;
f) le forme di allevamento e agricoltura estensive tradizionali;
g) il ripristino, il recupero e la riqualificazione ambientale di habitat naturali, quali ad esempio zone
umide,temporanee e permanenti, e prati tramite la messa a riposo dei seminativi;
h) il mantenimento delle stoppie e delle paglie, nonché della vegetazione presente al termine dei
cicliproduttivi dei terreni seminati, nel periodo invernale almeno fino alla fine di febbraio.
i) la predisposizione di piani d'intervento pluriennali che prevedano una gestione naturalistica degli
interventidi manutenzione idraulica ordinaria e straordinaria dei corsi d’acqua e dei canali artificiali
(traslocazione diporzioni significative di vegetazione tra segmenti del canale oggetto di intervento,
al fine di facilitarne ladiffusione e la ricostituzione; ripulitura dei canali , in maniera alternata nel
tempo, rispetto alle sponde,ecc.).
Inoltre un’ attività da favorire è senza dubbio quella di effettuare dei censimenti e dei
piani di controllo e/o contenimento delle popolazioni di ungulati nei periodi di silenzio
venatorio, attraverso del personale specializzato e dei cacciatori
selecontrollori
adeguatamente formati e guidati.
1.2 ASSEGNAZIONE DELLE ZPS PER TIPOLOGIE E RELATIVE MISURE DI CONSERVAZIONE
In base all’art. 4 commi 1 e 2 del Decreto del 17 Ottobre 2007 del M inistro dell’Ambiente edella
Tutela del Territorio e del M are recante “Criteri minimi uniformi per la definizione dimisure di
conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di ProtezioneSpeciale
(ZPS)” e dei criteri minimi uniformi di cui all’art.6 del citato Decreto, vengono approvate le
seguenti tipologie di ZPS e i relativi obblighi edivieti:
1.2.a
ZPS
CARATTERI ZZATE
MONTAGNEMEDITERRANEE
DA
PRESENZA
DI
AMBIENTI
APERTI
DELLE
IT6030043 ZPS Monti Lepini
IT6040043 ZPS Monti Ausoni e Aurunci
IT6050008 ZPS Monti Simbruini e Ernici
IT6050027 SIC/ZPS Gole del Fiume Melfa
IT6050028 SIC/ZPS Massiccio del Monte Cairo – aree sommitali
Regolamentazione di:
1. circolazione su strade ad uso forestale e loro gestione, evitandone l’asfaltatura salvo cheper
ragioni di sicurezza e incolumità pubblica ovvero di stabilità dei versanti;
2. avvicinamento a pareti occupate per la nidificazione da Aquila reale (Aquila chrysaetos), Falco
pellegrino (Falco peregrinus), Lanario(Falco biarmicus), Gufo reale (Bubo bubo) e Gracchio
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corallino(Pyrrhocorax pyrrhocorax) mediante elicottero, deltaplano, parapendio, arrampicata libera
oattrezzata e qualunque altra modalità;
3. tagli selvicolturali nelle aree che interessano i siti di nidificazione delle speciecaratteristiche della
tipologia ambientale, in connessione alle epoche e alle metodologiedegli interventi e al fine di non
arrecare disturbo o danno alla loro riproduzione;
4. pascolo al fine di ridurre fenomeni di eccessivo sfruttamento del cotico erboso, anche
perconsentire la transumanza e la monticazione estiva.
Attività da favorire:
1. mantenimento delle attività agrosilvopastorali estensive e in particolare recupero egestione delle
aree a prato permanente e a pascolo;
2. mantenimento e recupero del mosaico di aree a vegetazione erbacea e arbustiva.
1.2.b
ZPS CARATTERI ZZATE DA
MONTAGNEMEDITERRANEE
PRESENZA
DI
AMBIENTI
FORESTALI
DELLE
IT6030043 ZPS Monti Lepini
IT6040043 ZPS Monti Ausoni e Aurunci
IT6050008 ZPS Monti Simbruini e Ernici
IT7120132 ZPS Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ed aree limitrofe
Attività da favorire:
1. attività agro-silvo-pastorali in grado di mantenere una struttura disetanea dei soprassuoli ela
presenza di radure e chiarie all’interno delle compagini forestali;
2. conservazione di prati e di aree aperte all’interno del bosco anche di media e piccolaestensione e
di pascoli ed aree agricole, anche a struttura complessa, nei pressi delle areeforestali;
3. mantenimento, ovvero la promozione, della struttura di compagini forestali, caratterizzata
dall'alternanza di diversi tipi di governo del bosco (ceduo, ceduo sotto fustaia, fustaia disetanea);
4. gestione forestale in grado di favorire l’evoluzione all’altofusto e l’aumento della biomassa
vegetale morta e garantire una presenza adeguata di piantemorte, annose o deperienti, utili alla
nidificazione ovvero all’alimentazione dell’avifauna;
5. conservazione del sottobosco;
6. mantenimento delle attività agrosilvopastorali estensive e in particolare recupero e gestionedelle
aree a prato permanente e a pascolo;
1.2.c ZPS CARATTERI ZZATE DA PRESENZA DI ZONE UMIDE
IT6050015 SIC/ZPS Lago di Posta Fibreno
Obblighi e divieti:
1. divieto di bonifica idraulica delle zone umide naturali;
2. l’apertura dell’attività venatoria relativamente alle specie codone (Anas acuta), marzaiola (Anas
querquedula), mestolone (Anas clypeata), alzavola (Anas crecca), canapiglia (Anas strepera),
fischione (Anas penelope), moriglione (Aythya ferina), folaga (Fulica atra), gallinella d’acqua
Gallinula chloropus), porciglione (Rallus aquaticus), beccaccino (Gallinago gallinago), beccaccia
(Scolopax rusticola), frullino (Lymnocryptes minimus), pavoncella (Vanellus vanellus), germano
reale (Anas platyrhynchos), è vietata in data antecedente al 1 ottobre, fatte salve le specifiche
restrizioni imposte dal calendario venatorio;
3. L’apertura dell’attività venatoria relativamente alle specie Cormorano comune (Phalacrocorax
carbo sinesis), M artin pescatore (Alcedo atthis), Tarabusino (Ixobrychus minutus), Averla piccola
(Lanius collurio) è vietata in quanto specie in Direttiva Uccelli 79/409/CEE recepita dalla legge
157/92;
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4. obbligo di monitoraggio del livello idrico delle zone umide, in particolar modo durante lastagione
riproduttiva delle specie ornitiche presenti, al fine di evitare eccessivi sbalzi delmedesimo.
Regolamentazione di:
1. taglio dei pioppeti, evitando gli interventi nei periodi di nidificazione;
2. costruzione di nuove serre fisse;
3. caccia in presenza, anche parziale, di ghiaccio;
4.attività che comportino improvvise e consistenti variazioni del livello dell’acqua o lariduzione
della superficie di isole ovvero zone affioranti.
5. realizzazione di sbarramenti idrici e interventi di artificializzazione degli alvei e delle spondetra
cui rettificazioni, tombamenti, canalizzazioni, arginature, riduzione della superficie di isoleovvero
zone affioranti;
6. epoche e metodologie degli interventi di controllo ovvero gestione della vegetazionespontanea
arborea, arbustiva e erbacea all’interno delle zone sia umide e ripariali che dellegarzaie, in modo
che sia evitato taglio, sfalcio, trinciatura, incendio, diserbo chimico,lavorazioni superficiali del
terreno, durante il periodo riproduttivo dell’avifauna, fatti salviinterventi straordinari di gestione
previa autorizzazione dell’ente gestore, al fine di nonarrecare disturbo o danno alla riproduzione
della fauna selvatica;
7. interventi di gestione idraulica dei canali (taglio della vegetazione, risagomatura, dragaggio);
8. utilizzo dei diserbanti e del pirodiserbo per il controllo della vegetazione della rete
idraulicaartificiale (canali di irrigazione, fossati e canali collettori);
9. pesca con nasse e trappole.
Attività da favorire:
1. riduzione dei nitrati immessi nelle acque superficiali nell’ambito di attività agricole;
2. messa a riposo a lungo termine dei seminativi, nonché la conversione dei terreni in boschi di
latifoglie autoctone o in praterie sfalciabili o per creare zone umide o perampliare biotopi relitti e
gestiti per scopi ambientali nelle aree contigue a lagune costiere, valli,torbiere e laghi;
3. incentivazione dei metodi di agricoltura biologica;
4. creazione e mantenimento di fasce tampone a vegetazione erbacea (spontanea o seminata)
oarboreo - arbustiva di una certa ampiezza tra le zone coltivate e le zone umide;
5. mantenimento ovvero ripristino del profilo irregolare (con insenature e anfratti) dei contornidella
zona umida;
6.interventi di taglio delle vegetazione, nei corsi d’acqua con alveo di larghezza superiore ai 5metri,
effettuati solo su una delle due sponde in modo alternato nel tempo e nello spazio, alfine di
garantire la permanenza di habitat idonei a specie vegetali e animali;
7.adozione, attraverso il meccanismo della certificazione ambientale, di praticheecocompatibili
nella pioppicoltura, tra cui il mantenimento della vegetazione erbacea durantegli stadi avanzati di
crescita del pioppeto, il mantenimento di strisce non fresate anchedurante le lavorazioni nei primi
anni di impianto, il mantenimento di piccoli nuclei di alberimorti, annosi o deperienti.
8. gestione periodica degli ambiti di canneto, da realizzarsi esclusivamente al di fuori del periodo di
riproduzione dell'avifauna, con sfalci finalizzati alla diversificazione strutturale, al ringiovanimento,
al mantenimento di specchi d'acqua liberi, favorendo i tagli a rotazione per parcelle ed evitando il
taglio raso;
1.2.d ZPS CARATTERIZZATE DA PRESENZA DI AMBIENTI MISTI MEDITERRANEI
IT6030043 ZPS Monti Lepini
IT6040043 ZPS Monti Ausoni e Aurunci
IT6050027 SIC/ZPS Gole del Fiume Melfa
Attività da favorire:
1. la conservazione, la manutenzione e il ripristino, senza rifacimento totale, dei muretti a secco
esistenti ela realizzazione di nuovi attraverso tecniche costruttive tradizionali e manufatti in pietra;
180
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2. la creazione di filari arborei-arbustivi con specie autoctone lungo i confini degli appezzamenti
coltivati;
3. la conservazione e il ripristino degli elementi naturali e seminaturali dell'agroecosistema come
siepi,filari, laghetti, boschetti, stagni;
4. la conservazione di una struttura disetanea dei soprassuoli e di aree aperte all'interno del bosco
anche dimedia e piccola estensione e di pascoli ed aree agricole, anche a struttura complessa, nei
pressi delle areeforestali;
5. il mantenimento di una presenza adeguata di piante morte, annose o deperienti, utili alla
nidificazioneovvero con spiccata funzione trofica nella catena alimentare, soprattutto a favore
dell’avifauna insettivora;
6. il mantenimento degli elementi forestali di bosco non ceduato, anche di parcelle di ridotta
estensione, neipressi di bacini idrici naturali e artificiali e negli impluvi naturali;
7. il mantenimento ovvero la promozione di una struttura delle compagini forestali
caratterizzatadall'alternanza di diversi tipi di governo del bosco (ceduo, ceduo sotto fustaia, fustaia
disetanea);
8. il controllo della vegetazione arbustiva nei prati e pascoli aridi;
9. il ripristino di prati pascoli e prati aridi a partire da seminativi in rotazione;
10. il ripristino di prati e pascoli mediante la messa a riposo dei seminativi;
11. la conservazione del sottobosco.
1.2.e ZPS CARATTERI ZZATE DA PRESENZA DI AMBIENTI STEPPICI
IT6030043 ZPS Monti Lepini
IT6040043 ZPS Monti Ausoni e Aurunci
Obblighi e divieti:
1. divieto di irrigazione delle superfi ci steppiche che non abbiano già avuto una destinazione agricola.
Attività da favorire:
1. conservazione ovvero il ripristino degli elementi naturali e seminaturali dell'agroecosistema tra
cui alberi isolati, pozze di abbeverata, piccoli stagni;
2. manutenzione, senza rifacimento totale, dei muretti a secco esistenti e la realizzazione di nuovi
attraverso tecniche costruttive tradizionali e manufatti in pietra;
3. mantenimento ovvero il ripristino di piccole raccolte d'acqua e pozze stagionali;
4. controllo della vegetazione arbustiva infestante nei prati e pascoli aridi;
5. ripristino di pascoli e prati aridi mediante la messa a riposo di seminativi;
6. pratiche pastorali tradizionali evitando carichi ecessivi contemporaneo di bestiame senza
distinzione di specie e categorie, con introduzione di carichi prudenziali e previsione di turnazione;
7. pratiche pastorali tradizionali estensive
1.2.f ZPS CARATTERI ZZATE DA PRESENZA DI AMBIENTI AGRICOLI
IT6030043 ZPS Monti Lepini
IT6040043 ZPS Monti Ausoni e Aurunci
IT6050008 ZPS Monti Simbruini e Ernici
IT6050015 SIC/ZPS Lago di Posta Fibreno
Attività da favorire:
1. messa a riposo a lungo termine dei seminativi per creare zone umide (temporanee e permanenti) e
prati arbustati gestiti esclusivamente per la flora e la fauna selvatica, in particolare nelle aree
contigue alle zone umide e il mantenimento (tramite corresponsione di premi ovvero indennità ai
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proprietari) dei terreni precedentemente ritirati dalla produzione dopo la scadenza del periodo di
impegno;
2.mantenimento ovvero il ripristino di elementi di interesse ecologico e paesaggistico tra cui
siepi,frangivento, arbusti, boschetti, residui di sistemazioni agricole, vecchi frutteti e vigneti,
maceri, laghetti;
3. mantenimento ovvero la creazione di margini o bordi dei campi, quanto più ampi possibile,
lasciatiincolti, mantenuti a prato, o con essenze arboree e arbustive non trattati con principi chimici
e sfalciatifuori dal periodo compreso tra l'1 marzo e il 31 agosto;
4. adozione dei sistemi di coltivazione dell'agricoltura biologica;
5. adozione di altri sistemi di riduzione o controllo nell'uso dei prodotti chimici in relazione: alle
tipologiedi prodotti a minore impatto e tossicità, alle epoche meno dannose per le specie selvatiche
(autunno einverno), alla protezione delle aree di maggiore interesse per i selvatici (ecotoni, bordi
dei campi, zone divegetazione semi-naturale);
6. mantenimento quanto più a lungo possibile delle stoppie o dei residui colturali prima delle
lavorazionidel terreno;
7. adozione delle misure più efficaci per ridurre gli impatti sulla fauna selvatica delle operazioni di
sfalciodei foraggi (come sfalci, andanature, ranghinature), di raccolta dei cereali e delle altre colture
di pienocampo (mietitrebbiature);
8. attuazione diinterventi di taglio delle vegetazione, nei corsi d'acqua con alveo di larghezza
superiore ai 5 metri,effettuati solo su una delle due sponde in modo alternato nel tempo e nello
spazio, al fine di garantire lapermanenza di habitat idonei a specie vegetali e animali;
9. riduzione e controllo delle sostanze inquinanti di origine agricola;
10. mantenimento di bordi di campi gestiti a prato per almeno 50 centimetri di larghezza;
11. agricoltura biologica e integrata;
12. adozione, attraverso il meccanismo della certificazione ambientale, di pratiche ecocompatibili
nellapioppicoltura, tra cui il mantenimento della vegetazione erbacea durante gli stadi avanzati di
crescita delpioppeto, il mantenimento di strisce non fresate anche durante le lavorazioni nei primi
anni di impianto,il mantenimento di piccoli nuclei di alberi morti, annosi o deperienti.
2. LA VALUTAZIONE D’INCID EN ZA
La valutazione d’incidenza è il procedimento di carattere preventivo al quale è
necessariosottoporre qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze significative su un Sito
oproposto Sito della Rete Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progettie
tenuto conto degli obiettivi di conservazione del sito stesso.
La valutazione di incidenza, se correttamente realizzata ed interpretata, costituisce lostrumento
per garantire, dal punto di vista procedurale e sostanziale, il raggiungimento di unrapporto
equilibrato tra la conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie (biodiversità) e
l’usosostenibile del territorio.
È bene sottolineare che la valutazione d’incidenza si applica sia agli interventi chericadono
all’interno delle aree della Rete Natura 2000 (o in siti proposti per essere istituiti come tali), sia a
quelli chepur sviluppandosi all’esterno, possono comportare ripercussioni sullo stato di
conservazionedei valori naturali tutelati nel Sito.
La Valutazione di Incidenza nella normativa italiana
In ambito nazionale, la valutazione d’incidenza viene disciplinata dall’art. 6 del D.P.R.120/2003
(G.U. n. 124 del 30 maggio 2003) che ha sostituito l’art. 5 del D.P.R. 357/1997 chetrasferiva nella
normativa italiana i paragrafi 3 e 4 della direttiva “Habitat”.
Il DPR 357/97 èstato, infatti, oggetto di una procedura di infrazione da parte della Commissione
Europea ed èstato quindi modificato ed integrato con il DPR 120/2003.
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L’art.6 della Direttiva Habitat introduce, per le aree che costituiscono la Rete Natura 2000,la
Valutazione d’Incidenza che è riferita agli habitat ed alle specie per i quali i Siti in questionesono
stati individuati e non a particolari categorie di opere come nel caso della VIA.
In base all’art. 6 del nuovo DPR 120/2003, comma 1, nella pianificazione eprogrammazione
territoriale si deve tenere conto della valenza naturalistico-ambientale deiproposti Siti di Importanza
Comunitaria, dei Siti di Importanza Comunitaria e delle Zzone Speciali di Conservazione.
Si tratta di un principio di carattere generale tendente ad evitare chevengano approvati strumenti
di gestione territoriale in conflitto con le esigenze diconservazione degli habitat e delle specie di
interesse comunitario.
Il comma 2 dello stesso art.6 stabilisce che, vanno sottoposti a valutazione di incidenza tutti i
piani territoriali, urbanisticie di settore, ivi compresi i piani agricoli e faunistico-venatori e le loro
varianti.
Sono altresì da sottoporre a valutazione di incidenza (comma 3), tutti gli interventi
nondirettamente connessi e necessari al mantenimento in uno stato di conservazionesoddisfacente
delle specie e degli habitat presenti in un Sito Natura 2000, ma chepossono avere incidenze
significative sul sito stesso, singolarmente o congiuntamentead altri interventi.
Pertanto anche la V.I. così come la strategia gestionale, dovrà individuare relazioniche tengano
conto delle esigenze degli habitat e delle specie presenti nel sitoconsiderato, in riferimento anche
alla loro collocazione nella rete natura 2000.
Ai fini della valutazione di incidenza, i proponenti di piani e interventi non finalizzatiunicamente
alla conservazione di specie e habitat di un Sito Natura 2000, presentanouno “studio di incidenza”
(ex relazione di incidenza) volto ad individuare e valutare iprincipali effetti che il piano o
l’intervento può avere sul sito interessato.
Lo studio perla valutazione di incidenza deve essere redatto secondo gli indirizzi dell’allegato G
alDPR 357/97, tale allegato, che non è stato modificato dal nuovo decreto (DPR 120/2003), prevede
che lo studio per la Valutazione di Incidenza debba contenere:
- una descrizione dettagliata del piano o del progetto che faccia riferimento, inparticolare, alla
tipologia delle azioni e/o delle opere, alla dimensione, allacomplementarietà con altri piani e/o
progetti, all’uso delle risorse naturali, allaproduzione di rifiuti, all’inquinamento e al disturbo
ambientale, al rischio di incidentiper quanto riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate;
- un’analisi delle interferenze del piano o progetto col sistema ambientale di riferimento,che tenga
in considerazione le componenti biotiche, abiotiche e le connessioniecologiche.
Nell’analisi delle interferenze, occorre prendere in considerazione la qualità, la capacità
dirigenerazione delle risorse naturali e la capacità di carico dell’ambiente.
Le fasi e la struttura dello S tudio di Valutazione di Incidenza
La metodologia procedurale proposta è un percorso di analisi evalutazione progressiva che si
compone di 4 fasi principali:
FASE 1: verifica (screening)
processo che identifica la possibile incidenza significativasu un sito della rete Natura 2000 di un
piano o un progetto, singolarmente ocongiuntamente ad altri piani o progetti, e che porta
all’effettuazione di una valutazioned’incidenza completa qualora l’incidenza risulti significativa;
FASE 2: valutazione “appropriata”
analisi dell’incidenza del piano o del progettosull’integrità del sito, singolarmente o congiuntamente
ad altri piani o progetti, nelrispetto della struttura e della funzionalità del sito e dei suoi obiettivi di
conservazione,e individuazione delle misure di mitigazione eventualmente necessarie;
FASE 3: analisi di soluzioni alternative
individuazione e analisi di eventuali soluzionialternative per raggiungere gli obiettivi del progetto o
del piano, evitando incidenzenegative sull’integrità del sito;
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FASE 4: definizione di misure di compensazione
individuazione di azioni, anchepreventive, in grado di bilanciare le incidenze previste, nei casi in
cui non esistanosoluzioni alternative o le ipotesi proponibili presentino comunque aspetti con
incidenzanegativa, ma per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico sia necessario che
ilprogetto o il piano venga comunque realizzato.
L’iter delineato nella guida non corrisponde necessariamente a un protocollo procedurale,molti
passaggi possono essere infatti seguiti “implicitamente”.
Occorre inoltre sottolineare che i passaggi successivi fra le varie fasi non sono obbligatori,sono
invece consequenziali alle informazioni e ai risultati ottenuti; ad esempio, se leconclusioni alla fine
della fase di verifica indicano chiaramente che non ci potranno essereeffetti con incidenza
significativa sul sito, non occorre procedere alla fase successiva.
3. FONTI CONS ULTATE
Il presente studio è stato redatto sulla base di tutte le fonti normative esposte e facendo
inparticolare riferimento al documento della Commissione “Guida all’interpretazione dell’articolo6
della Direttiva Habitat 92/43/CEE”.
Si specifica che isiti della Rete Natura 2000 della provincia di Frosinone sono descritti sulla base
delle schede dei FormulariStandard Natura 2000.
Si rimanda per ulteriori chiarimenti e dettagli alla sezione bibliografica del presente studio.
4. S ITI DELLA RETE NATURA 2000 IN PROVINCIA DI FROS INONE
I Sitiindividuati dalla Rete Natura 2000attualmente designati sul territorio provinciale di
Frosinone per l’intera estensione o solo in parte,ammontano complessivamente aN.32 (trentadue),
con una superficie totale occupata pari a circa 91.399Ha; ripartita in 73.143 Ha per le ZPS, in
14.149 Ha per i SIC e in 4.107 Ha per i SIC/ZPS (non considerando le eventuali sovrapposizioni
delle superfici).
Nello specifico trattasi di:
- n.25SIC (Siti di Importanza Comunitaria);
- n.4 ZPS (Zone di Protezione Speciale);
- n.3 SIC / ZPS.
di seguito specificati:
1) SIC Monte Autore e Monti Simbruini centrali (Codice Natura 2000 IT6030040);
2) ZPS Monti Lepini (Codice Natura 2000 IT6030043);
3) ZPS Monti Ausoni e Aurunci (Codice Natura 2000 IT6040043);
4) SIC Versante meridionale del Monte Scalambra (Codice Natura 2000 IT6050001);
5) SIC Monte Porciano (Codice Natura 2000 IT6050002);
6) SIC Castagneti di Fiuggi (Codice Natura 2000 IT6050003);
7) SICMonte Viglio (Codice Natura 2000 IT6050004);
8) SIC Alta valle del Fiume Aniene (Codice Natura 2000 IT6050005);
9) SICGrotta dei Bambocci di Collepardo(Codice Natura 2000 IT6050006);
10) SIC Monte Tarino e Tarinello - area sommitale- (Codice Natura 2000 IT6050007);
11) ZPSMonti Simbruini e Ernici (Codice Natura 2000 IT6050008);
12) SIC Campo Catino (Codice Natura 2000 IT6050009);
13) SIC Valle dell’Inferno (Codice Natura 2000 IT6050010);
14) SIC Monte Passeggio e Pizzo Deta - versante Sud - (Codice Natura 2000 IT6050011);
15) SIC Monte Passeggio e Pizzo Deta – area sommitale - (Codice Natura 2000 IT6050012);
16) SIC Vallone Lacerno – fondovalle - (Codice Natura 2000 IT6050014);
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17) SIC/ZPS Lago di Posta Fibreno (Codice Natura 2000 IT6050015);
18) SIC Monte Ortara e Monte La Monna (Codice Natura 2000 IT6050016);
19) SIC Pendici di Colle Nero(Codice Natura 2000 IT6050017);
20) SIC Cime del Massiccio della Meta (Codice Natura 2000 IT6050018);
21) SIC Val Canneto (Codice Natura 2000 IT6050020);
22) SIC Monte Caccume(Codice Natura 2000 IT6050021);
23) SIC Grotta diPastena(Codice Natura 2000 IT6050022);
24) SIC Fiume Amaseno - alto corso - (Codice Natura 2000 IT6050023);
25) SIC Monte Calvo e Monte Calvilli(Codice Natura 2000 IT6050024);
26) SIC Bosco di Selvapiana di Amaseno (Codice Natura 2000 IT6050025);
27) SIC Parete del Monte Fammera (Codice Natura 2000 IT6050026);
28) SIC/ZPS Gole del Fiume Melfa (Codice Natura 2000 IT6050027);
29) SIC/ZPS Massiccio del Monte Cairo – aree sommitali - (Codice Natura 2000 IT6050028);
30) SIC Sorgenti dell’Aniene (Codice Natura 2000 IT6050029);
31) ZPSParco Naz. d’Abruzzo, Lazio e Moliseed aree limitrofe (Codice Natura 2000 IT7120132);
32) SIC Forcelle di Campello e di Fraile (IT6040028).
4.1 SIC Monte Autore e Monti Simbruini centrali (IT6030040)
Estensione: ha 6.685,00 (di cui 2.951,00 ha in Provincia di Frosinone)
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Il sito risulta estremamente eterogeneo dal punto di vista della caratterizzazione ambientale e
dell’insistenza dei sistemi ecologici. In particolare tra gli habitat di rilievo presenti si denota
l’insistenza di: foreste di faggio dei rilievi appenninici con presenza di tasso (Taxus baccata) e di
agrifoglio (Ilex aquifolium) localizzate in aree montane e sub montane; di formazioni a Juniperus
communis che occupano prevalentemente le aree sia pianeggianti che di pendio, riconducibili a
delle praterie o praterie di neoformazione a seguito di azioni di pascolo, disboscamento o in
progressivo abbandono, con nuclei di ginepro spesso consociate ad altre specie arbustive; di praterie
aride e/o semiaride che si sviluppano su substrati calcarei collinari, montano ed alto montano
dell’appennino.
HABITAT
6170 Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine
9210 Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex
8240 Pavimenti calcarei
4060 Lande alpine e boreali
5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli
6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo
(Festuco Brometalia) (stupenda fioritura di orchidee)
7220 Sorgenti pietrificanti con formazioni di travertino (Cratoneurion)
8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione camofitica
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
All’interno della ZPS è presente il Parco Naturale Regionale dei M onti Simbruini. La ZPS (tranne
una piccolissima zona di 15 ha ricadente in area agricola) coincide con l’area protetta Parco
Naturale Regionale Monti Simbruini.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
L’area risulta di notevole interesse naturalistico in quanto ad elevata diversità per tutti i gruppi
zoologici. Si denota la presenza di specie vegetali endemiche e molto rare nella regione Lazio,
come Jurinea mollis L. Tra le specie vegetali di rilievo si ricordano molte specie di orchidee come
Anacamptis pyramidalis, Ophrys apifera, O. fuciflora, Orchis militaris, O. tridentata e Serapias
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ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
vomeracea.
Tra le specie di direttiva e/o di rilievo, relativamente alla fauna si ricorda Canis lupus, e nello
specifico per gli uccelli Aquila chrysaetos, Falco peregrinus, Pernis apivorus, Dendrocopos
leucotos, Ficedula albicollis, Milvus migrans, Accipiter gentilis e Dendrocopos minor.
Si specifica che all’interno del Sito Natura 2000 in esame sono presenti superficidefinite dagli
elaborati cartografici del PATOM quali aree di alta, media e bassa idoneità relativamente alla
presenza di Ursus arctos marsicanus.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Gestione forestale non specificamente mirata agli obiettivi di conservazione del sito.
2.Riduzione/cessazione o comunque utilizzazione non regolamentata dei pascoli, errata
quantificazione del carico zootecnico ammissibile o sfruttamento agricolo eccessivo, e delle
superfici coltive tradizionali in merito alla perdita della diversità ambientale e della tradizionale
struttura dell’agroecosistema.
3.Eccessiva antropizzazione delle compagini boschive, con sviluppo di boschi coetanei
monospecifici.
4.Escursionismo estivo, con forti presenze turistiche, concentrate soprattutto nelle zone con
stazionifloristiche e habitat di particolare interesse.
5.Presenza di specie animali alloctone, con impatto non conosciuto.
6.Possibili alterazioni degli ecosistemi fluviali per captazioni.
7.Tutela degli ambienti rupestri, in considerazione dell’elevata valenza ecologica di popolazioni di
rapaci rupicoli nidificanti, o potenzialmente nidificanti, tra cui in particolare il Falco pellegrino, ma
anche Falco lanario, Aquila reale, ecc.), ed in considerazione dell’attuale diminuzione di aree aperte
idonee per la nidificazione, dell’incremento di fattori di disturbo, tra cui la distruzione dei siti di
nidificazione a terra.
4.2 ZPS Monti Lepini (Codice Natura 2000 IT6030043)
Estensione: ha 46.925,00 (di cui 9.530,00 ha in Provincia di Frosinone)
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
L’articolata morfologia e le particolarità del clima, hanno contribuito a rendere il patrimonio
faunistico e floristico dei M onti Lepini estremamente ricco e diversificato con “Presenza di molti
endemismi e di habitat prioritari caratterizzanti il preappennino centrale. Popolazioni relittuali o
disgiunte di vertebrati e invertebrati”.
La particolare conformazione orografica di questa catena montuosa, disposta in parallelo alla costa
tirrenica con ridotta distanza dal mare, promuove un'azione mitigatrice sul clima che, fatta
eccezione per la parte nord orientale, risulta essere di tipo genetralmente mediterraneo ma di tipo
montuoso all'interno del territorio.
Buona parte del territorio è occupata da boschi naturali, ma si denota presenza di pascoli, coltivi e
colture arboree ed aree aperte più o meno degradate.
La composizione e la tipologia attuale dei boschi rispecchiano la diversa situazione microclimatica
tra i due versanti: ad ovest è notevole l’azione mitigatrice del M ar Tirreno che risulta ancor più
evidente nel periodo estivo in funzione del forte irraggiamento, e che determina condizioni di
xericità; ad est invece le temperature mediamente minori favoriscono una vegetazione con specie
tipiche degli ambienti più freschi.
La distribuzione delle superfici boscate mostra un limite superiore segnato dalla progressiva
riduzione dello spessore del suolo, anche se vi è all’attualità una gemerale all’espansione dei
soprassuoli boschivi, che stanno colonizzando i radi coltivi oggi abbandonati e i pascoli ad esso
immediatamente adiacenti.
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ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Nel complesso, si riscontrano le due seguenti tipologie forestali:
• regione mesaxerica, termotipo collinare superiore (submontano), vegetazione forestale prevalente:
ostrieti, boschi misti, faggete, querceti, con potenzialità per il castagno e il leccio;
• regione mesaxerica/xerica fredda, termotipo montano inferiore, vegetazione forestale prevalente:
faggete, ostrieti, boschi misti con potenzialità di castagneti.
HABITAT
9210 Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex
6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo
(Festuco Brometalia) (stupenda fioritura di orchidee)
9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia
5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
All’interno della ZPS ricade interamente l’Oasi di Santa Serena – Pratillo ed il SIC Monte
Caccume.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
L’area risulta di notevole interesse naturalistico in quanto ad elevata diversità per tutti i gruppi
zoologici. Si denota la presenza di specie vegetali endemiche e molto rare nella regione Lazio,
come Jurinea mollis L.. Tra le specie vegetali di rilievo si ricordano molte specie di orchidee come
Anacamptis pyramidalis, Ophrys apifera, O. fuciflora, Orchis militaris, O. tridentata e Serapias
vomeracea.
Tra le specie di direttiva e/o di rilievo, relativamente alla fauna si ricorda Canis lupuse nello
specifico per gli uccelli Aquila chrysaetos, Falco peregrinus, Lanius collurio, Capriulgus
europaeus, Lullula arborea, Alectoris graeca saxatilis, Ficedula albicollis, Circaetus gallicus,
Pyrrhocorax pyrrhocoraxeEmberiza hortulana.
Fra le specie della fauna dirilievo si ricordano: Felis silvestris, Martes martes,Muscardinus
avellinarius,Corvus corax, Coronella austriacaed Elaphe longissima.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Gestione forestale non specificamente mirata agli obiettivi di conservazione del sito.
2.Riduzione/cessazione o comunque utilizzazione non regolamentata dei pascoli, errata
quantificazione del carico zootecnico ammissibile o sfruttamento agricolo eccessivo, e delle
superfici coltive tradizionali in merito alla perdita della diversità ambientale e della tradizionale
struttura dell’agroecosistema.
3.Eccessiva antropizzazione delle compagini boschive, con sviluppo di boschi coetanei
monospecifici.
4.Gestione degli ambiti fluviali e/o delle raccolte d’acqua per la tutela di anfibi, rettili, nonché ad
habitat di interesse comunitario ed alcune specie di uccelli. Corsi d’acqua e vegetazione ripariale,
fontanili e stagni permanenti e temporanei hanno un ruolo essenziale sia per la tutela diretta delle
singole specie che come elementi diffusi nel territorio di collegamento ecologico-funzionale tra le
diverse aree.
5.Escursionismo estivo, con forti presenze turistiche, concentrate soprattutto nelle zone con stazioni
flogistiche e habitat di particolare interesse.
6. Presenza di specie animali alloctone invasive, con impatto non conosciuto.
7.Tutela degli ambienti rupestri, in considerazione dell’elevata valenza ecologica di popolazioni di
rapaci rupicoli nidificanti, o potenzialmente nidificanti, tra cui in particolare il Falco pellegrino, ma
anche falco lanario, aquila reale, ecc.), ed in considerazione dell’attuale diminuzione di aree aperte
idonee per la nidificazione, dell’incremento di fattori di disturbo, tra cui la distruzione dei siti di
nidificazione a terra.
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4.3ZPS Monti Ausoni e Aurunci (Codice Natura 2000 IT6040043)
Estensione: ha 62.327,00 (di cui 21.363,00 ha in Provincia di Frosinone)
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
La ZPS Monti Ausoni e Aurunci ospita una variegata comunità di uccelli caratterizzata
principalmente dalla presenza di specie tipiche di aree collinari e/o di bassa montagna, anche perchè
gli ambienti di quota e la vegetazione tipica delle aree montane più interne della penisola sono poco
diffusi, configurando l’intera area, all’estremità meridionale della regione, come tipicamente
mediterranea.
Si tratta di un popolamento ornitologico di assoluto rilievo a livello nazionale e internazionale per
numero di specie minacciate e anche per la dimensione delle popolazioni interessate.
Interessante è andare ad analizzare la connessione tra le diverse tipologie ambientali presenti
nell’area e la relativa presenza delle specie di maggiore importanza conservazionistica, come nel
caso delle specie nidificanti legate in modo essenziale agli ambienti forestali, tra cui quelle di
interesse comunitario quali il Biancone e il Falco pecchiaiolo.
Altra grande tipologia ambientale presente nella ZPS è quella degli agroecosistemi, ossia di quelle
aree destinate a pascolo permanente, zone prive di vegetazione arbustiva e arborea, miste ad aree
riconducibili a dei coltivi e a pascoli cespugliati o arborati.
Nel loro complesso i pascoli e le aree coltivate in modo più o meno tradizionale, sempre
contraddistinte da un’elevata eterogeneità ambientale (presenza di siepi, macere, muretti a secco,
filari, ecc.) sono habitat essenziale per le specie nidificanti presenti, alcune ritenute di interesse
comunitario.
Sono presenti delle comunità ornitiche legate a situazioni specifiche presenti nella ZPS, quali:
- specie legate ad aree aperte, in modo pressoché esclusivo, caratterizzate da poca o nulla copertura
vegetale legnosa, ampie aree di pascolo tali da lasciare parte del terreno nudo, ricche di affioramenti
di pietrame erratico. Tali specie sono generalmente riconducibili a quelle atte alla nidificazione a
terra e/o agli uccelli che utilizzano i pascoli aperti come terreno di caccia e alimentazione.
- specie legate alle aree di pascolo cespugliato o con alberi sparsi, ossia quella aree oggetto di un
progressivo abbandono dei coltivi o di cessazione dell’attività di pascolo, e che comporta la naturale
evoluzione delle vegetazione con progressiva espansione e ricolonizzazione dei soprassuoli
forestali.
- specie legate alle pareti rocciose tra cui il Falco pellegrino e il Falco lanario, entrambe d’indubbio
valore ecologico e chiaramente protagoniste di un ampio recupero, essendo tornate in molte aree a
rioccupare i territori abbandonati e che condizionano e indirizzano le scelte di gestione della ZPS
per questo ambiente. In tale ottica si potrebbe aggiungere a questa specie anche l’Aquila reale,
presente in passato ma che viene attualmente avvistata solo sporadicamente con esemplari erratici.
- specie legate alle aree spondali dei corsi d’acqua, anche d’interesse comunitario come il M artin
pescatore. Tali specie tuttavia risultano poco diffuse, anche in relazione alla limitata presenza di
corsi d’acqua perenni o di specchi d’acqua nel sito, che di conseguenza non presenta molti habitat
idonei.
HABITAT
3260 Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e CallitrichoBatrachion
3280 Fiumi mediterranei a flusso permanente: Paspalo-Agrostidion e filari ripari di Salix e di
Populus alba
3140Acque oligomesotrofe calcaree con vegetazione bentica di Chara spp
6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo
(Festuco Brometalia) (stupenda fioritura di orchidee)
6220 Percorsi substeppici di graminacee e piante annue
9210 Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex
9330Querceti di Quercus suber
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9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia
5210 M atorral arborescenti di Juniperus spp.
5330 Arbusteti termomediterranei e predesertici (tutti i tipi)
8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione camofitica
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
All’interno della ZPS è presenteparte del Parco Naturale Regionale Monti Ausoni e Lago di Fondi,
e le aree della rete natura 2000 quali SIC Monte Calvo e Calvilli, Fiume Amaseno alto corso,
Forcelle di Campello e FraileParete del Monte Fammera.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie di importanza conservazionistica si ricordano tra gli uccelli: il Falco pellegrino
(Falcoperegrinus) presente tutto l’anno; l’Averla piccola (Lanius collurio), l’Ortulana (Emberiza
hortulana) e il Calandro (Anthus camperstris).
Tra le specie di rilievo, relativamente alla fauna si ricorda altresì il lupo (Canis lupus), il
Rhinolophus euryale, ilRhinolophus ferrumequinum,il Rhinolophus hipposideros.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Gestione forestale non specificamente mirata agli obiettivi di conservazione del sito. Problematiche
connesse con l’abbandono o all’uso irrazionale delle risorse boschive, con pratica di tagli eccessivi e ravvicinati,
pascolo eccessivo ed erosione spinta nei versanti maggiormente acclivi (Habitat 5130, 9210, 9340, 6210 e 4060).
2.Riduzione/cessazione o comunque utilizzazione non regolamentata dei pascoli, errata
quantificazione del carico zootecnico ammissibile o sfruttamento agricolo eccessivo, e delle
superfici coltive tradizionali in merito alla perdita della diversità ambientale e della tradizionale
struttura dell’agroecosistema.
3.Eccessiva antropizzazione delle compagini boschive, con sviluppo di boschi coetanei
monospecifici.
4.Gestione degli ambiti fluviali e/o delle raccolte d’acqua per la tutela di anfibi, rettili, nonché ad
habitat di interesse comunitario ed alcune specie di uccelli. Alterazioni del bilancio idrico,
eutrofizzazioone, inquinamento chimico e organico delle acque, legate ad attività in alveo o a
modificazioni del regime idrologico, con aumento di trasporto torbido e che provoca
danneggiamenti alle superfici fotosintetiche e/o che può danneggiare meccanicamente gli organi
sommersi (Habitat 3260 e 7220)
5.Risagomatura delle sponde con innalzamento degli argini, l'inquinamento delle acque, il deposito
di rifiuti e l' invasione di specie esotiche (Habitat 3280)
6. Presenza di specie animali alloctone invasive, con impatto non conosciuto.
7.Tutela degli ambienti rupestri, in considerazione dell’elevata valenza ecologica di popolazioni di
rapaci rupicoli nidificanti, o potenzialmente nidificanti, tra cui in particolare il Falco pellegrino, ma
anche Falco lanario, Aquila reale, ecc.), ed in considerazione dell’attuale diminuzione di aree aperte
idonee per la nidificazione, dell’incremento di fattori di disturbo, tra cui la distruzione dei siti di
nidificazione a terra.
4.4 SICVersante meridionale del Monte Scalambra (Codice Natura 2000 IT6050001);
Estensione: ha 195,00
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Presenza di un buon numero di specie vegetali endemiche ed habitat prioritari. Sito significativo per
l’entomofauna endogena. Si denota la presenza di boschi dei piani meso-, supra- e submesomediterraneo a dominanza di leccio (Quercus ilex), da calcicoli a silicicoli, da rupicoli a mesofili,
generalmente pluristratificati, con riferimento soprattutto agli aspetti di transizione in cui possono
essere presenti specie caducifoglie quali: Ostrya carpinifolia, Quercus cerris, Celtis australis,
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Cercis siliquastrum. Il versante nord è occupato da un’interessante faggeta
HABITAT
9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia
6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo
(Festuco Brometalia) (stupenda fioritura di orchidee)
6220 Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
In area SIC non di riscontra presenza di aree protette
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie di importanza conservazionistica si ricorda per la fauna l’Hystrix cristatae quale
presenza erratica e più rara il lupo (Canis lupus).
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Gestione forestale non specificamente mirata agli obiettivi di conservazione del sito. Problematiche
connesse con l’abbandono o all’uso irrazionale delle risorse boschive, con pratica di tagli eccessivi e ravvicinati,
pascolo eccessivo ed erosione spinta nei versanti maggiormente acclivi (Habitat 9340).
2.Riduzione/cessazione o comunque utilizzazione non regolamentata dei pascoli, errata
quantificazione del carico zootecnico ammissibile o sfruttamento agricolo eccessivo, e delle
superfici coltive tradizionali in merito alla perdita della diversità ambientale e della tradizionale
struttura dell’agroecosistema.
3.Eccessiva antropizzazione delle compagini boschive, con sviluppo di boschi coetanei
monospecifici.
4.Presenza di specie animali alloctone invasive, con impatto non conosciuto.
4.5 SIC Monte Porciano (Codice Natura 2000 IT6050002);
Estensione: ha 90,00
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Area caratterizzata da diffusa estensione dell’habitat prioritario e da presenza di endemismi vegetali
inseriti in praterie xerofile e discontinue, spesso a dominanza di graminacee, su substrati di varia
natura, spesso calcarei e ricchi di basi, talora soggetti a processi erosivi.
HABITAT
6220 Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
L’intero S.I.C. ricade internamente al territorio dellaRiserva Naturale Regionale Lago di Canterno
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie di direttiva si ricordaper gli uccelli l’Ortolano (Emberiza hortulana) e tra quelle di
rilievo conservazionistico si ricorda per i mammiferi l’Hystrix cristata, il lupo (Canis lupus) e i
rapaci quali il Nibbio bruno o la Poiana.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Gestione forestale non specificamente mirata agli obiettivi di conservazione del sito. Problematiche
connesse con l’abbandono o all’uso irrazionale delle risorse boschive, con pratica di tagli eccessivi e ravvicinati,
pascolo eccessivo ed erosione spinta nei versanti maggiormente acclivi.
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2.Riduzione/cessazione o comunque utilizzazione non regolamentata dei pascoli, al fine di evitare
lo sfruttamento eccessivo delle superfici coltive con una perdita della diversità ambientale e della
tradizionale struttura dell’agroecosistema.
3.Eccessiva antropizzazione delle compagini boschive, con sviluppo di boschi coetanei
monospecifici.
4.6 SIC Castagneti di Fiuggi (Codice Natura 2000 IT6050003);
Estensione: ha 212,00
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Prevalentemente trattasi di boschi di castagno ben conservati e caratterizzati da specie di notevole
interesse. Nello specifico trattasi di soprassuoli forestali a dominanza di Castanea sativa derivanti
fondamentalmente da impianti produttivi che, abbandonati, si sono velocemente rinaturalizzati per
l’ingresso di specie arboree, arbustive ed erbacee tipiche dei boschi naturali che i castagneti hanno
sostituito per intervento antropico, mentre nel territorio del comune di Acuto vegetano nel governo
di ceduo con secolari matrici di Cerro.
Rappresentano quasi sempre formazioni di sostituzione di diverse tipologie boschive.
HABITAT
9260 Foreste di Castanea sativa
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
Non si riscontra la presenza di aree protette all’interno del S.I.C..
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie di importanza conservazionistica si ricordano: tra gli invertebrati il Cerambyx
cerdo(1088) quale specie di direttiva e come specie di rilievo l’istrice (Hystrix cristata). In merito
alla flora tra le specie di rilievo l’Arisaro cordato (Arisarum proboscideum), il Giglio martagone
(Lilium martagon), il Lino lesinino (Linum narbonense) e la Polmonaria (Pulmonaria vallarsae).
Principali elementi di criticità interni al sito
1. Problematiche connesse con l’abbandono o all’uso irrazionale delle risorse boschive.
2.Attacchi fitoparassitari con particolare riferimento al Cinipide galligeno (Drycosmus kuriphilus
Yasumatsu) a carico dei soprassuoli forestali di castagno (Castanea sativa), e del cancro corticale.
4.7 SIC Monte Viglio (Codice Natura 2000 IT6050004);
Estensione: ha 292,00
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Formazioni montane prative caratteristiche con numerose specie relitte o endemiche di
entomofauna e una ricca fauna tra i vertebrati. Habitat prioritari, numerose specie vegetali
endemiche.
HABITAT
6230 Formazioni erbose a Nardus, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane (e delle
submontane dell’Europa continentale)
6170 Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine
8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica
8240 Pavimenti calcarei
4060 Lande alpine e boreali
8160 Ghiaioni dell’europa centrale calcarei
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Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
Il SIC ricade internamente alla ZPS Monti Simbruini ed Ernici ed al contempo in area del Parco
Naturale Regionale Monti Simbruini.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie di importanza conservazionistica si ricordano diverse specie di direttiva e nello
specifico: per i mammiferi Canis lupus e per gli uccelli Aquila chrysaetos, Falco peregrinus,
Anthus campestris, Pyrrhocorax pyrrhocorax, Alectoris graeca saxatilis. Tra le specie di rilievo e
d’indubbio interesse ecologico inoltre si denota la presenza per la fauna di Lepus corsicanus, Apus
melba, Ptyonoprogne rupestris, Erebia epiphron, Parnassius apollo.
Si specifica che all’interno del Sito Natura 2000 in esame sono presenti superfici definite dagli
elaborati cartografici del PATOM quali aree di alta e media idoneità relativamente alla presenza di
Ursus arctos marsicanus.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Gestione delle superfici agro-silvo-pastorali non sempre specificamente mirata agli obiettivi di
conservazione del sito.
2.Escursionismo estivo, con forti presenze turistiche, concentrate soprattutto nelle zone con stazioni
floristiche e habitat di particolare interesse.
3.Presenza di specie animali invasive con impatto non conosciuto.
4.Tutela degli ambienti rupestri, in considerazione dell’elevata valenza ecologica di popolazioni di
rapaci rupicoli nidificanti, o potenzialmente nidificanti, tra cui in particolare il falco pellegrino, ma
anche falco lanario, aquila reale, ecc.), ed in considerazione dell’attuale diminuzione di aree aperte
idonee per la nidificazione, dell’incremento di fattori di disturbo, tra cui la distruzione dei siti di
nidificazione a terra.
4.8 SIC Alta Valle del Fiume Aniene (Codice Natura 2000 IT6050005);
Estensione: ha 282,00 (di cui 125,00 ha in Provincia di Frosinone)
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Formazioni fluviali e riparie ben conservate con presenza di ittiofauna significativa ed altre specie
di vertebrati. Si denota inoltre la presenza di specie floristica seriamente minacciata quale l’Erba
unta comune (Pingula vulgaris).
HABITAT
92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba
9180 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion
6430 Praterie di megaforbie eutrofiche
9160 Querceti di farnia e rovere subatlantici e dell’Europa centrale del Carpinion betuli
3260 Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e CallitrichoBatrachion
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
Il SIC ricade internamente alla ZPS Monti Simbruini ed Ernici ed al contempo in area del Parco
Naturale Regionale Monti Simbruini.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie di importanza conservazionistica si ricordano: diverse specie di direttiva e nello
specifico per i mammiferi Canis lupus, per gli uccelli Alcedo atthis, Milvus migrans, Caprimulgus
europaeus, per gli anfibi Bombina variegata, Salamandrina tergiditata, Triturus carnifex, e per gli
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ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
invertebrati Austrpotamobius pallipes, Callimorpha quadripunctata. Tra le specie di rilievo e
d’indubbio interesse ecologico inoltre si denota tra le altre presenze quelle di Lepus corsicanus,
Felis silvestris, Muscardinus avellanarius e Mustela putorius. Si specifica che all’interno del Sito
Natura 2000 in esame sono presenti limitate superfici definite dagli elaborati cartografici del
PATOM quali aree di bassa idoneità relativamente alla presenza di Ursus arctos marsicanus.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Gestione forestale non sempre specificamente mirata agli obiettivi di conservazione del sito.
Problematiche connesse con un uso spesso irrazionale delle risorse boschive, con pratica di tagli
eccessivamente estesi e ravvicinati, pascolo sovradimensionato e/o abusivo (Habitat 9160, 9180).
2.M odificazioni del regime idrologico e/o risagomatura delle sponde con innalzamento degli argini.
Inquinamento chimico e organico delle acque, deposito di rifiuti ed invasione di specie esotiche.
3.Eccessiva antropizzazione delle compagini boschive, con invasione di specie vegetali alloctonea
carico delle cenosi ripariali. Tra le specie invasive si ricordano nello specificoRobinia
pseudoacacia, Ailanthusaltissima,Helianthus tuberosus, Solidago gigantea, Phytolacca americana
4.Presenza di specie animali alloctone invasive (nutria), con impatto non conosciuto.
4.9 SIC Grotta dei Bambocci di Collepardo (IT6050006);
Estensione: ha 0,68
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Area caratterizzata da una ricca comunità di Chirotteri troglofili.
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
Il SIC ricade internamente alla ZPS Monti Simbruini ed Ernici
S pecie oggetto di attenzione e criticità
Oltre alle specie di chirotteri presenti non si denotano altre specie animali di particolare criticità,
mentre per la flora si denota la presenza di Arabis rosea.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Presenza di specie animali alloctone invasive come la nutria, il cormorano, il colino della virginia,
la chukar, con impatto non conosciuto.
4.10 SIC Monte Tarino e Tarinello - area sommitale - (Codice Natura 2000 IT6050007);
Estensione: ha 342,00 (di cui 210,00 ha in Provincia di Frosinone)
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Area caratterizzata da presenza di habitat prioritari e specie vegetali endemiche. Significativa
presenza di mammiferi carnivori
HABITAT
8240 Pavimenti calcarei
6170 Terreni erbosi calcarei alpini
4060 Lande alpine e boreali
6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo
(Festuco-Brometalia) ( stupenda fioritura di orchidee)
8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
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ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Il SIC ricade internamente alla ZPS Monti Simbruini ed Ernici ed al contempo in area del Parco
Naturale Regionale Monti Simbruini.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie d’importanza conservazionistica si ricordano: diverse specie di direttiva e nello
specifico per i mammiferi si ricorda il Canis lupus) e l’Ursus arctos marsicanus, per gli uccelli
Aquila chrysaetos, Anthus campestris, Pyrrhocorax pyrrhocorax, Alectoris graeca saxatilis e Falco
peregrinus. Tra le specie di rilievo si denota la presenza per la fauna di Lepus corsicanus, Apus
melba, Ptyonoprogne rupestris.
Si specifica che all’interno del Sito Natura 2000 in esame sono presenti superfici definite dagli
elaborati cartografici del PATOM quali aree di alta e media idoneità relativamente alla presenza di
Ursus arctos marsicanus.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Problematiche connesse con l’abbandono o con l’uso spesso irrazionale delle risorse
agrosilvopastorali con particolare riferimento alle tipologie e modalità del pascolo. Per le praterie
che caratterizzano l’habitat 6210 il mantenimento è subordinato alle attività di sfalcio o di
pascolamento del bestiame, garantite dalla persistenza delle tradizionali attività agro-pastorali. Con
la decadenza o l’assenza di tale sistema di gestione, i naturali processi dinamici della vegetazione
favoriscono l’insediamento nelle praterie di specie di orlo ed arbustive e lo sviluppo di comunità
riferibili rispettivamente alle classi Trifolio-Geranietea sanguinei e Rhamno-Pruneteaspinosae.
2. Presenza di specie animali alloctone invasive come la nutria, il cormorano, il colino della
virginia, la chukar, con impatto non conosciuto.
4.11 ZPS Monti Simbruini e Ernici (Codice Natura 2000 IT6050008);
Estensione: ha 52.099,00 (di cui 32.905,00 ha in Provincia di Frosinone)
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Area di estremo interesse naturalistico nazionale con presenza di elevata ricchezza di specie fra tutti
i gruppi zoologici e di numerose specie floristiche endemiche, minacciate e vulnerabili, nonchè di
habitat prioritari.
HABITAT
9210 Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex
8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione camofitica
4060 Lande alpine e boreali
5230 M atorral arborescenti di Laurus nobilis
6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo
(Festuco Brometalia) (stupenda fioritura di orchidee)
9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia
8160 Ghiaioni calcarei dell’Europa centrale di collina e di montagna
6170 Terreni erbosi calcarei alpini
3260 Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e CallitrichoBatrachion 8240 Pavimenti calcarei
7220 Sorgenti pietrificanti con formazioni di travertino (Cratoneurion)
6430 Praterie di megaforbie eutrofiche
8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico
9180 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion
194
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Popolus alba
8240 Pavimenti calcarei
6230 Formazioni erbose a Nardus, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane( e delle
submontane dell’Europa continentale)
3210 Fiumi naturali
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
La ZPS ricade parzialmente all’area del Parco Naturale Regionale Monti Simbruini. Inoltre la ZPS
comprende le aree della Rete Natura 2000 Monte Tarino e Tarinello area sommitale, Monte Autore
e Simbruini Centrali,Sorgenti dell'aniene, Monte Viglio area sommitale, Alta Valle del Fiume
Aniene, Campo Catino, Monte Ortara e Monte La Monna, Valle dell'inferno, Monte Passeggio e
Pizzo Deta Versante Sud, Monte Passeggio e Pizzo Deta area sommitale, Grotta dei Bambocci e
l’Oasi di Bosco di Trisulti-Oasi Inferno.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie d’importanza conservazionistica si annoverano numerose specie di direttiva e nello
specifico per i mammiferi si ricorda Canis lupus, Ursus arctos marsicanus, Miniopterus
schreibersi, Myotis capaccini, Myotis myotis, Barbastella barbastellus, Rhinolophus ferrumequinum, Rhinolophus hipposideros, Rhinolophus euryale per gli uccelli Aquila chrysaetos,
Caprimulgus europaeus, Lullula arborea, Anthus campestris, Pyrrhocorax pyrrhocorax, Alectoris
graeca saxatilis, Lanius collurio, Milvus migrans, Falco peregrinus, Alcedo atthis, Ficedula
albicollis, Pernis apivorus, Dendrocopos leucotos, per i rettili Elaphe quatorlineata, per gli anfibi
Bombina variegata, Salamandrina tergiditata, Triturus carnifex,per gli invertebrati
Austrpotamobius pallipes, Cerambyx cerdo, Rosalia alpina, Callimorpha quadripunctata,
Melanargia arge. Tra le specie di rilievo e d’indubbio interesse ecologico inoltre si riscontra tra le
altre presenze quelle di Lepus corsicanus, Martes martes, Felis silvestris, Muscardinus avellanarius
e Mustela putorius.
Si specifica che nel Sito Natura 2000 in esame sono presenti superfici definite dagli elaborati
cartografici del PATOM quali aree di alta, media e bassa idoneità relativamente alla presenza di
Ursus arctos marsicanus.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Gestione forestale non specificamente mirata agli obiettivi di conservazione del sito.
Problematiche connesse con l’abbandono o all’uso spesso irrazionale delle risorse boschive, con
pratica di tagli eccessiva estensione e ravvicinati, pascolo eccessivo ed erosione spinta nei versanti
maggiormente acclivi (Habitat 9210, 9340 e 6210).
2.Riduzione/cessazione o comunque utilizzazione non regolamentata dei pascoli, errata
quantificazione del carico zootecnico ammissibile o sfruttamento agricolo eccessivo, e delle
superfici coltive tradizionali in merito alla perdita della diversità ambientale e della tradizionale
struttura dell’agroecosistema.
3.Eccessiva antropizzazione delle compagini boschive, con sviluppo di boschi coetanei
monospecifici.
4. Presenza di specie animali alloctone invasive come la nutria, il cormorano, il colino della
virginia, la chukar, con impatto non conosciuto.
5.Tutela degli ambienti rupestri, in considerazione dell’elevata valenza ecologica di popolazioni di
rapaci rupicoli nidificanti, o potenzialmente nidificanti, tra cui in particolare il Falco pellegrino, ma
anche Falco lanario, Aquila reale, ecc.), ed in considerazione dell’attuale diminuzione di aree aperte
idonee per la nidificazione, dell’incremento di fattori di disturbo, tra cui la distruzione dei siti di
nidificazione a terra.
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4.12 SIC Campo Catino (Codice Natura 2000 IT6050009);
Estensione: ha 113,00
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Campo carsico con diversi inghiottitoi caratterizzati dalla presenza di specie significative tra i
mammiferi e gli insetti. Habitat prioritari e specie floristiche endemiche
HABITAT
4060 Lande alpine e boreali
5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli
6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo
(Festuco Brometalia) (stupenda fioritura di orchidee)
6230 Formazioni erbose a Nardus, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane (e delle
submontane dell’Europa continentale)
Presen za di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
La ZPS ricade parzialmente all’area del Parco Naturale Regionale Monti Simbruini.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie d’importanza conservazionistica si annoverano diverse specie di direttiva e nello
specifico per gli uccelli Aquila chrysaetos, Anthus campestris, Pyrrhocorax pyrrhocorax, Alectoris
graeca saxatilis, Falco peregrinus. Tra le specie di rilievo e d’indubbio interesse ecologico
relativamente alla fauna si denota tra le altre presenze quelle di Lepus corsicanus, Martes martes,
Felis silvestris e Erebia epiphron.
Si specifica che nel Sito Natura 2000 in esame sono presenti superfici definite dagli elaborati
cartografici del PATOM quali aree di alta, media e bassa idoneità relativamente alla presenza di
Ursus arctos marsicanus.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Utilizzazione non regolamentata dei pascoli con errata quantificazione del carico zootecnico
ammissibile o sfruttamento agricolo eccessivo, e delle superfici coltive tradizionali in merito alla
perdita della diversità ambientale e della tradizionale struttura dell’agroecosistema.
2. Al contempo anche il pascolo eccessivo, che porta alla riduzione della diversità floristica e allo
sviluppo di una copertura di nardo praticamente continua che impedisce lo sviluppo delle altre
specie, costituisce un fattore di minaccia in quanto porta alla lenta evoluzione dei nardeti verso
formazioni a Vaccinium myrtillus e Juniperus communis subsp. alpina.
4.13 SIC Valle dell’Inferno (Codice Natura 2000 IT6050010);
Estensione: ha 722,00
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Presenza di vertebrati di notevole interesse naturalistico. Sito caratterizzato da una dominante
presenza di habitat prioritari, con specie floristiche endemiche, vulnerabili e minacciate.
HABITAT
9210 Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex
9180 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion
8240 Pavimenti calcarei
7220 Sorgenti pietrificanti con formazioni di travertino (Cratoneurion)
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
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Il SIC ricade internamente alla ZPS Monti Simbruini ed Ernici e in area Oasidi Trisulti-Oasi
Inferno.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie d’importanza conservazionistica si annoverano diverse specie di direttiva e nello
specifico per i mammiferi si ricorda Canis lupus, Ursus arctos, per gli uccelli Lullula arborea,
Milvus migrans, Falco peregrinus, Ficedula albicollis, Pernis apivorus, Couturnix couturnix e
Bubo bubo e per gli anfibi Salamandrina tergiditata. Tra le specie di rilievo e d’indubbio interesse
ecologico inoltre si denota tra le altre presenze quelle di Lepus corsicanus, Martes martes, Hystrix
cristata, Felis silvestris, Muscardinus avellanarius e Dendrocopos minor.
Si specifica che all’interno del Sito Natura 2000 in esame sono presenti superfici definite dagli
elaborati cartografici del PATOM quali aree di alta e media idoneità relativamente alla presenza di
Ursus arctos marsicanus.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Gestione forestale non sempre specificamente mirata agli obiettivi di conservazione del sito.
Problematiche connesse con l’abbandono o all’uso irrazionale delle risorse boschive, con pratica di
tagli eccessivi e ravvicinati, pascolo sovradimensionato e/o abusivo ed erosione spinta nei versanti
maggiormente acclivi (Habitat 9180, 9210).
2.Alterazioni sul bilancio idrico per azioni di captazione o di modofica del drenaggio;
eutrofizzazione ed inquinamento delle acque (Habitat 7220).
4.14 SIC Monte Passeggio e Pizzo Deta - versante Sud - (Codice Natura 2000 IT6050011);
Estensione: ha 557,00
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Area caratterizzata da formazioni forestali montane con presenza di entomofauna ed avifauna
caratteristiche dell’Appennino centrale.
HABITAT
9210 Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex
6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo
(Festuco Brometalia) (stupenda fioritura di orchidee)
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
Il SIC ricade internamente alla ZPS Monti Simbruini ed Ernici.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie d’importanza conservazionistica si annoverano diverse specie di direttiva e nello
specifico per i mammiferi si ricorda Canis lupus, Ursus arctos, per gli uccelli Lullula arborea,
Milvus migrans, Falco peregrinus, Ficedula albicollis, Pernis apivorus e Dendrocopos leucotos e
per gli anfibi Salamandrina tergiditata. Tra le specie di rilievo e d’indubbio interesse ecologico
inoltre si denota tra le altre presenze quelle di Lepus corsicanus, Martes martes, Felis silvestris,
Muscardinus avellanarius e Dendrocopos minor.
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ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Si specifica che all’interno del Sito Natura 2000 in esame sono presenti superfici definite dagli
elaborati cartografici del PATOM quali aree di alta e media idoneità relativamente alla presenza di
Ursus arctos marsicanus.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Gestione forestale non sempre specificamente mirata agli obiettivi di conservazione del sito.
Problematiche connesse con l’abbandono o all’uso irrazionale delle risorse boschive, con pratica di
tagli spesso con estensione eccessiva e ravvicinati, pascolo eccessivo ed erosione spinta nei versanti
maggiormente acclivi (Habitat 9210).
2.Riduzione/cessazione o comunque utilizzazione non regolamentata dei pascoli, errata
quantificazione del carico zootecnico ammissibile o sfruttamento agricolo eccessivo, e delle
superfici coltive tradizionali in merito alla perdita della diversità ambientale e della tradizionale
struttura dell’agroecosistema.
4.15 SIC Monte Passeggio e Pizzo Deta - area sommitale - (Codice Natura 2000 IT6050012);
Estensione: ha 811,00
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Praterie d’altitudine con avifauna ed entomofauna caratteristiche e ben conservate dell’Appennino
centrale.
HABITAT
8240 Pavimenti calcarei
8215 Versanti calcarei alpini e sub mediterranei
4060 Lande alpine e boreali
8130 Ghiaioni del M editerraneo occidentale e termofili
6171 Prati alpini di Carex e comunità affini
6173 Prati alpini di crinale e di versante
8160* Ghiaioni dell’ Europa centrale e calcarei
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
Il SIC ricade internamente alla ZPS Monti Simbruini ed Ernici.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie d’importanza conservazionistica si annoverano diverse specie di direttiva
specifico per i mammiferi si ricorda Canis lupus, Ursus arctos, per gli uccelli
chrysaetos,Pyrrhocorax pyrrhocorax, Alectoris graeca saxatilis, Falco peregrinus,
campestris. Tra le specie di rilievo e d’indubbio interesse ecologico inoltre si denota tra
presenze quelle di Lepus corsicanus, Ptyonoprogne rupestris e Apus melba.
e nello
Aquila
Anthus
le altre
Si specifica che all’interno del Sito Natura 2000 in esame sono presenti superfici definite dagli
elaborati cartografici del PATOM quali aree di alta e media idoneità relativamente alla presenza di
Ursus arctos marsicanus.
Principali elementi di criticità interni al sito
1. Interventi, non direttamente riconducibili allo svolgimento di attività venatoria, ma che tendono a
ridurre l’apporto di materiale detritico e quindi il rinnovamento periodico del ghiaione o che
velocizzano troppo il movimento dei clasti.
4.16 SIC Vallone Lacerno – fondovalle - (Codice Natura 2000 IT6050014);
Estensione: ha 829,00
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Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Le faggete presentano una buona struttura ed alcuni esemplari vetusti; in alcune aree scoscese
allontanano il pericolo delle frane.
HABITAT
9210* Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex
6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo
(Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee)
8240* Pavimenti calcarei
4060 Lande alpine e boreali
8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
Il SIC ricade in parte all’interno della ZPS Parco Nazionale d’abruzzo, Lazio, Molise aree limitrofe
e della zona preparco sottozona B.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie d’importanza conservazionistica si annoverano diverse specie di direttiva e nello
specifico per i mammiferi si ricorda Canis lupus, Ursus arctos, per gli uccelli Aquila chrysaetos e
Falco peregrinus. Tra le specie di rilievo e d’indubbio interesse ecologico inoltre si denota tra le
altre presenze quelle di Felis silvestris e Martes martes.
Si specifica che all’interno del Sito Natura 2000 in esame sono presenti superfici definite dagli
elaborati cartografici del PATOM quali aree di alta, media e bassa idoneità relativamente alla
presenza di Ursus arctos marsicanus.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Gestione forestale non sempre mirata agli obiettivi di conservazione del sito. Problematiche
connesse con l’abbandono o all’uso irrazionale delle risorse boschive, con pratica di tagli a volte
con eccessiva estensione o ravvicinati, pascolo sovradimensionato e/o abusivo ed erosione spinta
nei versanti maggiormente acclivi (Habitat 9210).
2.Riduzione/cessazione o comunque utilizzazione non regolamentata dei pascoli, errata
quantificazione del carico zootecnico ammissibile o sfruttamento agricolo eccessivo, e delle
superfici coltive tradizionali in merito alla perdita della diversità ambientale e della tradizionale
struttura dell’agroecosistema.
4.17 SIC/ZPS Lago di Posta Fibreno (Codice Natura 2000 IT6050015);
Estensione: ha 139,00
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Presenza di habitat acquatici molto ben rappresentati ed in buono stato di conservazione. Presenza
di numerose specie vegetali di notevole interesse. Risorgiva carsica di tipo limnocrenico
caratterizzata da una ittiofauna specializzata e con la presenza di endemismo Salmo fibreni. Ricca
ornitofauna svernante.
HABITAT
3140 Acque oligomesotrofe calcaree con vegetazione bentica di Chara spp.
3260 Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculus fluitantis e CallitrichoBatrachion
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
IlSIC/ZPS ricade nell’area protetta della Riserva Naturale Regionale Lago di Posta Fibrenoe in
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ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
territorio del Monumento Naturale Fiume Fibreno e Rio Capello.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie d’importanza conservazionistica si annoverano diverse specie di direttiva e nello
specifico per gli uccelli Phalacrocorax carbo sinensis,Alcedo atthis, Ixobrychus minutus, Lanius
collurio, per gli anfibi Triturus carnifex eper i pesci Lampetra planeri, Salmo macrostigma,
Leuciscus souffia, Barbus plebejus. Tra le specie di rilievo e d’indubbio interesse ecologico inoltre
si denota tra le altre presenze quella dell’endemismoSalmo fibreni.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Gestione delle attività che comportino improvvise e consistenti variazioni del livello dell’acqua o
la riduzione della superficie di isole, ovvero zone affioranti (sbarramenti idrici, interventi di
artificializzazione degli alvei e delle sponde tra cui rettificazioni, canalizzazioni, arginature).
2.Alterazioni sul bilancio idrico per azioni di captazione o di modofica del drenaggio;
eutrofizzazione ed inquinamento delle acque.
3. Gestione della vegetazione spontanea arborea, arbustiva e erbacea all’interno delle zone sia umide
che ripariali, in modo che sia evitato il taglio, lo sfalcio, la trinciatura, l’incendio, il diserbo
chimico, le lavorazioni superficiali del terreno, durante il periodo riproduttivo dell’avifauna, fatti
salvi interventi straordinari di gestione previa autorizzazione dell’Ente gestore, al fine di non
arrecare disturbo o danno alla riproduzione della fauna selvatica.
4.Variazione del tenore di nutrienti delle acque che possono portare l’innesco di fenomeni di
eutrofia, di intorbidamento ed affermazione di comunità di macrofite acquatiche palustri e/o
microalghe più tolleranti.
5. Presenza di specie animali alloctone invasive come la nutria, il colino della virginia, la chukar,
con impatto non conosciuto. Particolare attenzione merita il cormorano, specie in Direttiva Uccelli,
la cui originaria alloctonia comporta mancanza di predatori, il che insieme alle misure derivanti
dalla Direttiva in termini di protezione dei luoghi di cova ha determinato un incremento eccessivo
della popolazione di cormorani, oggi da considerarsi specie invasiva.
4.18 SIC Monte Ortara e Monte La Monna (Codice Natura 2000 IT6050016);
Estensione: ha 391,00
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Prateria d’altitudine con specie appenniniche di tutti i gruppi animali in particolare uccelli ed insetti.
Habitat prioritari, specie floristiche endemiche, minacciate o rare.
HABITAT
6170 Terreni erbosi calcarei alpini
8240* Pavimenti calcarei
8160* Ghiaioni dell’ Europa centrale calcarei
8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
Il SIC ricade internamente alla ZPS Monti Simbruini ed Ernici e comprende altresì l’Oasi Bosco di
Trisulti - Oasi Inferno.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie d’importanza conservazionistica si annoverano diverse specie di direttiva e nello
specifico per i mammiferi Canis lupus, Ursus arctos. Tra le specie di rilievo e d’indubbio interesse
ecologico inoltre si denota tra le altre presenze quelle di Felis silvestris, Lepus corsicanus e Martes
martes.
200
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Si specifica che all’interno del Sito Natura 2000 in esame sono presenti superfici definite dagli
elaborati cartografici del PATOM quali aree di alta idoneità relativamente alla presenza di Ursus
arctos marsicanus.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Riduzione/cessazione o comunque utilizzazione non regolamentata dei pascoli, errata
quantificazione del carico zootecnico ammissibile o sfruttamento agricolo eccessivo, e delle
superfici coltive tradizionali in merito alla perdita della diversità ambientale.
4.19 SIC Pendici di Colle Nero(Codice Natura 2000 IT6050017);
Estensione: ha 132,00
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Prateria d’altitudine con ginepro nano e presenza di elementi steppici relitti e di mammiferi ed
uccelli di rilevanza naturalistica eccezionali. Habitat prioritari, specie floristiche endemiche.
HABITAT
6170 Terreni erbosi calcarei alpini
8160* Ghiaioni dell’ Europa centrale calcarei
8130 Ghiaioni del M editerraneo occidentale e termofili
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
Il SIC ricade internamente alla ZPS PNALM e aree limitrofe.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie d’importanza conservazionistica si annoverano diverse specie di direttiva e nello
specifico per i mammiferi Ursus arctos e Rupicapra ornata, per gli uccelli Aquila
chrysaetos,Pyrrhocorax pyrrhocorax, Alectoris graeca saxatilis e tra i rettili Vipera ursinii.
Si specifica che all’interno del Sito Natura 2000 in esame sono presenti superfici definite dagli
elaborati cartografici del PATOM quali aree di alta idoneità relativamente alla presenza di Ursus
arctos marsicanus.
Principali elementi di criticità interni al sito
Non si riscontrano particolari fenomeni di minaccia e/o particolari rischi di alterazione e di
riduzione delle superfici, in quanto il sito risulta poco soggetto a processi di antropizzazione.
4.20 SIC Cime del Massiccio della Meta (Codice Natura 2000 IT6050018);
Estensione: ha 2.541,00
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Prateria d’altitudine con ginepro nano e presenza di elementi steppici relitti e di mammiferi ed
uccelli di iportanza naturalistica eccezionale. Eccezionale varietà floristica, con numerose specie
endemiche.
HABITAT
6170 Terreni erbosi calcarei alpini
8130 Ghiaioni del M editerraneo occidentale e termofili
6110* Formazioni erbose rupicole calcicole o basofile dell’ Alysso-Sedion albi
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
201
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Il SIC ricade in area del Parco Nazionale Abruzzo, Lazio e Molise.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie d’importanza conservazionistica si annoverano diverse specie di direttiva e nello
specifico per i mammiferi si ricorda Canis lupus, Ursus arctos, Rupicapra ornata, per gli uccelli
Aquila chrysaetos, Alectoris graeca saxatilis, Anthus campestris, Pyrrhocorax pyrrhocorax. Tra le
specie di rilievo e d’indubbio interesse ecologico inoltre si denota tra le altre presenze quelle di
Lepus corsicanus e Muscardinus avellanarius.
Si specifica che all’interno del Sito Natura 2000 in esame sono presenti superfici definite dagli
elaborati cartografici del PATOM quali aree di alta e media idoneità relativamente alla presenza di
Ursus arctos marsicanus.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Gestione delle praterie discontinue con cui si trova a mosaico; elementi di disturbo potenziali e
reali sono rappresentati oltre che dagli eventi di incendio, che potrebbe determinare un
impoverimento in termini di diversità floristica, un eccessivo disturbo da pascolo che potrebbe
portare a variazioni nella composizione specifica (incremento di specie nitrofile e tolleranti al
calpestio degli animali).
2.Presenza di specie animali alloctone invasive con impatto non conosciuto.
3. Eccessivo ed incontrollato incremento della consistenza delle popolazioni di ungulati quali:
cinghiali, caprioli, cervi che comportano fenomeni di innesco di erosione superficiale dei pascoli,
danni alla rinnovazione forestale con consumo diretto delle faggiole edei semenzali, nonchè con
decortica attraverso il morso di giovani piante fino ai 5-7 anni.
4.21 SIC Val Canneto (Codice Natura 2000 IT6050020);
Estensione: ha 990,00
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Interessante valle centro-appenninica con formazioni forestali mesofile e ambienti reici. Presenza di
specie di vertebrati ed invertebrati di notevole o eccezionale importanza. Specie floristiche
endemiche, minacciate o rare.
HABITAT
9210* Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
Il SIC ricade internamente alla ZPS PNALM e aree limitrofe e contestualmente in areaprotetta
Parco Nazionale Abruzzo, Lazio e Molise.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie d’importanza conservazionistica si annoverano numerose specie di direttiva e nello
specifico per i mammiferi si ricorda Canis lupus, Ursus arctos marsicanus, rupicapra rupicapra,
per gli uccelli Milvus migrans, Lullula arborea, Aquila chrysaetos e tra gli invertebrati Callimorpha
quadripunctata. Tra le specie di rilievo e d’indubbio interesse ecologico inoltre si denota tra le altre
presenze quelle di Felis silvestris, Lepus corsicanus, Martes martes, Muscardinus avellanarius,
202
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Certhia familiaris e Dendrocopos minor.
Si specifica che all’interno del Sito Natura 2000 in esame sono presenti superfici definite dagli
elaborati cartografici del PATOM quali aree di alta, media e bassa idoneità relativamente alla
presenza di Ursus arctos marsicanus.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Gestione forestale non sempre specificamente mirata agli obiettivi di conservazione del sito.
Problematiche connesse con l’abbandono delle risorse boschive, pascolo sovradimensionato e/o
abusivo ed erosione spinta nei versanti maggiormente acclivi (Habitat 9210).
2.Presenza di specie animali alloctone invasive, con impatto non conosciuto.
3. Eccessivo ed incontrollato incremento della consistenza delle popolazioni di ungulati quali:
cinghiali, caprioli, cervi che comportano fenomeni di innesco di erosione superficiale dei pascoli,
danni alla rinnovazione forestale con consumo diretto delle faggiole edei semenzali, nonchè con
decortica attraverso il morso di giovani piante fino ai 5-7 anni.
4.22 SIC Monte Caccume (Codice Natura 2000 IT6050021);
Estensione: ha 369,00
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Presenze significative per l’erpetofauna. Habitat prioritari, specie floristiche endemiche e rare
HABITAT
6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo
(Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee)
9210* Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex
9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
Il SIC ricade internamente alla ZPS IT6030043 Monti Lepini.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie d’importanza conservazionistica si ricordano alcune specie di direttiva e nello
specifico per i rettili Elaphe quatorlineata e tra gli anfibi Salamandrina tergiditata. Tra le specie di
rilievo e d’indubbio interesse ecologico inoltre si registra, tra le altre, la presenza di Hystrix cristata,
Muscardinus avellanarius e Rana dalmatina.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Gestione forestale non sempre specificamente mirata agli obiettivi di conservazione del sito.
Problematiche connesse con l’abbandono o all’uso spesso irrazionale delle risorse boschive, con
pratica di tagli caratterizzati da un’eccessivo sviluppo di superficie e ravvicinati, pascolo eccessivo
ed erosione spinta nei versanti maggiormente acclivi (Habitat 9210, 9340).
2.Presenza di specie animali alloctone invasive, con impatto non conosciuto.
4.23 SIC Grotta diPastena(Codice Natura 2000 IT6050022);
Estensione: ha 1,27
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Sito importante per i Chirotteri e la fauna cavernicola acquatica.
203
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
Il SIC ricade parzialmente all’interno del Parco Naturale Regionale dei Monti Ausoni e Lago di
Fondi.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie d’importanza conservazionistica si registrano alcune specie di direttiva e nello
specifico per i mammiferi Rhinolophus ferrum-equinum, Rhinolophus euryale, Rhinolophus
hipposideros, Myotis myotis, Myotis blythii, Miniopterusschreibersi. Tra le specie di rilievo e
d’indubbio interesse ecologico inoltre si denota la presenza di Somatochlora meridionalis.
Principali elementi di criticità interni al sito
Non si riscontrano particolari fenomeni di minaccia e/o particolari rischi di alterazione e di
riduzione delle superfici, in quanto il sito risulta poco soggetto a processi di antropizzazione, ad
eccezione del disturbo alle popolazioni di chirotteri provocati dal flusso dei visitatori delle grotte .
4.24 SIC Fiume Amaseno - alto corso - (Codice Natura 2000 IT6050023);
Estensione: ha 46,00
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Il sito costituisce uno dei rari esempi laziali di corsi d’acqua ben conservati. Fra le comunità ittiche
più interessanti e meglio conservate sia per l’integrità dell’habitat che per le limitate semine di
materiale alloctono (trote iridee) e per presenza di popolazioni al margine dell’areale
HABITAT
3280 Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix
e Populus alba
3260 Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculus fluitantis e CallitrichoBatrachion
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
Il SICricade parzialmente nella Z.P.S. IT 6040043 Monti Ausoni e Aurunci.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie d’importanza conservazionistica si annoverano diverse specie di direttiva e nello
specifico per gli uccelli si ricorda Alcedo atthis, tra gli anfibi Salamandrina tergiditata e tra i pesci
Lampetra planeri, Rutilus rubilio, Cobitis taenia, Chondrostoma genei, Barbus plebejus e
padogobius nigricans. Tra le specie di rilievo per la flora si denota la presenza di Ranunculus
trichophyllus.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Gestione delle attività che comportino improvvise e consistenti variazioni del livello dell’acqua
come la risagomatura delle sponde con innalzamento degli argini. Alterazione sul bilancio idrico
per azioni di captazione o di modifica del drenaggio; eutrofizzazione ed inquinamento delle acque
(fenomeni di inquinamento chimico e organico).
2.Gestione della vegetazione spontanea arborea, arbustiva e erbacea all’interno delle zone sia umide
che ripariali (invasione di specie esotiche).
3.Gestione degli interventi di taglio, sfalcio, trinciatura, lavorazioni superficiali del terreno, durante
il periodo riproduttivo dell’avifauna, fatti salvi interventi straordinari di gestione previa
autorizzazione dell’ente gestore, al fine di non arrecare disturbo o danno alla riproduzione della
fauna selvatica.
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ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
4. Presenza di specie animali alloctone invasive come la nutria o la trota iridea con impatto non
prevedibili
4.25 SIC Monte Calvo e Monte Calvilli (Codice Natura 2000 IT6050024);
Estensione: ha 1.658,00 (di cui 1.570,00 ha in Provincia di Frosinone)
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Presenza di un buon numero di specie vegetali endemiche ed habitat prioritari
HABITAT
5330 Arbusteti termomediterranei e predesertici (tutti i tipi)
6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo
(Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee)
6220* Percorsi sub steppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
Il SIC ricade internamente alla ZPS IT6040043 Monti Ausoni e Auruncie seppur parzialmente
all’interno del Parco Naturale Regionale dei Monti Ausoni e Lago di Fondi.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie d’importanza conservazionistica si annoverano alcune specie di direttiva e nello
specifico per gli invertebrati si ricorda Melanargia arge. Tra le specie di rilievo per la fauna si
denota la presenza di Hystrix cristata.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Gestione forestale non sempre specificamente mirata agli obiettivi di conservazione del sito.
Problematiche connesse con l’abbandono o all’uso spesso irrazionale delle risorse boschive, con
pratica di tagli eccessivamente estesi e ravvicinati, pascolo sovradimensionato, non controllato e/o
abusivo ed erosione spinta nei versanti maggiormente acclivi (Habitat 9280).
2.Riduzione/cessazione o comunque utilizzazione non regolamentata dei pascoli, errata
quantificazione del carico zootecnico ammissibile o sfruttamento agricolo eccessivo, e delle
superfici coltive tradizionali in merito alla perdita della diversità ambientale e della tradizionale
struttura dell’agroecosistema.
4.26 SIC Bosco di Selvapiana di Amaseno (Codice Natura 2000 IT6050025);
Estensione: ha 257,00
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Presenza di numerosi endemismi vegetali. Esempio di formazione boschiva delle pianure sabbiose
del Lazio costiero, testimonianza della storia geologica della regione
HABITAT
9280 Boschi di Quercus frainetto
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
L’area non ricade in area protetta.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie d’importanza conservazionistica si annoverano alcune specie di direttiva e nello
specifico per i rettili si ricorda Elaphe quatuorlineata. Tra le specie di rilievo per la flora si denota
la presenza di Digitalis micracantha, Echinops siculus, Malus florentina e Teucrium siculum
205
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Gestione forestale non sempre specificamente mirata agli obiettivi di conservazione del sito.
Problematiche connesse con: abbandono o all’uso spesso irrazionale delle risorse boschive con
pratica di tagli eccessivamente estesi e ravvicinati, infestazioni periodiche di Lymantria dispar
(Habitat 9280).
4.27 SIC Parete del Monte Fammera (Codice Natura 2000 IT6050026);
Estensione: ha 266,00 (di cui 254,00 ha in Provincia di Frosinone)
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Comunità ornitiche rupestri di particolare rilievo e popolazioni isolate dianfibi di risorgive
HABITAT
5330 Arbusteti termomediterranei e predesertici (tutti i tipi)
9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia
6220* Percorsi sub steppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
L’area del monte Fammera appartiene al gruppo montuoso degli Aurunci occidentalinel Lazio
meridionale. La montagna risalta per la parete scoscesa che incombe su Selvacava, frazione di
Ausonia e guarda dritta verso gli Aurunci orientali e lo stesso paese di Coreno. Il sito ricade per
buona parte all’interno del Parco Naturale Regionale Monti Ausoni e Lago di Fondi e nella
Z.P.S.Monti Ausoni e Aurunci.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie d’importanza conservazionistica si annoverano alcune specie di direttiva e nello
specifico per gli uccelli si ricorda Falco peregrinus, Lanius collurio, Lullula arborea e tra gli
invertebrati Melanargia arge. Tra le specie di rilievo per la flora si denota la presenza di
Cymbalaria pilosa e per la fauna Apus melba, Apus pallidus e Duvalis spp.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Gestione forestale non sempre specificamente mirata agli obiettivi di conservazione del sito.
Problematiche connesse con l’abbandono o all’uso spesso irrazionale delle risorse boschive(Habitat
9340).
2.Pascolo non controllato e/o con un non corretto dimensionamentodel carico animale. In quanto un
carico eccessivo con il tempo tende a favorire le specie perenni spesso di scarso valore pabulare, a
discapito delle annuali; al contempo risulta deleterio in alcune aree l’assenza di pascolo che
favorisce la dinamica naturale con innesco di evoluzioni secondarie e ripresa del bosco.
4.28 SIC/ZPS Gole del Fiume Melfa (Codice Natura 2000 IT6050027);
Estensione: ha 1.181,00
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Comunità rupestre con importanti specie di falconidi ed accipitridi nidificanti. Cenosi vegetali
rupestri di rilievo
HABITAT
5330 Arbusteti termomediterranei e predesertici (tutti i tipi)
6220 Percorsi sub steppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea
9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia
8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica
206
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
L’area non ricade in area protetta.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie d’importanza conservazionistica si annoveranodiverse specie di direttiva e nello
specifico per gli uccelli si ricorda Falco peregrinus, Aquila chrysaetos,Lanius collurio. Tra le
specie di rilievo per la flora si denota la presenza di Campanula fragilis, Phleum ambiguum e per la
fauna Corvus corax e Rana italica.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Gestione forestale non sempre specificamente mirata agli obiettivi di conservazione del sito.
Problematiche connesse con l’abbandono o all’uso spessoirrazionale delle risorse boschive, con
pratica di tagli eccessivamente estesi e ravvicinati, pascolo sovradimensionato, non controllato e/o
abusivo ed erosione spinta nei versanti maggiormente acclivi (Habitat 9340).
2.Gestione delle attività che comportino improvvise e consistenti variazioni del livello dell’acqua
come la risagomatura delle sponde con innalzamento degli argini. Alterazione sul bilancio idrico
per azioni di captazione o di modifica del drenaggio; eutrofizzazione ed inquinamento delle acque
(fenomeni di inquinamento chimico e organico).
3. eventi di incendio boschivo distruttivi delle fitocenosi a diversa struttura.
4.29 SIC/ZPS Massiccio del Monte Cairo – aree sommitali - (Codice Natura 2000 IT6050028);
Estensione: ha 2.787,00
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Area ricca di specie vegetali endemiche. Formazioni prative di rilievo. Presenza di specie
significative tra gli uccelli e gli insetti.
HABITAT
6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo
(Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
L’area non ricade in area protetta.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie d’importanza conservazionistica si annoverano diverse specie di direttiva e nello
specifico per i mammiferi Canis lupus, per gli uccelli si ricorda Aquila chrysaetos, Falco
peregrinus, Pyrrhocorax pyrrhocorax, Lanius collurio, Lullula arborea, Coturnix coturnix e
Phylloscopus bonelli e tra gli invertebrati Melanargia arge. Tra le specie di rilievo per la flora si
denota la presenza di Carduus chrysacanthus, Crepis lacera, Digitalis micrantha e per la fauna
Hystrix cristata, Monticola saxatilis, Corvus corax, Emberiza cia e Duvalis spp.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Gestione forestale non sempre specificamente mirata agli obiettivi di conservazione del sito.
Problematiche connesse con l’abbandono o all’uso irrazionale delle risorse boschive, con pratica di
tagli eccessivamente estesi e ravvicinati, pascolo sovradimensionato, non controllato e/o abusivo ed
erosione spinta nei versanti maggiormente acclivi (Habitat 9210).
2.Riduzione/cessazione o comunque utilizzazione non regolamentata dei pascoli, errata
quantificazione del carico zootecnico ammissibile o sfruttamento agricolo eccessivo, e delle
207
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
superfici coltive tradizionali in merito alla perdita della diversità ambientale e della tradizionale
struttura dell’ecosistema.
4.30 SIC Sorgenti dell’Aniene (Codice Natura 2000 IT6050029);
Estensione: ha 324,00
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Tipica comunità reocrenica di invertebrati e anfibi. Presenza di habitat prioritari e di specie
endemiche e minacciate
HABITAT
9210* Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex
7220* Sorgenti pietrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion)
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
Il SIC ricade internamente alla ZPS Monti Simbruini ed Ernici e nell’area protetta Parco Naturale
Regionale Monti Simbruini.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie di rilievo per la fauna si annovera la presenza di Salamandra salamandra mentre per
la flora Campanula tanfanii, Cardamine chelidonia, Euphrasia italica, e Lilium
martagon.Internamente al sito si registra la presenza di specie di direttiva e nello specifico tra i
mammiferi si ricorda Canis lupus ed Ursus arctos marsicanus.
Inoltre si specifica che all’interno del Sito Natura 2000 in esame sono presenti superfici definite
dagli elaborati cartografici del PATOM quali aree di alta idoneità relativamente alla presenza di
Ursus arctos marsicanus.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Gestione forestale non specificamente mirata agli obiettivi di conservazione del sito.
Problematiche connesse con l’abbandono o all’uso spesso irrazionale delle risorse boschive, con
pratica di tagli eccessivamente estesi e ravvicinati, pascolo sovradimensionat ed erosione spinta nei
versanti maggiormente acclivi (Habitat 9210).o, non controllato e/o abusivo
2.Alterazioni sul bilancio idrico per azioni di captazione o di modifica del drenaggio;
eutrofizzazione ed inquinamento delle acque.
3. Gestione della vegetazione spontanea arborea, arbustiva e erbacea all’interno delle zone sia umide
che ripariali, in modo che sia evitato taglio, sfalcio, trinciatura, incendio, diserbo chimico,
lavorazioni superficiali del terreno, durante il periodo riproduttivo dell’avifauna, fatti salvi
interventi straordinari di gestione previa autorizzazione dell’ente gestore, al fine di non arrecare
disturbo o danno alla riproduzione della fauna selvatica.
4.31 ZPS Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ed aree limitrofe (Codice Natura 2000
IT7120132);
Estensione: ha 51.149,00 (di cui 9.345,00 ha in Provincia di Frosinone)
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
L’areain esame risulta estremamente eterogenea in termini diecologia del paesaggio, in ogni caso di
notevole rilevanza ecologica e caratterizzata da estese superfici boschive, in parte evolutesi ed in
208
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parte condotte con le tradizionali attività agro-silvo-pastorali con forme strutturali e consociazioni
dei popolamenti forestali distinti per origine, tipologia di copertura vegetale e/o composizione
specifica.
HABITAT
9210* Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex
6510 Praterie magre da fieno a bassa altitudine (Alopecurus pratensis, Sanguisorba officinalis)
6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo
(Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee)
8120 Ghiaioni calcarei e scisto-calcarei montani e alpini (Thlaspietea rotundifolii)
8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica
8240 Pavimenti calcarei
5210 M atorral arborescenti diJuniperus spp.
4070 Boscaglie di Pinus mugo e Rhododendron hirsutum (Mugo-Rhododendretum hirsuti)
6170 Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine
6110 Formazioni erbose rupicole calcicole o basofile dell'Alysso-Sedion albi
8130 Ghiaioni del M editerraneo occidentale e termofili
5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli
3280 Fiumi mediterranei a flusso permanente con vegetazione dell’alleanza Paspalo-Agrostidion e
con filari ripari di Salix e Populus alba
9530 Pinete (sub) mediterranee di pini neri endemici
7230 Torbiere basse alcaline
3240 Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Salix eleagnos
9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia
6420 Praterie umide mediterranee con piante erbacee alte del M olinio-Holoschoenion
6220 Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea
92A Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba
4060Lande alpine e boreali
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
All’interno della ZPS ricadonointeramente le aree SIC Vallone Lacerno, SICPendici di Colle Nero,
Cime del Massiccio della Meta e Val Canneto. Inoltre l’area ricade in territorio del PNALM e
relativa zona preparco.
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie di mammiferi di importanza conservazionistica si annoverano l’Orso bruno
marsicano(Ursus arctos marsicanus) che vive nelle foreste ma frequenta anche le praterie di alta
quota al limite del bosco; il Lupo appenninico(Canis lupus), che vive isolato o in piccoli branchi, di
abitudine prevalentemente notturna; il Camoscio d'Abruzzo(Rupicapra pyrenaicaornata), presente
nel parco con circa 700 esemplari e prevalentemente legato alle praterie di altitudine, eccezionale la
presenza riscontrata sulle praterie di mte Forcellone e nel comune di Picinisco;ilCervo(Cervus
elaphus hippelaphus);il Capriolo(Capreolus capreolus)che prediligono boschi con radure ed
arbusti.
Si denota inoltre la presenza della Lince(Linx linx)chevive nelle zone più selvagge ed impervie del
PNALM , che come tutti i felini è un animale elusivo estremamente difficile da osservare a tal punto
che la sua presenza è testimoniata quasi esclusivamente da tracce indirette.
Altre specie di elevato valore ecologico sono la Lontra (Lutra lutra), il Gatto selvatico(Felis
silvestris), la M artora(Martes martes), la Faina(Martes foina), la Puzzola(Mustela putorius), la
Donnola(Mustela nivalis) e il Tasso (Meles meles), Volpe(Vulpes vulpes toschii), il Ghiro (Myoxuis
glis), il M oscardino(Muscardinus avellanarius), l'Arvicola delle nevi (Chyonomis nivalis), il
Riccio(Erinaceus europeaus), lo Scoiattolo meridionale (Sciurus vulgaris meridionalis) e
l'Istrice(Hystrix cristata).
209
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Si specifica che all’interno del Sito Natura 2000 in esame sono presenti estese superfici definite
dagli elaborati cartografici del PATOM quali aree di alta e media idoneità relativamente alla
presenza di Ursus arctos marsicanus.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Gestione forestale non sempre specificamente mirata agli obiettivi di conservazione del sito.
Problematiche connesse con l’abbandono o all’uso spesso irrazionale delle risorse boschive, con
pratica di tagli eccessivi e ravvicinati, pascolo sovradimensionato, non controllato e/o abusivo ed
erosione spinta nei versanti maggiormente acclivi (Habitat 9210, 9530e 9340).
2.Presenza di specie animali alloctone invasive, con impatto non conosciuto e criticità nella
conservazione di Canis lupus e Ursus arctos marsicanus a mezzo di una serie di azioni che
includono la gestione del bestiame domestico ed interventi di sanitarizzazione del territorio.
3. Conservazione degli habitat e delle specie vegetali e animali presenti (prioritarie e non) al fine di
garantire con specifici interventi gestionali per il mantenimento, il ripristino o il miglioramento
degli equilibri ecologici a medio e lungo termine.
4.Riduzione/cessazione o comunque utilizzazione non regolamentata dei pascoli, errata
quantificazione del carico zootecnico ammissibile o sfruttamento agricolo eccessivo, e delle
superfici coltive tradizionali in merito alla perdita della diversità ambientale e della tradizionale
struttura dell’agroecosistema.
5.Alterazioni del bilancio idrico, eutrofizzazione, inquinamento chimico e organico delle acque,
legate ad attività in alveo o a modificazioni del regime idrologico.
6.Tutela degli ambienti rupestri, in considerazione dell’elevata valenza ecologica di popolazioni di
rapaci rupicoli nidificanti, o potenzialmente nidificanti, tra cui in particolare il Falco pellegrino, ma
anche Falco lanario, Aquila reale, ecc.), ed in considerazione dell’attuale diminuzione di aree aperte
idonee per la nidificazione, dell’incremento di fattori di disturbo, tra cui la distruzione dei siti di
nidificazione a terra.
7. “Difficoltà tecniche, amministrative e normative nel risolvere i fattori di rischio (veleno,
bracconaggio, etc.)”AA.VV., 2011-Piano d’azione Nazional e per la tutel a dell’Orso bruno marsicano – PATOM.
Quad. Cons. Natura, 37, Min. Ambiente – ISPRA.
8. “Attività antropiche incompatibili (o svolte in maniera incompatibile) fortemente radicate su
scala locale (caccia, gestione boschi, zootecnia, etc.)”AA.VV., 2011-Piano d’azione Nazionale per la tutela
dell’Orso bruno marsicano – PATOM. Quad. Cons. Natura, 37, Min. Ambiente – ISPRA.
9. “Attività antropiche non considerano prioritaria la presenza dell’orso, nemmeno all’interno del
PNALM”AA.VV., 2011-Piano d’azione Nazional e per la tutela dell’Orso bruno m arsicano – PATOM. Quad. Cons.
Natura, 37, Min. Ambiente – ISPRA.
10. “Aree idonee alla presenza dell’orso minacciate da progetti infrastruttura”AA.VV., 2011-Piano
d’azione Nazionale per l a tutela dell’Orso bruno marsicano – PATOM. Quad. Cons. Natura, 37, Min. Ambiente –
ISPRA.
11. Eccessivo ed incontrollato incremento della consistenza delle popolazioni di ungulati quali:
cinghiali, caprioli, cervi che comportano fenomeni di innesco di erosione superficiale dei pascoli,
danni alla rinnovazione forestale con consumo diretto delle faggiole edei semenzali, nonchè con
decortica attraverso il morso di giovani piante fino ai 5-7 anni.
4.32SIC Forcelle di Campello e di Fraile (IT6040028);
Estensione: ha 270,00 (di cui 158,00 ha in Provincia di Frosinone)
Tipologia ambientale prevalente e specie animali oggetto di attenzione, criticità.
Area in cui si registra la presenza di soprassuoli forestali riconducibili a delle faggete termofile con
tasso e/o con agrifoglio e diarbusteti termo-mediterranei. Le cenosi si presentano piuttosto
discontinue con una fisionomia caratterizzata altresì da specie come l’ Euphorbia dendroides,
Chamaerops humilis, Olea europaea, Genista ephedroides, Genista tyrrhena, Genista gasparrini,
210
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Cytisus aeolicus, Coronilla valentina che erbacee perenni (Ampelodesmos mautitanicus che
vegetano su substrati calcarei, sia silicei che marnosi.
In Italia questo habitat è presente negli ambiti caratterizzati da un termotipo termomediterraneo, ma
soprattutto laddove rappresentato da cenosi a dominanza di Ampelodesmos mauritanicus può
penetrare in ambito mesomediterraneo.
HABITAT
6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo
(Festuco Brometalia) (stupenda fioritura di orchidee)
9210 Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex
5330 Arbusteti termomediterranei e predesertici (tutti i tipi)
Presenza di aree protette e vincoli territoriali a tutela faunistica
Il SIC ricade in parte all’interno della ZPS IT6040043 Monti Ausoni e Aurunci
S pecie animali oggetto di attenzione e criticità
Fra le specie d’importanza conservazionistica si annoverano diverse specie di direttiva e nello
specifico per gli uccelli:Anthus campestris,Apus melba, Emberiza hortulana, Caprimulgus
europaeus, Falco peregrinus, Hirundo rustica, Lanius collurio, Lullula arborea, Musciacapa
striata, Saxicola torquata, Streptopelia turtur e tra i lepidotteriEuphydryas aurinia e Melanargia
arge.
Principali elementi di criticità interni al sito
1.Gestione forestale non sempre mirata agli obiettivi di conservazione del sito. Problematiche
connesse con l’abbandono o all’uso spesso irrazionale delle risorse boschive, con pratica di tagli
eccessivi e ravvicinati, pascolo sovradimensionato, non controllato e/o abusivo ed erosione spinta
nei versanti maggiormente acclivi (Habitat 9210 e 6210).
Nello specifico risulta determinante per la conservazione delle praterie dell’Habitat 6210 il
mantenimento delle attività di sfalcio e di pascolamentogarantite con la persistenza delle
tradizionali attività agro-pastorali con carico animale non idoneo alla produttività stazionale, al fine
di scongiurare i naturali processi dinamici della vegetazione favoriscono l’insediamento nelle
praterie di specie di orlo.
5. CONTENUTI DEL PIANO FAUNIS TICO VENATORIO PROVINCIALE
In considerazione della legge nazionale del11 febbraio 1992, n.157 “Norme per la protezione
della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio” la L.R. 2 maggio 1995, n.17 fornisce
alle Amministrazioni provinciali le linee guida sui contenuti e gli ambiti di applicazione dei Piani
faunistico-venatori provinciali.
5.1 Sintesi delle proposte del piano per gli istituti faunistici
PROSPETTO DEGLI ISTITUTI FAUNISTICI RELATIVI AL PFVP 2014-2019
ISTITUTO
TIPOL.
COMUNE
SUPERFICIE
(Ha)
Acquafondata
AATV
ACQUAFONDATA
600
211
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Polledrara
AATV
P ALIANO
225
Acqua Bianca
AFV
SAN BIAGIO SARACINISCO
2147
Caccia e Natura
AFV
P ICINISCO
1240
Campoli Appennino
AFV
CAMPOLI APP ENNINO
821
Civita
AFV
COLLEP ARDO
1389
Forca d' Acero
AFV
S. DONATO VAL DI COMINO
2693
Macchia Marina
AFV
SETTEFRATI
1901
Monti Ernici
AFV
SORA
2016
Pescosolidana
AFV
P ESCOSOLIDO
2842
Acquafondata
AFV
ACQUAFONDATA
1874
Casalattico
AFV
CASALATTICO
1800
Il Casale
AFV
P ONTECORVO
1000
Il Farneto
AFV
FALVATERRA
745
Montevetro
AFV
ESPERIA
1587
Santacroce
AFV
P ASTENA
1517
Terelle
AFV
TERELLE
506
Vallerotonda
AFV
VALLEROTONDA
3388
Vitifauna
AFV
VITICUSO
2004
Bosco di Trisulti -Oasi
Inferno
OASI
ALATRI, COLLEPARDO, VICO NEL LAZIO
3475
Montecassino
OASI
CASSINO
200
Santa Serena-Pratillo
OASI
MOROLO, SUP INO
676
Sant' Oliva
OASI
P ONTECORVO
663
Valle Zancati
ZAC
P ALIANO
101
Colli Rossi
ZAC
ANAGNI
101
Monna Pica
ZAC
FIUGGI
105
Cerico
ZAC
COLLEP ARDO
101
Valvazzata
ZAC
P ATRICA, GIULIANO DI ROMA
29
Campus Laurita
ZAC
BROCCOSTELLA, FONTECHIARI
101
Cornacchione
ZAC
TERELLE
190
Cerreto
ZAC
SAN BIAGIO SARACINISCO
105
Gallo
ZAC
VALLEROTONDA
101
Le Capezzate
ZAC
VITICUSO
101
I Greci
ZAC
P ONTECORVO
103
I Santi
ZALL
CASSINO, S. APOLLINARE, S.GIORGIO LIRI.,
PIGNATARO INTERAMNA, S.AMROGIO SUL
GARIGLIANO
1365
Le Tore
ZALL
ROCCASECCA, CASTROCIELO, PONTECORVO
3341
Valle Cupa
ZALL
ESPERIA, PONTECORVO PIGNATARO
INTERAMNA, S.GIORGIO A LIRI, CASTELNUOVO
PARANO
1661
Amaseno
ZALL
AMASENO
905
212
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Macchia di Cessano
ZALL
CEP RANO
240
Supino
ZALL
SUP INO
481
Patrica
ZALL
P ATRICA
1535
Santopadre
ZALL
SANTOP ADRE
278
Alvito 1
ZALL
ALVITO
632
Alvito 2
ZALL
ALVITO, VICALVI
226
Valle del Sacco
ZALL
ANAGNI, SGURGOLA
2358
Monte Radicino
ZALL
ALATRI, FERENTINO
1348
Bagnara
ZALL
MONTE S. GIOVANNI CAMPANO, VEROLI
369
Atina 1
ZALL
SETTEFRATI, GALLINARO
710
Atina 2
ZALL
ATINA
791
Montecoccioli
ZALL
ARP INO
136
Schito
ZALL
BROCCOSTELLA
545
Monti Ernici
ZALL
CASTELLIRI, M.S.G.C., VEROLI, SORA
577
Guarcino-Vico nel Lazio
ZALL
ALATRI, GUARCINO, VICO NEL LAZIO
1077
Le Cese
ZALL
FONTANA LIRI
498
Vallicella
ZALL
RIP I
110
Monte di Fico
ZALL
BOVILLE ERNICA, M.S.G.C.
317
Fontana Longa
ZALL
TORRICE
112
Monte Nero
ZRC
CASTRO DEI VOLSCI
478
Colle Terelle
ZRC
ALVITO, CAMPOLI APP ENNINO
1.192
Monte Cairo
ZRC
COLLE S. MAGNO, TERELLE
560
ESPERIA, P ONTECORVO
225
ESPERIA, P ONTECORVO
231
CORENO AUSONIO, VALLE MAIO
197
ARCE, COLFELICE, ROCCA D’ ARCE,
ROCCASECCA
415,3
Pontecorvo Esperia 1
Pontecorvo Esperia 2
Coreno Ausonio Vallemaio
Zone
chiusura
temp.AFV
Arce Colfelice Rocca
d’Arce Roccasecca
Territorio provinciale in divieto di caccia
213
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
L’articolo 11, comma 1, della L.R. n°17/95 prevede, recependo il disposto della L. 157/92, che la
superficie destinata a protezione della fauna selvatica di ogni provincia debba essere non inferiore al
20% e non superiore al 30% della Superficie A gro-Silvo-Pastorale (S.A.S.P.).
Superficie a protezione della fauna in Provincia di Frosinone
Superficie
%
(Ha)
rispetto alla SASP
30.107,51
14,35
5.223,60
2,49
500
0,24
Zone di Ripopolamento e Cattura
2.971,00
1,42
Altre aree a caccia vietata
4503,122
2,15
Totale
43.305,23
20,64
Istituto
Aree Naturali Protette Nazionali e
Regionali
Oasi
Zone interdette dall’autorità militare
Allo stato attuale, calcolando la percentuale di superficie destinata a protezione della fauna sul
totale di 300.289,23Ha di SASP, per la Provincia di Frosinone si ottiene una copertura del 20,64%
del totale e pertanto risulta superiore al limite minimo previsto per tali tipologie di gestione. In tal
senso la pianificazione potrà tenere conto o meno dell’istituzione di nuove aree destinate a
protezione o dell’ampliamento di quelle già esistenti.
Territorio provinciale a gestione privata della caccia
La suddivisione del territorio a gestione privata della caccia in provincia di Frosinone per
tipologia di istituto che ai sensi dell’ art.11, comma 3, della L.R. n°17/95 recependo il disposto
della L. 157/92, deve essere pari al 15% (o inferiore??? Dubbio) della Superficie A gro-SilvoPastorale provinciale èindividuato nella tabella seguente. Si precisa inoltre che gli Istituti
corrispondenti a tale tipologia sono:
- Aziende Faunistico Venatorie (AFV);
- Aziende Agroturistico Venatorie (AATV);
- Centri Privati di Riproduzione della Fauna Selvatica allo stato naturale.
Superficie a gestione privata della caccia in Provincia di Frosinone
Superficie
%
(Ha)
rispetto alla SASP
29476,3157
14,05
Azienda agrituristico venatoria
825,6625
0,39
Area addestramento cani
17,0554
0,01
30.319,03
14,45
Istituto
Azienda faunistico venatoria
Totale
214
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Allo stato attuale, calcolando la percentuale di superficie destinata a gestione privata della caccia
sul totale di 209.780,788 Ha di SASP, per la provincia di Frosinone si ottiene una copertura del
14,45% del totale.
5.2 Area vocata agli ungulati
Con la L.R. 2 maggio 1995, n.17, e congiuntamente la Deliberazione della Giunta Regionale del
Lazio n.650 del 7 agosto 2009,si fornisce agi enti (Amministrazioni Provinciali) le linee guida
regionali sui contenuti, gli ambiti di applicazione e gli indirizzi per l'elaborazione dei Piani
Faunistici Venatori provinciali ed al contempofornisce indicazioni in merito alla gestione faunistico
venatoria sul territorio regionale, anche se sottoposto a protezione, ed al perseguimento diobiettivi
per la coesistenza delle popolazioni selvatiche con l’agricoltura e le altreattività antropiche.
Si dovranno garantire ed attuare degli interventi dicontrollo finalizzati a superare le criticità
determinate dalla pressione dei selvatici in termini didanni alle produzioni, alla biodiversità, a
pericoli per la sicurezza stradale e/o a rischi sanitari.
Si denota pertanto la necessità di applicare una s erie di misure preventive e di cons ervazione
al fine di ass estare le popolazioni di specie s elvat iche ad un livello compatibile con la
capacit à portante dell'ambiente in cui vivono,anche a mezzo di forme di abbattimento e cattura di
specie invasive durante tuttol’anno con modalità diverse in ragione delle diverse tipologie di
territorio considerate.
5.2.1 Area vocata al cinghiale
GESTIONE AREA VOCATA AL CINGHIALE
Le aree vocate alla presenza del cinghiale corrispondono sostanzialmente a delle superfici
interessate da soprassuoli forestali, ad esclusione di quelle zone in cui la specie risulta radicata solo
di recente e di quelle interessate da attività agricole o da arboricoltura da legno.
Per la provincia di Frosinone l’area vocata al cinghiale si quantifica in circa 59.804 ettari,
comprendente sia l’area da suddividere in distretti (49.308 ettari) che gli altri istituti pubblici e/o
privati (9.817 ettari).
Per raggiungere tale superficie si definiscono non vocati al cinghiale esclusivamente il Demanio
statale e gli istituti di crinale appenninico, per un totale di 3.145 ettari.
Territorio
Obiettivi
del
controllo
Istituti
Area vocata
Istituti privati
Istituti
pubblici
area
alcinghiale
(area vocata)
(area vocata)
non vocata
raggiungimento
densità
obiettivo
raggiungimento
densità obiettivo
raggiungimento
densità
obiettivo
- risoluzione di
situazioni
critiche locali
di danno e/o
disturbo
- risoluzione di
situazioni
critiche locali di
danno e/o
disturbo
- risoluzione di
situazioni
critiche locali
di danno e/o
disturbo
- gestione
non
conservativa
Istituti
privati
pubblici
(areanon vocata)
(area non vocata)
- gestione non
- gestione non
conservativa
conservativa
- tutela di
specie/habitat di
interesse
conservazionistico
- tutela di
specie/habitat di
interesse
conservazionistico
215
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
concessionario/
- ente gestore
consorziato
dell'istituto
dell'AFV/AATV
- agricoltori o
- agricoltori e/o
proprietari di
proprietari di
- agricoltori e/o
proprietari di
terreni
terreni interni
e/o
- comitato di
esterni
all'istituto
- responsabili
di
squadra
Richiedenti
attività
di
controllo
gestione ATC
- Provincia
diFrosinone
- comitato di
gestione ATC
- Provincia
-agricoltori
o
- concessionario/
consorziato
- ente gestore
dell'istituto
proprietari
di
dell'AFV/AATV
terreni
- agricoltori e/o
proprietari di
- comitato
di
terreni interni e/o
- comitato di
gestione
ATC
- comitato di
gestione ATC
- Provincia
gestione ATC
- Provincia
di
Frosinone
- Provincia
- Polizia
Provinciale
- Polizia
- operatori
delle
squadre
Provinciale
- Polizia
- operatori
Provinciale
individuati dal
- operatori
concessionario,
- proprietari e/o
- proprietari e/o
conduttori dei
conduttori dei
fondi muniti di
fondi muniti di
licenza per
esercizio
terreni interni
e/o
esterni
all'istituto
di Frosinone
esterni all'istituto
- agricoltori e/o
proprietari di
terreni interni e/o
esterni all'istituto
- comitato di
di Frosinone
gestione ATC
- Provincia
di Frosinone
di Frosinone
Partecipanti
attività
di
- Polizia
Provinciale
- operatori
delle squadre
controllo
- Polizia
Provinciale
- operatori
individuati dal
- Polizia
Provinciale
- operatori
concessionario
- proprietari
e/o
conduttori
dei
fondi muniti
di
licenza per
esercizio
venatorio
Tecniche
di
controllo
- girata
- girata
- chiusino di
- chiusino di
- chiusino di
cattura
cattura
cattura
- tiro selettivo
con
- tiro selettivo
con
- tiro selettivo
con
- tiro
selettivo
con
carabina
carabina
carabina
carabina
Periodo
di
1 gen-31dic
1 gen-31dic
controllo
caccia al
cinghiale
al giorno
antecedente
l'apertura della
stessa
nell'annata
venatoria
successiva
venatorio
venatorio
- girata
- girata
da giorno
successivo alla
chiusura della
licenza per
esercizio
- chiusino di
cattura
- girata
- girata
- chiusino di
- chiusino di
cattura
cattura
- tiro selettivo con
- tiro selettivo con
carabina
carabina
1 gen-31dic
1 gen-31dic
dal giorno
successivo alla
chiusura della
caccia al
cinghiale
al giorno
antecedente
l'apertura della
stessa
nell'annata
venatoria
successiva
5.2.2 Area vocata “altri ungulati”
Le aree vocate alla presenza di ungulati diversi dal cinghiale sono state individuate in funzione
dell’esigenza ditutela della biodiversità ed escludendo tendenzialmente sia le colture agricole
esistenti inzona che le attività selvicolturali in atto. Sono escluse dalle aree vocate alla presenza
deglialtri ungulati le zone in cui cervidi si sono radicati di recente.
216
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Con riferimento a ciascuna area vocata individuata dovrà essere determinata la capacitàricettiva,
anche interspecifica, dell’area stessa.
5.2.3 Aree non vocate alla presenza del cinghiale e degli altri ungulati
Nelle aree non vocate alla presenza del cinghiale e degli altri ungulati sono previste formedi
gestione non conservative delle specie, cioè tendenti alla densità zero.Qualora si presentino delle
evidenti situazioni di criticità potranno e dovranno mettere in atto od efficacemente implementati
piani straordinari digestione o piani di controllo delle specie.
GESTIONE AREA NON VOCATA
In queste aree si dovrà effettuare una gestione non conservativa della specie, tendente alla sua
eliminazione e per raggiungere tale obiettivo è necessarioattuare una razionalizzazione delle attività
venatorie e di controllo.
In queste aree valgono le procedure gestionali aventi come fine gli obiettivi già enunciati da
perseguire con diverse e ponderate modalità a seconda che sia ivipermesso o meno il prelievo
venatorio.
Le attività di controllo potranno e dovranno essere svolte sempre con l’ausilio di strumenti e di
metodologie a bassa incidenza sulle specie e sugli habitat di direttiva come:
• uso ditrappole selettive appositamente contrassegnate eregistrate in apposito archivio
informatico/cartograficocon utilizzo di esche alimentari;
• caccia con tecnica all’aspettoo all’appostamentocon utilizzo di fucili a colpo singolo o a
ripetizione manuale con una o più canne rigateavente calibro non inferiore ai 7mm (ovvero
270”) dotate di ottica di puntamento,anche con l’ausilio di sorgenti luminose o intensificatori
di luminosità,preferibilmente da posizione sopraelevata. E' consentito l’uso di esche
alimentari.L’attività è consentita dalle 05.00 di mattina alle 23.00 della sera. Resta inteso che
per il cinghiale può essere utilizzataesclusivamente la munizione a palla.
• caccia con tecnica in girata: con uso di fucile a canna liscia caricata a palla e fucile a canna
rigata deicalibri consentiti dalla normativa vigente. Utilizzo esclusivo di cani provvisti di
unaspecifica abilitazione ENCI con un apposito conduttore abilitato. Questa tecnica risulta
oggettivamente molto meno invasiva rispetto ad una braccata anche nei confronti delle altre
specie selvatiche.
5.3 Appostamenti Fissi
Si specifica che ad oggi non sono presentiimpianti di appostamento fisso autorizzati in provincia
di Frosinone e si conferma il divieto di nuovo impianto di appostamenti fissi di cui alle lettere a, b,
d, art. 73 comma 2.
5.4 Valichi montani e rotte di migrazione
Si chiarisce che il Piano Faunistico Venatorio Provinciale,cosi come gli uffici regionali
preposti non hanno ancora individuato i valichi montani e/o le rotte di migrazione. Inoltre lo stesso
prevede la richiesta di autorizzazione per lacreazione di altri Istituti in aree individuate dalla rete
Natura 2000 SIC e ZPS.
6. RIS CHI, INCID EN ZE NEGATIVE E DIS TURBO DIRETTO / INDIRETTO S U S PECIE
E HABITAT D ERIVANTE D A ATTIVITÀ VENATORIA
È questo un fattore ampiamente riconosciuto, soprattutto sulle popolazioni di uccelli. M oltedelle
specie dichiarate cacciabili risultano comunque avere uno stato di conservazione non soddisfacente
sia a livello nazionale che su scala mondiale e appaiono in forte declino.
217
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Dalla recente pubblicazione (maggio 2013) della lista rossa dei vertebrati italiani (Rondinini
C.,BattistoniA., Peronace V., Teofili C., 2013.- Lista Rossa IUCN deiVertebrati Italiani. Comitato
Italiano IUCN e M inistero dell’Ambiente e della Tutela delTerritorio e del M are, Roma), si evince
che:
“... Tra i vertebrati, gli uccelli sono la Classe di cui per molti aspetti si dispone del
maggiornumero di informazioni. Ciò in parte è dovuto alla facilità di contatto e alla capacità
degliuccelli di affascinare e appassionare molti di coloro che si avvicinano con curiosità
allanatura. Nonostante la moltitudine di informazioni, molti processi che determinano lo stato
diconservazione di diverse specie rimangono ancora poco chiari. Rispetto alle precedentiversioni,
l’attuale Lista Rossa degli uccelli nidificanti è contraddistinta dal marcato declino dimolte specie
considerate comuni.
La percentuale di passeriformi, ordine che comprende granparte delle specie più diffuse,
classificati a rischio di estinzione è passata dal 21,7% dellaprecedente Lista Rossa al31%
dell’attuale: Passera d’Italia, Cardellino e Verdone sono alcuni esempi di specie comuniche hanno
presentano negli ultimi dieci anni un declino di popolazione vicino o superiore al30%. La causa
principale di tale fenomeno è probabilmente la continua trasformazione deglihabitat, ma con ogni
probabilità altre cause non ancora ben definite concorrono adeterminare tale situazione.
In totale, il 2% delle specie di uccelli valutate è stato classificato In Pericolo Critico (CR), il 9%
in Pericolo (EN) e il 18% Vulnerabile (VU). Quattro delle sei specie classificate CRappartengono
all’ordine dei Falconiformi (Gipeto, Capovaccaio, Grifone e Aquila di Bonelli), lerestanti due a
quello dei Passeriformi (Forapaglie comune e Bigia padovana).
Non sorprende che tutte e tre le specie di avvoltoi presenti in Italia siano in Pericolo Critico.Sono
specie necrofaghe e per secoli la loro sopravvivenza è dipesa dalla presenza dibestiame allevato
allo stato brado.
Le trasformazioni della pastorizia verificatesi nell’ultimosecolo con la diminuzione dei capi allevati
allo stato brado e le norme di polizia veterinariache impongono la rimozione delle carcasse hanno
determinato una notevole riduzione dellerisorse trofiche, minaccia che si è sommata alla
persecuzione diretta. Tutte e tre le speciesono oggi interessate da progetti di reintroduzione. La
piccola popolazione reintrodotta diGipeto sembra sostenersi in maniera naturale grazie alla
presenza di ungulati selvatici ed èin lieve incremento seppur minacciata dal saturnismo. Il Grifone,
il cui numero di coppie èdiminuito del 96,9% dagli anni ‘30 al 2005, sembra invece dipendere
ancora in gran partedalla presenza di carnai. …
Gran parte delle specie a rischio di estinzione sono minacciate dalla trasformazione deglihabitat e
dai cambiamenti nei sistemi agricoli e di allevamento; è il caso di numerose specielegate agli
ambienti aperti e steppici (Monachella, Bigia grossa, Lanario, Biancone, Occhione).
Accanto a fenomeni che agiscono su larga scala, come i cambiamenti climatici che
incidononegativamente su diverse specie migratrici, sorprende che il bracconaggio sia ancora
unagrave minaccia, in particolare per i rapaci. Ancora oggi, si assiste in Italia al prelievo
illegaledi pulcini dai nidi di Aquila di Bonelli.
Complessivamente le azioni di conservazione necessarie per la salvaguardia delle specie
piùminacciate riguardano la conservazione degli habitat, in particolare quello mediterraneo
equelli agro-forestali, la lotta al bracconaggio, il bando dell’attività venatoria per diverse
specieminacciate (Allodola e anatre), la gestione delle zone umide e degli ambienti agricoli e
laconservazione degli ambienti steppici. ...”
M olte delle popolazioni di uccelli appartenenti a specie dichiarate cacciabili risultano avere
attualmente uno stato diconservazione non soddisfacente sia a livello nazionale che a livello
mondiale, con particolare riferimento a :
- Canapiglia Anas strepera
- Codone Anas acuta
218
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- Marzaiola Anas querquedula
- Quaglia Coturnix coturnix
- Frullino Lymnocryptes minimum
- Allodola Alauda arvensis
- Moriglione Aythya ferina
- Combattente Philomachus pugnax
- Mestolone Anas clypeata
- Moretta Aythya fuligula
L’Unione europea, in particolare nell’ambito della direttiva 79/409/CEE, riconoscepienamente la
legittimità della caccia agli uccelli selvatici come forma di sfruttamentosostenibile ma limita la
caccia ad alcune specie e stabilisce principi e obblighi ai quali gliStati membri devono uniformarsi.
Nel documento della commissione “ guida alla disciplina della caccia nell’ambito delladirettiva
79/409/CEE sulla conservazione degli uccelli selvatici” vengono chiariti in questosenso alcuni
aspetti fondamentali a partire da quello di “Saggia utilizzazione”, cioè di unosfruttamento
sostenibile che consenta il mantenimento delle specie in uno stato diconservazione soddisfacente.
Da numerosi studi e pubblicazioni del settore, inclusi diversi studi di incidenza relativi a Piani
Faunistici Venatori, sono state tratte le considerazioni che seguono sull’impatto potenzialedelle
attività connesse alla pratica venatoria ed alla gestione faunistica.
Tali impatti possono essere riassunti in:
6.1 Rischio di perturbazioni temporanee (disturbo)
Quello del disturbo è un fattore che non incide direttamente sulle condizioni fisiche di unsito ma
può avere effetti rilevanti sulle specie in esso conservate.
La “Guida alla disciplinadella caccia nell’ambito della direttiva 79/409/CEE sulla conservazione
degli uccelliselvatici” della Commissione Europea, precisa che questo fenomeno dipende, tra gli
altrifattori, dal tipo di caccia praticata, dalla sua intensità, frequenza e durata, dalle specieinteressate
e dagli habitat utilizzati nonché dalla disponibilità di zone di rifugio alternative.
Le perturbazioni dovute alle attività dicaccia inducono, infatti, questi animali a spendere la
maggior parte della loro energia inspostamenti e fughe, a scapito del tempo dedicato alla loro
alimentazione e riposo, in vistadella migrazione.
Il disturbo provocato dalla caccia, agli uccelli di specie non cacciate è particolarmenterilevante
per quelle la cui migrazione di ritorno è più precoce.
Verosimilmente leperturbazioni incidono sulle popolazioni aviarie soprattutto nei periodi del
ciclo annuale incui il cibo è scarso o introvabile e gli uccelli hanno difficoltà a soddisfare il
propriofabbisogno energetico e nutrizionale.
La situazione è particolarmente grave quando gliuccelli devono accumulare riserve prima dei
periodi di grande dispendio energetico, comead esempio prima della migrazione o in caso di
condizioni climatiche particolarmentesfavorevoli o prima dell’inizio della nidificazione.
In sintesi l’impatto è essenzialmente dovuto a disturbo dovuto all’azione di sparo e alleattività
connesse all’attività venatoria (presenza umana, utilizzo di mezzi per glispostamenti, presenza di
cani) che può portare ad un allontanamento della fauna conconseguente sottrazione di spazi utili
all’insediamento, alimentazione e riproduzione.
Tale disturbo risulta più evidente per le specie migratrici che tendono a raggrupparsi ingrossi
stormi mentre è più ridotto per le specie stanziali che sono maggiormente dispersenel territorio e
hanno acquisito una migliore conoscenza della situazione ambientale locale.
Questo fenomeno dipende, tra gli altri fattori, dal tipo di caccia praticata, dalla suaintensità,
frequenza e durata, dalle specie interessate e dagli habitat utilizzati nonché dalladisponibilità di
zone di rifugio alternative.
219
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Per ridurre al minimo il potenziale impatto delle perturbazioni antropiche sulle popolazionidi
uccelli durante i periodi di scaglionamento delle date di apertura e di chiusura dellacaccia occorre
quindi tenere pienamente conto della necessità di creare nuove aree dirifugio a silenzio venatorio
che consentano agli uccelli interessati di riposarsi e di nutrirsi.
Le aree devono essere concepite in modo da assicurare agli uccelli sufficienti opportunità
dialimentarsi adeguatamente e la possibilità di svolgere altre attività.
Tali aspetti devonoessere determinati in funzione delle esigenze ecologiche,
comportamentali,nutrizionali ed energetiche delle diverse specie cacciabili interessate dallo
scaglionamentodei periodi di caccia.
6.1.2 Rischio di perturbazioni per la conservazione dell’Orso bruno marsicano
In relazione all’attuale areale di distribuzione ed in considerazione della esiguo numero di
esemplari della popolazione dell’Orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) confinata
sull’appennino centrale, nonchè tenuto conto della strategica valenza del territorio silvopastorale
della provincia di Frosinone è fondamentale mettere in atto una serie di misure per la conservazione
e la tutela di questa specie ormai a rischio di estinzione nel medio e lungo periodo.
In tal senso non è ammissibile e ne tanto meno possibile redigere un Piano Faunistico Venatorio
per la provincia di frosinone che non sia incentrato sulla conservazione dell’orso bruno marsicano e
che quindi deve necessariamente recepire e modellarsi intorno alle linee guida ed alle direttive
previste da uno strumento fondamentale quale è il Piano di Azione nazionale per la Tutela
dell’Orso bruno Marsicano (PATOM ) per l’attuazione delle priorità di intervento e di conseguenza
della Deliberazione della Regione Lazio n. 463 del 17 dicembre 2013.
Priorità che devono mirare al miglioramento dello stato di conservazione ed alla riduzione degli
impatti o incidenze negative a carico della specie Orso bruno marsicanoin esame riconducibili alle
attività antropiche, con particolare riferimento all’attività venatoria e relative pratiche condotte in
primis nelle aree di interesse, ossia quelle del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e M olise
(PNALM ), ma altresì nelle aree definite contigue e di connessione.
Tra le azioni di gestione e conservazione è fondamentale identificare le aree critiche per la
presenza dell’orso e garantire una gestione speciale delle stesse per salvaguardare la tutela dell’orso,
anche a mezzo di forti limitazioni sia nell’accesso stesso ai siti che nello svolgimento delle attività
venatorie.
Il presente Studio di Valutazione di Incidenza ha di fatto preso spunto dalla cartografia a
supporto del PATOM stesso che è stata di fatto ulteriormente elaborata e migliorata nel dettaglio
della scala e nel relativo indice di precisione, in modo da potere dapprima definire con estrema
chiarezza le aree di interesse, contiguità e di connessione per la specie e successivamente
permettere futuri e mirati interventi inerenti:
- l’istituzione di aree fondamentali per la conservazione e la presenza, dette aree di interesse ed
al contempo di aree coontigue e di connessione;
- la gestione delle attività venatorie nelle aree di interesse per l’orso adatttandole con le esigenze
della specie;
- definire con maggiore precisione gli impatti attuali e potenziali delle attività antropiche e
individuare misure per il loro contenimento;
6.1.3 Rischio di perturbazioni per la conservazione della Lepre italica
La Lepre italica (Lepus corsicanus) è un mammifero endemico dell’Italia centro-meridionale, con
peculiarità e abitudini distintive. Essa è in pericolo di estinzione per via di deterioramento
dell’habitat (evoluzione delle aree agricole), frammentazione e isolamento delle popolazioni,
nonché competizione interspecifica con la Lepre europea (Lepus europaeus), soprattutto per via
220
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
delle reintroduzioni massicce di questa a scopo venatorio, veicolo di agenti patogeni condivise dalle
due specie.
La lepre italica è validamente considerata distinta dalla Lepre europea (Palacios, 1996; Lo Valvo et
al., 1997, Trocchi et al., 1998; Pierpaoli et al. 1999; Riga et al., 2001), contrariamente alla
conspecificità ipotizzata da altri autori. Questa specie ha una diffusione importante nel Lazio,
benché frammentata, evidenziata dallo studio sullo status della conservazione (Guglielmi et al.,
2011) . Inoltre ,alle presenze così identificate si aggiungono quelle registrate nell’Atlante dei
M ammiferi del Lazio (Capizzi et al., 2011), molte delle quali in provincia di Frosinone (M onti
Lepini, M onti Cantari e M onti Ernici).
La caccia alla Lepre italica è vietata su gran parte del territorio nazionale secondo l’art. 18 comma 1
della legge 157/92: “Lepus corsicanus specie cacciabile dal 15 ottobre al 30 novembre
limitatamente alla popolazione di Sicilia e piani di abbattimento annuali approvati da INFS” a
differenza della Lepre europea.
Dunque la Lepre italica non è legalmente cacciabile nelle regioni peninsulari, pertanto neanche nel
Lazio, ma l’esercizio venatorio può risultare importante a causa delle difficoltà di discriminazione
sul campo tra L. corsicanus, non cacciabile e L. europaeus, cacciabile. Il Piano d’azione regionale
per la conservazione della Lepre italica (Guglielmi et al., 2011) prevede, a fronte di un’analisi dello
status della specie nella regione Lazio, azioni come:
-l’inserimento della specie in strumenti giuridici mirati alla sua conservazione e gestione;
-la pianificazione e realizzazione di una rete ecologica per la conservazione della Lepre italica;
-la verifica sistematica e periodica della presenza di nuclei di Lepre italica nelle aziende faunisticovenatorie, attraverso campagne di censimenti e analisi dei carnieri laddove è cacciabile la Lepre
europea, interviste ai concessionari delle AFV;
-la gestione venatoria sostenibile: la relazione che esiste fra l’attività venatoria sulla Lepre europea
e i rischi cui è sottoposta la Lepre italica rendono la conservazione e la tutela delle popolazioni di
quest’ultima specie inscindibili dalla gestione venatoria di Lepre europea. Nel Lazio, le attuali
modalità di gestione, ancora svincolate dai principi del prelievo sostenibile, ancorché inefficaci per
la stessa Lepre europea, rischiano di vanificare qualsiasi strategia finalizzata a riportare la Lepre
italica su tutto il territorio regionale ancora idoneo alla specie e tra i più densamente popolati da
questa a livello nazionale.
La gestione venatoria sostenibile si basa su:
1. scelta delle aree pilota per la gestione venatoria sostenibile della Lepre europea;
2. definizione dei criteri di gestione venatoria sostenibile;
3. attuazione di un programma di censimenti periodici;
4. realizzazione di: piani di prelievo annuali; analisi di statistiche di caccia; studio sulla fertilità
delle femmine abbattute e la dinamica delle popolazioni.
Il presente Studio di Valutazione di Incidenza ha di fatto preso spunto dal Piano di Azione per la
conservazione della Lepre italica nel Lazio per definire le aree di interesse per la specie e
successivamente permettere futuri e mirati interventi:
- l’istituzione di aree fondamentali per la conservazione e la presenza, dette aree di interesse ed
al contempo di aree coontigue e di connessione;
- la gestione delle attività venatorie nelle aree di interesse per la lepretenendo conto della
cacciabilità della Lepre europea, specie morfologicamente simile e confondibile
- definire con maggiore precisione gli impatti attuali e potenziali delle attività antropiche e
individuare misure per il loro contenimento, riguardanti soprattutto l’evoluzione e
frammentazione dell’habitat della Lepre italica (in particolare seminativi, oliveti, frutteti,
boschi prevalentemente di latifoglie).
6.2Rischio di confusione e/o abbattimenti involontari
221
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Il rischio di confusione tra varie specie di uccelli, così come di lepri, è ampiamente riconosciuto
e tutt’altro cheirrilevante e dipende da vari fattori, fra cui in particolare lasomiglianza tra specie
cacciabili per le quali la caccia è aperta e quelle non cacciabili o per le quali lastagione venatoria è
terminata e/o deve ancora iniziare, le condizioni cui è subordinatol’esercizio della caccia e la perizia
dei cacciatori.
Il rischio di confusione tra varie specie di uccelli è ampiamente riconosciuto ed è già
statooggetto di varie guide identificative specializzate.
Sulla base di criteri quali l’aspetto simile eil piumaggio, l’uso degli habitat e il comportamento
(compresi i richiami) è possibileclassificare le specie cacciabili in gruppi di specie di aspetto simile
al fine di ridurre quantopiù possibile il rischio di confusione.
La classificazione dovrebbe essere operata dalleautorità competenti responsabili
dell’autorizzazione della stagione venatoria.
Il problema della confusione è aggravato dal fatto che spesso nello stessohabitat coesistono varie
specie di uccelli.
Ad esempio anatre, trampolieri e tordi spesso simuovono in stormi di specie miste. Un gruppo di
anatre può essere composto da quattro/cinquespecie differenti. Pertanto in questi casi la caccia
selettiva può risultare moltodifficile.
Il secondo fattore da prendere in considerazione è dato dalle condizioni in cui vienepraticata la
caccia.
Tali condizioni dipendono da fattori quali la distanza di osservazione, in quanto più un uccello è
lontano dal cacciatore più è difficile stabilirne le caratteristiche specifiche(dimensioni, piumaggio
ecc.).
L’identificazione in volo dipende dal momento in cui gli uccellisono visibili, che può essere
molto breve, pertanto, il tipo di caccia praticata può influiresul livello di rischio di confusione ed
allo stesso modo anche le condizioni di illuminazione possono svolgere un ruoloimportante.
Una scarsa visibilità all’alba o al tramonto o durante la notte può ridurrenotevolmente la capacità
di distinguere le varie specie di uccelli.
Alcune condizioni climatiche particolari, come la nebbia e la pioggia, possono anch’esselimitare
la possibilità di identificare correttamente gli uccelli presenti allo stato naturale.
Il rischio di confusione tra le specie di lepre diffuse nel lazio (italica e europea) è riconosciuto da
studi sullo status della specie in via di estinzione e sono previste dal piano di conservazione della
lepre italica azioni di sensibilizzazione e divulgazione delle distinzioni morfologiche e biologiche
delle specie al fine di discriminarne la caccia
Infine anche la perizia dei cacciatori ha un’influenza determinante e dipende dallaformazione e
dall’esperienza acquisite.
Tale perizia è messa alla prova durante tutta lastagione venatoria ed è importante per distinguere
le specie cacciabili dalle specie noncacciabili.
Occorre incoraggiare o migliorare, laddovegià esistano, i programmi di formazione e di
sensibilizzazione destinati ad aiutare icacciatori ad identificare le specie.
Se da un lato i cacciatori non dovrebbero sparare agliuccelli a meno che non siano sicuri della
loro identità, dall’altro numerosi cacciatori sonoormai specializzati nella caccia a determinati gruppi
di uccelli e solo raramente sicimentano con specie per le quali non possiedono sufficiente
esperienza, diventando inquesto modo specialisti nell’identificazione delle specie che costituiscono
i loro obiettivipreferiti.
Si riporta di seguito un prospetto che riportaleprincipali specie di interesse per la provincia di
Frosinone (incluse nell’allegato II della Direttiva Uccelli- specie cacciabili).
222
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Gruppi di
aspetto
simile
S pecie confondibili
Tipi di habitat e
altri criteri da
considerare
Fasi del periodo
venatorio ad
elevato rischio di
confusione
interspecifica
Oca selvatica(Anser anser)
Oche grigie
Oca granaiola (Anser
fabalis)
Oca lombardella (Anser
albifrons)
Habitat: prati
invernali e
terreni arabili
Fine del periodo di
caccia
Habitat: zone umide
Inizio del periodo di
caccia. Periodo tra
luglio e
settembre,quando i
maschi sono in eclissi
egli immaturi non hanno
ancoraeffettuato la muta
Habitat: zone umide
Inizio del periodo di
caccia. Periodo tra
luglio e settembre,
quando i maschi sono in
eclissi e gli immaturi
non hanno ancora
effettuato la muta. Fine
delperiodo di cacci a
Fischione (Anas penelope)
Anatre di
superficie
Canapiglia (Anas strepera)
(maschi in
eclissi,
Germano reale (Anas
platyrhynchos)
femmine e
immaturi)
Codone (Anas acuta)
Alzavola (Anas crecca)
Marzaiola (Anas querquedula)
Mestolone (Anas clypeata)
Anatre
tuffatrici
Moriglione (Aythya ferina)
(maschi in
eclissi,
Fistione turco (Netta rufina)
femmine e
immaturi)
(Bucephala clangula)
Pernici
Moretta (Aythya fuligula)
Quattrocchi
Pernice rossa (Alectoris rufa)
Ciukar (Alectoris chukar)
Habitat: terreni
asciutti, sabbiosi,
argillosi, brughiere,
superfici
Inizio e fine del periodo
di caccia
agricole
Pivieressa
Pivieri di
grandi
(Pluvialis squartarola)
Piviere dorato
dimensioni e
(Pluvialis apricaria)
combattente
Combattente
(Philomachus pugnax)
Habitat: autunno /
invernoP. squatarola
predilige ledistese
fangose o lespiagge;
P. apricariapredilige
terreni agri coli e/o
prati
Fine del periodo di
caccia per ipivieri
Habitat: terreni
paludosi e pratiumidi
Inizio e fine del periodo
di caccia
Habitat. la tortora dal
collareorientale tende
a viverenelle città o
nei paesi
Inizio del periodo di
caccia
Beccaccino
Beccaccini
(Gallinago gallinago)
Frullino
(Lymnocrypt es minimus)
Tortora (Streptopelia turtur)
Tortore
Tortora dal collare orientale
(Streptopelia decaocto)
223
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Merlo (Turdus merula)femmine
Tordo bottaccio
(Turdus philomelos)
Tordi
Tordo sassello
Ampia varietà di
habitat
Inizio e fine del periodo
di caccia
Ampia varietà di
habitat
Inizio e fine del periodo
di caccia
(Turdus iliacus)
Tordela (Turdus viscivorus)
Cesena (Turdus pilaris)
Cornacchi a grigia
Corvidi
(Corvus corone cornix)
Corvo (Corvus frugilegus)
Taccola (Corvus monedula)
Legenda: ingrassetto le specie non cacciabili.
6.3Interventi sull’ambiente (principalmente nelle zone umide), legatiall’approntamento ed
alla gestione degli appostamenti.
Si tratta principalmente di attività di gestione, manutenzione e preparazione degliappostamenti
che, se non correttamente effettuate, possono determinare incidenzesignificative sugli habitat e sulle
specie, dovrebbero pertanto essere regolamentate in modo preciso tuttequeste attività (dallo sfalcio
della vegetazione al divieto di incendio, fino alla regolazionedei livelli idrici) poichè solo nei casi in
cui le previsioni del regolamento non siano rispettatepossono determinarsi incidenze negative
significative.
6.4Diffusione nell’ambiente
contaminazione;
di
materiali
inquinanti,
fenomeni
di
saturnismo
e
È noto che l’inquinamento ambientale ha effetti negativi diretti e indiretti sulla
fauna,interferendo con il successo riproduttivo o lo stato di salute. Alcune pratiche agricole
risultano estremamente dannose esercitando forti impatti negativi sullabiodiversità, in particolare si
fa riferimento a:
- uso non sostenibile di fertilizzanti e prodotti fitosanitari;
- sostituzione di pratiche tradizionali mediante sistemi meccanizzati;
- abbandono dei sistemi di coltivazione mista e cerealicoltura susuperfici a pascolo;
- riduzione del numero delle specie e delle varietà utilizzate;
- conversione di ecosistemi naturali a fini agricoli e abbandono dellecampagne;
- ricomposizione fondiaria (scomparsa dei bordi poderali: siepi, fossati, ecc.);
- bonifica e irrigazione (sfruttamento eccessivodelle falde freatiche e/o dei corsi d'acqua);
Le suddette pratiche possono di fatto comportare:
- degrado delle condizioni locali e/o microstazionali;
- semplificazione e omogeneizzazione degli ecosistemi;
- sviluppo incontrollato di specie selvatiche ed estranee.
Una tipologia di inquinamento legato, invece, direttamente alla pratica venatoria è quelloda
piombo.
La disciplina della caccia nell’ambito della direttiva 79/409/CEEsulla conservazione degli
uccelli selvatici sottolinea che in un quadro di “saggiautilizzazione” occorre esaminare anche il
problema dell’inquinamento ambientale dovuto alpiombo impiegato per la fabbricazione dei pallini
contenuti nelle cartucce da caccia.
224
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
È unfatto ormai riconosciuto che l’uso di pallini di piombo rappresenta una grave minaccia
pergli uccelli selvatici e per i loro habitat, e soprattutto per le zone umide. Nonostante questotipo di
munizione non sia esplicitamente menzionato nella direttiva “Uccelli selvatici", il suouso nelle zone
di protezione speciale, con conseguente deterioramento degli habitat odisturbo significativo per gli
uccelli, è incompatibile con le esigenze di protezione di questisiti.
6.5Incidenze negative da animali per ripopolamento
L’attività di ripopolamento presenta sostanziali criticità ed incidenze negative come:
- innesco di fenomeni di competizione nei confronti delle specie autoctone e dovuti all’introduzione
di specie alloctone;
- utilizzo di animali allevati in cattivitàcon evidenti difficoltà a inserirsi sul territorio libero;
- possibile inquinamento genetico delle popolazioni naturali;
- interferenze con la dinamica di popolazione dei predatori in caso di ripopolamentieffettuati in
periodi non idonei (es. Immissioni a ridosso dell’apertura della stagionevenatoria);
- ripopolamenti con fauna stanziale permettono di mantenere una pressione venatoriamolto più
elevata di quella che le potenzialità faunistiche del territorioconsentirebbero con incidenza
significativa sulle reti trofiche;
- possibile introduzione e trasmissione di patologie nelle popolazioni selvatiche;
- possibile determinazione di comportamenti anomali nelle popolazioni naturali;
6.6Controllo delle specie alloctone
Tali interventi se correttamente pianificati ed eseguiti possono determinare un impattopositivo
sugli habitat e sulle specie conservate nei Siti.
E’ dunque fondamentale che ogniintervento di controllo su specie opportuniste o su specie
alloctone sia adeguatamentevalutato in modo da mitigare e/o compensare eventuali impatti negativi
delle attività dicontrollo.
7. VALUTAZIONE D ELLE INCID EN ZE E D EGLI EFFETTI DIRETTI/INDIRETTI D EL
PIANO FAUN IS TICO VENATORIO S U S PECIE, HABITAT E HABITAT D I S PECIE
Negli schemi sottostanti vengono sintetizzati le incidenze ed i principali effetti su specie, habitat,
ed habitat dispecie dei siti della Rete Natura 2000connessi e/o riconducibili alle diverse tipologie di
attività complessivamentepreviste dal proposto Piano Faunistico Venatorio (PFV) provinciale.
- Effetti diretti accertati e poten ziali (positivi e negativi) su habitat
INCIDENZA DEL PFV SUGLI HABITAT
Danneggiamento di habitat per accesso e
svolgimento dell’attività venatoria o di
addestramento: danneggiamento o alterazione di
habitat sensibili (torbiere, canneti) per utilizzo di
mezzi di trasporto, calpestio diretto di cacciatori e
cani, approntamento degli appostamenti
EFFETTO
Negativo
225
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Abbandono di rifiuti durante lo svolgimento
dell’attività venatoria o di addestramento:
abbandono di rifiuti con particolare riferimento ai
bossoli delle cartucce esplose
Negativo
Miglioramenti ambientali: incremento e
conservazione di habitat prioritari e non
Positivo
- Effetti diretti accertati e poten ziali (positivi e negativi) su specie
INCIDENZA DEL PFV SULLE SPECIE
EFFETTO
Prelievo venatorio: riduzione di popolazione di
specie animali, rischi di estinzione locale,
impoverimento
in
termini
di
biodiversità,
frammentazione di popolazioni e/o di areali,
abbattimenti accidentali di specie non cacciabili
Negativo
Disturbo causato da cani e cacciatori: predazione e
ferimento da parte di cani da caccia, disturbo per
passaggio di cacciatori in periodo di addestramento
cani e/o durante l’esercizio venatorio
Negativo
Controllo e riduzione specie alloctone, invasive, in
aree non vocate: riduzione di specie che causano
disturbo o danni ad altre specie (ad es. cinghiale)
Positivo
Censimenti, monitoraggi, raccolta dati sulla fauna
selvatica oggetto di prelievo
Positivo
Protezione di specie mediante la pianificazione
territoriale
Positivo
Regolamentazione di attività venatoria e pressione
di caccia
Positivo
Miglioramenti ambientali: incremento e
conservazione di specie prioritarie e non
Positivo
- Effetti indiretti accertati e poten ziali (positivi e negativi) su habitat
INCIDEN ZA DEL PFV S UGLI HABITAT
Controllo e riduzione delle specie alloctone,
invasive, in aree non vocate: riduzione di specie a
potenziale impatto che alterano habitat di interesse
EFFETTO
Positivo
- Effetti indiretti accertati e poten ziali (positivi e negativi) su specie
226
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
INCIDEN ZA DEL PFV S ULLE S PECIE
EFFETTO
Inquinamento da piombo su specie sensibili: rischi
di intossicazione su rapaci, uccelli acquatici,
galliformi e altre specie
Negativo
Inquinamento da piombo generalizzato a livello
ecosistemico, con particolare incidenza sulle zone
umide di fondovalle a decorso lentico
Negativo
Diffusione e trasmissione di agenti patogeni alle
popolazioni selvatiche in seguito ad immissioni di
specie di allevamento per ripopolamento (fagiani,
quaglie, lepri, etc..)
Negativo
Modifiche degli areali distributivi e delle densità
delle specie oggetto di prelievo e di altre ad esse
correlate (ad es. relazioni preda-predatore)
Negativo
S quilibrio nelle densità di prede disponibili che
favoriscono specie opportuniste quali colpe, corvidi,
ecc.
Negativo
7 INCIDENZA DEL PFV SUGLI HABITAT EFFETTO POTENZIALE
7.1 Valutazione delle incidenze imputabili ad attività di caccia agli ungulati
Il lupo rappresenta il più importante predatore selvatico dei nostri ecosistemi, la cui presenzanel
territorio della provincia di Frosinone è sicuramente in aumento.
Anche se risulta molto difficilequantificare numericamente la popolazione appenninica, poichè
azioni di monitoraggio/censimento del lupo vengono sistematicamente condottesolo all’interno
dell’area di insidenza del PNALM , e che comunque registrano presenze crescenti, questo trend è
sicuramente avallato dai numerosi studieffettuatied è senz’altro correlato alla maggiore disponibilità
di ambienti idonei, areeprotette in particolare, e alle fonti di nutrimento con prede quali bovini,
ovini, caprini, ma anche cinghiali e/o altri ungulati selvatici.
In questo contesto si inquadrano gli impegni assunti e le direttive impartite dalla Direzione
Protezione della Natura e del Mare (DPNM ) in merito agli aspetti connessidirettamente e
indirettamente con la gestione venatoria, mirati a promuoverela tutela e la conservazione della
popolazione appenninica di orso bruno marsicano, considerata a forte rischio di estinzione.
Gli indirizzi gestionali sono ampiamente approfonditi, illustrati e specificati nel Piano d’Azione
per la Tutela dell’Orso Marsicano – PATOM , con un particolare riferimento ai paragrafi 2.2, 3.1,
azione B1 dello stesso e nei quali si puntualizzano, sulla base delle migliori conoscenze scientifiche
sulla specie in esame, le prescrizioni da applicarsi necessariamente per garantire il miglioramento
dello stato di conservazione della specie nell’appennino centrale, tra cui: “divieto di caccia in
braccata”, “organizzazione ed utilizzo di tecniche di prelievo a minor impatto”; “riorganizzazione
227
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
territoriale delle attività di gestione sulla base di apposita cartografia di presenza della specie”,
oltre agli stessi tempi di attuazione.
La stesura del Piano Faunistico Venatorio e del presente documento di Studio di Valutazione di
Incidenza, a supporto dello stesso, non può quindi prescindere o discostarsi da quanto espresso in
questo, ma deve tendere alla corretta organizzazione e pianificazione dell’attività venatoria con
stesura di una apposita regolamentazione specifica di gestione delle diverse specie e con la relativa
definizione di distinte prescrizioni inerenti: l’assegnazione univoca delle zone di caccia alle
squadre, l’organizzazione e la composizione delle mute, il numero e la qualità dei cani utilizzabili.
In particolare la caccia al cinghiale condotta con la modalità della braccata risulta di notevole
impatto per il lupo,per l’orso oltre che per specie dell’avifauna molto esigenti. Questo sia in termini
di disturbo che di rischio di abbattimenti accidentali e pertanto si dovrà diffondere e promuovere,
con attività pilota di buone pratiche di gestione venatoria ed eventi di formazione ed aggiornamento
l’uso della girata e della caccia di selezione.
Dalla consultazione della recente pubblicazioneMonaco A., Carnevali L. e S . Toso, 2010 –
Linee guida per la gestione del Cinghiale(Sus scrofa) nelle aree protette. 2° edizione. Quad.
Cons. Natura, 34, Min.Ambiente– IS PRA e dalla consultazioni di diversi studi svolti sul territorio
nazionale si evince che la tecnica della caccia in girata sia assolutamente di minor disturbo diretto
e/o indiretto a patto che venga condotta a regola d’arte, ossia:
- ci sia presenza di un cane limiere /conduttore formato (E.N.C.I.);
- le mute di cani impiegate siano tendenzialmente omogenee (stessa specie) e
costituite da circa 4/ 5 elementi;
- il numero delle poste sia contenuto, da 6 a 10.
Questa tecnica di caccia se condotta in modo irreprensibile si è rivelata maggiormente efficiente
rispetto alla classica caccia in braccata in termini di numero di animali abbattuti e con delle spese e
dei costi di gestione inferiori di circa il 40% (veterinario, alimenti, vaccinazioni).
Altri vantaggi tangibili della tecnica di caccia in girata sono:
- maggior controllo e maggiore unione dei cani impiegati;
- assenza di canizie e pertanto minor disturbo diretto e/o indiretto;
- minor rischio di smarrimento dei cani, che spesso sconfinano in aree protette
e comportano diverse problematiche ai proprietari per il loro recupero.
Tali pratiche potranno e dovranno contemplare il coinvolgimento degli ATC per il supporto alle
amministrazioni competenti nella revisione della programmazione venatoria.
Nei seguenti prospetti si riportano e si definiscono le incidenze negative direttamente
riconducibili alla specifica tipologia di caccia.
VALUTAZIONE D ELL’IMPATTO NEGATIVO S U LUPO/ORS O
DA CACCIA AL CINGHIALE IN BRACCATA
di impatto
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
Dominio spaziale
dell’impatto
impatto certo
reversibile
medio
termine
Superfici incluse
nei siti in cui
Tipo
Probabilità
diimpatto
disturbo
228
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
abbattimento
involontario
probabilità
alta
irreversibile
lungo
termine
operano le squadre
dei cinghialai
VALUTAZIONE D ELL’IMPATTO NEGATIVO S U LUPO/ORS O
DA CACCIA AL CINGHIALE IN GIRATA
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
probabilità
bassa
reversibile
breve
termine
probabilità
molto bassa
irreversibile
lungo
termine
Tipo
Probabilità
di impatto
di impatto
disturbo
abbattimento
involontario
Dominio spaziale
dell’impatto
Superfici incluse
nei siti in cui
operano le squadre
dei cinghialai
VALUTAZIONE D ELL’IMPATTO NEGATIVO S U LUPO/ORS O
DA CACCIA D I SELEZIONE AGLI UNGULATI
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
probabilità
molto bassa
/nulla
reversibile
breve
termine
probabilità
molto bassa
/nulla
irreversibile
Tipo
Probabilità
di impatto
di impatto
disturbo
abbattimento
involontario
lungo
termine
Dominio spaziale
dell’impatto
Superfici oggetto di
caccia di selezione
Dai prospetti sovrariportati si evince chiaramente che l’incidenza della caccia al cinghiale
condotta con la tecnica della braccata è moltosignificativa per il lupo, per l’orso e per l’avifauna in
genere. Sono quindi sicuramente da privilegiaree far conoscere le forme di caccia a più basso
impatto ambientale come la caccia in girata:E’sempre consigliabile la riduzione del numero di cani
per questa tecnica.
Pertanto la caccia tradizionale in braccatadeve essere rilegata esclusivamente a casi di
emergenze specifici in cui le altre forme di prelievo non consentano di contenere risultati
soddisfacenti. Ad esempio quando è necessario contenere le densità di distribuzione del cinghiale al
di sotto di valori stabiliti annualmente dalla amministrazione provinciale, e pertanto relativamente
ad un numero esiguo di interventi concentrati nel tempo e nello spazio.
Se è vero che la caccia condotta con la tecnica della girata, pur conservando una certa incidenza
negativa, risulta sempre diminore impatto rispetto alle altre forme, poichè si svolge su superfici più
contenute, coinvolge un numero più esiguo di cacciatori con meno cani a seguito. Deve
quindiessere favorita e preferirsi soprattutto quando è congiunta a specifiche misure di mitigazione,
che possono essere ad esempio la sensibilizzazione dei praticantisul rischio di abbattimenti
involontari.
La caccia di selezione al cinghiale, per le modalità con cui viene esercitata presenta delle
incidenze e dei fattori di disturbo trascurabili o addirittura non significativi per il lupo o per l’orso
229
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
che possono essere ulteriormente mitigati con attività diformazione e sensibilizzazione degli stessi
praticanti.
Un ulteriore impatto segnalato per lo svolgimento delle cacce al cinghiale in tutte le sueforme si
manifesta nelle aree idonee alla riproduzione dei rapaci rupicoli in particolare all’inizio del periodo
diinsediamento delle coppie, periodo nel quale la tolleranza al disturbo è molto inferiorerispetto alle
successive fasi riproduttive.
VALUTAZIONE D ELL’IMPATTO NEGATIVO S U RAPAC I RUPICOLI
DA CACCIA IN BATTUTA, BRACCATA E IN GIRATA AL C INGHIALE IN GENNAIO
(INSEDIAMENTO DELLE COPPIE NIDIFICANTI)
Tipo
Probabilità
di impatto
di impatto
disturbo
probabilità
alta
Rerversibilità
dell’impatto
irreversibile,
abbandono del
sito
Durata
effetti
impatto
Dominio spaziale
dell’impatto
lungo termine
Superfici localizzate
nei siti in cui
operano le squadre
dei cinghialai
VALUTAZIONE D ELL’IMPATTO NEGATIVO S U RAPAC I RUPICOLI
DA CACCIA D I SELEZIONE AGLI UNGULATI
(INSEDIAMENTO/RIPRODUZIONE DELLE COPPIE NIDIFICANTI)
Tipo
Probabilità
di impatto
di impatto
disturbo
Rerversibilità
dell’impatto
irreversibile,
abbandono del
sito
probabilità
alta
Durata
effetti
impatto
Dominio spaziale
dell’impatto
lungo termine
Superfici localizzate
nei siti in cui
operano le squadre
dei cinghialai
7.2 Valutazione dell’impatto della caccia da appostamento
La caccia da appostamento fisso e/o temporaneo può costituire una delle attività piùimpattanti a
causa del prelievo e del disturbo che tale attività comporta non solo per lespecie cacciabili ma anche
per le specie protette particolarmente nelle zone umide idoneealla sosta, alimentazione e rifugio di
queste specie.
Nei seguenti prospetti si riportano e si definiscono le incidenze negative direttamente
riconducibili a questa specifica tipologia di caccia.
VALUTAZIONE D ELL’IMPATTO NEGATIVO S ULLE S PECIE ORN ITICHE
DI INTERES S E COMUNITARIO
DA CACCIA AGLI ACQUATICI DA APPOS TAMENTO
Tipo
Probabilità
di impatto
di impatto
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
Dominio spaziale
dell’impatto
230
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
inversamente
disturbo
lungo
termine
correlata alla
frequenza del
disturbo
certo
Superfici di AFV
e
abbattimenti
appostamenti fissi
probabilità
bassa
involontari
di specie
protette
lungo
termine
irreversibile
in ATC
La caccia da appostamento agli uccelli acquatici, qualora praticata per più di ungiorno alla
settimana, rappresenta un fattore di incidenza negativa altamentesignificativa per gli uccelli
acquatici migratori e svernanti e in particolare per lespecie di interesse comunitario.
L’incidenza negativa può essere mitigata consentendo la caccia in ogni zona umida,compresi gli
appostamenti fissi contigui alle ZPS, o per un’intera giornata a settimanadall’alba al tramonto o per
due giornate alla settimana dall’alba alle ore 12.
Risulta inoltre fondamentale controllare il rispetto della densità massima degliappostamenti non
consentendo gli appostamenti temporanei all’interno e nel raggio di 150metri dalle zone umide.
7.3 Valutazione dell’impatto della caccia in forma vagante
Le modalità con le quali la caccia in forma vagante è svolta sono varie e dipendono da:
-speciecacciate;
- ambienti in cui viene effettuata;
- abitudini del cacciatore.
VALUTAZIONE D ELL’IMPATTO NEGATIVO S U RAPAC I RUPICOLI
DA CACCIA VAGANTE IN GENNAIO
(INSEDIAMENTO DELLE COPPIE NIDIFICANTI)
Tipo
Probabilità
di impatto
di impatto
disturbo
probabilità
bassa
Rerversibilità
dell’impatto
irreversibile,
abbandono del
sito
Durata
effetti
impatto
Dominio spaziale
dell’impatto
lungo termine
aree localizzate ed
incluse nei siti in cui
avviene la caccia
vagante
VALUTAZIONE D ELL’IMPATTO NEGATIVO S ULLE S PECIE ORN ITICHE
DI INTERES S E COMUNITARIO
DA CACCIA VAGANTE AGLI ACQUATICI
231
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Tipo
Probabilità
di impatto
di impatto
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
Dominio spaziale
dell’impatto
lungo
termine
Superfici di AFV
inversamente
disturbo
correlata alla
frequenza del
disturbo
certo
e
abbattimenti
involontari
di specie
protette
appostamenti fissi
probabilità
alta
irreversibile
lungo
termine
in ATC
7.4 Valutazione dell’impatto delle attività di Controllo delle specie problematiche
- ungulati;volpe e corvidi.
VALUTAZIONE D ELL’IMPATTO NEGATIVO S ULLE S PECIE ORN ITICHE
DI INTERES S E COMUNITARIO
DA INTERVENTI DI CONTROLLO ALLA VOLPE
Tipo
Probabilità
di impatto
di impatto
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
irreversibile in
caso di
abbandono del
sito
lungo
termine
Dominio spaziale
dell’impatto
probabilità
bassa
disturbo in
fase di
insediamento
e/o
nidificanti
probabilità
alta
in zone
umide e/o in
siti di
nidificazione
Superfici dei
Siti Natura 2000
Attività di controllo dei corvidi (Cornacchia Corvus corone, Gazza Pica pica,Ghiandaia
Garrulus glandarius)
Si tratta di attività di controllo altamente selettive e ridotto disturbo verso le specie nonbersaglio
ma è da non escludere la possibilità che specie di rapaci protette restino intrappolate neidispositivi
utilizzati attratte dalla presenza delle prede.
232
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
7.5 Valutazione dell’impatto delle attività di ripopolamento
VALUTAZIONE D ELL’IMPATTO NEGATIVO S ULLE S PECIE ORN ITICHE
DI INTERES S E COMUNITARIO
DA INTERVENTI DI CATTURA
Tipo
Probabilità
di impatto
di impatto
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
irreversibile
lungo
termine
Dominio
spaziale
dell’impatto
Disturbo agli
uccelli in
insediamento e/o
nidificanti con
cattura
probabilità
alta
Superfici dei
Siti Natura
2000
effettuata
a partireda marzo
VALUTAZIONE D ELL’IMPATTO NEGATIVO S ULLE S PECIE ORN ITICHE
DI INTERES S E COMUNITARIO
DA INTRODUZIONE DI ANATIDI IN ZONE UMIDE DI AFV E APPOS TAMENTI
FISS I
Tipo
Probabilità
di impatto
di impatto
Rischio di
diffusione
di agenti
patogeni
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
probabilità
bassa
infettivi
Inquinamento
genetico
Dominio spaziale
dell’impatto
probabilità
alta
irreversibile
lungo
termine
aree umide
ricadenti
in
Siti Natura 2000
Disturbo agli
uccelli in
insediamento
e/o
Certo,
connesso
con la
frequenza
dell’attività
233
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
nidificanti
Incremento
rischio di
botulismo
Competizione
con le specie
selvatiche
Variabile,
correlata
con il
numero
diindividui
introdotti
reversibile
Attività di addestramento e allevamento cani da caccia
La D.G.R. n.454 del 2008 prevede per le ZPS il divieto di svolgimento dell'attività di
addestramento di cani da caccia prima del 1° settembre edopo la chiusura della stagione venatoria.
Sono fatte salve le zone di cui all'art.10, comma8, lettera e), della Legge n.157/1992 sottoposte a
procedura di valutazione di incidenzapositiva, entro la data di emanazione dell'atto di cui all'art.3,
comma 1.
Dalla L.R. n. 17 del 2 maggio 1995, art.10 (P.F.V.P.). Approvazione Indirizzi regionali per
l’elaborazione dei Piani Faunistici Venatori Provinciali si evince che “ ... l’istituzione di nuove
ZAC o l’ampliamento di quelle esistenti non potrà essere autorizzata nell’ambito delle aree
classificate Natura 2000. Il rinnovo di quelle esistenti, ricadenti in aree Natura 2000 dovrà essere
sottoposto a Valutazione d’Incidenza.”
8. PREVIS IONI DEL P.F.V.S U S .I.C. E Z.P.S .
In considerazione degli impatti effettivamente evidenziati e di quelli potenziali, diretti ed indiretti, e
secondo quanto previsto dalla vigente normativa con la presente sezione dello Studio di Incidenza
del Piano Faunistico Venatorio Provinciale si approfondisce il livello di valutazione delle incidenze
relative ai singoli siti Rete Natura 2000.
Si riportano di seguito specifiche e dettagliate considerazioni e osservazionirelative ai siti della,
istituiti nella provincia di Frosinone, in quanto si ritiene fondamentale puntualizzare ed analizzare le
misure di mitigazioneda adottarsi a seguito delle emerse e delle previste incidenze
negativericonducibili al nuovo P.F.V. provinciale edalle connesse ed accessorie pratiche
all’esercizio dell’attività venatoria.
8.1 S IC Monte Autore e Monti Simbruini centrali
CODICE SITO NATURA 2000
SIC Monte Autore e Monti Simbruini centrali
IT6030040
Nel territorio del SIC l’attività venatoria non è consentita in quanto lo stesso sito ricade all’interno del Parco Naturale
Regionale Monti Simbruini
8.2 Monti Lepini
234
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
CODICE SITO NATURA 2000
ZPS Monti Lepini
IT6030043
DESCRIZIONE
Nel territorio della ZPS l’attività venatoria è consentita su circa ......... ettari. Si specifi ca che il territorio della ZPS comprende l’intera
superficie del SIC Monte Caccume ed altresì la superficie dell’Oasi Santa Serena - Pratillo
SOVRAPPOSIZIONE CON ISTITUTI PREVISTI DAL
P.F.V.
Istituto
Attività
Venatoria
SANTA SERENA PRATILLO
OASI
divieto
Zona Allenamento
Cani PATRICA
ZAC
ATC 1
ATC
consentita
vocata*
376,82
ATC 2
ATC
consentita
vocata*
4.239,61
Denominazione
Vocata
Ungulati
Periodo
Ha
%
676,00
permanent e
15,39
Totale
5.307,82
* esclusivamente al cinghiale
INCIDENZE POTENZIAL MENTE PRESENTI NEL SITO
IMPATTO
Prelievo venatorio accidentale su specie non cacciabili
negativo
Disturbo causato da cani e cacciatori
negativo
Danneggiam ento di habitat connesso con l’accesso e/o lo svolgimento dell’attività
venatoria
negativo
Controllo e riduzione di speciealloctone, invasive e/o opportunistiche
positivo
Censimenti, monitoraggi e raccolta dati
positivo
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DELL’INCIDENZA SULL’INTEGRITÀ DEL SITO
Attivita’
controllo
del
cinghiale in
girata
Oggetto di
incidenza
lupo
Tipo di
impatto
disturbo
Probabilità
di impatto
probabilità
molto bassa
Rerversibilità
dell’impatto
reversibile
Durata
effetti
impatto
breve
termine
Dominio
spaziale
dell’impatto
superfici
incluse in
area non
vocata in
caso di
235
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
attività di
controllo
superfici
incluse in
controllo
del
cinghiale in
girata
caccia al
cinghiale in
battuta e
lupo
lupo
abbattimento
involontario
disturbo
probabilità
molto bassa
impatto
certo
irreversivile
lungo
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
reversibile
medio
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale
in battuta e
lupo
abbattimento
involontario
probabilità
alta
irreversibile
lungo
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale in
battuta e
braccata in
gennaio
controllo e
caccia di
selezione
agli
ungulati
rapaci
rupicoli
lupo
disturbo
disturbo
probabilità
alta
probabilità
molto bassa
irreversibile in
caso di
abbandono
reversibile
controllo e
caccia
lungo
termine
impatto
localizzato
nelle
superfici
incluse in
area vocata
in prossimità
dei siti di
nidificazione
breve
termine
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
di selezione
agli
ungulati
lupo
abbattimento
involontario
nulla
irreversibile
lungo
termine
prelievo
venatorio
accidentale
specie di
avi fauna
protette
abbattimento
involontario
probabilità
media
lungo
termine
ridotto
irreversibile
presen za e
attività di
cani e
cacciatori
uccelli in
insediamento
e nidificanti
probabilità
alta
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
ridotto
disturbo
236
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
accesso e
svolgimento
dell’attività
venatoria
habitat
danneggiamento
probabilità
bassa;
connessione
altre attività
reversibile in
ragione della
frequenza e
durata
dell’impatto
lungo
termine
ridotto
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DEGLI IMPATTI RILEVATI
E
MISURE DI MITIGAZIONE DA ADOTTARSI
L’attività di controllo al cinghiale, qualora fosse realizzata, dovrà attuarsi con le modalità della girata e potrà
comportare con elevata probabilità disturbo al lupo; la probabilità di abbattimento involontario è molto bassa
per le modalità con cui viene effettuata
L’attività di caccia al cinghiale attuata con la modalità della battuta e della braccata comporta un elevato
disturbo ed elevata probabilità di abbattimento involontario al lupo, e se svolta in gennaio elevata probabilità di
disturbo a uccelli nidificanti in insediamento.
Pertanto la stessa dovrà essere progressivamente sostituita da tecniche meno invasive, promuovendo l’uso della
caccia in girata e della caccia di selezione
Gli abbattimenti involontari di avifauna protetta, il disturbo causato da cani e cacciatori, nonché l’eventuale
danneggiamento di habitat, possono effettivamente comportare degli impatti sul sito.
Garantire delle fas ce di rispetto , se necessario anche con eventuale sospensione temporanea della circolazione
di automezzi, al fine di evitare l’avvicinamento a pareti rocciose occupate per l a nidi ficazione da Aquila reale
(Aquila chrysaetos), Fal co pellegrino (Fal co per egrinus), Lanario (Fal co biarmicus), Poiana (But eo buteo),
Gufo reale (Bubo bubo) e Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax)
Avviare azioni di sensibilizzazione alla problematica degli abbattimenti involontari.
Promuovere per chi pratica la caccia al cinghiale l’utilizzo della tecnica della girata, in quanto metodo meno
impattante e alternativo a altre forme di caccia collettiva
Sostenere forme di preven zione e di repressione dei fenomeni di bracconaggio
Valorizzazione della produzione di selvaggina in loco mediante opportune strutture di riproduzione e
ambientamento, riducendo al contempo l’entità dei ripopolamenti di selvaggina nei mesi estivi
Attuazione di interventi gestionali sulle aree boscate in modo da incrementarne la funzione
trofi ca e di rifugio e da garantire una distribuzione spaziale più omogenea della fauna
8.3 ZPS Monti Ausoni e Aurunci
CODICE SITO NATURA 2000
ZPS Monti Ausoni e Aurunci
IT6040043
DESCRIZIONE
Nel territorio della ZPS l’attività venatoria è consentita su circa 6.902,0 ettari. Si specifica che il territorio della ZPS comprende part e
delle superfici dei SIC: Fiume Amaseno alto corso,Monte Calvo e Calvilli, Forcelle di Campello e Fraile, Grotte di Pastena e Parete
del Monte Fammera.
Al contempo internamente al sito Natura 2000 ricadono porzioni del Parco Naturale Regionale Monti Aurunci e Parco N aturale
Regionale Monti Ausoni e Lago di Fondi in cui non è consentita l’attività venatoria
237
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
SOVRAPPOSIZIONE CON ISTITUTI PREVISTI DAL
P.F.V.
Denominazione
Istituto
Attività Venatoria
Santa Croce
AFV
consentita 1.315,97
Ha
Periodo
Vocata
Ungulati
Ha
1.500,97
permanent e
vocata*
permanent e
vocata*
permanent e
vocata*
(162
riservino)
vocata*
3.659,07
(185
riservino)
divieto 185 Ha
consentita 156,00
Ha
AFV
Il Casale
195,00
(39
riservino)
divieto 39 Ha
consentita 1.385,02
Ha
AFV
Montevetro
1.547,02
divieto 162 Ha
ATC 2
%
consentita
Totale
6.902,06
* esclusivamente al cinghiale
INCIDENZE POTENZIAL MENTE PRESENTI NEL SITO
IMPATTO
Prelievo venatorio accidentale su specie non cacciabili
negativo
Disturbo causato da cani e cacciatori
negativo
Danneggiam ento di habitat connesso con l’accesso e/o lo svolgimento dell’attività
venatoria
negativo
Controllo e riduzione di speciealloctone, invasive e/o opportunistiche
positivo
Censimenti, monitoraggi e raccolta dati
positivo
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DELL’INCIDENZA SULL’INTEGRITÀ DEL SITO
Attivita’
controllo
del
cinghiale in
girata
Oggetto di
incidenza
Tipo di
impatto
Probabilità
di impatto
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
Dominio
spaziale
dell’impatto
superfici
incluse in
lupo
disturbo
probabilità
molto bassa
reversibile
breve
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
238
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
controllo
del
cinghiale in
girata
caccia al
cinghiale in
battuta e
superfici
incluse in
abbattimento
lupo
involontario
lupo
disturbo
probabilità
molto bassa
impatto
certo
irreversivile
reversibile
lungo
termine
medio
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale
in battuta e
abbattimento
involontario
lupo
probabilità
alta
irreversibile
lungo
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale in
battuta e
impatto
localizzato
nelle
superfici
incluse in
area vocata
in prossimità
dei siti di
nidificazione
rapaci
rupicoli
disturbo
probabilità
alta
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
prelievo
venatorio
accidentale
specie di
avi fauna
protette
abbattimento
involontario
probabilità
media
lungo
termine
ridotto
irreversibile
presen za e
attività di
cani e
cacciatori
uccelli in
insediamento
e nidificanti
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
ridotto
disturbo
probabilità
alta
danneggiamento
probabilità
bassa;
connessione
altre attività
reversibile in
ragione della
frequenza e
durata
dell’impatto
lungo
termine
braccata in
gennaio
accesso e
svolgimento
dell’attività
venatoria
habitat
ridotto
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DEGLI IMPATTI RILEVATI
E
MISURE DI MITIGAZIONE DA ADOTTARSI
Attività di controllo al cinghiale, qualora fosse realizzata, dovrà attuarsi con le modalità della girata e potrà
comportare con elevata probabilità disturbo al lupo; la probabilità di abbattimento involontario è molto bassa
per le modalità con cui viene effettuata
Attività di caccia al cinghiale attuata con le modalità della battuta e della braccata potrà comportare con elevata
probabilità disturbo al lupo ed elevata probabilità di abbattimento involontario e se svolta in gennaio elevata
probabilità di disturbo a uccelli nidificanti in insediamento
239
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Gli abbattimenti involontari di avifauna protetta, il disturbo causato da cani e cacciatori, nonché l’eventuale
danneggiamento di habitat, possono effettivamente comportare degli impatti sul sito.
Garantire delle fas ce di rispetto , se necessario anche con eventuale sospensione temporanea della circolazione
di automezzi, al fine di evitare l’avvicinamento a pareti rocciose occupate per l a nidi ficazione da Aquila reale
(Aquila chrysaetos), Falco pellegrino (Falco peregrinus), Lanario (Falco biarmicus ), Gufo reale (Bubo bubo) e
Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax)
Avviare azioni di sensibilizzazione alla problematica degli abbattimenti involontari.
Promuovere per chi pratica la caccia al cinghiale l’utilizzo della tecnica della girata, in quanto metodo meno
impattante e alternativo a altre forme di caccia collettiva
Sostenere forme di preven zione e di repressione dei fenomeni di bracconaggio
Valorizzazione della produzione di selvaggina in loco mediante opportune strutture di riproduzione e
ambientamento, riducendo al contempo l’entità dei ripopolamenti di selvaggina nei mesi estivi
Attuazione di interventi gestionali sulle aree boscate in modo da incrementarne la funzione
trofi ca e di rifugio e da garantire una distribuzione spaziale più omogenea della fauna
8.4 S IC Versante meridionale del Monte Scalambra
CODICE SITO NATURA 2000
SIC Versante meridionale del Monte Scalambra
IT 6050001
DESCRIZIONE
Nel territorio del SIC l’attività venatoria è consentita su circa 120,6 ettari.
SOVRAPPOSIZIONE CON ISTITUTI PREVISTI DAL
P.F.V.
Denominazione
Istituto
ATC 1
Attività Venatoria
Periodo
Vocata
Ungulati
consentita
Ha
%
120,60
Totale
INCIDENZE POTENZIAL MENTE PRESENTI NEL SITO
120,60
IMPATTO
Prelievo venatorio accidentale su specie non cacciabili
negativo
Disturbo causato da cani e cacciatori
negativo
Danneggiam ento di habitat connesso con l’accesso e/o lo svolgimento dell’attività
venatoria
negativo
240
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Controllo e riduzione di speciealloctone, invasive e/o opportunistiche
positivo
Censimenti, monitoraggi e raccolta dati
positivo
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DELL’INCIDENZA SULL’INTEGRITÀ DEL SITO
Attivita’
controllo
del
cinghiale in
girata
controllo
del
cinghiale in
girata
caccia al
cinghiale in
battuta e
Oggetto di
incidenza
Tipo di
impatto
Probabilità
di impatto
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
Dominio
spaziale
dell’impatto
superfici
incluse in
lupo
disturbo
probabilità
molto bassa
reversibile
breve
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
superfici
incluse in
lupo
lupo
abbattimento
involontario
disturbo
probabilità
molto bassa
impatto
certo
irreversivile
reversibile
lungo
termine
medio
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale
in battuta e
lupo
abbattimento
involontario
probabilità
alta
irreversibile
lungo
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale in
battuta e
impatto
localizzato
nelle
superfici
incluse in
area vocata
in prossimità
dei siti di
nidificazione
rapaci
rupicoli
disturbo
probabilità
alta
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
prelievo
venatorio
accidentale
specie di
avi fauna
protette
abbattimento
involontario
probabilità
media
lungo
termine
ridotto
irreversibile
presen za e
attività di
cani e
cacciatori
uccelli in
insediamento
e nidificanti
probabilità
alta
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
ridotto
disturbo
braccata in
gennaio
241
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
accesso e
svolgimento
dell’attività
venatoria
habitat
danneggiamento
probabilità
bassa;
connessione
altre attività
reversibile in
ragione della
frequenza e
durata
dell’impatto
lungo
termine
ridotto
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DEGLI IMPATTI RILEVATI
E
MISURE DI MITIGAZIONE DA ADOTTARSI
Attività di controllo al cinghiale, qualora fosse realizzata, dovrà attuarsi con le modalità della girata e potrà
comportare con elevata probabilità disturbo al lupo; la probabilità di abbattimento involontario è molto bassa
per le modalità con cui viene effettuata
Attività di caccia al cinghiale attuata con le modalità della battuta e della braccata potrà comportare con elevata
probabilità disturbo al lupo ed elevata probabilità di abbattimento involontario e se svolta in gennaio elevata
probabilità di disturbo a uccelli nidificanti in insediamento
Gli abbattimenti involontari di avifauna protetta, il disturbo causato da cani e cacciatori, nonché l’eventuale
danneggiamento di habitat, possono effettivamente comportare degli impatti sul sito
Avviare azioni di sensibilizzazione alla problematica degli abbattimenti involontari.
Promuovere per chi pratica la caccia al cinghiale l’utilizzo della tecnica della girata, in quanto metodo meno
impattante e alternativo a altre forme di caccia collettiva
Sostenere forme di preven zione e di repressione dei fenomeni di bracconaggio
Valorizzazione della produzione di selvaggina in loco mediante opportune strutture di riproduzione e
ambientamento, riducendo al contempo l’entità dei ripopolamenti di selvaggina nei mesi estivi
Attuazione di interventi gestionali sulle aree boscate in modo da incrementarne la funzione
trofi ca e di rifugio e da garantire una distribuzione spaziale più omogenea della fauna
8.5 S IC Monte Porciano
CODICE SITO NATURA 2000
SIC Monte Porciano
IT 6050002
Nel territorio del SIC l’attività venatoria non è consentita in quanto lo stesso ricade interam ente all’interno della superfici e
dellaRiserva Naturale Regionale Lago di Canterno.
8.6 S IC Castagneti di Fiuggi
CODICE SITO NATURA 2000
SIC Castagneti di Fiuggi
IT 6050003
DESCRIZIONE
242
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Nel territorio del SIC l’attività venatoria è consentita su circa 50,0 ettari. Si ricorda che lo stesso sito è contiguo alla Riserva Naturale
Regionale Lago di Canterno.
SOVRAPPOSIZIONE CON ISTITUTI PREVISTI DAL
P.F.V.
Denominazione
Istituto
Attività Venatoria
Periodo
Vocata
Ungulati
consentita
permanent e
vocata
ATC 1
Ha
%
50,00
Totale
50,00
* esclusivamente al cinghiale
INCIDENZE POTENZIAL MENTE PRESENTI NEL SITO
IMPATTO
Prelievo venatorio accidentale su specie non cacciabili
negativo
Disturbo causato da cani e cacciatori
negativo
Danneggiam ento di habitat connesso con l’accesso e/o lo svolgimento dell’attività
venatoria
negativo
Controllo e riduzione di speciealloctone, invasive e/o opportunistiche
positivo
Censimenti, monitoraggi e raccolta dati
positivo
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DELL’INCIDENZA SULL’INTEGRITÀ DEL SITO
Attivita’
controllo
del
cinghiale in
girata
controllo
del
cinghiale in
girata
Oggetto di
incidenza
Tipo di
impatto
Probabilità
di impatto
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
Dominio
spaziale
dell’impatto
superfici
incluse in
lupo
disturbo
probabilità
molto bassa
reversibile
breve
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
superfici
incluse in
lupo
abbattimento
involontario
probabilità
molto bassa
irreversivile
lungo
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
243
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
caccia al
cinghiale in
battuta e
lupo
disturbo
impatto
certo
reversibile
medio
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale
in battuta e
abbattimento
involontario
lupo
probabilità
alta
irreversibile
lungo
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale in
battuta e
impatto
localizzato
nelle
superfici
incluse in
area vocata
in prossimità
dei siti di
nidificazione
rapaci
rupicoli
disturbo
probabilità
alta
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
prelievo
venatorio
accidentale
specie di
avi fauna
protette
abbattimento
involontario
probabilità
media
lungo
termine
ridotto
irreversibile
presen za e
attività di
cani e
cacciatori
uccelli in
insediamento
e nidificanti
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
ridotto
disturbo
probabilità
alta
danneggiamento
probabilità
bassa;
connessione
altre attività
reversibile in
ragione della
frequenza e
durata
dell’impatto
lungo
termine
braccata in
gennaio
accesso e
svolgimento
dell’attività
venatoria
habitat
ridotto
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DEGLI IMPATTI RILEVATI
E
MISURE DI MITIGAZIONE DA ADOTTARSI
L’attività di controllo al cinghiale, qualora fosse realizzata, dovrà attuarsi con le modalità della girata e potrà
comportare con elevata probabilità disturbo al lupo; la probabilità di abbattimento involontario è molto bassa
per le modalità con cui viene effettuata
L’attività di caccia al cinghiale attuata con la modalità della battuta e della braccata comporta un elevato
disturbo ed elevata probabilità di abbattimento involontario al lupo, e se svolta in gennaio elevata probabilità di
disturbo a uccelli nidificanti in insediamento.
Pertanto la stessa dovrà essere progressivamente sostituita da tecniche meno invasive, promuovendo l’uso della
caccia in girata e della caccia di selezione
Gli abbattimenti involontari di avifauna protetta, il disturbo causato da cani e cacciatori, nonché l’eventuale
danneggiamento di habitat, possono effettivamente comportare degli impatti sul sito.
Garantire delle fas ce di rispetto , se necessario anche con eventuale sospensione temporanea della circolazione
di automezzi, al fine di evitare l’avvicinamento a esemplari s ecolari di specie quercine (Quercus cerris)
occupat e per la nidi ficazione da Falco pellegrino (Falco per egrinus), Lanario (Fal co biarmicus), Poiana (Buteo
buteo), Gufo reale (Bubo bubo)
Avviare azioni di sensibilizzazione alla problematica degli abbattimenti involontari.
Promuovere per chi pratica la caccia al cinghiale l’utilizzo della tecnica della girata, in quanto metodo meno
impattante e alternativo a altre forme di caccia collettiva
244
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Sostenere forme di preven zione e di repressione dei fenomeni di bracconaggio
Valorizzazione della produzione di selvaggina in loco mediante opportune strutture di riproduzione e
ambientamento, riducendo al contempo l’entità dei ripopolamenti di selvaggina nei mesi estivi
Attuazione di interventi gestionali sulle aree boscate in modo da incrementarne la funzione
trofi ca e di rifugio e da garantire una distribuzione spaziale più omogenea della fauna
8.7 S IC Monte Viglio
CODICE SITO NATURA 2000
SIC Monte Viglio
IT 6050004
DESCRIZIONE
Nel territorio del SIC l’attività venatoria non è consentita in quanto lo stesso ricade interam ente all’interno della superfici e
del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini. Si specifica inoltre che il SIC in esame ricade al contempo
internamente al territorio della ZPS Monti Simbruini ed Ernici.
8.8 S IC Alta valle del Fiume Aniene
CODICE SITO NATURA 2000
SIC Alta valle del Fiume Aniene
IT 6050005
DESCRIZIONE
Nel territorio del SIC l’attività venatoria è consentita solo su una ridotta superficie pari a circa 14 ettari, in quanto lo stesso
ricade internamente al territorio del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini. Si specifi ca inoltre che il SIC in esame
ricade al contempo internam ente al territorio della ZPS Monti Simbruini ed Ernici
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DEGLI IMPATTI RILEVATI
E
MISURE DI MITIGAZIONE DA ADOTTARSI
Gli abbattimenti involontari di avifauna protetta, il disturbo causato da cani e cacciatori, nonché l’eventuale
danneggiamento di habitat, possono effettivamente comportare degli impatti sul sito.
Garantire delle fas ce di rispetto , se necessario anche con eventuale sospensione temporanea della circolazione
di automezzi, al fine di evitare l’avvicinamento a pareti rocciose e/o a esemplari secolari di speci e quercine
(Quercus cerris) occupat e per la nidi ficazione da Falco pellegrino (Fal co per egrinus), Lanario (Falco
biarmicus), Poiana (Buteo buteo), Gufo reale (Bubo bubo)
245
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Attuazione di interventi gestionali e/o di specifica regolamentazione dell’attività venatoria con azioni di
tutela delle specie di direttiva e mirando al miglioramento dello stato di conservazione dell’Orso bruno
marsicano (in linea con l e indicazioni del PATOM), definendo le aree di interess e, contiguità e connessione, e
successivament e coniugando la gestione delle attività venatorie nelle aree di interesse per l’orso adatttandole
con le esigenze della speci e. Inoltre si dovranno mettere in atto tutte le speci fiche e necess arie misure per il
contenimento degli impatti attuali e potenziali legati alle attività antropiche
Limitare le pres en ze giornaliere di cani in ZAC/ZALL nelle aree vicinali e/o interne ai siti PATOM
identificate a ALTA e MEDIA ATTITUDINE inserendo un opportuno cal endario di turnazione nelle aree
PATOM identificat e a ALTA e MEDIA ATTITUDINE.
Inserire nelle aree libere una speci fica turnazione nel periodoantecedente (21 giorni) la data di apertura della
caccia fissata annualment e dal calendario venatorio
Avviare azioni di sensibilizzazione alla problematica degli abbattimenti involontari.
Promuovere per chi pratica la caccia al cinghiale l’utilizzo della tecnica della girata, in quanto metodo meno
impattante e alternativo a altre forme di caccia collettiva
Sostenere forme di preven zione e di repressione dei fenomeni di bracconaggio
Valorizzazione della produzione di selvaggina in loco mediante opportune strutture di riproduzione e
ambientamento, riducendo al contempo l’entità dei ripopolamenti di selvaggina nei mesi estivi
Attuazione di interventi gestionali sulle aree boscate in modo da incrementarne la funzione
trofi ca e di rifugio e da garantire una distribuzione spaziale più omogenea della fauna
8.9 S IC Grotta dei Bambocci di Collepardo
CODICE SITO NATURA 2000
SIC Grotta dei Bambocci di Collepardo
IT6050006
DESCRIZIONE
In considerazione della tipologia e delle stess e caratteristiche del SIC in esame l’attività venatoria non è consentita. Si
speci fica inoltre che il SIC in esame ricade al contempo internament e al territorio della ZPS Monti Simbruini ed Ernici.
La stessa non è inclusa al contempo tra gli elem enti considerati critici e strettamente correlati agli obiettivi di
conservazione indicati per le speci e di rilievo e/o interesse, mentre tra le principali minacce per il sito si annoverano le
attività di speleo-turismo.
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DEGLI IMPATTI RILEVATI
E
MISURE DI MITIGAZIONE DA ADOTTARSI NELLE AREE LIMITROFE
Attuazione di interventi gestionali e/o di mi tigazione da attuarsi sulle aree limitrofe in cui sia concessa l’attività
venatoria in modo da tutelare le specie di direttiva, nel dettaglio Rhinolophus ferrum-equinum, Rhinolophus euryale,
Rhinolophus hipposideros, Myotis myotis, Myotis capaccinii, Miniopterus schreibersi soprattutto in area di ingresso alla
grotta stessa e nel periodo iniziale di insediamento delle coppie, periodo nel quale la tolleranza al disturbo è molto inferiore
246
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
rispetto alle successive fasi riproduttive.
8.10 S IC Monte Tarino e Tarinello – area sommitale
CODICE SITO NATURA 2000
SIC Monte Tarino e Tarinello – area sommitale
IT6050007
DESCRIZIONE
Nel territorio del SIC l’attività venatoria non è consentita in quanto lo stesso ricade interam ente all’interno della superfici e
del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini. Si specifica inoltre che il SIC in esame ricade al contempo
internamente al territorio della ZPS Monti Simbruini ed Ernici.
8.11 ZPS Monti Simbruini e Ernici
CODICE SITO NATURA 2000
ZPS Monti Simbruini e Ernici
IT 6050008
DESCRIZIONE
Nel territorio della ZPS l’attività venatoria è consentita su ci rca 7.539,6 ettari. Si specifi ca che il territorio della ZPS comprende
interamente le superfici dei SIC: Sorgenti dell'Aniene,Monte Viglio area sommitale, Campo Catino, Valle dell'Inferno, Monte Ortara
e Monte La Monna, Monte Passeggio e Pizzo Deta versante sud, Monte Passeggio e Pizzo Deta area sommitale, Grotta dei
Bambocci, e in part e le superfici dei SIC Monte Tarino e Tarinello area sommitale, Monte Autore e Simbruini Centrali e Alta Valle
del Fiume Aniene.
Inoltre si specifica che seppur parzialment e l’area comprende il territorio del Parco Naturale Regionale Monti Simbruini (11.630 Ha)e
che pertanto su tale superficie l’attività venatoria non è permessa.
SOVRAPPOSIZIONE CON ISTITUTI PREVISTI DAL
P.F.V.
Istituto
Attività Venatoria
Periodo
Vocata
Ungulati
Bosco di Trisulti Inferno
OASI
divieto
permanent e
vocata
3.475,00
Cerico
ZAC
consentita
permanent e
vocata
101,75
Monna Pica
ZAC
consentita
permanent e
vocata
0,30
Civita
AFV
consentita 1.274,90
Ha
permanent e
vocata
1.351,90
Denominazione
(77
riservino)
divieto 77 Ha
Monti Ernici
AFV
consentita 1.802,00
Ha
permanent e
vocata
consentita
2002,00
(200
riservino)
divieto 200 Ha
ATC 1
Ha
permanent e
vocata
Totale
4.361.59
11.292,54
247
%
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
* esclusivamente al cinghiale
INCIDENZE POTENZIAL MENTE PRESENTI NEL SITO
IMPATTO
Prelievo venatorio accidentale su specie non cacciabili
negativo
Disturbo causato da cani e cacciatori
negativo
Danneggiam ento di habitat connesso con l’accesso e/o lo svolgimento dell’attività
venatoria
negativo
Controllo e riduzione di speciealloctone, invasive e/o opportunistiche
positivo
Censimenti, monitoraggi e raccolta dati
positivo
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DELL’INCIDENZA SULL’INTEGRITÀ DEL SITO
Attivita’
controllo
del
cinghiale in
girata
controllo
del
cinghiale in
girata
Oggetto di
incidenza
Tipo di
impatto
Probabilità
di impatto
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
Dominio
spaziale
dell’impatto
superfici
incluse in
lupo/orso
lupo/orso
disturbo
abbattimento
involontario
probabilità
bassa
probabilità
molto bassa
reversibile
breve
termine
irreversivile
lungo
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
superfici
incluse in
area non
vocata in
248
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
caso di
attività di
controllo
caccia al
cinghiale in
battuta e
lupo/orso
disturbo
impatto
certo
reversibile
medio
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale
in battuta e
lupo/orso
abbattimento
involontario
probabilità
alta
irreversibile
lungo
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale in
battuta e
braccata in
gennaio
controllo e
caccia di
selezione
agli
ungulati
rapaci
rupicoli
lupo/orso
disturbo
disturbo
probabilità
alta
probabilità
molto bassa
irreversibile in
caso di
abbandono
reversibile
lungo
termine
impatto
localizzato
nelle
superfici
incluse in
area vocata
in prossimità
dei siti di
nidificazione
breve
termine
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
controllo e
caccia
lupo/orso
abbattimento
involontario
nulla
irreversibile
lungo
termine
prelievo
venatorio
accidentale
specie di
avi fauna
protette
abbattimento
involontario
probabilità
media
lungo
termine
ridotto
irreversibile
presen za e
attività di
cani e
cacciatori
uccelli in
insediamento
e nidificanti
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
ridotto
disturbo
probabilità
alta
danneggiamento
probabilità
bassa;
connessione
altre attività
reversibile in
ragione della
frequenza e
durata
dell’impatto
lungo
termine
di selezione
agli
ungulati
accesso e
svolgimento
dell’attività
venatoria
habitat
ridotto
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DEGLI IMPATTI RILEVATI
E
MISURE DI MITIGAZIONE DA ADOTTARSI
249
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Attuazione di interventi gestionali e/o di specifica regolamentazione dell’attività venatoria con azioni di
tutela delle specie di direttiva e mirando al miglioramento dello stato di conservazione dell’Orso bruno
marsicano (in linea con le indicazioni del PATOM), dapprima definendo ed istituendo le aree di interess e,
contiguità e connessione, e successivamente coniugando la gestione delle attività venatorie nelle aree di
interesse per l’orso adatttandole con le esigenze della specie. Inoltre si dovranno mettere in atto tutte le
speci fiche e necess arie misure per il contenimento degli impatti attuali e potenziali legati alle attività antropiche
Attività di controllo al cinghiale, qualora fosse realizzata, dovrà attuarsi con le modalità della girata e potrà
comportare con elevata probabilità disturbo al lupo; la probabilità di abbattimento involontario è molto bassa
per le modalità con cui viene effettuata
Attività di caccia al cinghiale attuata con le modalità della battuta e della braccata potrà comportare con elevata
probabilità disturbo al lupo ed elevata probabilità di abbattimento involontario e se svolta in gennaio elevata
probabilità di disturbo a uccelli nidificanti in insediamento
Gli abbattimenti involontari di avifauna protetta, il disturbo causato da cani e cacciatori, nonché l’eventuale
danneggiamento di habitat, possono effettivamente comportare degli impatti sul sito.
Garantire delle fas ce di rispetto , se necessario anche con eventuale sospensione temporanea della circolazione
di automezzi, al fine di evitare l’avvicinamento a pareti rocciose occupate per l a nidi ficazione da Aquila reale
(Aquila chrysaetos), Fal co pellegrino (Fal co per egrinus), Lanario (Fal co biarmicus), Poiana (But eo buteo),
Gufo reale (Bubo bubo) e Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax)
Limitare le pres en ze giornaliere di cani in ZAC/ZALL nelle aree vicinali e/o interne ai siti PATOM
identificate a ALTA e MEDIA ATTITUDINE inserendo un opportuno cal endario di turnazione nelle aree
PATOM identificat e a ALTA e MEDIA ATTITUDINE.
Inserire nelle aree libere una speci fica turnazione nel periodoantecedente (21 giorni) la data di apertura della
caccia fissata annualment e dal calendario venatorio
Avviare azioni di sensibilizzazione alla problematica degli abbattimenti involontari.
Promuovere per chi pratica la caccia al cinghiale l’utilizzo della tecnica della girata, in quanto metodo meno
impattante e alternativo a altre forme di caccia collettiva
Sostenere forme di preven zione e di repressione dei fenomeni di bracconaggio
Valorizzazione della produzione di selvaggina in loco mediante opportune strutture di riproduzione e
ambientamento, riducendo al contempo l’entità dei ripopolamenti di selvaggina nei mesi estivi
Attuazione di interventi gestionali sulle aree boscate in modo da incrementarne la funzione
trofi ca e di rifugio e da garantire una distribuzione spaziale più omogenea della fauna
8.12 S IC Campo Catino
CODICE SITO NATURA 2000
SIC Campo Catino
IT 6050009
DESCRIZIONE
Nel territorio del SIC l’attività venatoria è consentita solo su una ridotta superfi cie pari a circa 55,1 ettari, in quanto lo
stesso ricade interamente al territorio del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini. Si specifi ca inoltre che il SIC in
esame ricade al contempo internamente al territorio della ZPS Monti Simbruini ed Ernici.
250
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DEGLI IMPATTI RILEVATI
E
MISURE DI MITIGAZIONE DA ADOTTARSI NELLE AREE LIMITROFE
Attuazione di interventi gestionali e/o di specifica regolamentazione dell’attività venatoria con azioni di tutela delle
specie di direttiva e mirando al miglioramento dello stato di conservazione dell’Orso bruno marsicano (in linea con le
indicazioni del PATOM), dapprima definendo ed istituendo le aree di interess e, contiguità e connessione, e
successivament e coniugando la gestione delle attività venatori e nelle aree di interesse per l’orso adatttandole con le
esigenze della specie. Inoltre si dovranno mettere in atto tutte le speci fiche e necessarie misure per il contenimento degli
impatti attuali e potenziali legati alle attività antropiche
Attività di controllo al cinghiale, qualora fosse realizzat a, dovrà attuarsi con le modalità della girata e potrà comportare con
elevata probabilità disturbo al lupo; la probabilità di abbattimento involontario è molto bassa per le modalità con cui viene
effettuata
Attività di caccia al cinghiale attuata con le modalità della battuta e della braccata potrà comport are con elevat a probabilità
disturbo al lupo ed elevat a probabilità di abbattimento involontario e se svolta in gennaio el evata probabilità di disturbo a
uccelli nidificanti in insediamento
Gli abbattimenti involontari di avifauna protetta, il disturbo causato da cani e cacci atori, nonché l’eventual e
danneggiamento di habitat, possono effettivamente comportare degli impatti sul sito.
Garantire delle fasce di rispetto , se necessario anche con eventuale sospensione temporanea della circolazione di
automezzi, al fine di evitare l’avvicinamento a pareti rocciose occupate per la nidi ficazione da Aquila reale (Aquila
chrysaetos), Falco pellegrino (Falco peregrinus), Lanario (Falco biarmicus), Poiana (Buteo buteo), Gufo real e (Bubo
bubo) e Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax)
Avviare azioni di sensibilizzazione alla problematica degli abbattimenti involontari.
Promuovere per chi pratica la caccia al cinghiale l’utilizzo della tecnica della girata, in quanto metodo meno impattante e
alternativo a altre forme di caccia collettiva
Sostenere forme di preven zione e di repressione dei fenomeni di bracconaggio
Valorizzazione della produzione di selvaggina in loco mediante opportune strutture di riproduzione e ambientamento,
riducendo al contempo l’entità dei ripopolamenti di selvaggina nei mesi estivi
Attuazione di interventi gestionali sulle aree boscate in modo da incrementarne la funzione trofi ca e di ri fugio e da
garantire una distribuzione spaziale più omogenea della fauna
8.13 S IC Valle dell’Inferno
CODICE SITO NATURA 2000
SIC Valle dell’Inferno
IT 6050010
DESCRIZIONE
Nel territorio del SIC l’attività venatoria è consentita potenzialment e solo sui circa 73,0 ettari esterni all’Oasi Bosco di Trisulti –
Inferno. Inoltre si specifica che il sito in esame ricade al contempo internament e al territorio della ZPS Monti Simbruini ed Ernici
251
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
SOVRAPPOSIZIONE CON ISTITUTI PREVISTI DAL
P.F.V.
Denominazione
Bosco di Trisulti Inferno
Istituto
Attività Venatoria
Periodo
Vocata
Ungulati
Ha
OASI
divieto
permanent e
vocata*
714,70
Totale
%
714,70
* esclusivamente al cinghiale
INCIDENZE POTENZIAL MENTE PRESENTI NEL SITO
IMPATTO
Prelievo venatorio accidentale su specie non cacciabili
negativo
Disturbo causato da cani e cacciatori
negativo
Danneggiam ento di habitat connesso con l’accesso e/o lo svolgimento dell’attività
venatoria
negativo
Controllo e riduzione di speciealloctone, invasive e/o opportunistiche
positivo
Censimenti, monitoraggi e raccolta dati
positivo
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DELL’INCIDENZA SULL’INTEGRITÀ DEL SITO
Attivita’
controllo
del
cinghiale in
girata
controllo
del
cinghiale in
girata
caccia al
cinghiale in
battuta e
braccata
Oggetto di
incidenza
Tipo di
impatto
Probabilità
di impatto
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
Dominio
spaziale
dell’impatto
superfici
incluse in
lupo/orso
disturbo
probabilità
bassa
reversibile
breve
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
superfici
incluse in
lupo/orso
lupo/orso
abbattimento
involontario
disturbo
probabilità
molto bassa
irreversivile
lungo
termine
impatto
certo
reversibile
medio
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
superfici
incluse in
area vocata
252
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
caccia al
cinghiale
in battuta e
lupo/orso
abbattimento
involontario
probabilità
alta
irreversibile
lungo
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale in
battuta e
braccata in
gennaio
controllo e
caccia di
selezione
agli
ungulati
rapaci
rupicoli
lupo/orso
disturbo
disturbo
probabilità
alta
probabilità
molto bassa
irreversibile in
caso di
abbandono
reversibile
lungo
termine
impatto
localizzato
nelle
superfici
incluse in
area vocata
in prossimità
dei siti di
nidificazione
breve
termine
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
controllo e
caccia
lupo/orso
abbattimento
involontario
nulla
irreversibile
lungo
termine
prelievo
venatorio
accidentale
specie di
avi fauna
protette
abbattimento
involontario
probabilità
media
lungo
termine
ridotto
irreversibile
presen za e
attività di
cani e
cacciatori
uccelli in
insediamento
e nidificanti
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
ridotto
disturbo
probabilità
alta
danneggiamento
probabilità
bassa;
connessione
altre attività
reversibile in
ragione della
frequenza e
durata
dell’impatto
lungo
termine
di selezione
agli
ungulati
accesso e
svolgimento
dell’attività
venatoria
habitat
ridotto
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DEGLI IMPATTI RILEVATI
E
MISURE DI MITIGAZIONE DA ADOTTARSI
Attuazione di interventi gestionali e/o di specifica regolamentazione dell’attività venatoria con azioni di
tutela delle specie di direttiva e mirando al miglioramento dello stato di conservazione dell’Orso bruno
marsicano (in linea con le indicazioni del PATOM), dapprima definendo ed istituendo le aree di interess e,
contiguità e connessione, e successivamente coniugando la gestione delle attività venatorie nelle aree di
interesse per l’orso adatttandole con le esigenze della specie. Inoltre si dovranno mettere in atto tutte le
253
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
speci fiche e necess arie misure per il contenimento degli impatti attuali e potenziali legati alle attività antropiche
Limitare le pres en ze giornaliere di cani in ZAC/ZALL nelle aree vicinali e/o interne ai siti PATOM
identificate a ALTA e MEDIA ATTITUDINE inserendo un opportuno cal endario di turnazione nelle aree
PATOM identificat e a ALTA e MEDIA ATTITUDINE.
Inserire nelle aree libere una speci fica turnazione nel periodoantecedente (21 giorni) la data di apertura della
caccia fissata annualment e dal calendario venatorio
Attività di controllo al cinghiale, qualora fosse realizzata, dovrà attuarsi con le modalità della girata e potrà
comportare con elevata probabilità disturbo al lupo; la probabilità di abbattimento involontario è molto bassa
per le modalità con cui viene effettuata
Attività di caccia al cinghiale attuata con le modalità della battuta e della braccata potrà comportare con elevata
probabilità disturbo al lupo ed elevata probabilità di abbattimento involontario e se svolta in gennaio elevata
probabilità di disturbo a uccelli nidificanti in insediamento
Gli abbattimenti involontari di avifauna protetta, il disturbo causato da cani e cacciatori, nonché l’eventuale
danneggiamento di habitat, possono effettivamente comportare degli impatti sul sito.
Garantire delle fas ce di rispetto , se necessario anche con eventuale sospensione temporanea della circolazione
di automezzi, al fine di evitare l’avvicinamento a pareti rocciose occupat e per la nidi ficazione da Falco
pellegrino (Fal co per egrinus), Lanario (Fal co biarmicus), Poiana (But eo buteo), Gufo real e (Bubo bubo) e
Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax)
Avviare azioni di sensibilizzazione alla problematica degli abbattimenti involontari.
Promuovere per chi pratica la caccia al cinghiale l’utilizzo della tecnica della girata, in quanto metodo meno
impattante e alternativo a altre forme di caccia collettiva
Sostenere forme di preven zione e di repressione dei fenomeni di bracconaggio
Valorizzazione della produzione di selvaggina in loco mediante opportune strutture di riproduzione e
ambientamento, riducendo al contempo l’entità dei ripopolamenti di selvaggina nei mesi estivi
Attuazione di interventi gestionali sulle aree boscate in modo da incrementarne la funzione
trofi ca e di rifugio e da garantire una distribuzione spaziale più omogenea della fauna
8.14 S IC Monte Passeggio e Pizzo Deta – versante sud
CODICE SITO NATURA 2000
SIC Monte Passeggio e Pizzo Deta – versante sud
IT 6050011
DESCRIZIONE
Nel territorio del SIC l’attività venatoria è consentita su circa 16 ettari, inoltre si specifica che il sito in esame ricade al contempo
internamente al territorio della ZPS Monti Simbruini ed Ernici
254
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
SOVRAPPOSIZIONE CON ISTITUTI PREVISTI DAL
P.F.V.
Denominazione
Civita
Istituto
Attività Venatoria
Periodo
Vocata
Ungulati
Ha
AFV
consentita 16,00 Ha
permanent e
vocata
37,00
%
(21
riservino)
divieto 21 Ha
Totale
INCIDENZE POTENZIAL MENTE PRESENTI NEL SITO
37,00
IMPATTO
Prelievo venatorio accidentale su specie non cacciabili
negativo
Disturbo causato da cani e cacciatori
negativo
Danneggiam ento di habitat connesso con l’accesso e/o lo svolgimento dell’attività
venatoria
negativo
Controllo e riduzione di speciealloctone, invasive e/o opportunistiche
positivo
Censimenti, monitoraggi e raccolta dati
positivo
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DELL’INCIDENZA SULL’INTEGRITÀ DEL SITO
Attivita’
controllo
del
cinghiale in
girata
controllo
del
cinghiale in
girata
caccia al
cinghiale in
battuta e
Oggetto di
incidenza
Tipo di
impatto
Probabilità
di impatto
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
Dominio
spaziale
dell’impatto
superfici
incluse in
lupo/orso
disturbo
probabilità
bassa
reversibile
breve
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
superfici
incluse in
lupo/orso
lupo/orso
abbattimento
involontario
disturbo
probabilità
molto bassa
impatto
certo
irreversivile
lungo
termine
reversibile
medio
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
superfici
incluse in
area vocata
255
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
braccata
caccia al
cinghiale
in battuta e
lupo/orso
abbattimento
involontario
probabilità
alta
irreversibile
lungo
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale in
battuta e
braccata in
gennaio
controllo e
caccia di
selezione
agli
ungulati
rapaci
rupicoli
lupo/orso
disturbo
disturbo
probabilità
alta
probabilità
molto bassa
irreversibile in
caso di
abbandono
reversibile
lungo
termine
impatto
localizzato
nelle
superfici
incluse in
area vocata
in prossimità
dei siti di
nidificazione
breve
termine
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
controllo e
caccia
lupo/orso
abbattimento
involontario
nulla
irreversibile
lungo
termine
prelievo
venatorio
accidentale
specie di
avi fauna
protette
abbattimento
involontario
probabilità
media
lungo
termine
ridotto
irreversibile
presen za e
attività di
cani e
cacciatori
uccelli in
insediamento
e nidificanti
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
ridotto
disturbo
probabilità
alta
danneggiamento
probabilità
bassa;
connessione
altre attività
reversibile in
ragione della
frequenza e
durata
dell’impatto
lungo
termine
di selezione
agli
ungulati
accesso e
svolgimento
dell’attività
venatoria
habitat
ridotto
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DEGLI IMPATTI RILEVATI
E
MISURE DI MITIGAZIONE DA ADOTTARSI
256
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Attuazione di interventi gestionali e/o di specifica regolamentazione dell’attività venatoria con azioni di
tutela delle specie di direttiva e mirando al miglioramento dello stato di conservazione dell’Orso bruno
marsicano (in linea con le indicazioni del PATOM), dapprima definendo ed istituendo le aree di interess e,
contiguità e connessione, e successivamente coniugando la gestione delle attività venatorie nelle aree di
interesse per l’orso adatttandole con le esigenze della specie. Inoltre si dovranno mettere in atto tutte le
speci fiche e necess arie misure per il contenimento degli impatti attuali e potenziali legati alle attività antropiche
Limitare le pres en ze giornaliere di cani in ZAC/ZALL nelle aree vicinali e/o interne ai siti PATOM
identificate a ALTA e MEDIA ATTITUDINE inserendo un opportuno cal endario di turnazione nelle aree
PATOM identificat e a ALTA e MEDIA ATTITUDINE.
Inserire nelle aree libere una speci fica turnazione nel periodoantecedente (21 giorni) la data di apertura della
caccia fissata annualment e dal calendario venatorio
Attività di controllo al cinghiale, qualora fosse realizzata, dovrà attuarsi con le modalità della girata e potrà
comportare con elevata probabilità disturbo al lupo; la probabilità di abbattimento involontario è molto bassa
per le modalità con cui viene effettuata
Attività di caccia al cinghiale attuata con le modalità della battuta e della braccata potrà comportare con elevata
probabilità disturbo al lupo ed elevata probabilità di abbattimento involontario e se svolta in gennaio elevata
probabilità di disturbo a uccelli nidificanti in insediamento
Gli abbattimenti involontari di avifauna protetta, il disturbo causato da cani e cacciatori, nonché l’eventuale
danneggiamento di habitat, possono effettivamente comportare degli impatti sul sito.
Garantire delle fas ce di rispetto , se necessario anche con eventuale sospensione temporanea della circolazione
di automezzi, al fine di evitare l’avvicinamento a pareti rocciose occupat e per la nidi ficazione da Falco
pellegrino (Fal co per egrinus), Lanario (Fal co biarmicus), Poiana (But eo buteo), Gufo real e (Bubo bubo) e
Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax)
Avviare azioni di sensibilizzazione alla problematica degli abbattimenti involontari.
Promuovere per chi pratica la caccia al cinghiale l’utilizzo della tecnica della girata, in quanto metodo meno
impattante e alternativo a altre forme di caccia collettiva
Sostenere forme di preven zione e di repressione dei fenomeni di bracconaggio
Valorizzazione della produzione di selvaggina in loco mediante opportune strutture di riproduzione e
ambientamento, riducendo al contempo l’entità dei ripopolamenti di selvaggina nei mesi estivi
Attuazione di interventi gestionali sulle aree boscate in modo da incrementarne la funzione
trofi ca e di rifugio e da garantire una distribuzione spaziale più omogenea della fauna
257
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
8.15 S IC Monte Passeggio e Pizzo Deta – area sommitale
CODICE SITO NATURA 2000
SIC Monte Passeggio e Pizzo Deta – area sommitale
IT 6050012
DESCRIZIONE
Nel territorio del SIC l’attività venatoria è consentita su circa 811,00 ettari, inoltre si specifi ca che il sito in esame ricade al contempo
internamente al territorio della ZPS Monti Simbruini ed Ernici.
INCIDENZE POTENZIAL MENTE PRESENTI NEL SITO
IMPATTO
Prelievo venatorio accidentale su specie non cacciabili
negativo
Disturbo causato da cani e cacciatori
negativo
Danneggiam ento di habitat connesso con l’accesso e/o lo svolgimento dell’attività
venatoria
negativo
Controllo e riduzione di speciealloctone, invasive e/o opportunistiche
positivo
Censimenti, monitoraggi e raccolta dati
positivo
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DELL’INCIDENZA SULL’INTEGRITÀ DEL SITO
Attivita’
controllo
del
cinghiale in
girata
controllo
del
cinghiale in
girata
caccia al
cinghiale in
battuta e
Oggetto di
incidenza
Tipo di
impatto
Probabilità
di impatto
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
Dominio
spaziale
dell’impatto
superfici
incluse in
lupo/orso
disturbo
probabilità
bassa
reversibile
breve
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
superfici
incluse in
lupo/orso
abbattimento
involontario
probabilità
molto bassa
lupo/orso
disturbo
impatto
certo
lupo/orso
abbattimento
involontario
probabilità
alta
irreversivile
lungo
termine
reversibile
medio
termine
irreversibile
lungo
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale
in battuta e
superfici
incluse in
area vocata
258
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
braccata
caccia al
cinghiale in
battuta e
braccata in
gennaio
controllo e
caccia di
selezione
agli
ungulati
rapaci
rupicoli
lupo/orso
disturbo
disturbo
probabilità
alta
probabilità
molto bassa
irreversibile in
caso di
abbandono
reversibile
lungo
termine
impatto
localizzato
nelle
superfici
incluse in
area vocata
in prossimità
dei siti di
nidificazione
breve
termine
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
controllo e
caccia
lupo/orso
abbattimento
involontario
nulla
irreversibile
lungo
termine
prelievo
venatorio
accidentale
specie di
avi fauna
protette
abbattimento
involontario
probabilità
media
irreversibile
lungo
termine
ridotto
presen za e
attività di
cani e
cacciatori
uccelli in
insediamento
e nidificanti
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
ridotto
disturbo
probabilità
alta
danneggiamento
probabilità
bassa;
connessione
altre attività
reversibile in
ragione della
frequenza e
durata
dell’impatto
lungo
termine
ridotto
di selezione
agli
ungulati
accesso e
svolgimento
dell’attività
venatoria
habitat
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DEGLI IMPATTI RILEVATI
E
MISURE DI MITIGAZIONE DA ADOTTARSI
Attuazione di interventi gestionali e/o di specifica regolamentazione dell’attività venatoria con azioni di
tutela delle specie di direttiva e mirando al miglioramento dello stato di conservazione dell’Orso bruno
marsicano (in linea con le indicazioni del PATOM), dapprima definendo ed istituendo le aree di interess e,
contiguità e connessione, e successivamente coniugando la gestione delle attività venatorie nelle aree di
interesse per l’orso adatttandole con le esigenze della specie. Inoltre si dovranno mettere in atto tutte le
speci fiche e necess arie misure per il contenimento degli impatti attuali e potenziali legati alle attività antropiche
Limitare le pres en ze giornaliere di cani in ZAC/ZALL nelle aree vicinali e/o interne ai siti PATOM
identificate a ALTA e MEDIA ATTITUDINE inserendo un opportuno cal endario di turnazione nelle aree
259
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
PATOM identificat e a ALTA e MEDIA ATTITUDINE.
Inserire nelle aree libere una speci fica turnazione nel periodoantecedente (21 giorni) la data di apertura della
caccia fissata annualment e dal calendario venatorio
Attività di controllo al cinghiale, qualora fosse realizzata, dovrà attuarsi con le modalità della girata e potrà
comportare con elevata probabilità disturbo al lupo; la probabilità di abbattimento involontario è molto bassa
per le modalità con cui viene effettuata
Attività di caccia al cinghiale attuata con le modalità della battuta e della braccata potrà comportare con elevata
probabilità disturbo al lupo ed elevata probabilità di abbattimento involontario e se svolta in gennaio elevata
probabilità di disturbo a uccelli nidificanti in insediamento
Gli abbattimenti involontari di avifauna protetta, il disturbo causato da cani e cacciatori, nonché l’eventuale
danneggiamento di habitat, possono effettivamente comportare degli impatti sul sito.
Garantire delle fas ce di rispetto , se necessario anche con eventuale sospensione temporanea della circolazione
di automezzi, al fine di evitare l’avvicinamento a pareti rocciose occupate per l a nidi ficazione da Aquila reale
(Aquila chrysaetos), Fal co pellegrino (Fal co per egrinus), Lanario (Fal co biarmicus), Poiana (But eo buteo),
Gufo reale (Bubo bubo) e Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax)
Avviare azioni di sensibilizzazione alla problematica degli abbattimenti involontari.
Promuovere per chi pratica la caccia al cinghiale l’utilizzo della tecnica della girata, in quanto metodo meno
impattante e alternativo a altre forme di caccia collettiva
Valorizzazione della produzione di selvaggina in loco mediante opportune strutture di riproduzione e
ambientamento, riducendo al contempo l’entità dei ripopolamenti di selvaggina nei mesi estivi
8.16 S IC Vallone Lacerno - fondovalle
CODICE SITO NATURA 2000
SIC Vallone Lacerno - fondovalle
IT 6050014
DESCRIZIONE
Nel territorio del SIC l’attività venatoria è consentita su circa 617,0 ettari. Si specifi ca che parte del sito ricade internamente a: zona
PREPARCO SOTTOZONA A del PNALM in cui non è consentita l’attività venatoria (circa 218,00 Ha); zona PREPARCO
SOTTOZONA B del PNALM per una superfici e complessiva paria circa 611,00 Ha. Il sito in esame ricade al contempo internamente
al territorio della ZPS PNALM e aree limitrofe
SOVRAPPOSIZIONE CON ISTITUTI PREVISTI DAL
P.F.V.
Denominazione
Pescosolidana
Istituto
Attività Venatoria
Periodo
Vocata
Ungulati
Ha
AFV
consentita 382,00 Ha
permanent e
vocata
568,00
(186
riservino)
divieto 186 Ha
Campoli Appennino
AFV
consentita 235,00 Ha
permanent e
vocata
261,00
(26
riservino)
divieto 26 Ha
Totale
617,00
260
%
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
INCIDENZE POTENZIAL MENTE PRESENTI NEL SITO
IMPATTO
Prelievo venatorio accidentale su specie non cacciabili
negativo
Disturbo causato da cani e cacciatori
negativo
Danneggiam ento di habitat connesso con l’accesso e/o lo svolgimento dell’attività
venatoria
negativo
Controllo e riduzione di speciealloctone, invasive e/o opportunistiche
positivo
Censimenti, monitoraggi e raccolta dati
positivo
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DELL’INCIDENZA SULL’INTEGRITÀ DEL SITO
Attivita’
controllo
del
cinghiale in
girata
controllo
del
cinghiale in
girata
caccia al
cinghiale in
battuta e
Oggetto di
incidenza
Tipo di
impatto
Probabilità
di impatto
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
Dominio
spaziale
dell’impatto
superfici
incluse in
lupo/orso
disturbo
probabilità
alta
reversibile
breve
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
superfici
incluse in
lupo/orso
abbattimento
involontario
lupo/orso
disturbo
probabilità
molto bassa
impatto
certo
irreversivile
reversibile
lungo
termine
medio
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale
in battuta e
lupo/orso
abbattimento
involontario
probabilità
alta
irreversibile
lungo
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale in
battuta e
braccata in
gennaio
rapaci
rupicoli
disturbo
probabilità
alta
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
impatto
localizzato
nelle
superfici
incluse in
area vocata
in prossimità
dei siti di
261
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
nidificazione
prelievo
venatorio
accidentale
specie di
avi fauna
protette
presen za e
attività di
cani e
cacciatori
uccelli in
insediamento
e nidificanti
accesso e
svolgimento
dell’attività
venatoria
habitat
abbattimento
involontario
probabilità
media
lungo
termine
ridotto
irreversibile
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
ridotto
disturbo
probabilità
alta
danneggiamento
probabilità
bassa;
connessione
altre attività
reversibile in
ragione della
frequenza e
durata
dell’impatto
lungo
termine
ridotto
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DEGLI IMPATTI RILEVATI
E
MISURE DI MITIGAZIONE DA ADOTTARSI
L’attività di controllo al cinghiale, qualora fosse realizzata, dovrà attuarsi con le modalità della girata e potrà
comportare con elevata probabilità disturbo al lupo; la probabilità di abbattimento involontario è molto bassa
per le modalità con cui viene effettuata
L’attività di caccia al cinghiale attuata con la modalità della battuta e della braccata comporta un elevato
disturbo ed elevata probabilità di abbattimento involontario al lupo ed all’orso, e se svolta in gennaio elevata
probabilità di disturbo a uccelli nidificanti in insediamento.
La caccia in braccata dovrà pertanto essere vietata nelle aree critiche di presenza e progressivamente
scoraggiat a in tutto l’areale dell’orso, mentre si dovrà diffondere e promuovere l’uso della caccia in girata e
della caccia di selezione con uso della carabina su ungulati di pregio
Attuazione di interventi gestionali e/o di specifica regolamentazione dell’attività venatoria con azioni di
tutela delle specie di direttiva e mirando al miglioramento dello stato di conservazione dell’Orso bruno
marsicano (in linea con le indicazioni del PATOM), dapprima definendo ed istituendo le aree di interess e,
contiguità e connessione, e successivamente coniugando la gestione delle attività venatorie nelle aree di
interesse per l’orso adatttandole con le esigenze della specie. Inoltre si dovranno mettere in atto tutte le
speci fiche e necess arie misure per il contenimento degli impatti attuali e potenziali legati alle attività antropiche
Identi ficare, tutelare le Aree critiche, ossia le zone che pres entando qualità e abbondanza di risorse, adeguate
condizioni di utilizzo sono particolarmente idonee alla presenza, sopravvivenza e riproduzione dell’orso e
garantirne una gestione mirata alla salvaguardia della specie, come prescritto dal PATOM
Identi ficare le Ar ee di connessione, ossia le aree che, per habitat e collocazione rispetto alle aree critiche,
favoriscono i movimenti individuali di dispersione su larga s cala, e quindi la connettività funzional e,
demografi ca e genetica tra nuclei in aree critiche di fferenti, garantendone l e migliori condizioni ecologiche,
come prescritto dal PATOM
Identi ficare ed istituire un congruo num ero di Aree contigue ai parchi nazionali e regionali e Ar ee di nuova
presenza, sia potenzi ale che di espansione rispetto allo stato attual e, che dovranno essere oggetto diparticolare
attenzione assicurando la piena compatibilità delle attività antropiche con la presenza dell’orso, come prescritto
dal PATOM
Limitare le pres en ze giornaliere di cani in ZAC/ZALL nelle aree vicinali e/o interne ai siti PATOM
identificate a ALTA e MEDIA ATTITUDINE inserendo un opportuno cal endario di turnazione nelle aree
PATOM identificat e a ALTA e MEDIA ATTITUDINE.
Inserire nelle aree libere una speci fica turnazione nel periodoantecedente (21 giorni) la data di apertura della
262
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
caccia fissata annualment e dal calendario venatorio
Gli abbattimenti involontari di avifauna protetta, il disturbo causato da cani e cacciatori, nonché l’eventuale
danneggiamento di habitat, possono effettivamente comportare degli impatti sul sito.
Garantire delle fas ce di rispetto , se necessario anche con eventuale sospensione temporanea della circolazione
di automezzi, al fine di evitare l’avvicinamento a pareti rocciose occupate per l a nidi ficazione da Aquila reale
(Aquila chrysaetos), Fal co pellegrino (Fal co per egrinus), Lanario (Fal co biarmicus), Poiana (But eo buteo),
Gufo reale (Bubo bubo) e Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax)
Avviare azioni di sensibilizzazione alla problematica degli abbattimenti involontari.
Promuovere per chi pratica la caccia al cinghiale l’utilizzo della tecnica della girata, in quanto metodo meno
impattante e alternativo a altre forme di caccia collettiva
Sostenere forme di preven zione e di repressione dei fenomeni di bracconaggio
Valorizzazione della produzione di selvaggina in loco mediante opportune strutture di riproduzione e
ambientamento, riducendo al contempo l’entità dei ripopolamenti di selvaggina nei mesi estivi
Attuazione di interventi gestionali sulle aree boscate in modo da incrementarne la funzione
trofi ca e di rifugio e da garantire una distribuzione spaziale più omogenea della fauna
8.17 S IC/ZPS Lago di Posta Fibreno
CODICE SITO NATURA 2000
SIC/ZPS Lago di Posta Fibreno
263
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
IT 6050015
DESCRIZIONE
Nel territorio del SIC/ZPS l’attività venatoria è consentita su circa 1,0 ettari. Ciò in quanto il territorio del SIC/ZPS in esame ricade
quasi interamente all’interno dell’area di incidenza della Riserva Naturale Regionale Lago di Posta Fibreno ed del Monumento
Naturale Fiume Fibreno e Rio Capello ove l’attività venatoria non è consentita.
SOVRAPPOSIZIONE CON ISTITUTI PREVISTI DAL
P.F.V.
Denominazione
Istituto
Attività Venatoria
ATC 1
Periodo
Vocata
Ungulati
Ha
consentita
%
1,0
Totale
INCIDENZE POTENZIAL MENTE PRESENTI NEL SITO
1,0
IMPATTO
Prelievo venatorio accidentale su specie non cacciabili
negativo
Disturbo causato da cani e cacciatori
negativo
Danneggiam ento di habitat connesso con l’accesso e/o lo svolgimento dell’attività
venatoria
negativo
Inquinamento da piombo su specie sensibili con rischi di intossicazione su uccelli
acquatici, galliformi e altre specie
negativo
Inquinamento da piombo generalizzato a livello ecosistemico, con particolare incidenza
sulle zone umide
negativo
Abbandono di rifiuti durante lo svolgimento dell’attività venatoria o di addestramento:
abbandono di rifiuti con particolare ri ferimento ai bossoli delle cartucce esplose
negativo
Controllo e riduzione di speciealloctone, invasive e/o opportunistiche
positivo
Censimenti, monitoraggi e raccolta dati
positivo
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DELL’INCIDENZA SULL’INTEGRITÀ DEL SITO
Attivita’
Oggetto di
incidenza
Tipo di
impatto
Probabilità
di impatto
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
Dominio
spaziale
dell’impatto
264
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
controllo
del
cinghiale in
girata
controllo
del
cinghiale in
girata
caccia al
cinghiale in
battuta e
superfici
incluse in
lupo/orso
disturbo
probabilità
alta
reversibile
breve
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
superfici
incluse in
lupo/orso
lupo/orso
abbattimento
involontario
disturbo
probabilità
molto bassa
impatto
certo
irreversivile
reversibile
lungo
termine
medio
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale
in battuta e
lupo/orso
abbattimento
involontario
probabilità
alta
irreversibile
lungo
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale in
battuta e
impatto
localizzato
nelle
superfici
incluse in
area vocata
in prossimità
dei siti di
nidificazione
rapaci
rupicoli
disturbo
probabilità
alta
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
prelievo
venatorio
accidentale
specie di
avi fauna
protette
abbattimento
involontario
probabilità
media
lungo
termine
ridotto
irreversibile
presen za e
attività di
cani e
cacciatori
uccelli in
insediamento
e nidificanti
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
ridotto
disturbo
probabilità
alta
danneggiamento
probabilità
bassa;
connessione
altre attività
reversibile in
ragione della
frequenza e
durata
dell’impatto
lungo
termine
braccata in
gennaio
accesso e
svolgimento
dell’attività
venatoria
habitat
ridotto
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DEGLI IMPATTI RILEVATI
E
MISURE DI MITIGAZIONE DA ADOTTARSI
Divieto di apertura dell’attività venatoria in data antecedent e al 1 ottobre relativamente alle speci e codone (Anas
acuta), marzaiola (Anas querquedula), mestolone (Anas clypeata), alzavola (Anas cr ecca), canapiglia (Anas
strepera), fis chione (Anas penelope), moriglione (Aythya ferina), folaga (Fulica atra), gallinella d’acqua
Gallinula chloropus), porciglione (Rallus aquaticus), beccaccino (Gallinago gallinago), beccaccia (Scolopax
rusticola), frullino (Lymnocryptes minimus), pavoncella (Vanellus vanellus), germano real e (Anas
265
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
platyrhynchos), fatte salve le speci fiche restrizioni imposte dal calendario venatorio.
Divieto di apertura dell’attività venatoria relativamente alle specie Cormorano comune (Phalacrocorax carbo
sinesis), Martin pescatore (Alcedo atthis), Tarabusino (Ixobrychus minutus), Averla piccola (Lanius collurio), in
quanto specie in Direttiva Uccelli 79/409/CEE recepita dalla legge 157/92.
Gestione della vegetazione spontanea arborea, arbustiva e erbacea all’interno delle zone sia umide che ripariali,
in modo che sia evitato taglio, sfalcio, trinciatura, incendio, diserbo chimico, lavorazioni superficiali del terreno,
durante il periodo riproduttivo dell’avifauna, fatti salvi interventi straordinari di gestione previ a autori zzazione
dell’ente gestore, al fine di non arrecare disturbo o danno alla riproduzione della fauna selvatica.
Limitazione del disturbo, e cons eguente danneggi amento a cari co di specie, habitat e habitat di specie causato
da cani e cacciatori nello svolgimento dell’attività venatoria
Divieto di abbandono di rifiuti durante lo svolgimento dell’attività venatoria con particolare ri ferimento ai
bossoli delle cartucce esplose
Avviare azioni di sensibilizzazione alla problematica degli abbattimenti involontari di avifauna protetta
Sostenere forme di preven zione e di repressione dei fenomeni di bracconaggio
Divieto di utilizzo e detenzione di munizioni contenenti pallini di piombo nell’ambito dell’area interna alla ZPS
Garantire la presenza di fas ce di rispetto, se necessario anche con eventuale sospensione temporanea della
circolazione di automezzi, al fine di evitare l’avvicinamento a siti di insediamento e/o nidificazione di avi fauna
protetta
8.18 S IC Monte Ortara e Monte La Monna
CODICE SITO NATURA 2000
SIC Monte Ortara e Monte La Monna
IT 6050016
DESCRIZIONE
Nel territorio del SIC l’attività venatoria è consentita su circa 137,00 ettari. Si specifica che il sito in esame ricade al contempo
internamente al territorio della ZPS Monti Simbruini ed Ernici e che comprende porzioni di superfici di aree Oasi.
SOVRAPPOSIZIONE CON ISTITUTI PREVISTI DAL
P.F.V.
Denominazione
Bosco di Trisulti Inferno
Istituto
Attività Venatoria
Periodo
Vocata
Ungulati
OASI
divieto
permanent e
vocata
Totale
Ha
254,00
254,00
* esclusivamente al cinghiale
266
%
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
INCIDENZE POTENZIAL MENTE PRESENTI NEL SITO
IMPATTO
Prelievo venatorio accidentale su specie non cacciabili
negativo
Disturbo causato da cani e cacciatori
negativo
Danneggiam ento di habitat connesso con l’accesso e/o lo svolgimento dell’attività
venatoria
negativo
Controllo e riduzione di speciealloctone, invasive e/o opportunistiche
positivo
Censimenti, monitoraggi e raccolta dati
positivo
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DELL’INCIDENZA SULL’INTEGRITÀ DEL SITO
Attivita’
Oggetto di
incidenza
Tipo di
impatto
Probabilità
di impatto
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
Dominio
spaziale
dell’impatto
superfici
incluse in
controllo
del
cinghiale in
girata
lupo/orso
disturbo
probabilità
bassa
reversibile
breve
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
superfici
incluse in
controllo
del
cinghiale in
girata
caccia al
cinghiale in
battuta e
abbattimento
lupo/orso
lupo/orso
involontario
disturbo
probabilità
molto bassa
impatto
certo
irreversivile
lungo
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
reversibile
medio
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale
in battuta e
lupo/orso
abbattimento
involontario
probabilità
alta
irreversibile
lungo
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale in
battuta e
braccata in
gennaio
rapaci
rupicoli
disturbo
probabilità
alta
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
impatto
localizzato
nelle
superfici
incluse in
area vocata
in prossimità
267
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
dei siti di
nidificazione
controllo e
caccia di
selezione
agli
ungulati
lupo/orso
disturbo
probabilità
molto bassa
reversibile
breve
termine
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
controllo e
caccia
lupo/orso
abbattimento
involontario
nulla
irreversibile
lungo
termine
prelievo
venatorio
accidentale
specie di
avi fauna
protette
abbattimento
involontario
probabilità
media
lungo
termine
ridotto:
irreversibile
presen za e
attività di
cani e
cacciatori
uccelli in
insediamento
e nidificanti
probabilità
alta
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
ridotto
disturbo
danneggiamento
probabilità
bassa;
connessione
altre attività
reversibile in
ragione della
frequenza e
durata
dell’impatto
lungo
termine
di selezione
agli
ungulati
accesso e
svolgimento
dell’attività
venatoria
habitat
ridotto
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DEGLI IMPATTI RILEVATI
E
MISURE DI MITIGAZIONE DA ADOTTARSI
Attuazione di interventi gestionali e/o di specifica regolamentazione dell’attività venatoria con azioni di
tutela delle specie di direttiva e mirando al miglioramento dello stato di conservazione dell’Orso bruno
marsicano (in linea con le indicazioni del PATOM), dapprima definendo ed istituendo le aree di interess e,
contiguità e connessione, e successivamente coniugando la gestione delle attività venatorie nelle aree di
interesse per l’orso adatttandole con le esigenze della specie. Inoltre si dovranno mettere in atto tutte le
speci fiche e necess arie misure per il contenimento degli impatti attuali e potenziali legati alle attività antropiche
Limitare le pres en ze giornaliere di cani in ZAC/ZALL nelle aree vicinali e/o interne ai siti PATOM
identificate a ALTA e MEDIA ATTITUDINE inserendo un opportuno cal endario di turnazione nelle aree
PATOM identificat e a ALTA e MEDIA ATTITUDINE.
Inserire nelle aree libere una speci fica turnazione nel periodoantecedente (21 giorni) la data di apertura della
caccia fissata annualment e dal calendario venatorio
Attività di controllo al cinghiale, qualora fosse realizzata, dovrà attuarsi con le modalità della girata e potrà
comportare con elevata probabilità disturbo al lupo; la probabilità di abbattimento involontario è molto bassa
per le modalità con cui viene effettuata
268
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Attività di caccia al cinghiale attuata con le modalità della battuta e della braccata potrà comportare con elevata
probabilità disturbo al lupo ed elevata probabilità di abbattimento involontario e se svolta in gennaio elevata
probabilità di disturbo a uccelli nidificanti in insediamento
Gli abbattimenti involontari di avifauna protetta, il disturbo causato da cani e cacciatori, nonché l’eventuale
danneggiamento di habitat, possono effettivamente comportare degli impatti sul sito.
Garantire delle fas ce di rispetto , se necessario anche con eventuale sospensione temporanea della circolazione
di automezzi, al fine di evitare l’avvicinamento a pareti rocciose occupate per la nidi ficazione di rapaci.
Avviare azioni di sensibilizzazione alla problematica degli abbattimenti involontari di avifauna protetta
Sostenere forme di preven zione e di repressione dei fenomeni di bracconaggio
Valorizzazione della produzione di selvaggina in loco mediante opportune strutture di riproduzione e
ambientamento, riducendo al contempo l’entità dei ripopolamenti di selvaggina nei mesi estivi
Attuazione di interventi gestionali sulle aree boscate in modo da incrementarne la funzione
trofi ca e di rifugio e da garantire una distribuzione spaziale più omogenea della fauna
8.19 S IC Pendici di Colle Nero
CODICE SITO NATURA 2000
SIC Pendici di Colle Nero
IT 6050017
DESCRIZIONE
Nel territorio del SIC l’attività venatoria è consentita su circa 122,0 ettari. Si specifi ca che parte del sito ricade internamente a: zona
PREPARCO SOTTOZONA A del PNALM in cui non è consentita l’attività venatoria (circa 11,00 Ha); zona PREPARCO
SOTTOZONA B del PNALM per una superfi cie complessiva pari a circa 121,00 Ha. Il sito in es ame ricade pertanto ed al contempo
internamente al territorio della ZPS PNALM e aree limitrofe.
SOVRAPPOSIZIONE CON ISTITUTI PREVISTI DAL
P.F.V.
Denominazione
Forca d’Acero
Istituto
Attività Venatoria
Periodo
Vocata
Ungulati
AFV
consentita 72,00 Ha
permanent e
vocata
AFV
consentita 50,00 Ha
77,00
(5 riservino)
divieto 5 Ha
Macchia Marina
Ha
permanent e
vocata
55,00
(5 riservino)
divieto 5Ha
Totale
132,00
269
%
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
INCIDENZE POTENZIAL MENTE PRESENTI NEL SITO
IMPATTO
Prelievo venatorio accidentale su specie non cacciabili
negativo
Disturbo causato da cani e cacciatori
negativo
Danneggiam ento di habitat connesso con l’accesso e/o lo svolgimento dell’attività
venatoria
negativo
Controllo e riduzione di speciealloctone, invasive e/o opportunistiche
positivo
Censimenti, monitoraggi e raccolta dati
positivo
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DELL’INCIDENZA SULL’INTEGRITÀ DEL SITO
Attivita’
Oggetto di
incidenza
Tipo di
impatto
Probabilità
di impatto
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
Dominio
spaziale
dell’impatto
superfici
incluse in
controllo
del
cinghiale in
girata
lupo/orso
disturbo
probabilità
bassa
reversibile
breve
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
superfici
incluse in
controllo
del
cinghiale in
girata
caccia al
cinghiale in
battuta e
abbattimento
lupo/orso
lupo/orso
involontario
disturbo
probabilità
molto bassa
impatto
certo
irreversivile
lungo
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
reversibile
medio
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale
in battuta e
lupo/orso
abbattimento
involontario
probabilità
alta
irreversibile
lungo
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale in
battuta e
braccata in
gennaio
rapaci
rupicoli
disturbo
probabilità
alta
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
impatto
localizzato
nelle
superfici
incluse in
area vocata
in prossimità
270
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
dei siti di
nidificazione
controllo e
caccia di
selezione
agli
ungulati
lupo/orso
disturbo
probabilità
molto bassa
reversibile
breve
termine
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
controllo e
caccia
lupo/orso
abbattimento
involontario
nulla
irreversibile
lungo
termine
prelievo
venatorio
accidentale
specie di
avi fauna
protette
abbattimento
involontario
probabilità
media
lungo
termine
ridotto:
irreversibile
presen za e
attività di
cani e
cacciatori
uccelli in
insediamento
e nidificanti
probabilità
alta
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
ridotto
disturbo
danneggiamento
probabilità
bassa;
connessione
altre attività
reversibile in
ragione della
frequenza e
durata
dell’impatto
lungo
termine
di selezione
agli
ungulati
accesso e
svolgimento
dell’attività
venatoria
habitat
ridotto
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DEGLI IMPATTI RILEVATI
E
MISURE DI MITIGAZIONE DA ADOTTARSI
Attuazione di interventi gestionali e/o di specifica regolamentazione dell’attività venatoria con azioni di
tutela delle specie di direttiva e mirando al miglioramento dello stato di conservazione dell’Orso bruno
marsicano (in linea con le indicazioni del PATOM), dapprima definendo ed istituendo le aree di interess e,
contiguità e connessione, e successivamente coniugando la gestione delle attività venatorie nelle aree di
interesse per l’orso adatttandole con le esigenze della specie. Inoltre si dovranno mettere in atto tutte le
speci fiche e necess arie misure per il contenimento degli impatti attuali e potenziali legati alle attività antropiche
Limitare le pres en ze giornaliere di cani in ZAC/ZALL nelle aree vicinali e/o interne ai siti PATOM
identificate a ALTA e MEDIA ATTITUDINE inserendo un opportuno cal endario di turnazione nelle aree
PATOM identificat e a ALTA e MEDIA ATTITUDINE.
Inserire nelle aree libere una speci fica turnazione nel periodoantecedente (21 giorni) la data di apertura della
caccia fissata annualment e dal calendario venatorio
Attività di controllo al cinghiale, qualora fosse realizzata, dovrà attuarsi con le modalità della girata e potrà
comportare con elevata probabilità disturbo al lupo; la probabilità di abbattimento involontario è molto bassa
per le modalità con cui viene effettuata
271
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Attività di caccia al cinghiale attuata con le modalità della battuta e della braccata potrà comportare con elevata
probabilità disturbo al lupo ed elevata probabilità di abbattimento involontario e se svolta in gennaio elevata
probabilità di disturbo a uccelli nidificanti in insediamento
Gli abbattimenti involontari di avifauna protetta, il disturbo causato da cani e cacciatori, nonché l’eventuale
danneggiamento di habitat, possono effettivamente comportare degli impatti sul sito.
Garantire delle fas ce di rispetto , se necessario anche con eventuale sospensione temporanea della circolazione
di automezzi, al fine di evitare l’avvicinamento a pareti rocciose occupate per l a nidi ficazione da Aquila reale
(Aquila chrysaetos), Fal co pellegrino (Fal co per egrinus), Lanario (Fal co biarmicus), Poiana (But eo buteo),
Gufo reale (Bubo bubo) e Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax)
Avviare azioni di sensibilizzazione alla problematica degli abbattimenti involontari di avifauna protetta
Sostenere forme di preven zione e di repressione dei fenomeni di bracconaggio
Valorizzazione della produzione di selvaggina in loco mediante opportune strutture di riproduzione e
ambientamento, riducendo al contempo l’entità dei ripopolamenti di selvaggina nei mesi estivi
Attuazione di interventi gestionali sulle aree boscate in modo da incrementarne la funzione
trofi ca e di rifugio e da garantire una distribuzione spaziale più omogenea della fauna
8.20 S IC Cime del Massiccio della Meta
CODICE SITO NATURA 2000
SIC Cime del Massiccio della Meta
IT 6050018
DESCRIZIONE
Nel territorio del SIC l’attività venatoria è consentita su circa 9,0 ettari. Si specifi ca che gran parte del sito ricade internam ente al
PNALM; alla zona PREPARCO SOTTOZONA A del PNALM in cui non è consentita l’attività venatoria (circa 153,00 Ha- riservini
AFV); alla zona PREPARCO SOTTOZONA B del PNALM per complessivi 9,00 Ha circa.
Al contempo l’area è inclusa internamente nel territorio della ZPS PNALM e aree limitrofe.
SOVRAPPOSIZIONE CON ISTITUTI PREVISTI DAL
P.F.V.
Denominazione
Istituto
Acqua Bianca
AFV
Vallerotonda
AFV
Attività Venatoria
consentita 9,00 Ha
divieto 126 Ha
Periodo
Vocata
Ungulati
permanent e
vocata
permanent e
vocata
Ha
135,00
(126
riservino)
27,00
divieto 27,00 Ha
Totale
(27
riservino)
162,00
272
%
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
INCIDENZE POTENZIAL MENTE PRESENTI NEL SITO
IMPATTO
Prelievo venatorio accidentale su specie non cacciabili
negativo
Disturbo causato da cani e cacciatori
negativo
Danneggiam ento di habitat connesso con l’accesso e/o lo svolgimento dell’attività
venatoria
negativo
Controllo e riduzione di speciealloctone, invasive e/o opportunistiche
positivo
Censimenti, monitoraggi e raccolta dati
positivo
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DELL’INCIDENZA SULL’INTEGRITÀ DEL SITO
Attivita’
Oggetto di
incidenza
Tipo di
impatto
Probabilità
di impatto
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
Dominio
spaziale
dell’impatto
superfici
incluse in
controllo
del
cinghiale in
girata
lupo/orso
disturbo
probabilità
bassa
reversibile
breve
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
superfici
incluse in
controllo
del
cinghiale in
girata
caccia al
cinghiale in
battuta e
lupo/orso
lupo/orso
abbattimento
involontario
disturbo
probabilità
molto bassa
impatto
certo
irreversivile
lungo
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
reversibile
medio
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale
in battuta e
lupo/orso
abbattimento
involontario
probabilità
alta
irreversibile
lungo
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale in
battuta e
braccata in
gennaio
rapaci
rupicoli
disturbo
probabilità
alta
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
impatto
localizzato
nelle
superfici
incluse in
area vocata
in prossimità
dei siti di
nidificazione
273
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
controllo e
caccia di
selezione
agli
ungulati
lupo/orso
disturbo
probabilità
molto bassa
reversibile
breve
termine
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
controllo e
caccia
lupo/orso
abbattimento
involontario
nulla
irreversibile
lungo
termine
prelievo
venatorio
accidentale
specie di
avi fauna
protette
abbattimento
involontario
probabilità
media
lungo
termine
ridotto:
irreversibile
presen za e
attività di
cani e
cacciatori
uccelli in
insediamento
e nidificanti
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
ridotto
disturbo
probabilità
alta
danneggiamento
probabilità
bassa;
connessione
altre attività
reversibile in
ragione della
frequenza e
durata
dell’impatto
lungo
termine
di selezione
agli
ungulati
accesso e
svolgimento
dell’attività
venatoria
habitat
ridotto
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DEGLI IMPATTI RILEVATI
E
MISURE DI MITIGAZIONE DA ADOTTARSI
L’attività di controllo al cinghiale, qualora fosse realizzata, dovrà attuarsi con le modalità della girata e potrà
comportare con elevata probabilità disturbo al lupo; la probabilità di abbattimento involontario è molto bassa
per le modalità con cui viene effettuata
L’attività di caccia al cinghiale attuata con la modalità della battuta e della braccata comporta un elevato
disturbo ed elevata probabilità di abbattimento involontario al lupo ed all’orso, e se svolta in gennaio elevata
probabilità di disturbo a uccelli nidificanti in insediamento.
La caccia in braccata dovrà pertanto essere vietata nelle aree critiche di presenza e progressivamente
scoraggiat a in tutto l’areale dell’orso, mentre si dovrà diffondere e promuovere l’uso della caccia in girata e
della caccia di selezione con uso della carabina anche su ungulati di pregio (cervo e capriolo)
Attuazione di interventi gestionali e/o di specifica regolamentazione dell’attività venatoria con azioni di
tutela delle specie di direttiva e mirando al miglioramento dello stato di conservazione dell’Orso bruno
marsicano (in linea con le indicazioni del PATOM), dapprima definendo ed istituendo le aree di interess e,
contiguità e connessione, e successivamente coniugando la gestione delle attività venatorie nelle aree di
interesse per l’orso adatttandole con le esigenze della specie. Inoltre si dovranno mettere in atto tutte le
speci fiche e necess arie misure per il contenimento degli impatti attuali e potenziali legati alle attività antropiche
Identi ficare, tutelare le Aree critiche, ossia le zone che pres entando qualità e abbondanza di risorse, adeguate
condizioni di utilizzo sono particolarmente idonee alla presenza, sopravvivenza e riproduzione dell’orso e
garantirne una gestione mirata alla salvaguardia della specie, come prescritto dal PATOM
Identi ficare le Ar ee di connessione, ossia le aree che, per habitat e collocazione rispetto alle aree critiche,
favoriscono i movimenti individuali di dispersione su larga s cala, e quindi la connettività funzional e,
274
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
demografi ca e genetica tra nuclei in aree critiche di fferenti, garantendone l e migliori condizioni ecologiche,
come prescritto dal PATOM
Identi ficare ed istituire un congruo num ero di Aree contigue ai parchi nazionali e regionali e Ar ee di nuova
presenza, sia potenzi ale che di espansione rispetto allo stato attual e, che dovranno essere oggetto diparticolare
attenzione assicurando la piena compatibilità delle attività antropiche con la presenza dell’orso, come prescritto
dal PATOM
Limitare le pres en ze giornaliere di cani in ZAC/ZALL nelle aree vicinali e/o interne ai siti PATOM
identificate a ALTA e MEDIA ATTITUDINE inserendo un opportuno cal endario di turnazione nelle aree
PATOM identificat e a ALTA e MEDIA ATTITUDINE.
Inserire nelle aree libere una speci fica turnazione nel periodoantecedente (21 giorni) la data di apertura della
caccia fissata annualment e dal calendario venatorio
Gli abbattimenti involontari di avifauna protetta, il disturbo causato da cani e cacciatori, nonché l’eventuale
danneggiamento di habitat, possono effettivamente comportare degli impatti sul sito.
Garantire delle fas ce di rispetto , se necessario anche con eventuale sospensione temporanea della circolazione
di automezzi, al fine di evitare l’avvicinamento a pareti rocciose occupate per l a nidi ficazione da Aquila reale
(Aquila chrysaetos), Falco pellegrino (Falco peregrinus), Lanario (Falco biarmicus ), Gufo reale (Bubo bubo) e
Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax)
Avviare azioni di sensibilizzazione alla problematica degli abbattimenti involontari.
Promuovere per chi pratica la caccia al cinghiale l’utilizzo della tecnica della girata, in quanto metodo meno
impattante e alternativo a altre forme di caccia collettiva
Sostenere forme di preven zione e di repressione dei fenomeni di bracconaggio
Attuazione di interventi gestionali sulle aree boscate in modo da incrementarne la funzione
trofi ca e di rifugio e da garantire una distribuzione spaziale più omogenea della fauna
8.21 S IC Val Canneto
CODICE SITO NATURA 2000
SIC Val Canneto
IT 6050020
Nel territorio del SIC l’attività venatoria non è consentita in quanto lo st esso sito ricade all’interno del Par co Nazionale
d’Abruzzo, Lazio e Molise e al contempo internamente al territorio di area natura 2000, ossia nella ZPS PNALM e aree
limitrofe.
8.22 S IC Monte Caccume
CODICE SITO NATURA 2000
SIC Monte Caccume
IT 6050021
DESCRIZIONE
275
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Nel territorio del SIC l’attività venatoria è cons entita su circa 369,00 ettari e lo stesso sito ri cade all’interno del territorio del la ZPS
Monti Lepini.
SOVRAPPOSIZIONE CON ISTITUTI PREVISTI DAL
P.F.V.
Denominazione
Istituto
ATC 2
Attività Venatoria
Periodo
Vocata
Ungulati
consentita
permanent e
vocata*
Ha
%
369,00
Totale
369,00
* esclusivamente al cinghiale
INCIDENZE POTENZIAL MENTE PRESENTI NEL SITO
IMPATTO
Prelievo venatorio accidentale su specie non cacciabili
negativo
Disturbo causato da cani e cacciatori
negativo
Danneggiam ento di habitat connesso con l’accesso e/o lo svolgimento dell’attività
venatoria
negativo
Controllo e riduzione di speciealloctone, invasive e/o opportunistiche
positivo
Censimenti, monitoraggi e raccolta dati
positivo
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DELL’INCIDENZA SULL’INTEGRITÀ DEL SITO
Attivita’
Oggetto di
incidenza
Tipo di
impatto
Probabilità
di impatto
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
Dominio
spaziale
dell’impatto
superfici
incluse in
controllo
del
cinghiale in
girata
lupo
disturbo
probabilità
molto bassa
reversibile
breve
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
superfici
incluse in
controllo
del
cinghiale in
girata
lupo
abbattimento
involontario
probabilità
molto bassa
irreversivile
lungo
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
276
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
caccia al
cinghiale in
battuta e
lupo
disturbo
impatto
certo
reversibile
medio
termine
braccata
caccia al
cinghiale
in battuta e
abbattimento
involontario
lupo
probabilità
alta
irreversibile
lungo
termine
braccata
caccia al
cinghiale in
battuta e
braccata in
gennaio
controllo e
caccia di
selezione
agli
ungulati
rapaci
rupicoli
lupo
disturbo
disturbo
probabilità
alta
probabilità
molto bassa
irreversibile in
caso di
abbandono
reversibile
presen za e
attività di
cani e
cacciatori
accesso e
svolgimento
dell’attività
venatoria
superfici
incluse in
area vocata
lungo
termine
breve
termine
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
lupo
abbattimento
involontario
nulla
irreversibile
lungo
termine
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
specie di
avi fauna
protette
abbattimento
involontario
probabilità
media
irreversibile
lungo
termine
ridotto
disturbo
probabilità
alta
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
ridotto
danneggiamento
probabilità
bassa;
connessione
altre attività
reversibile in
ragione della
frequenza e
durata
dell’impatto
lungo
termine
ridotto
ungulati
prelievo
venatorio
accidentale
area vocata
impatto
localizzato
nelle
superfici
incluse in
area vocata
in prossimità
dei siti di
nidificazione
controllo e
caccia
di selezione
agli
superfici
incluse in
uccelli in
insediamento
nidificanti
habitat
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DEGLI IMPATTI RILEVATI
E
MISURE DI MITIGAZIONE DA ADOTTARSI
L’attività di controllo al cinghiale, qualora fosse realizzata, dovrà attuarsi con le modalità della girata e potrà
comportare con elevata probabilità disturbo al lupo; la probabilità di abbattimento involontario è molto bassa
per le modalità con cui viene effettuata
277
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
L’attività di caccia al cinghiale attuata con la modalità della battuta e della braccata comporta un elevato
disturbo ed elevata probabilità di abbattimento involontario al lupo, e se svolta in gennaio elevata probabilità di
disturbo a uccelli nidificanti in insediamento.
Pertanto la stessa dovrà essere progressivamente sostituita da tecniche meno invasive, promuovendo l’uso della
caccia in girata e della caccia di selezione
Gli abbattimenti involontari di avifauna protetta, il disturbo causato da cani e cacciatori, nonché l’eventuale
danneggiamento di habitat, possono effettivamente comportare degli impatti sul sito.
Garantire delle fas ce di rispetto , se necessario anche con eventuale sospensione temporanea della circolazione
di automezzi, al fine di evitare l’avvicinamento a pareti rocciose occupate per la nidi ficazione di rapaci.
Avviare azioni di sensibilizzazione alla problematica degli abbattimenti involontari.
Promuovere per chi pratica la caccia al cinghiale l’utilizzo della tecnica della girata, in quanto metodo meno
impattante e alternativo a altre forme di caccia collettiva
Sostenere forme di preven zione e di repressione dei fenomeni di bracconaggio
Valorizzazione della produzione di selvaggina in loco mediante opportune strutture di riproduzione e
ambientamento, riducendo al contempo l’entità dei ripopolamenti di selvaggina nei mesi estivi
Attuazione di interventi gestionali sulle aree boscate in modo da incrementarne la funzione
trofi ca e di rifugio e da garantire una distribuzione spaziale più omogenea della fauna
8.23 S IC Grotta diPastena
CODICE SITO NATURA 2000
SIC Grotta diPastena
IT 6050022
In considerazione della tipologia e delle stesse caratteristiche del SIC in esame l’attività venatoria non è consentita, anche
in considerazione che lo stesso sito ricade all’interno del Par co Naturale Regionale dei Monti Ausoni e Lago Di Fondi.
L’attività venatoria non risulta tra gli elementi considerati critici e/o strettamente correlati agli obiettivi di conserv azione
indicati per le specie di rilievo e/o interesse, o per i rel ativi habitat di specie, mentre tra le principali minacce per il sito si
annoverano le attività di speleo-turismo.
8.24 S IC Fiume Amaseno – alto corso
CODICE SITO NATURA 2000
SIC Fiume Amaseno – alto corso
IT 6050023
DESCRIZIONE
Nel territorio del SIC l’attività venatoria è consentita su circa 276,6 ettari. Lo stesso sito ricade all’interno del territorio della ZPS
Monti Ausoni e Aurunci.
278
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
SOVRAPPOSIZIONE CON ISTITUTI PREVISTI DAL
P.F.V.
Denominazione
Istituto
ZAC
Zona Allenamento
Cani Amaseno
Periodo
Vocata
Ungulati
permanent e
vocata*
Attività Venatoria
Ha
%
276,61
Totale
276,61
* esclusivamente al cinghiale
INCIDENZE POTENZIAL MENTE PRESENTI NEL SITO
IMPATTO
Prelievo venatorio accidentale su specie non cacciabili
negativo
Disturbo causato da cani e cacciatori
negativo
Danneggiam ento di habitat connesso con l’accesso e/o lo svolgimento dell’attività
venatoria
negativo
Controllo e riduzione di speciealloctone, invasive e/o opportunistiche
positivo
Censimenti, monitoraggi e raccolta dati
positivo
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DELL’INCIDENZA SULL’INTEGRITÀ DEL SITO
Attivita’
Oggetto di
incidenza
Tipo di
impatto
Probabilità
di impatto
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
Dominio
spaziale
dell’impatto
superfici
incluse in
controllo
del
cinghiale in
girata
lupo
disturbo
probabilità
molto bassa
reversibile
breve
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
superfici
incluse in
controllo
del
cinghiale in
girata
caccia al
cinghiale in
battuta e
braccata
lupo
lupo
abbattimento
involontario
disturbo
probabilità
molto bassa
irreversivile
impatto
certo
reversibile
lungo
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
medio
termine
superfici
incluse in
area vocata
279
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
caccia al
cinghiale
in battuta e
abbattimento
involontario
lupo
probabilità
alta
irreversibile
lungo
termine
braccata
caccia al
cinghiale in
battuta e
braccata in
gennaio
controllo e
caccia di
selezione
agli
ungulati
rapaci
rupicoli
lupo
disturbo
disturbo
probabilità
alta
probabilità
molto bassa
irreversibile in
caso di
abbandono
reversibile
superfici
incluse in
area vocata
lungo
termine
impatto
localizzato
nelle
superfici
incluse in
area vocata
in prossimità
dei siti di
nidificazione
breve
termine
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
lupo
abbattimento
involontario
nulla
irreversibile
lungo
termine
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
prelievo
venatorio
accidentale
specie di
avi fauna
protette
abbattimento
involontario
probabilità
media
irreversibile
lungo
termine
ridotto
presen za e
attività di
cani e
cacciatori
uccelli in
insediamento
disturbo
probabilità
alta
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
ridotto
danneggiamento
probabilità
bassa;
connessione
altre attività
reversibile in
ragione della
frequenza e
durata
dell’impatto
lungo
termine
ridotto
controllo e
caccia
di selezione
agli
ungulati
accesso e
svolgimento
dell’attività
venatoria
nidificanti
habitat
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DEGLI IMPATTI RILEVATI
E
MISURE DI MITIGAZIONE DA ADOTTARSI
Attività di controllo al cinghiale, qualora fosse realizzata, dovrà attuarsi con le modalità della girata e potrà
comportare con elevata probabilità disturbo al lupo; la probabilità di abbattimento involontario è molto bassa
per le modalità con cui viene effettuata
Attività di caccia al cinghiale attuata con le modalità della battuta e della braccata potrà comportare con elevata
probabilità disturbo al lupo ed elevata probabilità di abbattimento involontario e se svolta in gennaio elevata
probabilità di disturbo a uccelli nidificanti in insediamento
280
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Gli abbattimenti involontari di avifauna protetta, il disturbo causato da cani e cacciatori, nonché l’eventuale
danneggiamento di habitat, possono effettivamente comportare degli impatti sul sito.
Garantire delle fas ce di rispetto , se necessario anche con eventuale sospensione temporanea della circolazione
di automezzi, al fine di evitare l’avvicinamento a pareti rocciose occupate per la nidi ficazione di rapaci.
Avviare azioni di sensibilizzazione alla problematica degli abbattimenti involontari.
Promuovere per chi pratica la caccia al cinghiale l’utilizzo della tecnica della girata, in quanto metodo meno
impattante e alternativo a altre forme di caccia collettiva
Sostenere forme di preven zione e di repressione dei fenomeni di bracconaggio
Valorizzazione della produzione di selvaggina in loco mediante opportune strutture di riproduzione e
ambientamento, riducendo al contempo l’entità dei ripopolamenti di selvaggina nei mesi estivi
Attuazione di interventi gestionali sulle aree boscate in modo da incrementarne la funzione
trofi ca e di rifugio e da garantire una distribuzione spaziale più omogenea della fauna
8.25 S IC Monte Calvo e Monte Calvilli
CODICE SITO NATURA 2000
SIC Monte Calvo e Monte Calvilli
IT 6050024
DESCRIZIONE
Nel territorio del SIC l’attività venatori a è cons entita su circa 416,00 ettari, infatti il sito in esame ricade al contempo nel territorio
della ZPS Monti Ausoni ed Aurunci ed in parte nel territorio del Parco Naturale Regionale Monti Ausoni e Lago di Fondi
SOVRAPPOSIZIONE CON ISTITUTI PREVISTI DAL
P.F.V.
Denominazione
Santa Croce
Istituto
AFV
Attività Venatoria
consentita 295,00 Ha
divieto 121 Ha
Periodo
Vocata
Ungulati
permanent e
vocata*
Ha
416,00
Totale
(121
riservino)
416,00
* esclusivamente al cinghiale
281
%
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
INCIDENZE POTENZIAL MENTE PRESENTI NEL SITO
IMPATTO
Prelievo venatorio accidentale su specie non cacciabili
negativo
Disturbo causato da cani e cacciatori
negativo
Danneggiam ento di habitat connesso con l’accesso e/o lo svolgimento dell’attività
venatoria
negativo
Controllo e riduzione di speciealloctone, invasive e/o opportunistiche
positivo
Censimenti, monitoraggi e raccolta dati
positivo
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DELL’INCIDENZA SULL’INTEGRITÀ DEL SITO
Attivita’
Oggetto di
incidenza
Tipo di
impatto
Probabilità
di impatto
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
Dominio
spaziale
dell’impatto
superfici
incluse in
controllo
del
cinghiale in
girata
lupo
disturbo
probabilità
bassa
reversibile
breve
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
superfici
incluse in
controllo
del
cinghiale in
girata
caccia al
cinghiale in
battuta e
lupo
lupo
abbattimento
involontario
disturbo
probabilità
molto bassa
impatto
certo
irreversivile
lungo
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
reversibile
medio
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale
in battuta e
lupo
abbattimento
involontario
probabilità
alta
irreversibile
lungo
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale in
battuta e
braccata in
gennaio
rapaci
rupicoli
disturbo
probabilità
alta
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
impatto
localizzato
nelle
superfici
incluse in
area vocata
in prossimità
dei siti di
nidificazione
282
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
prelievo
venatorio
accidentale
specie di
avi fauna
protette
presen za e
attività di
cani e
cacciatori
uccelli in
insediamento
e nidificanti
accesso e
svolgimento
dell’attività
venatoria
habitat
abbattimento
involontario
probabilità
media
irreversibile
lungo
termine
ridotto:
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
ridotto
disturbo
probabilità
alta
danneggiamento
probabilità
bassa;
connessione
altre attività
reversibile in
ragione della
frequenza e
durata
dell’impatto
lungo
termine
ridotto
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DEGLI IMPATTI RILEVATI
E
MISURE DI MITIGAZIONE DA ADOTTARSI
Attività di controllo al cinghiale, qualora fosse realizzata, dovrà attuarsi con le modalità della girata e potrà
comportare con elevata probabilità disturbo al lupo; la probabilità di abbattimento involontario è molto bassa
per le modalità con cui viene effettuata
Attività di caccia al cinghiale attuata con le modalità della battuta e della braccata potrà comportare con elevata
probabilità disturbo al lupo ed elevata probabilità di abbattimento involontario e se svolta in gennaio elevata
probabilità di disturbo a uccelli nidificanti in insediamento
Gli abbattimenti involontari di avifauna protetta, il disturbo causato da cani e cacciatori, nonché l’eventuale
danneggiamento di habitat, possono effettivamente comportare degli impatti sul sito.
Garantire delle fas ce di rispetto , se necessario anche con eventuale sospensione temporanea della circolazione
di automezzi, al fine di evitare l’avvicinamento a pareti rocciose occupate per l a nidi ficazione da Aquila reale
(Aquila chrysaetos), Falco pellegrino (Falco peregrinus), Lanario (Falco biarmicus ), Gufo reale (Bubo bubo) e
Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax)
Avviare azioni di sensibilizzazione alla problematica degli abbattimenti involontari.
Promuovere per chi pratica la caccia al cinghiale l’utilizzo della tecnica della girata, in quanto metodo meno
impattante e alternativo a altre forme di caccia collettiva
Sostenere forme di preven zione e di repressione dei fenomeni di bracconaggio
Valorizzazione della produzione di selvaggina in loco mediante opportune strutture di riproduzione e
ambientamento, riducendo al contempo l’entità dei ripopolamenti di selvaggina nei mesi estivi
Attuazione di interventi gestionali sulle aree boscate in modo da incrementarne la funzione
trofi ca e di rifugio e da garantire una distribuzione spaziale più omogenea della fauna
8.26 S IC Bosco di Selvapiana di Amaseno
CODICE SITO NATURA 2000
SIC Bosco di Selvapiana di Amaseno
IT 6050025
DESCRIZIONE
283
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Nel territorio del SIC l’attività venatoria è consentita su circa 257,0 ettari
SOVRAPPOSIZIONE CON ISTITUTI PREVISTI DAL
P.F.V.
Denominazione
Istituto
ZAC
Zona Allenamento
Cani Amaseno
Periodo
Vocata
Ungulati
permanent e
vocata*
Attività Venatoria
Ha
%
257,00
ATC 2**
216,66
Totale
473,66
* esclusivamente al cinghiale
** VERIFICARE SE è DENTRO SIC E ADEGUARE LA SUPERFICIE TOTALE
INCIDENZE POTENZIAL MENTE PRESENTI NEL SITO
IMPATTO
Prelievo venatorio accidentale su specie non cacciabili
negativo
Disturbo causato da cani e cacciatori
negativo
Danneggiam ento di habitat connesso con l’accesso e/o lo svolgimento dell’attività
venatoria
negativo
Controllo e riduzione di speciealloctone, invasive e/o opportunistiche
positivo
Censimenti, monitoraggi e raccolta dati
positivo
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DELL’INCIDENZA SULL’INTEGRITÀ DEL SITO
Attivita’
Oggetto di
incidenza
Tipo di
impatto
Probabilità
di impatto
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
Dominio
spaziale
dell’impatto
superfici
incluse in
controllo
del
cinghiale in
girata
lupo/orso
disturbo
probabilità
bassa
reversibile
breve
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
superfici
incluse in
controllo
del
cinghiale in
girata
lupo/orso
abbattimento
involontario
probabilità
molto bassa
irreversivile
lungo
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
284
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
caccia al
cinghiale in
battuta e
lupo/orso
disturbo
impatto
certo
reversibile
medio
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale
in battuta e
lupo/orso
abbattimento
involontario
probabilità
alta
irreversibile
lungo
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale in
battuta e
impatto
localizzato
nelle
superfici
incluse in
area vocata
in prossimità
dei siti di
nidificazione
rapaci
rupicoli
disturbo
probabilità
alta
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
prelievo
venatorio
accidentale
specie di
avi fauna
protette
abbattimento
involontario
probabilità
media
irreversibile
lungo
termine
ridotto:
presen za e
attività di
cani e
cacciatori
uccelli in
insediamento
e nidificanti
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
ridotto
disturbo
probabilità
alta
danneggiamento
probabilità
bassa;
connessione
altre attività
reversibile in
ragione della
frequenza e
durata
dell’impatto
lungo
termine
braccata in
gennaio
accesso e
svolgimento
dell’attività
venatoria
habitat
ridotto
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DEGLI IMPATTI RILEVATI
E
MISURE DI MITIGAZIONE DA ADOTTARSI
Attività di controllo al cinghiale, qualora fosse realizzata, dovrà attuarsi con le modalità della girata e potrà
comportare con elevata probabilità disturbo al lupo; la probabilità di abbattimento involontario è molto bassa
per le modalità con cui viene effettuata
Attività di caccia al cinghiale attuata con le modalità della battuta e della braccata potrà comportare con elevata
probabilità disturbo al lupo ed elevata probabilità di abbattimento involontario e se svolta in gennaio elevata
probabilità di disturbo a uccelli nidificanti in insediamento
Gli abbattimenti involontari di avifauna protetta, il disturbo causato da cani e cacciatori, nonché l’eventuale
danneggiamento di habitat, possono effettivamente comportare degli impatti sul sito.
Garantire delle fas ce di rispetto , se necessario anche con eventuale sospensione temporanea della circolazione
di automezzi, al fine di evitare l’avvicinamento a pareti rocciose occupate per la nidi ficazione di rapaci
Avviare azioni di sensibilizzazione alla problematica degli abbattimenti involontari.
Promuovere per chi pratica la caccia al cinghiale l’utilizzo della tecnica della girata, in quanto metodo meno
impattante e alternativo a altre forme di caccia collettiva
Sostenere forme di preven zione e di repressione dei fenomeni di bracconaggio
285
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Valorizzazione della produzione di selvaggina in loco mediante opportune strutture di riproduzione e
ambientamento, riducendo al contempo l’entità dei ripopolamenti di selvaggina nei mesi estivi
8.27 S IC Parete del Monte Fammera
CODICE SITO NATURA 2000
SIC Parete del Monte Fammera
IT 6050026
DESCRIZIONE
Nel territorio del SIC l’attività venatoria è consentita esclusivamente su una porzione di circa 77,6 ettari, infatti il sito in esame è
compreso in parte nel territorio del Parco Naturale Regionale Monti Aurunci e ricade altresì nell’area di insidenza della ZPS Monti
Ausoni e Aurunci.
SOVRAPPOSIZIONE CON ISTITUTI PREVISTI DAL
P.F.V.
Denominazione
ATC 2
Istituto
Attività Venatoria
Periodo
Vocata
Ungulati
consentita
permanent e
vocata*
Totale
Ha
66,64
66,64
* esclusivamente al cinghiale
286
%
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
INCIDENZE POTENZIAL MENTE PRESENTI NEL SITO
IMPATTO
Prelievo venatorio accidentale su specie non cacciabili
negativo
Disturbo causato da cani e cacciatori
negativo
Danneggiam ento di habitat connesso con l’accesso e/o lo svolgimento dell’attività
venatoria
negativo
Controllo e riduzione di speciealloctone, invasive e/o opportunistiche
positivo
Censimenti, monitoraggi e raccolta dati
positivo
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DELL’INCIDENZA SULL’INTEGRITÀ DEL SITO
Attivita’
Oggetto di
incidenza
Tipo di
impatto
Probabilità
di impatto
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
Dominio
spaziale
dell’impatto
superfici
incluse in
controllo
del
cinghiale in
girata
lupo
disturbo
probabilità
bassa
reversibile
breve
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
superfici
incluse in
controllo
del
cinghiale in
girata
caccia al
cinghiale in
battuta e
lupo
lupo
abbattimento
involontario
disturbo
probabilità
molto bassa
impatto
certo
irreversivile
lungo
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
reversibile
medio
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale
in battuta e
lupo
abbattimento
involontario
probabilità
alta
irreversibile
lungo
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale in
battuta e
braccata in
gennaio
rapaci
rupicoli
disturbo
probabilità
alta
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
impatto
localizzato
nelle
superfici
incluse in
area vocata
in prossimità
dei siti di
nidificazione
287
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
controllo e
caccia di
selezione
agli
ungulati
lupo
disturbo
probabilità
molto bassa
reversibile
breve
termine
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
controllo e
caccia
lupo
abbattimento
involontario
nulla
irreversibile
lungo
termine
prelievo
venatorio
accidentale
specie di
avi fauna
protette
abbattimento
involontario
probabilità
media
lungo
termine
ridotto:
irreversibile
presen za e
attività di
cani e
cacciatori
uccelli in
insediamento
e nidificanti
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
ridotto
disturbo
probabilità
alta
danneggiamento
probabilità
bassa;
connessione
altre attività
reversibile in
ragione della
frequenza e
durata
dell’impatto
lungo
termine
di selezione
agli
ungulati
accesso e
svolgimento
dell’attività
venatoria
habitat
ridotto
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DEGLI IMPATTI RILEVATI
E
MISURE DI MITIGAZIONE DA ADOTTARSI
Attività di controllo al cinghiale, qualora fosse realizzata, dovrà attuarsi con le modalità della girata e potrà
comportare con elevata probabilità disturbo al lupo; la probabilità di abbattimento involontario è molto bassa
per le modalità con cui viene effettuata
Attività di caccia al cinghiale attuata con le modalità della battuta e della braccata potrà comportare con elevata
probabilità disturbo al lupo ed elevata probabilità di abbattimento involontario e se svolta in gennaio elevata
probabilità di disturbo a uccelli nidificanti in insediamento
Gli abbattimenti involontari di avifauna protetta, il disturbo causato da cani e cacciatori, nonché l’eventuale
danneggiamento di habitat, possono effettivamente comportare degli impatti sul sito.
Garantire delle fas ce di rispetto , se necessario anche con eventuale sospensione temporanea della circolazione
di automezzi, al fine di evitare l’avvicinamento a pareti rocciose occupat e per la nidi ficazione da Falco
pellegrino (Falco peregrinus), Lanario (Falco biarmicus), Gufo reale (Bubo bubo) e Gracchio corallino
(Pyrrhocorax pyrrhocorax)
Avviare azioni di sensibilizzazione alla problematica degli abbattimenti involontari.
Promuovere per chi pratica la caccia al cinghiale l’utilizzo della tecnica della girata, in quanto metodo meno
impattante e alternativo a altre forme di caccia collettiva
Sostenere forme di preven zione e di repressione dei fenomeni di bracconaggio
Valorizzazione della produzione di selvaggina in loco mediante opportune strutture di riproduzione e
288
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
ambientamento, riducendo al contempo l’entità dei ripopolamenti di selvaggina nei mesi estivi
Attuazione di interventi gestionali sulle aree boscate in modo da incrementarne la funzione
trofi ca e di rifugio e da garantire una distribuzione spaziale più omogenea della fauna
8.28 S IC /ZPS Gole del Fiume Melfa
CODICE SITO NATURA 2000
SIC /ZPS Gole del Fiume Melfa
IT 6050027
DESCRIZIONE
Nel territorio del SIC/ZPS l’attività venatoria è consentita su circa 1.181,0 ettari.
SOVRAPPOSIZIONE CON ISTITUTI PREVISTI DAL
P.F.V.
Denominazione
Casalattico
ATC 2
Istituto
Attività Venatoria
AFV
consentita
Periodo
Vocata
Ungulati
permanent e
vocata*
permanent e
Ha
104,00
376,50
Totale
480,50
* esclusivamente al cinghiale
** VERIFICARE SE è DENTRO SIC E ADEGUARE LA SUPERFICIE TOTALE
289
%
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
INCIDENZE POTENZIAL MENTE PRESENTI NEL SITO
IMPATTO
Prelievo venatorio accidentale su specie non cacciabili
negativo
Disturbo causato da cani e cacciatori
negativo
Danneggiam ento di habitat connesso con l’accesso e/o lo svolgimento dell’attività
venatoria
negativo
Controllo e riduzione di speciealloctone, invasive e/o opportunistiche
positivo
Censimenti, monitoraggi e raccolta dati
positivo
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DELL’INCIDENZA SULL’INTEGRITÀ DEL SITO
Attivita’
Oggetto di
incidenza
Tipo di
impatto
Probabilità
di impatto
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
Dominio
spaziale
dell’impatto
superfici
incluse in
controllo
del
cinghiale in
girata
lupo
disturbo
probabilità
bassa
reversibile
breve
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
superfici
incluse in
controllo
del
cinghiale in
girata
caccia al
cinghiale in
battuta e
lupo
lupo
abbattimento
involontario
disturbo
probabilità
molto bassa
impatto
certo
irreversivile
lungo
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
reversibile
medio
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale
in battuta e
lupo
abbattimento
involontario
probabilità
alta
irreversibile
lungo
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale in
battuta e
braccata in
gennaio
rapaci
rupicoli
disturbo
probabilità
alta
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
impatto
localizzato
nelle
superfici
incluse in
area vocata
in prossimità
dei siti di
nidificazione
290
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
prelievo
venatorio
accidentale
specie di
avi fauna
protette
presen za e
attività di
cani e
cacciatori
uccelli in
insediamento
e nidificanti
accesso e
svolgimento
dell’attività
venatoria
habitat
abbattimento
involontario
probabilità
media
irreversibile
lungo
termine
ridotto:
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
ridotto
disturbo
probabilità
alta
danneggiamento
probabilità
bassa;
connessione
altre attività
reversibile in
ragione della
frequenza e
durata
dell’impatto
lungo
termine
ridotto
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DEGLI IMPATTI RILEVATI
E
MISURE DI MITIGAZIONE DA ADOTTARSI
Attività di controllo al cinghiale, qualora fosse realizzata, dovrà attuarsi con le modalità della gi rata e potrà
comportare con elevat a probabilità disturbo al lupo; la probabilità di abbattimento involontario è molto bassa per
le modalità con cui viene effettuata
Attività di caccia al cinghiale attuat a con le modalità della battuta e della braccat a potrà comportare con el evata
probabilità disturbo al lupo ed elevata probabilità di abbattimento involontario e se svolta in gennaio elevata
probabilità di disturbo a uccelli nidificanti in insediamento
Gli abbattimenti involontari di avi fauna protetta, il disturbo caus ato da cani e cacciatori, nonché l’eventuale
danneggiamento di habitat, possono effettivamente comportare degli impatti sul sito.
Garantire delle fasce di rispetto , se necessario anche con eventual e sospensione temporanea della circolazione di
automezzi, al fine di evitare l’avvicinamento a pareti rocciose occupate per la nidi fi cazione da Aquila reale
(Aquila chrysaetos), Falco pellegrino (Falco peregrinus), Lanario (Fal co biarmicus), Gufo reale (Bubo bubo) e
Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax)
Avviare azioni di sensibilizzazione alla problematica degli abbattimenti involontari.
Promuovere per chi pratica la cacci a al cinghiale l’utilizzo della tecnica della girata, in quanto metodo meno
impattante e alternativo a altre forme di caccia collettiva
Sostenere forme di preven zione e di repressione dei fenomeni di bracconaggio
Valorizzazione della produ zione di selvaggina in loco mediante opportune strutture di riproduzione e
ambientamento, riducendo al contempo l’entità dei ripopolamenti di selvaggina nei mesi estivi
Attuazione di interventi gestionali sulle aree boscate in modo da incrementarne la funzione
trofi ca e di rifugio e da garantire una distribuzione spaziale più omogenea della fauna
8.29 S IC /ZPS Massiccio del Monte Cairo – aree sommitali
CODICE SITO NATURA 2000
SIC /ZPS Massiccio del Monte Cairo – aree sommitali
IT 6050028
DESCRIZIONE
291
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
Nel territorio del SIC/ZPS l’attività venatoria è consentita su circa 2.201,0 ettari.
SOVRAPPOSIZIONE CON ISTITUTI PREVISTI DAL
P.F.V.
Denominazione
Istituto
consentita 1,20 Ha
Terelle
AFV
Casalattico
AFV
Monte Cairo
ZRC
Periodo
Vocata
Ungulati
permanent e
vocata*
permanent e
vocata*
(85
riservino)
permanent e
vocata*
490,00
permanent e
vocata*
252,00
Attività Venatoria
divieto 11 Ha
consentita 523,00 Ha
divieto 85 Ha
ATC 2
consentita
Ha
%
1,20
(11
riservino)
608,00
Totale
1.351,20
* esclusivamente al cinghiale
** VERIFICARE SE è DENTRO SIC E ADEGUARE LA SUPERFICIE TOTALE
INCIDENZE POTENZIAL MENTE PRESENTI NEL SITO
IMPATTO
Prelievo venatorio accidentale su specie non cacciabili
negativo
Disturbo causato da cani e cacciatori
negativo
Danneggiam ento di habitat connesso con l’accesso e/o lo svolgimento dell’attività
venatoria
negativo
Controllo e riduzione di speciealloctone, invasive e/o opportunistiche
positivo
Censimenti, monitoraggi e raccolta dati
positivo
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DELL’INCIDENZA SULL’INTEGRITÀ DEL SITO
Attivita’
Oggetto di
incidenza
Tipo di
impatto
Probabilità
di impatto
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
Dominio
spaziale
dell’impatto
superfici
incluse in
controllo
del
cinghiale in
girata
lupo
controllo
del
cinghiale in
lupo
disturbo
probabilità
bassa
reversibile
breve
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
abbattimento
involontario
probabilità
molto bassa
irreversivile
lungo
termine
superfici
incluse in
area non
292
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
girata
vocata in
caso di
attività di
controllo
caccia al
cinghiale in
battuta e
lupo
disturbo
impatto
certo
reversibile
medio
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale
in battuta e
lupo
abbattimento
involontario
probabilità
alta
irreversibile
lungo
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale in
battuta e
braccata in
gennaio
controllo e
caccia di
selezione
agli
ungulati
rapaci
rupicoli
lupo
disturbo
disturbo
probabilità
alta
probabilità
molto bassa
irreversibile in
caso di
abbandono
reversibile
lungo
termine
impatto
localizzato
nelle
superfici
incluse in
area vocata
in prossimità
dei siti di
nidificazione
breve
termine
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
controllo e
caccia
lupo
abbattimento
involontario
nulla
irreversibile
lungo
termine
prelievo
venatorio
accidentale
specie di
avi fauna
protette
abbattimento
involontario
probabilità
media
lungo
termine
ridotto:
irreversibile
presen za e
attività di
cani e
cacciatori
uccelli in
insediamento
e nidificanti
probabilità
alta
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
ridotto
disturbo
danneggiamento
probabilità
bassa;
connessione
altre attività
reversibile in
ragione della
frequenza e
durata
dell’impatto
lungo
termine
di selezione
agli
ungulati
accesso e
svolgimento
dell’attività
venatoria
habitat
ridotto
293
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DEGLI IMPATTI RILEVATI
E
MISURE DI MITIGAZIONE DA ADOTTARSI
Attività di controllo al cinghiale, qualora fosse realizzata, dovrà attuarsi con le modalità della gi rata e potrà
comportare con elevat a probabilità disturbo al lupo; la probabilità di abbattimento involontario è molto bassa per
le modalità con cui viene effettuata
Attività di caccia al cinghiale attuat a con le modalità della battuta e della braccat a potrà comportare con el evata
probabilità disturbo al lupo ed elevata probabilità di abbattimento involontario e se svolta in gennaio elevata
probabilità di disturbo a uccelli nidificanti in insediamento
Gli abbattimenti involontari di avi fauna protetta, il disturbo caus ato da cani e cacciatori, nonché l’eventuale
danneggiamento di habitat, possono effettivamente comportare degli impatti sul sito.
Garantire delle fasce di rispetto , se necessario anche con eventual e sospensione temporanea della circolazione di
automezzi, al fine di evitare l’avvicinamento a pareti rocciose occupate per la nidi fi cazione da Aquila reale
(Aquila chrysaetos), Falco pellegrino (Falco peregrinus), Lanario (Fal co biarmicus), Gufo reale (Bubo bubo) e
Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax)
Avviare azioni di sensibilizzazione alla problematica degli abbattimenti involontari.
Promuovere per chi pratica la cacci a al cinghiale l’utilizzo della tecnica della girata, in quanto metodo meno
impattante e alternativo a altre forme di caccia collettiva
Sostenere forme di preven zione e di repressione dei fenomeni di bracconaggio
Valorizzazione della produ zione di selvaggina in loco mediante opportune strutture di riproduzione e
ambientamento, riducendo al contempo l’entità dei ripopolamenti di selvaggina nei mesi estivi
Attuazione di interventi gestionali sulle aree boscate in modo da incrementarne la funzione
trofi ca e di rifugio e da garantire una distribuzione spaziale più omogenea della fauna
8.30S IC Sorgenti dell’Aniene
CODICE SITO NATURA 2000
SIC Sorgenti dell’Aniene
IT 6050029
Nel territorio del SIC l’attività venatoria non è consentita in quanto lo stesso sito ricade all’interno del Parco Naturale
Regionale Monti Simbruini e al contempo internamente al territorio della ZPS Monti simbruini ed Ernici.
294
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
8.31 ZPS Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ed aree limitrofe
CODICE SITO NATURA 2000
ZPS Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ed aree limitrofe
IT 7120132
DESCRIZIONE
Nel territorio della ZPS l’attività venatoria è parzialmente cons entita per una superfi cie complessiva pari a circa 665,0 ettari (9.345,00
– 1424(riservini in ZPS) – 7.256 PNALM in ZPS). La stessa ZPS include di fatto il PNALM (parte), relative zone preparco, ed al
contempo altre aree della rete natura 2000 quali: SIC Vallone Lacerno, SIC Pendici di Colle Nero, SIC Cime del Massiccio della
Meta, SIC Val Canneto.
295
ProvinciadiFrosinone‐SettoreAgricolturaCacciaePesca
SOVRAPPOSIZIONE CON ISTITUTI PREVISTI DAL
P.F.V.
Denominazione
Pescosolidana
Istituto
Attività Venatoria
consentita 1.445,0
Ha
AFV
Periodo
Vocata
Ungulati
Ha
1.789,00
permanent e
vocata
permanent e
vocata
permanent e
vocata
(344
riservino)
divieto 344 Ha
Campoli Appennino
AFV
Forca d’Acero
AFV
consentita 334,00 Ha
divieto 154 Ha
consentita 248,00 Ha
divieto 18 Ha
Macchia Marina
consentita 1.334,0
Ha
AFV
488,00
(154
riservino)
248,00
(18
riservino)
1.572,00
permanent e
vocata
permanent e
vocata
permanent e
vocata
(238
riservino)
divieto 238 Ha
consentita 250,0 Ha
Caccia e Natura
AFV
Acqua Bianca
AFV
Vallerotonda
AFV
divieto 150 Ha
consentita 504,0 Ha
divieto 200 Ha
consentita 28,0 Ha
divieto 320 Ha
%
400,00
(150
riservino)
704,00
(200
riservino)
348,00
permanent e
vocata
(320
riservino)
Totale
5.549,00
** VERIFICARE SE è DENTRO SIC E ADEGUARE LA SUPERFICIE TOTALE
INCIDENZE POTENZIAL MENTE PRESENTI NEL SITO
IMPATTO
Prelievo venatorio accidentale su specie non cacciabili
negativo
Disturbo causato da cani e cacciatori
negativo
Danneggiam ento di habitat connesso con l’accesso e/o lo svolgimento dell’attività
venatoria
negativo
Controllo e riduzione di speciealloctone, invasive e/o opportunistiche
positivo
Censimenti, monitoraggi e raccolta dati
positivo
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DELL’INCIDENZA SULL’INTEGRITÀ DEL SITO
Attivita’
Oggetto di
incidenza
Tipo di
impatto
Probabilità
di impatto
Rerversibilità
dell’impatto
Durata
effetti
impatto
Dominio
spaziale
dell’impatto
296
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superfici
incluse in
controllo
del
cinghiale in
girata
lupo/orso
disturbo
probabilità
bassa
reversibile
breve
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
superfici
incluse in
controllo
del
cinghiale in
girata
caccia al
cinghiale in
battuta e
lupo/orso
lupo/orso
abbattimento
involontario
disturbo
probabilità
molto bassa
impatto
certo
irreversivile
lungo
termine
area non
vocata in
caso di
attività di
controllo
reversibile
medio
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale
in battuta e
lupo/orso
abbattimento
involontario
probabilità
alta
irreversibile
lungo
termine
superfici
incluse in
area vocata
braccata
caccia al
cinghiale in
battuta e
braccata in
gennaio
controllo e
caccia di
selezione
agli
ungulati
rapaci
rupicoli
lupo/orso
disturbo
disturbo
probabilità
alta
probabilità
molto bassa
irreversibile in
caso di
abbandono
reversibile
lungo
termine
impatto
localizzato
nelle
superfici
incluse in
area vocata
in prossimità
dei siti di
nidificazione
breve
termine
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
impatto
localizzato
all’interno
dei siti in cui
si attua la
caccia di
selezione e il
controllo
controllo e
caccia
di selezione
agli
lupo/orso
abbattimento
involontario
nulla
irreversibile
lungo
termine
specie di
avi fauna
protette
abbattimento
involontario
probabilità
media
irreversibile
lungo
termine
ungulati
prelievo
venatorio
accidentale
ridotto:
297
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presen za e
attività di
cani e
cacciatori
accesso e
svolgimento
dell’attività
venatoria
uccelli in
insediamento
e nidificanti
habitat
disturbo
probabilità
alta
irreversibile in
caso di
abbandono
lungo
termine
danneggiamento
probabilità
bassa;
connessione
altre attività
reversibile in
ragione della
frequenza e
durata
dell’impatto
lungo
termine
ridotto
ridotto
VALUTAZIONE E SIGNIFICATO DEGLI IMPATTI RILEVATI
E
MISURE DI MITIGAZIONE DA ADOTTARSI
L’attività di controllo al cinghiale, qualora fosse realizzata, dovrà attuarsi con le modalità della girata e potrà
comportare con elevata probabilità disturbo al lupo e all’orso; la probabilità di abbattimento involontario è molto
bassa per le modalità con cui viene effettuata
L’attività di caccia al cinghiale attuata con la modalità della battuta e della braccata comporta una forte azione
disturbo alla fauna, con particol are ri ferimento all’orso, al lupo e se svolta in gennaio a uccelli nidifi canti in
insediamento. La caccia in braccata dovrà pertanto essere vietata nelle aree critiche di presenza e
progressivament e scoraggiata in tutto l’areale dell’orso, mentre si dovrà di ffondere e promuovere l’uso della
caccia in girata e della caccia di selezione con uso della carabina su ungulati di pregio
Attuazione di interventi gestionali e/o di specifica regolamentazione dell’attività venatoria con azioni di
tutela delle specie di direttiva e mirando al miglioramento dello stato di conservazione dell’Orso bruno
marsicano (in linea con le indicazioni del PATOM), dapprima definendo ed istituendo le aree di inter esse,
contiguità e connessione, e successivamente coniugando la gestione delle attività venatorie nelle aree di interesse
per l’orso adatttandole con le esigenze della specie. Inoltre si dovranno m ettere in atto tutte le speci fiche e
necess arie misure per il contenimento degli impatti attuali e potenziali legati alle attività antropiche
Identi ficare, tutelare le Aree critiche, ossia le zone che presentando qualità e abbondanza di risorse, adeguate
condizioni di utilizzo sono particolarment e idonee alla pres enza, sopravvivenza e riproduzione dell’orso e
garantirne una gestione mirata alla salvaguardia della specie, come prescritto dal PATOM
Identi ficare le Aree di connessione, ossia le aree che, per habitat e collocazione rispetto alle aree critiche,
favoriscono i movimenti individuali di dispersione su l arga scala, e quindi l a connettività funzionale,
demografi ca e genetica t ra nuclei in aree critiche di fferenti, garantendone le migliori condizioni ecologiche,
come prescritto dal PATOM
Identi ficare ed istituire un congruo numero di Aree contigue ai parchi nazionali e regionali e Ar ee di nuova
presenza, sia potenziale che di espansione rispetto allo stato attuale, che dovranno essere oggetto diparticol are
attenzione assicurando l a piena compatibilità delle attività antropiche con l a pres enza dell’orso, come pres critto
dal PATOM
Limitare le pres en ze giornaliere di cani in ZAC/ZALL nelle aree vicinali e/o interne ai siti PATOM
identificate a ALTA e MEDIA ATTITUDINE inserendo un opportuno cal endario di turnazione nelle aree
PATOM identificat e a ALTA e MEDIA ATTITUDINE.
Inserire nelle aree libere una speci fica turnazione nel periodoantecedente (21 giorni) la data di apertura della
caccia fissata annualment e dal calendario venatorio
298
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Gli abbattimenti involontari di avi fauna protetta, il disturbo caus ato da cani e cacciatori, nonché l’eventuale
danneggiamento di habitat, possono effettivamente comportare degli impatti sul sito.
Garantire delle fasce di rispetto , se necessario anche con eventual e sospensione temporanea della circolazione di
automezzi, al fine di evitare l’avvicinamento a pareti rocciose occupate per la nidi fi cazione da Aquila reale
(Aquila chrysaetos), Falco pellegrino (Falco peregrinus), Lanario (Fal co biarmicus), Gufo reale (Bubo bubo) e
Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax)
Avviare azioni di sensibilizzazione alla problematica degli abbattimenti involontari.
Promuovere per chi pratica la cacci a al cinghiale l’utilizzo della tecnica della girata, in quanto metodo meno
impattante e alternativo a altre forme di caccia collettiva
Sostenere forme di preven zione e di repressione dei fenomeni di bracconaggio
Valorizzazione della produ zione di selvaggina in loco mediante opportune strutture di riproduzione e
ambientamento, riducendo al contempo l’entità dei ripopolamenti di selvaggina nei mesi estivi
Attuazione di interventi gestionali sulle aree boscate in modo da incrementarne la funzione
trofi ca e di rifugio e da garantire una distribuzione spaziale più omogenea della fauna
8.32**** S IC Forcelle di Campello e di Fraile *****
CODICE SITO NATURA 2000
S IC Forcelle di Campello e di Fraile
Nel territorio del SIC l’attività venatoria non è consentita in quanto il sito in esame è compreso ricade nel territorio del
Parco Naturale Regionale Monti Aurunci e ricade altresì nell’area di insidenza della ZPS Monti Ausoni e Aurunci.
9. CONCLUS IONI
L’attività venatoria, e le pratiche ad essa connesse o riconducibili, condotta all’interno di siti
Natura 2000 è riconosciuta come fonte di sicuro impatto sia sulle specie cacciabili che sulle specie
oggetto di conservazione, di fatto essa per sua stessa natura costituisce sempre una causa di disturbo
più o meno rilevante per la fauna selvatica e in molti casi può condizionare lo status e la dinamica
in maniera indipendente dall’entità del prelievo.
Dall’analisi delle molteplici incidenze riconducibili alle diversificate attività che un Piano
Faunistico Venatorio provinciale ha nei confronti deisiti individuati dalla ReteNatura 2000della
provincia di Frosinone emerge senza dubbio che l’attività venatoria incidesignificativamente
suspecie, habitat e habitat di speciedi elevato interesse conservazionistico,per cui tali sitisono stati
istituiti.
Questo comporta l’indispensabile attuazione di misure gestionali accurate e di una seriearticolata
di misure di mitigazione in grado di ridurre gli effetti potenzialmente negativiche il presente Studio
di Valutazione di Incidenza di supporto al sovracitato Piano faunistico Venatorio provinciale, in
questa sezione.
Lo studio descrivele linee d’azione del P.F.V stesso e le relative misure di mitigazione,
recupero e compensazione da adottare per la salvaguardia di specie, habitat e habitat di
specie con particolare riferimento agli aspetti normativi previsti dall’Art.5 del D.P.R. 8 settembre
1997 n. 357 e successive modifiche inerentitutte le attività che possano avere incidenze sui siti della
Rete Europea Natura 2000, individuati nella regione Lazio in attuazione della Direttiva 92/43/CEE
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“Habitat” e della Direttiva 79/409/CEE “Uccelli” concernente la conservazione degli uccelli
selvatici.
Le misure di mitigazione dovrebbero sempre evitare gli effetti alla fonte; sono infatti misure
intese a ridurre al minimo o addirittura a sopprimere l’impatto negativo di un piano o progetto
durante o dopo la sua realizzazione e, se ben realizzate limitano la portata delle misure
9.1 PrincipaliMisure di gestione e mitigazione, finalizzate alla riduzione del disturbo antropico
dovuto all’attività venatoria
- Ampliamento delle aree interdette all’attività venatoria che assicurino unacongrua estensione,
anche in considerazione del basso livello diprotezione fornita da un insieme di piccole areenon
adeguate alle esigenzeecologiche e di tutela richieste in particolare da alcune specie ornitiche di
direttiva, dal lupo e dall’ orso bruno marsicano. Inotre si potrebbeovviare alla frammentazione del
territorio istituendo delle aree di connessione interdette e/o rigidamente regolamentate per quanto
concerne l’attività;
- Necessità di rimarcare la non cacciabilità della Lepre italica e di sensibilizzare e formare alla
distinzione di questa dalla Lepre europea, cacciabile;
- Avviare azioni disensibilizzazione alla problematica degli abbattimenti involontari, nel caso
della lepre italica facilemte confusa con la lepre europea e in particolare nei confronti del lupo e
dell’orso, per chi praticala caccia al cinghiale e prescrivere l’utilizzo della girata come metodo
meno impattante inalterna alle altre forme di caccia collettiva;
- Necessità di evitare ogni disturbo alla popolazione dell’Aquila reale e agli altri rapaci
rupicoli: è necessario imporre il divieto di avvicinamento alle aree interessate soprattutto in fase
di insediamento;
- Avviamento (in alcuni casi prosecuzione) di studi sulla diffusione delle popolazioni alloctone e
sui rapporti con lecomunità animali e vegetali locali, per un ulteriore puntualizzazione, definizione
e adozione delle misure necessarie per il loro contenimento; sono inoltre utili studi sulla
distribuzione della lepre italica al fine di definire la presenza della specie nelle AFV e l’impatto di
queste sulla sua situazione demografica;
- M isure normative, o azioni di informazione e sensibilizzazione, per la riduzione degli impatti e
delle incidenze negative connesse con l’attività venatoria e quelle antropiche che comportano un
disturbo alla fauna, favorendo nel contempo un incremento sostenibile della fruizione ecologico
ambientale pur sempre regolamentatanello spazio e nel tempo;in particolare sono previsti dal
piano d’azione per la conservazione della Lepre italica nel Lazio azioni di sensibilizzazione e
formazione di competenze per mitigare gli impatti dell’attività venatoria sulla specie;
- Applicazione degli indirizzi gestionali previsti dal PATOM e prevedendo al contempo in maniera
graduale e progressiva l’estensione delle superfici di Istituti soprattutto in occasione di rinnovi
delle concessioni. Inoltre dovrà essere incentivata la tecnica della caccia di selezione con uso
della carabina su ungulati , anche di pregio ove sussistano le condizioni.
- Limitare le presenze giornaliere di cani in ZAC/ZALL nelle aree vicinali e/o interne ai siti
PATOM identificate a ALTA e M EDIA ATTITUDINE inserendo un opportuno calendario di
turnazione nelle aree PATOM identificate a ALTA e M EDIA ATTITUDINE.
- Inserire nelle aree libere una specifica turnazione nel periodoantecedente (21 giorni) la data di
apertura della caccia fissata annualmente dal calendario venatorio
9.2 Principali misure di conservazioneda applicarsi in ambito ZPS direttamente o
indirettamente connesse con l’attività venatoria
300
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DIVIETI:
-Esercizio dell'attività venatoria nel mese di Gennaio, con l'eccezione della caccia daappostamento e
in forma vagante per due giornate, prefissate dalcalendario venatorio, alla settimana, nonché con
l’eccezione della caccia agli ungulati;
-Effettuazione della pre-apertura dell'attività venatoria, con l'eccezione della caccia di selezioneagli
ungulati;
-Utilizzo di munizionamento a pallini di piombo all'interno delle zone umide, quali laghi,
stagni,paludi, acquitrini, lanche e lagune d'acqua dolce, salata, salmastra, nonché nel raggio di
150metri alle rive più esterne;
-Attuazione della pratica dello sparo al nido nello svolgimento dell'attività di controllo
demograficodelle popolazioni di corvidi;
-Effettuazione di ripopolamenti faunistici a scopo venatorio, ad eccezione di quelli con
soggettiappartenenti a sole specie e popolazioni autoctone provenienti da allevamenti nazionali, o
dazone di ripopolamento e cattura, o dai centri pubblici e privati di riproduzione della
faunaselvatica allo stato naturale insistenti sul medesimo territorio;
-Svolgimento dell'attività di addestramento di cani da caccia prima del 1° Settembre e dopo
lachiusura della stagione venatoria. Sono fatte salve le zone di cui all'art. 10, comma 8, lettera
e),della Legge n. 157/1992 sottoposte a procedura di valutazione di incidenza positiva ai
sensidell'art.5 del Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, e s.m.i., entro
la data di emanazione dell'atto di cui all'art. 3, comma 1;
-Distruzione o danneggiamento intenzionale di nidi e ricoveri di uccelli;
-Svolgimento di attività di circolazione motorizzata al di fuori delle strade, fatta eccezione per
imezzi agricoli e forestali, per i mezzi di soccorso, controllo e sorveglianza, nonché ai
finidell'accesso al fondo e all'azienda da parte degli aventi diritto, in qualità di proprietari,
lavoratorie gestori;
- Prevedere un programma (e relativo calendario) di svolgimento di specifiche attività
finalizzate alla formazione dei cacciatori selecontrollori, anche al fine di introdurre nuove
forme e modalità di caccia sul territorio.
OBBLIGHI:
- sulle superfici a seminativo soggette all'obbligo del ritiro dalla produzione e noncoltivate durante
tutto l'anno e altre superfici ritirate dalla produzione ammissibili all'aiuto diretto,mantenute in
buone condizioni agronomiche e ambientali a norma dell'art.5 del Regolamento(CE) n.1782/2003,
garantire la presenza di una copertura vegetale, naturale o artificiale,durante tutto l'anno e di
attuare pratiche agronomiche consistenti esclusivamente in operazionidi sfalcio, trinciatura della
vegetazione erbacea, o pascolamento sui terreni ritirati dallaproduzione sui quali non vengono fatti
valere titoli di ritiro, ai sensi del Regolamento (CE)1782/03;
-Regolamentazione degli interventi di diserbo meccanico nella rete idraulica naturale o
artificiale,quali canali di irrigazione e canali collettori, in modo che essi vengano effettuati al di
fuori delperiodo riproduttivo degli uccelli, ad eccezione degli habitat di cui all'art. 6 comma 11;
-Monitoraggio delle popolazioni delle specie ornitiche protette dalla Direttiva 79/409/CEE e
inparticolare quelle dell'Allegato I della medesima direttiva o comunque a priorità
diconservazione;
ATTIVITÀ DA PROMUOVERE E INCENTIVARE:
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- Eventuale attivazione di un protocollo di controllo dei cinghiali, se necessario anche dentro le aree
a divieto di caccia, con particolare attenzione nell’attuare operazioni selettive per la specie ed a
basso impatto;
- Promozione ed ampliamento di tutte le attività di monitoraggio faunistico e venatorio;
- Promozione della tecnica di caccia in giratacondotta con le modalità e con tutte le indicazioni
precedentemente descritte a sostiutuzione della tradizionale braccata;
- Repressione del bracconaggio;
- Rimozione dei cavi sospesi di impianti di risalita, impianti a fune ed elettrodotti dismessi;
- L'informazione e la sensibilizzazione della popolazione locale e dei maggiori fruitori del
territoriosulla rete Natura 2000;
- Le forme di allevamento e agricoltura estensive tradizionali;
- il ripristino di habitat naturali quali ad esempio zone umide, temporanee e permanenti, e
pratitramite la messa a riposo dei seminativi;
- il mantenimento delle stoppie e delle paglie, nonché della vegetazione presente al termine deicicli
produttivi dei terreni seminati, nel periodo invernale almeno fino alla fine di Febbraio;
Inoltre un’ attività da favorire è senza dubbio quella di effettuare dei censimenti e dei piani
di controllo e/o contenimento delle popolazioni di ungulati nei periodi di silenzio venatorio,
attraverso del personale specializzato e dei cacciatori selecontrollori adeguatamente formati e
guidati.
Considerando l’attività venatoria, e tutte le pratiche ad essa connesse o riconducibili, se attuati
all’interno di siti Natura 2000sono da ritenersi tra le incidenze maggiori, e che per raggiungere
adeguati e concreti obiettivi di conservazione e di tutela è fondamentale auspicare ad una
“progressiva riduzione dell'impatto diretto e indiretto dell'attività venatoria, si può comunque
affermare che con l’adozione ed il rispetto di tutte le suddette proposte misure di gestione,
mitigazione e compensazionesi vengano a ripristinare e a raffotzare le condizioni favorevoli alla
conservazione delle specie e degli habitat di interesse comunitario censiti dalla Direttiva 92/43/CEE
“Habitat” e della Direttiva 79/409/CEE “Uccelli” concernente la conservazione degli uccelli
selvatici.
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D.C.P. di Frosinone n. 58 del 27 luglio 1998"Approvazione regolamento istituzione e funzionamento aziende
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nelle zone di protezione speciale”;
-
D.G.R. n. 612 del 16 dicembre 2011"Ret e Europea Natura 2000: Misure di cons ervazione obbligatorie da
applicarsi nelle zone di protezione speciale (ZPS) e nelle Zone Speciali di Conservazione (ZSC)";
-
D.G.R. Lazio n. 117/2010 con cui si rati fica il PATOM, ossia il Piano d’azione nazionale per la tutela dell’Orso
bruno marsicano;
-
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-
D.G.R. , n. 497 del 3 luglio 2007, che ha definito le disposizioni per l'attivazione di una rete regionale di
monitoraggio sullo stato di conservazione degli habitat e delle specie della flora e della fauna in applicazione della
Direttiva Habitat (Direttiva 92/43/CEE);
-
D.G.R. n. 6091 del 29 dicembre 1999 "Legge R egionale n. 17/95. Disciplina di funzionamento delle azi ende
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ROSSANO SCALA, "progetto MNW Lazio"
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Osservazioni e Proposte di Modifica al redigendo Piano Faunistico Venatorio
Provinciale:
1 PROPOSTA
Revoca
Istituzione Zona di Ripopolamento e Cattura denominata Montenero, estesa ha
1219 nel Comune di Castro dei Volsci per innumerevoli danni causati dalla specie
cinghiale.
vedi nota allegata del Comune di Castro dei Volsci (prot. n. 133774/2013).
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2 PROPOSTA
Modifica confini
Zona di Ripopolamento e Cattura denominata Montenero nel Comune di Castro
dei Volsci, come da planimetria che si allega per complessivi ha. ...... per i danni
causati dalla specie cinghiale.
vedi nota allegata dell'ATC FR2 (prot. n. 134400/2013).
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3 PROPOSTA
MODIFICA CONFINI
Zona di Ripopolamento e Cattura denominata S.Oliva nel Comune di Pontecorvo,
come da planimetria che si allega per complessivi ha.
per i danni causati
dalla specie cinghiale.
vedi nota allegata dell'ATC FR2 (prot. n. 133991/2013).
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4 PROPOSTA
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Revoca Deliberazione n. 230 del 23.12.2013 –
MODIFICA CONFINI come da cartina allegata
vedi nota allegata dell'Unione Nazionale Enalcaccia Pesca e Tiro Sezione
Provinciale di Frosinone (prot. n. 43065/2014).
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5 PROPOSTA
ISTITUZIONE OASI DI PROTEZIONE area di Monte Ricco
Relazione tecnica - Gole del Fiume Melfa, Aquila Reale e strategia di gestione
faunistica venatoria nell'area di Monte Ricco
vedi nota allegata della Lipu di Frosinone (prot. n. 31471/2012).
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6 PROPOSTA
PROPOSTA ISTITUZIONE AZIENDA AGRO-TURISTICO VENATORIA - COMUNE
DI GIULIANO DI ROMA
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