L’orogenesi del Trentino
180 - 200 milioni
di anni fa, dove
attualmente si
trova l’Italia,
esisteva un
antico mare,
chiamato della
"Tetide".
Saranno ora descritte le tappe fondamentali della geologia
del nostro territorio trentino, prendendo in esame le varie
ere geologiche:
- Paleozoico ( 590 - 248 milioni di anni fa )
- Mesozoico ( 248 - 65 milioni di anni fa )
- Cenozoico ( 65 - 1,8 milioni di anni fa )
- Neozoico ( 1,8 - 0 milioni di anni fa )
Tali scansioni temporali saranno ulteriormente intervallate
da periodi intermedi che hanno portato, con una lenta
evoluzione, all'attuale geo-morfologia del Trentino.
Quaternario o neozoica
Cenozoico
Mesozoico
Paleozoico
Precambriano o
archeozoica
Olocene (0,01)*
Flora e fauna moderne
Pleistocene (2)
Sviluppo e diffusione dell’uomo
Età glaciale
Neogene (25)
Evoluzione degli ominidi e sviluppo dei
mammiferi pascolanti
La penisola italiana è in gran parte
emersa, sollevamento delle
placche
Paleogene (65)
Primi elefanti, foreste moderne
Sollevamento Himalaia, apertura
dell’Atlantico settentrionale
Cretaceo (135)
Evoluzione piante e fiori, estinzioni dei dinosauri
(impatto meteorite)
Cominciano a sollevarsi le Alpi
Giurassico (190)
Culmine evoluzione rettili e primi uccelli
La Pangea si frattura
Triassico (225)
Sviluppo di felci e conifere, primi piccoli
mammiferi, dinosauri
Permiano (270)
Prime conifere, sviluppo dei rettili,
La parte meridionale della Pangea è
presso il Polo Sud ricoperta
dai ghiacci
Carbonifero (350)
Paludi e grandi foreste di piante estinte e sviluppo
di insetti
Rocce più antiche del Trentino
Devoniano (400)
Diffusione delle piante terrestri, sviluppo di pesci e
primi anfibi
Siluriano (440)
Primi vegetali terrestri, primi animali che riescono
a respirare l’aria (scorpioni)
Ordoviciano (500)
Alghe calcaree e primi vertebrati
Cambriano (600)
Si sviluppano gli invertebrati marini con guscio e
comparsa dei primi fossili
Proterozoico (2500)
Diffusione di invertebrati senza guscio, nascita di
meduse e vermi segmentati
Archeano (3750)
Prime tracce di alghe azzurre e batteri
Ginkgo biloba
trilobiti
Prime forme di vita
Teoria “Deriva dei continenti”
I movimenti del sottosuolo hanno deformato i continenti.
Un tempo (circa 250 milioni di anni fa) la crosta terrestre,
derivata dal raffreddamento della superficie, dopo aver
subito più volte nel corso del tempo geologico
separazioni e congiungimenti, era aggregata in un unico
continente, la Pangea (parola d’origine greca che
significa “tutto terra”); circondato da un solo grande
oceano, la Panthalassa. Successivamente la Pangea si
smembrò in varie parti (zolle continentali) così da
formare numerosi oceani interni, uno dei quali era la
Tetide.
Il Mediterraneo è una parte di ciò che resta di quest’antico
oceano.
Per dare una risposta a questo quesito i geologi si sono basati sulla teoria della
“deriva dei continenti”, proposta nel 1912 dallo scienziato tedesco Wegener.
Questa suggestiva ipotesi afferma che un tempo esisteva un solo continente (la
Pangea) che poi si sarebbe fratturata in più blocchi che si allontanarono come
pezzi di legno alla deriva. Questi blocchi sarebbero i continenti attuali. I movimenti
“convettivi” del mantello, che portano verso la superficie materiale incandescente,
possono essere considerati il vero “motore” di questa teoria. Sono essi infatti che
provocano fratture nella crosta , il movimento dei continenti, i terremoti e le
profondi “cicatrici” sui fondali oceanici.
Molteplici sono le prove portate a sostegno di questa
teoria:
1. osservando un mappamondo si nota che le coste del
Sudamerica e quelle dell’Africa sono simili, infatti
avvicinandole si può farle combaciare (questa
osservazione vale anche per altre coste….);
2. la distribuzione degli stessi fossili di animali e
piante in zone della Terra oggi molto distanti fra
di loro dimostra che un tempo i continenti
dovevano essere uniti;
Orogenesi
L’orogenesi è l’insieme dei processi che concorrono alla formazione di
una catena montuosa. Se il risultato finale e più appariscente è
l’erezione della catena montuosa (orogenesi in senso stretto), ciò è
reso possibile dal succedersi in un arco di tempo dell’ordine del
centinaio di milioni d’anni d’imponenti fenomeni tettonici, stratigrafici
e magmatici, che nel complesso costituiscono un ciclo orogenetico.
Questi fenomeni sono generati dai moti convettivi del mantello, un
materiale fuso che si trova a diverse temperature (4000°C la parte a
contatto con il nucleo, molto più bassa quella a contatto con la
crosta, aumenta circa di 3 gradi ogni 100 metri). Infatti nel suo
movimento la parte superiore del mantello trascina la crosta,
creando delle fratture e dividendola in pezzi detti: “zolle o placche
crostali”. Queste zolle galleggiando sul materiale viscoso del
mantello sono in continuo movimento (1-10 cm all’anno).
Da fratture aperte nel fondo oceanico, dove la crosta è più sottile,
esce il materiale fuso che si raffredda a contatto con l’acqua,
formando così lentamente una catena di montagne detta “dorsale”
separate da una valle , che costituisce una vera e propria
spaccatura del fondo oceanico. Da queste dorsali fuoriesce
continuamente del magma proveniente dal mantello, che giunto in
superficie si raffredda e spinge lateralmente il materiale già
presente
I fondali oceanici, come appare dalle mappe realizzate attorno al
1950, si espandono continuamente, realizzando un susseguirsi di
montagne più o meno alte, di fosse e valli proprio come la
conformazione delle terre emerse. Le aree delimitate dalle dorsali,
dette zolle o placche, risultano pertanto in costante movimento.
Quando due zolle che si avvicinano e si scontrano hanno la stessa
densità, come ad esempio due zolle continentali, esse subiscono delle
compressioni, dei piegamenti e, accavallandosi l’una sull’altra,
formano delle catene montuose. Questo fenomeno,
detto Orogenesi, è quello che ha dato origine anche alle nostre Alpi .
Quindi le montagne sono nate da spinte che hanno creato sulla
crosta terrestre tante pieghe come quelle che si formano su un foglio
di carta o su un tappeto quando avviciniamo i due lati, poi modificate
nel tempo da fenomeni di erosione delle acque e da fenomeni
atmosferici (pioggia, vento, disgelo…….).
Teoria della Tettonica a zolle
La crosta della Terra quindi è costituita da placche che si muovono
lentamente, si allontanano, si avvicinano, si scontrano, scorrono l’una
sull’altra. Lo studio di questi movimenti è detto “Teoria delle placche
crostali”, che conferma in pieno la teoria di Wegener.
L’Italia e il Mediterraneo si trovano fra due grandi placche: l’Africa e
l’Eurasia.
Queste due placche si stanno avvicinando stritolando il Mediterraneo
(un processo che richiede centinaia di milioni di anni). Gli urti generati
da queste due grandi placche e tra altre placche più piccole
all’interno dello stesso bacino hanno generato prima gli Appennini e
più di recente le Alpi.
Nascita del Trentino
Le Dolomiti sono il patrimonio
dell’umanità. Dolomieu, 23 giugno
1750 – Châteauneuf, 26 novembre
1801 è stato un geologo francese, da
cui hanno preso nome le montagne
delle Dolomiti. In un suo viaggio in Alto
Adige scoprì queste rocce e le mandò
ad analizzare a Ginevra: tali rocce
erano formate da carbonato di calcio e
magnesio, che battezzò Dolomiti.
Le rocce le possiamo distinguere in
tre tipi: rocce sedimentarie,
vulcaniche (ignee) e
metamorfiche.
Rocce sedimentarie
• Le rocce sedimentarie, legate ad ambienti acquatici
marini e lacustri, sono quelle che si sono formate per la
sedimentazione, cioè il deposito con il tempo, e possono
essere clastiche (p.es. arenarie), formatesi per la
solidificazione e l'indurimento di sabbie (clasti significa
appunto frammenti), oppure organogene o biochimiche
(p.es. calcari e dolomie), formatesi a causa
dell'evaporazione dell'acqua che fa rimanere sali
minerali, in particolare carbonato di calcio. La dolomia,
ad esempio, si è formata per la precipitazione di sali
minerali in un bacino marino.
• Arenaria
• Calcarea
• dolomia
Rocce vulcaniche
Le rocce vulcaniche (ignee) sono quelle che hanno origine dal
magma delle colate di lava vulcaniche. Si distinguono in rocce
effusive, laddove l'eruzione vulcanica ha potuto aprirsi una via
verso l'esterno, e che a causa del raffreddamento veloce non ha
permesso la cristallizzazione (basalti, p.es. Monte Baldo) oppure ha
prodotto cristalli molto piccoli (porfidi, p.es. piattaforma porfirica
atesina, in questo caso la grande quantità di lava - si parla di uno
spessore superiore a 3 km - ha prodotto un raffreddamento meno
veloce rispetto ai basalti) ed in rocce intrusive, laddove la lava non
ha potuto aprirsi una via verso l'esterno, ed è quindi rimasto come
"incanalato" all'interno della superficie terrestre (plutoni) aprendo ed
allargando fessure, ma senza fuoriuscire, e che per questo ha avuto
un raffreddamento lento che ha permesso la formazione di cristalli
(graniti).
Rocce vulcaniche effusive
• Basalto
• porfido
Rocce vulcaniche intrusive
• Graniti
Rocce metamorfiche
Le rocce metamorfiche, di origine vulcanica o sedimentaria, sono state
sottoposte ad alte temperature o ad alte pressioni, e si sono trasformate.
Un esempio di rocce metamorfiche di origine sedimentaria sono le filladi
quarzifere (che contengono mica e quindi argento), che derivano da rocce
originariamente sedimentario di tipo clastico (p.es. argilliti), presenti ad
esempio nella catena delle Maddalene, e i micascisti (di derivazione
sempre argillosa, con presenza di miche e quarzo, con un carattere di
scistosità molto più sviluppato rispetto alle filladi), oppure il marmo, che
deriva dal calcare (metamorfismo termico).
Di derivazione argillosa anche l'ardesia, utilizzata per la produzione di lavagne.
Un esempio invece di rocce metamorfiche di origine vulcanica (ignea) è lo
gneiss (pronuncia gh-naiss), che generalmente può derivare da graniti,
granodioriti, quarzi e feldspati, ma anche porfidi, dal tipico aspetto
granulare.
Il peso di una roccia aiuta l'identificazione, seppur con le dovute eccezioni.
Spesso le rocce vulcaniche sono fatte di materiali più pesanti rispetto alle
altre.
Nel 1857 venne pubblicata la prima
carta geografica del Trentino.
Rocce metamorfiche in
Val Sugana, Val di Non e
Sole
Rocce magmatiche in Val
di Cembra, Fassa e
Fiemme
La maggior parte del
Trentino troviamo rocce
sedimentarie
Solo nelle rocce
sedimentarie troviamo i
fossili
300M.A.
300 M.A. in Trentino c’era una grande
attività vulcanica. Il magma formerà Cima
D’Asta e uscirà da fratture in Val di
Cembra. Il Trentino è una grande pianura:
la piattaforma porfirica Atesina
Nel Permiano inferiore (270 milioni di a.) la nostra regione � interessata da un
forte vulcanismo. In questo periodo, infatti, si registrano notevoli eruzioni
ignimbritiche, riolitiche e porfiriche che originano la piattaforma porfirica Atesina,
la più grande di tutto il continente europeo, che viene poi riempita di lava che
solidificando diventa poi porfido, e che ha dato origine alla piattaforma porfirica
atesina (spessore stimato di circa 3 chilometri). Le ignimbriti, formate da detriti
vulcanici incandescenti trasportati come nubi ardenti, sono altamente distruttive;
sono caratterizzate dal veloce movimento verso valle di ceneri, lapilli e blocchi di
lava miscelati con denso materiale gassoso che conferisce a tutto l'impasto una
notevole fluidità.
In questo periodo, si riscontrano anche vari sprofondamenti nell’arco alpino che
diedero luogo a caldere vulcaniche.
paleozoico
250-230 M.A.
Il mare Tetide entra nella pianura del
Trentino: ci sono zone di bassa profondità
del mare e un isola il Baldenotto
Gardenese che comprendeva la Val di
Cembra, Fiemme, Fassa e val Pusteria. A
Trento c’è il mare.
Si sono trovati fossili di stelle marine e
bivalvi in Val di Fassa e in Val Badia
Ecco la nostra regione 250 milioni di anni fa. Si sono
spenti i vulcani nasce una pianura da Trento alla
Slovenia, tale pianura è formata da sabbia.
Da Occidente sino alla Val d’Adige vi è un’area
continentale solcata da fiumi. Al centro e ad Oriente vi è
un mare poco profondo. Nell’area continentale si
depositano sabbie (arenarie di val Gardena) erose dai
rilievi di porfido.
242 milioni di anni fa, il Trentino è
sott’acqua, ma incomincia ad emergere
un’isola il Badiotto Gardenese. Su
quest’isola c’erano fiumi, un clima caldo,
vertebrati( placodonti= rettili), notosauri
lungo le coste, felci, conifere come le
araucarie ,nel mare troviamo le meduse
235 milioni di anni fa nascono le prime
scogliere e quindi i primi coralli, alghe
calcaree che avevano uno scheletro
carbonatico, tutto questo cominciò a
proliferare attorno all’isola Gardenese. Nel
234 l’isola sprofondò e si spaccò, le alghe
la ricoprirono.
Estinzione di vita 245 M.A.
Il 97% degli essere viventi furono estinti tra il
permiano e il triassico, probabilmente per
una meteorite o la rottura della Pangea o
per forti esplosioni vulcaniche.
Questa estinzione si vede con i fossili guida
come la conchiglia Clara ( Val Badia), che
normalmente vivevano in mari con forti
correnti.
245- 200 M.A.
Il Trentino presenta delle zone di mare
profondo e delle zone di mare poco
profondo. Ci sono due grandi vulcani
quello di Predazzo e quello della
Marmolada
248 milioni da anni fa, la catena Ercinica si rompe e si
separano i due continenti. Arriva il mare. Il mare avanzò
verso Occidente e ricoprì tutto il Trentino. Tra il
Permiano e il triassico c’è stata l’estinzione del 97% di
vita sulla terra.I sedimenti erano costituiti da argille e
da calcari, che dettero origine alle rocce chiamate
“formazione di Werfen”; la vita in questo mare era
intensa. Nel corso di milioni di anni i gusci di piccoli
microrganismi, alghe, coralli e conchiglie sprofondati
nel fondale marino, formarono poderose rocce
sedimentarie dello spessore di migliaia di metri.
Inizia così il processo di formazione delle rocce
dolomitiche. Le Dolomiti inizialmente erano formate da
carbonato di calcio, poi si sono trasformate in dolomia
con la presenza di Mg. Il metodo tradizionalmente usato
per distinguere, in maniera speditiva sul terreno, nelle
rocce carbonatiche fra calcare e dolomia è la prova dell'
acido cloridrico (HCl): una goccia di acido (diluito in
acqua al 5% di concentrazione) viene versata su un
campione di roccia: il calcare reagisce immediatamente
con una schiuma effervescente, mentre la dolomia
rimane apparentemente inerte .
Nella zona di Trento, si è verificata una marcata
deposizione di calcari grigi, tipici dei bassi fondali delle
zone tropicali, ricchissimi di microfossili oolitici. Nei
calcari grigi, risalenti a 180 milioni di anni fa, a Marco di
Rovereto, sono state ritrovate interessanti orme di
dinosauri che testimoniano la presenza di questi grandi
rettili sul nostro territorio.
230- 175 M.A.
Il mare diminuisce di profondità, nasce la
piattaforma di Trento, spiagge bianche,
lagune e paludi ricche di vegetazione e
dinosauri.
Circa 206 milioni di anni fa il continente africano
e quello europeo si allontanano ancora e si
forma l'Oceano Atlantico e il Mar Ligure.
L’Europa si separa dal Africa.L’Italia è una piana
di marea e il mare è profondo al massimo 10
metri. Si formano altre lacerazioni, ma resta la
Piattaforma porfirica Atesina. E' questa l'epoca
in cui si sono formate le orme dei dinosauri
presso Rovereto, probabilmente arrivati qui da
altre zone ora sommerse dalle acque.
Questa epoca è contraddistinta dalla presenza di
due grandi vulcani: il primo situato dove oggi
c'è la Marmolada (e purtroppo scomparso
completamente a causa dell'erosione e quindi
non visibile ai giorni nostri), il secondo situato
nella zona di Predazzo. Questi due grandi
vulcani erano circondati dal mare, i geologi ne
hanno potuto individuare la presenza grazie alla
lava penetrata attraverso le spaccature della
crosta terrestre.
Mano a mano che questi due vulcani, prima sommersi, crescevano (a causa del
materiale magmatico che usciva), sono infine usciti fuori dall'acqua.
Interessante notare che il vulcano di Predazzo (forse a causa di un'entrata di acqua nella
camera magmatica) nelle epoche successive è sprofondato su se' stesso, cadendo
nella camera magmatica ora svuotata, e per questo è potuto resistere all'erosione,
differentemente da quanto accaduto per l'altro vulcano della Marmolada.
Il vulcano di Predazzo, proprio a causa dello sprofondamento, ha permesso la
coesistenza di rocce molto diverse tra di loro, appartenenti a "strati" diversi, con
numerosi metamorfismi di contatto che hanno contribuito a rendere universalmente
nota questa zona in vista della sua importanza geologica e per la presenza di
numerosi minerali.
La presenza di questi due vulcani ha caratterizzato il paesaggio di alcuni zone, in
particolare della Val Duron e della Val San Nicolò in Val di Fassa, in cui sono
evidenti le caratteristiche rocce nere (basaltiche).
In questo paesaggio, caratterizzato dal mare, ricco di ammoniti, e da questi due vulcani,
si formano molte rocce sedimentarie.
Poco alla volta il vulcanismo diminuisce e poi si arresta. Alcune scogliere crescono
sopra i vulcani, un esempio è il Gruppo del Sella (formato da dolomia, marna, e
dolomia). Si formano poi degli isolotti, in condizioni climatiche di tipo tropicale.
175- 145 M.A.
Anche la Piattaforma di Trento sprofonda, il
mare invade tutta la regione, c’è la
separazione tra Africa e Europa
I fossili guida sono le ammoniti.
In questa epoca si formano i Calcari Grigi, che si estendono dal Lago
di Garda al Monte Grappa: grazie infatti alla presenza della
piattaforma porfirica atesina, non c'è lo sprofondamento che
contraddistingue invece la Lombardia o il Bellunese. Questa
formazione comprende rocce anche assai diverse tra loro. Si tratta
comunque sempre di sedimenti calcari trasformati in roccia, e
conservano tracce di animali marini e dinosauri. Li possiamo trovare
negli altipiani di Folgaria, Lavarone e Luserna ed Asiago, nella zona
sommitale del Pasubio e del Becco di Filadonna sulla Vigolana,
nelle zone occidentali della Val di Non (verso Tovel) ed in alcune
zone della Val di Sole, inoltre costituiscono il basamento del Monte
Baldo, del Bondone e dei Monti Lessini settentrionali.
Circa 170 milioni di anni fa si verifica un importante
sprofondamento, e la piattaforma di Trento viene sommersa
dalle acque. Contemporaneamente i continenti iniziano ad
assumere la configurazione attuale. E' in questa epoca che si forma
il noto Rosso Ammonitico.
Dai 140 ai 60 milioni di anni fa la
situazione non cambia molto, le acque
continuano a ricoprire la nostra regione, e
si forma la Scaglia Rossa, una roccia
vetrosa e durissima, ma anche più
erodibile e quindi più fragile e debole
rispetto al Rosso Ammonitico, che in
questo periodo viene poi sollevata.
Il rosso ammonitico erano pietre ricercate
nel1600, a Brentonico si lavorava questa
pietra per la costruzione di chiese. La
pietra gialla di Mori molto utilizzata per la
costruzioni di altari, è una pietra calcarea
gialla.
65- 2 M.A.
Circa 60 milioni di anni fa, succede un
avvenimento di grande importanza: il
continente africano ed europeo, invece di
allontanarsi, iniziano ad avvicinarsi tra loro.
Si formano come delle pieghe sul fondo del
mare, talvolta qualche isolotto emerge dal livello
del mare. Circa 40 milioni di anni fa si solleva
la piattaforma di Trento, una piattaforma
ricca di spugne e coralli( lungo la valle del
Sarca fino all’altopiano di Asiago).
Nascono le Alpi
5 M.A.
Tutta la regione è fuori dal mare.
35000 mila anni fa l’ultima glaciazione con la
scomparsa degli orsi delle caverne(
fossile trovato al Passo Broccon)
35000 anni fa si hanno le glaciazioni
La massima espansione glaciale si è verificata circa
20.000 anni fa. Il ghiacciaio più grande era quello del
Garda, poi c'era il ghiacciaio dell'Adige, che arrivava
circa fino a 1500-1600 metri di quota. A quote superiori
c'erano altri ghiacciai, e rimanevano scoperte alcuni
"isolotti", come ad esempio il Monte Roen in Alta Valle di
Non, e sono proprio questi "isolotti" non invasi dal
ghiaccio a formare gli importanti isolamenti glaciali,
che hanno dato luogo ai caratteristici endemismi.
(L'endemismo è il fenomeno per cui alcune specie
animali o vegetali sono esclusivi di un dato territorio).
I ghiacciai hanno provocato importanti
fenomeni di erosione, hanno scavato
forme, sbarrato corsi d'acqua provocando
torbiere, e creando valli profondamente
incise, sia già durante la vita dei ghiacciai
stessi, sia in seguito al loro ritiro. L'azione
dei ghiacciai è particolarmente visibile in
Val di Non, in cui il ghiacciaio dell'Adige
ha creato numerose forre. Il mare di
ghiaccio si riversava nel Garda.
25 milioni di anni fa, i mari sono bassi e ricchi di
vita, numuliti (val di Gresta e Val Sugana).
Succede un avvenimento di grande importanza: il
continente africano ed europeo, invece di
allontanarsi, iniziano ad avvicinarsi tra loro.
Si formano come delle pieghe sul fondo del
mare, talvolta qualche isolotto emerge dal livello
del mare. Lo scontro tra i due continenti inizia
circa 30 milioni di anni fa.
Circa 25 milioni di anni fa ci sono le ultime scogliere tropicali, gli animali
sono simili a quelli attuali. Lo scontro tra i continenti genera
un'importante attività vulcanica, che formerà poi l'Adamello e la
Presanella. La lava dell'Adamello contribuirà poi a formare i basalti
del Monte Baldo.
La placca europea va sotto quella africana si forma una frattura detta
lineamento Periadriatico o linea insubrica o Linea del Tonale,
Linea della Pusteria o Linea del Gail, linea delle Giudicarie) è
una importante lineamento tettonico, formato da un sistema di
faglie regionali collegate fra loro con orientamento prevalente
est-ovet e giacitura subverticale, che separa geologicamente la
catena principale delle Alpi Centrali dal dominio delle Alpi
calcaree meridionali, che comprendono le Prealpi italiane e i
massicci dolomitici.
Si formano numerose faglie : la faglia della
Val Sugana, faglia Schio- Vicenza, quella
delle Giudicarie, le faglie tra il lago di
Garda e il Monte Baldo ma non si formano
nella vecchia piattaforma di Bolzano. La
nascita della catena delle Alpi si fa quindi
risalire a circa 5 milioni di anni fa
(leggermente più giovane invece quella
degli Appennini).
 Valle di Sole (Mal�): rocce metamorfiche a N e N-O (filladi e paragneiss
del basamento); copertura quaternaria nel fondovalle (depositi glaciali e
torrentizi), rocce ignee intrusive (graniti, granodioriti e tonaliti) nel gruppo
della Presanella.
 Valle di Non (Cles): prevalenza di formazioni calcaree e calcareo-marnose,
copertura quaternaria nel fondovalle (depositi limosi, glaciali e torrentizi).
 Valli Giudicarie (Tione): formazioni varie, con rocce metamorfiche sulla
destra del Sarca (micascisti e gneiss), rocce ignee intrusive di origine
recente (graniti, granodioriti) dell'Adamello, rocce calcareo-dolomitiche sulle
Dolomiti di Brenta, di tipo misteo in Val Daone (marne, arenarie, argilliti).
 Alto Garda e Ledro (Riva del Garda): grande presenza di formazioni
calcareo-dolomitiche, formazioni marnose e argillose eoceniche, copertura
quaternaria nel fondovalle (depositi glaciali e torrentizi).
 Vallagarina (Rovereto): formazioni calcareo-dolomitiche con affioramenti
puntiformi di vulcaniti (porfiriti, rari basalti) e magmatiti (granodioriti);
copertura quaternaria nel fondovalle (depositi interglaciali, fluviali e
torrentizi)..
 Valle dell'Adige (Trento): �, per la maggior parte, costituita da formazioni
calcareo-dolomitiche, tranne la zona a NE di Trento dove prevalgono
nettamente le vulcaniti (porfidi); nel fondovalle, forte copertura quaternaria
portata dal fiume Adige e dai suoi affluenti, oltre che dal ritiro del ghiacciaio
principale dell'Adige (depositi glaciali, alluvionali di tipo fluviale e torrentizio).





Alta Valsugana (Pergine): geologicamente molto varia per presenza di copertura
quaternaria (depositi glaciali e torrentizi), di formazioni calcareo-dolomitiche a S e
a S-O, separate dalla faglia della Valsugana, di rocce metamorfiche ( filladi e
micascisti ) a E e ignee vulcanitiche (porfidi) a N .
Bassa Valsugana (Borgo V.): anche questa molto eterogenea, con presenza di
copertura quaternaria (morene, depositi glaciali e torrentizi), formazioni calcaree a
S ed E, rocce metamorfiche (filladi e micascisti ) a N-O, rocce ignee vulcanitiche
(porfidi quarziferi del Lagorai) e affioramenti di rocce ignee intrusive (Massiccio di
Cima d'Asta) a N.
Valle di Fiemme (Cavalese): la sponda sinistra dell'Avisio si caratterizza per la
presenza dei porfidi quarziferi di Lagorai, quella destra invece � molto varia in
quanto sono presenti formazioni calcareo-dolomitiche, arenarie e argilliti; nella
zona di Predazzo, si rinvengono rocce intrusive (monzoniti, sieniti, graniti) e di tipo
effusivo (basalti e tufi); il fondovalle presenta copertura quaternaria (morene,
depositi glaciali e torrentizi).
Valle di Fassa (Vigo di F.): caratterizzata da scogliere dolomitiche poggianti su
formazioni stratificate di tipo calcareo-marnoso e arenaceo, poggianti, a loro volta,
sui porfidi quarziferi della piattaforma Atesina. Al centro dell'area dolomitica, nel
Gruppo del Buffaure, emergono formazioni di tipo vulcanico, spesso, di origine
sottomarina (basalti).
Valle del Primiero (Fiera di Primiero): la zona a O e NO � interessata da
formazioni metamorfiche antiche e pi� recenti in corrispondenza della Faglia della
Valsugana, da magmatiti e da formazioni arenacee; il resto della vallata si
caratterizza decisamente per la presenza di scogliere dolomitiche (Pale di S.
Martino) e di tipo calcareo a S, poggianti su rocce sedimentarie fortemente
ripiegate. Buona � pure la presenza nei fondovalle di coltri di sedimenti
depositatisi in seguito al ritiro glaciale e agli apporti torrentizi pi� recenti.
Catinaccio. La roccia dolomitica si carica dei
colori rossastri della luce del tramonto
Le rocce sedimentarie dolomitiche, che in Trentino troviamo nelle Dolomiti di
Fassa, nelle Dolomiti di Brenta,nelle Pale di San Martino e nelle Piccole
Dolomiti, invece, hanno avuto un'origine diversa. Inizialmente anche
queste rocce erano calcaree. In certe condizioni, tuttavia, quando le rocce
calcaree si trovano in fluidi che contengono magnesio (il vulcanismo porta
in circolazione elementi chimici nuovi, come appunto il magnesio), che ha
caratteristiche atomiche simili a quelle del Calcio qualche atomo di
magnesio arriva a sostituire degli atomi di calcio. L'atomo di magnesio è
però un po' più piccolo e si formano pertanto delle piccole cavità e,
all'interno di queste cavità, si formano dei cristallini, che assomigliano ad
una sorta di zucchero: sono cristalli di calcio e magnesio, e questo è uno
dei motivi per cui le Dolomiti riflettono la luce del Sole al tramonto. a
differenza del calcare che la luce invece la assorbe.
In alcuni casi questa caratteristica della dolomia è resa ancora più evidente
dalla presenza di ferro nella roccia (p.es. Crode Rosse), che fa assumere
alla roccia un colore rossastro anche di giorno.
Le Dolomiti sono formate prevalentemente da scheletri di spugne, di alghe con
scheletro calcareo, e solo in minima parte da coralli.
Il Latemar e la Marmolada non sono fatti di dolomia ma sono calcarei.
CLASSE III D
DOCENTE
POMAROLLI CINZIA
Scarica

185_LE ROCCE