23 Settembre 2013
23 Settembre 2013
RASSEGNA STAMPA
28 Gennaio 2015
Sede Milano – Corso Italia 22
Sede Trieste – Via Fabio Filzi 21/1
INDICE
DAL MERCATO ASSICURATIVO
 ANCHE NEL M&A CON UNA POLIZZA CI SI PUÒ METTERE AL RIPARO
DALLE BRUTTE SORPRESE
 SVILUPPO DELLA CONCILIAZIONE PARITETICA PER I SINISTRI RC AUTO:
ANCHE GLI AGENTI SARANNO COINVOLTI
 COMMERCIALISTI, ALLARME POLIZZE
 UNIPOL ELIMINA LE RISPARMIO SÌ DEI SOCI ALLA CONVERSIONE
RAPPRESENTANZE SINDACALI
ANAPA - UNAPASS
 INCONTRO CONGIUNTO ANAPA-UNAPASS
ABBASANTA (OR), 6 FEBBRAIO
IN
SARDEGNA
–
SNA
 SOCIETÀ MUTUO SOCCORSO, QUANDO LE REGOLE NON SONO UGUALI
PER TUTTI, MALGRADO LA VASTA CASISTICA GIURISPRUDENZIALE
ECONOMIA E DINTORNI
 LA FIDUCIA DI BANKITALIA: CRESCITA OLTRE L’1%
 IL MASSIMALE ALTO PENALIZZA L’OPERATIVITÀ SUI CREDITI IVA
PREVIDEZA E DINTORNI
 TFR IN BUSTA PAGA: UOVO OGGI O GALLINA DOMANI?”, PARTE LA
CAMPAGNA INFORMATIVA DI PENSPLAN
DAL MERCATO ASSICURATIVO
ANCHE NEL M&A CON UNA POLIZZA CI SI PUÒ METTERE AL RIPARO DALLE BRUTTE SORPRESE
L'uso delle polizze Warranty & Indemnity (cosiddette polizze W&I) si è molto sviluppato sul mercato
europeo nell'ultimo decennio in quanto sono strumenti ideali per chi voglia minimizzare i rischi
associati alle operazioni di M&A e velocizzare il processo di negoziazione delle garanzie nei contratti di
tali operazioni.
Le polizze W&I coprono i rischi derivati dalle dichiarazioni e garanzie rilasciate dalle parti nei contratti
di M&A. Le polizze W&I nascono negli anni 80 ma è solamente verso la fine degli anni 90 che hanno
cominciato a essere applicate con una certa regolarità. Ma la vera esplosione di questi prodotti
assicurativi è avvenuta in tempi recenti e per svariate ragioni, derivanti in particolare dall'introduzione
sul mercato di prodotti migliori e più adeguati alle singoli operazioni, predisposti e commercializzati da
team di professionisti dedicati e specializzati in operazioni di M&A.
La maggiore professionalità dei team ha permesso, oltre alla possibilità di offrire prodotti tagliati su
misura per le esigenze di compratori o venditori, anche quella di offrire le polizze W&I a prezzi
decisamente interessanti e competitivi. Normalmente il costo è tra l'1 e il 3% del limite del
risarcimento garantito dalla compagnia, e la durata segue normalmente quella delle garanzie (anche se
alcune compagnie fissano un massimo di 7 anni). I vantaggi per le parti sono molteplici e in particolare
consistono nel velocizzare il deal, superare situazioni di stallo nella negoziazione ed evitare di
deteriorare eventuali futuri rapporti commerciali tra le parti a seguito di richieste di risarcimento.
Ulteriori vantaggi per il venditore consistono nel trasferire parte del rischio e della propria
responsabilità contrattuale, nell'evitare dilazioni del prezzo ed escrow accounts o garanzie fideiussorie,
nel poter aumentare il limite di garanzia offerta agevolando la fase di negoziazione del deal e, nel caso
di venditori persone fisiche, nel non mettere a rischio il proprio patrimonio contro eventuali azioni
risarcitorie.
Invece il compratore con una polizza W&I, oltre a essere maggiormente garantito da una controparte
con alta solvibilità (e ciò soprattutto in caso di venditori persone fisiche), può aumentare la durata o il
limite delle garanzie nonché avere copertura in caso di acquisizioni all'estero, in mercati meno
conosciuti di quello domestico.
Sono, inoltre, strumenti utili per superare qualsiasi preoccupazione da parte degli azionisti non
coinvolti nella gestione societaria, dai garanti o dai meri azionisti finanziari non direttamente e
quotidianamente coinvolti nell'attività della società target.
La polizze W&I normalmente sono redatte in un linguaggio abbastanza semplice e chiaro e vengono
tagliate su misura per la singola operazione.
La compagnia, una volta verificata in generale la struttura del deal e la protezione richiesta dal cliente,
visiona la documentazione contrattuale e l'eventuale due diligence già effettuata dalle parti, al fine di
approfondire l'operazione. Il testo della polizza include la descrizione dell'operazione, l'elenco delle
garanzie coperte, il limite massimo di copertura o importo garantito, l'eventuale franchigia (per singolo
claim e totale), il premio, altre condizioni speciali e le condizioni generali. Alla polizza vengono allegati i
documenti rilevanti quali lo Spa, una copia della due diligence legale e fiscale e a volte l'elenco dei
documenti presenti nella data room. Oggi in Europa queste polizze sono utilizzate in circa il 10% delle
operazioni.
In Italia al momento l'utilizzo, seppure limitato, è in crescita.
Nell'anno passato, in particolare, in Italia sono stati chiusi diversi affari grazie anche a una maggiore
conoscenza sul mercato di questi prodotti, promossi soprattutto da alcune compagnie e broker
stranieri che hanno aperto strutture operative nel Paese o che comunque, credendo nel prodotto,
operano anche dall'estero ma con team più specializzati.
È soprattutto la conoscenza di questi prodotti da parte degli operatori di M&A che potrà fare crescere
notevolmente il mercato delle polizze W&I, che come dimostrato dal successo che hanno in altri Paesi
sono di sicura utilità e interesse.
MF
SVILUPPO DELLA CONCILIAZIONE PARITETICA PER I SINISTRI RC AUTO: ANCHE GLI AGENTI SARANNO
COINVOLTI
Anche le associazioni dei consumatori hanno ritenuto che, per assicurare il buon esito della
procedura, è necessario il coinvolgimento delle reti distributive, che rappresentano il primo punto di
contatto sul territorio per i consumatori.
Conciliazione paritetica per i sinistri Rc auto: come rafforzare la conoscenza presso l’utenza? Come
rimuovere le criticità che hanno fino a oggi ostacolato un suo più ampio utilizzo? Si è discusso anche di
questo qualche giorno fa durante l’incontro fra l’Ivass, l’Ania e le associazioni dei consumatori.
La conciliazione paritetica consente di evitare il ricorso al giudice nel caso di controversia per un
sinistro Rc auto con risarcimento per danni a cose e/o persone fino a 15.000 euro.
La discussione ha riguardato, in particolare, gli sviluppi del progetto che l’Ania sta mettendo in piedi
per creare un portale dedicato alla conciliazione e che è rivolto al grande pubblico. L’iniziativa
dell’associazione presieduta da Aldo Minucci ha l’obiettivo di ampliare i canali di accesso alla
procedura e fornire a tutti i soggetti coinvolti (consumatori, agenti, conciliatori) i supporti informativi
necessari per un suo efficace utilizzo.
Dunque pure gli agenti saranno parte integrante di questo progetto, anche se ancora non si conosce la
misura. Del resto anche le associazioni dei consumatori hanno ritenuto che, per assicurare il buon esito
della procedura, è necessario il coinvolgimento delle reti distributive, che rappresentano il primo
punto di contatto sul territorio per i consumatori.
Attraverso il portale chiunque potrà inoltrare la propria richiesta di adesione alla procedura, designare
l’associazione dei consumatori chiamata a rappresentarlo e conoscere, in tempo reale, lo stato della
procedura. Il progetto dovrebbe essere ultimato entro il prossimo autunno.
Tutto Intermediari
COMMERCIALISTI, ALLARME POLIZZE
Chi aveva un massimale di 1,033 milioni vedrà la polizza rincarare del 60%; chi era a 2 milioni sborserà
il 25% in più; chi era a 2,5 si ferma intorno al 17% di aumento. È questo l’ordine di grandezza del
rincaro che i commercialisti potrebbero dover fronteggiare per svolgere l’attività di assistenza fiscale
con apposizione del visto di conformità sulle dichiarazioni che presuppone, in base al decreto
legislativo 175/2014, una polizza assicurativa con un massimale di 3 milioni (solo per questa attività le
polizze sono intorno ai 300 euro, ma ci sono forti differenze tra le varie compagnie). Del resto
l’adeguamento del massimale è obbligato stante anche la possibilità, per chi non rispetta la
prescrizione, di essere depennato dal registro di coloro che appongono il visto di conformità per 730 e
Iva tenuto dalle agenzie regionali delle Entrate. Tanto che le Entrate della Sicilia chiedono la
decorrenza del massimale dal 13 dicembre 2014 pena l’irregolarità dei visti apposti. Poi i professionisti
devono affrontare il rischio «di garantire al bilancio dello Stato e dei diversi enti impositori», ex
articolo 22, comma 1, Dm 164/1999, le somme previste all’articolo 39, comma 1, lettera a) del decreto
legislativo 241/1997. In pratica pagare le tasse dovute dal contribuente nel caso in cui il professionista
abbia apposto il visto su una dichiarazione non corretta. «Una prospettiva - spiega Gerardo
Longobardi, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili - che
si preoccupa e che riteniamo non in linea con le norme costituzionali sulla capacità contributiva e
rispetto alla quale chiederemo espressamente all’Ania se il rischio è assicurabile».
Intanto i commercialisti iniziano a farci i conti. «Ci giungono notizie di rincari fino al 60% delle polizze –
spiega Mario Spera, vice presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di
Bologna – e si tratta di costi che alla fine i professionisti saranno costretti a scaricare sui clienti, in un
momento in cui aumentare le parcelle non è certo facile». «Stiamo lavorando – spiega Antonio Repaci,
consigliere nazionale con delega alle assicurazioni - a un bando di gara per una nuova convenzione con
il mondo assicurativo e speriamo di poter fare la gara tra marzo e aprile. Il nostro obiettivo è quello di
calmierare l’importo dell’innalzamento del massimale ma anche e soprattutto affrontare il tema delle
imposte non versate dal contribuente che potrebbero essere sostenute in sede assicurative solo se
considerate
sanzioni».
D’altra parte le assicurazioni sono estremamente prudenti. L’aggiornamento dei massimali viene
proposto a prezzi decisamente variabili da area ad area (in Sicilia ad esempio vi sono casi in cui viene
concesso anche gratuitamente o a costi di adeguamento inferiori ai 100 euro) mentre in altre parti il
conto può essere decisamente più elevato. Del resto il costo della polizza è influenzato anche da altri
parametri: ad esempio, la partecipazione anche a un solo collegio sindacale di una media impresa può
far raddoppiare la polizza rispetto al momento in cui il professionista non aveva quell’incarico.
Più complesso per le compagnie dare un costo polizza legato al rischio evasione. «Serve una norma
chiara che circoscriva l’area di rischio», fan sapere da una primaria assicurazione nazionale e i termini
in cui si pone la norma crea non pochi problemi. Un’altra ammette che la materia «è allo studio e
decideremo a breve che posizione prendere». Del resto, lo stesso soggetto che propone una polizza da
300 euro per la copertura del rischio “visto di conformità” ricorda, escludendo ogni copertura, che la
nuova normativa pone a carico del professionista gli importi per imposte, tasse e contributi a carico del
contribuente.
IL SOLE 24 ORE
UNIPOL ELIMINA LE RISPARMIO SÌ DEI SOCI ALLA CONVERSIONE
Via libera degli azionisti risparmio di UnipolSai al piano di riassetto azionario. Ieri si sono svolte le
assemblee dei soci di risparmio A e B per votare sul progetto con cui UnipolSai vuole semplificare la
struttura del capitale, composto atualmente da tre diverse categorie di azioni. E da entrambe le
riunioni è arrivato il sigillo finale al progetto di conversione delle azioni risparmio in titoli con diritto di
voto secondo un rapporto di un’azione ordinaria per ciascuna risparmio B e di 100 azioni ordinarie per
ogni
risparmio
A.
Nel dettaglio, l’assemblea dei soci di risparmio B ha visto presente il 79,94% delle azioni e i voti
favorevoli sono stati pari all’87,56% delle azioni ammesse al voto. Ma mentre per questa categoria di
azioni il via libera appariva scontato (Unipol controlla l’assemblea), diverso invece per le azioni A. In
questo caso, complice l’azione legale ancora in corso davanti al Tribunale di Torino per il vecchio
raggruppamento delle azioni Fondiaria Sai risparmio A, i soci erano più scettici rispetto
all’approvazione dell’operazione poiché temevano di vedere cadere le proprie pretese rispetto al
contenzioso in atto. Tuttavia, ieri, la proposta è passata con una percentuale di adesione alta e
superiore alle aspettative. Con la presenza del 43,81% delle azioni di categoria A, i voti favorevoli sono
stati pari al 95,42% delle azioni ammesse al voto. In proposito, alla vigilia dell’assise, Dario Trevisan,
rappresentante comune degli azionisti di risparmio, aveva comunque suggerito ai soci di votare la
conversione e al contempo proseguire le azioni legali che dal 2013 contrappongono la categoria a
UnipolSai
e
che
sono
anche
all’origine
delle
frizioni
sulla
conversione.
A questo punto, con il doppio via libera degli azionisti risparmio A e B si viene così a creare un gruppo,
UnipolSai, che capitalizza quasi 7 miliardi di euro, composto di un’unica categoria di titoli. Sulla carta,
resta da superare solo la tappa del recesso, dato che l’intera operazione diviene efficace solo se il
complessivo valore di liquidazione delle azioni di risparmio A e B per le quali verrà esercitato il diritto
di recesso non ecceda i 30 milioni. Sulla possibilità di rinunciare a questo tetto, che copre circa un 10%
del capitale, UnipolSai «farà le sue valutazione dopo che i soci si saranno pronunciati», ha dichiarato di
recente l’amministratore delegato Carlo Cimbri. E comunque, ha fatto capire, aggiustamenti sulla
soglia di recesso saranno possibili solo per valori “marginali”. Bisognerà dunque aspettare quindici
giorni, il tempo entro cui far valere il diritto di recesso, per avere un quadro più chiaro. Ma i numeri
delle votazioni sembrano preannunciare un’esito favorevole dell’intera partita sul riassetto azionario
portata avanti dall’amministratore delegato Carlo Cimbri. Solo allora UnipolSai potrà esaminare un
altro tema attualmente sul tavolo della compagnia assicurativa: il voto plurimo. «Sicuramente lo
valuteremo» - ha detto Cimbri- e se «sarà di interesse faremo ai soci qualche proposta» ma solo dopo
che anche la controllante Ugf, a fine febbraio, avrà convertito le privilegio in ordinarie, così da avere
«un quadro stabile della composizione azionaria» alla luce del quale «valutare le novità normative». Il
voto plurimo potrebbe servire a rafforzare ancora di più la presa delle Coop azioniste, che stanno
studiando la sostituzione di Finsoe, holding di controllo di Ugf, con un patto di sindacato. Ieri il titolo
UnipolSai ha chiuso in Borsa in rialzo dello 0,41% a 2,46.
IL SOLE 24 ORE
RAPPRESENTANZE SINDACALI
ANAPA - UNAPASS
INCONTRO CONGIUNTO ANAPA-UNAPASS IN SARDEGNA – ABBASANTA (OR), 6 FEBBRAIO
E’ in programma il prossimo 6 febbraio il primo incontro congiunto ANAPA-UNAPASS in Sardegna,
“Incontro su temi di attualità della professione di Agente di Assicurazione”. I lavori, che si terranno
presso l’Hotel Su Baione di Abbasanta (OR, dalle 9.30 alle 13.30), verteranno su alcune delle principali
tematiche che hanno interessato gli intermediari nell’ultimo periodo: dall’indagine Antitrust al Fondo
Pensione Agenti – passando per il nuovo regolamento IVASS sui comportamenti degli intermediari –
sino al (o ai) CCNL dei dipendenti di Agenzia.
Durante l’incontro sono previsti i contributi di Antonio Falchi (“Regolamento IVASS n. 6 /2014: La
disciplina dei requisiti professionali degli intermediari assicurativi”), del Vicepresidente Nazionale
ANAPA Enrico Ulivieri (“Indagine Antitrust, Fondo Pensione Agenti, il miraggio di un nuovo accordo
ANA”), del Presidente ENBASS Piergiorgio Pistone (“ENBASS e Cassa malattia”), del Presidente
regionale della Sardegna di ANAPA Giovanni Puxeddu e del Componente delegazione UNAPASS
rinnovo CCNL Efisio Nocco (“CCNL ANAPA UNAPASS 2014 oltre le polemiche: i vantaggi di un accordo
leale e doveroso”).
Intermedia Channel
SNA
SOCIETÀ MUTUO SOCCORSO, QUANDO LE REGOLE NON SONO UGUALI PER TUTTI, MALGRADO LA
VASTA CASISTICA GIURISPRUDENZIALE
Ci siamo e ci torniamo sopra, eppure la domanda appare da sempre senza risposta. Perché gli
intermediari di assicurazione, e poi le assicurazioni stesse, si trovano soggette a regole
comportamentali che – pur se spesso ridondanti – accettiamo in nome di garanzie che dobbiamo e
consideriamo dovute agli assicurati, e poi le vediamo ridotte per altri soggetti senza che nessuno
intervenga? La sensazione è che siano solo gli intermediari a sobbarcarsi l’onere di evidenziare le
palesi infrazioni alle regole. Regole che vogliamo vedere rispettate, per quanto siano onerose, per il
nostro stesso interesse, dal momento che i danni procurati da chi opera in attività limitrofe alle
nostre
ricadono
su
di
noi.
Ed è per questo che si portano all’attenzione dei controllori i comportamenti di chi, nei fatti
intermediando assicurazioni, si sente libero di darsi regole diverse da quelle che tutti gli agenti e
subagenti
devono
rispettare.
Analoga attenzione si dovrebbe porre sull’operato di chi offre garanzie assimilabili a quelle
assicurative ma con limiti propri, come è il caso delle Società di Mutuo Soccorso. Si tratta di enti
che prospettano ai loro soci garanzie simili – in alcuni casi in maniera assoluta – a quelle offerte
dalle Compagnie assicurative, ma non adottano forme di controllo e garanzie verso i soci che
possano anche lontanamente ricordare quelle che le Compagnie d’assicurazioni devono praticare
nei confronti degli assicurati. In quanto organizzazioni senza fini di lucro, le società di mutuo
soccorso si basano sul reciproco aiuto ai soci nel limite delle proprie attività finanziarie e
patrimoniali,
composte
dai
conferimenti
e
contributi
dei
soci.
La legge 3818/1886 del 15/04/1986 le pone sotto il controllo del Ministero dello Sviluppo
Economico e delle associazioni nazionali di controllo che accertano esclusivamente la conformità
dello statuto rispetto alla legge sopra citata. Agli amministratori di queste società si richiede, quale
unico titolo, quello di essere soci e sono ben lungi dal possedere quei requisiti che il Codice delle
Assicurazioni Private prevede all’art. 76 per le dirigenze delle Compagnie d’assicurazione.
Inutile dilungarsi ulteriormente su quante altre regole impone il medesimo Codice a cui questi enti
non sottostanno, offrendo nella sostanza ai loro soci garanzie ridotte rispetto a quelle che gli
assicurati ricevono dalle compagnie d’assicurazione. Garanzie nella forma, ma ancor più nella
sostanza: deposito del capitale sociale, delle riserve tecniche, del margine di solvibilità, del
controllo
IVASS
nella
gestione
e
patrimonializzazione.
Ed è probabilmente per colmare questa lacuna nella vigilanza che deve intervenire il Tar, il quale ha
sentenziato di recente, con adamantina chiarezza, che quella offerta dalle società di mutuo
soccorso è una “... Garanzia che non può essere assolta da una società di assistenza che non svolge
in modo principale attività ai fini di lucro” e, ancora“In caso di partecipazione alla gara di un ente
assistenziale, il requisito dovrà essere soddisfatto ricorrendo all’istituto dell’avvalimento ovvero
costituzione di un RTI o consorzio con Compagnia di assicurazione” (vedi sentenza Tar del
11/06/2014 Società generale di Mutuo Soccorso Basis Assistance contro Agenzia del Demanio).
In pratica, nel confronto che vede contrapposti la Società generale di Mutuo Soccorso Basis
Assistance e in Raggruppamento Temporaneo di Imprese con Caspie contro L’Istituto Poligrafico e
Zecca dello Stato, il Tar sentenzia che detta società non dimostra il possesso dei requisiti dichiarati
per partecipare alla gara d’appalto (vedi sentenza Tar del 30/04/2014). Sentenze efficaci, ma che
necessariamente debbono limitarsi al singolo caso: servirebbero delle norme, il meno possibile
invadenti ed improntate all’efficienza degli operatori, ma uniformi per tutti gli attori del mercato. E
poi, vinca il migliore.
SNA CHANNEL
ECONOMIA E DINTORNI
LA FIDUCIA DI BANKITALIA: CRESCITA OLTRE L’1%
Il vasto programma di acquisti di titoli pubblici annunciato dalla Bce darà una grossa spinta alla
crescita. A dirlo è il vicedirettore della Banca d’Italia, Fabio Panetta che annuncia un «significativo»
balzo del Pil rispetto alle stesse previsioni che gli economisti dell’Istituto di via Nazionale, hanno
diffuso solo qualche settimana fa (0,4% nel 2015 e 1,2% nel 2016), prima comunque delle decisioni
di
Francoforte.
Panetta non dà cifre ma si parla di un effetto Bce sulla crescita attorno all’1% l’anno in linea con
l’aumento aggiuntivo indicato dalla Confindustria dell’1,8% nel biennio. È cruciale però, ha aggiunto
Panetta, che ripartano gli investimenti e che i governi continuino ad impegnarsi nell’attuazione
delle
riforme
necessarie.
Gli effetti positivi sullo sviluppo mettono in secondo piano gli aspetti meno benevoli della scelta
della Banca centrale europea, ha sostenuto il direttore del Debito pubblico, Maria Cannata, che ieri
ha partecipato con Panetta ad un convegno organizzato dall’Aiaf, l’associazione degli analisti e
consulenti finanziari. Il quantitative easing annunciato dalla Bce è per Cannata un evento
decisamente positivo, ma l’abbassamento dei tassi di interesse che proseguirà anche nei prossimi
mesi, potrebbe portare ad uno scenario di stallo, sul modello giapponese, ed anche — seppure
assieme agli indubbi vantaggi della diminuzione dei costi del debito pubblico — a maggiori difficoltà
per gli investitori. «Bisognerà adeguarsi a un mondo col segno meno», ha aggiunto Cannata
riferendosi alla possibilità, non lontana, che anche in Italia i rendimenti dei titoli di Stato scendano
sotto lo zero come avviene già in Germania per i Bund con scadenza inferiore ai cinque anni. Per
l’Italia sarebbe un cambiamento assoluto, non è mai successo. Tanto che è stato e sarà necessario
modificare le leggi. «Alle prossime aste, i Bot potrebbero anche essere assegnati a tassi negativi». I
Buoni cioè non darebbero a chi li comprasse un rendimento positivo. Non darebbero nulla e, anzi,
verrebbero pagati alla pari. Se poi i Bot non rendessero niente, ne risentirebbero anche i Cct.
Il Tesoro ha in corso «una riflessione» sui questi titoli a tasso variabile legati all’andamento dei
Bot,«stiamo studiando come fare, bisogna cambiare i contratti che non prevedono tassi negativi».
Sicuramente per ora il problema della discesa dei tassi non riguarda il credito bancario, soprattutto
quello destinato alle piccole e medie imprese che lamentano ancora condizioni troppo severe sui
finanziamenti. L’offerta è frenata dal timore delle banche di non poter essere rimborsate, ha
osservato Panetta, che ha rilanciato l’urgenza di una soluzione di sistema, di una bad bank , per
risolvere
il
problema
delle
sofferenze.
Panetta, che siede nel consiglio di sorveglianza dell’organismo unico di vigilanza della Bce, si dice
infine contrario ad un inasprimento «permanente e generalizzato» dei requisiti di capitale e di
liquidità per le banche, pena «il rischio di frenare l’offerta di credito e di ridurre l’impatto delle
misure espansive di politica monetaria, allontanando la ripresa» con un effetto opposto a quello
desiderato.
Corriere della Sera
IL MASSIMALE ALTO PENALIZZA L’OPERATIVITÀ SUI CREDITI IVA
A rischio di blocco i visti di conformità per il via libera al rimborso e all’utilizzo del credito Iva 2014
in compensazione orizzontale. È questo il possibile effetto dell’aumento del massimale necessario
per ottenere l’abilitazione al rilascio dell’attestazione, previsto dall’articolo 6 del decreto legislativo
175/2014.
Il visto di conformità rilasciato dai professionisti ai fini della compensazione e del rimborso Iva, non
produce i medesimi effetti dell’analoga attestazione apposta sul modello 730 quando interviene
uno dei soggetti abilitati alla presentazione telematica su incarico del contribuente. L’articolo 22 del
Dm 164/1999, prevedeva l’obbligo per i professionisti che intendono rilasciare il visto di
conformità, di dotarsi di una polizza assicurativa a fronte dei danni provocati dall’attività prestata
per l’importo di due miliardi di lire. L’articolo 6, comma 2, del decreto legislativo 175, ha previsto
l’aumento generalizzato della massimale di copertura assicurativa per chi appone il visto di
conformità, a 3 milioni di euro. L’aumento del massimale è certamente motivato dalle nuove
responsabilità che assumono i soggetti che svolgono l’assistenza fiscale ai lavoratori dipendenti e
pensionati nell’ambito della nuova procedura della dichiarazione precompilata. Infatti, l’articolo 6
prevede che se il visto di conformità infedele è relativo al modello 730 presentato con le nuove
modalità introdotte per la dichiarazione precompilata, i soggetti che hanno apposto il visto sono
tenuti nei confronti dello Stato al pagamento di una somma pari all’imposta, sanzioni e interessi
che sarebbero stati chiesti al contribuente ex articolo 36 ter del Dpr 600/1973, ove l’errore non sia
certamente
imputabile
al
contribuente.
Relativamente al visto di conformità sulla dichiarazione annuale Iva, ai fini della compensazione per
i crediti di importo superiore a 15.000 euro e d’ora in poi anche per ottenere il rimborso Iva senza
la garanzia a favore dell’Erario, il professionista che ha rilasciato il visto non assume invece tali
responsabilità. Infatti la recente circolare della agenzia delle Entrate n. 32/E/2014, ha confermato
che i professionisti che rilasciano il visto devono effettuare i controlli dell’articolo 2, comma 2 del
Dm 164/1999 che consistono nella verifica della regolare tenuta della contabilità Iva, della
corrispondenza dei dati esposti nella dichiarazione a quelli della contabilità e di questa alla relativa
documentazione (fatture di vendita e di acquisto). È quindi necessario scomporre la categoria dei
professionisti abilitati che rilasciano il visto di conformità sulle dichiarazioni (Iva e dei redditi) al di
fuori del modello 730, in quanto costoro non sono mai soggetti a sanzioni rapportate all’imposta
dovuta e accertata. Peraltro coloro che non operano l’assistenza per i modelli 730 possono anche
dichiararlo alle Entrate che tengono l’elenco dei professionisti che rilasciano il visto di conformità.
Il problema assume una particolare importanza in quanto viene segnalato che alcune compagnie
rifiutano ai professionisti la polizza con il massimale adeguato, in quanto a fronte del rilascio del
visto sui modelli 730, vi sarebbe identità tra il soggetto assicurato e colui che sarebbe chiamato dal
fisco al pagamento delle somme dovute e quindi verrebbe meno la responsabilità nei confronti di
terzi. In attesa di chiarimenti sarebbe, quindi, opportuno escludere da tale problema i professionisti
che nulla hanno a che fare con le dichiarazioni precompilate, in quanto diversamente si rischia il
blocco sul rilascio del visto anche in relazione ai crediti Iva.
IL SOLE 24 ORE.
PREVIDENZA E DINTORNI
“TFR IN BUSTA PAGA: UOVO OGGI O GALLINA DOMANI?”, PARTE LA CAMPAGNA INFORMATIVA DI
PENSPLAN
A partire dal mese di marzo i dipendenti del settore privato potranno decidere di ricevere il proprio
TFR mensilmente in busta paga, anziché lasciarlo in azienda o destinarlo ad un fondo pensione.
Regione Trentino-Alto Adige e Pensplan Centrum si sono attivate a sostegno dei cittadini per una
campagna di informazione sul tema che prenderà avvio a metà febbraio, ritenendo importante
“arrivare quanto più preparati al momento di questa scelta altamente impattante sul proprio futuro
previdenziale”.
“Destinare il TFR ad una forma di previdenza complementare – si legge in una nota – è la scelta
sicuramente più vantaggiosa dal punto di vista fiscale. Premesso che il TFR è una parte dello stipendio
del cittadino, e che possono esistere oggettive situazioni di difficoltà economica nelle famiglie, è
comunque importante che le persone scelgano avendo chiare tutte le alternative possibili rispetto alle
loro situazioni”.
“La preoccupazione è che ostacolino la possibilità di prevenire future povertà”, sottolinea l’Assessora
alla previdenza complementare Violetta Plotegher, per cui “la morsa della crisi non può giustificare
politiche di corto respiro che hanno l’unico scopo di incentivare i consumi. Proprio perché siamo in una
situazione di crescente vulnerabilità sociale è necessario investire tutto il possibile (compresa parte
delle risorse dei fondi di previdenza complementare) nella creazione di nuovi posti di lavoro. Solo
comprendendo la valenza della solidarietà sociale delle politiche previdenziali possiamo costruire
politiche orientate al futuro delle famiglie”.
Trattandosi di un risparmio “forzoso” in vista della cessazione del rapporto di lavoro (e per questo
utilizzato anche come base per costruire una propria pensione complementare, “oggi più che mai
importante”) la scelta di destinare il TFR in busta paga sarebbe, secondo Regione e fondo pensione
territoriale, quella più onerosa e fiscalmente più svantaggiosa per il lavoratore rispetto alla scelta di
lasciarlo in azienda o destinarlo a una forma di previdenza complementare.
Laura Costa, Presidente di Pensplan Centrum, sottolinea: “Abbiamo calcolato che un/a
lavoratore/lavoratrice con un reddito lordo annuo di 25.000 Euro che sceglie di farsi erogare il TFR in
busta paga perderà in 3 anni oltre 1.000 Euro rispetto alla scelta di versare il TFR in un fondo pensione
complementare mentre perderà circa 170 Euro se deciderà di lasciarlo in azienda”.
La tabella che segue spiega in modo chiaro gli impatti in base alle tre possibili scelte di destinazione del
proprio TFR: l’erogazione in busta paga, lasciarlo in azienda o destinarlo a un fondo pensione.
Intermedia Channel.
Anche la tassazione applicata è più sconveniente: infatti, sempre a fronte di un reddito lordo annuo di
25.000 Euro, il TFR in busta paga è sottoposto a una tassazione pari al 27%, se lasciato in azienda del
24,1%, mentre se versato ad un fondo pensione la tassazione, una volta in pensione, risulta essere pari
ad una percentuale massima del 15%, che può però scendere anche al 9% (con 35 anni di permanenza
nel fondo pensione). Nel lungo periodo, poi, per gli iscritti a un fondo pensione, l’interruzione del
versamento del TFR potrebbe comportare una riduzione della rendita quantificabile tra il 10% e il 16%
– secondo le elaborazioni di Pensplan − poichè verrebbero a mancare i rendimenti del TFR non versato
alla previdenza complementare.
“Grazie al lavoro di informazione svolto in questi anni”, sottolinea Rainer Steger, membro del cda del
fondo pensione territoriale, “i lavoratori e le lavoratrici della Provincia di Bolzano hanno acquisito
consapevolezza verso il risparmio previdenziale. Come dimostra la ricerca AFI-PIL presentata questa
settimana, il 77% dei dipendenti del settore privato non farà richiesta di erogazione del TFR in busta
paga”.
“Il consiglio che mi sento di condividere con i lavoratori è di ponderare attentamente se vi sia la reale
necessità di ricevere il TFR in busta paga”, suggerisce l’assessora Plotegher, “anche perchè la scelta,
una volta effettuata, sarà irrevocabile fino al 2018 e può incidere pesantemente sulle risorse
economiche disponibili una volta in pensione”. Già ora il lavoratore, che ha accantonato il proprio TFR,
può infatti richiedere parte dello stesso per esigenze impreviste non solo al termine della vita
lavorativa, ma anche per esigenze importanti quali l’acquisto, la costruzione o la ristrutturazione della
prima casa o per cure sanitarie.
Attraverso la campagna “Scegliere un uovo oggi o la gallina domani?”, la Regione Trentino Alto Adige
e Pensplan Centrum vogliono quindi condividere con la popolazione tutte le informazioni necessarie
“affinchè ciascun cittadino possa essere accompagnato verso una scelta consapevole in merito al
proprio futuro previdenziale ed alla destinazione del proprio TFR. Versare il trattamento di fine
rapporto ad una forma di previdenza complementare è la scelta più conveniente sia dal punto di vista
fiscale che di redditività dell’investimento. E’ perciò fondamentale comprendere fino in fondo quale sia
il concreto impatto sul lungo termine, per tutte le fasce di reddito, di un attraente beneficio
immediato”.
Regione e fondo pensione territoriale ricordano, infatti, “che il versamento del TFR in busta paga incide
sul reddito con possibili ripercussioni negative dal punto di vista fiscale e con il rischio di perdere
contributi, facilitazioni e sostegno (assegni familiari, contributi per la casa, figli a carico etc.). Per
queste ragioni è importante essere informati il più possibile e al meglio, in modo da effettuare una
scelta consapevole in base alla specifica situazione personale”.
La campagna partirà a metà febbraio con una serie di manifestazioni informative aperte ai cittadini
nelle maggiori città delle province di Trento e Bolzano. Saranno presenti relatori ed esperti Pensplan in
materia di previdenza complementare a cui sarà possibile rivolgersi e richiedere informazioni.
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Rassegna Stampa 28 Gennaio 2015