Il Cammino di Francesco e le sorgenti
4° Pacchetto turistico
Rieti – Santuario di Poggio Bustone – Sorgenti S. Susanna
e Laghi Lungo e Ripasottile
Indirizzo: Santuario di Poggio Bustone
Orario delle visite al Santuario:
Tutti i giorni compresi i Festivi dalle ore 8.30 alle 12.30 e dalle 15.00
alle 19.00
(inverno 18,00)
Orario della preghiera:
Giorni si feriali che festivi
Lodi Mattutine ore 7,30
S. Messa ore 16,00 (ora legale 17,00)
Vespri ore 19,00
Per prenotazioni o altre informazioni:
Tel. 0746.688916
Santuario di Poggio Bustone
http://www.provincia.rieti.it/
http://www.camminodifrancesco.it/
1° GIORNO
Visita al Centro Storico di Rieti: la Cattedrale e il Vescovado, il Teatro Flavio Vespasiano, la cinta
muraria romana e medievale, Rieti sotterranea, il Ponte Romano
Città principale della Sabina e capoluogo di provincia è situata a circa 400 m. s. m. Il nucleo
primitivo della città si sviluppò su un'altura calcarea che ne rappresenta attualmente la parte più
elevata e centrale (intorno alla Piazza Vittorio Emanuele e al Teatro Comunale); questo nucleo
originario si è andatovia via ampliando per poi estendersi in varie direzioni. L'antica Reate fu una
delle più antiche e principali città dei Sabini. Non abbiamo notizie storiche della città prima della
conquista romana; nel 211 a. C. Annibale passò sotto le sue mura sulla via di Roma; nel 205 Reate
assieme con gli altri Sabini contribuì volontariamente ai rifornimenti di Scipione. Certamente fu
mantenuta al grado di prefettura fino al tempo augusteo; in tempi imperiali fu elevata tuttavia a
municipio, e sotto Vespasiano accolse un gran numero di veterani, senza avere però il titolo di
colonia. Di Reate furono originarî l'erudito Varrone e l'imperatore Vespasiano. Il fertilissimo
territorio reatino, bagnato dalle acque del Velino e dei suoi affluenti Turano e Salto, soggetto a
lavori idraulici per la regolazione dei corsi dei fiumi sino dalla conquista della Sabina da parte di
M. Curio Dentato, fu causa di gravi e secolari dispute fra la città e la vicina Interamna (Terni),
dispute per le quali una volta fu chiamato a patrono di Reate Cicerone, che difese la sua causa
davanti agli arbitri nominati dal Senato. Durante la dominazione dei Goti fu retta da un priore;
dipese poi dal ducato di Spoleto e fu sede di un importante gastaldato. Nel sec. IX la devastarono i
Saraceni. In quel secolo e fino alla prima metà del XII, Rieti è retta da un conte. Nel 1149 la città
patisce assedio e distruzione ad opera di Ruggero di Sicilia; in quel periodo si colloca l'origine del
comune (1171, prima menzione dei consoli). Nel 1198 Rieti fa atto di omaggio ad Innocenzo III
(creazione del podestà) e da allora in poi resta sempre fedele alla Chiesa, e più volte sede e rifugio
del papa.
Durante il periodo avignonese subì in modo particolare le ingerenze dei sovrani angioini, data la
sua vicinanza al regno di Napoli, e fu travagliata dalle lotte di parte. Non ebbe difficoltà a
riaccostarsi alla Chiesa nel 1354, assoggettandosi al cardinale Alborno. Al tempo della guerra degli
Otto Santi, pur non abbandonando le parti del papa, si diede in signoria temporanea a Cecco
Alfani, la cui famiglia ebbe poi per vari decennî il predominio in Rieti. Rinaldo Alfani è nominato
da Martino V vicario, ma nel 1425 la potente famiglia è bandita. La storia di Rieti non registra, da
allora in poi, fatti di molto rilievo; la città appare spesso in contesa con le vicine città abruzzesi per
ragioni di confine, e con Terni a causa della Cascata delle Marmore. Nel 1798-99 Rieti fa parte del
dipartimento del Clitunno; nel 1809-1814 di quello del Tronto ed è sottoprefettura. Nel 1816 Pio VII
la erige a capoluogo di delegazione. Da ricordare, nel 1821 la battaglia avvenuta al Colle di Lesta
fra il Pepe ed il Frimont; nel 1831 il vano assalto del Sercognani; nel 1860 (23 settembre) l'ingresso
delle truppe italiane. Rieti viene allora assegnata alla provincia di Perugia (fino al 1923), poi a
quella di Roma, e nel 1927 diviene capoluogo di provincia.
Della Rieti romana rimangono pochi elementi . Sono avanzi di mura in via Pescheria, in via Roma,
in via Pellicceria e altrove, da cui si può ricostruire il tracciato della cinta romana. Altri avanzi
cospicui di mura perimetrali di una vasta costruzione furono trovati, recentemente, a circa quattro
metri di profondità, nei lavori di sbancamento compiuti sulla piazza Vittorio Emanuele e sono
ancora visibili. Una costruzione romana d'importanza notevole è il ponte sul Velino, che costituiva
la parte terminale di un viadotto ad archi rampanti che si svolgeva quasi in direzione dell'attuale
via Roma terminando all'antica porta romana. Alcune parti di questo viadotto si possono
osservare in sotterranei di abitazioni lungo la via Roma.
Tra le costruzioni medievali reatine, quella che domina il centro della vecchia Rieti, è tutto l'insieme
pittoresco, che va dalla torre campanaria del 1252, dalla cattedrale, dal palazzo papale, fino
all'arco di Bonifacio VIII. Del palazzo papale oggi sono restituiti alla luce i grandiosi portici a
crociera del 1283.
La cattedrale fu iniziata nel 1109; nel 1157 fu consacrata la cripta che ancora si conserva integra,
mentre la chiesa superiore, terminata nel 1225, fu internamente modificata nel 1639 quando già, in
varî periodi precedenti, erano state aggiunte cappelle praticando aperture nelle due navate
laterali. Nella cappella di Santa Barbara, protettrice di Rieti (il cui corpo è venerato, in una
bellissima urna marmorea, nell'altare maggiore della cattedrale), la statua in marmo è su disegno
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del Bernini. Una caratteristica notevole della città di Rieti è quella di avere ancora, quasi completa,
la cinta delle mura medievali, sia pure in varie parti restaurate più volte.
L'arte della rinascenza e l'arte barocca sono testimoniate nell'architettura di alcune chiese e in
diversi palazzi del centro storico. Palazzi degni di essere segnalati sono quello Vecchiarelli in Via
Roma, di Carlo Maderno, quello Vincentini (oggi palazzo del governo) con la pittoresca loggia del
Vignola (sec. XVI), il palazzo Sanizi (oggi sede dei Tribunali), l'ex palazzo del Podestà (sec. XIV),
ampliato e modificato nel sec. XVII per la costruzione del primo seminario istituito nel mondo dopo
il Concilio di Trento, il palazzo comunale con la facciata principale del Brioni (sec. XVIII) con il
fianco sulla Via della Pescheria che rimonta al sec. XIII con aggiunte del sec. XVI. Non vanno poi
dimenticate per il particolare interesse alcune costruzioni medievali in Via S. Rufo, in via S. Carlo,
in via Pellicceria.
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2° GIORNO
Rieti – Convento di Poggio Bustone
Il Convento di San Giacomo la cui fondazione si fa risalire al 1209, è riposto sul versante opposto
della Valle rispetto al Santuario di Greccio. L’abitato di Poggio Bustone è un castello medievale
posto a 756 metri sul livello del mare inerpicato fin sulla torre del Cassero attigua alla porta gotica
indicata come la porta del ‘Buon Giorno’. Al saluto di ‘Buon giorno buona gente’ Francesco entro in
paese nel 1208 proveniente da Assisi insieme ai suoi compagni di vita Bernardo da Quintavalle,
Pietro Cattani, Egidio, Sabatino, Morico, Masseo e Giovanni della Cappella. Un paese schivo quello
di Poggio Bustone donato nel 1117 all’Abbazia di Farfa da Bernardo di Rainaldo, signore dei
Castelli di Poggio (Podium) e Bustone (Castrum Bustonis) riunitisi in tempi recenti in un’unica
denominazione. I frati provenivano da Assisi sembra per sfuggire alle ostilità da parte degli
abitanti del paese umbro che deploravano la sua scelta di mendicare e vivere secondo povertà
ripudiando agi e famiglia.
Alla sommità di Poggio Bustone Francesco trovò ospitalità in un piccolo romitorio di proprietà dei
monaci di Farfa nel quale a mano a mano trovarono ospitalità seguaci e personaggi della zona. Il
dormitorio comune e il refettorio ospitavano i frati dediti alla preghiera ed alla contemplazione
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ispirata dalla misticità dei luoghi e dalla semplicità dei riti. A Poggio Bustone Francesco ebbe la
remissione dei peccati e la rivelazione della sua missione evangelica. Da qui ebbe inizio il lungo
percorso dell’Ordine lungo un cammino di predicazione in tutti i luoghi terreni nei quali
annunciare la pace. Una missione di pace partita da Poggio Bustone con le parole ‘Buon Giorno,
buona gente’ rivolte per la prima volta al paese e francescanamente destinate a tutti i popoli del
mondo. La traccia del suo passaggio si ritrova nella costruzione nel tempo del Santuario dedicato
a San Giacomo eretto accanto al primitivo romitorio e alla Grotta cosiddetta delle rivelazioni.
Il Santuario è formato da due percorsi distinti. L’Eremo inferiore facilmente visitabile è quello nel
quale Francesco visse insieme ai suoi seguaci. Originariamente costituito da due piccoli locali, uno
per le preghiere in comune, l’altro, adiacente, più grande adibito a dormitorio con uno strato di
paglia sul pavimento. Sembrandogli questa sistemazione poco francescana, il Santo trovò una
seconda sistemazione 400 metri più in alto raggiungendo la grotta cosiddetta della rivelazione.
Nel periodo compreso tra il 1257 e il 1274 i Frati iniziarono a costruire il Convento che fu ampliato
tra la fine del 1300 e l’inizio del 1400.
Il Convento oggi si raggiunge percorrendo dal centro del paese una strada panoramica fino al
piazzale del Santuario che è formato dalla Chiesa, dal Convento e dal Romitorio originario o
Eremo inferiore. Dal Chiostro attiguo alla chiesa si accede ai vari ambienti. La primitiva chiesetta
di San Giacomo esistente ai tempi del Santo fu demolita nel 1400 per dare all’intera struttura un
assetto più ampio adatto ad accogliere una comunità numerosa. Le lunette dipinte del chiostro
rappresentano episodi di vita di Francesco.
Il Santuario, chiuso nel 1902 per vari motivi, fu definitivamente restaurato e riaperto nel 1937 e
successivamente consolidato. Nello speco dell’Eremo inferiore sono visibili le grandi rocce attigue
all’ambiente del Dormitorio.
Percorrendo una piccola strada nel bosco a circa mezz’ora dal piazzale del Convento si giunge al
Sacro Speco, il luogo nel quale Francesco ricevette il perdono dei peccati. Intorno al 1650 lungo il
tracciato furono erette sei cappellini in ricordo della vita miracolosa del Santo. Ai tempi di
Francesco vi era solo una grotta che divenne intorno al 1300 una chiesetta successivamente
ingrandita fino all’aspetto attuale. All’interno un altare primitivo in mezzo all’abside; ai lati pitture
di Santi.
3° G I O R N O
Le Sorgenti S.Susanna e i Laghi Lungo e Ripasottile – Villa Quinto Assio – Cascata delle Marmore
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La Valle Santa è una terra ricca di sorgenti e bacini di acqua dolce. Le Sorgenti di Santa Susanna
collocate nell’area nord-est della piana sotto il versante di Poggio Bustone hanno una portata
d’acqua tale (5.000 litri al secondo) che le annovera tra i bacini idrici più ricchi d’Europa. I due
laghi residui, denominati Lungo e Ripasottile, sono parte di un’area alluvionale di oltre 3.000
ettari compresa tra i monti reatini (massiccio del Terminillo) e i monti sabini (catena che delimita
il confine tra la sabina interna e la sabina romana). In era quaternaria la piana era costituita da
un solo grande lago – il Lacus Velinus – alimentato dall’omonimo fiume, dal quale emergevano
piccole isole, in un paesaggio caratterizzato da una folta vegetazione ripariale di alberi ed arbusti
di grande importanza naturalistica. Le acque del fiume contribuivano, con la loro azione di
deposito calcareo, ad alzare un argine di contenimento in prossimità della zona denominata, non a
caso, ‘Marmore’, molto simile ad una diga naturale che lasciava defluire discontinuamente le
acque nella confinante valle del Nera determinando l’emersione parziale di lembi marginali di
terra umidi e paludosi con tracce di insediamenti riconducibili alla fine dell’età del Bronzo ed alla
prima età del Ferro.
Nella contigua valle umbra il fiume Nera aveva determinato una costante attività erosiva
causando una notevole differenza di livello tra le due valli (quella a monte del Velino e quella
sottostante del Nera) proprio in prossimità delle Marmore, argine naturale dell’antico lago sul
versante nord della piana.
Fino al III sec. a.Cr. il lago Velino non subì variazioni, fin quando il console Manio Curio Dentato
fece aprire un varco di defluizione nell’argine di travertino in prossimità delle Marmore per
alleggerire il livello del bacino. Alla parziale riduzione delle superfici lacustri corrispose un
notevole impulso delle attività umane e rurali. Si affaccia sull’area della piana reatina l’antica
residenza di Quinto Assio menzionata da Marco Terenzio Varrone in un dialogo con Appio
Claudio nel corso del quale vengono poste a confronto le ville reatine di Assio e quella romana di
Appio Claudio. Altre notizie sulla villa che il senatore Quinto Assio possedeva a nord-ovest della
piana reatina giungono da Marco Tullio Cicerone frequentatore d’eccezione che nel 54 a.C. venne
chiamato a difesa dei reatini in una delle innumerevoli cause loro intentate dai cittadini di
Interamna (oggi Terni) a proposito della diatriba per la “questione delle Marmore”.
La situazione relativa al regime delle acque non rimase costante nei secoli determinando nuovi
impaludamenti intorno al X e XIV secolo e modifiche all’assetto ambientale e insediativo del
territorio sul quale si registra la presenza dei Monaci Cistercensi di San Pastore nel XII secolo
dediti alle coltivazioni e alla bonifica dei terreni sottratti alle acque. Occorre giungere alla metà
del XIII secolo perché si riaffermi la necessità di bonificare nuovamente il comprensorio ancora
soggetto a variazioni di livello del bacino. Le fonti riferiscono che i collegamenti tra le località che
affacciavano sul lago avvenivano spesso in barca, come riferisce il biografo Tommaso da Celano
sui trasferimenti che San Francesco effettuava per portarsi da un santuario all’altro.
La situazione relativa al livello delle acque sostanzialmente perdurò fino al XV secolo quando fu
scavato un canale sotto la signoria di Braccio Fortebracclo, capitano di ventura e signore dei
territori di Rieti e Terni assoggettati alla Chiesa. Un nuovo canale denominato ‘Cava paolina’ fu
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commissionato da Papa Paolo III, nel 1545, su opera di Antonio da Sangallo il Giovane. Su
progetto di Giovanni Fontana nel XVI secolo fu ampliata la cava curiana e costruito un ponte
regolatore che come una valvola avrebbe permesso di regolare il deflusso delle acque.
La defluizione delle acque nella piana sottostante ostacolava il corretto deflusso del Nera che
spesso tracimava inondando il territorio circostante. Ciò determinò un contenzioso tra le due
popolazioni limitrofe che si videro costrette ad adire alle vie legali con l’intervento di Cicerone,
noto avvocato del foro di Roma a difesa dei reatini rei di aver determinato danni ingenti ai
confinanti con l’opera di svuotamento del lago. Per ordine di Papa Pio VI, nel 1787, l'architetto
Andrea Vici operò direttamente sui balzi della cascata, dandole l'aspetto attuale con un salto di
165 metri che fanno di Marmore la cascata più alta d’Europa, risolvendo finalmente la maggior
parte dei problemi.
Nel XIX secolo le acque della cascata cominciarono a essere utilizzate per la loro forza motrice. ln
tempi recenti è stata regolata definitivamente la portata del fiume Velino immagazzinando le
acque dei suoi principali affluenti Salto e Turano in serbatoi artificiali montani, formati con la
costruzione di due dighe. Le migliorate condizioni di salubrità hanno portato, sin dalla fine del
'700, ad un notevole impulso dell'antropizzazione del territorio, che oggi, con l'istituzione della
Riserva dei laghi, trova la possibilità di essere salvaguardato da future manomissioni a danno di
un ambiente umido ed integro salvaguardato da una convenzione internazionale.
Si può avere l’idea della reale estensione del lago in epoca olocenica osservando la piana dal
Terminillo quando la nebbia ricolma l’intera zona allo stesso modo dell’antico Lacus Velinus dal
quale spuntavano, come isole, i rilievi di Montisola, colle San Balduino e San Pastore.
Oggi il paesaggio vegetale presenta rigogliose comunità di piante lacustri di salice bianco e nero,
di pioppi bianchi ed ontani, di canna palustre e ninfee. Le visite guidate prenotabili presso il
Centro Visite di Ripasottile conducono al birdwatching lungo i sentieri attrezzati dell’omonimo
lago e consentono di osservare da vicino molte specie stanziali o di passo che vi hanno trovato
rifugio: folaghe, gallinelle d’acqua, svassi, garzette, aironi cenerini e anatidi come l’alzavola, il
germano reale, la moretta e la marzaiola. Tra le presenze più discrete ed eccezionali il fenicottero.
Usignoli di fiume, pendolini e cannaioli sono tessitori di artistici nidi tra i rami dei salici.
Presenza ormai costante quella dei cormorani appollaiati ad asciugarsi sui rami degli alberi.
Padroni di casa il falco di palude e il nibbio. Molti anche gli sport praticati all’aria aperta: dalla
canoa lungo il corso del Santa Susanna al volo a vela e parapendio sul campo di atterraggio ad
est della riserva. Tanti buoni motivi per visitare un luogo denso di storia, ricco di natura e
santità.
LA STORIA DEL CAMMINO
La storia del cammino è il racconto della vita che San Francesco ha trascorso tra le valli del
territorio reatino, non lontano da Assisi e collocato in un’area a breve distanza da San Pietro.
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E’ nella Valle Santa reatina ed in particolare a Poggio Bustone il luogo in cui Francesco ha visto
l’inizio della sua avventura comunitaria, la condivisione e l’armonizzazione delle relazioni tra i
fratelli e la creazione della prima fraternità francescana. In quel luogo, in particolare nello Speco
superiore, ha luogo la vera nascita spirituale di Francesco, quando, nell’abbandono della fede, egli
prende coscienza che, proprio lui peccatore, è perdonato e amato da Dio.
A Fonte Colombo ha ricevuto le cure mediche che hanno cercato di limitare i danni determinati
dalla malattia agli occhi: la cauterizzazione degli occhi. E’ a Fonte Colombo che Francesco
familiarizza con “Frate Focu”, robusto e giocondo, ma anche crudele perché proprio nel fuoco i
medici immersero lo strumento per la cauterizzazione. Fonte Colombo è innanzitutto il posto dove
Francesco, tre anni prima della sua morte, mette mano alla redazione definitiva della Regola dei
Frati Minori.
Greccio è il luogo dove è stata celebrata, nella cavità di una grotta, la notte di Natale dell’anno
1223.
L’atmosfera mistica ricorda l’umiltà dell’Incarnazione e della Natività di Gesù, che sembra quasi
prendere forma plastica da tanti piccoli particolari. Francesco, nel salmo da lui composto per
l’occasione, canta il “giorno che ha fatto il Signore, giorno di festa e di gioia”. Il Natale, come
proclama questo salmo, è illuminato dalla luce della Pasqua: nel cuore della notte già risplende e
dal freddo e dalla povertà già esplode il trionfo della vita.
Alla Foresta Francesco che è alla ricerca di solitudine e tranquillità viene ricevuto come ospite.
Francesco come Gesù si ritira dalle folle, ma ne è ugualmente inseguito. Tanta gente desidera
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vederlo e ascoltarlo. La vigna del prete che custodisce la piccola chiesa di S. Fabiano viene
allegramente visitata da tanta gente e l’uva interamente rubacchiata. Essa, però, darà il doppio di
vino “per la gioia dei commensali”. In tal modo, viene anche ricompensata l’ospitalità fraterna.
PIATTI TIPICI
FARRO AL TARTUFO DI LEONESSA
Ingredienti: 200 gr. di farro leonessano, 2 pomodori rossi, 1 cipolla, 1 patata, 3 etti di
salsiccia, sedano, carota, sale. Soffriggere in poco olio di oliva la salsiccia tritata, la
cipolla, il sedano e la carota. Aggiungere i pomodori e il sale facendo cuocere a fuoco
moderato. In due litri d'acqua bollente versare il farro e il condimento soffritto girando
frequentemente con un cucchiaio di legno per circa 40 minuti. A cottura ultimata
cospargere il piatto di tartufo a volontà.
"STRENGOZZI" ALLA REATINA
Pasta di farina, acqua e sale tirata al mattarello a sfoglia spessa e tagliata a strisce. Il
sugo è preparato con grasso di prosciutto, 2 cucchiai d'olio di oliva, peperoncino rosso
forte. Far soffriggere e, non appena rosolato, aggiungere dadini di prosciutto fresco
(grasso e magro) e infine il pomodoro. Salare. Durante la cottura aggiungere piselli
freschi.
SPAGHETTI ALLA AMATRICIANA
Ingredienti: guanciale, sale, pepe o peperoncino, pecorino. Si fa soffriggere il guanciale
fino a renderlo molto rosolato, si aggiunge il pomodoro e si fa cuocere per circa 10
minuti aggiungendo pepe o peperoncino. Si cuociono gli spaghetti al dente e si
condiscono con la salsa e con pecorino.
FREGNACCE "ALLA SABINESE"
Pasta fatta in casa, tagliata a rombi e condita con spezie, olive nere, funghi, carciofini,
aglio e pomodoro.
STRACCI DI ANTRODOCO
Sottili frittatine a base di farina, acqua e uova, farcite con ripieno di carne, verdura
tritata e formaggio grattugiato, quindi arrotolate, sovrapposte in più strati, cosparse
di altro sugo di carne e formaggio e cotte in forno.
"FREGNACCE" ALLA CASTELNOVESE"
Pasta di farina fatta con metà acqua e metà uova, (senza sale), tirata al mattarello a
sfoglia spessa e tagliata a strisce larghe. Il sugo è preparato con un pesto di
maggiorana, aglio e peperoncino rosso, il tutto soffritto in olio d'oliva di frantoio.
PORCHETTA DI POGGIO BUSTONE
Maialino privato delle interiora e delle ossa, farcito con finocchi selvatici, aglio, lardo,
fegato e cuore soffritti, tritati ed insaporiti con rosmarino, pepe, sale ed
abbondante vino cotto, rosolato a fuoco, infilzato su uno spiedone o al forno, dentro
una conca di quercia.
MINESTRONE DI FARRO
Tagliare a striscioline 80 gr. di lardo e porre in una pentola di coccio con trito di salvia
e rosmarino, 1 cipolla, 1 una carota, 1 zucchina, 1 patata, 1 gambo di sedano e 2 porri.
Coprire con 2 litri d'acqua e aggiungere 2 dadi per brodo e 1 cucchiaino di concentrato
di pomodoro. Portare ad ebollizione e versare 200 gr. di farro; cuocere a fiamma
moderata. A cottura ultimata servire con pepe, grana grattugiato e crostini strofinati
d'aglio.
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PRINCIPALI MANIFESTAZIONI CULTURALI E TURISTICHE
RIETI – APRILE-MAGGIO
RIETI – MESE DICEMBRE
RIETI – MESE LUGLIO
RIETI – MESE AGOSTO
RIETI - GIUGNOANTONIANO
POGGIO BUSTONE – PARAPENDIO ESTATE
RIETI - STAGIONE DI PROSA INVERNALE
POGGIO BUSTONE SAGRA PORCHETTA
MESE OTTOBRE
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PAESE NATALE DI LUCIO BATTISTI
Sono state richieste informazioni a: Confcommercio Rieti, Comune Rieti – Proloco Rieti – Proloco Terminillo, Associazione
Anima e Acqua, Comune Contigliano – Proloco Contigliano, Comune Greccio – Proloco Greccio, Comune Labro – Proloco
Labro, Comune Rivodutri – Proloco Rivodutri, Comune Poggio Bustone – Proloco Poggio Bustone, Comune Cantalice –
Proloco Cantalice.
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Santuario di Poggio Bustone