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GESTIONE DEL PRELIEVO VENOSO
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INDICE
1 SCOPO................................................................................................................................................ 2
2 CAMPO DI APPLICAZIONE................................................................................................................. 2
3 RIFERIMENTI E ABBREVIAZIONI.......................................................................................................2
3.1 RIFERIMENTI............................................................................................................................... 2
3.2 ABBREVIAZIONI........................................................................................................................... 2
4 RESPONSABILITÀ............................................................................................................................... 3
5 GESTIONE PRELIEVO VENOSO........................................................................................................3
5.1 ACCERTAMENTO INIZIALE......................................................................................................... 3
5.2 PREPARAZIONE AMBIENTE.......................................................................................................3
5.3 PREPARAZIONE MATERIALE.....................................................................................................3
5.4 SCELTA DEL SITO ....................................................................................................................... 4
5.4.1 ADULTO................................................................................................................................ 4
5.4.2 NEONATO/LATTANTE/BAMBINO.........................................................................................4
5.5 PREPARAZIONE PAZIENTE........................................................................................................5
5.6 PREPARAZIONE OPERATORE...................................................................................................5
5.7 PROCEDURA PRELIEVO VENOSO............................................................................................5
5.7.1 RACCOMANDAZIONI PRELIEVO VENOSO NEL BAMBINO...............................................6
5.8 SPECIFICHE/RACCOMANDAZIONI...........................................................................................11
5.9 CONTROLLO POST PROCEDURA............................................................................................11
5.10 RIORDINO DEL MATERIALE...................................................................................................12
6 ARCHIVIAZIONE E DISTRIBUZIONE................................................................................................12
6.1 ARCHIVIAZIONE........................................................................................................................ 12
6.2 DISTRIBUZIONE........................................................................................................................ 12
7 ALLEGATI........................................................................................................................................... 12
Ed.
Rev.
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Data
21.8.2012
Descrizione delle modifiche
Prima emissione
Redazione
Verifica
Approvazione
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1 SCOPO
Lo scopo del presente protocollo è di definire e uniformare le conoscenze e competenze specifiche per
la corretta esecuzione del prelievo venoso.
2 CAMPO DI APPLICAZIONE
Il presente protocollo si applica ai pazienti sottoposti a prelievo venoso degenti nelle UU.OO.
ospedaliere o afferenti ai servizi dell’ASL.
3 RIFERIMENTI E ABBREVIAZIONI
3.1 RIFERIMENTI
– “Principi fondamentali dell'assistenza infermieristica”, 3° edizione CEA; Milano, 2007
– Dossier ECCE; anno 2, n.26, novembre 2007
– “Nursing clinico. Tecniche e procedure” Kozier 2005
– “L'infermiere tra teoria e prassi”, Albinelli, Cottaffi, Ferri - Athena 2008
– “Il prelievo di sangue nella popolazione pediatrica” Centro Studi Evidence Based Nursing
Policlinico S. Orsola Malpighi – Bologna
– “Linee guida per la prevenzione ed il trattamento del dolore nel neonato” Società Italiana di
Neonatologia, 2008
– “Il dolore nel bambino: prevenirlo, riconoscerlo, trattarlo” - Gli Infermieri dei bambini, giornale
italiano di scienze infermieristiche pediatriche; anno2, numero 2, giugno 2010
– LG CDC Atlanta 2002
– PT CIO 002 “Lavaggio delle mani”
– PT CIO 003 “Gestione e corretto utilizzo dei guanti sterili e non sterili”
– PT CIO 019 “Gestione dei disinfettanti ed antisettici”
– PT CIO 010 “Gestione dispositivi intravenosi periferici”
– PT CIO 008 “Posizionamento e gestione del CVC”
– PT SPP 010 “Gestione dei rifiuti sanitari”
– PT LAB 001 “gestione della fase pre-analitica”
– “Raccomandazioni per il prelievo di sangue venoso” SIBioC DOCUMENTS, Biochimica clinica,
2008, vol.32, n.6
3.2
ABBREVIAZIONI
ACRONIMO
DESCRIZIONE
ASL
Azienda Sanitaria Locale
CEA
Casa Editrice Ambrosiana
CDC
Centers for Disease Control and prevention
CIO
Comitato Infezioni Ospedaliere
CS
Coordinatore Infermieristico/ Caposala
CVC
Catetere venoso centrale
cm
centimetri
DMP
Direzione medica di presidio
DSITRA
Dirigente Servizio Infermieristico, Tecnico Riabilitativo Aziendale
ECCE
Educazione Continua Centrata sulle Evidenze
EMLA
Eutectic Mixture of Local Anestetics
LAB
Laboratorio di patologia clinica
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ACRONIMO
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DESCRIZIONE
LG
Linea Guida
P/PT
Procedura/Protocollo
RQ
Referente Qualità
SIBioC
Società Italiana di Biochimica e Biologia Molecolare clinica
SITRA
Servizio Infermieristico, Tecnico Riabilitativo Aziendale
SIMT
Servizio immunoematologia e medicina trasfusionale
SPP
Servizio Prevenzione Protezione
T&S
Type and screen
UQ
Ufficio Qualità
UU.OO.
Unità Operative
4
RESPONSABILITÀ
RESPONSABILITÀ
ATTIVITÀ
DSITRA
−
−
Redige/revisiona il PT
Coordina il programma di valutazione e revisione dei protocolli
COORDINATORE
INFERMIERISTICO
−
−
−
Garantisce la diffusione e l’applicazione del protocollo
Supervisiona le attività assistenziali
Gestisce l’approvvigionamento del materiale
INFERMIERE
−
−
Applica il presente protocollo
Propone le revisioni al PT
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5.1 ACCERTAMENTO INIZIALE
– Rivedere la storia clinica e farmacologica dell'assistito
– valutare lo stato di collaborazione del paziente e la presenza di ansia correlata a venipuntura
– accertare la prescrizione medica e verificare se mantenuto il digiuno (se necessario)
– verificare la corretta compilazione delle richieste degli esami ematici
– controllare che tutte le provette siano correttamente preparate e riportino sull'etichetta le
generalità del paziente e dell'unità operativa/servizio
– accertare le condizioni cliniche dell'assistito
– accertare le caratteristiche dell'accesso venoso periferico per determinare la scelta del sito e la
tipologia del presidio da utilizzare.
5.2
–
–
–
–
5.3
PREPARAZIONE AMBIENTE
Garantire il microclima (illuminazione)
garantire la privacy
creare un ambiente libero da impedimenti
predisporre il piano di lavoro con il materiale occorrente.
PREPARAZIONE MATERIALE
– Vassoio
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arcella
DPI: guanti monouso non sterili, occhiali/visiera
aghi butterly con vacutainer o aghi vacutainer-sistem:
• adulto: 20-21G
• bambino: 21-23G
• neonato/lattante: 23G
– holder (camicia)
– laccio emostatico
– antisettico
– provette autoaspiranti
– cerotto ipoallergenico/cerotto medicato
– n.3 garze piegate 5x5 non sterili
– telino/carta di protezione per il piano d'appoggio
– supporto porta provette
– contenitore per il trasporto delle provette con indicazioni di rischio biologico
– contenitore per rifiuti taglienti, contenitore di raccolta rifiuti speciali, contenitore di raccolta rifiuti
urbani
Controllare l'eventuale data di scadenza del materiale preparato e l'integrità dello stesso.
–
–
–
5.4 SCELTA DEL SITO
L'utilizzo di vene periferiche è controindicato: in caso di lesioni cutanee, cicatrici, ematomi o segni di
infiammazione in corrispondenza dei siti di accesso venoso; in caso di estremità poco perfuse,
edematose o con trauma, in arti compromessi (ad esempio per ictus, mastectomia, asportazione
linfonodi...), in presenza di fistole artero-venose.
La venipuntura non dev'essere effettuata in sede di biforcazioni e dove le vene hanno un decorso
tortuoso.
5.4.1 ADULTO
Le vene centrali dell'avambraccio (cubitale e cefalica) sono le preferibili; in alternativa, possono essere
utilizzate anche la vena basilica e quelle del dorso del braccio. Le vene del polso e della mano sono
utilizzabili solo qualora i precedenti siti non siano accessibili, quelle del piede rappresentano l'ultima
risorsa a causa della maggior probabilità di complicazioni.
Da preferire le vene della fossa antecubitale che devono apparire elastiche, non sclerotizzate e non
troppo sottili.
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5.4.2 NEONATO/LATTANTE/BAMBINO
Estremità superiori:
– vene del dorso della mano
(basilica, cefalica, rete venosa dorsale, vene metacarpali)
– vene della superficie palmare del polso (antebrachiale mediana)
– vene dell’avambraccio e della fossa ante cubitale
(basilica, cefalica, mediana cubitale, mediana cefalica, mediana basilica)
Estremità inferiori:
– Vene della faccia dorsale del piede
(mediana marginale, arco venoso centrale)
– Vene del malleolo esterno (vena piccola safena)
– Vene del malleolo interno (vena grande safena)
Cuoio capelluto:
– è importante saper distinguere prima della puntura se si tratta di vena o arteria; le arterie sono
generalmente più tortuose delle vene e pulsanti alla palpazione.
– Vena frontale, sovraorbitale, temporale, auricolare posteriore, occipitale.
5.5
–
–
–
–
5.6
–
–
5.7
PREPARAZIONE PAZIENTE
Identificare il paziente
informare il paziente (o il caregiver) sulla motivazione e la modalità di esecuzione della procedura
acquisire il consenso verbale al prelievo
posizionare il paziente in posizione idonea in relazione alla sede di prelievo.
PREPARAZIONE OPERATORE
eseguire il lavaggio antisettico delle mani come da PT CIO 002 “Lavaggio delle mani”
indossare i guanti come da PT CIO 003 “Gestione e corretto utilizzo dei guanti sterili e non sterili”
e i DPI.
PROCEDURA PRELIEVO VENOSO
1. Posizionare le provette dal lato della mano dominante in modo accessibile
2. Posizionare la protezione al piano d'appoggio sotto l'arto individuato e liberarlo dagli indumenti
3. Posizionare il laccio emostatico 10-12 cm sopra il punto in cui si intende effettuare la puntura
venosa
4. Apprezzare e individuare la vena adatta per il prelievo
5. Rimuovere il laccio emostatico. Il laccio emostatico dev'essere mantenuto in sede per un tempo
non superiore ai 1 minuto poiché la stasi protratta determina la fuoriuscita di liquidi con
conseguente emoconcentrazione ed anossia tissutale con rilascio di metaboliti (alterazione
parametri da analizzare); qualora necessario alla visualizzazione della vena, rilasciare il laccio e
riapplicarlo dopo aver atteso il normale ripristino della circolazione
6. Aprire la confezione dell'ago e connetterlo con il dispositivo vacutainer
7. Applicare il laccio emostatico 10-12 cm sopra il punto precedentemente identificato per la
puntura venosa
8. Evitare di far compiere al paziente esercizi muscolari con la mano omolaterale poiché
comporterebbe l'alterazione di alcuni parametri da analizzare
9. Eseguire l'antisepsi della cute in modo circolare e centrifugo (1° garza)
10. permettere alla soluzione antisettica di agire (valutare il tempo di contatto dalla scheda tecnica
del prodotto in uso) e NON ASCIUGARE (riduzione dei tempi di contatto e conseguente
riduzione efficacia antisettico)
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11. Non toccare più il sito di venipuntura
12. Togliere la protezione all'ago; con la mano non dominante tendere la cute nel senso opposto alla
direzione della puntura
13. Con la mano dominante inserire l'ago nella cute (con il becco di flauto rivolto verso l'alto) nella
vena con un'angolatura di 45° circa, diminuire l'angolatura a 15-20° subito dopo l'inserzione ed
introdurre l'ago per 1-2 cm
14. Inserire la provetta all'interno della camicia con la mano dominante forando il tappo con una
lieve pressione; evitare di togliere le provette dalla camicia prima del completo riempimento e
non rimuovere e reinserire mai le provette
15. Mantenere fermo il sistema di prelievo ponendo l'indice tra il cono dell'ago e il braccio del
paziente. La camicia è sorretta tra il pollice ed il medio, le altre due dita sono tenute ben distanti;
in tal modo il sistema segue i movimenti del braccio del paziente evitando che l'ago si sposti
dalla propria sede.
NOTA BENE: per la sequenza di utilizzo delle provette fare riferimento all'Allegato 1 “Guida ai
prelievi” del PT LAB 001; per la conservazione dei campioni biologici far riferimento
all'Allegato 2 “elenco prestazioni” del PT LAB 001
16. Rimuovere il laccio non appena il sangue comincia a fluire nella prima provetta
17. Una volta staccata la provetta, inserirne un'altra; basculare ogni provetta per 10 volte
18. Verificare il corretto riempimento delle provette e l'assenza di coaguli
19. Posizionare le provette nel portaprovette
20. Estrarre l'ago impugnando la superficie ergonomica predisposta all’estremità del set; bloccare il
catetere di raccordo nel palmo della mano, fare avanzare con l’indice ed il pollice lo scudo di
protezione sull’ago, sino a bloccarlo (un segnale sonoro deve confermare l’avvenuta attivazione
della protezione)
21. Tamponare con garza asciutta (2°)
22. Smaltire l'ago nel contenitore taglienti come da PT SPP 010 “Gestione dei rifiuti sanitari”
23. Richiedere la collaborazione dell'assistito, se possibile, affinché eserciti una discreta pressione
sul tampone per favorire l'omeostasi
24. Applicare una garza pulita (3°) con cerotto ipoallergenico o cerotto medicato
25. Introdurre le provette nel contenitore per il trasporto e provvedere affinché vengano inviate in
laboratorio secondo i tempi stabiliti; vedi Allegato 1 del PT LAB 001 punto 9 “Trasporto dei
campioni biologico” e punto 10 “consegna dei campioni biologici”.
NOTA BENE: durante la procedura osservare il paziente, garantirne il comfort, parlargli per
permettergli di esprimere eventuali disagi.
5.7.1 RACCOMANDAZIONI PRELIEVO VENOSO NEL BAMBINO
Sebbene il dolore legato al prelievo rappresenti un'esperienza di breve durata, le procedure effettuate
senza un adeguato controllo dello stesso possono causare nel bambino e conseguentemente nel
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genitore, ansietà, che a sua volta può incrementare il dolore delle procedure seguenti, alterare la
relazione con gli operatori sanitari e ridurre la compliance terapeutica.
Gli obiettivi assistenziali per il bambino sottoposto a prelievo venoso sono:
1. minimizzare il dolore
2. massimizzare la collaborazione
3. minimizzare il rischio per il piccolo paziente.
1) MINIMIZZARE IL DOLORE
Farmaci anestetici locali
Un intervento efficace nell'eliminazione del dolore da prelievo venoso è l’applicazione di pomata
anestetica per uso topico.
La crema EMLA, mistura di lidocaina e prilocaina, è indicata sulla pelle intatta, prima delle procedure
minori, incluse la venipuntura; determina un blocco reversibile della conduzione lungo il decorso delle
fibre nervose, l’effetto intorpidente si prolunga per alcune ore dopo l’applicazione.
E’ controindicata nei prematuri e nei neonati che hanno meno di un mese di vita per non incorrere nel
rischio di metaemoglobinemia (questa patologia può essere congenita o secondaria al contatto con
agenti chimici di uso terapeutico o industriale; provoca ipossia tissutale, cianosi cutanea e delle mucose,
poliglobulia secondaria).
In Italia l'uso dell'EMLA è ammesso nel neonato di età gestazionale superiore alle 37 settimane, mentre
nel pretermine il suo impiego è al momento “off-label”.
EMLA non deve essere utilizzata sulle ferite e sulle mucose.
L’ingestione accidentale può essere tossica e qualora venga a contatto con gli occhi può causare lesioni
corneali.
Per la riduzione del dolore da venipuntura deve essere applicato uno strato di crema EMLA, coperto con
bendaggio occlusivo, che ne previene la fuoriuscita e permette il movimento indisturbato.
L’intorpidimento della pelle si manifesta ad un’ora dal posizionamento della crema, raggiunge l’apice
dopo 2-3 ore (1 ora per i lattanti con meno di 3 mesi di vita) e perdura per 1-2 ore dopo la rimozione
della crema.
UTILIZZO DELLA CREMA EMLA
Preparazione materiale:
– Tubetto da 5g di crema EMLA
– Cerotto per medicazione occlusiva
– Guanti monouso non sterili
– Antisettico per cute
– Garze.
Procedura
– Eseguire il lavaggio sociale delle mani e indossare i guanti
– Spiegare la procedura al bambino
– Verificare l’integrità cutanea nella sede di applicazione
– Pulire la cute con una garza imbevuta di disinfettante per permettere un migliore assorbimento
della crema anestetica
– Attendere che si asciughi
– Applicare la crema (massimo 2 gr), non massaggiare
– Applicare la medicazione occlusiva sigillando l’area della cute interessata dall’applicazione
– Attendere almeno 1h osservando ad intervalli regolari la zona (istruire e delegare la
madre/caregiver) per evidenziare l’insorgenza di reazioni cutanee (iperemia, arrossamento, rush)
che impongono la rimozione dell'anestetico. E' fisiologica la comparsa di pallore cutaneo locale in
seguito all’effetto vasocostrittivo della prilocaina.
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– Dopo almeno 1h dall’applicazione rimuovere la pellicola occlusiva e la crema con una garza
– Disinfettare la cute
– Procedere al prelievo come da punto 5.7
– Registrare sul documento infermieristico l'uso della crema anestetica, eventuali effetti collaterali,
l'efficacia della crema.
Dato il tempo d'azione necessario EMLA è di impiego limitato in un contesto acuto.
Latte materno e soluzioni edulcorate
Nell'esecuzione del prelievo venoso sul neonato e lattante in cui non può essere impiegata la crema
EMLA, trovano indicazione le alternative analgesiche non farmacologiche, tra le quali, la più diffusa, la
somministrazione di soluzioni edulcorate che hanno una significativa funzione analgesica sul neonato.
Le soluzione edulcorate devono essere sufficientemente dolci: attribuendo al saccarosio un potere
dolcificante di 100, solo il fruttosio lo supera (173), il glucosio è leggermente inferiore (74), mentre il
lattosio è scarsamente dolcificante (16).
Nonostante la scarsa capacità dolcificante del lattosio, anche il latte materno è stato proposto come
possibile alternativa analgesica e sta entrando a far parte dei protocolli di analgesia neonatale della
Società Italiana di Neonatologia (SIN).
L'utilizzo della soluzione non nutritiva (succhiotto) sembra agire sinergicamente con l'effetto della
sostanza dolce.
La somministrazione di sostanza edulcorante (soluzione glucosata) deve iniziare 2 minuti prima della
procedura (tempo compatibile con il rilascio degli oppioidi endogeni) e l’effetto dura per circa 5 minuti
dopo la sua somministrazione.
“La soluzione glucosata è molto efficace nel ridurre i sintomi associati al dolore provocato dal prelievo
venoso e sembra dare risultati migliori della crema locale EMLA” (“Pediatrics” dicembre 2002). Da
questo studio emerge che, mentre il tempo d’azione della crema EMLA è di circa 60 minuti, la soluzione
glucosata per via orale ha un effetto immediato, ed è pertanto indicata anche nel contesto acuto.
Interventi ambientali
Posizionare il neonato in modo adeguato per fornirgli stabilità posturo-motoria e comportamentale, al
fine di agevolare la procedura della venipuntura.
WRAPPING, tecnica di contenimento neonato; per l'esecuzione del prelievo il braccio interessato viene lasciato
libero.
Favorire un ambiente tranquillo, libero da stimoli potenzialmente destabilizzanti per il neonato (modulare
luci, suoni, traffico ambientale, rumori).
Mettere in atto manovre utili a distrarre il neonato e a fornire stimoli che competano con l'arrivo
dell'afferenza nocicettiva alla corteccia cerebrale, come la saturazione sensoriale: si basa su concetti
neuro-fisiologici partendo dal fatto che il cervello del neonato filtra gli stimoli periferici.
Lo scopo è quello di saturare i sensi del neonato attirando l'attenzione con stimoli positivi e
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personalizzati (tattili, uditivi, visivi, gustativi) in modo da escludere lo stimolo doloroso dovuto alla
procedura in atto.
La saturazione sensoriale si esegue ponendo il neonato con gli arti flessi, ma senza costrizione,
contemporaneamente si deve stimolare visivamente il bambino catturando il suo sguardo e parlandogli
dolcemente, coccolandolo con carezze e massaggi, proponendo il succhiotto con soluzione edulcorante.
Le molteplici fonti di stimoli positivi agiscono distraendo il bimbo così che possa allontanare l'attenzione
dallo stimolo doloroso ed ottenere una riduzione della percezione dello stesso.
Queste manovre devono essere svolte preferibilmente dalla madre o se impossibilitata, da un operatore.
Al termine della procedura continuare con manovre di contenimento posturo-motorio, suzione non
nutritiva o somministrazione pasto/allattamento.
Prevedere un periodo di riposo post- procedura per almeno le 2 ore successive alla manovra.
Tecniche di posizionamento/contenimento del neonato.
Tecniche di distrazione
La distrazione è una potente tecnica non farmacologica di applicazione semplice e immediata che non
richiede un precedente insegnamento.
La distrazione non è una strategia passiva orientata a divertire il bambino, ma è una modalità per
focalizzare la sua attenzione su uno stimolo alternativo che permette un'alterazione della sua percezione
sensoriale. Il bambino, concentrandosi su stimoli diversi dalla procedura che gli provoca dolore, può
riuscire ad allontanare l'ansia e la paura.
Tecnica di distrazione della “scatola magica” abbinata all’uso della crema EMLA.
SCHEMA RIEPILOGATIVO TECNICHE PER MINIMIZZARE IL DOLORE:
ETA'
METODI
0-3 mesi Suzione non nutritiva, saturazione sensoriale, Emla, soluzione edulcorante
3 mesi – 2 anni Suzione non nutritiva, saturazione sensoriale, Emla, soluzione edulcorante,
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tecniche di distrazione (giocare...)
2 – 4 anni Distrazione (giocare, leggere un libro, raccontare una storia...), Emla
4 – 6 anni
Distrazione (giocare, leggere un libro, raccontare una storia, guardare la TV,
conversazione...), Emla
6 – 13anni Distrazione (musica, contare, conversazione, guardare TV...), Emla
2) MASSIMIZZARE LA COLLABORAZIONE CON IL PAZIENTE/CAREGIVER
Controllare l’ansia e la paura
– permettere al genitore di rimanere accanto al bimbo, partecipare attivamente al mantenimento
della sua tranquillità/minimizzazione dolore
– permettere al bimbo di piangere per scaricare le tensione
– preparare il materiale per il prelievo lontano dalla vista del bimbo
– ridurre il più possibile i tempi della procedura (preparazione ed esecuzione).
Aumentare la compliance e la fiducia
– spiegare al bambino e/o genitore lo scopo e le fasi della procedura permette di ottenere una
maggiore collaborazione da parte di entrambi; spiegare al bambino le varie fasi della procedura
usando termini semplici e adatti alla sua età, a tale scopo possono essere utilizzate bambole e
pupazzi per illustrare la tecnica e fare dimostrazioni pratiche. Questo intervento non dev'essere
visto come una perdita di tempo, ma come valido aiuto per il bambino a distogliere la sua
attenzione dal dolore e a renderlo più collaborante
– non mentire al bimbo ad esempio sul dolore che può provocare il prelievo
– lodare il bambino al termine della procedura
– i bambini hanno bisogno di sicurezze che gli consentano di adattarsi con minore stress possibile
all’ambiente dell’ospedale a lui estraneo. Fondamentale che la sua stanza di degenza
sia
mantenuto come posto sicuro, dove poter giocare e riposare con tranquillità; sarebbe quindi
meglio evitare di eseguire il prelievo ematico al letto del bambino, ma eseguire queste procedure
nella sala medica.
Garantire l’affettività
E'importante che al termine della procedura dolorosa, soprattutto se il bimbo è piccolo, venga
abbracciato e confortato dal genitore, anche l’infermiere può mostrare segni di affetto nei suoi confronti;
non utilizzare mai il genitore per il contenimento fisico del bambino.
3) MINIMIZZARE IL RISCHIO PER IL PICCOLO PAZIENTE
Le misure di contenimento vanno estese non solo all’arto del bambino ma sono volte a contenere tutta
la persona se non collaborante, utilizzando manovre decise ma che non traumatizzino ulteriormente il
bimbo (non servirsi dei genitori per l’immobilizzazione del bimbo ma fare in modo che rimangano con lui
e lo rassicurino durante tutta la procedura).
Posizionare al di sotto del laccio emostatico una garza che riduca il possibile fastidio dello stesso se
posto direttamente a contatto della cute o posizionare il laccio al di sopra degli indumenti; nel neonato è
possibile non utilizzare il laccio ma ottenere la stasi venosa attraverso il pollice e l'indice dell'Infermiere
che mantiene in posizione il braccio del bimbo, posti a simulare il laccio.
Al termine della procedura non posizionare direttamente sulla cute la garza con cerotto/cerotto medicato,
ma porre la garza in modo che avvolga il diametro del braccio e il cerotto non venga posto a contatto
diretto con la cute per evitare possibili irritazioni dello stesso e dolore durante la rimozione.
Per l'esecuzione del prelievo a neonati, lattanti e bambini è consigliabile la presenza di 2 operatori (2
Infermieri, 1 Infermiere e 1 OSS).
Nel reperimento di un accesso venoso ad un bimbo l’operatore che effettua la procedura e quello che si
occupa dell’immobilizzazione hanno uguale impatto sulla riuscita della stessa.
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Esempio di immobilizzazione della mano. L'infermiere afferra le dita con il pollice e trattiene l'avambraccio con le
altre dita per visualizzare le vene del dorso della mano. L'altro operatore si occupa della stabilità del piccolo e
mette in atto le procedure come al punto 1) volte alla minimizzazione del dolore o supporta la mamma/caregiver.
5.8
SPECIFICHE/RACCOMANDAZIONI
– Utilizzare correttamente il metodo vacutainer che consente un ciclo di prelievo totalmente chiuso
rispetto all’operatore e all’ambiente circostante (riduzione della contaminazione da contatto con
cute e mucose); la pratica di travasare il sangue attraverso la perforazione del tappo di una
provetta sottovuoto utilizzando l’ago di una siringa convenzionale è una procedura pericolosa per
l'operatore e crea emolisi dei campioni.
– Nel caso sia assolutamente necessario eseguire il prelievo con una siringa (vene facilmente
collassabili quando sottoposte alla pressione negativa da vuoto, necessità di modulare
l'aspirazione...) utilizzare presidi idonei al trasferimento del sangue dalla siringa alla provetta
sottovuoto o effettuare il travaso dopo aver stappato la provetta. Per una corretta rimozione delle
chiusure di sicurezza, è consigliabile non utilizzare una sola mano e forzare imprimendo una
rotazione con il pollice. NOTA BENE: le provette sottovuoto con chiusura di sicurezza,
consentono il contenimento di ogni possibile disseminazione del potenziale contaminante anche
in fase di manipolazione dei campioni in laboratorio.
– Gli aghi utilizzati non devono mai essere reincappucciati, piegati, rotti o altrimenti manipolati.
– Si consiglia di utilizzare aghi di calibro pari a 20 o 21G, riservando l'utilizzo di aghi di calibro
inferiore a prelievi su vene piccole o particolarmente fragili. Aghi di diametro inferiore ai 23G
possono produrre emolisi e modeste variazioni dei comuni analiti.
– Nelle stanze di degenza dove sono presenti più pazienti l'infermiere deve entrare in stanza con le
sole provette destinate ad un paziente.
– Da paziente a paziente, è indicato sostituire i guanti ed eseguire il lavaggio antisettico delle mani
(appropriata è la frizione con soluzione idroalcoolica)
– Qualora il punto di prelievo non sia immediatamente identificabile, per favorire il rigonfiamento
della vena, non è consigliato riscaldare con panno caldo, massaggiare il sito in senso opposto
all'accesso venoso o percuotere il sito; corretto è richiedere alla persona di porre l'arto in scarico
– E' raccomandato, dopo 2 tentativi falliti di prelievo, lasciar compiere la procedura ad un collega.
– Non prelevare dal braccio omolaterale ad un'eventuale infusione in corso
– Non è raccomandato prelevare il campione ematico da siti d'infusione; qualora questa
procedura sia inevitabile: arrestare il flusso infusivo per almeno 2 minuti, rimuovere non meno di
5 ml di sangue, effettuare il prelievo e riprendere l'infusione.
– Non è raccomandato prelevare il campione ematico da agocannula in sede; qualora questa
procedura sia inevitabile: rimuovere tappino/otturatore, aspirare dal catetere venoso 1-2ml di
sangue, prelevare il sangue necessario, posizionare un nuovo otturatore/tappino. Se si utilizza il
tappino è necessario effettuare il lavaggio con soluzione fisiologica in quantità pari al doppio del
calibro del catetere venoso, con siringa da 5 cc iniettando dall'apposita valvola di cui il dispositivo
è dotato.
– Prelievo eseguito durante il posizionamento CVP far riferimento al PT CIO 010 Gestione
dispositivi intravenosi periferici al punto 5.6.2 “procedura ordinaria con prelievo venoso”
– Prelievo da CVC far riferimento al PT CIO 008 Posizionamento e gestione del CVC
GESTIONE DEL PRELIEVO VENOSO
PT
Ed. 01
Rev. 00
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– Prelievo per emocoltura vedi PT LAB 001 Allegato 07 Istruzioni per la corretta raccolta e
conservazione dei campioni per emocoltura
– Prelievo per determinazione gruppo sanguigno, T&S vedi PT SIMT 001 Protocollo
Trasfusionale.
5.9
CONTROLLO POST PROCEDURA
– Garantire il comfort del paziente e istruirlo sulla possibilità di alimentarsi
– comunicare al personale di supporto la sospensione del digiuno del paziente
– controllare che non ci siano sanguinamenti
– chiedere al paziente come si sente e se necessita di ulteriori informazioni rispetto alla procedura
– mettere a disposizione il dispositivo di chiamata
– registrare l'avvenuta prestazione sull'MDMP 168 Scheda Esami.
5.10 RIORDINO DEL MATERIALE
– Smaltire il materiale utilizzato secondo PT SPP 010 “Gestione dei rifiuti sanitari”
– rimuovere i guanti e smaltirli adeguatamente
– effettuare il lavaggio sociale delle mani
– riordinare l'ambiente.
6 ARCHIVIAZIONE E DISTRIBUZIONE
6.1 ARCHIVIAZIONE
DENOMINAZIONE
DOCUMENTO
CODICE
DOCUMENTO
LUOGO
ARCHIVIAZIONE
GESTIONE
PRELIEVO
VENOSO
PT SITRA 010
SITRA
RESPONSABILE
TEMPO DI
CONSERVAZIONE CONSERVAZIONE
RQ SITRA
3 anni dopo
nuova emissione
(cartaceo)
RESPONSABILE
ELIMINAZIONE
RQSITRA/
DSITRA
6.2 DISTRIBUZIONE
La distribuzione dei documenti avviene secondo quanto dettagliato dalla P GEN 4.01 ed è gestita in
particolare dal M GEN 002a “Trasmissione dei documenti del SGQ”, il quale segnala alla funzione
ricevente l'emissione del documento e il suo eventuale inserimento nel sito intranet, per consultazione
e/o stampa. I RQ emittenti curano la conservazione del documento in originale. I RQ emittenti e riceventi
curano la diffusione all’interno della UO con raccolta delle firme su M GEN 002b.
SOGGETTI
CARTACEO
CS/CI/Infermieri UU.OO. e Servizi
Corso di Laurea per Infermiere
Ufficio Qualità
7
ALLEGATI
- nessuno
INTRANET
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X
X
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GESTIONE DEL PRELIEVO VENOSO PT Ed. 01 Rev. 00 Pag. 1 di