Istituto Comprensivo “E. Armaforte” Altofonte Sara Polizzi ex IIIA Settembre 2005 Castellese Laura IIIA Castellese Sonia ex IIIA Polizzi Francesca ex IIIA Rausa Giorgio IIIA Santamarina Rosi IIIA Lena Sara IIID ex IIID Schillaci IIID Maria Rita ex Alaimo Marco IID Rinicella Ania IIA Ignoffo Chiara IIA Marfia Maria Rosa II D A cura di : PROF NINA RAINERI Le donne durante il periodo fascista Index 1. Dalle parole sulle donne, al concetto delle donne. FRASI 2. Dalle parole ai “fatti”.LEGGI E DECRETI 3. Dalle parole alle immagini! BIS 4. Bandiera Futurista 5. La donna, secondo Valentina 6. Donna moderna???? 1; 2; 3; 4; 5 7. Donne e resistenza Propaganda Fascista sul Ruolo delle Donne. • Fate figli,il numero è potenza! • Lo scopo della vita di ogni donna è il figlio…La sua maternità psichica e fisica non ha che questo unico scopo! • La donna deve obbedire,badare alla casa,mettere al mondo figli e portare le corna. • Le donne devono mettere cibo in tavola e fabbricare carne da cannoni. • La rivoluzione fascista è superiore a quella francese perché la rivoluzione fascista è maschia e quella francese è femmina! Dal MANIFESTO FUTURISTA di Marinetti,”Le Figaro”1909 • Noi vogliamo glorificare la guerra,sola igiene del mondo,il militarismo,il patriottismo,il gesto d’istruttore dei libertari,le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna. • Noi vogliamo distruggere i musei,le biblioteche,le accademie di ogni specie e combattere contro il moralismo,il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria. • Donne,eppur futuriste:assonanti sonorità o dissonanti sussurri? MANIFESTO DELLA DONNA FUTURISTA Risposta a Marinetti realizzato da Valentine de Saint-Point 1912 E’ assurdo dividere l’umanità in donne e uomini; essa è composta soltanto di femminilità e di mascolinità (...). Un individuo esclusivamente virile non è altro che un bruto; un individuo esclusivamente femminile non è altro che una femmina (...). Ciò che manca di più alle donne come agli uomini è la virilità (…).Donne, per troppo tempo sviate fra le morali e i pregiudizi, ritornate al vostro istinto sublime: alla violenza e alla crudeltà". Leggi e decreti sulle donne 1. Nel dicembre del 1925 il fascismo mise mano alla prima riforma sulla questione femminile con la creazione dell'Omni (Opera Nazionale per la Maternità ed Infanzia) per la tutela della madre e del bambino. 2. Dal 1926, con la soppressione di tutti i partiti politici, il regime riconobbe solo due movimenti femminili: quello fascista, che venne incoraggiato e quello cattolico, che fu tollerato. 3. Fra le misure introdotte dal fascismo,con evidenti intenti punitivi, ricordiamo la tassa sul celibato (D. L. 2132 del 19/12/1926), che da molte donne fu considerata come l'unico provvedimento normativo, a sfavore dell’uomo. 4. Un Decreto Legge del 05/09/1938, infine imponendo una riduzione al 5% del personale femminile, impiegato nella Pubblica Amministrazione, rappresentò il culmine della discriminazione sessuale. 5. Il diritto di famiglia, disciplinato dal 1865 dal Codice Pisanelli, improntato sulla supremazia maschile, precludeva alle donne ogni decisione, di natura giuridica o commerciale (atti legali e notarili, stipule, contratti, firme di assegni e accensione di prestiti), senza l'autorizzazione del marito o del padre. La riforma della scuola • La riforma della scuola fascista si basava su due precisi obiettivi: inculcare nei giovani l'ideologia dello stato fascista e selezionare e promuovere solo l'elite, in modo da far accedere all'istruzione secondaria e all'Università, un numero ristretto di studenti, provenienti dalle famiglie più agiate. Questa riforma era "dichiaratamente anti-femminile".” Per essere pregiata, rispettata, esaltata, la donna doveva accettare e non tentare di negare i limiti della sua diversità". • La riforma della scuola produsse una vera e propria defeminilizzazione del corpo insegnante. • L'insegnamento di molte materie fu precluso alle donne: esse non poterono accedere ai concorsi pubblici per insegnare nei licei lettere, latino, greco, storia e filosofia o per insegnare italiano negli istituti tecnici. Le idee Una rivoluzione estetica di massa: Il futurismo precede ampiamente il fascismo, che nella sua fase "rivoluzionaria", "diciannovista", ne utilizza idee ed energie. Il futurismo è il primo movimento del secolo ad aspirare a un seguito di massa. LA PUBLICITÉ....... Per raggiungere il proprio scopo il futurismo si dà consapevolmente i mezzi adeguati per raggiungere ogni area culturale, sociale e politica. E’il primo movimento artistico che fa un uso deliberato e massiccio di tutte le tecniche di propaganda pubblicitaria che già si erano affermate nel commercio. Invece di snobbare il grosso pubblico, gli artisti lo vanno a cercare, lo attirano, lo scandalizzano, provocano le sue reazioni emotive. Insomma un uso spregiudicato di tutte le tecniche di comunicazione di massa disponibili all’epoca. Strumento tipico di questo atteggiamento propagandistico è la formula del MANIFESTO che i futuristi utilizzano in maniera massiccia, facendone addirittura un nuovo genere letterario, di propaganda culturale, nel quale eccellono. Il risultato di tutto ciò fu che nel giro di pochi anni non c'era più nessuno in Italia e in Europa che non avesse mai sentito parlare di Futurismo. “DONNE, EPPUR FUTURISTE: ASSONANTI SONORITA' O DISSONANTI SUSSURRI?” Il futurismo ha l'ambizione di rivoluzionare tutto l'atteggiamento nei confronti della vita. Si dichiara guerra al passato, alla tradizione, e quindi anche alla morale ufficiale. Si vuole osare l'impossibile, senza fermarsi di fronte a nessun ostacolo. Si apprezza tutto ciò che distrugge. Tuttavia, i futuristi ostentano un atteggiamento maschilista senza avvedersi di quanto esso sia tradizionale nella sostanza. È un maschilismo che deriva direttamente dalla cultura patriarcale, interpretata però in una chiave antiromantica e aggressiva, che elimina ogni cavalleria verso il gentil sesso. In questo senso più che altro i futuristi inauguravano, all'interno dell'antichissimo maschilismo, un nuovo stile maschile, caratterizzato da modi più bruschi e disinvolti, di cui successivamente si appropriò il fascismo per costruire la propria immagine dell'uomo dinamico contrapposta al "gentiluomo" borghese: "Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno" "Noi vogliamo - proseguiva il primo "Manifesto" - glorificare la guerra, il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.” La donna qui rappresenta evidentemente la pusillanimità, l'incapacità di rischiare e di morire per un'idea (la difesa della vita a tutti i costi). L'opportunismo e l'utilitarismo sono sentiti come qualità intrinsecamente femminili; "Noi vogliamo ... combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria." (ibidem). Alcune donne reagirono vivacemente e Valentine de SaintPoint pubblicò nel 1912 il "Manifesto della Donna futurista“ che preconizzava la completa emancipazione della donna. "E’ assurdo dividere l’umanità in donne e uomini; essa è composta soltanto di femminilità e di mascolinità (...). Un individuo esclusivamente virile non è altro che un bruto; un individuo esclusivamente femminile non è altro che una femmina (...). Ciò che manca di più alle donne come agli uomini è la virilità (...). Donne, per troppo tempo sviate fra le morali e i pregiudizi, ritornate al vostro istinto sublime: alla violenza e alla crudeltà". Valentine de Saint Point, (Lyon, 1875 - Le Caire, 1953) arrière petite-nièce de Lamartine fut une femme d’exception. Poétesse, plasticienne, journaliste, théoricienne, chorégraphe, elle a produit une oeuvre polymorphe et originale, reconnue par la critique avant la Grande Guerre. Elle côtoya l’avant-garde parisienne la plus active, s’entoura de figures brillantes, Rodin, Rachilde, d’Annunzio, avant de rallier le futurisme. Aux côtés de Marinetti, elle devint la première femme futuriste, et rédigea deux manifestes, Le Manifeste de la Femme Futuriste (1912) et le Manifeste de la Luxure (1913) afin de proposer une image de la femme moderne, une ‘surfemme”, rompant avec celle, sentimentale et frêle, du symbolisme. Elle prôna une totale émancipation érotique de la femme et opposa, en précurseur, aux aspects sociaux du féminisme officiel, l’étude de la psychologie et des comportements. Après la seconde guerre mondiale, elle s’éteignit, oubliée et anonyme, près du désert qui avait tant fasciné celui qui fut son guide spirituel, Lamartine. Non esistono infatti barriere di biologismo sessuale nell'universo di Valentine de Saint-Point, che col suo Manifesto irrompe nel costruito e autoreferenziale monopolio maschile del movimento, accomunando l'intera umanità nel dichiarato "disprezzo" per la sua inappellabile "mediocrità". La poetessa francese paventa la costituzione dell'essere androgino, sintesi dell'opportuna e selettiva commistione di individuate virtù "eroico-guerriere" maschili e femminili, quale forma organizzata d'arricchimento e salvaguardia della "specie" antropologica. Enfatizza l'avvento di una "superfemmina", emulo spirito dell'ardito combattente, mordace figura materna nella difesa filiale della razza o amante luciferina votata alla lussuria come volitiva esaltazione del desiderio sessuale liberato dagli orpelli sentimentali dell'amore. Valentina, come dimostrano i suoi scritti, non era priva di pregiudizi antifemminili e come donna era ancora più ostile che lo stesso Marinetti verso ogni forma di romanticismo e sentimentalismo, tanto da vedere nella guerra il massimo trionfo della sensualità, un'esplosione liberatrice di energia. Al primo manifesto della donna futurista, seguì nel 1913 il "Manifesto futurista della Lussuria",che rivendicava il valore positivo del piacere e della sensualità, per le donne come per gli uomini, come fonte di liberazione spirituale e comunione con l'universo, contestava le ipocrisie della morale tradizionale, che separa lo spirito dal corpo ed è incapace di distinguere il piacere dal vizio e di vedere la profondità e la bellezza del sesso,sostenendo infine la necessità di fare dell'eros un'opera d'arte, frutto d'istinto e insieme di consapevolezza. Con Benedetta Marinetti si sviluppa la concezione della funzione materna intesa quale principio generativo assoluto, irrefrenabile pulsione creativo/creatrice e recupero dell'eroica fierezza "romano-patriziale" femminile. Più tardi ciò verrà sistematizzato in veste teorica da Maria Goretti nel testo La donna futurista e nel Manifesto della poesia aeroica femminile nel futurismo del '41. Si ritroverà l'unitarietà dell'ossimoro dualista e di conseguenza verrà rigettata l’impostazione di Saint-Point sul confronto tra naturalismo materno e carnalità istintuale della donna-amante, irrisolto contrasto materia-spirito. La soluzione proposta rimodellerà la tensione dell'immagine femminile a soggettività consapevole della gestione domestica, attivamente impegnata nel sostegno morale di un maschile altrove "chiamato" (soprattutto nell'organizzazione delle imprese colonialiste). Il clichè della donna moderna nasce in Italia con gli anni del regime fascista. Prima di allora la condizione femminile non era mai stata parte integrante delle politiche di governo e le donne erano state relegate ai margini delle istituzioni. Costrette a rinunciare alla battaglia per il suffragio femminile, dopo il 1925, le femministe di un tempo volsero il loro impegno al volontariato sociale o all'attivismo culturale, dando vita ad una nuova subcultura femminile di dimensioni nazionali. Questo fenomeno venne definito "sano femminismo" da contrapporre al "vano femminismo". Manifestazione fascista negli Anni Venti Fino alla marcia su Roma del 28 ottobre 1922 le aderenti al movimento non furono più di qualche centinaio. Tra le fasciste della prima ora ricordiamo alcune vecchie compagne di lotta del Mussolini socialista, come Margherita Sarfatti, Regina Terruzzi e Giselda Brebbia. Altre provenivano dai ranghi dannunziani delle "fiumane", come Elisa Majer Rizzioli, la fondatrice dei Fasci femminili; Angiola Moretti, segretaria dell'organizzazione dal 1927 al 1930, e Rachele Ferrari Del Latte. La spavalda fiorentina Fanny Dini. Queste donne avevano in comune il disgusto per la presunta mancanza di valori della società liberale, il rifiuto del socialismo riformista, il desiderio di uno Stato forte ed ordinato. Le linee guida per l'attività dei gruppi femminili, rese pubbliche il 14 gennaio 1922, sottolineavano il ruolo subalterno riservato alle donne nella rivoluzione fascista. Dovevano partecipare alle riunioni ed ai raduni, guadagnare consenso al movimento attraverso attività caritative, occuparsi di propaganda, assistere i malati ed i feriti, fare da madrine ai nuovi fasci di combattimento. Ma era loro esplicitamente interdetta ogni autonoma iniziativa politica. Dopo il 1925 le donne organizzate non furono mai più considerate un interlocutore della politica fascista. La dittatura riconobbe solo due "movimenti"delle donne: le organizzazioni femminili fasciste ed i gruppi cattolici, le prime sostenute, le seconde tollerate. La componente femminile della Gioventù del Littorio era toccata dalla cultura cosmopolita di massa proveniente dall'America attraverso film, canzonette, moda, romanzi. Allieve di una scuola sportiva Saggio di esercizi a corpo libero Incontro di scherma: uno sport mol to amato da Mussolini Sport anche per le giovani donne Quelle poche donne attive all'interno del movimento fascista, costituivano tuttavia motivo di imbarazzo, problema da tenere sotto controllo, affinché non costituissero un modello di devianza dalla normalità della donna regina del focolare. Furono accettate solamente le organizzazioni femminili di matrice cattolica, poiché con il Concordato del '29 la Chiesa aveva dato il suo sostegno e rafforzamento a un "modello di famiglia unita e fondata su un sistema di potere asimmetrico fra i sessi e le generazioni", modello che presupponeva una donna rassegnata, con spirito di sacrificio e umiltà, e che durò molto più a lungo dello stesso regime. DONNE E RESISTENZA……. Cenni (si approfondirà nell’a.s. 2005/2006) Il ruolo della donna nella resistenza non è mai stato studiato con sufficiente serietà: la donna della resistenza è sempre stata considerata come conseguenza dell'uomo della resistenza, quando invece molte donne fecero questa scelta radicale da sole, senza essere in qualche modo influenzate dalla scelta dei mariti o dei figli. "C'è, nei confronti delle donne che hanno partecipato alla Resistenza, un misto di curiosità e di sospetto… E' comprensibile … che una donna abbia offerto assistenza a un prigioniero, a un disperso, a uno sbandato, tanto più se costui è un fidanzato, un padre, un fratello… L'ammirazione e la comprensione diminuiscono, quando l'attività della donna sia stata più impegnativa e determinata da un a scelta individuale, non giustificata da affetti e solidarietà familiari. Per ogni passaggio trasgressivo, la solidarietà diminuisce, fino a giungere all'aperto sospetto e al dileggio."