COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA Libro Verde “Di fronte ai cambiamenti demografici, una nuova solidarietà tra le generazioni” Traduzione, sintesi, osservazioni e proposte a cura di Elio D’Orazio Introduzione • La situazione demografica in Europa è senza precedenti: crescita annua media dello 0,04%; fertilità di 2,1 bambino per donna (inferiore alla soglia di rinnovamento generazionale); molti paesi sono sotto 1,5 bambini per donna. • L’Europa deve approfondire le cause: composizione delle famiglie, impiego uomini e donne, reddito, alloggio, prestazioni sociali, assistenza alle persone anziane. • Fino al 2025 la crescita della popolazione di +2% grazie alla immigrazione. Poi comincia di nuovo il declino. Esso investirà soprattutto la popolazione tra i 15 e i 64 anni (-20 milioni). • Ciò influenzerà negativamente la crescita (da 2-2,25% a 1,25%). • Cause: 1. allungamento della durata della vita 2. bassa natalità 3. mutamento struttura della famiglia • Risposte a questa situazione: 1. accrescere l’occupazione di giovani, donne e anziani 2. innovazione 3. crescita della produttività 4. ammodernamento della protezione sociale (pensioni):sostenibilità finanziaria • Tutti gli Stati Membri debbono porsi il problema del mutamento demografico nella sua complessità. THE EUROPEAN UNION IN THE WORLD Share of world regions in the world's total population 1970-2000-2030 12 10 8 1970 2000 2030 6 4 2 0 EU25 CC-4 Other Europe Nth America SHERE OF WORLD REGIONS 25 20 15 1970 2000 2030 10 5 0 Latin America Africa Japan China India Other Asia Oceania OLD AGE DEPENDENCY Old dependency ratio ( age group 65+ as share of age group 15-64) 0.43 0.36 0.28 1970 2000 2030 0.21 0.14 0.07 0.00 EU25 CC-4 Other Nth Europe America 0,04 1970 2000 2030 0,00 Latin America Africa China India Japan Other Asia Oceania THE AGEING OF THE EUROPEAN POPULATION Distribution of the population (EU25) per age group (1950-2050) 100% 80% 80+ 65-79 50-64 25-49 15-24 0-14 60% 40% 20% 0% 1950 1975 2000 2025 2050 Le sfide della demografia europea • • • • L’Unione non ha un “motore demografico” L’immigrazione attenierà il deficit Anche nei paesi candidati c’è un decremento, eccetto Turchia che cresce +25% Gli USA crescono +25% – come affrontare la diminuzione delle nascite • • • • • • • • accelerare l’accesso all’impiego stabile dei giovani? alloggi a prezzi accessibili? autoaiuto delle famiglie? congedi parentali per donne e uomini? conciliare vita professionale e vita famigliare? E desiderio di fare carriera? accrescere gli asili d’infanzia e scuole materne? crescere le cure agli anziani? ridurre la pressione fiscale sui servizi all’infanzia ed agli anziani? – il contributo dell’immigrazione • • • • si tratta di un contributo importante, ma non risolutivo? Come può compensare l’invecchiamento? Quali politiche per l’integrazione, specie dei giovani immigrati? Quali gli strumenti comunitari per favorire l’integrazione ed impedire discriminazioni varie (es. impiego)? 2. Una nuova solidarietà tra le generazioni • Diminuiscono i giovani e gli adulti impiegati, aumentano i lavoratori anziani, i pensionati e le persone molto anziane: occorre prendere iniziative di valorizzazione ed integrazione. – I giovani, meno numerosi, dovranno farsi carico di generazioni adulte e anziane più numerose; posseggono un livello di formazione più alto: ciò potrebbe elevare la produttività. Ma essi sono disoccupati per il 25%; sono a rischio di povertà più degli anziani; sono più discriminati a causa dell’età e della poca esperienza professionale; gli studi non sono all’altezza delle necessità della società; l’abbandono scolastico è ancora molto alto. I sistemi educativi vanno ripensati, resi più flessibili ed integrati con il lavoro. Occorrono adeguate iniziative europee e dei singoli paesi per affrontare queste situazioni: lotta alla povertà, educazione e formazione e connessione più facile con il lavoro, solidarietà tra giovani ed anziani. • • • – • • • 2.1.Integrare meglio le giovani generazioni 2.2.Un approccio globale del “ciclo di vita” attiva I giovani adulti diminuiranno, mentre crescono gli anziani che però dopo il 2030 diminuiranno a loro volta. Occorre valorizzare l’esperienza degli anziani per inserire i giovani, portando la presenza al lavoro degli anziani dagli attuali 40% al 50% previsto a Lisbona. Occorre una maggiore flessibilità per integrare lavoro e famiglia. La qualità del lavoro e ambiente di lavoro sono alla base di una migliore qualità della vita. Le ristrutturazioni non debbono essere occasione di discriminazione. 2.3. Un nuovo ruolo per gli anziani • Gli anziani (65-79 anni) diventeranno molti di più dopo il 2010 e fino al 2030 (circa il +37%). Saranno più attivi, più in salute, con redditi da pensione più alti, maggiori risparmi rispetto ai predecessori ed ai loro stessi figli. • Gli anziani di alcuni paesi si sposteranno verso altri; i consumi si orientano verso nuovi prodotti e servizi,; partecipano sempre più alla vita sociale e già sono tanti nelle associazioni; svolgono sempre più attività a tempo parziale; aiutano i loro figli e nipoti; assicurano il trasferimento dei loro patrimoni ai figli. • • • Cosa fare? Occorre un coordinamento europeo dei regimi di protezione sociale occorre fissare una età legale per il pensionamento o permettere un pensionamento flessibile e progressivo? Come fare partecipare gli anziani alla vita economica e sociale anche cumulando pensione e reddito da lavoro, con nuove forme di lavoro? Come sviluppare la partecipazione degli anziani alla vita associativa ed alla economia sociale? Come assicurare la mobilità dei pensionati tra gli stati membri specie in materia di pensioni e di cure sanitarie? Cosa fare per la salute e la prevenzione affinché gli europei continuino a beneficiare delle conquiste di vivere in buona salute e a lungo? • • • • 2.4. La solidarietà verso le persone molto anziane • Cresce il numero delle persone molto anziane(+80); nel 2030 esse saranno 34,7 milioni, mentre oggi sono 18,8 milioni. Aumenteranno le persone sole, specie le donne che restano vedove, più che gli uomini. Le pensioni delle donne sono più basse di quelle degli uomini. • Le famiglie non ce la faranno da sole a risolvere il problema della presa in carico degli anziani, che siano o no autosufficienti. Lo sviluppo del sistema sanitario e di cura consentirà il prolungarsi del periodo della autonomia e le persone auspicano di restare nella loro casa. Le cure “pesanti” si concentrano verso la fine della vita, ma crescerà il loro numero rispetto ad oggi. • Occorre prendersi cura di tali persone che oggi sono a carico delle famiglie e delle donne in molti paesi. Oggi le donne partecipano di più al lavoro. I figli restano a lungo a vivere con i loro genitori Le famiglie debbono dunque essere sostenute: questo è il ruolo dei servizi sociali e di solidarietà nell’ambito della comunità locale. • Cosa fare? • Il Coordinamento delle politiche nazionali di protezione sociale deve essere esteso alle cure di lunga durata. • Occorrerà distinguere tra pensioni ed assistenza? • Come formare il personale necessario e offrire impieghi di qualità in un settore segnato spesso da bassi salari e bassa qualificazione? • Come ripartire il carico tra famiglia, servizi sociali ed istituzioni? • Come aiutare le famiglie? • Come sostenere le reti di cura di prossimità? • Come ridurre le disparità tra uomini e donne nell’età della pensione? • Come utilizzare le nuove tecnologie per sostenere le persone anziane? Conclusione: quale ruolo per l’Unione Europea? • Per far fronte ai mutamenti demografici l’Europa dovrà darsi tre priorità essenziali: 1. Ritrovare la via della crescita demografica. Due questioni: - quale importanza annettiamo ai figli? - vogliamo dare alle famiglie, quale che sia la loro forma, un ruolo nella società europea? 2. Mantenere un equilibrio tra le generazioni: con una equa ripartizione dei frutti della crescita per finanziare le pensioni e la salute 3. Inventare nuovi modi per i passaggi d’età. I giovani trovano tardi il lavoro, gli anziani sono desiderosi di partecipare alla vita sociale ed economica, il tempo degli studi si allunga, gli anziani vogliono occuparsi di più dei loro figli. C’è un cambiamento nelle frontiere tra l’attività e la non attività. • Che fare? 1. l’Unione deve promuovere scambi annuali sullo sviluppo demografico 2. Gli strumenti finanziari dell’Unione (Fondi) debbono essere impegnati anche sulla questione demografica 3. Occorre integrare le politiche dell’impiego con la situazione demografica 4. Occorre accrescere il dialogo sociale sulle questioni demografiche 5. Occorre integrare la questione demografica con tutte le altre, esterne ed interne all’Unione 6. La commissione organizza una conferenza nel mese di luglio 2005 sul Libro verde. Il dibattito potrà contribuire allo sviluppo della strategia di Lisbona. Come partecipare alla consultazione • La consultazione è iniziata il 16 marzo e continua fino al 15 ottobre 2005. • Si partecipa inviando il questionario riempito per posta normale o posta elettronica. Prime osservazioni e proposte A cura di Elio D’Orazio 1. La lettura del libro verde porta ad alcune considerazioni fondamentali: • I cambiamenti demografici vanno letti come una opportunità per alcuni versi, infatti il dato demografico non è sufficiente a capire la realtà e i suoi possibili sviluppi. • La serietà della prospettiva non deve indurre ad allarmismi paralizzanti. • L’obiettivo del riequilibrio tra le generazioni deve partire dal dato positivo dell’incremento della popolazione anziana e perseguire il risultato della crescita delle nuove generazioni, in un contesto di valorizzazione complessiva della opportunità della crescita della popolazione. • La compensazione demografica attraverso l’immigrazione di extracomunitari non può costituire alibi per politiche di incrementi autoctoni. L’immigrazione in ogni caso non è solo un fatto demografico. Essa apre grandi problemi di impiegabilità, di integrazione, di tutela delle etnie, ecc. Cosa si sta già facendo Numerose politiche comunitarie contribuiscono, da molti anni, ad anticipare i cambiamenti demografici: Numerose politiche comunitarie contribuiscono, da molti anni, ad anticipare i cambiamenti demografici: • La strategia europea per l’impiego, così come la politica dell’educazione e della formazione professionale, hanno permesso di mobilitare, da molti anni, le politiche e gli attori a favore della lotta contro la dispersione scolastica e per l’aumento del livello di formazione iniziale dei giovani, ma anche della promozione dell’”invecchiamento attivo”, per l’aumento progressivo dell’età media di uscita dal mercato del lavoro e per il miglioramento della qualità dell’impiego. • Anche qui, l’Unione rimane ancora distante dagli obiettivi prefissati. La riforma dei sistemi di protezione sociale Gli obiettivi comuni in materia di riforma dei regimi di pensione, adottati nel 2001, impegnano a preservare la solidarietà fra le generazioni ed a mantenere l’equilibrio fra pensionati e attivi. L’estensione del coordinamento delle politiche nazionali in materia di cure sanitarie e di cure di lunga durata per persone anziane consentirà di sviluppare questo approccio. La strategia europea per l’inclusione sociale ha fissato degli obiettivi in materia di lotta contro la povertà dei bambini e delle famiglie. Il rispetto del principio di eguaglianza fra uomini e le donne e la sua presa in conto in tutte le politiche dell’Unione (“gender mainstreaming”). Misure che favoriscono la conciliazione fra vita professionale e vita privata assumono un ruolo importante per l’aumento del tasso d’impiego. Per esempio, il Consiglio Europeo di Barcellona, nel 2002, ha chiamato gli stati membri a sviluppare delle strutture per la custodia dei bambini. Il dialogo sociale ha concluso degli accordi in materia di congedi parentali e di tempo parziale, che sono stati messi in opera tramite direttive. A dispetto di questi passi avanti, i risultati non sono ancora soddisfacenti, come testimonia il debole ricorso degli uomini ai congedi parentali e la persistenza di ostacoli che limitano l’accesso delle donne ad impieghi di qualità. La lotta contro le discriminazioni. Dal 2000, un quadro legislativo copre tutte le discriminazioni nell’impiego e promuove le diversità. I “grandi orientamenti di politica economica”, GOPE impegnano 1. a rafforzare il carattere durevole della crescita, riducendo l’indebitamento pubblico e mettendo in atto delle sane politiche. 2. alla sorveglianza multilaterale della messa in opera dei GOPE e del Patto di stabilità e di crescita comprendendo anche la valutazione della sostenibilità delle finanze pubbliche. In seno al Comitato di politica economica sono stati avviati lavori alfine di misurare l’impatto economico e budgetario dell’invecchiamento a medio e lungo termine. Un approccio comune delle politiche sull’immigrazione si sviluppa da molti anni, anche in materia d’ immigrazione economica. Il fondo sociale in quanto strumento di sostegno alla strategia per l’impiego, ed il fondo europeo di sviluppo regionale promuovono lo sviluppo delle strutture di accoglienza dei bambini e una migliore “gestione delle età “ nell’impresa. Il programma quadro di ricerca 1. sostiene numerosi progetti legati all’invecchiamento ed ai cambiamenti demografici, in modo particolare per quanto concerne le ricerche cliniche, le malattie correlate all’età avanzata e gli impatti sui sistemi di salute; 2. consente ugualmente la realizzazione di studi di prospettiva sull’ evoluzioni demografiche in Europa. Alcune proposte • • • • • • • • • L’agenda sociale europea deve collocarsi nel contesto di scelte di politica generale, orientate alla crescita economica ed alla valorizzazione di tutte le risorse: lo sviluppo demografico non è solo un problema sociale! Non basta la solidarietà tra le generazioni, occorre una solidarietà tra cittadini, gruppi, categorie, ecc Il rischio di povertà che colpisce i giovani e minaccia gli anziani si combatte con politiche dell’impiego che danno certezze e con sistemi di sicurezza sociale (previdenza), sanitaria ed assistenziali il cui equilibrio va ricercato verso l’alto (accrescere l’impiego, la contribuzione previdenziale e fiscale); La valorizzazione della risorsa anziani diventa una priorità, non solo rispetto alla crescita della permanenza al lavoro degli over 45 (dal 40% al 50%), ma anche rispetto all’impegno civile nel volontariato, nelle associazioni, nella famiglia; L’invecchiamento della popolazione richiede interventi forti per le diverse fasce di anzianità: nei piani urbanistici, nelle strutture delle abitazioni, nei trasporti, nel sistema del commercio e della distribuzione, nel sostegno alla dipendenza, nei sistemi di educazione permanente e di formazione continua, nella tutela degli anziani in quanto consumatori-utenti-clienti-risparmiatori, nella lotta alla discriminazione, ecc. L’immigrazione è una grande risorsa costituita prevalentemente dai giovani, ma nel breve periodo crescerà la popolazione immigrata anziana, le cui condizioni di esposizione alla povertà ed esclusione rimangono altissime: il programma politico deve affrontare la questione nella sua integrità. Il dialogo sociale che la Commissione ha aperto con la società civile sul tema dei mutamenti demografici deve investire anche i soggetti della economia, del mondo del lavoro (imprese e lavoratori), della politica, delle istituzioni, della cultura, ecc. in ragione della trasversalità dei problemi aperti. Il Dialogo deve portare a conclusioni condivise: fatto salvo il rispetto delle rispettive competenze. Il dialogo non può accontentarsi di modalità indirette come le comunicazioni per e-mail: occorre un confronto diffuso che non può finire il 1 settembre prossimo: tutte le istanze nazionali ed europee vanno direttamente coinvolte