LA VILLA MEDICEA DI POGGIO A CAIANO
Le scuderie
Le scuderie, la cui edificazione fu iniziata da Baccio Bigio (1516--21) e completata sotto Cosimo I
duca da Niccolò Pericoli detto Il Tribolo (1548), costituiscono uno dei principali annessi della Villa
medicea di Poggio a Caiano voluta da Lorenzo il Magnifico.
Acquistate alla fine degli anni '70 dal Comune di Poggio a Caiano, le Scuderie sono poste subito
fuori del muro di cinta della Villa, in prossimità dell’innesto di due importanti assi viari (le strade
per Pistoia e Prato), assumendo il ruolo di infrastruttura a servizio dei molti viaggiatori ospiti della
villa.
L'edificio, che sorge sul lato orientale della villa ma ad una quota inferiore, è organizzato al piano
terra su sei navate voltate, scandite da un portico di colonne doriche in pietra serena, che
servivano per la rimessa dei cavalli e al piano primo su una galleria centrale con alloggi ai lati per i
cavalieri. Ha dimensioni imponenti - 108 metri per 31 - tali da farlo sembrare una sorta di basilica
laica e trascendere la funzione a cui era destinato, mentre - compatibilmente con la funzione di
annesso di servizio - la costruzione presenta una semplice muratura in pietrame e mattoni,
proveniente dalla vicina fornace di proprietà medicea sul fiume Ombrone.
All’inizio del Seicento le Scuderie vengono ampliate e, a testimoniare le diverse fasi, rimangono
due celebri immagini d’epoca: nella lunetta di Giusto Utens le Scuderie sono ritratte nel loro
impianto tardociqucentesco rigorosamente simmetrico, mentre la veduta di Giuseppe Zocchi del
1744 mostra chiaramente il nuovo corpo adibito a canili sulla via pratese, più basso rispetto alla
navata minore, risultato della giustapposizione del 13 stanze di uguale dimensione.
Villa Ambra
La Villa Medicea di Poggio a Caiano è il primo esempio di architettura rinascimentale che fonde
la lezione dei classici con elementi caratteristici dell'architettura signorile rurale toscana.
Fatta edificare da Lorenzo de' Medici e dai suoi eredi su disegno di Giuliano da Sangallo tra il
1445 e il 1520 circa, rimase sempre la residenza estiva dei Medici e, oltre ad ospitare numerose
personalità, fu teatro di importanti avvenimenti della loro storia dinastica, come i festeggiamenti
per i matrimoni tra Alessandro de' Medici e Margherita d'Austria (1536), Cosimo I ed Eleonora da
Toledo (1539), Francesco I e Bianca Cappello, già sua amante (1579).
Nella Villa di Poggio, nell'Ottobre 1587, trovarono la morte gli stessi Francesco I e Bianca
Cappello, l'una a un giorno di distanza dall'altro, per febbre terzana, anche se la tradizione orale
tramandò la diceria che fossero entrambi morti per avvelenamento.
La Villa fu la residenza preferita del figlio di Cosimo III, il principe Ferdinando, grande amante
delle arti, che ne fece un attivissimo centro culturale.
Alla morte di "Giangastone" (1737), fratello di Ferdinando ed ultimo discendente dei Medici, la
Villa passò ai nuovi Granduchi toscani, gli Asburgo-Lorena, che continuarono ad utilizzarla come
residenza estiva o come punto di sosta durante i loro viaggi verso Prato o Pistoia.
Con la conquista napoleonica, la Toscana entrò nella sfera di influenza francese, prima come
regno d'Etruria e poi come parte dello stesso Impero francese. La Villa subì modifiche interne ed
esterne (soprattutto ad opera di Pasquale Poccianti) su iniziativa della reggente Maria Luigia
d'Etruria e successivamente di Elisa Baciocchi Buonaparte, sorella di Napoleone, dal 1804
principessa di Lucca e Piombino e dal 1809 granduchessa di Toscana. La Villa di Poggio divenne
una delle sue residenze preferite e pare che proprio qui si sia consumata una presunta relazione
amorosa tra lei e il celebre violinista Nicolò Paganini, che tenne nel teatro della Villa numerosi
concerti.
Con la restaurazione proseguirono le riparazioni e i lavori di riordino, lavori che ripresero con la
costituzione del Regno d'Italia e l'avvento dei Savoia.
Quando Firenze divenne capitale Vittorio Emanuele II, amante dei cavalli e della caccia, provvide
ad una ristrutturazione della Villa: furono costruite nuove scuderie, alcune sale al piano terra
vennero ridecorate e il grandioso salone Leone X°, al primo piano, si trasformò in una sala da
biliardo. Con Vittorio giunse al Poggio anche la "bella Rosina", ossia Rosa Vercellana, una
popolana torinese, amante del re e poi sua moglie morganatica. Testimonianza di questa ennesima
storia d'amore che ha avuto come teatro la Villa sono due belle camere da letto, visitabili al primo
piano.
Nel 1919 l'Amministrazione della Real Casa donò la Villa allo Stato Italiano. La cascina di Poggio
a Caiano-Tavola e le scuderie, che con la Villa costituivano un complesso unitario di grande valore
architettonico, furono invece cedute, sempre nel primo dopoguerra, all'Opera Nazionale
Combattenti e Reduci e successivamente vendute ai privati.
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