LEZIONE 9
INFORMATICA GENERALE
Prof. Luciano Costa
Ottimizzazione grafica di Nicola Dibenedetto
Le basi della tecnologia
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1.Come è fatto il computer: l'hardware,
il software e la psicanalisi
2.Come funziona e perché: il software
e la programmazione
3.Analogico e Digitale: la
Digitalizzazione
4.Come funzionano le reti: Internet,
Intranet, Extranet....
5.Come si fa Internet: progettazione,
realizzazione e gestione di siti WEB
Le basi della tecnologia
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Come è fatto il computer:
l'hardware, il software e la
psicanalisi
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Fig. 1 - Sopra è riportato uno
schema di Personal Computer.
Terremo sempre insieme le
figure di due computer, per
ricordarci che lo scopo del
corso è quello di imparare a far
Comunicazione tramite
Internet, cioè a fare siti Web.
In sostanza, per fare un sito
web sarà sufficiente preparare
dei files nel nostro computer ed
inviarli nel computer remoto,
dove, con qualche contratto o
concessione, ci avranno dato
uno spazio web. Nella figura
possiamo immaginare come un
certo file, preparato nella
nostra RAM e salvato sul nostro
HD, verrà poi recapitato al
Computer Remoto e copiato nel
suo HD.
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Dobbiamo ricordare come la struttura del computer ed in particolare
delle sue memorie nasca dalla genialità di un filosofo medievale,Duns
Scoto, (portato all'onore degli altari solo in epoca recente, il 20 marzo
del 1993, Grande maestro di teologia, definito ''pensatore del futuro''
dal filosofo tedesco Martin Heidegger), che anticipò sin da allora la
descrizione di una possibile struttura della nostra memoria a due
livelli. La personalità, grande memoria che si arricchisce
continuamente man mano che viviamo e cresciamo culturalmente e
spiritualmente, e la memoria di lavoro, assolutamente volatile,
riempita di volta in volta con ciò che serve in quel momento e poi
cancellata. Questa memoria si chiama RAM (Random Access Memory,
acronimo di antiche origini, quando le istruzioni dei programmi erano
costituite di forellini praticati su nastri di carta e, quindi, potevano
essere eseguite solo nella rigida sequenza del movimento del nastro.
Oggi questo acronimo non ha più significato perché le istruzioni sono
custodite in memoria elettronica, e possono essere eseguite in
sequenze variabili, in modo random). Il secondo livello, la memoria di
massa, piena di un grandissimo numero di informazioni e di
programmi, sempre disponibili e in stand by, che verranno di volta in
volta utilizzati, chiamandoli e caricandoli, appena necessario, nella
memoria attiva, per essere eseguiti.
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Questa altra memoria la chiamiamo LARDISK (familiare
soprannome dell' Hard Disk, detto lardisk perché più grosso,
grasso, lardoso). Una RAM è capace di contenere circa 1
miliardo di informazioni elementari, un lardisk anche 100
miliardi, Per questo quella che lavora sempre è la più piccola,
la RAM, che è anche più veloce. Quello che chiamiamo “la
nostra personalità” è il nostro Hard Disk. O meglio quello che
vi è stato caricato dentro: immagini, esperienze, culture,
amori, musiche, dati vari. Possiamo immaginare che, quando
veniamo partoriti, nel nostro Hard Disk siano presenti solo
due programmi, piangere e succhiare. Piangendo attiriamo
l’attenzione della madre, succhiando il latte sopravviviamo. Il
programma di piangere si carica automaticamente nella RAM
in virtù di comandi “inconsci” che vengono impartiti dai succhi
gastrici presenti nello stomacuzzo. Il programma succhiare
viene probabilmente attivato dal profumo del lattuccio
materno o delle fettuccine della vicina trattoria.
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Sono due programmi che partono dall’Hard Disk ed entrano nella
RAM. Finita l’alimentazione, la RAM si vuota ed il bebè si addormenta.
La RAM è vuota, ma l’Hard Disk no. Man mano che si cresce, ci
riempiono l’Hard Disk di programmi: impariamo a camminare, a
leggere, a scrivere, a fare i dispetti alla sorellina eccetera eccetera.
L’Hard Disk si riempie via via di software e di dati, nell’accezione più
ampia possibile.
Osservando la figura 1 possiamo provare a capire come funziona il
computer e, di conseguenza, fare delle ipotesi di paragone con il
nostro sistema. Osserviamo i componenti essenziali della nostra unità
centrale, la RAM e l’Hard Disk. Accanto, troviamo la ROM, la CPU e
l’acronimo BIOS. Quando il computer è spento, ossia quando noi
dormiamo, la RAM è vuota e l’Hard disk è fermo. Quando Accendiamo
il computer, la corrente elettrica “apre” la ROM e fa uscire BIOS.
Questi è un software di base che comincia a girare per tutto il
computer e per tutte le unità periferiche ad esso collegate. Controlla,
verifica e si accerta che tutto sia in funzione. Quindi avvia l’HD e fa
entrare nella RAM il sistema operativo. Qualcuno dice che si chiama
BIOS per assonanza con la nostra invocazione mattutina, “Oh Dios,
un’altra giornata….”. Questo è il momento magico del risveglio.
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La nostra RAM si riempie di un poderoso software di servizio che ci
consentirà di decidere cosa vogliamo fare. Siamo svegli. La nostra
RAM è saldamente presidiata dal Sistema Operativo, chiamiamolo
Windows. L’hard disk gira e tutti i circuiti sono pronti ad operare. A
seconda delle necessità, Windows caricherà nella RAM il software
necessario per le esigenze di quel momento. Potrà essere un sfw di
lavoro, o un sfw di predisposizione all’operatività, come ad esempio il
caffellatte. Sullo schermo del computer è presente Windows, che ci fa
vedere il cosiddetto “desktop”, un insieme di richiami ad altri sfw di
lavoro. Se vogliamo far partire Word, chiederemo a windows di
caricarcelo nella RAM. Appena word ha occupato la RAM, prende le
redini del sistema e ci presenta sullo schermo i suoi menu. Notiamo
che word è succube a windows. Abbiamo infatti sopra e sotto la parte
di schermo occupata da word, le due strisce di windows, con i suoi
comandi.
Chi è che fa funzionare correttamente tutto questo complesso
sistema. Nel computer, il software è composto di istruzioni, a livelli di
dettaglio minimi, che comandano cosa deve essere fatto. Queste
istruzioni vengono copiate ad una ad una nella CPU, il complesso di
circuiti più importante dell’intera struttura.
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Pochissimi Paesi al mondo sanno o possono costruire tali tipi di
circuiti, si contano sulle dita delle mani. La cpu interpreta le istruzioni
e le esegue. La velocità con cui esegue le istruzioni rappresenta una
delle caratteristiche più importanti e più declamate dei computer
moderni. Si misura in Hertz. 1 hertz vuol dire una volta al secondo,
due hertz vuol dire due volte al secondo, 1 Mega Hertz vuol dire un
milione di volte al secondo, cioè un milione di istruzioni al secondo. Un
computer dei giorni nostri opera anche a 2000 MegaHertz, cioè è in
grado di compiere, teoricamente, 2 miliardi di operazioni in un
secondo. E’ la sua capacità di operare, non è ancora la sua
intelligenza. Per parlare di intelligenza dobbiamo prendere in
considerazione la Ram e l’Hard Disk. Hanno anche lo loro una
“capacità”. La capacità si misura in MegaByte per la RAM, si misura in
GigaByte per l’HD. Tenendo presenti le differenze costruttive e
funzionali delle due memorie, capiremo che una grande RAM significa
un intelligenza che può avere tante cose presenti alla sua attenzione
contemporaneamente, può fare tanti lavori insieme, può dare retta a
tanti clienti simultaneamente. Una piccola RAM può fare una cosa alla
volta. Questa è l’intelligenza dell’attenzione, della flessibilità, talvolta
del disordine perché si fanno troppe cose contemporaneamente.
Le basi della tecnologia
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L’hard disk deve essere molto capace perché noi
si possa avere una grande cultura ed una grande
capacità di affrontare situazioni nuove ed
impreviste. E’ l’intelligenza dell’esperienza, ne ho
viste tante e poi tante, che oggi nulla mi può
sorprendere.
Come si misurano queste grandezze: la CPU in
Megahertz, la Ram in Megabyte, l’hard disk in
Gigabyte.
Tutto il resto sono macchinette accessorie, il vero
cervello è costituito da questi tre numeri: CPU di
un certo tipo a 2 GigaHertz, RAM da 1 GigaByte,
HardDisk da 200 GigaByte.
La psicanalisi
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Paragonare il cervello elettronico al cervello umano ci consente di
parlare di psicanalisi con qualche idea nostra. Se accettiamo infatti
che la nostra psiche, la nostra personalità, siano rappresentate dal
contenuto del nostro Hard Disk, possiamo immaginare che lo
psicologo cerchi, attraverso la RAM di intrufolarsi nel nostro Hard Disk
e vedere cosa c’è dentro. Per semplificare l’attraversamento della
RAM, che quasi sempre difende il retroterra psichico con ogni mezzo e
reticenza, l’indagatore può far ricorso a mezzi di relax: il lettino, la
voce morbida e vellutata, addirittura l’ipnosi. Se la RAM si rilassa
completamente, sarà allora facile frugare nell’Hard Disk. Possiamo
quindi affermare che le nostre azioni sono pilotate dal software e dalle
info di cui disponiamo. Quelle dell'Hard disk abbiamo visto che in
parte entrano in modo naturale, per lo più dall'azione degli insegnanti,
dei genitori e/o amici, in gran parte dalla stessa vita. Alcuni razzisti
vedono nel colore degli occhi la differenza nella costruzione della
personalità, storpiando le parole di . Gesù che dice: "tutto quello che
entra nel tuo animo passa per l'occhio: se il tuo occhio è puro, anche
il tuo animo sarà puro, se i tuo occhio è malvagio, la tua natura sarà
malvagia", (.Matteo, 6-22, Luca 11-34).
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Possiamo intendere che per occhio vadano intesi tutti i sensi, che
trasmettono informazioni alla memoria di massa. Per quale
meccanismo questi stimoli diventino software e dati, non è dato di
saperlo, ma possiamo assumere che ciò sia vero. Se il tuo occhio è
azzurro (e naturalmente i capelli biondi) la tua anima sarà caricata in
modo buono, se il tuo occhio è nero, (ed i capelli neri, ovviamente, e
ricci), la tua anima sarà perversa e finalizzata al male. La persona
equilibrata caricherà nella memoria attiva quello che serve per lo
svolgimento della giornata: sia per lavorare che per divertirsi che per
pregare, etc.etc. Il punto che merita la nostra attenzione è questo: in
che misura siamo noi che carichiamo nella RAM quello che ci serve, e
in che misura sono "gli altri" a caricarci in RAM quello che serve a
loro? In altre parole, introducendo il concetto di "client-server", dove
client è la RAM che prende quello che serve dal server lardisk, in che
misura sarà autonoma la ram? In che misura sarà l’individuo libero di
scegliere cosa Pensare, (cioè caricare in ram). Oppure sarà la ram
subire dei caricamenti che condizionano poi il comportamento
dell’individuo? O, addirittura, sarà così bravo il
formatore/comunicatore, da riuscire a riempire addirittura il nostro
Lardisk, anche senza che noi ce ne accorgiamo? Si, ci riescono, sono i
più bravi.
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Nell’HD troverà ogni ben di Dio. Software semplici, di uso corrente,
software complicati, e soprattutto pericolosi software di
comportamento. Simili a virus, si dovrà cercar di capire come siano
finiti dentro l’HD. Sono i sfw del condizionamento, di cui parliamo più
avanti, ma che possiamo ricordare semplicemente con il loro nome,
perché arcinoti al potere. Si chiamano Ferrari, Roma, Lazio, vino rosso
o bianco, bottoni a destra per i maschi, a sinistra per le femmine,
etcetera etcetera.
Lo strizzacervelli cercherà di scoprire questi virus e cercherà , se
necessario, di rimuoverli. Il suo compito può limitarsi a ciò:
rimuovere condizionamenti, incubi, fobie, sensi di colpa etc. Una volta
lo facevano i Sacerdoti Confessori in Chiesa. Aperta la RAM, il
penitente si lasciava ripulire l’HD da mani esperte ed amorevoli. Il
penitente usciva “pulito” e felice. Oggi, la cultura anticlericale si è
impadronita di grandi fette del mercato della sofferenza psicologica
che prima erano curate dai Sacerdoti della Chiesa. La Chiesa non
riesce a reagire: anche perché, disponendo quasi esclusivamente di
preti stranieri, neri e o Polacchi, l’esplorazione dell’HD è molto più
difficile. Esiste un software di base, una volta molto efficace, per
spingere verso l’ansia di pulizia dell’anima Hard Disk, il cosiddetto
“rimorso”. Oggi se ne parla poco: si preferisce definirlo disagio o
sofferenza ambientale. Peccato.
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Capiremo che la comunicazione serve proprio, talvolta, a
caricarci dei programmi utili ad altri, come delle necessità di
cui ci sembrerà che non possiamo più fare a meno.
Se accettiamo il principio che recita “nihil est in intellectu
quod prius non fuerit in sensu”, possiamo accettare il fatto
che il Lardisk di ciascuno di noi si formi progressivamente, si
riempia di informazioni sin dal primo momento di vita.
Attraverso i sensi, il lardisk ingurgita continuamente
immagini, suoni, sensazioni, che a un certo punto riesce ad
organizzare per il comportamento, si dice verso i due anni di
età. Esiste un’apparente contraddizione: l’età dei “perché”
non riesce ad imporre questa parola magica a tutto il resto
della vita. Nessuno ha veramente interesse che questa parola
entri nel nostro quotidiano. I padroni hanno bisogno di
persone “certe”, non di sudditi che si chiedano dei perché, ad
esempio:”A che servono tutte queste informazioni?
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Facciamo un esempio:
(sto tranquillamente seduto a sorseggiare un tè sulla veranda della
pensione dove passo le vacanze. Appare all'improvviso un cane.
L’immagine del cane entra, tramite i sensi, nella Ram. Un meccanismo,
ospite della stessa RAM, ancora sconosciuto, cercherà nella memoria di
massa lardisk tutte le info ed i programmi necessari per fronteggiare la
situazione, e li caricherà nella memoria attiva Ram. Da quel momento in
poi avrò nella memoria attiva tutto il materiale informativo e tutte le
logiche necessarie per capire le intenzioni del cane, per capire cosa devo
fare (scappare, sparare, pregare...), e per farlo. Quanto detto vale per
tutte le situazioni possibili del vivere quotidiano. Chiaramente appaiono
immediatamente le differenze tra la persona "intelligente" e lo "stupido",
tra la persona istruita e l'ignorante. In primo luogo la differenza è da
riferire alla presenza o meno nella memoria secondaria, di massa, delle
informazioni necessarie. Se non ho mai visto, se non "so" proprio cosa sia
un cane, non ho nessun mezzo per decidere cosa fare. E' questa differenza
è legata alla "formazione" che ho ricevuto. E' per questo motivo che merita
la massima considerazione il paziente lavoro degli insegnanti, quando
cercano di caricare la maggior quantità possibile di info nella memoria di
massa dei discepoli loro affidati. Ho visitato un villaggio sperduto nella
giungla della Costa d'Avorio, ai confini del Ghana. Non c'è televisione, non
ci sono giornali o libri, meno che mai Internet. Un maestro di scuola
raduna ogni giorno i cento e più bambini del villaggio, che non hanno e non
vedranno mai nessuno degli oggetti comuni alla nostra civiltà, automobili,
incendi, incidenti, semafori etc etc. e spiega loro che cosa sono e cosa si
deve fare quando li si incontra.
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Questi bambini, così "caricati" di info, avranno molte più
probabilità di sopravvivere quando si dovessero inserire
come immigrati nelle nostre città. La loro memoria di massa
è più ricca di quella dei loro coetanei che non hanno la
fortuna di avere quel maestro. La seconda importante
differenza consiste nella qualità dell'hardware, cioè nella
capacità del cervello di ricercare e ritrovare le info che
servono in quel dato momento. A parità di info nella
memoria di massa, la ricerca ed il caricamento delle info
necessarie nella memoria attiva, potranno essere più lente
che in altri soggetti. In questo caso il soggetto è considerato
uno stupido, la sua capacità di reagire è inadeguata, e le
conseguenze di ciò possono essere fatali in casi di
emergenza, leone o traffico, o discriminanti, ad esempi nel
caso di una cena con il capo, dove contano la quantità di info
possedute, ma soprattutto la capacità di ritrovarle
velocemente per fronteggiare la velocità della conversazione
con il capo, che in quanto tale, è ben carico di info e possiede
un hardware velocissimo.
La digitalizzazione - Bit e Byte
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Prima di parlare delle macchine
della Comunicazione,
introduciamo il concetto di base
cioè la DIGITALIZZAZIONE –
Analogico e digitale
Tutte le informazioni con le quali
comunichiamo sono
normalmente analogiche. Ma
quando entrano nelnostro
cervello cambiano natura, e
diventano digitali. Vengono
trasformate in stringhe di
numeretti 1e 0, i cosiddetti bit.
Nelcervello stiamo cominciandoa
capire chele cellule si riempiono
di un 1 o di uno 0 semplicemente
alterando certe sostanze
chimiche. Il nostro occhio è una
formidabile macchina
digitalizzatrice: trasforma
l'analogo in digitale, così come fa
anche l'orecchio.
GIOCONDA
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Il primo argomento da affrontare è
decisamente quello della
digitalizzazione. I due possibili modi
di essere dell'informazione sono
analogico e digitale. Analogico deriva
da un certo modo di comunicare
informazione su di un certo fatto.
L'esempio che si fa normalmente è
quello dell'orologio. Come sappiamo,
il giorno e la notte nascono dal fatto
che la Terra ruota intorno al proprio
asse, impiegando 24 ore per fare un
giro completo. Per indicare la
posizione della terra durante questo
giro, usiamo un meccanismo che si
comporta in modo analogo, una
lancetta, quella delle ore, che ruota
intorno al proprio asse. (le fanno
compagnia la lancetta dei minuti e
quella dei secondi, ma possono
essere optional). Questa analogia
genera il termine, appunto, analogico,
per tutti quegli strumenti che
muovono qualcosa in modo analogo al
fenomeno che stanno misurando. E
così è per il termometro old style, per
il tachimetro tradizionale e via
dicendo.
GIOCONDA
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Se, invece di muovere un indicatore in modo continuo, trasformiamo
l'informazione direttamente in numeri, usiamo uno strumento di
misura digitale. La parola viene dal digitus, che in Latino significa dito,
e che, da sempre, serve per contare. Qui nasce subito un altro spunto
(spuntino) di riflessione tra ricchi e poveri. Se l'orologio è digitale,vuol
dire che usa un computerino al suo interno, per trasformare il tempo
in numeri, ed un display digitale per comunicarci questi numeri. Se
usa un computerino, l'orologio è precisissimo. La precisione è una
necessità dei poveri, che non si possono mai permettere di fare tardi,
quindi l'orologio digitale è dei Poveri. L'orologio con le lancette, a
meno di strane ibridazioni bastarde, è un orologio meccanico, senza
computerino, e quindi potenzialmente impreciso ed inaffidabile.
Siccome ai Ricchi non interessano né la precisione né la
puntualità,l'orologio analogico è dei Ricchi. Ed infatti, i grandi orologi
di fama e di moda, sono meccanici, imprecisi, inaffidabili e caduchi,
coma la gestione del proprio tempo da parte dei Ricchi, tanto
comunque, gli altri aspettano.
SEGNALI DIGITALI
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Digitale: il termine digitale deriva dal Latino "digitus",
quindi cifra.
Segnali digitali: i segnali digitali possono assumere solo
due stati, acceso e spento. Per un dispositivo è
semplice distinguere questi due stati, per cui le
interferenze, ovvero le informazioni vaganti estranee al
messaggio principale, non influiscono sui segnali
digitali quanto su quelli analogici.
Elaborazione digitale: consiste nel rappresentare
informazioni, musica, documenti e qualsiasi tipo di dati
in cifre binarie, in modo che possano essere elaborati e
utilizzati dalle moderne tecnologie dell'informazione.
Vantaggi del digitale: il digitale presenta due vantaggi
rispetto all'analogico: meno interferenze e maggiore
risoluzione
SEGNALI ANALOGICI
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Segnali analogici: i segnali analogici sono paragonabili ad un'onda e
trasmettono un ampio spettro di informazioni. Ogni parte dell'onda
trasporta informazioni.
Svantaggi dei segnali analogici: le onde analogiche sono molto
sensibili alle interferenze. Questo ci appare evidente quando
cerchiamo di seguire una conversazione in una stanza rumorosa, o
quando proviamo a sintonizzarci su una stazione radiofonica che ha
un segnale debole.
Un mondo analogico: il corpo umano percepisce ed interpreta onde
luminose analogiche. Noi non percepiamo soltanto i punti massimi e
minimi di queste onde, ma anche i punti intermedi. Quando parliamo,
il messaggio viene trasportato da onde analogiche, e lo stesso accade
quando ascoltiamo la musica.
Moltissime informazioni che circolano nel nostro comunicare sono
ormai digitali. Se si osserva la figura della Gioconda, si capisce come
sia possibile, sulla base di quanto detto sopra, trasformare qualunque
opera d'arte una successione (string) di Bit. E ciò è possibile anche
per la musica, e, notizia dell'ultim'ora, per i profumi. Esistono delle
apparecchiature digitalizzatrici, dette Sniffer, capaci di trasformare un
odore in bit. trasmettendo questa string, all'arrivo sarà presente una
macchina analogizzatrice che saprà ritrasformare la stringa di bit
nell'odore originale.
SEGNALI ANALOGICI
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Dovrà disporre di una serie di boccettine conte essenze fondamentali che
compongono gli odori, e miscelare le essenze in funzione dei bit ricevuti, per ricreare
l'odore originale. Per comodità si prendono i bit non singolarmente, ma a gruppetti
di 8, ed il pacchetto di 8 bit si chiama BYTE. Solamente quando si parla di testi,
cioè di caratteri alfanumerici o di segni di interpunzione o di caratteri speciali, è nata
una cosifica internazionale che associa ad ogni configurazione di 8 bit un significato.
Per esempio, una stringa di 8 bit messi in questo modo: 11000001, significa la
lettera A, messi a 11000010, la lettera B, ma la cosa ci interessa moderatamente e
ci sono montagne di letteratura specializzata al riguardo. Basta andare su Google..
Ricordiamo qui il concetto di memoria confrontata con il cervello umano. Proviamo
ad immaginare il sogno di poter capire come il cervello digitalizza le informazioni e
quanto sarebbe diverso il mondo se fosse possibile leggere il contenuto del cervello.
Non è un sogno utopico ed irrealizzabile. Ci si dovrebbe arrivare. Basta processi,
interrogatori, avvocati, accusatori e difensori, paure di condannare innocenti. In caso
di controversia, si leggono i cervelli e la verità è immediata. Possiamo anche capire il
mondo prima della Torre di Babele. E’ lecito immaginare che le informazioni nel
cervello vengano digitalizzate sempre nello stesso modo, indipendentemente dalla
nazionalità, dalla razza, dalla lingua usata dagli individui. Il concetto, la cognizione,
la memoria è uguale per tutti gli uomini, il codice è sempre lo stesso. Possiamo
immaginare che gli uomini ante Torre non si parlassero, ma trasmettessero
direttamente il contenuto della mente, uguale per tutti. E la punizione divina fu
terribile. Non tanto nella confusione delle lingue, ma nella perdita della conoscibilità
del codice interno, non più trasmissibile, ma costretto a mortificarsi in una lingua,
portatrice di contenuti.
Parliamo quindi di digitalizzazione come elemento di base per lo studio
dell’Informatica. Tutta la comunicazione, che sino a ieri si avvaleva di elementi
analogici, oggi si sta trasformando, e la maggior parte delle comunicazioni si svolge
tramite digitalizzazione dell’oggetto/concetto da comunicare. E’ rimasta solo la
conversazione diretta, da persona a persona, ad utilizzare il supporto analogico
dell’aria messa sotto pressione per veicolare la voce nelle orecchie del nostro
interlocutore.
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