Oleodinamica e Pneumatica Capitolo 2 ______________________________________________________________________________________________________________ CARATTERISTICHE DELLE POMPE La pompa rappresenta l’elemento più complesso e più importante di un circuito idraulico perché ha il compito di trasferire il fluido idraulico e realizzare il flusso di portata che permette la conversione dell’energia meccanica in energia di pressione del fluido e che viene poi utilizzata per azionare un attuatore governato da un preciso sistema di controllo. Le pompe volumetriche utilizzate nei circuiti idraulici costituiscono pertanto la sorgente di portata del circuito mentre la pressione viene determinata in relazione all'entità della resistenza da vincere. Infatti se ad esempio la resistenza è rappresentata da un carico su un pistone, solo la pressione strettamente necessaria per azionare il carico sarà generata. Le parti essenziali di una pompa sono: - Apertura di ingresso del fluido alla quale è collegata la linea di alimentazione proveniente dal serbatoio; - Apertura di uscita che è posta in comunicazione con la linea ad alta pressione - Camera di pompaggio è il volume nel quale il fluido viene isolato nel passare dall’aspirazione alla mandata. - Il comando meccanico per azionare la pompa. Figura 1 Schema di una pompa idraulica volumetrica 2.1 Classificazione della pompe. Una prima classificazione, che fa riferimento al meccanismo di trasferimento dell’energia, suddivide le pompe in macchine volumetriche e macchine dinamiche o turbomacchine. 2.2 Pompe dinamiche - turbopompe Appartengono a questo gruppo tutte quelle macchine che trasferiscono l’energia al fluido per variazione del momento angolare della quantità di moto e che presentano una connessione idraulica fra l’aspirazione e la mandata. In tal modo il fluido può ricircolare nella pompa quando la pressione supera il valore massimo consentito dalla sua caratteristica. Molte di queste pompe sono di tipo centrifugo (turbomacchine centrifughe). In esse, il fluido richiamato al centro della girante acquista energia prevalentemente per l’azione della forza centrifuga (il fluido viene centrifugato dalla girante). Il fluido che esce dal raggio esterno, viene raccolto in una cassa a spirale ed inviato verso l’uscita attraverso sezioni di passaggio via via crescenti dal centro verso la periferia della macchina. In queste macchine è sempre presente la continuità idraulica fra l’aspirazione e la mandata. Anche le pompe assiali ricadono in questa categoria. Esse operano come i ventilatori e/o compressori assiali, realizzando in questo caso un moto assiale di un liquido anziché di un gas. 12 Oleodinamica e Pneumatica Capitolo 2 ______________________________________________________________________________________________________________ a) b) Figura 2 Pompe volumetriche dinamiche: a) centrifughe, b) assiali 2.3 Pompe volumetriche Fra le pompe volumetriche quella a pistoni rappresenta senza dubbio il tipo più semplice anche se risultano più diffuse le pompe rotative e quelle alternative. Una possibile classificazione può essere quella riportata nello schema seguente: CLASSIFICAZIONE DELLE POMPE OLEODINAMICHE STANTUFFI INGRANAGGI PALETTE Esterni Interni compensate non compensate Stantuffi Radiali Alternative a corpo cilindri fisso Rotoalternative a corpo cilindri rotante Corpo inclinato Piastra inclinata Alternative a corpo cilindri fisso Stantuffi Assiali Rotoalternative a corpo cilindri rotante a corpo cilindri non guidato a corpo cilindri guidato da cardano Quando esiste una tenuta fra l’ingresso e la mandata il fluido verrà inviato ogni volta che la pompa esegue un ciclo completo. L’energia meccanica viene trasferita al fluido con il meccanismo tipico dei sistemi chiusi, ovvero tramite il lavoro di pulsione. Queste pompe richiedono sempre la presenza di una valvola di sicurezza (valvola di RELIEF) per proteggere la pompa dalle sovrapressioni. La pompa alternativa a pistoni raffigurata in figura 3 è il classico esempio di pompa volumetrica. Pompe alternative a pistoni Le pompe alternative a pistoni non sono molto diffuse mentre lo sono soprattutto quelle rotative. Per descrivere il principio operativo di tali pompe si può fare riferimento alla figura 3 che evidenzia la distribuzione automatica del flusso mediante delle valvole di non ritorno. 13 Oleodinamica e Pneumatica Capitolo 2 ______________________________________________________________________________________________________________ Quando il pistone esegue la corsa di pompaggio la valvola di non ritorno sulla mandata viene sollevata nel momento in cui la pressione all’interno del cilindro supera il valore di pressione presente nella linea di mandata, mentre la valvola di aspirazione e forzata sulla sua sede. Senza considerare le fughe interne ed esterne di fluido attraverso le tenute, tutto il fluido in pressione raggiunge la mandata. Questo principio è valido per tutte le pompe volumetriche sia alternative che rotative. Figura 3 Pompa volumetrica alternativa a pistoni Pompe a palette Lo schema di una pompa a palette è riportata in figura 4. Nelle più comuni installazioni industriali le pompe a palette sono utilizzate per pressioni non superiori a 200 bar e sono caratterizzate da una bassa rumorosità. Il rotore azionato da un motore primo possiede delle cavità radiali in cui scorrono delle piastrine denominate appunto “palette”. La cassa statorica è anch’essa circolare ma è montata eccentricamente rispetto all’asse di rotazione. Il valore dell’eccentricità determina la cilindrata e quindi la portata della pompa. Quando l’eccentricità è nulla la cilindrata e la portata sono anch’esse nulle. Figura 4 Pompa rotativa a palette Le camere o “vani” formate dalle palette con lo statore ruotando con il rotore scoprono la luce di aspirazione incrementando via via il loro volume che si riempie d'olio fino a raggiungere il volume massimo quando il fluido presente nella camera di pompaggio viene completamente isolato. Solo quando il vano scopre la luce di mandata si realizza il rapido incremento di pressione che raggiunge il valore presente nella linea di mandata e si realizza la successiva 14 Oleodinamica e Pneumatica Capitolo 2 ______________________________________________________________________________________________________________ diminuzione di volume quando l’olio viene forzato verso la mandata. La pressione che si genera sulla linea di mandata è ancora una volta fissato dalla resistenza offerta dal carico. Le palette scivolano sulla pista realizzata sulla cassa per mezzo della forza centrifuga che agisce sulle lamelle. La tenuta può essere pertanto garantita solo ad una certa velocità di rotazione. Per ottenere la tenuta anche alle basse velocità si ricorre a soluzioni particolari che prevedono di alimentare la base delle palette con la pressione di mandata che le spinge contro la pista con la forza strettamente necessaria a garantire la tenuta. Pompe ad ingranaggi Nei sistemi idraulici nei quali sono richiesti livelli di pressione relativamente bassi (140-180 bar), si utilizzano prevalentemente le pompe ad ingranaggi. Le velocità di rotazione sono comprese fra 800-3000 giri/min e le cilindrate nel campo 1-200 cm3/giro. Uno schema di pompa ad ingranaggi esterni è riportato in figura 5. Figura 5 Pompa a ingranaggi La pompa è composta da due ruote dentate perfettamente accoppiate all’interno di una cassa sulla quale sono praticate le aperture in posizioni opposte per l’aspirazione e la mandata del fluido. Una delle due ruote dentate è azionata dal motore primo mentre l’altra viene trascinata in rotazione dalla ruota conduttrice. Quando i denti delle due ruote si separano e transitano di fronte all’aspirazione realizzano una piccola depressione che permette al fluido di entrare nella camera di pompaggio che si forma tra i vani dei denti e la cassa. Quando i denti raggiungono la luce di mandata l’olio non ha più spazio per rimanere all’interno della pompa ma è costretto ad uscire dalla luce di mandata pertanto l’olio viene trasferito unicamente lungo i vani compresi tra la cassa e i denti delle ruote dentate ed il loro accoppiamento deve prevenire il riflusso dell’olio dalla mandata verso l’aspirazione. Per evitare la presenza della cavitazione la depressione nella linea di aspirazione non deve superare il valore di 0.1-0.2 bar. Pompe rotative a pistoni Le pompe a pistoni possono essere classificate come macchine roto-alternative. Nella maggior parte delle realizzazioni le pompe presentano da 7 a 9 pistoni alternativi alloggiati nei cilindri rotativi. Le pompe sono realizzate in modo che i pistoni scorrendo all'interno dei cilindri realizzano un aumento del volume quando è aperta la luce di aspirazione creando una leggera depressione che consenta al fluido di raggiungere la camera di pompaggio. Successivamente quando il moto dei pistoni si inverte e il suo volume inizia a diminuire si apre la porta di mandata e si realizza il trasferimento di fluido verso la linea con la corsa di pompaggio. Le pompe rotative a pistoni possono essere distinte in: 15 Oleodinamica e Pneumatica Capitolo 2 ______________________________________________________________________________________________________________ - pompe a pistoni assiali pompe a pistoni radiali. Pompe rotative a pistoni radiali Nelle pompe a pistoni radiali i pistoni sono disposti a raggiera in un blocco cilindri che ruota all’interno di una anello circolare fisso. Il movimento di rotazione del blocco cilindri permette l'apertura e la chiusura delle luci di aspirazione e di mandata del blocco distributore che è anch'esso fisso. Quando il blocco cilindri ruota, i pistoni vengono spostati radialmente dalla forza centrifuga e dalla forza di pressione e sono vincolati a seguire la pista circolare. Se l’anello circolare è montato eccentricamente rispetto all’asse di rotazione, il pistone è costretto a muoversi radialmente compiendo una corsa dipendente dall’entità dell’eccentricità che pertanto determina la cilindrata della pompa. Figura 6 Pompa rotativa a pistoni radiali Pompe rotative a pistoni assiali Nelle pompe rotative a pistoni assiali la corsa dei pistoni è assiale o avviene nella stessa direzione dell’asse del corpo cilindri. Si possono infatti trovare realizzazioni con pistoni in linea o con pistoni e relativo corpo cilindri inclinato. Pompa a pistoni assiali in linea Le pompe a pistoni assiali in linea rappresentano la soluzione più diffusa per le piccole e medie cilindrate. In queste pompe i corpi pompanti sono disposti su di un cilindro il cui asse coincide con quello di rotazione. Il moto alterno dei pompanti è determinato da una piastra inclinata sulla quale scivola un pattino unito ai pompanti da snodi sferici quando il blocco dei cilindri è posto in rotazione. Il moto alterno dei pistoni si ottiene solo quando esiste un moto relativo fra la piastra inclinata e il blocco cilindri e questo si realizza indifferentemente 16 Oleodinamica e Pneumatica Capitolo 2 ______________________________________________________________________________________________________________ ponendo in rotazione la piastra o il blocco cilindri. L’angolo di inclinazione della piastra determina la corsa dei pompanti e quindi la cilindrata della pompa che quindi può essere variata intervenendo sull'inclinazione della piastra. Le differenti configurazioni che vengono proposte prevedono pompe a cilindrata fissa nella quale l’inclinazione della piastra è fissata dal costruttore e soluzioni a cilindrata variabile in cui l’inclinazione della piastra può essere modificata dall’esterno mediante un comando di varia natura: meccanico con apposita leva o vite di regolazione, idraulico elettrico ecc. Quando la piastra si trova nella sua posizione neutra, corrispondente alla condizione di perpendicolarità con l’asse dei cilindri, la corsa dei pompanti è nulla (figura 8). Figura 7 Schema di pompa rotativa a pistoni assiali Figura 8 Variazione della cilindrata in una pompa a piastra inclinata L’autodistribuzione del flusso si ottiene con facilità nella soluzione con blocco cilindri rotante. Infatti quando i pompanti iniziano la corsa che prevede l’aumento del volume all’interno del rispettivo cilindretto, si scopre la luce di aspirazione attraverso la piastra di distribuzione che è anch’essa forata. L’olio richiamato dal moto del pompante, entra nel cilindretto quasi per mezza rotazione del corpo cilindri e fino a quando esso non viene isolato dalla piastra di distribuzione che presenta una piccola zona cieca. Solo quando il pistone inizia la corsa di pompaggio il cilindretto viene posto in comunicazione con la luce di mandata attraverso l'apertura praticata sulla piastra di distribuzione, consentendo in tal modo l’invio dell’olio presente nel pompante verso la linea di alta pressione del circuito. In figura 9 è rappresentato lo schema di una pompa a pistoni assiali con piastra inclinata dotata di compensatore automatico della pressione. Il compensatore di pressione permette di controllare la posizione della piastra inclinata in modo da limitare automaticamente la pressione alla mandata della pompa. Il sistema di compensazione si compone di: 17 Oleodinamica e Pneumatica Capitolo 2 ______________________________________________________________________________________________________________ • una valvola di compensazione comandata dalla pressione vigente sulla linea di mandata e sulla quale agisce anche il carico di una molla; • da un pistone attuatore, controllato dalla valvola, agente sul sistema basculante della piastra inclinata anch’essa contrastata dal carico di una molla. Fintanto che nella linea di mandata non viene raggiunto un fissato livello di pressione, la pompa opera con la massima cilindrata perché la piastra, sospinta dalla molla, si trova alla massima inclinazione. La pressione che vige alla mandata è continuamente applicata, attraverso il passaggio A, alla valvola compensatrice. La posizione della valvola è determinata dall’equilibrio fra la forza di pressione e il carico della molla agente all’altra estremità della valvola di compensazione. Quando la pressione nella linea sale e attraverso il passaggio A agisce sulla valvola compensatrice in modo da determinare una forza di pressione sufficiente a vincere il carico della molla, l'otturatore della la valvola compensatrice si solleva, e si ottiene il passaggio del fluido in pressione verso il pistone attuatore. L’olio in pressione aziona il pistone attuatore che modifica l’inclinazione della piastra nel senso di una riduzione della cilindrata. Se invece la pressione sulla linea decresce allora la forza di pressione agente sulla valvola diminuisce e la molla di contrasto sposta la valvola verso la chiusura del passaggio A, permettendo il drenaggio dell’olio, contenuto nel pistone attuatore, attraverso il passaggio B verso la cassa. Il sistema compensatore riduce pertanto la portata di fluido elaborata dalla pompa per mantenere la pressione nella linea al valore selezionato dal precarico della molla agente sulla valvola di compensazione. Figura 9 Particolare di una pompa a pistoni assiali con dispositivo compensatore Pompa a pistoni assiali a piastra oscillante In questa configurazione costruttiva è prevista la rotazione della piastra inclinata mentre il corpo cilindri è fisso. La piastra inclinata posta in rotazione dall’albero della pompa assume un moto oscillante che viene trasmesso ai pompanti della pompa. Nella pompa a piastra oscillante l’apertura delle luci di aspirazione e di mandata deve essere realizzata utilizzando delle valvole di non ritorno per ogni cilindro in quanto non è presente alcun movimento relativo dei cilindri rispetto alle aperture. Pompa a pistoni assiali ad asse inclinato Nella configurazione ad asse inclinato (figura 10), gli steli dei pistoni sono collegati alla flangia dell’albero della pompa mediante dei giunti sferici. Un giunto cardanico collega l’albero con il blocco cilindri in modo che quest’ultimo possa ruotare anche in posizione 18 Oleodinamica e Pneumatica Capitolo 2 ______________________________________________________________________________________________________________ disassata. Il blocco cilindri ruota di fronte alla piastra distributrice scanalata che mette in comunicazione i cilindretti con l’aspirazione e la mandata della pompa. L’angolo di inclinazione del corpo cilindri rispetto all’albero della pompa stabilisce la sua cilindrata come l’inclinazione della piastra la determinava per la pompa a pistoni in linea. Nei modelli a cilindrata variabile l’angolo di inclinazione del corpo cilindri può essere modificato in modo manuale o automatico mentre è costante in quelli a cilindrata fissa. Figura 10 Pompa rotativa a pistoni assiali ad asse inclinato 19 Oleodinamica e Pneumatica Capitolo 2 ______________________________________________________________________________________________________________ EQUAZIONI FONDAMENTALI DELLE MACCHINE IDROSTATICHE Le equazioni fondamentali delle macchine idrostatiche esprimono il legame esistente fra le variabili di esercizio e le grandezze caratteristiche della macchina. Le grandezze caratteristiche più rappresentative delle macchine idrostatiche sono: • il numero dei cilindri (per le macchine a pistoni) • la corsa (per le macchine alternative e roto-alternative) • la cilindrata (portata elaborata per ogni giro o per un radiante di rotazione) I costruttori esprimono la cilindrata delle unità idrostatiche V abitualmente in [cm3/giro] mentre se si indica con V~ la cilindrata espressa in [cm3/rad] si può osservare che V= V~ 2π. Nel caso invece si consideri più in generale una macchina a cilindrata variabile, esprimendo con α il grado di regolazione della cilindrata si ha: V=αVo, intendendo con Vo la cilindrata massima della pompa che si realizza quando α=1. Il grado di regolazione può pertanto assumere tutti i valori compresi fra gli estremi 0 ed 1, a cui corrispondono rispettivamente il valore nullo e massimo della cilindrata della macchina. CARATTERISTICHE IDEALI DELLE MACCHINE VOLUMETRICHE Le principali variabili idrauliche di esercizio delle macchine idrostatiche sono essenzialmente la portata volumetrica e la pressione di esercizio. La portata volumetrica elaborata dalla pompa è direttamente dipendente dalla cilindrata della macchina e dalla sua velocità di rotazione ~ ~ Q = ωV = ω α V o Invece la differenza di pressione presente ai capi della macchina determina la coppia assorbita dalla pompa ovvero quella disponibile all’asse del motore idraulico. Tale relazione può essere facilmente determinata esprimendo la potenza richiesta/fornita dal componente elementare di una macchina idrostatica a pistoni schematizzato in figura 11. La differenza di pressione ∆p agli estremi del pistone determina la forza di pressione F che ne t+dt t Cilindro permette lo spostamento lineare dsk. Tenendo p1 p2 conto delle espressioni seguenti Ak vk F F = ∆p Ak Ak Pistone dsk Figura 11 Componente elementare di una macchina idrostatica a pistoni dsk = vk dt Q = vk Ak si può esprimere la potenza meccanica in funzione delle grandezze idrauliche pressione e portata: P = F v = ∆p Ak vk = ∆p Q ~ ~ Inoltre tenendo conto che P = C ω = Q ∆p , si ottiene C = ∆pV = ∆p α V o Tali equazioni definiscono le caratteristiche ideali delle macchine idrostatiche perché non tengono conto del loro reale comportamento che invece è caratterizzato dalla presenza di perdite. Tali relazioni ideali si applicano indifferentemente sia alle pompe sia ai motori ed in maniera indipendente dal senso di rotazione e dalla direzione del flusso. 20 Oleodinamica e Pneumatica Capitolo 2 ______________________________________________________________________________________________________________ Calcolo della cilindrata per macchine a pistoni assiali Pompa a corpo inclinato Nella pompa a corpo inclinato schematizzata in figura 12 il corpo cilindri ruota trascinato dall’albero di comando mediante l’interposizione o meno di un doppio giunto cardanico. Indicando con d il diametro dei pompanti, con R il raggio della circonferenza descritta dalla rotazione delle bielle dei pompanti, misurato sul piano perpendicolare all’asse dell’albero di rotazione e con β l’angolo formato dall’asse del corpo cilindri con quello dell’albero di rotazione, si ha: corsa s = 2 R sinβ sezione pistone A = πd2/4 volume del cilindro Vi = sA=πd2/2 R sinβ cilindrata V=NVi = Nπd2/2 R sinβ = K sinβ R Pistone s Piastra di Disttribuzione β d R ω US CIT A Corpo Cilindri d ING RE Corpo Cilindri SS O ω Figura 12 Rappresentazione schematica della pompa a pistoni assiali a corpo inclinato Pompa a piastra inclinata In questo caso si può far riferimento allo schema di figura 13 dove è stata mantenuta la stessa simbologia del caso precedente con la variante che ora β è l’angolo di inclinazione della piastra inclinata rispetto alla normale all’asse di rotazione. corsa s = 2 R tanβ sezione pistone A = πd2/4 volume del cilindro Vi = sA=πd2/2 R tanβ cilindrata V=NVi = Nπd2/2 R tanβ = K tanβ β s Pistone d d USCITA ω 2R ω Piastra Inclinata R INGRESSO Corpo Cilindri Piastra di Disttribuzione Corpo Cilindri Figura 13 Rappresentazione schematica della pompa a piastra inclinata 21 Oleodinamica e Pneumatica Capitolo 2 ______________________________________________________________________________________________________________ La modalità di funzionamento delle macchine volumetriche si basa sul fatto che il volume della camera di compressione subisce un aumento del volume durante la fase di aspirazione della pompa ed una riduzione del volume durante la fase di compressione. Si può pertanto affermare che il volume istantaneo trasferito da ciascun cilindro di una macchina a pistoni dipende dall’angolo di rotazione ϑ dell’albero della pompa: Vi=Vi (ϑ). La portata volumetrica istantanea elaborata da ciascun cilindro può essere quindi espressa come: Qi = dVi dVi dϑ dV = =ω i dϑ dt dϑ dt La portata istantanea fornita dalla pompa, composta da N cilindri, sarà quindi pari a N N dVi = ω∑ Fi (ϑ) = ω N Fi (ϑ) i =1 dϑ i =1 Q = ω∑ Poiché si deve valutare la portata fornita dalla pompa, il contributo definito dalla variazione del volume deve essere limitata alla sola fase di mandata durante la quale si realizza la riduzione del volume con la luce di mandata aperta e quella di aspirazione chiusa. Pertanto la funzione Fi(ϑ) risulta così definita: Fi (ϑ) = 0 F (ϑ) = − dVi i dϑ dVi >0 dϑ dVi <0 dϑ La portata media della macchina sarà determinata integrando fra 0 e 2π (un giro completo) la portata istantanea. Q= ωNV0 ω 2π ωN 2 π ~ Q d Fi (ϑ)dϑ = ϑ = = ωV ∫ ∫ 0 0 2π 2π 2π Anche la coppia istantanea assorbita dalla pompa non è costante ma dipende dall’angolo di rotazione ϑ. P = C ω = ∆p Q C dϑ dV = ∆p dt dt C = ∆p N dV dV = ∆p ∑ i = ∆p N Fi (ϑ) dϑ i =1 dϑ Pertanto in analogia con quanto trovato per la portata media anche la coppia media sarà determinabile con la seguente espressione: C= ∆pNV0 ∆p 2 π ∆pN 2 π ~ C dϑ = Fi (ϑ)dϑ = = ∆pV ∫ ∫ 2π 0 2π 0 2π La funzione Fi(ϑ) dipende dalla caratteristiche costruttive e geometriche della pompa. Riferendosi ad esempio ad una pompa a pistoni assiali a piastra inclinata si osserva dalla figura 14 che: S max = 2R tgβ S max b ⇒ S= S = b tgβ 2R 22 Oleodinamica e Pneumatica Capitolo 2 ______________________________________________________________________________________________________________ Inoltre poiché b = R (1 − cos ϑ) , sostituendo nella relazione precedente si ottiene: S= S max (1 − cos ϑ) = R tan β (1 − cos ϑ) 2 Pertanto se Ai rappresenta la sezione del singolo cilindro di diametro d si può ricavare il volume Vi del cilindro e la funzione Fi ricercata: Vi (ϑ) = A i R tan β (1 − cos ϑ) Fi (ϑ) = A i R tan β sin(ϑ) θ 2.5 β 4 d 2 F [cm3/rad] S 2 V [cm3/giro] ω 2R R b 3 1 0 Vi -1 Corpo Cilindri 1 0.5 dVi/dteta -2 Smax 1.5 0 45 0 0 90 135 180 225 270 315 360 teta [degree] 45 90 135 180 225 270 315 360 teta [degree] Figura 14 Variazione della cilindrata e andamento della funzione F. 5 V V [cm3/giro] 4 Vmean 3 Vi 2 1 0 0 45 90 135 180 225 teta [degree] 270 315 360 Figura 15 Andamento della portata istantanea e media della pompa Le espressioni precedenti permettono di determinare la cilindrata istantanea e media della pompa e quindi la portata elaborata. Considerando una pompa con 6 pistoni assiali viene rappresentato in figura 15 l’andamento della cilindrata del singolo cilindro, quella istantanea e media della pompa. CARATTERISTICHE REALI DELLA MACCHINE OPERATRICI Per le macchine operatrici ovvero per le pompe oleodinamiche è possibile rappresentare mediante uno schema a blocchi il flusso delle informazioni fra la pompa e gli elementi contigui con cui interagisce secondo lo schema funzionale riportato in figura 16. In questo caso il flusso di informazioni in ingresso al blocco della pompa prevede la velocità di rotazione imposta dal motore primo, la pressione vigente nel serbatoio di alimentazione e la pressione alla mandata della pompa imposta dal carico e dal circuito. 23 Oleodinamica e Pneumatica Capitolo 2 ______________________________________________________________________________________________________________ Q p ω M C P M Q p S Figura 16 Schema a blocchi e funzionale di una pompa Nel definire il ciclo di lavoro compiuto dal fluido operativo si suole distinguere fra ciclo ideale, ciclo limite e ciclo reale. Il ciclo ideale è quello che si ottiene considerando le trasformazioni ideali realizzate con un fluido ideale, mentre il ciclo limite considera ancora le trasformazioni ideali ma ottenute con un fluido reale. Il ciclo limite coincide con quello ideale se si considera il fluido incomprimibile. Il ciclo reale invece si differenzia dal ciclo limite perché si assume che anche le trasformazioni siano reali. I cicli ideale e reale di una macchina operatrice volumetrica sono rappresentati sul piano pressioni-volumi totali di figura 17. In realtà è più corretto definire la serie di trasformazioni reali eseguite dal fluido reale come diagramma indicato piuttosto che come ciclo reale perché ottenuto rilevando la pressione all’interno della camera di compressione e il volume spazzato dal pistone durante la sua corsa. La comprimibilità del fluido comporta delle differenze delle fasi di compressione ed espansione in quanto il fluido reale manifesta una riduzione di volume quando subisce un aumento della pressione (fase di compressione) ed un aumento del volume durante la fase di espansione. Inoltre tenendo conto delle perdite di carico all’aspirazione e alla mandata della pompa, l’effettiva pressione che si presenta nella camera di compressione risulterà superiore a quella presente alla mandata della macchina ed inferiore a quella della linea di aspirazione. Comprimibilità del fluido p diagramma indicato Press. nella camera di compressione L ind = ∫ pdV mandata pmax ∆p ∆V pmin perdite di carico comp. esp. Ciclo ideale Llim = Vo∆p aspirazione Vmin Vmax V0 V Figura 17 Ciclo limite e diagramma indicato di una macchina operatrice La differenza che si presenta fra i lavori richiesti dalla pompa in sede ideale e in sede reale permette di definire un rendimento idraulico o interno della pompa. ηi = L id P = id L ind Pind 24 Oleodinamica e Pneumatica Capitolo 2 ______________________________________________________________________________________________________________ Tale rendimento tiene conto esclusivamente delle perdite legate alle trasformazioni reali subite dal fluido ma non tiene conto delle perdite meccaniche connesse al trasferimento dell’energia dalla flangia di accoppiamento con il motore primo che aziona la pompa al fluido stesso. In tal caso occorre definire il rendimento meccanico della pompa espresso come rapporto fra la potenza indicata e quella assorbita dalla pompa: ηm = Pind Pass Durante il funzionamento della pompa si verificano inoltre anche delle perdite volumetriche che si presentano attraverso dei trafilamenti di fluido sia interni che esterni alla macchina e dovute all’elevata pressione di esercizio e all’inevitabile gioco presente fra le parti fisse e quelle mobili del componente. Si definisce in tal modo anche un rendimento volumetrico espresso come rapporto fra la portata reale fornita dalla pompa e quella teorica o ideale aspirata dalla pompa. ηv = Qr Qt Se si esprime la potenza assorbita in funzione di quella limite o ideale utilizzando le definizioni precedenti dei diversi rendimenti si ottiene: Pass = Pind P = id ηm ηm ηi Poiché la potenza limite o ideale può essere espressa in funzione delle grandezze idrauliche si ha che Pid = Qt ∆p e la potenza assorbita può essere così calcolata esclusivamente in funzione delle grandezze idrauliche Pass = Q t ∆p Q r ∆p Q ∆p = = r ηm ηi ηm ηi ηv ηtot Il rendimento complessivo della pompa, definito dal prodotto dei tre rendimenti, e quello volumetrico sono di norma forniti dai costruttori di pompe mentre non viene fornito il rendimento interno perché dal punto di vista pratico è di difficile determinazione richiedendo la rilevazione del diagramma indicato. Infatti conoscendo il rendimento totale e quello volumetrico della pompa è possibile risalire al prodotto del rendimento interno per il rendimento meccanico che viene indicato come rendimento meccanico-idraulico o anche semplicemente rendimento meccanico. η tot = η m η i η v ⇒ η m η i = η mh = η tot ηv Rendimento meccanico-idraulico delle pompe Se si riprende la definizione precedente del rendimento meccanico idraulico di una pompa, si osserva che esso è pari al rapporto fra la coppia teorica richiesta in assenza di perdite, e quella reale misurata all’asse della macchina. ηmh = ηm ηi = Pid Q t ∆p ω α V0 ∆p C t = = = Pass Cr ω Cr ω Cr 25 Oleodinamica e Pneumatica Capitolo 2 ______________________________________________________________________________________________________________ Per tutte le macchine operatici la coppia reale assorbita è ovviamente superiore a quella teorica per la presenza delle perdite che possono essere messe in evidenza come perdite di coppia ∆C; pertanto la coppia reale può essere indicata anche come somma della coppia teorica e delle perdite di coppia Cr=Ct+∆C. η mh = Ct 1 1 = f (α , ω , ∆p, µ ) = = C t + ∆C 1 + ∆C / C t 1 + ∆C αV0 ∆p Le perdite che occorre considerare nel definire il rendimento meccanico-idraulico sono legate essenzialmente all’attrito meccanico presente fra gli organi meccanici in moto relativo fra loro (cuscinetti e guarnizioni) e alle perdite interne legate all’attrito viscoso di natura fluidodinamica presente nel fluido di lavoro e nei meati. Poiché si considera sia l’attrito secco sia l’attrito viscoso, il rendimento in questione dipenderà sia dalla differenza di pressione, come evidenzia l’espressione stessa del rendimento, sia dalla viscosità dinamica del fluido di lavoro e sia dalla velocità di rotazione della pompa. Ipotizzando di mantenere costanti la viscosità del fluido e il grado di regolazione della pompa si può mettere in evidenza la dipendenza del rendimento meccanico-idraulico singolarmente sia dalla differenza di pressione sia dalla velocità angolare della pompa. η η ηmh ηmh µ=cost. ∆p =cost. α=cost. µ=cost. ω=cost. α=cost. ∆p ω Figura 18 Andamenti del rendimento meccanico-idraulico per una pompa Come si nota dalla figura 18 e dall’equazione precedente, a parità di tutte le altre grandezze, il rendimento meccanico-idraulico vale zero quando non esiste nessun incremento di pressione attraverso la pompa e tende all’unità quando la differenza di pressione tende all’infinito. Invece a parità di differenza di pressione il rendimento meccanico-idraulico varia in funzione della velocità angolare secondo un andamento tipico che deriva dalla dipendenza del coefficiente d’attrito meccanico dalla velocità. Rendimento volumetrico delle pompe Il rendimento volumetrico della pompa tiene conto del fatto che la portata volumetrica reale presente alla mandata della pompa Qr differisce da quella teorica elaborata dalla macchina per la presenza delle fughe e per l’effetto della comprimibilità del fluido di lavoro. Pertanto la portata reale potrà essere espressa come Qr = Qt - ∆QL. ηv = Q r Q t − ∆Q L ∆Q L ∆Q L = = 1− = 1− = f (α , ω , ∆p, µ ) Qt Qt Qt αωV0 26 Oleodinamica e Pneumatica Capitolo 2 ______________________________________________________________________________________________________________ Le perdite volumetriche dipendono non solo dalla velocità angolare della pompa ma anche dalla viscosità dinamica del fluido di lavoro e dalla differenza di pressione. Infatti se all’aumentare della velocità angolare le perdite volumetriche sono percentualmente più piccole è altrettanto importante sottolineare che, a parità di altezza del meato, al crescere della differenza di pressione la portata di trafilamento aumenta in maniera direttamente proporzionale1 (figura 19). Si può osservare sia dalla figura 19 che dall’espressione del rendimento volumetrico che esso tende a meno infinito quando la velocità angolare tende a zero. Tale comportamento presenta una spiegazione fisica in quanto deve esistere una velocità angolare minima della pompa sufficiente a vincere le perdite volumetriche interne e quelle necessarie per la lubrificazione prima che si possa manifestare una portata di fluido alla mandata della pompa. η η ηv ηv µ=cost. ω=cost. α=cost. µ=cost. ∆p=cost. α=cost. ∆p ∆pmax ω ωmin Figura 19 Andamenti del rendimento volumetrico per una pompa CARATTERISTICHE REALI DELLA MACCHINE MOTRICI La modalità di interazione dei motori volumetrici con i componenti contigui è rappresentata nello schema funzionale di figura 20. Nel caso specifico sono assegnate la portata volumetrica Q all’ammissione del motore e la coppia resistente C esercitata dal carico nonché la pressione vigente nel serbatoio di scarico p. Utilizzando le relazioni ideali è possibile ricavare sia la ~ velocità angolare del motore, in funzione della portata volumetrica che lo alimenta ω = Q / V , ~ sia la differenza di pressione ai capi del motore ∆p = C / V , ovvero la pressione alla bocca di ammissione che dipende dall’entità del carico. p Q C Load ω M Load Q p S Figura 20 Schema funzionale e diagramma di flusso di un motore idraulico 1 Un fluido incomprimibile che fluisce attraverso un piccolo meato piano è caratterizzato da un moto laminare per cui la relativa portata volumetrica che interessa tale meato può essere espressa con la relazione di HagenPoiseuille che stabilisce che la portata dipende sia dalle caratteristiche geometriche del meato sia dalla viscosità dinamica del fluido ma che è anche direttamente proporzionale alla differenza di pressione presente agli estremi del meato. 27 Oleodinamica e Pneumatica Capitolo 2 ______________________________________________________________________________________________________________ p pmax ammissione ∆p ciclo ideale Lid = Vo∆p comp. pmin esp. scarico Vmin V0 V Vmax Figura 21 Ciclo ideale di una macchina motrice Anche per le macchine motrici è possibile definire un ciclo ideale che assume la forma rappresentata in figura 21. Il ciclo stavolta è percorso in senso orario e prevede sempre due trasformazioni a pressione costante che sono l’ammissione e lo scarico e due trasformazioni a volume costante che indicano una fase di compressione e una di espansione del fluido contenuto nella camera di compressione. Quando il fluido ad alta pressione viene posto in comunicazione con la luce di ammissione si verificherà lo spostamento del pistone con l’aumento del volume e la conseguente rotazione dell’albero del motore solo se la pressione è tale da permettere di vincere la resistenza del carico. Quando invece il singolo cilindro comunica con la linea a bassa pressione esso realizzerà la riduzione del volume con lo scarico del fluido dal motore. Anche per il motore idraulico è quindi possibile effettuare un ragionamento analogo a quello riportato precedentemente per le pompe che stabilisce che il volume elaborato da ciascun cilindro del motore varia con l’angolo di rotazione ϑ: Vi=Vi (ϑ). Per calcolare le variabili incognite siano esse istantanee o medie, ovvero la velocità angolare del motore e la differenza di pressione ai suoi capi, si ricorda che: dϑ dϑ dV dV = = Q/ dt dV dt dϑ dV dϑ dV C ω = ∆p Q ⇒ ∆p =C ⇒ ∆p = C / dt dt dϑ ω= Pertanto sia la velocità angolare sia la pressione all’ammissione del motore non sono costanti nel tempo ma variano periodicamente in relazione alla successione delle fasi in ciascun cilindro. La fase che fornisce contributo alla rotazione del motore è, come detto, quella di ammissione a cui compete l’aumento del volume di ogni cilindro, mentre la fase di scarico con la luce di ammissione chiusa e la riduzione del volume non contribuisce alla rotazione. Pertanto come per le pompe anche per i motori si introduce la funzione Fi(ϑ) al posto della variazione di volume in modo da poter calcolare correttamente le grandezze istantanee incognite. N Fi (ϑ) = 0 i =1 con N F (ϑ) = dVi ∆p = C / ∑ Fi (ϑ) i dϑ i =1 ω = Q / ∑ Fi (ϑ) 28 dVi <0 dϑ dVi >0 dϑ Oleodinamica e Pneumatica Capitolo 2 ______________________________________________________________________________________________________________ I valori medi di velocità angolare e incremento di pressione si potranno determinare seguendo lo stesso procedimento riportato per le pompe, ovvero integrando fra 0 e 2π (un giro completo) i valori istantanei espressi dalle precedenti relazioni. In particolare si ha che: V 1 2π 1 2π F ( ) d dV = 0 ϑ ϑ = i ∫ ∫ 0 0 2π 2π 2π da cui i valori medi di velocità e pressione: Q Q = ~ NV0 / 2π V C C ∆p = = ~ NV0 / 2π V ω= Per tener conto del comportamento reale delle macchine motrici è possibile definire oltre al ciclo ideale anche un ciclo limite e rilevare il corrispondente diagramma indicato come riportato in figura 22. Anche in questo caso la comprimibilità del fluido determina delle differenze per le due trasformazioni di espansione e compressione del fluido che solo dal punto di vista ideale possono essere considerate a volume costante. Le perdite di carico presenti all’ammissione e allo scarico della macchina determinano inoltre delle pressioni nella camera del cilindro differenti da quelle presenti nelle rispettive linee. La differenza presenti fra il diagramma indicato e il ciclo ideale del motore sono legate alle perdite interne per cui si definisce un rendimento interno o idraulico in modo del tutto simile a quanto visto per le pompe. ηi = L ind Pind = L id Pid Comprimibilità del fluido p ∆V ammissione diagramma indicato Press. nella camera di ammissione L ind = ∫ pdV pmax ∆p esp. comp. Perdite di carico scarico pmin Vmin Vmax V0 V Figura 22 Ciclo ideale e diagramma indicato di una macchina motrice La potenza utile disponibile all’asse del motore per l’azionamento del carico risulta però inferiore a quella corrispondente al diagramma indicato per le perdite di tipo meccanico (cuscinetti e guarnizioni di tenuta). Si definisce allora un rendimento meccanico ηm = 29 Pu Pind Oleodinamica e Pneumatica Capitolo 2 ______________________________________________________________________________________________________________ Le difficoltà oggettive che si presentano nella rilevazione sperimentale del diagramma indicato richiedono l’accorpamento dei due rendimenti che definiscono il rendimento meccanico-idraulico del motore: ηmh = ηi ηm = Pind Pu P = u Pid Pind Pid Rendimento meccanico-idraulico dei motori Nel caso dei motori idraulici il rendimento meccanico-idraulico tiene conto delle perdite interne e di quelle meccaniche, che riducono la coppia realmente disponibile all’asse della macchina rispetto a quella teorica o ideale. Pertanto Cr = Ct-∆C. ηmh = ∆C ∆C C r C t − ∆C = = 1− = 1− = f (α, ω, ∆p, µ ) Ct Ct Ct αV0 ∆p Le perdite di coppia dipendono dalle perdite meccaniche che nascono dall’attrito sui perni e su tutte quelle parti che si trovano in moto relativo fra loro e sulle guarnizioni di tenuta sull’albero. Sono inoltre presenti anche le perdite di natura fluidodinamica nei meati che sono strettamente dipendenti dalla viscosità del fluido e dalla velocità angolare del motore. Come si nota dall’espressione del rendimento meccanico-idraulico, la coppia teorica cresce linearmente con il salto di pressione attraverso il motore. Tuttavia anche le perdite di coppia ∆C aumentano con il ∆p ma in misura meno rapida da non causare una riduzione del rendimento. E’ necessario in ogni caso realizzare una differenza minima di pressione fra l’ammissione e lo scarico del motore affinché si possano vincere le perdite di coppia e realizzare l’azionamento del carico (figura 23). La dipendenza del rendimento meccanicoidraulico dalla velocità angolare si presenta esclusivamente per la quota delle perdite di coppia perché il coefficiente d’attrito dipende dalla velocità angolare mentre la coppia teorica è indipendente da essa (figura 23). η η ηmh ηmh µ=cost. ∆p =cost. α=cost. µ=cost. ω=cost. α=cost. ∆pmin ∆p ω Figura 23 Andamenti del rendimento meccanico-idraulico per un motore idraulico Rendimento volumetrico dei motori Se dal punto di vista ideale è sufficiente fornire una certa portata volumetrica per realizzare una determinata velocità angolare del motore, in condizioni reali la stessa velocità sarà realizzabile solo se si alimenta il motore con una portata superiore necessaria per sopperire ai trafilamenti interni ed esterni del motore. In tal caso la portata volumetrica reale con cui 30 Oleodinamica e Pneumatica Capitolo 2 ______________________________________________________________________________________________________________ alimentare il motore può essere espressa sommando alla portata teorica le perdite Qr=Qt+∆QL. Il rendimento volumetrico del motore può allora esprimersi come: ηv = Qt Qt = = Q r Q t + ∆Q L 1 1 = = f ( α, ω, ∆p, µ ) ∆Q L ∆Q L 1+ 1+ Qt αωV0 Alle perdite volumetriche nel motore volumetrico contribuiscono: a) le fughe interne alla macchina dipendenti dalla differenza di pressione esistente fra la bocca di ammissione e quella di scarico e dalla velocità angolare perché se questa aumenta le fughe interne pesano percentualmente meno; le fughe verso l’esterno (drenaggi) della macchina che dipendono ancora dalla differenza di pressione tra la zona di ammissione e il carter e tra questi e lo scarico ∆QL=∆Qi+∆Qamm+∆Qsc =f(α, µ, ∆p, ω). b) La relazione precedente permette di tracciare l’andamento del rendimento volumetrico al variare della velocità di rotazione del motore (figura 22), mentre la sua dipendenza dalla differenza di pressione tra monte e valle del motore risulta sempre lineare per quanto già detto a proposito della pompa (figura 22). η η ηv ηv µ=cost. ω=cost. α=cost. µ=cost. ∆p=cost. α=cost. ∆p ∆pmax ωmin Figura 22 Andamenti del rendimento volumetrico per un motore idraulico 31 ω