Sedicesimo Capitolo.
Halloween 1976.
***
L’ora del tè è buia e tempestosa. Remus Lupin, mentre sta mangiando una focaccina pesantemente
imburrata, fa cadere la sua tazza quando il rimbombo del tuono scuote le fondamenta di Hogwarts. La
tazza sbatte sul tappeto e il tè cola lentamente fuori in una macchietta marrone. "Cavolo," mormora
Remus. Si china per asciugare la macchia, tovagliolo in una mano, e nell’altra ancora stringe
possessivamente la sua focaccina. Lasciare una focaccina pesantemente imburrata nella sala comune dei
Grifondoro è dirle addio per sempre. "Cavolo," dice Remus di nuovo, solo che suona più come cah-fnuu
con la focaccina in bocca.
La porta si spalanca. "Ciao, che cos’è? Focaccine?" chiede Sirius. Fuori un fulmine illumina il cielo
tenebroso. "E ce n'è una in più! Com'è gentile da parte vostra invitarmi a prendere il tè, Madame Lupin.
Sarei lieto di unirmi a voi. Mi sono perfino lavato le mani. Avete visto che pioggia?" Remus si raddrizza
per scoprire che Sirius sta seduto di fronte a lui, bagnato fradicio e che odora vagamente di cane. Remus
cerca di non mostrare troppo il suo disappunto. "Beh, non sono andato fuori quando stava piovendo,"
mormora Sirius. "È tipo scoppiato tutto all’improvviso. Mi passi il burro, per favore?"
Remus appoggia la sua tazza da tè sul tavolo e arrischia un veloce sguardo alle foglie di tè sparpagliate.
Meglio essere sicuri che pentiti, dice sempre. "Hm," mormora. "Questo è buffo."
"Cosa?" Sirius sbatte le palpebre. "Il burro? Il burro non è mai buffo, Moony. Il burro è estremamente
serio. Specialmente la sua assenza."
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"Le foglie di tè, veramente," spiega Remus.
"Cosa?" domanda Sirius, il quale, in mancanza del coltellino da burro, ha iniziato a spalmare la sua
focaccina attraverso il piatto come se fosse una pezza. "È un Gramo? Forse sono io. Sono nel tuo futuro,
Moony. Ogni volta che prenderai una focaccina o tenterai di bere un tè tranquillo a Halloween, io sarò lì in
agguato."
"No," dice Remus attentamente. "Non è un Gramo. Dà un'occhiata." Gli passa la tazza. Sirius scruta
attentamente dentro, tutto allegro con la bocca piena di metà focaccina.
Stai per MORIRE, dicono le foglie di tè.
"Huh," dice Sirius, intrigato, e dà un altro morso pensieroso. "Questo è nuovo e orribile."
Agita la tazza. Le foglie svolazzano e cadono di nuovo: Sangue. Sangue e morte.
"Sembra molto chiara riguardo la cosa della morte," dice Sirius solennemente, restituendo la tazza a
Remus, il quale, preoccupato, l'esamina. "Ho capito perché. Sa che facciamo entrambi schifo a
Divinazione. Devi essere più precisa se vuoi farci carpire il tuo messaggio."
"Oh sì," mormora Remus, dando interrogativamente un leggero colpo alla sua tazza con la bacchetta. "È
probabilmente così."
"Non la berrei se fossi in te," aggiunge Sirius. "Con, sai, il sangue e il resto."
Fa ancora tre tentativi e tutto quello che le foglie di tè hanno da offrire è un GUARDATI ALLE SPALLE, un
La fine è VICINA e un molto allegro Fa i tuoi saluti ORA. "Mi dice di fare i miei saluti ora," dice Remus.
"Addio, Sirius. È stato bello conoscerti. Ho amato perfino le volte in cui hai messo la cioccolata nei miei
capelli mentre stavo dormendo. E quando hai fatto crescere i baffi dal mio naso. E quando hai rubato
tutta la mia biancheria intima e l’hai nascosta nel lago."
"Ho reso felici molti girini," dice Sirius. "Amavano le tue mutande. Nuotavano dentro e fuori i buchi per le
gambe tutto il giorno pensando a che anima gentile debba avere Remus J. Lupin per donare al loro
habitat la sua biancheria intima a monogramma. Dice veramente di fare i tuoi saluti?"
"Questo non è mai successo prima," mormora Remus. "Sì. Lo dice."
Sirius si serve una tazza di tè, con molte foglie. Ruota vorticosamente la sua tazza, ingoia il liquido, fa un
suono singhiozzante mentre perde la parte interna della sua gola, e solleva la tazza per il lato destro. Sia
lui che Remus si avvicinano. Remus odora di burro. "Yum," dice Sirius.
Le foglie di tè dicono, ATTENZIONE AI CORRIDOI.
"Beh," mormora Sirius. "Quello lo sapevo."
"Perché il tuo tè è molto meno omicida del mio?" chiede Remus. Riconosce l’ingiustizia quando la vede. O
la beve. "Attenzione ai corridoi -- potrebbe significare qualsiasi cosa. Potrebbe essere del tutto
inoffensivo. A differenza di Stai per morire. Quest’ultima non è veramente aperta ad alcuna
interpretazione, vero?"
"Sciocchezze," dice Sirius calorosamente. "Potrebbe significare ‘stai per morire... di gioia quando saprai
quale grande sorpresa il destino ha in serbo per te!’ Potrebbe essere qualcosa di meraviglioso. Tu
semplicemente ti rifiuti di vedere il lato positivo delle cose. Sono sicuro che non sia nulla di cui
preoccuparsi."
Il tuono schiocca nel castello come un pugno. Le finestre si aprono improvvisamente, inondando la stanza
con l’urlo del vento e il turbine di una pioggia glaciale. Remus, spaventato, impiglia il piede nella sieda e
cade a terra sul naso; Sirius, maledicendo fluentemente in diverse lingue, attraversa la stanza a grandi
passi e forza la finestra di ferro per chiuderla.
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"Ahio," dice Remus, alzandosi con difficoltà. Il naso si gonfierà al mattino.
"Questo è bizzarro," dice Sirius, guardando in cagnesco il catenaccio. "C'è sempre stata tutta questa
piccola ferriera demoniaca attorno la finestra? Credevo che ci fossero, sai, disegni botanici prima. Fiori.
Trifogli."
"Quel divano sta per ammuffirsi," brontola Remus, con un pesante sospiro. "Dico, hai visto il resto della
Casa? Dove sono?"
***
***
"Brillante idea, Narcissa," dice, contenta, Carmina Rosier, soffiando sulle sue nuove unghie di colore
verde scintillante. "Tutte le ragazze Serpeverde alzate oltre l’orario prestabilito nei sotterranei infestati.
Com’è che non ci hai mai pensato? Perché non ci hai mai pensato?" Ridacchia nervosamente. "È
spaventosamente contro le regole, vero? A Halloween? Ciss, giuro che amo quella camicia da notte.”
"Viene da Parigi," dice Narcissa in modo strascicato. Agita all’indietro la sua chioma di capelli biondo
platino e incrocia i piedi raffinatamente curati alle caviglie. "Me l’ha regalata Lucius. Chi ha portato la
vodka?"
"Dovremmo fare un gioco,” suggerisce Ermine Parkinson dall’altro lato della stanza. "Obbligo o verità?"
"Giro la bottiglia?" propone Bellatrix Black pigramente, esaminandosi i denti allo specchio, e poi, guarda
di traverso Ermine, "hai qualche problema, Parkinson?"
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"Non faremo il Gioco della Bottiglia," dice Narcissa aspramente, dando una gomitata nelle costole a sua
sorella minore. Bellatrix le lancia uno sguardo truce e beve una lunga sorsata direttamente dalla bottiglia
di vodka.
"Beh," mormora Bellatrix, "ma potremmo farlo."
Carmina ridacchia di nuovo, lisciandosi un luccicante ricciolo marrone. "Potremmo raccontare i nostri
più profondi e oscuri segreti. Potremmo confidarci le nostre più grandi fantasie," suggerisce. "Sapete. Non
so perché ho appena detto una cosa del genere!"
"La mia camicia da notte mi sta così stretta," annuncia Bellatrix a tutte. "Penso che dovrei togliermela."
"C’è qualcosa che non va in questa situazione," mormora Narcissa. Non può esattamente metterci la
mano sul fuoco, ma c'è. Forse è il modo in cui Bellatrix sta leccando il bordo della bottiglia di vodka.
L’aveva mai fatto prima? O magari è il modo in cui Carmina sta seduta, il seno che punta in avanti come
la prua di una nave. Il suo seno è sempre stato così onnipresente? O forse sono le camicie da notte,
leggeri chiffon verdi con un leggero accenno di pizzo. Hanno mai veramente indossato delle camicie da
notte? Sono mai restate sveglie tutta la notte insieme? E in nome di Merlino, cos'è questo gocciolio?
"Ma Ciss," mormora Carmina. "È così tutto perfetto."
"So cosa dovremmo fare," dice Ermine.
Un secondo dopo un gigantesco cuscino verde imbottito di bianche piume morbide colpisce una parte
della testa di Narcissa.
I sotterranei eruttano in un'esplosione di cuscini, risate, schiamazzi e strappi di pizzi e di chiffon, lembi di
tessuto che volano, unghie smaltate che afferrano la biancheria vellutata. Narcissa prontamente si
dimentica che cosa stava pensando -- non poteva trattarsi di una cosa molto importante, no? -- mentre
tenta di colpire con la federa di raso la faccia impeccabilmente truccata di Ermine.
Stanno ridendo come nessuna giudiziosa ragazza Serpeverde abbia mai fatto, quando un tuono è seguito
da un forte schiocco e tutte le torce si spengono.
"Ciss?" sussurra Carmina.
"Non vedo niente," replica Narcissa.
Ermine urla.
E poi, silenzio.
"Lumos," dice Narcissa, puntando la sua bacchetta accanto al letto e tentando di pensare chiaramente.
Un piccolo cerchio di luce gialla esce fuori dalla punta della bacchetta. Carmina le salta addosso,
afferrandole il braccio libero, il suo labbro inferiore sta tremando.
Bellatrix ed Ermine sono scomparse.
***
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"E come potete vedere," dice James, "l'arte di intagliare la zucca non è così ‘fottutamente stupida’ come
pensate." Questo non è, decide mentre svuota la sua zucca dai semi e mentre si toglie i semi di zucca
dalla narice sinistra, come dovrebbe essere fare il Caposcuola.
Prima di tutto, non c'era così tanta sostanza arancione coinvolta nelle sue limitate fantasie assolutiste.
Secondo, non era, in queste fantasie, accompagnato da tre ridacchianti prefetti del quinto anno che
pensano di saperla lunga. Terzo, Lily di solito lo fissava in adorazione; non si stava sfilando la polpa dai
capelli e non era generalmente inutile.
"Non serve a niente," l'informa. "Ti si appiccicherà e i tuoi capelli diventeranno tutti rigidi."
"Suppongo che tu lo sappia," dice bruscamente. Sembra, per la prima volta nell'intera esperienza di
James con Lily Evans, piuttosto rossa e poco attraente. Inoltre, c'è della polpa di zucca sulle sue ciglia. È
tutto straordinariamente disorientante.
"In realtà," inizia, alzando un dito; potrebbero litigare sul serio, tranne che, a questo punto, un prefetto
corvonero -- di cui James non si è ancora scomodato di impararne il nome -- tossisce educatamente e
dice, "scusate, ehm, non voglio essere maleducato, ma le stiamo intagliando, ehm, per introdurre gli
studenti del primo anno alle gioie della tradizione di Halloween e delle vacanze a Hogwarts in generale,
giusto?"
"Sì," grugnisce James, affondando il coltello nell'occhio dipinto della zucca con troppo entusiasmo. "Ci hai
preso. Brav'uomo. Continua così, potresti diventare Caposcuola un giorno."
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"Ehm," dice il Corvonero. "E... gli fornisce ricordi splendidi e gli procura una gioiosa meraviglia infantile,
vero?"
"Così è stato per me," dice James in modo annoiato, guardandolo. "Senti, è una parte molto importante
della Festa e lo so che sembra stupida ma è davvero un gran divertimento e piace ai bambini. Fa un
bell'effetto."
"... Certo," concorda il Corvonero, molto lentamente. James nota, per la prima volta, che gli sguardi dei
Prefetti riuniti si sono trasformati da divertimento represso a orrore trasparente. Il tuono rimbomba
minacciosamente. "Quindi, allora... a che serve il sangue?"
James si volta. Dal manico del suo trinciante che è diventato all'improvviso estremamente lucido,
scorrendo evidentemente dall'ammaccata scorza arancione della zucca stessa, è gocciolata un'enorme
pozzanghera di qualcosa di rosso e denso. Odora in modo sconcertante di carne. Mentre James la fissa,
non comprendendo, un altro rombo di tuono scuote il vetro delle finestre e le luci si spengono.
La faccia abbozzata di Jack Lanterna, congelata nella luce blu del lampo, sembra all'improvviso
assolutamente terrificante. C'è un suono come un sussulto -- e può sentire Lily, sul punto di togliersi
delicatamente un filo di polpa dall'orecchio, irrigidirsi dietro di lui nell'oscurità densa e silenziosa.
"Oh," dice James, attentamente, nel silenzio improvviso. "Quello. Bambini! Sapete. Sanguinari. Lo
adorano. Ehm--"
Le candele lentamente ritornano in vita, tremolando. James si guarda attorno. Il sangue si è raggruppato
intorno alle sue scarpe ora e sfiora l'orlo della gonna di Lily e quel che è peggio-I tre prefetti sono scomparsi. Lui e Lily sono soli nella sala piena di zucche smembrate, che
improvvisamente sembrano molto larghe e molto scure agli angoli.
"Che è successo?" sussurra Lily.
"Questo non va bene," dice James, con grande convinzione. "Non va bene affatto."
"Cosa c'è dentro quella zucca?" chiede Lily, avvicinandosi lentamente verso James nel buio.
Sorprendentemente, James non è emozionato dal fatto che sono vicini; è troppo occupato a domandarsi
quando la sua vescica cederà.
"Una mucca, evidentemente," riesce a dire James. "Ehm. Va bene. Non dovremmo andare nel panico."
"Non sono nel panico," dice Lily. Gli afferra la mano. Si fissano. "Sto semplicemente cercando un qualche
tipo di conforto fisico," mormora Lily. "Non significa nulla. Non dovremmo condividere questo momento
intimo come qualcosa di passionale, rivelatore o persino interessante. Dalla zucca sgorga del sangue e ti
sto tenendo la mano. Va bene?"
"Va bene," concorda James. Non ha la minima idea di cosa stia cercando di dirgli. "Ma non dovremmo
andare nel panico."
"Beh," dice Lily. "Cosa dovremmo fare?"
"Qualunque cosa stia accadendo," dice James, "non siamo disarmati!" Agguanta la sua paletta per
togliere i semi di zucca e la brandisce sopra la testa in modo trionfante.
"James Potter," dice Lily, "sei davvero qualificato per de-seminare il male."
***
Peter sta seduto davanti ad un boccale di sidro bello caldo quando le luci si spengono. Fortunatamente, le
sue mani sono già sul boccale di sidro. Ne beve un lungo sorso, si asciuga i baffi da sidro dal labbro
superiore e sospira felicemente.
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"Allora, ehm," dice Sirius. "Questo è un po' terrificante, vero?" Certo, non sembra terrorizzato. Ha ancora
l'aspetto un po' bagnato, sebbene ora stiano seduti davanti al fuoco da ben quindici minuti. "È tipo essere
nel bel mezzo di un brutto sogno, così ha più senso, eh?"
"Penso che il fulmine fosse un po' troppo, personalmente," mormora Remus. Smuove le braci in modo
annoiato. "Se conti i secondi che passano tra di loro, arrivano a una velocità abnorme. Non è naturale."
"Remus," dice Sirius. "Moony. Tu stai per morire, io devo stare attento ai corridoi e ti metti a discutere su
quanto velocemente i fulmini dovrebbero o non dovrebbero arrivare?"
"E il tuono," aggiunge Remus. "Hai mai sentito un tuono del genere?"
"Abbiamo offeso i cieli," ragiona Sirius. "Non sei nemmeno un pochino eccitato?"
Remus sbircia da una delle finestre. La pioggia sbatte contro il vetro, le nuvole sono così condensate
attraverso il cielo che non si riesce a scorgere nessuna luce splendere. Solo il tremolio orrendo e spettrale
delle fiamme nel camino fa vedere a Remus le sue dita davanti a lui e il viso di Sirius, distintamente
spigoloso nella strana luce. È inquietante, deve ammettere, ma non sembra reale. Non interamente. Le
foglie di tè erano il primo indizio, sebbene Remus non sia ancora sicuro che questo sia un mistero. "Beh,"
dice, pensando ad alta voce, "tutti gli altri sono assenti. A meno che non siamo noi quelli che sono spariti.
È possibile?"
"Non può essere," dice Sirius, dall'aria virilmente coraggiosa.
"Perché no?"
"Beh," spiega Sirius, "beh, perché siamo noi!" E dunque, presumibilmente, gli eroi. Nell'enorme dramma
allegorico che sembra essere la vita di Sirius, per lui ha senso fare l'eroe. Remus, però, ha più buon
senso ed è più che consapevole di essere il compagno con i libri che sta nel fondo ad essere una buona
influenza con un accento snob e che poi verrà ucciso tragicamente proprio prima del climax. "Inoltre, non
siamo spariti, siamo nella sala comune," fa notare Sirius. "Scommetto che sono tutti a un qualche grande
party segreto. Mezze seghe. Andiamo a dargli la caccia?"
Remus lo osserva funestamente. Dare la caccia alle persone mancanti è il miglior modo possibile per farsi
divorare. Senza contare che dovranno passare per i corridoi. Se il Dottor Frankenstein, per esempio,
fosse restato nella sua sala comune a mangiare focaccine, avrebbe tenuto probabilmente fuori dai guai
un gran numero di persone. "Sono sicuro che ritorneranno."
"Moony!" sbuffa Sirius. "Non avrei mai pensato che tu fossi così superstizioso. Come una vecchia
signora."
"Non lo sono," protesta Remus. "È solo -- sembra tutto così strano, no? Non voglio dire strano in modo
sovrannaturale, voglio dire come in un film. Come se fosse tutto per l'effetto. Non lo senti?" Manco a farlo
apposta, una corrente d'aria dalla porta agita le tende delicate intorno alla finestra, che si gonfiano
drammaticamente sulla testa di Remus. Remus le combatte per un po', domandandosi se morirà
soffocato dalle tende, se quella sarà la sua morte drammatica predetta dalle foglie di tè. Alla fine, Sirius
lo sbroglia, prendendogli la testa in entrambi le mani e facendo una faccia sinistra. "Sembri un demente,"
mormora Remus. "Odori di burro e di cane bagnato."
"Anche tu," dice Sirius. "Beh, la parte del burro. Dai! Non faremo niente se rimaniamo qui davanti al
fuoco a combattere gli attacchi delle tende assassine. Dobbiamo partire. Dobbiamo essere coraggiosi.
Dobbiamo affrontare il nostro destino e trionfare."
"Dobbiamo lanciarci di testa nella morte," lo corregge Remus. "È quello che vuoi, no? Le hai lette le foglie
di tè. Sai cosa hanno detto. Sembra proprio stupido andare in cerca del disastro in questo modo."
"Vero," concorda Sirius. "Le ho lette. Ma non mi dicevano che stavo per morire, no?" Sirius sogghigna.
"Dai, non ci avrai mica creduto, vero? Da quando le foglie di tè si sono spiegate nei dettagli per noi? È
sempre ‘questa forma chiazzata potrebbe significare o che avrai una lunga vita di felicità o che morirai a
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causa di schifosi foruncoli o che esploderai senza alcun avvertimento sotto la luna a falce.’ Non è mai
‘salve amici, come va, godetevi la vostra morte imminente.’"
"Beh," ammette Remus. "Suppongo di sì."
"E come ho detto," ripete Sirius. "Tutto quello di cui io devo aver paura è del corridoio!"
"Spero che ci sia un mostro gigantesco con i piedi puzzolenti nel corridoio," mormora Remus, "che ti
aspetta. Spero che passi l'eternità tra le dita dei suoi piedi."
"Posso sempre lasciarti qui e ritornare," propone Sirius.
Il tuono rimbomba in modo infausto.
"No," lo assicura Remus. "No, va bene. Vengo con te."
***
***
"È davvero fantastico," dice Frank Longbottom, "il modo in cui la luce si riflette sulla tua testa." Punta
la bacchetta, che risplende debolmente, sulla testa rasata di Kingsley Shacklebolt e guarda la luce che
emana.
"Mi sta infastidendo," dice Kingsley semplicemente.
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"Giusto," dice Frank, e allontana la bacchetta. "Stavo solo facendo un'osservazione. Sulla tua testa. Sai,
non sembri molto amichevole oggi."
"Non amo le persone che fanno luccicare cose sulla mia testa," dice Kingsley.
"Non ne capisco il motivo," dice Frank tristemente. "Che spreco. È praticamente uno specchio. Mi ci posso
specchiare. Ehilà, Frankie!"
"Vattene via, Longbottom," dice Kingsley.
"Dove?" chiede Frank, ragionevolmente. Solo un momento fa, loro due si trovavano nel capanno di
Quidditch circondati da tutti gli altri Capitani e Vicecapitani per un incontro di pre-stagione; ora, il
capanno è vuoto e molto, molto buio e le uniche cose che rimangono del loro incontro sono i molti
appunti, tutti sparpagliati sul pavimento. Pigramente, Frank ne raccoglie uno; Assicurarsi di barare, dice.
Barare barare barare barare.
"Non mi importa dove," mormora Kingsley. "Vai in quell'angolo."
"Dai un'occhiata a questo," dice Frank. "Deve essere di un Serpeverde."
Kingsley inclina in modo regale la testa, lo legge, e poi lentamente si alza in piedi. È un processo
impressionante, qualcosa come guardare una valanga che tenta di assestarsi. "Vado fuori," dice.
"Io non lo farei," avverte Frank. "Sta piovendo a dirotto. E ricorda che sei persone sono appena svanite
davanti ai nostri occhi. Questo non ti fa, sai, innervosire?"
"No," dice Kingsley.
Frank lo deve ammettere: ha colto il punto. Se fosse Kingsley, neanche lui sarebbe nervoso. C’è qualcosa
di Kingsley che suggerisce che probabilmente lui non sarà mai nervoso. Fa innervosire le altre persone
invece. Tutte intorno a lui usano qualsiasi scorta disponibile di nervosismo che hanno, mentre si muove in
mezzo a loro, perfettamente tranquillo. "Allora," deglutisce Frank. "Te ne vai, allora? Che succede se vieni
fulminato? O colpito da un tuono? Cosa succede se scompari? O se io scompaio? Dove andrò? Cosa farò?"
"Frank, caro," dice Kingsley, "me ne infischio."
Fa un lungo passo fuori nella pioggia, la quale sta venendo giù forte e subito si ritrova bagnato.
Sollevando una mano per proteggere gli occhi, ispeziona il campo di Quidditch. All’orizzonte un incredibile
fulmine squarcia il cielo in lontananza. Il vento ulula come un cane morente. Sta immobile sul terreno,
piedi piantati distanti l'un l'altro, e dalla sua grande altezza abbassa lo sguardo sul mondo, che sembra
essere giunto sull’orlo dell’apocalisse.
"Bene," decide Kingsley ad alta voce, "tutto il mondo sta impazzendo." Ma non lui.
Ritorna al capanno di Quidditch e trova la porta che oscilla libera su un perno e Frank Longbottom
scomparso.
"Beh," dice Kingsley a Severus Piton, che sembra aver preso il posto di Frank. "Tu non sei Frank."
"Un fatto per il quale ringrazio il Fato tre volte al giorno," grugnisce il Serpeverde, arrampicandosi sui
suoi piedi. Kingsley fissa intensamente il suo naso. Anche lui ha ringraziato frequentemente qualunque
Potere Supremo esistente di non essere Frank Longbottom; il che non significa che apprezzi i piccoli
mocciosi serpeverde piagnucoloni che lo fanno.
"Non apprezzo alcun piccolo moccioso serpeverde piagnucolone che insulta il mio buon amico Frank,"
dice, in modo impassibile.
Piton sembra realizzare, per la prima volta, a chi si sta riferendo in modo così rude. Fa scorrere
lentamente il suo sguardo dai piedi fino agli occhi di Kingsley. Ci mette un po'.
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"Comprende?" Kingsley piega la testa da un lato. È stranamente ragionevole.
Piton annuisce senza parole.
"Bene," dice Kingsley. "Forza. Andremo fuori."
"Ma--" inizia Piton, e poi dice, in una voce molto lieve, "fuori, hai detto?"
"Sta solo piovendo." Le persone sono dei tali idioti. Kingsley è consapevole, in modo distante, di essere
più una forza della natura che uno studente, e quindi, personalmente, non ha niente da temere dalla
tempesta o dalla grandine o dall'alluvione in aumento. La cosa che ha più problemi a capire è come fanno
le altre persone a non avere la sua particolare prospettiva sulla vita. Fa capolino nella tempesta. Qualche
albero morto, di cui è completamente sicuro che non ci fosse questo pomeriggio, stride minacciosamente
nel forte vento.
"Oh," dice Piton. "Non -- non capisco il motivo per cui dovrei venire con te."
"Perché," dice Kingsley, lentamente, ragionevolmente, come se stesse parlando ad un bambino, "te l’ho
detto io."
Un bagliore di un fulmine appare fuori della finestra. Probabilmente rimbalza come un magnifico arco
sulla testa calva di Kingsley. Frank si sarebbe divertito.
"Oh," mormora Piton di nuovo. "Molto bene, allora. Sotto costrizione. Agli ordini."
"Bene," dice Kingsley.
La luce che splende sulla sua testa li riconduce a scuola.
***
"Sirius," dice Remus. Nessuna delle torce nei candelabri lungo i muri è accesa.
piangendo, gridando per il dolore o per la gioia o per la rabbia. Gli unici rumori
tempesta, dal vento che si getta contro le mura o dalla pioggia che sbatte
fondamenta del castello che stridono con la ferocità di qualcosa che non può
naturale. "Sirius."
Nessuno sta ridendo,
sono quelli fatti dalla
sulle finestre o dalle
essere un fenomeno
"Non sei spaventato, vero?" sussurra Sirius. C'è una certa riverenza nel suo tono per questa situazione.
Stanno sfidando le foglie di tè. Solo adesso riescono a capirlo. L'oscurità si propaga davanti e dietro di
loro, su e giù per l'angusto corridoio. "Owoooooooooo."
"No," beffa Remus. "Tu dovresti esserlo."
"Pff," sbuffa Sirius. "Non ho paura di nulla."
Remus, che a mala pena riesce a vedere la bacchetta di Sirius che brilla davanti, fa qualcosa di stupido.
Forse è la pioggia, o il fulmine, o il leggero odore di zucche marce che pervade l'aria gelida e umida.
Forse è la minaccia di una morte incombente. Forse è l'atteggiamento arrogante di Sirius. Dopo non
ricorderà quale spirito gioioso l'abbia impossessato, ma adesso affretta la sua andatura silenziosa, tira
fuori la bacchetta e mette entrambi le mani sulla schiena di Sirius.
"AUGH!" grida Sirius.
Cade calciando.
Remus lo segue poco dopo, quando i piedi di Sirius si connettono con i suoi stinchi.
"Augh," concorda Remus.
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"AGH -- oh." Sirius, le cui dita si sono imbattute con il naso peculiare di Remus, si siede, arruffato e
ristabilito. "Sei un bastardo, Remus Lupin," sibila, "un bastardo e un fetente. Spero che qualunque cosa si
nasconda in questo corridoio mangi la tua testa."
"Non lo farà," dice Remus allegramente, "il Mostro del Corridoio vive per te e te solo."
"Attento," brontola Sirius. Dall'oscurità provengono i rumori di un nobile scompigliato che si tira su,
scarpe che strascicano sulla pietra e il pat-pat-pat di qualcuno che rispolvera in modo energetico le
maniche. "Mi vendicherò quando meno te lo aspetti. Oi, mi hai fatto perdere la bacchetta, insopportabile
mezza sega. Accendi la tua."
"Sì, lo faccio," mormora Remus, irritato, e poi si rende conto che la sua mano è vuota. La fissa, in modo
ebete, per circa un minuto prima di accettare che semplicemente non riesce a vedere nel buio
oppressivo. "Oh -- cavolo."
"Non di nuovo," geme Sirius. "Tutto perché non hai saputo resistere ai tuoi impulsi infantili! Malvagio lupo
mannaro. Spietato e feroce figlio dell'oscurità."
"Shh," sibila Remus.
"Non c'è neanche nessuno in giro!" dice Sirius bruscamente, ma suona impacciato.
Remus preme la sua faccia tra le mani. Pensa, Lupin, pensa. "Non possono essere andate lontano," dice,
voce più calma. "Daremo un'occhiata in giro e prima o poi troveremo qualcosa."
"Tu dai un'occhiata in giro," dice Sirius. "La morte mi sta aspettando qui."
"Pensavo che non avessi paura di nulla," rammenta Remus. "Va bene. Guardo io." È contento che le luci
non siano accese. Nessuno che striscia in giro a gattoni può sembrare attraente, con il suo posteriore per
aria e con la polvere su per il naso. Non che questa sia quel tipo di situazione in cui è richiesta attrattiva;
è una situazione in cui la fortuna cieca e la disperazione devono prevalere. Brancola nell'oscurità,
domandandosi se, da un momento all'altro, una mano scheletrica gli afferrerà il polso. La morte sta
aspettando.
"Continua a parlare, Moony," dice la voce acuta di Sirius, alla sua sinistra. "Dì qualcosa. Qualsiasi cosa.
Recita della poesia. Non ti prenderò in giro."
"Non riesco a pensare a nulla," sussurra Remus.
"Oh mio Dio," dice Sirius. "Stiamo per morire, vero? Questo è il tuo modo di dirmelo. Non ricordi nulla.
Moony, senti, c'è qualcosa che ti devo dire prima arrivi la nostra ora."
"Disgustoso," mormora Remus. "C'era qualcosa di bagnato -- stai ancora gocciolando?"
"Remus, ascoltami, questo è molto importante--"
"Eccola!" Remus agguanta la sua bacchetta in modo trionfante, tendendola in alto sopra la testa.
"Lumos!" Una luce debole fluttua dalla sua mano che è, in modo disturbante, rossa e appiccicosa. "Salve,
quello è sangue o succo di mirtillo palustre?" Si volta per fronteggiare Sirius, bacchetta che oscilla tra di
loro. "Beh? Che c'è?"
Sirius esita, socchiudendo gli occhi. "Ho macchiato di cioccolata il tuo maglione," dice, distogliendo lo
sguardo. "Il tuo preferito. Quella luce davanti alla tua faccia ti fa sembrare il naso enorme. Come un
delfino grande e grosso che sporge dalla tua testa."
"Il mio maglione preferito?" ripete Remus, stupito. "Non quello verde? Con il buco per il pollice nella
manica?"
"Oh," dice Sirius, debolmente. "Ho detto quello? Sai, non sono sicuro che moriremo veramente, quindi
non penso che conti--"
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"Conti?" dice Remus bruscamente. "Come confessione? Il mio maglione preferito!"
"Va bene, sono un bastardo," concorda Sirius. "È succo di mirtillo palustre? Da dove l'abbiamo preso il
succo di mirt... oh... Dio..."
Remus sente il suo stomaco riempirsi di qualcosa di freddo e pesante. Sirius sta guardando proprio sopra
la sua spalla, occhi grigi sgranati in orrore, la luce ondeggiante che balla follemente sopra il suo viso.
Attenzione ai corridoi! strilla una voce nella testa di Remus. Fa i tuoi saluti ORA!
Lentamente, angosciosamente lentamente, Remus si volta.
Qualcosa di immenso si lancia addosso a lui e affonda i denti nella sua gola. Remus apre la bocca come
se stesse per urlare ma la cosa è sulla sua gola, sulla sua schiena, enorme e pensante e stai per MORIRE
e-"Voglio succhiave il tuo saaaangue," sibila Sirius in toni sepolcrali, molto vicino al suo orecchio.
"Stai per morire," dice Remus.
"Chi lo dice?" dice Sirius. "No, a parte le tazze di tè. È farcitura di fragola, comunque. Ho una torta sotto
la camicia. O ce l'avevo, prima che decidessi di placcarmi."
"Ho appena vomitato dentro," dice Remus, la sua voce sta tremando. "Sto per vomitare fuori. Perché
avevi una torta sotto la camicia? Non mi interessa. Oogh. Levati di dosso."
Sirius si toglie, occhi che danzano in modo malvagio. Remus cerca di tenere ferme le mani mentre si
accarezza il sedere dolorante. Suppone che se lo meriti -- rivalsa, dopotutto -- ma si sente come se il
cuore gli stia per esplodere fuori dal naso. Non c'è bisogno di dire che ci sarebbe spazio sufficiente.
"Andiamo." Sirius cerca di calmarlo, dandogli una pacca sulla schiena. "Almeno non ti sei bagnato
addosso o pianto come una ragazza o urlato come James o fatto qualcosa di imbarazzante come quello."
"Hai rovinato il mio maglione e penso che tu mi abbia ucciso," dice Remus. Non dice sul serio. Non dice
mai esattamente sul serio, eccitato, segretamente, dall'improvvisa accelerazione del battito cardiaco e dal
calore del sangue alle tempie. Quel che importa è fare un grande spettacolo di protesta per il trattamento
crudele. È un prefetto, dopotutto. Ha una reputazione da mantenere, ha le futuri generazioni di lupi
mannari dai larghi nasi e dai posteriori tenaci a cui indicare il cammino. Simili ferite come un sedere
ammaccato e un cuore esploso sono la norma. Il suo respiro si sta già stabilizzando, la luce nei suoi
occhi, una chiamata da un qualche demonio lontano e affamato, si sta affievolendo. "Una simile crudeltà
deve essere punita."
"Bu buuu," dice Sirius, agitando le dita. "Spettrale, vero?"
"Sei più terrificante quando cerchi di non esserlo," mormora Remus seccamente. "Molto di più."
"Andiamo," dice Sirius. "Siamo quasi alle cucine. Puoi prendere il mio braccio, se vuoi. Potrei metterti
sopra la mia spalla e tenerti al sicuro."
"Squish," mormora Remus, facendo crollare la mano come, spera, un grosso e puzzolente piede da
mostro.
"Beh, ho bisogno di una damigella," spiega Sirius. "Una damigella in pericolo. Senza dubbio ci sono
stupide trappole che vengono poste da invisibili mani di malevolenza mentre parliamo. Stiamo perdendo
tempo! Le teste possono rotolare! Voglio una fetta di torta o qualcos'altro, tutta questa agitazione mi ha
fatto venire un certo languorino."
"Non hai bisogno di più torte," mormora Remus. "Hai della torta tutta sul davanti della tua camicia.
Sembra che ti abbiano accoltellato. Perché tieni sempre il cibo nei tuoi vestiti? Sai, alcune persone lo
tengono in una credenza, o in uno zaino, o almeno non sotto la loro ascella, per amor del cielo."
12
"Accesso facile," dice Sirius allegramente. "Whoops! A sinistra qui, Moony, non girovagare da solo. Bu bu
settete!" Fa una ridicola faccia strabica.
"Squish," dice Remus. Corruga le ciglia in quello che spera sia un modo malvagio e intimidatorio. "Squish,
squish."
***
Peter è stanco del sidro adesso. Ecco perché è fortunato che i suoi elfi domestici abbiano cominciato a
portargli invece la cioccolata ed eccitanti bevande al gusto di zucca. Emozionati dalla prospettiva di un
tale entusiasta -- ed evidentemente senza fondo -- essere che non è Sirius sul quale testare le loro ultime
ricette, non hanno fatto altro che imporgli cibi interessanti nell'ultima ora. Imporre forse è la parola
sbagliata. Peter dà un morso a qualcosa di blu e annuisce in modo elogiativo.
"Vado al gabinetto," informa il capo elfo delle cucine, che annuisce e fa un inchino così profondo che la
sua piccola testa sfiora il pavimento, facendogli strada nella giusta direzione.
È la giornata migliore che abbia mai avuto.
***
***
13
"Allora," dice James. Lily lo guarda torvamente. "Beh, non è colpa mia," mormora. "Non vedo come
potrebbe essere possibilmente colpa mia."
"Non lo è," dice Lily bruscamente. "Non sono arrabbiata con te. Sono spaventata."
James la fissa. Non sembra spaventata. Sembra rosea sulle guance e pronta a prendere a pugni qualche
burlone offensivo. È sorpreso di essere ancora vivo, francamente, e non per le pozzanghere di sangue su
tutto il pavimento o per il fatto che, negli ultimi cinque minuti, le zucche abbiano cominciato a muoversi
veramente. "Uhm," dice James. Cerca di distogliere lo sguardo ma riesce solo a muovere le labbra in
modo poco attraente. "Non sembri davvero spaventata, sai."
"Sono terrorizzata," sibila Lily. "Credimi."
"E hai un tono arrabbiato," aggiunge James. "Sicura di non essere arrabbiata? Potresti essere arrabbiata.
È meglio che essere spaventata. Terrorizzata." Si sofferma. "Io non sono spaventato." Si lecca le labbra.
"Beh, un po', penso. Ti piacciono gli uomini sensibili o i tipi forti e nobili?"
"James," dice Lily. "Penso tu sia nel panico. Quello che io sto facendo è non andare nel panico. Sembrare
arrabbiata mi aiuta."
"Ed è facile, vero?" dice James. "Ah ah, perché ci sono io qui. Ah ah. Ah?"
"La zucca si è mossa di nuovo," lo informa Lily. Sembra stanca. "Quella alla tua sinistra. Senti, ho semi di
zucca nei capelli, sul naso e anche nelle orecchie, penso, e il modo in cui ti stai comportando non è né
virile né rassicurante e uscire con Kingsley Shacklebolt è stato come uscire con una quercia gigantesca -che è, in verità, virile e rassicurante ma non è qualcosa che può entusiasmare una ragazza -- e proprio
ora, quando ho bisogno di qualcuno virile e rassicurante, ci sei tu, il che è ironico, vero, perché una
ragazza riesce a entusiasmarsi con te, ma la tua voce si è alzata di almeno un'ottava nell'ultima ora.
Quindi capisci, capisci cosa sto passando?"
James non ne ha idea. "Certo," dice James. "Io posso essere virile. Io posso essere rassicurante. Ho
salvato la vita di Piton!"
"Nessuno è più scioccato di me," replica Lily.
"A dire la verità, Piton," fa notare James, "era molto scioccato."
"Probabilmente," dice Lily con divertimento cupo. "Hai sentito qualcosa? Penso che i rampicanti si stiano
muovendo adesso."
Nell'angolo del campo visivo di James, un lungo tentacolo verde di un rampicante striscia in una posizione
curiosa. La pioggia sbatte contro le finestre.
"Così uscivate, tu e Kingsley," dice James, improvvisamente. "Lo chiameremo uscire. Ma nel passato?"
"Sì," dice Lily bruscamente. "Era, passato, come uscire con il Monte Kilimangiaro. Te l'ho detto."
"Oh," dice James, cercando di non sentirsi intensamente compiaciuto e fallendo.
"Mi racconterai mai cosa hai fatto?" chiede Lily, in una voce che si sforza di essere normalmente
indifferente e finisce da qualche parte intorno a Terrore Malamente Represso.
"Non c'è nulla che mi piacerebbe fare di più ma no," dice James. "Potrei inventare una storia se vuoi."
"È meglio che niente," ammette Lily debolmente. Uno dei suoi ginocchi sta facendo pressione su quello di
James, completamente per caso; può sentire il battito del cuore di lei attraverso la rotola, il che è
bizzarro e, ancora più bizzarro, confortante. "Inventati qualcosa. Possiamo sempre dar fuoco alle zucche
se fanno una mossa."
14
"Va bene," dice James, inghiottendo. I rampicanti si sono arricciati insieme ora, frusciando, come se si
stessero consultando. "Ehm. Come vuoi che inizi?"
"Era una notte buia e tempestosa," suggerisce Lily.
"Va bene," dice James. Un fulmine lampeggia e Lily sussulta un po' addosso a lui, i suoi capelli di un
odore dolce a pochi centimetri dal naso. "Notte buia e tempestosa. Stavo ungendo i miei muscoli
addominali nella Sala Comune, attirando l'attenzione di molte femmine di passaggio--"
"Non hai muscoli addominali," gli ricorda Lily e spinge un dito contro il suo stomaco per dimostrare che
ha ragione. "Vedi? Morbido, come un cuscino."
"Ce li ho," insiste James. Si comprime. Forza, squadra Potter. "Vedi? Non riesci a sentire? Ecco, proprio lì.
Quello è Stanley." Lily gli lancia solo uno sguardo. "In ogni caso, questa è la mia storia, e in essa, i miei
muscoli addominali venivano unti. Da me. Senza dire che c'era il clamore di quelle che volevano
assistermi."
"Certamente," mormora Lily.
"Certamente," concorda James. "In ogni caso, con i miei muscoli addominali appena unti e il mio aspetto
abbronzato e affascinante--"
"Pallido e scialbo," colma Lily.
"--giunse alla mia attenzione che Severus Piton era alla prese con un -- affogamento. Sì. Ecco.
Affogamento. Stava affogando. In ogni caso, tutto quello che devi sapere è che non è stata colpa mia, o
di Remus, o di Peter e diciamo nemmeno di Sirius, anche se non l'ha fatto apposta. E Piton è una vera e
propria mezza sega quindi merita di essere sgridato. Ma non di morire. Così dico a me stesso, dico, è ora
di essere l'eroe che hai sempre saputo di essere!"
"Ti sei messo in posa," propone Lily. "Hai esibito i tuoi denti smaglianti. Hai fatto brillare la luce
nell'angolo dell'occhio."
"Sette ragazze formose sono svenute," dice James. "Mentre mi affrettavo fuori dalla porta con indosso
nient'altro che il mio stile unto -- non c'era tempo di mettersi il costume da eroe -- ho pensato tra me e
me, non vedo l'ora che Lily Evans sappia delle miei azioni eroiche."
"Oh accipicchia," dice Lily. "Che cosa romantica."
"Beh, ho salvato la sua vita," dice James. "C'erano serpenti e sanguisughe ed era buio e tempestoso,
così, sai, fulmine." Un fulmine si abbatte su un albero vicino; deve essere così dal suono crepitante
proprio fuori dalla finestra alla loro destra e dal bagliore di luce troppo intenso: non può essere altro che
un albero ridotto in frantumi dalla forza della sua collera. "Inquietante, quello," mormora James. "Mi stai
tenendo la mano?"
"Penso di sì," dice Lily.
I loro occhi si incontrano per un imbarazzante momento. James non sa se guardare, pieno di sentimento,
nelle sue profondità verdi smeraldo o distogliere lo sguardo e non sembrare eccessivamente entusiasta.
Se questo è come sarà il resto della sua vita, forse farebbe meglio a lasciar perdere ora su come
imparare a non essere infatuato o, almeno, come fare a non mostrarlo. Perché le ragazze sono così
complicate, si lamenta. Perché vuole stare vicino a una ragazza quando tutto quello che succede mentre
sta vicino a lei aggrava solamente la sua evidente infermità mentale? Essere pazzo di qualcuno non è
bello o passionale o profondamente commuovente; è, abbastanza sorprendentemente, una pazzia. In
ogni caso, non riesce a capire perché fa questo a se stesso.
Lily gli stringe la mano.
Oh, pensa James storditamente. Ecco perché.
15
***
"Non c'è nessuno in biblioteca," sussurra Remus. I lunghi e alti scaffali hanno un aspetto minaccioso nelle
ombre, le copertine dei libri sembrano un esercito schierato davanti a lui, che aspetta. Si ritira, confuso e
disorientato. Quanto tutto il mondo impazzisce, la biblioteca è il suo paradiso. Ora, odora semplicemente
di vecchi libri e di fumi di oscurità, con un plip plip plip che proviene da qualche parte nelle sue
profondità, e chissà cosa nascosto chissà dove.
"Moony," dice Sirius, "non c'è mai nessuno in biblioteca. Ecco perché io volevo andare nelle cucine."
"C'è qualcuno, a volte," protesta Remus. "Come lo sapresti, comunque?"
Sirius ammicca e batte leggermente col dito un lato del naso. "Quelli sono i miei naturali poteri di
deduzione al lavoro. Dovunque tu passi la maggior parte della vita è destinato ad essere generalmente
sprovvisto di interazione umana. Il ragionamento fila. Inoltre, sul serio, Moony: la biblioteca."
"Un giorno ti farò capire," mormora Remus. "Comunque, devi ammettere che è stranamente priva dei
ragazzi che studiano all'ultimo minuto. E non ci sono coppie tra gli scaffali, o qualsiasi altra cosa. E
dov'è--"
Sta per dire Madama Pince quando qualcuno all'improvviso incombe di fronte a lui, piegato ed eroso
come un albero antico, occhi che si estinguono nell'oscurità. Remus cade all'indietro.
"Anghh!" urla Sirius, e gli afferra le spalle.
"Salve, ragazzi," sussurra l'apparizione, in una voce fragile come foglie secche, strusciandosi contro di
loro. "Non... avete paura di stare fuori dopo il calar della notte, vero?"
Remus fa un passo indietro. "Ma la notte non è calata," balbetta, scioccamente. "Era solo l'ora del tè
mezz'ora fa e solo perché è arrivata una tempesta non vuol dire, tecnicamente, che è calata la notte solo
perché fuori è buio. C'è una distinzione. La vede? Chiaramente, una significa che è passata l'ora per i sani
e i ragionevoli per restare svegli, mentre l'altra significa semplicemente che fuori è buio a causa di un
fenomeno naturale come la pioggia o un tornado."
L'apparizione sembra momentaneamente stupita.
Sirius afferra l'occasione con tutto il suo valore. "YERAUGH!" grida, evidentemente, decide Remus,
diventando completamente pazzo alla fine. Non un momento più tardi, Sirius si lancia in avanti, urtando
Remus per metterlo al sicuro, e dà un calcio all'apparizione sugli stinchi. La sua faccia bianca, con lunghi
e cascanti buchi neri per gli occhi e la bocca, non sembra così sofferente quanto confusa.
"Non avete paura di stare fuori dopo il calar della notte, vero?" ripete.
"La tua faccia sembra cera fusa!" strilla Sirius. "E indossi un lenzuolo!"
"Non avete paura di stare fuori dopo il calar della notte, vero?"
"Di nuovo," dice Remus, "devo veramente insistere di trovare un'altra terminologia per quest'ora del
giorno. Non abbiamo nemmeno cenato. Difficilmente può essere interpretata come un'ora tarda."
"Non avete paura di stare oogk achhk oooghk," farfuglia l'apparizione un'ultima, debole volta e poi
sparisce.
"Beh," dice Sirius, strofinandosi le mani in modo trionfante. "Siamo un'eccellente squadra. Moony e
Padfoot! Che combattono apparizioni di un fantasma alla volta. Tu li confondi con frasi lunghe e mentre
loro sono intontiti io li schiaffeggio come una ragazza. Che ne dici? Penso che abbiamo una carriera in
questo lavoro."
"Ho appena cercato di ragionare con qualcosa che voleva ucciderci," si rende conto Remus. "Vero?"
16
"Non sono sicuro che volesse ucciderci," dice Sirius dubbiosamente. "A meno che non avesse intenzione
di -- ripetersi fino alla nostra morte. Lo sai una cosa? Non mi piace questo Halloween tanto quanto quelli
passati."
"Sembra uno di quei orribili paperback," concorda Remus. "Con il nome dell'autore scritto in sangue
brillante sulla copertina. Penso che dovremmo parlare a Silente."
"Non abbiamo bisogno di Silente," grida Sirius drammaticamente, "poiché noi siamo Moony e Padfoot,
Acchiappafantasmi Straordinari! Cosa può fare Silente che noi non possiamo? Può intontire? Può calciare
sugli stinchi?"
"Oh," dice Remus dubbiosamente. "Penso davvero che forse dovremmo. Cioè, tutto mi sembra uno
scherzo non autorizzato."
Gli occhi di Sirius si allargano. "Credi? Nessuno tranne noi dovrebbe fare scherzi in questa scuola!
Dopotutto, chissà cosa staranno pianificando? Questo non dovrebbe essere permesso! È -- ecco, è
un'anti-unione e dovrebbe essere fermata!"
"Se lo dici tu," dice Remus.
"Carica," urla Sirius e si precipita in avanti.
***
La zucca aromatizzata, pensa Peter, è una delle migliori invenzioni del mondo. Il succo alla zucca
aromatizzata è migliore. Ingurgita l'intera tazza senza respirare, ed esala un'aromatizzata soddisfazione
di zucca. "Oh, Winky," dice, "sei fantastica." L'elfo domestico diventa di una strana tonalità di rosa a
righe.
"Winky non conosce nessuno a cui piacciono le Zucche tanto quanto piacciono al preside," dice. "Winky
ve ne farà di più!"
Peter si accarezza lo stomaco. "Oh, no grazie, Winky," dice. "Devo trovare i miei amici e mettermi il
costume."
Winky lo osserva amorevolmente mentre se ne va. "Vi metterò da parte dei toast!" La sua voce fa eco
dietro di lui.
Che giornata, pensa Peter. Che spettacolare giornata. Anche se le sale sono stranamente buie.
***
17
***
"Beh," dice Kingsley, "sembra che tutti se ne siano andati." La Sala Grande è vuota e sospettosamente
tranquilla. Non ci sono fantasmi che gli fluttuano accanto; nessun idiota del primo anno che sbatte contro
le sue gambe e cade per l'impatto; nessun Frank che pungola i suoi bicipiti per assicurare a una ragazza
del quinto che sono, in verità, più solidi della roccia. Bello, tranquillo ma molto strano.
"Che impressionanti poteri di deduzione," mormora Piton. "Come ci sei arrivato?"
Kingsley rivolge i suoi occhi scuri e seri al volto smunto e olivastro di Piton. Fa schioccare le nocche di
una mano contro il palmo dell'altra. "Sembra che tutti se ne siano andati," ripete, in un tono che implica
così nessuno ti sentirà urlare.
"Non c'è davvero nessuno qui," concorda Piton. "Non c'è nessuno, proprio nessuno."
"Esattamente," dice Kingsley.
"Sai," dice Piton in modo stridulo, "stavo pensando a quanto utile vorrei essere. Cosa posso fare per
essere utile?"
"Non penso tu sia sincero," dice Kingsley.
"Non riesco a immaginare come mai hai quest’impressione," dice Piton, lanciando occhiate veloci a destra
e a sinistra.
Dal fondo del corridoio, si sente un fragore. Suona come un armadio che è caduto.
"Andiamo," ordina Kingsley.
"Oh," dice Piton, "suvvia, Shacklebolt, sei sicuro? Sleale Serpeverde! L'ultima persona che vorresti che ti
guardasse alle spalle."
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"Non ho bisogno che mi guardi alle spalle," gli rammenta Kingsley. Probabilmente il campo visivo di Piton
non combacerebbe affatto con le spalle di Kingsley ad ogni modo. "Sto tenendo d'occhio le tue spalle. E il
resto di te. Andiamo."
"Oh," dice Piton di nuovo, miserabilmente.
Kingsley avanza a grandi passi mentre Piton cammina strascicando dietro di lui, lanciando sguardi furtivi
e bramosi alla finestra.
"Non ti agitare," dice Kingsley. "Quinto piano."
***
"Allora," dice James. "Per quanto pensi durerà?" Le zucche non provano nemmeno ad essere elusive, ora,
sobbalzando lungo le estremità dei tavoli e sul pavimento con bocche spalancate e denti appuntiti. James
gli ha dato quei denti. Suppone che dovrebbero essergli grate e non cercare di ucciderlo. "Prima che ci
mangino e i ratti si servano dei nostri resti, voglio dire."
"Non accadrà," dice Lily. "Non sarò uccisa dalle zucche. Questo è ridicolo. Dove sono tutti? Cosa sta
succedendo? Perché mi sento come se fossi intrappolata in un romanzo scadente?"
"Potrei strappar via il tuo corsetto," fa notare James, "ma non lo farei, certo."
"Ancora," mormora Lily. "Chissà quanto sarai disperato prima di morire."
"Possiamo sempre saltare fuori dalla finestra," suggerisce James. "Cioè, lo so che è un salto bello lungo e
probabilmente ci spezzeremo tutte le ossa in corpo, ma le zucche hanno bloccato tutte le possibili uscite e
sono davvero preoccupato per quelle cose rampicanti. Giuro che non erano qui quando siamo entrati."
"E le zucche non stavano cercando di ucciderci quando siamo entrati!" aggiunge Lily, un po' isterica.
"Dico, dobbiamo -- non so, fargli prendere fuoco! Ucciderle! Tagliarle in piccoli pezzettini!"
Un ringhio collettivo sale dalle zucche guerriere. "Penso," sussurra James, "penso che tu le abbia fatte
arrabbiare ancora di più."
"Questo è ridicolo," dice Lily bruscamente. "Abbiamo le bacchette. Abbiamo i trincianti per le zucche.
Siamo -- siamo studenti del Settimo Anno! E pensare che stiamo seduti qui, acquattati in un angolo,
quando potremmo -- no, dovremmo -- entrare in azione!" Si alza, guance arrossate, capelli disordinati,
se non piuttosto attaccaticci intorno al suo viso. James si sente debole nelle ginocchia. "Andiamo,"
comanda Lily, afferrandolo fermamente per la mano e muovendo la bacchetta davanti a lei.
"Giusto," dice James. "Giusto! Solidarietà! Forza! Dannate zucche! A tutta birra!"
Qualcosa sotto il suo piede sinistro fa cic ciac. È una delle zucche che ha intagliato uno studente del
primo anno, con una faccia sbilenca e narici irregolari. Un pezzo del suo occhio sinistro lo fissa in modo
riprovevole.
"L'ho uccisa," dice James, stupito. "L'ho uccisa con il mio piede."
"Kingsley," dice Lily, "ne avrebbe uccise venti a piedi nudi senza battere ciglio."
James guarda la zucca. Guarda il suo piede. Entrambi sono un polposo pasticcio arancione pieno di semi.
Guarda di nuovo la zucca. Tutto nella sala sembra sospeso nel tempo, sull'orlo della grandezza o del
totale fallimento. Anche le zucche viventi lo stano osservando con grandi occhi vuoti, in qualcuna la luce
della candela tremola perfino. "Beh," dice James finalmente, "non calpesterò quelle che possono darmi
fuoco."
"Smettila di parlare," dice Lily.
19
"Giusto," concorda James. "È ora di fare qualche torta di zucca."
***
"Ahio," dice Sirius. "Ci sono sempre state così tante armature qui? Giuro, erano lungo il muro, non in
mezzo al maledetto corridoio!" Remus si china per aiutarlo, togliendo un gomito di metallo dalla sua testa
e scavando attraverso l'ammasso di corazza, lo spadone e lo scudo per trovare la mano di Sirius e tirarlo
su. "Non è sempre stato così," insiste Sirius. "Non lo è stato."
"A dire la verità," dice Remus, "penso che si stesse muovendo. Verso di noi. Tu gli eri d'intralcio,
ovviamente. Eroico. Fantastico. Dovremmo trovare Silente subito. Non avremmo sempre una fortuna così
sfacciata che ci salvi."
"Attenzione ai corridoi, nel culo di mia zia Agnes," mormora Sirius. "Attenzione alle dannate armature che
ti assalgono con uno spadone. Potevano anche scriverlo, ma no."
"Foglie di tè," rammenta Remus. "Mai affidabili, vero? Non credo che ci fosse abbastanza spazio nella
tazza per tutte quelle parole."
"Avrebbero potuto scriverlo in piccolo," fa notare Sirius, "se -- sai, penso che ci siano altre tre armature e
penso che stiano venendo da questa parte, e se mi aiuti a far uscire il mio piede da questo elmo, allora
potrò correre come un bambino e te ne sarò per sempre grato--"
"Sento un rumore metallico," sussurra Remus. "È inquietante. Davvero, questo è assurdo. Per quanto a
lungo durerà questa tempesta? Dovrai rinunciare a quella torta -- se la lasciassi andare, allora potresti
usare la mano per togliere il piede da lì -- dai, devi aiutarmi!"
"Ascia!" sibila Sirius. "Ha una grande e grossa ascia! Moony -- yaugh!" Con queste ultime parole
dolorosamente confuse, traballa e crolla magnificamente sulla prima armatura e cade indietro a gambe
all'aria, trascinando Remus con lui.
***
"Narcissa, ho paura," piagnucola Carmina, spingendosi contro la coscia di Narcissa. Le loro dita sono
intrecciate. Narcissa non può fare a meno di pensare che, in una situazione come questa, quello di cui ha
bisogno sia più vodka. "Ho tanta paura. Cosa facciamo?"
"Non lo so," dice Narcissa, irritata. "Come faccio a saperlo?"
"Sei un prefetto," bisbiglia Carmina mentre l'osserva con occhi azzurri tremanti. "Sei così ben informata e
-- e ti ho sempre ammirato, lo sapevi?"
"Questo è ridicolo," dice Narcissa bruscamente, togliendo violentemente la mano dalla vita di Carmina,
dove è in qualche modo vagata. "Non mi piaci nemmeno. Io non ti piaccio."
"Beh, forse è per questo che è accaduto tutto ciò," fa notare Carmina, rannicchiandosi addosso a
Narcissa. "Due ragazze con nulla in comune, che hanno preso parte ad almeno due pesanti lotte graffianti
che coinvolgevano l'acqua o il fango, le cui personalità -- e fisici -- sono diversi ma tuttavia
complementari, piazzate in una situazione nella quale tutto quello che possono fare è lavorare insieme.
Forse possiamo farcela!"
Narcissa l'osserva. Qualcosa di più grande di Carmina è al lavoro qui. Beh, la maggior parte delle cose
sono più grandi di Carmina, che, anche a un metro e mezzo, ha bisogno di spaventosi tacchi
semplicemente per raggiungere il suo lettuccio. Però è qualcosa metaforicamente più grande di Carmina.
Se Carmina venisse lasciata a se stessa, Narcissa sopporterebbe persino le incredibilmente sgradevoli
ciance di bassa classe, guarnite di insulti poco creativi e di minacce poco velate, di qualsiasi ragazza della
scuola. Questo -- Carmina tremante, la spallina della sua camicia da notte che scivola rischiosamente
dalla spalla e i capelli di Narcissa che stanno crollando dalla sua crocchia di treccine biondo platino -questo non è normale.
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"Penso che dovremmo andare," decide Narcissa. "Penso che dobbiamo uscire da qui."
"Ma cosa ci succederà?" Gli occhi di Carmina sono come delle grandi piscine di colore tremante, ombrati
da ciglia spesse, disperati di ricevere rassicurazione, consigli, e forse anche amore. Narcissa sente un
familiare tic di repulsione nello stomaco. Può soggiogare tutto ciò. Lo soggiogherà.
"Ritorneremo alla normalità," dice Narcissa. "Credo."
"E se qualcuno ci vede?" aggiunge Carmina, quasi in modo pragmatico. "Nei nostri -- nostri negligé?"
"Allora gli modificheremo la memoria," replica Narcissa. "Beh, io gli modificherò la memoria. Tu troverai
dei vestiti."
"Va bene," dice Carmina. Per quanto sia disturbante, è il suo seno che indica la strada.
***
Sta succedendo qualcosa di strano, inizia a realizzare Peter. "Salve?" chiede al corridoio vuoto.
"Salveeee?" Nessuno risponde. La sua voce riecheggia, suonando malinconica e vuota. "Questo è strano,"
dice. "Questo è molto strano." Si domanda se, da un momento all'altro, Sirius apparirà dal nulla e gli
tirerà le mutande sulla testa. O se James salterà fuori da un angolo con una maschera indosso come ha
fatto nel secondo anno, facendo bagnare Peter davanti all'intera scuola. Amici. Puoi sempre fare
affidamento su di loro. "Salveeee?" chiama Peter a voce alta, aprendo la porta del bagno maschile del
terzo piano. "Non c'è nessuno nemmeno qui." Si accorge che sta parlando a se stesso -- un'allegra
narrativa gli impedisce di respingere i piccoli brividi lungo la sua schiena -- e che, se qualcuno lo sentisse,
potrebbe pensare che sia matto. "Salve?" chiede di nuovo. Salve, salve, salve, fa eco tra le pareti del
bagno. "Beh," decide Peter, "non c'è nessuno qui intorno a sentirmi parlare a me stesso quindi potrei
anche dirlo. Questo è sinistro! E tutte le luci sono spente!" Va a tentoni lungo il muro, raggiungendo una
cabina familiare. Troppo succo di zucca, si rimprovera. Non farlo mai più, Petey, e non stare mai senza
bacchetta per far luce. "Aha," dice, in modo trionfante, e spalanca la porta. "Ci siamo. Whoops!"
Qualcosa sul pavimento è scivoloso. Vola, con la testa in giù, contro il muro, e ritrova l'equilibrio solo
grazie alla maniglia dello sciacquone del gabinetto, tirandola giù con violenza. La tazza del gabinetto
gorgoglia, e poi sprofonda sotto il pavimento. "Huh?" dice Peter, molto eloquentemente. Poi, il muro
davanti si spalanca come una porta.
"Salve, signor Pettigrew," dice Albus Silente.
"Ehm," dice Peter. "Cosa?"
***
21
***
"Ahio," dice Sirius, non molto espressivamente. "Moony, sei sulla mia testa, stanno ancora arrivando?"
Remus si sforza disperatamente di guardare sopra la spalla. Non che abbia veramente bisogno di sapere
la risposta; il ritmico rumore metallico, che si avvicina sempre di più, gli dice tutto quello che ha bisogno
di sapere. Può vedere, senza vederle, le impassibili facce di metallo; il chiaro di luna che viene catturato
e che gocciola lungo la lama di un'enorme ascia da combattimento-No. No. Questo è completamente ridicolo. Prima di tutto, non c'è il chiaro di luna. Sono circa le sei e
mezza, e anche se fosse notte, sta piovendo troppo forte per poter vedere il chiaro di luna, e anche se ci
fosse il chiaro di luna, non potrebbe gocciolare, è metaforicamente assurdo, e -"Tutto questo deve finire!" insiste Remus, non sicuro a chi sta parlando.
"Dobbiamo correre!" gli rammenta Sirius. "Togliti dalla mia testa!"
I suoni metallici e cigolanti si avvicinano, inesorabili, infermabili, davvero stupido.
"Beh," dice Sirius miserabilmente, "se non ti sposti -- addio, vecchio amico. Mi mancheranno le tue
virgole."
"No," obietta Remus. "Questo è troppo stupido per essere vero."
"Dillo a loro!" grida Sirius. Remus alza lo sguardo.
Le armature stanno sopraggiungendo.
***
22
"Ahah!" strilla James, scagliandosi in avanti e intrappolando una zucca -- una di quelle veramente piccole,
di quel tipo che i genitori di James gli comprarono in una fattoria babbana quando aveva cinque o sei anni
-- sotto il suo piede. "Dimmi addio, squishy!"
Dall'altro lato della stanza, una sorta di rumore soffice e un bagliore di luce rosa gli ricorda di gettare uno
sguardo sopra la sua spalla. "Come va, Evans?"
"Non sono adorabili?" dice Lily felicemente, puntando la bacchetta con una precisione mortale contro un
esemplare particolarmente minaccioso al centro della sala e sussurrando qualcosa. La zucca si arresta,
diventa rosa ed esplode -- in un coniglio.
"Conigli?" dice James dubbiosamente, lanciandosi di lato e atterrando con uno spiaccichio soddisfacente
su un altro minuscolo guerriero.
Lily fa le spallucce. "Trasfigurazione di base. Le stavo facendo esplodere, ma poi ho cominciato a sentirmi
in colpa."
"Come sai che non diventeranno anche loro malvagi?" chiede James. "Cioè -- muori, muori, muori! -- li
hai trasfigurati da, ovviamente, zucche malvagie."
"Sono conigli," dice Lily. "Dei coniglietti. Quanto malvagi possono essere?"
"Quanto malvagie possono essere le zucche? Muori!" È, deve ammettere, molto virile gettare il corpo
intero contro delle zucche che cercano di uccidere il suo dolce amore. È, se non altro, molto eroico.
Coperto di semi di zucca, con un odore inquietante, e senza dubbio con i capelli scompigliati, ma eroico.
Essere eroico è molto diverso da come inizialmente se lo immaginava, nel suo letto, quando era molto
giovane, sognando gesta coraggiose. Tuttavia -- zucche o no -- il suo eroismo non passerà inosservato.
"Ecco," dice Lily, proprio mentre James atterra su una zucca con un cic ciac soddisfacente, "questa è
l'ultima." Si toglie i capelli dagli occhi, mette in tasca la bacchetta, e ha un aspetto, pensa James
attraverso una foschia arancione di zucche, piuttosto attraente nonostante tutto.
"Che ci facciamo con i conigli?" chiede James, alquanto delirante.
"Beh," dice Lily. "Beh, ecco -- non ci avevo pensato -- sono adorabili," conclude debolmente. "Cioè. Sono
sicura che qualcuno li vorrà."
"Se le zucche vorranno vendicarsi un giorno, li possiamo offrire come sacrifici soffici. Scherzavo!"
aggiunge James in fretta e furia, vedendo lo sguardo di allarme sul viso di Lily. "Era solo una battuta.
Puoi ridere adesso. Davvero."
Lily non dice nulla. James si acquatta per timore, alzandosi in piedi. La sua migliore camicia, rovinata,
senza dubbio per sempre, dall'odore di zucche defunte. È dolorante dappertutto -- sarà del colore dell'uva
schiacciata al mattino. Ma sembra che ne sia valsa la pena, in qualche modo. Almeno non dimenticherà
mai questo giorno glorioso, malgrado sia stato impossibile e da incubo.
"Beh," dice Lily alla fine. "Abbiamo fatto, allora. No?"
James si strofina la guancia goffamente. "Suppongo di sì."
"Senti," mormora Lily seccamente. "Sono stata molto bene."
James ride. Sembra così nervoso come si sente? Ha della zucca che penzola dal naso? Potrebbero le sue
mutande diventare ancora più appiccicose? "Ho sempre saputo come, ah ah, far star bene una ragazza
così, ah ah, non si dimenticherà mai di me, ah. Ah."
"Dicevo sul serio," dice Lily.
Si avvicina.
23
***
"Non c'erano delle armature lungo questi muri?" domanda Piton. Odia questa scuola. Odia la testa calva
di Kingsley Shacklebolt. Odia Kingsley Shacklebolt. Odia le armature. Odia James Potter, Sirius Black,
Remus Lupin e Peter Pettigrew, giusto in più. Odia la sua vita. Odia i broccoli. Odia Halloween. Odia
questa scuola. Odia essere così pieno d'odio da ripetere un odio nella sua lista mentale di cose da odiare.
Kingsley si dà un colpetto a un lato del naso. "Segui il suono dell'armatura," dice. "Smash, smash."
***
"AGH," urla Carmina. "AGH, AGH."
"Cosa c'è?" chiede Narcissa, girandosi rapidamente verso di lei.
"Mi sono rotta un'unghia," piagnucola Carmina.
Narcissa la fissa. "Ora mi ricordo," dice finalmente, "perché ti odio."
***
"Allora," dice Peter. "Sapete dove sono tutti? Perché sono passato per le cucine per vedere in anteprima il
banchetto, sapete, ma adesso non riesco a trovare nessuno! È terribilmente strano."
"Sono alla mia piccola festa, credo," dice Silente allegramente. "Si sieda. Vuole una caramella?"
Peter si intrufola nella stanza nascosta e si siede in una sedia molto minuscola davanti alla piccola
scrivania di Silente. Si sente come un gigante non molto alticcio, o come un elefante che va in bicicletta.
"Ehm, va bene?"
Silente spinge qualcosa verso di lui attraverso la piccola scrivania. È avvolto in una carta di alluminio
gialla, che fa riflettere le fiamme dal camino molto minuscolo di Silente sul muro. "Congratulazioni, signor
Pettigrew. Ha risolto il mistero."
"C'era un mistero?" dice Peter, profondamente confuso.
Silente sospira. "Ammetto che non è come speravo che le cose finissero."
"Cosa?" dice Peter, occhi che sfrecciano intorno alla stanza. "Chi? Perché siete in un gabinetto?"
Silente sospira di nuovo. "È mai stato in un cinema babbano, signor Pettigrew?"
"Oh, sì," dice Peter, animandosi. "Ci sono andato con James e Sirius la scorsa estate ma a mia mamma
non piace che sto tra i Babbani continuamente così ne ho visti solo alcuni."
"Bene!" dice Silente allegramente. "Allora può capire cosa ho fatto quest'anno per celebrare la stagione.
Ha avuto l'opportunità di osservare come si svolgono i film babbani? La formula con la quale operano?"
"Sì!" dice Peter automaticamente. Non ho la minima idea di che cosa sta parlando.
"Molto bene. Un film, come un libro, è basato su una trama -- un incantesimo molto potente che controlla
come le cose procedono. Mi sta seguendo?"
"Sì!" dice Peter. Devo ancora fare pipì.
"Così quest'anno, ho pensato che fosse divertente di -- ehm -- mettere su una sorta di trama a
Hogwarts; di dare agli studenti un qualche divertimento che gli faccia sperimentare quel tipo di Halloween
di cui hanno solo letto o che hanno visto al cinema. Beh, metà di loro. L'altra metà è stata trasportata
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alla Sala Grande, dove stanno già assaporando uno dei migliori banchetti che abbia mai visto preparare in
molti, molti anni di osservazione."
"Stanno mangiando senza di noi?" Peter rimane a bocca aperta, oltraggiato.
"Ah, sì," mormora Silente seccamente. "Alla fine, signor Pettigrew: una causa che può appoggiare."
***
"Fa i tuoi saluti!" geme Sirius. "Fa i tuoi saluti ora!"
"Non -- vedo perché -- dovrei fare qualcosa del genere," ansima Remus, cercando di sbrogliare i suoi
pantaloni dalla visiera dell'elmo. "Questo è -- non sarà -- uff --"
Sopra di loro, la dominante armatura cigola di soprassalto. Lentamente, lentamente solleva la sua ascia.
Un bagliore di luce cattura la lama e scintilla su di essa.
Sirius emette un suono acuto e tagliente.
"Oi!" dice qualcuno dal fondo del corridoio. "Cos'è questo?"
L'armatura si gira torcendosi.
***
Kingsley non sta passando un buon pomeriggio. È stato privato del primo allenamento sul campo. Ha
dovuto trascinare Piton in giro per ben tre quarti d'ora. Frank Longbottom gli ha riflesso una luce sulla
testa. E adesso c'è un'armatura vivente che evidentemente sta minacciando il suo unico compagno
Battitore, e il divertimento di Halloween è ufficialmente arrivato a una fine.
"Sono Lupin e Black?" dice Piton, suonando rallegrato. "Sono uno sopra l'altro?"
"Levati dalle scatole, Piton," urla la figura sul pavimento, che è sicuramente Sirius. "Kingsley, un aiutino?"
"Va bene," dice Kingsley, e avanza pesantemente verso di loro.
***
"Lo sai che non ho gli addominali," sussurra James. La polpa sulla gonna di Lily si appiccica al palmo della
sua mano. C'è un coniglio che annusa interrogativamente vicino al suo piede.
"Lo so," dice lei tranquillamente.
"Ho la maturità di un bambino di sette anni in una fabbrica di gabinetti."
"Lo so."
"Ho paura delle zucche."
"James." Lily suona sollevata, affettuosa e impaziente, "io non so cantare."
James la guarda con occhi strabuzzati. Lei scivola la mano sopra quella di lui, che è ancora appiccicata
alla sua gonna.
"Vorrei che stessi zitto," mormora.
Le loro bocche sono molto vicine.
25
***
"Sei così cattiva," singhiozza Carmina, esaminando il suo dito ferito.
"E tu sei insopportabile," sibila Narcissa. "Di tutte le persone a cui potevo essere appioppata in questa
ridicola farsa -- avrei preferito essere rifilata alla Evans piuttosto che a te!"
"Ooh!" strilla Carmina, occhi che diventano sempre più sgranati per l'oltraggio. "Non posso crederci -boriosa stronza dai capelli appariscenti!"
Narcissa rimane a bocca aperta. Nessuno può coprirla di ingiurie. Nessuno. Perché la famiglia Black ha
una dignità che deve essere mantenuta sopra ogni cosa-"Ti staccherò la faccia a graffi!" urla, e si scaglia contro Carmina.
***
***
"Non ho notato nulla," dice Peter dubbiosamente, ancora tenendo la caramella tra due dita. "Siete sicuro
che abbia funzionato?"
"Oh, sì," dice Silente gioiosamente. "Tuttavia, credo che la sua mancanza di immaginazione l'abbia, ehm,
preservata dai suoi effetti. È estremamente interessante. Non ero a conoscenza che ci fosse una simile
resistenza alla trama -- mi aspettavo proprio di incontrare un ragazzone sbiancato e con occhi confusi,
come doveva essere -- ma sembra che lei l'abbia perfezionato. Congratulazioni!"
"Oh," dice Peter. Voglio andare a casa.
"Prego, scarti quella caramella," dice Silente, e sospira.
"Va bene," dice Peter.
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***
"Sta attento, Shacklebolt!"
"Forse dovresti toglierti di torno, Black."
"Non posso! Sono intrappolato in un elmo! Perché pensi non stia scappando, strillando come una
ragazzina?"
"Quello è uno spadone, Kingsley, se non ti dispiace oh mio Dio ero meno spaventato quando era solo
un'armatura--"
"Abbassati, Lupin."
"Vi odio tutti."
***
"Non riesco a stare zitto. È come una compulsione. Sto nella stessa sala con te e all'improvviso è come se
dovessi parlare continuamente, e qualche volta è come se uscissi dal mio corpo e mi guardo e voglio solo
urlare sta zitto! Sta zitto! Sta zitto! ma--"
"Potter."
"...cosa?"
"Non... penso che dovresti preoccuparti così tanto."
"Oh."
"Sì."
"Oh..."
***
"Puttana!"
"Scoria!"
"Depravata, piccola pigmea -- ahio -- senza classe!"
"Arrogante gatta morta -- ooh i miei capelli!"
***
Peter la scarta.
***
"Vi odio tutti," dice Piton di nuovo, enfaticamente. "Odio soprattutto Black, in realtà, ma è quasi un
pareggio e perché non arrotondiamo e diciamo che siete tutti dei perdenti." Si sofferma. Sbatte le
palpebre. Si guarda intorno. Pozioni. Pozioni. Più pozioni. Alcune fiale vuote, qualche beaker dal collo
allungato, un calderone che gorgoglia. Il dolce odore della pietra bagnata e di esperimenti in corso. È
tornato dov'era prima che l'intera serata esplodesse in un qualche grande e disturbante esperimento
sociale. Piton tocca nervosamente i capelli sopra una spalla, dita che si contorcono. "Erano Black e
Lupin," mormora a se stesso. "Uno sopra l'altro. Finocchi."
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***
"Unnngh," dice Kingsley, esercitando un grande sforzo. Lo spadone è pesante, naturalmente, e
ingombrante, e appuntito in modo strano ad un'estremità, ma ha tutto sotto controllo. Lasciatelo a lui.
Situazione: maneggevole.
"Wow," dice Frank. "Quando sono finito tra le tue braccia, Kings? Il tuo stomaco è come acciaio. È più che
acciaio. Nessuno mi crederà ma sei più una montagna che un uomo, amico."
Kingsley guarda Frank, pesante, ingombrante, e appuntito in modo strano a un'estremità, cullato tra i
suoi massicci bicipiti. Metà della squadra di Quidditch li sta guardando in orrore perplesso.
"E questo," dice Kingsley, "è come un Battitore può salvare la vita di un Cacciatore a mezz'aria."
Tutti scoppiano in un applauso.
***
"Io scommetto su Narcissa," dice Bellatrix tranquillamente, facendo scivolare la sua puntata a Ermine
attraverso il letto.
"Io tengo assolutamente per Carmina," replica Ermine. "Anche se è una nana, calcia come un asino."
***
James chiude gli occhi. Questo è il primo bacio che abbia mai tentato che per primo non coinvolgerà
troppe nervose leccate di labbra. Forse non sarà così bagnato come gli altri che sono stati pochi e distanti
l'un l'altro. Anche quando uscivano insieme: pochi e distanti l'un l'altro. Fa un profondo respiro. Assapora
il momento, Potter. È dove la tua vita ti ha sempre portato! Mai più dubitare! Mai più smettere di
sperare! Lily profuma come una ragazza. Come una ragazza stanca, sudata, al gusto di zucca, ma una
ragazza tuttavia, e sa di tutti i segreti femminili, e di tutte le cose femminili deliziose, morbide e formose.
Le mette una mano sulla guancia e l'altra sulla vita e si avvicina con le labbra in modo cieco e con la testa
inclinata. La determinazione, ha deciso, deve compensare la sua mancanza di abilità. Il momento è
troppo perfetto. Ci sono persino i conigli.
"Wow," dice un allegro studente del primo anno, in soggezione. "Si stanno per baciare, vero?"
"Penso di sì," dice uno dei prefetti. "Questo, certamente, non è come io ho imparato a intagliare una
zucca."
Lily si ritira a destra; James a sinistra. Sbattono le teste così forte che James vede le zucche. "Onghh,"
geme. "Oh, la mia testa."
"Beh," dice Lily, lisciandosi la gonna davanti e coraggiosamente richiamando un concetto strano e
straniero conosciuto come sangue freddo. "Vado a farmi un bagno. Ricordate, bambini: quando intagliate
le zucche, indossate sempre una pettorina da zucca."
***
Remus ha gli occhi serrati, raggomitolato intorno a Sirius in una posizione fetale, aspettando che l'ascia -non è nemmeno proverbiale; la realtà di ciò è così orribile da contemplare -- cadi. Non lo fa. Si tende,
sente Sirius che agguanta il suo maglione. I secondi procedono a fatica. Nulla accade.
Remus tentenna ad aprire un occhio.
"Oh Dio," dice. "Sirius. Sirius. Non stiamo per morire."
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"Rifiuto," geme Sirius miserabilmente, "rifiuto fino alla fine. Questa è la via di Lupin." Poi tentenna ad
aprire un occhio e dà uno sguardo attorno. Molto attentamente, districa il braccio dal collo di Remus.
"Oh," dice.
"Sì," dice Remus. "A meno che non moriamo di imbarazzo, il che lasciamelo dire non è fuori questione,
non stiamo per morire."
"Salve," dice Peter allegramente. La torre è piena di Grifondoro, con un'aria leggermente intontita ma
estremamente curiosa, e o Remus sta avendo le allucinazioni o Albus Silente è proprio lì davanti a loro.
"Buon Halloween! Ero nei bagni e ho trovato una porta segreta. È stato Silente! Ha fatto sparire metà
scuola. Beh, non sono spariti. Sono stati a una festa. Ma doveva spaventare tutti quanti. E io ho risolto il
mistero e così abbiamo guadagnato trenta punti."
"Beh, ragazzi?" dice Silente. "Felice Halloween!"
"Era uno scherzo!" dice Peter felicemente. "Ahahah!"
"Ahah," dice Sirius. Remus conosce quella voce. È omicida. "Ahah, ah ah ah."
"Adoro Halloween," mormora Silente beatamente. "Ora i festeggiamenti possono veramente iniziare."
Remus si guarda intorno. Ci sono occhi dovunque: i brucianti, giudicanti occhi dei compagni. Si ricorda il
suo primo Halloween -- il suo primo vero Halloween, con Sirius, James e Peter a Hogwarts -- e James e
Sirius che si erano messi costumi coordinati, e Peter che aveva mangiato così tanti dolci che vomitò tutto
sul pavimento, e Remus aveva dovuto pulire mentre Sirius e James erano andati furtivamente in giro per
i corridoi a mettere dolci sciolti ad ogni uscio cosicché al mattino ci sarebbero stati moltissimi studenti con
le scarpe appiccicose. Questo è solo un altro di quei ricordi molto teneri e agonizzanti che gli
rammenteranno, quando sarà adulto e, presumibilmente, quando avrà superato tutto questo, che ci sono
state delle volte in cui si è sentito molto piccolo e molto rosso, come un pomodoro degno di un premio.
Umiltà, pensa, e l'abilità di affrontare tutte le cose senza batter ciglio.
Però -- e pensa che Sirius sarà d'accordo con lui su questo -- ora, in questo stesso istante, preferirebbe
che l'ascia cadesse.
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76. Quattro candid camera, quattro scenari spaventosi, uno scherzo